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UNIVERSITÀ DELLE TRE ETÀ. ANNO ACCADEMICO 2009-2010 Un monaco di nome Mendel: nasce la genetica. Parte prima. JOHANN GREGOR MENDEL: 22 LUGLIO 1822 - 6 GENNAIO 1884.

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UNIVERSITÀ DELLE TRE ETÀ. ANNO ACCADEMICO 2009-2010

Un monaco di nome Mendel: nasce la genetica.

Parte prima.

JOHANN GREGOR MENDEL: 22 LUGLIO 1822 - 6 GENNAIO 1884.

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Johann Mendel nacque il 22 luglio 1822 nel villaggio di Heinzendorf, oggi Hynčice, un pugno di case decorose disseminate tra il verde, dimore di contadini aperti ed ospitali, in quella che era allora la Slesia Moravica, parte dell’Impero austriaco, e oggi appartenente alla Repubblica Ceca. Il paese natale di Mendel si trova all’estremo meridionale dei Sudeti, catena montuosa che si allunga per circa 250 km in direzione NW-SE, tra la valle dell'Elba e la Porta Morava, al confine tra Repubblica Ceca e Polonia, costituita in prevalenza da rocce che presentano in genere forme arrotondate, ricoperte da boschi e con importanti giacimenti di carbone.

Per giungere a Hynčice (Heinzendorf) si incontra prima Austerlitz, teatro della famosa battaglia napoleonica, poi Olomouc (allora Olmutz) e, percorrendo la valle che sale allo spartiacque fra Morava e Oder, tributari l’una del Danubio e l’altro del Baltico, la Porta di Moravia. Oggi Hynčice appartiene al comune di Odry, bagnato dall’Oder, che lì è detto Odra.

Vicino al paese natale di Mendel

La campagna nei pressi di Austerlitz

La catena dei Sudeti per metà è polacca, l’altra metà è ceca. Geograficamente essa appartiene alla Bassa Slesia, il cui possesso fu causa di disputa fra Austria e Prussia. Il successo arrise all'emergente stato prussiano; Federico II la fece sua nel 1741, abolì i privilegi autoctoni e ridusse la regione alle

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strette dipendenze della ferrea macchina statale prussiana. In seguito fece parte dell’Impero austriaco.

Il clima dei Sudeti, pur essendo accettabile, è caratterizzato da rilevanti escursioni termiche annue e da copiose precipitazioni. La regione è particolarmente ricca di giacimenti minerari, soprattutto di carbone, che alimentano industrie siderurgiche e metalmeccaniche. Importanti sono anche l'agricoltura - patate, cereali, frutta - e l'allevamento del bestiame.

Questa parte della Slesia è oggi coltivata e tranquilla come lo era ai tempi in cui la conobbe Johann Mendel, il cui cognome, così come quello dei suoi antenati, non è proprio della Moravia. Questo fatto fa propendere per una origine tedesca della sua famiglia, che fu una tipica famiglia di agricoltori, composta dal padre Anton, dalla mamma Rosina, da Johann e da due sorelle di lui maggiori, Veronica, la più grande, e Teresa; il piccolo Johann seguì nel suo lavoro il padre, uomo attivo e industrioso, dedito in quel periodo alla coltivazione di nuove varietà di alberi da frutta e all’apicoltura. Primo maestro di scuola di Johann Mendel fu Tommaso Makitta, che lo riteneva uno dei suoi migliori alunni. Il padre Anton morì nel 1857, seguito cinque anni dopo dalla mamma Rosina.

La casa di Mendel è a due piani - quello inferiore adibito oggi a museo - con porte basse adatte a persone di modesta statura. Nonostante il museo sia di solito chiuso, la custode è ben lieta di aprirlo, senz’altro gratificata da una visita inattesa da parte di gente venuta anche da lontano, ma consapevole di trovare in questo borgo le vestigia di un grande scienziato, rampollo celebre del piccolo villaggio reso così a sua volta famoso nel mondo.

La casa natale di Mendel

La passione paterna per la sperimentazione è stata probabilmente alla base dell’interesse che il futuro scienziato avrebbe dimostrato per lo studio della natura, stimolato senz’altro anche dal suo parroco, Schreiber, pedagogo eccezionale e appassionato studioso di scienze naturali. Nel 1802 Schreiber divenne parroco a Dolní Vražné, sotto la cui giurisdizione si trovava Heinzendorf, dove insegnava catechismo e dove continuò tra i parrocchiani la sua attività di docente fino al momento della morte, avvenuta nel 1850. Fu un precursore nell’insegnamento delle scienze naturali non disgiunte dall’applicazione pratica e per questo suo interesse fu, tra l’altro, fortemente ostacolato se non proprio perseguito.

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Agli inizi del 1800 la Moravia era ormai una Regione guida nell’allevamento razionale delle pecore, grazie a lavori sperimentali sulla selezione ovina tesa ad incrementare la produzione di lana; il giovane Mendel si trovò così immerso in uno stimolante ambiente culturale quando dodicenne, su consiglio del parroco Schreiber, fu inviato alla Piarist Scholl di Lipník, per passare poi alla Grammar Scholl di Opava dove ottenne costantemente i voti migliori.

Fu motivo di orgoglio per i Mendel che Johann facesse tanto bene a scuola, ma essi avevano troppo poco denaro per pagare le spese di una scuola superiore che tutti consigliavano e il bravo giovane dovette entrare in una scuola a Troppau a metà retta. Ogni volta che qualcuno si recava a Troppau, la madre gli mandava un cesto di provviste, ma ciononostante il giovane era spesso affamato e affaticato dalle continue ripetizioni con cui pagava parte delle spese necessarie ai suoi studi. Nel 1843, a 21 anni, sull’orlo della povertà a causa di dissesti finanziari in famiglia, riuscì comunque a laurearsi all’Istituto Filosofico dell’Università di Olmutz, oggi Olomouc, dove il Professor Nestler teneva lezioni sui principi dell’allevamento scientifico e dell’ereditarietà. Fu Nestler tra i primi in Europa a introdurre questi argomenti nell’insegnamento universitario.

Dopo che ebbe seguito il corso biennale di filosofia, si rese conto infine che gli sarebbe stato più utile trovare un’occupazione che “gli permettesse di vivere decorosamente senza preoccupazioni”. Allora, anche al fine di poter proseguire negli studi naturalistici che tanto l’affascinavano, in seguito al suggerimento e alle referenze del suo insegnate di fisica Friedrich Franz, Mendel trovò rifugio nel Convento di San Tommaso retto dagli Agostiniani e situato a Brünn - allora in Austria (attuale Brno capoluogo della Moravia). Il 9 ottobre 1843 fu ammesso alla comunità religiosa come novizio assumendo il nome di Gregor. Solo il 4 agosto 1847 venne ordinato sacerdote.

Il convento agostiniano di San Tommaso a Brno

E’ interessante ricordare che il convento di San Tommaso era sovrastato da un castello-carcere ben noto ai patrioti di quei vari paesi, Italia compresa (ricordiamo Silvio Pellico) che a quel tempo lottavano per ottenere l'indipendenza dall'impero austroungarico; si trattava della prigione dello Spielberg.

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Ma il convento di San Tommaso non era un convento come tanti anche per ben altre ragioni. Il suo abate Cyrill František Napp lo aveva trasformato, infatti, in un centro di ricerche per il miglioramento delle condizioni di vita dei contadini e lo aveva dotato di una serra, un laboratorio, una distilleria e una grande biblioteca.

L’abate Cyrill František Napp.

Poiché in quel periodo la Moravia era famosa per la coltivazione degli alberi da frutta e dal momento che l’abate, tra le altre cose, era il Presidente della Società Pomologica, l’intera Abbazia era veramente un grande centro di cultura, anche perché Napp… …

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L’Abbazia di Brünn, centro di fede e di cultura.

... … sceglieva i nuovi monaci fra i meglio dotati e dava loro ogni opportunità per approfondire gli studi di fisica, matematica e filosofia, tanto che in quel tempo gli Agostiniani insegnavano nelle Scuole Superiori e nelle Università. Come abbiamo già visto, il 4 agosto 1847 Mendel fu ordinato sacerdote nel convento. Oggi una parte del convento è diventata un museo, dedicato a Gregorio Mendel.

Mendel, indicato con la freccia, insieme ad altri religiosi del Monastero di San Tommaso.

Dopo un breve periodo vissuto in un ospedale con l’incarico di Cappellano, Mendel fu mandato da Napp alla Scuola Superiore di Znojmo, dove iniziò la sua carriera d’insegnante. Ebbe così tanto successo nell’insegnamento che i Superiori della scuola fecero richiesta affinché venisse ammesso agli esami per conseguire il titolo d'insegnante effettivo in storia naturale e fisica. Mendel però non superò la prova di zoologia.

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Gregorio studia e si applica ma non riuscirà mai a superare l'esame di abilitazione all'insegnamento.

Malgrado questo fallimento in zoologia, la sua predisposizione per la fisica venne notata dagli esaminatori, tant’è che nel 1851 Napp mandò Mendel a Vienna per studiare fisica, adducendo la seguente motivazione ufficiale:

«In considerazione del fatto che Padre Gregorio Mendel si è dimostrato non idoneo al compito di parroco, ma ha d’altra parte mostrato capacità intellettuali eccezionali e una notevole diligenza nello studio delle scienze naturali, sarebbe necessario ed auspicabile che venisse mandato all’Università di Vienna dove gli verranno offerte molte opportunità per studiare.»

Infatti frequentò l’Istituto di Fisica diretto da Doppler, dedicandosi inoltre a matematica, chimica, botanica, zoologia, entomologia e paleontologia.

Il famoso professor Doppler, docente di fisica all’Università di Vienna e scopritore dell'effetto che porta il suo nome.

Mendel fece rientro a Brünn nel 1853 dopo aver appreso tutti i metodi scientifici atti ad investigare la natura. In gran parte questi metodi si basavano sulla fisica, per cui gli fu facile adottare l’idea che le leggi della natura sono scritte nel linguaggio della matematica. Era pertanto compito della scienza scoprire le leggi naturali, che non potevano essere il prodotto del caso oppure un sillogismo filosofico. Esse dovevano basarsi su criteri sperimentali prestabiliti e tali che la spiegazione e le conseguenze fossero dimostrabili in base a criteri matematici rigorosi; inoltre, le leggi che ne conseguivano dovevano permettere di prevedere i fenomeni che si verificavano durante la ricerca.

Prima di recarsi a Vienna Mendel era al corrente dei problemi connessi con l’ibridazione delle piante e si portò al seguito la monografia su tale argomento pubblicata proprio allora da Gärtner, in cui

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erano descritti tutti i fenomeni che saranno successivamente presenti nelle leggi mendeliane sull’ereditarietà a eccezione dei rapporti numerici della segregazione. Nella parte interna della copertina del libro di Gärtner, Mendel annotò alcuni caratteri alternativi presenti nel Pisum sativum (pisello) quei medesimi caratteri che furono in seguito oggetto delle sue ricerche.

Tornato da Vienna, Mendel iniziò ad esaminare la costanza dei caratteri delle piante destinate ad essere usate nelle sue ricerche e ne selezionò 22 varietà dotate solo di caratteristiche costanti, distinguibili facilmente e con sicurezza. Questo tipo di approccio forse l’aveva appreso dal suo insegnante Diebl, di Brünn.

Il 1854 fu un anno di contrasti: Napp fece costruire una serra per gli esperimenti di Gregorio, mentre il Vescovo di Brünn, Schaffgotsche, dimostrò la sua opposizione nei confronti della ricerca scientifica all’interno del monastero, tanto da proporne la chiusura. Ma L’Abate Napp difese con successo il suo cenacolo in costante progresso, faro nella ricerca scientifica, e riuscì a costituirvi anche un centro per la selezione della vite, argomento che l’appassionava alquanto. Così, vinse il lungimirante Abate, e non il retrivo Vescovo.

Le ricerche sull’ibridazione del Pisum sativum costarono a Gregor dieci anni di duro lavoro, condotto su circa 30.000 piante. Dal 1856 al 1863 Mendel condusse esperimenti incrociati e analizzò via via l’espressione dei vari caratteri “al fine di definire una legge che regolasse il loro manifestarsi nelle generazioni successive.” Mendel limitò la sua ricerca a caratteristiche ben definite, considerate unità discrete, cioè ben distinguibili e facilmente individuabili. Furono probabilmente le sue conoscenze di fisica a suggerirgli quest’idea originale, e con l’applicazione della matematica fu in grado di pianificare l’intero programma di esperimenti, dimostrando così i presupposti teorici.

Una zona del giardino del monastero di Brno, come si presenta oggi.

Purtroppo abbiamo pochissime informazioni biografiche su Mendel e nulla in effetti si sa di come gli venne l’idea di incrociare sistematicamente le piante e di studiarne i risultati. Non possiamo che ammirare il rigore assolutamente scientifico del suo metodo, che gli ha permesso di formulare delle leggi analizzando fenomeni ritenuti dai più grandi spiriti del passato dei semplici capricci del destino. Il genio di Mendel consiste nell’aver incrociato esemplari che differivano tra loro per un solo carattere: piselli a grani lisci e a grani rugosi, a fiori bianchi e a fiori rossi ecc. Il meccanismo della trasmissione, abitualmente mascherato dalla molteplicità delle caratteristiche esteriori, gli apparve così in tutta la sua purezza. Il merito è anche d’aver lavorato sul più gran numero possibile

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di piante, decine di migliaia, e d’aver utilizzato metodi statistici, giungendo così a scoprire delle proporzioni costanti nei prodotti derivati dai diversi incroci.

Le ricerche di Mendel sono state molto più fruttuose rispetto a tante altre realizzate prima di lui per alcuni motivi. Quando incrociò le differenti varietà di Pisum sativum non considerò mai l’eredità come un tutt’uno, ma studiò separatamente non meno di 7 diversi caratteri per i quali i piselli differivano e, per ogni carattere, osservò tipi contrastanti. Per esempio, i semi erano lisci o grinzosi, i cotiledoni erano gialli o verdi, le piante erano alte o basse e così via. Per trovare in che modo questi caratteri contrastanti fossero influenzati dall’ereditarietà, Mendel adottò come generazione parentale quelle varietà che differivano per i caratteri in esame.

Fu fortunato a scegliere coppie di caratteri nelle quali un membro era dominante, e che quindi ricompariva negli ibridi della prima generazione a totale esclusione dell’altro, il tipo recessivo. Mendel fu fortunato anche perché, senza saperlo e senza sapere che cosa fossero e significassero i cromosomi, i geni di ognuno dei 7 caratteri contrastanti analizzati si trovavano su cromosomi differenti.

Un secondo motivo del successo di Mendel fu l’accurata registrazione del numero esatto di ogni forma e di ogni colore della 1ª generazione, della 2ª e delle generazioni successive. In 2ª generazione, per tutti i 7 caratteri analizzati, gli individui dominanti e recessivi fecero la loro comparsa con rapporti vicini al 3:1. Chiaramente, nella generazione ibrida uno dei tipi contrastanti veniva sopraffatto dalla sua controparte, ma riappariva in circa il 25% dei discendenti degli ibridi.

Johann Gregor alle prese con i suoi piselli

Coscienzioso, proseguì nelle sue esperienze per 8 anni. Per ogni pianta teneva un taccuino in cui segnava le cifre brute e le proporzioni dei diversi prodotti ottenuti ad ogni generazione. Il problema dell’ereditarietà era già discusso a Brünn molti anni prima che Mendel entrasse in convento e, nel formulare la sua teoria, egli prese l’avvio dalle conoscenze scientifiche e dai presupposti teorici accumulati in Moravia, dove da tempo erano state condotte ricerche d’avanguardia. Già nel 1837 l’Abate Napp si era posto una domanda fondamentale: “Il problema non sta tanto nelle metodiche di coltivazione e di allevamento. La questione da dirimere è la seguente: cos’è ereditario, e in che modo?”.

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Saranno descritte nella seconda parte, insieme ai metodi utilizzati e ai risultati ottenuti, le modalità tecniche degli esperimenti di Mendel.

Era una sera gelata quella dell’8 febbraio 1865, quando Mendel cominciò a leggere la relazione intitolata Esperimenti sugli ibridi delle piante - Versuche über Pflanzen-Hybriden – nella sede della Società per lo studio delle Scienze Naturali di Brünn, i cui membri ascoltarono attenti ma in silenzio e senza alcun commento la sua discussione sui risultati ottenuti con gli ibridi di pisello. Nella riunione successiva, l’8 marzo, egli continuò a spiegare il significato dei suoi risultati. Mendel, seguendo il consiglio del suo Superiore e intuendo le leggi che gli parevano svelarsi col procedere dei lavori, aveva fornito la risposta alla domanda formulata trent’anni prima dall’Abate Napp, (La questione da dirimere è la seguente: cos’è ereditario, e in che modo?”) ma i naturalisti di Brünn, pur seguendo la relazione di Mendel con interesse, non riuscirono a coglierne il reale significato, e i verbali delle sedute della Società non registrarono né domande né discussioni. Il giornale sul quale il saggio venne pubblicato fu distribuito a 133 Istituzioni Scientifiche, tanto in Moravia quanto all’estero, America compresa, ma l’importanza della scoperta, ancora una volta, non fu capita. Non si era mai sentito parlare della combinazione di matematica e botanica, unitamente al vasto processo di mescolanze di unità invisibili e ignote che si portava dietro e che andava contro le convinzioni generali allora accettate (a es. che l’ereditarietà fosse una non ben definita questione di non ben precisati fluidi). Ancora una volta seguì il silenzio.

Mendel fece allora un ultimo tentativo. L’ultimo giorno dell’anno 1866 indirizzò una lettera precisa e accurata, accompagnata da una ristampa del suo lavoro insieme ai quaderni di coltura, al grande botanico svizzero Karl von Nägeli, allora professore a Monaco, uno dei maggiori scienziati europei. Gregor si permise inoltre di dichiarare al grand’uomo che, qualora questi avesse voluto controllare le sue conclusioni, egli sarebbe stato ben lieto di fornirgli i semi, aggiungendo anche che pensava di compiere uno studio sullo Hieracium, una pianta studiata da Nägeli da parecchi anni. L’illustre scienziato rispose dopo diversi mesi con qualche espressione di felicitazione per lo sforzo sostenuto e dichiarando, forse con un certo sussiego, che il lavoro di Mendel, le cui conclusioni erano a parer suo affrettate, era soltanto un inizio; gli suggeriva inoltre che bene avrebbe fatto a dedicare la sua attenzione allo Hieracium. Ebbene, Mendel aveva coltivato e analizzato durante i 7 anni di esperimenti circa 28.000 piante e oltre 10.000 ibridi e aveva registrato le sue osservazioni riguardo ben 12.980 campioni, impiegando un ulteriore biennio per elaborare i suoi dati, ma non dimostrò alcun risentimento né per il consiglio né per l’ottusità di Nägeli, lieto di aver avuto una risposta da tanto personaggio.

Karl von Nägeli

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Costui, che evidentemente credeva in un’ereditarietà regolata dalla fatalità, fu incapace, come tutti i contemporanei che conobbero l’opera di Mendel, di intuire la grandezza della scoperta. In quel periodo le scienze naturali in tutt’Europa erano fortemente influenzate dalla teoria darwinista sull’evoluzione divulgata nel 1859 nell’opera di Darwin L’Origine delle specie per mezzo della selezione naturale. Mendel la studiò con molta attenzione e accettò la teoria della selezione naturale, rifiutando tuttavia quella della pangenesi, presentata dallo stesso Darwin come fatto da dimostrare. Mendel era convinto che attraverso le sue teorie stava contribuendo a spiegare l’essenza delle variazioni ereditarie e dell’evoluzione naturale, ma Darwin non venne mai a conoscenza dei suoi scritti. Forse egli avrebbe apprezzato nel giusto modo il tesoro contenuto in quegli esperimenti, ma sfortunatamente il giornale di Brünn, un giornale di poco conto in cui le esperienze di Mendel erano riportate sotto forma di brevi articoli, non capitò tra le sue mani.

È proprio a livello del metodo che si rileva il fondamentale contributo di Mendel agli studi sull’ereditarietà biologica: infatti egli applica per la prima volta lo strumento matematico, in particolare la statistica e il calcolo delle probabilità, alle sue ricerche.

Hugo de Vries

Trentacinque anni dopo la definizione dei risultati mendeliani, l'olandese Hugo de Vries, il tedesco Carl Correns e l'austriaco Erich von Tschermak, dopo essere giunti alle stesse conclusioni del monaco boemo, presero finalmente conoscenza della sua opera e riconobbero il merito a Gregor Mendel.

Carl Correns Erich von Tschermak

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Così, nel 1900, l'opera di Mendel riuscì ad avere il posto che le spettava nella storia della scienza. La scienza dell'ereditarietà ricevette il nome di Genetica nel 1906 ad opera di William Bateson; il termine "gene" fu introdotto ancora più tardi, nel 1909, da Wilhem Johansen.

Quindi Mendel contribuì pochissimo alla letteratura biologica, anche se è noto che dedicò molto tempo a esperimenti con altre piante. Sia per lo scarso valore del giornale di Brünn, sia per l’interesse degli scienziati verso programmi di studio totalmente diversi, abbiamo visto che per più di trent’anni le notizie pubblicate andarono perse per il mondo scientifico.

Nel 1985 Iris e Laurence Sandler proposero una possibile spiegazione di questo particolare destino delle scoperte mendeliane, sostenendo che tra il 1865 e il 1900 sarebbe stato impossibile alla comunità scientifica comprendere il significato del lavoro di Mendel, perché non si adattava alla concezione dell’epoca sulle relazioni esistenti tra l’ereditarietà e le altre scienze. Per i contemporanei di Mendel l’ereditarietà comprendeva non solo quei concetti oggi intesi come genetica in senso stretto, ma anche quelli relativi allo sviluppo. In altre parole, il concetto di ereditarietà comprendeva sì quello attuale di genetica, ma inglobava anche l’embriologia. Più precisamente, si considerava l’ereditarietà solo come un particolare momento dello sviluppo e non come un processo distinto cui bisognava dedicare un’analisi specifica. Il concetto base concepito dal monaco era molto innovativo; egli infatti, come vedremo nella seconda parte, dedusse che l'ereditarietà era un fenomeno dovuto ad agenti specifici contenuti nei genitori, al contrario di quanto creduto all'epoca. Non si può tuttavia ancora parlare di genetica, termine coniato, come già detto, nel 1906 da Bateson.

Johann Gregor era uomo di varia e vasta cultura. Si sa che condusse esperimenti anche sulle api - il miele era praticamente l’unico dolcificante prodotto industrialmente - ma i dati si sono dispersi. Contribuì agli studi meteorologici, si interessò molto alle macchie solari nonché alle previsioni del tempo, di estrema utilità per gli agricoltori. Per un certo tempo fu anche Direttore di una Banca. Dubbioso di sé, a un certo punto tralasciò i suoi lavori. Nel 1867 moriva Cecil Napp, suo Superiore e mentore, e nel 1868 Mendel fu nominato abate del monastero. Dapprima pensò che il nuovo compito gli avrebbe offerto maggiori possibilità per il suo lavoro scientifico, ma questa si dimostrò una speranza vana. Altri doveri lo pressavano e ben presto dovette interrompere completamente i suoi lavori sull’ibridazione. Come accade ai bravi ricercatori investiti di cariche amministrative, quando divenne Abate la scienza fu costretta a perderlo ma, allorché lottava coi problemi quotidiani del monastero, doveva dargli qualche soddisfazione il riflettere sul fatto di aver compiuto un buon esperimento e di aver ottenuto risultati coerenti. Siccome il mondo non dedicava alcuna attenzione al suo lavoro, pare si consolasse dicendo:

«Anche se ho attraversato tempi molto brutti nella mia vita, devo, ringraziando Iddio, riconoscere che gli aspetti più piacevoli e belli sono stati prevalenti. Il mio lavoro scientifico mi ha offerto una grande soddisfazione e sono convinto che non passerà molto tempo che il mondo intero lo riconoscerà.»RATTEMPO...

Questa convinzione è espressa nell’iscrizione che si trova al Mendelianum di Brno, il museo annesso al convento: Mà doba přijde, Il mio tempo verrà.

E ciò accadde: dopo la riscoperta dei suoi risultati a opera di De Vries, Correns e Tschermak nel 1900, il saggio venne tradotto in inglese nel 1902 da William Bateson dell’Università di Cambridge. Bateson fece conoscere Mendel negli Stati Uniti e coniò nel 1906 i termini “genetica”, “zigote” (e anche omozigote e eterozigote), nonché “allelomorfo”(poi divenuto “allele”); il termine “gene” fu invece introdotto nel 1909 dall’olandese Wilhelm Ludwig Johansen. L’importanza di Mendel oggi è da mettere in relazione non soltanto con la scoperta delle regole che controllano la trasmissione dei caratteri, una scoperta che “era già nell’aria”, ma è dovuta soprattutto, come abbiamo visto, allo sviluppo nel campo della biologia di un vero e proprio metodo sperimentale avanzato, un metodo

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basato sull’utilizzo della teoria matematica, e della statistica in particolare, per interpretare osservazioni compiute sul campo, ed esperimenti meticolosamente realizzati.

Negli ultimi anni della vita dovette impegnare le sue forze lottando per vedere riconosciuto un presunto diritto. Il governo austriaco, per ridurre il dissesto finanziario, aveva imposto gravi tasse ai monasteri, e Mendel riteneva ingiusta questa legge. Ripetutamente egli scrisse lunghe lettere spiegando il suo modo di intendere la legge e, con la sua tipica perseveranza, rifiutò di pagare le tasse. Per questa situazione egli venne gradualmente isolato dai suoi precedenti amici e anche dalla comunità.

Padre Gregor, che fin da giovane era convinto che «le forze della natura agiscono secondo una segreta armonia, che è compito dell'uomo scoprire per il bene dell'uomo stesso e la gloria del Creatore», si spense nel suo convento di Brünn domenica 6 gennaio 1884 per morbo di Bright, amato e stimato dai suoi confratelli che tuttavia non ne intuirono il genio, e senza alcuna notorietà nel mondo scientifico contemporaneo. Il 9 gennaio venne sepolto nel cimitero principale di Brünn. La gente della città e le autorità civili e religiose si riunirono per il funerale di un uomo che aveva goduto di grande stima, senza però che nessuno si fosse reso conto che era scomparso un grande scienziato, la cui fama sarebbe stata eterna. Pochi giorni dopo il nuovo abate ordinò di bruciare tutte le carte, i taccuini con gli appunti e le lettere del suo predecessore. Il metodo di lavoro di Mendel ci è noto soltanto attraverso il saggio pubblicato dalla Società per lo Studio delle Scienze Naturali di Brünn e grazie a una decina di lettere fortunatamente conservate da von Nägeli.

Per un ghiribizzo della storia, Correns era stato studente di Nägeli e Tschermak nipote di un insegnante di botanica di Mendel all’Università di Vienna.