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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI TRIESTE (Urbino, Genova) DOTTORATO DI RICERCA IN SCIENZE AMBIENTALI (SCIENZE DEL MARE) Ciclo VIII APPLICAZIONE DI TECNICHE ISOTOPICHE (ISOTOPI STABILI E RADIOATTIVI) A STUDI PALEOAMBIENTALI IN AREE ANTARTICHE Dottoranda: Michela DINI 1 b f.- Tutore: · prof. Antonio Longinelli.x/-l Dipartimento di Scienze della Terra- Uni e 1tà di Trieste Coordinatore: prof. Antonio Brambati Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine - Università di Trieste

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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI TRIESTE

(Urbino, Genova)

DOTTORATO DI RICERCA IN SCIENZE AMBIENTALI

(SCIENZE DEL MARE)

Ciclo VIII

APPLICAZIONE DI TECNICHE ISOTOPICHE

(ISOTOPI STABILI E RADIOATTIVI) A STUDI

PALEOAMBIENTALI IN AREE ANTARTICHE

Dottoranda: Michela DINI 1 b f.-

Tutore: · ~ prof. Antonio Longinelli.x/-l Dipartimento di Scienze della Terra- Uni e 1tà di Trieste

Coordinatore: prof. Antonio Brambati Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine -Università di Trieste

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A

Liliana e Margherita

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INDICE

-Ringraziamenti

PRIMA PARTE:

- Introduzione e scopo del lavoro

- Caratteristiche generali del Mare di Ross

Caratteristiche sedimentologiche

Caratteristiche oceanografiche

Associazioni faunistiche recenti a foraminiferi

- Composizione isotopica e frazionamenti isotopici

- Discussione dei dati

Valutazione effetto vitale

Interpretazione dei risultati

- Metodo di analisi e notazioni isotopiche

SECONDA PARTE:

- Introduzione e scopo del lavoro

- La scoperta del 14C

-Principi di datazione col metodo del radiocarbonio

-Trattamenti preliminari di campioni diversi per

l'analisi dell'attività radiocarbonio

-Tecnica di preparazione per la misura dell'attività 14C in carbonati di origine biogenica

- Standards di riferimento

- Fase di conteggio

-Frazionamento isotopico e determinazione della

attività moderna ( Ao)

-Notazioni internazionali usate per riportare i dati

pag. 3

pag. 4

pag. 14

pag. 15

pag. 18

pag. 20

pag. 23

pag. 25

pag. 25

pag. 28

pag. 34

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l

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di attività 14C

- Limitazioni del metodo

- Esercizi di intercomparazione

-Applicazione del metodo: studio di organismi

fossili marini (Stretto di Magellano)

- Risultati ottenuti

- Discussione dei dati

CAMPIONI ACQUE DI MARE:

- Caratteri generali

-Risultati

- Conclusioni

-Tecnica di preparazione delle acque

BffiLIOGRAFIA

pag. 61

pag. 64

pag. 71

pag. 73

pag. 81

pag. 96

pag. 104

pag. 105

pag. 112

pag. 119

pag. 121

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RINGRAZIAMENTI

Desidero ringraziare prima di tutti il prof Antonio Longinelli che mi ha

dato l'opportunità di realizzare questo lavoro, mi ha costantemente seguita

e mi ha incoraggiato nei momenti di "sconforto scientifico".

Ringrazio inoltre tutto il personale del Laboratorio di Geochimica

isotopica che mi ha più o meno pazientemente sopportata durante i tre

anni e più del Dottorato. Un ringraziamento particolare va al dott. Luca

D'Amelio ed al dott. Onelio Flora per il loro tempestivo e continuo

intervento nei momenti di panico e per l'aiuto nella realizzazione tecnica

della ricerca.

Di particolare aiuto sono stati gli insegnamenti del dr. D.D. Harkness e

del dr. Brian Miller del NERC Radiocarbon Laboratory di East Kilbride

(Scozia) che mi hanno permesso di scoprire tutti i "misteri" del

radiocarbonio.

N o n posso dimenticare il prof N evi o Pugliese per la sua assistenza

"micropaleontologica", il dott. Gianguido Salvi, mio compagno di

sventura, per il lavoro di setacciatura e picking dei campioni ed il dott.

Sandro De Muro per avermi fornito il materiale su cui svolgere le analisi

dell'attività radiocarbonio .

Ringrazio inoltre la dott.ssa Donatella Muran dell'Istituto

Talassografico di Trieste per il fondamentale aiuto nella ricerca

bibliografica.

Di vitale importanza è stato l'intervento dell'amico Bubu che,

prestandomi il computer, mi ha permesso di completare il lavoro di

stesura finale della tesi nelle fredde notti invernali.

L'ultimo ringraziamento, ma non il meno importante, a mia madre che

mi ha sempre incoraggiata e sostenuta moralmente durante tutti gli anni di

studio.

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Il lavoro sperimentale per la presente tesi di Dottorato di Ricerca in

Scienze Ambientali - Scienze del Mare è stato svolto presso il

Laboratorio di Geochimica isotopica dell'Università degli Studi di Trieste.

La ricerca svolta può essere suddivisa in due branche complementari tra

loro ma certamente incentrate su argomenti differenziati: l) lo studio

dell'ambiente e dei meccanismi deposizionali che possono aver portato

alla sedimentazione della serie rappresentata dalla carota 19 (Bacino

Joides - Mare di Ross) e, 2) lo studio delle variazioni climatiche

riscontrate nell'area orientale dello Stretto di Magellano negli ultimi 7000

anni confrontate con le variazioni climatiche dell'emisfero Nord. Lo

studio è stato effettuato utilizzando due diverse tecniche d'indagine della

geochimica isotopica: determinazione della composizione isotopica

dell'ossigeno (o180) e del carbonio (o13C) nel carbonato di calcio di

organismi marini (sia microorganismi che lamellibranchi e gasteropodi) e

misura dell'attività radiocarbonio solo negli organismi a guscio

carbonatico di dimensioni maggiori.

PRIMA PARTE

INTRODUZIONE E SCOPO DEL LAVORO

La prima parte del lavoro è stata dedicata all'analisi degli isotopi stabili

del carbonio e dell'ossigeno nel guscio carbonatico di alcune specie di

foraminiferi, bentonici e planctonici separati dal sedimento di una carota di

fondo proveniente dal bacino Joides nel Mare di Ross (Antartide).

Scopo dello studio era: l) la ricostruzione delle variazioni

paleoambientali della colonna d'acqua, intese come variazioni di

temperatura, di composizione isotopica e di produttività; 2)

l'inquadramento della situazione paleoceanografica durante l'intervallo di

tempo rappresentato dalla carota esaminata.

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A questo scopo, sono state effettuate datazioni radiometriche sut

microfossili e sul carbonio organico totale, a diverse profondità del

sedimento alla scopo di stimare le velocità di sedimentazione, ma

soprattutto di accertare una continuità nella deposizione del sedimento

oppure, alternativamente, la presenza di discontinuità nella sedimentazione

o di episodi di rimaneggiamento favoriti dalla presenza di piattaforme 14

glaciali durante i periodi di massima espansione. Le misure dell'attività C

sono state effettuate su livelli scelti opportunamente, col metodo della

spettrometria con acceleratore. Attualmente infatti questa tecnica di

misura rappresenta l'unica possibilità concreta di determinare l'attività

radiocarbonio in campioni di peso assai modesto (circa 30mg.).

Inoltre, si è cercato di mettere in evidenza la specifica utilità delle

tecniche della Geochimica isotopica nelle ricostruzioni paleoambientali. Si

è cercato quindi di utilizzare specie che precipitano il materiale del loro

guscio carbonatico in condizioni di equilibrio isotopico con l'acqua marina

ed, eventualmente, di stabilire l'esistenza di frazionamenti dovuti ad un

effetto "vitale" o "cinetico".

Per meglio chiarire il tipo di studio che è stato svolto, vengono qui

riassunti brevemente i principi sui quali si basa lo studio geochimico dei

carbonati.

a) OSSIGENO

La possibilità di stimare le paleotemperature oceaniche mediante la

misura dei rapporti isotopici dell'ossigeno in fossili marini dal guscio

carbonati co venne suggerita per primo da Urey già nel 194 7.

La composizione isotopica dell'ossigeno nel carbonato è infatti

funzione diretta della temperatura di precipitazione e della composizione

isotopica dell'acqua della soluzione. Perciò, variazioni del o 18 O nel guscio

degli organismi marini carbonatici riflettono variazioni di temperatura e/ o

di composizione isotopica dell'acqua di mare, secondo la seguente

equaztone:

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2 t = 16.9 - 4. 2 ( Ò CaC03 - Ò H20 ) + 0.13 ( Ò CaC03 - Ò H20 )

(Craig, 1965)

Questa relazione rappresenta l'evoluzione ed il perfezionamento di

precedenti equazioni messe a punto da McCrea (1950) ed Epstein et alii

(1953). La sua applicazione ad organismi non attuali comporta una grossa

difficoltà legata alla mancanza di conoscenza della composizione isotopica

dell'acqua nel passato, composizione che può, al più, essere stimata in

maniera semiquantitativa (Shackleton and Kennett, 1975) con ragionevole

approssimazione.

Dall'analisi della composizione isotopica dell'ossigeno dei foraminiferi,

si può evidenziare l'alternanza di periodi freddi e caldi e, dalla differenza

dei valori tra organismi bentonici e planctonici, i gradienti termici o

composizionali esistenti tra acque superficiali e di fondo.

b) CARBONIO

La composizione isotopica del carbonio nel carbonato dipende solo in

minima parte dalla temperatura (Emrich et al., 1970), mentre è

strettamente legata alla composizione isotopica del carbonio inorganico

totale disciolto (DIC =2: C02) nell'acqua di mare. Il valore teorico del

ò 13

C del DIC in equilibrio isotopico con la C02 atmosferica attuale (ò 13

C=

-7 ,2%o, Keeling, 1973) varia tra + 2.4 e +O. 2 o/oo in un intervallo di

temperatura compreso tra 10° e 30°C (Mook et al., 1974).

I principali fattori che possono far variare la composizione isotopica

del 2: C02 sono:

l) variazioni nel volume di co2 nei principali reservoirs (atmosfera,

biomassa terrestre e marina, oceani e sedimenti);

2) apporti fluviali;

3) pr'Ocessi fotosintetici e di respirazione (produttività);

4) stagnazione o mescolamento tra acque superficiali e profonde che

può comportare l'instaurarsi di un gradiente verticale del ò 13

C nella

colonna d'acqua (Kroopnick, 1974);

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5) tempo di residenza delle acque profonde, processi di ossidazione

della sostanza organica e fenomeni di upwelling;

6) degassamento de1la co2 e fenomeni di frazionamento cinetico tra

C02 atmosferica e C02 disciolta (Usdowski E. and Hoefs J., 1990).

Mare di Ross: CAR 19

La carota 19 è stata prelevata durante la campagna di ricerca ANTA

91 organizzata dal CNR in collaborazione con l'Università degli Studi di

Trieste, nel bacino Joides (Mare di Ross-Antartide). L'ubicazione e le

coordinate geografiche del sito del carotaggio sono riportati in Fig.1.

Questa carota, di 575 cm di lunghezza complessiva, è stata suddivisa in 5

spezzoni così ripartiti:

-I spezzone: 575-454 cm

-Il spezzone: 454-334 cm

-III spezzone: 334-214 cm

-IV spezzone: 214-91 cm

-V spezzone: 91-0 cm

A loro volta gli spezzoni sono stati suddivisi in intervalli di 2-4 cm il

cui materiale è stato lavato usando setacci da 50 e 150 Jlm. Gli organismi

da utilizzare per le analisi isotopiche sono stati recuperati dalla frazione

maggiore. Dalla fauna bentonica sono state scelte e separate le 3 specie

più frequenti:

- Trifarina angulosa

- Globocassidulina biora

- Globocassidulina subglobosa e/ o crassa

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Fig. 1:

Glomar "'l.._ Challenger

... ,\ Basln -....... "'"----...._ ICE SH ---,

ELF

E 180° W

Ubicazione carota 19 LATITUDINE: 74°26,04' S LONGITUDINE: 173°46,14' E PROFONDITA' ACQUA 552 m LUNGHEZZA CAROTA 575 cm

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O 100 km L..--.-.1

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La fauna planctonica t: risultata invece piuttosto scarsa e quindi la

scelta è ricaduta sulla Neogloboquadrina pachyderma.

I risultati sono presentati nelle Tabelle l e 2 per quanto concerne il

carbonio e l'ossigeno rispettivamente. Nelle Fig. 2 e 3 sono invece

riportati valori del ò 13

C e del ò 18

O contro la profondità di

campionamento.

Sono stati analizzati complessivamente 169 campioni per un totale di

234 analisi. Tutti i valori sono riportati contro lo standard internazionale

PDB-1; la deviazione standard delle analisi è mediamente di ± O, 15 %o ,

sia per il carbonio che per l'ossigeno (la).

Come si può notare dalle Fig. 2 e 3, esistono delle variazioni sia del 18 13

ò O che del ò C che sono imputabili sia a variazioni climatiche che a

variazioni nelle circolazione e nella produttività delle masse d'acqua che

sono presenti nel bacino di Ross. Le analisi sono state interrotte a 296 cm

di profondità per la completa assenza di foraminiferi o di altri organismi

dal guscio carbonatico.

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lO

PROFONDITA' Trifarina Globocassidulina Globocassidulina Neogloboquadrina (cm) angulosa biora subglobosa pachyderma

297 -1,10 300 -0,91 -1,16 -0,94 -0,80 303 -2,01 -1,24 -1,70 -1,38 306 -1,70 -1,88 -1,85 -1,70 309 -1,80 -1,96 312 -1,50 332 -1,56 -0,99 -1,24 335 -1,50 -0,85 -0,80 -0,47 338 -1,17 -0,90 -0,55 -0,56 341 -0,84 380 -1,87 -1,28 -1,98 ·0,61 383 -1,02 -1,43 -1,02 385 -0,94 -0,94 -0,96

-~----- 387 -1,08 -1,09 -0,63 390 -1,03 -1,36 -0,82 393 -1,64 -0,80 396 -1,31 -2,01 -1,73 399 -1,59 -1,18 405 -1,69 -1,39 -0,73 408 -0,64 -1,20 411 -1,20 -2,09 414 -1,79 -1,28 -1,06 417 -0,95 -0,85 420 -1,73 -1,02 423 -1,67 -1,55 -0,89 426 -1,35 -0,99 429 -1,13 -1,45 -0,96 432 -0,98 -0,92 -1,27 435 -1,00 -0,85 438 -1,89 -1,01 -1,29 441 -1,27 444 -1,39 -0,90 -0,86 448 -1,42 -1,31 -1,43 -1,08 452 -1,35 -1,20 -1,17 456 -1,37 -1,00 458 -1,30 -0,84 -1,18 461 -1,28 -1,08 464 -1,15 -1,45 467 -1,39 -1,45 472 -1,20 -1,16 474 -1,06 -0,87 477 -1,12 -1,20 480 -1,78 -1,24 486 -0,89 -1,24 489 -2,09 495 -1,82 -0,87 -1,38 497 -1,94 -1,13 -0,79 500 -1,33 507 -0,78 510 -1,84 -0,77 513 -1,39 -1,30 -0,84 516 -1,76 -1,34 -0,95 519 -1,73 -1,18 -1,17 5::!2 -1,74 -1,19 525 -1,60 -1,24 529 -1,68 -1,12 -1,05 531 -1,67 -0,88 535 -1,14 -1,04 538 -1,67 -0,92 540 -1,64 -1,07 543 -1,46 -0,87 549 -1,44 -0,96 552 -1,33 -0,90 556 -1,44 -1,42 -0,99 559 -1,66 -1,01 -0,61 562 -1,34 -0,96 -0,83 565 -1,64 -0,18 -1,16 568 -1,74 -1,33 573 -1,33 -0,99

T ab. l: Valori di composizione isotopica del carbonio in o/oo (vs PDB).

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PROFONDITA' Trifarina Globocassidulina Globocassidulina Neogloboquadrina (cm) angulosa bi ora subglobosa pachyderma

297 4,47 300 4,65 4,80 4,01 3,35 303 4,77 4,79 3,40 306 4,95 5,01 4,17 309 4,30 4,54 312 4,18 332 5,03 5,07 4,33 335 4,90 5,06 4,52 4,22 338 4,89 4,79 4,60 3,88 341 4,54 380 5,05 4,94 4,08 4,08 383 4,78 3,99 3,46 385 4,84 3,70 3,22 387 4,93 3,90 4,11 390 4,94 4,15 3,22 393 3,81 3,82 396 4,73 3,55 399 3,89 3,01 405 4,76 4,36 2,82 408 3,01 411 4,20 3,42 414 4,80 4,35 3,26 417 4,35 3,04 420 4,11 3,49 423 5,27 4,03 3,33 426 3,75 3,31 429 4,12 3,91 3,28 432 4,70 4,13 3,13 435 4,03 3,53 438 5,00 4,52 3,45 441 4,81 444 4,75 4,23 3,48 448 4,56 4,83 3,98 3,19 452 4,67 3,56 3,68 456 4,65 4,55 458 4,70 4,59 3,05 461 4,61 3,16 464 4,76 3,19 467 4,18 2,82 472 4,40 3,03 474 4,75 3,26 477 4,49 2,31 480 4,38 4,23 486 5,02 2,92 489 4,31 495 4,80 4,98 3,45 497 4,70 4,49 4,02 500 3,04 507 4,52 510 4,64 4,81 513 4,80 4,57 2,82 516 5,09 4,95 3,45 519 5,17 4,76 3,37 522 4,75 5,02 525 4,84 4,89 529 4,98 4,80 3,32 531 4,85 4,63 535 4,54 2,78 538 4,63 4,98 540 4,82 4,74 543 4,81 4,92 549 5,10 4,83 552 5,41 5,15 556 5,24 4,91 2,58 559 4,90 5,06 3,92 562 5,05 5,00 3,77 565 4,99 4,86 3,50 568 4,98 4,78 573 5,12 4,94

Tab.2: Valori di composizione isotopica dell'ossigeno in o/oo (vs PDB).

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Fig. 2: Rappresentazione grafica delle variazioni del o13C per la Globocassidulina biora e la Neogloboquadrina pachyderma.

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--<>-- Trifarina angulosa -11- Globocassidulina biora --.-- Globocassidulina subglobosa -M- Neogloboquadrina pachyderrna

3,50

3,00

2,50

2,00+---------~-----------+----------4-----------~---------+-----------r--------~

250 300 350 400 450 500 550 600

PROFONDITA' (cm)

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CARATTERISTICHE GENERALI DEL MARE DI

ROSS

Il Mare di Ross si sviluppa su un" ampia area del margine continentale

antartico, occupata per quasi la metà dalla Ross Ice Shelf (536xl03 km2).

Delimitato ad Ovest ed a Sud dalla catena delle Transantarctic Mountains,

a Nord-Est dalla Mary Bird Land, il Mare di Ross si sviluppa sul limite

tettonico ( rift continentale ) tra 2 subcontinenti caratterizzati da origine ed

evoluzione diverse: l'Est Antartico (massiccio precambrico) e l'Ovest

Antartico (costituito da una serie di catene meso-cenozoiche ). Al di sotto

della piattaforma di ghiaccio, una serie di depressioni collega idealmente il

Mare di Ross col Mare di Weddell.

La morfologia del fondo è dovuta principalmente ai fenomeni

deposizionali ed erosivi legati alle oscillazioni (avanzate e ritiri) della

piattaforma di ghiaccio. La profondità media della colonna d'acqua,

talvolta superiore ai 400 metri, è di gran lunga maggiore rispetto al valore

medio di 200 metri che si rileva nelle altre piattaforme continentali.

Questo fatto viene posto in relazione al carico di ghiaccio che la

piattaforma ha dovuto subire nel corso delle glaciazioni.

La piattaforma del Mare di Ross può venire divisa in due parti:

-un'area orientale con una morfologia piuttosto regolare e rilievi poco

elevati, composta principalmente da corpi sedimentari recenti;

-un'area occidentale caratterizzata da una serie di rilievi e depressioni

che si sviluppano in direzione NE-SW, cioè parallelamente alle

Transantarctic Mountains.

In questo studio si tratteranno solamente le caratteristiche

sedimentologiche ed oceanografiche del settore occidentale.

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CARATTERISTICHE SEDIMENTOLOGICHE

La sequenza sedimentaria superficiale (primi 45 metri) è costituita, dal

fondo verso la superficie, da:

- un livello basale piuttosto discontinuo che dovrebbe rappresentare il

risultato della deposizione ad opera di un'ampia piattaforma di ghiaccio.

A questo sedimento è stato assegnato il nome di Basai Till ( Anderson et

al., 1980);

- un livello di fango molto compattato (chiamato Diamicton), con

scarso contenuto in acqua e generalmente privo di resti fossili, di alcune

decine di metri di spessore, ed interpretato come un sedimento glacio­

marino di origine Tardo-Pleistocenica;

- uno strato di sedimenti Olocenici con età massima di l O. 000 anni,

costituito da un sedimento silt-argilloso contenente un'alta percentuale di

organismi silicei (diatomee soprattutto).

La sedimentazione glaciale avviene probabilmente in intervalli di tempo

relativamente brevi ed è invece seguita da periodi piuttosto lunghi di

intenso rimaneggiamento e rideposizione dei sedimenti. Il

rimaneggiamento dei depositi glacio-marini è strettamente collegato alla

posizione delle piattaforme di ghiaccio e del pack, in quanto entrambi

esercitano una diretta influenza sulla circolazione delle masse d'acqua

della piattaforma continentale.

I basai tills generalmente non presentano segni di rimaneggiamento ad

opera delle correnti di fondo ed il fatto che siano scarsamente stratificati,

mal classati e per lo più privi di organismi fossili, starebbe ad indicare una

rapida deppsizione direttamente dal ghiacciaio; inoltr~ sembra che la loro

presenza sia ristretta solo nell'ambito di quelle piattaforme continentali

che si sviluppano davanti ad ampie piattaforme di ghiaccio: questo tipo di

basai tills viene spesso indicato anche col termine di Orthotills, introdotto

da Harland et al. (1966). Per i sedimenti rimaneggiati dalle correnti marine

(Acque Circumpolari, conto miti, correnti termoaline) gli stessi autori

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hanno proposto il termine di Paratills, distinguendo tra Compound

Paratills (quelli arricchiti in sii t ed argilla) e Residua! Paratills (quelli con

matrice fangosa impoverita nella frazione silt-argilllosa). I paratills si

distinguono dagli orthotills per la presenza di foraminiferi bentonici e per

l'intensa stratificazione che caratterizza i compound paratills.

La rideposizione dei sedimenti glaciali per mezzo delle correnti di

fondo, slumpings, mass flow, debris flow, grain flow e correnti di torbida

è un processo attualmente piuttosto attivo soprattutto nel margine

continentale occidentale. E' stata inoltre riscontrata una forte correlazione

tra la durata della produzione stagionale di ghiaccio, che controlla la

circolazione delle masse d'acqua sulla piattaforma, ed il grado di

risedimentazione dovuto alle correnti di fondo (Marchetti et al., 1993).

L'azione erosiva delle piattaforme di ghiaccio durante le fasi di

avanzata e ritiro sulla piattaforma continentale nei profili sismici viene

spesso rilevata come discontinuità: una di esse, ad esempio, la Ross Sea

Uncomformity (RSU) caratterizza la parte più superficiale della sequenza

sedimentaria. Questa discontinuità, che si trova generalmente tra i 2 ed i

40 metri al di sotto del fondo marino, è probabilmente dovuta all'azione

erosiva del ghiaccio sul fondo marino durante le prime fasi di avanzata

della piattaforma. L' RSU giace al di sopra di un livello diamictitico

scarsamente stratificato (interpretato come un basai till) mentre è

sormontata dallo strato di sedimenti olocenici. Il basai till sottostante si

sarebbe quindi formato quando la piattaforma era ancora in contatto col

fondo marino, mentre i sedimenti glacio-marini e pelagici sovrastanti si

sarebbero depositati dopo il ritiro del ghiacciaio. Anche se l'età è ancora

incerta, Alley et al. ( 1989) hanno posto questo evento erosivo in relazione

alla fase di massima espansione della W est Antarctic Ice Sheet durante il

Wisconsin che sarebbe stata accompagnata da un abbassamento del livello

del mare di qualche decina di metri (Drewry, 1979) che le avrebbe

permesso di raggiungere il limite della piattaforma continentale.

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n Mare di Ross ha rappresentato, e rappresenta tuttora, un collettore

capace di raccogliere il materiale drenato sia dall 'East che dal W est

Antarctic Ice Sheet. Per questo motivo i record stratigrafici possono

venire usati per monitorare le fluttuazioni ed il comportamento delle

calotte di ghiaccio nel tempo.

La piattaforma continentale occidentale è caratterizzata da una serie di

rilievi (Pennel Bank, Iselin Bank, Ross Bank Mawson Bank, ecc .... ) e

depressioni (Centrai Trough, Drygalski Basin, Glomar Challenger Basin,

ecc ..... ) disposti in direzione Nord-Sud; questi ultimi sembrano

corrispondere a posizioni di paleo-ice streams di una fase di espansione

glaciale. Licht et al. (1995) hanno datato la sostanza organica e la calcite

di alcuni diamicton fossiliferi campionati nell'area occidentale, tra 22.000

ed i 27.000 anni BP. Nessun basai till è stato riconosciuto tra i diamicton

e la sequenza sedimentaria olocenica, tranne in una ristretta regione a Sud

di Coulman Island. Per questo motivo è stato ipotizzato che durante

l 'ultimo glaciale il W est Antarctic Ice Sheet non sia avanzato oltre questa

area (Taviani et al., 1995). Precedentemente a questa avanzata, i

diamicton glacio-marini rappresentano il tipico deposito sedimentano del

Mare di Ross occidentale che durante la fase di massima espansione

glaciale continuavano a venire depositati solo nella zona a valle della

grounding line. Oltre la grounding zone, un'estesa piattaforma di ghiaccio

galleggiante copriva la porzione più esterna della piattaforma continentale;

la presenza di tale piattaforma avrebbe tuttavia impedito la deposizione

carbonatica bioclastica provocando un marcato hiatus tra i carbonati pre­

LGM ed il materiale moderno (Taviani et al., 1995).

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CARATTERISTICHE OCEANOGRAFICHE

Il "Southern Ocean" è caratterizzato dalla presenza della Corrente

Circumpolare Antartica che si muove verso Est a causa di una persistente

azione dei venti provenienti da Ovest. Le masse d'aria in zona oceani ca

avendo invece direzione opposta, originano una Drift Current (corrente di

deriva) da Est verso Ovest (circolazione secondaria).

A Sud della convergenza antartica, le acque superficiali (150-200

metri) sono influenzate durante il periodo estivo dallo scioglimento del

ghiaccio, mentre d'inverno sono sottoposte a raffreddamento e spesso

anche a processi di congelamento. Al di sotto, si trova l'Acqua

Circumpolare Antartica caratterizzata da valori di temperatura e salinità

piuttosto omogenei (T= 1,17°C; S= 34,704 psu; Jacobs et al., 1985). Nel

Mare di Ross, al di sotto delle acque superficiali si trovano le High

Salinity Shelf Waters (originate in seguito a processi di congelamento

delle acque superficiali) e le Ice Shelf Waters (originate dall'interazione

delle HSSW con le grandi piattaforme di ghiaccio). Entrambe queste

acque contribu~scono alla formazione delle Acque Antartiche di Fon do.

Le caratteristiche fisico-chimiche di queste acque sono riassunte nella

seguente tabella.

High Salinity Shelf Water

Ice Shelf Water

TE:MPERATURA SALINITA'

ec) (psu)

-1,88

-2,01

34,92

34,81

ò180o/oo

-0,37

-0,45

Tab. 3: valori di temperatura, salinità e compostztone isotopica delle acque di fondo presenti sulla piattaforma continentale del Mare di Ross (Dini e Stenni).

Un altro aspetto importante è la presenza di sistemi frontali nei quali

avvengono intensi processi di scambio energetico; la loro esistenza può

venir messa in relazione alla convergenza di masse d'acqua aventi diverse

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caratteristiche termoaline, alla topografia del fondo ed ali' azione dei venti.

Questi fenomeni sono particolarmente evidenti nelle zone di convergenza

e divergenza antartica, lungo la scarpata continentale, sulla piattaforme e

presso l'estremità della Ross Ice Shelf(Spezie et al., 1993).

Infine, la presenza sulla piattaforma di vaste aree caratterizzate da

sedimenti ben assortiti, ha condotto all'ipotesi dell'esistenza di correnti di

fondo che causerebbero importanti fenomeni di risospensione ( Anderson

et al., 1984). Al contrario, molti processi di "mass sedimentation" sono

attribuiti alla presenza di fronti di contatto tra masse d'acqua con

caratteristiche diverse.

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ASSOCIAZIONI FAUNISTICHE RECENTI A FORAMINIFERI

Nel Mare di Ross sono attualmente presenti sia organismi carbonatici

(che si possono sviluppare solo in acque sotto sature in CaC03 su fondali

al di sopra della superficie di compensazione dei carbonati, CCD) ed

arenacei (diffusi soprattutto in acque sature e su fondali batimetricamente

inferiori alla CCD). N ono stante il Mare di Ross sia relativamente poco

profondo, i foraminiferi carbonatici sono diffusi solamente nella regione

sud-occidentale.

Esistono varie teorie sull'attuale distribuzione dei foraminiferi n et

sedimenti di fondo del Mare di Ross. Le più importanti sono:

l) Kennett (1966, 1968) ha stabilito il limite della CCD a 550m. Le

faune carbonatiche che si rinvengono a profondità maggiore sono

interpretate come faune rimaneggiate da fenomeni di slumping.

2) Fillon (1972, 1974 e 1975) ha proposto che le faune calcaree

appartenenti all'età magnetica Bruhnes (da O a 0,6 ma) si trovano solo in

quelle aree a profondità minore di 400m (profondità della CCD) e che i

foraminiferi carbonatici che si rinvengono a profondità maggiori

rappresenterebbero sedimenti rimaneggiati d eli' età magnetica Gauss (da

2,43 a 3,32 ma). Questa conclusione deriva dal fatto che, a queste

profondità, lo strato di sedimenti subsuperificiali (20-30cm) contenente

una fauna di tipo arenaceo, è preceduto da un sedimento glacio-marino

compatto e scarsamente assortito (ice-rafted detritus) contenente invece

una fauna di tipo carbonatico. Le misure di polarità indicano che l'intera

sequenza presenta una magnetizzazione normale: i sedimenti superficiali

del Tardo Bruhnes giacerebbero quindi in discontinuità su sedimenti del

Gauss depositati a causa di un rapido ritiro della Ross Ice Shelf Lo hiatus

sarebbe dunque costituito dai sedimenti dell'età Matuyama (da 0,69 a

2,43 ma) che sarebbero stati asportati durante un'avanzata della

piattaforma di ghiaccio.

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3) Osterman e Kellogg (1979) hanno stabilito che la distribuzione dei

foraminiferi carbonatici è strettamente controllata dalla profondità, dalla

complessa natura della CCD, dall'apporto di nutrimento, dalle condizioni

oceanografiche e dalla batimetria piuttosto irregolare del Mare di Ross.

Tutte queste variabili sono a loro volta legate alle vicende climatiche ed

all'attuale situazione climatica della zona. Attualmente i foraminiferi

bentonici carbonatici sono predominanti nel settore occidentale del Mare

di Ross, mentre quelli arenacei in quello orientale. Questa distribuzione è

in contrasto col fatto che le maggiori profondità si hanno nel settore

occidentale e che quindi, se la CCD fosse una superficie planare,

impedirebbero lo sviluppo di una fauna di tipo carbonatico. Inoltre, le

masse d'acqua profonda presenti nei due settori, cioè la Ross Sea Shelf

Water nel settore occidentale e la Ice Shelf Water in quello orientale,

presentano caratteristiche fisiche non molto diverse: le ISW sono

leggermente più fredde, meno salate e con un maggiore contenuto in

ossigeno. Tali piccole differenze non possono però spiegare l'anomala

distribuzione faunistica. Osterman e Kellogg hanno proposto come

spiegazione, l'ipotesi enunciata da Anderson (1975) per il Mare di

Weddell. Maggiori concentrazioni di C02 nell'acqua marina sarebbero

favorite da un'ingente presenza di ghiaccio marino (pack) che impedirebbe

anche l'attività fotosintetica del fitoplancton (produttività) per mancanza

della luce solare. Di conseguenza, la C02 che viene normalmente utiliaata

in questo processo, rimarrebbe intrappolata al di sotto della superficie del

ghiaccio, rendendo l'acqua satura. La distribuzione dei foraminiferi

bentonici nel Mare di Ross verrebbe spiegata a questo modo: nel settore

orientale la consistente presenza di ghiaccio marino (e quindi le alte

concentrazioni di C02) permetterebbe l'esistenza delle sole specie

arenacee, mentre le basse concentrazioni di C02 nel settore occidentale

consentirebbero alla fauna carbonatica di svilupparsi e di venire

conservata. La maggiore produttività del settore occidentale comporta 2

importanti conseguenze: a) la riduzione delle concentrazioni di co2

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n eli' acqua per aztone dell'attività fotosintetica porta ad un

approfondimento della CCD, e b) l'elevato flusso di sostanza organica

verso il fondo consente un maggiore sviluppo anche della comunità

bentonica.

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COMPOSIZIONE ISOTOPICA E FRAZIONAMENTI

ISOTOPICI

L'utilizzazione dell' analisi isotopica per ricostruire i valori di

paleotemperatura negli oceani tramite l'equazione di Craig è limitata dalla

non precisa conoscenza del o180 dell'acqua oceanica e delle sue variazioni

nel tempo. I fattori principali che influiscono maggiormente sul valore del

o180 dell'acqua oceanica sono i cosiddetti EFFETTO GLACIALE ed

EFFETTO EVAPORAZIONE. L' effetto evaporaztone, vtene

generalmente trascurato, anche se, in realtà, è trascurabile solo nell'ambito

di latitudini assai elevate, mentre per quanto riguarda l'effetto glaciale

viene preso in considerazione una variazione di 1,2 o/oo (Shackleton, 1967)

tra un periodo glaciale ed uno interglaciale. Tale variazione dovrebbe

rappresentare la conseguenza dell'immagazzinamento di enormi quantità

di acqua isotopicamente molto negativa (precipitazioni nevose) sulle

calotte artiche (in particolare sulla Groenlandia) ed antartiche nel corso dei periodi glaciali. Il valore medio del o180 (~O) negli oceani dovrebbe

risultare più positivo durante i periodi glaciali e più negativo durante gli

interglaciali a causa della fusione dei ghiacci e quindi della restituzione

agli oceani (parziale o totale) dell'acqua isotopicamente negativa delle

calotte di ghiaccio. Per quanto riguarda invece il Ao180 nei foraminiferi,

inteso come differenza tra i valori di un periodo glaciale e di uno

interglaciale, esso è dato da: Aof = Aùt + Aog + Aoe + Aùv + Aod + Aor

dove

Aùt = variazione dovuta a cambiamenti di temperatura.

Aog = effetto glaciale.

Aoe= vanaztone dovuta al cambiamento nel rapporto

evaporazione/precipitazione. La composizione isotopica dell'acqua di

mare è correlata con la salinità, a sua volta legata ai processi di

evaporazione e diluizione con acqua di origine continentale. In ambienti

antartici diventa importante anche l'apporto di acqua di fusione

(Olausson, 1965): attualmente le acque antartiche superficiali del Mare di

Ross risultano impoverite in 180 di circa 0,4o/oo rispetto al valore medio

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dell'acqua marina (Dini e Stenni, in preparazione). Inoltre, l'entità delle

variazioni del ò 180 marino dipende anche dalla velocità di mescolamento

tra le masse di acqua, che molto probabilmente non è rimasta costante nel

tempo.

Aò-v= variazione dovuta all'effetto vitale, che comporta una deviazione

dai valori isotopici che competono ad una situazione di equilibrio.

Aòd= denota i cambiamenti della composizione isotopica in seguito a

variazioni nella profondità dell'habitat di vita degli organismi.

Aòr= cambiamenti dovuti all'effetto di dissoluzione parziale, la cui

entità può variare da un periodo glaciale ad uno interglaciale.

Generalmente, si è visto che foraminiferi soggetti a fenomeni di

dissoluzione presentano una composizione isotopica più positiva (Berger,

1968; Hecht e Savin, 1970; Savin e Douglas, 1973).

Il termine Aòr nella maggior parte dei casi viene considerato = O. Gli

organismi bentonici sono in genere più resistenti alla dissoluzione di quelli

planctonici, per i quali è stata costruita una scala di resistenza alla

dissoluzione (Malmgren, 1983/84):

l) Neogloboquadrina pachyderma sin. (più resistente)

2) Globorotalia inflata

3) " truncatulinoides

4) Neogloboquadrina pachyderma des.

5) Globigerinita uvula

6) " quinqueloba

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DISCUSSIONE DEI DATI

Valutazione effetto vitale

Una delle condizioni fondamentali per l'uso dei foraminiferi nelle

ricostruzioni paleoceanografiche è che la precipitazione del loro guscio

carbonati co avvenga in condizioni di equilibrio isotopico con l'acqua di

mare.

I) Foraminiferi bentonici

Shackleton (1974) ha messo in evidenza che nel range di temperatura

tra 0,8° e 7°C, l'Uvigerina s.p.p. deposita il carbonato di calcio in

condizioni molto prossime all'equilibrio isotopico.

In Fig. 4 sono riportati i risultati ottenuti da Woodruff et al. (1980).

Come si può ben notare, è evidente che le specie bentoniche considerate

potrebbero precipitare il loro guscio in condizioni non molto vicine

all'equilibrio isotopico con le acque pacifiche. profonde a temperatura

ambiente. Risulta chiaro che solo l'Uvigerina presenta valori del ù180

prossimi a quelli calcolati per condizioni di equilibrio secondo la relazione

di Epstein et al. (1953) corretta da Craig (1965). Per l'Uvigerina, le

deviazioni da tali valori sarebbero da imputare all'esistenza di disequilibri

interspecifici. Come ultimo risultato, si vede inoltre che le deviazioni dalle

condizioni di equilibrio per le altre specie non sono costanti e quindi non

possono essere quantificate.

Per quanto riguarda il ù13C, anch'esso è risultato essere più negativo

rispetto ai valori calcolati per condizioni di equilibrio isotopico secondo

Emrich et al. (1970). E' probabile che i microhabitats delle diverse specie

siano stati ugualmente impoveriti in 13C a causa dell'ossidazione della

sostanza organica nello strato più superficiale del sedimento.

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+2T

18 0Qp

+4.4 ~22 3200 m

o IS'

l f3s ts7 3600

WATER DEPTH

26

expe'rimental · [I . error

EQUILIBRIUM ( EPSTEIN ,1979)

l 4000

e Globocassidulina subglobosa

\l Pullenia spp.

L:. Laticarinina pauperata

o Oridorséllls umbonatus

~

t67 l tz6 4400

Fig 4: Valori del ù180 di diverse specie di foraminiferi bentonici riportati in funzione della profondità di campionamento (da Woodrutf et al., 1980)

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Le attuali conoscenze in campo biologico sui foraminiferi derivano

principalmente da studi su organismi di acque poco profonde. Variazioni

stagionali di temperatura, salinità e produttività di queste acque sono

alcuni dei fattori che possono influenzare la composizione isotopica della

calcite. illteriori complicazioni sorgono a causa delle presenza di alghe

simbionti. Generalmente, si è visto che i taxa bentonici con valori del o13C

prossimi a quelli competenti ad una situazione di equilibrio isotopico

presentano valori del o180 anch'essi prossimi all'equilibrio.

Dai valori ottenuti dalle analisi si vede che la Globocassidulina

subglobosa presenta dei valori di composizione isotopica dell'ossigeno

inferiori a quelli della Globocassidulina biora e della Trifarina angulosa in

media di O, 73 e O, 70o/oo rispettivamente. Questo si accorda molto bene con

i risultati sperimentali ottenuti da Woodruff et al. ( 1980) che hanno

calcolato per questa specie una deviazione media dai valori all'equilibrio

intorno a O,So/oo. Di conseguenza, si può quasi certamente affermare che la

Globocassidulina biora e la Trifarina angulosa presentano dei valori di

composizione isotopica competenti ad una situazione di equilibrio.

Prendendo in considerazione i valori del o 13C, le deviazioni dai valori

all'equilibrio s1 ritiene stano dovute principalmente all'utilizzo

preferenziale di co2 metabolica oppure al fatto che, in alcune specie

bentoniche, il o 13C può riflettere la composizione isotopica delle specie

carbonati che disciolte n eli' acqua dei pori ali' interno del sedimento

(tipicamente più negativa di 0,6-7-l,2o/oo rispetto a quella delle specie

carbonatiche presenti nelle acque di fondo; McCorkle et al., 1990). Se si

vanno a considerare i valori del o13C ottenuti, si vede che la

Globocassidulina subglobosa e la Trifarina angulosa presentano, nella

maggior parte dei casi, una composizione isotopica più negativa in media

di 0,16 e 0,49o/oo rispetto a quella della Globocassidulina biora.

Considerando invece i singoli valori di tale differenze, si nota che esse non

sono costanti, ma variano entro l'intervallo di l unità delta e pertanto non

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è consigliabile l 'utilizzo di tali specie nelle ricostruzioni ambientali. Solo

da studi piuttosto recenti è emersa la possibilità che in particolari

microhabitat poveri in ossigeno, si verifichino dei frazionamenti isotopici a

causa della presenza di batteri simbionti appartenenti alla specie

Thiobacillus che si svilupperebbero proprio in tali condizioni ambientali.

II) Foraminiferi planctonici (Neogloboquadrina pachyderma)

Per quanto riguarda invece l'unica specie planctonica analizzata, la

Neogloboquadrina pachyderma, Kahn & Williams (1981) hanno

dimostrato che nell'intervallo di profondità tra i 50 ed i 200 metri, dove

avviene la secrezione primaria del guscio, si può verificare una

negativizzazione sia del ò13C che del ò180 rispetto ai valori all' equilibrio.

Inoltre, essi hanno dimostrato una diminuzione dell'effetto vitale sul ò13C

all'aumentare della profondità. Questa diminuzione è probabilmente resa

possibile dalla diminuzione dell'intensità luminosa che inibirebbe l'attività

fotosintetica delle alghe simbionti. L'effetto vitale sul ò 180 rimarrebbe

invece costante all'aumentare della profondità. Inoltre, è stato dimostrato

che nell'emisfero Sud per temperature dell'acqua <8°C, la temperatura

isotopica che si ricava dalla Neogloboquadrina pachyderma risulta

inferiore alla temperatura media estiva dell'acqua di 2,5°C, cioè

T isotopica = SSTestiva- 2,5°C (Duplessy et al., 1991)

Questa relazione risulterebbe valida anche nel caso in cui una copertura

di ghiaccio fosse presente sulla superficie oceanica.

Interpretazione dei risultati

Per quanto riguarda l'interpretazione dei risultati, è necessaria

un'osservazione molto minuziosa delle variazioni ottenute, osservazione

che potrà avere un senso ed un riferimento precisi solamente quando

saranno disponibili le datazioni radiometriche, che potranno fornire

un'interpretazione soddisfacente delle vicende deposizionali della carota

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19. Per adesso gli unici r~ferimenti cronologici disponibili, risultano due

età radiocarbonio ottenute sul carbonato inorganico, e cioè:

376-382cm = 19.020 ± 100 anni

554-557 cm= 5760 ± 60 anni

A questo punto, si possono formulare le seguenti ipotesi:

l) gli ultimi 3 metri di carota rappresentano il risultato di un

rimaneggiamento dovuto ali' azione del ghiacciaio oppure di un più

generico processo di risedimentazione. Per quanto riguarda la prima

spiegazione, la piattaforma di ghiaccio ancorata al fondo avrebbe eroso

parte dei sedimenti di fondo che avrebbe in seguito ridepositato a valle

(Fig. 5). La parte inferiore della carota 19 corrisponderebbe quindi ad un

"lodgement till" (Anderson et al., 1980) o "orthotill" (Anderson et al.,

1983). L'elevata compattazione sarebbe stata raggiunta in seguito al

carico dovuto al peso della massa di ghiaccio sui sedimenti ridepositati. Se

ciò fosse vero, l'età minima per tale evento sarebbe datata 5760 anni fa.

Questo risulta in contraddizione con numerosi autori, alcuni dei quali

affermano che il ritiro della piattaforma di ghiaccio sia iniziato ctrca

13.000 anni fa a partire dal settore occidentale e che si sia completato

entro i 6600-6000 anni fa (Denton et al., 1989) o altri che sostengono che

il settore occidentale non sia stato comunque mai raggiunto da

piattaforme di ghiaccio ancorate al fondo (grounded ice sheet) durante

l'ultimo glaciale (Licht et al., 1995; Taviani e Anderson, 1995).

Se invece si considera la porzione basale della carota come il risultato

di un processo di risedimentazione (es: materiale franato dalle pareti dei

rilievi che contornano il J oides Basin) non si riuscirebbe a sptegare

ragionevolmente la notevole compattazione raggiunta.

2) La datazione di 5760 anni nell'intervallo 554-557 cm potrebbe non

essere corretta, a causa della scarsa quantità di materiale su cui è stata

eseguita (Tuniz, com. pers.). Le variazioni del 3180 e del ò13C riscontrate

nelle faune potrebbero quindi riflettere variazioni ambientali. Ad esempio,

gli episodi di aumento delle frazioni più grossolane (ghiaia e sabbia) che si

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Sea Ice l Iceberg Zone

Grounded Iceberg Ploughing

Ice Shelf 8 Ice Sheet Zones

Colving Morc;~in

O v e rt ur n i n g

Fig. 5: Modello raffigurante ambienti di deposizione per sedimenti criogenici primari e secondari (da Kellogg e Kellogg, 1988). Sopra: zona di ghiaccio marino/iceberg. Alla destra è rappresentato il fenomeno di calving. Sotto: zona di ice sheet/ice shelf. Le frecce indicano il movimento principale della corrente al di sotto delle piattaforme glaciali.

30

Ice Shelf

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31

1 2 3 4 5 6 280~~--~~~~~~~~~--~~

.c +-l

c.. (])

o

300

320

340

-n- Globocassidulina bi ora

+ Neogloboq. pachyderma

' '· '

~: ~ . ' . . ' . . ,.

0~ \ . ., . \ . . . . . \ . \ \ . '\ \ : . \ \ .

Fig. 6: Composizione isotopica dell'ossigeno della Globocassidulina biora e della Neogloboquadrina pachyderma.

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rinvengono intorno alle profondità di 550 e 490 cm, sono accompagnati

da negativizzazioni dei valori del o 180. L'aumento delle frazioni più

grossolane viene spesso associato ad episodi di sedimentazione di "ice

rafted detritus" (IRD) o di "iceberg rafted detritus" (ffiRD), cioé di

materiale che viene depositato sulla piattaforma continentale in seguito a

processi di fusione basale della piattaforma di ghiaccio o di icebergs

rispettivamente. Sia l 'IRD che l 'ffiRD possono contenere faune fossili

autoctone (Kellogg e Kellogg, 1988). La negativizzazione del o180

sarebbe quindi da attribuire ad una negativizzazione della composizione

isotopica dell'acqua marina in seguito ad un consistente apporto di ~equa

di fusione glaciale isotopicamente più negativa.

Con una velocità di sedimentazione pari a 0,02cm/anno (calcolata

sottraendo al valore di 19.020 un "effetto reservoir" di 2000 anni; Gordon

e Harkness, 1992) le età di tali variazioni risulterebbero di 24.670 e

21.980 anni fa. L'età di 24.670 risulta di poco più recente rispetto ali' età

di 27.000 anni indicata come il limite tra gli stadi isotopici 2 e 3

(passaggio tra una fase interstadiale e l'ultimo glaciale); l'età di 21.980

rappresenterebbe il culmine dell'ultimo glaciale per l'emisfero Sud

(Salinger, 1981).

L'inizio dell'ultimo glaciale sarebbe quindi registrato alla profondità di

550 cm: questo verrebbe confermato anche dall'elevato rapporto

bentonici/planctonici (Salvi, 1995). Tale rapporto viene infatti usato come

indice di dissoluzione (Howard e Prell, 1994): durante un periodo freddo

l'innalzamento della CCD provocherebbe un aumento della dissoluzione

dei gusci carbonatici; essendo i gusci degli organismi planctonici meno

resistenti rispetto a quelli bentonici, un improvviso aumento del rapporto

tra le due faune, testimonierebbe la presenza di un episodio freddo.

Inoltre, la positivizzazione del o13C che si riscontra intorno ai 560 cm

di profondità in tutte le specie analizzate, potrebbe indicare una maggiore

32

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produttività che generalm0nte si verifica quando le acque sono libere dai

ghiacci (Osterman e Kellogg, 1979).

Usando il medesimo valore di velocità di sedimentazione, si ricava che

il passaggio tra gli stadi isotopici l e 2 verificatosi 13.000 anni fa (ultimo

glaciale/interglaciale) sarebbe registrato a 280cm di profondità. Al di

sopra di tale livello, si verificano significativi cambiamenti ali' interno della

carota: innanzitutto la scomparsa della fauna carbonatica che viene

sostituita da quella arenacea, l'aumento del contenuto in acqua, forte

diminuzione della frazione grossolana (sabbia e ghiaia) e conseguente

aumento della componente pelitica.

Si tratta comunque, come già specificato, di considerazioni solamente

ipotetiche: per una corretta interpretazione dei risultati diventa

indispensabile l'acquisizione di riferimenti cronologici attendibili. Ciò si

rende necessario soprattutto a causa della mancanza di una continuità

nella sedimentaione biogenica e quindi di una registrazione isotopica

continua dal top al bottom della carota.

Attualmente sono in corso misure di attività radiocarbonio sul carbonio

organico totale presso il Centro di Ricerche Isotopiche dell'Università di

Groningen (Paesi Bassi) che si spera possano fornire una spiegazione

soddisfacente alle vicende ambientali esedimentologiche della carota 19.

33

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METODO DI ANALISI E NOTAZIONI ISOTOPICHE

Le tecniche di misura della composizione isotopica dei carbonati sono

state descritte dettagliatamente da molti autori (McCrea 1950, Epstein et

al. 1951, 1953 ..... ). In questo lavoro, dovendo analizzare campioni dalle

dimensioni e peso estremamente ridotti ( dell'ordine di frazioni di

milligrammo ) è stata utilizzata la tecnica suggerita da Shackleton nel

1965.

Tutti i campioni sono stati dapprima sottoposti ad un trattamento in

bagno ultrasonico per circa l 0-15 secondi in modo da eliminare eventuali

incrostazioni secondarie presenti sulla superficie del guscio o al suo

interno ed eventuali riempimenti di sedimento rimasti inclusi nelle camere.

Successivamente, dopo essere stati asciugati, i gusci sono stati arrostiti

sotto vuoto per circa 45 minuti a 360°C allo scopo di pirolizzare la

sostanza organica eventualmente presente.

L'estrazione della C02 dal campione è stata realizzata mediante

un'apposita linea in vetro pyrex collegata direttamente ad uno

spettrometro di massa (Finnigan - Delta E ) e mantenuta sotto vuoto ( ~

l0-3 mmHg ) da un sistema di pompaggio costituito da una pompa

rotativa e da una pompa a diffusione a vapori di mercurio.

I campioni vengono fatti reagire con acido fosforico al l 00% a 60°C in

modo da liberare co2 secondo la reazione:

3CaC03 + 2H3PO 4 = 3C02 + C~(P04)2 + 3~0 Tale reazione ha la durata di circa 15 minuti e la C02 che si va

formando viene condensata in una trappola raffieddata con azoto liquido

( -180°C ). A reazione ultimata, i gas incondensabili vengono eliminati

mediante il sistema di pompaggio, l' azoto liquido che raffiedda la

trappola viene sostituito con una miscela criogenica a -80°C ( alcool

etilico + azoto liquido) in modo da permettere la sublimazione della co2

trattenendo invece il vapor d'acqua. La C02 così purificata viene

introdotta direttamente nello spettrometro di massa. Questo è dotato di un

particolare sistema d'ingresso con un microvolume predisposto per la

misura di quantità di gas estremamente ridotte. La C02 estratta dal

campione viene confrontata con una co2 standard ( cioè di composizione

isotopica nota ) ottenuta anch'essa da una reazione acido-carbonato a

60°C.

34

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La composizione isotopica del campione viene riportata in termini di

unità delta per mille essendo ù definito, rispettivamente, dalle seguenti

espresstoru:

13C l l2C campione - 13C l l2C standard

()13C = ------------------------------------------------------- l 000 13C l I2c standard

18Q l 16Q campione- 18Q l l6Q standard

ù 18Q = ---------------------------------------------------------- l 000 18Q l 16Q standard

Il Laboratorio di Geochimica isotopica di Trieste utilizza come

standard interno di lavoro, il carbonato di calcio di un campione di marmo

di Carrara che presenta una composizione isotopica di

ù13C = + 1.94 o/oo

ù180 = -1.85 o/oo

rispetto allo standard internazionale PDB-1 verso il quale vengono

generalmente nportati valori di composizione isotopica di tutto il

materiale carbonati co.

I rapporti 13Cil2C e 18Qil6Q sono definiti come "rapportì di

abbondanza" R tra gli isotopi di un elemento in un determinato composto

chimico.

Il fattore di frazionamento a , indica invece il rapporto tra i rapporti di

abbondanza R di due composti chimici o di due fasi di uno stesso

composto.

Talvolta, per semplicità di calcolo, si preferisce fare riferimento al

fattore di arricchimento E, così definito: E = ( a - l ) l 000.

35

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SECONDA PARTE

INTRODUZIONE E SCOPO DEL LAVORO

La seconda parte del lavoro è stata dedicata allo studio ed

all'applicazione delle tecniche di analisi e di misura dell'attività

radiocarbonio in carbonati di precipitazione biogenica.

La datazione tramite il metodo del radiocarbonio è di grande

interesse per diversi campi di ricerca:

-archeologia e paleobotanica,

-glaciologia e paleoclimatologia,

-datazione di acque sotterranee,

-datazione di speleotemi,

-oceano grafia.

In seguito al lavoro pionieristico di W.S. Libby (1955), il metodo di

datazione col radiocarbonio è diventato un metodo fondamentale per

gli studi sul Quatemario in quanto fornisce un valido supporto per la

ricostruzione di eventi e variazioni ambientali per gli ultimi 40.000 anni

circa (Denton e Hughes, 1981).

I gusci ed i resti di organismi marini che spesso si rinvengono nei

depositi costieri rappresentano un ottimo materiale per la datazione col

metodo del radiocarbonio. Generalmente, essi si trovano in spiagge

emerse od in depositi marini rielaborati dali' azione dei ghiacciai e di

conseguenza possono fornire importanti informazioni sulla cronologia

delle fluttuazioni glaciali e delle variazioni del livello del mare.

Oltre alla laboriosa messa a punto del metodo di lavoro, della

tecnica di preparazione dei campioni e della standardizzazione delle

procedure, sono state effettuate 39 misure di attività radiocarbonio su

campioni prelevati durante la spedizione MA TE del 1991 allo Stretto

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di Magellano tra l'imbo~catura Atlantica e Punta Arenas allo scopo di

delineare l'evoluzione ambientale dell'area esaminata (Fig. 7).

Parallelamente a questo tipo di indagine, si è proceduto all'analisi

della composizione isotopica dell'ossigeno di campioni di acqua di

mare prelevati in 25 stazioni nell'area dello Stretto di Magellano

durante la medesima spedizione.

LA SCOPERTA DEL 14C

La prima indicazione dell'esistenza del 146C si deve a F.N.D. Kurie

dell'Università di Yale nel 1934. Egli espose degli atomi di azoto al

bombardamento di un fascio di neutroni ed osservò che alcuni nuclei

emettevano delle particelle. Un'ulteriore conferma dell'esistenza

dell'isotopo radioattivo del carbonio fu ottenuta da Kamen negli anni

successivi grazie a numerosi esperimenti condotti mediante ciclotrone

nell'Università di Berkeley. La svolta definitiva nella scoperta e

nell'utilizzo del 14C si deve soprattutto alle ricerche condotte da W.F.

Libby dell'Università di Chigaco negli anni '40-'50. Anderson e Libby

( 1951) sono stati i primi a riportare misure dell'attività specifica del 14C

in organismi viventi, a dimostrare che essa può essere ritenuta costante

entro stretti limiti e che è indipendente dalla latitudine. Essi riportarono

inoltre il valore di 15,3±0,5 disintegrazioni al minuto ( dpm/g) per la

velocità di disintegrazione del 14C in campioni di tessuto vegetale. Per

questo lavoro pionieristico, W.F. Libby venne insignito del premio

Nobel per la Fisica nell960.

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'"I'j cjQ ' -....)

2? (S' l:ll N o· = (p

l:ll ..., (p l:ll

9: V> ...... c o.. 5 '

53°

54°

CANAL

PACIFIC OCEAN

560 o

l \

/T OF MA GELLAN

l. CONTRAMAESTRE

B. GENTE GRANDE

ATLANT/C

OCEAN

w 00

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PRINCIPI DI DATAZIONE COL METODO DEL

RADIOCARBONIO

Il 14C viene prodotto nell'alta atmosfera da una serie di reazioni

nucleari basate sull'interazione tra la radiazione cosmica secondaria e

gli isotopi stabili di azoto, ossigeno e carbonio. La più importante di

queste reazioni è rappresentata da:

ton+ t47N ~ t46C + ttH

Gli atomi di radiocarbonio così prodotti vengono poi ossidati

formando molecole di 14C02 ad un ritmo compreso tra l, 7 e 2,5

atomi/cm2/s. Le molecole di 14C02 radioattiva si mescolano

rapidamente nell'atmosfera e nell'idrosfera con le molecole non

radioattive di co2 e riescono a mantenere una concentrazione di

radiocarbonio praticamente costante in uno stato di quasi-equilibrio,

grazie alla continua produzione e mescolamento da un lato, ed al

continuo decadimento degli atomi di 14C dall'altro. La C02 contenente

radiocarbonio viene direttamente utilizzata dalle piante per il ciclo

fotosintetico insieme alle molecole non radioattive ed il 14C entra

quindi a far parte della sostanza organica. Questa, utilizzata dagli

animali erbivori contribuisce ai vari passaggi legati alla catena

alimentare per cui tutti gli organismi viventi finiscono con l'avere

concentrazioni pressochè costanti di 14C (Fig.8). Quando un organismo

muore, cessa l'assunzione di 14C e quello presente nell'organismo

stesso comincia a decadere. Una volta definita con esattezza l'attività

radiocarbonio degli organismi viventi, quella che si misura in un

campione fossile o sub-fossile può essere utilizzata per stabilire il

periodo di tempo trascorso dal momento della morte dell'organismo. Il

decadimento del 14C avviene per emissione di particelle p- e conduce

alla formazione di azoto: 14

6C ~ 141N + p-+ v- + Q

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dove Q= 0.156 MeV (energia emessa)

ASSIMILATION

FLOATING PLANTS

SUBMERGEO PLANTS

ROOTS

OISSOLVEO CARBONATE HARD W. AGEO W

HUMIC ACIO l EROSION ALLOCHT~NJUS "41XING REWORKING MATERIAL

TRA.NSPORTATION

ROOTS

Fig. 8: Illustrazione schematica del processo di assorbimento del 14C da parte delle piante e degli animali e del processo di interscambio tra i diversi reservoir (da Olsson, 1986).

Il decadimento per emissione rr implica l'emissione di un elettrone

dal nucleo d eli' aton1o realizzata per mezzo della trasformazione di un

neutrone in un protone con conseguente emissione di rr e di un

neutrino v·. Come si può facilmente dedurre, il decadimento Jr non

implica la variazione del numero di massa (in questo caso rimane 14 ),

ma un aumento di una unità del numero atomico (da 6 a 7, per cui

l'atomo di carbonio si trasforma in atomo di azoto).

La radioattività che si misura in un can1pione segue la legge

fondamentale del decadimento:

A= Aoe -Àt

dove:

40

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A = attività in disintegrazioni per minuto per grammo di campione

(dpm/g);

Ao = attività iniziale del campione quando l'organismo era ancora in

vita. Il valore medio dell'attività specifica del radiocarbonio negli

organismi viventi in equilibrio con quello atmosferico è di 13,56±0,07

dpm/g (Karlen et al., 1966);

t = età del campione;

À = costante del decadimento espressa come ln2/T /2 (dove T /2 è il

tempo di dimezzamento ( 5 73 0±40 anni secondo Godwin, 1962 ), anche

se nel calcolo dell'età si preferisce usare il valore di 5568 anni. In realtà

l'esatto tempo di dimezzamento del 14C non è ben noto ed esistono

almeno 4 valori diversi forniti da vari autori. In attesa di giungere a

precisare il valore esatto si è deciso di utilizzare universalmente uno di

tali valori in modo che tutti i risultati ottenuti, anche se in pratica non

esatti, potranno venir corretti con grande facilità una volta definito il

reale tempo di dimezzamento.

L'età di un campione può quindi venire così calcolata:

t= 1/À In (Ao-As/A-As) anni

sostituendo À = ln2/ T/2 = 0,693/5568 = 1,2 ·to-4

t = 8033 In (Ao-As/ A-AB) anni

dove AB è l'attività del "fondo" cioè l'attività di un campione che dal

punto di vista del radiocarbonio dovrebbe essere completamente

"morto".

La relazione tra l'attività radiocarbonio (A) ed il tempo trascorso

dal momento t in cui è cessato lo scambio col 14C atmosferico è

rappresentata in Fig. 9. Come si può vedere dal medesimo grafico

esiste un limite di età per le determinazioni col metodo del

radiocarbonio che, a seconda dello strumento usato per misurare

l'attività e della precisione dell'analisi, non supera i 40.000-50.000

anni (equivalenti a circa dieci volte il periodo di dimezzamento).

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-~__..,./

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Half-L i ves of 14c 6

o 2 3 4 15

c 14 c ..!:; ± 0.07 dpm/g of C

l..,__ 13 eu u

12 '-+---

o 1 1

Oì ............_

E 10 Q.

...,_..., LI 9

c 8 A c- "At = o

u 7 <::J" ~

"+--6

c >- 5 +--'

> 4

u 3 0: c -c 2 ro o:

o o 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 :Z6

Thousands of Years (t)

Fig. 9: Decadimento del 14C nelle piante o nei tessuti animali inizialmente in equilibrio con le molecole di

14C02 dell'atmosfera o

dell'idrosfera. Quando gli organismi viventi muoiono, lo scambio cessa e l'attività del radiocarbonio dimunuisce secondo una funzione esponenziale con un periodo di dimezzamento pari a 5730 anni (da Faure, 1986).

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TRATTAMENTI PRELIMINARI DI CAMPIONI

DIVERSI PER L'ANALISI DELL' ATTIVITA'

RADIOCARBONIO

PRE-TRATTAMENTI CHIMICI

SEPARAZIONE CELLULOSA

l) Ridurre il campione in piccoli pezzi

2) pesare (quando il campione ha un alto contenuto in resina, prima

bisogna !asciarlo per 24h in etere di petrolio e quindi rimuovere tutte le

tracce di solvente usando una stufa a vuoto)

3) reagire per 24h ad 80°C im SM HCl

4) lavare e quindi reagire con 2M NaOH ad 80°C fino a che tutti gli

acidi umici non sono stati rimossi

5) lavare il c~pione e reagirlo in 2MHC1 ad 80°C per 24h

6) filtrarlo e lavarlo dai residui di acido

7) reagire il campione così deumificato a 70°C in una soluzione di

80gr NaCl02 + llml HCl eone. in 31. di H20 (sotto cappa)

8) continuare a ripetere se necessario questa fase fino a che tutto il

campion~ è stato ossidato (precipitato bianco flocculante)

9) recuperare la cellulosa filtrandola e lavandola dall'acido con

acqua distillata calda

IO) essicare.

LEGNO

l) Ridurre il campione in piccoli pezzi

2) reagirlo ad 80°C per 24h in 2M HCl e poi lavarlo

3) reagirlo ad 80°C per 24h in 2M KOH (per togliere gli acidi

umici) e poi lavarlo

4) reagirlo ad 80°C per 24h in 2M HCl e poi lavarlo

43

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5) filtrare, essicare e pesare.

NB: quando il legno è piuttosto vecchio è meglio non procedere alla

separazione della cellulosa in quanto si rischia di perdere tutto il

campione. Eventualmente la decisione di procedere alla separazione

della cellulosa viene presa dopo l'eliminazione degli acidi umici.

RADICI

I campioni provenienti da zone caratterizzate da "acque dure''

contengono materiale carbonatico che deve essere eliminato.

l) Reagire il campione in 2M H Cl ad 80°C per 24h

2) la vario e filtrarlo

3) essicarlo e pesarlo.

CONCIDGLIE

l) Lavare il campione in un bagno ad ultrasuoni per rimuovere

fango, sabbia ed altro materiale estraneo

2) asciugarlo e pesarlo.

CARBONATI DI ACQUE DOLCI

Non è necessario nessun pre-trattamento: si recupera la C02 tramite

reazione con 5M H CI.

CARBONE

l) Togliere tutte le radici

2) reagire in 2M KOH ad 80°C fino a che tutti gli alcali organici

solubili sono stati rimossi

3) lavare e poi reagire ad 80°C per 24h con 2M HCI

4) essicare e pesare.

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SILT ORGANICO, f}\NGO LACUSTRE, FANGO ORGANICO,

GYTTJA (torba organica costituita essenzialmente da plancton),

TORBA, DETRITI ORGANICI .....

l) togliere eventuali radici estranee

2) reagire il campione in 2M HCl ad 80°C per 24h per togliere tutto

il carbonato inorganico

3) lavarlo e filtrarlo

4) essicarlo e pesarlo

NB: se la quantità a disposizione è piuttosto picco l~ oppure se il

campione non sembra molto sporco, si preferisce farlo reagire con

0,5M HCl anzichè 2M HCl .

SUOLI (in generale)

l) Togliere i frammenti di roccia e le radici

2) mettere il campione in H20 distillata e togliere tutto il materiale

galleggiante

3) filtrare ed asciugare

4) pesare e passare il tutto in un mortaio

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TECNICA DI PREPARAZIONE PER LA MISURA

DELL'ATTIVITA' 14C IN CARBONATI DI ORIGINE

BIOGENI CA

Si tratta di una tecnica di preparazione piuttosto lunga che prevede

un complesso processo chimico di trasformazione del carbonato di

calcio, processo che viene realizzato mediante un'apposita linea in

vetro pyrex (Fig. l O) mantenuta sotto vuoto (circa l 0-2 mmHg )

mediante una pompa meccanica del tipo rotativo a doppio stadio.

Il campione, dopo essere stato trattato in un bagno ad ultrasuoni,

viene finemente macinato ed una quantità di circa 25 grammi della sua

polvere viene introdotta nell'ampolla di reazione 2. Per quanto

riguarda la quantità di campione necessaria per l'analisi si fa

riferimento alla Tab. 4; è necessario utilizzare una quantità tale da far

sviluppare 5-6 litri di co2 indispensabili per ottenere almeno 2-3 ml di

benzene. Acido fosforico p.p.a. all'85% (che può essere sostituito

anche da HCl 5M) precedentemente posto nell'imbuto l, viene fatto

cadere lentamente sul campione determinando la reazione:

3CaC03 + 2H3P04 = Ca3(P04)2 + 3H20 + 3C02

La C02 che si sviluppa viene fatta fluire nel serbatoio 3 ( ·volume

=10 litri) attraverso 2 trappole T1 e T2 ) immerse in una miscela

criogenica a -70°C che hanno il compito di trattenere il vapor d'acqua.

Una volta terminata la reazione e dopo aver eliminato i gas

incondensabili tramite il sistema di pompaggio, si determina la quantità

esatta di C02 mediante un manometro di precisione Mt. Da 25 gr di

carbonato di calcio si dovrebbero ottenere circa 538 mbar di pressione

nel caso del volume da noi utilizzato: 25 gr di CaC03 sviluppano infatti

0,25 moli di anidride carbonica che, secondo l'equazione PV=nRT

(n=0,25; T=298°K, R=0,082, V=ll,5 litri) dovrebbero corrispondere a

0,531 atm equivalenti appunto a 538 mbar. Nel corso delle prime

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analisi effettuate non è stato possibile ottenere una reazione completa.

Ciò era forse dovuto al fatto che reagiva solamente lo strato superiore

della polvere di carbonato, mentre la porzione sottostante veniva

esclusa dalla reazione a causa della formazione di una specie di

"crosta" superficiale (probabilmente di fosfato di calcio). Per eliminare

questo inconveniente si è pensato di porre sotto l'ampolla 2 un

agitatore magnetico che, mescolando di continuo la polvere,

permettesse a tutto il campione di reagire. In questo caso st sono

ottenuti rendimenti notevolmente migliori, anche se sempre

leggermente inferiori al l 00%.

Dal serbatoio 3 il gas viene fatto fluire attraverso la trappola T s

riempita con P20s in polvere in modo da rendere il gas completamente

anidro. Nel frattempo nel forno l si introduce una certa quantità di litio

metallico in funzione della quantità di co2 ( 3 gr di litio ogni litro di

co2 sviluppata), litio che viene portato ad una temperatura di 650°C

sotto vuoto. A questo punto l'anidride carbonica viene fatta espandere

lentamente nel forno dove ha luogo la reazione seguente

2Li + 2C02 = LhC2 + 202

Una volta raffreddato il carburo di litio così formato, si fanno cadere

goccia a goccia nel forno circa 2 litri di acqua deionizzata

precedentemente posti nell'imbuto 2. L'acetilene prodotta dalla

reazione LhC2 + 2H20 = C2H2 + 2LiOH, attraverso una serie di

trappole criogeniche ed a P20s si espande nel volume 3. La pressione

dell'acetilene dovrebbe risultare circa la metà di quella dell'anidride

carbonica utilizzata nella reazione.

L'ultimo passaggio prevede la ciclotrimerizzazione dell'acetilene in

benzene per mezzo di un catalizzatore attivato al cromo posto in T t o. Il

benzene così formato (circa 2,8 gr) viene raccolto in T9, trasferito in un

apposito contenitore (vial) e quindi pesato. Per ogni millilitro di

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LATO A

3

LATO B

Ts FORN01

T a Ts

Fig. l 0: schema semplificato della linea usata per la sintesi del benzene.

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benzene ottenuto si aggiungono 13± l mg di scintillato re del tipo butyl­

PBD. La geometria di conteggio usata è quella dei 2 ml (=1,757 gr di

C6H6) ed ogni qual volta si ottengono delle quantità di benzene

inferiori, il campione viene diluito con del benzene "morto" fino a

raggiungere la geometria desiderata.

MATERIALE %CARBONIO

CARBONE LEGNO\CARBONE LEGNO CELLULOSA ERBA MUSCHIO TORBA \MUSCHIO TORBA GYTTJA SUOLI TORBA \ARGILLA ARGILLA ORGANICA SABBIA \ARGILLA ESTRATTI ORGANICI COLLAGENE FANGHI E SEDIMENTI SEDIMENTI MARINI (organici) SEDIMENTI MARINI (inorg.) CONCHIGLIE CORALLI GRAFITE ANTRACITE SACCAROSIO ACIDO OSSALICO MARMO

65 60 30 20-45 o 30-55 10-35 20-50 o 5-25 2-10 < 0,5-5 < 0,5-4 20-55 5-20 < 1-25 < 1-20 2-5 0-15 10 100 70 39 19 10

Litri CQ,/grammo

1,2 1,1 0,6 0,4-0,8 0,8 0,6-1,0 0,2-0,7 0,4-0,9 0,2 0,1-0,5 0,04-0,2 0,01-0,1 0,01-0,1 0,4-10 0,1-0,4 0,02-0,5 0,02-0,4 0,04-0,1 0,2-0,3 0,2 1,87 1,3 0,8 0,4 0,2

Tab. 4: % di carbonio presente in un grammo di materiale e corrispondenti litri di co2 sviluppati.

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STANDARDS DI RIFERIMENTO

l. Acido ossalico SRM-4990 C

E' stato stabilito, ed è ormai ampiamente riconosciuto, che ciascun

laboratorio riporti i propri risultati direttamente in relazione ali' acido

ossalico, usato come standard internazionale, oppure usando un

sottostandard a sua volta riportato verso lo standard internazionale

(Olsson, 1970).

L'acido ossalico SRM-4990C, fornito dal National Bureau of

Standard (USA), è lo standard usato dal Laboratorio di Geochimica

isotopica per ottenere il valore dell'attività moderna (Ao) del

radiocarbonio.

PROCEDIMENTO

Si prepara una soluzione concentrata di KMn04 ( l gr di KMn04 per

ogni grammo di acido ossalico) e H2S04 al 50% ( 4 mi per grammo di

acido ossalico). La soluzione di KMn04 viene posta nell'imbuto l e

viene fatta cadere lentamente nell'ampolla 2 dove 18 grammi di acido

ossalico sono stati posti in 72 mi di acido solforico innescando la

seguente reazione:

2Mn04-+ SH2C204 + 6W = 2Mn2+ + 8H20 + 1 oco2

Approssimativamente 0,36 litri di C02 vengono prodotti per ogni

grammo di acido ossalico.

Le fasi successive sono le stesse che vengono eseguite per la

preparazione dei campioni.

2. Marmo di Carrara

Data l'età mesozoica di questo carbonato metamorfico, la sua

attività radiocarbonio dovrebbe essere uguale a zero e quindi

rappresentare il "background", cioè l'attività del fondo che viene

rilevata dopo la preparazione chimica del campione durante la fase di

conteggio. L'attività del fondo deve essere sottratta sia all'attività dello

50

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standard che a quella del camptone pnma di procedre al calcolo

dell'età.

La procedura di preparazione è la medesima impiegata per la

preparazione dei carbonati inorganici.

FASE DI CONTEGGIO

Attualme~te esistono 2 tipi di strumenti che permettono di rilevare

con accuratezza l'attività radiocarbonio. Il contatore proporzionale a

gas e quello a scintillazione. La concentrazione delle molecole di 14C02

in un composto può anche venir determinata per spettrometria di massa

mediante acceleratore, che permette di misurare età di campioni di

50.000-60.00 anni. Presso il Laboratorio di Geochimica isotopica è

disponibile un contatore a scintillazione del tipo LKB- Quantulus.

Questo strumento ha la funzione di convertire l'energia delle particelle

f3- emesse dallo scintillatore (Butyl-PBD) in quanti di luce. I quanti

vengono rilevati da un tubo fotomoltiplicatore che trasforma il segnale

luminoso in segnale elettrico. Per eliminare la radiazione cosmica

secondaria, oltre ad un'opportuna schermatura di piombo, il sistema è

dotato di un sistema di contatori in anticoincidenza che sottraggono al

conteggio totale degli impulsi segnali che vt arrivano

cronologicamente sfasati avendo le particelle attraversato prima la

fascia di contatori esterni. Lo schema semplificato del contatore è

illustrato in Fig. 11.

Il benzene che viene contato può talvolta presentare impurezze che

possono causare uno spostamento dello spettro del radiocarbonio

verso energie minori e di conseguenza una diminuzione d eli' efficienza

del conteggio. Tale fenomeno, detto "quenching", viene monitorato da

una "sorgente radioattiva esterna" (MERS =mean extemal radioactive

source) che permette anche di calcolare un fattore di correzione (QCF

51

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= quench correction factor). Per questo motivo prima di procedere a

qualsiasi genere di analisi, sono state eseguite delle prove allo scopo di

mettere in relazione il fenomeno del quenching con il calo

dell'efficienza nel conteggio:

UQUID SCtNT1UA10tt

CotNC. UNIT

...------' COINC. UNJT

n

INHIIIITn A/D CONVERTtR

\ \

\ \ \

\

..... =_,_~.-l ~

Fig. 11: Schema semplificato del contatore.

52

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- un vial conten~nte 4 mi di benzene puro e con attività

radiocarbonio pari a 400cpm/ grammo è stato fatto contare per 24 ore

determinando il decadimento Jr e il "mean external standard ratio"

(MESR).

- Successivamente sono stati preparati dei vials contenenti la

medesima quantità di benzene con l'aggiunta del 5,6,7,8,9,10% di una

soluzione contenente benzene e 7% di acetone. Anche per questi

camptoru sono stati calcolati il MESR, il conteggio cpm/gr e

l'efficienza relativa rispetto a quella del benzene puro considerata come

efficienza al l 00%, cioè: [ 14C cpm ( quenched) l 14C cpm

( unquenched)] l 00.

- I valori del MESR ottenuti sono stati nportatt tn un piano

cartesiano contro l'efficienza relativa (Fig. 12). L'equazione ottenuta è

risultata pari a:

Efficienza= 0,3836 MESR - 242,06 R2 = 0,993

Il valore IlE x 100 fornisce il quench correction factor (QCF) da

applicare poi nel calcolo d eli' età.

53

102 ~------------------------------------~ 101 100 99 98 97 96 95 94 93 92 91 90 89

y = 0,3836x - 242,06

R2 = 0,9933

• 88 +-----+-----+-----+-----+-----+-----+---~

895 890 885 880 875 870 865 860

Fig. 12: In ascissa è riportato il MESR (Mean External Standard Ratio ), mentre in ordinata l'efficienza in %.

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Nella pagina seguente viene riportato il programma di conteggio di

un campione. Come si può notare, l'eventuale presenza di radionuclidi

a bassa energia come_il 40K (presente nel caso si usino dei vials di

vetro) e 3H viene eliminata usando la funzione "high coincidence bias"

ed una finestra di conteggio compresa tra 260 e 530. In Fig. 13 è stato

riportato lo spettro di uno stesso campione senza (7a) e con (7b) l'high

coincidence bias: la eventuale presenza in Fig. 13a di in altro emettitore

f3- come il tritio od il40-potassio provocherebbe infatti un aumento dei

conteggi causando un errato calcolo dell'età del campione.

Un piccolo problema è sorto quando dallo spettro ricavato dal

conteggio di alcuni campioni è stata messa in luce la presenza di due

picchi caratteristici del 222Rn e 214Po (presenti nell'acqua usata durante

la fase di preparazione dell'acetilene) che andavano ad influire sul

conteggio totale dell'attività radiocarbonio falsandone in qualche modo

la misura (Fig.14). Allo scopo di eliminare la presenza dei due

radionuclidi, molti laboratori usano far passare almeno tre settimane

dalla preparazione chimica del campione alla fase di conteggio in modo

da dare tempo a tutto il rado n di decadere (tempo di dimezzamento

T/2 = 3,8 giorni). E' stata invece trovata una soluzione molto più

veloce che consiste cioè nel portare ad ebollizione l'acqua deionizzata

usata per produrre l'acetilene in modo da volatilizzare il gas nobile.

54

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Programma di conteggio

ID: 14C - > LINE

OOA PROGRAM MODE

->

6 - >

01 SET POSITION PARAMETERS Y ->

55

ORDER POS ID CTIME COUNTS CUCNTS MCW REP STO STMS STIME 60 22aE 120:00 1.0E04 5.0E04 Y 1/ 1 1:00

COMMAND: Display,Modify,Remove,Insert,Copy,Path,<ret><=continue) -> 02 NUMBER OF CYCLES 24 -> 03 COINCIDENCE BIAS (L/H) H -~ 04 SET MCA CONFIGURATION Y ->

CARBON CONFIG. ( 1) TRITIUM CONFIG. (2) FREE SETUP (3) 3 ->

MCA INPUT TRIGG. INHIBIT MEMORY SPLIT 1 LRSUM L*R PAC+G+EG 2 GSUM G L*R

COMMAND: Display,Modify,Remove,<ret)(=continue) -> PULSE COMPARATOR LEVEL 110 ->

05 SET WINDOW CONFIGURATION Y -> WINDOW CHANNELS MCA HALF

1 260- 530 2 1- 1024 3 1- 260 4 260- S30

COMMAND: Display,Modify,Remove,<ret><=continue) -> 06 SET PRINTOUT Y -> Selected printout for termina! 1 (A)

1 . 2. 3. DATE TIME <

4. s. 6. 7. a. 9. 10. CYC POS REP CTIME DTIME1 DTIME2 CUCNTS

15. 16. 1 7. 1a. 19. ID CPM1 COUNTS1 CPM196 CPM2

23. 24. 25. 26. 27. CPM3 COUNTS3 CPM396 CPM4

Selected printout for termina l 2 (8) 1 . 2. 3. 4. s. 6. 7.

CYC POS REP CTIME DTIME1 DTIME2 CUCNTS 12. 13. 14. 15. 16.

ID CPM1 COUNTS1 CPM196 CPM2 20. 21. 22. 23. 24.

CPM3 COUNTS3 CPM396 CPM4

COMMAND: Display,Remove,Insert,Preset,<ret)(=continue) -> 07 SENO SPECTRA 11 ->

RESOLUTION OF SPECTRA 1024 -> 08 LISTING Y -> 09 INSTRUMENT NUMBER 35 ->

SAVING PARAMETER GROUP 3

1 1 . 12. SQP SQP%

20. COUNTS2

a. 9. SQP SQP%

1 7. COUNTS2

2S. COUNTS4

13. 14 STIME

21.22 CPM296

1 o. 11' STIME

18.19. CPM296 <

26.27. CPM496

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[d] 8.128 CPM/ch 2842.75 ~in A:\232B\Q816881H.888 SPU11

1 IHTEGR( BUNCH= 1

! 188 286 388 488 588

1-1824) [Al 32.898 CPM * 3S * 8.319 ( 1.6 /.)

688 888 988 1888

[bJ 8.898 CPM/ch 3879.73 Min A:\152A232B\Q81578BH.BBB SPU11

1 18B 2BB 3BB 4BB SBB 6BB 7BB 8BB 9BB 1888 INTEGR( 1-1624) [CJ 15.549 CPM BUNCH= 1 * 3S * e .213 c 1.4 :;.)

Fig. 13: a) Spettro del campione 232B senza .. high coincidence bias"; b) stesso campione con "high coincidence bias". In a) è visibile la presenza di altri emettitori 13- quali 3H e 40K.

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[Al 8.145 CPM/ch 2763.65 min '14C\OSSALIC0.1'Q8160B1N.8B1 SPU11 [Bl 0.145 CPM/ch 2763.85 min \14C'CARRARA.1'QH159H1N.08B SP#11 [Cl B.145 CPM/ch 414.66 min '14C'8-S-93'Q835801N.088 SPff11

1 4BB 500 600 7BB 800 900 1000 INTEGRC 1-1024) fAl 35.44 CPM [Bl 4.50 CPM [Cl 30.95 CPM BUNCH= 3 M 38M 0.34 ( 1.0 %) 0.12 ( 2.7 %) 0.82 ( 2.6 %)

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FRAZIONAMENTO ISOTOPICO E DETERMINAZIONE DELL'ATTIVITA' MODERNA

(Ao)

A causa di piccole differenze nelle proprietà fisiche (dimensioni,

peso atomico, velocità di reazione, ecc .... ) degli isotopi del carbonio, i

processi chimici, biologici e fisici provocano dei frazionamenti isotopici

nelle molecole dei composti carbonatici sia organici che inorganici. Il

problema di correggere le attività radiocarbonio a causa del

frazionamento isotopico è diventato di fondamentale importanza con

l'uso dell'acido ossalico come standard di riferimento.

Il frazionamento tra 12C e Be può essere facilmente determinato

tramite l 'utilizzo delle tecniche della spettrometria di massa e viene

espresso in termini di unità o B C.

Il frazionamento tra 12C e 14C invece risulta essere 2,3 volte

maggiore rispetto a quello tra 12C e 13C (Saliege e Fontes, 1984). Il

valore del oBC viene quindi usato per correggere l'attività

radiocarbonio in modo che tutti i valori siano riferiti alla medesima

attività 14C iniziale (Stuiver e Polach, 1977). Seguendo gli accordi

stipulati durante una ''Radiocarbon International Conference", viene

considerato un coefficiente di frazionamento uguale a 2 invece di 2,3,

quando si procede al calcolo della correzione.

L'attività del nuovo acido ossalico (RM-49 oppure SRM-4990C) è

tale che:

0,95 Aox =O, 7459 ANox

dove:

OX = SRM- 4990 (standard esaurito) normalizzato ad un ò13C= -19o/oo

(valore medio del Ò BC della C02 prodotta dalla COmbustione dello

standard stesso);

NOX = RM 49 o SRM 4990C normalizzati ad un o13C = -25%o

(valore medio dei legni).

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Quindi anche le attività radiocarbonio dei campioni devono essere

normalizzate ad un o13C = -25o/oo. Come detto in precedenza, ciò si

rende indispensabile a causa del frazionamento isotopico esistente tra

gli isotopi del carbonio all'interno del medesimo composto. Se quindi,

per esempio, si considera un carbonato marino con un o 13C prossimo a

Oo/oo, allora rispetto allo standard, già normalizzato ad un o 13C = -25o/oo,

esisterebbe una differenza ~ 14C = -50o/oo [poichè o14C = 2 o 13C = 2(-

25o/oo) = -50o/oo ], che introdurrebbe nel calcolo dell'età un errore pari a

circa 410 anni {Fig. 15).

La correzione per il o13C net camptont viene fatta mediante la

formula:

éiCIJ POB •t •• -30

-25

-20

-15

-10

Aìr

- 5

o

• 5

A= A ~ns { 1- [2 ( 25 + ù13C)]} 1000

W o od Standard f' 'T'

l

.:.l l

-i cn

l '" l

r l N Ul

r---Qrìgìn l

'IL

N N N

"' )( )(

l l l - N e - Ul ~ l " Il

{ Il o-' l l l -o-

o-N O.r--Ul a. o N ~'< -O> N --o ~~ a. o a. o

~'< ~'< o ~~ "'\~ ii!

o o ~ ~

111 111

F

Vl

N )(

~ l Il

'<())• oo-c o :i~

IDQ ,..., ~~~~

Fig. 15: Esempi di normalizzazione del ù13C a -25%o e la corrispondente correzione per l'età radiocarbonio (da Olsson, 1986).

59

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Mentre i fattori di nonnalizzazione isotopica (Nf) per gli standards

si ricavano da:

Aox = Aox(0,981) 2

l + ( ò13C/103)

ANox = ANox (0,975i l+ (o13/I03

)

Nf per Aox = 0,9624 l+( 013/103?

Nr per ANox = 0,9560 1 +(o13C/l 03

)2

L'attività moderna (Ao) viene dunque calcolata mediante la seguente

relazione:

Ao = (G-B) x Qrx Nrx Dr x Ac

dove:

G =conteggio dello standard (cpm±lu)

B =conteggio del background (cpm±Iu)

Qr = fattore di correzione per il "quenching"

Nr = fattore di nonnalizzazione isotopica

Dr= fattore di diluizione (peso prima/peso dopo il conteggio)

Ar = fattore di conversione (=I per lo standard SRM-4990; =0, 785 I6

per gli standards RM 49 e SRM-4990C).

TI valore di Ao così calcolato è risultato pari a I I,3375 cpm/gr,

mentre quello del background di 0,742 cpm/gr.

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NOTAZIONI INTERNAZIONALI USATE PER

RIPORTARE I DATI DI ATTIVITA' 14C

l. Età convenzionali ed età calibrate

L'età radi carbonio viene calcolata mediante un programma

sviluppato e messo a punto dal dr. Brian Miller che è stato gentilmente

concesso dal dr. D.D. Harkness del Radiocarbon Laboratory di East

Kilbride (Glasgow).

Lruso delle età convenzionali implica:

- che esista uno stato di equilibrio tra il 14C prodotto nell'atmosfera e

quello che continuamente decade (livello costante) all'interno del

campione,

- ruso come tempo di dimezzamento del valore di 5568 anni (valore

questo probabilmente inesatto ma universalmente utilizzato per

omogeneità dei risultati),

- la correzione deii•attività radiocarbonio in base al frazionamento

isotopico (o 13C),

- l'anno 1950 come anno di riferimento; le età, espresse in anni BP,

sono cioè tutte calcolate a partire dal 1950 preso come anno zero.

Grazie a studi di dendrocronologia (De Vries, 1958; Mook, 1983;

Stuiver e Kra, 1986), è stato però messo in evidenza il fatto che le età

radiocarbonio non corrispondevano alle età calendario (almeno negli

ultimi 5000 anni) in quanto la produzione di 14C nell'atmosfera non è

rimasta costante nel tempo. Infatti è stato appunto provato, che vi sono

state variazioni nella produzione di 14C sia a breve che a medio e lungo

termine ( effeto De V ries, Fig. I 6) dovute essenzialmente a cause

astronomiche. In generale, sono stati riconosciuti i seguenti trends:

- trend a lungo termine con un periodo di circa 1 I ,300 anni dovuto alla

modulazione della radiazione cosmica da parte del momento di dipolo

terrestre (Damon e Linick, 1986);

61

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+20

+10

o ~ o

u o ~ ... <l

-10

-20

62

1900 1800 1700 1600 1500 1400 1300 1200 1100

Historical Date, A.D.

Fig. 16: Deviazione delrattività radiocarbonio iniziale in %o di campioni di legno di età conosciuta rispetto al 95% dell'attività dello standard (NBS- acido ossalico). La diminuzione del contenuto in radiocarbonio intorno al I 900 è causata dall'introduzione neiJlatmosfera di C02 fossile (effetto Suess). L'elevata attività radiocarbonio attorno al 1717 e 1500 A.D. è conosciuta come "effetto de Vries" (da Faure, 1986).

- trends a periodo medio correlati con i cambiamenti delle proprietà

magnetiche del vento solare (Neftel et al., I 98 I). Ogni variazione a

medio periodo della produzione di radiocarbonio inizia con un rapido

aumento entro un periodo di 30 anni, seguita poi da una di1ninuzione

entro un periodo di durata doppia (de Jong et al., I979~ Bruns et al.,

I980b);

- fluttuazioni a breve termine, che coincidono con il periodo delle

macchie solari e con variazioni nel campo magnetico terrestre, che

comportano nelle datazioni errori fino a 25 anni al massimo (Geyh e

Schleicher, I 989. ).

Grazie ai lavori di Stuiver e Braziunas ( 1993) e Stuiver e Reimer

(I 993) oggi sono disponibili sia delle curve di calibrazione che un

1000

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programma di correzione che permettono appunto di correggere le età

radiocarbonio: le età così ottenute vengono dette "calibrate" o anche

"età calendario".

Esempi di calibrazione, ottenuti col programma di correzione di

Stuiver & Reimer sono riportati in appendice.

2. d14C e D14C

Per esprimere le differenze relative tra l'attività del campione non

corretta o corretta per il ù13C e l'attività dello standard, si usano queste

notazioni:

d14C = (As- AoN)/AoN X 1000,

oppure

D14C = (AsN- AoN)AoNx 1000

L'età radiocarbonio convenzionale è data da:

t = -8033 In (l +D14Cil 000)

3. PMC (Percent Modero Carbon)

AsN/ AoN X l 00

4. ò14C e A14C

Si usano per esprimere le differenze relative tra l'attività di campioni

non corretti e corretti rispettivamente per il frazionamento isotopico e

}'attività assoluta dello Standard internazionale (Aabs = AoN eÀ (y-1950))

misurata nell'anno y:

o14C = [(As/Aabs)- 11 x 1ooo

A 14C = [(AsN/Aabs)- 11 x 1ooo

63

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LIMITAZIONI DEL METODO

l. Contaminazione

Il maggior problema nella determinazione d eli' età radiocarbonio è la

possibile contaminazione del campione con radiocarbonio di "età

diversa". La contaminazione può, ad esempio, risultare da

un'intrusione di materiali più giovani (radici, acidi umici ..... ) o di

materiali più vecchi (grafite, carbone fossile, ecc.). In quest'ultimo

caso, i campioni forniscono età che possono risultare più vechhie anche

di parecchie migliaia di anni rispetto alla reale età del campione.

La differenza ~t tra l'età apparente e quella reale dipende dal grado

di contaminazione K (%) e dalla concentrazione in 14C della sostanza

alloctona ~- Se la contaminazione si riferisce a carbone fossile, allora

~=O e l'età apparente è maggiore dell'età reale:

~t= tr- t=- (t l ln2) In (l - k/1000)

e si vede che ~t è indipendente dali' età del campione.

Una contaminazione dell' l% con materiale fossile, risulta in un

aumento dell'età reale di 80 anni, mentre una contaminazione del 10%

comporta un aumento di 843 anni.

Se invece un campione con una certa concentrazione di

radiocarbonio "autoctono" A contiene del carbonio moderno Ar, la sua

età apparente sarà minore di quella reale:

~t= tr- t= (t l ln2) In [l - k/1000 (AJA- l)]

Una contaminazione dell'l% con carbonio moderno comporterebbe

dei ~t di -l O, -200 e -700 anni per campioni di età reale di l 000,

10.000 e 40.000 anni.

2. Effetto reservoir

Non tutti i materiali databili col metodo del radiocarbonio

presentano ~ concentrazione iniziale di 14C uguale a quella dello

64

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standard (NB S - acido Gssalico) o a quella atmosferica del periodo pre­

industriale. Allora, si dice che questi materiali derivano da "reservoir"

geofisici nei quali il tempo di residenza del carbonio è notevolmente

maggiore rispetto a quello nell'atmosfera (Olsson, 1979 e 1983).

Fenomeni di tale genere sono conosciuti col termine di "effetto

reservoir" e quindi le età convenzionali dei campioni formatisi in tali

situazioni possono risultare maggiori anche di parecchie centinaia di

anni. Questo effetto risulta marcato soprattutto in organismi di

ambiente marino: la ragione di ciò risiede nella bassa velocità di

mescolamento tra i vari reservoirs (atmosfera- acque superficiali -

acque di fondo). Lo scambio tra l'atmosfera e le acque superficiali è

per lo più di tipo molecolare, mentre quello tra acque superficiali e

quelle di fondo è di tipo turbolento. Quindi, il carbonio nelle acque di

fondo ha una velocità di scambio con quello delle acque superficiali

talmente bassa che il radiocarbonio presente in esse ha tutto il tempo di

decadere. Di conseguenza, le specie carbonatiche disciolte nelle masse

d'acqua coinvolte in movimenti ascendenti contengono meno

radiocarbonio rispetto a quello presente in movimenti discensionali

dalla superficie al fondo. Ne deriva che l'acqua e gli organismi che

direttamente od indirettamente assorbono il radiocarbonio dali' acqua

marina, avranno un rapporto 14C/12C inferiore rispetto a campioni

terrestri della stessa età. Tale differenza viene espressa come AR ed in

Fig. 17 si può vedere come tale valore sia geograficamente

estremamente variabile e che esso sia maggiore in zone costiere

interessate da fenomeni di risalita di acque profonde (up-welling) o da

fusione di ghiaccio molto vecchio (continente antartico).

Per quanto riguarda il continente antartico ed in particolare alcune

aree periantartiche, sono da tenere in considerazione i lavori di

Harkness (1979) e Gordon e Harkness (1992) in cui sono stati calcolati

i valori del AR a seconda delle diverse specie di organismi analizzati:

pinguini, balene, pesci, molluschi, uccelli, ecc.

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··a. 115±50 '0~., ~40±45

c:J5±35 45±30

40° ~ Q /) ·30±15

885±45

Fig. 17: Distribuzione geografica dei valori di AR (espressi in età radiocarbonio) di alcune aree costiere (da Stuiver e Braziunas, 1993).

In questo lavoro è stato preso in considerazione un valore medio del

~R da applicare alrarea dello Stretto di Magellano pari a 585 ± 40 anni

( Gordon e Harkness, 1992).

Correzioni per l'effetto reservoir sono state calcolate anche per

ambienti continentali, quali laghi, torbiere, ecc. (Donner et al., 1971;

Olsson et al., 1983).

3. Regioni a bassa attività

co2 radiogenicamente morta vtene continuamente rilasciata in

regioni vulcaniche ed in aree interessate da emanazioni gassose. Anche

se a livello globale queste variazioni sono del tutto trascurabil~ esse

diventano importanti quando si considerano situazioni locali dove gli

errori possono far variare l'età reale anche di l 000 anni.

66

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Zone a bassa attività radiocarbonio sono state individuate nelle

Haway (Chatters et al., 1969), in Boemia (Silar, 1976), in Islanda

(Olsson, 1979), nella regione del Monte Amiata in Italia (Saupé et al.,

1980), nella regione Eifel, Germania occidentale e Thera in Grecia

(Bruns et al., 1980a).

Inoltre, è stato accertato che l'attività radiocarbonio nell'emisfero

australe è minore rispetto a quella d eli' emisfero boreale (Lerman et al.,

1970) e corrisponde ad una differenza di circa 40 anni nel calcolo

d eli' età. Questa differenza sarebbe dovuta ad una differenza nella

quantità di co2 coinvolta nello scambio atmosfera-oceano, che

nell'emisfero Sud avverrebbe su superfici maggiori.

Sia la correzione per l'effetto reservoir (AR) che quella per

campioni provenienti dali' emisfero meridionale, sono tenute in

considerazione nel programma di calibrazione di Stuiver e Reimer

(1993) che è stato utilizzato in questo studio per il calcolo delle età

calibrate.

4. Effetto Suess

Lo stato di quasi equilibrio esistente tra la concentrazione di 14C

nell'atmosfera, biosfera ed oceani, è stato alterato dall'azione antropica

a partire dall'inizio dell'epoca industriale nel 1850. A partire da questo

periodo, notevoli quantità di co2 radiogenicamente morta sono state

immesse nell'atmosfera in seguito alla combustione di carbon fossile e

petrolio (Fig. 16). Come conseguenza, l'abbondanza percentuale di 14C

nell'atmosfera è diminuita in media di circa 0,03% all'anno (Tans et al.,

1979; de Jong e Mook, 1982). Ne consegue che un materiale formatosi

nel 1950 presenta un'età apperente maggiore di 250 anni rispetto a

quella reale. Tale effetto viene definito come "effetto Suess" dal nome

del suo scopritore (Suess, 1955) ed è anche conosciuto col nome di

"effetto industriale".

67

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5. Effetto nucleare

I tests termonucleari degli anni '50, al contrario dell'effetto

industriale, hanno provocato un aumento della concentrazione di 14C

non solo nell'atmosfera, ma anche negli oceani (Linick, 1980) e nella

biosfera (Stenhouse e Baxter, 1977).

6. Incertezze statistiche

Siccome il decadimento radioattivo segue leggi statistiche, ne deriva

che nel calcolo dell'età, dovrebbero essere prese in considerazione

anche incertezze legate al calcolo statistico. La distribuzione normale è

rappresentata in Fig. 18.

Purtroppo ancor oggi non esiste un accordo riguardo agli errori che

dovrebbero essere presi in considerazione: alcuni laboratori forniscono

solo quelli che derivano dal decadimento, mentra altri considerano

anche le incertezze dovute al valore del ò13C, alla quantità di campione,

alla stabilita della strumentazione, cioè incertezze nelle determinazioni

fisiche (Fig. I 9). Inoltre, per campioni con attività radiocarbonio molto

bassa, diventa di grande importanza anche la stabilità del background.

Come regola generale, ciascun laboratorio, dove si eseguono analisi

dell' atttività radiocarbonio, dovrebbe riportare anche le incertezze

dovute alle determinazioni fisiche. Tuttavia capita spesso che si

possano verificare delle sovra- o sotto-stime nell' interpretazione delle

incertezze che comportano di conseguenza delle difficoltà quando si

devono confrontare risultati ottenuti da laboratori diversi.

La regola fondamentale per la somma statistica degli errori (a~, a2,

...... CJn) è:

( 2 2 2)ill

(J = CJ1 + CJ2 + ... · .+ CJn

68

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2 14 15 19 19 15

T-6 T-_Q_

2

T T+ o T +Q_

2

14 2

Fig. 18: L'incertezza statistica, ± cr, indica l'intervallo, da (età - cr) a (età + cr). Esiste il 68% di probabilità che una misura cada entro questo intervallo ed il 95% che rientri nell'intervallo da (età- 2cr) a (età + 2cr). Se l 00 laboratori determinassero l'età di un campione (la cui età media fosse di 3000 anni), ci si aspetterebbe che 38 laboratori ottengano un età tra 2950 e 3050, 15 laboratori tra 2900 e 2950, altri 15 tra 3050 e 3100. Sarebbe inoltre probabile che un laboratorio ottenga un valore maggiore di 3200 ed un altro un valore inferiore a 2800 (da Olsson, 1986).

In questa tesi di dottorato, nel calcolo delle età radiocarbonio, si è

tenuto conto degli errori dovuti all'incertezza del valore del 813C,

d eli' attività radiocarbonio dello standard, del background e del

campione, nonchè della purezza del benzene sintetizzato ( quench

correction factor).

69

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l 97 SL. 3 2 97 SL. 3 2 l 9 7 5 l. J 2 100.CX:O 10.COO ùJ()

conventional 14 C age (BP)

Fig. 19: Esempio fornito dal Laboratorio di Hannover. La deviazione standard è riportata in funzione dell'età radiocarbonio convenzionale.

70

3000

2000

1000 ~ Ol ::J a.

500 Ol ~ a. a. Cl)

< n;· 200 o

::J

Ol

lO O

50

20

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ESERCIZI DI INTERCOMPARAZIONE

Prima di procedere ali' analisi dell'attività radiocarbonio su campioni

di età sconosciuta, si è proceduto alla determinazione di conteggi su

campioni già datati precedentemente (Baroni et al., 1991):

CAMPIONE

cc 340

EC340

Fauna Mista

ETA' NOTA

1840±130

2680±140

2010±130

ETA' OTTENUTA

1861±80

2746±80

2053±75

In conseguenza dei risultati ottenuti, si è proceduto ali' analisi di 2

standards internazionali IAEA C l ed IAEA C2, la cui attività espressa

in PMC è già stata determinata da ben 13 7 laboratori sparsi in tutto il

mondo. I risultati ottenuti da questi laboratori sono riportati in Fig. 20

ed in Fig. 21 (Rozanski et al., 1992) rispettivamente per il campione

Cl (marmo di Carrara) a C2 (travertino).

I valori ottenuti, corretti per i valori del ù13C di 2.24 e di -8.40

sono:

Cl = 0,56 pmc

C2 = 41,84 pmc

che sono in buon accordo con i valori già riscontrati.

Inoltre, per avere un'ulteriore conferma dell'attendibilità dei dati, 2

campioni (294 e 230) sono stati preparati ed analizzati sia presso il

NERC Radiocarbon Laboratory di East Kilbride che presso il

Laboratorio di Geochimica di Trieste, ottenendo i seguenti risultati:

CAMPIONE

GEOCH.

294

230

ETA'NERC

6030±50

6015±45

ETA' LAB.

6045±67

5991±60

71

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l l l l

Fig. 20: Risultati ottenuti per lo standard C l.

Fig. 21: Risultati ottenuti per lo standard C2.

(da Rozanski et al., 1992)

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72

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APPLICAZIONE DEL METODO: STUDIO DI

ORGANISMI FOSSILI MARINI (STRETTO DI

MAGELLANO)

Oltre alle prove attuate per migliorare la procedura di sintesi del

benzene e delle fase di conteggio ed alle analisi svolte per

standardizzare le misure, sono state determinate le attività

radiocarbonio e le corrispondenti età radiometriche di 40 organismi

marini a guscio carbonatico, prelevati durante le spedizioni italiane a

Magellano MATE 1991 e 1994 tra l'imboccatura Atlantica e Punta

Arenas effettuate allo scopo di individuare e mappare le variazioni del

livello marino in base allo studio delle paleolinee di riva. Le analisi sono

state effettuate su campioni di specie diverse (Trophon, Patinigera,

Balanus, Mytilus ed Adelomelon, alcuni dei quali sono raffigurati in

Fig.22 e 23) che sono state rinvenute in terrazzi di origine marina

situati a quote maggiori rispetto ali' attuale livello del mare (Figure 24 e

25).

73

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Fig. 22: a) Balanidi; b) Mytilus.

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Fig. 22: c) Patinigera; d) Patinigera.

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Fig. 23: sopra) Trophon; sotto) Trophon ed Adelomelon.

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Ili Il

77

DEPOSITI GLAC ALI

Fig. 24: Sopra: PENINSULA mAN MARIA. Sono visibili i 3 ordini di terrazzi ed i depositi glaciali. Sotto: BAIDA GENTE GRANDE.

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Fig. 25: Livelli fossiliferi del terrazzo di II ordine.

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Aspetti generali dell'area e dei terrazzi marini studiati

L'area continentale dello Stretto di Magellano è costituita da un

substrato caratterizzato da depositi glaciali, fluvioglaciali e/o alluvionali

con una tipica morfologia a campi di drumlins, morene frontali e

laterali e le tipiche forme associate a fenomeni periglaciali. I forti venti

e le mareggiate hanno scolpito nel tempo le coste incidendo piccole

scarpate nei terreni morenici. Sebbene i terrazzi marini si trovino diffusi

in tutta l'area, essi sono meglio conservati nelle baie e nelle zone

costiere riparate dali' erosione laterale delle onde.

I depositi marini terrazzati sono distribuiti lungo fasce piuttosto

strette disposte parallelamente alla costa. Le superfici terrazzate sono

state ricondotte complessivamente a tre ordini principali dislocati a

quote diverse (De Muro, com. pers.): 3-6m (terrazzi di III ordine), 6-

llm (terrazzi di II ordine) e 18-25m (terrazzi di I ordine). Tale

valutazione altimetrica deriva dalla cartografia topografica ufficiale, ma

non si esclude che al di fuori delle aree controllate, i terrazzi possano

avere localmente una distribuzione altimetrica parzialmente al di fuori

degli intervalli stabiliti.

Terrazzi di I ordine (18-25 metri)

La quota media è risultata prossima a venti metri. n limite superiore

di tale gruppo di terrazzi non risulta ben definito in quanto perde

consistenza sfumando in pianure deposizionali o in superfici d'erosione

transizionali sul morenico. Il limite inferiore, quasi sempre sui terrazzi

di II ordine, è caratterizzato da una netta rottura di pendenza che

definisce la paleofalesia della superficie terrazzata. I depositi di questo

ordine sono costituiti da ghiaie poco cementate, sabbie, argille e silt per

lo più stratificati e/o laminati a giacituta prevalentemente sub­

orizzontale.

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Terrazzi di n ordine (6-11 metri)

La distribuzione prevalente è risultata intorno ai dieci metri. Questo

ordine di terrazzi rappresenta l'elemento paleogeografico portante

dello studio delle coste magellaniche in quanto oflTe regolarità e

continuità lungo tutto il tratto costiero. Inoltre, l'elevata freschezza

morfologica permette di osservare, in condizioni di quasi integrità, le

relative paleoforme marine di ambiente costiero e di transizione, quali

berme, barre, truogoli, cordoni, canali e piane di marea, spit, salt­

marsh, piattaforme di abrasione.

Dal punto di vista litologico, i depositi sono piuttosto simili all'unità

precedente, fatta eccezione per una maggiore presenza di ruditi e di

notevoli livelli fossiliferi (Fig. 25).

Terrazzi di m ordine (3-8 metri)

Questa unità morfologica occupa fasce piuttosto strette ed

allungate, esprimendo una conformazione dello stretto pressoché

identica all'attuale. Dal punto di vista litologico, si ha una netta

prevalenza di ghiaie con limi, argille e sabbia a testimonianza di una

notevole varietà di energia legata ai varii ambienti transizionali costieri.

80

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RISULTATI OTTENUTI

Le specie analizzate provengono dal terrazzo di II ordine, il più

importante sia per il contenuto faunistico che dal punto di vista

stratigrafico.

I risultati ottenuti sono riportati nelle Tabelle 5 e 6. In base alle età

radiometriche ricavate ed alla relazione esistente tra ò 180 e

temperatura, si è cercato di dare a questo studio un preciso significato

climatico cercando di stabilire le variazioni relative di temperatura

durante l'intervallo di tempo investigato.

Come si può vedere dalla Tabella 5, le età radiocarbonio coprono un

intervallo di tempo limitato e compreso tra 1295 ed 6750 anni BP

rientrando tutte nell'ambito del medio-tardo Olocene.

Col termine "Olocene" s'intende l'ultimo periodo "postglaciale"

iniziato circa 10.000 anni fà. Da un punto di vista climatico l'Olocene

può essere suddiviso in due unità, una inferiore ed una superiore.

OLOCENE INFERIORE

L'Olocene inferiore (4500-10.000 anni BP) è considerato spesso come

un periodo piuttosto caldo anche rispetto agli ultimi 4500 anni

nonostante che alcuni frammenti della calotta Laurentide siano

sopravvissuti fino a 7000 anni BP. Probabilmente il riscaldamento

olocenico si è manifestato in un aumento della temperatura media

estiva piuttosto che di quella media annuale. Oggi sono disponibili

molte stime quantitative relative alle variazioni di temperatura

verificatesi in molte regioni del mondo: la temperatura media estiva in

Europa sarebbe aumentata in media di 2°C (Huntley e Prentice, 1988)

con un massimo di 4 o c sulle Alpi (Porter e Orombelli, 1985), mentre in

Antartide l'aumento sarebbe stato di soli0,5-1 °C (Jouzel et al., 1987,

81

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82

CAMPIONE DESCRIZIONE ~1ac ~180 ETA' CONVENZ. DEV. STANDARD permil permil anni BP anni

289 8 Trophon 2,39 1,27 1295 80 232C Mytilus 1,60 1,24 1315 45 152 8 Trophon 1,80 1,26 1315 50 211 Patinigera 1,81 0,74 1390 50 C3 Venus+ Trophon -0,43 0,26 1540 85 311 Patinigera 3,05 1,38 1610 45 21 Patinigera 0,93 1,37 1770 55

222 Trophon 1,86 1,42 1780 60 231 Patinigera 2,18 1,42 1790 50

152A 8alanidi 1,35 1,04 1795 45 296 Trophon 1,50 1,24 2075 50 225 Trophon 1,47 1,23 2170 50 C2 8alanidi 1,26 1,22 2270 90 314 Patinigera 3,89 1,53 2545 50

228A 8alanidi 1,78 1,30 2960 45 228C Adelomedon 1,79 1,21 3005 55 228 D Patinigera 1,74 1,20 3150 110 228 E Trophon 1,95 1,00 3220 45 228 F Patinigera 2,38 1,13 3280 45 228 8 Adelomedon 1,74 1,43 3340 90 226 Patinigera 2,46 0,95 3455 50

217 8 Patinigera 0,50 0,91 3550 50 232A Trophon 1,55 1,04 3575 50

C1 Patinigera 1,52 0,35 3675 85 289A 8alanidi 1,21 1,21 3795 80 227 Trophon 1,85 1,43 3950 50 C4 Patinigera 1,04 0,89 4215 85

217 A Mytilus 1,70 0,27 4330 90 162 8 Trophon 1,76 1,32 4460 55 162 A Patinigera 1,85 1,26 4545 55 232 8 Patinigera 1,61 1,27 4570 80 162 c 8alanidi 0,69 1,02 4990 55 168 Patinigera 2,14 0,91 5040 80

150A Trophon 2,08 0,81 5095 65 150 8 Mytilus 1,91 0,61 5310 85 230A Mytilus 1,53 0,79 5990 60 294 Trophon 1,79 1,41 6045 70

150 c Trophon 2,71 1,91 6185 135 289C Patinigera 1,18 1,17 6750 60

Tabella 5.

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CAMPIONE ETA' CALIBRATA (massima) (media) anni BP (minima)

289 B 443 316 267 232C 436 353 291 152 B 439 353 289 211 488 447 388 C3 624 532 483 311 643 603 537 21 774 706 656

222 789 715 659 231 791 724 669

152 A 792 729 674 296 1090 1021 948 225 1204 1136 1054 C2 1304 1243 1137 314 1561 1506 1413

228A 2058 1978 1907 228C 2123 2035 1950 228 D 2339 2259 2076 228 E 2346 2313 2271 228 F 2442 2345 2313 228 B 2669 2441 2325 226 2719 2682 2516

217 B 2769 2733 2701 232A 2792 2746 2713

C1 2954 2841 2749 289A 3131 2987 2868 227 3310 3215 3128 C4 3627 3507 3397

217 A 3803 3646 3540 162 B 3905 3826 3715 162A 1047 3923 3839 232 B 4090 3964 3843 162 c 4624 4527 4434 168 4790 4596 4491

150A 4811 4700 4559 150 B 5052 4942 4831 230A 5872 5747 5681 294 5911 5857 5728

150 c 6167 5959 5857 289 c 6684 6611 6495

Tab. 6: Le età calibrate sono state ottenute usando il programma CALffi 3.0 (Stuiver e Reimer, 1993) con un valore AR = 585 ± 40 anni ( Gordon e Harkness, 1992).

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Clapperton et al., 1989).

La prima parte dell'Olocene è stata marcata anche da una

diminuzione nella quantità totale delle precipitazioni che è stata

valutata dell'ordine del 20% e da un cambiamento nella loro

distribuzione stagionale. Le maggiori variazioni sono state registrate

soprattutto nel Nord America e nella fascia monsoni ca di Asia e Africa

dove si sarebbe verificato uno spostamento della fascia dei venti verso

Nord di circa 600 km (Ritchie e Haynes, 1987; Fabre e Petit-Maire,

1988).

Durante questo stesso periodo si sono verificate anche importanti

variazioni del contenuto in 14C dell'atmosfera (Fig. 26), variazioni··la.cui

causa non ha ancora ricevuto una spiegazione soddisfacente.

Attualmente la causa di queste variazioni viene attribuita a variazioni

del campo magnetico terrestre. Questa teoria è supportata dal fatto che

anche le concentrazioni di un altro nuclide cosmogenico, il 1~e,

misurate in carote di ghiaccio, seguono un trend parallelo a quello del 14C (Beer et al., 1988).

RADIOC.ARBON AGE

100

- l o ~ o 50

<1

l o

f

-50 6000 4000 SCIA D

OENDRODATE

Fig. 26: Variazioni nel contenuto di 14C nell'atmosfera negli ultimi 10.000 anni (da Neftel et al., 1981).

84

o

2000

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OLOCENE SUPERIORE

La transizione tra i 3500-4500 anni BP segna il ritorno ad un clima

più freddo e secco: tale raffreddamento è anche conosciuto col nome di

Neoglaciale. Tuttavia bisogna tenere in considerazione l'esistenza tra il

750 ed il 1350 AD di un periodo estremamente caldo e secco

denominato "Medieval W arm Epoch" o ''Little Climatic Optimum" che

secondo Hodell et al. ( 1995) avrebbe giocato un ruolo quasi

determinante nella scomparsa della civiltà Maya.

Un'altra suddivisione dell'Olocene è quella è stata proposta da

Zubakov e Borzenkova (1990).

Questa suddivisione rivela la presenza di 30 eventi climatici di

riscaldamento e raffreddamento con un durata variabile tra i 200 ed i

2400 anni. La presenza di 2 significativi eventi di inversione termica

intorno ai 9500-9000 ed i 5500-5000 anni BP ha permesso di dividere

la storia climatica degli ultimi 16.000 anni in 3 unità principali :

Anathermal, Megathermal e Katathermal. Tutte le età riportate sono

espresse come età convenzionali.

ANATHERMAL (da 16.000 ai 9000 anni BP)

Dai dati ricavati dali' analisi dei sedimenti di fondo oceani co è stato

dimostrato che la deglaciazione è avvenuta attraverso due tappe

fondamentali: una tra i 16.000 ed i 13.000 anni BP e la seconda tra i

l O. 000 ed i 6000 anni BP. Diversi studi ( analisi isotopiche, analisi

pollini che, ecc.) hanno evidenziato che tali periodi di miglioramento

climatico sono stati però intervallati da una serie di eventi freddi

(Dryas) della durata di circa 200-500 anni ciascuno che avrebbero

provocato una diminuzione sia della temperatura dell'aria che di quella

dell'acqua superficiale oceani ca verso valori molto prossimi a quelli

85

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riscontrati durante il periodo di massima espansione wiirmiana. Questi

principali eventi di raffieddamento sono:

- DRYAS l (Luga-List, circa 13.200 anni BP);

- DRY AS 2 (Taberg, circa 12.200 anni BP);

- DRYAS 3 (~ 10.800 anni BP), durante il quale la temperatura

d eli' acqua marina superficiale si sarebbe abbassata addirittura di circa

7-8°C nella porzione meridionale del Nord Atlantico e presso le coste

occidentali dell'Africa (Grosswald et al., 1985).

Le cause ultime di questi bruschi cambiamenti climatici non sono

ancora note. L'ipotesi più probabile è quella cosidetta ad "impulsi" o

"surge hypothesis" (Flohn, 1983; Ghazi, 1983; Grosswald et al., 1985).

Secondo tale ipotesi, l'evento del Dryas 3 potrebbe essere stato

causato da una modificazione nella circolazione e nell'interazione

atmosfera-oceano in seguito all'abbondante apporto di acqua di fusione

della calotta Laurentide, che avrebbe provocato la formazione di lenti a

bassa salinità nelle acque superficiali del Nord Atlantico. Di

conseguenza, si sarebbe verificata una diminuzione della temperatura

superficiale estiva (SST = Summer Surficial Temperature) fino a valori

prossimi a quelli registrati durante l'ultimo glaciale. L'input di acqua a

bassa salinità avrebbe anche influenzato la velocità di mescolamento

con le acque profonde in quanto lo strato superficiale non sarebbe stato

sufficientemente denso da sprofondare al di sotto del picnoclino. La

mancanza di mescolamento tra acque di superficie e di fondo avrebbe

causato una diminuzione nella produzione delle acque profonde Nord

Atlantiche, le NADW (= North Atlantic Deep Waters).

Tale situazione, oltre all'instaurarsi di condizioni anossiche sul

fondo, avrebbe provocato dei cambiamenti perfino nell'intera

circolazione oceanica: siccome la produzione di NADW risulta in una

fuoriuscita di acque fredde profonde dal Nord Atlantico ed in

un'entrata di acque superficiali calde dali' Atlantico meridionale,

durante un periodo freddo tale movimento di masse d'acqua attraverso

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l'Equatore sarebbe stato fortemente inibito. La conseguenza più

immediata sarebbe un aumento della temperatura dell'acqua

superficiale a Sud dell'Equatore ed una felativa diminuzione della

temperatura e della convezione atmosferica a Nord. L 'instaurarsi di un

clima fortemente arido nel Nord Africa (Street-Perrott and Perrott,

1990) sarebbe un'ulteriore conferma di tale teoria. Inoltre, la presenza

di icebergs nel Nord Atlantico avrebbe favorito una variazione

nell'albedo terrestre esercitando anch'essa un effetto sul clima.

TI passaggio tra il Dryas 3 ed il termocrono Frisland PB l viene da

molti assunto come il limite Pleistocene/Olocene.

1\ffiGATHERMAL (9000-5300 anni BP)

Sebbene questi intervallo sia caratterizzato da temperature medie

estive maggiori di circa 2-3-°C rispetto a quelle attuali (fig. 27), le sue

vicissitudini climatiche risultano tuttavia abbastanza complesse. Come

si nota da questa figura l' "optimum climatico olocenico" può venir

inteso sia come l'intero intervallo Megathermal oppure come il periodo

di massimo riscaldamento culminante nel sottostadio AT5, dai 6200 ai

5300 anni BP, quando cioè si sarebbe verificato il massimo

innalzamento del livello del mare (0,5-1,0 m sopra il livello attuale) e la

più grande espansione degli ultimi 20.000 anni della barriera corallina

nel Pacifico.

Se quindi col termine di "optimum climatico" s'intende l'intervallo

di tempo in cui il rapporto calore/umidità è stato tale da favorire la

massima produttività e la massima varietà delle specie vegetali, allora

ne deriva che tale evento certamente non è stato sincrono nelle diverse

regioni del mondo. Ad esempio, per quanto riguarda I' emisfero Sud, il

maggiore innalzamento della temperatura estiva si sarebbe verificato

solo durante il riscaldamento Early Boreal: nelle regioni più meridionali

del Cile ed in Nuova Zelanda, le temperature medie estive sarebbero

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state maggiori di ben 4-5°C rispetto al valore attuale (Heusser e

Streeter, 1980; Salinger, 1981).

AT°C J

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Fig. 27: Deviazione della temperatura media estiva dell'ària ec) rispetto a quella attuale per gli ultimi 16.000 anni (da Zubakov e Borzenkova, 1990).

Al contrario, questo optimum climatico non sarebbe stato molto

pronunciato nelle regioni non glaciali e corrisponderebbe al cosidetto

"optimum idrologico" verificatosi nelle zone tropicali e sub-tropicali. In

queste regioni, l' optimum si sarebbe realizzato attraverso diverse

manifestazioni, quali l'innalzamento del livello dei laghi (Laghi Ciad,

Rift Valley, ecc.), l' aumento dei carichi fluviali (Niger, Senegal, ecc.),

l'espansione dell'area di estensione della foresta tropicale e la

relativa diminuzione delle aree desertiche. Questo lieve

miglioramento climatico segna l'inizio della deglaciazione che verrà

completata solo durante il Late Atlantic Optimum (AT5) tra i 6200 ed i

5300 anni BP. Anche quest'ultimo riscaldamento risulta comunque di

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entità minore se comparato al precedente sotto stadio BO l : la massima

differenza (circa 4 °C) dalla temperatura media estiva attuale è stata

registrata solo alle alte latitudini dell'emisfero Nord, mentre si è

mantenuta intorno a valori di 1-2°C alle medie latitudini, per scendere

addirittura a valori negativi in alcune zone dell'emisfero meridionale.

In Tabella 7 sono state riassunte le differenze medie tra la temperatura

estiva dell'aria durante il sottostadio AT5 e quella attuale a seconda

della latitudine nell'emisfero.

LATITUDINE AT°C

80-70 4

70-60 3

60-50 l, 7

50-40 l

40-30 0,3

30-20 -0,2

Tab. 7: Differenze medie tra la temperatura estiva dell'aria durante il sottostadio AT5 e quella attuale a seconda della latitudine nell'emisfero Nord (da Zibakov e Borzenkova, 1990).

KATATHERMAL (5300-0 anni BP)

Il limite tra Megathermal e Katathermal coincide con una nuova

avanzata dei ghiacciai alpini (Piora) e quelli andini (Raphael) ed in

generale tutto il criocrono (frequentemente chiamato Neoglaciale) è

stato caratterizzato da una diminuzione della temperatura d eli' aria e da

un clima in generale piuttosto instabile. Come si vede dalla Fig. 27 gli

ultimi 5000 anni sono stati caratterizzati dall'alternanza tra 5 episodi

freddi (5300-4800, 3200, 2300-2200, 1600-1500 e 700-0 anni BP),

durante i quali la temperatura media estiva è diminuita di 2-3°C alle

alte latitudini, e 5 episodi caldi con un aumento relativo di 1-2°C. I

89

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raffreddamenti maggiori sono stati registrati durante i sottostadi SAl

ed SA3, quest'ultimo meglio conosciuto col nome di ''Little Ice Age"

dove è stata riscontrata una diminuzione delle temperatura media

invernale ed un'avanzata delle fronti glaciali anche nell'emisfero Sud,

come è riassunto in Fig. 28. Inoltre, le variazioni del ò180 registrate in

carote di ghiaccio del Perù (Thompson et al., 1986) e dell'Antartide

orientale (Mosley-Thompson, 1989) hanno dimostrato una quasi

sincronicità degli eventi tra i due emisferi, anche se Grootes et al.

(1989) hanno attribuito questi cambiamenti a variazioni nella

circolazione delle masse d'aria piuttosto che a variazione di

temperatura. Per quanto riguarda l'emisfero Nord, è stata ipotizzata

una diminuzione della temperatura dell'aria di circa 1-1,5°C, mentre,

dalle variazioni del ò 180 in coralli atlantici, di l °C per le acque

superficiali (Druffel, 1982).

90

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Alaska/ Yukon Scandinavia Eurooean

Alos Hamalaya

Karakorum

Trooical South

Amer•ca

91

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Fig. 28: Record delle principali avanzate glaciali durante l'Olocene (da Zubakov e Borzenkova, 1990).

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PROBABILI CAUSE DELLE VARIAZIONI CLIMATICHE

DURANTE L'OLOCENE

Anche se le cause delle fluttuazioni climatiche su scala centenaria e

millenaria non sono ancora del tutto certe, esse possono venir associate

a:

l) fluttuazioni dell'intensità della radiazione solare determinate da

cause astronomiche o da variazioni della trasparenza dell'atmosfera

terrestre (es.: eruzioni vulcaniche);

2) variazioni a breve termine della concentrazione di co2 atmosferica;

3) variazioni n eli' albedo della superficie terrestre dovute a variazioni

nell'estensione delle coperture glaciali marine e continentali e

nell'estensione delle zone desertiche.

Studi dettagliati sugli eventi vulcaruci avvenuti negli ultimi l 00 anni

hanno indicato il verificarsi di un sensibile raffreddamento per un

periodo di circa 6 mesi successivamente ad eruzioni di grande entità

(La Marche e Hirschboek, 1984). La correlazione tra attività vulcanica

e variazione climatica non è però del tutto univoca: sebbene il solfato

(misurato nelle carote di ghiaccio) possa derivare da attività vulcanica,

è ormai noto che anche variazioni dell'attività biologica marina

producono e rilasciano nell'atmosfera il dimetil solfuro, che, dopo

essere stato ossidato, si può depositare anch'esso nelle carote di

ghiaccio. Quindi il livello di acidità che viene rilevato nelle carote di

ghiaccio potrebbe riflettere una risposta ad una variazione climatica

piuttosto che una causa di essa. Allo scopo di chiarire il ruolo del

vulcanesimo, risulta dunque necessario distinguere il solfato derivante

da attività biologica da quello derivante da attività vulcanica: ciò può

essere fatto sottraendo ali' acidità misurata il contributo dovuto

all'attività biologica cioè le concentrazioni dell'acido metansolfonico

che è un prodotto esclusivo dell'attività biologica del plancton marino

(Le grand e Delmas, 1987).

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Se si considerano le variazioni della radiazione solare incidente

dovute a cause atmosferiche, queste possono essere direttamente

stimate tramite le fluttuazioni temporali della produzione di

radionuclidi cosmogenici quali il 14C ed il 10Be. Dalla Fig. 29 si vede

non solo che esiste una buona correlazione tra la variazione della

produzione di 14C e l'attività sunspots, ma anche che fluttuazioni della

radiazione solare incidente dovute a soli fattori astronomici sono del

tutto insufficienti a spiegare la complessità delle variazioni di

temperatura durante l'Olocene.

93

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Fig. 29: Variazioni nel contenuto di 14C atmosferico attribuibili a variazioni dell'attività solare.

20

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o

-2o

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Un altro fattore che può aver indotto fluttuazioni della temperatura

è rappresentato anche dalle variazioni a breve periodo (dai 100 ai 1000

anni) della concentrazione di C02 nell'atmosfera. Dali' analisi del

contenuto in co2 delle bolle d'aria intrappolate nei ghiacci della

Groenlandia e dell'Antartide (Neftel et al., 1982) è stato dimostrato

che esso non è rimasto costante nel tempo, ma che ha subito variazioni

cicliche: ad esempio, durante l 'ultima fase di massima espansione

glaciale, la co2 atmosferica è diminuita intorno a valori di 180-200

ppm mentre, dopo l'inizio della deglaciazione, è aumentata fino ai

valori pre-industriali di 280±5 ppm.

Per spiegare le variazioni a breve termine, sono stati sviluppati diversi

modelli che associano le variazioni della concentrazione di co2 atmosferica a variazioni della produttività in seguito ad aumenti od a

diminuzioni della velocità dei processi di down- ed up-welling. La C02

viene utilizzata dalle forme viventi marine per la costruzione dei loro

tessuti e del loro scheletro. Quando gli organismi muoiono, gli scheletri

carbonatici e la materia organica precipitano sul fondo dove il

carbonato si dissolve e la sostanza organica viene ossidata. Il ciclo

biologico negli oceani gioca un ruolo importante in quanto, agendo

come "pompa biologica", trasporta il carbonio dalla superficie al fondo

e viceversa: maggiore è la produttività minore sarà la pressione parziale

di C02 nelle acque superficiali e nell'atmosfera. Siegenthaler e Wenk

( 1984) hanno dimostrato che, ad alte latitudini, piccole variazioni nella

radiazione solare incidente dovute a fattori astronomici, sarebbero

capaci di indurre variazioni nella produttività oceanica e quindi

influenzare le concentrazioni di co2 nei diversi reservoirs. Quindi,

durante la prima fase di deglaciazione, la presenza di icebergs ed il

notevole apporto di acqua di fusione nel Nord Atlantico avrebbero

provocato un aumento della pressione parziale di co2 nelle acque

superficiali (Berger, 1982 e 1985).

94

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Dalla Fig. 3 O si può inoltre vedere come i periodi di mtnor

concentrazione di co2 corrispondano ai periodi di raffieddamento tra i

18.000 ed i 15.000 anni BP e dopo i 4500 anni BP (quest'ultimo

associato anche ad una diminuzione della radiazione solare incidente

durante il periodo estivo).

Una concentrazione sufficientemente elevata di C02 atmosferica ed

un aumento della radiazione solare incidente durante il periodo estivo,

potrebbero quindi essere i responsabili del trend di innalzamento

termico avvenuto soprattutto alle alte latitudini a partire dal tardo

glaciale, mentre rimangono ancora non del tutto chiare le motivazioni

che hanno indotto i piccoli peggioramenti climatici durante il

Megathermal ed il Katathermal.

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0.020 -8

Fig. 30: a) Fluttuazione della temperatura media annua alle alte latitudini (tra 60° e 75°N) (Borzenkova e Zubakov, 1986); b) variazioni della radiazione solare L1S dai valori attuali (JJA = June­August e DJF = December-February) e della C02 (Berger, I 983).

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DISCUSSIONE DEI DATI

Lungo le coste del settore orientale dello Stretto si trovano numerose

evidenze, sia morfologiche che stratigrafiche, di variazioni del livello

marino avvenute durante l'Olocene. Porter et al. (1984) hanno

dimostrato l'esistenza di una fase di sommersione costiera durante il

Primo Olocene, il raggiungimento di un livello marino maggiore

rispetto a quello attuale durante l'Olocene medio ed infine una

progressiva emersione durante il Tardo Olocene. Purtroppo la

mancanza della conoscenza dell'esatta quota di ritrovamento di ognuno

degli organismi analizzati, non ha permesso la ricostruzione di una

curva delle variazioni del livello del mare entro l'area esaminata.

L 'unica relazione che si è potuta ricavare è stata quella tra le variazioni

del 0180 (legate a loro volta all'evoluzione ambientale) e la cronologia

radiometrica relativa. La curva ottenuta è riportata in Fig. 31. Essendo

il 0180 legato principalmente a variazioni di temperatura, la medesima

relazione è stata riportata anche come variazioni relative di temperatura

nell'arco di tempo investigato (Fig. 32). Come si può ben vedere

l'optimum climatico si sarebbe verificato tra i 5300 ed i 6200 anni BP.

Questa data rientrerebbe nell'intervallo di tempo di 5000-6000 anni BP

indicato da Porter et al. ( 1984) ~ome il periodo in cui si è verificato il

massimo innalzamento del livello del mare (3,5 metri sopra l'attuale

livello) riscontrato nel settore orientale dello Stretto. Inoltre,

esisterebbe una buona correlazione con gli eventi climatici riportati per

l'emisfero Nord da Zubakov e Borzenkova (1990,):

- AT 3 ( 6800-6400 anni BP)= Littorina 2, trasgressione del Mar

Baltico;

- AT 4 (6200-6400 anni BP)= Larstig, avanzata glaciale sulle Alpi;

96

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Fig. 31 : Variazioni del ò 180o/oo ( vs PDB)

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Fig. 32: Ricostruzione delle variazioni relative delle temperatura media in base all'equazione di Craig (1965).

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- AT 5 (6200-5300 anni BP)= Late Atlantic Optimu~ dove è stato

riscontrato il più brusco salto nei valori del 3180, da 1,91 a 0,6lo/oo;

- SB l (5300-4600 anni BP)= caratterizzato da un'avanzata glaciale sia

sulle Alpi (Piora) che sulla catena andina (Raphael) e corrispondente ad

un trend positivo del ()180;

- SB 2 ( 4600-3 500 anni BP)= Sub-boreal warming l;

- SB 3 (3500-2900 anni BP)= Lobben, durante il quale si è verificata

una nuova avanzata glaciale sulle Alpi;

- SB 4 (2900-2500 anni BP)= Sub-boreal warming 2;

- SA l (2500-1200 anni BP)= Goshenen, caratterizzato da

un'espansione dei ghiacci sulle Alpi e da una fase regressiva del Mar

Nero (Phanagoriya);

- SA 2 (800-1200 anni BP)= Viking warming

- SA 3 (800-170 anni BP)= Little Glacial Age, caratterizzata da

un'avanzata glaciale sulle Alpi e da una fase trasgressiva del Mar

Caspio.

N el grafico di Fig. 3 l è stata riportata la variazione relativa della

temperatura calcolata dal o 180 degli organismi ed utilizzando

l'equazione di Craig (1965) assumendo un 3180 medio per le acque

superficiali del settore atlantico dello Strett pari a -1,3o/oo (vedi capitolo

seguente). Dal grafico si vede che gli eventi più caldi sarebbero

caratterizzati da un aumento della temperatura media estiva di circa

2°C. mentre quelli più freddi da una diminuzione di circa l °C.

L'inizio dell'optimum climatico sarebbe stato contrassegnato da una

variazione di temperatura di ben 4°C. Come si può ben notare,

l'andamento rispecchia una certa relazione con gli episodi climatici

dell'emisfero Nord anche se con uno certo sfasamento. Nella tabella

sotto stante sono confrontati i limiti degli stadi climatici dell'emisfero

Nord con quelli riscontrati nel' area esaminata.

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EMISFERO NORD STADIO CLIMATICO

6200-5300 AT5

5300-4600 SB l

4600-3500 SB2

3500-2900 SB3

2900-2500 SB4

2500-1200 SA l

1200-800 SA2

100

STRETTO

MAGELLANO

6200-5200

5200-4500

4500-4200

4200-3800

3800-3400

3400-1800

1800-?

Tab 8: confronto tra i limiti temporali degli eventi climatici d eli' emisfero N or d riportati da Zubakov e Borzenkova ( 1990) e quelli stabiliti per il settore orientale dello Stretto di Magellano.

A partire dallo stadio SB 3, gli eventi riportati per l'area studiata

avrebbero anticipato in media di circa 700 anni quelli dell'emisfero

Nord.

Gli stadi SA 2, SB 4 ed SB 2 ( termocroni), sarebbero caratterizzati

da una temperatura media estiva maggiore rispetto a quella

dell'optimum climatico. Molto probabilmente tale errore è riferibile

all'uso di un ò 180 costante per le acque superficiali. Se, infatti, durante

tali periodi caldi si fosse verificato un aumento nell'apporto di acqua di

origine continentale alle acque superficiali dello stretto (in seguito ad

un aumento sia dell'acqua di fusione glaciale, che ad un aumento del

regime piovoso), il ò180 avrebbe potuto risultare più negativo rispetto

al valore medio attuale di -1,3o/oo. Usando un valore più negativo

nell'equazione di Craig si otterrebbero di conseguenza minori

variazioni di temperatura.

Se le variazioni del . ò 180 sono attribuite solo a variazioni di

temperatura, si vede come i periodi tra i 6000 ed i 5000 anni BP

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(optimum climatico) e tra 3400 e 2000 anni BP, possano rappresentare

intervalli caratterizzati da una certa stabilità climatica.

In Fig. 33 viene riportata la curva climatica ottenuta da Jouzel et al.

(1987) dall'analisi del 5180 della carota di ghiaccio prelevata presso la

Stazione Vostok (Antartide orientale).

o

2000

~ 4000

Cf)

a: <( UJ >- 6000

8000

10.000

Vostok (80° S)

-r-2 ~1 -1 -2°C

Warmer Ccoler

(B)

Fig. 33: Curva climatica ottenuta da Jouzel et al. ( 1987).

Anche se provengono da due regioni climaticamente diverse e sono

stat~ ottenute con due diversi metodi di indagine della geochimica

isotopica, si vede che esiste un buon accordo tra le due curve

climatiche.

Per quanto riguarda la correlazione tra ò13C ed eventi climatici

riportata in Fig. 34, come si può notare, non è stato riscontrato nessun

andamento caratteristico; il ò13C sembra quindi riflettere variazioni

nella composizione isotopica delle specie carbonatiche disciolte

nell'acqua piuttosto che variazioni ambientali. Tali risultati devono

ancora essere confrontati con le indagini geomorfologiche lungo le

coste dello Stretto di Magellano che sono tutt'ora in atto.

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103

I risultati ottenuti dimostrano che l'area orientale dello Stretto di

Magellano sta comunque subendo un continuo fenomeno di emersione

e/o relativo abbassamento del livello del mare. Ciò concorda col

modello proposto da Clark et al. ( 1978) col quale è possibile calcolare

la variazione relativa del livello marino per ogni regione costiera della

superficie terrestre. Questo modello, che include assunzioni arbitrarie

sull'estensione areale e lo spessore del ghiaccio e la cronologia della

fase di deglaciazione, è tuttavia in grado di fornire risultati preliminari

che illustrano il comportamento delle variazioni eustatiche su scala

mondiale. In base ad esso sono state individuate 6 aree, ciascuna

caratterizzata da un diverso comportamento del livello del mare. Il Sud

America rientra in una delle zone dove viene predetta una fase di

emersione recente. Questo modello prevede inoltre che entro

quest'area la spiaggia più alta dovrebbe trovarsi ad un'altitudine di 2

metri ed avere un'età intorno ai 5000 anni BP. Comunque, l'effetto

idrostatico dovuto ad un aumento del carico di acqua sul fondo

oceanico avvenuto durante la fase di deglaciazione, avrebbe condotto

ad un movimento di "ti!ting" della zona costiera. Clark e Bloom (1979)

hanno dimostrato che tale movimento produrrebbe variazioni del livello

marino piuttosto diverse anche in località distanti meno di l 00 km. In

Cile, per esempio, siti sulla piattaforma continentale (cioè "siti

oceanici") dovrebbero aver subito una progressiva sommersione,

mentre i siti all'interno della zona costiera (cioè "siti continentali") che

hanno evidenziato la fase di massima sommersione durante l'Olocene

medio, dovrebbero mostrare un andamento di recente emersione.

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104

CAMPIONI ACQUE DI MARE

CARATTERI GENERALI

Lo Stretto di Magellano è un canale navigabile lungo circa 570 km

che comporta una naturale confluenza delle masse d'acqua degli Oceani

Atlantico e Pacifico. Questo stretto passaggio taglia la regione

subantartica dell'America meridionale in corrispondenza del 52°

parallelo separando la Patagonia dalla Terra del Fuoco. Esso è

caratterizzato da una circolazione abbastanza profonda, limitata da

diverse soglie e piattaforme. Da un punto di vista morfologico ed

idrodinamico lo stretto può essere distinto in tre bacini (Panella et al.,

1991):

- uno orientale, che si estende dali' apertura atlantica di Punta

Dungeness a Paso Ancho (Punta Arenas ), caratterizzato da una

massima profondità di 70 metri e dalla presenza di due stretti passaggi:

Primera e Segunda Angostura. La più importante caratteristica

idrodinamica è il forte regime macrotidale esistente in questo settore:

onde semi diurne con un'ampiezza media di 9 metri sono associate a

forti correnti che raggiungono la loro massima velocità di 4,5 mis in

corrispondenza di Primera Angostura (Medeiros & Kjerfve, 1988).

- uno centrale, che si estende da Paso Ancho all'isola Carlos III;

esso raggiunge la massima profondità di 550 metri di fronte a Cabo

F orward, che rappresenta il limite meridionale naturale della Patagonia;

- uno occidentale, che si estende dall'isola Carlos III fino

ali' apertura pacifica di Cabo Deseado e che raggiunge la sua massima

profondità di Il 00 metri nel settore centrale. La soglia morfologica

profonda solo 30 metri presente davanti l'isola Carlos III, rappresenta

un confine naturale tra due regioni idrodinamicamente diverse: una

orientale dominata dali' influenza di masse d'acqua di origine atlantica

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105

ed una occidentale dominata dalla presenza di masse d'acqua di origine

pacifica.

La profondità della colonna d'acqua è piuttosto variabile, ma

generalmente aumenta verso il settore Pacifico. I venti dominanti

soffiano da Ovest/Nord-Ovest e la temperatura media raggiunge i 10°C

durante il periodo estivo, e 0°C durante quello invernale. C'è inoltre da

ricordare la presenza di numerosi "rii" nella zona orientale che

confluiscono nello Stretto sia dalla Patagonia che dalla terra del Fuoco,

nonchè di acque di scioglimento dei ghiacciai della Cordillera Darwin,

della Isla Santa Ines e della Peninsula Munoz.

La parte più meridionale è costituita da una serie di canali, tra i quali

più importanti sono il Magdalena e Cockbum (che collegano lo

stretto con l'oceano Pacifico), Ballenero e Beagle (che si estendono

invece in direzione Est-Ovest per una lunghezza totale di circa 300

km).

RISULTATI

Nonostante le caratteristiche di salinità e temperatura delle acque

dello Stretto di Magellano siano abbastanza ben conosciute, manca

invece del tutto uno studio sulle loro caratteristiche isotopiche. In

questo lavoro si è cercato di delineare la composizione isotopica

dell'ossigeno di alcune stazioni idrologiche effettuate durante la

Campagna Italiana "Magellano 91" svoltasi nell'ambito del progetto di

ricerca P.N.R.A.- Regioni Periantartiche. Lo scopo principale è stato

quello di individuare la zone principalmente influenzate da input di

acqua di origine continentale (sia di precipitazione che fluvioglaciale) e

di cercare di distinguere anche dal punto di vista isotopico le aree a

contributo atlantico da quelle a contributo pacifico.

In Fig. 3 5 sono rappresentate le 25 stazioni idrologiche considerate

ed in Tab. 9 sono riportate le loro coordinate geografiche. Nella

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106

Tabella l O sono invece rappresentati i valori del 8180 ottenuti alle

varie profondità di campionamento, insieme ai corrispondenti valori di

salinità e temperatura che sono stati gentilmente forniti dal dott. Celio

del Laboratorio di Biologia Marina di Trieste e dal dott. Panella del

Laboratorio Centrale di Idrobiologia di Roma.

Le analisi sono state eseguite secondo la tecnica di equilibrazione con

C02 a 25°C suggerita da Epstein & Mayeda (1953) (vedi capitolo

"Tecnica di Preparazione''). Il valore medio della deviazione standard

delle misure è risultato di ±0,08o/oo. (la).

Nelle stazioni 64, 66, 69 effettuate nell' Oceano Atlantico il 8180

dello strato superficiale della colonna d'acqua presenta valori prossimi

a -0,76o/oo tranne nella stazione 72 (8180 = -0,28o/oo) dove sono stati

registrati valori più positivi anche a profondità maggiori. Questa

differenza potrebbe essere dovuta ad un maggiore input di acqua

continentale nelle stazioni più costiere (P an ella et al., 1991). Inoltre, le

stazioni più vicine alla costa hanno mostrato lungo la verticale valori di

8180 (- -0, 7o/oo), salinità (tra 32,6 e 33 psu) e temperatura (~8,6°C

nella stazione 64 e~ 9,6°C nelle stazioni 62 e 66) piuttosto omogenei

suggerendo l'ipotesi che quest'acqua sia originata dal mescolamento

tra lo strato superiore dell'Acqua Atlantica Intermedia (IAW=

Intermediate Atlantic Water con T=5°C e S=34,1 psu) proveniente da

Sud ed acqua superficiale influenzata da un notevole apporto

continentale (Boltovskoy, 1970; Lusquinos & Valdez, 1971; Glorioso,

1987; Panella et al., 1991). Se infatti si riportano su un diagramma

8180/S (Fig. 36) le caratteristiche di un corpo di acqua B (8180=-0, 7o/oo

e S= 32,6 psu), si può chiaramente notare che esso deriva da un

mescolamento tra il corpo d'acqua A (8180= -0,4o/oo, media dei valori

della stazione 72 e S= 34,1 psu) con un acqua di origine continentale,

prendendo -7 ,5%o con1e valore medio del 8180 delle precipitazioni

(IAEA, 1970 e 1979) e una salinità di O psu.

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PACIFIC OCEAN

PUNTA_ ARENA$

DUNGENESS UNTA

•64

69 •

66 •

ATLANTIC

OCEAN

72 •

-o -..,J

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108

STAZIONE PROFONDITA' (m) LATITUDINE LONGITUDINE

72 106 52°57,2 s 66°19,9 w 69 43 53°19,0 s 67°47,1 w 66 76 53°03,9 s 67°21,9 w 64 61 52°29,5 s 67°51,1 w 28 75 52°31,8 s 68°27,8 w

20R 30 52°39,3 s 69°58,5 w 28R 85 52°58,8 s 70°34,6 w 46R 498 53°44,6 s 70°52,3 w 51R 218 53°45,8 s 71°56,4 w 528 174 53°33,0 s 72°22,6 w 538 532 53°29,9 s 72°40,7 w 558 889 53°21,8 s 73°00,4 w 568 853 53°11,7 s 73°20,4 w 50 226 53°06,7 s 73°22,2 w 49 280 52°59,0 s 73°41,1 w 46 544 52°51,5 s 73°53,2 w

57R 571 52°53,8 s 74°00,7 w 43 256 52°44,2 s 74°25,2 w 35 177 52°32,1 s 75°19,6 w 26 292 54°17,9 s 70°52,6 vv 22 313 54°30,2 s 72°05,0 w 20 420 54°42,7 s 71°20,4 w 16 329 54°52,8 s 69°54,4 w 5 230 54°53,3 s 67°48.8 w

11 190 55°07,7 s 65°55,1 w

T ab. 9: Coordinate geografiche delle 25 stazioni idrologiche studiate.

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STAZIONE PROF. (m) SALINITA' (pau) TEMP. (°C) STAZIONE PROF. (m) SALINITA' (pau) TEMP. (°C)

72 5 l 50 : -0,41 : 33,073 : 8,9 i 1 00 ~ -0 53 l 33 076 l 8 9 .................. &9 ................ 1 .................. 5 ................. r ............ .:c5:75·· .. ········r····· .. ·····32)~74 ............ T ................ 9:s········· ........ . ! 36 l -074 l 32923 l 96 .................. && ............... T ................. s .................. 1" ........... .:c5:7r· ......... l ............ 32':oof ............. ! ................. 9:s ................. . i 65 1 -0 63 ! 33 007 1 9 6 .................. &4 ................ 1 .................. 5 .................. 1 ............. .:c5)~f ............ t ............. 32·:·599 ............. 1 ................. s.:a ................. . l 55 l -063 l 32796 l 87 ................. 2.s ................ ! .................. s .................. 1 ............. .:o·:25 ............ ! ............. 32~·7sa ............ T ................ s)~ ................. .

.... ...... l 65 l -0,81 l 32,854 l 8,9

.... : ...... :::::~::::::::::::::::r::::::::::::::::~:::::::::::::::::r::::::::::~:r:1B::::::::::::r::::::::::~:.:~:;;::::::::::::r:::::::::::::::~~~:::::::::::::::::: l 50 l -1,15 l 30,745 l 8,5 1 75 l -1,14 l 3074 l 85 ................ 46R .............. 1 .................. 5 ................. 1 ............. :·f;62 ............ i .............. 29';777 ............ T ................ s.:4· ................ . l 50 l -1,03 l 30,672 l 8,4 i 480 l -106 l 31423 l 69 ................ 61R .............. 1 .................. 5 ................. 1 ............. .:c5)~H ............. i ............. 2~(83f ............ T ................ s:s ................. . l 50 l -0,77 l 30,91 l 8,1 i 200 l -0 80 l 31 313 l 7 9 ................................................................................. o~- .................. ~ ........................................ ' ............................................ ! ...................... .

528 l 5 j -1,22 i 28,731 j 8,8 l 50 l -1,42 l 31,368 l 8,8 ! 120 l -100 l 32385 l 88 ................ &3e .............. 1 .................. 5 .................. 1 ............. :·f:a7 ............ r ............. 2a·:·s?s ............. ~ ................. s);r .............. .. j 50 l -1 25 l 31 44 l 8 7

.:··.: .. ··:::·.~-T-·:··· ... :.:~·· .. :::·: .. :.r·.:···:.~r:~·: ... ·:r.:····· .. ~;· .. :::.···:.J:::··: .. : ... ~;:r:·:.::::::··· ! 50 ! -0,84 ! 31,644 ! 8,7 j 200 l -0 00 l 33 275 ! 9 1 .................. &o ................ 1 .................. s ................. r ............ :2·:93 ............ r ............ 23~·9fs ............. 1" ............... 9:o ................ .. i 50 l -0,81 l 31,819 l 8,7

33,064 8,9 -0,28 9,0 : 50 : -1,37 : 31,785 l 8,7 l 400 l -1 10 l 33,318 j 8,5

::··:: :~~~:.::. ~~--- .. -::::~.: :·r.···1:~··:.:.:r .... ~~:~:· :r .. :::·:~:r.::.·:::·· l 50 l -1,53 i 31,795 l 9,8 ! 550 i -0 31 l 33 394 l 8 5 .................. 43 ................. i .................. s .................. 1" ........... :·2:1·a ............ t ............. 25.:·334 ............. 1 ................. 9:2 ................. . l 50 i -1,10 ì 31,092 9,7

......................................... L .............. ~.~ ............... L ........... 79.!~~ ............ l.. ........... ~.\?.1.!. ............. ; ................. 1.9~.Q .............. .. 36 i 5 l -0,41 i 33,336 1 10,3

l 50 Ì -0,32 l 33,572 l 1 O, 1

.................. 26""""'"""""'"""""""'").~ ............... j ............. ~:~f-........... + ............ ~~~ ............. l .................. ~:} ................ . ~ 50 ~ -1,00 l 30,664 1 8,3

.................. 22""""""""""1· .............. ~ ............... , ............. ~:~ ............ l ............ ;b:~l ............. , .................. ~:~ ................. . l 50 l -0,85 l 31,297 l 8,9 l 250 l -0,67 1 31,884 l 9,5 .................. 2o ................. ! ................... s .................. l ............. :.O:E:ie ............ 1 .............. j);s?a ............ T ................. 8':3 ................ .. ! 50 1 -0,70 1 31,275 1 8,6 l 350 l -0,30 1 32,700 l 7,3 ..................... 6 ................. l .................. s .................. ! ............. :f;42 ............ T .............. 39:2s .............. T ................. 7;7 ................. . l 50 i -0,80 l 31,803 1 7,6 1 300 ! -0,18 1 33,186 l 7,1 .................... s .................. l ................... s .................. i" ........... :f;4·r· .......... 1 .............. 29.;797 ............ T ................ s:a· ............... .. l 50 l -1,16 l 31,001 1 8,0 l 200 l -0,93 l 31,933 l 6,1 .................. 11 ................ T ................. s ................. T ............ :.o;53 ............ ì ............. 32·;36f ........... T ................. 9:o ................. . i 50 l -0,31 i 32,865 l 9,0 l 190 l 0,00 i 34,147 1 4,7 ~ ~ i ~

48 5 -1,41 23,805

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36 32 28 24 20 16 12 8 4 o

-8 -7 -6 -5 -4 -3 -2 -1 o

Fig. 36: in ascissa sono riportati i valori del ù180o/oo (V-SMOW), in ordinata i valori di salinità (psu).

Anche nella zona compresa tra l'imboccatura Atlantica e Cabo

Froward (St 20R, 28R e 46R) l'acqua ha evidenziato una distribuzione

verticale dei valori del ù 180 (- -l, 16o/oo ), salinità (31 p su) e temperatura

(- 7°C) piuttosto costante. In questo caso l'omogeneità dei valori può

essere riferita al continuo mescolamento causato dalle forti correnti di

marea che raggiungono velocità di 4,5 e 3 mis in corrispondenza delle

soglie di Primera e Segunda Angostura rispettivamente.

Uguale fenomeno è stato riscontrato nella staz. 51 prospicente l'Isla

Carlos III con un ù180 medio di -0,8%o. I valori piuttosto negativi del

ù 180 che sono stati riscontrati nello strato superficiale del ramo

atlantico sono senza dubbio da riferire all'input di acqua continentale

operato dai numerosi rii che dai rilievi della Patagonia scendono verso

lo stretto.

Procedendo dal settore atlantico a quello pacifico i valori del ù 180 e

della salinità dello strato superficiale diminuiscono da -0,25o/oo (St 2B)

a -3,05o/oo (St 46) e da 32,77 a 22,48 psu rispettivamente, mentre la

temperatura aumenta fino a valori maggiori di l 0°C. Questa variazione

evidenzia il fatto che le acque del settore orientale sono completamente

diverse da quelle occupanti il ramo occidentale. La più importante

110

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111

conseguenza è che, contrariamente a quanto accade nel settore

atlantico, il termoclino e l' aloclino, essendo meglio definiti, permettono

la stratificazione delle acque rendendo la colonna d'acqua piuttosto

stabile. Quindi, la struttura verticale della colonna d'acqua risulta così

distinta in:

l) una parte superficiale (O-l 00 metri) con una salinità piuttosto

bassa (:S28 p su) e decrescente procedendo verso Cab o Deseado e con

valori del o180 piuttosto negativi (da -1,87 della staz. 53B a -3,05o/oo

della staz. 46). Questo trend è da imputare all'afllusso di acqua di

fusione dei numerosi ghiacciai della Patagonia, la cui presenza è stata

evidenziata anche nel basso rapporto N/P di 6,3 misurato da Catalano

et al., 1991 comparato a quello di 17 registrato invece nelle stazioni

prossime ali' apertura pacifica e non influenzate da acqua di origine

fluvio-glaciale;

2) uno strato intermedio dai 100 ai 500 metri di profondità, con

salinità intorno a 32,5-33 psu, temperatura intorno ai 9-9,5°C e o180

medio di -0,8o/oo;

3) uno strato profondo (dai 500 metri fino al fondo) con o180 medio

di -0.45o/oo, salinità 2: 33 psu e temperatura attorno agli 8.8°C.

Panella et al. ( 1991) hanno interpretato lo strato intermedio come il

risultato del mescolamento tra le acque superficiali (più fredde e molto

diluite) con acque di origine subantartica: queste ultime, originatesi a

Nord del Fronte Polare, verrebbero trasportate verso le coste cilene

dalla West Drift Current fino all'altezza del 43° parallelo e poi spinte

nuovamente verso Sud dalla corrente di Capo Horn che scorre in

direzione dello Stretto di Drake. Entro questo tragitto, le acque

subantartiche subirebbero processi di mescolamento e diluizione con le

acque pacifiche fino ad assumere le caratteristiche di salinità,

temperatura e o 180 registrate nelle stazioni idrologiche del settore

occidentale dello Stretto di Magellano.

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112

Per quanto riguarda invece la parte più meridionale della Terra del

Fuoco, essa è costituita da un complicato sistema di isole e canali che

nella maggior parte dei casi comunicano direttamente con l'oceano

Pacifico.

Se si prende in considerazione la distribuzione dei valori di salinità,

temperatura e ò 180 nello strato più superficiale della colonna d'acqua

nel Canal Beagle, si nota chiaramente una situazione del tutto analoga

a quella precedentemente riscontrata nel settore orientale. La diluizione

operata dalle acque di origine continentale che fluiscono nei canali dai

ghiacciai della Cordillera Darwin (Co lizza, 1991 ), provoca l' instaurasi

di un gradiente di salinità (da 32,34 psu a 29,2 psu) e di 8180 ( da -

0,53 a -1,42o/oo) spostandoci dalla stazione 11 alla 16. _

La stazione 11, che è stata effettuata di fronte ad una soglia

morfologica di 50 metri di profondità, ha inoltre evidenziato due

peculiarità: la presenza di due termoclini (il primo a l 00-150 metri ed il

secondo a 300-400 metri; Celio, 1991) e un 8180 = 0,08o/oo a 500 metri

accompagnato ad una temperatura inferiore ai 5°C. Questo valore

estrememante positivo del 8180, potrebbe essere riferito alla presenza

diretta di Acque Circumpolari (CDW= Circumpolar Deep Water), la

cui presenza sarebbe stata individuata anche nella stazione 16 (Brazo

del Noroeste) e nella stazione 20 (Canal Ballenero) anche se con valori

del 8180 leggermente più negativi, rispettivamente di -0,18o/oo a 300

metri di profondità e -0,30o/oo a 350 metri.

CONCLUSIONI

Questo studio rappresenta un pnmo tentativo di delineare la

composizione isotopica dell'ossigeno delle masse d'acqua presenti

nello Stretto di Magellano. In generale, dal confronto tra i dati di 8180,

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salinità e temperatura si è potuto mettere tn evidenza un duplice

comportamento delle masst. d'acqua presenti:

- nel settore atlantico, da Cabo Deseado a Cabo Forward, la

colonna d'acqua è piuttosto omogenea grazie alla continua azione delle

forti correnti di marea;

113

- nel settore pacifico la colonna d'acqua ha invece evidenziato una

stratificazione a 3 strati: uno superficiale diluito dall'apporto di acqua

continentale, uno intermedio risultante dal mescolamento di acque

subantartiche modificate ed acque pacifiche, ed uno profondo di chiara

origine pacifica.

Inoltre, sulla base dei dati isotopici ottenuti, è stato possibile

distinguere gli strati d'acqua superficiale influenzati da apporti di

origine continentale (localizzati principalmente nell settore atlantico

dello stretto e caratterizzati da un o180 medio di -1,3o/oo) da quelli

influenzati dali' apporto di acqua di origine fluvioglaciale (individuati

nel settore pacifico dello stretto e caratterizzati da un o180 medio di -

2,4%o).

Nelle pagine seguenti sono riportati i grafici con o180, salinità e

temperatura in ascissa e profondità in ordinata per le stazioni

rappresentanti condizioni idrologiche diverse:

- Stazione 72: Oceano Atlantico,

- Stazione 28R: settore orientale dello Stretto di Magellano,

- Staizone 57R: settore occidentale dello Stretto di Magellano,

- Stazione 3 5: Oceano Pacifico,

- Stazione Il : Canal Beagle-Passaggio di Drake.

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SALINITA' (psu)

-0,6 -0,5 -0,4 -0,3 -0,2 33 33,05 33,1 8,84 8,86 8,88 8,9 8,92 0+---+---~--~--~

10

20

30

40

PROFONDITA' (m) 50

60

70

80

Stazione 72 90

--~

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PROFONDITA' (m)

eS 180 (V -SMOW)

-1,22 -1,20 -1,18 -1,16 -1,14 -1,12 0+---~-+--~--4-~

10

20

30

40

50

60

70

80 _L

SALINITA' (psu) TEMPERATURA COc)

29,00 30,00 31,00 32,00 8,40 8,50 8,60 8,70 8,80 o

......... o

N o

w o

-...l o

00 l o

Stazione 28R

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o180 (V-SMOW)

-3 -2,5 -2 -1,5 -1 -0,5 o o~-+--~~~--~~

100

200

PROFONDITA' (m) 300

400

500

600

SALINITA' (psu)

22,00 25,00 28,00 31,00 34,00

TEMPERATURA ec)

7,50 8,50 9;50 10,50 11,50

Stazione 57R

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o180 (V-SMOW) SALINITA' (psu) TEMPERATURA ec)

-0,5 -0,4 -0,3 -0,2 33,00 33,50 34,00 7,00 8,00 9,00 10,00 11,00

0+----4----4---~

20

40

60

PROFONDITA' (m) 80

100

120

140 Stazione 35

160

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o180 (V-SMOW)

-0,6 -0,4 ·0,2 o 0,2

0+---;---~--~--~

20

40

60

80

PROFONDITA' (m) 100

120

140

160

180

200

SALINITA' (psu)

32,00 32,50 33,00 33,50 34,00 34,50 4,00

TEMPERATURA ec)

6,00 8,00 10,00

Stazione 11

--00

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TECNICA DI PREPARAZIONE DELLE ACQUE

Misurare la composizione isotopica dell'ossigeno di un campione

d'acqua significa determinare il valore del rapporto di abbondanza 180/160. Il metodo più comunemente usato è quello messo a punto da

Epstein e Mayeda (1953) che viene seguito anche nel Laboratorio di

Geochimica isotopica di Trieste. Si tratta di un metodo indiretto che

consiste nel portare all'equilibrio una certa quantità di campione (=: 5

ml) con C02 a temperatura costante. La preparazione del campione e lo

scambio tra H20 e C02 vengono realizzate per mezzo di una linea in

pyrex tenuta ad una pressione inferiore a l o-3 mmHg mediante una

pompa rotativa ed una pompa a diffusione di vapori di mercurio.

La preparazione è distinta in due fasi. Nella prima, il campione

d'acqua viene introdotto in un'ampolla collegata alla linea a vuoto e

quindi congelato con azoto liquido (t= -180°C) in modo da poter poi

pompare tutti i gas non condensabili che non sono rimasti intrappolati

nel ghiaccio. L'operazione viene ripetuta due volte per essere certi di

aver "purificato" bene il campione.

Nel frattempo, in un'altra parte della linea, si prelevano circa 100 ml

di anidride carbonica che viene anch'essa purificata prima mediante

condensazione con azoto liquido e poi mediante sublimazione con una

miscela di alcool etilico ed azoto liquido a -80°C (temperatura di

sublimazione della C02). Questa C02 viene fatta poi espandere in 4

volumi calibrati di circa 250 ml ciascuno e richiamata poi nelle ampolle

contenenti i campioni mantenute alla temperatura dell'azoto liquido. Le

ampolle, chiuse con rubinetto a tenuta di vuoto, vengono immerse in

un bagno termostatico ad una temperatura di 25°C, in modo da

permettere lo scambio isotopico tra co2 e l, acqua a questa

temperatura:

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L'equilibrio viene raggiunto dopo 6-1 O ore circa; la C02 equilibrata

con l'acqua avrà una composizione isotopica che è funzione della

composizione isotopica dell'acqua stessa; a 25°C il fattore di

frazionamento a tra acqua ed anidride carbonica è pari a l, 0412 ±

0,0001 (O'Neil et alii, 1975) per cui E= 41,2o/oo. Ciò significa che la

C02 è arricchita in 180 rispetto all'acqua del 41,2o/oo. In un sistema

come quello descritto precedentemente, il numero delle molecole

d'acqua è infinitamente maggiore rispetto a quelle del gas, per cui la

composizione isotopica del campione non sarà influenzata da quella

iniziale della C02.

La seconda fase consiste nell'estrazione dal sistema di una frazione

della C02, fase questa che viene ripetuta dopo altre 6-1 O ore (per

essere certi che il sistema abbia raggiunto nuovamente l'equilibrio

isotopico) in modo da poter disporre di 2 campioni diversi dello stesso

sistema. L'estrazione avviene per mezzo di una "trappola" che viene

portata alla temperatura dell'azoto liquido, successivamente, alla

temperatura della miscela con alcool etilico che trattiene il vapor

d'acqua eventualmente presente. La C02 estratta viene trasferita,

sempre utilizzando basse temperature (azoto liquido), in un

portacampione ed infine analizzata allo spettrometro di massa. Dal

valore della composizione isotopica della co2 si può calcolare quello

d eli' acqua mediante questa relazione:

0180 (V-SMOW) =a 0180 C02 (PDB) + (a-J) 103

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