Lessing - Notazioni sinsemiche di processi interattivi - Il Verri N43

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Rivista fondata da Luciano Anceschi anno LV Anceschi Argan Albers Maldonado Huff Lupton Mattozzi Hoger Coco Setoni Bonini Lessing Bel/uscio Fearis Cerafici Piscitelli Bolzoni Rossi (( newbasic n. 43 - giugno 2010 - € 15,00 Monogramma 18° Compasso d'oro Segnalazione speciale 1 Lumelli Niccolai Graffi Inglese Raos Giovenale Agosti Magrelli Mattazzi Attanasio ))

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Rivista fondata da Luciano Anceschi anno LV

Anceschi Argan Albers

Maldonado Huff Lupton Mattozzi Hoger Coco Seratoni

Bonini Lessing

Bel/uscio

Ferraris Cerafici Piscitelli Bolzoni Rossi

((

newbasic

n. 43 - giugno 2010 - € 15,00 Monogramma 18° Compasso d'oro 1\ Segnalazione speciale 1\1\

Lumelli

Niccolai

Graffi Inglese Raos Giovenale Agosti Magrelli Mattazzi Attanasio

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il verri

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sistema grafico Giovanni Anceschi, Valeria Anceschi

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giugno 2010

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il verri

n. 43 - giugno 2010 "newbasic"

Sommario

in copertina Antiprimadonna (Maldonado): soluzioni di

due partecipanti al SeminariojWorkshop Venice Basic Design 06.

5 per Edoardo Sanguineti

6 Giovanni Anceschi Premessa

8 Giulio Carlo Argan La didattica di Moholy-f\Jagy e di Albers alla Bauhaus

11 josef Albers Uno più uno uguale tre e anche di più: fatti fattuali e fatti attuali

25 Tomas Maldonado Documento 1: Corso di base

33 William S. Huff Geometrizzare e percettualizzare

40 Giovanni Anceschi Design di base: fondamenta del design

51 Ellen Lupton Graphic Design: The New Basics

56 Alvise Mattozzi Some Basic Coordinates Quasi un'introduzione

71 Hans Leo Hbger Guardare lontano. La Cultura di Progetto prima della Rivoluzione Industriale

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76 Nunzia Co co Weimar, Chicago, Ulm, Venezia con Albers e Munari

81 Azalea Seratoni Munari basic designer

85 Emanuela Bonini Lessing Notazioni sinsemiche di processi interattivi

92 Antonio Belluscio Basic Design computazionale

115 Silvia Ferraris Dare forma ai prodotti: integrazioni basic alle metodologie d'insegnamento consoli­date

126 Alessandra Cirafici Disegno, Euristica e Basic Design L'investigazione grafica come categoria opera­tiva

134 Daniela Piscitelli Dal Basic alle narrazioni Tracce

142 Monica Bolzoni Design del vestire Un'esperienza didattica secondo l'etica del design

148 Daniela Rossi Questa è l'acqua

il caso Prosa in prosa 150 interventi di: Angelo Lumelli,

Giulia Niccolai e Milli Graffi

punti e frequenze 166

dichiarazioni di: Andrea Inglese, Andrea Raos e Marco Giovenale

Stefano Agosti Una nuova lettura di Proust

Isabella Mattazzi Intervista a Valerio Magrelli

Maria Attanasio Viaggio nella presenza del tempo L'epos di una quotidianità senza eroi tra bellezza slegata e scrittura

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Emanuela Bonini Lessing

Notazioni sinsemiche di processi interattivi

New Basic Design Il seminario di Giovanni Lussu ha avuto luogo nell'estate del 2007 presso la Facoltà di Design e Arti dello Iuav di Venezia. Esso si inseriva all'interno dell'offerta didattica del dottorato in Scienze del design del nostro ateneo. Fin dalla sua fondazione, il dottorato prevedeva un' articolata riflessione sulla pedagogia del Design. Per questo motivo il Basic Design è stato da subito considerato uno degli ambiti di ricerca principali. Data la sua intrinseca natura di ricerca teorica basata indissolubil­mente sulla "pratica del fare", la formula del seminario/workshop della durata di una settimana è sembrata la più congeniale. L'edizione del 2007 è stata preceduta dalla prima, dal titolo: Basic Design - la tradizione del nuovo. In questa prima edizione si risco­privano le origini fondative della disciplina, seppur con lo sguardo di chi si sottopone alle esercitazioni in un contesto culturale, sociale e tecnologico del tutto trasformato rispetto a quello originario. L'anno successivo, ha avuto luogo la seconda edizione (una sorta di "seconda parte") del seminario/workshop dal titolo evocativo New Basic Design. L'obiettivo era quello di immergersi nei proces­si del design dell'interazione. Che cosa può" dire" il Basic Design quando ci si deve occupare,

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nello specifico, di predisporre, mappare, tracciare un processo interattivo? Durante il primo workshop si era potuto esperire quanto il basic sia attuale e attuabile, adatto e adattabile, anche a circostanze e situa­zioni diverse da quelle che hanno originato le esercitazioni stesse. Con New Basic Design si è voluto porre l'accento sull'aspetto inte­rattivo della relazione designer/ artefatto-comunicativo/ destinata­rio, che è una relazione sempre più di tipo circolare che non di tipo lineare. Le tecnologie digitali e i software che permettono oggi la realizza­zione di artefatti comunicativi stanno modificando il modo di ope­rare del designer, cosÌ come anche i tempi e i modi della loro frui­zione. È cambiato in definitiva il contesto nel quale il designer opera, anche indipendentemente dall'incidenza del fattore tecno­logico nel singolo artefatto. Il workshop si articolava dunque su due livelli. Da una parte, con Cristina Chiappini, si chiedeva agli studenti di progettare un vero e proprio artefatto comunicativo interattivo, facendo dunque uso delle tecnologie idonee alla sua realizzazione. Dall' altra, con Gio­vanni Lussu, si richiedeva al discente di esplorare il carattere pro­cedurale del testo somministrato, per poi procedere alla sua tran­scodifica, in un nuovo sistema di codici non alfanumerici ed escludendo l'uso dei più comuni pittogrammi.

Sgombrare la mente dai pregiudizi

Quali sono le convenzioni grafiche che danno forma alla comunicazione visiva? E' sempre necessario che il lin­guaggio verbale sia la pietra di paragone in base alla quale verificare la fedeltà di qualunque trasposizione visiva? E se non è cosÌ, come articolare la significazione di un testo visivo non trascrittivo? e come tradurre le informazioni nel passaggio da un codice all'altro? I

Con domande simili Giovanni Lussu ci ha inviti a riflettere su quan­to sia fuorviante l'opposizione, cosÌ radicata nella grafica contempo­ranea, e in generale nella cultura occidentale, tra immagine e scrittu­ra. Quasi fosse persino impossibile immaginare che anche la scrittura sia essa stessa in1magine. Che le lettere dell'alfabeto siano comun­que costituite da forme grafiche, e che la loro disposizione nello spazio sia anch'essa una tra le tante possibili forme. E che, in ulti­mo, tali forme siano componenti ineludibili del testo. Fin dai tempi di Aristotele, la scrittura non è stata considerata altro che «un inge-

l-G. Lussu - A. Perri, Piccoli libri dalla Biblzoteca di Babele, ill "Progetto Grafico" Il.6, giu. 2005, Aiap, Milano, pp. 8-9.

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Bonini Lessing: Notazioni sinsemiche

gnoso artificio tecnico per la rappresentazione della lingua parlata, la quale è il veicolo primario della comunicazione umana>�. Secondo Lussu, si continua ancora oggi ad assumere che la scrittu­ra abbia maggiormente a che fare con la lingua parlata che con l'u­niverso dei segni grafici. Lo stesso Saussure, nella sua distinzione tra lingua come fatto men­tale, la "langue", e la lingua come esecuzione verbale, la "parole", avrebbe ribadito la relazione gerarchica tra la prima e la seconda, relegando la scrittura a una posizione ancora inferiore. È stato soprattutto grazie a Roy Harris, con il suo celeberrimo testo La tirannia dell'alfabeto, che è avvenuto il ribaltamento della pro­spettiva nel dibattito corrente. Harris ha infatti mostrato come, al contrario, il veicolo principale della comunicazione sia sempre stato l'espressione grafica. Uno tra i pregiudizi ancora fortemente radicati, di cui Lussu ci ha parlato, è quello del primato del sistema alfabetico rispetto ad altri, in realtà più diffusi e forse persino maggiormente vitali (si pensi ad esempio a quello coreano e, soprattutto, a quello cinese). Non ci si accorge inoltre di come, da Gutenberg in poi, ovvero dall'avvento della cosiddetta "era tipografica", l'autore di qualun­que testo sia stato completamente estraniato dal controllo sulla sua forma. Egli infatti non ha più alcuna voce in capitolo né per quan­to riguarda la forma dei segni né la loro disposizione. I segni sono determinati da altri (gli incisori di punzoni o i moderni type desi­gner) e vengono disposti da altri ancora (compositori e impagina­tori) in forma di testo. Da una parte, è stata la tipografia, con i suoi caratteri sempre uguali e giustapposti ad accelerare il progresso scientifico, dando forma a segni univoci, norme ortografiche, realizzando il consoli­damento della simbologia matematica, dei numeri, dei tabellari. D'altra parte la tipografia ha aperto però una frattura indissolubile tra l'autore e il testo. Come in altra sede M. Baraghini e D. Turchi hanno sostenuto, l'o­perazione di messa a punto di un libro è solo un altro momento della scrittura3 ,accusandone dunque le stesse difficoltà. Lungi dal­l'essere un problema esclusivamente specifico déIIà.,,;'grafica", la tipografia contribuisce in definitiva a strutturare anéhe il pensiero: non è sempre facile, infatti, segnare un confine netto tra il conte­nuto e l'aspetto editoriale di un libro. Abbiamo così condiviso con Giovanni Lussu, l'urgenza della defi-

2 - G. Lussu, La lettera uccide, Stampa Alternativa e Graffiti, Pavona (RJvl) 2003, p.lI. 3 - M. Baraghini.D. Turchi, Prefazione, in A. Bandinelli·G. Lussu·R. labolelli, FarII tln libro, Biblioteca del Vascello, Stampa Alternativa, Roma 1996, p. 5.

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nizione di un luogo e un tempo in cui tali assunti potessero essere messi in discussione, cosa che non accade di norma né nella prati­ca professionale, né nei programmi di educazione alla professione. Già ne La lettera uccide Lussu invitava a non accettare una volta e per sempre tutte quelle abitudini e convinzioni, che forse non sono altro che un riflesso di una (transitoria?) cultura eurocentri­ca. Ormai l'avevamo capito: assumere una posizione teorica senza sporcarci le mani non ci avrebbe portati lontano. Vi era insomma il bisogno di "praticarla".

Notazioni sinsemiche

smsemla mantiene il prefisso sin- di sintassi dal greco syn ("con", "insieme"), usato col significato di "unione", "contemporaneità" e il suffisso -semi a, dal greco sìmia, derivato di sel\ma, segno. sinsemia starebbe ad indicare il modo in cui i segni stanno assieme (nello spazio)4

Il neologismo "sinsemie" coniato da G. Lussu indica anche il cam­po di indagine del workshop tenuto allo Iuav. In realtà, come sostiene Giovanni Anceschi, quello di Venezia era allo stesso tempo un «seminario in quanto produttore e diffusore di un sapere, workshop in quanto luogo di pratica. Intendeva inse­gnare 'cos'è il Basic Design' in modo cognitivo e al contempo esperienziale per i partecipanti, il che è indispensabile per la natu­ra stessa del basic design»5. Una visione sostenuta anche da G. Lussu, che ha sempre argo­mentato come il progetto sia la chiave privilegiata per affrontare i problemi teorici. Durante il workshop abbiamo condiviso con Giovanni Lussu mol­teplici riflessioni intorno alla questione della scrittura. Innanzitut­to, il considerarla in costante oscillazione tra due versanti: da una parte l'aspetto informativo, analitico, dall' altra quello espressivo, sintetico. «Se aumenta la componente sintetica, se cioè gli aspetti espressivi prendono il sopravvento, la componente analitica, vale a dire la possibilità di decodificazione univoca, decresce»6. Una considerazione analoga a quella di G. Anceschi, che, a propo­sito della scrittura, aveva indicato due tendenze opposte: da una

4 - L. Perondi, Sinsemie. Congetture JUgli aspetti non lineari della scrittura, tesi di laurea in Disegno Industriale, Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura, Milano, 2005, p. 136. 5 - G. Anceschi, in www.newbasicdesign.it 6 - G. Lussu, cit., pp. 24-25.

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Bonini Lessing: Notazioni sinsemiche

parte gli spettri "sistolici", dall' altra quelli "diastolici". I primi favorirebbero la standardizzazione, la codificazione, l'istituziona­lizzazione, i secondi l'articolazione, l'individualizzazione, la diffe­renziazione7. Per noi, in qualità di designer, è dunque importante interrogarsi sui limiti della riconoscibilità di un testo (che come si è detto sopra, è immagine e scrittura insieme). Quanto cioè sia opportuno mantene­re un atteggiamento conservatore oppure, al contrario, innovatore, sul versante della codificazione, ai fini della riconoscibilità e della fruizione del testo stesso. Tutto ciò tenendo presente il contesto cul­turale di riferimento: il nostro sistema alfabetico, rispetto ad altri, è tendenzialmente analitico. L'esercitazione proposta nell'ambito di New Basic Design, si prefi­gurava come un vero e proprio esercizio di transcodifica, da un testo letterario (tre diverse ricette, tra le quali poterne scegliere una) a un sistema di codici, dai quali l'alfabeto, i numeri e i più comuni pittogrammi fossero esclusi. L'obiettivo principale era quello di indurre una riflessione concre­ta sull'arbitrarietà dei segni, nonché allenare a una progettualità sistemica8. In fase progettuale abbiamo riscontrato come sia discutibile l'argo­mentazione che il pittogramma appartenga a un linguaggio univer­sale, comprensibile a tutti. Al contrario esso deve essere appreso, ovvero convertito nel sistema mentale di riferimento che sovrinten­de la propria lingua, operazione tutt'altro che "naturale"9. Dedicandoci al tema delle sinsemie, ovvero, come è stato anticipato, al modo in cui i segni si distribuiscono nello spazio in stretta relazio­ne gli uni con gli altri, siamo stati portati a riconsiderare anche la "variabile spazio". Cioè la natura pluridimensionale della scrittura. In altri contesti, Luciano Perondi ha mostrato come, all'interno del nostro sistema, la dimensione spaziale della scrittura, specialmente la componente verticale, sia quasi completamente atrofizzatalO. Durante il nostro workshop, abbiamo potuto esperire come la disposizione spaziale degli elementi non abbia solo funzione evo­cativa, ma possa generare effetti di senso ben definiti o possa denotare significati precisi. Matrici, tabelle, mappe, indici si basano proprio su di un uso bidi­mensionale dello spazio. Essi consentono all'utente non solo di leggerli, ma anche di consultarli ed "esplorarli". Rendono cioè

7 - G. Anceschi, Monogrammi e figure, La casa Usher, Firenze 1998. 8 - E. Bonini Lessing, Notazùmi sinsemiche di processi interattivi. Intervista a Giovanni Lussu, in "Progetto Grafico", n. 12/13, set. 2008, Aiap, Milano, pp. 192-193. 9 - G. Lussu, cito pp. 33-35. lO - L. Perondi, cito

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possibile un approccio nell'acquisizione delle informazioni diverso da quello tipico della scrittura lineare (da sinistra a destra, dall'alto verso il basso), in favore di soluzioni di volta in volta più flessibili e congeniali alle finalità dell'utente stesso. L'esercizio di transcodifica è stato allora una preziosa occasione anche per esplorare diversi possibili approcci progettuali, in grado di ricollocare l'autore e il fruitore del testo al centro del discorso, e non in posizione marginale o passiva.

Vincoli progettuale ed esiti finali Come ogni workshop, anche il nostro aveva una durata limitata. Una settimana per introdurre il tema di New Basic Design, i pre­supposti teorici delle due esercitazioni parallele ("notazioni sinse­miche di processi interattivi" e "il corpo racconta") e il vero e pro­prio laboratorio di sperimentazione visiva. Non si trattava chiaramente della prima "somministrazione" dell'e­sercitazione di Basic Design di Giovanni Lussu, in assoluto. Essa infatti è stata messa a punto da quest'ultimo per la prin1a volta nel 1993, al Politecnico di Milano, mentre due anni dopo, insieme ad Anceschi ci fu l'occasione per precisarne sia i presupposti teorici che i vincoli progettuali imposti. Le esercitazioni, riproposte nel tempo anche in diversi istituti, sono sempre state costituite principalmente da un testo di riferimento (letterario o di altro tipo, una ricetta, nel nostro caso), pochi vincoli sui formati e uso limitato o assente del codice alfabetico. È invece sempre garantita una grande libertà riguardo alle tecniche e ai lin­guaggI espressIvI Il tempo disponibile per svolgere l'esercitazione è esso stesso un vincolo del progetto. Tutti i partecipanti del workshop di Venezia hanno dovuto dun­que concentrare le loro energie sulle componenti essenziali dei lin­guaggi visivi e sulle loro modlità di aggregazione, in vista dell' o­biettivo delle transcodifica. Le immagini dei progetti restituiscono una grande varietà di tecni­che utilizzate. Alcuni hanno fatto uso di software di grafica, per la messa a punto del nuovo codice di scrittura e/o per l'impaginazione finale del lavoro. Altri invece hanno preferito approfittare dell'occasione per rinunciare del tutto all'uso del computer, procedendo con il dise­gno manuale o selezionando e assemblando tra loro materie prime di fortuna (sassi, foglie, conchiglie, rametti, ecc.). C'è chi ha adot­tato un registro descrittivo e chi ha preferito al contrario quello sintetico, chi ha optato per un linguaggio fortemente astratto, chi

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più figurativo. Nel nostro caso, ci è stata concessa la più totale libertà nella scelta dei formati e delle tecniche. L'essenza dell'esercitazione era infatti quella di prendervi parte, al di là dell'obiettivo di produrre un corpus di elaborati tra di loro formalmente uniformi. Il fatto poi, che le nostre rappresentazioni finali abbiano rivelato un inatteso versante estetico è stato un elemento piacevolmente sorp renden te. Come sostiene lo stesso Lussu, è molto importante che durante l'esercitazione ci si diverta anche! E questo, durante il nostro workshop, è certamente awenuto.

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Lussu: ricette sinsemiche

Labbate, sinsemie ostensive.

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Mencacci, sinsemie cicliche e diacroniche.

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Mondelli, pittografie sinsemiche.

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