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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA Dipartimento di Medicina Animale, Produzioni e Salute SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE Sanità Animale, Allevamento e Produzioni Zootecniche Tesi di specializzazione Salmonella Enteritidis in allevamenti di galline ovaiole della Regione Veneto: stato dell’arte delle procedure di pulizia e disinfezione dei capannoni RELATORE: Ch. mo Prof. Martini Marco CORRELATORI: dr. ssa Cibin Veronica, dr. Bernardi Zeno SPECIALIZZANDO: Dott. ssa Roccato Anna Anno Accademico 2011 – 2012

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA

Dipartimento di Medicina Animale, Produzioni e Salute

SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE

Sanità Animale, Allevamento e Produzioni Zootecniche

Tesi di specializzazione

Salmonella Enteritidis in allevamenti di galline ovaiole della Regione Veneto:

stato dell’arte delle procedure di pulizia e disinfezione dei capannoni

RELATORE: Ch. mo Prof. Martini Marco

CORRELATORI: dr. ssa Cibin Veronica, dr. Bernardi Zeno

SPECIALIZZANDO: Dott. ssa Roccato Anna

Anno Accademico 2011 – 2012

INDICE

RIASSUNTO Pag. 1

ABSTRACT Pag. 2

INTRODUZIONE ALL'ARGOMENTO Pag. 3

1. SALMONELLA E SALMONELLOSI Pag. 5

1.1 SALMONELLE: EZIOLOGIA, CLASSIFICAZIONE E NOMENCLATURA Pag. 5

1.2 EPIDEMIOLOGIA E PATOGENESI DELLE INFEZIONI DA SALMONELLA Pag. 7

1.2.1 SALMONELLOSI NELL’UOMO Pag. 8

1.2.2 SALMONELLOSI NEGLI AVICOLI Pag. 10

2. IL CONTROLLO DELLE ZOONOSI Pag. 12

2.1 ASPETTI NORMATIVI DI CARATTERE GENERALE Pag. 12

2.2 PIANI DI CONTROLLO DELLE SALMONELLE AI SENSI DEL REGOLAMENTO CE 2160/2003 Pag. 14

2.3 PIANO NAZIONALE PER IL CONTROLLO DI SALMONELLA NELLE GALLINE OVAIOLE DELLA SPECIE

GALLUS GALLUS Pag. 14

3. PULIZIA E DISINFEZIONE COME MISURA DI CONTROLLO DELLA SALMONELLA NEGLI ALLEVAMENTI

AVICOLI Pag. 17

3.1 IMPORTANZA DI PULIZIA E DISINFEZIONE COME MISURA DI PROFILASSI DIRETTA Pag. 17

3.2 LE PROCEDURE DI PULIZIA E DISINFEZIONE DI STRUTTURE E ATTREZZATURE IN ALLEVAMENTI DI

GALLINE OVAIOLE: INFORMAZIONI DALLA LETTERATURA Pag. 19

4. SCOPO DELLA TESI Pag. 21

5. MATERIALI E METODI Pag. 23

5.1 IDENTIFICAZIONE DEGLI ALLEVAMENTI DI OVAIOLE CON EVENTO DI POSITIVITÀ A SE Pag. 23

5.2 ELABORAZIONE DEL QUESTIONARIO Pag. 23

5.3 RICHIESTA DI COLLABORAZIONE AI VETERINARI Pag. 24

5.4 VISITA DEGLI ALLEVAMENTI SELEZIONATI Pag. 25

5.5 ELABORAZIONE STATISTICA DEI DATI Pag. 25

6. RISULTATI Pag. 26

6.1 ANALISI DESCRITTIVA DEI DATI DEL QUESTIONARIO Pag. 26

6.1.1 DATI GENERALI E STRUTTURE-ATTREZZATURE PRESENTI IN ALLEVAMENTO Pag. 26

6.1.2 LA PULIZIA Pag. 29

6.1.3 LA DISINFEZIONE Pag. 31

6.2 ANALISI DEI FATTORI DI RISCHIO Pag. 32

6.2.1 PULIZIA E DISINFEZIONE NEI DUE GRUPPI: ALLEVAMENTI CON ESITO NEGATIVO E

ALLEVAMENTI CON ESITO POSITIVO PER SE AI TAMPONI AMBIENTALI Pag. 32

6.2.1.1 INTERVENTI DI RISTRUTTURAZIONE Pag. 33

6.2.1.2 TIPOLOGIA DI ALLEVAMENTO Pag. 33

6.2.1.3 STOCCAGGIO DELLA POLLINA Pag. 34

6.2.1.4 TIPOLOGIA DI PULIZIA APPLICATA Pag. 34

6.2.1.5 MODALITÀ DI PULIZIA/LAVAGGIO DELLE STRUTTURE MOBILI E CAPANNONI Pag. 35

6.2.1.6 TEMPO IMPIEGATO PER LA PULIZIA Pag. 36

6.2.1.7 MODALITÀ DI APPLICAZIONE DEL DISINFETTANTE Pag. 37

6.2.1.8 ORE DEDICATE ALLA DISINFEZIONE Pag. 37

6.2.1.9 NUMERO CICLI DI DISINFEZIONE Pag. 38

7. DISCUSSIONE E CONCLUSIONI Pag. 39

7.1 ANALISI DESCRITTIVA DEI RISULTATI Pag. 39

7.2 ANALISI DEI FATTORI DI RISCHIO Pag. 41

7.3 CONCLUSIONI DI CARATTERE GENERALE Pag. 42

ALLEGATO 1 Pag. 44

BIBLIOGRAFIA Pag. 47

RINGRAZIAMENTI Pag. 55

RIASSUNTO

L'applicazione del Piano Nazionale di controllo di Salmonella Enteritidis (SE) e Typhimurium (ST)

nelle galline ovaiole della specie Gallus gallus a partire dal 2008, ha permesso di ridurre la

prevalenza di SE, principale sierotipo responsabile dei casi di salmonellosi umana a livello europeo.

In caso di gruppi di animali positivi a SE/ST, si applicano una serie di misure sanitarie volte a

tutelare la salute dei consumatori e ad evitare la persistenza di Salmonella in allevamento;

nonostante l’applicazione di procedure di pulizia e disinfezione, sono segnalati a livello europeo,

Italia inclusa, dei casi di recidiva, imputabili anche alla scarsa efficacia delle procedure di pulizia e

disinfezione applicate.

Poiché non esistono linee guida in materia di pulizia e disinfezione, obiettivo di questa ricerca è

stato quello di approfondire la conoscenza riguardo le procedure di pulizia-disinfezione applicate in

allevamenti di galline ovaiole, attraverso lo studio di un campione di allevamenti della Regione

Veneto risultati positivi a SE nel corso di controlli ufficiali eseguiti nel periodo 2009-2011. Inoltre

ulteriore scopo è stato quello di individuare eventuali fattori critici nelle procedure di pulizia-

disinfezione per la permanenza di SE in allevamento.

Dallo studio è emersa una notevole eterogeneità tra gli allevamenti sia in termini di tipologia di

allevamento che di modalità di pulizia-disinfezione applicate. In particolare vale la pena evidenziare

che: nella maggior parte dei casi non è disponibile un documento in cui vengono riportati i dettagli

tecnici delle procedure di pulizia-disinfezione; la formazione non è il risultato di un processo di

apprendimento strutturato e metodico; le modalità d'impiego degli strumenti per il lavaggio delle

strutture (in particolare pressione e portata dell’acqua) sono spesso non adeguate e le condizioni

d'uso di detergenti e disinfettanti sono frequentemente non note.

In conclusione, questo studio mostra come le procedure di pulizia e disinfezione siano un insieme

complesso di operazioni che per poter essere veramente efficaci richiedono l'impiego di personale

adeguatamente formato ed altamente specializzato.

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ABSTRACT

The application of the National Control Program for Salmonella Enteritidis (SE) and Typhimurium

(ST) in laying hens since 2008, has lead to a decrease of the prevalence of SE, the main serovar

responsible of human salmonellosis cases at European level.

In case of positive flocks for SE/ST, a series of sanitary measures are taken to protect the human

health and avoid the persistence of Salmonella in the farms; despite the application of cleaning and

disinfection procedures, cases of layer farms with persistent Salmonella contamination have been

recorded at European level, Italy included, probably due also to a low standard of cleaning and

disinfection (C&D) procedures.

Since guidelines on cleaning and disinfection are not available, the main goal of this research was

to deep the knowledge on C&D programmes applied in laying hens farms, through the study of a

sample of Veneto Region farms, that from 2009 to 2011 have been found positive for SE, during

official controls and environmental swabs, collected according to the national control program.

Moreover the study has try to identify possible critical factors of C&D procedures, related to the

persistence of SE in the farms after C&D.

This study has highlighted the presence of a huge heterogeneity between farms considering both

the type of production system and the applied C&D procedures. In particular, it has been pointed

out that: the lacking, in most of the cases, of a document in which the technical details of the C&D

procedures are reported; the knowledge of the farmers is not the result of a structured and

systematic learning process; the using way (in particular pressure and flow) of the equipment

applied for the washing step is often unsuited and the concentration and application rate of

disinfectants are often unknown. In conclusion, this study has shown how the C&D procedures are

a complex whole of actions that to be effective require skilled people with a high level of

knowledge.

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INTRODUZIONE ALL’ARGOMENTO

Salmonella spp. è ad oggi il principale responsabile, in Italia, di zoonosi trasmesse con gli alimenti:

nel 2010 infatti 5489 ceppi di Salmonella spp. sono stati isolati da casi di infezione umana

(Enternet, 2011). A livello europeo Salmonella spp. occupa, dopo Campylobacter spp., il secondo

posto come responsabile di casi umani notificati di zoonosi alimentare ma è il primo agente causa

di tossinfezione alimentare nei focolai epidemici (foodborne outbreaks). Nell’Unione Europea,

infatti, nel 2010 Salmonella spp. è risultata essere l'agente responsabile del 30,5% di tutti i focolai

di malattia alimentare (EFSA, 2010).

Salmonella Enteritidis (SE) è il sierotipo più frequentemente isolato nei casi di salmonellosi umana

in Europa seguito da Salmonella Typhimurium (ST); da quanto emerge dall’analisi dei dati relativi

agli “strong evidence outbreaks” notificati dai Paesi europei, i casi di salmonellosi umana da SE

sono frequentemente associati al consumo di uova crude e ovoprodotti (EFSA, 2010).

A partire dal nuovo millennio la Commissione Europea ha sviluppato una nuova politica di sicurezza

alimentare basata sull’approccio di filiera ed in particolare ha individuato una strategia di controllo

delle salmonellosi che si basa anche sull'applicazione di piani di controllo a livello di produzione

primaria (Regolamento CE n. 2160/2003). Tali piani di controllo sono applicati obbligatoriamente a

partire dal 2007 ed hanno coinvolto varie categorie produttive del settore avicolo con l’obiettivo di

diminuire il numero di casi umani attraverso la riduzione della prevalenza dei sierotipi di

Salmonella rilevanti per la salute pubblica a livello di allevamento.

Il numero di casi di salmonellosi umana in Europa è passato da 172.700 casi del 2003 a 99.020 del

2010, con una riduzione soprattutto dei casi associati a SE, evidenziando così l'efficacia di tale

approccio (EFSA Report 2007 e 2010). L’applicazione del piano di controllo nelle galline ovaiole, in

particolare, obbligatoriamente applicato anche in Italia a partire dal 2008, ha consentito di ridurre

la prevalenza di gruppi positivi nel territorio nazionale dall'8% (Piano nazionale di controllo 2008-

2010 approvato con Decisione 2007/848/CE, dati riferibili al baseline study del 2004) al 3.3%.

(Piano nazionale di controllo 2013 approvato con Decisione 2012/716/UE, dati riferiti al 2011).

L’esperienza maturata in questi anni, attraverso l’applicazione dei piani di controllo in Italia e

l’acquisizione di dati epidemiologici da parte del Centro di Referenza Nazionale per le Salmonellosi

(CRNS), hanno permesso di evidenziare come la pulizia e disinfezione dei capannoni che hanno

ospitato gruppi di avicoli positivi per salmonelle rilevanti, rappresentino un punto cruciale per

ridurre il rischio di recidive.

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La pulizia e disinfezione del capannone che ospitava gruppi positivi a sierotipi rilevanti è da

effettuarsi obbligatoriamente e sotto controllo ufficiale, ai sensi dei piani di controllo, prima

dell’accasamento di nuovi gruppi. E' importante sottolineare che l’applicazione di un'efficace

pulizia-disinfezione di un capannone è un compito difficile, laborioso e costoso, soprattutto nel

caso degli allevamenti di galline ovaiole, data l'intrinseca complessità delle strutture e attrezzature

impiegate. Ad oggi, le modalità di pulizia e disinfezione utilizzate a livello nazionale non devono

seguire indicazioni specifiche e non sono disponibili linee guida alle quali far riferimento.

Di conseguenza il presente lavoro si sviluppa nell'ottica di approfondire le modalità con cui pulizia e

disinfezione vengono applicate e quale sia il livello di conoscenza e competenze riguardo questo

argomento. Tale obiettivo è stato perseguito attraverso l’analisi di dati acquisiti a posteriori,

raccolti tramite un questionario (predisposto in collaborazione con il dottor Zeno Bernardi, medico

veterinario esperto dell’argomento) in merito a modalità di pulizia e disinfezione applicate in casi di

positività a SE in allevamenti di galline ovaiole della Regione Veneto. L’acquisizione dei dati è stata

possibile attraverso la collaborazione del CRNS con i veterinari ufficiali responsabili dei

campionamenti previsti dai piani di controllo e grazie alla disponibilità dei responsabili degli

allevamenti selezionati.

Ulteriormente, obiettivo del lavoro è stato quello di confrontare modalità di pulizia e disinfezione

applicate in caso di allevamenti i cui capannoni sono risultati negativi ai tamponi ambientali (pulizia

e disinfezione efficace) rispetto ad allevamenti che hanno avuto un esito positivo ai tamponi

ambientali a seguito di pulizia e disinfezione (pulizia e disinfezione non efficace).

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CAPITOLO 1. SALMONELLA E SALMONELLOSI

1.1 Salmonelle: eziologia, classificazione e nomenclatura

Il nome del genere Salmonella fu proposto per la prima volta da Lignières nel 1900 in segno di

riconoscimento al lavoro svolto dal batteriologo americano D.E. Salmon che insieme a T. Smith nel

1886 descrisse l'agente responsabile del tifo suino (Bacterium suipestifer), successivamente

denominato Salmonella Choleraesuis (Bell C. & Kyriakides A., 2002).

I batteri del genere Salmonella spp. appartengono alla famiglia delle Enterobacteriaceae, sono

microrganismi Gram negativi, non sporigeni, anaerobi facoltativi, ossidasi negativi, catalasi positivi,

in grado di utilizzare come fonte di carbonio il citrato. Si presentano di forma bastoncellare, delle

dimensioni di 0,7-1,5 x 2,0-5,0 μm, normalmente mobili per la presenza di flagelli peritichi, ad

eccezione di S. Gallinarum e S. Pullorum. In grado di fermentare il glucosio con conseguente

produzione di acido e gas, sono organismi mesofili, con una temperatura di crescita ottimale

compresa tra 35 e 37°C, in grado comunque di replicare tra 7 e 46°C. Sono organismi termolabili,

inattivati dal processo di pastorizzazione, sensibili a pH pari o inferiore a 4.5, incapaci di

moltiplicare in presenza di una aw di 0.94 soprattutto se associata ad un pH pari a 5.5 o inferiore.

Sono in grado di sopravvivere al congelamento e all'essiccamento per lunghi periodi e possono

moltiplicare nei cibi senza alterarne le caratteristiche organolettiche. Resistono a lungo (anche

mesi) nelle feci, nei liquami, nei corsi d'acqua (Bibek R., 2004; Zavanella M., 2001).

Attualmente la classificazione si basa sulla schema di Kauffmann- White- LeMinor: lo studio degli

antigeni somatici (O) e flagellari (H) della cellula batterica di Salmonella ha reso possibile una

classificazione sierologica delle salmonelle.

Il genere Salmonella comprende due sole specie: S. enterica e S. bongori; a sua volta la specie S.

enterica si divide in sei sottospecie (S. enterica subsp. enterica, S. enterica subsp. salamae, S.

enterica subsp. arizonae, S. enterica subsp. diarizonae, S. enterica subsp. houtenae, S. enterica

subsp. indica). I sierotipi appartenenti a S. enterica subsp. enterica vengono indicati con un nome

(es. S. Typhimurium, S. Dublin) di fantasia di solito correlato alla malattia causata o al luogo

geografico nel quale il sierotipo è stato per la prima volta isolato. Il nome viene scritto in lettere

romane (non in corsivo) e la prima lettera è maiuscola. I sierotipi appartenenti alle altre

sottospecie sono designati dalle loro formule antigeniche, seguite dal nome della sottospecie.

Attualmente vengono descritti più di 2600 sierotipi, la maggior parte dei quali appartengono a S.

enterica subspecie enterica, isolati nell'uomo e negli animali a sangue caldo e tutti potenzialmente

in grado di determinare malattia nell’uomo (EFSA, 2010; Stevens M.P. et al., 2009).

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Di seguito vengono descritti gli antigeni presenti sulla superficie della cellula batterica.

• Antigeni O: sono rappresentati dai lipopolisaccari (LPS) presenti sulla membrana esterna

(LPS) responsabili della tossicità (endotossina) e della specificità antigenica del soma e

vengono definiti antigeni somatici O. Gli antigeni O vengono indicati con numeri;

attualmente si conoscono 65 antigeni O.

• Antigeni H: le specie mobili di Salmonella possiedono gli antigeni flagellari (detti anche

ciliari), conosciuti come antigeni H, di natura proteica, termolabili e presenti in due fasi,

rispettivamente note come fase 1 (o specifica, perché tipica di quel sierotipo) e fase 2 (o

aspecifica, perché comune a più sierotipi). Tali fasi possono presentarsi

contemporaneamente al momento delle prove di agglutinazione ma più spesso per riuscire

a tipizzare una Salmonella bifasica è necessario provocare la cosiddetta inversione di fase in

modo da far esprimere anche la fase latente. Alcuni sierotipi di Salmonella, detti

monofasici, possiedono solo una fase (di solito la fase 1) come nel caso di Salmonella

Enteritidis. Infine l'antigene di fase 1 viene indicato con una lettera dell'alfabeto minuscola

(a, b, c, ecc.) mentre quello di fase 2 con un numero. Attualmente si conoscono 35 antigeni

H.

• Antigene Vi: alcune salmonelle possiedono anche un terzo tipo di antigene, chiamato Vi (da

virulenza), dato che gli stipiti che lo possiedono sono più virulenti (ad es. Salmonella Typhi,

S. Paratyphi C, S. Dublin). Esso ha la caratteristica di mascherare gli antigeni O, rendendoli

non agglutinabili dai sieri somatici. L’antigene Vi delle salmonelle corrisponde agli antigeni K

(capsulari) degli altri enterobatteri (Zavanella M., 2001; Pascucci S., 2005).

Infine uno strumento importante per svolgere indagini epidemiologiche su alcuni sierotipi di

Salmonella, come ad esempio S. Enteritidis (SE) e S. Typhimurium (ST), è rappresentato dalla

fagotipizzazione, tecnica che permette infatti di differenziare il medesimo sierotipo in sottotipi

(fagotipi) in base alla diversa sensibilità nei confronti di un pannello di batteriofagi.

Questa tecnica sfrutta la caratteristica che hanno alcuni batteri di possedere recettori specifici per

determinati fagi sierotipo specifici che, quindi, possono penetrare, replicarsi nella cellula e indurne

la lisi. Si parla di Definitive Type (DT) per i fagotipi di ST, di Phage Type (PT) per quelli di SE e di

Unknown (U) per i fagotipi che non hanno ancora una classificazione definitiva.

Presso il laboratorio del Centro di Referenza Nazionale Salmonellosi (CRNS) viene effettuata la

fagotipizzazione di tutti i ceppi di ST e SE isolati da matrici di tipo veterinario dagli IIZZSS distribuiti

sul territorio nazionale.

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1.2 Epidemiologia e patogenesi delle infezioni da Salmonella

La salmonellosi è una zoonosi, ovvero una malattia infettiva trasmissibile tra gli animali e l'uomo. Il

coinvolgimento di animali, alimenti, uomo e ambiente nel ciclo biologico di Salmonella spp.

contribuisce a renderlo notevolmente complesso. Le fonti principali di contaminazione sono

costituite da animali infetti e dai portatori sani, che garantendo una costante carica microbica

ambientale contribuiscono a mantenere l'infezione in azienda e permettono allo stesso tempo di

disseminare il microrganismo su terreni, pascoli e acque superficiali. Essi, infatti, albergano le

salmonelle e possono eliminarle abbondantemente con le feci e con le urine o altri escreti o secreti

in caso di infezione sistemica (Bibek R., 2004; Hoelzer K. et al., 2011; Pascucci S., 2005).

I sierotipi appartenenti a Samonella enterica subsp. enterica sono in grado di infettare un gran

numero di animali a sangue caldo come l'uomo e altri mammiferi.

Da un punto di vista epidemiologico a seconda del grado di adattamento all'ospite di questi

sierotipi, si possono identificare sierotipi strettamente adattati ad un particolare ospite (host

restricted), sierotipi ubiquitari e presenti in ospiti diversi (unrestricted) oppure, sierotipi che pur

essendo associati prevalentemente ad una specie ospite, possono essere in grado di causare

malattia anche in altre specie (host adapted). I sierotipi host restricted quali S. Typhi, S. Gallinarum,

S. Pullorum provocano generalmente un'infezione sistemica rispettivamente nell'uomo e nel

pollame. I sierotipi host adapted, come S. Dublin, S. Choleraesuis e S. Hadar, sono associati ad

infezioni sistemiche rispettivamente in bovini, suini e volatili, ma possono provocare malattia

anche in altri mammiferi, incluso l'uomo ed infine i sierotipi unrestricted come S. Typhimurium

sono in grado di infettare sia l’uomo che animali di diversa specie. Le salmonelle possono causare

forme morbose di gravità estremamente variabile a seconda del sierotipo ma anche della dose

infettante, delle modalità di infezione e delle caratteristiche intrinseche all’ospite (età, specie,

stato immunitario, etc.) (Hoelzer K. et al., 2011 ;Uzzau S. et al., 2000).

Le salmonelle non adattate all'ospite rivestono un ampio interesse perché sono le principali cause

di tossinfezione alimentare nell’uomo e più frequentemente colonizzano l’intestino degli animali

senza determinare forme morbose associate a sintomatologia clinica.

Il processo di patogenesi dell'infezione da salmonelle si presenta come un fenomeno complesso

che si articola in una serie di fasi di seguito illustrate.

Una volta ingerite le cellule batteriche devono:

- essere in grado di superare la barriera gastrica grazie a sistemi di difesa che ne permettono la

sopravvivenza in ambienti a pH acido;

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- aderire alle cellule del lume intestinale (mediante fimbrie di tipo 1 e 3);

- attraversare l'epitelio intestinale e sopravvivere all'interno dei macrofagi (enzimi PhoP e PhoQ)

(Wallis T.S. & Galyov E.E., 2000).

L'azione patogena di Salmonella è correlata al suo corredo genetico. Infatti, solo i ceppi che

possiedono determinati geni sono in grado di indurre malattia, mentre quelli che ne sono privi non

sembrano essere patogeni. Attualmente si conoscono sette principali regioni genomiche, note

come Salmonella Pathogenicity Islands (SPI), SPI1 è essenziale per l'invasione della mucosa

intestinale, mentre SPI2 influenza la virulenza sistemica, favorendo la crescita intracellulare e la

sopravvivenza di Salmonella all'interno dei macrofagi. Inoltre a livello plasmidico è stata osservata

una regione chiamata spv (Salmonella plasmid virulence) i cui geni sembrano promuovere la fase

macrofagica della malattia, evitando la distruzione del batterio da parte dei neutrofili e facilitando

la proliferazione delle cellule in siti extraintestinali (Wallis T.S. & Galyov E.E., 2000).

1.2.1 Salmonellosi nell’uomo

Secondo il report EFSA, nel 2010 il numero di casi umani di salmonellosi di origine alimentare (non

tifoidea) a livello europeo è stato pari a 99.020 casi confermati, l'8.8% in meno rispetto al 2009.

Inoltre Salmonella spp. è stato l'agente causale del 48.9% dei 698 focolai di malattia alimentare

riportati in UE nel 2010 (dati riferibili agli strong evidence outbreaks), rendendosi responsabile di

5212 casi umani, di cui 994 ospedalizzazioni e 9 decessi.

Considerando il numero di casi per classi d'età, nei neonati e bambini di età compresa tra 0 e 4

anni si registra il numero più elevato (112.7 casi ogni 100.000 abitanti) e il picco di casi riportati in

tutte le classi d'età si verifica nei mesi di agosto e settembre con un rapido declino nei mesi

invernali, avvalorando l'ipotesi che la temperatura esterna eserciti un'influenza sulla

moltiplicazione del microrganismo nei cibi e nell'ambiente (EFSA, 2010).

La salmonellosi umana è storicamente più frequentemente associata a due sierotipi: SE e ST;

l'infezione da SE, essendo un sierotipo fortemente adattato alle specie avicole, è correlata al

consumo di uova o di ovoprodotti e al consumo di carne di pollo mentre quella da ST è legata al

consumo di diverse tipologie di alimenti, data l’ubiquità di questo sierotipo (EFSA, 2010). Inoltre la

capacità delle salmonelle di moltiplicare a temperature comprese fra 7°C e 46°C fa sì che qualsiasi

alimento manipolato o conservato in modo non corretto possa essere fonte d'infezione (Kovats R.

S. et al., 2004).

Una fase critica del processo di produzione degli alimenti di origine animale è rappresentata

senz'altro dalla macellazione, nella quale si può verificare più facilmente contaminazione fecale

9

delle carcasse. Nel caso delle uova invece, la contaminazione può avvenire nell'ovaio per

trasmissione verticale (solo per alcuni sierotipi), oppure per contaminazione con materiale fecale

nella cloaca o successivamente alla deposizione (trasmissione orizzontale). In caso di trasmissione

orizzontale le salmonelle si trovano sulla superficie del guscio e possono penetrare nell’uovo in

seguito a microlesioni del guscio stesso o attraverso i pori che permettono gli scambi gassosi fra

l’esterno e l’interno. La maggior parte dei casi di tossinfezione alimentare da SE è dovuta più

frequentemente al consumo di prodotti a base d’uovo che non hanno subito alcun trattamento

termico (maionese e dolci preparati con uova crude) e non conservati in maniera corretta,

permettendo così ai microrganismi presenti di moltiplicare e raggiungere una dose sufficiente a

dare infezione/malattia, se ingerita (Bibek R., 2004; Greig J.D. & Ravel A., 2009).

Le tossinfezioni alimentari da Salmonella di solito presentano un periodo d'incubazione dalle 12

alle 36 ore, successivamente alle quali compaiono sintomi quali febbre, crampi addominali, diarrea,

nausea e talvolta vomito. La sintomatologia regredisce di solito nell'arco di 2-4 giorni e nella

maggior parte dei casi la guarigione è completa, ma il soggetto può rimanere portatore e

continuare ad eliminare i batteri per svariati mesi attraverso le feci (Bibek R., 2004; EFSA, 2010). In

altri pazienti invece quali anziani, bambini e immunodepressi, l'infezione può essere grave e dare

origine ad una forma sistemica con coinvolgimento di sedi extraintestinali come sistema nervoso

centrale, polmoni, ossa ed articolazioni, mettendo il soggetto in pericolo di vita. Ad ogni modo,

raramente l'infezione comporta gravi conseguenze che richiedono l'ospedalizzazione del soggetto e

meno dell'1% dei casi riportati di salmonellosi sono risultati fatali (EFSA, 2010).

Le salmonellosi rappresentano un importante problema di sanità pubblica a causa delle

conseguenze sanitarie, economiche e d'impatto sulla fiducia dei consumatori. Dal punto di vista

sanitario la gastroenterite causata da Salmonella spp., sebbene di durata limitata, comporta un

notevole disagio e malessere nei soggetti colpiti; considerando l'aspetto economico, si hanno delle

perdite economiche stimabili sia per i soggetti colpiti che per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN);

inoltre non è da trascurare l’impatto sulle imprese che producono, commercializzano e

somministrano alimenti che possono essere identificate come la fonte dei casi umani.

Nondimeno gli episodi di tossinfezione alimentare, in generale, determinano nel consumatore la

percezione degli alimenti come rischiosi e una perdita di fiducia nelle Autorità preposte al controllo

degli alimenti. Studi che stimano l’entità dell’impatto economico delle salmonellosi sono stati

pubblicati da diversi autori. L’unico studio italiano, ad oggi disponibile è stato pubblicato da

Lopalco et al. (2000) dal quale si evince che il costo medio per paziente è stimato intorno ai 500

10

euro. Un recente studio inoltre stima i costi per gli episodi di salmonellosi nei paesi europei pari a

600 milioni di euro l’anno (FCC Consortium, 2010).

Un altro importante aspetto di sanità pubblica legato alle salmonellosi è la diffusa presenza del

fenomeno dell'antibiotico-resistenza e della multi-resistenza tra i ceppi di Salmonella spp. isolati sia

dall'uomo che di origine animale (EnterVet Report 2010; EnterNet: rapporto 2007-2009). Lo

sviluppo dell’antibiotico-resistenza è imputabile all’uso improprio e/o all’abuso di antibiotici sia in

medicina umana, che in medicina veterinaria. Per quel che riguarda il settore veterinario, l'impiego

dei trattamenti di massa per la terapia e la profilassi delle infezioni batteriche in allevamento oltre

che l’utilizzo degli antibiotici quali promotori di crescita, bandito nel 2006, ha favorito la selezione

di ceppi resistenti sia alla molecola impiegata che verso quelle strutturalmente simili (McEwen S.A.

& Fedorka-Cray P.J., 2002; Randall L.P., 2004).

Negli ultimi anni, si è purtroppo registrato un numero crescente di fallimenti di trattamenti

terapeutici nell’uomo come conseguenza dello sviluppo e diffusione di questo fenomeno; di

conseguenza anche malattie comunemente banali, come una salmonellosi, possono esitare in gravi

conseguenze per i pazienti proprio in mancanza di strumenti terapeutici efficaci (TATFAR, 2011).

1.2.2 Salmonellosi negli avicoli

Nell'infezione dei volatili sono coinvolti sia sierotipi ospite specifici quali S. Pullorum e S.

Gallinarum, le uniche specie immobili del genere Salmonella, che sierotipi non adattati all'ospite

quali ST e SE, agenti delle cosiddette paratifosi.

S. Pullorum e S. Gallinarum provocano gravi forme sistemiche nel pollame con pesanti perdite

sanitarie ed economiche. Ad oggi, nei Paesi industrializzati, grazie a misure di profilassi diretta ed

indiretta queste malattie sono sotto controllo (Anderson A. A. et al., 2006; Barrow P. A. & Neto O.

C. Freitas, 2011; Berchieri Jr A. et al., 2001).

I sierotipi non adattati all'ospite possono provocare infezione con manifestazione clinica

principalmente nei soggetti giovani, con mortalità nelle prime due settimane di vita. I pulcini o i

tacchinotti con paratifosi presentano sonnolenza, tremori, diarrea acquosa, disidratazione e,

occasionalmente, cecità e zoppia. Nel soggetto adulto invece solitamente si ha solo colonizzazione

intestinale e sono rare le forme sistemiche, spesso non si manifesta alcuna sintomatologia ad

eccezione di lievi episodi diarroici (Hoelzer K. et al., 2011).

La forma asintomatica e cronica che può colpire i soggetti adulti trova la sua origine nell'infezione

del pulcino per via verticale (dai riproduttori alla progenie) o da trasmissione orizzontale, più

frequentemente da animali infetti/eliminatori o anche attraverso alimenti/ambiente contaminati.

11

L'applicazione delle misure di profilassi diretta ed indiretta rappresenta un valido strumento di

controllo delle infezioni da Salmonella spp. in un allevamento.

Tra le azioni di profilassi diretta, le misure di biosicurezza, quali l'adozione di disinfezioni

periodiche, della pratica del “tutto pieno-tutto vuoto” con pulizia dei locali destinati agli animali, la

possibilità di separare i gruppi, limitano efficacemente la diffusione delle salmonelle in allevamento

(Massi P., 2009). Per quanto riguarda la somministrazione di antibiotici, il loro utilizzo quale misura

di profilassi diretta per le salmonellosi oltre che non risolutivo, è vietato dalla legislazione

comunitaria (Regolamento CE 1177/2006) a seguito del problema dell’antibiotico-resistenza

(McEwen S.A. & Fedorka-Cray P.J., 2002; Singer R. S. & Hofacre C. L., 2006).

Infine alle misure di profilassi diretta possono essere associate misure di profilassi indiretta quali la

vaccinazione degli animali. Scopo della vaccinazione è quello di diminuire la suscettibilità degli

animali all'infezione, con conseguente riduzione della diffusione ed eliminazione del

microrganismo e dei livelli di infezione in allevamento (EFSA Opinion, 2004).

12

CAPITOLO 2. IL CONTROLLO DELLE ZOONOSI

2.1 Aspetti normativi di carattere generale

In seguito alla grave crisi del settore alimentare verificatasi alla fine degli anni 90 con gli episodi

"BSE" e "diossina", che hanno comportato gravi conseguenze in termini sanitari oltre che la perdita

di fiducia da parte dei consumatori e ingenti perdite economiche, l'Unione Europea (UE) ha

modificato la politica fino ad allora adottata in materia di sicurezza degli alimenti, al fine di

garantire un elevato grado di protezione e tutela della salute umana e del consumatore.

Poiché tra le malattie trasmesse da alimenti le tossinfezioni alimentari, ed in particolare quelle

sostenute da Salmonella, negli anni a cavallo tra il primo ed il secondo millennio, erano quelle più

frequentemente responsabili di episodi nell’uomo, misure in primis sono state prese in questa

direzione, attraverso specifici atti normativi mirati sia ad un'efficace sorveglianza che al controllo di

questo agente di zoonosi.

I principi che hanno ispirato la nuova politica europea di sicurezza alimentare sono espressi nel

Libro Bianco sulla Sicurezza Alimentare pubblicato nel 2000, dove si afferma che per la

Commissione Europea è priorità strategica fondamentale “..assicurare che l'UE disponga degli

standard più elevati possibili di sicurezza alimentare…”. La nuova politica di sicurezza alimentare

trova una prima applicazione con il Regolamento CE n. 178/2002 che “stabilisce i principi e i

requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autorità Europea per la sicurezza

alimentare (EFSA) e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare”.

Secondo tale Regolamento, la legislazione alimentare e la gestione dei rischi devono basarsi

sull'analisi del rischio, che deve considerare gli elementi scientifici a disposizione e deve essere

svolta in modo indipendente, obiettivo e trasparente. Viene affermato che la catena alimentare

(dalla produzione primaria alla vendita/somministrazione degli alimenti al consumatore) è un

processo integrato in cui ciascun componente contribuisce alla sicurezza degli alimenti. In tutte le

fasi del processo produttivo la responsabilità primaria della sicurezza alimentare viene attribuita

agli OSA (Operatori del Settore Alimentare), mentre all’Autorità Competente spettano funzioni di

controllo e sorveglianza.

Nel 2002, in accordo con quanto previsto dal Reg. CE 178/2002, è stata istituita l'EFSA (European

Food Safety Authority) con sede a Parma, il cui ruolo è di valutare in maniera indipendente e

comunicare i rischi associati alla catena alimentare, in risposta a richieste specifiche di consulenza

scientifica. L'EFSA inoltre ha come obiettivo quello di fornire comunicazioni adeguate, coerenti,

13

accurate e puntuali su questioni di sicurezza alimentare a tutte le parti interessate e al pubblico in

generale, sulla base delle valutazioni del rischio effettuate dall’Autorità stessa.

Inoltre sono stati pubblicati direttive e regolamenti volti alla sorveglianza e al controllo delle

zoonosi a trasmissione alimentare; in particolare, si evidenziano la Direttiva 2003/99/CE del 17

novembre 2003 sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici e il Regolamento

CE n. 2160/2003 del 17 novembre 2003 sul controllo della salmonella e di altri agenti zoonotici

specifici presenti negli alimenti.

La Direttiva 2003/99/CE, recepita in Italia con il Decreto Legislativo 191/2006, ha come

scopo "quello di garantire una adeguata sorveglianza delle zoonosi, degli agenti zoonotici e della

resistenza agli antimicrobici ad essi correlata e un'adeguata indagine epidemiologica dei focolai di

tossinfezione alimentare, per consentire di raccogliere le informazioni necessarie ad una

valutazione delle relative tendenze e fonti". Le zoonosi e gli agenti zoonotici per i quali esiste

obbligo di sorveglianza sono: Brucellosi, Campilobatteriosi, Echinococcosi, Listeriosi, Salmonellosi,

Trichinellosi, Tubercolosi da Mycobacterium bovis, Escherichia coli VTEC (Allegato I, punto A della

Direttiva 2003/99/CE). Entro la fine del mese di maggio di ogni anno, il Ministero della Salute

trasmette alla Commissione Europea una relazione sui dati raccolti; a sua volta, la Commissione

invia le relazioni all'EFSA, che le esamina e pubblica una relazione di sintesi sulle tendenze e le fonti

delle zoonosi, degli agenti zoonotici e della resistenza agli antimicrobici nell'Unione Europea.

Scopo del Regolamento CE n. 2160/2003 “… è garantire che siano adottate misure efficaci

di individuazione e controllo della salmonella e di altri agenti zoonotici nelle fasi di produzione,

trattamento e distribuzione, principalmente a livello di produzione primaria, in modo da ridurre la

prevalenza e il pericolo per la sanità pubblica”. E' chiaro che la strategia per poter ridurre la

salmonellosi umana non può prescindere da una riduzione delle prevalenze a livello di

allevamento. Il Regolamento perciò stabilisce la necessità che gli Stati Membri applichino misure

armonizzate di controllo finalizzate a ridurre la prevalenza dei sierotipi di Salmonella rilevanti per la

sanità pubblica in diverse specie e categorie produttive; stabilisce, inoltre, i tempi e i modi per la

definizione degli obiettivi di riduzione e per l’attuazione dei piani di controllo (Allegato 1 del Reg.

CE n. 2160/2003).

Con l’obiettivo di disporre di dati confrontabili di prevalenza tra i vari Paesi Membri, a partire dal

2004 sono stati svolti a livello comunitario degli studi, di durata annuale, mirati a definire la

prevalenza di Salmonella spp. nelle seguenti specie animali e categorie produttive: galline ovaiole,

14

polli da carne della specie Gallus gallus, tacchini, sia da ingrasso che da riproduzione, suini da

ingrasso e suini riproduttori.

2.2 Piani di controllo delle salmonelle ai sensi del Regolamento CE 2160/2003

Secondo il Reg. CE 2160/2003, sulla base dei risultati dei baseline studies e dei dati epidemiologici

già disponibili, sono stati definiti gli obiettivi di riduzione della prevalenza dei sierotipi di

Salmonella rilevanti per la salute pubblica per tutte le seguenti categorie produttive: riproduttori

Gallus gallus, galline ovaiole, polli da carne, tacchini, sia da ingrasso che da riproduzione. La

decisione di applicare i Piani a queste categorie produttive è dettata dal fatto che esse

rappresentano le principali specie animali i cui prodotti alimentari costituiscono un'importante

fonte di tossinfezione alimentare da Salmonella spp. nell'uomo.

Ad oggi i sierotipi considerati rilevanti per la salute pubblica sono: S. Enteritidis (SE), S.

Typhimurium (ST) (compresa la variante monofasica), S. Infantis, S. Hadar e S. Virchow nei

riproduttori Gallus gallus e S. Enteritidis e S. Typhimurium (compresa la variante monofasica) per le

altre categorie produttive avicole.

Per obiettivo di riduzione s’intende la percentuale massima di unità epidemiologiche positive; il

Regolamento indica inoltre modi e tempi per il conseguimento dell'obiettivo.

Ogni Stato Membro elabora il proprio piano di controllo, lo presenta alla Commissione per essere

approvato e successivamente lo applica. Sul territorio nazionale sono stati attivati i seguenti piani

di controllo: a partire da gennaio 2007 è entrato in vigore il piano di controllo nei riproduttori della

specie Gallus gallus, nel 2008 si è proseguito con l'estensione dei piani alle galline ovaiole e a

seguire nel 2009 ai polli da ingrasso della specie Gallus gallus e nel 2010 ai tacchini da riproduzione

e da ingrasso.

I piani di controlli attivi sul territorio nazionale prevedono alcuni aspetti trasversali e alcuni aspetti

specifici. Tra gli aspetti trasversali si evidenziano: l’applicazione di un piano di campionamento sia

in autocontrollo che sotto forma di controlli ufficiali e l’applicazione di misure sanitarie mirate ad

evitare la diffusione di sierotipi rilevanti e a tutelare la salute pubblica.

2.3 Piano nazionale per il controllo di Salmonella nelle galline ovaiole della specie Gallus gallus

Il Regolamento che fissa gli obiettivi definitivi di riduzione della prevalenza di SE e ST (compresa la

variante monofasica) nelle galline ovaiole è il Regolamento CE 517/2011. Secondo tale

Regolamento, vista l'eterogeneità a livello comunitario della prevalenza dei sierotipi rilevanti,

15

l'obiettivo di riduzione è modulabile sulla base della situazione di partenza di ciascun Stato

Membro. Di conseguenza, è stato stabilito che la percentuale minima annua di riduzione dei gruppi

positivi per i sierotipi rilevanti sia pari almeno a:

- 10% se la prevalenza nell’anno precedente era inferiore al 10%;

- 20% se la prevalenza nell’anno precedente era tra il 10 e il 19%;

- 30% se la prevalenza nell’anno precedente era tra il 20 e il 39%;

- 40% se la prevalenza nell’anno precedente era uguale o superiore al 40%;

Per quanto riguarda l’Italia, è stato fissato quale obiettivo, una percentuale minima annua di

riduzione dei gruppi positivi del 10%. Da gennaio 2008 è entrato in vigore il piano nazionale di

controllo: ad oggi l'applicazione dei piani nazionali ha permesso di ridurre la prevalenza di SE e ST

nelle ovaiole dall'8% (dati baseline study 2004) al 3,3% (dati riferiti al 2011).

Il piano di controllo prevede l'applicazione di un piano di campionamento sia in autocontrollo che

da parte dei Servizi Veterinari (campioni ufficiali).

Per ciò che riguarda il prelievo di campioni sia ufficiali che in autocontrollo, il piano descrive in

maniera dettagliata la frequenza e la tipologia dei campionamenti, il protocollo di campionamento,

il metodo da seguire per l'esame dei campioni e la modalità di trasmissione dei risultati.

In caso di positività a SE/ST, devono essere messe in atto le seguenti misure sanitarie:

1) gli animali risultati positivi vanno posti sotto vincolo sanitario, abbattuti e distrutti o, in

alternativa destinati alla macellazione mettendo in atto misure finalizzate ad evitare il rischio di

diffusione di salmonelle;

2) le uova non possono essere commercializzate come uova da tavola e di conseguenza devono

essere distrutte o destinate alla pastorizzazione. Inoltre i gruppi di ovaiole che producono uova

destinate alla pastorizzazione e risultati positivi, possono essere macellati a fine ciclo (Reg. CE

1237/2007);

3) i Servizi Veterinari devono avviare un'indagine epidemiologica finalizzata ad identificare la fonte

d'infezione e mettere in atto misure correttive;

4) i capannoni presso i quali erano stabulati gli animali positivi devono essere sottoposti ad

un’accurata disinfezione e disinfestazione, eseguite sotto controllo ufficiale. L’avvenuta

decontaminazione deve essere confermata da un controllo microbiologico ambientale, con almeno

5 tamponi ambientali (spugnette), da effettuarsi almeno 10 giorni prima dell’immissione dei nuovi

gruppi;

16

6) i capannoni presso i quali erano presenti animali positivi per i sierotipi rilevanti devono essere

ripopolati con animali vaccinati nei confronti del sierotipo di Salmonella isolato.

17

CAPITOLO 3. PULIZIA E DISINFEZIONE COME MISURA DI CONTROLLO

DELLA SALMONELLA NEGLI ALLEVAMENTI AVICOLI

3.1 Importanza di pulizia e disinfezione come misura di profilassi diretta

Le procedure di pulizia e disinfezione fanno parte integrante delle misure di biosicurezza adottate

in un allevamento. Le misure di biosicurezza si compongano di due momenti temporali: le misure

da applicare in un continuum ed in presenza degli animali e le misure adottate durante il vuoto

sanitario. Delle prime fanno parte i requisiti di costruzione dei locali e delle attrezzature, l'igiene

del personale e la registrazione del personale in entrata e in uscita, il controllo e la disinfezione

degli automezzi in entrata e uscita, la gestione degli animali morti e della pollina, la derattizzazione

e disinfestazione, mentre le seconde sono costituite dalle procedure di pulizia e disinfezione delle

strutture ed attrezzature di un allevamento a fine ciclo.

La normativa nazionale (Decreto Legislativo n. 9 del 25 gennaio 2010 e Ordinanza Ministero della

Salute 26 agosto 2005) fornisce alcune indicazioni riguardanti le norme di biosicurezza a cui gli

allevamenti devono ottemperare, tra cui i requisiti strutturali, le norme di conduzione, la gestione

degli animali morti e della pollina. Riguardo alla pulizia e disinfezione la suddetta normativa indica i

tempi di vuoto biologico e sanitario da rispettare per diverse categorie produttive di avicoli e

specifica che "alla fine di ogni ciclo produttivo e prima dell’inizio del successivo, i locali e le

attrezzature devono essere accuratamente sottoposti a pulizia e disinfezione".

Inoltre in accordo a quanto previsto dai piani di controllo salmonella, i capannoni che hanno

ospitato animali positivi per sierotipi rilevanti devono essere sottoposti ad un’accurata disinfezione

e disinfestazione sotto controllo ufficiale e i tamponi ambientali prelevati al termine delle

operazioni di pulizia e disinfezione, prima del riaccasamento di nuovi gruppi, devono risultare

negativi a Salmonella spp.

Le attività di pulizia e disinfezione di un allevamento unitamente al rispetto dei tempi di vuoto

biologico e sanitario rappresentano strumenti fondamentali per impedire il permanere e il

diffondersi di agenti patogeni tra allevamenti e tra animali appartenenti a cicli successivi. Scopo

delle consequenziali operazioni di pulizia, lavaggio, detergenza, risciacquo e disinfezione è quello di

rimuovere o ridurre la carica dell'agente patogeno (batteri, virus, funghi parassiti) dall'ambiente.

Associare tali attività alla pratica del tutto pieno-tutto vuoto consente di ridurre notevolmente i

tempi di sopravvivenza della maggior parte degli agenti infettivi (Alborali G.L., 2009).

Ad oggi non esistono indicazioni specifiche sulle modalità di pulizia e disinfezione da adottare in

seguito al riscontro di Salmonella in allevamento, e la normativa esistente fornisce informazioni di

18

carattere generale. Secondo l’art.1 del Decreto Ministeriale 274/1997 infatti si definiscono: a)

attività di pulizia quelle che riguardano il complesso di procedimenti e operazioni atti a rimuovere

polveri, materiale non desiderato o sporcizia da superfici, oggetti, ambienti confinati ed aree di

pertinenza; b) attività di disinfezione, il complesso dei procedimenti e operazioni atti a rendere

sani determinati ambienti confinati e aree di pertinenza mediante la distruzione o inattivazione di

microrganismi patogeni; c) attività di disinfestazione, il complesso di procedimenti e operazioni atti

a distruggere piccoli animali, in particolare artropodi, sia perché parassiti, vettori o riserve di agenti

infettivi sia perché molesti e specie vegetali non desiderate. La disinfestazione può essere integrale

se rivolta a tutte le specie infestanti ovvero mirata se rivolta a singola specie; d) attività di

derattizzazione, il complesso di procedimenti e operazioni di disinfestazione atti a determinare o la

distruzione completa oppure la riduzione del numero della popolazione dei ratti o dei topi al di

sotto di una certa soglia; e) attività di sanificazione, il complesso di procedimenti e operazioni atti a

rendere sani determinati ambienti mediante l'attività di pulizia e/o di disinfezione e/o di

disinfestazione ovvero mediante il controllo e il miglioramento delle condizioni del microclima per

quanto riguarda la temperatura, l'umidità e la ventilazione ovvero per quanto riguarda

l'illuminazione e il rumore.

Non sono al momento disponibili informazioni che specifichino gli aspetti tecnici e le modalità di

applicazione delle procedure di pulizia e disinfezione, che possono variare a seconda della tipologia

di allevamento, delle attrezzature e del personale a disposizione. Se da una parte tale situazione

lascia all'allevatore un ampio margine di autonomia nella scelta e nella gestione di tali operazioni,

dall'altra parte comporta la possibile presenza di numerose di modalità di pulizia e disinfezione

molto diversificate tra loro e di efficacia variabile.

La permanenza di Salmonella negli allevamenti di ovaiole è un fenomeno non di rara frequenza:

sudi condotti in diversi paesi europei (Carrique-Mas J.J. et al., 2009; Davies R. & Breslin M., 2003;

Wales A. et al., 2006) hanno mostrato come la presenza di recidiva per S. Enteritidis (SE) tra animali

appartenenti a cicli successivi sia solitamente associata ad un basso livello di pulizia e disinfezione

degli stabilimenti.

Inoltre, in uno studio svolto in Italia è stato segnalato un episodio di recidiva di SE, ovvero sono

state registrate ripetute positività al medesimo ceppo di SE nel corso dei controlli ufficiali e dei

tamponi ambientali eseguiti dopo le operazioni di pulizia e disinfezione in un allevamento di galline

ovaiole in provincia di Gorizia nel periodo 2008-2010 (Busdon P. & Rossetti P., 2010).

19

Anche dati del Centro di Referenza Nazionale Salmonellosi (CRNS) confermano che l’eliminazione

di Salmonella dagli allevamenti è una operazione che non sempre esita in un successo.

Numerosi fattori contribuiscono all’efficacia di pulizia e disinfezione quali: la corretta applicazione

delle differenti fasi e i tempi dedicati a tali operazioni, la tipologia di attrezzature impiegate e la

modalità d'uso, i prodotti detergenti e disinfettati applicati, il loro volume d'applicazione e

diluizione d'uso ed il personale a disposizione inteso sia in termini di numero che di professionalità

posseduta (Beghian M.A., 2011).

3.2 Le procedure di pulizia e disinfezione di strutture e attrezzature in allevamenti di galline

ovaiole: informazioni dalla letteratura

In letteratura si possono trovare diversi studi europei che indagano le procedure di pulizia e

disinfezione applicate, quale fattore causale di persistenza di SE negli allevamenti avicoli tra un

ciclo ed il successivo. I risultati di questi studi propendono nell'indicare che l'inefficacia di tali

operazioni è legata ai seguenti fattori: la tipologia di allevamento e i materiali di costruzione

impiegati, la formazione degli allevatori in materia, l'applicazione di un'efficace procedura di

pulizia, la scelta e l'utilizzo dei disinfettanti.

L'intrinseca complessità delle strutture impiegate per l'allevamento delle galline ovaiole,

difficilmente accessibili in termini di pulizia, la cospicua quantità di sostanza organica che vi si

accumula, l'impiego di materiali di costruzione difficili da pulire (materiali porosi quali cemento,

legno) e la presenza di strutture in cattive condizioni di mantenimento (crepe, fessure) sono

identificati da diversi autori come fattori critici, che rendono necessario operare una serie di scelte

mirate in termini di equipaggiamento, disinfettante applicato e tempo dedicato per ottenere un

risultato efficace (Carrique-Mas J.J. et al., 2009; Davies R. & Breslin M., 2003; Marin C. et al., 2009).

Inoltre la mancanza di conoscenza degli operatori, in particolare rispetto all’appropriata

concentrazione d'uso dei disinfettanti è stata identificata come un altro punto critico (Carrique-

Mas J.J. et al., 2009; Davies R. & Breslin M., 2003).

Per quel che riguarda le procedure di pulizia, in letteratura numerosi sono i fattori critici

identificati come associati a questa fase: innanzitutto le strutture e attrezzature di un allevamento

possono presentare punti più contaminati di altri, che quindi richiedono una maggiore attenzione

nella pulizia, quali: il pavimento, il nastro raccolta pollina, i raschiatoi, gli abbeveratoi, le

mangiatoie, i nidi. Inoltre rispetto alle due possibili tipologie di pulizia, la pulizia a secco e la pulizia

con impiego di acqua, sono stati evidenziati per entrambi i metodi sia vantaggi che svantaggi: il

20

lavaggio se non correttamente eseguito può contribuire a disseminare Salmonella nell'ambiente

mentre una pulizia a secco non adeguatamente applicata può esitare in un'eccessiva presenza di

sostanza organica residua (Carrique-Mas J.J. et al., 2009; Wales A. et al., 2006).

Per quel che riguarda la disinfezione, la scelta e le modalità d’impiego del disinfettante

rappresentano un ulteriore punto critico. Numerosi infatti sono i fattori che sono stati identificati

condizionare l'efficacia di un disinfettante, tra cui: la scelta del principio attivo, che dipende dalla

quantità di sostanza organica residua e dai materiali delle superfici da trattare; la temperatura

ambientale, dato che la maggior parte dei disinfettanti agisce meglio in presenza di temperature di

circa 15-20°C; la durezza dell'acqua poiché l'efficacia di molti disinfettanti viene ridotta in presenza

di acqua ricca di sali minerali; l'applicazione della corretta concentrazione d'uso ed infine la

modalità d'applicazione del disinfettante (Berchieri Jr A. & Barrow P.A., 1996; Bessem Eugenè,

1998; Carrique Mas J.J. et al., 2009; Davies R. & Breslin M., 2003; McLaren I. et al., 2010).

Infine, studi evidenziano che circa il 50% dei ceppi di Salmonella isolati in campo sono in grado di

produrre biofilm, sul quale i disinfettanti riescono ad agire con minor efficacia. Inoltre l'esposizione

ripetuta nel corso del tempo dei microrganismi ai disinfettanti impiegati in concentrazioni sub-

efficaci è in grado di selezionare ceppi resistenti ai biocidi (Marin C. et al., 2009; Randall L.P. et al.,

2007; Whitehead R.N. et al., 2011).

In conclusione, gli studi ad oggi condotti mostrano come le operazioni di pulizia e disinfezione

siano un processo complesso, la cui efficacia è influenzata da numerosi fattori critici. Ciò richiede di

essere in grado di adottare scelte adeguate, nell'ambito delle procedure da applicare come gli

strumenti, i principi attivi e il personale necessari.

Inoltre, un altro aspetto da non trascurare, al fine di non vanificare le operazioni di pulizia e

disinfezione è l'adozione di tutte quelle misure di biosicurezza volte ad evitare la ricontaminazione

degli ambienti (Carrique-Mas J.J. et al., 2009; Davies R. & Breslin M., 2003).

21

CAPITOLO 4. SCOPO DELLA TESI

Le salmonellosi rappresentano una delle principali zoonosi a livello europeo: nel 2010 sono stati

riportati 99.020 casi e Salmonella spp. è stato l'agente causale del 48,9% dei 698 focolai definiti

come “strong evidence” di malattia alimentare in UE. I focolai di salmonellosi umana sono associati

prevalentemente al sierotipo Salmonella Enteritidis (SE) (61,3%) e al consumo di alimenti quali

uova e ovoprodotti (43,7%) (EFSA report, 2010).

In ottemperanza al Reg. CE 2160/2003, che ha come obiettivo quello di ridurre a livello di

produzione primaria la prevalenza di Salmonella spp. (nello specifico dei sierotipi rilevanti per la

salute pubblica), a partire dal 2007 sono stati applicati a livello nazionale ed europeo i piani di

controllo Salmonella in diverse categorie produttive. L'applicazione dei piani nazionali di controllo

nelle ovaiole, iniziata nel 2008, ha permesso di ridurre la prevalenza dei gruppi positivi per SE e S.

Typhimurium (ST). Come affermato nei Piani Nazionali, l'implementazione delle misure di

biosicurezza e l'applicazione della pulizia e disinfezione a fine ciclo sono strumenti essenziali per il

controllo delle salmonelle.

Sebbene la pulizia e la disinfezione vengano eseguite negli allevamenti a fine ciclo, numerosi studi

confermano la presenza del fenomeno di recidiva di SE negli allevamenti di ovaiole (Davies R. &

Breslin M., 2003; Wales A. et al., 2006; Wales A. et al., 2007). Inoltre l'esperienza maturata dal

Centro di Referenza Nazionale per le Salmonellosi (CRNS) nel corso di questi anni di applicazione

dei Piani di controllo e l'analisi dei dati dei campioni ufficiali prelevati a livello di Regione Veneto e

raccolti dal CRNS, hanno permesso di evidenziare che le operazioni di pulizia e disinfezione

rappresentano un punto cruciale nel mantenimento di SE negli allevamenti di galline ovaiole tra un

ciclo ed il successivo.

Ad oggi in Italia non esistono linee guida che forniscano indicazioni sulle modalità con cui le

operazioni di pulizia e disinfezione dovrebbero essere eseguite per risultare efficaci.

Il presente lavoro quindi si sviluppa nell'ottica di approfondire e comprendere le cause della

presenza di recidive per SE in allevamenti di galline ovaiole della Regione Veneto, nella seguente

maniera:

- fornire in primis una descrizione delle attività di pulizia e disinfezione applicate negli allevamenti

di ovaiole della Regione Veneto in seguito a riscontro di positività per SE;

- confrontare gli allevamenti che in seguito a pulizia e disinfezione hanno ottenuto un esito

negativo ai tamponi ambientali rispetto agli allevamenti che hanno avuto un esito positivo ai

tamponi ambientali;

22

- identificare eventuali criticità rispetto alle operazioni di pulizia e disinfezione con l'obiettivo di

valutare la necessità di fornire linee guida.

23

CAPITOLO 5. MATERIALI E METODI

Al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati da questo studio e descritti nel capitolo 4, si è operato

secondo i seguenti passaggi: 1. Identificazione degli allevamenti di ovaiole della Regione Veneto

con esito positivo per Salmonella Enteritidis (SE) ai controlli ufficiali; 2. Elaborazione di un

questionario per rilevare sia caratteristiche strutturali-manageriali dell'allevamento che le

procedure di pulizia-disinfezione applicate; 3. Richiesta di collaborazione ai veterinari

ufficiali/veterinari aziendali; 4. Visita degli allevamenti selezionati; 5. Elaborazione statistica dei

dati.

5.1 Identificazione degli allevamenti di ovaiole con evento di positività a SE

Attraverso l'impiego dell'archivio cartaceo ed informatico (database IZILAB) del Centro di

Referenza Nazionale Salmonellosi (CRNS), sono stati selezionati gli allevamenti oggetto di studio. I

criteri di scelta sono stati i seguenti:

1. Allevamenti di galline ovaiole della Regione Veneto risultati positivi per SE nel corso dei controlli

ufficiali e con esito negativo o positivo per SE dei tamponi ambientali pre-accasamento. Tale scelta

è stata effettuata con l'intento di mettere a confronto, rispetto a possibili fattori di rischio connessi

alle operazioni di pulizia e disinfezione, gli allevamenti con esito negativo per SE ai tamponi

ambientali pre-accasamento (sub-popolazione denominata in seguito gruppo “1”) e gli allevamenti

con uno o più esiti positivi per SE ai tamponi ambientali pre-accasamento (sub-popolazione

denominata in seguito gruppo “2”).

2. Periodo di riferimento 2009-2011. Tale criterio di scelta è stato dettato dalla necessità di poter

recuperare la documentazione rilevante ai fini dello studio; infatti i piani di controllo prevedono

che i documenti relativi all’applicazione degli stessi siano tenuti per un periodo di almeno tre anni.

5.2 Elaborazione del questionario

Attraverso il supporto e la collaborazione del dottor Zeno Bernardi, contattato in qualità di esperto,

è stato predisposto un questionario da sottoporre agli allevatori per conoscere le modalità con cui

pulizia e disinfezione sono attuate. Il contributo del dottor Bernardi ha permesso di strutturare il

questionario con domande il più possibile attinenti alla realtà degli allevamenti avicoli oltre che a

non trascurare tutte quelle componenti che possono essere in grado di influenzare la modalità e

l’efficacia con cui le operazioni di pulizia e disinfezione vengono effettuate.

Il questionario si compone di quattro sezioni (Allegato 1):

24

1. Dati generali: informazioni quali il codice 317, la tipologia di allevamento (in gabbia, a terra,

etc.), la data di costruzione dell'allevamento, eventuali interventi di ristrutturazione, presenza nel

manuale di autocontrollo di un capitolo dedicato alle operazioni di pulizia e disinfezione e

formazione del personale in tale ambito sono raggruppate sotto questa voce.

2. Strutture e attrezzature: questa sezione è stata sviluppata con l'obiettivo di comprendere quali

siano i principali materiali impiegati nella costruzione degli allevamenti di ovaiole e gli strumenti di

cui si dispone per le operazioni di pulizia-disinfezione (es: lancia schiumatrice, nebulizzatore,

idropulitrice, ecc.). Infine una domanda viene dedicata alle modalità di raccolta della pollina, dal

momento che la gestione di tale prodotto potrebbe esercitare un peso sulla permanenza di

Salmonella spp. all'interno di un allevamento.

3. Pulizia: le domande presenti in questo capitolo e nel successivo sono state sviluppate tenendo in

considerazione la bibliografia raccolta e le informazioni forniteci dall'esperto in materia di

operazioni di pulizia e disinfezione. Di conseguenza si è cercato di conoscere in maniera

dettagliata: la tipologia di pulizia applicata (pulizia a secco, lavaggio; etc.), i mezzi impiegati per la

pulizia delle strutture mobili (aria compressa; spazzole; altro), le condizioni operative della lancia

schiumatrice (pressione e portata), le modalità di lavaggio delle strutture (solo acqua fredda o

calda; acqua e detergente; altro), il detergente impiegato (principio attivo; diluizione d'uso; volume

d'applicazione; tempo di contatto con la superficie), il tempo (espresso in giorni) necessario per

svolgere le operazioni di pulizia e il tempo che intercorre tra la fine delle operazioni di pulizia e

l'inizio della disinfezione.

4. Disinfezione: questa sezione è dedicata alla raccolta di informazioni approfondite riguardo la

modalità di applicazione del disinfettante (attrezzatura impiegata), la pressione e portata adottata,

il disinfettante utilizzato (principio attivo; diluizione d'uso e volume d'applicazione), il tempo

(espresso in ore) dedicato per le operazioni di disinfezione delle aree esterne ed interne. Infine una

domanda è incentrata sull'applicazione o meno della disinfezione di volume.

5.3 Richiesta di collaborazione ai veterinari

L'efficace raccolta delle informazioni presso gli allevamenti, non può prescindere da una stretta

collaborazione sia con i Servizi Veterinari, responsabili dei campionamenti ufficiali, che con i

veterinari aziendali. Di conseguenza sono stati contattati i veterinari delle ASL della Regione Veneto

ed i veterinari responsabili degli allevamenti oggetto di studio.

25

Il supporto e la collaborazione con queste due figure professionali risulta essenziale in quanto il

veterinario ufficiale è a conoscenza della realtà epidemiologica e gestionale del territorio di

competenza ed il veterinario aziendale possiede un'approfondita conoscenza delle caratteristiche

strutturali, manageriali e sanitarie degli allevamenti.

5.4 Visita degli allevamenti selezionati

Per ciascun allevamento è stata predisposta una scheda anamnestica, contenente informazioni sia

di carattere anagrafico-produttivo che dati riguardanti i campioni ufficiali prelevati.

Le visite degli allevamenti sono state effettuate con l'intento di raccogliere i dati attraverso il

questionari predisposto ad hoc ma anche di osservare direttamente le caratteristiche strutturali-

gestionali ed approfondire alcuni aspetti specifici relativi alla pulizia e disinfezione, sia in termini di

attrezzature impiegate che di procedure applicate. Infine le visite-interviste con gli allevatori si

sono sempre svolte alla presenza di un veterinario ufficiale e qualora possibile del veterinario o del

tecnico aziendale.

5.5 Elaborazione statistica dei dati

Tutte le informazioni raccolte sono state inserite in modo tabellare in un foglio di calcolo

elettronico (Excel 2003, Microsoft Office Corporation, Redmond, WA), con il duplice obiettivo di

effettuare in primis un'analisi descrittiva dei dati raccolti e successivamente valutare alcune

variabili considerate possibili fattori di rischio per l’inefficacia della pulizia e disinfezione e la

presenza di recidive a SE.

Per operare la scelta delle variabili più significative esplorate con il questionario in termini di

allevamento positivo o meno per SE ai tamponi ambientali è stato applicato il metodo random

forest, tecnica di regressione non parametrica che assicura la robustezza delle stime e stila una

classifica della variabili rispetto alla loro importanza. Una random forest è un insieme di alberi di

classificazione che permette di selezionare per ogni albero un sotto insieme casuale delle variabili

esplicative e un sotto insieme casuale dei dati per la stima della variabile risposta. Una volta

costruita la “foresta” di alberi di classificazione si passa a ordinare le variabili secondo la loro

importanza (Hastie T. et al., 2008).

Infine sulle variabili identificate come rilevanti, sono stati applicati il test di Fisher e il test t di

Student, con l'obiettivo di valutare se esiste una differenza statisticamente significativa, tra il

gruppo di allevamenti risultati positivi per SE ai tamponi ambientali e quelli risultati negativi.

26

CAPITOLO 6. RISULTATI

Nei mesi di marzo e aprile 2012 sono stati selezionati 19 allevamenti di ovaiole della Regione

Veneto sottoposti a controllo ufficiale dai Servizi Veterinari regionali ai sensi del piano di controllo

Salmonella e rispondenti ai requisiti descritti in precedenza (paragrafo 5.1, capitolo 5).

Successivamente gli allevamenti sono stati ulteriormente suddivisi in due gruppi: allevamenti che

presentavano esito negativo per Salmonella Enteritidis (SE) ai tamponi ambientali pre-accasamento

(gruppo 1) e allevamenti con uno o più esiti positivi per SE ai tamponi ambientali pre-accasamento

(gruppo 2), per un totale rispettivamente di 14 e 5 allevamenti.

Gli allevamenti selezionati sono distribuiti sul territorio di competenza di 11 ASL della Regione

Veneto. Di conseguenza nell'arco del mese di maggio 2012, sono stati contattati 14 veterinari

ufficiali responsabili dei campionamenti; ulteriormente in alcuni casi attraverso la collaborazione

dei veterinari ufficiali delle suddette ASL sono stati coinvolti anche alcuni veterinari e/o tecnici

responsabili degli allevamenti oggetto di studio.

Tutti i veterinari hanno risposto in maniera positiva all'invito di collaborare per la raccolta delle

informazioni utili al nostro studio ed hanno manifestato l'interesse nei confronti dell'argomento

affrontato con una partecipazione propositiva e pro-attiva, fornendo molte indicazioni utili a

comprendere la realtà e le criticità degli allevamenti di ovaiole.

Nei mesi di giugno, luglio ed agosto 2012 sono state effettuate le visite presso gli allevamenti, in

presenza dei veterinari ufficiali e qualora possibile del veterinario o tecnico aziendale

dell'allevamento. La visita della durata variabile di 1-2 ore, prevedeva la raccolta delle informazioni

rilevanti (questionario) attraverso intervista e la ricostruzione delle modalità di pulizia-disinfezione

adottate.

Di seguito vengono descritti in maniera dettagliata i risultati del questionario, relativi alle

generalità e strutture-attrezzature di cui gli allevamenti sono dotati e alle modalità di pulizia e

disinfezione applicate. Infine un paragrafo viene dedicato alla valutazione di alcune variabili del

questionario, identificate quali potenziali fattori critici per il verificarsi di positività ambientale

singola o ripetuta a SE post pulizia e disinfezione.

6.1 ANALISI DESCRITTIVA DEI DATI DEL QUESTIONARIO

6.1.1 Dati generali e strutture-attrezzature presenti in allevamento

Per dati generali s'intende: la tipologia di allevamento, l'anno di costruzione, la presenza o meno di

interventi di ristrutturazione, la presenza nel piano di autocontrollo di un capitolo dedicato alle

27

procedure di pulizia-disinfezione e l'aver frequentato corsi di formazione in materia di

biosicurezza/procedure di pulizia-disinfezione. Per quanto riguarda le strutture e attrezzature,

esse comprendono: i materiali di costruzione di capannone, mangiatoia, abbeveratoi, posatoio e

nastro trasportatore uova; la modalità di raccolta della pollina; le attrezzature per la pulizia-

disinfezione dell'allevamento.

I 19 allevamenti inclusi nella ricerca appartengono alle seguenti tipologie: 8 in gabbia, 5 a terra, 3

con capannoni in modalità sia gabbia che voliera, 2 con capannoni in modalità sia gabbia che a

terra e 1 allevamento in voliera. Il 43% dei capannoni è stato costruito negli anni '70, seguito da

quelli costruiti negli anni '80 (31%) ed infine da quelli costruiti negli anni '60 (26%). Il 74% degli

allevamenti ha effettuato degli interventi di ristrutturazione tra la fine degli anni '80 e l'inizio del

2000 quali il rifacimento del tetto, degli interni e dell'impianto di ventilazione. Per quanto riguarda

la presenza nel piano di Autocontrollo di un capitolo dedicato alle procedure di pulizia-

disinfezione, tutti gli allevamenti presentano nel manuale di autocontrollo la dicitura "Al termine di

ogni ciclo produttivo, i capannoni e la strumentazione impiegata vengono sottoposti ad accurata

pulizia e disinfezione"; solo il 26% fornisce informazioni sui diversi passaggi previsti dalle operazioni

di pulizia e disinfezione con i relativi dettagli tecnici; il resto degli allevamenti (74%) possiede

schede di registrazione dei disinfettanti impiegati (data del trattamento, nome commerciale del

prodotto, superficie trattata, quantità usata) e degli interventi di derattizzazione/disinfestazione

eseguiti. Il 79% degli allevatori intervistati non ha seguito corsi di formazione in materia di

biosicurezza/pulizia-disinfezione e i rimanenti (4 allevatori) affermano che la formazione viene

fatta sul campo dal veterinario aziendale o dal tecnico d'allevamento.

Passando ai materiali di costruzione impiegati per le strutture dell'allevamento, tutti gli

allevamenti presentano pavimento in cemento, il 53% ha pareti in cemento e pannello sandwich, il

37% in muratura e il 10% in cemento e telo coibentato (capannoni tunnel). Le mangiatoie sono in

lamiera nell'84% dei casi e in plastica nel rimanente 16%; l'89% degli abbeveratoi è a goccia

(nipple) e tra gli allevamenti dotati di posatoio (84%), il 50% è in lamiera seguito dalla plastica

(44%), mentre un allevamento presentava posatoi sia in lamiera che in legno. Infine, per quanto

riguarda il materiale del nastro trasportatore uova, il 42% degli allevamenti impiega sia iuta che

nylon, il 37% utilizza solo nylon e il rimanente 21% iuta.

Il 63% degli allevamenti effettua lo stoccaggio della pollina; in particolare, di questi, il 50% essendo

costituito da allevamenti a terra, attende la fine del ciclo per la rimozione della pollina, il 33%

28

raccoglie la pollina in platea di stoccaggio e il 16% possiede la fossa di raccolta profonda. Gli

allevamenti che non hanno lo stoccaggio (37%), effettuano la rimozione settimanale della pollina.

Gli allevamenti oggetto di approfondimento sono dotati del seguente parco attrezzature per la

pulizia-disinfezione: scopa, idropulitrice, nebulizzatore e set di lance (dal 95 al 100% degli

allevamenti); pala meccanica (89%); scopa meccanica (lavasciuga) e lancia schiumatrice (68%);

raschiatore (49%). Infine alla voce “altre attrezzature” il 37% degli allevamenti presenta impianto

ad aria compressa per le operazioni di pulizia a secco. Nelle tabelle 1 e 2 viene riportata una sintesi

dei risultati descritti.

Tabella 1. Risultati (n. campioni e %) della sezione "Dati generali" del questionario

DATI GENERALI

VARIABILI RISULTATI N. (%)

Gabbia Terra Gabbia-voliera Gabbia-terra Voliera Tipologia allevamento

8 (42%) 5 (26%) 3 (16%) 2 (10%) 1 (5%)

Anni 60 Anni 70 Anni 80 Anno di costruzione

5 (26%) 8(43%) 6 (31%)

SI NO Interventi di ristrutturazione

14 (74%) 5 (26%)

SI NO Manuale procedure pulizia-disinfezione 5 (26%) 14 (74%)

SI NO Corsi formazione pulizia-disinfezione

4 (21%) 15 (79%)

29

6.1.2 La Pulizia

Di seguito si descrivono i risultati relativi all'operazione di pulizia che hanno preso in

considerazione i seguenti parametri: procedura di pulizia applicata, mezzi impiegati per la pulizia

delle strutture mobili, condizioni operative dell'idropulitrice, modalità di lavaggio di strutture e

attrezzature, detergente impiegato, diluizione d'uso e volume d'applicazione del detergente,

tempo di contatto detergente-superfici irrorate, tempo impiegato per la pulizia, tempo che

intercorre tra pulizia e la successiva fase di disinfezione.

La tipologia di pulizia applicata fa registrare nel 43% dei casi l'esecuzione dei seguenti passaggi:

pulizia a secco, detergenza e risciacquo, nel 31% dei casi consiste in pulizia a secco, lavaggio,

detergenza e risciacquo mentre nel 26% dei casi consta di un solo passaggio ovvero l'applicazione

della pulizia a secco o della pulizia a secco e lavaggio.

I mezzi impiegati per la pulizia delle strutture mobili ovvero linee mangiatoia, impianti di

abbeverata, nastri trasportatori, posatoi, ventilatori, consistono nel 68% dei casi di scope, spazzole

e sistemi ad aria compressa, seguiti dall'utilizzo di pale e scope (37%).

Negli allevamenti che applicano il lavaggio/detergenza delle strutture mobili e dei capannoni

(84% dei casi), le condizioni operative dell'idropulitrice ovvero la pressione e portata impiegate

STRUTTURE E ATTREZZATURE

VARIABILI RISULTATI N. (%)

Cemento-pannello sandwich Muratura Cemento-telo coibentato Pareti capannone

10 (53%) 7 (37%) 2 (10%)

Lamiera Plastica Mangiatoia

16 (84%) 3 (16%)

Lamiera Plastica Posatoio

8 (50%) 7 (44%)

Iuta-nylon Nylon Iuta Nastro trasportatore uova

8 (42%) 7 (37%) 4 (21%)

SI NO Stoccaggio pollina

12 (63%) 7 (37%)

Idropulitrice, nebulizzatore, set lance Pala

meccanica

Scopa meccanica e lancia

schiumatrice Raschiatore Attrezzature pulizia-

disinfezione

100% 17 (89%) 13 (68%) 9 (49%)

Tabella 2. Risultati (n. campioni e %) della sezione "Strutture e attrezzature" del questionario

30

sono riportate in tabella 3. E' da precisare che il parametro pressione è stato rilevato in tutti gli

allevamenti che effettuano il lavaggio mentre la portata è stata ottenuta in 13 su 16 allevamenti.

Min. 45 Min. 15

Max. 200 Max. 75

Media 144,7 Media 23,62

Mediana 150 Mediana 20

1st Qu. 108,8 1st Qu. 18

3rd Qu. 200 3rd Qu. 21

Pressione (atm) Portata (l/min)

Tabella 3. Operazione di pulizia: pressione e portata idropulitrice

Tra gli allevamenti che effettuano lavaggio/detergenza, il 44% utilizza acqua fredda e detergente, il

25% solo acqua fredda e il 19% solo acqua calda. Inoltre, in un allevamento è stato registrato

l'impiego di acqua calda e detergente e in un altro il lavaggio con acqua fredda, schiumogeno e

successivo risciacquo con acqua calda.

Negli 11 allevamenti in cui è stato rilevato l'impiego del detergente (69%), si è risalito al nome

commerciale del detergente nel 64% dei casi e in due casi si è registrata la diluizione d'uso (1 e

1,5% rispettivamente). L'informazione "volume d'applicazione del detergente (ml/m2 di

superficie)" è stata ottenuta in 4 casi (36%), espressa in unità di misura diverse di volta in volta

quale q o gr/m2 di superficie e litri acqua/litri detergente.

Il tempo di contatto detergente-superfici irrorate, registrato in 11 casi, ha un valore medio pari a 5

ore, un valore minimo di 15 minuti, massimo di 48 ore e mediana di 30 minuti. Infine i valori del

tempo impiegato per eseguire le operazioni di pulizia espresso in giorni e il numero di persone

impiegate per la pulizia sono illustrati in tabella 4. Inoltre secondo quanto riferito da tutti gli

allevatori intervistati, tra le operazioni di pulizia e quelle di disinfezione non occorre alcuno spazio

temporale.

PULIZIA

Tempo impiegato (giorni) Numero di persone impiegate

Min 2 Min 1

Max 15 Max 6

Media 8 Media 3

Mediana 7 Mediana 3

1st. Qu 6 1st. Qu 2

3rd Qu 10 3rd Qu 4

Tabella 4. Pulizia - Tempo e numero di persone impiegate: risultati

31

6.1.3 La Disinfezione

Si riportano di seguito i risultati dei seguenti aspetti relativi alla disinfezione: modalità di

applicazione del disinfettante, condizioni della lancia impiegata, disinfettante impiegato, diluizione

d'uso e volume d'applicazione, tempo di contatto disinfettante-superfici irrorate, ore dedicate alla

disinfezione, applicazione della disinfezione di volume.

Per quanto riguarda le modalità di applicazione del disinfettante, intese come tipologia di

attrezzature impiegate, il 37% degli allevamenti fa uso dell'atomizzatore e i rimanenti impiegano in

uguale proporzione sia il nebulizzatore che l'idropulitrice. Le condizioni operative della lancia,

ovvero la pressione e portata applicate al momento della disinfezione, sono state rilevate

rispettivamente nel 74% e nel 42% dei casi. In tabella 5 sono riportati i valori di pressione e portata

della lancia.

Min. 3 Min. 3

Max. 135 Max. 75

Media 37 Media 17

Mediana 27 Mediana 8

1st Qu. 20 1st Qu. 3

3rd Qu. 30 3rd Qu. 16

Pressione (atm) Portata (l/min)

Tabella 5. Operazione di disinfezione: pressione e portata lancia

Per quanto riguarda i disinfettanti impiegati, tutti gli allevamenti fanno uso di almeno un principio

attivo, il 68% di due, il 58% di tre e quattro allevamenti utilizzano 4 diversi principi attivi. I principi

attivi impiegati sono in ordine decrescente: composti a base di cloro (63%), pentapotassio

perossimonosolfato (58%), polifenoli (37%), composti a base di formalina (31%), perossido

d'idrogeno e composti dell'ammonio quaternario (21%), glutaraldeide (16%).

Per quanto riguarda le informazioni relative alla diluizione d'impiego (%) e volume d'applicazione

(ml/m2 superficie) dei disinfettanti, le riposte raccolte sono state rispettivamente 2 e 6 su 19

allevatori intervistati. Inoltre nel caso del volume d'applicazione una sola risposta è risultata

correttamente espressa come quantitativo di disinfettante per metro quadrato di superficie

trattata, mentre negli altri casi le risposte erano relative alla diluizione o concentrazione d'uso che

viene solitamente espressa in percentuale.

Inoltre nel 68% dei casi vengono applicati due cicli di disinfezione e il tempo di contatto

disinfettante-superfici è continuo fino alla sua completa asciugatura. I valori del tempo impiegato

32

Tabella 6. Disinfezione - Tempo e numero di persone impiegate: risultati

per la disinfezione delle aree esterne ed interne espresso in ore ed il numero di persone necessarie

per svolgere tale operazione sono riportati in tabella 6. Infine solo in due allevamenti viene

effettuata la disinfezione di volume al termine delle operazioni di pulizia e disinfezione. La

disinfezione di volume consiste nella dispersione di microparticelle di soluzione disinfettante nel

reparto di allevamento prima del nuovo carico di animali. Tali particelle vengono prodotte grazie

all'impiego di uno o più atomizzatori disposti all'interno del capannone.

DISINFEZIONE

Tempo impiegato (ore) Numero di persone impiegate

Min 0,5 Min 1

Max 12 Max 3

Media 3,5 Media 2

Mediana 3 Mediana 2

1st. Qu 2 1st. Qu 1

3rd Qu 4 3rd Qu 3

6.2 ANALISI DEI FATTORI DI RISCHIO

6.2.1 Pulizia e disinfezione nei due gruppi: allevamenti con esito negativo e allevamenti con esito

positivo per SE ai tamponi ambientali

L'analisi random forest ha dato origine a due ordini d'importanza dei parametri rilevati con il

questionario, espressi con due diversi indici (indice di accuratezza e indice di Gini), che hanno

permesso di individuare le seguenti 9 variabili quali possibili fattori di rischio in relazione alle

procedure di pulizia-disinfezione applicate: interventi di ristrutturazione, tipologia di allevamento,

stoccaggio della pollina, tipologia di pulizia applicata, modalità di lavaggio strutture mobili-

capannoni, tempo impiegato per la pulizia, modalità di applicazione del disinfettante, ore dedicate

alla disinfezione e numero di cicli di disinfezione eseguiti. Di seguito verranno descritti i risultati

relativi a ciascuna delle variabili sopraelencate per evidenziare eventuali differenze tra il gruppo di

allevamenti con esito positivo ai tamponi ambientali per SE (Gruppo 1, n: 14) che del gruppo di

allevamenti con esito negativo ai tamponi ambientali per SE (Gruppo 2, n: 5).

33

6.2.1.1 Interventi di ristrutturazione

Tre dei 5 allevamenti del gruppo 2 e 12 dei 14 del gruppo 1 avevano eseguito in passato degli

interventi di ristrutturazione (figura 1). L’applicazione del test di Fisher non ha evidenziato

differenze statisticamente significative (p-value: 0,56) per questo parametro.

6.2.1.2 Tipologia di allevamento

Osservando la figura 2, si può evidenziare che tra gli allevamenti del gruppo 1, 7 sono allevamenti

in gabbia, 2 a terra, 2 gabbia-a terra, 2 gabbia-voliera ed uno voliera mentre nel caso del gruppo 2,

tre appartengono alla modalità a terra, uno è in gabbia ed un altro in modalità sia in gabbia che

voliera.

Anche in questo caso, sebbene dalla figura 2 possa sembrare che gli allevamenti a terra siano più

soggetti a positività ambientale rispetto a quelli in gabbia, tale differenza non risulta

statisticamente significativa (test di Fisher: p-value:0,37).

Figura 1. Confronto tra gruppo 1 e 2 per il parametro interventi di ristrutturazione

34

Figura 2. Confronto tra gruppo 1 e 2 per il parametro tipologia di allevamento

6.2.1.3 Stoccaggio della pollina

Lo stoccaggio della pollina viene effettuato da due su cinque degli allevamenti del gruppo 2 e nel

caso del gruppo 1 da 10 dei 14 allevamenti. In rapporto a questo parametro non è stata

evidenziata una differenza statisticamente significativa tra i due gruppi di allevamenti (p-value:

0,30).

6.2.1.4 Tipologia di pulizia applicata

Le tre principali tipologie di pulizia applicate nei due gruppi di allevamenti oggetto d'intervista sono

così distribuite (figura 3):

- gruppo 1: 7 applicano la sequenza pulizia a secco-detergenza-risciacquo, 4 pulizia a secco-

lavaggio-detergenza-risciacquo e 3 solo pulizia a secco;

- gruppo 2: un allevamento applica pulizia a secco-detergenza-risciacquo, 2 eseguono la sequenza

pulizia a secco-lavaggio-detergenza-risciacquo e 2 solo pulizia a secco.

Anche in questo caso non si rileva una differenza statisticamente significativa tra i due gruppi in

rapporto al parametro considerato (p-value: 0,53).

35

6.2.1.5 Modalità di pulizia/lavaggio delle strutture mobili e capannoni

Le modalità di lavaggio delle strutture mobili e dei capannoni nei due gruppi di allevamenti sono le

seguenti (tabella 7):

- gruppo 1: 2 impiegano acqua fredda, 6 acqua fredda e detergente, 2 acqua calda, e uno acqua

fredda-schiumogeno-acqua calda (sotto la voce "altro" in tabella 7);

- gruppo 2: 2 utilizzano solo acqua fredda e gli altri 3 adoperano rispettivamente acqua fredda-

detergente, acqua calda, acqua calda e detergente.

Modalità pulizia/lavaggio strutture mobili-

capannoni Gruppo 1 (N.) Gruppo 2 (N.)

Acqua fredda 2 2

Acqua fredda-detergente 6 1

Acqua calda 2 1

Acqua calda-detergente 0 1

Altro 1 0

Figura 3. Confronto tra gruppo 1 e 2 per il parametro

tipologia di pulizia applicata

Tabella 7. Modalità di lavaggio delle strutture mobili e capannoni: confronto tra il gruppo 1 e 2.

A - pulizia a secco, detergenza, risciacquo

B - pulizia a secco, lavaggio, detergenza, risciacquo

C - pulizia a secco

36

Il valore di p-value relativo a questo parametro è pari a 0,40 evidenziando la mancanza di una

differenza statisticamente significativa tra i due gruppi considerati.

Infine nel caso degli allevamenti che fanno uso di detergente durante l'operazione di lavaggio, il

valore relativo al tempo di contatto (ore) detergente-superfici irrorate espresso come media è pari

a 7 ore (deviazione standard: 17) negli allevamenti del gruppo 1 e a un'ora (deviazione standard: 1)

negli allevamenti del gruppo 2.

6.2.1.6 Tempo impiegato per la pulizia

Il tempo, espresso in giorni, impiegato per eseguire le operazioni di pulizia ha fatto rilevare i

seguenti valori nei due gruppi considerati (figura 4):

- gruppo 1: media 8,7 giorni, mediana 7 giorni, deviazione standard 4,5 giorni.

- gruppo 2: media 6,8 giorni, mediana 7 giorni, deviazione standard 2 giorni;

Inoltre per quel che riguarda il numero di persone impegnate nelle fasi di pulizia in entrambi i

gruppi il valore medio è pari a 3 persone.

Nel caso di questo parametro e della variabile "ore di disinfezione" (paragrafo 6.2.1.8) non è stato

possibile applicare il test di Fisher in quanto variabili continue. Di conseguenza è stato applicato il

test t di Student che non ha evidenziato una differenza statisticamente significativa tra i due gruppi

(p-value: 0,36).

Figura 4. Confronto tra gruppo 1 e 2 per il

parametro tempo impiegato per la pulizia

37

6.2.1.7 Modalità di applicazione del disinfettante

Le tre possibili modalità di applicazione del disinfettante, ovvero impiego di atomizzatore,

idropulitrice o nebulizzatore sono così distribuiti tra i due gruppi di allevamenti:

- gruppo 1: 6 allevamenti fanno uso del nebulizzatore, gli altri 8 impiegano in ugual proporzione sia

l'atomizzatore che l'idropulitrice;

- gruppo 2: 3 allevamenti adoperano l'atomizzatore e gli altri due utilizzano un'idropulitrice e un

nebulizzatore.

Il p-value di questo parametro è risultato essere pari a 0,55 avvalorando l'ipotesi che non esiste

una differenza statisticamente significativa tra i due gruppi in relazione al suddetto parametro.

6.2.1.8 Ore dedicate alla disinfezione

I valori relativi alle ore dedicate alla procedura di disinfezione nei due gruppi sono i seguenti (figura

5):

- gruppo 1: media 3,2 ore, mediana 3 ore, deviazione standard 1,5 ore;

- gruppo 2: media 4,3 ore, mediana 3 ore, deviazione standard 4,6 ore;

In accordo al risultato del test t di Student, applicato ai due gruppi in relazione a questo parametro,

non è stata rilevata alcuna differenza statisticamente significativa (p-value: 0,20).

Inoltre il valore medio del numero di persone impiegate in questa fase è in entrambi i gruppi

compreso tra 1 e 2.

Figura 5. Confronto tra gruppo 1 e 2 per il

parametro ore dedicate alla disinfezione

38

6.2.1.9 Numero cicli di disinfezione

Come affermato nel paragrafo 6.1.3, l'applicazione di due cicli di disinfezione è una pratica diffusa

nel 68% degli allevamenti oggetto di studio; nel caso degli allevamenti del gruppo 1 tale prassi è

stata rilevata 9 volte su 14 mentre nel caso degli allevamenti del gruppo 2, 4 volte su 5. Il p-value

pari a 1, indica che non esiste una differenza statisticamente significativa tra i due gruppi in

relazione a tale parametro.

39

CAPITOLO 7. DISCUSSIONE E CONCLUSIONI

7.1 Analisi descrittiva dei risultati

Questa ricerca è volta ad approfondire la conoscenza riguardo le modalità di pulizia e disinfezione

applicate in allevamenti avicoli in Italia, essendo questa misura considerata di fondamentale

importanza per evitare la persistenza di agenti infettivi.

In particolare i dati sono stati raccolti in allevamenti di galline ovaiole che sono risultati positivi a

Salmonella Enteritidis (SE) a seguito dei controlli ufficiali effettuati nell’ambito dei piani nazionali di

controllo per Salmonella spp. Questa scelta è stata dettata dall’evidenza da parte del Centro di

Referenza Nazionale Salmonellosi (CRNS) di casi di recidive di SE dopo l’effettuazione delle

operazioni di pulizia e disinfezione e la conseguente necessità di evidenziare eventuali criticità di

questa attività. É auspicabile infatti, sia per motivi di natura sanitaria che economica-commerciale

che l’accasamento di nuovi animali avvenga in condizioni sfavorevoli alla permanenza di salmonelle

in allevamento.

Su queste premesse sono stati identificati e selezionati per lo studio 19 allevamenti della Regione

Veneto che hanno registrato positività a SE nell’arco temporale 2009-2011; di questi 19

allevamenti, 14 appartenenti al gruppo che non ha presentato positività ambientale per SE dopo

pulizia-disinfezione e 5 facenti parte del gruppo con presenza di positività ambientale per SE dopo

pulizia-disinfezione. La scarsa numerosità campionaria consegue al fatto che lo studio ha coinvolto

solo gli allevamenti della Regione Veneto di cui era possibile ricostruire lo storico delle positività a

seguito dell’applicazione dei piani di controllo Salmonella nonché reperire informazioni rilevanti ai

fini dello studio anche attraverso sopralluoghi e che l’identificazione di gruppi di galline ovaiole

positivi a SE in Veneto è un evento poco frequente anche grazie all’implementazione di piani di

controllo a livello regionale già a partire dal 2006 (Ceolin C. et al., 2011).

L’analisi descrittiva dei dati rilevati attraverso il questionario, utilizzato per approfondire gli aspetti

rilevanti per la pulizia e disinfezione, ha permesso di evidenziare un'eterogeneità di situazioni in

termini sia di tipologia di strutture-capannoni esistenti che di comportamenti/modalità di

procedere da parte degli allevatori.

Per quanto riguarda la tipologia delle strutture si nota che l'ampiezza della distribuzione temporale

del periodo di costruzione si riflette anche sulla variabilità delle tipologie d'allevamento: difatti

nonostante il 42% degli allevamenti sia ancora in gabbia si assiste ad un graduale passaggio alle

altre tipologie strutturali previste dalla normativa (Decreto Legislativo 267/2003); gli interventi di

ristrutturazione sono volti infatti non solo al mantenimento delle strutture esistenti ma anche

40

all’adeguamento delle strutture alle indicazioni legislative, come evidenziato dagli allevamenti che

presentano contemporaneamente sia strutture in gabbia che modalità di allevamento a terra o in

voliera (26%). Tali condizioni si riflettono nella necessità di adottare procedure di pulizia e

disinfezione diversificate a seconda delle strutture. E' noto infatti che gli allevamenti in gabbia

presentano un rischio maggiore di persistenza di SE dovuto alla difficoltà fisica di pulire strutture

così complicate (Carrique-Mas J.J. et al., 2009).

Rispetto alla formazione degli allevatori si rileva che questa non deriva dalla partecipazione a

specifici corsi. Alcuni autori identificano l’aspetto della formazione come un punto di fondamentale

importanza ai fini dell’efficacia delle operazioni di pulizia-disinfezione (Carrique-Mas J.J. et al.,

2009; Davies R. & Breslin M., 2003). Il fatto che l’attività di pulizia e disinfezione venga affidata

prevalentemente a conoscenze basate sull’esperienza denota una scarsa percezione

dell’importanza di questa attività il che giustifica l’assenza di manuali specifici oltre che di esaustive

schede di registrazione.

Ciò comporta una reale difficoltà a ricostruire a posteriori le modalità di pulizia-disinfezione

applicate ed individuare eventuali criticità.

Per quanto riguarda i materiali di costruzione dei capannoni si assiste ad una sostanziale

omogeneità tra gli allevamenti con preferenza per cemento per le strutture portanti, lamiera e

plastica per le strutture accessorie (mangiatoie, abbeveratoi e posatoi); fa eccezione il nastro

trasporto delle uova ed in particolare l’utilizzo della iuta può presentare un fattore di rischio per la

permanenza di SE in allevamento in quanto più difficile da pulire in maniera efficace rispetto a

materiale plastico.

Per ciò che riguarda la disponibilità di attrezzature specifiche per la pulizia-disinfezione, questa non

rappresenta un punto critico perché in dotazione nella quasi totalità degli allevamenti.

Considerando le modalità di pulizia, si evidenzia che circa un quarto degli allevamenti esegue solo

una pulizia a secco, che più difficilmente rispetto ad una pulizia con acqua potrebbe essere

efficace, in particolare in caso di presenza di salmonelle (Wales A. et al., 2006; Wales A. et al.,

2007). Si ritiene importante sottolineare che il significato dei termini lavaggio e detergenza non era

sempre chiaro agli allevatori che li intendevano come sinonimi, indice di assenza di una conoscenza

dettagliata degli aspetti tecnici e procedurali delle operazioni di pulizia e disinfezione.

Limitatamente a chi effettua lavaggio con idropulitrice il valore medio della portata (24 l/min ) non

corrisponde alla condizione ideale di una portata idrica di circa 40 l/min, requisito comunque

subordinato alla potenza dell’impianto elettrico a disposizione e quindi non sempre ottenibile nella

41

situazione reale per limiti degli impianti elettrici negli allevamenti. Inoltre il valore medio della

pressione (145 atm) appare sproporzionato rispetto alla portata dell’acqua. E’ da sottolineare che

pressione e portata dovrebbero essere congruenti per un risultato efficace.

I dati relativi alla diluizione d'uso e al volume d'applicazione del detergente e del disinfettante sono

raramente disponibili, indice della mancanza di un valido sistema di registrazione di tali

informazioni e dell'assenza di consapevolezza dell'importanza di un corretto uso dei principi attivi

impiegati, ai fini di un'efficace risultato.

Infine attrezzature e modalità di disinfezione (nello specifico portata e pressione delle attrezzature)

appaiono adeguate.

7.2 Analisi dei fattori di rischio

Il confronto tra i due gruppi di allevamenti (gruppo 1: negativo SE ai tamponi ambientali; gruppo 2:

positivo SE ai tamponi ambientali) rispetto ai 9 parametri considerati critici e individuati attraverso

l’analisi random forest, non ha permesso di identificare dei fattori di rischio, ovvero il test statistico

non ha evidenziato differenze statisticamente significative tra i due gruppi.

La più probabile causa di questa mancanza di significatività è imputabile all’esiguo numero di

allevamenti appartenenti a ciascun gruppo analizzato. Ciò nonostante, i risultati ottenuti relativi ad

alcuni dei parametri analizzati permettono di fare delle interessanti osservazioni.

Interventi di ristrutturazione: risultano maggiormente frequenti nel gruppo 1; questo dato induce

ad associare positivamente la ristrutturazione delle strutture all'efficacia delle operazioni di pulizia

e disinfezione. Ciò è plausibile, in quanto nel caso di allevamenti con strutture usurate ed in cattive

condizioni risulta più difficile eliminare Salmonella, per la presenza di materiali di costruzione di

non facile pulizia (ad esempio porosità, crepe, fessure). Inoltre deficit strutturali facilitano la

possibilità di contaminazione successiva, anche nel caso di interventi di pulizia e disinfezione di per

sé efficaci.

Tipologia di allevamento: i risultati sembrano indicare che gli allevamenti a terra sono

maggiormente a rischio rispetto ad altre tipologie. Nel caso degli allevamenti a terra, la relativa

semplicità delle strutture, rispetto agli allevamenti in gabbia, potrebbe indurre l’allevatore a

svolgere le operazioni di pulizia in maniera più veloce e superficiale con conseguente maggior

quantitativo di sostanza organica residua.

Tipologia di pulizia applicata e modalità di lavaggio strutture: gli allevamenti appartenenti ad

entrambi i gruppi applicano passaggi e modalità di lavaggio sovrapponibili E’ importante

42

sottolineare che la tipologia di pulizia e le modalità di lavaggio applicate, anche se corrette da un

punto di vista teorico, possono risultare non efficaci qualora all’atto pratico l’attenzione e la cura

rivolte a tali operazioni non sia sufficiente.

Tempo impiegato per la pulizia: a parità di persone impiegate, il tempo dedicato alle operazioni di

pulizia è maggiore nel gruppo 1 (media: 8,7 giorni) rispetto al gruppo 2 (media: 6,8 giorni).

Assumendo che il tempo dedicato alla pulizia sia direttamente proporzionale alla quantità di

sostanza organica rimossa si evince che maggiore è il tempo dedicato a questa attività e

maggiormente efficace è nel suo complesso la pulizia-disinfezione. Infatti rimuovere il più possibile

la sostanza organica presente sulle superfici consente al disinfettante, applicato successivamente,

di esercitare la sua azione battericida in modo efficace; al contrario un tempo non sufficiente può

esitare in una quantità di sostanza organica residua tale da ridurre l'attività del disinfettante e

rendere inefficace la pulizia-disinfezione.

Ore dedicate alla disinfezione: il gruppo 2 ha fatto registrare un valore medio (4,3 ore) maggiore

rispetto al gruppo 1 (3,2 ore). Una possibile ipotesi è che gli allevamenti del gruppo 2, abbiano

applicato il disinfettante per un tempo maggiore per sopperire ad una pulizia non accurata, che

potrebbe essere causata dal minor tempo dedicato a questa fase.

Cicli di disinfezione: in entrambi i gruppi sono applicati due cicli di disinfezione, avvalorando che

sia diffusa l’idea che maggiore è la disinfezione migliore sarà il risultato finale.

7.3 Conclusioni di carattere generale

Nel contesto dei piani salmonella, l'applicazione della pulizia e disinfezione, insieme alla corretta

applicazione delle altre misure di profilassi diretta ed indiretta, risulta essere uno strumento di

fondamentale rilevanza per evitare il rischio di recidive.

L’adeguata applicazione delle operazioni di pulizia e disinfezione è un processo complesso,

composto di numerosi passaggi che richiedono attenzione e competenza da parte dell'operatore.

Lo studio evidenzia che ad oggi le procedure di pulizia-disinfezione applicate in allevamento sono il

risultato della consuetudine, dell'esperienza accumulata e dei consigli/indicazioni ricevuti, e non di

una specifica formazione in materia, da cui esita un panorama molto variegato e diversificato.

Inoltre ha permesso di mettere in luce la mancanza di una completa consapevolezza

dell’importanza dell’applicazione di efficace pulizia e disinfezione.

In conclusione, pur non avendo evidenziato specifici fattori di rischio, questa ricerca ha permesso

di fare luce su un argomento a cui non sempre viene dedicata la giusta attenzione, evidenziando

43

che l’assenza di linee guida rappresenta di per sé punto critico, che se colmato potrebbe

contribuire ad aumentare il livello di consapevolezza degli operatori e fornire utili indicazioni di

carattere tecnico a supporto dell’applicazione di procedure adeguate alla tipologia di allevamento

e alla valorizzazione delle risorse a disposizione.

44

ALLEGATO 1

DATI GENERALI

STRUTTURE E ATTREZZATURE

Data visita allevamento Codice 317 Ragione Sociale

Data di costruzione allevamento

Interventi di ristrutturazione?

□ Si (quali?) _________________________________________

□ No

Tipologia di allevamento

□ In gabbia □ A terra □ Voliera □ Altro

Esiste nel manuale di Autocontrollo un capitolo dedicato alle procedure di pulizia e disinfezione?

□ SI □ NO

Il personale ha seguito dei corsi di formazione in materia di biosicurezza/corrette procedure di pulizia

e disinfezione?

□ SI □ NO

Materiali di costruzione

Pavimenti:_____________________________________________________________

Pareti capannone: _______________________________________________________

Mangiatoia: _____________________________________________________________

Abbeveratoi: ____________________________________________________________

Posatoio: _______________________________________________________________

Nastro trasportatore uova: ________________________________________________

Modalità di raccolta pollina: _________________________________________________________

__________________________________________________________________________________ Attrezzature di cui si dispone per la pulizia-disinfezione dell’allevamento:

Pala □ SI □ NO Scopa meccanica □ SI □ NO Nebulizzatore □ SI □ NO

Irrigatore a girandola □ SI □ NO Idropulitrice □ SI □ NO Raschiatore □ SI □ NO

Lancia doppia □ SI □ NO Lancia corta □ SI □ NO Lancia schiumatrice □ SI □ NO

45

PULIZIA

Quali delle seguenti procedure di pulizia viene applicata?

□ pulizia a secco, detergenza, risciacquo

□ pulizia a secco, lavaggio, detergenza, risciacquo

□ pulizia a secco, ammollo, lavaggio, detergenza, risciacquo

□ Altro Mezzi impiegati per la pulizia delle strutture mobili (linee mangiatoie, impianti di abbeverata, nastri

trasportatori, ventilatori):

□ Spazzole □ Sistemi ad aria compressa □ Sistemi aspiranti □ Altro

Condizioni operative idropulitrice (pressione e portata) e modalità di applicazione:

__________________________________________________________________________________

Le strutture mobili e il capannone vengono lavati con:

□ Acqua fredda □ Acqua fredda-detergente □ Acqua fredda-ammollo □ Acqua fredda-ammollo-

detergente

□ Acqua calda □ Acqua calda-detergente □ Acqua calda-ammollo □ Acqua calda-ammollo-detergente

□ Altro

Detergente impiegato e diluizione d’uso:

__________________________________________________________________________________

Volume (ml/m2) d’applicazione del detergente:

___________________________

Tempo di contatto detergente-superfici irrorate:

___________________________________________

Tempo impiegato per eseguire le operazioni di pulizia (pulizia a secco, ammollo, lavaggio, detergenza,

risciacquo) delle strutture e delle pertinenze capannone:

□ 1 giorno (24 ore) □ 2 giorni (48 ore) □ 3 giorni (72 ore) □ Altro

Tempo che trascorre tra la fine delle operazioni di pulizia e l’inizio delle operazioni di disinfezione

□ 1 giorno □ 2 giorni □ 3 giorni □ Altro

46

DISINFEZIONE

Modalità d’applicazione del disinfettante:

□ nebulizzatori □ idropulitrici □ Altro

Condizioni operative della lancia (pressione e portata):

____________________________________________________________________________________

Disinfettante impiegato e diluizione d’impiego (ipoclorito di sodio, Sali d’ammonio quaternario,

formaldeide, glutaraldeide, pentapotassio perossimonosolfato, fenoli, perossido d’idrogeno): _______

___________________________________________________________________________________

___________________________________________________________________________________

___________________________________________________________________________________

Volume (ml/m2) d’applicazione del disinfettante:

__________________________________________

Tempo di contatto disinfettante-superfici

irrorate: ___________________________

Ore dedicate alla disinfezione delle superfici delle aree esterne ed interne:

□ 2 ore □ 3 ore □ 4 ore □ Altro

Viene applicata anche una disinfezione di volume? Se si, con quali modalità?

___________________________________________________________________________________

___________________________________________________________________________________

___________________________________________________________________________________

NOTE _________________________________________________________________________________

_________________________________________________________________________________

_________________________________________________________________________________

_________________________________________________________________________________

_________________________________________________________________________________

_________________________________________________________________________________

_________________________________________________________________________________

_________________________________________________________________________________

___________________________

47

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Normativa

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riferimento sulla diffusione della Salmonella fra gli esemplari ovaioli di Gallus gallus.

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per la protezione delle galline ovaiole e la registrazione dei relativi stabilimenti di allevamento”.

DECRETO LEGISLATIVO 25 gennaio 2010, n. 9 recante “Attuazione della Direttiva 2005/94/CE

relativa a misure comunitarie di lotta contro l’influenza aviaria e che abroga la Direttiva

92/40/CEE”.

DECRETO MINISTERIALE 274/97: Regolamento di attuazione degli articoli I e 4 della Legge 25

gennaio 1994, n. 82, per la disciplina delle attività di pulizia, di disinfezione, di disinfestazione, di

derattizzazione e di sanificazione.

DIRETTIVA n. 2003/99/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 17 novembre 2003

sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici, recante modifica della Decisione

90/424/CEE del Consiglio e che abroga la Direttiva 92/117/CEE del Consiglio.

53

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in materia di malattie infettive e diffusive dei volatili da cortile”.

Piano Nazionale di Controllo di Salmonella Enteritidis e Typhimurium, nelle galline ovaiole della

specie Gallus gallus. Anno 2008-2010. Approvato con Decisione 2007/848/CE.

Piano Nazionale di Controllo di Salmonella Enteritidis e Typhimurium, nelle galline ovaiole della

specie Gallus gallus. Anno 2013. Approvato con Decisione 2012/761/CE.

REGOLAMENTO N. 178/2002 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 28 gennaio 2002

che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità

europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare.

REGOLAMENTO N. 2160/2003 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 17 novembre

2003 sul controllo della Salmonella e di altri agenti zoonotici specifici presenti negli alimenti.

REGOLAMENTO (CE) N. 1168/2006 DELLA COMMISSIONE del 31 luglio 2006 che applica il

Regolamento (CE) n. 2160/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda un

obiettivo comunitario per la riduzione della prevalenza di determinati sierotipi di Salmonella nelle

ovaiole di Gallus gallus e modifica il regolamento (CE) n. 1003/2005.

REGOLAMENTO (CE) N. 1177/2006 DELLA COMMISSIONE del 1° agosto 2006 che applica il

Regolamento (CE) n. 2160/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le

prescrizioni per l’impiego di metodi di controllo specifici nel quadro dei programmi nazionali per il

controllo della Salmonella nel pollame.

REGOLAMENTO (CE) N. 1237/2007 DELLA COMMISSIONE del 23 ottobre 2007 che modifica il

Regolamento (CE) n. 2160/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio e la Decisione

2006/696/CE per quanto concerne l’immissione in commercio di uova provenienti da branchi di

galline ovaiole contaminati da Salmonella.

54

REGOLAMENTO (UE) N. 517/2011 DELLA COMMISSIONE del 25 maggio 2011 recante disposizione

di attuazione del Regolamento (CE) n. 2160/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio per

quanto riguarda un obiettivo dell’Unione per la riduzione della prevalenza di determinati sierotipi

di Salmonella nelle ovaiole di Gallus gallus e che modifica il Regolamento (CE) n. 2160/2003 e il

Regolamento (UE) n. 200/2010 della Commissione.

55

RINGRAZIAMENTI

Questo lavoro è il risultato del contributo prezioso di numerose figure professionali nonché di

colleghi.

Pertanto desidero ringraziare per la collaborazione e il supporto tutti coloro che mi hanno

affiancato durante le visite in allevamento, ed in particolare: Roberto Grecchi (ASL 3); Mariano

Celotto, Luca Gaspari, Giorgio Lot, Antonio Miatto (ASL 7); Daniele Boffo (ASL 9); Gioia Bonato e

Giuliano Scantamburlo (ASL 10); Carlo Raffaelli (ASL 13); Francesco Galuppo (ASL 17); Vittorino

Zanforlin (ASL 18); Sonia Lavagnoli e Judith Moser (ASL 20); Caterina Costanzo (ASL 21); Paolo

Bergamini (ASL 22).

Inoltre desidero ringraziare Giuseppe Dallanese, Matteo Dell'Omo, Andrea Giulio Vercelloni e tutti

coloro che a qualsiasi titolo mi hanno dedicato disponibilità e tempo.

Un sentito ringraziamento va al dottor Zeno Bernardi, per le numerose nozioni e conoscenze

fornitemi in materia di pulizia e disinfezione degli allevamenti, nonché per la dimostrazione in

campo di come tali operazioni richiedano "olio di gomito".

Vorrei inoltre esprimere la mia sincera gratitudine alla dottoressa Veronica Cibin e alla responsabile

del Centro di Referenza Nazionale per le Salmonellosi dott.ssa Antonia Ricci per il costante sostegno

dedicatomi nel corso dello sviluppo e stesura di questa tesi.

Infine desidero ringraziare il professor Marco Martini per i numerosi consigli ed insegnamenti

impartitomi in questi tre anni di corso di laurea specialistica.