UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO · 4 2. INCHIESTA BIBLIOGRAFICA Nella pratica degli sport...

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1 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO FACOLTA’ DI SCIENZE MOTORIE ANALISI BIOMECCANICA E PATOLOGICA COMPARATA DI DUE METODI DIVERSI DI ROTAZIONE DEL CORPO NELL’AMBITO DEL KARATE Relatore : Prof. Pietro Luigi Invernizzi Tesi di laurea di: Nicolò Tagliavini Matr. 730605 Anno Accademico 2009-2010

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO

FACOLTA’ DI SCIENZE MOTORIE

ANALISI BIOMECCANICA E PATOLOGICA COMPARATA DI DUE METODI

DIVERSI DI ROTAZIONE DEL CORPO NELL’AMBITO DEL KARATE

Relatore : Prof. Pietro Luigi Invernizzi

Tesi di laurea di:

Nicolò Tagliavini

Matr. 730605

Anno Accademico 2009-2010

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INDICE

1) INTRODUZIONE ……………………………………………... pag 2

2) INCHIESTA BIBLIOGRAFICA … ………………………….. pag 3

3) PROBLEMI-IPOTSI ………………………………………….. pag 6

4) METODOLOGIA …………………………………………… .. pag 7

5) ESPOSIZIONE DEI RISULTATI …………………..……….. pag 8

6) ANALISI DEI RISULTATI ……………………………………. pag15

7) ANALISI BIOMECCANICA DEL GESTO …………………. .pag 20

8) CONCLUSIONI ……………………………………………… pag 22

9) BIBLIOGRAFIA ……………………………………..……….. pag 24

10) ALLEGATI ……………………………………………………. Pag 25

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1. INTRODUZIONE

“L’evoluzione del karate come lo conosciamo oggi è molto lunga e tortuosa, tant’è

vero che di essa non vi è una documentazione scritta se non “recente”; su di essa vi

sono varie leggende, ma possiamo asserire con quasi certezza che l’arte marziale

odierna sia una integrazione o di una vera e propria fusione di uno stile antico di arte

marziale okinawese (praticata solo dai nobili in principio e trasmessa a ristrette

cerchie solo in seguito all’impoverimento della classe sociale) e le discipline marziali

cinesi apprese durante i viaggi nell’epoca degli scambi commerciali cino-giapponesi

Solo nei primi del novecento il karate prese a diffondersi nel resto del mondo grazie

alla popolarità che acquisì nelle colonie militari statunitensi stanziate in Giappone al

termine del secondo conflitto mondiale, grazie ad una dimostrazione di quest’arte da

parte del maestro Gichin Funakoshi sotto richiesta del ministro dell’educazione

giapponese.

Nel Kata, che significa “forma”, si racchiudono le tecniche diffuse dalle principali

scuole. Il Karate ne ha una vasta gamma che non vengono considerati come

combattimenti simbolici eseguiti a vuoto, ma come combattimenti contro uno o più

avversari. Il numero dei kata, ma anche i loro nomi e gli stessi, cambiano in base alla

scuola (“stile”) che si pratica (1)”. Scindendo ulteriormente questa “branca” troviamo

le sue unità fondamentali chiamate “kihon” o tecniche di base, in special modo le

cosìdette posizioni (dachi). In particolare la più utilizzata è sicuramente quella

chiamata zenkutsu-dachi la quale accompagna il karateca in tutta la sua

carriera. Su di essa si eseguono le due rotazioni soggette ad esame in questa

tesi: una facente perno sul tallone e l’altra sull’avampiede, la prima non

permette che il tallone si possa sollevare mai dal suolo, mentre la seconda

vede il suo sollevamento solo in fase intermedia di spostamento.

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2. INCHIESTA BIBLIOGRAFICA

Nella pratica degli sport soprattutto agonistici, ci si trova a dover fronteggiare

spiacevoli situazioni di infortuni, che talvolta sono dovuti solo a incidenti, mentre

altre, si tratta ti tecnopatie.

In uno studio pubblicato nel 1995, sulle casistiche di infortunio in diversi sport, il Dr

Kujala (2) documenta come il Karate ed il Judo siano gli sport con la maggior

percentuale di lesioni acute seguite da Hockey su ghiaccio, Calcio e Basket mentre

la Pallavolo ha avuto il più basso tasso di infortuni; va definito però che la maggior

parte dei feriti erano agli arti inferiori nel Calcio (66.8%), Pallavolo (57.4%) e Basket

(56.0%), considerando che le lesioni agli arti superiori erano più comuni nei Judo

(37.6%). Differentemente in diversi distretti oltre agli arti, compresi i denti, si sono

riscontrati maggiori feriti nell’ Hockey su ghiaccio e nel Karate, mentre le dislocazioni

erano proporzionalmente più frequenti nel Judo e Karate. Un esempio di queste

lesioni sono riportate in uno studio del Dr Y. Viswanath (6) del 1999: “Le arti marziali

è un termine generico che comprende un gruppo di varie tecniche di combattimento

che utilizzano principalmente diverse parti del corpo con o senza armi. I principali

benefici previsti dalle arti marziali sono l’auto-difesa e l’incremento del benessere, la

flessibilità e l’autostima. Alcune di queste tecniche speciali comprendono il karate, il

kendo, il Tae Kwon Do, il Kung Fu e l’Aikido. Il termine Aikido significa la via (do) per

il coordinamento o armonia (AI) dell’energia mentale o spirito (ki). Le arti marziali in

genere sono considerate come uno sport sicuro. Tuttavia, ci sono notizie di feriti

gravi tra cui diversi decessi negli ultimi anni”. Nel suo studio descrive la lussazione

completa del ginocchio con rottura dell’arteria femorale poplitea,come un altro fattore

di potenziale morte.

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Manuel M. Probst (4) asserisce inoltre, in un suo articolo del 2007 per il “Journal of

strength and conditioning research”: “… gli sport che eseguono frequenti movimenti

di rotazione e torsione del ginocchio sono stati legati ad instabilità della sopracitata

articolazione, che si traduce spesso in dolore cronico alla stessa”. Se a questo

aggiungiamo le grandi forze esercitate durante la pratica sportiva delle arti marziali,

cosa che possiamo ricavare da un articolo del Dr. Machado (3) che spiega: “ Gli atleti

di arti marziali di solito sono addestrati a concentrarsi sull’equilibrio tra potenza e

capacità di reclutamento nominalmente chiamato ottimizzazione muscolare. Nel

Taekwondo (TKD) e nella Kickboxing (KB) gli atleti hanno la stessa filosofia ma con

metodi di allenamento della forza differenti. La TKD è un’antica e tradizionalistica

arte marziale coreana, mentre la KB è uno sport da combattimento americano nato

nel XX secolo, ma sulla base di tecniche di arti marziali. Gli atleti di Taekwondo

(TKD) utilizzano prevalentemente calci veloci di elevata ampiezza diretti, o alla testa

dell’avversario oppure al tronco. Ciò richiede un intensivo utilizzo dei muscoli

estensori e flessori del ginocchio. La KB è caratterizzata dal contatto completo tra gli

avversari con l’utilizzo sia di calci che di pugni durante la competizione, che

promuovono valori elevati di attività muscolare”; diviene facile comprendere come

queste azioni d’intensa attività muscolare aumentano il rischio di traumatismi, a

danno delle articolazioni, da sovraccarichi, sia per gli intensivi allenamenti sia a

causa degli impatti con gli avversari.

Il Dr A. Ventura (5) spiega, nelle sue lezione di traumatologia della facoltà di Scienze

Motorie dell’Università degli Studi di Milano, che: “La torsione come anche gli stress

in varo e valgo forzato, portano a lesioni più o meno gravi (acute o croniche), dei

legamenti che interessano il ginocchio”.

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Ma è possibile avere ripercussioni sul ginocchio anche per azioni compensative di

eccessiva pronazione del piede come per esempio descritto dall’ articolo: “Piede e

deambulazione:fisiologia, anatomia, biomeccanica e implicazioni posturali” scritto dal

Dr G. Chetta (8) del 2010: “Il piede è l’elemento adattativo che tampona, meglio che

può, gli squilibri alti, in genere discendenti dall’apparato stomatognatico (denti e

articolazione temporo-mandibolare) e/o dagli occhi e/o dal vestibolo, viceversa,

qualora vi siano deformazioni podaliche (vedi ad esempio il piede piatto o piede torto

equino) queste, genererebbero adattamenti a carico principalmente delle articolazioni

del ginocchio, in varismo o valgismo, e pertanto dei riadattamenti da parte delle

anche.” Tale dinamica adattativa può essere spiegata descrivendo la biomeccanica

nella deambulazione del piede, descritta in molti testi sia di ortopedia che di

biomeccanica o kinesiologia, descrivendo il piede come una struttura ad elica a

passo variabile che si svolge e si avvolge e le sue due pale sono: il piede astragalico

definito dinamico (comprendente astragalo, le tre ossa cuneiformi, ed i primi tre

metatarsi) e il piede calcaneare o statico (formato da calcagno, cuboide e 4°,5°

metatarso); le due pale passanti per la sottoastragalica, intersecandosi, determinano

il passo dell’elica definibile anche come altezza della volta. Questa struttura

determina due fasi: la prima, di contatto con il suolo dove le ossa tarso-metatarso si

svolgono con moto elicoidale rilassandosi quindi pronando il piede, con annessa

intrarotazione della gamba, mentre la seconda detta fase propulsiva vede un

avvolgimento, delle ossa tarso-metatarso, elicoidalmente irrigidendosi supinando il

piede la gamba.

Fig1: Elica Podalica

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3. IPOTESI

Questa tesi è volta a dimostrare se la pratica del karate provochi danni o lesioni

articolari a carico degli arti inferiori; nello specifico se i due metodi di rotazione sono

responsabili di questi traumi da un punto di vista biomeccanico.

Pertanto cercheremo una risposta ai seguenti quesiti:

1. La pratica del karate provoca lesioni o tecnopatie capsulo-legamentose all’arto

inferiore?

2. Se si quali?

3. Vi è relazioni tra questi traumi e la tipologia di rotazione utilizzata?

4. Quale tra i due metodi generalmente realizzati nella pratica del karate

(rotazione sull’avampiede, rotazione sul tallone) risulta biomeccanicamente

più adeguato per evitare i traumatismi specifici?

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4. METODO D’INDAGINE

Per riscontrare se vi fossero tecnopatie a carico delle articolazioni dell’arto inferiore si

è deciso di sottoporre un questionario, come da allegato, ad un gruppo di quaranta

soggetti che praticassero il karate agonisticamente da almeno dieci anni.

I soggetti erano così divisi: dieci maschi e dieci femmine che praticassero solo la

rotazione sull’avampiede e dieci maschi e dieci femmine che praticassero solo la

rotazione sul tallone.

A questo questionario sono state inserite due tipologie di scale del dolore analogiche

visive (VAS) (7), nello specifico la scala numerica verbale (VNS da 0 a 10) e la scala

di valutazione verbale (VRS che comprende le voci “nessuno”, “lieve”, “moderato”,

“forte”, “insopportabile”).

Di contro abbiamo condotto un’indagine informativa anche con i Maestri di questi due

gruppi chiedendogli di rispondere a dei questionari, anch’ esso presente nell’allegato,

domandandogli quale tipologia di rotazione avessero preferito in dieci tecniche

rotatorie sia di kihon che di kata e di darci una breve spiegazione meccanica del

perché di tale scelta tecnica. Le risposte hanno delineato un approccio puramente

tradizionalista per i maestri che insegnano la rotazione sul tallone, delineandone

invece, uno più scientifico per coloro che addestrano i loro atleti a ruotare

sull’avampiede

Per concludere sono state visionate le due metodiche ed analizzate nella loro

cinematica da un punto di vista biomeccanico, basandoci su di immagini che

ritraevano le due movenze nei diversi momenti dell’esecuzione e valutandone le

ripercussioni a carico delle articolazioni sotto inchiesta.

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5. ESPOSIZIONE DEI RISULTATI

Attraverso il questionario si sono potute ottenere delle tabelle che indicano dove i

soggetti accusano dolore, se vi è una patologia presente ed il livello di algia

Tabella 1: riassunto delle risposte dei questionari di riscontro patologie per le

femmine praticanti rotazione sull’avampiede e misure antropometriche.

1. FEMMINE AVAMPIEDE

1.1. ARCATA PLANTARE

PATOLOGIE PLANTARI INTERVENTI ORTOPEDICI PRESENZA DI ALGIE

1 si (piede piatto) si plantare no

2 no no no

3 no no no

4 si no si 4

5 no no no

6 no no no

7 no no no

8 no no no

9 no no no

10 no no no

1.2. ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO

PATOLOGIE PRESENTI OPRAZIONI SUBITE PRESENZA DI ALGIE

1 si (infiamm. Legamentosa) no no

2 no no no

3 no no no

4 si no si 2

5 no no no

6 no no si 6

7 no no no

8 no no no

9 no no no

10 no no no

10

1.3. ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE

PATOLOGIE PRESENTI OPRAZIONI SUBITE PRESENZA DI ALGIE

1 si (displasia anche) si (tutore) no

2 no no no

3 no no no

4 no no no

5 no no no

6 no no no

7 no no no

8 no no no

9 no no no

10 no no no

1.4. RACHIDE PATOLOGIE PRESENTI PRESENZA DI ALGIE ALTEZZA PESO B.M.I.= kg/ hm2

1 no no 166cm 50kg 18,145

2 no no 168cm 60kg 21,258

3 no no 150cm 45kg 20

4 no no 150cm 44,5kg 19,78

5 no no 165cm 58kg 21,3

6 no si 8 168cm 58kg 20,54

7 no si 6 160cm 52kg 20,312

8 no no 170cm 60kg 20,761

9 no no 160cm 50kg 19,531

10 no no 174cm 62kg 20,436

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Tabella 2: riassunto delle risposte dei questionari di riscontro patologie per le

femmine praticanti rotazione sul tallone e misure antropometriche.

2. FEMMINE TALLONE

2.2. ARCATA PLANTARE

PATOLOGIE PLANTARI INTERVENTI ORTOPEDICI PRESENZA DI ALGIE

1 no no no

2 no no no

3 si (piede piatto) no si 4

4 no no no

5 no no no

6 si no si 3

7 no no no

8 si (piede piatto) no si 5

9 no no no

10 si no si 4

2.2. ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO

PATOLOGIE PRESENTI OPRAZIONI SUBITE PRESENZA DI ALGIE

1 si (tendinite) no si 4

2 no no no

3 no no no

4 si no si 6

5 no no no

6 si no si 5

7 no no no

8 si no si 6

9 no no no

10 si no si 4

2.3. ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE

PATOLOGIE PRESENTI OPRAZIONI SUBITE PRESENZA DI ALGIE

1 si (tendinite retto femorale) no no

2 no no no

3 no no no

4 no no no

5 no no no

6 no no no

7 no no no

8 no no no

9 no no no

10 no no no

12

2.4. RACHIDE PATOLOGIE PRESENTI PRESENZA DI ALGIE ALTEZZA PESO B.M.I.= kg/ hm2

1 si (lordosi) si 8 174cm 60kg 19,818

2 no no 159cm 50kg 19,777

3 no no 156cm 48kg 19,92

4 no no 168cm 52kg 18,42

5 no no 170cm 61kg 21,1

6 si si 4 170cm 58kg 20

7 no no 165cm 50kg 18.173

8 no no 159cm 51kg 19,952

9 no no 162cm 55kg 20,91

10 si si 6 173cm 57kg 18,829

Tabella 3: riassunto delle risposte dei questionari di riscontro patologie per i maschi

praticanti rotazione sull’avampiede e misure antropometriche.

3. MASCHI AVAMPIEDE

3.1. ARCATA PLANTARE

PATOLOGIE PLANTARI INTERVENTI ORTOPEDICI PRESENZA DI ALGIE

1 no no no

2 no no no

3 si (lieve piede piatto) no no

4 no no no

5 no no no

6 no no no

7 no no no

8 no no no

9 no no no

10 no no no

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3.2. ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO

PATOLOGIE PRESENTI OPRAZIONI SUBITE PRESENZA DI ALGIE

1 si (osgood schlatter) no no

2 no no si 2

3 si(parziale rottura del L.C.M. sx) no si 5

4 si (osgood schlatter) no no

5 lesione L.M. sx no no

6 no no no

7 si (osgood schlatter) no si 8

8 no no no

9 no no no

10 no no no

3.3. ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE

PATOLOGIE PRESENTI OPRAZIONI SUBITE PRESENZA DI ALGIE

1 no no no

2 no no no

3 no no no

4 no no no

5 no no no

6 no no no

7 no no no

8 no no no

9 no no no

10 no no no

3.4. RACHIDE PATOLOGIE PRESENTI PRESENZA DI ALGIE ALTEZZA PESO B.M.I.= kg/ hm2

1 no no 170cm 68kg 23,529

2 no no 166cm 70kg 27,386

3 no no 170cm 66kg 22,837

4 no no 180cm 68kg 20,987

5 no no 180cm 77kg 23,765

6 no no 185cm 69kg 20,16

7 no si 6 180cm 75kg 23,148

8 no no 162cm 61kg 23,243

9 no si 4 170cm 77kg 26,64

10 no no 170cm 76kg 26,29

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Tabella 4: riassunto delle risposte dei questionari di riscontro patologie per i maschi

praticanti rotazione sul tallone e misure antropometriche.

4. MASCHI TALLONE

4.1. ARCATA PLANTARE

PATOLOGIE PLANTARI INTERVENTI ORTOPEDICI PRESENZA DI ALGIE

1 no no si 4

2 si (piatto) no no

3 no no no

4 si (piatto) no si 5

5 si (piatto) plantare si 8

6 no no no

7 no no no

8 si (piatto) no si 6

9 no no no

10 si (piatto) no si 6

4.2. ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO

PATOLOGIE PRESENTI OPRAZIONI SUBITE PRESENZA DI ALGIE

1 no no no

2 no no no

3 no no no

4 no no si 5

5 si (LCM lesionati) no si 8

6 no no no

7 no no no

8 no no si 6

9 no no no

10 no no si 4

4.3. ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE

PATOLOGIE PRESENTI OPRAZIONI SUBITE PRESENZA DI ALGIE

1 no no no

2 no no si 5

3 no no

4 no no si 4

5 no no si 3

6 no no

7 no no

8 no no si 6

9 no no

10 no no si 5

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4.4. RACHIDE PATOLOGIE PRESENTI PRESENZA DI ALGIE ALTEZZA PESO B.M.I.= kg/ hm2

1 no no 162cm 60kg 22,862

2 no si 5 160cm 65kg 25,39

3 no no 167cm 60kg 21,457

4 no si 2 173cm 70kg 23,32

5 no no 176cm 68kg 21,789

6 no no 173cm 63kg 20,83

7 no no 180cm 80kg 24,592

8 no no 183cm 82kg 24,326

9 no no 172cm 65kg 21,78

10 no no 183cm 85kg 25,162

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5. ANALISI DEI RISULTATI

Grafico 1: sono messe in evidenza il numero di donne (aerogramma), praticanti

rotazione sull’avampiede e le algie riscontrate (istogramma).

È facilmente visibile come il numero di donne, praticanti la rotazione sull’avampiede,

che riscontrano algie siano bassi, con un massimo di due soggetti. I valori attribuiti

alle algie sono di scarsa entità, tranne solo per il rachide dove una sola donna

accusa forti dolori nella zona lombare.

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Grafico 2: sono messe in evidenza il numero di donne (aerogramma), praticanti

rotazione sul tallone e le algie riscontrate (istogramma).

Paragonandolo al grafico sopra descritto possiamo osservare come, nelle donne

praticanti la rotazione sul tallone, le articolazioni interessate siano le medesime con

la sostanziale differenza del numero di soggetti che accusano dolore, attestandoci su

valori similari, di poco superiori ( anche se non rilevanti).

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Grafico 3: sono messi in evidenza il numero di uomini (aerogramma), praticanti

rotazione sull’avampiede e le algie riscontrate (istogramma).

Nel grafico 3 sono invece rappresentati gli uomini applicanti la rotazione facente

perno sull’avampiede; anche qui, come nel grafico 1 si delineano solo pochi casi in

cui siano state riscontrate algie a carico delle articolazioni del ginocchio e del rachide

(parte lombare). I soggetti evidenziati hanno delineato diversi valori di intensità: da

lievi (2) a forti (8).

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Grafico 4: sono messi in evidenza il numero di uomini (aerogramma), praticanti

rotazione sul tallone e le algie riscontrate (istogramma).

Come già visto nella relazione tra i grafici 1 e 2, anche in questo caso, salta subito in

evidenza come i maschi facenti perno sul tallone nelle rotazione accusino in una

maggior casistica algie, ed in tutti i quattro distretti analizzati (arcata plantare,

ginocchio, art. coxo-femorale, rachide lombare); ritroviamo nel quarto grafico valori

molto simili a quelli riscontrati finora.

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Grafico 6 : percentuali dei soggetti che presentano algie, rappresentati in modo

generale e suddiviso per articolazione indagata, facendo distinzione solo della

metodologia utilizzata (venti soggetti per il tallone e venti soggetti per l’ avampiede).

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

AVAMPIEDE

TALLONE

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6. ANALISI BIOMECCANICA DEL GESTO TECNICO

Prendendo in esame la posizione di zenkutsu-dachi (piede destro avanti) ed

eseguendo una rotazione di 90° verso sinistra, il piede destro funge da fulcro

(dapprima (fig.1) i piedi si riuniscono (fig.2) per poi muoversi verso le direzioni

desiderate (fig. da 4 a 7); in questa fase vengono applicate le due “filosofie” di

appoggio rotatorio).

Come rappresentato nella figura 4 della sequenza A, la rotazione sul tallone vede

come suo primo ostacolo la flessibilità tibio-tarsica, che implica una rapida

maggiorazione della base di appoggio quindi un incremento dell’attrito del piede sul

suolo, che non permette la sua completa rotazione ponendolo così aperto

lateralmente di un angolo compreso tra i 35° circa fino ad un massimo di 80°circa

(fig. 6 A); vedendo in fase finale di tecnica una torsione, del ginocchio, compensativa

della pronazione del piede incidente sull’arcata mediale dello stesso (fig. 6 e 7 A). La

torsione del ginocchio unitamente alla forza peso del corpo porta il ginocchio in una

situazione di valgismo forzato (fig. 7 A).

La compensazione termina con un maggior intervento dell’articolazione

coxofemorale, la quale subirebbe la forza generata dall’elevata velocità con cui si

eseguono questi spostamenti, in quanto il quadricipite contratto limiterebbe l’azione

sul ginocchio, facendo si che si ripercuota sulla coxo-femorale.

Sequenza A: esecuzione della rotazione sul tallone

La rotazione sull’avampiede vede lo sfruttamento del “piede propulsivo”, quindi una

fase di irrigidimento della pala anteriore dell’elica podalica, permettendo un completa

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o quasi rotazione prossima alla direzione desiderata (90° circa), prendendo come

punto di attrito la testa distale del IV e V metatarso che in questo caso risulterebbe

essere la base d’appoggio su cui si fa perno (fig. 4 B), il che permette l’adduzione

della coscia (fig. 5 B) facilitando l’allineamento del ginocchio, con la direzione di

spostamento, prima della sua distensione che risulta fisiologica (fig. 6 B) evitando

quindi di produrre una torsione potenzialmente dannosa per lo stesso. In questo caso

la coxo-femorale può farsi carico della spinta rotatoria mantenendo il movimento dei

capi articolari in posizioni anatomiche e non compensative, va in aggiunta detto che

la posizione così ottenuta permette la compensazione con l’avvolgimento maggiore

dell’elica podalica (grazie alla muscolatura plantare), permettendo così una

supinazione maggiore della caviglia la quale, limita ulteriormente la torsione ai capi

dell’articolazione del ginocchio.

Nella fase finale della tecnica (fig. 7 B) la gravità esercita una trazione verso il basso

sul ginocchio determinando una linea perpendicolare che risulterebbe essere in

linea, o comunque entro i limiti fisiologici, con la capacita di flessione di questa

articolazione, essendo, la torsione dell’arto inferiore salvaguardata dalle possibilità di

maggior range di movimento dell’articolazione tibio-tarsica.

Sequenza B: esecuzione della rotazione sull’avampiede

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7. CONCLUSIONI

A conclusione dell’elaborato porto a riferimento la tabella (tabella 5) estratta

dall’articolo del Dr Kujala (2) che quantifica i casi traumatologici in sei diversi sport.

Il suo lavoro di ricerca si è svolto nel periodo che va dal 1985 al 1991, evidenziando

le differenze tra le lesioni riportate in allenamento rispetto a quelle in gara.

Tabella 5: descrive il numero di infortuni in diversi sport nel lasso di tempo in cui è stata svolta

l’indagine, il numero totale di soggetti esaminati per ogni disciplina.

La mia tesi, differentemente, si è focalizzata sulla pratica del karate e delle sue

conseguenze a carico dell’arto inferiore, allo scopo di limitare le già alte lesioni

provocate da quest’arte marziale come evidenziato dal Dr Kujala(2).

Il risultato dell’analisi biomeccanica del gesto tecnico delinea che la rotazione

eseguita sul tallone genera situazioni di limite fisiologico ai capi delle articolazioni

dell’arto inferiore, queste quindi subiscono parte della elevata forza generata durante

l’esecuzione di questo spostamento.

Se consideriamo che questa tecnica viene ripetuta in continuazione, centinaia di

migliaia di volte da un atleta agonista, nel corso della sua carriera, possiamo

affermare che ci si trova di fronte a tecnopatie attribuibili alla rotazione sul tallone

come dimostrato anche dai dati riportati nelle tabelle dei maschi e delle femmine che

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praticano questa metodologia, trovandoci in presenza di una netta differenza di

riscontri di algie rispetto ai due rispettivi gruppi praticanti la rotazione sull’avampiede.

Possiamo affermare quindi che la pratica del karate non genera patologie o

tecnopatie in se, ma una metodologia dimostratasi erronea le può provocare su

soggetti che la eseguono tenendo in considerazione sia le forze esercitate durante la

pratica sia il numero di ripetizioni eseguite nel tempo. Quella rilevabile è la patologia

del piede piatto riscontrata nella metà dei soggetti che eseguono la rotazione sul

tallone, le restanti algie (a ginocchio ed anca) potrebbero essere implicabili alle

compensazioni dell’eccessiva pronazione podalica.

Non vi sono invece riscontri significativi che la rotazione sull’avampiede provochi

tecnopatie in quanto i dati riportati, non sono significativi per poter essere attribuiti

alla metodologia utilizzata.

L’analisi biomeccanica dimostra in oltre che questo metodo di spostamento risulta

agevolato dalle dinamiche articolari e le compensazioni sono nei limiti fisiologici.

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8. BIBLIOGRAFIA

1. “Bubishi La Bibbia del Karate”, , Mediterranee Edizioni p5/p14, anno di

ristampa 2000.

2. Kujala U. “Acute injuries in soccer, ice hockey, volleyball, basketball, judo,

and karate: analysis of national registry data”, BMJ Journal, p1465/1468, 2

dicembre 1995

3. Machado S. “Biomechanical analysis of the muscular power of martial arts

athletes”, Med. Biol. Eng. Comput. P573/577 del 2010

4. Probst M. “A comparison of lower-body flexibility, strength, and nkee

stability between karate athletes and active controls” , Journal ok Strength

and Conditioning Research, p451/455, maggio 2007

5. Ventura A. “ Lesioni capsule legamentose del ginocchio” appunti delle

lezioni della Facoltà di Scienze Motorie, Unversità degli Studi di Milano,

Milano 2009-2010

6. Viswanath Y. ”A non-contact complete knee dislocation with popliteal

artery disruption, a rare martial arts injury”, Postgrad Med Journal,

p552/554, del 1999.

BIBLIOGRAFIA WEB

7. Torrina N. “Il dolore e le scale di misura” ,2005,

http://www.aeffetraining.it/PDF/art.il.dolore.e.scale.mis_nic.torina.pdf.

8. Chetta G. “Piede e deambulazione:fisiologia, anatomia, biomeccanica e

implicazioni posturali”, gennaio 2010,

http://www.giovannichetta.it/piede.html.

26

7. ALLEGATI

QUESTIONIARIO DI RISCONTRO PATOLOGIE

NOME: COGNOME: FEDERAZIONE DI APPARTENENZA:

STILE : shotokan GRADO: agonista METODO DI ROTAZIONE: Tallone

ANNI DI PRATICA: Avampiede

SESSO: M F ALTEZZA: cm PESO: kg BMI:

1) ARCATA PLANTARE:

a) patologie plantari:

b) interventi ortopedici:

c) presenza di algie:

2) ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO:

a) patologie presenti:

b) operazioni subite:

c) presenza di algie:

3) ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE:

a) patologie presenti:

b) operazioni subite:

c) presenza di algie:

4) RACHIDE

1) patologie presenti:

2) presenza di algie:

27

QUESTIONIARIO PER I MAESTRI

NOME: COGNOME: FEDERAZIONE DI APPARTENENZA:

STILE : GRADO: METODO DI ROTAZIONE: Tallone

ANNI DI PRATICA: ANNI DI INSEGNAMENTO: Avampiede

SESSO: M F ALTEZZA: cm PESO: kg BMI:

1)MATE

a) Metodo di rotazione utilizzato:

b) Motivazioni meccaniche di tale scelta:

2)SPOSTAMENTO IN AVANZAMENTO DA ZENKUTSUDACHI A KIBADACHI

a) Metodo di rotazione utilizzato:

b) Motivazioni meccaniche di tale scelta:

3)HEIAN-SANDAN ZENKUTSU DACHI OIZUKI ROTAZIONE 180° IN HEIKO DACHI

a) Metodo di rotazione utilizzato:

b) Motivazioni meccaniche di tale scelta:

4)KANKU SHO DA KOKUTSU DACHI SHUTO-UKE ROTAZIONE 270° IN ZEKUTSUDACI UCHI-UKE

a) Metodo di rotazione utilizzato:

b) Motivazioni meccaniche di tale scelta:

5)JION KIBA DACHI ROTAZIONE 90° NEKO-ASHI DACHI

a) Metodo di rotazione utilizzato:

28

b) Motivazioni meccaniche di tale scelta

6)UNSU QUATTRO TATE-SHUTO-UKE GYAKU TZUKI

a) Metodo di rotazione utilizzato:

b) Motivazioni meccaniche di tale scelta:

7)GOJUSHIHO SHO ZENKUTSU DACHI NUKITE ROTAZIONE 90° IN KIBA DACHI

a) Metodo di rotazione utilizzato:

b) Motivazioni meccaniche di tale scelta:

8)HEIAN-GODAN DA ZENKUTSUDACHI NUKITE GEDAN A KOKUTSU DACHI UCHI UKE JIODAN E

GEDANBARAI

a) Metodo di rotazione utilizzato:

b) Motivazioni meccaniche di tale scelta:

9)HEIAN-SHODAN QUATTRO SHUTO-UKE IN KOKUTSU DACHI

a) Metodo di rotazione utilizzato:

b) Motivazioni meccaniche di tale scelta:

10)ENPI KOKUTSU DACHI SHUTO-UKE, SCAMBIO SUL POSTO IN KOUTSUDACHI SHUTO-UKE

a) Metodo di rotazione utilizzato:

b) Motivazioni meccaniche di tale scelta: