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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO Facoltà di Ingegneria Corso di Economia Applicata all’Ingegneria Prof.ssa Maria Sole Brioschi Le decisioni aziendali di breve periodo Le decisioni aziendali di breve periodo DBP-L Corso 60028 – Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile – Anno Accademico 2010/2011

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Facoltà di Ingegneria

Corso di Economia Applicata all’Ingegneriapp g g

Prof.ssa Maria Sole Brioschi

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Agenda della lezione

• Cosa si intende per decisioni aziendali di breve periodo ?

• Costi fissi e costi variabili (ripasso)

• Modelli di supporto alle decisioni aziendali di breve periodo• Modelli di supporto alle decisioni aziendali di breve periodo

– Il modello di break-even (o analisi del punto di pareggio)– La scelta del mix ottimale di produzione– Analisi della contribuzione– Decisioni di outsourcing (o scelte di make or buy)Decisioni di outsourcing (o scelte di make or buy)

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Cosa si intende per decisioni aziendali di breve periodo ?

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Le decisioni aziendali di breve periodo

• Le decisioni di breve periodo sono quelle decisioni in tema di pianificazione della produzione che presentano effetti limitati nel tempo e che non coinvolgono una modifica sostanziale delle risorse dell’impresa

– “Con effetti limitati nel tempo” significa di breve periodo, ossia relative ad un esercizioad un esercizio

– “Senza modifiche sostanziali di risorse” significa a risorse costanti, ossia con la dotazione esistente di impianti, macchinari, strutture, …Ad i il i d tti l lt tt – Ad esempio : il mix produttivo, la scelta se accettare o meno un nuovo cliente, la scelta se esternalizzare o meno una fase del ciclo produttivo, …

• Come vedremo in seguito, le decisioni di lungo periodo sono invece quelle decisioni che hanno effetti pluriennali e che coinvolgono una variazione sostanziale delle risorse aziendali

– Ad esempio : l’acquisto di un nuovo impianto, l’acquisizione di un’azienda, …

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Costi fissi e costi variabili

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Decisioni di breve periodo e comportamento dei costi

• Per prendere una decisione di breve periodo che riguarda il volume di produzione, è cruciale comprendere come ricavi e costi si comportino al

d ll dvariare della quantità prodotta– Quando la quantità cresce o si contrae, uno specifico costo può infatti

aumentare, ridursi o anche rimanere costante– In questo contesto, la conoscenza del comportamento dei costi al variare

del volume di output è dunque un requisito essenziale

• Come abbiamo già visto, in funzione del loro comportamento con il volume di output i costi possono essere classificati in– Costi variabili– Costi variabili– Costi fissi

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Definizione di costi variabili e costi fissi

COSTI VARIABILI COSTI FISSI

I costi variabili sono costi il cui I costi fissi sono costi il cui valore cost a ab so o cost cu valore complessivo varia in misura proporzionale al volume di attività

• quantità di farina in un panificio (al

complessivo non varia al variare del volume di attività

• stipendi degli impiegati• quantità di farina in un panificio (al variare della quantità di pane prodotta)

• stipendi degli impiegati

• ammortamenti degli impianti

• costi di sorveglianza dei fabbricati• energia elettrica per gli impianti di produzione (al variare delle ore di funzionamento degli impianti)

• costi di sorveglianza dei fabbricati

• tassa di circolazione di un autocarro

• spese di spedizione (al variare del numero e del peso dei colli spediti)

• canoni di locazione degli immobili

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Costi variabili e costi fissi : totali e unitari (1)

C b l l C f lCV = CVu * Q

Costi variabili totali

CV CF

Costi fissi totali

QCosti variabili unitari

Q

CFuCF CF / Q

Costi fissi unitari

CVu CFu = CF / Q

Q QQ Q

I costi variabili totali variano proporzionalmente al volume di attività mentre il costo variabile unitario è fisso

I costi fissi totali sono fissi (in un determinato intervallo di rilevanza) mentre il costo fisso unitario diminuisce con il volume di attività

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mentre il costo variabile unitario è fisso unitario diminuisce con il volume di attività

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Costi variabili e costi fissi : totali e unitari (2)

Prodotto A Q1 = 200 Q2 = 500

Costi variabili totali, CV 2.000 5.000

Costi fissi totali, CF 1.000 1.000Costi fissi totali, CF 1.000 1.000

Costi variabili unitari, CVu 10 10

Costi fissi unitari, CFu 5 2

Costi variabili totali

CV

CF

Costi fissi totali

5.000

Q200 500

2.0001.000

Q200 500QCosti variabili unitari

CVuCFu

Costi fissi unitari200 500 Q200 500

200 500 200 500

5

210

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Q200 500 Q200 500

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Costi semivariabili

• Sono combinazione tra costi fissi e costi variabili– Il costo di una autovettura è un costo semivariabile rispetto al numero di p

chilometri percorsi : il costo della tassa di circolazione è fisso, mentre il costo del carburante è variabile

– Il costo dell’energia elettrica di un reparto produttivo è un costo g p psemivariabile rispetto ai volumi prodotti : il costo per illuminazione è fisso, mentre il costo dell’energia per le macchine utensili è variabile

e CT = Costi totali

Cos

to to

tale

CT = CF + CVu * QCF = Costi fissi (@Q=0)

CVu = Costo variabile unitario

Volume

C

Q = Quantità (volume)

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Intervallo di rilevanza (1)

• L’equazioneCT = CF +CVu*Q ,

che descrive un andamento lineare del comportamento dei costi al variare della quantità prodotta, fornisce una buona approssimazione del

t t d i ti l i t i t ll di lcomportamento dei costi ma solo in un certo intervallo di volume

• L’ intervallo di rilevanza (relevant range) è l’intervallo di attività o di volume all’interno del quale si suppone valida una specifica relazione tra volume e all interno del quale si suppone valida una specifica relazione tra volume e costo

• Ad esempio, se i costi fissi annuali di un reparto che assembla biciclette sono p , p94.500 € e rimangono gli stessi all’interno del volume di produzione 1.000-5.000 biciclette, allora:

– L’intervallo da 1.000 a 5.000 biciclette è l’intervallo di rilevanza– Se la domanda annuale di biciclette aumentasse e l’impresa dovesse

assemblare più di 5.000 biciclette, allora dovrebbe disporre di maggiori risorse (spazio, addetti alle operazioni di assemblaggio, riscaldamento, tt i t ) h t bb i i ti fi i

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attrezzi etc.) che aumenterebbero i suoi costi fissi

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Intervallo di rilevanza (2)

• I costi a gradino (step function costs) sono costi che si riferiscono al consumo di risorse acquisibili solo a “blocchi” minimi, ossia in quantità discrete

Costi fissi

Intervallo di rilevanza

94,5 k€

rilevanzaper l’anno corrente

Biciclette1 000 5 000

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1.000 5.000

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Rilevanza dei costi fissi e dei costi variabili nel tempo

Costo Breve periodo Lungo periodoCosto Breve periodo Lungo periodo

Costi variabili poca rilevanza sul costo totale

molta rilevanza sul costo totale

Costo fissi molta rilevanza sul costo totale

poca rilevanza sul costo totale

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Modelli di supporto alle decisioni aziendali di breve periodo

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Modelli di supporto alle decisioni di breve periodo

• Il modello di break-even ha la finalità di individuare il minimo volume di produzione che consente ad un’impresa di “coprire i costi”

D d t d d “ t i i di” ?– Domanda : quanto devo produrre per “stare in piedi” ?

• La scelta del mix ottimale di produzione permette di individuare il piano di d i h i i il fitt di ’i lti d tt i produzione che massimizza il profitto di un’impresa multi-prodotto in

presenza di vincoli– Domanda : su che prodotti devo “puntare” per far più soldi ?

• L’analisi della contribuzione consente di determinare la redditività dellediverse linee di prodotto di un’impresa

D d t i d i li di d tt ?– Domanda : quanto mi rende ogni linea di prodotto ?

• L’analisi di make or buy supporta l’assunzione di decisioni che attengono allascelta tra produrre all’interno o acquistare all’esternoscelta tra produrre all interno o acquistare all esterno– Domanda : svolgo “in casa” o esternalizzo quella determinata fase del processo

produttivo ?

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Il modello di break-even (o analisi del punto di pareggio)

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Ipotesi e finalità del modello di break-even

1. Impresa mono-prodotto2. Linearità dei costi (no economie di scala)( )3. Linearità nei ricavi (invariabilità dei prezzi)4. No variazioni di scorte (produzione = fatturato)

Obiettivo : Individuare il minimo volume operativo che consenta all’impresa di i i i ( l di i di i )coprire i costi (volume di pareggio o punto di pareggio)

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Volume di pareggio

• Si definisce volume di pareggio (break-even volume) o punto di pareggio(break-even point) quello in corrispondenza del quale i ricavi totali eguagliano

l ( ) d l dd ( )i costi totali (operativi) e dunque il reddito (operativo) è pari a zero

Qbe|MON=0 => Ricavi = Costi

MON = Ricavi Costi = P x Q CF CV x Q = Q (P CV ) CFMON = Ricavi – Costi = P x Q – CF – CVu x Q = Q (P- CVu) – CF

Qbe = CF / (P-CVu) = CF / MCu

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Diagramma del profitto

• Per modellizzare il punto di pareggio e analizzare la dinamica del reddito di un’impresa in relazione a decisioni che modifichino il livello di attività, nella

l l d l d d l f ( f h)prassi è molto usato lo strumento del diagramma del profitto (profit graph), o diagramma costo-volume-profitto (cost-volume-profit graph o C-V-P graph)

• Il diagramma del profitto mostra la relazione attesa tra ricavi totali e costi totali al variare del volume di output e può essere costruito sia per l’impresa nel suo complesso sia per specifici segmenti di business, come un prodotto, una linea di prodotti o una divisione

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Slide 2-14Diagramma del profitto e volume di pareggio

di fitt

Costi totali, Ricavi totaliRicavi totali area di profittoRicavi totali

Costi totaliCosti totali

area di perditaVolume di pareggio(break-even point)

Volume

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Quantità target e reddito obiettivo

• L’analisi del volume di pareggio può essere facilmente estesa al calcolo del volume necessario a conseguire un determinato reddito obiettivo

• Il reddito obiettivo si riferisce a quello risultante dalla differenza tra i ricavi e i costi (fissi più variabili) di produzione, ossia al reddito operativo (EBIT, ( p ) p p (Earnings Before Interests and Taxes)

Qtarget = (CF + EBITtarget ) / (P - CVu) = (CF + EBITtarget ) / MCu

Qtarget = Quantità obiettivo P = Prezzo di vendita

CF = Costi fissi totali

EBITtarget = Reddito obiettivo

CVu= Costo variabile unitario

MCu= Margine di contribuzione unitario

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Diagramma del profitto e reddito obiettivo

EBIT(Risultato Operativo)( su tato Ope at vo)

EBITtarget = Qtarget MCu - CFEBITtarget

area di profitto Qtarget

area di perdita Q(Volume di vendita)

- CFVolume di pareggio ( Qbe break-even)

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Margine di contribuzione (1)

Ri iRicavi

Costi variabili(CV)

Margine di contribuzione(MC)

Costi fissi(CF)

Risultato operativoRisultato operativo(EBIT)EBIT = RT – CT = RT – (CV + CF) = MC - CF

Δ EBIT = ΔMC

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Margine di contribuzione (2)

• La figura precedente chiarisce l’importanza, sotto il profilo gestionale, del concetto di margine di contribuzione

• Una quota parte dei ricavi di vendita devono essere utilizzati per coprire i costi variabili correlati ai ricavi stessi

• Ciò che resta dei ricavi totali dopo la copertura dei corrispondenti costi p p pvariabili è il margine di contribuzione

• Se il flusso del margine di contribuzione riempie fino all’orlo il “recipiente dei costi fissi”, significa che è stato raggiunto il volume di pareggio, g gg p gg

• Una volta che il “recipiente dei costi fissi” è colmo, ogni ulteriore unità di margine di contribuzione unitario confluisce nel “recipiente dei profitti”

• Questo trabocco non può comunque verificarsi (vale a dire non sarà generato Questo trabocco non può comunque verificarsi (vale a dire, non sarà generato alcun profitto) fino a che il “recipiente dei costi fissi” non sia completamente pieno

• La contribuzione è dunque dapprima contributo alla copertura dei costi fissi • La contribuzione è, dunque, dapprima contributo alla copertura dei costi fissi e, successivamente (oltre il volume di pareggio), contributo alla generazione del reddito

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Volume di pareggio : un esempio

• Si consideri un’impresa monoprodotto con i seguenti dati di costo e di prezzo di vendita

Costi fissi totali (CF) € 400 per periodo

Costo variabile unitario (CVu) € 6 per unità

Il l di i è

( u) p

Prezzo di vendita (P) € 8,5 per unità

• Il volume di pareggio è

Qbe = CF / (P - CVu) = € 400 / (€ 8,5 - € 6) = € 400 / € 2,5 = 160

• In corrispondenza del volume di pareggio, pari a 160 unità, i ricavi totali sono pari a € 1.360 e coincidono con i costi totalipari a € 1.360 e coincidono con i costi totali

RTbe = P * Qbe = € 8,5 * 160 = € 1.360

CT = CF + CV = CF + CV * Q = € 400 + € 6* 160 = € 400 + € 960 = € 1 360

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CTbe = CF + CVbe = CF + CVu Qbe = € 400 + € 6 160 = € 400 + € 960 = € 1.360

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Break-even in valore e margine di contribuzione percentuale

• Il volume di pareggio può anche essere espresso in termini di ricavi (RTbe) piuttosto che di unità fisiche– È sufficiente moltiplicare entrambi i membri dell’equazione della quantità

di pareggio per il prezzo di vendita

RTbe = CF / (MCu / P) = CF / mc%

• Il margine di contribuzione unitario espresso in percentuale del prezzo di vendita è denominato margine di contribuzione percentuale (percentage

t ib ti i )contribution margin)– Nel nostro esempio, questo valore è pari a € 2,5 / € 8,5 = 29,4% : ciascun

euro di ricavo produce 29,4 centesimi di contribuzione– Il break-even point in valore è, dunque, pari a € 400 / 0,294 = € 1.360 ( che

equivale al volume di pareggio, 160 unità, moltiplicato per il prezzo di vendita, € 8,5)

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Margine di contribuzione percentuale : un esempio (1)

• Il prodotto A ha un margine di contribuzione percentuale (mc%) del 40% e un prezzo di vendita di € 100. La direzione commerciale ritiene che una campagna

l d l d € 30 000 bb d dpromozionale del costo di € 30.000 potrebbe determinare un aumento dei volumi di vendita di 1.000 unità

• Una decisione alternativa potrebbe essere quella di agire sul prodotto B, che ha un mc% del 50%, un prezzo di vendita di € 120, ma che richiederebbe costi promozionali pari a € 60.000. In questo caso si potrebbero vendere 1.300 unità in più

• Qual è la scelta migliore? Qual è la scelta migliore?

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Margine di contribuzione percentuale : un esempio (2)

• Dati del problema

Prodotto mc% P CF Q

A 40% € 100 € 30.000 1.000

B 50% € 120 € 60.000 1.300

• EBIT = MCu * Q – CF

• mc% = MCu / P MCu = mc% * Pmc% MCu / P MCu mc% P

• EBIT A 40% * € 100 * 1.000 - € 30.000 = € 40.000 - € 30.000 = € 10.000

• EBIT B 50% * € 120 * 1.300 - € 60.000 = € 78.000 - € 60.000 = € 18.000

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Imprese multi-prodotto

• Le relazioni costo-volume-profitto sinora descritte si applicano ad imprese mono-prodotto

• Nel caso di imprese multi-prodotto, le relazioni precedenti sono valide solo se ciascun prodotto genera all’incirca lo stesso margine di contribuzione percentuale degli altripercentuale degli altri

• Se l’impresa realizza una molteplicità di prodotti con margini di contribuzione percentuale significativamete diversi è ancora possibile ricorrere al percentuale significativamete diversi, è ancora possibile ricorrere al diagramma del profitto e raffigurare il reddito in funzione delle quantità vendute solo se è noto il mix delle vendite

• In questo caso, il margine di contribuzione unitario deve essere calcolato come media ponderata, con le quantità vendute, dei margini di contribuzione unitari dei singoli prodottig p

• Questo particolare margine di contribuzione è denominato margine di contribuzione del prodotto equivalente

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Margine di contribuzione del prodotto equivalente

• Supponiamo che un’impresa produca due beni, A e B, con differenti prezzi di vendita e costi variabili unitari

• Il reddito (operativo) complessivo sarà pari aEBIT = PA*QA + PB*QB – CVuA*QA- CVuB*QB – CF

= (PA– CVuA)*QA + (PB - CVuB)*QB – CF= MCuA*QA + MCuB*QB – CF

• Come ci si aspettava, il reddito dell’impresa è dato dalla differenza tra la somma dei margini di contribuzione complessivamente generati dall’azienda e i costi fissi

• Supponendo noto il mix delle vendite ed indicando con wA e wB i pesi dei due prodotti QA e QB sul totale delle quantità vendute Q, si ottiene

C A A Q C Q CEBIT = MCuA*wA*Q + MCuB*wB*Q – CF= (MCuA*wA + MCuB*wB)*Q – CF= MCueq*Q - CF

Margine di contribuzione del prodotto equivalente

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Margine di contribuzione del prodotto equivalente

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’ bl d d d

Margine di contribuzione del prodotto equivalente : un esempio (1)

• Un’impresa assembla tre tipi di computer, A, B e C, con i seguenti dati di costo e prezzo

P d P (€) Mix MC (€) % CF (€) Previsioni Prodotto P (€) Mix vendite MCu (€) mc% CF (€) Previsioni

venditeA 1.000 20% 250 25%

B 800 30% 160 20%

C 500 50% 50 10%

Totale 246.000 3.000

• Ipotizzando che il mix delle vendite rimanga costante, si calcoli il punto di pareggio e il reddito operativo in corrispondenza del volume di vendita previstop

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l l l d b d l d l

Margine di contribuzione del prodotto equivalente : un esempio (2)

• Innanzitutto, calcoliamo il margine di contribuzione del prodotto equivalente

Prodotto P (€) Mix vendite MCu (€) mc% CF (€) Previsioni

venditeA 1.000 20% 250 25%

B 800 30% 160 20%

C 500 50% 50 10%

Totale 246.000 3.000

Prodotto equivalente 123

MCueq = 250 * 0,2 + 160 * 0,3 + 50 * 0,5 = € 123

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l l l d

Margine di contribuzione del prodotto equivalente : un esempio (3)

• Poi calcoliamo la quantità di pareggio

Prodotto P (€) Mix vendite MCu (€) mc% CF (€) Previsioni

venditeA 1.000 20% 250 25%

B 800 30% 160 20%

C 500 50% 50 10%

Totale 246.000 3.000

Prodotto equivalente 123

Quantità di pareggio 2.000

/Qbe= € 246.000 / € 123 = 2.000

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l l l dd d d ll d d

Margine di contribuzione del prodotto equivalente : un esempio (4)

• Poi calcoliamo il reddito in corrispondenza delle previsioni di vendita

Prodotto P (€) Mix vendite MCu (€) mc% CF (€) Previsioni

venditeA 1.000 20% 250 25%

B 800 30% 160 20%

C 500 50% 50 10%

Totale 246.000 3.000

Prodotto equivalente 123

Quantità di pareggio 2.000

( )

EBIT (Q = 3.000) = € 123 * 3.000 - € 246.000 = € 123.000

EBIT (Q = 3.000) 123.000

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Margine di sicurezza

• Un’altra grandezza che può essere misurata ricorrendo al diagramma del profitto è il margine di sicurezza, che indica di quanto il volume attuale eccede l l dil volume di pareggio

• L’utilizzo del margine di sicurezza serve prevalentemente a rispondere alla g p pseguente domanda: di quanto possono ridursi i ricavi programmati prima di raggiungere il punto di pareggio?

• Se, per esempio, il volume attuale è di 200 unità e il punto di pareggio è di 160 unità, il margine di sicurezza è pari a 40 unità, vale a dire al 20% (40/200) del volume attualevolume attuale

• Il volume delle vendite può dunque diminuire del 20% prima che si vada incontro ad una perditaincontro ad una perdita

• È più significativo esprimere il margine di sicurezza in % piuttosto che in l l ( l l 2 040 Q 2 000 40 % 2%)

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valore assoluto (es., volume attuale = 2.040, Qbe = 2.000, ms = 40 , ms% = 2%)

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Leva operativa

• La leva operativa (operating leverage) è una misura di quanto il reddito è sensibile a cambiamenti dei ricavi

• L’effetto leva è misurato dal grado di leva operativa (degree of operating leverage), un indicatore calcolato, in corrispondenza a ciascun volume di g ) pricavi, come rapporto tra la variazione percentuale del reddito e la corrispondente variazione percentuale dei ricavi

Grado di leva operativa (glo) =ΔEBIT / EBIT

ΔRT / RT

• Dato che ΔEBIT = ΔMC = mc% * ΔRT

glo = mc% * ΔRT / EBIT =ΔRT / RT

mc% * RTEBIT = MC

EBIT

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Leva operativa : un esempio

• Calcolo del glo in corrispondenza di un volume pari a 200 unità

Q = 200 RT = € 1.700 CV = € 1.200 CF = € 400 EBIT = € 100ΔQ = 50 ΔRT = € 425 ΔCV = € 300 ΔCF = 0 ΔEBIT = € 125

125/100ΔEBIT/EBITglo = 125/100

425/1.700=

0,2501,25 = 5=

ΔEBIT/EBITΔRT/RT

• In alternativa

MCEBIT

==glo(€ 8,5 - € 6) * 200

€ 100 = € 100€ 500

= 5

• È facile verificare che più si è prossimi al punto di pareggio, maggiore è il grado di leva operativa

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Leva operativa e struttura dei costi (1)

• La leva operativa è sensibile alla struttura dei costi (cost structure), vale a dire all’incidenza relativa dei costi fissi e dei costi variabili sui costi aziendali

lcomplessivi • Se un’impresa è caratterizzata da alti costi fissi (e bassi costi variabili), il

margine di contribuzione è alto e, corrispondentemente, è alto il glo– Per queste imprese, come ad esempio le compagnie aeree, le catene

alberghiere o, in generale, le imprese di produzione fortemente integrate (che svolgono, cioè, all’interno molte delle fasi del ciclo produttivo), una determinata variazione dei ricavi ha conseguenze economiche di rilievo

• Al contrario, le imprese caratterizzate da bassi costi fissi (e alti costi variabili) presentano un basso glo e, quindi, a parità di variazione dei ricavi mostrano p g q pvariazioni dell’EBIT più contenute

• Formalmente

glo =MC

EBIT=

MC

MC - CF=

1

1 - CFMC

= 1

1 - CFRT CV

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MC RT - CV

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Leva operativa e struttura dei costi (2)

RT CT RTRT, CT RT

CT

ΔRT1IMPRESA CON ALTO GLO

In generale, le imprese con un’alta incidenza di ti fi i l t t l d i ti if t i costi fissi sul totale dei costi manifestano ampie

oscillazioni del reddito con il variare dei ricavi

• Redditi molto alti in periodi di fatturato elevato

CFΔRT2

QQ0 Q1Q2

•Gravi crisi economiche in momenti di congiuntura sfavorevole e di contrazione delle venditeQQ0

ΔRT1

RTCT

Q1Q2

RT, CTIMPRESA CON BASSO GLO

Al contrario le imprese con una bassa incidenza Al contrario, le imprese con una bassa incidenza di costi fissi sul totale dei costi hanno risultati più stabili (meno variabili), che pagano però rinunciando a conseguire, quando i ricavi sono

ΔRT2

alti, gli eccellenti risultati delle imprese con un alto grado di leva operativaCF

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QQ0 Q1Q2

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La scelta del mix ottimale di produzione

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Il mix ottimo di produzione

• Oltre al modello di break-even, un altro importantissimo modello di supporto alla pianificazione di breve periodo è quello del mix ottimo di produzione

• Ma ottimo in che senso e rispetto a cosa ?

– Ottimo nel senso della massimizzazione del margine di contribuzione (e perciò del reddito operativo) dell’impresa

Otti i tt i i li di ità d tti (h hi h di – Ottimo rispetto ai vincoli di capacità produttiva (h macchina, h di manodopera) e di domanda di mercato (la quantità di prodotto che si prevede il mercato assorbirà) che l’impresa deve fronteggiare

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Il problema matematico del mix ottimo

• Matematicamente, il modello si configura come un problema di ottimizzazione lineare vincolata nelle variabili Qi (i = 1…N), che rappresentano le quantità d l b d d (l’ l d )degli N beni da produrre (l’impresa è perciò multi-prodotto)

» max Σ MCui * QiVincolo di capacità produttiva o

vincolo internoi

» s.v. Σ hi * Qi ≤ H» Qi ≤ Di

La quantità di h richiesta per la produzione non deve eccedere quella complessivamente disponibile

i

q p p

Vincolo sui volumi di vendita o vincolo esterno

La quantità prodotta di ogni bene non deve eccedere la domanda di quel bene

• In generale, è possibile risolvere il problema mediante l’algoritmo del simplesso. Spesso, però, la soluzione può risultare più agevole tramite algoritmi euristici. Vediamo come attraverso l’esempio seguente

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Il mix ottimo di produzione : un esempio (1)

• L’impresa ABC realizza tre prodotti – A, B e C – i cui dati sono riportati in tabella

Prodotto P (€ / u) CVu (€ / u) h macchina (h / u)A 100 60 2B 80 40 4C 60 20 5

• I costi fissi sono pari a 75.000 €

• Si calcolino il mix produttivo ottimo e il MON corrispondente nelle seguenti diff i i idifferenti ipotesia. Il numero massimo di prodotti che l’impresa può realizzare è pari a 5.000

unitàb. La disponibilità complessiva degli impianti è di 6.400 orec. La disponibilità complessiva degli impianti è di 6.400 ore e il numero

massimo di pezzi realizzabili per tipologia produttiva è di 1.500 unità

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p p p g p

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Il mix ottimo di produzione : un esempio (2)

a. Presenza di un vincolo generico (Q max)

• Ricordiamo innanzitutto che il mix produttivo ottimo è il mix di produzione che massimizza il margine di contribuzione complessivo

» MC = Σ MCui * Qi

iò h i i il MON

i

e perciò che massimizza il MON

» MON = Σ MCui * Qi - CFi i

• Guardiamo quindi al margine di contribuzione che fornisce ciascun bene• Guardiamo quindi al margine di contribuzione che fornisce ciascun bene

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Il mix ottimo di produzione : un esempio (3)

• In questo caso, i MCui (dove i = A,B, C) sono identici e pari a 40 € e perciò il mix ottimo si ha producendo qualsiasi bene e con qualsiasi mix

• SOLUZIONE – Prendiamo ad esempio il bene A (visto che min le h macchina) e produciamone 5.000 pezzi. Saràp p

» MC = MCuA * QA = 40 * 5.000 = 200.000 €» MON = MC CF = 200 000 75 000 = 125 000 €» MON = MC – CF = 200.000 – 75.000 = 125.000 €

• Quindi nel caso di un vincolo generale su Q max si punta sul prodotto a max• Quindi, nel caso di un vincolo generale su Q max si punta sul prodotto a maxMCu

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Il mix ottimo di produzione : un esempio (4)

b. Presenza di un vincolo interno (H max)

• Il testo specifica che l’impianto non può produrre per più di 6.400 h/anno. Se l’impresa intendesse produrre le 5.000 unità di cui al punto a., avrebbe bisogno di 10.000 h macchina. In altre parole, la capacità dell’impianto è scarsa e l’impresa si trova in presenza di un vincolo interno di capacità produttival impresa si trova in presenza di un vincolo interno di capacità produttiva

• In questo caso, così come in tutti i casi in cui si ha una risorsa scarsa (tipicamente le h macchina o le h di manodopera) il problema si risolve (tipicamente, le h macchina o le h di manodopera), il problema si risolve calcolando il margine di contribuzione unitario di ciascun prodotto per risorsa scarsa, ossia il margine di contribuzione relativo all’assorbimento della risorsa scarsa per unità di prodotto i (i = 1…N)p p ( )

» MCui per risorsa scarsa = MCui / hidove

d b d l dMCui : margine di contribuzione unitario del prodotto ihi : h di lavorazione necessarie per produrre 1 unità del bene i

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Il mix ottimo di produzione : un esempio (5)

• Sarà» MCuA per risorsa scarsa = 40 / 2 = 20 € / h» MCuB per risorsa scarsa = 40 / 4 = 10 € / h» MCuC per risorsa scarsa = 40 / 5 = 8 € / h

• Completiamo la tabella iniziale con l’aggiunta di un’ultima colonna…

ProdottoAB

MCu per risorsa scarsa (€ / h)2010

……..……..

BC

108

……..

• … e troviamo il mix ottimo puntando sul prodotto a massimo margine di contribuzione unitario per risorsa scarsa, e cioè il prodotto A

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Il mix ottimo di produzione : un esempio (6)

• Infatti, il prodotto A valorizza la risorsa scarsa (ossia, le h impianto disponibili) meglio di B e C : ogni h di impianto dedicata ad A aumenta di 20 € l d b l d l 10 € d l b d20 € il margine di contribuzione, contro un valore di soli 10 € del bene B e di 8 € del bene C

• SOLUZIONE – Perciò l’impresa produrrà 6.400 h / 2 h = 3.200 unità del bene A. Sarà

» MC = MCuA * QA = 40 * 3.200 = 128.000 €» MON = MC – CF = 128.000 – 75.000 = 53.000 €

• Quindi, nel caso di un vincolo interno di capacità produttiva (H max), si punta sul prodotto a massimo margine di contribuzione unitario per risorsa scarsa

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scarsa

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Il mix ottimo di produzione : un esempio (7)

c. Presenza di un vincolo interno (H max) e di un vincolo esterno (Qi max)

• Questo è il ‘caso generale’, dove esiste sia un vincolo interno di capacità produttiva sia un vincolo esterno sui singoli volumi di produzione (tipicamente derivante da un vincolo di domanda) ( p )

• In questo caso, si procede per step successivi, prima puntando sul prodotto a massimo margine di contribuzione per risorsa scarsa (per tener conto del

i l i t ) d d i l ddi f i t d ll d d ( vincolo interno) e producendone sino al soddisfacimento della domanda (per tener conto del vincolo esterno), e poi via via sugli altri prodotti

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Il mix ottimo di produzione : un esempio (8)

Mix ottimo Step 1 Step 2QA 1.500 1.500QB 0 850QC 0 0

h 3 000 6 400h usate 3.000 6.400h disponibili 3.400 0

• SOLUZIONE – Perciò l’impresa produrrà 1.500 unità di A e 850 unità di B ottenendo

» MC = MCuA * QA + MCuB * QB = 40 * (1.500 + 850) = 94.000 €MON MC CF 94 000 75 000 19 000 €» MON = MC – CF = 94.000 – 75.000 = 19.000 €

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Analisi della contribuzione

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Conto economico classificato a margine di contribuzione (1)

• Nel conto economico tradizionale, riclassificato a valore aggiunto, i costi di competenza sono aggregati “per natura” o “per funzione”, a prescindere dal l l l dloro comportamento con il volume di output– All’interno delle singole voci di costo di un conto economico a valore

aggiunto sono presenti, in generale, sia costi fissi sia costi variabili

• Il conto economico a margine di contribuzione classifica i costi non per funzione ma bensì in relazione al loro comportamento con il volume di outputp p– Il conto economico a margine di contribuzione è cioè caratterizzato dalla

separazione dei costi in variabili (con il volume di output) e fissi (rispetto al volume di output)al volume di output)

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Conto economico classificato a margine di contribuzione (2)

• Il conto economico a margine di contribuzione consente di valutare rapidamente l’effetto sul reddito di cambiamenti delle quantità vendute o dei

d dricavi di vendita

• In generale, grazie alla separazione dei costi in variabili e fissi, il conto g g peconomico a margine di contribuzione

– Facilita le analisi economiche che implicano cambiamenti di volume– Favorisce le analisi di redditività delle diverse linee di prodottoFavorisce le analisi di redditività delle diverse linee di prodotto– Supporta l’assunzione di decisioni che riguardano i prezzi– Supporta l’assunzione di decisioni che attengono alla scelta tra produrre

ll’i t i t ll’ t ( k b )all’interno o acquistare all’esterno (make or buy)

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• Conto economico convenzionale di un’impresa che eroga due servizi di

Analisi della contribuzione : un’applicazione (1)

• Conto economico convenzionale di un impresa che eroga due servizi, di lavaggio a secco e di tintoria (mese di giugno)

ImpresaImpresa

Ricavi totali €

Costi

42.000

19.800

2.400

Stipendi e salariForniture varieEnergia, illuminazione e riscaldamento

10.800

4.800g ,

Ammortamento impiantiPubblicitàAffitto

1.2004.200

Costi totali

3 000

Altri costi comuni

Utile netto (Perdita)

1.80045.000

- 3.000Utile netto (Perdita)

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Fonte: “Sistemi di controllo”, Anthony et al.

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• Conto economico a margine di contribuzione di un’impresa che eroga due

Analisi della contribuzione : un’applicazione (2)

• Conto economico a margine di contribuzione di un impresa che eroga due servizi, di lavaggio a secco e di tintoria (mese di giugno)

ImpresaTintoriaLavaggio a

secco Impresa

Ricavi totali €

Costi variabili

42.000

Tintoriasecco

€ 9.600€ 32.400

12.000

1.800

SalariForniture varieEnergia impianti

10.8004.200

3001.800

7.800

1.5009.000

24.600g p

Totale costi variabili 6.30018.30017.400Margine di contribuzione 3.30014.100

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Le decisioni aziendali di breve periodopagina 55

Fonte: “Sistemi di controllo”, Anthony et al.

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• Conto economico a margine di contribuzione di un’impresa che eroga due

Analisi della contribuzione : un’applicazione (3)

• Conto economico a margine di contribuzione di un impresa che eroga due servizi, di lavaggio a secco e di tintoria (mese di giugno)

ImpresaTintoriaLavaggio a

secco Impresa

Ricavi totali €

Costi variabili

42.000

Tintoriasecco

€ 9.600€ 32.400

12.000

1.800

SalariForniture varieEnergia impianti

10.8004.200

3001.800

7.800

1.5009.000

24.600g p

Totale costi variabili 6.30018.30017.400Margine di contribuzione 3.30014.100

La differenza tra i ricavi totali e i costi variabili è il margine di contribuzione determinato pertanto

Gli elementi di costo sono stati classificati in fissi e variabili e questi ultimi sono stati suddivisi tra il margine di contribuzione, determinato pertanto

sia a livello di impresa nel suo complesso sia a livello di servizio erogato

e variabili e questi ultimi sono stati suddivisi tra le due attività, servizio di lavaggio a secco e

servizio di tintoria

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Le decisioni aziendali di breve periodopagina 56

Fonte: “Sistemi di controllo”, Anthony et al.

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• Conto economico a margine di contribuzione di un’impresa che eroga due

Analisi della contribuzione : un’applicazione (4)

• Conto economico a margine di contribuzione di un impresa che eroga due servizi, di lavaggio a secco e di tintoria (mese di giugno)

ImpresaTintoriaLavaggio a

secco Impresa

Ricavi totali €

Costi variabili

42.000

Tintoriasecco

€ 9.600€ 32.400

12.000

1.800

SalariForniture varieEnergia impianti

10.8004.200

3001.800

7.800

1.5009.000

24.600g p

Totale costi variabili 6.30018.30017.400Margine di contribuzione 3.30014.100

Costi fissi diretti

Costi fissi indiretti

Ammortamento impianti 4.80012.600

1.2002.100

3.60010.500

f

2° margine di contribuzione

P bbli i à ffi ill i i

Utile netto (Perdita) - 3.000

Pubblicità, affitto, illuminazione, … 15.600

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Economia Applicata all’Ingegneria2010 / 2011

Le decisioni aziendali di breve periodopagina 57

Fonte: “Sistemi di controllo”, Anthony et al.

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• Conto economico a margine di contribuzione di un’impresa che eroga due

Analisi della contribuzione : un’applicazione (5)

• Conto economico a margine di contribuzione di un impresa che eroga due servizi, di lavaggio a secco e di tintoria (mese di giugno)

ImpresaTintoriaLavaggio a

secco ImpresaTintoriasecco

Oltre ai costi variabili, ciascun servizio ha sostenuto costi fissi diretti, rappresentati

dall’ammortamento dei macchinari dedicati. La

Poiché i costi fissi comuni ammontano a €15.600 e il 2° margine di contribuzione è di €10.500 per il servizio di lavaggio a secco e di €2.100 per ildall ammortamento dei macchinari dedicati. La

differenza tra il margine di contribuzione e i costi fissi diretti, denominata 2° margine di

contribuzione, mostra quanto ciascuno dei due servizi abbia contribuito a coprire i costi fissi

i di i i è lli i b l i i à

il servizio di lavaggio a secco e di €2.100 per il servizio di tintoria, ne consegue che il 2° margine di contribuzione complessivamente generato dai due servizi (€12.600) non è sufficiente a generare alcun reddito nel mese. La differenza rappresenta

i di di €3 000

17.400Margine di contribuzione 3.30014.100Costi fissi diretti

indiretti, cioè quelli comuni a entrambe le attività invece una perdita di €3.000

Costi fissi indiretti

Ammortamento impianti 4.80012.600

1.2002.100

3.60010.500

f

2° margine di contribuzione

P bbli i à ffi ill i i

Utile netto (Perdita) - 3.000

Pubblicità, affitto, illuminazione, … 15.600

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Economia Applicata all’Ingegneria2010 / 2011

Le decisioni aziendali di breve periodopagina 58

Fonte: “Sistemi di controllo”, Anthony et al.

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• Conto economico a margine di contribuzione di un’impresa che eroga due

Analisi della contribuzione : un’applicazione (6)

• Conto economico a margine di contribuzione di un impresa che eroga due servizi, di lavaggio a secco e di tintoria (mese di giugno)

Lavaggio a secco

Ricavi totaliCosti variabili

secco

€ 32.400 Esempio

Il management sta valutando come d i i i d l i i

SalariForniture varieEnergia impianti

7.800

1.5009.000

espandere i ricavi del servizio lavaggio a secco e si chiede come il

loro aumento influirà sul reddito

g pTotale costi variabili 18.300Margine di contribuzione 14.100Costi fissi diretti

Dal conto economico relativo al servizio di lavaggio a secco si

osserva che il mc% corrispondente è del 44% (€14.100/ €32.400)

Costi fissi comuni

Ammortamento impianti 3.60010.500

f

2° margine di contribuzione

P bbli i à ffi ill i i

( )

In altre parole, per ogni euro incrementale di ricavi dell’attività di lavaggio a secco aumenterà di € 0,44 il margine di contribuzione generato

Utile netto (Perdita)

Pubblicità, affitto, illuminazione, …g g

da questa linea di attività e quindi, all’interno dell’intervallo di rilevanza, anche il reddito

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Le decisioni aziendali di breve periodopagina 59

Fonte: “Sistemi di controllo”, Anthony et al.

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• Attenzione !! Se i costi indiretti fossero allocati ai due servizi in proporzione

Analisi della contribuzione : un’applicazione (7)

• Attenzione !! Se i costi indiretti fossero allocati ai due servizi in proporzione, ad esempio, all’ammontare dei ricavi, allora ciascuno dei due servizi registrerebbe una perdita

Impresa

Ricavi totali € 42.000

TintoriaLavaggio a secco

€ 9.600€ 32.40012 6002° margine di contribuzione 2 10010 500

Costi fissi comuni (allocati) 15.6003.56612.03412.6002 margine di contribuzione 2.10010.500

Utile netto (Perdita) - 3.000- 1.466- 1.534

• Si potrebbe ritenere conveniente cessare l’attività di uno qualsiasi dei due servizi, essendo entrambi in perdita

• Al t i l’ li i di t ib i t h i d i d i i • Al contrario, l’analisi di contribuzione mostra che ciascuno dei due servizi contribuisce alla copertura dei costi fissi comuni

• La perdita aziendale non si ridurrebbe pertanto cessando l’attività né dell’uno é d ll’ lt i i i ti fi i i i bb i f tti t i l t né dell’altro servizio: i costi fissi comuni rimarrebbero infatti sostanzialmente

inalterati, giacchè la relazione causale tra le attività svolte dagli staff della capogruppo e i singoli segmenti è in generale bassa, se non inesistente

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• Se non è possibile trovare criteri di allocazione rappresentativi dell’effettivo

Analisi della contribuzione : un’applicazione (8)

• Se non è possibile trovare criteri di allocazione rappresentativi dell effettivo consumo di risorse (comuni) da parte dei singoli segmenti, allora è opportuno non allocare tali costi (ed evitare fenomeni di sovvenzionamento incrociato del reddito))

• In generale, i principi da seguire nello strutturare i report economici dei diversi business sono– (1) attribuire ai singoli segmenti tutti i costi ad essi oggettivamente( ) g g gg

riconducibili– (2) allocare tutti i costi che sono ragionevolmente riconducibili ai singoli

segmenti utilizzando una qualche base di allocazione rappresentativa del di iconsumo di risorse

– (3) non allocare quei costi comuni per i quali si dovrebbero comunque utilizzare criteri di ripartizione arbitrari (dal momento che se anche un certo business fosse alienato questi costi rimarrebbero sostanzialmente certo business fosse alienato questi costi rimarrebbero sostanzialmente inalterati)

• Non rispettare questi principi significa distorcere le informazioni di redditività • Non rispettare questi principi significa distorcere le informazioni di redditività dei singoli business e favorire la possibilità di assumere decisioni sbagliate

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Decisioni di outsourcing

(o scelte di make or buy)

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Scelta tra alternative e costi e ricavi differenziali

• In generale, nei problemi di scelta tra alternative che si escludono a vicenda(come sono le decisioni di make or buy) assumono grande rilevanza le configurazioni di costo differenziale e di ricavo differenziale

• Da un punto di vista economico, la domanda chiave da porsi nel caso di una scelta tra alternative è : “Quali costi e quali ricavi si modificheranno, e in che scelta tra alternative è : Quali costi e quali ricavi si modificheranno, e in che misura, passando da una alternativa (detta di riferimento o caso base, basecase) all’altra ?“

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Definizione di costi e ricavi differenziali

• Formalmente, i costi differenziali e i ricavi differenziali sono rispettivamente quei costi e quei ricavi che, esaminati in relazione ad una determinata ipotesi, risultano differenti da come sarebbero in relazione ad un’ipotesi diversa

– Ad esempio, nella decisione se recarsi in macchina al mare o in montagna per il week-end, il costo dell’assicurazione dell’autovettura è un costo irrilevante perché rimane lo stesso qualunque sia la decisione presa; i costi irrilevante, perché rimane lo stesso qualunque sia la decisione presa; i costi di viaggio e soggiorno che si sosterrebbero andando al mare sarebbero invece evitabili scegliendo la montagna e, viceversa, si eviterebbero i costi di viaggio e soggiorno del week-end in montagna se ci si recasse al maredi viaggio e soggiorno del week-end in montagna se ci si recasse al mare

• In altre parole, i costi e i ricavi differenziali si riferiscono sempre a situazioni In altre parole, i costi e i ricavi differenziali si riferiscono sempre a situazioni specifiche, sono cioè sempre specifici delle alternative da esaminare

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Make or buy : un esempio (1)

• Un’impresa sta considerando la possibilità di acquistare il componente cod. 101 – attualmente prodotto internamente attraverso attività prevalentemente

l d bl d f ’ l d fmanuali di assemblaggio – da un fornitore esterno. L’alternativa di riferimento (caso 1) è pertanto continuare a realizzare il componente cod. 101, mentre una seconda possibilità (caso 2) è acquistarlo all’esterno

• Tutti gli elementi di ricavo e di costo (sia di prodotto sia di periodo) che non si riferiscono alla realizzazione del componente cod. 101 non saranno probabilmente influenzati dalla decisione in questione, così non è necessario tenerne conto nella scelta

• Gli elementi di costo differenziale potrebbero essere i seguenti– Materiali diretti

Manodopera diretta Da sostenersi solo nel caso base– Manodopera diretta– Energia– Componenti acquistati all’esterno Da sostenersi solo nel caso 2

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Fonte: “Sistemi di Controllo”, Anthony et al.

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Make or buy : un esempio (2)

Il componente cod. 101 viene prodotto

Il componente cod 101 viene

Differenza

M i li di i € 570

101 viene prodotto internamente

(alternativa di base)

€ 0€ 570

cod. 101 viene acquistato all’esterno

(caso 2)Costo differenziale netto

Materiali diretti € - 570€ 0€ 570Manodopera diretta - 7500750

- 700700Componenti acquistati all’esterno 1.7001.700

Energia

Totale costi differenziali 3101.7001.390

0Componenti acquistati all esterno 1.7001.700

• Poiché i costi aumenterebbero di € 310 se si acquistasse all’esterno il componente, la proposta di rivolgersi all’esterno dovrebbe essere, da un punto di vista strettamente economico, respintadi vista strettamente economico, respinta

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Le decisioni aziendali di breve periodopagina 66

Fonte: “Sistemi di Controllo”, Anthony et al.

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Make or buy : un esempio (3)

• Per completezza, avremmo potuto anche rappresentare gli elementi di costo e di ricavo non influenzati dalla decisione (che ovviamente devono essere dello

d ll l h l bbstesso importo in ciascuna delle alternative, poiché altrimenti non sarebbero irrilevanti)

Utile del prodotto AIl componente cod. 101 viene prodotto

internamente

Il componente cod. 101 viene

acquistato all’esterno Utile differenziale

dell’alternativa di riferimento

Utile del prodotto A

Costi dei materiali diretti€

- 570

(alternativa di base)

€0

€570

q(caso 2)

dell alternativa di riferimento

Ricavi 10.000 10.000 0

Differenza

Cost de ate a d ettCosti della manodopera diretta - 7500750

- 700700Componenti acquistati all’esterno 1.7001.700

Energia

C t d ll fi i t 800 800 0

Utile netto 310670980

Costo della superficie occupata Costi generali ed amministrativi

8002.000

8002.000

00

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Le decisioni aziendali di breve periodopagina 67

Fonte: “Sistemi di Controllo”, Anthony et al.

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• Nella scelta tra alternative è opportuno tenere conto dei costi (di) opportunità

Make or buy : costi opportunità (4)

• Nella scelta tra alternative, è opportuno tenere conto dei costi (di) opportunità

• I costi opportunità sono una misura del reddito potenziale al quale si rinuncia quando una determinata scelta implica l’esclusione di un corso d’azione q palternativo

• Nell’esempio precedente, se lo spazio necessario per produrre internamente il d 101 l i d i ll componente cod. 101 potesse essere alternativamente destinato alla

produzione di altri componenti e tra queste possibilità quella più conveniente si riferisse al componente cod. 405 in grado di realizzare settimanalmente un

til di € 600 ll il t t ità h i t bb d d utile di € 600, allora il costo opportunità che si sosterrebbe producendo internamente il componente cod. 101 sarebbe di € 600 !

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• Nell’esempio precedente il costo dell’alternativa “acquistare all’esterno” (buy)

Make or buy : costi invisibili

• Nell esempio precedente il costo dell alternativa acquistare all esterno (buy) è apparentemente facile da stimare, almeno se si identifica il costo con il solo prezzo d’acquisto del componente cod. 101

• Occorre però tenere in considerazione il fatto che la qualità e il servizio(puntualità e modalità delle consegne) sono elementi di valutazione altrettanto i t ti lt h iù d l d’ i timportanti, a volte anche più del prezzo d’acquisto

– Il danno economico che produce un ritardo di consegna di un componente o una sua difettosità può essere infatti superiore al prezzo d’acquisto,

i l dif i i if d il d i specie se la difettosità si manifesta quando il prodotto è già stato consegnato all’utente finale e richiede costosi interventi di riparazione (se non la sostituzione)

• In una decisione di make or buy, l’alternativa buy (così come la scelta fra fornitori diversi) deve quindi essere effettuata in base al costo complessivo generato dall’outsourcing e non solo in base al prezzo d’acquisto

– Questo costo complessivo è denominato costo totale del possesso (total cost of ownership)

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p)

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Costi invisibili : un esempio nell’elettronica di consumo

$ Costo totale del possesso =

$ 55

SCEGLIERE FORNITORI A BASSO COSTO NON A BASSO PREZZO

60

70 In caso di difettosità riscontrata presso il venditore (sell in)

In caso di difettosità riscontrata presso

l’utente finale (sell out)In caso di difettosità

riscontrata all’interno

$ 55

(100 volte il prezzo di acquisto)

40

50

$ 30Costi indiretti = $ 0,45

• Emissione ordine

$ 52

10

20• Trasporto• Ricevimento merce• Stoccaggio• Assicurazione• Movimentazione

$ 30

$ 15

Prezzo d’acquisto di un connettore = $ 0,55Controllo qualità = $ 2,0

Prezzo d’acquisto + supporto interno = $ 3

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Le decisioni aziendali di breve periodopagina 70

Fonte: “Sistemi di Controllo”, Anthony et al.

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Sintesi della lezione

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Le decisioni aziendali di breve periodopagina 71

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Sintesi della presente lezione

• Per valutare gli effetti di una decisione che influisce sul livello di attività occorre conoscere il comportamento dei costi al variare dell’attività medesima

• Inizialmente, perciò, abbiamo ripassato la classificazione dei costi in variabili (con il volume di attività) e fissi (rispetto al volume di attività)( ) ( p )

• Successivamente, e sulla base di tale classificazione, abbiamo introdotto una serie di modelli di supporto alle decisioni aziendali di breve periodo tra cui il serie di modelli di supporto alle decisioni aziendali di breve periodo, tra cui il modello di break-even e il modello di scelta del mix ottimo di produzione in presenza di vincoli

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Bibliografia

• Anthony R., Hawkins D., Macrì D., Merchant K., Sistemi di controllo. Analisi economiche per le decisioni aziendali 3/ed, McGraw-Hill, 2008

• Bertoni F., Vismara S., Economia aziendale: teoria ed applicazioni 2/ed, Edizioni Clup, 2003.p

• Malighetti P., Redondi R., Vismara S., Sistemi di controllo di gestione : teoria ed applicazioni Edizioni Clup 2006applicazioni, Edizioni Clup, 2006.

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