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NEUROSCIENZE & LUCE 7 FOSFENISMO E..... (SEGUITO) ALCHIMIA FABBRO SUNGAZING LAMPADA FOSFENICA 2008 EVOLUZIONE CEREBRALE L'INTERAZIONE TRA I FOSFENI E LA CABALA GLI INSEGNAMENTI DI ALEPH UN RITRATTO: STANISLAS STÜCKGOLD MINOU DROUET, POETESSA EVOLUZIONE CEREBRALE EVOLUZIONE CEREBRALE

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FOSFENISMO E.....(SEGUITO)ALCHIMIAFABBROSUNGAZINGLAMPADA FOSFENICA 2008EVOLUZIONE CEREBRALE

L'INTERAZIONE TRA I FOSFENI E LA CABALAGLI INSEGNAMENTI DI ALEPH UN RITRATTO: STANISLASSTÜCKGOLDMINOU DROUET, POETESSA

EVOLUZIONE CEREBRALEEVOLUZIONE CEREBRALE

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Quale futuro per il nostro cervello ?

Il Dr LEFEBURE ha risolto uno dei più grandienigmi di tutti i tempi: il passaggio dalselvaggio all'umano (vedere genesi). Fu lavolontà di conservare il fuoco quando siignorava come produrlo che ha fatto sì che inostri antichi antenati siano riusciti asviluppare il loro cervello. Non perdendolo maidi vista, i guardiani del fuoco facevano inpermanenza dei fosfeni. Ciò ha richiesto tempiimmemorabili, ma una mutazione si produsseper la specie intera. Successivamente,l'instaurazione di riti con danze e dondolamentiha permesso di proseguire questo sviluppocerebrale neurologico...

Oggi, il cervello non riesce più aimmagazzinare tutte le conoscenze di cuiabbiamo bisogno e noi dipendiamo dallemacchine – il computer – per sopperire alle sueinsufficienze:

Immaginate che cosa potrebbe succedere se ilFosfenismo, che ha permesso ad una razza discimmie di diventare uomini, fosse praticatointensamente per più generazioni, con unamotivazione uguale a quella dimostrata dainostri antenati guardiani del fuoco.

Immaginiamo che sette generazioni difosfenisti convinti si siano trasmessi la torcia:si produrrebbe una nuova mutazione. Il nostrocervello sarebbe allora capace diimmagazzinare e di elaborare un numero moltopiù grande di conoscenze, di stabilire delleconnessioni molto più rapide e importanti tra idiversi campi del sapere.

Non sareste più obbligati a leggere un testo -procedimento davvero lento e arcaico diacquisizione di conoscenze ! – Basterebbeconnettere i cervelli...

Ma in attesa di quel giorno, vi auguro unabuona lettura.

Daniel STIENNON

Numéro

7Numéro

7

EDITORIALEEDITORIALE

Le Edizioni PHOSPHÉNISME sono state create per diffondere l’opera magistrale e le scoperte della

conoscenza di uno dei più grandi maestri iniziati

della nostra epoca.

Daniel STIENNONUn solo obiettivo, una sola missione:

proteggere e preservare l’opera del Dr LEFEBUREper le generazioni future.

Pubblicazione:Edizioni PHOSPHÉNISMEDirettore della pubblicazione:STIENNON DanielRedattore capo: STIENNON DanielTraduzione: MILONE PaolaLay-out / Stampa:Edizioni PHOSPHÉNISME30330 LA BASTIDE D’ENGRAS

Marchio depositato all'INPIDistribuzione : VPC & INTERNETDeposito legale : A pubblicazioneStampato in FranciaN° ID Intracomunitario: FR21 339 614 463

La riproduzione totale o parziale di articoli,immagini e più in generale del contenutopubblicato in questa rivista "UNIVERSOENERGIA FOSFENICA" senzaautorizzazione scritta delle EdizioniPHOSPHÉNISME, è vietata ai sensi dellalegge 11 marzo 1957 sulla proprietàletteraria e artistica.

© Tutti i diritti di riproduzione vietati pertutti i paesi anche in lingua straniera.

® Marchio depositato per i libri, gliapparecchi, le registrazioni audio e ilmetodo pedagogico.www.FOSFENISMO.coM

EVOLUZIONE CEREBRALE

ALCHIMIA

FABBRO

SUNGAZING

LA LAMPADA DEL DR LEFEBUREMODELLO 2008

FOSFENISMO ED EVOLUZIONECEREBRALE

L'INTERAZIONE TRA I FOSFENI ELA CABALA

GLI INSEGNAMENTI DI ALEPH

UN RITRATTO : STANISLASSTÜCKGOLD

MINOU DROUET, POETESSA

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ANCHE L'ALCHIMIA PARLA DELLA "LUCE ASTRALE", LETTERALMENTE DELLA "LUCE CHE PROVIENE DAGLI ASTRI”.

ALCHIMIA

L’Alchimia è una « scienza » millenaria il cuiobiettivo era creare la Pietra Filosofale, un oggettomolto ambito durante i secoli. Si riteneva che

questa Pietra potesse trasformare i vili metalli in oro,e, aldilà di questa polvere gettata negli occhi deiprofani, che permettesse di fabbricare l’Elisir di LungaVita, una sostanza in grado di dare accessoall’immortalità.

Relegata al rango di superstizione, l’Alchimia hatuttavia avuto la sua ora di gloria, e alcuni scienziatil’hanno studiata con attenzione arrivando a voltepersino a difenderla, come fecero Leibniz o Newton.

Che rapporto ha l’alchimia con il Fosfenismo del DottorLefebure? Per comprenderlo, bisogna affacciarsi suquesta Arte oscura, piena di simboli e di falserivelazioni che servivano a proteggere il grandesegreto degli Alchimisti. Questa famosa PietraFilosofale era realmente quello che raccontavano itesti, o gli Alchimisti hanno ingannato i loro lettori,come loro abitudine, in attesa che uno spirito più acutocomprendesse i loro simboli e il reale senso della lororicerca?

I lettori del Dottor Lefebure vedranno probabilmentecerte cose invisibili agli altri lettori di un trattato dialchimia. Il Sole e la Luna appaiono in numerosi testialchemici.La loro importanza è grandissima. Sono disegnatiovunque. Succede la stessa cosa per il Fosfenismo. IlDottor Lefebure ha accordato al sole, prima sorgente diluce, un ruolo primario: all’origine di tutti i movimentireligiosi o iniziatici, si ritrova un culto solare.

L'Alchimia parla anche della « luce astrale »,letteralmente della «luce che proviene dagli astri». Inche cosa questa sarebbe così importante perrealizzare la Pietra Filosofale? In che modo una luceaiuterebbe la produzione di una pietra? Dobbiamo perforza ammettere che questa Pietra è un simbolo. NelFosfenismo, sappiamo molto bene qual è l’importanzadi questa luce, e sembra che anche gli alchimisti losapessero…

Ancora più inquietante, nel 1557, Roger Bacon,alchimista, scrisse il suo famoso Specchio Alchemico,un’opera che si può ancora reperire presso i rivenditoridi libri antichi e usati e la cui copertina rappresenta unpersonaggio che capta la luce solare grazie ad unospecchio, per poi inviare i raggi luminosi sulla suaSostanza. Un esercizio che non è privo di richiami acerte pratiche del Fosfenismo che utilizzano i riflessidel Sole.

“Per gli alchimisti, scrive Fulcanelli, gli spiriti sonodelle influenze reali, per quanto fisicamente quasiimmateriali o imponderabili. Essi agiscono in modomisterioso, inesplicabile, inconoscibile, ma efficace,sulle sostanze sottomesse alla loro azione e preparateper riceverli. L’irraggiamento lunare è uno di questispiriti ermetici…” (Le Dimore Filosofali, t. 1, p. 184-189,ediz. J.-J. Pauvert, 1973). E se questa «sostanzapreparata per riceverli» non fosse altro che l’Alchimistastesso ? Il testo assume allora tutto un altro significato! Ci dice che la luce ha un’influenza strana ma reale sulcorpo che la riceve, la tesi che il Dottor Lefeburedifende in tutta la sua opera: la luce trasforma l’essereumano.

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Altri Alchimisti lasciano intendere che la PietraFilosofale ha lo scopo di trasformare l’Alchimistastesso, essendo l’oro una metafora della perfezione.

Il puzzle prende forma. I pezzi si incastrano gli uninegli altri.Ciascun autore chiarendo l’altro, ci si accorge che sitratta proprio di una questione di luce e di

trasformazione interiore, le due componenti delFosfenismo definite dal Dottor Lefebure.

Gli Alchimisti avevano forse ereditato i segreti degliEgizi, come crede qualcuno?

Questi segreti erano di ordine fosfenico? E’ più cheprobabile…

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DOPO AVER GUARDATO UNA LUCE INTENSA, QUASI BIANCA (LA LUCE DELLA FUCINA), IL FABBRO RACCOGLIE IL METALLO. FA COSI' UN FOSFENE.

FABBRO

Soltanto qualche anno fa, Mircea Eliade ha scrittoun saggio di antropologia intitolato Fabbri eAlchimisti.

Un fabbro è una persona che trasforma il ferro,l'acciaio o altri metalli in utensili e armi, grazieall'utilizzo del fuoco e della metallurgia.

Quindi il fabbro è un alchimista, un "trasformatore", cheutilizza i metalli di base offerti dalla terra, li lavora, limanipola, imprime loro la sua energia. Con l'aiuto delfuoco, dell'incudine e del martello, i fabbrimaterializzano le loro idee sotto forma di utensili, diarmi o di altri tipi di oggetti.

Questa capacità di trasformare i materiali offertiall'umanità dalla terra è un'alchimia. E' uno dei motiviche hanno sempre fatto considerare i fabbri allastregua di alchimisti e di mistici, secondo l'opera diEliade.

Quando avevo 18 anni e avevo appena finito il liceo,mio padre, che aveva dedicato la sua vitaall'allevamento dei cavalli, mi propose un'idea: ora cheavrei dovuto trovare un lavoro, avrei potuto studiare ilmestiere di maniscalco, che mi avrebbe datol'opportunità di lavorare con i cavalli.

E' quello che feci, e ho studiato in parecchie scuolecome apprendista, con parecchi fabbri, fino a quandonon ottenni una solida formazione. Ma per eccellere inquesto mestiere bisogna conoscere la forgia. Studiavoquindi la forgia per perfezionare la mia formazione.

Ho avuto parecchi professori di forgia e imparai a farenon soltanto i ferri di cavallo, ma anche degli utensili,degli ornamenti e dei pezzi artistici. Ho avuto la fortunadi lavorare con un vero fabbro alchimista.

Il suo nome era Turley, viveva nel deserto del NuovoMessico, USA, in una roulotte a fianco del suolaboratorio. Era un indiano d'America e praticava il TaiChi. Oltre ad insegnarmi a forgiare, mi raccontava dellestorie sugli antichi fabbri di numerose culture.Paragonava sempre l'atto del forgiare il ferro con l'attodi forgiare la propria stessa anima.

Anche se ero troppo giovane per capire tutto, questaesperienza mi ha lasciato una profonda impressione enon dimenticherò mai i giorni che ho passato nellaboratorio di Frank Turley.

Cominciava la sua giornata con la recitazione di cantiAmerindi e faceva gli esercizi di respirazione del tai-chiquando colpiva il ferro incandescente sull'incudine,con un'energia brutale.

Una volta tornato a casa, ebbi un mio laboratorio, conforgia e incudine, per parecchi anni. Ho esercitato laprofessione di fabbro e di maniscalco, poi dovetticambiare attività a causa del mal di schiena.Purtuttavia, ho sempre il mio laboratorio.

Più di 15 anni dopo, ho scoperto il Fosfenismo, i suoiconcetti, i suoi principi e i suoi risultati. E' stato allorache ho capito l'opera di Mircea Eliade a proposito dellecapacità spirituali dei fabbri.

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Venite, andiamo a fare un giro nel laboratorio di unfabbro.

Sono sempre degli ambienti scuri, perché è importanteriuscire a vedere bene il colore del ferro quando vienescaldato. Va da un rosso pallido, quasi bianco, ad uncolore ciliegia ricco e scuro. Le diverse tinte sono moltoimportanti per il fabbro.

In un angolo, al riparo dalla luce, c'è la forgia. Il suocentro, utilizzato per bruciare il carbone, forma unasorta di vulcano, dicratere, che dirige tuttoil calore prodotto dalfuoco... Una lucebianca intensa indicache la forgia è bencalda.

Di norma, l'incudine èsituata davanti allaforgia, in modo dapermettere al fabbro,quando estrae il ferroincandescente dallaforgia, di girarsi con laschiena al fuoco perverificare il colore delmetallo. Grazie al suo colore, può conoscere la suatemperatura.

Qui, cominciamo a veder apparire i primi punti incomune tra il Fosfenismo e la forgia: dopo averguardato una luce intensa, quasi bianca (il fuoco dellaforgia), il fabbro raccoglie il ferro e si volta versol'oscurità nella quale è collocata l'incudine per lavorareil metallo. Fa così un fosfene e lo proietta sulla suaopera.

Colpire il metallo sull'incudine è un lavoro che puòessere fatto anche da tre persone insieme.Nondimeno, questo lavoro si fa sempre in manieraspecifica: a ritmo. Quando c'è una sola persona chelavora, il ritmo è più o meno di una pulsazione alsecondo (un ritmo fisiologico). Ma un'altra cosa èimportante: quando colpisce il ferro, il fabbro guarda ilpezzo di metallo per dargli una forma appropriata.Questo processo è simile al Fosfenismo: lamescolanza del pensiero con la fissazione di unasorgente luminosa.

Dopo un certo tempo, il metallo si raffredda ed ènecessario scaldarlo di nuovo. Ciò produceun'alternanza, un altro degli elementi di base delFosfenismo.

I dondolamenti sono prodotti in maniera istintiva. Se sicolpisce sempre con un braccio solo, il lavoro è moltofaticoso. Quindi, poco per volta, istintivamente, siimpara a colpire utilizzando il proprio centro di gravità,l'Hara. In questo modo vengono praticati deidondolamenti antero-posteriori in maniera istintivaquando si colpisce con il martello. Potete osservarefacilmente questo meccanismo se avete la fortuna divedere un maestro fabbro.

Che dire dei mantra? Evidentemente, possono essereritrovati nel ritmo del suono del martello che colpisce.Questo suono si ripete in maniera costante e ritmata.Ciononostante, è anche molto probabile che la maggiorparte dei fabbri recitino delle preghiere o dei cantidurante il lavoro, come faceva il mio maestro.

In Giappone, i fabbri che realizzano le sciabole sonoestremamente mistici, imprimono la loro personalitànel loro lavoro. La maggior parte di loro preferisconoche le loro sciabole siano utilizzate non per dare la

morte, ma perproteggere la vita.Avevano l'abitudine divestirsi di bianco comesimbolo di purezza, efacevano dei rituali dipurificazione prima edopo il loro lavoro.

C'è una leggenda chenarra la storia di duefabbri armaioligiapponesi checostruivano le migliorisciabole di tutto ilGiappone, uno di lorocon l'intenzione di dare

la morte, l'altro con l'intenzione di difendere la vita.

Un giorno, per valutare le rispettive sciabole, unsamurai le mise in un fiume, con la lama che puntavanell'acqua. La prima lama tagliava in due le foglie morteche galleggiavano sull'acqua. Il migliore acciaio, lamigliore lama.

Il samurai ricominciò la stessa operazione con laseconda lama, ma, questa volta, le foglie morteevitarono la lama. In effetti si può considerare chefosse la lama ad evitare le foglie perché era stataforgiata per proteggere la vita. La migliore intenzione.

E' possibile imprimere il proprio spirito nella materia,non soltanto forgiando e desiderandoconsapevolmente che la lama protegga la vita, maamplificando e purificando i propri pensieri con unapratica consapevole o inconsapevole del Fosfenismo?

E' interessante notare che i fabbri possono essereassolutamente dei mistici, degli iniziati o deglialchimisti.Non soltanto grazie alle loro capacità di trasformare lanatura, i minerali, in utensili, ma anche per la loropratica costante e inconsapevole del Fosfenismo, ilfondamento di tutte le religioni.

Oggi abbiamo perso il significato di questo lavorotradizionale.La rivoluzione industriale, che ha meccanizzato moltedi queste attività, fu un'evoluzione e una rivoluzioneeconomica e sociale, ma è anche stata unainvoluzione, una perdita di tempo nello sviluppospirituale dell'umanità.

Di Daniel Fernandez Ruano – Spagna

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QUESTA PRATICA, RIPORTATA ALLA RIBALTA DA HIRA RATANMANEK (HRM) SIN DAL 1992, PERMETTE DI STIMOLARE IL CERVELLOGRAZIE ALL’ENERGIA LUMINOSA DEL SOLE.

Sungazing

Ancora oggi in India viene praticato un esercizioiniziatico che trae origine dalla notte dei tempi.Rimasto segreto per molto tempo e insegnato

da Maestro a Discepolo, si affaccia nuovamente inquesto XX secolo e sembra attirare una grandequantità di persone, vista la sua semplicità e la suaefficacia. Basta fare una ricerca su Internetsull’argomento per accorgersi dell’entusiasmoprovocato da questa pratica.

Questo metodo è il sungazing, parola inglese chesignifica “fissazione del sole”. Tale pratica, riportataalla ribalta da Hira Ratan Manek (HRM) dal 1992,permette di stimolare il cervello grazie all’energialuminosa del Sole. I sungazers, che fissano il soledell’alba o del tramonto, ottengono diversi benefici:salute, serenità, benessere, sviluppo delle capacitàspirituali. Altrettanti benefici sono esposti dal DottorLefebure nella sua pratica scientifica del Fosfenismo:più di 10 anni prima di HRM, egli descriveva già gliesercizi di fissazione del Sole…

Questa pratica ancestrale era riservata agli iniziati.HRM l’ha riscoperta nei lavori di antichi yogi chepraticavano la fissazione del sole 2.600 anni fa.Questa pratica esisteva anche tra gli Amerindi, gli Egizie i Greci, cosa che aveva già constatato il DottorLefebure.

Il Dottor Lefebure è il creatore del Fosfenismo, metodoche permette di trasformare l'energia luminosa inenergia mentale. Il Dottor Lefebure si è basato su unalunga tradizione esoterica, ma il suo colpo di genioconsiste nell'aver portato uno sguardo scientifico sui

fenomeni iniziatici. Iniziato lui stesso nella viasensoriale da GALIP, Zoroastriano e diplomaticoucraino, si è sforzato di trovare un criterio scientificoche permettesse di sapere con precisione che cosafunzionava negli esercizi iniziatici. Cosa che gli hapermesso di presentare degli esercizi molto precisidopo aver eliminato tutto ciò che si riallacciava ad unfolklore religioso o esoterico.

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LA LAMPADA FOSFENICA DEL DR FRANCIS LEFEBURE: UNA BRILLANTE INNOVAZIONE

UNA TECNOLOGIA DI PUNTA

Appositamente concepita per la realizzazione deifosfeni, con lampadina LUCE NATURALE.Norme stabilite da più di 40 anni di esperienze sumigliaia di soggetti.

La Lampada Fosfenica del Dr LEFEBURE(modello 2008).Tutto il metodo si basa sull'utilizzo dei fosfeni. Perottenerli in modo efficace, dovrete aver cura diutilizzare un buon proiettore per assicurarvi unariflessione ottimale della luce. Ecco perché abbiamofatto costruire un riflettore di tipo fotografico, maconcepito per il FOSFENISMO, in modo da assicurareuna perfetta diffusione della luce.

Tenuto conto del suo utilizzo specifico, deve essereposta una cura tutta particolare per la suarealizzazione.

La lampada fosfenica permette di ottenere dei fosfeniperfetti e di lavorare in modo efficace.• Rivestimento speciale con laccatura ad altapressione dell'interno, il che produce una smaltatura ingrado di rendere omogenea la luce.• Indispensabile per coloro che utilizzanoregolarmente il metodo:- Per gli studenti che fanno molti fosfeni nell'ambito deiloro studi.- Per lo sviluppo della memoria.- Per lo sviluppo individuale e per la pratica delletecniche Iniziatiche.

Lampada fornita con: un supporto orientabile su pinza,che permette di fissarla ad una mensola o di posarla

su un tavolo, equipaggiata con 3 m di filo coninterruttore.+ 1 lampadina "luce naturale"

Lampadina appositamente fabbricata per ilFosfenismo, con il rispetto dello spettro luminoso dellaluce diurna. Ideale per praticare il Mixaggio Fosfenico.Questa lampadina "luce diurna" e "luce naturale" dà deimagnifici fosfeni, illumina in modo superbo il vostropiano di lavoro, riduce la fatica degli occhi e consentedei periodi di lavoro più lunghi e più confortevoli.Permette di leggere e di lavorare sul computer con ilmassimo di comfort e di rilassamento oculare.

• Può rimanere accesa in permanenza.• Utilizzabile in Fototerapia e in Luminoterapia.

+ 1 mascherina oculare

Indispensabile per creare un'oscurità quasi perfetta inmodo da praticare in buone condizioni.

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La tecnologia in materia di illuminazione si è moltoevoluta. Le lampadine tradizionali sono in via diestinzione. Tra qualche anno non esisteranno più.Quelle che le rimpiazzano oggi rispondono a dueesigenze: i fabbricanti ricercano il risparmio energeticoe la longevità: si tratta delle lampadine a bassoconsumo. Essi propongono anche delle lampadinedette a luce naturale che si avvicinano il più possibileallo spettro solare. Questa tecnologia ha fatto le sueprove nel campo della luminoterapia. Le sue principaliindicazioni sono la depressione, la tristezza invernale,i disturbi del sonno, le perturbazioni del ciclocircadiano dovute allo sfasamento orario o al lavoronotturno. La luce agisce sulla produzione dimelatonina.

La luce naturale ha degli effetti benefici ben noti:coinvolge l’equilibrio ormonale, aumenta l’energia,favorisce un sonno più riparatore. Le lampadine che

rispettano lo spettro della luce diurna offrono unambiente decisamente migliore per studiare, leggere olavorare al computer.

La lampadina della lampada fosfenica è la punta didiamante di questa tecnologia. Concepita e fabbricataappositamente per la pratica del Fosfenismo, offre unaresa cromatica molto buona, un’ottima qualità intermini di irraggiamento – 6500 K è l’equivalente dellaluce del sole allo zenit – e una longevità di 15000 ore.

La tabella qui sotto dà un’idea di ciò che gli specialistichiamano l’Indice di resa cromatica o IRC, ovvero lacapacità di una lampada di restituire i diversi coloridello spettro visibile senza modificarne le tinte. Ilvalore massimo di IRC è 100; esso corrisponde allaluce diurna. Un indice superiore a 80 è consideratomolto buono. L’indice della lampadina della lampadafosfenica è 92 IRC.

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Concepita appositamente per la pratica delFosfenismo.

La lampada del Dr LEFEBURE può essere fissata tra 30cm e un metro di distanza, permette di ottenere deifosfeni di qualità eccellente.

E' importante notare che questa lampadina "lucenaturale" minimizza la percezione del co-fosfene.

Il co-fosfene non sarà percettibile quanto con unalampadina classica; ciò non ha alcuna incidenza sullapratica.

Il tempo di fissazione della lampadina perl’ottenimento del fosfene, ovvero per la pratica delMixaggio Fosfenico, è di 20-30 secondi.

Il tempo di fissazione della lampadina èapprossimativo. Potete utilizzare un contaminuti da

cucina se ci tenete assolutamente a rispettare iltempo di fissazione (il che non è assolutamente unobbligo).

Potete lasciarla accesa in permanenza: non emettecalore e non affatica gli occhi. E quale che sial’orientamento delle vostre sedute, ne ricaverete ungran benessere.

Gli studenti saranno sorpresi dalla qualità della loroconcentrazione e dal miglioramento delle loroperformances. E’ particolarmente piacevole lavorarecon questa lampada che offre un maggior comfort: Essa permette contemporaneamente di illuminare illibro o il testo da memorizzare (lettura sotto fosfeni) edi fare dei fosfeni per la pratica del MixaggioFosfenico. Vedere per il modo di impiego il libro del DrLEFEBURE "Il Mixaggio Fosfenico in Pedagogia" (Rif.L02) in formato PDF in download, menù LIBRI, sufosfeni.com.

IL MIXAGGIO FOSFENICO IN PEDAGOGIA del Dr LEFEBURE (in download).

Sviluppo della memoria, dell'intelligenza, della creatività e dell'intuizione con lamescolanza dei pensieri con i fosfeni.

Il Mixaggio Fosfenico consiste nel mescolare un pensiero al fosfene. Questocanalizza l'attenzione verso il pensiero scelto; questo miglioramento dell'attenzionepersiste tra le sedute. In più, si produce tra il pensiero e il fosfene uno sviluppo dienergia che aumenta il numero delle associazioni di idee, e di conseguenzadell'intelligenza, e che eccita la curiosità intellettuale e lo spirito di iniziativa.

IL MIXAGGIO FOSFENICO TRASFORMA L'ENERGIA LUMINOSA IN ENERGIA MENTALE.

L'azione del Mixaggio Fosfenico sul sonno è notevole. Molte insonnie sono stateguarite grazie ad esso. I sogni diventano più colorati e più coscienti. Le persone diuna certa età vi traggono un ringiovanimento cerebrale.

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NEUROSCIENZE: LA CERVOSCOPIAE L'AGGIORNAMENTO DEI MODELLI DI EMERGENZA

EVOLUZIONE CEREBRALE

Segreti dimenticati degli ultimi iniziati gitani.La testa è il santuario interiore del tempio che è ilcorpo umano. Esso è simultaneamente creato eprotetto dalle circonvoluzioni del labirinto che è ilcervello.

A ciascuna delle sue curve l'uomo compie una tappadella propria evoluzione. Al centro della spirale, egliincontra se stesso e può allora scoprire il meccanismodel labirinto.

JILL PURCEPIETRO VALENTI

Questa immagine, estratta dal libro "Segretidimenticati degli ultimi iniziati gitani", è ricca diinsegnamenti spirituali, ma anche di

conoscenze sull'importanza del nostro cervello e dellesue leggi per la nostra evoluzione futura. Uno studentedi Fosfenismo sarà colpito dal sapere di un iniziatogitano.

Il labirinto è qui assimilato al cervello. Notiamo, nellacreazione di questo labirinto sacro, una ripartizionesimmetrica dei corridoi, che rappresenta lecirconvoluzioni cerebrali degli emisferi destro esinistro.

C'è una ripartizione armoniosa dei corridoi su diverselunghezze o ritmi. Ciò rappresenta una chiave per lapratica degli esercizi e la necessità di un equilibriointer-emisferico per accedere al mondo spirituale.

Questo labirinto è quello della cattedrale di Chartres.Nel suo centro si situa il mistero dei misteri, è il luogodell'iniziazione, delle ierogamie (accoppiamentosacro).

Hieros Gamos o Hierogamia, (dal Greco hieros = sacroe gamos = matrimonio, accoppiamento), fa riferimentoad una unione sacra, ad un accoppiamento (a volte unmatrimonio) tra due divinità o tra un dio e un uomo ouna donna, generalmente in un quadro simbolico,spesso rituale.

Lo psicanalista Carl Gustav Jung lo tratta, tra altrisimboli fondamentali universali dell'umanità, nella suaopera "Metamorfosi dell'anima e i suoi simboli".

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Conviene non uscire dal labirinto, ma piuttosto andareal suo centro. Tale centro rappresenta un fiorecomposto di 7 parti. Si tratta, per gli inziati, dei 7 chakracerebrali il cui risveglio precede quello dei 7 centrispinali. Vi si possono anche vedere i 7 circuiti cerebralidi Timothy Leary. Bisogna attivare questi centri e questicircuiti.

Il centro si assimila al cervello limbico, al talamo. Sitratta della zona segreta che deve essere attivata, sullaquale torneremo in altri articoli, e che è in relazione conil midollo spinale e con la circolazione dellarespirazione del liquido cefalo-rachidiano.

La funzione rotazionale del cervello

Essa è stata messa in evidenza dal Dottor Lefebure:"A ciascuna delle sue curve, l'uomo compie una tappadella sua evoluzione".D'altra parte l'iniziato gitano guarda una spirale che siavvolge e che dà al disegno un'impressione dimovimento circolare. Si tratta allora, per il fosfenista, dicapire l'importanza delle meditazioni rotazionali(meditazione girascopica), e dei movimenti circolari o aspirale.

Il meccanismo del labirinto si basa sulla spirale e sullatreccia (i canali ida e pingala non si avvolgono forse informa di treccia?), proprio come kundalini.Con la pratica di queste rotazioni, e di particolari ritmi,l'iniziato accede alla conoscenza di sé e della suaanima. Scopre allora che il labirinto contiene la chiavedell'iniziazione, che il suo cervello obbedisce a certimeccanismi e a certe leggi.

La neghentropia o il cervello modello di evoluzione

In seno all'universo coesistono due grandi forze:l'entropia e la neghentropia, o entropia negativa.L'entropia è simbolicamente ciò che potremmochiamare il disordine, il male, una funzione che portaverso l'annientamento, verso una perdita diinformazioni. Così i sentimenti di odio, di violenza, leemozioni negative che nuociono al nostro reticoloumano, sono fattori di entropia.

La neghentropia è l'opposto, è ciò che è fattore diordine, il bene, l'accrescimento delle informazioni. Isentimenti di amore, di compassione, di bontà, dicarità, in breve, ciò che chiamiamo virtù (di vita, forza),ciò che struttura e che permette lo sviluppo del nostroreticolo umano è un fattore di neghentropia.

La vita è l'espressione stessa di una correnteneghentropica che anima l'universo, essa non sisviluppa dovunque. L'aggiustamento delle complessitàbiomolecolari grazie alla neghentropia fa sì che gliorganismi viventi si perfezionino. Essi accrescono laloro densità in informazione e diventano più complessi.

Il sistema nervoso è l'espressione stessa di questoincremento dell'informazione. Non ha cessato didiventare sempre più complesso fino a sfociare nelcervello umano che conosciamo. Milioni di fibre

nervose si interconnettono attraverso protuberanzedentriche per far passare l'informazione. Esso hacreato diversi gangli cerebrali che formeranno la massaencefalica che distingue le specie. E' questo saltoquantico che ha creato in noi un cervello che sidistingue dalle altre specie.Queste strutture neuronali di base si interconnettono aloro volta e formano dei reticoli di complessitàcrescente. La configurazione finale ne è il nostrocervello, capace di captare le informazioni del suoambiente fisico.La formazione dell'area settale e della cortecciafrontale (formazione dei gangli dell'amigdala edell'ippocampo) ha fatto emergere una creazioneparticolare: la coscienza.

Il sistema nervoso evolve per salti quantici. Quandoviene raggiunto un certo livello di informazione, sisviluppano nuove strutture. Finchè tale livello diinformazione non è raggiunto, esso rimane stagnantenelle sue funzioni.

Succede la stessa cosa per il nostro cervello,anch'esso funziona per salti quantici: fino a quandonon raggiunge un livello di energia e di complessitàparticolari, non può passare ad una nuovaconfigurazione. Rimane in qualche modo sfruttato soloparzialmente e non può produrre un fenomeno nuovo.L'emergenza non si verifica. E' quindi necessario che ilnostro reticolo nervoso, il nostro cervello, si strutturi inun modo particolare perché sopravvenga unavvenimento particolare nel suo reticolo.

Questo reticolo raggiunge allora una configurazioneche produrrà un nuovo modello, l'emergenza di unanuova funzione. Abbiamo già sottolineato che quandoalcuni elementi di un gruppo si riuniscono, la sommadelle informazioni di questo gruppo è superiore a ciòche ciascuno degli individui che lo compongonoconosce, e possiamo riassumere questo concetto con1 + 1 = 3.

Per il nostro cervello succede la stessa cosa, glielementi che lo compongono presi singolarmente nondanno le facoltà di cui esso dispone, ma ladisposizione dei suoi reticoli neuronali, nervosi,chimici... ci permettono di beneficiare di questomeraviglioso strumento che fa sì che voi mi leggiate eche accresciate il vostro livello di informazione.Il fatto di collegare fra loro certi elementi fa sì che alloraqualcosa emerga. Ma solo certe connessionifavoriscono tale emergenza, e possiamo chiamaretutto questo "modello di emergenza".

E' necessario avere un reticolo denso e complesso cheaccresce la densità di informazioni. Questo deveessere convertito nell'emergenza di una nuovafunzione, ma questa nuova funzione devecorrispondere ad un "modello di emergenza".

Ci sono dunque delle configurazioni precise, deimodelli precisi che fanno nascere una nuova funzione.Più è elevato il modello di emergenza, più la suaespressione sarà trascendente in rapporto ai comunimortali.

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Ma chi dice quantico, dice comportamento aleatorio;esiste dunque una parte di indeterminismo in unmondo di forte determinismo, e uno sviluppo per gradi.I fenomeni fosfenici si sviluppano anch'essi su questomodello. Lo sviluppo non è continuo, ma per gradi.

Il livello dei ritmi cerebrali fa sì che in un sol colpo unaesperienza venga vissuta. La coscienza haguadagnato un bonus.

Emergono nuove funzioni, corrispondenti ad unmodello esistente che permette l'espressione diqueste nuove facoltà o esperienze. Non svilupparequeste funzioni è anche regredire, e sembra che alcuniuomini abbiano trovato le chiavi di questa evoluzione oche ne abbiano posseduto i modelli, che noi potremmoaver perduto.

Attraverso la neghentropia il funzionamento del nostrocervello non si fermerà, esso diventerà sempre piùconsapevole accrescendo la sua densità ininformazione anche grazie ad un apporto di energialuminosa fotonica. Allora il libero arbitrio aumenterà,ma aumenterà anche l'azione di un tale cervello sullamateria del suo ambiente.

Pensate alle diverse tradizioni spirituali e ai poteriposseduti da qualcuno indicato come santo o comeuomo-Dio, tanto è profonda la sua differenza rispetto anoi:telepatia, precognizione, visione a distanza,sdoppiamento, ubiquità, apporto di materia,materializzazioni diverse, ipertermia, levitazione, donidi guarigione, dominio degli elementi, fenomeni delcorpo glorioso, scomparsa del corpo dopo la morte oriduzione di quest'ultimo, etc.

Notiamo che il cervello di questi uomini si mette apadroneggiare il suo ambiente. Esso obbedisce acerte leggi, che alcuni ricercatori provano a chiarire, avolte nell'indifferenza più totale. Alcune teorie, qualiquella dei campi morfogenetici, le onde scalari,permettono di dare un inizio di spiegazione a quelloche ci sembra paranormale o spirituale.

La Cervoscopia e il chiarimento dei modelli diemergenza

Il Dr Lefebure, attraverso una ricerca spiritualepersonale e la sua iniziazione a 18 anni da parte diArthème Galip (iniziato Zoroastriano), vissel'esperienza dell'attivazione dei suoi centri spirituali, ochakra.

L'iniziazione ad opera del mago indonesiano PakSubuh (mago indonesiano creatore del movimentosubud) a 44 anni gli fece comprendere che operavanoalcune leggi, che avevano una base fisiologica chepoteva essere capita, studiata e riprodotta da soli.

Se il Dr Lefebure non fosse stato un medico conestese conoscenze scientifiche, oggi noi nonavremmo una base sperimentale dei fenomenispirituali o occulti.

"La comparazione tra questi due Maestri portò il DrLEFEBURE a pensare che fosse un certo modo didondolare la testa, mentre si meditava, che siripercuoteva sul funzionamento del cervello,generando dei ritmi nel pensiero.

Non potendo utilizzare l'elettroencefalografia, cherichiede un riposo muscolare totale per analizzarequesti effetti, ebbe l'idea di utilizzare i fosfeni. Scoprìun fatto sorprendente, che nessun autore prima di luiaveva mai segnalato, e che chiamò "effetto subud". Fuil punto di partenza delle sue ricerche sui fosfeni chelo condussero, quattro anni dopo, alla scoperta del"mixaggio fosfenico", metodo pedagogico oggi moltoconosciuto."

Numerose tradizioni spirituali utilizzano dei movimentidella testa, ed è lo studio dei fosfeni che gli permetteràdi mettere in evidenza le leggi di emergenza attraversola cervoscopia, che diventerà il Fosfenismo.

La legge di emergenza dell'effetto Subud: essa è stataconstatata sui fenomeni semplici, cioè con lacreazione di un fosfene consecutivo all'illuminamentoe poi allo spegnimento di una lampada ordinaria.

A certi ritmi il fosfene oscilla alla stessa velocità dellatesta, a ritmi molto rapidi sembra rimanere fisso, e aritmi molto lenti sembra oscillare un po', ma menodella testa.

Questa legge dice che c'è un ritmo ottimale chefavorisce il dondolamento del fosfene insieme allatesta o al corpo. Tale ritmo indica l'esistenza di unaperiodicità per l'eccitazione alternata degli emisferiche favorisce l'associazione tra il fosfene creato e ilmovimento.

Questa osservazione, come constata il Dr Lefebure,era di un'importanza capitale:"Questo solo fatto possiede già una considerevoleportata neurologica e pedagogica. Apre la porta ad unanuova branca della conoscenza umana: laneuropedagogia."

Devo dire che egli prefigurava le ricerche inneuroscienze non per dimostrare, come è spesso ilcaso, che i fenomeni spirituali, occulti o iniziatici nonsono altro che un giochetto sensoriale, che puòessere prodotto da un campo magnetico (stimolazionimagnetiche transcraniche o SMT), o da certestimolazioni elettriche di zone del cervello, perconcluderne che all'origine delle credenze spirituali edelle religioni c'erano processi allucinatori, mapiuttosto come un punto di partenza per l'esplorazionedi un potenziale umano ancora inesplorato, cheavrebbe permesso a ciascuno di provare a se stesso,con l'esperienza, la verità dei fenomeni iniziatici oocculti.

Evidentemente la liberazione dell'uomo dal giogo chegli si vuole imporre, gli interessi di lobbies, lareputazione di qualche sedicente grande ricercatore, lavolontà di separare lo spirituale dal materiale, e gli

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schemi di credenza, fanno sì che non sentiremo maiparlare dai media delle scoperte del Dr Lefebure, nédelle loro interessanti applicazioni nell'educazione,nella salute, nello sviluppo personale, nelleneuroscienze, nella religione e nelle società detteiniziatiche.

Scoprì allora l'esistenza di ritmi particolari chefavorivano le sincronizzazioni degli emisferi cerebrali,le connessioni neuronali, il risveglio di facoltà dette"paranormali" o spirituali.

La Legge di emergenza dei dondolamenti naturali, fisicie del pensiero:

Il bebè nel suo box si dondola frequentemente quandosi mette a quattro zampe, e anche una volta seduti, ibambini piccoli si dondolano naturalmente. Lefilastrocche sono basate su ritmi e i genitori cullanonaturalmente i loro bambini tra le braccia da sinistra adestra (dormi dormi bel bambino, fai la ninna fai lananna...).

I giochi dei bambini, come il cavallo a dondolo,l'altalena (strumento iniziatico), i giri su se stessi chefanno, e che ritroviamo nella giostra del parco giochi,sono l'espressione più importante di leggi fisiologiche,nervose e cerebrali naturali di sviluppo della nostraumanità.

Di qui le numerose pratiche di dondolamento nelleprocedure iniziatiche.Bisogna tornare come bambini e lasciarci andare ainostri ritmi interni naturali. E' ciò che intendono alcuniadepti con il non-agire, lo stato naturale. Non si trattadi imporre una pratica arbitraria, ma di andare nelladirezione dei nostri ritmi interiori e di lasciarci portareda essi. Andare nel senso della correnteneghentropica del nostro encefalo.

Evidentemente la nostra umanità snaturata considerail dondolamento come un problema psicologico,espressione di un autismo, di un mongolismo o di undisturbo mentaleOggi si proibiscono le manifestazioni naturali delnostro sviluppo encefalico, e si provoca un disturboche fa sì che l'energia del nostro sistema nervosostagni nella corteccia motoria e che produca deibambini che diventeranno iperattivi e meno equilibrati.In breve, si causa lo squilibrio come norma, e dopo cisi interroga sulla comparsa di un gran numero dipatologie psichiche tra bambini e adulti.

Ma, come ha osservato il Dr Lefebure, il dondolamentopatologico è l'espressione di un disturbo nel processodi alternanza del funzionamento degli emisfericerebrali.

L'osservazione dei ritmi di alternanza dei nostriemisferi che la cervoscopia permette è uno stumentopoco costoso di diagnosi di patologie e di problemipsicologici, essa prospetta delle possibilità dicorrezione, di miglioramento, addirittura di guarigionedi certi disturbi.

Sono riuscito personalmente a far lavorare con ifosfeni un giovane down, e sono stato sorpreso,proprio come i suoi genitori, del suo miglioramento nelriconoscimento delle parole e nella loro lettura sotofosfene. Provava anche un gran piacere nell'eseguire idondolamenti laterali al ritmo di 2 secondi. Il soloproblema è la volontà di applicare con perseveranza ilmetodo e accettare che ci sono dei gradini nellaprogressione.

La formazione di fosfeno-pedagogo in diversi campi,come quello medico, psicologico, psichiatrico,psicoterapeutico, nell'educazione nazionale,nell'amministrazione penitenziaria, tra gli altri (perchépotremmo ampliare le modalità di applicazione),sarebbe un progresso formidabile.

Il ritmo è l'espressione della via di sviluppo naturaledel nostro encefalo, è un fattore di neghentropia, equindi di ordine, ma è anche l'espressionedell'emergenza delle nostre facoltà cerebrali. Favorireil suo sviluppo, andare nella sua direzione, èaccrescere queste stesse facoltà e lasciar emergerefacoltà tutto sommato normali che però qualifichiamocome "paranormali".

Così il fenomeno telepatico non è altro che un utilizzonormale delle nostre facoltà cerebrali. Si può giustodire che se non si presenta in modo naturale ospontaneo è per una mancanza di sviluppo delle leggidi emergenza di queste facoltà. Leggi che oggi ci sononote, e che un appropriato addestramento durantel'infanzia, l'adolescenza e l'età adulta renderebbepermanenti.

Lo sviluppo dei ritmi naturali del sistema nervoso edell'encefalo produce l'emergenza di un particolarereticolo neuronale che permette la trasmissionetelepatica. La stimolazione delle nostre sinapsi, oconnessioni neuronali, è da sviluppare, e allora questefacoltà rare diventerebbero comuni in modo del tuttonaturale.

Ciò che è vero per la telepatia, lo diventerebbe ancheper le altre facoltà spirituali. Si tratta moltosemplicemente di conoscere e sviluppare le leggi diemergenza. Si tratta di un'evoluzione psicofisiologicadi cui possediamo le chiavi.

Se queste facoltà sono così difficili da riprodurre, il cheè la causa della derisione di certi scienziati (non tutticondividono questa opinione, ma questi non hanno lavisibilità televisiva dei loro colleghi), è moltosemplicemente perché non c'è la creazione del reticolonecessario alla loro emergenza. Il modello diemergenza o non è stato identificato o non è diventatostabile.

Ricerche approfondite permetterebbero sicuramente adegli adulti di ritrovarsi con queste stesse facoltàattraverso l'impiego di un'idonea tecnologia chepermetterebbe, in un certo lasso di tempo, di definirela sperimentazione di nuove possibilità cerebrali. Lacosa che mi fa pensare a questo è la famosa

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trasmissione iniziatica, tra un maestro e un discepolo,del fenomeno detto shaktipat (trasmissione di potere).Un autentico maestro è capace di indurre in pochiistanti una forza che si impadronisce dell'intero esseredel discepolo e che comincia a vivere in lui,provocando delle esperienze spirituali. Questa forzadipende evidentemente dal maestro.

Si tratta di un'operazione di sintonia e dell'espressionedella legge di risonanza. Si ritiene che essa rendal'allievo identico al livello di realizzazione del suomaestro. Ma, senza entrare nel dettaglio, sembra cheshaktipat vari a seconda dell'individuo ricettore e chenon produca sempre l'effetto che il discepolo siaspetta.

Si capisce che si tratta di facoltà che possono essereacquisite, dal momento in cui è noto il modello diemergenza, attraverso un addestramento, oppureattraverso una trasmissione iniziatica che mette inmoto l'induzione da parte di un maestro o di un adepto,non essendo influente il problema della moralità dellapersona beneficiaria e dell'induttore. Alcune personedi livello morale bassissimo, attraverso unaddestramento accidentale nell'infanzia, oppure

ostinate in un processo iniziatico che manifesta unalegge di emergenza, o ancora per una disposizionepsicofisiologia emergente legata al caso o ereditaria,possono ritrovarsi dotate di facoltà che altri nonpossiedono.Una certa inquietudine può farsi strada se i ritmistimolano zone cerebrali legate all'espressione disentimenti disturbati. Allora si innescherannomanifestazioni di fanatismo, di odio, di sessualitàcaotica.

E' necessario un inquadramento da parte di unMaestro equilibrato, ma anche l'insegnamento delleleggi di emergenza legate ai ritmi e agli esercizimigliori per favorire la neghentropia (l'ordine). E' allorapossibile, con riferimento alla cervoscopia, studiare lepratiche più benefiche e individuare le più dannose.

Prossimamente, lo studio delle leggi di emergenzaassociate ai particolari ritmi scoperti dal Dr Lefebure,gli esercizi legati a questi ritmi, il caos visivo e la suatradizione nello yoga e nel buddhismo tibetano.

Di F.T., ricercatore in neuroscienze

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L'INTERAZIONE TRA I FOSFENI E LA CABALA

CABALA

La Cabala è un'antica saggezza il cui poterespirituale è universale. Essa è basata sul poteredella luce piuttosto che sulla religione, ed è aperta

ai Cristiani, ai Musulmani, agli Indù, agli Ebrei... ineffetti a tutta l'Umanità.

Due tra i suoi insegnamenti fondamentali sono iseguenti:

• Gli occhi sono la finestra dell'anima; e

• L'alfabeto ebraico è il linguaggio fondamentale dellaluce che ci proviene direttamente da Dio.

In più generalmente si crede che migliaia di anni fa siastato accordato all'umanità un dono stupefacente:

Gli strumenti per controllare e trasformare tutte le sfidedella vita.

Questi strumenti si sono presentati sotto forma di unacombinazione di 72 gruppi individuali di tre lettere,tratti dall'antico alfabeto sacro degli Ebrei.Per la loro origine divina e per il potere sovrumano cheesse contengono, tali combinazioni di tre lettere sonostate più conosciute sotto l'appellativo di "i 72 nomi diDio".

Questi non sono dei "nomi" nel senso ordinario eterrestre del termine. Sono in effetti dei campi dienergia, o mantra visivi, che vengono attivatispiritualmente più che vocalmente. In altre parole, nonavete bisogno di sapere come si pronunciano. E nonavete bisogno di sapere come e perché essifunzionano... Funzionano, ed è tutto.

Tutto ciò che dovete fare è guardarli esaminandoli dadestra a sinistra mantenendo il ritmo di un secondo.Incredibilmente e misteriosamente, attraverso questosemplice atto, viene liberata un'enorme potenza.Mescolare una normale osservazione con il MixaggioFosfenico ne amplifica gli effetti. Provate voi stessi eaddestratevi...

Possiamo anche estendere questo esercizio diMixaggio Fosfenico e di "lettura ottica" ai 23 volumidella bibbia cabalistica in aramaico, chiamata lo"Zohar".

I fosfeni sono il collegamento tra l'energia mentale el'energia spirituale, e sono la nostra rappresentazioneinteriore di tale flusso di informazioni e di energia. Perverificarlo basta semplicemente praticarlo comeindicato, perché la chiave è l'esperienza personale.Riassumendo, noi siamo in definitiva degli esseri diluce, senza dubbio costituiti da diversi corpi di luce inrisonanza sempre più rapida con velocità superiori aquelle della luce.

Il nostro universo fisico è il livello più bassodell'esistenza e il nostro cervello si comporta come unfiltro che ci permette di vivere e di sopportare, senzaesserne sommersi, le più alte dimensioni di luce allequali siamo tutti connessi.

I fosfeni sono una rappresentazione interiore ebiologica che trae la sua origine sia dai più alti (rapidi)livelli dell'esistenza, sia dalla creazione dei nostripropri occhi a partire da sollecitazioni.

Adriano B. Londra, Inghilterra

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GLI INSEGNAMENTI

DI ALEPH

CABALA II

Questo simbolo è di un'importanza fondamentalenella Cabala. La sua meditazione e leconoscenze di Fosfenismo ci offrono le chiavi

dell'iniziazione e della cosmologia.

Esso da solo riassume gli insegnamenti necessariall'iniziazione e alla conoscenza di Dio.

Aleph è il simbolo dell'unità, del principio, e perciòdella potenza, della continuità, della stabilità,dell'equanimità. Esso è anche il centro spirituale dacui irradia il pensiero, stabilendo un collegamento tra imondi superiori e quelli inferiori attraverso la Vav (barratrasversale) che collega i due Yod (superiore einferiore). Per il suo valore 1, esso è l'emblema delPadre Manifesto che è dietro ad ogni Manifestazione(Lo 0, il Padre nascosto o non manifesto, e nel qualetutto ritornerà, L'infinito, il Parabrahman, L'Aïn,evidentemente nel nostro sistema patriarcale da cui hatratto origine la cabala attuale).

L'Uno sorge dall'annientamento (Aïn) mantenendo ilsuo silenzio (lettera muta), è la pienezza del vuotodell'annientamento. A partire dal movimento di Unopuò scaturire l'universo. La scrittura per esteso diAleph (Aleph-Lamed-Pe), dà il valore 111 (tre volte 1, o treunità, trinità), numero che rafforza l'unità perché è ilvalore numerico di "Eh'ad Hou Elokim": Dio è Uno. Egliè Uno sui tre piani (Spirituale, Psichico, Materiale).

L'Aleph è composto da tre parti:

In alto uno Yod dritto, in basso uno Yod a rovescio, unaVav per riunire queste due lettere. Si nota

immediatamente un rapporto di simmetria e diinversione tra questi due Yod.

Lo Yod in Alto rappresenta la Realtà, al di là dellanatura, il mondo spirituale astratto, puro. Il cieloanteriore del tao, il piano di Vajra...

Lo Yod in Basso è la replica del mondo dell'alto, marovesciato. Nel mondo del basso riconosco il mondodell'alto e le sue leggi, per l'insegnamento delleomologie e dell'inversione. Il cielo posteriore, il pianodella matrice.

Lo Yod in alto guarda con la sua punta il mondospirituale. Lo Yod in basso fa esattamente l'opposto.Le Acque dell'Alto si riflettono nelle Acque del Basso.

I due lati simmetrici sono separati dalla dualitàdell'uomo. Ma questa Vav non separa soltanto, essariunisce e permette la comunicazione tra lo spiritualee il materiale che alla fine sono l'uno il riflessodell'altro e si fondono in uno (L'Aleph). La Vav ci chiededi scalare i 6 cieli (valore = 6) per raggiungere ilsettimo cielo (lo Yod in alto). La linea diagonale –simbolo della lettera Vav = 6 – è l'elemento che rompela simmetria delle coerenze, per provocare ilmovimento che genera la vita. Possiamo anchevederci l'unione dei nostri due emisferi cerebrali, deiquali l'uno è più orientato verso il materiale (cervellosinistro) e l'altro verso lo spirituale (cervello destro,dove si troverebbe il centro di connessione con Dio).

Non c'è mai stata dualità. Lo spirituale e il materialesono uniti dalla TORAH o TORA, ROTA (Rotazione),

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RUOTA, ma anche dalla LEGGE, IL DARMA, che èanche una RUOTA (CHAKRA). Così i nostri emisfericerbrali non sono opposti, ma complementari. Lameditazione girascopica o il dondolamento del puntodi oscillazione (lo Yod) da un emisfero all'altropermette l'equilibrio interemisferico che produce losviluppo delle capacità superiori.

Aleph è una lettera che può essere ribaltata. Essa girasu se stessa e può quindi avere un movimeto rotatorio.L'Aleph rappresenta allora la spirale, la rotazione. Unagalassia a spirale a due bracci (d'altra parte Yodrappresenta la mano di Dio, il germe, il punto diconcetrazione vorticante).

Aleph comprende in se stessa Dio, il Divino EL, oAleph Lamed.

Questa composizione collega l'Aleph al Tetragrammaperché le tre lettere Yod, Vav, Yod hanno un totale di26, valore del nome di Dio. Essa è quindi iltetragramma, il Nome Divino condensato in una solalettera. Questo "Amico", questo "Maestro" è quindi Dio,questa lettera è la manifestazione di Dio.

Dio è espresso dalla Rotazione, la spirale, la rotazionetanto nel mondo materiale quanto nel mondospirituale.

Aleister Crowley ci chiarisce sul grafismo dell'Aleph:

"Aleph ha la forma di una svastica, simbolicamenteAleph, il bue, come tale dimostra la terribile forza deivorticanti movimenti spirituali nel Piano materiale".

Aleph è associata all'elemento Etere, o Akasha, da cuisono usciti tutti gli altri elementi (Aria, Fuoco, Acqua,Terra), e in certe scuole viene visualizzata a livellodella gola (chakra Vishudda, l'Etere).

L'Etere contiene in sé una forza vorticante. I chakra delcorpo sono dunque centri Eterici animati da unmovimento di rotazione.

I due Yod stabiliscono tra i cieli e la terra uncollegamento, segnalato dalla Vav che qui simboleggial'uomo con una propensione spirituale. Proprio come inostri emisferi cerebrali, che sembrano separatimentre in realtà sono uniti. Il loro sviluppo simultaneopermette di essere quell'uomo dall'inclinazionespirituale, grazie alla creazione di un circuitoneurologico che permette la contrazione di pensierochiamata Kundalini.

L'uomo dalle propensioni spirituali è animato damovimenti vorticanti. Danza su Se Stesso.Quest'Uomo Universale che rappresenta l'Aleph èl'Adam Kadmon preso nella sua danza rotatoria.

Origine del tracciato:

In stampatello non possiamo che constatare la suasomiglianza con la svastica, o ruota solare, e con unagalassia a due bracci.

Aleph: rappresenta il muso di una vacca o di un altroanimale forte; in altre parole, la forza.

Il tracciato di questa lettera (in aramaico) corrispondealla testa di un bue con le sue corna. Per quanto miriguarda questa somiglianza non mi colpisce, e lo sipotrebbe associare altrettanto bene alla testa di unariete. Le corna sono collegate al simbolismo dellaspirale (soprattutto le corna di ariete che sono unsimbolo solare). Il toro suggerisce l'idea di forza, dipotenza dell'influenza che l'istruttore instillanell'allievo. E' la potenza della rotazione, del suomagnetismo.

Il toro è anche l'immagine del Dio maschile, è l'EL, ilDio Toro. Il toro rappresenta la potenza sessuale dellagenerazione, il fallo che veniva a toccare i fedeli digenere femminile per una buona fecondazione, lafertilità. Sono le danze in cerchio intorno a pietreerette, a volte lente, a volte veloci, che simboleggianol'unione dei princìpi maschile e femminile, il coito.Possiamo cogliervi il fatto che la forza vorticante ocircolare è un'espressione della forza sessuale. Essasi eleva turbinando dal chakra di base (muladhara opunto hui-yin). Nelle pratiche tantriche o taoiste, lacircolazione dell'energia descrive un'ansa tra i duepartner (orbita microcosmica) e passa dall'uno all'altro.Ci possiamo anche rappresentare dei vortici checircondano la coppia nella posizione yab-yum o delDio e della Dea. Questo potrebbe essere oggetto diinsegnamenti legati alla sessualità, un altro modo dieseguire degli esercizi fosfenici. La forza sessualeviene allora mobilizzata, e una coppia tao o tantra-fosfenica potrebbe approfittare della stimolazione diquesta forza del serpente per meditazioni giroscopichea spirale o circolari.

Bene, torniamo al simbolo.

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Si ritiene che esso simboleggi una vacca, quindi unbue.

Il bue simboleggia la potenza pacifica e la calma. E'l'immagine dell'istruttore che traccia uno per uno isolchi del sapere (o i solchi di una nuova strutturaneuronale), simboleggiati dalle linee di caratteri dellaTorah, nello spirito del suo allievo per prepararlo aricevere la conoscenza.

Ma questo significato di bue e toro non è accettato datutti i rabbini. Tale significato sarebbe falso perl'origine della parola bue.

Bisognerebbe utilizzare piuttosto il significato checorrisponde ad "Amico", a "Maestro" (Alouph).

Aleph è quindi il movimento di Rotazione che ci dà ilMaestro, l'Amico. Per avvicinarci a Dio dobbiamosviluppare questo movimento nel nostro corpo e nelnostro pensiero.

Nella Torah, quando l'aleph è scritta in minuscolorappresenta l'umiltà e richiama la techouva (ilpentimento). E' ciò che si produce in noi con la praticadella meditazione girascopica.

Rivediamo l'ortografia della lettera. Con –Aleph – ilmondo della creazione, degli angeli, dei principi. E'l'impulso Divino che anima l'essere di potenza diessere e di divenire. Con –Lamed- il mondo dellaformazione, dell'incarnazione, delle realizzazioni. Sislancia verso il cielo per chiedere un aiuto per la suasopravvivenza, che gli sarà dato attraverso lo scudo,che è Aleph. E' l'azione in seno alla vita. Con –Pefinale- è il mondo dell'azione fisica e carnale. Il mondomateriale e quello della vita completa. Essa sprofondaper indicare la materia che compone il movimentoorganico, che è Lamed. Pe finale è l'energia del corpovivente.

L'energia di questo corpo vivente è animato damovimenti vorticanti, rotazionali, proprio come lo spindegli elettroni.

Vista così Aleph è proprio il simbolo dell'inizio e dellafine. Proprio come il simbolo dell'infinito è formato dadue alfa riunite insieme.

Vediamo nella sua forma o nel suo disegno, o ancoranel suo schema, le diverse scale della creazione, conl'alto, il centro e il basso. In più, nell'ortografia di Alephè contenuto il nome Divino – El-, contrazione del nomeDivino –Elohim-, Dio che va a presiedere tutta lacreazione. La restante lettera è la Pe che, in quantoiniziale della parola Peh (Pe-He), significa Bocca. Vistain questo modo Aleph potrebbe leggersi El Peh =Bocca Divina, ovvero: Il verbo Divino attraverso il qualesi farà la creazione.

Aleph è la pulsazione divina che anima, Lamedl'azione organica, e Pe finale è l'energia del corpovivente. Si ma se Aleph in quanto pulsazione divinaanima la vita per farne un'esistenza, non è né la vitané l'esistenza. In quanto –Uno- Aleph anima la nostraenergia, la feconda e la rende fecondante. Se adessoall'ortografia di Aleph aggiungiamo una Vav = laFecondazione, Aleph diventa Alouph (Aleph-Lamed-Vav-Pe), che si traduce con "Capo tribù, Maestro,Dominatore", che sono altrettante denominazioni delSanto.

Il capo, il Maestro spirituale, è esattamente colui checi feconda attraverso la sua influenza spirituale,risvegliando in noi, con l'iniziazione, i movimentivorticanti dei nostri centri.

E' anche colui che proietta l'influenza più forte sulgruppo, e che viene allora designato come capo deimovimenti: sufi, dervisci o zoroastriani.

Cambiando la punteggiatura Aleph diventa Ilouph =Istruire, Educare, che è una delle funzioni di Aleph.Così si dice che il Santo è chiamato "Alouph" perché èla forza dominante del maestro. Guida dell'uomo cheegli istruisce ed educa, insegnandogli la saggezza.Questa saggezza passa attraverso la trasmissione deiritmi, che è la Saggezza di Dio.

Di F.T., ricercatore in neuroscienze

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STANISLAS STÜCKOLD, UNO DEI PIÙ GRANDI VEGGENTI DEL TEMPODI GUILLAME APOLLINAIRE IN COMPAGNIA DI EINSTEIN, DI FREUD EDEL DR LEFEBURE

STanislas stückold

Se Arthème Galip fu il maestro che innescò ipotenti e meravigliosi fenomeni che hannocambiato la vita al Dr Lefebure, Stanislas

Stückold fu colui che gli diede l'impulso intellettualeper realizzare l'opera che conosciamo. Lo incontrò a 12anni grazie a sua madre, Claire de Saint-Remy,pittrice, che spesso andava a trovarlo. Essa realizzòd'altra parte un suo ritratto.

Francis Lefebure ebbe dunque la fortuna di avvicinareun uomo realmente chiaroveggente, le cui parolerisuonavano ancora nella sua mente più di mezzosecolo dopo che Stanislas Stückold gli aveva detto:"Se aveste fatto Matematica, avreste fatto benissimo”.

E' chiaro che parole di questo genere nonsignificassero granché per un bambino, ma passandoil tempo, queste parole presero corpo e il Dr Lefeburegli attribuì tutta la loro importanza quando, molto piùtardi, diventato medico, si rese conto che per portarea buon fine il suo studio sulla nozione estesa disimmetria, la matematica gli sarebbe stata molto piùutile della medicina. Riteneva infatti che fossel'elemento che gli mancava per riuscire a completare lasua opera. Considerava Stanislas Stückold come il piùgrande veggente di tutti i tempi, e aveva la sensazioneche la sua visione si immergesse nel più profondodell'individuo, ma anche nel punto più lontano dellastoria dell'umanità. Umile e sobrio, Stanislas Stückoldha influenzato i più grandi personaggi della sua epoca,e nessuno saprebbe dire quale fu ad esempio il suoruolo nell'evoluzione del pensiero di Einstein. Il DrLefebure viveva continuamente con il ricordo del suo

maestro, prova che era una persona che segnavaprofondamente tutti quelli che lo avvicinavano. Unpersonaggio come se ne incontrano pochi, di cui ilDottore diceva: "non parlava che per veggenza!".

Il seguente documento ci permette di conosceremeglio Stanislas Stückold. Si tratta dell'introduzionedel programma delle sue tavole per l'esposizione fattain suo onore nel mese di ottobre del 1933, realizzata daElisabeth Stückold.

Esposizione Retrospettiva dell'opera diSTANISLAS STÜCKOLD(1868-1933)

Questa esposizione, organizzata in memoria delpittore Stanislas Stückold, morto il 9 gennaio 1933,non raccoglie che una parte della sua importanteopera. Le attuali difficoltà doganali non consentono diradunare tutte le sue tavole e i suoi disegni. E' statoquindi necessario scegliere le opere che hannocaratterizzato i diversi periodi della sua attivitàartistica. Alcune, ancora incompiute, sono quiintenzionalmente per dare un'idea dell'evoluzionedell'artista.

Stanislas Stückold è stato, in ciascuna delle opereche ha intrapreso, un altro uomo. Quando ci si riferisceoggi alle critiche che sono apparse su di lui sui giornalie sulle riviste di lingua francese, tedesca, ceca,polacca, inglese, si vede che, malgrado l'interesse epersino l'entusiasmo che ha suscitato, è rimasto un

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enigma per i suoi contemporanei. Apollinaire e AndréSalmon sono tra quelli che, per primi, hannoriconosciuto la sua importanza.

La maggior parte delle volte si girava intorno a lui comeintorno ad un monumento strano che non si riesce acapire. Lo stupore coglieva persino i suoi familiariquando parlava della sua evoluzione e dei suoi progettiartistici. Appena raggiungeva un obiettivo, dopo unalotta prodigiosa, lo abbandonava per seguirne unonuovo.

Nelle parole seguenti Stanislas Stückold si caratterizzada sé, e dà la spiegazione del suo continuorinnovamento: "Ogni opera d'arte deve essere unorganismo vivente; essa trae da se stessa la sua formae la sua idea. Attraverso una forte disciplina interiore,è quello che insegno sempre, si evitano le tradizioni, leimitazioni e altri errori. Bisogna nutrire con il propriosangue ogni opera che si produce".

Stückold controllava costantemente la sua attivitàcreatrice; ecco perché poteva spiegare la sua opera.Disse: "L'artista ha un'attitudine triplice di fronte allasua opera; può essere conservatore, progressista,rivoluzionario (intendeva queste parole in un senso nonpolitico, ma umano). Essere conservatore è per l'artistache invecchia aver perduto, insieme all'ardore giovaniledel suo sangue, la libertà di cogliere l'ispirazione e dirinnovare la sua fecondità; - essere progressista èsfociare nel soggettivismo, nutrire il desiderio di essereportato verso una corrente libera e indipendente e diraggiungere ciò che si nasconde dietro la realtà dellecose; - non si può diventare rivoluzionari se nonquando lo spirito soggettivo si è liberamente sacrificatoe si è fuso nello spirito cosmico.

Il seme deve avere una forza titanica per far emergeredalle tenebre sotterranee una pianta nuova che silibererà dal mondo inferiore e si espanderà liberamentenel sole. L'artista deve avere una forza analoga pertuffarsi nelle profondità del suo organismo, vivificare ilsuo sangue inerte, e liberarsi dal tempo. Solo il divinonon comporta differenziazione; soltanto là si trova laluce profetica".

Queste frasi potranno forse sembrare strane a chi nonconosce la via seguita dall'artista. Stückold dice di sestesso di essere stato attirato sin dall'infanzia verso lospirituale e il religioso, ma di non aver mai volutofuggire il mondo materiale. Perché egli amava la terra.

Un episodio della sua prima infanzia è, a questoproposito, caratteristico. Aveva visto le opere delpittore polacco Matejke, che ha dipinto la celebretavola storica raffigurante Sobieski in preghiera primadella battaglia contro i Turchi; ne fu così colpito chefuggì dalla casa dei genitori per mettersi al serviziodell'artista. Venne riportato a casa, ma questaaspirazione verso ciò che è superiore continuò ad agirein lui.

Può darsi che sia stato proprio questo impulso che,quando ebbe terminato i suoi studi a Varsavia, locondusse in Svizzera, a Raperswyl, dove questa tavola

era conservata al museo nazionale. Studiò chimica ematematica alla scuola tecnica di Zurigo. Andò quindia seguire dei corsi alla Sorbona; poi fu assunto in unlaboratorio chimico a Berlino e diresse infine unafabbrica di prodotti chimici a Varsavia. Il suo lavoro loportava un po' dovunque. Visse per un certo periodo aLondra, e fu in relazione con tutte le classi dellasocietà. Ma questo non basterebbe a spiegare comefacesse ad avere dei popoli e degli uomini quellaintuizione che lasciava stupefatti tutti i suoi amici.

C'era in lui uno straordinario bisogno di rinnovarsi incontinuazione, di posare ogni giorno uno sguardonuovo sul mondo, e di rigettare come una scoria tuttoil passato. Il suo genio era di rinascere senza tregua.Non si è mai lasciato prendere da consorterie, dascuole, da dogmi o da tradizioni. Ma ha sempreaccettato la lezione della vita, così come gli si offriva.Perpetuamente trascinato nel suo movimento, eppuresempre solo.

La sua originalità e il suo temperamento senza frenil'hanno avvicinato ad alcune delle personalità piùinteressanti della sua epoca, per allontanarlo inseguito. Ha fatto il ritratto di parecchie di questepersonalità. Non ne vedremo che qualcuno in questaesposizione, ad esempio quello del professor AlbertEinstein, ma danno già un'idea molto caratteristica diquell'arte che raggiunge il cuore dell'individualitàumana, quella che veramente nasce dal divino.

Il poeta Thèodore Dæubler ha detto di lui: " Stückgoldprima presagisce e scopre tutto in un colpo l'origineplanetaria di un essere. Intuisce quali infiniti rapporti louniscono a questi segni fiammeggianti che il Creatoreinscrive nello Zodiaco, che eleva al di sopra dellenostre teste, e che fa lentamente ridiscendere quandoè giunto il momento di morire." (Cicerone, XIII, 6).

Stückgold aveva una profonda compassione per ipoveri e per gli umiliati. Ha giocato una parte personalenelle lotte per la liberazione della Polonia al tempodella Russia zarista, e fu anche messo in prigioneperché lo si sospettava di appartenere ad un partitopolitico, cosa peraltro falsa, perché in realtà eratrascinato solo da un sentimento umanitario.

Una volta liberato, si diede completamente alla suaarte. Ebbe la fortuna di avere Matisse come maestro eil doganiere Rousseau come amico. Iniziò all'età ditrentotto anni e concluse la sua carriera a cinquantaseianni. Nello spazio di questi ventisette anni, è tutto unmondo che ha creato.

E' il pittore di una nuova Mitologia, scrive al suoriguardo un giornale svizzero: "Tali opere sembranofatte per riflettere l'anima umana come in uno specchio.Ciascun potrà percepirvi ciò che è, ciò che vuole, a chepunto è nella propria evoluzione. Queste opere apronodei cammini. Perché Stückgold non espone deipensieri astratti, ma delle verità della vita. Lagenerazione che sta crescendo lo amerà, se èconsapevole di se stessa”.

ELISABETH STÜCKGOLD

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Stanislas Stückold

Il Dr LEFEBURE ebbe come primo Maestro StanislasSTÜCKGOLD, che fu in relazione con EINSTEIN, delquale fece un ritratto.

STÜCKGOLD era considerato come il più grandeveggente di tutti i tempi. Sarà compito degli storicideterminare la parte di influenza di Stanislas

STÜCKGOLD sulla filosofia di EINSTEIN; così cometoccherà loro stabilire l'influenza del Dr LEFEBURE suiricercatori della nostra epoca.

Autoritratto di Stanislas Stückold, che fu certamente uno dei più grandiveggenti di tutti i tempi. Ingegnere chimico, poi pittore, fece un ritratto diEinstein e uno di Freud (Cfr. Esperienze Iniziatiche – Tomo 3).

Si nota qui sopra il serpente dell'iniziazione, interpretazione occidentale diKundalini, la donna e il bambino che egli ci dice simboleggiano l'anima chedà nascita ad una personalità superiore; l'abbigliamento semplice: rinuncia aibeni di questo mondo, che egli ha veramente vissuto, e soprattutto la lucenegli occhi.

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MINOU DROUET,LA BAMBINA PRODIGIO

MINOU DROUET

NEBBIA NEGLI OCCHI(ciò che il Dr LEFEBURE ha chiamato il bagliore diffuso)

In alcuni dei suoi libri il Dr LEFEBURE cita il caso diMinou DROUET che, come molti bambini lasciati ase stessi e che vivono in condizioni particolari,

pratica d'istinto il Fosfenismo e il pensiero ritmato.

La storia di Minou DROUET costituisce il caso tipo.

Ricordiamo che quando era bambina, non aveva altridivertimenti se non quello di fissare i riflessi del solesull'acqua, lasciandosi portare dai suoi ritmi cerebraliin un'oscillazione della testa da destra a sinistra, sulritmo pendolare di due secondi a 45° (vedere"L'Iniziazione di Pietro" e "Yoga di due secondi").

Fu la madre adottiva di Minou DROUET e anche degliamici che aveva in Svizzera che hanno confermato alDr LEFEBURE questa pratica istintiva deldondolamento della testa associato ai fosfeni.

Minou DROUET fu molto criticata. Subì numeroseaccuse, in particolare da parte di giornalisti letterari,che evidentemente non capivano come una ragazzinadi quell'età potesse scrivere così bene, attirare tantepersone e competere con i migliori scrittori dell'epoca.Fu calunniata. Alcuni dissero persino che era suamadre a scrivere al posto suo. Il destino volle che subisse un incidente d'autoabbastanza grave da farle perdere le sue meravigliosequalità.

Alcuni bambini italiani, a cui la maestra aveva fattoleggere qualche pagina del suo libro "Nebbia negli

occhi", le scrissero "tu esprimi quello che noisentiamo".

Ecco un estratto del libro "CONFIDENZE FANTASTICHE"di Jean-Pierre DorianEdito da Presses de la cité Paris - Deposito legale 1°trimestre 1969N° di stampa: 1 080-31-1. N° di Editore: 2 579.(Libro oggi introvabile)

L'accesso nel campo "dell'Invisibile" non è gratuito.Deve essere meritato. E' uno strano fenomeno dibaratto.Nel 1957 il mio adorabile amico, il compositore SteveLaurent, passeggiava un giorno con me in montagna,durante un soggiorno che io e mia madre facevamo nelsuo chalet a Megève.Non avevo neanche dieci anni. Ero molto fragile. Nonavevo mai camminato in montagna. Dopo due ore dicammino, egli si fermò, spossato, e mi guardò. Nonavevo il fiatone e non ero neanche fiacca. "Minouaveva l'aria di chi si è appena alzata", spiegò a suamoglie. Stupefatto mi chiese:- Sei grande come una pulce e sembri capace di fareil giro del mondo. Come diavolo fai, mia Minou?

Risposi ridendo:- Io divento la strada quando cammino...e quandogioco con un animale, io sono l'animale...Nel corso delle vacanze del 1956 ricevetti da LucetteDescaves una cartolina che rappresentava una pozzad'acqua nella proprietà della sig.ra De Jouvenel da cuipassava le vacanze, a Saint-Jean-Cap-Ferrat. Questafoto, in bianco e nero, mostrava un insieme di alberiche circondavano questa pozza d'acqua.

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Portando questa cartolina alla mamma, osservai:- Oh! Il signore in grigio...guarda...cade dietro l'alberodi destra. Che strana idea andare a morire lì!Mamma si aggiustò gli occhiali, non vide niente altroche l'acqua e gli alberi e mi sgridò un po':- Non dire stupidaggini, dai!Nel pomeriggio scrissi a Lucette per ringraziarla dellacartolina e conclusi così la mia lettera:"Perché il signore in grigio cade dietro l'albero adestra? Che strana idea andarea morire lì!".

La settimana seguenteandammo da Lucette, tornata aParigi, per la mia lezione dipiano. Ci raccontò allora che lasignora De Jouvenel erarimasta molto impressionata, eanche lei, perché appena eraarrivata la mia lettera il capogiardiniere, vestito in grigio, siera accasciato dietro l'albero,colpito da congestione.

Dopo tre giorni che eravamoospiti di Steve Laurent e di suamoglie, Marcelle Crespelle,autrice di Léone, i loro amicierano molto incuriositi perchériuscivo a far scaturire avolontà dall'erba il mondomisterioso.

Un pomeriggio, mi divertivo a sdraiarmi al piano terradel loro chalet, vestita solo con dei pantaloncini moltocorti e con un reggiseno altrettanto stringato. In pochiminuti ero ricoperta di lumache.

Istintivamente feci il vuoto in me e riuscii ad emetteredelle vibrazioni simili alle loro. Sbalorditi, gli invitaticonstatarono che tutte le lumache, a tempo, senzache io emettessi un suono, cominciavano ad alzare iloro cornetti e ad avanzare...

Il giorno dopo tutti i villeggianti l'avevano saputo.Naturalmente ci fu qualcuno che si rodeva il fegatoche cominciò a brontolare:- Si vedrà, ci sarà qualche trucco sotto! E videro. Una signora grande e grossa, con una voceche grattava il parmigiano, mi disse:- Sappiamo tutti che si tratta di lumache ammaestrate!- Allora, signora, provi lei sul suo braccio! Dissi io.Se ne mise quattro o cinque sulla mano. Rientraronotutte nei loro gusci e poi rimasero immobili.

Di fronte alla sua espressione contrariata, consigliai:- Vada a cercarne qualcuna lei e la porti qui, si vedrà!Tornò il giorno dopo con delle lumache. Mi sdraiai,chiusi gli occhi e un vapore bianco sorse intorno allamia piccola carcassa: smisi di essere Minou perdiventare lumaca in mezzo alle lumache chetestimoniarono, come quelle della sera prima, la lorogioia di sentirsi , cornetti al vento, su una zona amicamentre facevano evoluzioni.

Tra i presenti, un signore dall'aria seria dichiarò chebisognava raccontare questo straordinario fenomeno apersone qualificate.

Questo mi fece ridere!In questa vita da pazza che mi è dato assaporare, lacosa più strana è che se all'inizio c'era un pugno dipersone che dubitavano dell'autenticità delle miepoesie, nel mondo "erudito", non si smette di

chiedermi – proposte allamano – la mia "ricetta" pervarcare la frontiera"dell'invisibile".

Là, nessuno dubita più. E sonoio che dico "porcherie"!Perché porcherie?Perché usare un potere sullevibrazioni altrui può essereterribile. Quando le vibrazionidi un essere trovano, con levibrazioni di un altro essere,un accordo perfetto, questo sichiama amore.

Sulla terra solo una cosa dura:le scarpe troppo piccole.L'amore non beneficia dellastessa durata.Il gioco delle vibrazioni quindisi modifica – e può ancheessere modificato.

L'importanza delle vibrazioni è tale che si riuscirebbemolto agevolmente, ne ho la certezza, a renderemascalzone un Santo, semplicemente alterando laqualità delle vibrazioni che emette.

Dal mondo intero ho ricevuto offerte da parte di medici,di ricercatori, di domatori, di psichiatri, di psicologi.

L'universo "dell'invisibile", se non vi entrate ricchi solodella volontà di dare la felicità agli altri, può diventarela succursale dell'Inferno.Da Marcelle Castelier feci la conoscenza di Francis deMiomandre, ingiustamente dimenticato, ma cheottenne il premio Goncourt con un libro delizioso:scritto sull'acqua, in un'epoca in cui i membri delGoncourt erano chiaroveggenti! Romanziere e poeta, evibrante, i suoi occhi vi facevano volare verso non si saquale lido dove il mare doveva diventare rosso sotto uncielo dalle nubi erranti come dei cani perduti.

Sentire la mano di Francis chiudersi sulla vostra viintroduceva in un universo strano e impalpabile.

La prima volta in cui andai da loro sapevo che nelcaminetto del salone, delle dalie di fuoco avrebberoimposto ai muri i loro rettili danzanti. Occorreva che cifosse il fuoco.Per orchestrare l'apporto di ciascuno di noi, ci volevala danza sacra di queste daghe di fuoco che portavanoper noi la sinfonia silenziosa e vivente più vecchia delmondo: quella del fuoco.

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In occasione di questa visita, in via Mozart, Miomandremi mostrò da lontano una specie di gioiello prezioso,ogni molecola del quale sembrava far parte,giustamente, del luogo fatato di "Altrove":

- E' il mio camaleonte, ma si lascia avvicinare solo daMarcelle...si chiama "Pharaon".... mi dice FrancisDiceva questo come per chiedere scusa, con la suaaria da bambino tormentato al pensiero di rattristare glialtri.

Mi infilai in fondo ad una poltrona e rimasi in silenzio.La zona lattigginosa che mi isolava dagli altri mi fecesapere che le nostre vibrazioni, quelle di Pharaon e lemie, si erano appena trovate, si sincronizzavano.Dolcemente il camaleonte venne sulle mie braccia, poisulla mia spalla, poi nel mio collo. Una vera tenerezzaci unì in seguito, Francis, Marcelle e me.

Una sera, nel momento in cui stavamo andando via –avevo dieci anni – chiesi:- Francis, vorrei mettere le dita sulla vostra fronte...Venne vicino a me:- Minou, ho un tale mal di testa in questo momento...

Le mie mani vagarono sulle sue tempie; constatairidendo:- Si direbbe che qui dentro ci sia un ingorgo dimacchine, come per la strada. Il giorno dopo un colpo di telefono di Marcelle Castelierci informò che una terribile emorragia si era prodottamezz'ora dopo la nostra partenza. Il medico chiamatodisse che questa emorragia aveva salvato Miomandreda una congestione cerebrale.Nel giugno 1959, io e mamma andammo a salutareFrancis prima di partire per la Bretagna.Egli mi disse:- Mi dispiace molto non vederti più per queste vacanzeestive, vorrei essere già a settembre.Lo guardai e mormorai,- Francis, dobbiamo dirci addio perché voi partirete perdelle vere vacanze estive...Impallidì:- Minou, non vorrai mica dire che morirò?Alzai le spalle:- Morire, una parola che non significa niente. E' solo ilpaesaggio che cambia.Mi aveva preso le mani, le baciava:- Minou, vorrei che tu fossi vicino a me quando morirò.Mi sembra che sarebbe meno spaventoso...Gli dissi molto piano:- Verrò vicino a voi; mi vedrete entrare nella vostracamera; vi prenderò per mano, ve lo prometto; nonavrete mai visto degli alberi così straordinari...

Rientrando a Parigi, a settembre, quell'anno, MarcelleCastelier ci fece sapere che il primo agosto Francis eramorto in una clinica, a Saint-Brieuc. La sua agonia eradurata due giorni.

Un mattino le aveva detto:- Guarda, ecco Minou che entra...viene a sedersi sulmio letto e poi mi addestra...Mio Dio, com'è bello! Oh!

Che alberi...Aiutare un essere a cambiare zona, accettare dirimanere vicino a lui, nel silenzio di questa specie didrappo il cui velluto lattigginoso insinua nelle vostrecellule e in quelle dell'altro le sue sete viventi; otteneredai vostri propri nervi che sappiano tacere: può darsiche sia questo meritare – o pagare – il propriopedaggio per la soglia dell'"Invisibile".

Nel momento più denso e più inverosimile dellacampagna di stampa che salutò l'uscita del mio primolibro di poesie nel 1956, se degli "intellettuali"credettero in bel modo di gridare all'impostura,Supervielle, Pasteur Valléry-Radot, Rousseau, RobertKemp, Gérard Bauer, Yves Nat si gettarrono nellamischia battendosi per me. In Bretagna altri mi preseroper una strega. Le bisce venivano da me, vivevano sulmio collo; covate di pulcini e di anatre mi seguivano làdove il mio capriccio di bambina le ghermiva,abbandonando la loro madre anatra o gallina.Un parroco, per punirmi di aver rifiutato di imparare amemoria un capitolo di catechismo, mi cacciò dalcorso.

Avevo lanciato:- Non capisco perché dite che siamo liberi...non siamoliberi in niente. Il mio vicino non è libero di bere o dinon bere; il suo cervello è inchiodato sul glu-glu dellabottiglia...Io non sono libera di fare o di non fare dellamusica con le parole che cantano nella mia testa,perché, anche se mi tappo le orecchie, continuo asentire le parole che cantano...Allora, se non siamoliberi, siamo schiavi, e se siamo schiavi non possiamopiù scegliere se fare il bene o il male...

Si infuriò, gridò che disturbavo l'ordine della lezione econcluse:- Non siamo qui per capire ma per imparare!Gridai:- Se ho un comprendonio, è Dio che me l'ha cacciatoin testa, e se me l'ha messo è perché me ne serva!Ma poichè la mia presenza al catechismo eradiventata indesiderata, la mamma si agitò:- Dove farai la comunione?- Non preoccuparti, se la sbrigherà il Papa!La mamma alzò le spalle:- Non dire stupidaggini, come se il Papa...Srotolando la biscia che dormiva sotto i miei capelli,risposi tranquillamente:- Esattamente, il Papa, vedrai! Un signore andrà atrovarlo, e noi andremo a trovarlo a casa sua.

La cosa era talmente idiota che non fece riderenessuno:Cinque mesi dopo, a Natale, arrivò a mio nome unacassa enorme. Arrivava da un poverissimo paeseitaliano, Bellinzago, in provincia di Novara.

La mamma, la nonna ed io restammo senza paroledavanti al contenuto di questa cassa: su alcunepagine strappate da quaderni, tutti i bambini del paesemi dicevano, ciascuno a suo modo:"Minou Drouet, bisogna essere stupidi come unapersona grande per non credere che sia proprio tu a

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scrivere le tue poesie perché noi, che abbiamo la tuaetà, sentiamo nel nostro cuore le cose che hai scritto,ma noi non troviamo le parole per dirle".

Ogni abitante del paese aveva aggiunto una lettera: ilcomunista, il lattaio, il parroco, il gendarme... Tuttidicevano:"Sembra che nel tuo paese ti rendano infelice. Vieniallora da noi con tua madre. Per ogni tavolo c'è unpiatto per voi, e c'è un letto da ciascuno di noi. Venite".

Sotto tutte queste pagine c'erano dei giocattoli. Ognibambino aveva accettato di privarsi del suo giochettopreferito per me: delle bambole che avevano dovutoandare a dormire per un anno tra piccole mani sudate,dei soldatini che avevano dovuto fare un bel po' diguerre, delle palle asmatiche, delle biglie di agata chefissavano su di me lo sguardo di un mondoappassionato.Scrissi loro.Venti giorni dopo, arrivò una lettera di Don CarloArdizio, parroco di Bellinzago:"e rientrato da Roma, il Papa ti riceverà in Vaticano etu gli parlerai".Ebbe luogo una lotta strana. La lotta dell'"Invisibile"contro l'astio dei potenti del mondo, di questa Parigiche maciulla chi non sa strisciare.

Il congresso internazionale di poesia doveva riunirepoeti di ciascun paese. Ogni governo doveva pagare ilviaggio dei suoi. Supervielle, con quella sua immensabontà, scrisse una lettera per dire che, non potendomuoversi a causa della sua cattiva salute, miincaricava di rappresentare "la poesia".

In Francia nessuno volle pagare la mia trasferta. Se neincaricò la C.I.T. I giornali italiani non mancarono didirlo, senza gentilezza verso la Francia.

Questo congresso si teneva in Sicilia, quindi in teorianon dovevo andare che là, e non a Roma. Il nostroviaggio e il nostro soggiorno furono miracolosamenteofferti.

Un signore molto influente, furioso per non essereriuscito a far annullare il mio viaggio in Sicilia, tentò difar annullare dal Quai d'Orsay l'udienza particolare chePio XII mi aveva accordato...senza che la chiedessi.

Pio XII si intestardì e la mantenne.Per Don Carlo Ardizio e per la mamma questa udienzaaveva del miracoloso, perché conoscevanol'importanza degli ostacoli che i "grandi" avevanocercato di accumulare perché questo incontro nonavesse luogo.

Per me questo ingresso al Vaticano faceva parte dellavita normale perché, parecchi mesi prima, esso si erainserito nel mio piccolo universo. Insomma, lo vivevoin ritardo.Ci andavo con una sorpresa non più grande di quellache potrebbe provare la massaia davanti alla dispensascoprendo dei vasetti in cui l'estate prima avevamesso via ciliegie e albicocche.

La mamma immaginava che una poetessa di nove annisarebbe stata abbagliata, turbata, posando il piedesulla prima lastra del Vaticano.

Sfortunatamente l'orologio della più meravigliosamamma del mondo era in ritardo di cinque mesirispetto a quello della sua birbante di figlia, e si trovòdi fronte una ragazzina dispettosa che, da una salaall'altra, si trasformava in terribile Jojote.

Non che questo incontro non sia stato – per me –senza importanza. Oh! No! Ma tutta la sua solennità,tutto il suo valore, ne avevo sentito il peso cinque mesiprima, mentre a piedi nudi nella nostra casa diPouliguen, annunciavo alla mamma che il Papa miavrebbe ricevuto a Roma.

Nel primo salone, un Monsignore venne da me e midisse gentilmente:- Minou Drouet, mi sono piaciute molto le vostrepoesie. Ne so una a memoria.

Lo guardai e osservai, ballando da un piede all'altro:- E a me piace molto il vostro abito; è tagliatobenissimo.

Era orribile. La mamma mi sussurrò in un orecchio:- Ascoltami bene. Se dici ancora un'altra stupidaggine,ti giuro che riceverai proprio qui la più bella sculacciatadella tua vita!

L'udienza con Pio XII, la certezza di fare la mia primacomunione in Italia, tutto questo girovagandonell'"Invisibile", ne avevo acquisito la certezza, ma lasculacciata, almeno quella, non figurava nel quadro. Equesta idea mi lasciò meravigliata.

Conoscevo la tecnica della mamma: la mano sinistra,come un vento di noroit, spazzolava le mie gonnelle, ela destra, con la regolarità di un metronomo,accordava al mio didietro quello che gli era dovuto. Lo trovavo perfettamente logico.

Da molto tempo avevo notato che la cavità del palmodelle mamme è calibrata per incontrare le rotonditàcarnose del loro bambino. Visibilmente, questo eravoluto da Dio. Perché offenderlo rendendo inutilequesta perfezione del dettaglio?

Più attraversavamo sale sontuose, più consideravoche il vero motivo del mio arrivo a Roma era forse,dopo tutto, l'obbligo di ricevere, nel bel mezzo diquesta profusione di ori e di visi d'angelo, la più bellasculacciata della mia vita.

Sotto la sua mantella nera, la mamma aveva barattatoil suo colorito da camelia per quella lividezza verdastrache decidono di prendere, fino alla loro morte, leortensie che sbocciano in settembre.

Sala dopo sala, accumulavo le gaffes e lanciavo versola mamma un occhio tenero, presentandole il settoreche, al di sotto della mia cintura, spiava l'ora delregolamento di conti.

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- Dimmi, mamma, credi che qui potrebbe andare beneper la sculacciata?Un vecchio sacerdote, venuto a parlarci, se ne eraandato torcendosi dal ridere. Alla fine fummo ricevutein una stanza dalle finestre coperte da lunghe tendescure. Un sacerdote mi mostrò lo scranno e mi disse:- Sua Santità sta per arrivare e si siederà qui perricevervi...Guardai la magnificenza del trono, poi indicai, al disopra, appeso al muro, un Cristo:- Ah! Sua Santità si siederà su questo trono? E checosa dirà Colui che, là in alto, si accontenta di duepezzi di legno?

Un gran ridere sembrò sorgere dai muri, dai tendaggi,dal soffitto prezioso. Questa risata sgorgava soltantoda una strana alba di luce che aveva appena invaso lastanza: Pio XII.Entrò. Come una statua, il suo corpo inesistentelasciava che le pieghe del suo abito cadessero, drittee scolpite in uno strano materiale. Egli articolò,cesellando ogni parola con una frazione di silenzio:- Da quando esiste il Vaticano, penso che una cosa delgenere non sia mai stata detta...

Nella speranza, naturalmente, che se avesse parlatomi avrebbe impedito di dire delle sciocchezze, lamamma farfugliò:- Mia figlia non sa come esprimere la sua gratitudine aVostra Santità...aveva talmente paura di non riusciread arrivare sino a voi.Di solito mi mangiavo la metà delle sillabe ma là,sarebbe stato troppo bello. Parlando come in francese,osservai:- Bisogna che venga in Vaticano per sentir mentire miamamma. Sapevo molto bene che sareste stato moltocarino...che mi avreste ricevuta...e che mi avreste fattofare la mia prima comunione in Italia...- E come lo sapevate?Lo spiegai. Pio XII sembrava appassionatamenteinteressato. Mi pose delle lunghe domande perassicurarsi che avessi ricevuto a casa una solidaformazione religiosa, e aggiunse:- Volete fare la vostra comunione a Roma?- No. Voglio farla nel paese di Bellinzago dove tutti mihanno dimostrato tanta tenerezza quando avevo degliaffanni.

Mi diede l'autorizzazione e aggiunse:- Rimanete sempre così come siete...e tornate atrovarmi non appena ritornate in Italia.Lo guardai. Tra lui e me la nebbia si sollevò, ovattata,impalpabile, ma così pesante di significato.Ripetè:- Minou, tornate a trovarmi, se Dio lo vuole.- Oh! Sapete, in certi momenti fa i capricci...è lui che viinviterà ad andarlo a trovare molto presto nel suoranch. Dobbiamo dirci addio.

Indietreggiando di due passi, presi lo slancio e glisaltai al collo. Mi tenne stretta per un secondo, miguardò e disse pensosamente:- Pregherò perché rimaniate sempre così... E voi,Minou, pregate per me.

All'uscita da questa stanza, la sculacciata! Fuveramente degna del quadro!Rividi parecchie volte lo straordinario Don CarloArdizio, vecchio professore di filosofia, parroco diBellinzago. Ci scrivemmo spesso. L'ultima volta che lovidi, alla RAI di Roma, mi disse:- Sono felice. Tornerai tra due mesi. Ho degli amici chefaranno un viaggio in Francia e vi prenderanno a Parigi,te e tua madre, per portarvi qui...Passeremo qualchegiorno insieme.- Carlito, l'amico di lassù ti tirerà su prima di allora!Mi chiamava sempre la "Marchesa di Bellinzago".Mi prese le mani:- Marchesa, ho sempre pensato, da quando ticonosco, che vorrei morire tenendoti per mano,guardandoti. Ma che sia fatta la volontà di Dio.

Lo scrollai per non farmi prendere dalla tristezza edissi:- Beh, perché dovrebbe rifiutarti questo, il nostroAmico di lassù? Sei sempre stato un bel tipo daparadiso, allora vedrai, quando andrai in vacanza mivedrai entrare nella tua camera e ti prenderò per mano,e sarà la tua marchesina che ti porterà verso di lui...Un giorno ricevetti la lettera di un vecchio amico di DonCarlo Ardizio. Mi faceva il racconto della morte diquest'uomo ammirevole. A tutti quelli che eranopresenti aveva confidato:- Oh, la marchesina! Aveva ben detto che sarebbevenuta. Lasciatela passare. Mi prende per mano. Miporta...Come è tutto luminoso!

Tutte le settimane io e la mamma andavamo a pranzoda amici molto cari, il dottor Maurice Julliard e suamoglie. Lui era stomatologo e, siccome la miamascella superiore sporgeva come un balcone dal mioviso, la riforniva di piccoli aggeggi metallici.

Maurice Julliard era un vero poeta. Il giorno in cui fuiammessa nell'ufficio in cui ammucchiava le sue tele,ebbi un colpo al cuore. Da certe sue tavole sorgevanole ruote luminose che succedono agli strati di nebbiadell'"altrove", la mia vera patria.

Tutti quelli che si sono avvicinati a quest'uomo,dall'anima di santo, dal sorriso di bambino, l'hannoadorato.

L'avevo battezzato "il mio zietto di Altrove".

Da anni soffriva di una nevrite alla spalla destra, che avolte gli strappava degli urli di dolore, visto che il suomestiere lo obbligava a muovere di continuo questaspalla.A parte questo, aveva un'ottima salute.

Un giovedì, come al solito, avevamo appena finito dipranzare da lui, ma a tavola non avevo detto unaparola.

Alle sue provocazioni, mi sentivo terribilmenteincapace di rispondere. Nell'istante in cui si era sportosu di me per verificare l'efficacia del mio apparecchiodentario, un autentico strato di latte si era riversato tra

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di noi. La nebbia più densa che avessi mai subito traun essere e me!

Ebbi bisogno di tutta la mia volontà per impedire aimiei denti di battere e per non urlare: "Non lui, mio Dio,non lui!"Era uno degli esseri che sentivo più miracolosamentevicino a me. Dopo pranzo, invece di rimanere là persuonare il clavicembalo e per accarezzare il loro cane,bisbigliai alla mamma:- Presto, presto, andiamo! Trascinai via la mamma, senza voler ripassare nellostudio di Maurice Julliard, come facevo ognisettimana, per abbracciarlo. Mi aggrappai allamamma:- E' morto, vieni in fretta, non voglio più vederlo!

La mamma uscì precipitosamente con me. Una voltasulle scale, ebbi vergogna e supplicai:- Vieni con me. Bisogna andare ad abbracciarlo. E'morto, non lo rivedremo più.La mamma, pallidissima, non osò dire di no.Venne ad aprirci l'infermiera. Sempre stuzzicandomi,cominciò:- Allora, la nostra Minou aveva dimenticato diabbracciare il suo...Si fermò di fronte al mio viso livido, e gridò:- Mio Dio, ma starà male. Il dottore...La scartai bruscamente, entrai nello studio senzapreoccuparmi della cliente che vi si trovava, e mi gettaial collo del Dottor Juillard. Dopo di che me ne fuggiisenza una parola.L'indomani mattina partimmo per Milano.Rientrammo due giorni dopo. Appena tornate, la nonnami disse:- Porta la tua valigia in camera, ho bisogno di parlarea tua madre.La guardai e le dissi:- Il dottor Juillard è morto giovedì. Noi eravamo da lui.Non capisco perché vuoi fare la misteriosa.La nonna ci informò allora che la signora Julliard avevatelefonato per farci sapere la terribile notizia e perraccomandare di non portarmi perché non voleva chemi impressionassi per il volto di suo marito morto.Alzai le spalle:- E' stato giovedì che ho creduto di sentirmi malesentendo che lui sarebbe morto dietro la nebbia...Ancora una volta, la sola incomprensione che maisorgeva tra la mamma, la nonna e me, scavò il suofosso.Lo sfasamento era inevitabile.La signora Julliard, la mamma e la nonna rimaserostupefatte della mia calma di fronte a quest'uomo cheavevo adorato, il viso ingiallito dalla morte, cosa cherende tanto più impressionanti i sanguigni come lui.Avevo sofferto con tre giorni di anticipo ciò che lorosentivano adesso.

Come il desiderio di una cosa è sempre piùmeraviglioso del suo possesso, così il timore di unacatastrofe è più lacerante della catastrofe stessa.Penso che la prova più bella dell'importanza dellevibrazioni e del risultato che si può ottenereorchestrando quelle di due esseri per venire in aiuto ad

uno dei due, si manifesti negli esempi che posso daresugli animali.

Alcune persone famose sono state testimoni delleesperienze che ho fatto.Eccone qualcuna.Chiunque, capace di fare il vuoto in sé, di crearsi ilsilenzio, di trasudare il proprio silenzio e, nell'assolutodi questo silenzio, di ascoltare le vibrazioni dell'"altro",può riuscire a fare tutto ciò che racconto, e anchemolto di più.

Bisogna prima di tutto "saper amare l'altro". Amarloabbastanza da poterlo ascoltare. Ascoltare: la piùgrande prova d'amore che si possa donare ad unessere, ad una circostanza. Ascoltare per percepire ilsuo bisogno, la sua miseria, la sua debolezza, la suaimperfezione. Ascoltare per scoprire di lui ciò che eglistesso ignora. Ascoltare ancora per sondare"l'avvenimento" non più soltanto nella realtà materialee logica della vita, ma là dove si forma, ovveronell'"invisibile".

Ascoltare è infinitamente più impegnativo, più difficiledi quanto si creda. E' contrarre tutto il proprio essere,cellula per cellula, per collegarsi sull'"altro",totalmente.

Poiché alcuni studenti di Maisons-Alfort mi avevanochiesto di andare a presentare un animale al Gala della"Notte veterinaria", al Circo d'Inverno, accettai. Lecelebrità presentavano dei cani o dei cavalli. All'ultimomomento mi portarono dietro le quinte un'enormecassa. Uno studente mi disse, scherzando:- Vedi di cavartela, ce ne sono due metri...Era un pitone. Vennero ad avvisarmi che era pericolosoe che "spiava senza tregua per cercare di richiudere suuna qualsiasi particella del vostro corpo la sua terribilemascella", assolutamente simile a quella di uncoccodrillo"...Inoltre, non bisognava cercare di immobilizzarlostringendo le sue vertebre dorsali perché si sarebberosbriciolate come cristallo.

Avevo tutto contro di me quella sera: impossibilità difare il silenzio in me; dietro le quinte, artisti, curiosi,giornalisti ciarlavano senza sosta. In più avevo unmale atroce per due denti del giudizio che miimponevano un inizio di trisma (spasmo dellamascella) e un gonfiore della guancia destra e delcollo; nell'orecchio destro, con una precisioneinfernale, una malandrina di lancetta invisibile mimartellava il timpano...

Di solito, quando sto bene e posso "operare" seguendoil mio metodo di silenzio e di accordo di vibrazioni, latemperatura dell'"altro" diventa sensibilmente similealla mia.

Malata, abbrutita dal rumore, l'istinto (questa boa disalvataggio degli ignoranti del mio calibro) mi soffiòche bisognava sbrogliarsela altrimenti.Mi sporsi sulla cassa minacciosa e compresibruscamente che lo sforzo avrebbe dovuto essere il

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mio, per modificare la mia temperatura in modo daregolarla sulla sua.

Come scaglie di fiori, le mie dita vagarono, il temponecessario per sentire questo ghiaccio d'icebergentrare in loro.

"Può darsi che non riesca, pensavo, a rendere alle miespalle e alle mie braccia, raggiunte da questo freddoangosciante, la loro solita flessibilità, indispensabileper offrire un porto accogliente ad un rettile. Può darsiche non riuscirò ad emettere questo impercettibile lazoche il mio soffio, alla fine dell'espirazione, lanciasempre alla base della testa di un animale. Soloquesta certezza: le mie dita non utilizzeranno mail'unico modo per immobilizzarlo, con il rischio difrantumare le sue vertebre dorsali".

Ora che avevo sopportato l'ondata delle mie dita sullasua massa, il pitone sembrava agitarsi. Le mie manientravano nel mistero ghiacciato del suo corpo, nel piùprofondo dei suoi anelli, in un universo che aderiva allamia carne come se migliaia di ventose inchiodasserola mia epidermide alla sua pelle, nello stesso temporuvida e umida di un sudore inquieto.

Capivo in una frazione di secondo che dovevo esserequella che decide, che impone la sua volontà, tenera eprecisa, senza sbavature.

Un animale, qualunque esso sia, come un bambino,non vi permette di perdere mai la faccia.Due metri di tubo per innaffiare la vostra erbetta, Diomio, quanto sono corti!

Per sapere che cosa possono essere due metri,bisogna misurarli "in pitoni".

La punta del mondo.

La punta dei vostri nervi.

Questi due metri a temperatura di cadavere – chediventava la mia – questi due metri che si incollavanoalla mia pelle, dolcemente decisi a passare sulla mianuca, a scrosciare intorno alle mie spalle, a seguire lemie braccia, io li presi, li accolsi. Due metri di cuiun'estremità, mio Dio, con lo scatto di un ciakinquietante, cercava con rapidità di chiudersi su unsettore qualsiasi della mia persona. Dallo sguardobisognava continuamente riuscire a valutare, in undecimo di secondo, la distanza che separava questaterribile mascella dalla mia carcassa. Nell'istante incui valutavo che cinquanta centimetri separavano isuoi denti dalla mia spalla, uno stacco totalmenteimprevedibile, ma alla velocità del lampo, catapultavale sue mascelle a tre millimetri dal mio polso.

Tutte le foto di quella notte mi mostrano sorridente,distesa. Penso che sia stata veramente quella la nottein cui ho risposto con lo sforzo più inverosimile allaporta dell'"invisibile".Il giorno dopo un giornalista andò a trovare EmilienBouglione, direttore del Circo d'Inverno.

Nel Paris-Presse del 28 marzo 1968 racconta checostui dichiarò a proposito di me:Non ho che un'idea, ingaggiare Minou Drouet cometestimonial per la prossima stagione perché, daquando l'ho vista con quel pitone, sono persuaso cheabbia un fluido che le permette di domare qualunqueanimale selvaggio. Ho visto sfilare molti domatori, eaffermo che nessun professionista avrebbe saputofare quello che la signorina Drouet ha fatto l'altra sera.Questo pitone di due metri, con la sua boccasmisurata, era pericoloso. Quando l'ho visto arrotolarsiintorno al collo e alla vita della piccola, ammetto cheho avuto paura per lei. E tuttavia, credetemi, ne hoviste! Sono convinto che, a parte la poesia, lavocazione profonda, autentica, di Minou Drouet sial'arte di domare. Secondo il parere degli studenti checonoscevano questo pitone, nessuno prima di Minouera riuscito ad avvicinarlo.

L'"Altrove" – l'"altrove" rispetto a sé, l'"altrove" degli altri– è la patria dove hanno diritto di fare scalo coloro chesanno aver male nella loro carne e nel loro cuore.

Saper aver male: saper fare di ciascuna delle propriemiserie un atto d'amore, un atto di offerta.

L'"altrove" è la patria di chi è trafelato, aspetta, sidibatte. L'Invisibile ne è il maestro di ballo, colui che fadi ciascuna vibrazione il geroglifico sacro di un codicemillenario, catapultando fuori del tempo e dello spaziol'essere liberato da se stesso.

Le mie esperienze sugli animali cosiddetti selvaggi melo provano.

Dal principe Villayat Inayat Khan, una sera durante unacena, in una stanza poco illuminata, percepimmo lapresenza di uccelli.Mi spiegò che erano dei falchi. Dopo qualche minuto,le mie dita, che avevo la mania di tendere comeantenne quando mi sentivo ghermita da quello che voichiamate "l'Invisibile" e che io chiamo il mio "altrove",rilevarono un'altra presenza.

Gli dissi che in un'altra stanza doveva trovarsi un altroanimale che aveva bisogno di tenerezza. Mi rispose:- Si, un falco, incatenato perché continua ad esseremolto selvaggio ed è impossibile addomesticarlo.

Mi permise di andarlo a vedere, raccomandandomi dinon toccarlo perché era molto crudele.

Feci il vuoto in me per registrare le vibrazioni del falco.Tra lui e me si formò una specie di zona bianca, similea quella spessa nebbia che si leva al mattino sui prati,in estate, e che scomparve nel momento in cui sentii"l'altro" in me.

Qualche minuto dopo tornai nel salone, con l'uccellosul mio polso. Si fece un silenzio assoluto tra gli indùpresenti. Degli "iniziati".Progressivamente, si vide addolcirsi il bagliore rossoche viveva nello sguardo del falco, lo si vide far postoad una sorta di tenerezza, poi raggomitolò la testa nel

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mio collo. Allontanai molto dolcemente il braccio dalmio viso, e chiesi molto piano a Villayat Khan:- Che cosa mangia?- Solo carne rossa.

Per mostrare che ormai il falco voleva quello che iovolevo, presi dal tavolo una foglia di lattuga, me la misiin bocca e guardai l'animale. Avvicinò la testa poi, peressere ben certo di non ferirmi le labbra, affondò il suobecco obliquamente nella mia bocca e prese dalla mialingua la foglia verde, che mangiò.

Il principe volle allora regalarmelo, dicendomi:- Tu sola hai saputo trovare il cammino del suo cuore;non potrebbe più essere felice senza di te!Ero follemente tentata di accettare. Un lampo di buonsenso mi suggerì che accettarlo sarebbe statocondannarlo ad una vita miserabile, nel nostroappartamento che abbandonavo continuamente per lemie tournées di concorsi.

Risposi:- Sarebbe troppo infelice...Mi propose allora di venirlo a trovare tutte le volte chelo desideravo. E fu allora che, davanti a tutti i mieiamici, dichiarai:- Noi non ci rivedremo mai più perché per lui è ormaiimpossibile vivere senza di me!

Quella sera il principe chiuse personalmente tutte leporte e tutte le finestre. Al mattino sul trespolo diAurora (il falco) non rimaneva che la catena. Di quellameraviglia dagli occhi d'oro non si trovò più nulla.

Nessuno seppe mai che da quel mattino ogniimmagine che si espandeva sulle mie retine erabordata di oro fluido.

Da dove veniva Aurora? Qual era la sua missione? Ionon sono né un'iniziata né una sapiente, né unaricercatrice. Di quel cerchio dorato che ormaiincastonava tutto quello che succedeva davanti a menon ne ho parlato a nessuno. E' stato necessario cheJean-Pierre Dorian mi chiedesse se credevoall'"Invisibile" perché gli dicessi il mio segreto.

Un anno dopo ricevetti una telefonata da Villayat Khanche mi chiedeva di andare a trovarlo. Aveva un'aquilaimperiale molto selvaggia e voleva farla fotografare.Straordinariamente bella, nessuno voleva avvicinarla.La mamma protestò. Temeva i rischi di un taletentativo. Chiesi ad un'agenzia di stampa se fosseinteressata, e partii con il fotografo per Suresnes.L'aquila era su una terrazza, incatenata. Imposi che milasciassero sola con lei. Quando la ebbi sul mio polso,chiamai il cameraman. Vedendolo, la bestia aprì le ali.Aveva due metri e dieci di apertura alare!

Lanciò il suo grido, piuttosto simile ad una raffica dimitra. Non lo dimenticherò mai. In una frazione disecondo, il reporter ruzzolò dalla terrazza, mentre unsegretario sembrò dissolversi. Scesi in giardino, "SuaMaestà" sul polso, lei e io saldati dai nostri sguardi, ilsuo becco ad un'unghia dalla mia tempia.

Mi sentivo sontuosamente lusingata da questa stranaofferta che mi concedeva, della sua forza, della suaviolenza, persa come me in questo “altrove” di nebbialattiginosa dove lei ed io, sole, esistevamo. Nonsentivo neanche più il dolore al braccio del suo peso –pesava sei chili – perché ho i polsi molto fragili. Con uncolpo d’ala poteva sbriciolarmi; con un colpo di beccopoteva sfigurarmi.

A poco a poco la nebbia si dissipò; finimmo peremergere, lei ed io, da questa specie di involucro,come un pulcino si schiude alla vita nell’aria. Ma seprovavo ad immaginare questo uccello terribilenell’universo di tutti, che cosa sarebbe successo?Senza parlarne alla mamma – il mio “tesoro” chequella carogna di Minou trascina da un’angoscia e dauna paura all’altra - chiesi al Principe il permesso diportare Sua Maestà (l’aquila) col furgone vicino allapiazza Félix Lobligeois, per portarla a passeggio inmezzo alla folla lungo via des Moines che, il sabatomattina, vi giuro, non è esattamente registrata alcatasto dell’”Invisibile”.

Mi rispose:- Lo farò! Tu otterrai sempre tutto da un animaleperché…- Perché cosa?Sorrise. Strano sorriso sul suo viso di una bellezzaestrema: due fiamme e una voce. Tornava da un ritirodi sei mesi in una caverna dell’Himalaya dove avevavissuto nudo, in meditazione, nutrendosi di unapolvere offerta da due pietre sfregate l’una control’altra, sopra una manciata di neve.

Insistetti:- Villayat, perché pensate che potrei?Disse dolcemente:- Perché tu sai amare gli altri più di te stessa…Loro losanno. Allora vorranno sempre ciò che tu vorrai…

Il sabato mattina, sul furgone, salii per ritrovare suaMaestà. Un fremito la percorse, a fior di pelle, comeuna risacca, poi i nostri occhi si unirono. Se una manoavesse cercato di scivolare tra le nostre due teste, ledita avrebbero percepito questa specie di capellid’angelo (bambagia silicea) che nelle mattinateautunnali accoppiano due alberi.

Intorno a noi una folla di gente solitamente ridanciana.Quasi tutti mi conoscevano. Sua Maestà sul miopolso, tendevo tutta la mia volontà per non lasciarsorgere tra di noi un universo bianco. Abbiamo sfioratole macchine, i commercianti, chi passeggiava. Mi èsembrato che procedessimo in silenzio unico. Il beccoenorme oscillava tra i miei occhi e le mie guance. Leali mi drappeggiavano le spalle, come mostrano duefoto fatte da non so più chi.

L’universo dell’”Invisibile” consente a volte disocchiudere la propria finestra per bambini. Una sera,a cena da Lucette Descaves, Yves Nat suonava per meil “Chiaro di luna” di Beethoven. Fluttuavo in una speciedi incantesimo che, a questo stadio di perfezione, viintroduce già nell’”altrove”.

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Nat – che suonava Schumann come nessun pianista almondo – era affetto da un cancro all’intestino e avevagià subito due interventi. Non prendeva alcunaprecauzione, concedeva molte deroghe alla sua dieta.Tutti lo sapevano condannato a breve termine.

Théo Briant, non appena Nat se ne andò, cominciòallora a raccontarci che si stava affrettando a finire unlibro dedicato al grande artista. Lo sentirò sempreesclamare:- Sapete, sono stato preveggente. Ho tenuto tutti imanifesti dei suoi primi concerti agli Agricoltori. Faròuscire il mio libro non appena sarà morto!

Bruscamente, smisi di vedere il tavolo, il bel viso diLucette. Mi ritrovai in un mondo di nebbia da dove unavisione atroce mi cacciò. Mi sento ancora mentre dico,in mezzo allo sbalordimento generale:- Non scriverete proprio nulla su Yves. Sarete voi cheandrete a tenergli il posto, laggiù nel bianco…

Quell’estate Theo fu ucciso in un incidente d’automentre Yves Nat viveva ancora.

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