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Corriere Fiorentino Sabato 22 Novembre 2014 FI 13 Culture Premio Pinocchio, festa a Palazzo Medici Torrini, Rogai, Panconesi tra i vincitori della «cartella» A 188 anni dalla nascita di Carlo Lorenzini, torna il «Premio Pinocchio» e si festeggia lunedì organizzato dall’Associazione Culturale Pinocchio di Carlo Lorenzini presieduta da Monica Baldi. A Palazzo Medici Riccardi, il presidente di giuria Edward Leenders consegnerà «la cartella di Pinocchio» a: Gianfranco Lotti, Sara Pagliai, Cinzia Th Torrini, Guido Barlozzetti, Andrea Panconesi, Elisabetta Rogai, Alfio Bencini, Educandato SS. Annunziata di Firenze, Stefano Giraldi e a Eric Buffat e Massimo Pacciani, autori del nuovo motivo musicale «Bravissimo Pinocchio». Premio speciale 2014 a Caterina Balletti per il laboratorio di flash art. (Laura Rebecchi) Un’Arca di amici, per il santo Cani, lupi, leoni, cervi: il legame speciale dei Padri della Chiesa con gli animali Il libro Non solo San Francesco, le storie di una sintonia nel saggio di Guidalberto Bormolini «Papa Francesco sta preparando un’enciclica dedicata al rapporto fra l’uomo e il creato» È possibile «ritrovare l’Eden» nel mondo secolarizza- to, razionalista, votato alla reli- gione del successo e del profit- to nel quale oggi viviamo? Nel- le pagine de I santi e gli anima- li di Guidalberto Bormolini, (Libreria Editrice Fiorentina) monaco dell’ordine dei Rico- struttori nella preghiera è vero- simile trovare spunti di spesso- re per rispondere. Bormolini, impegnato nello studio dei pa- dri della chiesa, oltre che nel- l’approfondimento e nel dialo- go con le altre tradizioni reli- giose, parte dall’idea secondo cui l’essere umano aspira al- l’unità con il creato, sebbene almeno dall’epoca di Cartesio, abbia messo tra parentesi que- sta aspirazione. I santi e gli animali è dunque l’analisi comparata di come il santo, ov- vero colui che, separato dal male è in condizione di coglie- re e percepire la bellezza e lo splendore del creato, intenda lo stare nel mondo. Quando si parla di santi e di animali il pensiero va subito a Francesco d’Assisi. In realtà egli è soltanto un tassello, sebbene straordi- nario, di un mosaico ben più ampio. «Nelle grandi tradizioni reli- giose — dice l’autore — c’è una forte attenzione verso tutto il creato e le creature, e non solo nell’Estremo Oriente. Anche l’ebraismo e l’Islam hanno espressioni sublimi di questo amore. Così nel cristianesimo la relazione che i santi hanno saputo instaurare con tutta la creazione, quindi anche con le piante, le rocce, le sorgenti i cieli e gli astri, è una relazione d’amore e di compartecipazio- ne. La quantità di episodi che descrivono queste amicizie speciali è stupefacente, infatti per molti è stata fonte di gran- de stupore scoprire che l’amore per la natura non è prerogativa esclusiva di San Francesco, che l’ha sicuramente espressa in maniera sublime, ma dei santi di tutti tempi fino a epoche a noi contemporanee». Nel libro si narra di San Rocco, siamo al- la fine del XIII secolo, che, am- malatosi gravemente, venne nutrito e accudito da un cane. San Macario, nella solitudine del deserto, aveva per amici due leoni che li facevano com- pagnia nella sua cella. In tempi più recenti San Giovanni Bosco veniva «scortato» da un fedele amico a quattro zampe quando il santo rientrava tardi e doveva percorrere strade buie e peri- colose. Quanto a Francesco d’Assisi l’autore sfata molti luo- ghi comuni tra i quali la versio- ne sdolcinata di un Francesco che parla agli uccellini, ai lupi, e via discorrendo. «È vero, di San Francesco c’è un aspetto meno noto che ho evidenziato : il colloquio spirituale con gli animali. Racconta infatti il suo contemporaneo Tommaso da Celano che spesso Francesco invitava gli animali a lodare il Creatore che li accudiva in tutto senza far mancare loro niente. Si rivolgeva loro come ad esseri dotati di ragione. Spesso, quando facevano dono al santo di un animale, questi lo lascia- va in libertà ma l’animale non lo abbandonava fintanto che il santo pregava. Così successe con un pesce, un airone e perfi- no con un grillo cui Francesco chiese di cantare assieme a lui le lodi al Signore». Nell’anima- le si celano i simboli stessi del- la vita spirituale, in virtù di un dialogo ininterrotto tra essi e l’uomo. I padri della chiesa, co- me dimostra Bormolini, hanno sempre guardato al mondo animale con il rispetto e l’amo- re che merita. Il cristianesimo celtico è forse l’esempio più probante di tutto ciò. «Il mon- do celtico è portatore di una tradizione molto originale al- l’interno del cristianesimo oc- cidentale. La presenza di ani- mali, soprattutto fantastici, ar- ricchisce tutta l’iconografia del cristianesimo celtico attestan- do la predilezione per il mera- viglioso, l’irreale, il visionario. Molti studiosi hanno eviden- ziato una forte continuità tra la religione antico celtica, quella dei druidi per intenderci, e i primi monaci cristiani di quel- le stesse terre. Nella cristianità i monaci celtici sono stati i mas- simi cantori della natura, più con la loro vita vissuta che con le opere letterarie». E le testi- monianze sono nel libro: «Ba- sti pensare ai numerosi episodi nelle Vitae di santi irlandesi, mostrano un aspetto che si in- contra raramente nelle vite an- tiche di santi occidentali e orientali: si percepisce in loro un amore cosmico capace di comprendere tutte le creature, amate per se stesse — spiega Bormolini — Sono numerosi infatti i racconti di eremiti cel- tici che vivevano in una sorta di “monastero animale” animato dalla presenza di cinghiali, lu- pi, cervi, tassi daini e volpi che condividevano con loro il rit- mo della giornata». Papa Francesco sta prepa- rando un’enciclica dedicata proprio a questo argomento: il rapporto tra l’uomo e il creato. «Proprio così — conferma Bor- molini — si preannuncia un’enciclica che sarà dedicata al tema del dono del creato e al- la sua custodia. Una parola chiara e forte dei cattolici in questo ambito era da tempo at- tesa. E la mancanza di posizio- ni chiare ha causato una forte crisi in molte coscienze, contri- buendo a far allontanare dalla Chiesa le anime più sensibili a questo tema». © RIPRODUZIONE RISERVATA di Alessandro Bedini I monaci celtici sono stati i massimi cantori della natura Anche l’ebraismo e l’Islam hanno espressioni di questo amore Una app con la Resurrezione di Piero, per seguire il restauro A Sansepolcro i lavori, a cura dell’Opificio, saranno aperti al pubblico. Finanziamenti da un ex dirigente Una app, da gennaio, per- metterà di seguire il restauro della Resurrezione di Piero del- la Francesca al Museo Civico, insieme ai segreti che l’artista ha fatto arrivare sino a noi. L’operazione sarà diretta dal- l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze con la Soprintendenza di Arezzo e il Comune di Sanse- polcro: 18 mesi di lavori per un costo di 200.000 euro. La metà di questi donati da Aldo Osti, ex dirigente Buitoni che oggi vive in Svizzera: «Mi ha convin- to un amico di Sansepolcro, città alla quale sono legato e dove è nato mio figlio. L’opera va oltre il valore pittorico, è il messaggio di una civiltà che esce dal sepolcro, perché alla fine è Piero che noi tutti dob- biamo ringraziare». Il Comune ha stanziato altri 40.000 euro, grazie anche alla convezione con l’Opificio, mentre i restanti 60.000 cer- cherà di trovarli attraverso sponsor privati: «Il tempo pas- sa per tutti ed è arrivato il mo- mento di restaurare l’opera — ha detto il sindaco di Sansepol- cro, Daniela Frullani — che è simbolo laico e religioso al tempo stesso, quella che ci ha salvato da un possibile bom- bardamento durante la Secon- da guerra mondiale. Ringrazio, quindi, Osti per la sua genero- sità, un gesto che dà fiducia, speranza e che legherà per sempre il suo nome alla nostra città». I lavori di restauro sa- ranno aperti al pubblico, come accade da anni anche per altre opere d’arte, un connubio con la app che, si spera, porterà molti turisti, italiani e stranieri, a Sansepolcro per visitare uno dei dipinti che ci hanno fatto conoscere al mondo: «Soddi- sfazione e responsabilità — sottolinea Agostino Bureca, so- printendente di Arezzo — per chi come noi deve salvaguarda- re il territorio e i suoi contenuti dal valore inestimabile». «Pie- ro meditava sui progetti — ri- corda Cecilia Frosinini, diret- trice settore conservazione di- pinti murali dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze — ci tor- nava sopra negli anni e ci ha la- sciato poche opere ma di ster- minata qualità. Le difficoltà maggiori del restauro, nono- stante la superficie non sia grandissima, stanno nelle dif- ferenti tecniche utilizzate, l’af- fresco come la tempera a secco, quindi dovremo affrontarlo centimetro per centimetro. Senza contare che forse ci per- metterà di risolvere il mistero legato al luogo originario del dipinto». Anche Ilaria Borletti Buitoni, sottosegretario al mi- nistero dei Beni e delle attività culturali, ha rimarcato l’impor- tanza del gesto di Osti, «in un Paese che destina la percentua- le europea di risorse più bassa al proprio patrimonio artistico pur inneggiando al turismo culturale». Francesco Caremani © RIPRODUZIONE RISERVATA L’opera La Resurrezione di Piero della Francesca, è stata eseguita tra il 1450 e il 1463 circa e si trova nel Museo Civico di Sansepolcro. Sarà sottoposta a un restauro del costo complessivo di 200 mila euro A sinistra l’opera vista a occhio nudo a destra ai raggi ultravioletti San Francesco e il lupo di Gubbio che si accovacciò ai suoi piedi San Rocco, patrono di Marina di Grosseto e l’amico cane Sant’Antonio Abate protettore degli animali domestici Don Bosco con il cane grigio che lo salvò per tre volte dai suoi nemici Sant’Egidio e l’amica cerva: la addomesticò e si nutrì con il suo latte

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Corriere Fiorentino Sabato 22 Novembre 2014 FI13

Culture Premio Pinocchio, festa a Palazzo MediciTorrini, Rogai, Panconesi tra i vincitori della «cartella»A 188 anni dalla nascita di Carlo Lorenzini, torna il «Premio Pinocchio» e si festeggia lunedì organizzato dall’Associazione Culturale Pinocchio di Carlo Lorenzini presieduta da Monica Baldi. A Palazzo Medici Riccardi, il presidente di giuria Edward Leenders consegnerà «la cartella di Pinocchio» a: Gianfranco Lotti, Sara Pagliai, Cinzia

Th Torrini, Guido Barlozzetti, Andrea Panconesi, Elisabetta Rogai, Alfio Bencini, Educandato SS. Annunziata di Firenze, Stefano Giraldi e a Eric Buffat e Massimo Pacciani, autori del nuovo motivo musicale «Bravissimo Pinocchio». Premio speciale 2014 a Caterina Balletti per il laboratorio di flash art. (Laura Rebecchi)

Un’Arca di amici, per il santoCani, lupi, leoni, cervi: il legame speciale dei Padri della Chiesa con gli animali

Il libroNon solo San Francesco, le storie di una sintonia nel saggio di Guidalberto Bormolini «Papa Francesco sta preparando un’enciclica dedicata al rapporto fra l’uomo e il creato»

È p o s s i b i l e « r i t rova rel’Eden» nel mondo secolarizza-to, razionalista, votato alla reli-gione del successo e del profit-to nel quale oggi viviamo? Nel-le pagine de I santi e gli anima-li di Guidalberto Bormolini, (Libreria Editrice Fiorentina)monaco dell’ordine dei Rico-struttori nella preghiera è vero-simile trovare spunti di spesso-re per rispondere. Bormolini,impegnato nello studio dei pa-dri della chiesa, oltre che nel-l’approfondimento e nel dialo-go con le altre tradizioni reli-giose, parte dall’idea secondocui l’essere umano aspira al-l’unità con il creato, sebbenealmeno dall’epoca di Cartesio,abbia messo tra parentesi que-sta aspirazione. I santi e glianimali è dunque l’analisicomparata di come il santo, ov-vero colui che, separato dalmale è in condizione di coglie-re e percepire la bellezza e losplendore del creato, intendalo stare nel mondo. Quando siparla di santi e di animali ilpensiero va subito a Francescod’Assisi. In realtà egli è soltantoun tassello, sebbene straordi-nario, di un mosaico ben piùampio.

«Nelle grandi tradizioni reli-giose — dice l’autore — c’è unaforte attenzione verso tutto ilcreato e le creature, e non solonell’Estremo Oriente. Anchel’ebraismo e l’Islam hannoespressioni sublimi di questoamore. Così nel cristianesimola relazione che i santi hannosaputo instaurare con tutta lacreazione, quindi anche con lepiante, le rocce, le sorgenti icieli e gli astri, è una relazioned’amore e di compartecipazio-ne. La quantità di episodi chedescrivono queste amiciziespeciali è stupefacente, infattiper molti è stata fonte di gran-de stupore scoprire che l’amoreper la natura non è prerogativaesclusiva di San Francesco, chel’ha sicuramente espressa inmaniera sublime, ma dei santidi tutti tempi fino a epoche anoi contemporanee». Nel librosi narra di San Rocco, siamo al-la fine del XIII secolo, che, am-malatosi gravemente, vennenutrito e accudito da un cane.

San Macario, nella solitudinedel deserto, aveva per amicidue leoni che li facevano com-pagnia nella sua cella. In tempipiù recenti San Giovanni Boscoveniva «scortato» da un fedeleamico a quattro zampe quandoil santo rientrava tardi e dovevapercorrere strade buie e peri-colose. Quanto a Francescod’Assisi l’autore sfata molti luo-ghi comuni tra i quali la versio-ne sdolcinata di un Francescoche parla agli uccellini, ai lupi,e via discorrendo. «È vero, diSan Francesco c’è un aspettomeno noto che ho evidenziato :il colloquio spirituale con glianimali. Racconta infatti il suocontemporaneo Tommaso daCelano che spesso Francescoinvitava gli animali a lodare ilCreatore che li accudiva in tuttosenza far mancare loro niente.Si rivolgeva loro come ad esseri

dotati di ragione. Spesso,quando facevano dono al santodi un animale, questi lo lascia-va in libertà ma l’animale nonlo abbandonava fintanto che ilsanto pregava. Così successecon un pesce, un airone e perfi-no con un grillo cui Francescochiese di cantare assieme a luile lodi al Signore». Nell’anima-le si celano i simboli stessi del-la vita spirituale, in virtù di undialogo ininterrotto tra essi el’uomo. I padri della chiesa, co-me dimostra Bormolini, hannosempre guardato al mondoanimale con il rispetto e l’amo-re che merita. Il cristianesimoceltico è forse l’esempio piùprobante di tutto ciò. «Il mon-do celtico è portatore di una tradizione molto originale al-l’interno del cristianesimo oc-cidentale. La presenza di ani-mali, soprattutto fantastici, ar-

ricchisce tutta l’iconografia delcristianesimo celtico attestan-do la predilezione per il mera-viglioso, l’irreale, il visionario.Molti studiosi hanno eviden-ziato una forte continuità tra lareligione antico celtica, quelladei druidi per intenderci, e iprimi monaci cristiani di quel-le stesse terre. Nella cristianità imonaci celtici sono stati i mas-simi cantori della natura, piùcon la loro vita vissuta che conle opere letterarie». E le testi-monianze sono nel libro: «Ba-sti pensare ai numerosi episodinelle Vitae di santi irlandesi,mostrano un aspetto che si in-contra raramente nelle vite an-tiche di santi occidentali eorientali: si percepisce in loro un amore cosmico capace dicomprendere tutte le creature,amate per se stesse — spiegaBormolini — Sono numerosi

infatti i racconti di eremiti cel-tici che vivevano in una sorta di“monastero animale” animatodalla presenza di cinghiali, lu-pi, cervi, tassi daini e volpi checondividevano con loro il rit-mo della giornata».

Papa Francesco sta prepa-rando un’enciclica dedicataproprio a questo argomento: ilrapporto tra l’uomo e il creato.«Proprio così — conferma Bor-molini — si preannunciaun’enciclica che sarà dedicataal tema del dono del creato e al-la sua custodia. Una parolachiara e forte dei cattolici inquesto ambito era da tempo at-tesa. E la mancanza di posizio-ni chiare ha causato una fortecrisi in molte coscienze, contri-buendo a far allontanare dallaChiesa le anime più sensibili aquesto tema».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Alessandro Bedini

I monaci celtici sono stati i massimi cantoridella natura

Anche l’ebraismo e l’Islam hanno espressionidi questo amore

Una app con la Resurrezione di Piero, per seguire il restauroA Sansepolcro i lavori, a cura dell’Opificio, saranno aperti al pubblico. Finanziamenti da un ex dirigente

Una app, da gennaio, per-metterà di seguire il restaurodella Resurrezione di Piero del-la Francesca al Museo Civico,insieme ai segreti che l’artistaha fatto arrivare sino a noi.L’operazione sarà diretta dal-l’Opificio delle Pietre Dure diFirenze con la Soprintendenzadi Arezzo e il Comune di Sanse-polcro: 18 mesi di lavori per uncosto di 200.000 euro. La metàdi questi donati da Aldo Osti,ex dirigente Buitoni che oggivive in Svizzera: «Mi ha convin-to un amico di Sansepolcro,città alla quale sono legato edove è nato mio figlio. L’operava oltre il valore pittorico, è ilmessaggio di una civiltà che

esce dal sepolcro, perché allafine è Piero che noi tutti dob-biamo ringraziare».

Il Comune ha stanziato altri40.000 euro, grazie anche allaconvezione con l’Opificio,mentre i restanti 60.000 cer-cherà di trovarli attraversosponsor privati: «Il tempo pas-sa per tutti ed è arrivato il mo-mento di restaurare l’opera —ha detto il sindaco di Sansepol-cro, Daniela Frullani — che è simbolo laico e religioso altempo stesso, quella che ci hasalvato da un possibile bom-bardamento durante la Secon-da guerra mondiale. Ringrazio,quindi, Osti per la sua genero-sità, un gesto che dà fiducia,

speranza e che legherà persempre il suo nome alla nostracittà». I lavori di restauro sa-ranno aperti al pubblico, comeaccade da anni anche per altreopere d’arte, un connubio conla app che, si spera, porterà

molti turisti, italiani e stranieri,a Sansepolcro per visitare uno dei dipinti che ci hanno fattoconoscere al mondo: «Soddi-sfazione e responsabilità —sottolinea Agostino Bureca, so-printendente di Arezzo — perchi come noi deve salvaguarda-re il territorio e i suoi contenutidal valore inestimabile». «Pie-ro meditava sui progetti — ri-corda Cecilia Frosinini, diret-trice settore conservazione di-pinti murali dell’Opificio dellePietre Dure di Firenze — ci tor-nava sopra negli anni e ci ha la-sciato poche opere ma di ster-minata qualità. Le difficoltàmaggiori del restauro, nono-stante la superficie non sia

grandissima, stanno nelle dif-ferenti tecniche utilizzate, l’af-fresco come la tempera a secco,quindi dovremo affrontarlocentimetro per centimetro.Senza contare che forse ci per-metterà di risolvere il misterolegato al luogo originario deldipinto». Anche Ilaria BorlettiBuitoni, sottosegretario al mi-nistero dei Beni e delle attivitàculturali, ha rimarcato l’impor-tanza del gesto di Osti, «in un Paese che destina la percentua-le europea di risorse più bassaal proprio patrimonio artisticopur inneggiando al turismoculturale».

Francesco Caremani© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’opera

La Resurrezione di Piero della Francesca, è stata eseguita tra il 1450 e il 1463 circa e si trova nel Museo Civico di Sansepolcro. Sarà sottoposta a un restauro del costo complessivo di 200 mila euro

A sinistra l’opera vista a occhio nudo a destra ai raggiultravioletti

San Francesco e il lupo di Gubbio che si accovacciò ai suoi piedi

San Rocco, patrono di Marina di Grossetoe l’amico cane

Sant’AntonioAbate protettore degli animali domestici

Don Bosco con il cane grigio che lo salvòper tre voltedai suoi nemici

Sant’Egidio e l’amica cerva: la addomesticòe si nutrìcon il suo latte