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Un’applicazione degli indici Prody ed Expy
al commercio agroalimentare italiano
Anna Carbone Università della tuscia, Viterbo (e-mail: [email protected])
Roberto Henke Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA)
(e-mail: [email protected]) Giovanna Subioli
Università della Tuscia, Viterbo (email: [email protected])
BOZZA
Abstract: In questo lavoro si applicano agli scambi agroalimentari alcuni indicatori che misurano il cosiddetto livello
di “complessità” (sophistication) dei beni esportati e che, recentemente, sono stati utilizzati per l’analisi
dell’intero commercio con l’estero di un Paese. Con il termine “complessità” si intende un insieme di
caratteristiche incorporate nei beni e legate alla loro redditività; tra queste, la tecnologia, la qualità ed il
grado di diversificazione, le limitazioni alla concorrenzialità del mercato. Nell’ipotesi alla base dell’uso di
questi indicatori, tali caratteristiche sono correlate al livello del reddito pro-capite dei paesi esportatori e
descrivono in modo sintetico ed efficace il tipo di mercato nel quale un Paese si trova a competere
per un dato prodotto e, quindi, indirettamente, le sue potenzialità in termini di capacità di
remunerazione delle risorse impiegate. Nell’analisi proposta, con l’aiuto di questi indicatori, si analizza, il
livello di sophistication dei prodotti agroalimentari commercializzati sui mercati mondiali, ed il
posizionamento di ciascun paese. Un approfondimento è dedicato alla specializzazione del nostro paese ed
all’evoluzione del tipo di mercati e di concorrenza nel quale si colloca il made in Italy agroalimentare.
Parole chiave: export sophistication, specializzazione commerciale, made in Italy agroalimentare
1
1. Introduzione
Il lavoro proposto nelle pagine seguenti sperimenta l’applicazione agli scambi agroalimentari di una
famiglia di indicatori proposti in alcune recenti analisi di commercio internazionale. Si tratta di
indici che misurano il livello di sophistication (traducibile in italiano con il termine complessità, ma
qui si preferisce usare il sintagma originale inglese) di ogni bene esportato e di ogni paese
esportatore: i cosiddetti indici Prody ed Expy (Lall, Weiss e Zhang 2006; Hausman, Hwang e
Rodrik, 2007). Con il concetto di sophistication si designa un insieme di caratteristiche incorporate
nei beni e legate alla loro redditività; tra queste, la tecnologia, la qualità ed il grado di
diversificazione, la presenza di altri elementi che possono limitare la concorrenzialità di un mercato.
Nell’ipotesi alla base dell’uso di questi indicatori, tali caratteristiche sono correlate al livello del
reddito pro-capite dei paesi esportatori ed inoltre il livello di sophistication delle esportazioni di un
paese sarebbe, più generalmente, legato alle potenzialità di crescita economica del Paese stesso
(Rodrick, 2006). I vantaggi principali che derivano dall’utilizzo di questi indicatori consistono nella
facilità di reperimento dei dati necessari alla loro costruzione, nella semplicità di calcolo ed
interpretazione, nella loro notevole capacità di sintetizzare efficacemente una grande mole di dati
attraverso la determinazione di graduatorie e tendenze evolutive (Di Maio e Tamagni, 2008;
Hausman, Hwang e Rodrik, 2003).
In particolare, questi indicatori descrivono in modo sintetico ed efficace il tipo di mercato nel quale
un Paese si trova a competere per un dato prodotto e, quindi, indirettamente, le sue potenzialità in
termini di capacità di remunerazione delle risorse impiegate nel processo produttivo.
Il paper intende offrire alcune valutazioni sull’utilità e sulle eventuali limitazioni nell’uso di questa
metodologia, finora applicata con riferimento all’intero vettore delle esportazioni di più Paesi, nel
caso in cui venga applicata allo studio del commercio di un settore ed in particolare di quello
agroalimentare.
A questo scopo, il prossimo paragrafo è dedicato ad illustrare nel dettaglio il concetto di
sophistication e la natura degli indicatori che misurano tale fenomeno. Nello stesso paragrafo
vengono brevemente inquadrati i contributi di analisi nell’ambito dei quali questi indicatori sono
stati sviluppati e le peculiarità ed accortezze interpretative necessarie ad una applicazione in campo
agroalimentare. Nel paragrafo 3 viene illustrato e discusso il livello di sophistication delle 95 voci
nelle quali è stato scomposto il commercio agroalimentare mondiale. Nel paragrafo 4 ci si sofferma,
invece, sulla posizione di 110 paesi esportatori di beni agroalimentari sempre in termini di livello
della sophistication del paniere dei prodotti esportati da ciascuno. Il paragrafo 5 si concentra
2
sull’Italia e propone un’applicazione di questi indicatori all’analisi del tipo di collocazione
commerciale dei prodotti del cosiddetto made in Italy agroalimentare. Questo approfondimento ha
una doppia valenza in quanto, da un lato, aiuta a dare una valutazione concreta dell’interesse dei
risultati specifici forniti dagli indicatori; dall’altro, consente di capire quale sia la tendenza cui va
incontro la specializzazione internazionale del settore agroalimentare italiano, in una fase in cui le
analisi più recenti fotografano un Paese che nel suo insieme mantiene una specializzazione
produttiva che permane sbilanciata nei settori tradizionali (Lanza, 2007; Di Maio e Tamagni, 2008).
Infine, nel paragrafo 6, vengono proposte alcune riflessioni conclusive.
2. Gli indici di sophistication ed il commercio agroalimentare
Come anticipato nell’introduzione, gli indicatori sui quali si basa l’analisi proposta in questo
contributo misurano il cosiddetto livello di sophistication delle voci di esportazione. Il termine
sophistication sta ad indicare gli attributi di un bene che ne aumentano il contenuto in valore,
ovvero ne aumentano la capacità di remunerare i fattori della produzione impiegati. Tra questi, la
tecnologia, gli specialised skills, il design, il marchio, altre qualità uniche o difficilmente imitabili
legate alla natura intrinseca del prodotto o anche ad aspetti estrinseci.
Gli autori che, negli anni più recenti, hanno proposto l’uso di questo concetto nell’analisi delle
tendenze del commercio internazionale, misurano indirettamente la sophistication dei beni esportati
attraverso il Pil dei paesi esportatori (Lall Weiss e Zhang, 2007; Hausamann, 2006). Più
precisamente, l’indice di sophistication di una voce commerciale (definita a livelli di aggregazione
più o meno spinti) è costruito come sommatoria dei Pil pro capite (Pilpc) dei paesi che esportano tale
prodotto (o aggregato), ognuno ponderato con un peso che esprime la specializzazione commerciale
del paese in quel prodotto.
1Pr
N
i ij jj
ody s Pil=
=∑
Dove si,j pondera il Pil di ciascun paese j esportatore del prodotto i ed è dato da:
∑=
jji
jiji RCA
RCAs
,
,,
e RCA (Revealed Comparative Advantage, Indice di Balassa) è:
w
wi
j
ji
ji
XX
XX
RCA,
,
, =
3
L’idea sottostante è che paesi ad alto Pilpc, per definizione, siano generalmente in grado di
remunerare meglio le risorse impiegate. Dunque, l’indice Prody fornisce, indirettamente, una
indicazione sintetica del livello di sophistication del bene e, quindi, del tipo di concorrenza che il
prodotto incontra sui mercati internazionali, in quanto la sophistication genera forme imperfette di
concorrenza che sono premessa di una maggiore profittabilità (Lall, Weiss e Zhang, 2007). Inoltre,
secondo gli autori che propongono l’uso di questi indici, una specializzazione delle esportazioni
orientata verso prodotti ad alto valore Prody è promotrice di crescita economica anche in quanto gli
attributi di sophistication, che conferiscono maggior valore ai prodotti, danno luogo a fenomeni di
spill-over ed imitazione tra imprese di uno stesso paese, che ampliano la capacità di esportare in
quel settore1 (Hausmann, Hwang e Rodrik, 2006). Ad esempio, questo sarebbe, secondo Rodrick
(2006), proprio ciò che è accaduto alla Cina, paese i cui eccezionali tassi di crescita sarebbero, in
gran parte, spiegati da una specializzazione delle esportazioni verso prodotti ad elevata
sophistication2.
L’evoluzione della misura del Prody nel corso del tempo, inoltre, consente di apprezzare eventuali
processi di delocalizzazione geografica del commercio dovuti a cambiamenti nella specializzazione
delle esportazioni dei paesi. Questi, naturalmente, possono a loro volta essere la conseguenza di
processi di trasformazione del tessuto produttivo di paesi della più varia natura e dovuti cause
diverse, determinabili solo con analisi ad hoc di maggiore dettaglio ed approfondimento.
Direttamente dal Prody, discende un altro indicatore di sophistication che viene chiamato Expy ed è
associato ai Paesi. L’Expy di un paese si ottiene per sommatoria dei Prody dei prodotti (comparti)
che il paese esporta, ognuno pesato per la quota del prodotto sulle esportazione totali del paese.
La sophistication per paese può essere costruita a partire dall’indicatore precedente in questo modo:
i
i j
jij ody
Xx
Expy Pr,∑=
dove il peso xij/Xj esprime la quota di ciascun prodotto/comparto sulle esportazioni totali del paese.
L’Expy fornisce un ranking dei paesi che dà una indicazione sintetica del livello di sophistication
delle sue esportazioni e consente di confrontare con immediatezza la posizione di molti paesi. In
particolare, confrontando il livello del reddito pro-capite di un paese con il suo indice Expy e con
quelli di paesi di analogo Pil si possono trarre indicazioni sull’adeguatezza della sua
specializzazione, ovvero sulla sua capacità di generare valore aggiunto e di sfuggire alla
1 Secondo Hausmann et al. (2006) si tratta di produzioni con maggiore contenuto innovativo in cui è forte la componente pioneristica dove sono elevati i “cost of discovery” dei primi entranti e quindi vi è maggiore convenienza/probabilità che si inneschino comportamenti di imitazione e diffusione da parte dei followers. 2 La capacità di alcune imprese cinesi di collocarsi in segmenti di mercato dinamici e remunerativi, perlopiù dominati da paesi ad elevato Pil avrebbe agito da traino verso un numero crescente di altre imprese cinesi, diffondendo così una crescente capacità di remunerazione degli input (Rodrick, 2006).
4
concorrenza di paesi a più basso reddito che quindi godono, coeteris paribus, di una più intensa
competitività di prezzo.
Calcolando la variazione di questo indice nel corso del tempo si ha una misura di come il
posizionamento del paese è cambiato nel tempo. Un paese le cui esportazioni sono orientate in
favore di prodotti con indice di sophistication che si riduce nel tempo è un paese la cui
competitività è compromessa da una specializzazione produttiva inadeguata a valorizzare le risorse
presenti e verosimilmente andrà incontro ad una crescente concorrenza da parte dei prodotti meno
sofisticati di paesi a più basso reddito (più intensa concorrenza di prezzo).
Questo è proprio quanto sarebbe accaduto in Italia, secondo Di Maio e Tamagni (2008), che hanno
analizzato l’evoluzione della sophistication delle esportazioni italiane nell’arco di un ventennio,
spiegando così, almeno in parte, il declino della competitività internazionale del paese3. Questo tipo
di analisi sembra di particolare interesse proprio nel caso dei prodotti agroalimentari (in particolare
quelli dell’industria di trasformazione) in quanto si tratta di produzioni per le quali i paesi a medio-
basso reddito hanno avuto negli ultimi anni relativamente maggiore facilità di accesso, entrando nel
novero degli esportatori.
Nell’analisi qui proposta, infatti, ci si limita a calcolare il Prody per i beni del paniere delle
esportazioni agroalimentari; dunque, anche l’Expy fa riferimento solo a questi beni e per questo
viene definito ExpyAA. La natura settoriale dell’analisi, oltre alle caratteristiche peculiari che
distinguono fortemente il settore primario da molti altri settori produttivi, richiede alcune cautele
nell’interpretazione dei risultati che verranno di volta in volta presentate al lettore4.
3. La sophistication dei prodotti agroalimentari: l’indice Prody
Il calcolo dell’indice Prody per il comparto agroalimentare ci restituisce un quadro molto composito
e variegato, sia rispetto alla composizione merceologica (settore primario e prodotti trasformati) che
rispetto all’origine e alla destinazione dei prodotti (prodotti per il consumo diretto, per l’industria
alimentare, input, ecc.) (vedi allegato 1). Se si guarda alla distribuzione delle frequenze relative per
classi dell’indice Prody per il 2006/07 si evidenzia come la distribuzione mostri un andamento
assimilabile ad una curva normale, con un picco per valori compresi tra 16.500 e 18.500 dollari
(figura 1). Rispetto al 1996/97, si evidenzia un complessivo miglioramento della distribuzione dei 3 Più nel dettaglio, le esportazioni del paese si sarebbero progressivamente concentrate in settori a bassa sophistication riducendo la capacità dello sbocco estero di promuoverne la crescita, spostando progressivamente il piano della competizione commerciale sugli elementi propri di settori maturi a basso valore aggiunto. 4 L’analisi è stata condotta con riferimento all’ultimo decennio, rappresentato dai bienni 1996-97 e 2006-07. I dati di commercio usati sono quelli della Banca Dati Contrade (Nazioni Unite) nella classificazione HS a 6 digit per un totale di 704 voci, poi aggregate in 95 comparti.I dati di Pil e popolazione vengono dalla Banca Dati WDI (Banca Mondiale). I dati sul Pil sono in dollari costanti 2005 in parità di potere d’acquisto.
5
valori dell’indice per il totale delle 95 voci considerate: il picco delle frequenze si sposta a destra
nel 2006/07 ma è decisamente più basso rispetto al dato del 1996/97.
Fig. 1 - distribuzione delle frequenze del valore dell'indice Prody per le 95 voci dei prodotti agroalimentari
Fonte: elaborazioni su dati Comtrade
0
5
10
15
20
25
30
35
2500-4500
4501-6500
6501-8500
8501-10500
10501-12500
12501-14500
14501-16500
16501-18500
18501-20500
20501-22500
22501-24500
24501-26500
26501-28500
28501-30500
30501-32500
classi
freq
uenz
e re
lativ
e pr
ody
freq.rel 96-97freq.rel 06-07
Dai dati della tabella 1, che riporta alcune statistiche descrittive “standard” dell’analisi dei dati,
notiamo che l’indice mostra un notevole campo di variazione e che questo campo di variazione è
aumentato tra il primo ed il secondo periodo, aumentando la distanza tra valori bassi e alti, come
testimoniato dall’aumento della deviazione standard5. La media e la mediana sono molto vicine tra
loro (dunque la posizione del valore medio coincide quasi con quello che si lascia a sinistra il 50%
delle osservazioni), il che dimostra una distribuzione piuttosto simmetrica e regolare dei dati, ed
entrambe aumentano leggermente. Al contempo, il valore del primo quartile resta sostanzialmente
stabile, mentre il terzo quartile, nel decennio in esame, aumenta6. Tutto ciò, a conferma di quanto
già visto dalla dinamica delle frequenze, sta ad indicare un complessivo “spostamento” verso l’alto
della distribuzione dei valori dell’indice, ovvero un aumento dei valori dell’indice per buona parte
dei prodotti e, comunque, una maggiore ampiezza dell’arco dei valori dei dati che aumentano
rispetto a quello dei valori che diminuiscono. 5 È interessante sottolineare che la deviazione standard è più elevata in questo set di dati relativi al solo comparto agroalimentare rispetto al set di dati riferito al commercio nel suo complesso, come mostrato da altro lavori (Di Majo, Tamagni, 2008). In altre parole, l’ampiezza del campo di oscillazione è maggiore in questo set di dati rispetto a quello del commercio nel suo complesso. 6 Si ricorda che il primo quartile rappresenta il valore che identifica la posizione del 25% delle osservazioni. In questo caso, un quarto dei dati assume valore inferiore a 12.972,7. Allo stesso modo, il terzo quartile identifica la posizione del 75% delle osservazioni.
6
Tab. 1 - Statistiche descrittive relative all'indice Prody (95 prodotti)1996/97 2006/07
Valore minimo 3.887,4 2.935,51° quartile 12.972,7 12.992,7Mediana 15.229,3 16.712,4Media 15.106,9 16.559,23° quartile 17.738,7 20.334,7Valore massimo 25.051,9 30.803,6Deviazione standard 4.501,2 6.012,6Fonte: elaborazioni su dati Comtrade
Passando ad osservare il tipo di voci commerciali che si trovano nelle diverse posizioni della
distribuzione, si nota come nelle prime dieci posizioni per grado di sophistication si collocano, nel
biennio 2006/07, esclusivamente beni legati alla filiera zootecnica, sia bovina che di altre specie,
con la sola eccezione dei vini spumanti7. In particolare, la voce che fa registrare il valore più alto
del Prody è quella dei “formaggi erborinati”, che si collocava al primo posto anche nel 1996-97. Nel
complesso, si tratta di prodotti frutto di un processo “medio” di trasformazione (formaggi, vini
spumanti), complessivamente piuttosto maturi (grassi animali, frattaglie, carcasse congelate), o
anche riconducibili alla attività primaria ma con uno specifico contenuto tecnologico ed un alto
valore commerciale (animali riproduttori). Per tutti questi prodotti, e, in generale, per buona parte
delle prime posizioni, il Prody migliora tra il biennio 1996-97 ed il 2006-07, con pochi rilevanti
spostamenti di posizione tra i prodotti, il che potrebbe essere letto come una certa stabilità nel
“pacchetto” di prodotti agroalimentari che, attraverso il proprio grado di sophistication, garantisce,
ai paesi che si specializzano nella loro esportazione, una maggiore competitività ed un impatto
virtuoso sul livello di reddito (Di Maio Tamagni, 2008). A questo proposito, è interessante notare
che, mentre nel complesso, la maggior parte dei prodotti che si collocano in alto nella graduatoria
vede il Prody migliorare nel decennio considerato, al contrario, i prodotti in fondo alla classifica
registrano un peggioramento dell’indice. In sostanza, dunque, sembra che i prodotti con un minor
grado di sophistication, che necessariamente spesso, ma non sempre, coincidono con prodotti
“primari” dell’agricoltura, vedano peggiorare ulteriormente il valore dell’indice nel corso del
tempo.
Un elemento atteso, in accordo con quanto sostenuto dagli studiosi che hanno proposto l’uso
dell’indice, è che le commodities si collochino nella parte bassa del ranking dell’indice, mentre
prodotti a più alta sophisitcation siano nella parte alta. Vale senz’altro la pena di rilevare che nel
7 Per un quadro completo del ranking delle 95 voci qui utilizzate per l’agroalimentare, si veda anche l’allegato 1 in appendice.
7
caso dell’alimentare, questo tipo di relazione, pur sussistendo in molti casi, è notevolmente
attenuata per cui, come visto, si hanno prodotti indifferenziati del settore primario anche in
posizioni relativamente alte del ranking e prodotti trasformati dell’industria alimentare in posizioni
non sempre elevatissime. Ciò, come si discuterà anche più avanti, dipende da diversi fattori che
influenzano significativamente la specializzazione produttiva dei paesi nel settore agroalimentare,
tra cui elementi legati al clima ed alla disponibilità di risorse, scelte politiche legate al ruolo
strategico tradizionalmente accordato all’autosufficienza alimentare ed alla presenza di un settore
primario vitale anche al di là del suo contributo all’efficienza economica complessiva del paese.
Avendo esaminato i dati nel loro insieme, il passo successivo è quello di verificare, per i prodotti a
maggiore valore dell’indice Prody, le quote di esportazioni sul mercato mondiale (tabella 2).
Partendo dai formaggi erborinati, oltre il 70% delle esportazioni di questo prodotto è riconducibile a
tre Paesi dell’UE: Danimarca (27,8%) Italia (22%) e Francia (21,5%). In tutti e tre i casi le quote
sono sostanzialmente stabili nel tempo, seppure con un leggero incremento. Il secondo prodotto in
ordine di sofisticatezza è quello delle carcasse suine fresche e refrigerate. In questo caso, il prodotto
risulta meno concentrato: la quota di esportazioni mondiale più ampia spetta alla Germania (18%),
in grande espansione (nel 1996-97 la stessa quota si fermava al 4,5%), seguita dalla Danimarca. Da
notare che la crescita delle esportazioni tedesche sembra essere bilanciata dal forte arretramento
della quota olandese, che passa dal 21,3% del 1996-97 ad appena l’11,7% del 2006-07. Per quanto
riguarda i vini spumanti, terzo prodotto per valore dell’indice Prody nel 2006-07, siamo di fronte ad
una tipologia di prodotto le cui esportazioni sono fortemente concentrate: il 66% è ascrivibile alla
Francia, poco meno del 10% all’Italia ed il 9% alla Spagna. La situazione non era molto diversa nel
decennio precedente.
Di seguito ci si riferisce a categorie di prodotti diversi per grado di trasformazione, concentrazione
delle quote ed ampiezza dei mercati di riferimento, in modo da dare un’ampia panoramica di
prodotti a diverso indice Prody.
Tab. 2 - Valore dell'indice Prody, dell'indice di vantaggio comparato e delle quote per prodotti selezionatiProdotto Posizione Tip. prod.
2006/07 1996/97Formaggi erborinati 1 i 30.803,6 25.051,9 Danimarca (27,8%) Italia (22,0%) Francia (21,5%)Suini - carcasse fresche, refrigerate 2 p 29.981,2 24.918,8 Germania (18,0%) Danimarca (15,7%) Olanda (11,7%)Vini spumanti 3 i 29.950,3 16.583,9 Francia (66,1%) Italia (9,9%) Spagna (8,9%)Carni bovine e suine preparate 4 i 29.110,7 22.734,4 Italia (19,6%) Olanda (16,4%) Danimarca (12,8%)Formaggi grattugiati 5 i 26.038,0 19.394,8 Olanda (19,4%) Italia (19,0%) Francia (13,0%)Pelati e conserve di pomodoro 46 i 11.210,7 17.052,0 Italia (44,3%) Cina ( 16,3%) Spagna (9,2%)Pasta alimentare 47 i 12.978,3 16.799,6 Italia (60,9%) Turchia (3,6%) USA (3,2%)Grano tenero 52 p 20.734,0 16.123,2 USA (25,5%) Canada (12,6%) Francia (12,0%)Caffè greggio 95 p 3.887,4 2.935,5 Brasile (27,2%) Colombia (13,8%) Vietnam (10,5%)Fonte: elaborazioni su dati Comtrade
Valore Prody Primi 3 esportatori 2006/07
8
La voce “pelati e conserve di pomodoro” occupa il 46° posto nella graduatoria dell’indice Prody,
con un notevole aumento tra il primo ed il secondo biennio considerato. Questo prodotto
rappresenta una delle voci principali del made in Italy agroalimentare italiano; infatti, la quota di
mercato dell’Italia raggiunge il 44,3%, in leggero aumento rispetto al biennio precedente. Molto
significativo è l’incremento della quota di mercato mondiale della Cina, che passa dal 2,9% del
1996-97 al 16,3% dell’ultimo biennio, collocandosi al secondo posto tra gli esportatori mondiali
(Antimiani e Henke, 2005)8.
La pasta alimentare si situa al 47° posto nella graduatoria dell’indice Prody, anch’essa in aumento
nei due periodi di tempo considerati. In questo caso, ci troviamo di fronte ad un prodotto la cui
quota di mercato dell’italia è superiore al 60%; al nostro Paese seguono altri con quote intorno al
3% (USA, Turchia), mentre in questo caso la quota della Cina tende a ridursi moltissimo, fin quasi
ad azzerarsi.
Passando ad una commodity agricola, il grano tenero, esso si colloca al 52° posto in graduatoria e fa
registrare un peggioramento del valore. Il paese con la più ampia quota di mercato sono gli USA
(25,5%), in riduzione rispetto al biennio 1996/97; seguono il Canada e la Francia, mentre la Russia
si mostra in forte aumento tra i due periodi considerati.
Infine, prendendo in considerazione il prodotto con indice Prody più basso, il caffè greggio, la quota
più forte spetta al Brasile (27,2%), seguito dalla Colombia e dal Vietnam.
4. Un’applicazione dell’indice Expy al settore agroalimentare
Questo paragrafo è dedicato ad analizzare la misura della sophistication con riferimento all’intero
vettore delle esportazioni agroalimentari di ciascun paese, vale a dire l’indicatore chiamato ExpyAA.
Come anticipato nel paragrafo 2, ciò consente di ottenere un ranking dei Paesi esportatori di beni
agroalimentari basato sul grado di sophistication del paniere di beni esportati, ciascuno pesato per la
quota di esportazioni che contribuisce a generare sul totale delle esportazioni agroalimentari del
paese. La tabella 3 mostra come anche per l’ExpyAA, così come più in generale per l’Expy, vi sia
una chiara relazione con il livello del Pilpc. Tutti i paesi che si trovano in cima alla graduatoria
dell’ExpyAA sono paesi ricchi, con l’eccezione della Bielorussia; in particolare, si tratta di paesi
europei ai quali si aggiunge la Nuova Zelanda. Le esportazioni che più contribuiscono alla
collocazione di questi paesi fanno capo alla filiera zootecnica oppure a produzioni ad elevato grado
di trasformazione e differenziazione.
8 L’aumento così evidente delle esportazioni cinesi porta, come logico attendersi data la sua costruzione, ad un abbassamento del valore dell’indice Prody che questa voce merceologica.
9
Tab. 3 - Valore dell'ExpyAA per alcuni Paesi
Paese EXPY AA 06-07 ordinamento EXPY AA 96-97 ordinamento
Switzerland 20.146 1 17.576 1 Denmark 19.829 2 17.452 2 Ireland 19.436 3 17.361 3 Finland 18.825 4 16.317 6
New Zealand 18.737 5 16.933 4 Malta 18.371 6 15.824 15
Austria 18.256 7 16.932 5 Belarus 18.194 8 _ _
Germany 18.160 9 16.061 10 Cyprus 18.042 10 15.146 22
Italy 17.345 18 14.906 27 Kenya 9.272 101 7.888 71
Uganda 8.494 102 6.291 77 Honduras 8.429 103 8.303 70 Malawi 6.765 104 6.407 76 Ethiopia 6.708 105 _ _ Ghana 6.626 106 _ _
Cote d'Ivoire 6.392 107 _ _ Cameroon 5.492 108 _ _ Rwanda 4.442 109 _ _ Burundi 4.137 110 _ _
Fonte: nostre elaborazioni su dati Comtrade
Passando ad esaminare i paesi che si trovano in fondo alla graduatoria dell’ExpyAA (sempre in
tab.3), si nota, innanzitutto, che sono tra i paesi più poveri al mondo, tutti africani con l’aggiunta
dell’Honduras. Le principali voci di esportazione sono quasi sempre le stesse: prodotti del settore
primario con valore dell’indice Prody molto basso, come il caffè grezzo, il cacao grezzo, piante e
fiori, spezie, frutta tropicale, zuccheri, mentre tra i prodotti trasformati l’unica voce che ricorre è
quella degli oli di semi.
Vale anche la pena dare uno sguardo alle posizioni intermedie del ranking (non riportate in tabella
per motivi di spazio) dove la relazione tra ExpyAA e Pilpc è meno netta in quanto vi si trovano
situazioni molto differenziate. Da un lato, paesi a reddito elevato ma la cui specializzazione
commerciale è più orientata verso prodotti primari a causa della dotazione di risorse naturali del
paese e/o dell’efficienza accumulata nel tempo in produzioni primarie per altre ragioni, come ad
esempio gli USA (50° posto nella graduatoria dell’ExpyAA) ed il Canada (41° posto). Dall’altro lato,
vi si trovano anche alcuni paesi a basso reddito ma che hanno sviluppato una qualche industria di
trasformazione che dà luogo ad un flusso di esportazioni che in termini di specializzazione del
paese ha un qualche peso; tra questi, ad esempio, la Repubblica Moldava (61°), il Gabon ed il
Bangladesh (rispettivamente 57° e 52°). Dunque, ad una prima esplorazione, l’ExpyAA sembra
confermare una relazione di massima con il Pilpc, rendendo utile l’uso dell’indicatore, anche se al
tempo stesso emerge l’influenza su questa misura di alcuni fattori localizzativi della produzione
agroalimentare che sono specifici ed estranei al livello generale dell’economia.
10
Per quanto riguarda le modifiche cui il valore dell’ExpyAA è andato incontro nel decennio osservato,
le statistiche sintetiche riportate nella tabella 4 evidenziano un ampliamento dello spettro di valori
assunti sia ai livelli minimi che a quelli massimi in linea con quanto osservato per il Prody e
confermato dalla crescita del valore della deviazione standard della distribuzione. La media e la
mediana crescono entrambe ma non di molto, ad indicare che il baricentro della distribuzione si
sposta leggermente verso l’alto anche se resta piuttosto stabile.
Tab. 4 - Statistiche descrittive EXPYAA 1996-97 2006-07 Mediana 13.988 14.441 Media 13.182 13.930 Dev. standard 2.914 3.427 Valore minimo 6.291 4.136 Valore massimo 17.576 20.145
Fonte: nostre elaborazioni su dati Comtrade
Anche la figura 2, che riporta in ascissa il valore assunto dall’ExpyAA nel biennio 1996-97 ed in
ordinata quello relativo al biennio 2006-07, evidenzia a colpo d’occhio alcune circostanze
interessanti. Innanzitutto, conferma l’assenza di grandi cambiamenti in quanto la maggior parte dei
paesi si distribuisce attorno alla bisettrice senza scostarsene significativamente. Inoltre, si apprezza
lo spostamento verso l’alto della distribuzione e come questo avvenga grazie ad una crescita diffusa
del valore dell’indicatore, una crescita, cioè, che riguarda la maggior parte dei paesi, mentre solo
per 5 di questi l’ ExpyAA si riduce. Si tratta, da un lato, del Canada e dell’Argentina per i quali vi è
una riduzione nel ruolo giocato sulle esportazioni di grano (prodotto ad elevato Prody grazie
all’importanza delle esportazioni USA), ma anche di Indonesia e Malesia per le quali cresce la
quota degli oli di semi (il cui Prody si riduce) sulle esportazioni totali; e, infine, soprattutto, della
Romania che con una riduzione del 13,5% scivola dal 29° al 76° posto a causa della riduzione della
sua specializzazione in prodotti a più elevato Prody ma anche a causa della forte contrazione del
valore del Prody di una delle voci più importanti delle esportazioni rumene: “animali vivi non
riproduttori”.
11
Fig. 2- Variazioni dell'Indice ExpyAA
albaniaalgeria
argentina
armenia australia
austria
belgium
boliviaboliviabrazil
bulgaria
canada
cape verde
chile
china
colombia costa rica
croatia
cyprus
czech
denmark
ecuador
egypt
estonia
finland
france
gabon
germany
guyana
honduras
hungaryiceland
india indonesia
iran
ireland
israel
italy
japan
kenya
korealatvia
lebanon
lithuania
macedonia
madagascar
malawi
malaysia
malta
mexico
netherlands
new zealand
nicaragua
norwaypoland
portugal
romania
russiansenegal
seychelles
singaporeslovak
slovenia
south africa
spain
sweden
switzerland
tanzania
turkey
uganda
UK
USA uruguayvenezuela
zambia
5000
7000
9000
11000
13000
15000
17000
19000
21000
5000 7000 9000 11000 13000 15000 17000 19000
expy
06-07
expy 96-97
Un ulteriore approfondimento sulla posizione relativa dei paesi e sul ruolo che vi giocano le diverse
voci di esportazione lo si può ottenere attraverso un interessante esercizio proposto dalla letteratura
sulla sophistication delle esportazioni. Questo consiste nell’osservare congiuntamente per ciascuna
voce e per ciascun paese il valore dell’indice Prody e quello dell’indice Rca (che, come si ricorderà,
è l’indice in base al quale è definito il peso del Pil procapite nell’indice Prody stesso) (Lebre de
Freitas e Salvado, 2009; Di Maio e Tamagni, 2008). Ponendo questi valori sugli assi di un grafico si
ottiene una nuvola di punti per ciascun paese che può essere interpolata da una retta la cui pendenza
offre, in maniera molto sintetica, la misura del tipo di specializzazione commerciale del paese.
12
Fig. 3- Il Prody ed i vantaggi comparati rivelati di 12 paesi nel 2006-2007
y = -
0
5000
10000
15000
20000
25000
30000
35000
40000
0 2 4 6 8 10 12 14
Prod
y 06
-07
RCA 06-07
Lineare (ITALIA)
Lineare (FRANCIA)
Lineare (SPAGNA)
Lineare (GERMANIA)
Lineare (POLONIA)
Lineare (TURCHIA)
Lineare (EGITTO)
Lineare (CINA)
Lineare (BRASILE)
Lineare (INDIA)
Lineare (UNGHERIA)
Lineare (USA)
Una inclinazione positiva, infatti, si ha per i paesi che godono di Rca in produzioni con maggior
valore dell’indice Prody. Viceversa, i paesi per i quali è più forte il vantaggio nelle produzioni meno
sofisticate mostrano una nuvola di punti (e quindi una retta di regressione) rivolta in basso. La
figura 3 mostra i valori assunti da questa relazione per 12 paesi di particolare interesse e
rappresentatività. Osservando, quindi, le nuvole di punti formate dalle coppie di valori dei due
indici, si può subito notare che in 4 casi la retta di regressione indica una specializzazione
commerciale in prodotti ad elevato Prody, questi sono, nell’ordine: la Germania, la Francia, la
Polonia e l’Italia. La Germania deve questo buon posizionamento prevalentemente alla sua
specializzazione nelle esportazioni di carni suine e di salumi, ai formaggi, alla cioccolata al caffè ed
alle bibite, tutti prodotti ai quali corrispondono livelli del Prody elevati. Per la Francia le voci che
più influiscono sulla sua posizione sono riconducibili all’industria delle bevande: i vini, gli
spumanti, i liquori e le acque; oltre ai formaggi ed in misura più ridotta, i gelati. Per quanto riguarda
la Polonia, oltre alle carni, al pollame, ai formaggi ed alla cioccolata hanno un ruolo importante
frutta, ortaggi e uova. Tra i paesi con una specializzazione che influisce positivamente sull’Expy,
l’Italia si distingue per i valori estremamente elevati dell’indice di Balassa in corrispondenza di un
gran numero di prodotti, perlopiù riconducibili al made in Italy. Tra questi soprattutto: le paste, i
13
vermut, i pelati, l’olio, i formaggi, i vini, il caffè, le preparazioni di carni. Ciò sta ad indicare un
elevato grado di specializzazione commerciale in un ampio ventaglio di prodotti che caratterizzano
profondamente i beni agroalimentari italiani sui mercati esteri, molto più di quanto non accada per
tutti gli altri potenziali competitors.
Infine, merita attenzione la posizione di India e Cina, accomunate da una grande varietà nella
specializzazione delle esportazioni che include, però, prevalentemente beni esportati da paesi a
basso reddito. La peggiore posizione dell’India si spiega, da un lato, con l’importanza del ruolo
assunto dal riso nella sua specializzazione commerciale (prodotto a cui corrisponde uno dei Prody
più bassi di tutto il vettore agroalimentare); e, dall’altro lato, con il contributo positivo dato al
livello di sophistication cinese dalle esportazioni di pesci, sia congelati che lavorati, nonché dalle
paste e dai pelati.
Confrontando i valori assunti dall’indice Prody e dall’Rca all’inizio ed alla fine del decennio
studiato (figure 3 e 4) si notano alcuni cambiamenti che vale la pena di segnalare (per un quadro
esaustivo si veda l’allegato 2). Innanzitutto, si deve segnalare che è nella parte alta del grafico che si
registrano i più diffusi miglioramenti, con la Germania, la Francia, l’Italia, la Polonia e la Spagna
che orientano progressivamente le proprie esportazioni a favore di comparti il cui Prody è più
elevato9. Tra i paesi a specializzazione più sfavorevole, il Brasile riesce a migliorare la propria
posizione scavalcando i due colossi asiatici, che dal canto loro arretrano, ed a raggiunge la Turchia
che mantiene la sua posizione. Alla base dei cambiamenti positivi osservati c’è quasi sempre una
crescita di specializzazione nelle esportazioni di comparti appartenenti alle filiere zootecniche, che
come si ricorderà corrispondono a Prody elevati e crescenti nel tempo. Per la Germania si tratta
specialmente di carni suine, sia fresche che lavorate, e di formaggi; per il Brasile di carni bovine e
del pollame; in Francia l’effetto positivo di una crescente specializzazione nelle esportazioni di
formaggi erborinati si accompagna a quella dei vini spumanti. Il miglioramento della
specializzazione italiana è dovuto a variazioni positive dell’indice di Balassa per prodotti del made
il Italy il cui Prody è cresciuto nel decennio, come si vedrà meglio nel prossimo paragrafo. Diverso
è, viceversa, il caso della Polonia che va incontro ad un riorientamento più complessivo della
propria specializzazione commerciale, probabilmente spinto dalle trasformazione che hanno fatto
seguito all’ingresso di questo grande paese agricolo nell’UE (Antimiani, De Filippis e Henke, 2006;
Scoppola, 2004). Infine, anche il leggero miglioramento nella specializzazione produttiva della
Spagna non è dovuto a fenomeni macroscopici a carico di uno o pochi comparti ma ad una diffusa
riduzione nella specializzazione in un gran numero di comparti a basso valore del Prody. 9 Per quanto riguarda il risultato positivo ottenuto dall’Italia per l’export agroalimentare, vale la pena di segnalare che questo è tanto più apprezzabile in quanto in controtendenza con la performance delle esportazioni complessive la cui specializzazione commerciale si concentra progressivamente a favore di comparti la cui sophistication appare in declino, secondo quanto rilevato in Di Maio e Tamagni (2008).
14
Tra i paesi la cui specializzazione commerciale arretra in termini di sophistication, nel corso del
decennio, vale la pena di segnalare il caso degli USA, che accentuano la loro già forte propensione
alle esportazioni dei cereali a cui corrispondono livelli relativamente bassi del Prody; quello
dell’India, che accresce la propria specializzazione nelle esportazioni di carcasse congelate di
bovini, il cui Prody si riduce nel corso del periodo. Infine, per la Cina si registra un ampio ventaglio
di cambiamenti senza che alcuno prevalga sugli altri. Ciò può essere senz’altro letto come parte dei
più generali processi di trasformazione e crescita dell’economia cinese che ne stanno ridisegnando
il profilo sia interno che internazionale, tanto sul fronte dell’offerta che della domanda di beni
strumentali e per il consumo finale.
5. Gli indici di sophistication e l’Italia: il caso del made in Italy agroalimentare
In questo paragrafo si utilizza l’indice Prody per un’analisi più dettagliata del made in Italy
agroalimentare. Anche in questo caso si può utilizzare questo indice per una prima collocazione dei
prodotti nel ranking della sophistication che aiuta a capire su quali tipi di mercati ciascun prodotto
si trova a competere. Inoltre, mettendo in relazione l’evoluzione del grado di sofisticatezza delle
0
5000
10000
15000
20000
25000
30000
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
RCA 96-97
Prod
y 96
-97
Lineare (ITALIA)
Lineare (FRANCIA)
Lineare (SP AGNA)
Lineare (GERMANIA)
Lineare (P OLONIA)
Lineare (TURCHIA)
Lineare (EGITTO)
Lineare (CINA)
Lineare (BRASILE)
Lineare (INDIA)
Lineare (UNGHERIA)
Lineare (USA)
Fig.4 – il Prody e i vantaggi comparati rivelati di 12 paesi nel 1996-97
15
esportazioni agroalimentare italiane con la specializzazione del set di esportazioni si traggono
informazioni sul tipo di traiettoria competitiva nella quale si colloca il paese. Da questo punto di
vista, il made in Italy si presta bene come caso di studio, essendo esso composto prevalentemente da
prodotti caratterizzati da un buon grado di trasformazione e differenziazione e dunque più sensibili
all’indice Prody.
Il made in Italy agroalimentare viene, in genere, definito come quella componente delle
esportazioni agroalimentari del paese proveniente dall’industria di trasformazione, per cui i saldi
sono stabilmente positivi e che hanno una chiara identificazione con l’Italia all’estero10. In questo
caso, delle 95 voci originali ne sono state individuate 20, che danno un quadro complessivamente
esaustivo del made in Italy agroalimentare italiano.
Nella figura 5 si mettono in relazione per l’Italia e per tutti i 95 comparti individuati, l’indice Prody
con l’Rca. Il paragrafo precedente ha messo in evidenza come l’Italia si trovi nel gruppo di paesi la
cui specializzazione esportativa è fortemente legata a prodotti ad elevato grado di sofisticatezza
(sebbene in misura meno accentuata rispetto ad altri paesi europei) e come questa propensione sia
aumentata nel corso del decennio indagato. Pur nella forte variabilità delle situazioni fotografate dal
grafico, si può notare come la relazione prevalente tra i due indicatori sia di segno positivo, con una
prevalenza nella crescita della specializzazione commerciale in comparti il cui Prody è migliorato
nel tempo.
10 In questo caso si è adottata la definizione proposta nel Rapporto sul commercio con l’estero dei prodotti agroalimentari dell’INEA (INEA, annate varie). Avendo definito in questo modo il made in Italy, restano esclusi da essi importati prodotti del settore primario che pure contribuiscono stabilmente e significativamente al saldo positivo dell’export agroalimentare italiano, in particolare l’ortofrutta fresca. Il made in Italy agroalimentare rappresenta circa il 50% delle complessive esportazioni agroalimentari italiane In valori correnti, nel 2007 esso era pari a poco meno di 12 miliardi di euro. Per un’analisi della performance commerciale del made in Italy agroalimentare riferita a periodi precedenti si veda Carbone (1994).
16
Fig. 5 - Variazioni dell'indice Prody e dell'indice RCA per le 95 voci agroalimentari
Fonte: elaborazioni su dati Cometrade
formaggi freschi-latticini
f.grattugiatif. erborinatiformaggi (eslcusi già denom.)
riso lavorato
olio d'oliva vergine
olio d'oliva non verginemiscele di olii d'oliva
salumicioccolata e prodotti a base di
cioccolata
paste all'uovo e/o farcitepasticceria
panetteriapelati e conserve di pomodori
vermut
-100
-50
0
50
100
150
200
250
-70 -50 -30 -10 10 30 50 70 90
Variazioni % Prody
Var
iazi
oni %
RC
A
Il primo quadrante rappresenta una evoluzione virtuosa in quanto vi si collocano i comparti per i
quali è contemporaneamente cresciuto l’Rca ed il Prody. Si tratta di 35 voci molte delle quali
appartenenti alle filiere zootecniche ma tra le quali spiccano anche comparti di rilievo più tipici del
paniere delle esportazioni italiane (10 delle quali facenti parte del made in Italy) tra cui la frutta
fresca e secca, le acque, i liquori.
Anche al terzo quadrante può essere attribuito un giudizio, in un certo senso positivo, in quanto
corrisponde a comparti per i quali si ha una riduzione della sophistication e per i quali, al contempo,
si attenua la specializzazione italiana nell’ambito degli scambi internazionali. Si trovano in questa
condizione 15 comparti, perlopiù di prodotti non trasformati sia degli allevamenti che delle
coltivazioni, a cui si aggiungono alcuni prodotti a basso grado di trasformazione.
I rimanenti due comparti circoscrivono percorsi evolutivi negativi. Nel secondo quadrante ricadono
10 comparti (due dei quali del made in Italy: olio di oliva vergine e vermut) il cui Prody si riduce
ma per i quali l’Italia va aumentando la propria specializzazione. Ancora più critica è la situazione
individuata dal quarto comparto, nel quale ricadono ben 34 voci di esportazione (8 delle quali del
made in Italy) per le quali si ha un arretramento della specializzazione del nostro Paese ma il cui
Prody sta crescendo.
Concentrandosi sulla evoluzione dei prodotti del made in Italy (tabella 5), 17 delle 20 voci si
collocano nelle prime 50 posizioni del calcolo dell’indice Prody per il 2006/07, e 10 nei primi 25.
Tra il 1996/97 ed il 2006/07 l’indice Prody migliora per la maggior parte di queste voci, con le sole
eccezioni del riso lavorato, dell’olio di oliva vergine e dei vermut (figura 5). La categoria dei
formaggi, in particolar modo le voci relative ai formaggi erborinati e grattugiati, è quella per cui ad
17
un livello di Prody già alto nel primo biennio considerato, corrisponde la variazione positiva più
consistente nel secondo biennio.
Fig. 6 - Indice Prody per il made in Italy agroalimentare
Fonte: elaborazioni su dati Comtrade
formaggi freschi
formaggi grattugiati
formaggi erborinati
formaggicaffè lavorato
riso lavorato
olio oliva vergine
olio oliva non vergine
miscele olii oliva
salumi
cioccolata
paste all'uovo
pasta
pasticceria panetteria
succhi frutta
gelati
vermut
pelati e conservevini<2litri
vini >2 lt
5000
10000
15000
20000
25000
30000
5000 10000 15000 20000 25000
PRODY 96-97
PRODY 06-07
Tab. 5 - Valori del Prody per prodotti agroalimentari del made in Italy Prodotto Prody 96-97 Prody 06-07
formaggi freschi-latticini 15.459 20.193 f.grattugiati 19.395 26.038 f. fusi 22.410 17.638 f. erborinati 25.052 30.804 formaggi (esclusi già denom.) 22.537 23.098 caffè lavorato 19.305 22.503 riso lavorato 7.269 5.763 olio d'oliva vergine 14.907 12.714 olio d'oliva non vergine 14.017 16.679 miscele di olii d'oliva 15.758 18.432 salumi 16.047 20.477 cioccolata e prodotti a base di cioccolata 19.578 23.440 paste all'uovo e/o farcite 15.673 20.179 pasta 12.978 16.800 pasticceria 18.910 20.603 panetteria 20.404 20.963 pelati e conserve di pomodori 11.211 17.052 succhi di frutta 14.582 15.874 gelati 17.594 22.132 vini <2lt 16.053 17.639 vermut 18.535 18.354 vini >2 lt 10.909 12.907 Fonte: nostre elaborazioni su dati Comtrade
18
Dunque, nel complesso, la sophistication del made in Italy agroalimentare aumenta nei dieci anni
considerati. Tuttavia, come si evidenzia nella tabella 6, per molti dei prodotti selezionati si assiste
ad una erosione delle quote delle esportazioni mondiali italiane: dunque, anche se ci si trova di
fronte ad un comportamento che si differenzia per singola categoria di prodotto, nel complesso si
può affermare che al miglioramento dell’indice Prody, e quindi del grado di sofisticatezza delle
esportazioni agroalimentari italiane, corrisponde un arretramento sul fronte delle quote di mercato
del Paese. In sostanza, sembra che l’Italia non riesca a restare competitiva nelle esportazioni di
alcuni comparti a crescente grado di sofisticatezza perdendo peso, per questi stessi prodotti, come
fornitore mondiale.
Tab. 6 - Variazione dei valori dell'indice Prody e delle quote di esportazioni mondiale italianeVar. Quota
posiz. 06/07 posiz. 96/97 var. posiz. var. indice exportformaggi erborinati 1 1 = + =formaggi grattugiati 6 18 +12 + -formaggi freschi 25 43 +18 + -altri formaggi 14 6 -8 + +cioccolata 12 17 +5 + +caffè lavorato 15 19 +4 + +panetteria 21 12 -9 + -pasticceria 23 21 -2 + -gelati 17 26 +9 + +salumi 24 34 +10 + =miscele di oli di oliva 34 38 +4 + -olio d'oliva vergine 74 53 -21 - =olio d'oliva non vergine 50 60 +10 + -succhi di frutta 55 57 +2 + -pasta 47 71 +24 + =pasta all'uovo 26 41 +15 + -pelati e conserve 45 77 +32 + =riso lavorato 90 91 +1 - -vini < 2 lt 41 33 -8 + +vini > 2 lt 72 80 +8 + -vermut 36 22 -14 - +Fonte: elaborazioni su dati Comtrade
Variazione Indice Prody
6. Conclusioni
In queste pagine si è esplorata la possibilità di utilizzare una famiglia di indicatori che misurano la
sophistication delle esportazioni quando applicati ad un solo settore dell’economia ed in particolare
a quello agroalimentare, che presenta spiccate specificità. In particolare, si è fatto riferimento a due
indici diversi, il cosiddetto Prody e l’indice Expy. L’indice Prody misura il livello medio di
ricchezza dei paesi esportatori, fornendo una indicazione sintetica del livello di sophistication del
19
bene e, quindi, del tipo di concorrenza che il prodotto incontra sui mercati internazionali.
Direttamente connesso ad esso è l’indice Expy, che si riferisce ai Paesi e si ottiene per sommatoria
dei Prody dei prodotti (comparti) che il Paese esporta, ognuno pesato per la quota del prodotto sulle
esportazione totali del Paese.
Il ranking del commercio agroalimentare secondo l’indice Prody mette in luce come le produzioni
zootecniche si associno a paesi a reddito pro-capite medio elevato, indipendentemente dal grado di
trasformazione e dal livello di differenziazione. Più in generale, i dati sembrano mostrare che il
legame tra il ranking dei prodotti secondo l’indice Prody, da un lato, e il loro livello di
trasformazione (settore primario e industria alimentare) e differenziazione, dall’altro, sia
nell’insieme piuttosto debole, anche per altre categorie merceologiche dell’agroalimentare oltre a
quella zootecnica, e ciò soprattutto rispetto a quanto è stato mostrato in letteratura per altri settori
dell’economia.
Per quanto riguarda l’Expy, il ranking dei Paesi in termini di sophistication delle esportazioni
agroalimentari mostra una generale relazione positiva tra ExpyAA ed Pilpc. Questo risultato è in linea
con quelli ottenuti in letteratura nell’applicazione dell’indicatore all’intero vettore delle esportazioni
dei Paesi e conferma la circostanza secondo la quale paesi più ricchi tendono a competere su
mercati diversi dai paesi poveri. Infatti, si osserva che nei Paesi più poveri le esportazioni sono
concentrate perlopiù in materie prime agricole scarsamente differenziate, la cui produzione avviene
quasi esclusivamente nel Sud del mondo (in parte anche per motivi legati alla disponibilità di
risorse naturali specifiche). Inoltre, in questi paesi l’industria di trasformazione è scarsamente
sviluppata sia in termini dimensionali che quanto a capacità tecnologica e di generazione di valore
attraverso strategie di differenziazione e di riduzione del grado di concorrenzialità. Al contrario, i
paesi ricchi detengono vantaggi comparati nella produzione ed esportazione di prodotti trasformati e
maggiormente differenziati.
Tuttavia, la relazione tra ExpyAA e Pilpc si va sfocando a livelli più elevati del Pilpc. Ciò accade a
causa della presenza di fattori che incidono in modo peculiare sulla specializzazione produttiva e sui
vantaggi comparati nel settore agroalimentare. Tra questi, vale la pena ricordare l’importanza della
disponibilità di risorse naturali, specifiche e fisse; l’elevata incidenza dei costi di trasporto
soprattutto per alcune categorie di beni alimentari; la rilevanza delle politiche settoriali e
commerciali nel sostenere la produzione di beni agricoli primari anche in paesi che non
mostrerebbero altrimenti vantaggi competitivi in quelle produzioni. In particolare, per quanto
riguarda l’Italia va senz’altro valutata positivamente la ulteriore specializzazione commerciale in
comparti a crescente sophistication.
20
Nella parte finale del lavoro si è guardato al made in Italy agroalimentare come esempio di quanto
visto per le esportazioni italiane nel loro complesso: il livello di sophistication nel complesso
aumenta, il che mostra che si specializzano in questa tipologia di beni paesi a più altro reddito pro-
capite. Ciò significa anche che il nostro paese è impegnato su fronti competitivi sempre più
complessi, in mercati dove i clienti si conquistano conferendo ai prodotti caratteristiche distintive
non banali, Allo stesso tempo, tuttavia, un campanello di allarme si accende quando si osserva
l’erosione delle quote di esportazione dell’Italia rispetto ad alcuni prodotti che caratterizzano il
made in Italy. In pratica, ad un aumento della sophistication dei prodotti non corrisponde una
capacità del paese di conquistare nuove quote di mercato mondiale, trovandosi spesso a competere
con vecchi e nuovi paesi partner.
In definitiva, l’esercizio proposto in queste pagine va inteso come una esplorazione del tutto
preliminare delle potenzialità di questi indicatori quando applicati ad un solo settore dell’economia
ed in particolare a quello agroalimentare che presenta spiccate specificità. Più in dettaglio, il
prosieguo del lavoro andrà in due direzioni complementari: in primo luogo, si cercherà di affinare la
definizione delle grandezze poste in relazione nella costruzione e nell’interpretazione degli
indicatori, ad esempio mettendo in relazione un indicatore settoriale come l’ExpyAA con un altro
indicatore settoriale relativamente al livello della ricchezza prodotta., come, ad esempio, il VaAA; in
secondo luogo, si intende disaggregare il calcolo degli indici sulla base del livello qualitativo dei
prodotti, individuando tre classi di qualità calcolate a partire dai valori medi unitari dei prodotti
esportati, secondo la metodologia individuata da Minondo (2007).
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21
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22
Allegato 1- Valori dell’indice Prody dei bienni 96-97 e 06-07 dei 95 comparti dell’agroalimentare Prodotto Prody 06-07 Prody 96-97
formaggi erborinati 30.804 25.052 Suin i-carcasse fresche,refrig 29.981 24.919 vini spumanti 29.950 16.584 carni bovine e suine preparate 29.111 22.734 f.grattugiati 26.038 19.395 animali vivi -riproduttori 25.731 22.224 suini -carcasse cong. 25.225 17.510 frattaglie di mammiferi fresche o cong. 24.801 22.922 semilavorati latte 23.934 20.276 yogurt, burro, spalmabili 23.634 17.879 cioccolata e prodotti a base di cioccolata 23.440 19.578 estratti e sughi di carni 23.198 16.077 formaggi (eslcusi già denom.) 23.098 22.537 caffè lavorato 22.503 19.305 grassi animali vari 22.454 23.114 semi da semina 22.324 19.962 gelati 22.132 17.594 bovini -carcasse fresche,refrig 22.066 19.659 bibite analcoliche 21.913 19.226 pollame a pezzi fresco e cong. 21.168 15.744 cacao lavorato 20.973 21.899 panetteria 20.963 20.404 pasticceria 20.603 18.910 salumi 20.477 16.047 formaggi freschi-latticini 20.193 15.459 paste all'uovo e/o farcite 20.179 15.673 carni e frattaglie varie fresche e cong. 20.091 15.508 pesca fresco e refrig. 20.008 19.714 ovic./equini carcasse/mezzene fresche o cong. 19.937 18.472 salse, condimenti, estratti, zuppe, brodi, ecc. 19.528 16.412 latte 19.008 17.011 patate 18.914 13.151 birra 18.527 17.599 miscele di olii d'oliva 18.432 15.758 preparazioni di carni 18.398 15.916 vermut 18.354 18.535 pollame intero fresco e cong. 18.238 14.953 carni varie preparate 18.113 14.947 animali vivi -volatili 17.849 15.754 pesci vivi 17.832 15.200 vini<2lt 17.639 16.053 (segue)
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Prodotto Prody 06-07 Prody 96-97 formaggi fusi 17.638 22.410 liquori e superalcolici 17.526 13.787 frutti bosco 17.503 15.371 preparazioni di carni dietetiche 17.060 14.815 pelati e conserve di pomodori 17.052 11.211 pasta 16.800 12.978 couscous, bulgur, ecc. 16.712 15.873 olio d'oliva non vergine 16.679 14.017 caramelle e chewngum 16.669 15.244 pesce congelato 16.386 15.261 grano tenero 16.123 20.734 mele, kiwi e pere 16.078 14.891 succhi di frutta 15.874 14.582 uova 15.823 15.229 preparazioni di pesce 15.788 13.450 acque 15.327 14.108 ortaggi lavorati e preparati 15.293 15.128 alimenti zootecnici (farine, panelli, ecc.) 15.273 13.951 agrumi 15.107 16.222 grano duro 14.709 20.994 frutta semilavorata congelata 14.384 12.967 uva 14.322 13.625 farine, semole, fiocchi di cereali e amidacei 13.891 11.970 frutta preparata 13.732 13.611 mosti, alcole, sidro 13.578 13.897 frutta secca 13.239 11.639 bovini -carcasse cong. 13.180 15.335 ortaggi freschi 13.154 13.093 ortaggi congelati 13.123 14.035 preparazioni di pesci 13.078 12.923 vini >2 lt 12.907 10.909 altri cereali 12.714 13.872 olio d'oliva vergine 12.714 14.907 piante, fiori, ecc. 12.660 13.555 miele 12.263 10.479 drupacee 11.680 10.738 radici, succhi, gomme, foglie-variamente conservate 11.618 9.440 pomodori freschi 10.868 14.719 oli di semi 10.513 12.262 meloni e cocomeri 10.262 10.915 semi e farine di proteaginose e oleaginose 9.675 10.057 (segue)
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Prodotto Prody 06-07 Prody 96-97
animali vivi -non riproduttori 9.522 15.906 zuccheri 9.080 7.608 ortaggi in pezzi, tritati o in polvere 8.937 9.596 ortaggi semilavorati 8.400 7.574 frutta tropicale 8.390 6.357 frutta in guscio 8.141 7.530 radici 7.648 7.399 riso lavorato 5.763 7.269 tabacchi greggi 5.454 6.005 spezie 4.359 4.853 canne, bambù ecc. 4.063 9.330 cacao grezzo e semilavorato 3.702 10.978 caffè grezzo 2.936 3.887 Fonte: nostre elaborazioni su dati Comtrade
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Allegato 2 - variazione Prody-RCA per i 95 comparti dell’agroalimentare italiano VARIAZIONI POSITIVE RCA- NEGATIVE PRODY VARIAZIONI POSITIVE RCA-POSITIVE PRODY
Prodotto Var. Prody %Var.Rca % Prodotto Var. Prody %Var.Rca %ortaggi in pezzi, tritati o in polvere -6,87 13,84 animali vivi -riproduttori 15,78 116,08 caffè grezzo -24,49 83,74 bovini -carcasse fresche,refrig 12,25 20,62 spezie -10,19 117,83 suini -carcasse fresche,refrig 20,32 5,09 grano tenero -22,24 98,68 suini -carcasse cong. 44,06 11,67 altri cereali -8,35 6,27 ovic./equini carc./mezz. fr./cong. 7,93 17,34 semi e farine di proteaginose e oleaginose -3,80 95,05 frattaglie di mammiferi fr./cong. 8,20 55,09 grassi animali vari -2,86 6,81 pollame intero fresco e cong. 21,97 24,84 *olio d'oliva vergine -14,71 15,12 pollame a pezzi fresco e cong. 34,45 16,25 *vermut -0,97 26,87 carni bovine e suine preparate 28,05 18,79 grano duro -29,94 22,37 preparazioni di pesce 17,38 6,02
VARIAZIONI NEGATIVE RCA-POSITIVE PRODY *formaggi freschi-latticini 30,62 111,73 Prodotto Var. Prody %Var.Rca %*f. erborinati 22,96 9,30 animali vivi -volatili 13,30 -44,52 *formaggi (eslcusi già denom.) 2,49 8,29 carni e frattaglie varie fresche e cong. 29,56 -23,82 uova 3,90 51,63 carni varie preparate 21,18 -9,77 miele 17,02 31,98 pesci vivi 17,31 -26,57 ortaggi semilavorati 10,90 6,91 pesce congelato 7,37 -41,57 mele, kiwi e pere 7,97 20,76 Yogurt, burro, spalmabili 32,19 -53,45 frutta secca 13,74 10,91 *f.grattugiati 34,25 -0,75 *caffè lavorato 16,57 29,15 patate 43,82 -46,41 *salumi 27,61 50,31 ortaggi freschi 0,47 -35,78 preparazioni di pesci 1,20 14,96 radici 3,36 -72,28 *cioccolata e prod. con ciocc. 19,73 28,41 frutta in guscio 8,12 -16,53 *pasta 29,44 7,63 frutta tropicale 31,99 -33,41 *pelati e conserve di pomodori 52,10 9,28 uva 5,12 -34,02 salse, condimenti, estratti… 18,99 38,21 drupacee 8,77 -38,95 acque 8,64 42,28 semi da semina 11,83 -16,49 *vini <2lt 9,88 15,97 radici, succhi, gomme, foglie 23,07 -11,37 liquori e superalcolici 27,12 16,25 *olio d'oliva non vergine 18,99 -22,88 alimenti zootecnici 9,48 15,34 *miscele di oli d'oliva 16,97 -7,15 estratti e sughi di carni 44,29 109,79 preparazioni di carni 15,59 -43,19 *gelati 25,79 25,71 zuccheri 19,34 -4,94 birra 5,27 56,70 caramelle e chewngum 9,35 -3,10 latte 11,74 242,65 *paste all'uovo e/o farcite 28,75 -11,95 semilavorati latte 18,04 182,53 couscous, bulgur, ecc. 5,29 -19,15 preparazioni di carni dietetiche 15,15 0,71 *pasticceria 8,96 -27,77 *panetteria 2,74 -5,88 VARIAZIONI NEGATIVE RCA-NEGATIVE PRODYortaggi lavorati e preparati 1,09 -2,12 Prodotto Var. Prody %Var.Rca %frutta preparata 0,89 -47,75 animali vivi -non riprod. -40,13 -51,67 *succhi di frutta 8,86 -22,20 bovini -carcasse cong. -14,05 -7,83 bibite analcoliche 13,98 -32,38 f. fusi -21,29 -18,28 vini spumanti 80,60 -5,98 piante, fiori, ecc. -6,60 -3,80 *vini >2 lt 18,32 -23,91 pomodori freschi -26,17 -15,94
ortaggi congelati -6,49 -7,99 agrumi -6,87 -17,59 meloni e cocomeri -5,98 -11,64 *riso lavorato -20,72 -59,36 canne, bambù ecc. -56,45 -42,28 oli di semi -14,27 -15,81 cacao grezzo e semilavorato -66,27 -42,87 cacao lavorato -4,23 -41,19 mosti, alcole, sidro -2,30 -69,76 tabacchi greggi -9,18 -5,18
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Fonte: nostre elaborazioni su dati Comtrade