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MARINA ELETTRA MARANETTO MARINA ELETTRA MARANETTO UNA STORIA NELLA CRONACA LA SOCIETA’ OPERAIA A SILVANO D’ORBA DAL 1876 AL 1926 UNA STORIA NELLA CRONACA COMUNE DI SILVANO D’ORBA ACCADEMIA URBENSE COMUNE DI SILVANO D ORBA ACCADEMIA URBENSE

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MARINA ELETTRA MARANETTO

MARINA ELETTRA MARANETTO

UNA STORIA NELLA

CRONACA

LA SOCIETA’ OPERAIA

A SILVANO D’ORBA DAL 1876 AL

1926UNA STORIA NELLA CRONACA

COMUNE DI SILVANO D’ORBA

ACCADEMIA URBENSE

COMUNE DI SILVANO D�ORBA

ACCADEMIA URBENSE

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Memorie dell’Accademia UrbenseCollana a cura di Alessandro Laguzzi

Nuova Serie n.59

Impaginazione: Simona VagaRedazione Giacomo Gastaldo

Paolo Bavazzano

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Una storia nella cronacaLa Società operaia a Silvano

d’Orba(dal 1876 al 1926)

Accademia Urbense

Marina Elettra Maranetto

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Questo pregevole lavoro è frutto dell’appassionataricerca che Marina Elettra Maranetto ha voluto dedi-care ad un’istituzione cara ai silvanesi, la SocietàOperaia di Mutuo Soccorso; la sensibilità dell’autricecoglie i fermenti che hanno favorito lo sviluppo del-l’associazionismo, producendo uno studio senza egua-li.L’entusiasmo con cui ha affrontato l’impegno le ha per-messo di ricostruire le tappe salienti del sodaliziointrecciandole con la più complessa vita sociale dellanostra comunità; il testo è ancor più apprezzabile per-ché, grazie ad una accurata ricerca, è arricchito conriferimenti al contesto nazionale che meglio inquadra-no il periodo storico.Questa “pagina” di Novecento silvanese contribuisce acolmare un vuoto diffuso tra i giovani più inclini all’a-scolto delle ammalianti sirene della tecnologia che alrichiamo della cultura della nostra terra; è un limitealle loro potenzialità espressive, nonostante i migliorimezzi e le ottime capacità, perché senza passato nonc’è futuro.Stiamo navigando nell’insidioso mare della globalità e,per evitare di essere risucchiati nel vortice dell’omolo-gazione, occorre recuperare le nostre tradizioni cheesprimono la vivacità ed il piacere di vivere in comuni-tà; il passaggio dalla civiltà rurale a quella odierna

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dovrebbe essere maggiormente trattato per renderecoscienza di quanto progresso siano stati capaci e qualisacrifici abbiano sopportato, chi ci ha preceduto.Si trasmettono ai giovani molte nostre aspirazioni tal-volta tacendo i costi che precedono ogni conquista;capita così che si educhi a percepire il senso delle gra-tificazioni più che ad esserne consapevoli, ad averepiuttosto che essere.Ritengo si debba correttamente informare lasciandopoi ad ognuno il libero arbitrio; è quindi giusto soffer-marsi sulle sofferte condizioni di vita sopportate aSilvano come in tutti i piccoli borghi contadini d’Italiaa fine Ottocento. È doveroso sottolineare che gli stentierano condivisi dai più, che le fonti di reddito delnostro territorio, in particolare, la vite, la campagna el’artigianato, non garantivano la sopravvivenza; chel’emigrazione, traumatica e dolorosa, si è affermatasolo per sfuggire alla miseria. Così come il diritto divoto era riservato ai pochi e soli uomini proprietarifondiari facoltosi, l’analfabetismo dominante, le condi-zioni igieniche e sanitarie precarie, le protezioni socia-li inesistenti. Da questo contesto è fiorito il desiderio diriscatto, di emancipazione, con la rinascita dello spiri-to associativo, di solidarietà e mutualità, per ottenerele conquiste sociali, progresso, sviluppo, democrazia;un processo lento, stentato e comune in tutta la peniso-

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la, che è costato dolorosi sacrifici, perché nulla nasceper caso.Questo saggio e un’opera meritoria dedicata ai giova-ni e a chi desidera mantenere cultura e tradizione diun’associazione, la S.O.M.S., portatrice di valori chesono apprezzata conquista alla base della convivenzasociale, affinché quel soffio vitale che la anima perdu-ri, rinnovandosi, nel futuro.

Giuseppe CocoSindaco di Silvano d’Orba

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Presentazione

Un antico proverbio ovadese recita: “Da Uò a Seivan us’vò ante i pian e un se vò luntan” (Da Ovada a Silvanosi cammina in piano e non si va lontano). Tale afferma-zione interpreta il rapporto tra le due località: vicinan-za di Ovada con Silvano e piacevole passeggiata. Unastrada pianeggiante e agevole ancora prima della tram-via del 1881 da Ovada a Novi tra belle collinette popo-late di vigneti e il fiume Orba che offre il proprio nomea tutta la vallata.Nella tradizione popolare Silvano reca non poco conte-nuto al folklore letterario ovadese nei secoli scorsi ed èrimasto vivo (e ancora c’è qualche vecchio che lo ricor-da) quando si diceva che non si avevano i soldi per pas-sare “la nave”: era il pagamento di un pedaggio per var-care l’Orba da Silvano andando dall’altra parte delfiume, verso Rocca Grimalda.Ovada è sempre stata un polo di attrazione per Silvanomassime tra Otto e Novecento: ci si veniva per molteesigenze: lavoro, commercio, spese varie; le donne viandavano per lavorare nelle due filande, quella deiSalvi e l’altra di Alloisio e per vendere le uova.Silvano era un paese che nel 1848 apparteneva alla pro-

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vincia di Novi, allora Liguria fino al 1859.Era un paese non privo di iniziative che aveva saputoimpiantare ed organizzare una società operaia di mutuosoccorso.È appunto con questa società operaia che Silvano si èinserito nella storia del mutualismo dei lavoratori, in unconvegno i cui lavori si sono svolti a Sampierdarena nelmaggio scorso. Sono i piccoli centri che documentanola vitalità del mutuo soccorso e ne sottolineano l’im-portanza nel campo ergologico, dall’agricoltura all’arti-gianato.Marina Elettra Maranetto, autrice di alcuni eccellentilavori, ha compiuto con intelligenza un atto di amoreverso il proprio paese, attraverso un’assidua ricognizio-ne di fonti, archivistiche e giornalistiche, recando uncontributo storiografico rilevante e prezioso perSilvano. Questo paese nell’Ottocento e nel primoNovecento trova nelle pagine dense della Maranettouna sua dimensione, dignitosa nel contesto della Vald’Orba. Ogni paese vorrebbe avere una Maranetto chesi dedichi alla sua storia con tanta passione e perizia. ISilvanesi possono essere contenti di questo libro chemette a fuoco le peculiarità della sua gente laboriosa eseria.

Emilio CostaPresidente del Comitato di Genova

dell’Istituto per la storia del Risorgimento Italiano

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La Società Operaia a Silvanod’Orba

Una storia nella cronaca (dal 1876 al 1926)

PremessaL’articolo “Il futuro del Mutuo Soccorso”(“LaStampa”- 5 aprile 2003) apparso in occasione dellecelebrazioni per il 150° anniversario del primo con-gresso nazionale di Asti, sottolinea l’attualità e la vita-lità delle Società di Mutuo Soccorso che, radicate nelterritorio e nel tessuto sociale in cui operano, sono tut-tora più di quattrocento attive in Piemonte. Tra queste,la SOMS di Silvano d’Orba, a cui un atto di amoreverso il paese e il senso di appartenenza, hanno attri-buito un valore simbolico. Da qui, come accade tal-volta, la curiosità di sapere di più e testimoniare, e laricerca della memoria del luogo che ha acquisito,attraverso il tempo, ricchezza di significato in quel suoessere il passato, il presente, ed anche il futuro, con-servando i suoi connotati. Coerenza, continuità,modernità, attraverso più di un secolo di st oria, par-tecipando e subendo, senza per questo invecchiare. Così, con la modestia che dovrebbe essere propria di

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chi storico non è, mi è sembrato doveroso inoltrarminel contesto nel quale sono sorte le Società di MutuoSoccorso, prima di affrontare gli eventi nei quali collo-care la nostra Società, per soddisfare l’intenzione difornire una lettura attendibile, oltre che fruibile, a chifosse interessato. La materia d’indagine, vastissima, inquanto basata principalmente sulla lettura dei giornalidell’epoca, ha reso non facile sia l’esigenza di operareuna sintesi, nel rispetto dell’autenticità e dell’impor-tanza dei fatti, sia la ricerca di una levità narrativa cheinduca a percorrere le pagine fino in fondo, corrispon-dendo alla segreta quanto ovvia speranza di chi scrive.

La difficoltà di reperire una documentazione localeesauriente e materiale a cui fare riferimento, poichémolto è andato disperso o distrutto nel corso deglianni, è stata di stimolo più che d’ostacolo alla ricerca,costituendo motivo d’entusiasmo, tipico del neofita, chespera di scoprire qualcosa di “sensazionale” di cui sisiano perse le tracce.

Per questo devo gratitudine al sindaco GiuseppeCoco, che con l’abituale disponibilità e sensibilità miha sostenuto nell’attuazione del progetto; a queiSilvanesi che con pazienza hanno messo a disposizionetempo, cose e ricordi del passato; al Consiglio dellaSocietà di Silvano d’Orba, che mi ha permesso di frui-re liberamente di quanto rimane della documentazioneesistente; all’Istituto per la Storia della Resistenza diAlessandria (ISRAL), per le prime, fondamenali indica-zioni bibliografiche; a Barbara Menegatti della

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Fondazione Centro per lo Studio e la Documentazionedelle SOMS - ONLUS, Castellazzo B.da (Al), per lacompetenza e la padronanza delle informazioni che miha fornito; alla Biblioteca Civica di Ovada.

Un particolare ringraziamento va all’AccademiaUrbense di Ovada, senza la quale non sarebbe statopossibile procedere nella ricerca, al suo presidenteAlessandro Laguzzi e a Paolo Bavazzano, segretario diredazione, che con perizia e gentilezza hanno consenti-to a chi scrive di utilizzare per lungo tempo il pregevo-le archivio, e al segretario Giacomo Gastaldo.I Silvanesi

Giovanni Chiappino, alias “Pieroni”, alias parti-giano “Caio”, con i preziosi ricordi conservati peramore della memoria storica del paese, e PupiMazzucco, scrittore e autore di testi teatrali, instanca-bile promotore di avvenimenti culturali, sono figure diriferimento non solo per chi scrive. Con loro e grazie aloro, si è aperta la prima finestra sul percorso da segui-re, nel momento più critico della realizzazione di unprogetto.

La famiglia Perasso, proprietaria dello storico“Albergo Italia”, con particolare gratitudine adAlberto, Valentina e Walter, ha fornito conferme e chia-rimenti relativi a situazioni, luoghi e persone a cui fareriferimento.

Mario Arata, presenza assidua all’AccademiaUrbense, conoscitore di luoghi e fatti altrimenti perdu-

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ti, ed appassionato conversatore, ha custodito preziosiricordi familiari consentendone l’utilizzo.

Laura Scarsi,a cui si deve il materiale fotograficosulla Società di M.S..

Alessandro Soldatini, per le notizie storiche suidistillatori di grappe, un’attività tradizionale di cui iSilvanesi sono giustamente orgogliosi.

Riservo per ultimo un affettuoso ringraziamento aPierfranco Romero, scrittore silvanese molto attivo intutte le iniziative culturali e membro fecondo di ideedel Circolo Dialettale Silvanese “Ir Bagiu”, che mi hasostenuta nelle ricerche d’archivio, di testimonianze,fornendo materiale documentale e dedicandomi moltodel suo tempo, insieme alla gentile Signora Linuccia.

La Società Operaia a Silvanod’Orba

La Silvano della seconda metà dell’Ottocento pre-sentava le caratteristiche di una comunità rurale deditaprevalentemente alla coltura della vite e alla produzio-ne vinicola, data la natura collinare del suo territorio,associate ad altre colture tra cui il gelso, quale elemen-to determinante per l’allevamento del baco da seta.

Non sempre i proventi derivati da queste attività

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erano sufficienti al sostentamento delle famiglie cheintegravano il loro reddito prestando manodopera altro-ve, come succedeva dopo la vendemmia presso ledistillerie del paese, o nel periodo della mietitura, ovendendo qualche prodotto al mercato di Ovada, unpiccolo commercio che vedeva abitualmente le conta-dine avviarsi a piedi verso la città vicina, per vendereuova e latte.

Intorno al 1876, anno di fondazione della Società diMutuo Soccorso di Silvano d’Orba, erano attive inOvada sette filande con 557 addetti, in prevalenzadonne e bambini, provenienti anche dai centri vicini,con una probabile presenza di Silvanesi che fornivanomanodopera e bachi da seta.

E’ possibile che il processo di frazionamento fondia-rio delle grandi proprietà ecclesiastiche e nobiliari, cheaveva ricevuto un grosso impulso con le Leggi Siccardi

1 A partire dal 1875 funzionavano tre corse giornaliere di carrozze trai-nate da cavalli sul percorso Novi-Ovada, e dal 1878 analogo servizio da e perAlessandria. A metà ottobre 1881 si inaugura la ferrovia Novi-Ovada, chepassa anche da Silvano (“tramvia”), mentre è del 1907 la ferrovia Novi-Alessandria, Oltre Orba.

2 Secondo il Can. Vincenzo Legè, autore di Silvano d’Orba e la sua Pieve(1910), dagli Annali d’Italia di Muratori, si evince che “una pia novità” ini-ziò a Perugia nel 1260, con il costituirsi di processioni di penitenti che a pocoa poco si estesero a Spoleto, poi in Romagna, formando un insieme di popo-lo di circa dieci-ventimila persone, che si spostava di città in città, e qui allacattedrale, invocando misericordia a Dio e pace fra la gente. In breve questofenomeno si estese a Genova e a tutto il Piemonte. Il popolo commosso, nelsuo peregrinare da un luogo ad un altro vicino, coinvolgeva gli abitanti a ritro-vare pratiche trascurate, quali la confessione e la comunione, conversioni, ilperdono, con la restituzione della patria ai fuorusciti, ritornando alla concor-

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(1853), avesse contribuito alla formazione di un ceto dipiccoli e piccolissimi proprietari, una tendenza protrat-tasi fino ai primi decenni del Novecento (con particola-re rilievo nella provincia di Alessandria e nelle zonecollinari), che doveva avere interessato anche Silvano.Nonostante ciò, il quadro economico e il tessuto socia-le non apparivano sostanzialmente mutati. L’assettourbano caratterizzava il paese per condizioni igienichepoco idonee alla salute degli abitanti; la strada princi-pale era polverosa e piena di buche ed i letamai ingom-bravano le strade laterali; non vi erano fognature néacqua sufficiente al fabbisogno domestico di chi nonpossedesse pozzi da cui attingerla. Inoltre il paese man-

La “tramvia” inaugurata nel 1881

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teneva un isolamento condivisibile con gli altri centridell’Ovadese, avendo come unica via di comunicazio-ne la strada provinciale per Novi, ed essendo l’OltreOrba raggiungibile con una sorta di zattera a pagamen-to, che i documenti dell’epoca citano spesso comenave.1

In questo contesto si costituisce la Società di Mutuo

3 M912: Ministero dell’Agric. Ind. e Comm., Ispett. Gen. del Credito edella Previdenza. Le Società di M.S. in Italia al 31 dicembre 1904.

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Soccorso a Silvano d’Orba ove le uniche associazioniesistenti, con finalità caritative e di culto, erano le anti-che Confraternite del SS. Sacramento e del Rosario,erette nella Villa Superiore, e la Confraternita di SanSebastiano, eretta nell’omonimo Oratorio, nella VillaInferiore.2

In assenza di un sistema di sicurezza sociale comeoggi siamo abituati a concepire, i lavoratori del paesediedero vita ad un’istituzione che facesse fronte allasituazione di disagio sofferta dalla maggioranza dellapopolazione, sostenuta da benefattori che periodica-mente integravano la cassa del mutuo soccorso conelargizioni, e si alternavano alla presidenza delConsiglio di Amministrazione.

Fu un avvenimento importante per il paese che, uni-formandosi in questo modo ad altri centri rurali, diven-ne opportunità di aggregazione e luogo dove si concen-travano iniziative sociali e attività ricreative. Fu un ele-mento significativo di emancipazione per la popolazio-ne che timidamente prendeva coscienza della necessitàdi stabilire un legame con altri, sotto il segno della col-laborazione, del sostegno reciproco e della partecipa-zione.

Facendo riferimento alla scheda sopra riportata, trat-ta dal Censimento storico delle Società di M.S.Cent’anni di solidarietà, Regione Piemonte, 1990,

4 BC78: codice relativo alle notizie fornite dalle Biblioteche Civiche pie-montesi a seguito della Circolare inviata nel 1978 dal Servizio Beni Librari

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possiamo rico-struire un percor-so a partire dalladenominazione:Società di MutuoSoccorso eSocietà Operaiadi MutuoSoccorso, SedeSociale ViaRoma, 31. (M9123 è il codice diriferimento appo-sto a questaseconda denomi-nazione).

Per un certoperiodo è stataanche indicata come Società Agricola di MutuoSoccorso (n.212, 12/2/1899- “Corriere delle Valli Sturaed Orba”).

La Sede Sociale è stata proprietà della Società ed è

della Regione Piemonte.5 (Min. Agric. Ind. Comm., Dir. Gen. Del Credito e della Previdenza.

Società di M.S. giuridicamente riconosciute. Elenco delle Società esistenti al31/12/1912. Roma, Tipografia Naz.le G.Bertero e C., 1913).

6- 6 bis Min. di Agric. Ind. e Comm., Direz. Gen. della Statistica delleSocietà di M.S. e delle Istituzioni cooperative annesse alle medesime, RomaMetastasio 1888 e 1898.

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attualmente proprietà del Comune.Le attività e le iniziative odierne sono sinteticamente

riassunte in “convegni sindacali e politici, trattenimen-ti danzanti, spettacoli culturali”. Cercheremo di fornireelementi di conoscenza più dettagliati facendo riferi-mento a dati storici e istituzionali e alle cronache deigiornali.

7 Min. di Agric. Ind. e Comm., Direz. Gen. del Credito e dellaPrevidenza. Le Società di M.S. in Italia al 31 dicembre 1904- studi statistico.Roma, Tipogr. Naz.le di G. Bertero e C., 1906.

8 M95: Min. di Agric. Ind. e Comm., Dir. Gen. della Statistica. Elencodelle Società di M.S.. Roma, 1898.

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Dell’archivio rimane poco: ciò è dovuto principal-mente al saccheggio effettuato durante l’occupazionetedesca, ma anche ad una certa incuria verificatasi neglianni successivi (BC78 )4. Secondo l’Inventariodell’Archivio del giugno 2002, il documento più anticoè lo Statuto Fondamentale- Regolamento Organicodella Società Operaia di Mutuo Soccorso del 1905.

All’atto della fondazione era una Società maschile. Ilnumero di iscritti, inizialmente esiguo (se ne contavanoottanta al 31 dicembre 1878), registrerà un incrementonotevole agli inizi del Novecento favorendo un pro-gressivo aumento del capitale sociale.

La lapide commemorativa apposta nell’atrio, all’in-terno dell’edificio reca la seguente dicitura: “Società diMutuo Soccorso. Nella ricorrenza del cinquantenariodella fondazione, a ricordo dei soci fondatori”. Seguel’elenco dei soci. Silvano d’Orba, 23 giugno 1905.

E’ una lettura che, a prima vista, lascia intendereessere il 1905 l’anno di fondazione. Si riferisce, invece,alla data del riconoscimento giuridico che era facoltati-vo. Il riconoscimento giuridico della Società di Silvanod’Orba, decreto del Tribunale di Novi Ligure in data23/6/1905, è contrassegnato dal codice M 912 5

Nel “Corriere delle Valli Stura ed Orba”, n.563,21/10/!905, si riporta: “finalmente pare siano terminatele lunghe pratiche per il riconoscimento giuridico dellanostra Società Operaia. Già sono in pubblicazione lediverse copie dello Statuto e quanto prima avremo l’a-

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gognato decreto. Fu però un lungo passato”. Firmato:Pro Silva.

Il 1876, quale data di fondazione, risulta dalla docu-mentazione ufficiale contrassegnata dai codici M78 6 ,M85 6 bis, M904 7.

Le date successive 1878-M95 8, 19.3.1905-ASOC 9

,1905-M912 10 , potrebbero significare una variazione

La facciata della SOMS oggi

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degli Statuti, della denominazione o della Sede sociale. Non tutte le Società, all’inizio, potevano permettersi

un edificio come in seguito avvenne nei centri in cuifurono costituite. Della più antica sede della SOMS diSilvano non si sono reperite notizie dall’Archivio. Unaprima supposizione fa pensare che un locale ad usodella Società Ope raia potesse trovarsi fra Via Roma ePiazza Cesare Bat tisti, in angolo col vicolo posto fra l’at-tuale pizzeria e la casa di Paolo Scarsi, al numero civico10. La testimonianza proviene dai geometri Giu seppe ePierfranco Romero che effettuarono la ristrutturazionedell’edificio nell’anno 1965.

L’allora proprietario Cav. Ferdinando Robbiano siera opposto al rafforzamento della soletta del primopiano ritenendola solida, dal momento che alla finedell’Ottocento, in quelle sale, “si erano tenute tantefeste da ballo”. Una indicazione importante è fornitada Pupi Mazzucco, la cui bisnonna signora Pernigottiera proprietaria dello stabile: al piano terreno gestivauna rivendita di farinata. Ai piani superiori vi erano ilocali di uso privato, due stanze destinate ad eventua-li pensionanti, ed un salone che la proprietaria affitta-va per le feste.

Delle tante persone intervistate in proposito, nessu-na ha ricordo dell’esistenza o dell’ubicazione di unedificio più antico della Società di M.S., anche se ciòdiscorda con una corrispondenza del 1897, riportatain seguito, in cui Ida Gualco, in una recita allestita

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dalla Società Filodrammatica, “fece palpitare più diun cuore dal palcoscenico del nostro piccolo teatro”(n.316, 3/2/1901). La Società Operaia doveva avereuna sede ampia ed un piccolo teatro. Non sappiamo dipiù.

Dell’edificio che ospita tuttora la Sede sociale, inVia Roma 31, si ha per la prima volta notizia in data11/9/1904, al n.504 del “Corriere delle Valli Stura edOrba”: “Avviso d’Asta: Il Presidente della Società diM.S. avverte che domenica 18 settembre, ad ore duepomeridiane, nella sala sociale, avrà luogo l’incantoa candela vergine per la costruzione dell’edificiosociale. L’incanto si riferisce alla sola mano d’operache da perizia fu calcolata la spesa di £. 2992,40.Deposito a farsi £. 200. Spese d’asta a carico dell’appaltatore. Capitolato delle condizioni visibile nellaSegreteria Comunale tutti i giorni nelle ore d’ufficio.Il Presidente Eugenio Riva”.

Successivamente, il 2 febbraio 1906, il vicepresi-dente della Società Operaia, Giovanni Robbiano,annuncia che l’11 febbraio si svolgerà l’asta per la for-

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nitura dei serramenti necessari al costruendo edificiosociale. I lavori non devono avere incontrato difficol-tà se il 16 settembre 1906 il “Corriere” informa che cisarà l’inaugurazione del Teatro Sociale, a cui seguiràuna festa da ballo “nel grandioso salone sociale”.

“Una storia nella cronaca”Corrispondenze tratte dal “Corriere

delle Valli Stura ed Orba”, settimana-le ovadese, dal 23.2.1896. anno II, al

29.5.1915

Il 1876 coincide con l’apertura di un periodo storicoche vede l’avvento della Sinistra al governo, conAgostino Depretis, e si svolge fino al secondo ministe-ro Giolitti (1903 - 1913), un percorso nel quale, attra-verso importanti riforme nella legislazione sociale, nel-l’amministrazione dello Stato e nell’istruzione, comin-cerà a mutare il volto della società italiana, pur segnatoda conflitti sociali, lotta politica e guerre coloniali.

In questo quadro muove i suoi primi passi la Societàdi Mutuo Soccorso di Silvano che compare per laprima volta nelle corrispondenze in terza pagina del“Corriere della Valli Stura ed Orba” al n. 100,27.7.1897, con la notizia di un gran ballo pubblico, con

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scelta Orchestra Silvanese, “nelle sale della Società diM.S.”. Si parla di sale, lasciando intendere che il vec-chio edificio fosse in grado di accogliere molte perso-ne. “I baldi giovani e le belle forosette hanno voglia disacrificare alla dea Tersicore, a marcio dispetto di chi…i lettori m’han capito”, commenta lo scrivente che sifirma Ballerino.

Il ballo è una passione autentica dei giovani silvane-si, contrastata dalla severità degli ambienti clericali chevedevano in esso lo zampino del Maligno. Possiamoravvisare, in questa ed in altre corrispondenze di questoperiodo, la distanza che esisteva tra l’interpretazionerigida della vita, secondo i precetti della Chiesa, e lapropensione naturale a negare la mortificazione e aintendere lo svago quale diritto a fruire di un aspettogiocoso e rassicurante dell’ esistenza. Non si trovano,per ora, segni di un cattolicesimo progressista, di cuil’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII (1891) ful’espressione ufficiale. Semmai si evidenzia un’ostilitàche traccia il solco verso forme di comportamento chenaturalmente si evolvono. Il precedente è costituito dauna visita di Mons. Igino Bandi, Vescovo di Tortona(15/11/1896), che non recede dal pronunciare anatemicontro il ballo che per i Silvanesi “è un’antichissimatradizione e un lecito, gradito e forse unico passatem-po di cui usiamo con parsimonia e onestamente”.

Questo pensiero fisso del Vescovo contro i balli pub-blici nei quali si vede anche l’emanazione del fronte

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laico della società, persiste nella sua pastorale anche inoccasione della cresima. “Troverà molti bambini dacresimare, e troverà che le sue pastorali hanno lasciatoil tempo di prima”, è il commento (8/11/1896).

Nella chiesa di S. Sebastiano si celebra solennemen-te la festa del Santissimo Rosario. A seguire, i fedelidovrebbero riunirsi in processione con la cassa dellaMadonna. “Quest’anno le cose non andarono così. E’uso che la cassa venga portata da coloro che offrono lamaggior somma nell’incanto che si tiene (…)”, ma unamministratore ha l’infelice idea di esigere subito lasomma raccolta, ne nasce una baruffa, e così accade chela povera Madonna nonesca dalla chiesa. E perquell’anno non si fece laprocessione. Uniamo que-st’episodio ad un'altradelusione in agguato:prima s’informa la popo-lazione che la processioneper la festa di SanPancrazio sarà, comed’uso, accompagnata dallamusica, e che la festapatronale sarà allietata da“molteplici divertimenti”,ballo pubblico con labanda, le giostre e il tiro a

San Pancrazio

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segno. Ma il 23 maggio (n.120) si annota che la bandanon ha seguìto la processione per ordine dell’autoritàecclesiastica che “vede la profanazione in tutto”. Ci si èconsolati, però: “di giorno il ballo delle bottiglie, e allasera le forosette”.

Le principali case del paese sono “aperte negli invi-ti dei forestieri accorsi, e vi so dire che per le caseLanza, Cortella, Ponte, Grillo, Bianco, Ferretti, si pote-va ritenere vero il detto patet omnibus”. Il sesso fem-minile è degnamente rappresentato con “smaglianti toi-lettes dai colori vivaci”.

E’ un’immagine gaia di vita, sembra tutto bello,movimentato in questi anni di fine secolo, anche se nonè così. Illustri ospiti frequentano la borghesia e la nobil-tà silvanese, che organizza ricevimenti e feste private

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nelle belle ville, che testimoniano tuttora l’esistenza diun gruppo ristretto di famiglie consapevoli, comevedremo, di dover qualcosa ai meno abbienti.Assumendo un ruolo filantropico che faceva parte del-l’ordine costituito, si metteva a posto anche la coscien-za.

Pur celebrando l’aspetto pagano delle festività reli-giose, i balli pubblici sono l’occasione di sostenere ilfondo della Società, o altre iniziative che da essa pro-vengono per fungere da richiamo e stabilire legami conchi ne riconosce i meriti e la funzione. E’ orgogliosa laSocietà della sua banda musicale composta da “ottimielementi” (Maestro, Torquato Rossignoli), come èorgogliosa delle sue feste “con la sala riccamenteaddobbata (n.135, 27/1/1901, Carnevale), dei balli apalchetto all’aperto nella stagione estiva che si apreogni anno con la festa di San Pancrazio, e culmina conla festa della Pieve, in onore della Madonna della Neve(“ballo pubblico sotto elegante padiglione rallegrato dascelta orchestra” n.302, 4/8/1901), nonché del sostegnoche fornisce ad altri eventi, come la “Fiera dei Morti”,una fiera del bestiame che si organizza il 3 novembre,con lotteria. Ripetutamente leggeremo la cronaca diavvenimenti di questo tipo. “E’ noto a tutto il mondocivile e anche…all’altro che le nostre feste superanosempre ogni aspettativa”, si sottolinea con compiaci-mento anche in seguito (n.708, 9/8/1908).

E’ un rapporto molto stretto quello tra i Silvanesi e

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San Pancrazio. E’ bello e vestito da antico romano,questo quattordicenne che si offrì senza cedimenti almartirio della decapitazione, per non rinnegare la fedecristiana davanti all’Imperatore Diocleziano. Sta nellapiccola chiesetta sopra la collina, in un luogo protettoda una vegetazione fitta che si apre ogni tanto permostrare di quanta bellezza Silvano sia capace. SanPancrazio, il giorno della sua festa, mette d’accordotutti, ed è forse questo il miracolo più grande di questosanto piccolino, che nemmeno appare più nei calenda-ri; un miracolo che si rinnova nella tradizione fino adoggi, anche per merito dell’ “Associazione Amici diSan Pancrazio”, sorta nel 1980, la cui attività costitui-sce un motivo di aggregazione ed integrazione, senzadistinzioni di pensiero almeno per un giorno.

Vale la pena di riportare parte della corrispondenzadi Cyrano di Bergerac (n.747, 9/5/1909) che descrivemeglio di altre il sentimento comune di questa ricor-renza:

Su, su in alto, sopra una volta culminante che domi-na tutto il Silvanese, s’erge una chiesetta secolare, solavibratesi quasi nell’azzurro dello spazio. E’ SanPancrazio. E’ là che mercoledì dodici maggio, avràluogo la tradizionale allegra festa del nostro patrono.La festa tanto cara ai Silvanesi tutti, ed a moltissimi deivicini paesi.

(…) Per i dilettanti di paesaggio il panorama nonpotrebbe essere più splendido ed attraente. Dalla spia-

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nata della chiesa l’occhio corre abbagliatodall’Appennino all’ultimo lembo della vasta pianuraalessandrina, dai più lontani colli del Monferratocosparsi di paesetti alla selvosa Orba, attorcigliatesicome un serpente dalla squame d’argento intorno allecolline circostanti.

(…) Quasi tutte le trattorie del paese trasportanobaracche ed utensili nei verdi boschi di San Pancrazio.Sguarniranno la cantina delle migliori bottiglie dibianco e nero per accontentare gli eventuali avventori,per ristorare e spegnere gli appetiti che l’aria purarisveglierà più che mai eccitati.

La SOMS, l’Amministrazione comunalee le altre istituzioni.

Nel 1896, anno di cui possiamo iniziare a leggere lecorrispondenze sul ”Corriere delle Valli Stura e Orba, ilMarchese Carlo Cusani Visconti è Sindaco di Silvano.Quando l’anno successivo rassegnerà le dimissioni permotivi personali, gli succederà il Dott. Giacinto Lanza,Generale Medico: “Il paese approvò e applaudì il buonsenso del Consiglio che mira ad un’Amministrazioneseria e onesta. Con la banda e l’orchestra si festeggial’elezione con applauditi concerti sotto le finestre delGenerale”. Tale tripudio mal s’accorda con la secondaparte della corrispondenza, che esprime il malcontentodiffuso per gli accertamenti dei redditi di Ricchezza

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Mobile: “(…) la popolazione pacifica e laboriosa è col-pita nella sua potenzialità economica e sente ormai dinon poter più seguire il Fisco nelle sue esageratissimepretese” (n.142, 10/10/1897). Le pretese del fisco sonoda sempre esageratissime, quando la popolazioneavverte la distanza tra chi contribuisce a finanziare ilpatrimonio pubblico e chi dovrebbe riconvertire in ser-vizi utili alla comunità la ricchezza acquisita, con attiamministrativi rivolti al bene comune.

La Silvano di fine Ottocento e dei primi delNovecento rivela, a momenti alterni, speranze e delu-sioni ogni volta che una crisi nell’Amministrazione onuove elezioni prospettano cambiamenti o il manteni-mento delle promesse, e la Società Operaia ne è lospecchio. Infatti le cariche di Sindaco e di Consiglierecomunale, come la presidenza della SOMS, sono affi-date a persone che abbiano un ruolo sociale rilevanteper titolo di studio e censo. Il nobile, l’avvocato, ilmedico, il farmacista, l’industriale, fanno parte di unacategoria sociale di grande influenza. Rappresentano ilpotere al quale rivolgersi, un’ investitura nella qualeconfidare, una dipendenza psicologica e materiale chefa assegnamento nella benevolenza, nella concessione,e che rende ancora poco chiara l’acquisizione di undiritto a migliori condizioni di esistenza e il dovere dirivendicarlo.

Il riconoscimento del ruolo si coglie nella deferenzadel linguaggio e negli accenni “alla fiducia dei benpen-

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santi” e ad una maggioranza del paese “amante e desi-derosa dell’ordine”, oltre che dell’incremento dellaSocietà Operaia. Il gesto filantropico è visto come l’u-nica possibilità di risolvere in tempi brevi la mancanzadi interventi che sostengano i più urgenti bisogni dellapopolazione, che appare silenziosa, ignara, rassegnata.

E’ l’ing. Belimbau che ha intenzione di far installareuna pompa per dare acqua alla regione del castello, ser-vendosi della cascata del Molino, “dando qualchebocca agli abitanti del paese e specialmente a quellidella Villa Superiore”. Ed è ancora lui che si offre didonare l’area per la costruzione del nuovo cimitero, insostituzione dei due esistenti di cui uno al centro delpaese e l’altro a pochissima distanza (2 ottobre 1898).E’ sempre lui che mette a disposizione della scuola ele-mentare una vigna, con tutto l’occorrente perché la viti-coltura diventi un insegnamento pratico, secondo leindicazioni del ministro Baccelli (16 ottobre 1898),donando il raccolto a coloro che porteranno avanti ilprogetto e ricevendo una medaglia d’argento “per ibenemeriti dell’Istruzione” (13 novembre 1898).

Eccolo Presidente onorario del costituendo Patronatoa favore dei bambini poveri, per favorire la frequenzascolastica e provvedere al vitto e al vestiario.Nell’adunanza fissata in Municipio il 13 novembre,sarà nominato presidente il Gen. Dott. Giacinto Lanza,Sindaco di Silvano.

Per i Silvanesi che abbiano desiderio di riscoprire la

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propria identità, citiamo i nomi delle patronesse:Eugenia Belimbau, Doralice Bardazza, CesarinaBianco, Eugenia Carbonelli ved. Lombardi, ElisaCortella Grappiolo, Caterina Ferretti Vassallo, LuisaFornaro Rossi, Elisa Grillo Gandini, Clorinda LanzaVitali, Antonina Ponte, Rosina Robbiano Oberti,Maddalena Robbiano Repetti, Caterina RobbianoSericano, Caterina Romero . Il Ministro invierà alPatronato £ 200 come sussidio (18 dicembre 1898).Qualche malumore al momento dell’attribuzione deisussidi non toglierà il merito all’intenzione.

L’instancabile ing. Belimbau si fa promotore di con-ferenze di agricoltura “di molto successo”, oratore Prof.Cavazza, direttore della Scuola Superiore di Agraria aBologna. Il sindaco, che non vuole essere da meno, loprecede con la premiazione di alunni meritevoli, donan-do a ciascuno un libretto postale di risparmio il cuionere è totalmente a suo carico, con discorso “denso diconcetti belli e commoventi” (21 agosto 1898). Labanda della Società operaia sostiene con la sua presen-za questa benemerita iniziativa.

Ci pare doveroso aprire una parentesi sulle elezioniamministrative e politiche, poiché in questo contesto èfacile individuare la centralità della Società Operaia edel suo percorso.

La riforma elettorale di Agostino Depretis, approva-ta nel 1882, aveva portato gli elettori da mezzo milionea più di due: il suffragio ristretto, tipico dei regimi libe-

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rali ottocenteschi (cittadini maschi di almeno venticin-que anni, alfabetizzati, con imposta diretta annua dialmeno quaranta lire), viene esteso a coloro che , com-piuti ventuno anni, pagassero almeno diciannove lired’imposta annua, e avessero frequentato il primo bien-nio della scuola elementare. La strada da percorreresarà lunghissima, se pensiamo che al suffragio univer-sale maschile si arriverà nel 1912, e al diritto di votoalle donne dopo la fine del secondo conflitto mondiale.“ Nella compilazione delle liste elettorali vennero fragli altri iscritti due nuovi elettori contro i quali fu appo-sto ricorso perché, dai documenti, era dubbio il dirittodi partecipare della delega del padre, per censo”: siamonel 1907, e il censo è indicato come condizione deter-minante per votare. La Corte d’Appello di Casale, con-validerà l’iscrizione dei richiedenti (11 agosto 1907).

Motivo di riflessione ci viene fornito dalle percentua-li degli elettori:1861: 1,9 %.1882: 6,9 % (con la nuova legge).1913: 23 % (suffragio universale maschile).

Non è difficile individuare nell’analfabetismo e nellapovertà diffusa una gravissima piaga sociale, e conclu-dere che il Paese fosse rappresentato da una percentua-le insignificante di aventi diritto al voto. Ancora tropporecente la Legge Coppino sull’istruzione obbligatoria(1879), per rilevarne gli effetti. A Silvano l’istruzionedei fanciulli è limitata alle prime tre classi elementari:

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“Cosa faranno un altr’anno questa cinquantina di bam-bini e bambine che la nostre scuole non possono acco-gliere? (…) Sono ancora troppo giovani e deboli percoadiuvare i loro parenti. Sarà un sacrificio non lieveper il Comune l’istituzione di una nuova classe. (…) Sele annate sono cattive non sarà certo con l’analfabeti-smo e l’ignoranza che si combatterà la crisi” (n.758,25/7/1909). Lo stipendio di una maestra comunale è di£ 1000 annue (n.855, 3/6/1911).

I Sindaci, come i Prefetti, sono di nomina regia finoal 1888 quando, con la riforma delle amministrazionilocali, potranno essere eletti dal Consiglio comunale.La pena di morte viene abolita nel 1889, grazie allariforma Zanardelli del Codice Penale.

La condizione di distacco tra chi esercita il potere echi ne è soggetto, si scorge nella lettura del “Corriere”in una riflessione amara: “(…) a Silvano i più sonoignari dell’importanza del voto e del mandato ammini-strativo” (n.336, 16/6/1901).

Alle elezioni generali del 21 marzo 1897, il Collegiodi Capriata d’Orba, di cui Silvano fa parte, aveva decre-tato la vittoria dell’ Avv. G.B. Cereseto, sostenuto dalComitato Elettorale Liberale.

Elettori iscritti nel Collegio, 7131, votanti 5515. ASilvano, su una popolazione di circa tremila abitanti(3129 abitanti rispetto ai 2794 del 1881, sono i datiespressi con precisione nel censimento del 1901), risul-ta che a preferire l’On. Cereseto sono 95, mentre all’al-

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tro candidato Brizzolesi, di cui non si specifica alcun-ché, vengono assegnate 102 preferenze ( sarannoentrambi eletti al Parlamento).

Il giornale non fornisce altri dati rilevanti, se non l’e-lenco dei comuni del Collegio: Ovada, Tagliolo,Belforte, Lerma, Casaleggio, Mornese, MontaldoCastelletto, Silvano, S. Cristoforo, Capriata, Basaluzzo,Fresonara, Francavilla Tassarolo, Bosco, Pasturana,Frugarolo, Roccagrimalda, Carpeneto Montaldeo,Trisobbio, Morzasco, Orsara, Rivalta, Castelnuovo,Visone (n. 324, 21/3/1897). Il quadro della partecipa-zione al voto e della rappresentatività delle comunitàinteressate ci appare davvero desolante, se pensiamoche è compresa anche la città di Ovada.

A Silvano, ciò risulta assai evidente. Anche laSocietà, pur in attivo nel bilancio e quindi saggiamenteamministrata, non si rivela in questo periodo come cen-tro attivo di promozione culturale e stimolo all’evolu-zione di un sistema immobilizzato nei canoni della tra-dizione. Assolve molto bene una funzione ricreativa edi aggregazione, attraverso i balli, le feste, le esibizionidella banda e dell’orchestra, ma non v’è traccia, alme-no nella cronaca, di un dibattito su temi che sono vitaliper il paese. Infatti nella prima notizia di convocazionedei soci per l’elezione del nuovo presidente(n.122,6/6/1897), quando al posto del dimissionarioavv. Cortella viene nominato presidente Matteo Gualcofu Paolo, si legge: “alla maggioranza del paese, amante

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e desiderosa dell’ordine, e dell’incremento dellaSocietà, la nomina di Gualco riesce ben accetta.Speriamo che il nuovo eletto, sostenuto dalla fiduciadei benpensanti, possa riuscire ad appagare le giusteaspirazioni di gran parte dei soci”. Si rivela in quest’ul-tima affermazione l’impronta conservatrice moderatadella Società silvanese, un tratto ancora comune amolte società piemontesi di quell’epoca, nelle cuinorme si può individuare un atteggiamento moralista,apolitico , legalitario. Nello statuto del 1905 si affermainfatti che il principio ispiratore è “promuovere l’istru-zione, la moralità, la fratellanza, il mutuo soccorso, frale classi operaie ed agricole”, e all’art.37, tra i doveridei soci, che questi “devono essere cittadini operosi ebuoni, alieni dal malcostume, dall’ubriachezza e dallerisse, e ossequienti alle leggi dello Stato”.

Agli articoli 49 e 50, non hanno diritto al sussidio isoci affetti da malattia proveniente dall’ abuso abitualedi alcolici, o feriti in rissa, né coloro che contagiati damalattia venerea o sifilitica non possano dimostrare diaverla contratta indipendentemente da volontà o vizio.

Il bilancio è in attivo, l’incremento degli iscritti portanuova linfa al capitale sociale, “(…)lo spirito di asso-ciazione, il sentimento del mutuo soccorso, sono pene-trati e radicati vivamente nell’animo e nel costumedella popolazione silvanese, ciò che assicura una vitali-tà durevole e rigogliosa della “Società Agricola”(n.212, 12/2/1899), Assemblea di Bilancio che chiude

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con un utile di £.314,60 e un avanzo di £.10.173, 61).Sarà davvero amante e desiderosa dell’ ordine e fidu-ciosa nei “benpensanti”, questa maggioranza del paese,o piuttosto inconsapevole, ignara, col capo ancoraabbassato a contemplare l’angusta visione delle diffi-coltà del sopravvivere? E il sentimento del mutuo soc-corso sarà proprio così “penetrato e radicato nell’animoe nel costume della popolazione”?

Poi, a un tratto, ecco la percezione di un mutamento.I Silvanesi sembrano risvegliarsi. Non appaiono più

caratterizzati da una rassegnazione antica, immobilinell’attesa che qualcosa ricada dall’alto. Non è più sol-tanto l’ing. Belimbau, o altri come lui, a promuovereuna pur meritevole azione filantropica, iniziative cheattivino un minimo di crescita culturale, o interventimigliorativi generalizzati. E’ invece l’amministrazionecomunale che continua a darci la dimensione dell’im-mobilità, a rivelarsi inadeguata alle aspettative e a darerisposte, incapace di cogliere i segni del cambiamento.Un avvicendarsi di crisi e di sindaci che la porterannoal commissariamento, proprio a causa della mancanzadi rappresentatività. Il popolo comincia a osservare, amuoversi, a porsi domande, a denunciare il propriomalessere.

Il quadro idilliaco che presentava un paese in festa, iricevimenti nelle ville, la celebrazione della bontà degliamministratori e dei benefattori, fornitoci dalle primecorrispondenze, si trasforma mettendo a fuoco altri pro-

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tagonisti che sono la Società Operaia, le associazioni acarattere politico e le persone che scrivono non piùrammaricandosi dei divieti del Vescovo, ma assumendoun abito più critico e consapevole dei propri diritti e deidoveri di chi li amministra. Così i vecchi della frazioneBacchetti si rimboccano le maniche e costruiscono unascuola “piccola, modesta, ma tutta a nuovo”, che siinaugura il 15 dicembre 1902. L’Amministrazioneinterviene con un sostegno pecuniario e con la nominadi una maestra, Giulietta Piccaluga, già figlia di inse-gnanti operanti nel Comune (n.414, 21/12/1902).

Le iniziative di richiamo della Società per incremen-tare il fondo sociale e il numero dei soci, si susseguonofinché nel 1901 (n.314, 20 gennaio) si scorge un’as-semblea gremita, i soci sono ora centocinquanta, ilcapitale sociale di £.11.355. Il cassiere Paolo Robbiano,farmacista, viene eletto presidente all’unanimità, lacarica di cassiere viene affidata Luigi Perasso, fuGaspare. Consiglieri: Pasquale Gualco, G.B. Scalzo,Giuseppe Riva, Paolo Fornaro, Domenico Ferrando,Giuseppe Minetti.Segretario Carlevaro G.B., fuNicola.“ La Società può dirsi fiorente sotto ogni aspet-to e tale da fare invidia a molte consorelle”, è il com-mento unito all’augurio di un incremento di capitale.

Una Società più numerosa presuppone una crescitadella partecipazione ed un’occasione di confronto. Lacronaca non registra più soltanto balli e feste, attraver-so i quali la Società fa “affari d’oro”. Compare l’accen-

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no all’esistenza di un gruppo socialista che organizzauna conferenza in Piazza Cesare Battisti: “(…) moltaaspettativa per l’oratore che è un giovane concittadino”(n.370, 31/3/1902). Già il pubblicista FrancescoOddone aveva trattato, il 16 marzo, l’argomento dellacrisi vinicola in rapporto con il socialismo. Ancora: “IlCircolo socialista organizza una conferenza diArmando Sessi, direttore del “Lavoro” di Novi Ligure(16 dicembre1903, argomento non precisato)

I Silvanesi accorrono alle conferenze dei Socialisti edei Democratici Cristiani “nei loro contradditori abba-stanza interessanti”: è con questa denominazione che sipresenta per la prima volta nella cronaca quello che inseguito verrà indicato come il Partito clericale o , piùsemplicemente, i “Clericali”. Si commenta con un certofastidio la presenza del delegato di polizia di Novi, “chetroppo spesso e inutilmente deve venire fra noi a tute-lare l’ordine pubblico che, sono certo, il nostro popolonon vorrà turbare”.

Assisteremo ad un succedersi di conferenze che for-niscono l’opportunità di un confronto critico e di unapproccio della popolazione ai problemi sociali e poli-tici. In occasione della conferenza sul militarismo alCircolo socialista “ si auspica la presenza di avversariper un contradditorio”, relatore Ezio Bartolini, diretto-re del periodico “La Pace” (13 marzo 1904).Cominciamo così a percepire la vitalità del movimentocattolico che mette radici nella popolazione di Silvano.

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Nell’ambito della festa Federale Agricola Cattolica,presenti le Istituzioni Federali Diocesane con i rispetti-vi venticinque gonfaloni, s’inaugura il “CircoloDemocratico Cristiano” (25 aprile 1904).

La cerimonia della benedizione del nuovo vessilloavviene nella chiesa parrocchiale di San Sebastiano,madrina la sig.ra Lanza, padrino il marito avv. Lorenzo(n.485, 1/5/1904). Il banchetto a seguire è allestitosotto l’ampio porticato annesso alla casa di CarloPietranera. Più di duecento i commensali silvanesi enon, tra cui il Prevosto Don Cei, il geom. StefanoBianco, l’avv. Ferretti, l’avv. Peirone.

Numerosi i brindisi con discorso, a cui seguono leconferenze: “Organizzazione Professionale Cattolica”,relatore il rag. Scevola, direttore della Banca di SanSebastiano, Tortona; “Cooperazione Agricola”, relatoreil teologo Don Carenna, curato di Casteggio;“Istituzione delle cantine sociali”, relatore il teologoDon Carrà; “Assicurazione contro i danni d’incendio”,relatore l’avv. Arbasino, presidente della FederazioneDiocesana di Tortona. Al termine, spettacolo di fuochid’artificio e concerti delle bande musicali. Ci sarà stataanche la banda della Società Operaia? Il giornale non lodice. Una festa davvero grandiosa.

I titoli delle conferenze sono un chiaro segnale del-l’impegno del movimento cattolico in campo sociale edeconomico, con un approccio differente rispetto al pas-sato, una conferma di quanto stava avvenendo in quegli

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anni con la diffusione delle Società di Mutuo Soccorsoe delle Cooperative cattoliche. Non dimentichiamoquella “Lega cattolica del Lavoro”, sorta a Torino nel1900, che fu centro di organizzazione del movimentosindacale cristiano.

Le avvisaglie di un mutamento del rapporto con lapopolazione si era colto con la notizia di un ballo dibeneficenza organizzato dalla Congregazione di Carità,presidente l’avv. Enrico Cortella, avvenuto nel feb-braio 1901: quale modo più efficace ed immediato di unballo per stabilire un contatto con i Silvanesi che tantoamano le feste danzanti? Altri ne seguiranno negli annia venire, come ci risulta dal ringraziamento rivolto dalComitato agli oblatori (marchese Enrico Spinola, cav.Enrico Belimbau, cav. Enrico Brizzolesi, il capostazio-ne sig. Vandagnotti), per la somma di £. 506,15 raccol-ta in occasione del ballo di beneficenza svoltosi nellasala concessa dal Municipio, che ha provveduto anchealle spese di stampa e pubblicazione per inviti e pub-blicità (n. 530, 19/3/1905).

Si parla della Cassa Rurale Cattolica, le cui intenzio-ni sembrano valicare lo scopo originario di sovvenire isoci dei generi agrari al prezzo di costo, e di mutuareagli stessi piccole somme ad interesse non usurario. Ilparroco Don Cei, presidente, viene accusato di servirsidella concessione dei prestiti quale strumento politicoper estorcere voti in favore del partito clericale (n.594,17/6/1906 e n.598, 7/7/1906). Da questi commenti non

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equanimi sulle elezioni amministrative generali delprossimo primo luglio, si ricava l’impressione di un’in-fluenza notevole sulla vita politica del paese esercitatada due forze prevalenti: chi scrive osserva che la fisio-nomia della battaglia elettorale è ben definita, “(…) dauna parte la Cassa Rurale Cattolica, dall’altra i liberalidi tutte le gradazioni”. Riprenderemo il discorso sulconfronto tra le varie anime dei Silvanesi: per ora cibasta evidenziare come in pochi anni la diffusione del-l’associazionismo cattolico , l’introduzione della bene-ficenza e del mutuo soccorso nei regolamenti delle con-fraternite, le Società operaie cattoliche e il movimentosindacale cristiano, abbiano lasciato traccia nella storiadi Silvano, in questi primi anni del ‘900, dove prendeforma e si contraddistingue questa matrice come pen-siero politico.

A significare come siano collegati tra loro gli aspettidella vita politica e le Istituzioni sociali presenti nellavita del paese, la figura dell’avv. Cortella è sicuramen-te emblematica: lo vediamo presidente dimissionariodella Società operaia (n.122, 6/6/1897); presidentedelle Congregazione di Carità nel 1901; per le elezioniprovinciali del mandamento di Silvano (n. 386,8/6/1902), “un forte nucleo di elettori liberali” pense-rebbe di candidare l’avv. Enrico Cortella, “chiaro inge-gno e modi affabili e cortesi”, mentre il giornale diGenova “Caffaro”, aggiunge “ un giovane di svegliatoingegno (…) di principi schiettamente e sinceramente

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liberali democratici”; è ancora candidato per il PartitoLiberale alle elezioni amministrative del 1905, ove vin-cono i clericali ed è ancora presente la lista socialistacon 69 voti, la percentuale più bassa di preferenze(n.548, 9/7/1905); le successive elezioni amministrati-ve del 1906, quando la lotta politica si restringe ai cle-ricali e ai liberali, e i socialisti sembrano scompariredall’orizzonte, lo vedono sindaco ad opera della media-zione del cav. Belimbau, che sblocca una situazioneparalizzata dalla parità di voti tra i due schieramenti(n.600, 15/7/1906); dimissionario l’anno successivo daquesta carica, assume la presidenza della SocietàOperaia (10 febbraio 1907); è ancora sindaco quando sidelinea finalmente una maggioranza più definita deiliberali nelle elezioni amministrative del 1908, imputa-bile anche all’aumento di cinque seggi nel Consigliocomunale, superando la popolazione il numero di tre-mila abitanti (n.714, 20 settembre).

Non è azzardato trovare una conferma della difficol-tà di amministrare il paese in quelle dimissioni dallacarica di sindaco, presentate nel 1907, conseguenti aduna situazione in cui non si può disporre di una mag-gioranza effettiva e la lotta politica è particolarmenteanimata dalla contrapposizione tra clericali e liberali.

Se fino al 1904 le conferenze e i dibattiti rivelavanola presenza di un animato gruppo socialista opposto ai“Democratici Cristiani”, gli anni successivi riportanoad un rafforzamento di questi ultimi a scapito dei primi.

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In occasione dell’elezione del vicepresidente dellaSocietà Operaia, presidente Eugenio Riva (n. 478,13/3/1904), si legge ancora : “lotta decisa tra i Socialistie i Democristi”. I due partiti si danno tanto da fare perprevalere che in meno di un mese i soci aumentano dacentocinquanta a trecento: la tensione è talmente altache il giorno stabilito ci si organizza con la stessa uffi-cialità delle elezioni generali e con lo stesso tipo di urnee di procedura. Prevalgono i socialisti. Ottimo affareper la Società l’aumento dei soci, male in Comune perl’ennesima crisi: si dichiara decaduto il sindaco avv.Gio Batta Ferretti, che rivestiva questa carica anche nel1900, pare senza unanime gradimento se in una corri-spondenza sul “Corriere” lo si invitava a rendersi bene-merito del ciclismo facendo risistemare le strade delpaese, piene di buche: “(…) chissà che il Touring Clubnon gli decreti qualche benemerenza”, è il commentoconclusivo (n. 273, 15/4/1900).

Con il delinearsi sempre più netto delle componentiliberale e cattolica opposte “a fil di voto”, condizioneche contribuirà a paralizzare il già vacillante poteredecisionale degli amministratori, si osserva, al contra-rio, come le associazioni dove si svolge il dibattito poli-tico e si affrontano i problemi del paese siano vitali efloride al punto che, nel dar notizia dell’AssembleaGenerale della Società Operaia, il giornale riferisce: £.13.786,82 Patrimonio Sociale, £.789,24 Crediti, £.976,24 Numerario a mani del tesoriere sociale. Segue: “Il

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naviglio dell’Azienda comunale è tanto disgraziato edovrebbe buttar l’ancora in porto sicuro” (n.524,29/1/1905). In una lettera del gennaio 1905 (n.521), silegge: “non si spiega perché l’autorità superiore non sidecida una buona volta a sciogliere il Consiglio comu-nale e mandare un commissario regio (…) qui le cosemunicipali vanno a rotoli. Il bilancio è sempre là daapprovare (…)”. Arriverà davvero, tre anni più tardi, ilcommissario regio avv. Borgna, “che sarà una stroppa-ta alle nostre finanze, ma almeno finirà questo stato dicose insopportabile (…). Al redde rationem, e cioè alleprossime elezioni, è sperabile che gli elettori avrannobuon senso” (n.686, 8/3/1908) .

Il commissario si darà tanto da fare che i Silvanesi insei mesi vedranno finalmente approvato il bilanciocomunale in arretrato da cinque anni, messe all’ordinedel giorno pratiche ferme da sei anni, quasi ultimatol’impianto di luce elettrica ( n.722, 15/11/1908), lanumerazione civica, nonché avviata la manutenzionestradale. Lo saluteranno con gratitudine e un certo rim-pianto, con l’insediarsi della nuova amministrazioneliberale, dopo le elezioni amministrative.

Con la rielezione di Eugenio Riva, presidente dellaSocietà Operaia (n. 523, 20/2/1905), RaffaelloPiccaluga, segretario, e Biagio Chiappino tesorieresociale, si ha la dimostrazione, al contrario, di quanto laSocietà Operaia sia in buona salute e riscuota la fiduciadegli iscritti: “ Tutti, anche gli avversari, dimostraronol’ interesse più grande alla direzione del nostro sodali-zio, il quale per numero di soci (trecento) e per lo scopo

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altamente filantropico, gode la simpatia generale per-ché bell’esempio di solidarietà e d’indipendenza socia-le”.

Seguiremo ciclicamente, fino agli anni che precedo-no il primo conflitto mondiale, le tracce delle iniziativepromosse dalla Società Operaia a favore del fondosociale, perché “la buona popolazione silvanese saaccorrere in massa a qualunque festa di beneficenza”(n. 635, 11/3/1907).

Il trasferimento nella nuova sede pare influenzicopiosamente il succedersi delle feste che richiamanosempre “un folto pubblico” anche dai centri vicini, conparticolare apprezzamento per le gentili ballerine diOvada (n.749, 23/5/1909). E ancora una volta, il 10gennaio 1909, ecco che il Comitato per soccorrere lepopolazioni della Calabria e della Sicilia, colpite dalterremoto, organizza “una grande veglia danzante”,durante la quale saranno messi all’asta oggetti, e rac-colte offerte in denaro: “(…) quando lo scopo è nobile,non si discutono i mezzi”, conclude Cyrano diBergerac (n.730).

Il Comitato per l’organizzazione di un ballo di bene-ficenza pro Asilo infantile, dà ottime garanzia di riusci-ta, trattandosi di persone tra le più autorevoli e benvistenel paese: presidente il Sindaco avv. Enrico Cortella,con il Vice avv. Mario Bianco, che si avvalgono dellacollaborazione di Giacomo Craffen, Tommaso Canepa,Nino Guabello, Michele Perasso, Pasquale Gualco,

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Gioachino Maranetto. L’Orchestra Silvanese e ballerined’eccezione renderanno merito alla nobiltà dell’inizia-tiva. Tra gli oblatori più munifici, vengono citati il cav.Enrico Belimbau, Pietro Rambelli, i sigg. Craffen,Angelo Ponte, il geom. Romero, Canepa, Guabello,Pasquale Gualco (Presidente dell’Asilo) e PaoloGualco, il dott. Grillo, il farmacista Robbiano,Gioberti, Chiappino e Rosso.

Risulta una curiosità l’estrazione biennale di un terzodella lista del Consiglio comunale:

Liberali, 10 seggiClerico- moderati, 5 seggiEstratti Enrico Cortella e Paolo Pelizzaro, liberali;

Antonio Lanza, Giuseppe Ponte e Giuseppe Calderone,

Lo “Chalet” ovvero l’albergo “Concordia”

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clerico-moderati (12 giugno 1910). Sul “Corriere” si parla della costituzione di un

“Comitato del Blocco Popolare” di stampo liberale-progressista, nato per fronteggiare la coalizione clerico-moderata, in vista delle prossime elezioni amministrati-ve, previste per il cinque dicembre (n.818, 17/9/1910).Infatti si devono nominare cinque consiglieri. Il Partitoclericale e il Partito liberale si fronteggiano, e nonmanca l’ allusione polemica rivolta alle vicende deiclericali “al cui centro un tempo era posto il parroco diSan Sebastiano, il chiarissimo teologo Don GiovanniCei. (…) Le prove che in fatto di amministrazione ha

dato il partitoCei, quando perbreve tempo fuassiso all’orgiadel potere, sononegative, anzi,sono positivenel campo delCodice penale”,(riferimento alprocedimentopenale in corsoper peculato edappropriazioneindebita controun assessore, il

Una fase della distillazione

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segretario, il messo, il cantoniere, n.709- 16 agosto1908, che portarono alle elezioni amministrative del 13settembre di quell’anno). “Il paese si farebbe pocoonore continuando nel sistema di chi insegnava che l’e-lezione, anziché opera di selezione, è scuola di affari-smo e farabuttismo” (n.827, 20/11/1910).

Intanto il cav. Enrico Belimbau, prima di lasciare ilpaese dopo le vacanze autunnali, dona £ 100 all’asiloinfantile e £ 30 alla Società, un gesto benefico usualeche è puntualmente riportato nella cronaca.

Il resoconto elettorale, votanti n. 415, conferma lavittoria del Liberali e l’elezione di Enrico Belimbau,Enrico Cortella, Gio Batta Tallone, Antonio Motta - far-macista neo eletto - che ringrazia gli elettori, eGiuseppe Mignone (minoranza). Apprendiamo tra lerighe di una notizia del luglio 1911, relativa al proget-to di costruzione di una “vasca d’acqua” di sorgente agetto continuo in mezzo alla piazza del paese, cheEnrico Belimbau è il Sindaco in carica : “(…) se lasce-remo da parte ogni attrito di partito riunendo in una ledue forze ancora divise, arriveremo ben lungi”.Speranza vana, questa invocazione di D’Artagnan, chemal s’accorda con il ricorso presentato dall’opposizio-ne per invalidare le elezioni. Amministrazione ancorauna volta paralizzata.

Non è cosi per la nostra Società dove tutto sembraprocedere ad un ritmo assai differente, in un susseguir-si di “grandiosi veglioni” con maschere (febbraio

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1911), feste in onore di San Pancrazio nell’ampio salo-ne sociale (maggio 1911), l’allestimento della recita -saggio finale dei bambini dell’asilo, allietata da “valen-te orchestrina”, al termine della quale si raccolgono leofferte dei benefattori (luglio1911), e altri animatissimiballi a seguire.

L’anno si conclude con la magia del cinematografoviaggiante che approda a Silvano, e cattura la popola-zione che accorre incuriosita. Chissà se si trattava deifratelli Mannucci che si spostavano con la loro attrez-zatura, e in più occasioni avevano fatto tappa a Ovada(30 dicembre 1911).

La Società Operaia ed altre circo-stanze

In uno scenario più ampio, la Tripolitania e laCirenaica sono state ufficialmente annesse al Regnod’Italia, con Regio Decreto del 5 novembre 1912. IlGen. Caneva dà lettura alle autorità e ai notabili arabi diTripoli del Decreto, con il quale le nuove terre diventa-no province italiane (n.877).

La Società, insieme alle altre Associazioni locali eall’Amministrazione comunale, si fa promotrice di una

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sottoscrizione a favore dei feriti e dei caduti nella guer-ra italo-turca.

Il Comitato appositamente costituitosi, allestisce unospettacolo teatrale di beneficenza che prevede un soste-gno anche ai “poveri richiamati”(n.897, 23/3/1912),conuna nuova compagnia di “piccole filodrammatiche”. Sirappresenta un dramma di Baccherini, “La zingarella”,preceduto da una farsa, e intervallato dal canto e daqualche monologo. Il ringraziamento anticipato è rivol-to ai partecipanti, alla popolazione che si spera inter-venga numerosa e non manchi di dimostrare solidarietàe sentimento patriottico, alla maestra Maranetto e allasignorina Rossi, “che con pazienza e slancio volentero-so hanno preparato le piccole attrici”. Ma inevitabil-mente, di fronte all’inutilità e al risvolto drammatico diqualsiasi guerra, il sentimento patriottico nella popola-zione che ne sopporta il disagio e la sofferenza, si ridu-ce ad un’espressione lontana dai sentimenti reali, vuotaed enfatica. Rimane la solidarietà nel dolore della per-dita, da viversi in una silenziosa compostezza, che pocoha da spartire con la liturgia delle cerimonie ufficiali.Alle onoranze funebri di Franco Marcenaro, classe1890, combattente caduto a Misurata il 28 settembre1912, partecipa tutto il paese, stretto intorno alla fami-glia. E’ presente anche il fratello Agostino, sacerdotefrancescano.

Lettera del soldato silvanese Ambrogio Gualco, 18gennaio 1912:

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Caro Duilio,finalmente oggi è giunto qui un piroscafo postale, il

quale era atteso con ansia, per avere tue notizie e ditutti i Silvanesi. Ti ringrazio della memoria che con-servi di me; la tua lettera mi fu di grande conforto,coraggio e forza per distruggere tutti questi perfidinemici. Quanto sarai contento di vedermi vittorioso!Credi pure, che finché avrò forza e respiro, combatteròsempre, non solo per dovere, ma per amor della carapatria. Il giorno 16 dicembre mi sono imbarcato aBengasi e dopo due notti di mare arrivai ad Homs, chesi trova poco distante da Tripoli, e ora le nostre avan-zate si fanno per proteggere la linea di Tripoli, e verràun giorno che il nemico sarà chiuso in mezzo alle trup-pe di Tripoli e quelle di Homs. Dopo un mese di per-manenza a Homs, abbiamo combattuto terribilmente ilgiorno 6 gennaio, abbiamo cominciato a fare fuocoall’alba, e abbiamo combattuto fino alla sera tardi. Lanostra forza era di tre battaglioni, uno del sesto regg.Fanteria, il secondo del 37.mo Fanteria, il terzo del-l’ottavo Bersaglieri; la nostra perdita è stata di cinquemorti e una quindicina di feriti, ma molto maggiore fula perdita del nemico. Appena si vedevano quelle brut-te facce di turchi uscirne dalle loro caverne, una fortescarica di proiettili disseminava il terreno di cadaveri.La nostra più terribile battaglia fu quella del 6 gen-naio. Ma ora qui noi tutti speriamo per la pace e abbia-mo saputo che nel Mar Rosso gli Italiani affondarono

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sette cannoniere turche e che furono catturati due piro-scafi carichi di munizioni. Non mi resta altro da dirti emi scuserai del mal scritto, ma ho pochissimo tempodisponibile. Tanti saluti a te ed amici. Mi firmo tuoaff.mo amico, Ambrogio Gualco.

Più che amor di Patria inteso come identità culturalee condivisione di valori, e quindi sentimento positivo,si rivela qui la necessità di assumere, come propria, l’i-dea di porre al di sopra della vita del singolo gli inte-ressi della Nazione, entità politica suprema, per infon-dere a se stessi la forza morale di affrontare una inutilemorte. Su questa base ideologica si rendono possibili leguerre.

La guerra si concluderà vittoriosamente per l’Italiacon la firma del trattato di pace, a Losanna, nello stes-so anno. “Per l’iniziativa e la munificenza del nostroSindaco, Comm. Enrico Belimbau” e con delibera del

Il vessillo della Società donato da Antonio Grisoni

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Consiglio Comunale (n.958, 24/5/1913), eccola la“Festa Patriottica”: alla presenza delle autorità politi-che, civili e militari, si forma un corteo davanti allapalazzina Cortella, di cui fanno parte anche i reduci e leassociazioni locali. Segue il servizio religioso in suffra-gio di Marcenaro e Robbiano, il secondo caduto inguerra, il cui nome viene qui semplicemente ricordatosenza altre precisazioni. Nel salone della Società si con-segnano le medaglie ai reduci offerte dal Sindaco e,sulla facciata del palazzo municipale, si scopre unalapide. I bambini dell’asilo allietano la festa con l’im-mancabile spettacolo di beneficenza.

La Società Operaiae l’asilo sono ancoraprotagonisti, in qualitàdi promotore e benefi-ciario, di una seratateatrale durante laquale si rappresentaun dramma del cano-nico Schmidt,“Agnese”.

Un monologo scrit-to dalla maestraGiuseppina Cassone,recitato dalla bravissi-ma PasqualinaRobbiano, entusiasma Passaporto di Lucrezia Scarsi in

Perasso

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a tal punto da far dire: “(…) un vero angioletto, tuttaocchi e sorriso… il pubblico, conquistato dalla sua gra-zia, applaudì tanto tanto (…) . Essa fece poi proposta divendere baci nelle future feste di beneficenza, diverten-do immensamente. Mille grazie alla SOMS che mise anostra disposizione la sala sociale, al Sig. Luigi Perassocon tutta l’orchestra, alle insegnanti, alle attrici, ai vil-leggianti e ai Silvanesi”. La firma è del Presidentedell’Asilo, Pasquale Gualco.

I villeggianti…: tra le notizie di cronaca, si insinuaquesto aspetto positivo nella vita del paese, in mezzo adaltri meno confortanti (n.755, 4/7/1909). I Genovesifuggono l’afa della città, trovando “l’aria sana dellacampagna nel pieno e rigoglioso sviluppo”. Silvano èconsiderato dai suoi abitanti, con un certo compiaci-

Il transatlantico “France” a Le Havre

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mento, uno dei paesi che meglio si presta all’accoglien-za turistica, per la comodità dei trasporti ferroviari etranviari, gli svaghi - a cui concorre la Società operaia- le attività sportive, i locali pubblici. Il più frequentatoè sicuramente lo “Chalet”, ovvero l’“AlbergoConcordia”, o “Casa di legno”, condotto dall’ostetricaAgnese Montano, Adolfo Vela, Angelo Recagno, indi-cata anche come covo di liberali, al tempo della compi-lazione della lista elettorale liberale per le elezioniamministrative del 1908 (n.693, 26/4/1908).

La citazione più antica è riferita all’ “AlbergoNazionale”, che ospita un banchetto della Confraternitadi San Sebastiano, servito “inappuntabilmente” dal pro-prietario Giuseppe Mignone (n.122, 6/6/1897); segue l’

“Albergo del Pozzo”, pro-prietario FerdinandoMignone (n.507,30/10/1904), che muore asoli trentadue anni perfrattura del cranio, dopoessersi buttato dalla fine-stra.

Degli alberghi storicidel paese, è tuttora pre-sente l’ “Albergo Italia”,con stallaggio, nato nel1908, a conduzione diGiovanni Perasso e Maria

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Alla pagina precedente,libretto di norme per la sicu-rezza in dotazione ai dipen-denti della Utah CopperCompany, compagnia mine-raria per l’estrazione delrame presso la quale trova-rono impiego molti silvanesi(1913).A lato, la prima pagina dellostesso.

In basso, copertina e primapagina dell’invitodell’Associazione Vino dellaCalifornia che organizza una

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San Francisco 1913: emigrati silvanesi.Il primo a sinistra è G.B. Arata, già minatore nello Utah

presso

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Teresa Moiso, nonni degli attuali proprietari. In piazzaCesare Battisti possiamo ancora incontrare il “CavalloGrigio”, un locale che fu albergo e trattoria fino a nonmolti anni fa. Anche la drogheria Motta, aperta dall’o-monimo farmacista nella sua casa di proprietà in ViaXX Settembre (n.643, 12/5/1907), deve essere stata un’attrazione per i villeggianti sia per l’eleganza che per ilsuo “Elisir China” proprio chic, come riferisce ProSilva. A ciò aggiungiamo, quale tradizione locale, laproduzione di grappe tra le migliori in commercio chesi devono alle antiche distillerie Lasagna (oggi Bor-Bordi Luigi Barile, secondo il quale la fondazione risali-rebbe intorno al 1850) e Gualco (oggi GualcoBartolomeo e Susanna, di Giorgio e MarcellaSoldatini).

Per il riflesso sulle attività economiche di Silvano èda rilevare che i discendenti di Paolo Gualco, ex bottaiocestaio già operante nel settore nel 1870, diedero origi-ne ad un lungo periodo in cui le aziende furono addiri-tura tre (Duilio, Bartolomeo e Matteo).

Nel contesto storico generale di questo primo perio-do del Novecento si intuisce, dalle corrispondenze del“Corriere”, come i Silvanesi non siano immuni da quelprogresso con il quale si è voluto identificare l’avventodel nuovo secolo. Se il progresso inteso come migliora-mento generalizzato delle condizioni di vita si dimo-strava loro ancora assai carente, non lo era come con-sapevolezza che fosse necessario fare qualcosa di più

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per usufruire di opportunità esistenti in altri contesti,che apparivano dunque a portata di mano. Si invoca l’in-tervento dell’autorità pubblica perché prenda provve-dimenti: “(…) sia mo nel secolo del progresso e sideve camminare col medesimo (…): per ché nessunCon sigliere ha il coraggio di protestare per il modo incui l’igiene è così bistrattata?”(n.268, 11/3/1900). Lavia Maestra è piena di buche, il selciato è dissestato, levie secondarie sono ingombre di mucchi di letame”, eancora “(…) pozzi inquinati, malattie, manca l’acquapotabile e la fognatura” (n.349, 22/9/1901). Ebbene,potremmo considerare questo il punto di partenza deso-lante dal quale, pur con fatica, la popolazione silvanese

Winehaven stabilimento per la produzione di vino.

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si evolve: lo abbiamo rilevato per quanto atteneva lapartecipazione più attiva e critica alle vicende delpaese, e lo constatiamo in questi ultimi anni che prece-dono il primo conflitto mondiale. Perché progressosignifica anche acquisire una coscienza più diffusa deiproblemi della comunità, perseguire un ideale di giusti-zia, superare i limiti angusti di un orizzonte personale.

Così si costituisce la “Lega contadini e operai”:“L’ardita e lodevole iniziativa, guidata da una volontàferrea non potrà non sortire quegli utili effetti che labenemerita classe dei lavoratori della terra sono un’an-tica aspirazione e un diritto incontestabile”. Merita unariflessione quel “classe dei lavoratori” che rivela la

Oltre a G.B. Arata vi lavoravano 28 silvanesi (1911).

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coscienza di un’appartenenza, lo stabilirsi di un legamenel quale l’identità trova la sua ragione nella condivi-sione di uno scopo comune da realizzare (n.908,8/6/1912). E nonostante si voglia puntualizzare inseguito che “l’Associazione è apolitica, non tratta disocialismo”, ci appare ben diversa la sostanza dellecose in quell’affermare che “S.E. Giolitti durante la dis-cussione degli articoli della nuova legge elettorale dissea quei parrucconi della Camera che i contadini in unprossimo avvenire, forti e organizzati, invierannonumerosi rappresentanti al Parlamento, e allora ilGoverno dovrà seriamente pensare ad essi, all’agricol-tura e far loro molte concessioni (…) organizzatevidunque, e cercate nel frattempo di ottenere a Silvanoquello che un giorno otterrete a Roma” (n.937,28/9/1912).

Così avverrà dopo laconcessione del suffragiouniversale maschile e con leelezioni generali del 1913,quando a livello nazionalesi determina la sconfitta dei

Un’altra pagina dell’invito allagiornata di divertimento per idipendenti della “California

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repubblicani, aumentano le rappresentanze cattoliche esocialiste, formando due forti gruppi di opposizioneche, secondo il commento sul “Corriere”, dovrannoessere di stimolo al Partito liberale.

A Silvano è rieletto l’On. Brizzolesi, ma si percepi-sce nuovamente la presenza di un più vitale grupposocialista. Il numero degli elettori sale a 741 (n.981,1/11/1913).

La Società Operaia organizza una conferenza procontadini. Il sig. Gambarana, sindaco di Fubine perdieci anni, parlerà sulla necessità di organizzarsi alloscopo di ottenere quei miglioramenti economici “a cuiaspirano i nostri intelligenti contadini” (n.935,14/12/1912). Si costituisce la sezione silvanese dell’“Associazione Piccoli Proprietari” (n.940, 18/1/1913),che intende istituire una cooperativa per l’acquisto incomune di concimi, sementi e generi alimentari; unamutua agraria; prendere provvedimenti contro la filos-sera e istituire un credito per ripristinare i vigneti colpi-ti; fornire una tutela e indicazioni utili in materia d’e-migrazione: il presidente è Enrico Craffen. Il“Corriere” dà ampio spazio a questa nuova associazio-ne, fornendo tutte le indicazioni utili alle modalità d’i-scrizione, precisando inoltre che il presidente, o chi perlui, sarà disponibile ogni domenica nelle sale della“Società Filarmonica”, che ha una sede propria. Il cas-siere è G.B. Lasagna, il segretario è Biagio Chiappino.

Ugualmente importante quale centro di aggregazione

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è la nascita dell”Unione Sportiva Silvanese” (n.900,13/4/1912).

L’Amministrazione è così costituita: presidente avv.Mario Bianco, vicepresidenti Antonio Motta, farmaci-sta, e Lorenzo Basso; cassiere Angelo Recagno; diret-tori sportivi : Govanni Carlevaro, Duilio Gualco; revi-sori: Nino Guabello, Gino Pietranera; consiglieri avv.Lorenzo Lanza, Gioachino Maranetto, Antonio Basso,Leone Minetti, Angelo Mongiardino.

Scopo: educazione sportiva e fisica della gioventù,foot-ball, ciclismo, podismo, scherma.

Per iniziati-va dell’UnioneSportiva è pre-sentata inComune unadomanda peristituire ilCorpo deiPompieri, cor-redata da unelenco di sotto-scrittori. E’i n t e r e s s a n t eannotare lep r o f e s s i o n i :contadino emuratore, in

La cappelletta di San Rocco al mulino diSilvano d’Orba

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maggioranza, seguiti da falegname, fabbro, calderaio,calzolaio, barcaiolo, guardia, elettricista. Il nome piùcurioso è Carlo Arnolfo, detto “Ligera”. Annotiamo lafirma di Biagio Chiappino, falegname, che abbiamoincontrato ripetutamente nella nostra storia quale mem-bro attivo nelle associazioni e in altre iniziative silva-nesi (n.749, 18/10/1913). “L’occorrente Corpo deiPompieri si addestrerà per il maneggio della pompa”,donata al Comune dall’Unione Sportiva stessa.

La storica Confraternita della S.S. Trinità si vederespingere il ricorso al Consiglio di Stato, che ne decre-ta definitivamente il passaggio, la trasformazione el’assorbimento nella locale Congregazione di Carità.Finiscono così le molte polemiche (15/11/1913).

Si costituisce la nuova Banda Musicale che si esibi-sce per la prima volta in piazza, la domenica di Pasqua(n.900, 13/4/1912). Nella stessa corrispondenza siauspica la costituzione di una “Scuola di CantoCorale”. L’emigrazione ha portato via molte persone e,in alcuni casi, l’abilità canora dei Silvanesi emigrati haconsentito loro di trovare un’occupazione ben retribui-ta nelle chiese cattoliche dell’America del Nord. Lafinalità è duplice: “le giovani geniali energie del paese,aventi le forti inclinazioni al canto”, troveranno mododi educare la voce oltre a conseguire un’abilità chepossa procurar loro un utile (n.900, 13/4/1912).

Nella Società Operaia, l’ormai consueto saggio fina-le dei bambini dell’Asilo procura un incasso netto di

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£.217,17, e questa volta si avvale dell’ambita presenzadel marchese Luigi Spinola e consorte “venuti apposi-tamente in automobile”. Il ringraziamento si estendealle Rev.me Madri Pie, che hanno preparato la recita,alla banda locale, al Maestro Craffen, per la prepara-zione musicale, all’orchestrina silvanese: marcia,“Canzone a Tripoli” (n.913, 17/7/1912).

Nell’Assemblea generale della Società Operaia

(n.916, 3/8/1912), si approva il progetto presentato dalgeom. Gioachino Maranetto e dal cognato GiovanniRossi, professore all’Accademia di Brera, per l’abbelli-mento della facciata dell’edificio sociale. “Bisogna pro-prio dire che il disegno è magnifico e se sarà ben ese-guito, avremo nel paese un bel monumento, ciò che faràonore a quei soci ed amministratori che patrocinarono

A sinistra la “nave” che serviva da traghetto tra Silvano e l’Oltre Orba

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sì bella idea (…). Il lavoro che si sta per fare include unnuovo e maggiore incremento sociale, ed io sono per-suaso che, quando avremo un locale bello, sarà onoreper il paese, molti e molti domanderanno di esser nomi-nati soci, perché vengono a conoscere che qualche cosasi è fatto, che è una Società seria e onorata e decorosa,anche quella dei poveri lavoratori”. (Milton)

In questa esposizione dei fatti è presente l’orgoglioed anche una corretta interpretazione del ruolo dellaSocietà, che trae vantaggio dall’essere, nella suadimensione esteriore, la rappresentazione simbolica divalori condivisi, nonché l’espressione tangibile di unforte legame affettivo verso una Casa che si è costruitaa poco a poco, crescendo e migliorando insieme a tuttii suoi abitanti, soprattutto i “poveri lavoratori”. Dei beidecori costituiti da figure in rilievo che rappresentava-no le arti e i mestieri, nonché delle due mani che sistringono in segno di solidarietà nel quale si ritrova ilsignificato del mutuo soccorso, ahimè, non v’è più trac-cia. Una ristrutturazione poco rispettosa effettuata nelsecondo dopoguerra ne ha fatto scempio.

Nel febbraio 1913 (n.944), si apprende che la faccia-ta sta per essere ultimata. Ma la bandiera della Società,regalata da un generoso benefattore di Como, giaceancora nel suo cofanetto attendendo la resurrezione. Lasperanza giustamente motivata è che in occasione dellacerimonia prevista a breve, si inauguri anche la bandie-ra, in una festa celebrativa che prevede la partecipazio-

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ne delle consorelle delle Valli d’Orba, Stura, Lemme eBormida.

Di certo sappiamo che la Società Operaia interverrànumerosa, con il vessillo e la sua banda musicale, alleesequie di Antonio Grisoni, che era solito soggiornare aSilvano per trarre beneficio dalla cura dell’uva. Deveessere stato molto vicino affettivamente al paese e allaSOMS se questa deve a lui il dono della sua bandiera(n.1162,28/11/1920).L’Emigrazione

“Fuggiamo! … Ecco la grande parola, la predomina-trice che ci soggioga, che ci attira, che ci trascina versoun miraggio sovente ingannatore, falso e pieno diamare disillusioni! Fuggiamo! … Dove? … Con chescopo? A far che?” Si chiede Cyrano di Bergerac, chein una lunga lettera, meglio di qualsiasi commento,chiarisce le ragioni di questa scelta originata dalladisperazione della miseria. Non rimane altro che lafuga, e il distacco doloroso dalla casa e dalla piccolaproprietà, dai vigneti che per la crisi vinicola non pro-ducono reddito sufficiente a vivere, una proprietà“divenuta inutile, passiva, meglio disfarsene”.

Le domande di passaporto si moltiplicano, prendonoproporzioni impressionanti. La preoccupazione per ilfuturo del paese è profonda, tanto che nella lettera pren-de forma un’immagine suggestiva della “nostra grandefamiglia dei lavoratori”. Si dice che la testa è costi-

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tuita dalle radici familiari: i nonni, i padri, che indiriz-zano l’altra parte essenziale, le braccia da lavoro, lamateria prima indispensabile per rendere produttiva laterra. Si teme la prospettiva di questa fuga di giovaniche lascia un nucleo di vecchi stremati, di donne ebambini incapaci, “trascinati a stento per i sentieri dellenostre colline”. I vigneti deperiranno, la produzionediminuirà rapidamente, il prezzo del vino aumenteràinsieme alla miseria.

“Si può ammettere questa soluzione come teoria delsuicidio…” continua Cyrano, “L’emigrazione è il suici-dio morale e finanziario dei nostri paesi, che hanno vitasolo dalle robuste braccia e dal fecondo sudore deilavoratori” (n.742, 4/4/1909).

E’ un destino comune a tanti e tanti paesi italiani,diretto in un primo tempo verso l’Europa, e in seguitoverso le due Americhe. Intorno al 1906 partiva quasimezzo milione di emigranti l’anno. Nel 1913 i Paesieuropei e le Americhe ne richiamavano circa 800.000:quasi mezzo miliardo l’anno di risparmi veniva inviatoalle famiglie residenti in Italia.

Paradossalmente, alla triste odissea a cui soventeandavano incontro questi lavoratori, troppo poveri edignoranti per sapersi difendere da forme di sfruttamen-to, si rese possibile a chi rimaneva di trovare più facil-mente lavoro e con mercedi più remunerative. Larimessa di denaro degli emigrati che avevano raggiun-to una modesta agiatezza fu da stimolo al circolo delle

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attività economiche. Non è difficile immaginare che un così rilevante

fenomeno sociale , ed i problemi ad esso connessi,fosse argomento di discussione nella Società Operaia,se anche tra le finalità di un’altra Associazione, quelladei “Piccoli Proprietari”, si pose l’indirizzo e la tutelain materia di emigrazione.

La triste vicenda di Giuseppe Beroldo ne confermal’aspetto più duro e drammatico.

E’ ancora Cyrano di Bergerac che scrive, consenten-doci di apprendere che nello Stato nordamericano delloUtah, vicino alla città di Birgham Manyon, c’era unacolonia di emigrati composta quasi esclusivamente daSilvanesi (n.823, 23/10/1910). Tra loro, GiuseppeBeroldo, uno dei più poveri, che aveva lasciato lamoglie e quattro bambini attirato da un miraggio di spe-ranza.

“Povero martire lavoratore! (…) In un pomeriggiodello scorso Giugno, mentre attendeva all’opera sua inun banco di scavo , un gran macigno gli franò addossofrantumandogli le ossa (...)”. Uno dei tanti che hannoperso la vita in condizioni di lavoro disumane, priveanche delle minime condizioni di sicurezza, come pur-troppo la cronaca registra ancora oggi. Ma il fatto com-movente è la solidarietà dei compagni silvanesi, unacinquantina, che mettono insieme i sudati risparmi edinviano un vaglia di settecento lire alla vedova. “Lacarità, in certe condizioni speciali della vita è più che

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un eroismo”.Attraverso il caso Giacomo Craffen, invece, veniamo

a conoscenza dell’influenza che le rimesse degli emi-grati ebbero sull’economia del paese (n.891,10/2/1912). Già la cronaca locale aveva rilevato chel’Ufficio postale di Silvano d’Orba, in seguito al fortesviluppo dell’emigrazione specie in California, eradiventato una vera banca alla quale affluivano settima-nalmente dall’America circa uno o due vaglia, e che ilmovimento di capitali nel 1911 si fosse intensificato atal punto che si presumeva un giro di entrate e di usci-te sul milione di lire, mentre i depositi nell’anno suc-cessivo ammontavano intorno al mezzo milione.Ebbene, la stimata ed integerrima famiglia Craffen, pre-sente nella vita del paese con una partecipazione chenel corso della storia abbiamo più volte annotato, sitrova improvvisamente ad affrontare gli effetti di unfulmine a ciel sereno: oltre alla mortificazione dovutaalla percezione dell’onorabilità infangata, è costretta asoggiacere ad un sacrificio economico non indifferen-te per fronteggiare l’appropriazione indebita di 10.000lire dai risparmi postali degli emigrati, perpetrata daGiacomo Craffen, ufficiale postale, e dilapidate dalmedesimo in sei mesi. Guai che possono succederenelle migliori famiglie, come talvolta si usa dire, mache devono aver provocato un gran fermento in paese(n.891, 10/2/1912). La povera moglie, pur con il con-tributo dell’ig. Ettore Craffen (a cui era intestato l’uffi-

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cio postale, nonché fratello di Giacomo), si trova adover colmare la quasi totalità del debito contratto dallatitante marito con il Governo, attingendo al patrimo-nio personale. I risparmi degli emigrati risulterannoinfine salvi, per consentire loro l’acquisto di un terreno,la costruzione di una casa e il ritorno al paese, sognoche molti riusciranno a realizzare.

Sono tanti i Silvanesi che , allettati da questo sogno,seguono l’esempio di chi li ha preceduti. Giovani,meno giovani, ed anche ragazze, donne e bambini “aschiere, a schiere chiamate da parenti ed amici, colà daanni parecchi dimoranti” (n.897, 23/3/1912).

Il primo Silvanese che nel 1896 andò in California,Giuseppe Massucco, detto Pepe, fu un aiuto potente peri suoi compatrioti, sostenendo i nuovi venuti e favoren-do il loro inserimento. La gratitudine dei suoi compae-sani, per avere tracciato una strada che ha prodotto “ilrisorgimento economico che qui è un fatto compiuto”,è tale che viene salutato come un eroe quando, in occa-sione di una sua visita in patria, riprende il piroscafoper l’America. Viene riconosciuto come “pioniere sil-vanese della civiltà italiana nell’America del Nord, pro-tettore dei Silvanesi in quelle ricche e fiorenti regioni,che fece godere innumerevoli vantaggi ai compatriotisuoi” (n.924, 28/9/1912).

Giunge notizia che nessun Silvanese ha perso la vitanel naufragio del Titanic (n.902, 27/4/1912). Infatti gliemigranti non si servono usualmente della Compagnia

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White Star (a cui il “Titanic” apparteneva), bensì dellaCompagnie General Transatlantique, che percorreva larotta Le Havre -New York-Chicago.

In paese è talvolta drammatica la situazione delle“vedove bianche”, che non hanno più notizie né soste-gno economico dai mariti emigrati: alcune versano incondizioni disperate insieme ai loro figli i quali, di fattoorfani non riconosciuti tali, non hanno nemmeno dirit-to all’orfanatrofio. Una lettera del 24 aprile 1913segnala questo triste risvolto dell’emigrazione, in unmomento in cui essa appare un’ ambita sistemazioneper il futuro dei giovani. Si rileva addirittura quanto siautile che siano i ragazzi dai quindici ai diciotto anni apartire, sia perché apprendono più facilmente la nuovalingua, sia per una maggiore adattabilità agli usi locali.Si incoraggiano le famiglie con prole numerosa a favo-rire l’espatrio dei figli, piuttosto che dei padri, in modoche non si sottraggano braccia all’agricoltura locale (n.912, 6/7/1912). Sembra che l’emigrazione abbia presoil posto dell’occupazione.

In conclusione, una notizia che ha tutto il sapore delsogno dell’emigrante: Do menico Pelizzaro di Fedele,Valle dei Cochi, emigrato a Birgham Manyon, pareabbia vinto 40.500 dollari alla lotteria di California, conil numero 157 (n.912, 6/7/1912).

La Società Operaia ed altri proble-mi

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della popolazione.

Il rapporto tra la Società Operaia e altre questioni cheinfluivano sulla qualità della vita della popolazione,non emerge distintamente dalla cronaca del giornale diOvada. Ma se la Società assolveva, come è lecito pen-sare, l’importante funzione di accogliere , insieme alleistanze inerenti il suo ruolo, quelle di interesse genera-le di cui le corrispondenze sono l’espressione, possia-mo ipotizzare che se ne discutesse, favorendo in questomodo il formarsi di un’ opinione capace di muoverel’immobilismo di chi aveva il potere d’intervenire.

Tra le esigenze primarie di qualsiasi comunità, l’ac-qua potabile e l’acqua per l’irrigazione dei campi sonoun bene che ne condiziona la sopravvivenza: già aglialbori della nostra vicenda, nelle intenzioni dell’ing.Belimbau, c’era l’installazione di una pompa per dareacqua alla regione del castello, con la quale si sarebbeconcessa “qualche bocca” anche agli abitanti del paese,in particolare alla Villa Superiore, assai penalizzata(2/10/1898). Il problema della mancanza d’acqua inquesta regione del paese ricorre negli anni a venire, evi-denziando come gli amministratori non brillassero percapacità risolutive, rasentando l’inadempienza. Lodimostra l’interruzione della costruzione del pozzo

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comunale (1901), o la successiva mancanza di inter-venti tempestivi di manutenzione , che lasciano ancorauna volta a secco la popolazione (n.567,26/11/1905).Pertanto è legittima la preoccupazione diffusa per ilprogetto della “Società per l’acquedotto Galliera diGenova”, che intende costruire un nuovo acquedottonella Valle del Gorzente. Il rischio, secondo quantoappare sul “Corriere”, è che i paesi della Val d’Orbasiano privati “anche di quel meschino filod’acqua”(n.660. 8/9/1907).

Intanto il molino del cav. Belimbau è sempre fermo.Nell’impossibilità di convogliare le acque del torrentePiotta per farlo funzionare, qualcuno si chiede (e siamonel gennaio 1912) se non sia il caso di ricorrere all’e-nergia elettrica. L’anno successivo il disagio si manife-sta in tutta la sua gravità (n.940, 18/1/1913): circa set-tecento famiglie devono sopportare la spesa annua diventi lire per carreggi, tempo perduto, spese diverse etasse, dovendosi rivolgere ai mulini viciniori. “Il carbo-ne bianco”, che sarebbe una buona fonte di reddito,viene in questo modo lasciato improduttivo.

I comuni limitrofi, secondo la denuncia, s’ingegnanod’impiantare nuove industrie e favorire il commercio,“mentre i nostri magnati non si curano affatto di farprogredire il paese e paghi di andare a ritroso, non siavvedono che al continuo espatrio di molte famiglieSilvano va lentamente spopolandosi”. Si individua nel-l’arretratezza del paese, sprovvisto di mezzi idonei allo

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sviluppo economico, una delle ragioni determinanti allavia dell’emigrazione. Né è da sottovalutare la scarsaattenzione rivolta ai servizi essenziali, sintomo di disat-tenzione nel valutare la dimensione dei problemi eaggirare la lentezza esasperante della burocrazia.

Un esempio illuminante proviene dalla rilevazionedel cammino della pratica relativa al progetto di costru-zione del ponte sull’Orba, che doveva collegare Silvanoa San Giacomo. Ne sono sostenitori e promotori il mar-chese Luigi Spinola, Consigliere provinciale, ilSindaco, Enrico Belimbau (16 agosto 1913), nonchél’On. Brizzolesi, deputato che rappresenta anche iSilvanesi: deliberazione del Consiglio comunale; pare-re favorevole del Genio Civile; parere favorevole dellaPrefettura; parere favorevole dell’Ufficio TecnicoProvinciale; parere della Deputazione Provinciale allaquale la pratica deve essere sottoposta per l’approva-zione del quarto della spesa spettante alla provincia(£.74.000); ritorno della pratica alla Prefettura per l’i-noltro al Governo. Considerando che già nel 1909 esi-steva un Comitato per esigere le oblazioni private, cheil progetto dell’ing. Roggero e del geom. Torielli fu pre-sentato in Comune intorno al 26 dicembre di quell’an-no, e che la popolazione vedrà il ponte finito dopo l’al-luvione del 1977, si hanno elementi sufficienti per dareuna valutazione, pur tenendo conto di altre urgenze,quali i lavori di selciatura delle strade, le fognature, ilnuovo cimitero (testimonianza di Mario Arata).

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Intanto si continua ad utilizzare il servizio di un bar-caiolo che traghetta le anime alla sponda opposta, quan-do c’è molta acqua, o di una vecchia “pedanca”. Il bal-zello viene definito “medievale” (n.920, 1/9/1912), inquanto soggetto agli umori del barcaiolo. I Sindaci diSilvano e Roccagrimalda non sono ancora riusciti amettersi d’accordo per stabilire una tariffa equa. Alla“Nave”, luogo così nominato per via dell’ imbarcazio-ne che assicurava il trasporto tra le due spondedell’Orba, il servizio funzionerà fino al 1939.Successivamente, in attesa del ponte, sarà costruita unapasserella in legno per il passaggio a piedi (testimo-nianza di Mario Arata, da un ricordo di AlessandroPerasso, detto il “Friciu”).

La storia del nuovo cimitero è oltremodo tormentata,come quella della costruzione del nuovo asilo infantile,ma ad entrambe è riservato un destino migliore di quel-lo del ponte sull’Orba..

Secondo l’ordine del giorno del Consiglio comunaledel 9/11/1896, dopo tre anni di lunghe pratiche defini-tesi “mercè l’opera del Sindaco, Gen. Lanza”, l’asiloInfantile è eretto ad Ente Morale, a seguito di unDecreto Reale in cui si accetta la donazione di £. 50.000ad opera della Confraternita di San Sebastiano. Daquella data alla realizzazione del progetto, trascorronoanni tra indecisioni, difficoltà burocratiche di ognigenere, non esclusa la costruzione di un muro che sorgeimprovvisamente nella notte tra la proprietà Riva e lo

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scavo di confine delle fondamenta a bloccare i lavorifinalmente avviati. “Da vent’anni aspettiamo con ansiaun asilo fatto un po’ bene, igienico, che risponda alleregole didattiche (…)” (28/4/1907): la lettera al giorna-le rispecchia la desolazione della popolazione che giàsperava di vedere presto un edificio sano e accoglienteper i bambini, proprio al centro del paese, dietro il pesopubblico, al posto dei locali umidi da cui attendono datempo di essere trasferiti. E’ probabile che in questo“dispetto” ci sia lo zampino della politica, in ogni casodalla nomina ad amministratore del farmacistaRobbiano (1905), alla nomina a presidente di PasqualeGualco (n.731, 17/1/1909), finalmente il nuovo asiloapre i battenti. I bimbi sono nutriti con una buona mine-stra, i locali sono ampi e ben aerati, ma qualche criticaper i pavimenti che non appaiono in perfetto stato, ilsoffitto a tratti scrostato e la mancanza di servizi igieni-ci, lasciano supporre una predisposizione al risparmiodovuta probabilmente ad una cronica mancanza difondi (n.765, 12/9/1909).

L’urgenza della costruzione del nuovo cimitero, nontrova corrispondenza nella volontà di porre rimedio adun disagio che si manifesta in tutta la sua gravità. Cisono due cimiteri nel centro del paese. Uno è situatoaccanto alla chiesa della Villa Superiore, l’altro in ter-reno adiacente l’attuale edificio scolastico, costruitodurante il fascismo e sede del Municipio fino al 1990,tra la strada che va alla Pieve e via IV Novembre, che

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porta alla chiesa di San Sebastiano (testimonianza diMario Arata). E’ grazie ad una segnalazione apparsasul “Corriere” il 2 ottobre 1898, che incontriamo laprima ipotesi di trovare un terreno adatto ad accoglieredegnamente le spoglie dei defunti, con la disponibilitàdell’Ing. Belimbau a donare l’area per la costruzione.

Negli anni si susseguono riunioni senza trovare l’ac-cordo tra le varie proposte. La Commissione TecnicaProvinciale individua in Torrazze, Mogliette, Ronchi, lelocalità più idonee (n. 399, 7/9/1902). L’incanto per lacostruzione viene deliberato in Consiglio comunale: cisi congratula per la decisione, ma restano i dubbi moti-vati dai troppi esempi di atavica lentezza (n.666,6/6/1907- Pro Silva). Infatti bisogna attendere il 1909per l’acquisto del terreno in Regione Torrazze e la con-venzione con l’impresa Gualco, e il gennaio 1911 pervedere l’inizio dei lavori, con qualche disappunto per lavoce che circola insistente sulla distruzione di antichiruderi, di tombe e chiese. Non si ha notizia di sospen-sione degli scavi, nonostante il ritrovamento di varioggetti antichi a due metri di profondità, tra cui una pie-tra di marmo recante la scritta “I I I I” (17 maggio1913).

Della scarsa sollecitudine rivolta a preservare prege-voli testimonianze del passato, abbiamo avuto riscontroprecedentemente apprendendo del crollo parziale dellavetusta “casa alta”, già sede dei feudatari di Silvanod’Orba, e risalente al 1300. Gli inquilini hanno potuto

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porsi in salvo, i suini restano imprigionati dai rottami.“Sarebbe desiderabile che il Sindaco facesse conserva-re l’artistica pietra scolpita che soprastava alla portad’ingresso, per motivi artistici e storici” (13 ottobre1901).

Una segnalazione successiva è a dir poco inquietan-te: per far posto alle salme recenti che non possonoattendere la nuova dimora, “il povero seppellitore” ècostretto a dimezzare i cadaveri di antica sepoltura: “lalotta per la vita può passare tra i vivi, ma i morti sianolasciati in pace” (n.841, 25/2/1911).

Supponiamo che il cimitero sia stato ultimato nel1913, ma è ancora da costruire la strada comunale d’ac-cesso, come risulta dall’ordine del giorno del Consigliocomunale del 26 marzo. Insomma, una storia infinita seancora il 15 agosto 1915 leggiamo che la strada d’ac-cesso è impraticabile.

Lo smantellamento definitivo del vecchio cimiteroparrocchiale di San Sebastiano, avvenuto l’11 gennaio1925 con il solenne trasferimento al nuovo cimiterodelle ultime ossa esumate, suggerisce un’insperata con-clusione.

Tra i fatti che devono avere coinvolto direttamente laSocietà di Mutuo Soccorso per l’attinenza alle finalitàinerenti lo statuto, citiamo le alluvioni e l’epidemia divaiolo di cui è data notizia nel “Corriere” di Ovada.Possiamo supporre che i soci colpiti dalla gravità diquesti eventi siano stati sostenuti attingendo al fondo

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sociale o con iniziative benefiche. Pioggia prolungata,frane lungo l’Orba e allagamenti (n.323, 24/3/1901):lungo la Strada della Costa, i due versanti della Pievepresentano lo spettacolo desolante di smottamenti chesi sono portati via anche le vigne. Il danno è valutatointorno alle 80.000 lire. Nell’ottobre dello stesso annosi ripete analogo di sastro: è il Piotta (con doppia “t”nelle cronache dell’epoca) a danneggiare le pianure diPrieto (n.354, 27/10/1901). In questa occasione si fariferimento ad un’altra grave alluvione avvenuta nel1867.

Il paese, che soffre perennemente per la mancanza diacqua potabile e di acqua per l’irrigazione, deve subire

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la sorte avversa di periodiche esondazioni ed alluvioni.Ne abbiamo ulteriore conferma procedendo nella lettu-ra delle corrispondenze, quando ancora il torrentePiotta reca danni in regione Bessica (n.1031,17/10/1914).

Non poteva essere estraneo all’attenzione delConsiglio della Società ed ai suoi soci il problema delleepidemie che periodicamente funestavano la popolazio-ne. Non dobbiamo dimenticare che all’art. 60 delloStatuto del 1905 si afferma che i soci agricoltori deb-bono concorrere con una o più giornate di lavoro “all’e-seguimento dei più necessari e urgenti lavori agricoli asollievo del socio ammalato”.

Di tutte, la più grave da annotare, è l’epidemia divaiolo. I Silvanesi accorrono in massa alla sala comu-nale per esorcizzare il morbo grazie al siero che il bravodott. Grillo provvede ad iniettare: “Siamo in piena epi-demia, il mostro dal capo gonfio, dal verde viso butte-rato, non si stanca ancora dal mietere le sue vittime”(n.666, 20/10/1907). Ad oltre un mese dall’inizio del-l’epidemia, gli studenti non sono ancora stati ammessia frequentare le lezioni nella vicina Ovada per giustaprecauzione, avendo la città sofferto, più di una volta inpassato, le conseguenze di questo terribile evento.

Anche la polmonite e l’influenza costringono ilmedico a macinare molta strada per visitare i malati, edè frequente nella cronaca la rilevanza della mortalitàinfantile e giovanile, che non risparmia nemmeno le

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famiglie della borghesia: citiamo il lutto che colpisce lafamiglia del geom. Stefano Bianco , il cui figlio decen-ne muore per malattia nel Convitto Ginnasiale diVoghera (n.674, 15/12/1907).

La passione sportiva

La fondazione dell’Unione Sportiva Silvanese avve-nuta nel 1912, non è che l’espressione culminante del-l’interesse che i Silvanesi hanno costantemente manife-stano per lo sport.

Nel più antico e tradizionale gioco al pallone contamburello, le quadriglie locali hanno sempre infer-vorato gli spettatori e riportato vittorie durante lesfide con le formazioni provenienti dalle più diverselocalità della provincia. Negli sferisteri di Asti eAcqui, contro il Castelletto, si distinguono in modoparticolare Duilio Pernigotti, battitore, AgostinoOttonello, Bartolomeo Motta (della DrogheriaMotta) che ad Acqui pare abbia compiuto il miraco-lo di portare la squadra alla vittoria (n.355,3/11/1901).

Partendo da questa prima notizia, seguiamo il per-corso tracciato dagli eventi sportivi che, oltre algioco delle bocce, che risulta una delle attività piùpraticate, si arricchisce di altre specialità con l’evol-versi, se pur pacato, della società silvanese. Si prati-ca il ciclismo, il calcio, il podismo, la scherma,

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secondo quanto si attesta nelle finalità dell’UnioneSportiva, che in questo modo è in grado di regalarciun quadro attendibile delle attività praticate.

L’entusiasmo fa dire che “questa nuova Societàcomincia la sua vita con slancio (…). In tutta Italiasi dovrà parlare di Silvano”. Sono le parole usate daSportman per annunciare la corsa podistica inaugu-rale di 15 chilometri, il cui centro di sostenitoririsiede al “Caffe Concordia”. La fanfara del CircoloSanta Margherita di Sezza accoglie il vincitore, ilgiovane Lorenzo Ravera, e gli altri partecipanti.Nella sede dell’Unione e in casa del Parroco, segui-ranno i festeggiamenti (n.905, 11 maggio 1912).

Non mancheranno altre gare podistiche e ciclisti-che nell’ambito dei festeggiamenti per SanPancrazio, né le sfide al pallone con tamburellodelle quadriglie silvanesi.

Tradizione musicale e“Theatralia”

Abbiamo incontrato per la prima volta laFilarmonica Silvanese, la cui fondazione risale al 1869,al banchetto in onore di Santa Cecilia all’ “AlbergoConcordia”, il cui antico proprietario era “il bravoBianchi”, che insieme all’esecuzione di pezzi moltoapplauditi e ai discorsi del sindaco Lanza, e dei consi-

11 Lo Chalet, ovvero “Caffè Concordia” albergo- ristorante, riaprirà alpubblico nei nuovi locali situati in angolo Via Stazione-Piazza Cesare Battisti

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glieri Feretti e Bianco, avrà contribuito al successodella serata (21/8/1898). Della Banda Filarmonicaabbiamo già seguito le esibizioni che allietavano lefeste di San Pancrazio, accompagnavano le processioni,disponevano all’allegria od esaltavano l’ufficialità dellecerimonie pubbliche.

L’Orchestra Silvanese è presente, invece, in tutti iballi della Società Operaia, ed anche in altre occasionidestinate a richiamare la popolazione. Pare sia statamemorabile l’esecuzione diretta dal Maestro Perosi,con coristi e cantori, nella chiesa parrocchiale di SanSebastiano, per la celebrazione della prima messa delsacerdote Don Luigi Gualco (n.600, 15/7/1906).

La Nuova Banda Musicale, composta di elementivecchi e nuovi, si esibisce in piazza, dando prova di unabravura che, a quanto pare, “merita di essere incorag-giata”(n.900, 13 /4/1912). Sulla necessità che si costi-tuisca al più presto una scuola di canto corale, di cui siriferisce nello stesso numero del giornale, abbiamodetto all’interno della riflessione sull’emigrazione.

La presenza dell’Orchestra di Roccagrimalda aSilvano d’Orba, per la festa della Pieve del 1912, falegittimamente pensare che in ogni piccolo centro nonsolo ci si impegnasse per favorire le iniziative a carat-tere musicale, ma che queste costituissero motivo diorgoglio, dando luogo in alcuni casi ad una tradizioneduratura.

Alla Società Operaia, due spettacoli “grandiosi” in

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cui la rinomata orchestrina locale accompagna l’esibi-zione del Trio Visentin, esperti marionettisti, e della pic-cola Ebe, di nove anni, definita una prodigiosa artistanella trasformazione (n.921, 7/9/1912).

Si costituisce il Circolo Santa Cecilia (n.952, aprile1913), che debutta nella chiesa parrocchiale durante ilvespro. La direzione è affidata al concittadino DonAgostino Marcenaro, fratello del primo caduto silvane-se durante la guerra di Libia. Analogo triste destino loattenderà, quale tenente cappellano militare, nel primoconflitto mondiale.

Non solo orchestre, orchestrine e bande, ma solistinel canto e nell’esecuzione di brani musicali: il belcanto trova un’appassionata cultrice nella signorinaMignone che si cimenta in prove impegnative con arietratte dalla “Cavalleria Rusticana”e dalla“Sonnambula”, accompagnata dall’OrchestraSilvanese, mentre al pianoforte ci si avvale dell’abilitàdei signori Silvestro Robbiano e Paolo Gualco (n.296,1/9/1900). Particolarmente intensa l’attività di SilvestroRobbiano che ogni sera propone all’ascolto brani scel-ti, eseguiti “alla perfezione”, durante le festività nata-lizie (n.312, 6/1/1901). Accade talvolta che queste esi-bizioni avvengano all’interno di rappresentazioni tea-trali allestite dalla Società Filodrammatica, animatadall’impegno di esponenti della borghesia silvanese. Ilrepertorio spazia da un programma più impegnativo aduno più leggero: “La locandiera” di Goldoni, “Il

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romanzo di un giovane povero” di Fouillet, non disde-gnando la farsa “La consegna è di russare” (settembre1900), o il dramma “Giorgietta la cieca” di PaoloFerrari (gennaio 1901), in cui viene riconosciuta la bra-vura, con lunghi applausi, allo studente GiovanniCraffen, all’Ing. Craffen, al Sig. Fornaro, e alle signori-ne Sacchi e Ponte (Antonina, figlia del dott. Ponte, spo-serà il 9 giugno 1907 Augusto di Giovanni, capitano del46° Fanteria, nipote del Conte Avogadro di Vigliano,Tenente Generale). Tra le attrici più ammirate vi è IdaGualco, “che fece palpitare più di un cuore dal palcosce-nico del nostro piccolo teatro”, e sul palcoscenico,aggiungiamo noi, poiché andrà in sposa a Paolo Gualco,professore di francese e pianista eccellente. Il padre dellesposa invita tutta la Società Filodrammatica ad una festamemorabile, con danze accompagnate dalla brava orche-strina e una quindicina di ballerine tutte amiche o com-pagne d’arte della bella Ida (n.316, 3/2/1901). Questacorrispondenza ci conferma l’esistenza di un piccolo tea-tro nell’antica sede della Società.

Ma il teatro della Società accoglie con benevolenzaparticolare l’impegno di un’altra compagnia di dilet-tanti, alla quale va riconosciuto un valore meritato peril tempo sottratto al riposo, dopo giornate di lavorosicuramente assai faticose: è la Filodrammatica deiCassuli, tutti contadini, con poca istruzione, e “buonifilodrammatici”(n.262, 28/1/1900). Questa circostanzalascia supporre che la Società, oltre ad essere tramite di

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esperienze conoscitive altrimenti precluse alla popola-zione, non fosse estranea alla promozione culturale deisuoi iscritti, alcuni dei quali posano gli attrezzi da lavo-ro per cimentarsi nell’allestimento di uno spettacoloteatrale.

Le esibizioni dei filodrammatici non avvenivano inmodo estemporaneo, ma vi era una vera e propria pro-grammazione per cicli di spettacoli che richiamavano ilpubblico, assicurando il gradimento.

Oltre alle locali, si esibiscono alla Società Operaiacompagnie esterne. Prosa e canto nello stesso program-ma di recite della “Compagnia drammatica dellaGuardia”: “Tosca”, “Otello”, “Margherita Pusterla”,“La Signora delle Camelie”, “ Il padrone delle ferrie-re”, “Suor Teresa”. Gli spettacoli sono stati così graditiche si teme il clima di austerità dell’imminente quare-sima, a cui consegua l’interruzione della programma-zione (n.370. 1321902).

Per il significato che ha per noi l’evento, ricordia-mo la “Compagnia Beffa” all’inaugurazione del TeatroSociale nella nuova sede ancora da ultimare, con“Rantzau” di Chatrian, e altri spettacoli a seguire.L’ultima fatica,“Gli spettri” di Ibsen, registra una pre-senza di pubblico che tocca più di settecento spettatoriin piena vendemmia (n.609, 16/9/1906). La soddisfa-zione per la configurazione della sala teatrale si espri-me con un osservazione che parla di “locale davverodecoroso, dalle linee imponenti e serie proporzioni, cui

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fa degno ornamento il palcoscenico dipinto dal bravoMarcello Gorgni di Ovada”.

Il corrispondente Pro Silva sembra apprezzare parti-colarmente la compagnia Attilio Bellet ne “La gerla diPapa Martin”: siamo nel 1907 (n.663, 29 settembre), ilnuovo edificio sociale è stato ultimato e costituiscemotivo di attrazione per la popolazione che ne subiscela suggestione. Nemmeno l’epidemia di vaiolo tienelontani i Silvanesi dalle diverse produzioni dellaCompagnia Bellet. Sembra addirittura che presto avver-rà la première di un operetta, con la presenza di un mae-stro che dirigerà l’Orchestra Silvanese (n.663,29/9/1907).

Silvano, capitale dei burattini, pare abbia una radiceantica anche nelle marionette: infatti raccoglie allori egloria la compagnia marionettistica diretta dal bravosignor Marenco. Il personaggio che suscita la più gran-de ilarità e la più viva simpatia è Gianduia d’Carianet.Sul Tiranno s’accumulano imprecazioni e motti ridico-li (n.248, 20/10/1899). Viene riportato il frequente “Ti‘t perdi d’lunga, ti” (“sei un perdente”, traduce AlbertoPerasso).

Lo spettacolo dell’ “insuperabile marionettista MarioPonfi”, che riscuote sincera ammirazione per la gestua-lità impressa alle marionette, l’accuratezza delle scenee dei costumi, è l’ultimo segnale di spensieratezza cheproviene dal teatro della Società Operaia alla vigiliadella Grande Guerra. E’ il 10 aprile 1915 (n.1057).

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Verso la guerra

Nel commento che “Il Corriere delle Valli Stura edOrba” dedica in prima pagina ai fatti di politica internaed internazionale, si coglie la condivisione delle ragio-ni dell’interventismo sia nel tono del linguaggio, sianell’interpretazione delle vicende che culminano condue fatti rilevanti: la dichiarazione di neutralitàdell’Italia, 3 agosto 1914, e la dichiarazione di guerra,23 maggio 1915.

“L’Italia e la guerra, il nostro dovere” (1-2 agosto,1914), commento alla neutralità dell’Italia:

(…) è opportuno dire una franca parola sulla situa-zione politica dell’Italia anche per far argine alla ten-denza troppo semplicistica di molti, socialisti e no, chevorrebbero la nostra neutralità ad ogni costo nel pro-babile conflitto tra le Triplici (…). L’opinione pubblicadeve sentire il supremo dovere patriottico di mantener-si compatta nella calma attesa delle risoluzioni che ilGoverno sarà costretto a prendere nell’interesse delpresente e dell’avvenire della Patria.

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Del dibattito che coinvolgeva partiti, correnti di pen-siero e sindacato in quel periodo così travagliato dellanostra storia, non vi è apparentemente traccia nelle cor-rispondenze da Silvano. Né vi è traccia di conferenzepubbliche, o di adesione a manifestazioni di sostegnoall’una o all’altra posizione ideologica che tanto ani-mavano l’opinione pubblica. Ci pare improbabile unacosì palese indifferenza, essendo presenti in paese altreassociazioni vitali, oltre alla Società Operaia, e ferven-do la contrapposizione politica in maniera cronica.

Le corrispondenze registrano continue frizioni tramaggioranza e opposizione nell’amministrazionecomunale, che non riesce a darsi una stabilità capace diaffrontare e risolvere questioni annose che gravanosulla popolazione. Ne derivano polemiche che passanoattraverso il “Corriere” e “L’Alto Monferrato - Corrieredella Democrazia”, di orientamento socialista, in un’al-ternarsi di attacchi e risposte salaci: faide locali che astento riconducono a temi di più ampio respiro.

Le inadempienze nei confronti di una quotidianitàmeno grama sembrano poca cosa paragonate alla trage-dia imminente della guerra. La “pedanca” mancanteche ad ogni piena ostacola il passaggio a piedi dellepovere contadine che vanno a vendere uova e latte aOvada; l’urgenza di un nuovo edificio scolastico defi-nito alla stregua di una stalla antigienica, insufficiente emalsana, il cui terreno è vincolato da tre anni; il pontesull’Orba; le strade fangose che avrebbero bisogno dighiaia (n.999 e 1000, marzo 1914): sembra che il tempo

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e le cose siano ferme, a catturare energia appena suffi-ciente a muovere un passo. L’istituzione di una scuolaserale, in conformità della Legge Daneo-Credaro del1912, costituisce un fugace atto lungimirante dell’am-ministrazione, di cui tener conto, perché, di certo,emerge l’avvicendarsi delle crisi nel palazzo municipa-le: le dimissioni della Giunta comunale (6/6/1914)coincidono con le manifestazioni antimilitariste su ini-ziativa della Camera del Lavoro di Ancona per contra-stare la “Festa Nazionale dello Statuto”, considerata inquel particolare momento storico il simbolo del milita-rismo interventista. Il bilancio di due dimostranti mortie i parecchi feriti per il pesante intervento delle forzedell’ordine, inducono la Confederazione del Lavoro,con il sostegno del Partito Socialista, a proclamare losciopero generale.

La protesta inizia a Torino il 9 e il 10 giugno, esten-dendosi in tutta Italia, con un imponente numero diarresti (solo a Sampierdarena sono centoventi), feriti, eun morto a Bari (“settimana rossa”). Di guerra si parle-rà al “Caffe Concordia”, ed è l’unica volta che leggia-mo questa parola in tutto il 1914, in una sera piovosa didicembre, quando sembra che il pantano, di cui sonoricoperte le strade del paese, fattosi imponente e teme-rario, voglia accomodarsi all’interno del locale, e costi-tuisca il motivo prevalente di preoccupazione.

Il 20 giugno inizia una nuova campagna elettorale,attività nella quale i politici Silvanesi sembrano esauri-re tutte le loro energie. Sul “Corriere” di Ovada com-

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pare la lista del Partito Popolare, solo quella, con untono che sembra presagire a tinte fosche la confermadei liberali. Infatti la nuova Giunta, composta da noveliberali e da sei popolari, si insedierà il 18 luglio 1914(n. 1018). Tra gli eletti, Enrico Cortella , sindaco; asses-sori Luigi Ferretti, Paolo Gualco, Gioachino Maranetto,Giuseppe Calderone. Si ricomincia, con esili speranze,mentre in Europa scoppia la prima guerra mondiale, il1° agosto 1914, con il doppio ultimatum rivolto dallaGermania alla Francia e alla Russia, ore una e dieci.

A Silvano, invece, continua la piccola guerra delpotere che, ad ottobre, vede nuovamente dimissionarioil sindaco Cortella, tanto da dirsi con amara ironia che“su quindici consiglieri, sedici vorrebbero fare il sinda-co”, e se “il bravo Cortella non è riuscito ad attuare ilsuo programma, cosa possono fare gli altri?”. Si invocala presenza di un commissario prefettizio (n.1035,7/11/1914). Miracolosamente, a seguito della concomi-tanza delle elezioni generali, s’insedia un’altra Giuntacon nomi nuovi e nuovo sindaco, Gandolfo LuigiFerretti. Si spera inutilmente in un governo che gover-ni, se a giugno dell’anno successivo sindaco e assesso-ri rassegneranno le dimissioni nelle mani dell’assesso-re anziano Enrico Belimbau, nonostante si sia rilevata,forse per la prima volta, l’intenzione autentica dimediare tra maggioranza e opposizione. Non si riesceproprio a governare il paese.

Ben più critico e movimentato a livello nazionale il

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panorama che si presenta nel periodo compreso tra il1914 e il 1915, quando ci si avvede che lo schieramen-to politico italiano e la struttura stessa dei partiti sonosovvertiti da una spartizione tra interventisti e neutrali-sti, infine incapaci, questi ultimi, di far presa sullemasse popolari e di suscitare una fiammata d’azione.Rimangono passivi ad assistere all’altra fiammata, chepassa attraverso manifestazioni di popolo organizzatedallo stato maggiore interventista, che assume quasi lesembianze di una rivoluzione (“giornate di maggio”,

1915). Da uno dei pochi numeri disponibili de “L’AltoMonferrato”, periodico ovadese di connotazione radi-co-socialista, si legge che anche ad Alessandria si ebbe-

“Il macchinario perfettissimo”

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ro conflitti con i neutralisti, come avveniva in quei gior-ni in altre città italiane, con particolare gravità a Milanoper il numero dei feriti, e un morto, durante quelledimostrazioni clamorose di folla (n.20, 15,16 maggio1915). L’ “entusiastica concordia nazionale” che sotto-titola, in prima pagina del “Corriere” di Ovada, la noti-zia dell’assegnazione dei pieni poteri al Governo daparte del Parlamento (22, 23 maggio, 1915), trova con-ferma nell’espressione di soli 74 voti contrari, contro i487 favorevoli alla dichiarazione di guerra.

Silvano continua a dibattersi nei suoi problemi loca-li, lamentando il rincaro dei viveri e l’aumento dellatassa di famiglia, di cui si fa latore il commissario pre-fettizio. La guerra sembra ancora lontana, ma diventeràdura realtà al cospetto dei caduti. A Silvano degli Orbi,si dovrà tornare al voto per le elezioni amministrativedel 5 giugno ma, non sapendo più che fare, si cerca diassemblare una lista unica composta da popolari e libe-rali, che “rappresenti l’unione cordiale tra partiti, sem-pre sacrificata agli interessi personali” (1° maggio1915).

La pubblicazione del “Corriere delle Valli Stura edOrba” viene sospesa durante il periodo bellico.L’ultimo numero (1063, 29/5/1915), rende sbiaditi itoni delle polemiche locali al cospetto della realtà deigiovani silvanesi richiamati.

Non pensiamo che Antonio e Antonia Lanza condi-vidano il lieto animo, né la contentezza per la loro sto-

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ria, attribuiti dal corrispondente ai cinque figli(Giuseppe, Gustavo, Giovanni, Cesare e Giacinto) inpartenza per il fronte. Saranno ventisette i militari cadu-ti “sul campo dell’onore” (n.1066, 27/2/1919): fra loro,come già si è annotato, il cappellano militare AgostinoMarcenaro, fratello di quel Marcenaro caduto nellaguerra di Libia. I giovani Lanza torneranno tutti a casa,ma in quel preciso momento di entusiasmo retorico perun futuro tinto di eroiche imprese che rende onori e glo-ria alla nazione, nessuno poteva immaginarlo. Soltanto“una cornacchia dissidente”, altrimenti detta “oratoretedescofilo” di cui si omette il nome, tenta di ridimen-sionare tanto festoso entusiasmo, venendo presto messoa tacere dal commissario (n.1063,29/5/1915).

Chissà perché chi si oppone alla guerra è solitamen-te tacciato di essere “anti” qualche popolo, o “filo”qualche altro, come se l’essere pacifisti non fosse un’i-dea, una convinzione degna di rispetto, ma uno schie-rarsi contro o a favore di qualcuno. Le idee possonoessere differenti, divergenti, contrarie ad altre idee,condivisibili o non condivisibili, ed è sconsolante con-statare come sia un male antico e sempre attuale ricor-rere ad una personalizzazione pretestuosa, quando ci sivuole sottrarre ad un leale confronto, nel rispetto delpensiero altrui, per scopi che ben poco hanno a che farecon l’onestà intellettuale.

Quali le notizie sulla nostra Società in questo perio-do? Vi è traccia di iniziative teatrali a scopo benefico, a

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favore del fondo sociale e dell’asilo infantile, ma iventi di guerra devono avere inibito le iniziative a carat-tere ricreativo culturale, se la cronaca è avara di infor-mazioni in tal senso.

La Società Operaia nel periodo bel-lico

Bisogna attendere la ripresa della pubblicazione del“Corriere delle Valli Stura ed Orba”, sospesa durante glianni della guerra, per avere notizie della Società diM.S. e di quanto era accaduto a Silvano d’Orba.

In una corrispondenza firmata Cyrano di Bergerac(n.1078, 27/4/1919), l’asprezza del conflitto mondialeconclusosi da poco, viene accostata all’asprezza dellalotta per la sopravvivenza della Società “che seppe farfronte integralmente al suo benefico programma, ben-ché privata dei suoi cespiti d’entrata”. In quel climaassai poco favorevole al divertimento non vi furono piùballi, né feste, né teatro, ad alimentare il fondo sociale,essendo l’edificio requisito e l’orchestra dispersa.

A decurtare la rendita delle quote associative concor-sero anche i morti e i dispersi, nonché il versamento delsussidio giornaliero ai numerosi iscritti colpiti da un’e-pidemia non specificata (è possibile che si trattasse

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della febbre spagnola).Da un’altra corrispondenza del 16 maggio 1920,

apprendiamo che il salone da ballo fu adibito a deposi-to dei cereali governativi.

Qualche notizia del paese perviene dal “Bollettinodell’Orga nizzazione Civile”, pubblicazione uscita adOvada nei primi tempi della guerra mondiale con loscopo di dare informazioni utili a chi, non avendoobblighi militari, s’impegnasse a promuovere e coordi-nare iniziative a beneficio dei soldati al fronte. Tra que-ste, lo spettacolo teatrale di beneficenza organizzatodalla Società Operaia il 25 maggio 1915 prima dellarequisizione dell’edificio, per sostenere le famiglie deirichiamati. Una dimostrazione di tempestività e atten-zione verso un problema che già si manifestava in tuttala sua drammaticità.

Merita un doveroso riconoscimento, infine, la gene-rosità di Enrico Belimbau, che pone il suo castello diSilvano a disposizione dei feriti, accollandosi le spesedi mantenimento e cura. Oltre a ciò, si assume l’oneredell’apertura estiva e autunnale degli asili infantili diSilvano e Castelletto d’Orba, provvedendo anche allarefezione dei bambini (n.2, 10/7/1915).

Enrico Belimbau, filantropo, protagonista della vitadel paese, muore all’improvviso per inesorabile malat-tia (n.3, 24/7/1915): la notizia sgomenta il paese, e ilgiornale le dedica lo spazio dovuto.

Tra le lettere dei soldati al fronte e le fotografie deicaduti che a poco a poco occupano la maggior parte

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delle pagine, ci pare una buona notizia apprendere cheGiovanni Arata e Giovanni Motta, entrambi con ilgrado di caporale maggiore, sono decorati con meda-glia d’argento al valor militare per avere, pur feriti, con-tinuato a combattere.

Il dopoguerra

La pubblicazione del “Corriere” riprende con iln.1065, il 20 gennaio 1919: cosa è cambiato a Silvanoin questi anni? Poco, a giudicare dalla corrispondenzadi Cyrano di Bergerac che ripresenta al lettore gli stes-si mali antichi. Sembra che l’unica novità sia la scom-parsa dello Chalet11, senza il quale quell’angolo dipaese dà l’impressione di trovarsi di fronte ad un muti-lato.

Si evidenzia in tutto il suo squallore la solitudine di“quella sconcia baracchetta (il Peso pubblico) chedeturpa il piazzale che fronteggia l’Asilo”. Prevedendosconsolatamente il sorgere di una stalla o un fienile conletamaio a fianco, anziché un altro “chalet”, magari adi-bito a nuovi Ufficio postale e Peso pubblico, si lascia

12 “Blocchi liberali democratici”: comprendevano tutte le correnti e i movimentidi destra dovuti all’atmosfera di reazione da cui il paese era percorso, dopo il periododi scioperi e di occupazione delle fabbriche. Nel n.12 del “Corriere”,14 novembre1920, “Incongruenze Pipilari”, si indica per “blocco” la coalizione di liberali, nazio-nalisti, radicali, demo-costituzionali, e socialriformisti per le elezioni amministrativea Roma.

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intuire quanto poco sia stato fatto per migliorare l’as-setto urbano (n.1066, 2/2/1919). Sembra che tuttoriprenda dal punto in cui si era interrotta la storia, se aquanto rilevato si aggiunge il ponte sull’Orba che nonc’è e non ci sarà, e l’assenza di un molino elettrico chegarantisca un servizio più efficiente agli agricoltori.

Qualche motivo di compiacimento è da ricercarsinella nascita di una Cooperativa Sociale, per la sua uti-lità, e nella Croce al merito di guerra, con brevetto, con-segnata dal contrammiraglio marchese Cusani Viscontial silvanese maresciallo di Marina Stefano Robbiano,classe 1889 (figlio di Giovanni Robbiano, agente dazia-rio), sulla Regia nave ammiraglia Elaa, ancorata nelporto di Brindisi (14 marzo 1919).

La “Società” che si trova con le finanze assai prova-te dopo le vicissitudini trascorse, deve darsi da fare coniniziative di richiamo. Ecco preannunciarsi il primoballo pubblico “a cartelle” (alla portata di tutte leborse), con il ritorno della rinomata OrchestraSilvanese, i cui componenti sono tutti sopravvissuti allevicende belliche (n.1077, 20/4/1919). L’incasso di oltreseicento lire è dovuto ad una tale affluenza di pubblicoda far desiderare un locale più vasto, ed una sonoritàdegli strumenti capace di sovrastare la rumorosa alle-gria dei giovani. La filosofia del corrispondente daapplicarsi senza indugi alla Società Operaia, e non solo,è: “lavorare, produrre e, a tempo debito, divertirsi senzascrupolo, coscienti che da questo divertimento nasce un

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umanitario beneficio”. Il tutto “senza bolscevismo, néapatie, né scioperi” (n.1078, 27/4/1919).

Si percepisce appena in questo commento il climanel quale si viveva in quel momento di profonda egenerale crisi della società e dello Stato, di fermentorivoluzionario, con il mondo del lavoro in agitazione,contando i sindacati milioni di iscritti, e scioperi che siestendevano a tutte le categorie. Altri rilievi non com-paiono nelle corrispondenze di questo anno, quasi chetutto succedesse altrove. Ma come vedremo consultan-

do il settimanale socialista “L’Emancipazione”, che ini-zierà ad essere pubblicato nell’autunno del 1920, bendiverso ci appare l’atteggiamento dei Silvanesi chenelle sedi opportune si confrontavano talvolta animata-mente, dando un chiaro segno di partecipazione alla

In primo piano la “pietra grossa”

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vita politica.Si costituisce la sezione “Unione fra le Donne

Cattoliche Italiane”, per iniziativa del parroco DonPietro Simonelli. La distribuzione dei sussidi alle fami-glie dei militari è svolta con zelo dalle iscritte MariaMignone (di Giuseppe) e Maria Robbiano (diGiovanni). Funziona anche una commisione pro prigio-nieri di guerra e un segretariato del popolo diretto dallainstancabile Giulietta Piccaluga, insegnante, coadiuva-ta da Maria Scarsi (di Paolo). La sezione sta preparan-do un “trattenimento patriottico” a favore delle famigliebisognose dei “nostri valorosi soldati”: il dramma inquattro atti, “I martirii di una madre”, sarà accompa-gnato da un inno patriottico composto dal MaestroDemarinis, silvanese d’adozione. (n.1079, 4/5/1919), eda brani eseguiti dall’Orchestra Silvanese. Il teatrodella Società di M.S. continua ad offrire opportunità atutti coloro che s’impegnano per una buona causa. Leattrici sono Carolina ed Adelina Mignone, MariucciaMaranzana, Rosetta Banchero, Maria Lasagna, TeresaChiappino, Bettina Perasso. Direzione scenica diGiulietta Piccaluga, con il contributo prezioso diErminia Rossi, provetta suggeritrice. L’incasso di 295lire può portare un piccolo sollievo a ventotto fami-glie.

Si avvicina l’estate e la Società Operaia organizzaancora una volta, oltre ai consueti intrattenimenti perSan Pancrazio, un ballo di beneficenza per sostenerel’asilo con parte dei proventi, un sostegno che non è

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mai mancato in tutti questi anni, nonostante le difficol-tà (n.1084, 8/6/1919).

In questa atmosfera di rinascita in cui gli sguardisembrano proiettati soltanto in avanti, una notizia dallaValle dei Cochi riporta al recente passato, mascherandocon enfasi patriottica una realtà che si manifesta in tuttala sua crudezza:

La minuscola frazione di Valle Cocchi può andaregiustamente orgogliosa e fiera di un primato che diffi-cilmente si potrà contenderle. All’appello della patriain pericolo, pur contando meno di 90 abitanti, ha rispo-sto inviando 27 dei suoi figli, un terzo della popolazio-ne!

E non tutti sono tornati i poveri suoi figli. Quattro suiventisette partiti hanno fatto olocausto alla patria dellaloro giovine esistenza. Essi sono: Coco Eugenio,Pelizzaro Giuseppe e i due fratelli Bugliolo di G.B..Altri cinque sono stati feriti. Tutti sono stati in zona dicombattimento.

Ecco quanto ha fatto Valle Cocchi per la patria!(...) Domenica scorsa i reduci, in numero di venti,

essendo alcuni ancora sotto le armi, si riunirono perfesteggiare l’anniversario della grande vittoria italia-na, per commemorare i valorosi caduti della Valle e perdare infine il bentornato agli ultimi smobilitati.

La riunione fu riuscitissima e tutta improntata allapiù grande cordialità. Vi fu un lauto pranzo in casa del-l’ospitale amico Coco Alessandro. Ai brindisi interven-nero anche i parenti degli smobilitati, lo spumante era

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di ottima qualità, se ne rende garante lo scrivente chec’è tra i guerrieri reduci, e… siccome tutto ed anchequesto articolo deve finire… si finì col ballare finoall’alba del giorno seguente. ( Cyrano di Bergerac,23/11/1919). Voglia di dimenticare.

Ci si avvia alle elezioni politiche del novembre 1919,le prime nella storia d’Italia ad essere tenute col siste-ma della proporzionale. Dalle urne esce vittorioso ilPartito Socialista, seguito dal Partito Popolare Italiano,costituitosi di recente, che coglie in tal modo un rico-noscimento per l’atteggiamento che il mondo cattoliconel suo complesso aveva tenuto nei confronti dellaguerra (non dimentichiamo che Papa Benedetto XV l’a-veva definita “l’inutile strage”, nell’appello che nel1917 rivolse ai governanti perché vi mettessero fine).Di Silvano sappiamo, da una corrispondenza del 1920,che è ancora un commissario prefettizio, tale La Porta,a reggere il Comune; che il “Ristorante Concordia”, cheha ripreso a funzionare, e il “Cavallo Grigio” si prodi-gheranno nell’offerta di cibo, vini e liquori ai visitatoriche affluiranno per la festa di San Pancrazio, fornendoun servizio di custodia per le biciclette e altri mezzi ditrasporto; che il momento festoso è il più favorevoleall’inaugurazione del campo sportivo della PietraGrossa e dello Sferisterio, sorti in un’area ombrosaposta tra l’Orba e il Piota, e frutto dell’entusiasmo delrecente Club Sportivo Silvanese, che già fa parte dellaFederazione Nazionale del gioco del pallone (n.1133,

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9/5/1920).

“Il Corriere delle Valli Stura ed Orba” aderirà alComitato per la difesa della libertà di stampa, batten-dosi fino all’ultimo, anche dopo il Decreto emanato dalGoverno in seguito al delitto Matteotti (10 giugno1924), che sopprimeva la libera espressione delle opi-nioni attraverso i giornali. Continuerà ad opporsi pertutto il 1925, pur consolidandosi la dittatura. Dopo unaserie di sequestri intimidatori, preludio della fine, ilquestore ne ordina la chiusura nel 1926 (n.44,31/10/1926).

Uscirà successivamente per qualche anno ancoraoccupandosi di problemi religiosi, sotto la garanzia delvescovo, per poi cessare definitivamente la pubblica-zione.

Da“L’Emancipazione”, settimanalesocialista ovadese,

dal n. 4, 19 settembre 1920,al n. 101, 30 luglio 1922.

La prima pagina è dedicata al commento politico, la

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seconda alla cronaca cittadina, la terza alle corrispon-denze dai centri dell’Ovadese, la quarta alla pubblicità,analogamente al “Corriere delle Valli Stura ed Orba”.

La lettura di questo giornale riporta ad un periodo trai più significativi del Novecento. Le notizie che se nericavano non giungono rielaborate dal lavoro dello sto-rico che interpreta i fatti, tracciando un percorso fun-zionale alla loro comprensione: i commenti politici e lacronaca locale rimandano il lettore al contesto generaledi una trama già nota, vissuta emotivamente nel pre-sente, di cui si colgono i segni settimana per settimana.Anche qui, come era avvenuto per la lettura del“Corriere” di cui si ritiene utile seguire ancora le trac-ce, piccoli eventi e nomi sconosciuti emergono e scom-paiono, consentendo di leggere la storia tra le righe, macon attenzione maggiore rivolta alle vicende dellaSocietà di Mutuo Soccorso e al fervore della politica.

Con i centri minori dell’Ovadese, Silvano d’Orba siaffaccia attraverso corrispondenze rivelatrici di atmo-sfere che conducono ai grandi accadimenti, ma anchecuriosità che oggi, a distanza, ci fa piacere apprenderee custodire.Anno 1920

I socialisti hanno ottenuto la vittoria alle elezioniamministrative di novembre. Il confronto politico trasocialisti e pipilari (simpatizzanti o iscritti al Partitopopolare di cui l’ovadese “Corriere delle Valli Stura e

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Orba” è l’espressione), è stato aspro. I toni restanoaccesi nel dibattito tra i due schieramenti: pipì, minu-scolo, corsivo e accentato, viene ironicamente usatocome sinonimo degli avversari . E’ interessante con-frontarsi con una lettera inviata al “Corriere” quandoancora ferveva la campagna elettorale (n.1151,12/9/1920), ove si esprime la paura dei piccoli proprie-tari per l’esproprio della loro terra, e si invitano i socia-listi silvanesi, molti dei quali sono piccoli proprietari,ad aprire gli occhi prima che il socialismo li rovini. Unapaura diffusa che alcune dichiarazioni estreme non con-tribuivano certo a fugare. Viene citato il deputato socia-lista Barberis che pare abbia detto alla Camera che “ipescicani delle campagne sono i contadini che vendonouova e altro a troppo caro prezzo”.

In una lettera al “Corriere” datata 1 novembre 1920(“Corriere” e “Corrierone” sono un modo usuale dicitare il giornale ovadese), Don Sturzo si firma “vostrofratello in Pipi” (n. 12, 14/11/1920). Riportiamo inte-gralmente il testo per la singolarità del documento, equale testimonianza del clima che si viveva all’epoca.

Roma, 1 Novembre 1920Carissimi fratelli del Corriere.Volgono giorni tristi. Roma la città del Papa ci fa le

corna; le grandi speranze quasi dovunque si mutano inamare delusioni; la mia stessa Caltagirone mi ha allun-gata una pedata tale che il mio emisfero occidentale neè ancora tutto indolenzito.

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Deus dedit, Deus abstulit, ma ci vuole fede e speran-za e chi sa che col tempo e con la paglia le corna nonsi mutino in alloro trionfale rinverdito da nuovi succes-si e le pedate non divengano carezze.

Non vi perdete d’animo, tenete alto lo spirito nelsanto nome del nostro povero Pipi. Vedo purtroppo chein Ovada i merli sono pochi. A giudicare almeno dal-l’esito delle elezioni, ma grazie al Signore potrebberocrescere se dal colle e dalla piana non mancherete ditener vivo il fuoco sacro. Soprattutto non perdete divista i soldi: questi furono sempre la nostra risorsa peraccrescere ed assicurare gli adepti, e lo saranno piùche mai in avvenire. Perseverate, perseverate, e sotto laguida del Buon Toni, sebbene sia amareggiato del dop-pio fiasco di Ovada e di Pegli, potrete ancora metterebuone e profonde “radicete” nel terreno che speriamonon sia sempre ingrato e sterile come ora.

In alto dunque i cuori, e se la sorte ci sarà ancoraavversa, considerate che vi sarà in ogni modo riserva-ta la gloria eterna del Paradiso, almeno quello…diPier Soderino.

Attendendo tempi migliori, e prendendo, come sonsolito, anche qui il posto del Papa, vi mando la miasanta ed apostolica benedizione.

Vostro fratello in Pipidon Sturzo

In molti Comuni dell’Ovadese tra cui Acqui, Ovada,Silvano, Predosa, Carpeneto, Roccagrimalda, si inse-

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diano le nuove amministrazioni socialiste con cortei emanifestazioni di piazza. Le SOMS e le Case delPopolo sono protagoniste di iniziative di solidarietà edibattito politico.

Carpeneto muta il nome della “Società UnionePopolare” in “Società di Unione Proletaria”, e si isti-tuisce una Cooperativa di consumo.

La nuova Società Unione Proletaria “pur conservan-do il suo scopo di società di mutuo soccorso, assumedirettive spiccatamente socialiste. Nei suoi locali saran-no ospiti graditi la locale Sezione socialista e la Legadei contadini” (n.11 7/11/1920). E’ un segno evidentedi politicizzazione, infatti la cronaca dell’evento prose-gue spedita: “(…) la perdita di qualche socio non cicommuove, anzi, serviràsempre più a chiarire lasituazione politica localecon la netta delimitazionedei partiti. O con noi ocontro di noi. Le spie, iruffiani non devono trova-re asilo in casa nostra”.

A Silvano si insedial’amministrazione sociali-sta e si nomina sindacoAngelo Farina. Assessori

Locandina del 1929 dove appare la nuova denominazione

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effettivi Biagio Chiappino, falegname, LorenzoMilanese, contadino. Supplenti G.B.Tallone, fabbro, eGiovanni Ravera, sarto: “(…) si prevede che d’ora inavanti il presidente della Congregazione di Carità, lecui abitudini assomigliano a quelle dei balestrucci, inquanto egli amava stabilirsi in prossimità dei merli feu-dali e pipilari attaccati al cadreghino, muterà usanze eabbandonerà, per la vittoria socialista, il suo posto, edarà, finalmente, i conti dal 1914 al 1920”.

E’ firmato “F “. (n. 10 31/10/1920)Dalla vicina Castelletto d’Orba, non si parla di

amministrazione socialista, ma appare un riferimentoindignato ed amaro indirizzato alla Congregazione diCarità, che non ha attuato il progetto di costruzione diun ospedale per i poveri, “pur disponendo dei mezzinecessari” (n.11, 7/11/1920).

Si affaccia nella cronaca di Ovada il problema sem-pre attuale e dibattuto dell’ insegnamento della religio-ne cattolica nelle scuole pubbliche. Il “Corrierone” sca-rica le sue ire sulla decisione dell’amministrazionecomunale di opporsi all’insegnamento del Catechismonelle scuole elementari, ritenuto abusivo.

In prima pagina, un altro segno della storia si pre-senta minaccioso: nell’articolo “I fatti di Bologna e ilfascismo” c’è allarme per la propaganda e le azioni inti-midatorie che si concretizzano con l’assalto alMunicipio di Verona, e con i gravissimi incidenti aBologna, in occasione dell’insediamento dell’ammini-

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strazione socialista, dove i fascisti riescono a suscitareun clima da guerra civile (n.5, 3/12/1920). Comincia daallora nelle campagne dell’Emilia e della Toscana unaspietata guerriglia delle squadre fasciste contro le orga-nizzazioni socialiste e dei lavoratori, che si estenderàalle altre regioni del paese. Nei primi mesi del ’21 nonpasserà giorno senza che i giornali riportino notizia diqualche Camera del lavoro incendiata, di una coopera-tiva saccheggiata, di dirigenti socialisti, o anche repub-blicani e popolari costretti a bere l’olio di ricino e “ban-diti” dalla loro città. Una guerra caratterizzata dallafaziosità e dall’accanimento delle lotte di provincia,una guerra di classe condotta senza riguardi.

Dal Congresso Nazionale della Previdenza aVicenza (n.17, 19/12/1920), proviene un elogio allaFederazione Italiana delle Società di Mutuo Soccorso, ela richiesta di presentare integralmente al Parlamento ilprogetto di assicurazione contro le malattie deliberatodalla Commissione di studio. L’invito alle SOMS è diconsorziarsi o fondersi con società affini per raccoglie-re in un solo ente il maggior numero di soci e mezzi,stringendosi intorno alla Federazione Italiana, per tute-lare meglio gli interessi legittimi.

La SOMS silvanese celebra un evento importante,infatti è arrivato il “cinematografo”. Il tono è trionfale:“Finalmente anche a Silvano abbiamo il nostro cinema-tografo, dico nostro perché è stato impiantato da perso-nale di Silvano” e, a proposito del macchinario, il cor-

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rispondente conclude rapito: “di più moderno non ne hovisto”. Si ringraziano gli impresari che non hanno bada-to a spese per un macchinario “perfettissimo” (n.17,19/12/1920).Anno 1921

Elezioni generali alla SOMS di Silvano (n. 26,20/2/1921): “I candidati socialisti entrano nella nuovaamministrazione con una maggioranza superiore ai dueterzi. Si deve all’indolenza di parecchi compagni se lavittoria non fu piena e completa e all’ingratitudine deisoci se l’ottimo cassiere Tallone G.B. non ebbe quel-l’affermazione che un lavoro diuturno e disinteressatomeritava. Ma il compagno Tallone è superiore a tutte lemiserie umane”.

Questi Silvanesi, un po’ bacchettati dal corrispon-dente, fanno pensare in apparenza ad un popolo pocopassionale se anche chi è impegnato attivamente nellapolitica si è dimostrato distratto e “indolente” di frontead un evento che doveva essere al centro degli interes-si della comunità.

Si annuncia un grande ballo pubblico per domenica,6 marzo (n.27, 27/ 2/1921) “rallegrato da scelta orche-stra” a totale beneficio dell’asilo infantile. Questa isti-tuzione gestita da religiose è sostenuta, in questo caso,da un Consiglio della Società a maggioranza socialista,a significare un altro tratto tipico Silvanesi, che sannomettere da parte i conflitti ideologici quando si tratta diriconoscere un funzione meritoria consolidata nella tra-

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dizione. Anche la sopravvivenza della Società di M.S.durante il fascismo, è il segno di una predisposizione aldialogo piuttosto che alla sopraffazione, e un attacca-mento leale ai simboli della tradizione che testimonia lastoria della comunità.

Ai Silvanesi vanno riconosciuti una tolleranza e unsenso della misura che possono considerarsi il rovesciopositivo di un certo distacco, che può talvolta rasenta-re l’“indolenza” lamentata. Li riscontriamo nel tono enel linguaggio usato da chi scrive al giornale, ben dif-ferente da talune corrispondenze da altri paesi che, purmotivate, sono accese da un sarcasmo che sconfina collivore. La “querelle” tra pipilari silvanesi e amministra-zione socialista, che ritroviamo in alcuni numeri delgiornale, e successive corrispondenze in merito a fattiben più gravi, sono ponderate, talvolta ironiche, maioffensive, anche se ciò non deve indurre a pensare chenon vi fossero divisioni ideologiche e rigide prese di posi-zione, talvolta paralizzanti, come abbiamo rilevato nellastoria tormentata dell’amministrazione comunale.

Ebbene, al n. 15 del 3 dicembre, Don PietroSimonelli, parroco di Silvano, puntualizza alcuni fattiaddebitatigli riguardo alla gestione e alla distribuzionedei sussidi alle famiglie bisognose dei militari richia-mati, con la collaborazione del locale Comitato delledonne cattoliche. Il sindaco Farina, che si firma“Farina del diavolo” ( assumendo in toto l’appellativoregalatogli di pipilari di Silvano), punzecchia di riman-

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do l’interlocutore che, con i “Farina benedetta” (i pipi-lari), mal digerisce il rifiuto dell’amministrazione adaccollarsi le spese di rifacimento del tetto della chiesa.“Niente di più naturale”, prosegue il sindaco, “ognipartito che va al potere fa la sua politica e noi oggi fac-ciamo la nostra, allo stesso modo dei signori preti chenel passato hanno fatto la loro. I preti non dicono chela Chiesa è la loro sposa? Ebbene, se la mantenganoproprio come facciamo noi. Sarebbe molto comodo rac-cogliere sempre e mai spendere, ma se è cosa comodaper i preti, non lo è per noi socialisti”. Lucido, un po’beffardo, nei limiti della correttezza.

La Lega dei contadini (n.28, 6/3/1921) sostienel’Ospizio Lercaro, che pubblica i ringraziamenti sulgiornale: non si tratta di denaro, ma è offerta la seminadel grano e la “scalvatura” di alberi per provvedere l’o-spizio del necessario combustibile. A Ovada, la coope-rativa “Sempre avanti” offre stoffe di Stato a prezzi fissie ridotti (n.36, 27/3/1921). Si presentano in questomodo al lettore iniziative di solidarietà ad opera diLeghe e Cooperative, che con le Società si aprivano alsoccorso rendendo evidente un legame stretto con i pro-blemi della popolazione. I lavoratori non elargisconodistrattamente denaro, ma offrono un dono ben piùsignificativo: la loro opera volontaria.

Deve esserci un clima non facile alla SOMS diSilvano: si dà notizia di una riunione tumultuosa per untentativo di “ostacolare lo svolgimento dell’ordine del

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giorno” da parte del vicepresidente, GiovanniRobbiano, in assenza del presidente (n.32, 3/4/1921).Questa volta i Silvanesi si scaldano, se dalla cronacaintuiamo un epiteto, non rivelato dall’uso garbato deipuntini di sospensione.

Nei giorni precedenti si erano manifestate avvisagliedi eventi che assumeranno ben presto proporzioni benpiù vaste: a S.Giacomo, in “Cose da ridere”, si ironizzasul tentativo di istituire il Fascio di combattimento(n.30, 19/3/1921). E’ importante citare il fatto comeesempio di un atteggiamento che ancora mostrava disottovalutare la pericolosità di un movimento che sipensava di poter controllare.

Ci si avvia allo scioglimento anticipato delle Cameree a nuove elezioni. Gli articoli in prima pagina sonoallarmati e allarmanti: “Lavoratori, la Monarchia hasciolto le Camere allegando un preteso cambiamentodella pubblica opinione, come se gli incendi dellecamere del lavoro e dei giornali di partito, gli assaltialle organizzazioni sindacali e cooperative e violenzemorali e materiali perpetrate col consenso e con l’aiu-to delle autorità contro gli uomini nostri e gli enti danoi conquistati, fossero indici di mutata opinione pub-blica”, e col titolo “Enigma storico”, ecco la secondariflessione: “(…) non si capisce, e c’è la domanda, per-ché Giolitti abbia voluto sciogliere le Camere pur con-tando su una solida maggioranza… per rialzare le sortidel partito democratico liberale o per diminuire il

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gruppo parlamentare socialista…” (n.34 e 35, 17/4 e1/5/1921).

La produzione ristagna, le difficoltà di molte indu-strie coinvolgono le banche finanziatrici e la disoccu-pazione è in ascesa. Nel dicembre del ’21, la Banca disconto chiuderà gli sportelli coinvolgendo migliaia dipiccoli risparmiatori. La crisi del movimento socialistasi manifesta con la scissione della sua ala di sinistra,che fonda il Partito Comunista d’Italia nel gennaiodel’21, a cui seguirà, nell’ottobre dell’anno successivo,quella dell’ala riformista di cui Filippo Turati è l’espo-nente di maggior rilevanza. A ciò si aggiunge lo smar-rimento e la delusione delle masse lavoratrici, per il fal-limento dell’occupazione delle fabbriche, tutte circo-

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stanze che danno nuovo vigore a quei gruppi costitui-ti da industriali, militari e agrari, che avevano assistitoimpotenti all’ondata eversiva del 1919 e alle successiveaffermazioni elettorali. A completare il quadro, non èda sottovalutare la concausa costituita dallo sbanda-mento di larghe masse di disoccupati, dal ripensamentodella piccola borghesia nei confronti del movimentooperaio e socialista, nonché da un atteggiamento dellaclasse dirigente incline al lasciar fare, nella convinzio-ne che il movimento fascista fosse un fenomeno piùemotivo che politico, di breve durata, da utilizzare aproprio vantaggio.

Ancora una volta, e con conseguenze catastrofiche,la crisi economica e la mancanza di una visione chiara,

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tra divisioni interne da una parte, e conservatorismoprivo di polso dall’altra, nell’incapacità di cogliere l’u-tilità del dialogo nella ricerca di obiettivi comuni, gene-rano una forza reazionaria di cui non si vogliono intra-vedere la pericolosità e i possibili sviluppi.

A Silvano d’Orba, a causa delle elezioni politiche del15 maggio, si rimandano la festa e la fiera di SanPancrazio che avrà luogo nei giorni successivi. NellaSocietà Operaia vi sarà un grande ballo pubblico e “iltramvia” farà servizio straordinario. Anche SanPancrazio deve essere preoccupato: non ha alcunavoglia di festeggiare, tanto che la sua festa sarà ulte-riormente rimandata per il cattivo tempo (n.39,22/5/1921).

Elezioni politiche. Risultato elettorale: iscritti 973;votanti 635.Blocco12262Socialisti167Popolari 119Comunisti128

“L’Emancipazione” titola in prima pagina: “Lo stoli-dissimo sogno della borghesia è annientato da unavalanga di schede rosse” (n.40, 29/5/1921). Il ballo chedoveva tenersi alla Società si trasferisce al castello, e“l’Impresa del cinematografo silvanese” denuncia lavolontà di qualche “malintenzionato” di screditarnel’immagine con l’accusa di esosità (n.41, 5/6/1921).

Nel salutare la partenza del segretario comunale

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Censi, si accenna al fervore delle lotte politiche duran-te le quali egli “non alterò mai la dirittura di carattere”.

Per domenica 30 luglio si annuncia un importanteavvenimento sportivo:

“Nell’ombroso sferisterio Pietra Grossa, la SocietàGinnastica novese “Forza e Virtù” svolgerà un’accade-mia di ginnastica”: evoluzioni di squadre, salto atletico,assalti di lotta, esercizi individuali alle parallele, tiroalla fune e quadri di ginnastica con le scale (n. 45,3/7/1921).

E’ rilevante la notizia d’impedire uno spettacolo tea-trale a Silvano, allestito dalla “Filodrammatica Rossa”di Novi Ligure che si propone di divulgare temi chemettano a nudo le ingiustizie sociali.

Nella cronaca intitolata “Il fascismo contro l’arte”, lacompagnia composta da operai, di recente formazione,“ha dimostrato di saper fare molto bene presentandodue bozzetti sociali “1° maggio” e “Senza patria”, diPietro Gori, anarchico perseguitato dai governi borghe-si”, e prosegue: “I fascisti tentarono con minacce e inti-midazioni di mandare a monte la rappresentazione mala fiera opposizione degli attori e del popolo hannoimpedito, senza che si registrassero incidenti, l’interru-zione dello spettacolo” (n.47, 17/7/1921).

Continuano i balli pubblici alla SOMS: “per curadella locale Lega Proletaria”, rallegrato da “sceltaorchestra ovadese”, ballo a favore della Lega stessa;segue, il 7 e 8 agosto, “grandioso ballo pubblico di

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beneficenza con Orchestra Silvanese che suonerà deiballabili, a beneficio del fondo sociale”(n.49 e n.50,agosto ’21). E’ una tradizine che arriva da lontano, l’a-more per la musica dei Silvanesi, e che giunge fino adoggi con musicisti che hanno accompagnato i momentipiù significativi della vita culturale e del folclore loca-le.

Allo “Sferisterio Marenco” di Ovada, domenica 23aprile, “Silvano contro Campo”, partita di tamburellonell’ambito di un torneo. La quadriglia silvanese ècapeggiata da Pino Grillo. Dall’inaugurazione delcampo sportivo e dello sferisterio della Pietra Grossanel 1920, tutte le domeniche vi sono manifestazionisportive, con particolare entusiasmo per le sfide a pal-lone con tamburello tra “i più forti campioni della val-lata”, che accendono l’ entusiasmo e alzano l’entitàdelle scommesse.

Pare che la fama del Club Sportivo abbia varcatol’Oceano se i Silvanesi residenti a New YorK invianoun bel gruzzolo di dollari all’Unione Sportiva, “speran-zosi che altre colonie compaesane abbiano a imitare lanostra modesta iniziativa”. I generosi emigrati sono:Giovanni Banchero di Lorenzo, Giuseppe Mignone,Giacomo Motta, Angioletta Banchero, Lorenzo Moiso,Giovanni Banchero fu Andrea, Luigi Gualco,Bartolomeo Mignone. L’emigrazione non si è esaurita:nel Corriere delle Valli Stura e Orba” (n.1141, 1147,1148, luglio/agosto 1920), è riportata l’affettuosa lette-

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ra di saluto con la quale i compaesani prendono com-miato da Adalgisa ed Edvige Ponte, dirette a San Paolodel Brasile.Dal 1921 al 1922

I segni delle difficoltà economiche della popolazionesi colgono attraverso piccoli fatti di cronaca, ma ciònon impedisce di compiere atti di solidarietà che non siripercuotono soltanto sulla comunità interessata. Lapartecipazione è un sentimento comune, un legame nelquale riconoscersi ideologicamente, un modo per rial-zare la testa in nome del concetto più alto di fratellan-za: lo ritroviamo nella cronaca “Finiamola e soccorria-mo la Russia”(n.51, 14/8/1921), con l’invito ad essere“cittadini coscienti ed evoluti, venendo in soccorso alproletariato russo che muore di fame. Si apre una sotto-

Via Roma e la Società di Mutuo Soccorso

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scrizione a cui seguirà, nei numeri successivi, l’elencodegli oblatori”.

Non manca la polemica tra un Silvanese, che si firma“Birgham Manyon (America)”, e il corrispondente del“Corriere” di Ovada a proposito del successo di un’al-tra sottoscrizione, questa volta a favore del Partitosocialista, rispetto alla parsimonia dimostrata dai picco-li proprietari che non hanno saputo fare altrettanto(n.59, 9/10/1921). Birgham Manyon, la città deiSilvanesi in America, che ritorna da un passato di emi-grazione, non ancora concluso.

A sostegno dell’installazione di un gabinetto di raggiX presso l’Ospedale di Ovada, si organizza “un gran-dioso spettacolo teatrale” (n. 69, 18/12/1921). Si invitala popolazione a partecipare in massa: l’avv. LuigiGandolfo Ferretti contribuisce con £. 50, una sommaragguardevole rispetto alla media dei versamenti elen-cati che varia dalle due alle dieci lire (n.78. 19/2/1922).

Il furto commesso ai danni di Giuseppe Olivieri nellasua sartoria, fa di una circostanza che oggi considere-remmo di scarso rilievo, un fatto degno di una metico-losa relazione, a significare l’entità del danno economi-co in rapporto al quel contesto: tagli di stoffa, abitiquasi ultimati e, gravissimo, la macchina per cucire, acui si aggiungono biancheria, un paio di scarpe del pro-

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13 Inventario dell’Archivio effettuato nel giugno 2000, pag.6.

prietario e una dozzina di uova. Proprio quel paio discarpe usate e quella dozzina di uova rubate, evocanol’immagine della miseria, come la macchina per cuciree gli abiti da consegnare la disperazione del sarto, con-siderato, pur nella sua modestia, un privilegiato dapoter derubare (n.78, 19/2/1922).

A Ovada si concede una dilazione ai socidell’Unione Operaia, in ritardo con il pagamento dellequote associative , prima di dichiararli “scaduti”, comerecita l’appello del 30 aprile, sul n.88. A Silvano, giànell’agosto dell’anno precedente (n.52), si denunciavauna speculazione sul prezzo dello zucchero che era sali-to a 16 lire il chilogrammo.

A Trisobbio si apre una cooperativa di contadini chepratica prezzi inferiori a quelli applicati correntemente,“per liberarsi della rapacità dei locali esercenti”(n.100,23/7/1922): piccole finestre che si aprono a trat-ti su un panorama di grande disagio economico e socia-le.

Un evento importante e atteso, già anticipato neln.57 del 4/9/1921, si celebrerà con un’inaugurazioneufficiale il giorno 19 febbraio 1922 : l’installazionedel primo telefono pubblico, che diventa un serviziooperativo a disposizione della popolazione (n.78). “Diciò sia lode all’instancabile Giunta comunale che purtra le enormi difficoltà in cui si dibatte il bilanciocomunale, sa trovare la soluzione dei più urgenti pro-

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blemi”. Così si era detto, insieme ad una notizia dalsapore antico: “sappiamo che fra poco si dovrà prov-vedere a far scomparire il vecchio cimitero e si pensaal piano regolatore di quell’importante zona. Pare a

Lo scalone e la facciata della Società di M.S. prima degli interventi“migliorativi”compiuti negli anni settanta. Si distinguono le figure

in rilievo raffiguranti i mestieri. Seduto in prima fila si riconosce MarioMoiso, per tutti “Baciciura”, con la fisarmonica. In terzultima fila,

spostato verso destra, Giovanni “Nani” Tolotto (1940).

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me che una strada che dalla Corte dei Coperchi andas-se dritta alla strada della Pieve ed una seconda chedalla Madonnina raggiungesse S.Bernardino bastereb-bero, ma… purché si faccia prima che sia troppotardi”. Dunque sono passati un po’ di anni, la saga delnuovo cimitero appare conclusa, ma non si è ancoraprovveduto a risistemare l’area occupata dalla vecchiastruttura, che sicuramente non offre un panorama gra-devole al passante.Verso l’epilogo

14 COMUNE DI SILVANO D’ORBA, Relazione pubblicamente resa dal Podestà aS. E. il Prefetto in occasioone dell’inaugurazione delle opere pubbliche attua-te nell’anno ottavo, Alessandria, Ditta Apollonio e c. e Succ. Gazzotti e c.,1930

Ballo della leva alla SOMS (1963)

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Noi sappiamo, ora, che “L’Emancipazione” cesseràdi esistere. Il susseguirsi degli avvenimenti di quest’ul-timo periodo sono commentati in prima pagina, e iltono è assai mutato rispetto all’euforia che trasparivanella prima fase di pubblicazione del settimanale. Lacrisi del movimento operaio e del Partito socialista siintuisce con più evidenza dalla lettura, al pari della sen-sazione d’impotenza di fronte a fatti che sfuggono dimano. In mezzo a tutto questo, quasi impercettibil-mente, la cronaca di Silvano, con la sua SocietàOperaia, segnala circostanze rivelatrici.

La commemorazione del Soldato Ignoto vede unascarsa partecipazione di popolo. Il cronista annota “laglaciale indifferenza” della gioventù silvanese. Insecondo ordine, segue un’altra notizia: l’inaugurazionedel gagliardetto del locale Fascio di combattimento, el’aggressione ai carradori Leva padre e figlio, seguitada un’altra al “compagno Tallone”, nella sua abitazione(“Eroismo fascista”, n.63, 20/9/1921: il Tallone non siriconoscerà nell’appellativo “compagno” dichiarando-si non iscritto al partito socialista, ma i “compagni”,prendendone atto, ribadiranno che la parola è per lorod’uso corrente anche per chi non è iscritto al partito,(n.67, 4/12/1921).

Più chiara, al n.65 del 20 novembre, la lettera algiornale dove emergono i fatti in modo circostanziato.La ricorrenza del 4 novembre è considerata una festa

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della borghesia che ha voluto la guerra, i fascisti sem-brano particolarmente attivi in quella data, i carabinierivengono accusati di lasciar fare, e le autorità, cheavrebbero dovuto perseguire i colpevoli, hanno fattoperquisire le case dei socialisti.

Muore Papa Benedetto XV: si dà rilievo al personag-gio, che definì il conflitto “l’inutile strage”.

Elezioni alla Società di Silvano, con la vittoria deicandidati socialisti “che non lascia al partito avversarionessuna illusione per il futuro”. Talvolta non si sa secerte affermazioni siano espresse per darsi coraggio, oper autentica convinzione (n.72,29/1/1922). Noi cono-sciamo il seguito.

Il VI censimento generale della popolazione indica: 643, è il numero delle famiglie silvanesi2745, sono i Silvanesi residenti, di cui 115, assenti tem-poraneamente.

Lo sciopero alla Carbonifera di Novi, in atto da cin-quanta giorni, merita un articolo in prima pagina.L’entità del sacrificio degli scioperanti e delle lorofamiglie, e le ripercussioni sulle comunità interessate,destano profonda preoccupazione e incertezza per il

15 Tra i più recenti: Marcello Venturi, in occasione dell’inaugurazionedela biblioteca comunale; Staino, Emanuele Luzzati e Federico Soleri, il piùgrande Arlecchino, nell’ambito del Premio Nazionale Silvano d’Orba “Aibravi burattinai d’Italia”. Per valentia, nonchè per il legame con il territorio,è da citare l’ovadese Marcello Crocco, primo flauto dell’Orchestra Classica diAlessandria

16 Le informazioni qui riportate sull’attività della SOMS si devono airicordi di Giovanni Chiappino e Pupi Mazzucco.

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fenomeno del “crumiraggio”, che può vanificare la lottafin lì sostenuta. L’appello ai crumiri di “non cedere allelusinghe e a diffidare delle manovre padronali”, è acco-rato (n.80, 5/3/1922).

Il veglione di Carnevale alla Società di Silvano, nelfrattempo, è stato “riuscitissimo” per l’incasso: 2.160lire. Si continua a ballare, ci si sposa :“Imeneo legavacon i suoi lacci” Ravera Giulietta e Farina Luigi, (…) lacerimonia riuscì imponentissima e, dopo il brindisi dirito, la coppia felice parte per Venezia” (n.88, 30 apri-le). Una ricerca di sentimenti positivi in un mondo chesi va sgretolando.

Al Teatro Torielli di Ovada, si deve ridurre il prezzodel biglietto a £. 1, “per ovviare allo squallore dellesedie vuote”, a significare che diventa un lusso assiste-re agli spettacoli teatrali quando le preoccupazionisoverchiano la popolazione e può anche “mancare ilsoldo per fare la lira”, come si diceva all’epoca (n.83,26 marzo).

Sembra che “le leggi che limitano l’orario massimodi lavoro, il lavoro notturno, il lavoro delle donne e deifanciulli, quelle sui lavori insalubri, sulle abitazionioperaie, ed altre ancora che sono state messe a dormi-re in soffitta dal Governo, dovranno essere reclamate”(n.88, 30/4/1922). Ci si riferisce poi a conquiste socialiche attendono, come l’assicurazione obbligatoria per lemalattie professionali e “l’istituzione dei rispettivimedici e tecnici industriali”. Un lungo articolo, segnala

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una situazione allarmante: “la tubercolosi è la malattiadegli ambienti chiusi. Dove non entra il sole è la tuber-colosi. E’ nella stamberga dei poveri dove manca laluce e l’aria, dove non sono rispettate le più elementa-ri norme igieniche, dove vegetano delle esistenze intri-stite da un lavoro eccessivo e brutale al quale spinge ladura necessità della vita, che si sviluppa la tubercolosi(…)”. E’ firmato Gambro Corino. Questa riflessione èil seguito di una precedente dove si sottolineava l’in-sufficienza alimentare fra le prime cause “della infe-riorità organica della classe operaia e della scarsa resi-stenza alle malattie”.

Una buona notizia sul fronte della legislazionesociale giungerà con il n.97 del 2 luglio: il Ministerodel Lavoro, con un Decreto del 19 maggio 1922, auto-rizza la Cassa Professionale Edile Piemontese per leAssicurazioni Sociali (sede a Torino), ad esercire l’as-sicurazione obbligatoria e facoltativa contro la disoccu-pazione. E’ fatto obbligo con questo decreto, a tutti idatori di lavoro del settore, di versare alla Cassa i con-tributi dell’Assicurazione contro la disoccupazione afavore degli operai.

Il grande ballo pubblico per la festa di San Pancrazio(n. 90, 14 maggio), l’inizio dell’attività di vendita del-l’acqua del Lavagello (n. 92, 28 maggio), e la visitadella scolaresca di Roccagrimalda guidata dalla diret-trice Maria Ferrando Magni e dal “chiarissimo maestroJuvelan”( n.98, luglio), sono le ultime notizie di crona-

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ca silvanese che riportano ad una normale quotidianità.I maestri sono ancora “chiarissimi” e le direttrici moltoautorevoli: ai docenti è riconosciuta una considerazio-ne unanime ed un ruolo di rilievo. Incontreremo anco-ra una volta la direttrice Magni quando terrà una confe-renza sulla “validità del metodo socratico”, in occasio-ne degli esami di ammissione (n. 100, 3 luglio).

A questi fatti ci pare rilevante accostare l’esistenzaa Ovada dell’Università Popolare, presso la Casa delPopolo, ove il Prof. Zanzi, trattando l’argomento“Roma antica e moderna”, pare sia stato molto bravo afarsi intendere, soddisfacendo l’esigenza di semplicità echiarezza. L’oratore, alla fine “formula ardenti voti per-ché il proletariato possa un giorno, attraverso allo stu-dio, alla evoluzione della coscienza artistica, compren-dere come l’Italia, gran culla dell’arte… spoglia final-mente di ogni sfruttamento capitalistico, possa sentiretutta la bellezza che essa emana”. Può essere che siastato semplice e chiaro, ma certamente non privo dienfasi oratoria.

In quest’ultimo periodo del giornale lo spazio è dedi-cato soprattutto al dibattito e al disagio per l’incapacitàdi trovare un accordo tra le varie anime del Partitosocialista, nonostante gli appelli all’unità lanciati daelementi di spicco, in vista del prossimo Congresso diagosto, a Roma. Si alternano le pubblicazioni dei mani-festi delle frazioni interne. La necessità di mantenerel’unità e la convivenza delle varie tendenze, il procla-

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mare che “socialismo e comunismo sono una cosa soladinanzi alla dottrina e nell’azione, al di sopra di ognimisera velleità dei capi”, o che “oggi il socialismo siafferma gridando la necessità contingente della colla-borazione”, sono enunciazioni che ritroviamo in questepagine. Si coglie il pericolo senza la capacità di tra-durre in azione concreta qualsiasi buona intenzioneseriamente motivata dai fatti. E tra i fatti, uno di storialocale e uno di storia nazionale, a conclusione dellanostra indagine: “La brutta aggressione al nostroSindaco in Alessandria” (n. 92, 28/5/1922), si riferisceal pestaggio del Dott. Gualco, Sindaco di Ovada eConsigliere provinciale del mandamento di Carpenetoal Convegno dei Sindaci e Segretari di sezione delPartito socialista, presso la Casa del Popolo diAlessandria: Nulla sapendo della grande adunatafascista si avviava a pranzo quando, giunto allo sboc-co di Via Cavour, verso i portici del Municipio, senzaconsapevolezza del pericolo venne colpito da unabastonata alla fronte con vasta ferita, a cui seguironoaltri colpi che impedirono ogni tentativo di difesa… . Aterra, altri colpi gli impedirono di alzarsi. “Il SecoloXIX”, nel riportare la notizia, “inventa” un diverbio:potere della disinformazione.

Si susseguono le crisi di governo: “Gli uomini checostituiranno il ministero si pongano il problema dellalibertà dei sindacati e delle organizzazioni operaie” èl’invocazione al rispetto della legalità e del diritto di

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espressione e associazione ( da “Crisi e parto difficile”,n.100, 23 luglio, 1° pagina). Anche Silvano è nuova-mente amministrata da un commissario prefettizio, avv.Giulio Ubertassi (n.29, 16/7/1922). Il resto è storianota: il potere dello Stato sembra divenire puramentenominale di fronte al dilagare del fascismo, con le suebande armate rivolte contro le organizzazioni socialistee, in seguito, anche contro le popolari. Si avvicina il 28ottobre 1922, marcia su Roma. Mussolini, chiamato dalRe a governare l’Italia, riceverà in parlamento la fidu-cia a grandissima maggioranza (17 novembre, 306 con-tro 116), e pieni poteri per una riforma amministrativacon un ministero misto di fascisti, liberali e popolari,scegliendo gli uomini senza trattare con i partiti.

Le elezioni del 1924, secondo una nuova legge elet-torale che attribuisce due terzi dei seggi al partito cheottiene più voti, faranno del colpo di mano fascista, tra-sformato in colpo di Stato per volontà regia, l’espres-sione di un potere che si mantiene e si sviluppa comeStato autoritario a partito unico, con dittatura persona-le.

Il decreto di scioglimento delle Società operaie è del1924. Con le Leggi Speciali del 1926 tutte le forme diassociazionismo vengono assorbite nell’OperaNazionale Dopolavoro: non la SOMS di Silvanod’Orba che sopravvive mantenendo la denominazioneSocietà di Mutuo Soccorso-Casa del Littorio, perdendola sua funzione di confronto libero di idee, ma mante-

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nendo il suo ruolo centrale di promozione di attivitàculturali e ricreative, sotto l’ala del Regime.

Attività teatrale e cinematografica

In occasione di una delle ricorrenti recite di benefi-cenza a favore dell’asilo organizzate dalla SocietàOperaia (n.1145, agosto 1920, “Corriere” di Ovada)particolarmente apprezzata, se per accontentare tuttioccorre replicare la settimana successiva, si affaccianosulla scena due spiritosi giovanotti la cui memoria èancora viva in alcuni: Duilio Navetta e MandarioAngelo (“Tulotto”), che per l’occasione presentano unafarsa brillante e macchiette di loro creazione. Il canto diPaolo Scalzo, intonato e suggestivo, il pianistaSilvestro Robbiano e l’orchestra diretta da LuigiPerasso, testimoniano la professionalità degli artisti sil-vanesi che per musica, canto, ballo e attività teatrale,dimostrano un autentica dedizione.

Le recensioni e l’informazione in merito alla pro-grammazione degli spettacoli teatrali, trovano ampiospazio su “L’Emancipazione”. Il teatro Torielli diOvada offre settimanalmente la possibilità di assistere arappresentazioni sia di autori minori, sia di altri chemanterranno a lungo il primato sulle scene italiane. Allaprosa si alternano compagnie dialettali, operette, con-certi e anche l’opera lirica. Ipotizziamo che i Silvanesi,così vicini per territorio alla città, abbiano potuto fruire

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di queste opportunità, come del resto avveniva per tuttigli altri servizi che il paese non era in grado di fornire.L’Orchestra Ovadese è presente nella Società diSilvano per il ballo della Lega proletaria, a conferma-re il legame che univa i due centri (n.48, 24/7/1921).

Ovada ha mantenuto la vivacità delle iniziative cheprovengono da un’antica tradizione: oggi la stagioneteatrale musicale, propone appuntamenti interessanti,promossi dall’Associazione musicale “AntonioRebora”, che fa riferimento all’omonima CivicaScuola di Musica, con sede nel bel palazzo del centrostorico. Le esibizioni degli allievi e la Banda Musicale“Antonio Rebora” contribuiscono ad offrire manifesta-zioni per tutto l’arco dell’anno, insieme ad altre di gran-de interesse.

La prima segnalazione che riceviamo dal giornale, inmerito all’attività del Circolo Filodrammatico Ovadese,è la rappresentazione di “Capelli Bianchi” di G. Adami(n.4, 19/9/1920). Maria Restano Cassolini e il dott.Erardo Ighina, sono gli attori principali. Anche Silvanoha i suoi attori e un’Orchestra Silvanese, che è l’e-spressione di un amore di antiche origini, come abbia-mo constatato dall’esistenza dell’antica Filarmonica, lacui fondazione risale al 1869. Nel teatro della SOMS sipresentano spettacoli di varietà e di compagnie di giro.

Un evento di grande rilievo richiama gli appassiona-ti della musica dai centri della provincia, e presumiamoanche da Silvano: al Teatro del Popolo di Alessandria,

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Arturo Toscanini (1867-1957) dirigerà l’orchestra. Seconsideriamo che il Maestro lascerà l’Italia nel 1928per stabilirsi in America, e non ritornerà che dopo lafine del secondo conflitto mondiale, e che il teatro saràdistrutto dai bombardamenti e non sarà mai più rico-struito, questo avvenimento acquista un significato rile-vante. Il giornale non specifica il programma dellaserata, mentre si preoccupa di informare che la dittaBisio di Ovada provvederà al servizio di trasporto, eche il compagno Antonio Rossi, consigliere provincia-le, accoglierà la comitiva (n.10, 31/10/1920).

Un’altra conferma dello stretto rapporto tra Silvano eOvada è data dall’impegno di entrambi i comuni adorganizzare spettacoli per sostenere l’impianto di ungabinetto di i raggi X, presso l’Ospedale di Ovada.Nella cronaca silvanese (n.69, 18/12/1921), “s’invita lapopolazione a partecipare in massa nel teatro dellaSOMS al grandioso spettacolo teatrale” non precisato,“che ha ottenuto il più strepitoso successo in tutti i tea-tri d’Italia”. Al teatro Torielli, invece, “un grande spet-tacolo drammatico”: si esibiscono i filodrammatici ova-desi, con il dott. Eraldo Ighina, a cui seguirà un concer-to con “i chiarissimi professori” Margherita Drago,pianoforte, e Emanuele Lumia, violino.

L’inaugurazione del “Circolo Amici dell’Arte”,domenica 23 luglio a Ovada, ci rivela una presenzaimportante. Infatti il Gilberto Govi (1889-1966), pre-senterà, per l’occasione, “I manezzi pe’ maià ‘na fig-

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gia”, capolavoro di Nicolò Bagicalupo, recita il croni-sta (n.100, 23 luglio 1922). E’ il penultimo numerodella raccolta, e ci pare una perla questa notizia, lascia-ta in un panorama desolante per farci riprendere ilrespiro.

E’ citata più volte la compagnia Panipucci, una pre-senza assidua e apprezzata, con un repertorio che com-prende “La Nemica” di Dario Niccodemi (n.10,31/10/1920); “La raffica di Bernstein”, in onore dellaprimadonna Anita Limonesi (n.11); “La morte civile”,ancora di Niccodemi , e “Gli Avariati” di Brieux (n.12,14/11/1920). Dopo Govi, ancora il teatro dialettale alTorielli, con la “Compagnia Comica PiemonteseRomolo Solari” (e Signora Rosetta Solari), che presen-ta il dramma in cinque atti “Fia maledetta”, dello stes-so Solari (n.26, 20/2/1921).

“La compagnia Panipucci lascia il nostro teatroTorielli per adempiere agli impegni che aveva con quel-li di Acqui e Novi”. Chiude il ciclo di spettacoli con“Sole d’ottobre” di Lopez (n.13, 21/11/1922). Così siannota, e si presenta con immediatezza l’immagineormai dimenticata della compagnia di attori che si spo-sta con mezzi modesti: sia la più celebrata CompagniaPanipucci, con la primadonna Anita Limonesi, “che èattesa in teatri di città”, sia i meno noti ma pur “celebriartisti Tilde Assay e Gustavo Serene, impegnati aSilvano, al teatro della SOMS, in ““La corsa al trono”,capolavoro teatrale moderno” (n.28, 6/3/1921); o

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Polidor, in “Il re delle banane” (n.33, 10/4/1921); o ilcelebre prof.Antoni, con il melodista napoletanoPasqualino, la romanziera Dora Ida e il “Thè Carlesi”,comico burlesco (n.51,14/8/1921); o Edy Darclea, cheinterpreta “I Diabolici” tratto dal romanzo di LeoGozzlam, pro Asilo infantile (n.86, 16/4/1922). Tuttecompagnie che hanno calcato le scene del teatro dellaSOMS a Silvano in quegli anni, spostandosi di paese inpaese. Di grandioso e di esotico, restano gli aggettivi edi nomi che ci ha fatto piacere ricordare: un tributo mini-mo per una grande fatica di vivere, e ancor più per quel-lo che significavano di magico e lontano, nella dimen-sione culturale modesta di molti spettatori.

La nuova filodrammatica promossa dal Circolo“Gioventù Femminile Cattolica” (G.F.C.) funziona daun po’ di tempo “ad opera di alcune distinte signorine,con lo scopo riunito della formazione intellettuale,morale e sociale delle giovani”: nel salone della Societàdi M.S. rappresenta “Redenta”, ovvero “Il Diavolo ten-tatore”, dramma in cinque atti ( “Il Corriere”, n.14,3/4/1921). L’incasso è diviso fra Circolo, asilo e sotto-scrizione per il monumento ai caduti. Sembra che leneo-filodrammatiche silvanesi offrano “un’ottimainterpretazione ed una superba affermazione”.

I giovani del Circolo Cattolico “Cultura e Azione”allestiscono il dramma in quattro atti “Il galeotto”. Imonologhi “Come pioveva” e “Cicirillo”, recitati daipiù bravi della compagnia, concludono la serata. Nel

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recensire lo spettacolo, il ringraziamento alla SOMS, ea tutti coloro che hanno sostenuto l’iniziativa compresala suggeritrice Erminia Rossi, è veramente sentito (dal“Corriere di Ovada, n.42,15/10/1921).

In occasione dello spettacolo di beneficenza pro asiloInfantile, tra gli ex alunni interpreti del dramma“Tommaso Moro”, si distinguono per bravura PietroMassucco e suo figlio Alfredo, e il giovane Gilardi, chein parecchie scene commuovono il pubblico del TeatroSociale (dal “Corriere” di Ovada, n.23, 6/4/1922). Icostumi sono stati cortesemente favoriti dai contiGaioli di Molare.

Per fornire qualche informazione sul panorama tea-trale del periodo che trattiamo, cogliamo il riferimentodel critico de “L’Emancipazione”(n.59, 9 10 1921), chenel recensire “L’alba, il giorno e la notte” di DarioNiccodemi , cita autori come Dario Cavacchioli(Ragusa, 1885-1954), che dopo la fase futurista com-pose commedie grottesche, dispregiando le tradizionalistrutture del dramma borghese, romanzi d’ispirazionedannunziana, oltre alcuni libretti d’opera; MassimoBontempelli (Como, 1878-1960), che fu anche segreta-rio del sindacato fascista degli scrittori. Nominato acca-demico d’Italia proprio quando cominciava ad avverti-re un crescente disagio nei confronti del regime, rifiutòdi succedere al critico Attilio Momigliano, colpito dalleleggi razziali, alla cattedra di letteratura all’Universitàdi Siena.

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Di Luigi Pirandello (Agrigento, 1867-1936) ci limi-tiamo a ricordare le opere teatrali scritte nel periodo dicui trattiamo: “L’uomo, la bestia e la virtù” (1919),“Tutto per bene” e “Come prima, meglio di prima”(1920), “Sei personaggi in cerca d’autore” (1921),“Enrico IV” (1922). Scopriamo che “Il piacere dell’o-nestà” (1917) viene rappresentato al Torielli il 18 giu-gno 1922 (n.95). Secondo la recensione pubblicata sulgiornale, questi autori hanno voluto liberare il teatro“dalle pastoie antiche e decrepite”, ricorrendo a sceno-grafie innovative.

Dario Niccodemi (1874-1934, livornese), direttore diuna compagnia teatrale da lui fondata, sarà anche unodegli autori più rappresentati dalla FilodrammaticaSilvanese negli anni tra le due guerre. Tra i suoi dram-mi sentimentali, di facile presa sul pubblico, si ricorda-no “Scampolo”(1916), “La nemica” (1917), “La mae-strina” (1918), “La Madama” (1927), “Il principe”(1929).

L’annotazione “il teatro è seriamente vedovo di pub-blico” accompagna la segnalazione dello spettacolodella “Compagnia di operette Maurizio Parigi” (n.44,26/6/1921): è un rilievo che incontriamo occasional-mente scorrendo i numeri della rivista, con più fre-quenza per gli spettacoli di prosa.

Tra le opere liriche citiamo “Traviata” di G.Verdi e“Lucia di Lammermoor” di G. Donizetti (n.37,8/5/1921). Conoscendo le difficoltà che accompagnano

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l’allestimento di opere liriche, dobbiamo pensare che ilteatro Torielli fosse un’istituzione davvero importante,e ci stringe il cuore vederlo oggi chiuso e in degrado,passando per via Cairoli.

Il cinema alla Società Operaiadi Silvano d’Orba

Riteniamo fosse, con il ballo, tra le offerte di svagopiù seguite. Dall’ingresso trionfale del “macchinarioperfettissimo”, il 19 novembre 1920, le proiezioni ven-gono annunciate con l’enfasi che caratterizza i grandieventi, e non fatichiamo ad immaginare che propriocosì dovesse essere. Sono produzioni ai più sconosciu-te e forse meno costose di quelle che venivano propo-ste nelle sale di città, e per questo più curiose, come laprima serie della grandiosa film “Il Baron Mistero-Notte rossa”. Non è un errore di stampa, è proprio“grandiosa”, forse perché si sottintende pellicola (n.26,2/2/1921); “Seconda serie di Baron Mistero (n.27,27/2/1921); “Bocca d’inferno”, capolavoro avventuro-so in quattro parti, interpreti la Perlowa e la TroupeMarcantoni. “Farà seguito una brillantissima comicafinale”(n.66, 27/ 11/ 1921). Erano davvero brillantissi-me le comiche finali, ancora oggi riproposte e imitate,ma con la stessa efficacia di una brutta copia.

Un’altra grandiosa film è “La perfetta ebbrezza”,lavoro passionale in quattro parti, interprete Tullio

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Carminati, comica finale a seguire (n.67, 4/12/1921),così come un “grande spettacolo cinematografico” è labellissima film “I saltimbanchi” (n.68, 11/12/1921); poiun cinedramma d’avventure, “Saetta e i due gorilla”(n.82, 19/3/1922), e “Gens Nova”, capolavorodell’Ambrosio film, “prezzi popolari”. La precisazione,che incontriamo per la prima volta accanto all’annun-cio, ci suggerisce che per quanto grandiosa o bellissimafosse “la film” si facesse fatica ad aggiudicarsi unpieno, come per le tasche degli spettatori.

L’ultimo titolo è “La telefonata del Diavolo”, gran-diosa film seguita dalla comica “Ladri ingegnosi”(n.90, 14/5/1922).

La raccolta si chiude con il n.101, 30 luglio 1922.Un giornale tace, e ogni volta, quando accade, ci

coglie la tristezza che accompagna la fine di qualcosache ci è stato caro, un percorso compiuto, finito, comel’epoca che ci ha raccontato.

Confrontando le corrispondenze da Silvano che com-paiono su “L’Emancipazione” e sul “Corriere delleValli Stura ed Orba”, si osserva che in quest’ultimoviene dato ampio spazio alle notizie sportive, di cui sidà un resoconto dettagliato, e ai fatti di cronaca paesa-na. Il dibattito politico si limita a duelli a colpi di pennaper piccole questioni che spesso risultano oscure a chilegge, per l’uso frequente di sottintesi e metafore.

Anche le notizie sulla Società Operaia non sono fre-quenti, e manca quasi del tutto la pur feconda attività

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dell’ “Impresa Cinematografica Silvanese”. Dopo la cessazione della pubblicazione di

“L’Emancipazione”, le uniche notizie che coincidonocon la presa del potere di Mussolini e il consolidamen-to del regime ci provengono dal “Corriere”.

Il Circolo Giovanile Cattolico, costituitosi nel luglio1922 (n.27, 2/7/1922), si dimostrerà molto attivo connumerosi allestimenti al Teatro Sociale, oltre a quellogià citato con il quale hanno debuttato.

Alla cerimonia inaugurale delle bandiere donate dalsindaco alla Scuola Elementare, partecipano associa-zioni cattoliche e patriottiche, la sezione locale delFascio, il gruppo dei mutilati “col nostro caro e glorio-so cieco” (si chiamava Ratto, detto “Gianulu l’orbu”,testimonianza di Giovanni “Pieroni” Chiappino). E’ laprima volta che annotiamo la presenza della compo-nente fascista ad una cerimonia pubblica, in questocaso, preceduta da un sontuoso ricevimento alle autori-tà nella sala della Società di M.S., ed è l’unica notiziadel sodalizio riportata nel 1923 (n.47, 25 novembre).

In occasione del rinnovo del Consiglio di ammini-strazione della Società, “posso inviarvi una delle liste inlotta”, leggiamo nella corrispondenza (n.6, 10/2/1924).Dunque è ancora viva la competizione al suo interno.L’esito non compare nei numeri successivi, mentre ènoto il risultato delle elezioni politiche del marzo 1924,definite da Mussolini ludi cartacei (n.13, 30 marzo1924 e n.9,2/3/1924, prima pagina): votanti 795;

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Fascio-499; Socialisti Unitari-87; Popolari-52;Contadini-25; Diversi-120 (Giolittiani, Massimalisti,Comunisti, Dissidenti).

Le azioni intimidatorie che avevano caratterizzato lacampagna elettorale sono confermate da una lettera inprima pagina del Cardinale Gasparri, indirizzata al pre-sidente della Giunta centrale dell’Azione Cattolicacomm. Luigi Colombi, da cui apprendiamo che PapaPio XI offre 500.000 lire per i Circoli Cattolici danneg-giati “dalle incivili e spesso anche empie devastazionidelle ultime settimane”. Il tono, molto misurato, nontoglie significato alla gravità dell’accaduto, già prece-duto da una notizia che coinvolgeva le associazioni inun comune destino: la Gazzetta Ufficiale del 19 feb-braio 1924 pubblicava un Regio Decreto con il quale siprivavano le Congregazioni di Carità e le Opere Pie diogni autonomia.

La cronaca fornisce l’idea di una palpabile assuefa-zione del paese al nuovo corso degli eventi. L’unicatraccia di resistenza è il ritrovamento di una grandeimmagine di Giacomo Matteotti affissa al cancello delcimitero: “Al martire socialista, i compagni di fede”, èscritto sull’effige che verrà tolta e requisita, senza potercon questo limitare i commenti, né il compiacimento dichi condivideva il gesto (n.45, 9/11/1924).

Desta interesse il Congresso Internazionale di api-coltura, che si tiene nel Quebec, in Canada, per la par-tecipazione di Luigi Cassulo, proprietario di numerosi

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alveari, ed esperto nel settore (14/9/1924). Il CircoloCattolico Maschile informa che il 15 ottobre inizierà afunzionare la biblioteca, e quando si offre alla popola-zione una simile opportunità, è sempre una buona noti-zia. Il bibliotecario è Pietro Massucco (n.39,28/9/1924).

Il linguaggio comincia ad essere farcito di una reto-rica crescente, sempre più uniformato ai toni ed ai temidella propaganda. Il Teatro Sociale continua ad offrirei concerti, le recite a favore dell’asilo, gli spettacolidelle filodrammatiche , tra cui il “Circolo Femminile S.Agnese”, ma in calce al prospetto sinottico parrocchia-le di San Sebastiano, poche righe informano di perqui-sizioni “in numerose case di socilalcomunisti”. Paresiano stati rinvenuti i ritratti di Matteotti (18/1/1925).

Patria, eroismo, abnegazione, sacrificio, obbedienza,bandiera, popolo festante, famiglia, morale. Parolericorrenti. “Al denaro e agli applausi le brave attricicorrisponderanno col dare diverse ore di sano e moralegodimento”: le “brave attrici” presentano il drammasentimentale educativo “La martire dell’obbedienzafiliale”, al Teatro Società di Mutuo Soccorso. Seguefarsa brillante ed intermezzi dell’orchestra. E’ aprile1926: un mese dopo, l’ex sindaco FerdinandoRobbiano, in carica da quattro anni, diventa il primoPodestà di Silvano (n.21, 23/5/1926).

Il popolo, oltre ad essere sempre festante, è entusia-sta e soddisfatto: nella sala gremitissima della Società

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di Mutuo Soccorso si avvicendano i discorsi ufficiali,compreso quello del segretario comunale GiovanniMottura, e si librano”alati pensieri” rivolti a S.M. il Ree al Primo Ministro On. Mussolini, con l’impegno diben amministrare “per la maggior grandezza dellaPatria”.

Si sta terminando il primo troncone della fognatura eciò, più che alla maggior grandezza della Patria, è utilealla popolazione.

La Società di Mutuo Soccorso offre anche nella suasala lo spettacolo inusuale di alcuni incontri di pugilatotra professionisti e dilettanti (n.34, 22/8/1926).

In un tripudio di popolo, associazioni, bandiere,banda, madrine, nobiltà, autorità civili, religiose e sco-lastiche, insegnanti, gagliardetti, combattenti, Fascio,balilla, piccole italiane, il tutto coronato da pranzo uffi-ciale e ricevimento al castello, si posa la prima pietra diben oltre quattro quintali, del nuovo edificio scolastico,donata dall avv. Lorenzo Lanza. Ci sono tutti: l’On.Baronzo, il delegato vescovile, il parroco, il provvedi-tore agli Studi, la direttrice didattica, il podestà, il dott.Belimbau, il comm. Bidone, il cav. Borgatta, il cav.Canale, il geom. P. Romero, firmano la pergamena cheverrà adagiata nell’incavo della pietra per ricevere labenedizione. Una bambina, Alma Maranetto, “converve di vera attrice”, ringrazia le autorità intervenute.

Sì, ci sono proprio tutti, anche i “Falchi”, che chia-mano affettuosamente papà il Podestà.

E’ l’ultima notizia che perviene da Silvano d’Orba,

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prima della chiusura del giornale, con il n. 35, 17 otto-bre 1926.

Conclusione

Alla fine di questo lungo percorso di conoscenza cheha stabilito, nella quotidianità dell’impegno, un legameaffettivo tra chi scrive e l’oggetto della ricerca , prendeforma un sogno custodito silenziosamente che si è mani-festato come motivazione ad agire, nella speranza cheattraverso la lettura della storia della Società Operaia siraggiunga una maggior consapevolezza del ruolo e dellacentralità di questa istituzione, di cui i Silvanesi devo-no essere orgogliosi.

Oltre al Teatro della Società ove si susseguono nelcorso dell’anno iniziative d’intrattenimento e di richia-mo prestigiose, sostenute dall’Amministrazione comu-nale, dalle associazioni culturali e da quelle personepreziose che non fermano il loro entusiasmo, l’edificioha ambienti accoglienti e luminosi al piano superiore,che varrebbe la pena di utilizzare per sfruttarne le poten-zialità.

Ogni comunità è attraversata da energie che se nontrovano il modo di indirizzarsi verso la realizzazione diun progetto finiscono col perdere forza e disperdersi.Talvolta succede che nemmeno emergano per l’assenzadi stimoli e di occasioni attraverso le quali è possibilescoprirle.

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Non è poi così utopistico pensare che sia ancora laSocietà a farsi promotrice, aprendosi a proposte chesicuramente verrebbero, per ritornare ad essere prota-gonista della vita culturale e ricreativa della popolazio-ne, un luogo dove tutti, e di tutte le età, possano trova-re il loro punto di riferimento: i giovani, un alternativaallo sterile raggrupparsi nei begli spazi creati all’ester-no dell’edificio, accostandosi ad esperienze più stimo-lanti, e i meno giovani, il piacere d’incontrarsi attiva-mente e condividere, scoprendo di arricchirsi recipro-camente. E altro ancora.

Appendice

La Società continuò ad esistere negli anni del fasci-smo conservando la sua struttura organizzativa. Ciò èulteriormente confermato dall’elenco soci, anno 1926,e dall’esistenza nell’archivio dei verbali del Consigliodi Amministrazione dal 1926 al 193813.

Mantenne la denominazione “Società di MutuoSoccorso”, non la propria autonomia, come si evince daquell’aggiunta “Casa del Littorio” che segna inequivo-cabilmente l’interferenza del regime. La sua funzionein quegli anni fu prevalentemente ricreativa, con i con-sueti veglioni danzanti, il cinematografo, le esibizionimusicali e le rappresentazioni teatrali. Quanto sotto

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riportato é l’espressione eloquente di un profondo cam-biamento:

Concluderò con un brevissimo accenno al locale checi ospita: la attuale casa del Littorio fu già SocietàOperaia di M. S.. L’umanitario scopo per cui vennefondata fu negli ultimi anni confusa con l’opportunisti-ca interpretazione di locale adatto a vane confabula-zioni, ad intrighi e beghe personalistiche o partigiane,cosicché nel 1926 venne sciolta l’Amministrazione daun Commissario inviato dalla R. Prefettura.

Ne assunsi personalmente la Direzione el’Amministrazione, con esclusivo elemento fascista, epur mantnendo intatto il ramo mutualistico, radunam-mo e stringemmo in un unico vincolo di affettuosa cor-dialità e cameratismo tutte le patriottiche Asociazionidel Comune. Oggi l’Edificio che ci ospita è la casa deivalorosi combattenti che difesero la Patria ridonando-le gli usurpati confini; è la casa dei fascisti che valo-rizzarono i sacrifici e le gesta leggendarie di 600.000,è la casa della Milizia Nazionale, dei Dopolavoristi e ditutte le organizzazioni sindacali (Ferdinando Robbiano,podestà di Silvano d’Orba, 1930)14.

La Società Filodrammatica presentava un repertoriodrammatico e commedie di autori contemporanei: daricordi familiari cito “La nemica” e “La maestrina” diDario Niccodemi, “La morte civile” di PaoloGiacometti, autore novese, “Una dozzina di rose scar-latte”e “Non ti conosco più” di Aldo De Benedetti. Tra

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gli attori, la maestra Giuseppina Guazzardo, il segreta-rio comunale Mottura, Faustina Robbiano e InesMaranetto. Mottura, molto apprezzato per le sue dotidi interprete, scrisse e rappresentò un lavoro teatrale inlingua novese “Un accidente alla SISAL”, aventecome argomento una partita di calcio.

Non mancavano gli spettacoli di varietà animati dallapresenza di Angelo Mandario, con i figli Giovanni eRenzo, affettuosamente soprannominati “Tolotto con iTolottini”, che cantavano, suonavano e preparavanotesti comici. Furono anche allestiti due spettacoli per imilitari prima del 1942, a cui partecipò come cantantel’allora giovanissimo Giovanni Chiappino, che sicimentava anche con i filodrammatici.

Dal dopoguerra ad oggi la SOMS ha continuato acostituire un centro di aggregazione per la popolazionesilvanese. Ha funzionato a lungo come sala cinemato-grafica e come luogo di organizzazione di feste da balloed esibizioni musicali. Memorabili le feste per la levache concludevano una settimana di divertimenti per icoscritti, accompagnati ovunque dalla fisarmonica diMario Moiso, ai più conosciuto come Baciciura, e dalleragazze della stessa leva, così che si fosse sempre pron-ti a cantare e ballare. Un uomo alto, magro, dai folticapelli grigi, con la musica nel cuore e nelle mani, cheancora negli anni sessanta animava le feste in paese.

Vi ha trovato spazio il “Circolo Culturale CesarePavese”: tra i fondatori, Pupi Mazzucco, autore teatrale

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di successo ritornato a Silvano negli anni settanta, e tut-tora animatore delle più rilevanti manifestazioni chedistinguono il paese. Fu un periodo molto vitale per lacultura silvanese, che poté fruire di incontri con attoridel calibro di Edmonda Aldini e Duilio Del Prete, escrittori importanti come Davide Laiolo (il Circolomantenne con lui un legame di stima e di amicizia), delquale si ricorda una significativa conferenza dibattitosullo scrittore Cesare Pavese.

Il salone della Società, dopo un’accurata opera diristrutturazione, è ritornato ad essere teatro di iniziativediversificate a carattere ricreativo e culturale promossesia dalla SOMS che dell’Amministrazione comunale,dai premi letterari alla presentazione di libri, mostre,incontri con personaggi affermati in campo artistico,giornalistico, editoriale15, curando anche l’organizza-zione di eventi musicali, prosa e poesia, con il contri-buto di artisti locali meno noti e di altri più largamenteconosciuti16.

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Riferimenti bibliografici

Chi desidera informazioni sulle Società di Mutuo Soccorso inItalia, consulti il grosso volume della Regione Piemonte: Ilmutuo soccorso ha i titoli - Catalogo Bibliografico, a curaFrancesco Lucania, con contrubuti di Renata Allio, BiancaGera, Albina Malerba, Marta Nicolini, Giovanni Saccani,Sebastiano Solano, Centro Studi Piemontesi - Torino, 2003.E’ un volume di 719 pagine, che raccoglie migliaia di indica-zioni bibliografiche, strumento utile per gli studiosi di storiasociale e per il gran pubblico.

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Questo volumea cura dell’Accademia Urbense

è stato impresso nel mese di novembre 2004dalla Tipografia Raimondo di Silvano d’Orba