Una Pagina_Marcello Guasti

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N ell'estate del 2009, Phil Terry, fondatore della Reading Odyssey e CEO di Creative Good, ha fatto un esperimento. Voleva sapere che cosa accadrebbe se i visitatori di un museo o una galleria avessero cambiato il modo di guardare un’opera d’arte. Invece di sorvolare sulle opere d’arte alla media di 8 secondi, ha chiesto a quattro persone di unirsi a lui al Museum of Modern Art di New York City e guardare un piccolo insieme di opere, lentamente. L'esperimento fu un successo. I partecipanti si sentirono rinvigoriti. Il risultato fu così positivo che pochi mesi dopo, nell'ottobre 2009, Phil organizzò una seconda prova con 16 musei e gallerie negli Stati Uniti, Canada e Europa, con gruppi guidati da volontari. Dopo di che Slow Art Day è diventato un evento annuale globale. E ogni anno aumenta il numero di Musei e Gallerie che aderiscono alla giornata mondiale dell’osservare l’arte lentamente. Nel 2010 Slow Art Day si è svolta Sabato, 17 Aprile in oltre 50 musei, gallerie e chiese in tutti i continenti ad eccezione dell'Antartide. Per non essere lasciati fuori, gli scienziati della stazione McMurdo in Antartide hanno ospitato il primo Slow Art Day l’anno seguente , il 16 aprile 2011. Questa volta, più di 90 siti con migliaia di partecipanti sono stati guidati da centinaia di volontari in tutto il mondo, continuando la celebrazione della visione dell'arte lentamente. Per questo secondo anno di partecipazione, abbiamo voluto rendere omaggio a Marcello Guasti, che per l’occasione ha realizzato l’opera “Il Cipresso e la Cipressa”. Dalle ore 17 del 27 aprile i singoli partecipanti potranno avvicinarsi al mondo dell’arte lentamente, osservando non più di 5 opere, ciascuna per circa 10- 15 minuti. L’International Slow Art Day è un’esperienza quindi che si svolge contemporaneamente in diverse parti del mondo e anche per l’edizione 2013, La Macina di San Cresci fa parte di questo network e offre a tutti i visitatori l’occasione di vivere in modo diverso una mostra . Una Pagina SLOW ART DAY Marcello Guasti Aprile 2013 ANNO 3 n. 1 Una pagina è un’idea di Duccio Trassinelli e Demetria Verduci L a Macina di San Cresci è un’associazione culturale e residenza per artisti, membro di RESARTIS, il più numeroso network internazionale di residenze per artisti. All’interno dei nostri spazi laboratorio e espositivi si avvicendano artisti professionisti e emergenti, nazionali e internazionali. Ci piace dare voce alle varie anime dell’arte e ci piace condividere le molteplici esperienze . Questo evento è stato reso possibile grazie a un lungo lavoro di ricerca e selezione del cospicuo materiale di Marcello, fatto in tanti incontri davanti a un bicchiere di vino, accanto alla stufa nella sua casa di Terzano, seduti tra le piante nel suo fantastico giardino e ancora in giro con Marcello per una visita ai suoi monumenti nelle varie località. E’ a Mario Strippini, amico comune, che dobbiamo l’incipit di questa mostra. Dobbiamo ringraziare per la preziosa collaborazione innanzitutto Artemisia che, pazientemente e scrupolosamente ha cercato fotografie, libri, testimonianze di e su Marcello; Andrea Bacci, Giovanni Cipriani, Alida Cresti Rocco, Silvia Guasti, Lucilla Saccà per aver scritto sull’opera di Marcello; Riccardo Turini per aver realizzato il montaggio del video sulle opere di Marcello. Foto di : Serge Domingie, Marcello Guasti, Liberto Perugi, Mario Strippini, Duccio Trassinelli. Oltre l’opera primaria collocata nella cosiddetta “Compagnia della Pieve di San Cresci a Montefioralle”, l’artista espone altre 4 piccole opere all’interno degli spazi espositivi de La Macina. Marcello Guasti ha una vita da raccontare attraverso le sue opere e una conversazione costituirà il momento finale della visita e l’occasione per scambiarsi idee e opinioni sull’esperienza vissuta. La Macina di San Cresci condivide lo spirito di questo evento, ecco perchè il nostro giornale “Una pagina “, dedicato a Marcello Guasti in occasione dello Slow Art Day 2013, rimane gratuitamente a disposizione di tutti. arte design ambiente IL DESIGNER La Macina di San Cresci Pieve di San Cresci 1 50022 Greve in Chianti (FI) Italy Tel. 055 8544793 www.chianticom.com Residenza per Artisti Con il patrocinio del Comune di Greve in Chianti Il cipresso e la Cipressa, disegno

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Notiziario dell'esposizione "Il Cipresso e La Cipressa" opere di Marcello Guasti per SLOW ART DAY 2013

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Nell'estate del 2009, PhilTerry, fondatore dellaReading Odyssey e CEO

di Creative Good, ha fatto unesperimento. Voleva sapere checosa accadrebbe se i visitatori diun museo o una galleriaavessero cambiato il modo diguardare un’opera d’arte. Invecedi sorvolare sulle opere d’arte allamedia di 8 secondi, ha chiesto aquattro persone di unirsi a lui alMuseum of Modern Art di NewYork City e guardare un piccoloinsieme di opere, lentamente.L'esperimento fu un successo. Ipa r t ec ipan t i s i sen t i ronorinvigoriti. Il risultato fu cosìpositivo che pochi mesi dopo,nell'ottobre 2009, Phil organizzòuna seconda prova con 16 musei egallerie negli Stati Uniti, Canadae Europa, con gruppi guidati davolontari. Dopo di che Slow ArtDay è diventato un eventoannuale globale.E ogni anno aumenta il numero diMusei e Gallerie che aderisconoa l l a g i o r n a t a m o n d i a l edell’osservare l’arte lentamente.Nel 2010 Slow Art Day si èsvolta Sabato, 17 Aprile in oltre50 musei, gallerie e chiese in tuttii continenti ad eccezionedell'Antartide. Per non esserelasciati fuori, gli scienziati dellastazione McMurdo in Antartidehanno ospitato il primo Slow ArtDay l’anno seguente , il 16 aprile2011. Questa volta, più di 90 siticon migliaia di partecipanti sonostati guidati da centinaia divolontari in tutto il mondo,continuando la celebrazione dellavisione dell'arte lentamente.

Per questo secondo anno dipartecipazione, abbiamo volutorendere omaggio a MarcelloGuasti, che per l’occasione harealizzato l’opera “Il Cipresso ela Cipressa”.Dalle ore 17 del 27 aprile isingoli partecipanti potrannoavvicinarsi al mondo dell’artelentamente, osservando non piùdi 5 opere, ciascuna per circa 10-15 minuti.

L’International Slow ArtDay è un’esperienzaquindi che si svolgecontemporaneamente indiverse parti del mondo eanche per l’edizione 2013,La Macina di San Crescifa parte di questo network eoffre a tutti i visitatoril’occasione di vivere inmodo diverso una mostra .

Una PaginaSLOW ART DAYMarcello Guasti

Aprile 2013ANNO 3 n. 1Una pagina è un’idea di Duccio Trassinelli e Demetria Verduci

La Macina di San Cresciè un’assoc iaz ioneculturale e residenza

per a r t i s t i , membro diRESARTIS, il più numerosonetwork internazionale diresidenze per artisti.All’interno dei nostri spazilaboratorio e espositivi sia v v i c e n d a n o a r t i s t iprofessionisti e emergenti,nazionali e internazionali. Cipiace dare voce alle varieanime dell’arte e ci piacecondividere le moltepliciesperienze .

Questo evento è stato resopossibile grazie a un lungolavoro di ricerca e selezione delc o s p i c u o m a t e r i a l e d iMarcello, fatto in tanti incontridavanti a un bicchiere di vino,accanto alla stufa nella sua casadi Terzano, seduti tra le piantenel suo fantastico giardino eancora in giro con Marcello peruna visita ai suoi monumentinelle varie località.E’ a Mario Strippini, amicocomune , che dobbiamol’incipit di questa mostra.Dobbiamo ringraziare per laprez iosa col laborazioneinnanzitutto Artemisia che,p a z i e n t e m e n t e escrupolosamente ha cercatofotografie, libri, testimonianzedi e su Marcello; AndreaBacci, Giovanni Cipriani,Alida Cresti Rocco, SilviaGuasti, Lucilla Saccà per averscritto sull’opera di Marcello;Riccardo Turini per averrealizzato il montaggio delvideo sulle opere di Marcello.Foto di : Serge Domingie, Marcello Guasti,Liberto Perugi, Mario Strippini, DuccioTrassinelli.

Oltre l’opera primaria collocatanella cosiddetta “Compagniadella Pieve di San Cresci aMontefioralle”, l’artista esponealtre 4 piccole opere all’internodegli spazi espositivi de LaMacina. Marcello Guasti ha unavita da raccontare attraverso lesue opere e una conversazionecostituirà il momento finale dellav i s i t a e l ’occas ione perscambiarsi idee e opinionisull’esperienza vissuta.La Macina di San Crescicondivide lo spirito di questoevento, ecco perchè il nostrogiornale “Una pagina “, dedicatoa Marcello Guasti in occasionedello Slow Art Day 2013, rimanegratuitamente a disposizione ditutti.

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IL DESIGNER

La Macina di San CresciPieve di San Cresci 150022 Greve in Chianti (FI)ItalyTel. 055 8544793www.chianticom.com

Residenza per Artisti

Con il patrocinio delComune di Greve in Chianti

Il cipresso e la Cipressa, disegno

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Una Pagina

APRILE 2013

Marcello Guasti e il messaggio della scultura

IL TEMA

HANNO DETTO

LA MATERIA

Osservando le opere diMarcello Guasti che,con il trascorrere del

tempo, sono andate via viasedimentandosi, emerge undato di fatto. Ogni scultura diquesto poliedrico creatore difigure e di forme, vive di per sée contiene un messaggio che lacaratterizza e che la rendeunica, comunicando all’attentoosservatore l’animo dell’artista,le sue concezioni, i suoipensieri, i suoi ideali.L’itinerario ha inizio fra il 1954e il 1955 con quel Renaiolo inmogano che concentra in sestesso la forza muscolare el’armonia del movimento. AltriRenaioli lo seguiranno, fra il1956 e il 1957, tesi nello sforzodi un duro lavoro, pronti agridare la loro fatica. Segue ilFonditore, fra il 1958 e il 1959,che rinnova l’interesse diGuasti per il mondo degliartigiani, per la realtà materiale,da conquistare pazientementeg i o r n o p e r g i o r n o .C o n t e m p o r a n e a m e n t eappaiono i gatti, rivissuti nellaloro posizione statuaria,immobili e sacrali come lirappresentarono gli Egizi, mapronti a scattare con forzainteriore, o protesi, come laGatta gravida, a scrutarel’ambiente.Nel 1963 il lavoro di Guasti hauna svolta, il suo messaggio siarticola e si sviluppa con unanuova tensione emotiva,offrendo più chiavi di lettura,con richiami allegorici esimbolici. E’ il bellissimo casodella scultura realizzata aPescia e dedicata al percorsodelle cinque classi della scuolaelementare. Il bronzo si animacon ritmici bassorilievi, conelementi didascalici checomunicano, con grandeefficacia, la progressione delsapere ed il moto ascensionaledella cultura.Dalla forma all’informale ilpasso è breve, come prova ildinamico insieme in mogano,realizzato sempre nel 1963. Lamateria vibra di tensione e giàun bronzo del 1959-60 avevaanticipato questa straordinariaemotività concettuale, al pari dialcune sculture in cemento e dialtri mirabili esempi in bronzo,protesi verso il cielo, o chiusi inse stessi, con estrema forzainteriore. Il 1963 è davvero unanno straordinario, altri lavoriin piombo antimonio siaggiungono, proiettando tuttol’animo di Guasti verso lascoperta dell’ignoto, con formeprimordiali che gridano doloree disperazione.Queste esperienze troveranno ill o r o c o r o n a m e n t o n e ls u g g e s t i v o m o n u m e n t ofiesolano alle tre medaglied ’ o r o d e l l ’ A r m a d e iCarabinieri, realizzato nel 1964e posto sul colle di SanFrancesco. Il bronzo si torce, silacera come le carni martoriate,in un supremo anelito di vita e disofferenza. La stessa superficiescabra del metallo allude altormento e invita a meditaresull’orrore di quel tragicomomento e sul martirio.Altre opere realizzate in quelp e r i o d o , i n a l l u m i n i o ,rimandano ad una visione piùintima, colma di tensione ma

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conclusa in un circuito interiore.E’ il preludio a quella ricercadell’assoluto geometrico cheGuasti persegue a partire dal1965. I lavori in bronzo,cemento e pietra, portati acompimento fino al 1969,delineano una realtà nuova. Ilf a s c i n o d e l c o n g e g n omeccanico del movimento, chesi sviluppa in forma dii n g r a n a g g i o , a p p a r epredominante . La real tàcontemporanea, con le suepulsioni industriali, irrompenell’animo dell’artista, che è ingrado di restituirci pienamenteil suo travaglio interiore.Niente di più naturale, dunque,che presentare in formameccanicistica, nella volontà diraggiungere un ideale di luce, lamorte dei trentotto partigianicaduti a Pian d’Albero. Nascecosì il complesso monumentorealizzato nel 1970 in cementobianco, plexiglas e acciaio,collocato in Piazza Elia DallaCosta che, con i suoi cerchiconcentrici in movimento,rende vivi quegli uomini,attualizzandone il sacrificio.Nello stesso periodo superbecreazioni come Vortice, oConcavo Rosso, Concavo Blu eConcavo Nero, ripropongono ilmistero delle forze naturali el’eterno divenire del mondo.Guasti è però affascinato dalmondo tecnologico, rivissutocome simbolo della realtàcontemporanea e ne trasmetteefficacemente l’immagine con iTotem, con i Segnali, con iRitmi, con gli Equilibri, con iRiflessi, che richiamano allamente visioni primordiali, inuna fantastica proiezione versoun futuro da comprendere e dagus ta re ne l l e sue l ineed’insieme. Presente e passato,armonia e frattura sembranofondersi in questi lavori, comen e l l a g r a n d e s c u l t u r aAll’interno dell’Ovale, portata acompimento nel 1976 ecollocata nel Viale Trieste aPesaro. Subito dopo non

mancheranno varianti sullostesso tema, realizzate con imateriali più vari: marmo,legno, ma tutte di grandeefficacia.Il 1980 si apre con le suggestionidella Città Sommersa e conAretusa, forme assolute chesuscitano l’emozione di unsentimento appagato da unasuprema armonia. Seguonolavori che rimandano al mondodella natura, riletto da Guasti informa di messaggio spirituale, odi contemplazione del loscorrere del tempo. Ecco ilTorrente pensile, o la Nuvolasotto l’Arco, carica di pioggia, oi Quattro Elementi:Aria,Acqua,Terra e Fuoco,stilizzati edessenziali. Non mancano dicomparire gli alberi, la luna, icactus, o il sarcofago funereo diChernobyl.Guasti mira però

Giovanni Cipriani

manifestazione di creativitàcon la scultura per la paceOlivo sotto l’Arcobaleno, cheviene collocata a Bagno aRipoli. Il simbolo della quietedopo la tempesta si unisceall’albero sacro a Minerva, cheda secoli rappresenta lasapienza. Nessun augurio piùbello poteva essere formulato,fondendo armonicamentemito e storia.Il mondo della natura è semprepresente e Guasti lo vive e loplasma con la sua menteinesauribile, abbandonandosialle sintesi più evocative. Una l b e r o , l ’ A l b e r odell’Universo, è, nel 2011, alleb a s e d e l l o s p l e n d i d omonumento dedicato ai cadutinella Prima Guerra Mondiale,realizzato per il Comune diFigline Valdarno. La vitarisorge attraverso la morte ed isoldati defunti sono le frondedella superba pianta bronzea.La natura sempre si rinnova edil messaggio costruito dalloscultore è toccante. Anche lavita prosegue costantemente ilsuo corso, nel fluire del tempo,ma resta il ricordo di chi ci hal a s c i a t o , a t t r a v e r s o l atestimonianza di ciò di cui èstato protagonista.Oggi alla Macina di SanCresci, Guasti ci offre, connuovi cipressi, una sintesisuggestiva che si unisce alfascino di un luogo millenario,in cui fede e natura, da secoli,sono tutt’uno. Queste piante siinnalzano come una preghieraal cielo e ci fanno rifletteresulla bellezza di ciò che èeterno e che è al di fuori di noi.Noi possiamo però percepire ilmessaggio della perfezionegeometrica nell’infinito che cicirconda, abbandonarci aquella sensazione di costantearmonia che ci infonde fiducianel fluire della vita e goderedella nostra mente e del nostrocuore.

all’assoluto e, con estremocoraggio, lavora il granito,delineando, fra il 1992 e il 1994,quell’enigmatico monolite senzatempo, che s’impone con la suainquietante perfezione, sacrale eterrena al tempo stesso.C o n t e m p o r a n e a m e n t e i lrichiamo al mondo naturale, alcammino della terra, alloscorrere delle ore s’imponeall’artista con insistenza, grazieanche alla preziosa presenza diArtemisia Viscoli e nasce ilbellissimo gnomone che segnaoggi l’ingresso autostradaleFirenze-Certosa, allo svincoloFirenze-Siena. Una aerea cascatada nuvole di bronzo, sorretta daun possente braccio inclinato,delinea, ancora una volta, iquattro elementi naturali: Aria,Acqua, Terra e Fuoco, che sifondono nell’ambiente. Nessun

saluto più bello potrebbeaccogliere chi entra a Firenze, ochi la lascia. Lo scorreredell’acqua, che brilla alla luce,si arricchisce di sfumature dicolore che variano e diffondonola gioia di vivere. La SignoraMadre Terra, Musica e Cielo nelChianti, realizzate nello stessoperiodo, rimandano ad unaa n a l o g a s e n s i b i l i t àn a t u r a l i s t i c a , a l p a r idell’emblematico Ombelico delMondo, forma a spirale dalsapore primordiale. Piccoli,suggestivi lavori, fra il 1996 e il1997, vedono ancora comeprotagonisti il sole, i fiori, icipressi, la pioggia, per poipassare alla tagliente bellezzadella Falce di fuoco, chesquarcia lo spazio con la suasferzante presenza. La Piramided e l S a s s o , o m a g g i oall’ambiente di sapore egizio, cioffre, nel 2000, l’ulterioreconferma dell’amore di Guastiper il mondo naturale, così benespresso nei lavori eseguiti nelParco de l la S te rpa ia , aPiombino. Gl i a lber i s ianimano, arricchiti da messaggie simboli che parlano ill inguaggio di un temposecolare. I cipressi comincianoora a dominare incontrastati. Laloro struttura geometrica, cheincontra gli astri ed il cielo,esercita sull’artista un fascinostraordinario ed i numerosipastelli ed acquerelli chevengono realizzati sono ilpreludio a nuovi lavori.Ecco,d u n q u e , l ’ e s p r e s s i v omonumento al cipresso del 2002e la brillante creazione La Lunaincontra il suo Cipresso, in cui lageometria delle forme, coltanella sua essenzialità, sorprendeper la sintesi assoluta a cui si ègiunti. Variazioni successive,come la Danza del Cipresso conla Luna, del 2004 ed ancora LaL u n a e i l s u oCipresso ,confe rmano unmagnifico itinerario di ricerca,che giunge ad una nuova

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APRILE 2013

Quattro chiacchiere con il MaestroDuccio Trassinelli

Anni fa, grazie ad un amico comune, ho avuto il piacere ela fortuna di conoscerti nella tua casa di Terzano. Unacasa straordinariamente emozionante con un giardinoarmoniosamente caotico. Il tuo legame con la natura èmolto forte, molte tue opere sono in spazi pubblici emolte delle forme rappresentate sembrano nascereproprio dall’osservazione della natura. E’così?

Infatti, oltre che esplorare gli elementi della natura,alcune tue opere hanno un forte significato sociale.Ce ne puoi descrivere qualcuna?

Il rapporto con lo spazio e l’ambiente è molto importanteper me. Infatti guardando i miei monumenti si vede chesono stato sempre condizionato dallo spazio. Una dellemie prime opere pubbliche è stato il “Monumento ai treCarabinieri” a Fiesole, collocato in un luogo veramenteentusiasmante perché proteso verso la valle delMugnone, verso Firenze: uno spazio bellissimo. La miaidea era di conformarmi a quello spazio che rappresentauno slancio verso l’infinito. Dopo il periodo geometricoe del rigore formale, ora per me è molto più forte ilrapporto con gli elementi della natura e con gli alberisoprattutto. Il cipresso è un albero stupendo, una formasemplice che nei miei disegni cerco sempre di articolare,di arricchire con la fantasia, di inserire delle tracce cheabbiano un rapporto con la società, una connessione con iproblemi contemporanei.

Nel monumento a Fiesole ho voluto evidenziare unmomento tragico: la fucilazione dei carabinieri e l’attoeroico di questi militi. Ho voluto realizzare un’opera cheavesse in sé questa drammaticità.Poi fui incaricato di fare una commemorazione deipartigiani caduti a Pian d’Albero e realizzai ilmonumento in Piazza Elia della Costa a Firenze: unmonumento che desse l’idea del sacrificio di migliaia dipersone a causa della stupidità umana, dell’inutilità ditutte le guerre.

La presente pubblicazione non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene pubblicata senza alcuna periodicità.Non può pertanto considerarsi prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001

che ho usato per l’opera “Il Cipresso e la Cipressa” ètagliato a laser, in altri casi ho utilizzato il taglio ad acqua.Questo permette una grande libertà nella progettazione.Io faccio sempre dei disegni molto rigorosi, ci lavorosopra dei mesi e quando sento che il disegno micorrisponde, subentra la tecnologia e oggi queste nuovetecniche mi permettono di avere i pezzi tagliati conestrema precisione e fedeltà al mio pensiero.Per questa esposizione a San Cresci, per questo spaziomolto bello dove coesiste un clima antico e moderno, horealizzato una scultura in ferro arrugginito con la base interra rossa dell’Impruneta.

Forse non è nemmeno un segreto, io sento forte questanecessità di esprimermi.Ho sempre dei taccuini in tasca, faccio i miei disegnianche se mi trovo in mezzo a una folla di persone, ne hofatti più di 25000. Poi li metto su un tavolo e quelli chetrovo più interessanti successivamente si concretizzanoe danno vita alle sculture, alle xilografie. L’energia miviene da un impulso istintivo, allora si attiva un lungoprocesso di pulsioni per arrivare all’opera.

L’ho cominciata a progettare dopo che ci siamo sposati.Artemisia è sempre presente quando realizzo le opere.Quando fa le sue osservazioni, prima mi arrabbio e poi cirifletto.

Dove trovi tutta l’energia per pensare e realizzare le tueopere?

Ti sei sposato da poco con la compagna-artista ArtemisiaViscoli.Questa opera “Il cipresso e la cipressa” è forse dedicataa questa unione?

L’ opera che hai realizzato per San Cresci è in ferroarrugginito e cotto. Quali sono i tuoi materiali preferiti?Nelle prime opere ho utilizzato il bronzo; per ilmonumento in Piazza Elia della Costa a Firenze iniziai afare una ricerca, mi volevo confrontare con materialidiversi e infatti il monumento è in acciaio, plexiglas ecemento bianco.Successivamente sono ritornato aimateriali tradizionali: terracotta e ferro. Il ferro in sestesso è un materiale tradizionale , ma oggi può esserelavorato con tecnologie modernissime; ad esempio il ferro

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APRILE 2013

I Renaioli d’ArnoSilvia Guasti

Quando si parla deirenaioli d’Arno siritorna a memorie che si

confondono col ricordo diqualcosa agguantato con gliocchi e archiviato col cuore nelpaese narrativo del sogno.Quotidianamente intenti ad unduro lavoro, quello di tirarfuori “rena” – “sabbia” dalfiume, erano legati a doppiofilo con lo strumento di lavoro -il “barchetto” - e con icompratori delle rena per lacalce, usata poi dall’edilizia findalle prime vestigia di Firenzee contattati dai barrocciai, checon un cavallo da tiro e unbarroccio scendevano sullerive del fiume Arno e in duecarichi – perché in una voltasola il cavallo non avrebberetto il peso nella risalita - se neritornavano nei vari luoghi deicantieri o delle case inc o s t r u z i o n e , s e c o n d onecessità.Scrive Fabio Del Bravo apagina 12 di:I RENAIOLID’ARNO – ed. TAF 2004:“…Il lavoro del renaiolo, lodice la parola stessa, producevaprevalentemente rena permuratura e per intonaci, ed unaserie di materiali perlopiùprovenienti dai residui dellavagliatura, che in differentegranulosità, supplivano allevarie necessità dei cantieri edili.-… Per reperire la materiaprima, il barcaiolo, attraversola propria esperienza, dovevaintuire dove la precedentepiena, che aveva investitol’alveo del fiume, avevadepositato i banchi di sabbia:un’ indagine importante ,poiché individuare un depositosignificava lavoro e guadagno.–- …La migliore era la silicea, dic o l o r e g r i g i o e m e d i agranulosità, che si trovava inprofondità e quindi ben lavatadall’acqua del fiume, …., chese ben miscelata con la calce,era la più adatta a fare intonacidi ogni tipo…., …poichécreava una malta resistente eporosa.…Nonostante il lavoro delrenaiolo fosse mal retribuito,occorreva notevole esperienzaper farlo, …”Si decide di parlare di questaumanità non solo per come ès t a t a r a p p r e s e n t a t aartisticamente dal Guasti, chene fa quasi un monumento, maanche per chi li ha visti davveroa tavola, nell’osteria in centro oper chi ci parlava ogni giorno eche ora ricorda l’aspettodavvero grande di questefigure storiche, la loro fermavolontà di essere quello cheerano, operai del fiume, liberiper scelta e mai per costrizione,persone anche molto dure,poco avvezze a scherzi e lazzi oa poetare, come invece altrefigure di lavoratori magarisono più portare a essere: ilmuratore che canta mentreintonaca o il venditoreambulante nonché ortolano evia e via.Si viene anche a scoprire cheerano di carattere aggressivo espesso giocavano di coltello. Avolte finivano per qualchegiorno alle murate, ma mai alungo perché comunque loroerano grandi, infaticabili eonesti raccoglitori di sabbia nelfiume. Fiume che era, per lamaggior parte del giorno, laloro vera e autentica casa.

Pochi avevano famiglia, maquesto ci importa poco. Il giornod’estate iniziava prestissimo,nelle ore antelucane per salvarsidalle ondate di caldo estivo a cuierano sottoposti; una pausa alle9 per una magra colazione e poidritti fino alle 14, quandop r a n z a v a n o c o n p a n e ,formaggio, frutta, pesce (alcuniusavano lanciare uno spago condegli ami la sera dal barchetto, eil giorno seguente mangiavanocol pescato). L’abbigliamentoera per un verso necessario: lacamicia e il cappello per coprirsidal sole, le brache invece eranoproprio un di più, a detta loro,ma la gente non poteva vederli aculo nudo, per il comune sensodel pudore. C’è anche unaneddoto: nel dopoguerra gliamericani si divertivano afotografarli mentre loro sitiravan giù le brache per fare iloro bisogni.Marcello Guasti crede che sipossa rappresentare la bellezzaanche dove ci sono brutture ecattiveria, perché l’arte haquesto da mostrare, e usa i coloriin una continua ricerca dip e r f e z i o n e p e r c e t t i v aamalgamata con la mutevolezzadelle impressioni cromatichepresenti nell’attimo in cuiesegue centinaia di schizzi. Eglifa emergere la dinamica dellelinee create da tutto queltramestio di barchetti, bastoni easte che servivano ai renaioli adancorarsi quando trovavano unbuon punto di dragaggio amano; sembra di sentire i lororichiami, di vedere il flussodell’acqua mossa in circoli espirali verdastre poiché l’Arnoera un fiume abbastanzalimaccioso, ma anche di vederele arselle e i pesci, e seguire ilsuo moto perpetuo verso il mare,verso l’oltre.In una scultura lignea di Guasti èripreso in primo piano il volto diun renaiolo, quasi colto dastupore nel gesto sacralizzatodel lavarsi dopo il lavoro.Anche nel dorso della scultura sinota il rispetto che l’artista nutreper l’essere umano, al qualedona forme rotondeggianti,arcaiche - quasi corpi di grandimadri - e scapole a semicerchi,sempre alla ricerca dellaperfezione, ma rispettando lamateria impiegata, la quercia, ilmogano, il castagno della cuivita lascia liberi i segni,limitandosi a lucidarli.E’ una composizione posta al difuori del tempo-cronaca, del quied ora e quindi in unadimensione, azzardatamenteeterna. Quella del Guasti non èuna memoria recuperata peressere abbandonata in qualcheparentesi della vita, ma unamemoria affettiva, colma diamore e di bellezza, bellezzaanche nei corpi dei renaiolideformati dal lavoro durissimoche produce nelle loro schienec u r v e i m p o s s i b i l e edolorosissime, “iperlordosi”.I r ena io l i avevano unostrumento con un lungo manicodi legno, che affondando nellarena, la raccoglieva versandolanel barchetto a fondo piatto epancia larga, che , riempitoa f f o n d a v a f i n o a l p e l odell’acqua. Il lavoro era duro elo sforzo li costringeva adinarcare il busto che assumevauna forma concava. Le linee dicostruzione dello spazio delleopere del Guasti traggono radicedallo studio di Paolo Uccello,

Ritornando alla visione diMarcello Guasti, egli eraaffascinato dal Tempo che ognigiorno, a varie ore, vedevacadenzare da renaioli: un Tempocircolare, ma non ossessivocome capita oggi; la freccia deltempo dei lavori sul fiumeandava dritta al bersaglio,ovvero seguiva il fiume e lestagioni, le ore del giorno e dellanotte, e il Guasti li rappresentain un Tempo assoluto, che noipossiamo scoprire o intuire daicolori dei suoi lavori. E non solodai colori, ma dal gesto che ilrenaiolo il nel qui e ora compie.Que l ges to po i en t r avanell’eterno, poiché si ripetevacon costanza ogni giorno, più omeno alle stesse ore.Lo studio dello spazio èc o m p i u t o c o n t e n a c i a ;nonostante il Guasti sia nato conun talento naturale per la visionedel reale, egli studia all’Istitutod’Arte, seguito e incoraggiatodal maestro Pietro Parigi.Approfondisce soprattutto lageometria rifratta e riflessa.Alla fine della loro vita dilavoro, i renaioli venivanoaccolti a Montedomini, venivadata loro una divisa e uncappello, colazione e due pasticaldi. Essi erano contenti e sisentivano realizzati.Quindi questi uomini sisottraevano anche da quel luogocomune secondo cui la vitapovera era da sfuggire..M a r c e l l o G u a s t i ,r a p p r e s e n t a n d o c o s ìminuziosamente questa classedi lavoratori nata secoli primache lui li incontrasse e mairappresentati visivamente senon dalle fotografie, dà vita adun gioco di unione sacra, diierogamia, a cui forse ancoraoggi lavora. Alcuni uomini sonoritratti soli, nell’assoluto biancodella carta giapponese, a voltevisti in prospettiva con unagamba sola, colti di spalle, oaccovacciati, e quasi semprenell’atto della fine dellagiornata: quando ci si lava, nellostesso fiume che ci dà anche ilpane quotidiano.La testa piccola con cuiMarcello li rappresenta ci puòevocare la figura arcaica dellagrande madre, o comunquel’uomo primitivo – ma non ciillude che questo uomo dallatesta piccola non sappia pensareo sia manovrabile; infatti i suoiquadri ci mostrano la bellezzache nasce dall’emozione,l’emozione che nasce mentrequesti lavorano ed ascoltano icanti di qualcuno, il rumoredegli uccelli, dell’acqua o ilsapore quasi del sale – sudore-mare.I colori sono semplici ma unicicome quelli che la natura cimostra nelle sue infinitesfumature.I colori sono vividi nellemutande, gialle con la riga nerageometrica della tasca, per ilfazzoletto.E l’acqua, composta di millecolori, è, in un certo senso,l’acqua del divenire ancora nonconsapevol izza to , fo r se ;potrebbe essere il Nilo, il Gange,l’Eufrate…Spesso la prospettiva Guasti lasuggerisce col colore.E questi renaioli diventano ilsimbolo vivente non solo di unlavoro, ma di una visionepittorica che annuncia in modo –lento – ma inesorabi le ,l ’ i n g r e s s o d e l l ’ a r t i s t anell’astratto.

P i e ro de l l a F rancesca ,Mondrian.Nel dopoguerra il lavoro per irenaioli aumentò e divennei m p o s s i b i l e p e r l o r oproseguire a braccia; perciòfurono costretti a usare mezzimeccanizzati che causaronoanche incidenti mortali.Negli schizzi di Guasti èpresente un carro americano;infatti prima della guerra c’erail Guzzi a tre ruote, poi i carriamericani a quattro ruotemotrici. Si può immaginare lamole di lavoro.Tutto questodurò fino alla fine degli annicinquanta. L’alluvione del1966 portò con sé a mare tutti ibarchetti, pare salvo due o tre,che ancora oggi sono infunzione per giri turistici.

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Una Pagina

APRILE 2013

Tondi, quadrati, rettangoli

Andrea Bacci

To n d i , q u a d r a t i ,rettangoli.Orizzontali,verticali, inclinati.

Rossi, blu, verdi.Uno, cento, centomila segnalistradali, ogni giorno, ciricordano che abbiamo perso datempo il rispetto per le nostrecittà. Con il loro silenzio di lattainvadono monumenti, piazze,g i a r d i n i , i n q u i n a n o i lpaesaggio, offendono la“nostra” storia.Cifra dello sviluppo senzacuore, senza anima e rispetto diq u e s t a n o s t r a s o c i e t à ,rappresentano il nulla chel’uomo moderno è riuscito adaggiungere ai lasciti delpassato.In questo panorama, desolante,pochi uomini sono riusciti at r a c c i a r e u n p e r c o r s ocontrocorrente, ad incidere conil proprio lavoro sul tessutourbano con sensibilità, rispettoe misura, a percorrere il nuovoin continuità con l’antico, aprogettare luoghi simbolo delnostro tempo.Uomo dalle mani antiche,conoscitore della materia, conocchi ingenui di bambino,Marcello Guasti è riuscito, conle sue opere a scala urbana, adialogare con l’ambientecircostante, ad integrarvisi se illuogo esprimeva dei sentimenti,a modificarlo aggiungendovil’anima se lo stesso ne era privo.Marcello rende i luoghi urbanipossibili punti di incontro diuomini e donne in eternofrenetico movimento, ferma iltempo, stabilizza lo spazio, lod e f i n i s c e . C r e a q u a l i t àattraverso i numerosi valori chelo ispirano.

la sua opera dialogacon il contesto: una sensibilescelta della materia ci ricordagli accadimenti del posto comecon l’Albero dell’Universo diFigline Valdarno, inauguratoper il 150° dell’Unità D’Italia,dedicato ai caduti della primaguerra mondiale e di tutte leguerre, l’uso di materialimoderni aggiunge significati aluoghi desolati come con“Terra, Aria, Acqua, Fuoco”all’uscita dell’autostrada diFirenze Certosa, il ferro tagliatoal plasma entra in simbiosi conl’ambiente naturale come con IlVento e il suo Cipresso, aVentena,Arezzo.Il bronzo, il legno, il marmo, ilplexiglas, l’alluminio, ilp iombo, l ’an t imonio , i lcemento neutro, il cementocolorato attraverso le mani di

R i g o r e , o n e s t àintellettuale, generosità,determinazione, forzamessi a disposizionedel l ’az ione creat ivadeterminano l’ambiente,lo arricchiscono, loqualificano: in altreparole lo trasformano e lorendono riconoscibile ainostri occhi.

Sempre in scala con ciò checirconda

mm

Marcello finalmente riesconoad esprimere il potenziale che insé racchiudono e si riscattanodall’uso improprio a cui sonocostretti molto spesso da truppedi Architetti, Ingegneri eGeometri di poca sensibilità.

che recupera nell’azionecreativa in un eterno gioco diincastri e contrapposizioniproprio come quando in ungiardino individua una piantatipica e con rispetto la fa propriaper darle nuova collocazionenel suo orto a Terzano: luogomagico, espressione della suasemplicità ma simbolo della suacapacità di sperimentarerapporti ed equilibri noncomuni né scontati.Come in un campo assolato,arido, abbandonato, pieno disterpaglie e rovi, le primule, inarcisi, i papaveri ci ricordanoche tutto non è perduto, così leope re d i Marce l lo , ne lp a n o r a m a u r b a n o ,rappresentano l’immagine di unposs ib i l e r i s ca t to da l l amediocre gestione delle nostreCittà.

A t t r a v e r s o u n araffinata sensibilitàMarcello filtra gliimpulsi del mondoche lo circonda,s e d i m e n t a n e l l apropr ia memoriacolori, immagini,suoni, profumi

Il “Ritorno alla natura”di Marcello Guasti

Ri p e n s a n d o a l l aproduzione artistica diMarcello Guasti di

ques t i ann i r i t engo s iaappropriato definirla comefortemente segnata da “unritorno alla natura”. Anchesemplicemente scorrendo inomi che l’Artista ha impostoad alcune Sue opere, il richiamoad elementi naturali si impone.Penso subito alla magnificascultura-fontana

dove il cementoe il bronzo, nella loro statica epossente materialità, si sposanocon la leggerezza fluida em u t e v o l e d e l l ’ a c q u a ,r ea l i z zando una s in t e s iarmoniosa tra gli oppostielementi. Opera che, posta alcrocevia di più strade moltotrafficate, si offre al viaggiatorec o m e r i c h i a m o a d u n a

“Terra,Aria,Acqua, Fuoco”

Alida Cresti Rocco

necessaria ricomposizione conl’ordine degli elementi naturali.Lo stesso stimolo ci perviene daaltre opere, quali: il

, la, ,

l’ ,la ,l “ emolte altre ancora, così daribadire la presenza ricorrentedi simboli naturali nell’opera diquesto Artista che, nel gestoantico del plasmare, incidere,tagliare la materia si rivelamosso dall’urgenza di uncontinuo rinnovamento difratellanza con la Natura, segnodi una intimità certamente main e g a t a m a o r a p i ùorgogliosamente rivendicata.Se negli anni lontani dellapittura di Marcello Guasti, diquella pittura che abbiamo

“Sole sullafontana” “Piramide delSasso” “ Dal Mare al Bosco”

”Ulivo sotto l’Arcobaleno”“Luna sopra il Cipresso”

”Albero dell’Universo

avuto il privilegio di potern u o v a m e n t e a m m i r a r er e c e n t e m e n t e , v e n i v arappresentato il mondo deglistrumenti dell’uomo “faber”,oggetti che aggredivano lamateria per piegarla a forme eutilizzo totalmente umani, oggiil recupero in piccole sculture di“incidenti naturali”, quali radici,sassi, frammenti di scorzad’albero, o altro, non sonoespressione di un astuto, se purpiacevole, gioco combinatorio,ma si rivelano come il risultatodi uno sguardo, davvero mossoda “intelletto d’amore”, che“riconosce” nel frammento laforma totale pensata e a lungocercata.Il legame tra uomo enatura si esplica ancora piùchiaramente nel costanterichiamo della forma-figuradell’albero, dato che da sempre

l’albero, espressione della vita,ha significato una comunanzaprimordiale con il destinoumano, rivendicando unariunificazione necessaria traalto e basso, tra cielo e terra, tram a s c h i l e e f e m m i n i l e ,rivelandosi anche simbolovivente dello scorrere deltempo nel carattere ciclico deiritmi cosmici di morte erigenerazione nell’alternarsidelle sue fasi di fioritura e dispol iazione.Tut tavia , sepossiamo parlare di “ritornoalla natura” per questo Artista,schivo nel suo definirsi“ a r t i s t a - a r t i g i a n o ” m aintimamente e profondamenteconscio dell’imprescindibilenecessità del passaggio dalpuro pensare, immaginare, al“fare” con le proprie mani, nonsi tratta, tuttavia, né del fruttodi un mero lirismo romantico,né del ritorno ad un presuntoarcaicismo figurativo bensìespressione di un sapienzialedialogo tra Uomo e Natura,mediante il quale l’artista si faconsapevole portatore dellacapacità, propria all’uomo, di“nominare” e di imprimere unsegno della propria presenzanella materia altrimenti muta.Così, a chiudere questa breveriflessione sull’opera diMarcello Guasti, incontriamo isuoi “alberi-libro”, vere“pagine” di legno o di metallodove la parola incisa rivendicauna contaminazione vitale tranatura e cultura non piùcontrapposti e ostili, mareciprocamente interroganti. Ecome non emozionarci, quindi,davanti ai ceppi del

che cantanonuova vita grazie alle parole digrandi poeti impresse nellaloro polpa lignea, o davantia l l ’ a l b e r o - m e m o r i a(“ ”) diFigline Valdarno che nega lavergogna dell’oblio in queinomi inscritti nelle sue frondedi bronzo?

Parcodella Sterpaia

L’Albero dell’Universo

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UNA PAGINA è pubblicato da La Macina di San Cresci

Una Pagina

APRILE 2013

MarcelloLucilla Saccà

Tutto il lavoro di MarcelloGuasti nasce da un radicale statodi necessità; un bisognointeriore sincero e inarrestabileche lo ha reso autonomo e inalcuni casi lontano da alcunecorrenti artistiche e da certirinnovamenti del linguaggio,che hanno caratterizzato ild i b a t t i t o d e l s e c o n d odopoguerra. “Un cane sciolto”,come lui stesso si definisce, cheha intrapreso il proprio camminoin gioiosa solitudine.Così in quegli anni sessanta, chevedono in tutti i paesi di culturaoccidentale prima una presa didistanza, poi il superamentodella stagione informale e infinel’approdo ad una nuovafigurazione, Guasti persegueun’indagine opposta. In pienoclima di quel così detto “ritornoalla figurazione”, che poitrionferà nella Pop, sente ilb i s o g n o d i l i b e r a r s idall’impianto formale che avevaamato in precedenza e da queiperimetri, che quelle formeavevano delimitato coni m p l a c a b i l e s t r u t t u r adisegnativa. Desidera indagareuna situazione emotiva fluida evibrante, vuole “dipingere ilfumo”, qualcosa che è di per sestesso impalpabile e che puòlibrarsi leggero verso l’alto e poisente il richiamo dell’acquairrequieta e adattabile a infinitinuovi percorsi.

Scultura n.1 59-60 si apre nellospazio con i suoi elementi diacero bruciato; Scultura n. 4 62-63 è in legno di mogano e sisviluppa sensibile in orizzontale,con piani frementi segnati dallaluce ; Scultura n.1-62 unisce alcemento grigio, il bronzo e ilferro e presenta una struttura piùintima di impianto gemmiforme.Poi verso la metà degli annisessanta la necessità dell’anticoimpianto disegnativo tornaimpellente a farsi sentire e ilrigore che era stato proprio deltema dei renaioli, che tanto

Anche la scelta deimateriali è libera edisinibita; utilizza ilc e m e n t o i n v a r i egradazioni cromatiche, lap i e t ra , l ’an t imonio ,l’alluminio e gli smalti ealla pratica tradizionaledella fusione in bronzo,alterna il lavoro dellegno, che incide consegni profondi.

devono alla tradizione etrusca,r i a p p a r e c o n s o l u z i o n iassolutamente nuove. Oral’artista scansiona le forme in unordine rigoroso, in un assolutogeometrico e organizza gli spazicon una disciplina progettualeche si inserisce con forza nelterritorio. Segnale del ‘67, inpietra arenaria boema, veromicrocosmo nel microcosmo sierge potente nel Parco di Horicea Praga; a Firenze il Monumentoin memoria dei 38 Partigianicaduti a Pian d’albero (’70)domina il cielo con implacabiledisciplina; la Scultura nella cittàall’interno dell’ovale (‘76) aPesaro si organizza secondo unapotente energia centripeta.Difficile sapere se questopersonalissimo allontanamento

da un’ emotività di stampoinformale sia dovuto più alrichiamo di un ritrovato e piùtranquillo equilibrio o allanecessità di mettersi piùdirettamente in rapporto con ilterritorio, ma è certo che daquesto momento i progettiscultorei inseriti nell’ambientesi presentano come una costante.D'altronde il desiderio di darevi ta a nuovi s i s temi diorganizzazione spaziale, veri epropri universi cosmologici a sestanti, è stato una costante nelladimensione dell’arte e haassunto nel tempo varie forme eproposte. Le tavole della CittàNuova di Sant’Elia propongonoaccanto all’uso del cementoarmato e del ferro, quello delvetro e del cartone e di tutti queisurrogati del legno adatti ar e a l i z z a r e i l m a s s i m odell’elasticità e della leggerezza;q u e l l e l i n e e d i f u g aa v v e n i r i s t i c h e e s i c u r epresen tano lo s forzo d iarmonizzare con libertà eaudacia, l'ambiente con l'uomo evogliono rendere il mondo dellecose una proiezione diretta delmondo dello spirito. Nellaf a v o l a d i q u e l v i a g g i oimmaginario dentro l’umanità,intrapreso lungo una rivissutaVia della Seta, Le città invisibilidi Calvino descrivono lacomplessità, il disordine, lasorpresa della realtà, una realtàche perde la sua concretezza, chediventa fluida e puramente

mentale. Quelle prospettiveingannevoli dominate da regoleassurde, res t i tu iscono lametafora di un’idea di città, chenon è ne identificabile, nericonoscibile. Anche questaproduzione scultorea di Guastipuò ricondurre all’idea di unac i t t à i m m a g i n a r i a n o nriconoscibile e fantastica, ma ilsuo messaggio è più positivo.Qua e là si accendono i baglioridi diversi materiali riflettenti, ilp l e x i g l a s , l ’ a l l u m i n i overniciato, l’acciaio inoxalternati come gemme allepotenti superfici di cemento. Leloro superfici, vibranti e la loroluce conducono lo sguardo fuoridal piano della scultura versospazi più aperti e più alti; sono latestimonianza di una ricerca chegià indica un interesse nuovo,quello per altri universi,misteriosi e sempre incombenti,capaci di aprirsi verso una nuovaindagine di organizzazionespaziale.