Una pagina_Incontri d'arte

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La Macina di San Cresci www.chianticom.com Pieve di San Cresci 1 50022 Greve in Chianti (FI) Italy Tel. 055 8544793 Residenza per Artisti Una Pagina Una pagina è un’idea di Duccio Trassinelli e Demetria Verduci arte design ambiente È più di una residenza, è un luogo di incontro e scambio tra artisti di vari paesi Situata all’interno del complesso restaurato della pieve di San Cresci, che domina la valle di Greve in Chianti, La Macina di San Cresci nasce come un’opportunità di incontro, confronto e scambio internazionale. Un soggiorno esclusivo, dedicato solo agli artisti: per partecipare a questa esperienza è infatti necessario presentare il proprio progetto che verrà selezionato tra tutti quelli candidati. Ma non solo. Vivere e lavorare in questo luogo è ideale per l’artista: si può godere di meravigliosi paesaggi, tranquillità e contemporaneamente essere a contatto con la ricca cultura storica ed architettonica della Toscana esplorando i dintorni, che abbondano di luoghi di grande importanza storica e naturalistica come Gaville, il Museo di arte contadina, Tavarnelle, Badia a Passignano. La residenza per artisti consiste di un soggiorno da una settimana a tre mesi; il periodo è stabilito in base al personale progetto presentato dall’artista ed include, quando presenti in concomitanza, la partecipazione ai workshop di varie discipline. L’artista porterà avanti il suo lavoro in modo indipendente nello studio che rimarrà a sua disposizione, o insieme ad artisti di altri paesi, interagendo con loro e sviluppando idee comuni sull’arte e la cultura contemporanea. Tra le discipline comprese ci sono le arti visive, la scultura e la letteratura. La Macina di San Cresci è membro di Res Artis, Associazione Internazionale di Residenze per Artisti fondata in Olanda nel 1993, il più numeroso network di residenze con i suoi oltre 300 membri attraverso tutti i continenti. Le residenze per artisti sono ancora assai rare in Italia , sebbene siano esperienze preziose di studio, informazione e interazione. In altri paesi europei invece - e del mondo in generale - queste strutture sono una realtà già da diverso tempo. Uno degli esempi più noti è il DAAD di Berlino che esiste oramai da oltre quarant’anni ed offre uno dei più ambiti programmi di residenza per artisti di tutto il mondo. Obiettivo del programma residenziale è quello di dare vita ad una piattaforma per la creazione individuale, ma anche collettiva, offrendo agli artisti internazionali nuove opportunità di incontro. Il progetto della Macina di San Cresci nasce in risposta alla tendenza verso un nomadismo culturale che coinvolge il nostro momento storico, per dar vita ad un’esperienza esclusiva destinata ad imprimersi e durare nel tempo. Localizzata a Greve in Chianti, La Macina di San Cresci, abitazione e laboratorio per artisti e curatori dall’estero, si prefigura come una realtà assolutamente nuova per questo contesto territoriale, un progetto a lungo termine che intende sviluppare una reciprocità tra realtà locale, nazionale ed internazionale attraverso il coinvolgimento e il dialogo con istituzioni straniere pubbliche e private. A partire da questi presupposti la Macina di San Cresci si propone come valore aggiunto sul territorio e intende fornire al bacino culturale locale un’opportunità di scambio con il sistema internazionale dell’arte. Contenitore e contenuto del progetto è la dimensione intima e domestica di una casa, un’abitazione, un luogo che conserva le tracce del proprio vissuto ma che al tempo stesso è punto di passaggio, costantemente in trasformazione. In questi spazi si alternano e convivono artisti e critici per realizzare progetti proposti ad hoc per l’esperienza di permanenza. L’intento è quello di creare un vero laboratorio in cui confluiscano e si sviluppino le ricerche più attuali in ambito visivo, artistico e critico, coinvolgendo costantemente addetti ai lavori e pubblico ad interagire con gli ospiti. La Macina di San Cresci è uno spazio multidisciplinare, che propone mostre, incontri e dibattiti, performance, concerti, presentazioni, laboratori, pubblicazioni. È un luogo informale in cui gli artisti possono sperimentare, verificare e misurarsi con il proprio lavoro e con il pubblico. Incontri d’arte a Greve in Chianti due giorni dedicati a pittura, letteratura, design Il centro culturale E’ La Macina di San Cresci, nome dovuto all’antica macina per l’olio ancora presente all’interno dello spazio restaurato ed oggi adibito a centro culturale e residenza per artisti. 8 giugno 2013 Anno 3 n. 3 La Biblioteca di Nicola Terracciano Greve in Chianti, che ha 14.00 abitanti su un territorio tra i più vasti d’Italia, di 169 kmq, superiori ad es. alla stessa Napoli, che ne ha 119 kmq, ha costanti flussi turistici nazionali e internazionali (un milione di presenze all’anno), con una natura protetta, amata e valorizzata, che agevola lo sviluppo di una operosità quotidiana a tutti i livelli, con occupazione, sviluppo, civiltà di rapporti, integrazione degli immigrati, iniziative civili e culturali, preziose in questi tempi cupi per la cultura, di risparmi fatti masochisticamente sulla cultura, sulla ricerca, sulla scuola, sull’Università, o di stordimenti dei mezzi di comunicazione di massa o con iniziative fatue e superficiali. Una delle imprese civili di Greve in Chianti è stata la inaugurazione il 1 maggio 2013 della nuova biblioteca, costata un milione e duecentomila euro con contributi della Regione Toscana e del Comune. Un'opera bella e funzionale, con tutti i servizi moderni, nel cuore del centro storico, che ne trae quindi nuova luce. La cittadina aveva già una sua distinta biblioteca sita in uno dei palazzi comunali più estetici della città, che ora diverrà sede di incontri culturali e dell’Associazione Amici della Biblioteca, garantendo così sostegno, forza e presenza alla presentazione dei libri (si parla di circa trecento persone nelle occasioni importanti). Ho avuto il piacere e l'onore di assistere alla cerimonia di inaugurazione ed il sindaco della cittadina, Alberto Bencistà, operoso, esperto, sapiente amministratore, già consigliere e assessore della Regione Toscana (che ho conosciuto l’anno scorso a Parete, provincia di Caserta, mia cittadina natale, per un gemellaggio di prodotti tipici), con cortesia ha voluto che prendessi brevemente la parola. La cittadina di Greve in Chianti ha scoperto e permette a chi la visita di assaporare il gusto, il piacere del vivere, della distensione nella vasta, bella natura, umanizzata nei secoli dalla laboriosità contadina e dalla gestione in mezzadria della terra, abbinandole alle emozioni dei beni culturali disseminati nel centro storico e nei borghi. Il vino noto in tutti il mondo, da assaporare nella sue varietà nei vari borghi , l’olio, i salumi e tanti altri prodotti genuini fanno di questa cittadina e del suo territorio un luogo obbligato per chi ha il desiderio di uscire dalla vita frenetica attuale e dai sapori standardizzati dei supermercati. Laboriosità, senso estetico quasi innato, serietà, buona e sapiente amministrazione, rispetto e civiltà di rapporti, apertura a tutto ciò che può arricchire di progresso la cittadina sono i segreti, che fanno di questo raro angolo della cara, spesso amara (specialmente nel Sud) Italia, una delle sue perle. Essa è legata storicamente ai grandi navigatoriAmerigo Vespucci (vi è una casa che lo richiama in un borgo vicino al centro storico) e Giovanni da Verrazzano (la cui statua troneggia nel centro dell’ampia, caratteristica piazza triangolare di Greve in Chianti, piazza Matteotti), scopritore della Baia di New York nel 1524, al quale è stato intestato il grande ponte sospeso, dal quale parte la famosa maratona. Greve in Chianti è città programmaticamente slow, di ritmi di vita lenti e di sapori genuini, di distensione nella bella natura, con percorsi pedonali e con bicicletta, con colline ricamate di viti, olivi, ingentilite dai caratteristici, slanciati, eleganti cipressi toscani.” Comune di Greve in Chianti La Macina di San Cresci

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Pittura: Armonia di colori, le magie di Alfredo Correani. Letteratura: Presentazione del libro Firenze giorno per giorno di Eugenio Giani Design: Lights & Lights , le luci di Duccio Trassinelli al MoMA, Centre Pompidou e Vitra Design Museum

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La Macina di San Cresci

www.chianticom.com

Pieve di San Cresci 150022 Greve in Chianti (FI)ItalyTel. 055 8544793

Residenza perArtisti

Una PaginaUna pagina è un’idea di Duccio Trassinelli e Demetria Verduci

artedesign

ambiente

È più di una residenza, è un luogo di incontro e scambio tra artisti di vari paesiSituata all’interno del complesso restaurato della pieve di San Cresci, che domina la valle di Greve inChianti, La Macina di San Cresci nasce come un’opportunità di incontro, confronto e scambiointernazionale. Un soggiorno esclusivo, dedicato solo agli artisti: per partecipare a questa esperienza èinfatti necessario presentare il proprio progetto che verrà selezionato tra tutti quelli candidati. Ma nonsolo. Vivere e lavorare in questo luogo è ideale per l’artista: si può godere di meravigliosi paesaggi,tranquillità e contemporaneamente essere a contatto con la ricca cultura storica ed architettonica dellaToscana esplorando i dintorni, che abbondano di luoghi di grande importanza storica e naturalisticacome Gaville, il Museo di arte contadina, Tavarnelle, Badia a Passignano.La residenza per artisti consiste di un soggiorno da una settimana a tre mesi; il periodo è stabilito inbase al personale progetto presentato dall’artista ed include, quando presenti in concomitanza, lapartecipazione ai workshop di varie discipline. L’artista porterà avanti il suo lavoro in modoindipendente nello studio che rimarrà a sua disposizione, o insieme ad artisti di altri paesi, interagendocon loro e sviluppando idee comuni sull’arte e la cultura contemporanea. Tra le discipline comprese cisono le arti visive, la scultura e la letteratura. La Macina di San Cresci è membro di Res Artis,Associazione Internazionale di Residenze per Artisti fondata in Olanda nel 1993, il più numerosonetwork di residenze con i suoi oltre 300 membri attraverso tutti i continenti. Le residenze per artistisono ancora assai rare in Italia , sebbene siano esperienze preziose di studio, informazione einterazione. In altri paesi europei invece - e del mondo in generale - queste strutture sono una realtà giàda diverso tempo. Uno degli esempi più noti è il DAAD di Berlino che esiste oramai da oltrequarant’anni ed offre uno dei più ambiti programmi di residenza per artisti di tutto il mondo. Obiettivodel programma residenziale è quello di dare vita ad una piattaforma per la creazione individuale, maanche collettiva, offrendo agli artisti internazionali nuove opportunità di incontro.

Il progetto della Macina di San Cresci nasce in risposta alla tendenza verso un nomadismo culturaleche coinvolge il nostro momento storico, per dar vita ad un’esperienza esclusiva destinata adimprimersi e durare nel tempo. Localizzata a Greve in Chianti, La Macina di San Cresci, abitazione elaboratorio per artisti e curatori dall’estero, si prefigura come una realtà assolutamente nuova perquesto contesto territoriale, un progetto a lungo termine che intende sviluppare una reciprocità trarealtà locale, nazionale ed internazionale attraverso il coinvolgimento e il dialogo con istituzionistraniere pubbliche e private.Apartire da questi presupposti la Macina di San Cresci si propone come valore aggiunto sul territorio eintende fornire al bacino culturale locale un’opportunità di scambio con il sistema internazionaledell’arte.Contenitore e contenuto del progetto è la dimensione intima e domestica di una casa, un’abitazione, unluogo che conserva le tracce del proprio vissuto ma che al tempo stesso è punto di passaggio,costantemente in trasformazione. In questi spazi si alternano e convivono artisti e critici per realizzareprogetti proposti ad hoc per l’esperienza di permanenza. L’intento è quello di creare un verolaboratorio in cui confluiscano e si sviluppino le ricerche più attuali in ambito visivo, artistico ecritico, coinvolgendo costantemente addetti ai lavori e pubblico ad interagire con gli ospiti. La Macinadi San Cresci è uno spazio multidisciplinare, che propone mostre, incontri e dibattiti, performance,concerti, presentazioni, laboratori, pubblicazioni. È un luogo informale in cui gli artisti possonosperimentare, verificare e misurarsi con il proprio lavoro e con il pubblico.

Incontri d’artea Greve in Chianti due giorni dedicati a pittura, letteratura, design

Il centro culturale

E’ La Macina di San Cresci, nome dovuto all’antica macina per l’olio ancora presente all’internodello spazio restaurato ed oggi adibito a centro culturale e residenza per artisti.

8 giugno 2013Anno 3 n. 3

La Bibliotecadi Nicola Terracciano

Greve in Chianti, che ha 14.00 abitanti su un territorio tra i più vasti d’Italia, di 169 kmq, superiori ades. alla stessa Napoli, che ne ha 119 kmq, ha costanti flussi turistici nazionali e internazionali (unmilione di presenze all’anno), con una natura protetta, amata e valorizzata, che agevola lo sviluppo diuna operosità quotidiana a tutti i livelli, con occupazione, sviluppo, civiltà di rapporti, integrazionedegli immigrati, iniziative civili e culturali, preziose in questi tempi cupi per la cultura, di risparmifatti masochisticamente sulla cultura, sulla ricerca, sulla scuola, sull’Università, o di stordimenti deimezzi di comunicazione di massa o con iniziative fatue e superficiali. Una delle imprese civili diGreve in Chianti è stata la inaugurazione il 1 maggio 2013 della nuova biblioteca, costata un milione eduecentomila euro con contributi della Regione Toscana e del Comune. Un'opera bella e funzionale,con tutti i servizi moderni, nel cuore del centro storico, che ne trae quindi nuova luce. La cittadinaaveva già una sua distinta biblioteca sita in uno dei palazzi comunali più estetici della città, che oradiverrà sede di incontri culturali e dell’Associazione Amici della Biblioteca, garantendo cosìsostegno, forza e presenza alla presentazione dei libri (si parla di circa trecento persone nelleoccasioni importanti). Ho avuto il piacere e l'onore di assistere alla cerimonia di inaugurazione ed ilsindaco della cittadina,Alberto Bencistà, operoso, esperto, sapiente amministratore, già consigliere eassessore della Regione Toscana (che ho conosciuto l’anno scorso a Parete, provincia di Caserta, miacittadina natale, per un gemellaggio di prodotti tipici), con cortesia ha voluto che prendessibrevemente la parola. La cittadina di Greve in Chianti ha scoperto e permette a chi la visita diassaporare il gusto, il piacere del vivere, della distensione nella vasta, bella natura, umanizzata neisecoli dalla laboriosità contadina e dalla gestione in mezzadria della terra, abbinandole alle emozionidei beni culturali disseminati nel centro storico e nei borghi. Il vino noto in tutti il mondo, daassaporare nella sue varietà nei vari borghi , l’olio, i salumi e tanti altri prodotti genuini fanno diquesta cittadina e del suo territorio un luogo obbligato per chi ha il desiderio di uscire dalla vitafrenetica attuale e dai sapori standardizzati dei supermercati.Laboriosità, senso estetico quasi innato, serietà, buona e sapiente amministrazione, rispetto e civiltàdi rapporti, apertura a tutto ciò che può arricchire di progresso la cittadina sono i segreti, che fanno diquesto raro angolo della cara, spesso amara (specialmente nel Sud) Italia, una delle sue perle.Essa è legata storicamente ai grandi navigatoriAmerigo Vespucci (vi è una casa che lo richiama in unborgo vicino al centro storico) e Giovanni da Verrazzano (la cui statua troneggia nel centrodell’ampia, caratteristica piazza triangolare di Greve in Chianti, piazza Matteotti), scopritore dellaBaia di New York nel 1524, al quale è stato intestato il grande ponte sospeso, dal quale parte lafamosa maratona. Greve in Chianti è città programmaticamente slow, di ritmi di vita lenti e di saporigenuini, di distensione nella bella natura, con percorsi pedonali e con bicicletta, con colline ricamatedi viti, olivi, ingentilite dai caratteristici, slanciati, eleganti cipressi toscani.”

Comune diGreve in Chianti

La Macina di San Cresci

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IL TEMA

HANNO DETTO

LA MATERIA

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Una Pagina

Armonia di colorile magie di Alfredo Correani

Alfredo Correani vive e lavora a Greve in Chianti. Ha studiato all’Istituto d’Arte di Porta Romana doveè stato allievo del prof. Renzo Grazzini dal quale ha acquisito, oltre alla magia dei colori (viola, verde edocra), anche la tecnica dell’affresco.Ha frequentato, inoltre, la Piccola Accademia Lo Sprone con il prof. Francesco Messina e la ScuolaLibera del Nudo all’Accademia delle Belle Arti di Firenze. La sua prima personale risale al 2000 inoccasione della rievocazione storica del venerdì Santo a Grassina. E’ inserito nell’antologia Pittori escultori toscani del terzo millennio (Bastogi editore).Molti i riconoscimenti e premi ricevuti.Fa parte del Consiglio Direttivo del Centro d’Arte Modigliani. Su di lui hanno scritto: Sonia Salsi,Eleonora d’Aquino, Mario Mazzoni (Pegaso), Roberto Cellini, Federico Napoli, Lia Bronzi, Roberta

Degl’Innocenti.

…(…)…Una pittura, quella di Alfredo Correani, che mantienesempre un tono gentile, pacato, nella compostezza dei borghi cherivelano un sapore di antica armonia, nel rigore della memoria chesi fa luce ed ombra, nei profili delle case, nel verde che riposa, nellamacchie di colore che frantumano il silenzio. Tutto è colore tenue,discreto, una gentilezza da assaporare in quelle sfumature del violae nel passo leggero del bianco che illumina i paesaggi invernali.Nell’avvicendarsi delle stagioni dove dimora il tempo.La pittura di Alfredo Correani è pittura dalla quale lasciarsicullare, evocandone gli attimi sospesi nella grazia che accompagnai colori, nel suo immaginario che filtra il reale e lo confonde conatmosfere sognate. E l’uomo, quasi mai visibile nei quadri? Ilpittore è come se ne esprimesse la vita attraverso i fiori, lacampagna, la cura degli orti, lo sguardo delle case dalle qualitrapela un mormorio sommesso, l’intuizione del tempo, dell’operadell’uomo e delle stagioni.Dei suoi colori il più importante è il viola. Se guardiamoattentamente lo troviamo in ogni quadro: nei muri delle case, soprai rami degli alberi, nel cielo incantato della Certosa o in quello checonforta la vigna d’inverno. Questi colori, che non sono maiassoluti, compongono un puzzle di luci soffuse, accompagnano ilpittore, presenze discrete, a illuminarne il viaggio.

E’ pittura intrinsecamente attraente in quanto spontanea, questadi Alfredo Correani, tutta svolta nell’idealizzazione della realtà,affidata all’eternità dell’umano quale riflesso di una idealebellezza e sempre in una logica di dialogo con la natura e i suoicicli ed i suoi eventi temporali, con la quale custodire la sostanzadi uno stesso tripudio. L’artista, infatti sa ben riprodurre non solola realtà, ma anche il prototipo di essa dal punto di vista ideale, cuila realtà stessa sembra ispirarsi, nella riaffermazione della suafenomenologia e, come dice Oscar Wilde: “L’arte vince la naturastessa”, così Correani, con la sua fantasia ed intrinseca poesia,abbraccia un campo molto più ampio di quello offerto dalla suastessa vita, facendo così del linguaggio dell’arte un’espressionepersonale della visione del mondo, più lirica e bucolica, conmessaggio estetico e sociale di comunicazione ecologica.Pensiamo, ad esempio, al grande pannello verticale dal titoloriproducente un ambiente familiare ed agreste, dove l’uso dellospazio è al servizio della narrazione, mentre l’incombenza fisicadella figura femminile avvolta in un dominante delicato viola,sbalza in avanti, in compatta saldatura con i volumi,preannunciando una epica familiare, rafforzata dalla presenza didue cani, rassicuranti ed innamorati e di una gialla mimosa,simbolo di fertilità ed immortalità, il tutto in una straordinariastesura grandeggiante, mentre l’audacia dei controluce con leombre ed i riverberi sonori, conferiscono alla composizione unavita che sembra irrompere con tutti i suoi affetti nella nostra.Sempre con quel fare modulato dal contorno ci appaiono le vitidipinte con viola ireos al pedano, esprimenti lo “spiritus”toscano, come la vigna ripresa nelle sue quattro stagioni, chevanno a definire un rapporto simbiotico non solo conl’individualità dell’artista, ma anche i valori che essa esercita,mentre il colore saldo, da intimismo bonnardiano, direi, è forterichiamo al nutrimento terrestre, come il vino del Chianti merita.Altrettanto si può dire delle vedute paesaggistiche, sia dei piccoliinsediamenti, come quelle delle città d’arte: Firenze, appunto, purfissati alla mistica del quotidiano, che al contempo diviene eterno,poiché l’interiorizzazione del repertorio poetico del pittore,provoca la rarefazione del tessuto pittorico cosicchè le immagini,colte nella loro fragranza esistenziale, divengono essenza che vadritta all’anima delle cose, secondo una temporalità che conoscele complici intermittenze del cuore e si fa cifra di una affermazioneperentoria di vita. Alludiamo alle opere riproducenti le chiese diSanto Spirito, san Miniato al Monte e il Ponte Vecchio di Firenze,dipinte con infinite “nuances” che oltre al viola d’amore, al violadel ricordo e al viola del pudore, contengono e si addensano inesse infinite policromie in varie sfumature, a sigillare la bellezzafiorentina percepita e la sensazione pensata, con spunti diriflessione ai quali essa invita, in quanto espressione e ritrattod’anima. Più paniche e tangibili ci appaiono le opere cheriproducono La Certosa, Greve e Montefioralle dove l’ambienteagreste amato e dipinto da Correani presenta caratteristiche chelo rendono individuabile ed esprimente sostanza di poesia che èWeltanschaung su una resa felice di linee e colori nei

confronti della vita, fortemente ed emotivamente avvertita per laparte rivolta al suo carattere cosmico. Comunque c’è da dire che neisoggetti religiosi, le opere ci paiono più rarefatte, poiché in esse,anche se si avverte il senso del transitorio con la sua ineluttabilità,l’insieme architettonico è fissato in modo tale da essere sottrattoall’effimero per assumere sembianze d’eterno, mentre al contempoavvertiamo, nel pittore, una coscienza colma di religiosità, qualeappropriazione di alcuni modi di stile più ascensionali. Un’arte,quindi, che in forme e modi diversi propone la fusione, in sintesi, dielementi della percezione sensoriale con gli elementi spirituali e,pur essendo descrittiva riesce, attraverso connessioni analogiche, adivenire evocativa di stati d’animo, secondo un naturalismostrutturale che si fonda sull’organizzazione prospettiva dellospazio, all’interno del quale tutto si coordina e subordina all’unitàdell’opera. E se consideriamo di trovarci in un momento disperimentazione, per forme e strumenti etereogenei taloraincomprensibili, una pittura serenante e comprensiva di piacevolimessaggi estetici, non può che far bene all’anima e al cuore delfruitore.

...La ben calibrata seriedelle quattro stagioni, chescandiscono con il lororitmo sempre uguale imomenti della fatica edell’amore...

Federico Napoli

Lights & Lightsle luci di Duccio Trassinelli

al MoMa, Centre Pompidou e Vitra Design Museum

di Roberta Degl’Innocenti

Meraviglie di Toscana

De Rerum Naturadi Lia Bronzi

Tra gli oggetti di uso quotidiano la lampada si distingue per la sua doppia personalità: oggettodecorativo quando è spenta, si trasforma, quand’è accesa per l’effetto soprannaturale della luce. E’perciò facile capire come, alla fine degli anni sessanta, in una società in fermento quale quella,quando il design volle scoprire nuovi linguaggi e metodologie, la lampada sia divenuta una sfidairresistibile per ogni creatore, artista o designer.(Fulvio Ferrari, Luce : lampade 1968-1973)Duccio Trassinelli, fondatore dello StudioARDITI, è importante interprete di quel momento storico.La PRIMSAR è il risultato tecnico-formale dell’essere mutante della lampada: spenta è unospecchio, in forza dei suoi lati in Mirropane, accesa riflette, diffonde, inganna e sprigiona luce. Fuuno dei primi a sperimentare la bassa tensione e partendo dal materiale dare forma all’oggetto , comenel caso della BT1 realizzata con fili d’acciaio, calamite e lampadine d’auto. La lampada PONTE adarco completo è regolabile in altezza e larghezza mediante lo spostamento delle basi in marmo . Iglobi-luce in Lexan possono scorrere lungo tutta la lunghezza dell’arco.Il design autoprodotto e la realizzazione di pezzi unici o edizioni limitate è la strada attualmenteintrapresa da Duccio Trassinelli con la collezione di “oggetti illuminanti”, tra arte e design. Alcunipezzi nascono da schizzi, studi e prototipi degli anni ’70, e propone lampade che non soloilluminano, ma giocano con le superfici e lo spazio. Giocare con la luce fa diventare l’oggetto che lagenera elemento determinante dell’ambiente, ma anche il tipo di luce. Dalla candela allo xeno, dalfuoco al led.Da qui la sua continua ricerca di forme, tecnologie e materiali e la creazione delle nuove opere.

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Una Pagina

Firenze giorno per giornoDa Capodanno a San Silvestro uno straordinario almanacco

Un ritratto inedito della Cittànel libro di Eugenio Giani

Eugenio Giani ha una autentica passione per Firenze. La suaconoscenza della storia della città, delle sue curiosità come degliepisodi fondamentali è pari a quella del presente di Firenze, dellepersone che la popolano e della vita che si svolge quotidianamenteall’ombra del cupolone. La sua attenzione ai dettagli cittadini, la curaper ciò che avviene e la sua presenza, da oltre vent’anni, nellevicende amministrative cittadine sempre in ruoli di spicco ne fannouna colonna portante della storia sociale e politica di questa città.Dunque chi meglio di lui avrebbe potuto inanellare un almanaccocome questo, in grado di raccontare giorno per giorno l’essenza diFirenze? Da Lorenzo il Magnifico, tappa obbligata e perfetto incipitdel volume, all’emanazione degli Ordinamenti di giustizia, dallainaugurazione della prima stazione radiofonica locale all’eccidio dipiazza Tasso, dalla rinascita della Fiorentina come Florentia violaalla battaglia diAnghiari, Eugenio compone un mosaico dettagliato etrionfale della nostra città e individua i momenti che meglio riesconoa trasmetterne l’essenza, soprattutto da un punto di vista sociale. Glisiamo grati per questo lavoro di attenta cucitura della storiaattraverso gli episodi: ne emerge una Firenze fatta di persone, diindividui che contribuiscono ciascuno a suo modo a creare ilracconto di una grande collettività. E in questo Eugenio Giani riescea trasmettere esattamente il senso e l’orgoglio di ciò che siamo: unpopolo unito, capace di genio straordinario che non è singolo manasce dalla comunità e si nutre della splendida grandezza che sirespira tutti i giorni per le strade, i mercati e i palazzi di Firenze.

Eugenio Giani è nato il 30 giugno 1959 ed è laureato inGiurisprudenza all’Università di Firenze.Impegnato in Palazzo Vecchio dal 1990 ad oggi è stato Assessoredal 1993 al 1995 nella giunta del Sindaco Giorgio Morales e dal1999 al 2009 con il Sindaco Leonardo Domenici. Dal 2009 ad oggiè Presidente del Consiglio Comunale di Firenze.Fra le deleghe avute da assessore va ricordato il senso di particolareimpegno sui temi della storia della città nei momenti in cui è statodelegato dal Sindaco per le Tradizioni Popolari, la Toponomastica,lo Sport, le Relazioni Internazionali ed i Gemellaggi, per alcunimesi direttamente la Cultura.Dal febbraio di quest’anno è Consigliere Regionale nellaAssemblea elettiva della Toscana. Nel tempo ha svolto variincarichi al vertice di istituzioni culturali come la Casa Buonarroti,il Museo dei Ragazzi in Palazzo Vecchio, il Museo Stibbert, laFederazione Italiana Giochi Storici, o Presidente di istituzionesportiva come il Coni Provinciale. E’ autore di numerosi saggi earticoli su vari argomenti di carattere culturale e sportivo Tra i libriin particolare si ricorda “Firenze e la Fiorentina” con il qualel’autore ci conduce ad un’inedita carrellata delle vicende che lovidero protagonista nei momenti critici del Club Viola culminaticon il fallimento del 2002 e la ricostruzione della società. Inoltre ilvolume “Festività Fiorentine”, insieme a Luciano Artusi e AnitaValentini ove si approfondisce il significato delle principalirievocazioni storiche pubbliche della città, il testo introduttivo al“Il Corteo della Repubblica Fiorentina” con Luca Giannelli, ed inultimo il libro su “Il centocinquantesimo anniversario delplebiscito in Toscana per l’unità d’Italia” (11-12 Marzo 1860)coautore conAnita Valentini.

Recensioni

Il Reporter, 01/02/2012

Ciro Becchimanzi

Fa il politico e presiede il Coni provinciale, mala sua vera passioneè Firenze. La sua storia, la sua cultura e i suoi personaggi,innanzitutto. Parliamo di Eugenio Giani, presidente del Consigliocomunale e consigliere regionale, ma questa volta lo facciamoscrivendo del suo ultimo libro: Firenze giorno per giorno. Edito daSarnus, il volume si presenta come un vero e proprio scrigno dellamemoria, un viaggio attraverso il calendario (da Capodanno a SanSilvestro) che raccoglie un’appassionata ricerca storica di episodi epersonaggi, piccoli e grandi, che hanno fatto la storia della città.Dalla nascita di Lorenzo il Magnifico ai giorni dell’alluvione, dallegrandi battaglie al primo scudetto della Fiorentina, dal martirio diSan Miniato alla Congiura dei Pazzi, Giani ci accoglie nella suamacchina del tempo e ci mostra una Firenze a tratti inedita, fatta dicelebrità, tradizioni e uomini e donne che hanno intrecciato le lorovite con il destino della città. Un almanacco tutto da sfogliare,ritrovando ricordi scolastici o meravigliandosi per episodisconosciuti. Un intreccio di fatti e personaggi diversi nel tempo (dal250 d.C. al 14 febbraio 2010, giorno dell’inaugurazione dellatramvia) e nel peso che hanno avuto sulla storia e sull’immaginariodella città. Un lavoro certosino, anche se per brevi istantanee,corredato da immagini ricercate e da una ricca bibliografia, Firenzegiorno per giorno è senza dubbio un libro che piacerà ai fiorentini ea chi, come l’autore, porta Firenze nel cuore. «Eugenio Giani –scrive il sindaco Matteo Renzi nella presentazione del volume –riesce a trasmettere esattamente il senso e l’orgoglio di ciò chesiamo: un popolo unito, capace di genio straordinario che non èsingolo ma nasce dalla comunità e si nutre della splendidagrandezza che si respira tutti i giorni per le strade, i mercati e ipalazzi di Firenze». Gli fa eco lo stesso Giani: «Spero che il librostimoli curiosità, desiderio di approfondimento, comunqueinteresse per Firenze, magari risvegliando orgoglio e sensod’identità e offrendo alle nuove generazioni stimoli per conoscerlae amarla di più».

Recensioni Giornale della Toscana, 09/10/2011

Come ha detto lo stesso Giani «non c’era niente di simile in giro ecosì, appena ho avuto un po’ di tempo, mi son messo a lavorare.L’impresa non è stata tanto trovare, giorno per giorno, un eventoche caratterizzasse quella data e appartenesse alla città, bensìselezionare i vari episodi accaduti proprio quel giorno. Basta unesempio: il 18 febbraio è morta l’Elettrice Palatina, colei che ci halasciato l’immenso patrimonio culturale della famiglia Medici, manella stessa data si è spento anche Michelangelo Buonarroti. Non èstato facile scegliere…». Per chi ama Firenze si trattaevidentemente di volume che non potrà mancare nella biblioteca dicasa. Infatti grazie a questo testo, per esempio, si potrà rispondere avarie domande: in quale giorno del Medioevo nacque il comune diFirenze? Quand’è stata posta la prima pietra di Palazzo Vecchio?Che data segnava il calendario quando i fiorentini hanno ammiratole Porte del Paradiso nuove di zecca, o quando Vittorio Emanuele IIentrò in Firenze festante? Nessuno ricorda, c’è da scommetterci, ilgiorno e l’anno in cui Mozart si esibì al Poggio Imperiale o Verdidiresse la prima del Macbeth alla Pergola. E, anche più vicino a noi,le date della prima mostra al Parterre, del primo concerto delMaggio o della prima trasmissione di Radio Firenze. E quando lacittà ha esultato per il primo alloro dei Canottieri, la prima vittoriadella Rari Nantes, il primo goal della Fiorentina? Quel che hascritto, è un corposo almanacco, un giorno dopo l’altro, mese permese, a tal punto che davanti ai nostri occhi si compone il mosaicodella magnifica storia di Firenze, dagli albori ai giorni nostri.Aognidata un personaggio, un evento, un episodio di cronaca, unacuriosità, un particolare inedito intessuti in un ricchissimoalmanacco illustrato che, da un capo all’altro dell’anno, ci regalauna Firenze come non l’abbiamo mai conosciuta. E che dedica il 1°gennaio a un uomo-simbolo della fama di Firenze – Lorenzo ilMagnifico – nato, appunto, il primo giorno dell’anno del 1449.

8 giugno 2013

Segnaliamo

Alla Bibliotheque Nationale de France,Parigi

fino al 13 lugliola mostra

“ ” .Guy Debord, un art de la guerre

L’autore de fu al contempo poeta,saggista, cineasta, artista, filosofo, sociologo e militante politico.La quasi totalità dei documenti esposti provengono dagli archiviprivati di Debord, acquisiti dallo Stato francese come patrimonionazionale nel febbraio del 2011. Insieme alle schede di studiomanoscritte, ai manifesti, ai libri, alle riviste e alle documentazionifotografiche sul movimento, nella mostra si possono vedere i filmdi Debord.Il filo conduttore della mostra è il Jeu de la Guerre che Debordinvento’ nel 1956 e poi continuò a elaborare negli anni successivicon la volontà di «riprodurre la dialettica di tutti i conflitti». Ungioco della guerra che è al contempo «sintesi strategica della suaopera e metafora della lotta contro lo spettacolo delle merci»,spiega Laurence Le Bras che, insieme a Emmanuel Guy, ha curatola mostra.

La Società dello Spettacolo

Tra le fotografie della mostra parigina èesposta anche , qui Debord havissuto negli anni ’70, testimonianza si trovanel suo film “

” e nel libro .

Guy Debord

San Cresci

In girum imus nocte etconsumimur igni Panegirico

«Per saper scrivere occorreaver letto. E per saper leggereoccorre saper vivere»

Parigi, 1953. Alla fine della rue de Seine, un giovane uomo scrivesu un muro a lettere maiuscole: NE TRAVAILLEZ JAMAIS! (Nonlavorare mai!)Guy Debord non ha mai lavorato. Ha camminato molto per lestrade di Parigi e beveva sicuramente più di altri. Soprattutto, haimmaginato nei suoi lavori, siano essi libri o film, le armi teoricheper un pensiero critico spietato della società moderna. I movimentidi avanguardia a cui ha dato vita - l'Internazionale lettrista (1952-1957), poi l'Internazionale Situazionista (1957-1972) - erano glistrumenti principali che hanno permesso una lotta organizzatacontro tutto ciò che ostacola la vita come realmente vissuta.Poeta, artista, marxista rivoluzionario, editore di una rivista efilmmaker, Guy Debord è stato prima di tutto lo stratega di unaguerra di movimento contro le pretese della nostra società. Moltopresto, ha dimostrato esattamente gli effetti perversi di questasocietà nel libro da lui pubblicato nel 1967, La Société du spectacle(Editions Buchet-Chastel, 1967).La mostra organizzata alla BNF si concentra sulla strategia seguitada Guy Debord e i suoi compagni d'armi. La mostra si propone discoprire, periodo dopo periodo, le opere, la visione e l'esperienzadel pensatore, ma si concentra anche su un avventura collettiva cheraccolse persone che lottavano per creare una società menoassurda di un sistema di un’ economia di mercato capitalista inpiena espansione.