Una geometria contemporanea, forme organiche, mondi oscuri ... · il Maestro parte attraverso bozze...

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L’intervista L’intervista 10 10 o lucente a specchio, crea ipotetici ma veri stati dell’essere. La tecnica sopraffina di re- alizzazione è il medium attraverso il quale il Maestro parte attraverso bozze e disegni preparatori, giungendo dopo alcuni passag- gi realizzativi alla fusione in bronzo a cera persa. Come in un’antica bottega, idea e sviluppa modelli dal sapore internazionale ad alto contenuto d’innovazione. In chiave contemporanea Gianfranco Meggiato, sosti- tuendo il marmo con il bronzo e la forma umana con ardite architetture, segue l’antica via tracciata dal filosofo greco del 200 a.C. Plotino: “fa’ come lo scul- tore di una statua che deve diventare bella. Egli toglie, raschia, liscia, ripuli- sce, finché dal mar- mo appaia la bella immagine” permet- tendo a noi stessi di purificare “il fosco” rendendolo così “brillante”. Di conseguen- za ecco il pensiero del Maestro, carpito durante Arte Padova 2013, in cui l’essenza della sua Arte pren- de corpo. Le tue sculture assumono connota- zioni d’internazionalità dove ogni paese “assimila” il tuo stile come se fosse pro- prio. Secondo te dove nasce la chimica che ha permesso questo connubio tra cultura, nazione e opere? “Alla base di ogni cultura con le diversi- tà e i contrasti che possono avere vicende- volmente, come per esempio quella indiana o araba rispetto a quella occidentale, esi- ste un substrato di sensibilità e di sentire comune che le unisce assieme. Quando attraverso un linguaggio astratto, libero pertanto da riferimenti iconografici legati a una specifica cultura a scapito di un’altra, si riesce a esplicitare un’energia interiore, una sofferenza funzionale a una crescita e un rapporto diretto dell’uomo con l’energia, si determina istintivamente una comprensio- ne che viene assimilata dalla gran parte de- gli osservatori dei miei lavori. Così succede che, al di fuori dell’Occidente, le mie opere a Dubai sono viste come sculture arabe, a Shanghai come cinesi, a Seoul come core- ane e a New Delhi come indiane. Questo conferma il mio pensiero sul vero conte- nuto dell’arte: attraversare tutti i sistemi di potere e tutte le culture per arrivare direttamente all’essenza del- le persone”. Siamo in una società materialistica con un forte utilizzo del corpo a diversi livelli. Cosa vuol dire per te lavorare la materia nel XXII se- colo? “Plasmare e modellare la cera calda, sentirne la morbidezza e il profumo di miele ha un significato quasi magico, direi alchemico. Il vero compito dell’artista è di poter trasformare e sublimare la materia condensando, in un pezzo di cera prima e di bronzo poi, concetti ed emozioni, che successivamente si riverseranno nelle persone che guarderanno e potranno toc- care tali opere. Anche se sono uno scultore astratto, onestamente mi ritengo classico: sono italiano, sono veneziano quindi riman- L o scultore Gianfranco Meggiato, a livello contemporaneo, è uno fra i pochi artisti che plasmano la materia. Seguendo il credo di Michelangelo, parafrasandolo in chiave attuale nel suo celebre aforisma, il Maestro veneziano realizza un concetto e imme- diatamente “pensa all’immagine in quanto essa stessa è dentro e di conseguenza basta solamente spogliarla”. Ecco che l’agire di Meg- giato, come da Rinascimentale fare, passa da opere monumentali ideate per esterni pubblici, a lavori per collezionisti, fino a esplora- zioni nell’arte orafa. Una geometria contemporanea che improvvisa- mente diventa linfa per sculture, assumendo forme organiche, mondi oscuri, dischi solari, piramidi ed ellissi dalle quali digressioni di mate- ria si dipanano in forme sinuose, morbide e talvolta baroccheggianti. Una decorazione non leziosa, bensì in sintonia con il nucleo centrale dell’opera che nella maggior parte dei casi è di forma circolare, ti- picamente a sfera. Ogni opera è una piccola galassia, all’interno della quale una gravità indeterminata tiene attorno a se, attraverso diverse forme geometriche, tubicini e anelli vibranti che avvolgono, s’irradiano o lasciano uno spaccato aperto sul nucleo. Non esiste un meccanicismo ingovernabile, ma solamente tessere biologiche che danno spunto a infinite creazioni. Negatività e positività si alternano in un divenire costante di emozioni nelle quali il bronzo, “grezzo” >> continua alla pag. seguente Una geometria contemporanea, forme organiche, mondi oscuri, dischi solari in linee sinuose e forme baroccheggianti Gianfranco Meggiato: Arte plas di Alain Chivilò

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L’intervistaL’intervista1010

o lucente a specchio, crea ipotetici ma veri stati dell’essere. La tecnica sopraffi na di re-alizzazione è il medium attraverso il quale il Maestro parte attraverso bozze e disegni preparatori, giungendo dopo alcuni passag-gi realizzativi alla fusione in bronzo a cera persa. Come in un’antica bottega, idea e sviluppa modelli dal sapore internazionale ad alto contenuto d’innovazione. In chiave contemporanea Gianfranco Meggiato, sosti-tuendo il marmo con il bronzo e la forma umana con ardite architetture, segue l’antica via tracciata dal fi losofo greco del 200 a.C. Plotino: “fa’ come lo scul-tore di una statua che deve diventare bella. Egli toglie, raschia, liscia, ripuli-sce, fi nché dal mar-mo appaia la bella immagine” permet-tendo a noi stessi di purifi care “il fosco” rendendolo così “brillante”.

Di conseguen-za ecco il pensiero del Maestro, carpito durante Arte Padova 2013, in cui l’essenza della sua Arte pren-de corpo.

Le tue sculture assumono connota-zioni d’internazionalità dove ogni paese “assimila” il tuo stile come se fosse pro-prio. Secondo te dove nasce la chimica che ha permesso questo connubio tra cultura, nazione e opere?

“Alla base di ogni cultura con le diversi-tà e i contrasti che possono avere vicende-volmente, come per esempio quella indiana o araba rispetto a quella occidentale, esi-ste un substrato di sensibilità e di sentire comune che le unisce assieme. Quando attraverso un linguaggio astratto, libero

pertanto da riferimenti iconografi ci legati a una specifi ca cultura a scapito di un’altra, si riesce a esplicitare un’energia interiore, una sofferenza funzionale a una crescita e un rapporto diretto dell’uomo con l’energia, si determina istintivamente una comprensio-ne che viene assimilata dalla gran parte de-gli osservatori dei miei lavori. Così succede che, al di fuori dell’Occidente, le mie opere a Dubai sono viste come sculture arabe, a Shanghai come cinesi, a Seoul come core-ane e a New Delhi come indiane. Questo

conferma il mio pensiero sul vero conte-nuto dell’arte: at t raversare tutti i sistemi di potere e tutte le culture per arrivare di rettamente all’essenza del-le persone”.

Siamo in una società materialistica con un forte utilizzo del

corpo a diversi livelli. Cosa vuol dire per te lavorare la materia nel XXII se-colo?

“Plasmare e modellare la cera calda, sentirne la morbidezza e il profumo di miele ha un signifi cato quasi magico, direi alchemico. Il vero compito dell’artista è di poter trasformare e sublimare la materia condensando, in un pezzo di cera prima e di bronzo poi, concetti ed emozioni, che successivamente si riverseranno nelle persone che guarderanno e potranno toc-care tali opere. Anche se sono uno scultore astratto, onestamente mi ritengo classico: sono italiano, sono veneziano quindi riman-

Lo scultore Gianfranco Meggiato, a livello contemporaneo, è uno fra i pochi artisti che plasmano la materia. Seguendo il credo di Michelangelo, parafrasandolo in chiave attuale nel suo

celebre aforisma, il Maestro veneziano realizza un concetto e imme-diatamente “pensa all’immagine in quanto essa stessa è dentro e di conseguenza basta solamente spogliarla”. Ecco che l’agire di Meg-giato, come da Rinascimentale fare, passa da opere monumentali ideate per esterni pubblici, a lavori per collezionisti, fi no a esplora-zioni nell’arte orafa. Una geometria contemporanea che improvvisa-mente diventa linfa per sculture, assumendo forme organiche, mondi oscuri, dischi solari, piramidi ed ellissi dalle quali digressioni di mate-ria si dipanano in forme sinuose, morbide e talvolta baroccheggianti. Una decorazione non leziosa, bensì in sintonia con il nucleo centrale dell’opera che nella maggior parte dei casi è di forma circolare, ti-picamente a sfera. Ogni opera è una piccola galassia, all’interno della quale una gravità indeterminata tiene attorno a se, attraverso diverse forme geometriche, tubicini e anelli vibranti che avvolgono, s’irradiano o lasciano uno spaccato aperto sul nucleo. Non esiste un meccanicismo ingovernabile, ma solamente tessere biologiche che danno spunto a infi nite creazioni. Negatività e positività si alternano in un divenire costante di emozioni nelle quali il bronzo, “grezzo”

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Una geometria contemporanea, forme organiche, mondi oscuri, dischi solari in linee sinuose e forme baroccheggianti

umana con ardite architetture, segue l’antica via tracciata dal fi losofo greco del 200 a.C. Plotino: “fa’ come lo scul-tore di una statua che deve diventare bella. Egli toglie,

del Maestro, carpito durante Arte Padova

ane e a New Delhi come indiane. Questo conferma il mio pensiero sul vero conte-nuto dell’arte: at t raversare tutti i sistemi di potere e tutte le culture per arrivare di rettamente all’essenza del-le persone”.

una società materialistica con un forte utilizzo del

corpo a diversi livelli. Cosa vuol dire

o lucente a specchio, crea ipotetici ma veri stati dell’essere. La tecnica sopraffi na di re-alizzazione è il medium attraverso il quale il Maestro parte attraverso bozze e disegni preparatori, giungendo dopo alcuni passag-gi realizzativi alla fusione in bronzo a cera

Gianfranco Meggiato: Arte plasmata

di Alain Chivilò

L’intervistaL’intervista 1111

go legato, anche inconsapevolmente, alla storia artistica del mio paese. Ammiro ancora Michelangelo capace di scol-pire, più di cinquecento anni fa, l’opera i Prigioni in una visione di sconvolgente contemporaneità. In essa si arriva immediatamente al concetto e alla sublimazione attraverso la lavorazione del marmo e il duro combattimento dell’arti-sta che incide il materiale con lo scalpello. Nell’arte dunque il concetto basilare verte attraverso la sublimazione della materia. Le opere concettuali contemporanee non le consi-dero opere d’arte, bensì opere di fi losofi a applicata dove tutto è giustifi cabile, ammissibile e dove la provocazione viene forse utilizzata per riempire la pochezza dei contenuti espressi. In questo contesto il corpo maschile e femminile è usato in modo sempre più provocatorio e denigratorio. Ma l’uomo non è solo materia! L’uomo è quel meraviglioso connubio di materia e spirito. Spesso non ce ne rendiamo conto ma siamo esseri speciali capaci di amare, di assapo-rare un cibo, di sentire un profumo e questa ambivalenza è essenzialmente ricchezza. Penso che bisogna lottare contro

questa logica dei poteri forti, che vorrebbe ridurci tutti a dei corpi non pensanti e succubi di ordini mediati-ci, perché siamo esseri meravigliosi, capaci di un rapporto diretto con l’energia. In sintesi siamo noi stessi energia”.

La scultura Enigma, esposta nel principato di Mo-naco, segna il tuo ingresso in sculture monumentali da ambienti pubblici. Per il futuro quale sarà il tuo agire in quest’ambito?

“L’opera Enigma di Cap Martin è la prima di una serie di sculture monumentali. È partito un progetto di esposizio-ni museali della durata di 4 anni che mi porterà a esporre nelle più importanti città americane e nei relativi musei.

In questo contesto sarà dato molto spazio a questi grandi lavori che caratterizzano l’attività di qualsiasi scultore in modo determinante. Il programma delle singole mostre è sempre in aggiornamento e invito coloro che mi seguono a stare informati sulle mie iniziative”.

A livello creativo hai residenza nelle isole Canarie. Puoi indicare precisamente il luogo e la motivazione di questa scelta?

“Il mio trasferimento a Gran Canaria è tuttora in corso, in quanto sto sperimentando la capacità tecnica delle fon-derie dell’isola, che sembrano di un buon livello. La scelta di trasferirmi a Gran Canaria, più precisamente ad Agaete

go legato, anche inconsapevolmente, alla storia artistica

In questo contesto sarà dato molto spazio a questi grandi questa logica dei poteri forti, che vorrebbe ridurci questa logica dei poteri forti, che vorrebbe ridurci

Gianfranco Meggiato: Arte plasmata

immediatamente al concetto e alla sublimazione attraverso la lavorazione del marmo e il duro combattimento dell’arti-sta che incide il materiale con lo scalpello. Nell’arte dunque il concetto basilare verte attraverso la sublimazione della materia. Le opere concettuali contemporanee non le consi-dero opere d’arte, bensì opere di fi losofi a applicata dove tutto è giustifi cabile, ammissibile e dove la provocazione viene forse utilizzata per riempire la pochezza dei contenuti espressi. In questo contesto il corpo maschile e femminile è usato in modo sempre più provocatorio e denigratorio. Ma l’uomo non è solo materia! L’uomo è quel meraviglioso connubio di materia e spirito. Spesso non ce ne rendiamo conto ma siamo esseri speciali capaci di amare, di assapo-rare un cibo, di sentire un profumo e questa ambivalenza è essenzialmente ricchezza. Penso che bisogna lottare contro

L’intervistaL’intervista1212>>

Egnigma di Cap Martin, la prima di una serie di sculture monumentali

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o lucente a specchio, crea ipotetici ma veri stati dell’essere. La tecnica sopraffina di re-alizzazione è il medium attraverso il quale il Maestro parte attraverso bozze e disegni preparatori, giungendo dopo alcuni passag-gi realizzativi alla fusione in bronzo a cera persa. Come in un’antica bottega, idea e sviluppa modelli dal sapore internazionale ad alto contenuto d’innovazione. In chiave contemporanea Gianfranco Meggiato, sosti-tuendo il marmo con il bronzo e la forma umana con ardite architetture, segue l’antica via tracciata dal filosofo greco del 200 a.C. Plotino:

pertanto da riferimenti iconografici legati a una specifica cultura a scapito di un’altra, si riesce a esplicitare un’energia interiore, una sofferenza funzionale a una crescita e un rapporto diretto dell’uomo con l’energia, si determina istintivamente una comprensio-ne che viene assimilata dalla gran parte de-gli osservatori dei miei lavori. Così succede che, al di fuori dell’Occidente, le mie opere a Dubai sono viste come sculture arabe, a Shanghai come cinesi, a Seoul come core-ane e a New Delhi come indiane. Questo

conferma il mio pensiero sul vero conte-

Lo scultore Gianfranco Meggiato, a livello contemporaneo, è uno fra i pochi artisti che plasmano la materia. Seguendo il credo di Michelangelo, parafrasandolo in chiave attuale nel suo

celebre aforisma, il Maestro veneziano realizza un concetto e imme-diatamente “pensa all’immagine in quanto essa stessa è dentro e di conseguenza basta solamente spogliarla”. Ecco che l’agire di Meg-giato, come da Rinascimentale fare, passa da opere monumentali ideate per esterni pubblici, a lavori per collezionisti, fino a esplora-zioni nell’arte orafa. Una geometria contemporanea che improvvisa-mente diventa linfa per sculture, assumendo forme organiche, mondi oscuri, dischi solari, piramidi ed ellissi dalle quali digressioni di mate-ria si dipanano in forme sinuose, morbide e talvolta baroccheggianti. Una decorazione non leziosa, bensì in sintonia con il nucleo centrale dell’opera che nella maggior parte dei casi è di forma circolare, ti-picamente a sfera. Ogni opera è una piccola galassia, all’interno della quale una gravità indeterminata tiene attorno a se, attraverso diverse forme geometriche, tubicini e anelli vibranti che avvolgono, s’irradiano o lasciano uno spaccato aperto sul nucleo. Non esiste un meccanicismo ingovernabile, ma solamente tessere biologiche che danno spunto a infinite creazioni. Negatività e positività si alternano in un divenire costante di emozioni nelle quali il bronzo, “grezzo”

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Una geometria contemporanea, forme organiche, mondi oscuri, dischi solari in linee sinuose e forme baroccheggianti

di Germana Urbani

umana con ardite architetture, segue l’antica via tracciata dal filosofo greco del 200 a.C. Plotino:

ane e a New Delhi come indiane. Questo conferma il mio pensiero sul vero conte

o lucente a specchio, crea ipotetici ma veri stati dell’essere. La tecnica sopraffina di realizzazione è il medium attraverso il quale il Maestro parte attraverso bozze e disegni preparatori, giungendo dopo alcuni passaggi realizzativi alla fusione in bronzo a cera

Gianfranco Meggiato: Arte plasmataGianfranco Meggiato: Arte plasmata

segue dalla pagina precedente

bellissima località posta tra oceano e mon-tagna, nasce dal bisogno di trovare ispira-zione artistica immerso nella tranquillità e nella semplicità degli abitanti e nella bel-lezza del paesaggio, senza tutte le tensioni purtroppo caratterizzanti del nostro paese in questo sfortunato periodo storico.

Ad ogni modo, non escludo in tempi brevi di trasferirmi a Miami per stare al centro del mondo artistico contemporaneo. La situazione che ritengo importante per un artista è quella di sentirsi cittadino del mon-do, quindi non vincolato a uno specifi co ter-ritorio, ma libero di muoversi e viaggiare”.

Il bronzo è il materiale principe. Cosa hai trovato in esso?

“Il bronzo è uno dei pochissimi mate-riali che mi da la possibilità di poter fare opere strutturalmente complesse. Effetti-vamente una sfera in legno, marmo, vetro o ceramica è praticamente impossibile. La luce che il bronzo tirato a specchio fornisce è unica, calda e funzionale all’espressione

della mia tematica. La luminosità per me è spiritualità, ossia una cosa che sento dentro di me”.

Un gusto e un tratto scultoreo che sembrano derivare dallo studio della tradizione orafa.

“Ci sono artisti molto importanti che sono partiti come orafi e successivamente sono diventati scultori. Il mio è stato un processo inverso, perché parto da scultore e giungo all’orefi ceria mantenendo l’ottica di creare piccole sculture, senza però stravol-

gere il messaggio iniziale. Infatti le chiamo sculture da indossare all’interno di una cu-rata produzione a tiratura limitata. Dunque una simbiosi tra le due situazioni”.

Richiami a sorta di entità cellulari o a un ipotetico cervello? L’ispirazione da dove nasce?

“Ci sono tante persone che in modo inappropriato fanno un confronto tra le mie opere e quelle di Pomodoro, ma sono due direzioni artistiche diametralmente op-poste. Pomodoro tratta una tematica che

richiama la macchina e il congegno mec-canico con spaccature e lacerazioni fatte da lame taglienti, invece nelle mie opere esiste un tessuto organico con tubicini che ricordano un cervello e fasce che rimandano a nervi e muscoli. Questo perché il tessuto biomorfo riporta all’uomo e alla vita, quin-di un percorso dell’uomo dentro se stesso. Metaforicamente riproduco questi tessuti organici per indicare e far capire la cosa più importante della vita: trovare se stessi”.