Una finestra sul futuro: il Web 3.0

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Report sul libro di Rudy Bandiera, Rischi e opportunità del Web 3.0 e delle tecnologie che lo compongono, Dario Flaccovio Editore, Palermo, 2014 Il libro scritto da Rudy Bandiera, con il contributo di numerosi esperti di settore, ci invita a riflettere sulle strategie delle aziende oggi leader di settore e a gettare uno sguardo sulle tecnologie che saranno forse centrali nell’internet e nel web di domani (il Web 3.0). All’orizzonte si profila una vera e propria rivoluzione copernicana: principalmente non sarà più l’utente a cercare le informazioni in modo autonomo, ma saranno le informazioni a proporsi attivamente all’utente in base al contesto e all’esperienza che avranno maturato nei suoi confronti, mirando a influenzarne i processi decisionali e a sostituirsi nell’esecuzione di determinati compiti.

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Una finestra sul futuro: il Web 3.0 Report sul libro di Rudy Bandiera, Rischi e opportunità del Web 3.0 e delle tecnologie che lo compongono, Dario Flaccovio Editore, Palermo, 2014

Il libro scritto da Rudy Bandiera, con il contributo di numerosi esperti di settore, ci invita a riflettere sulle strategie delle aziende oggi leader di settore e a gettare uno sguardo sulle tecnologie che saranno forse centrali nell’internet e nel web di domani (il Web 3.0). All’orizzonte si profila una vera e propria rivoluzione copernicana: principalmente non sarà più l’utente a cercare le informazioni in modo autonomo, ma saranno le informazioni a proporsi attivamente all’utente in base al contesto e all’esperienza che avranno maturato nei suoi confronti, mirando a influenzarne i processi decisionali e a sostituirsi nell’esecuzione di determinati compiti.

Strategie delle aziende leader nel settore di internet e del web Rudy Bandiera e gli esperti da lui coinvolti prendono in esame 5 aziende leader: Amazon, Apple, Microsoft, Facebook e Google. Al di là delle peculiarità, l’analisi fa emergere interessanti tratti comuni:

• Si tratta di aziende che fatturano quanto il PIL di nazioni di medie dimensioni. Come sottolinea Bandiera, tecnocentricità, multinazionalità e dimensioni fanno sì che queste società private sfuggano largamente al controllo della politica

• Queste aziende attuano l’affermazione di Donald Norman, secondo cui “la tecnologia migliore è quella che non si vede”, perché è talmente semplice da usare che diventa “trasparente”, cioè invisibile all’utente. Alcune aziende, come Apple, puntano anche sul design, sulla “bellezza” dei prodotti, ma per tutte è centrale garantire un’esperienza utente semplice e piacevole

• Le aziende esaminate mirano a costruire e a espandere un ecosistema chiuso di oggetti, software, servizi e dati fra loro comunicanti, con l’obiettivo di fidelizzare l’utente (il cliente) e di elevare barriere al suo passaggio a sistemi concorrenti. Per esempio, Google costruisce oggetti (come gli smartphone, grazie all’acquisizione di Motorola, e i Google Glass) che funzionano con software (Android) che erogano servizi (i servizi della galassia di Google) incentrati sullo sfruttamento dei nostri dati. Adottano modelli analoghi Amazon (con Kindle e gli e-book acquistabili Amazon), Apple (iPod e iTunes) e Microsoft (Xbox, PC, cellulari Nokia e Windows 8). La rivoluzione sta nel collegare oggetto fisico e servizio online attraverso formati proprietari

• In misura maggiore o minore, Amazon, Apple, Microsoft, Facebook e Google coltivano modelli di business incentrati sullo sfruttamento dei dati forniti dagli utenti in modo automatico o volontario

• Apple e Facebook sono state in grado di creare nuovi mercati (Apple con l’iPad, che ha creato un mercato intermedio fra smartphone e computer), di riscrivere le regole di mercati esistenti (con l’iPod e iTunes Apple ha rivoluzionato il mercato musicale) e addirittura di ridefinire il significato di termini correnti (come Facebook con la parola “amicizia”)

• In Google è particolarmente evidente l’obiettivo di espandere progressivamente il proprio ecosistema, diventando una realtà pervasiva e invisibile all’utente. Indizi in questo senso sono gli investimenti di

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Google nella connettività (progetto di palloni sonda per raggiungere una connettività a internet globale), nella Realtà Aumentata (Google Glass) e nella robotica (l’acquisizione di Boston Dynamics, azienda leader nel settore della robotica e fornitore militare per il governo USA; progetto di automobili auto-guidanti)

• Amazon, leader nel settore del commodity commerce, ha fatto propria la teoria del long tail (coda lunga) di Chris Anderson, coltivando nicchie che, grazie ai grandi numeri di internet, sono in grado di generare fatturati rilevanti. Inoltre Amazon dà battaglia ai canali commerciali fisici non solo sul prezzo, ma – grazie a droni o pick-up-point di prossimità –, anche sulla rapidità di consegna (promessa in meno di mezz’ora)

• Sia pure con target diversi, Amazon e Microsoft, Apple e Google si propongono anche come fornitori di servizi di Cloud Computing per il segmento business e consumer, contribuendo alla concentrazione del mercato dei data center e alla diffusione di soluzioni client-server in cui il dispositivo dell’utente diventa sempre più un “oggetto passivo”, che eroga servizi gestiti e informazioni elaborate centralmente dal server.

Web 3.0: panoramica sulle probabili tecnologie La definizione “Web 3.0” può risultare riduttiva, dal momento che il Web 3.0 comprende anche tecnologie basate su internet, ma che esulano dal web, inteso come ciò che è fruibile via browser.

Rudy Bandiera sottolinea che queste tecnologie vanno viste come “come un concerto … un flusso sinergico ed armonico, e non come una tecnologia singola che cambierà le cose: un paio di occhiali di Realtà Aumentata non ha motivo di esistere, se non esiste un device che produca loro informazioni utili”.

I tratti comuni delle tessere del mosaico Web 3.0 sono rappresentati dall’internet mobile (che rappresenta la precondizione delle altre tecnologie, nonché il loro collante), la pervasività, la trasparenza (intesa come invisibilità), la personalizzazione, la capacità di deduzione e predizione.

Fornendoci spunti per riflettere in modo autonomo su rischi, opportunità e temi etici, le tecnologie che Rudy Bandiera e gli esperti da lui coinvolti prendono in esame sono in particolare le seguenti:

• Internet mobile e il Cloud Computing sono tecnologie abilitanti del Web 3.0. Connessione persistente (always-on) e disponibile in mobilità sono la precondizione del dialogo fra oggetti, servizi / informazioni e utenti. Il Cloud Computing è l’infrastruttura che permette: la gestione centralizzata dei servizi, lo spostamento del peso del servizio sull’azienda che lo eroga, l’alleggerimento dei dispositivi e la loro concentrazione sull’esperienza dell’utente, il passaggio dalla logica della proprietà a quella di uso, la fidelizzazione dell’utente

• I Big Data sono il carburante del Web 3.0. Tutto ciò che è digitale e online contribuisce ad alimentare i Big Data: l’internet delle cose, le tracce digitali degli utenti (ricerche online, uso di dispositivi mobili e GPS, operazioni su conti correnti e transazioni con carta di credito, ecc.), i contenuti prodotti dagli utenti, ecc. I Big Data sono collezioni di dati caratterizzati da frequenza di aggiornamento, volume, eterogeneità (strutturati e destrutturati) e complessità tali da richiedere un’enorme potenza di calcolo per renderli produttivi, cioè per svolgere attività di analisi, comprensione, predizione e deduzione in grado di supportare le azioni dell’utente

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• Web semantico, intelligenza artificiale e linguistica computazionale sono alcune delle discipline su cui di

basa lo sviluppo di sistemi esperti e, più in generale, di applicazioni capaci di comprendere il senso delle ricerche degli utenti e di dedurre le risposte e/o di formulare previsioni analizzando dati e Big Data secondo approcci statistici o semantici

• Robotica, internet delle cose, Weareable Technology, Realtà Aumentata e nanotecnologie fanno sì che le applicazioni tendano a diventare onnipresenti e invisibili per l’utente. Nell’internet delle cose – che rientra a pieno titolo nell’ambito della robotica – gli oggetti (elettrodomestici, veicoli, infrastrutture cittadine, ecc.) si collegano a internet, interagiscono fra loro in rete e accedono a dati e Big Data per svolgere compiti complessi in modo sempre più autonomo. Weareable Technology e Realtà Aumentata portano avanti questa ibridazione fra reale e digitale, proponendosi non già di sostituire la realtà (come i “vecchi” ambienti 3D immersivi), ma di arricchirla con uno strato di contenuti digitali contestuali e personalizzati. Fino ad arrivare a ipotesi, come quella formulata già nel 2088 da Justin Rattner, direttore tecnico di Intel, che – sull’onda degli sviluppi sulle nanotecnologie – prefigurava persone “arricchite” di silicio, cioè dotate di microchip in grado di collegarsi in rete per fornire informazioni sullo stato di salute e intraprendere azioni curative.

All’orizzonte si profila una vera e propria rivoluzione copernicana: principalmente non sarà più l’utente a cercare le informazioni in modo autonomo, ma saranno le informazioni a proporsi attivamente all’utente in base al contesto e all’esperienza che avranno maturato nei suoi confronti, mirando a influenzarne i processi decisionali e a sostituirsi nell’esecuzione di determinati compiti.

Come esercitare un’azione di controllo sul conferimento, sull’archiviazione, sulla condivisione e sull’elaborazione dei nostri dati, che rappresentano il cuore di questo modello di sviluppo? Chi ha accesso ai dati e con quali finalità? Dal momento che le informazioni sono mai neutre, a quali logiche sottostà l’elaborazione delle risposte automatiche, contestuali e personalizzate che ci vengono proposte dalle applicazioni? Esistono istanze a cui rivolgersi in caso di controversie? E’ possibile scegliere se e in quale misura usufruire delle applicazioni oppure da cacciatori diventiamo preda di risposte predefinite che ambiscono a influenzare i nostri comportamenti? Nell’universo digitale sarà ancora possibile la serendipity, la scoperta casuale, lo stupore che genera conoscenza? Questi sono solo alcuni degli interrogativi che il libro di Rudy Bandiera solleva e che è importante porsi, al di là della opportunità che le nuove tecnologie del Web 3.0 promettono in termini di supporto ai processi decisionali e di alleggerimento dei compiti.

Autore: Petra Dal Santo ([email protected]) www.keanet.it http://blog.keanet.it/

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