Un po’ di storia - SID Italia · Il Piano Nazionale sulla malattia diabetica, individua...

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• Nel 1500 a.c. la descrizione di persone con disturbi attribuibili al diabete (sete intensa ed urina molto abbondante) viene messa su papiri ritrovati nella località egiziana di Ebers.

• La prima classificazione riferita ai due tipi principali di diabete (tipo 1 e tipo 2) è stata descritta da Avicenna (980-1037) intorno all’anno 1000 d.c.

Cenni storici 1

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• Nel 1958 si realizzano le primestrisce affidabili per la glicosuria conmetodo a lettura visiva.

• Nel 1967 viene realizzato il primostrumento per la determinazionedella glicemia su una goccia disangue capillare. È la premessa perl’avvio dell’autocontrollo glicemicodomiciliare.

Cenni storici 2

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• Nel 1979 primi pazienti trattati con microinfusori per la terapia insulinica intensiva.

• Nel 1986 immissione in commercio delle penne (iniettori) che usano cartucce intercambiabili per la terapia insulinica.

Cenni storici 3

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• Nel 2013 vengono pubblicati i risultati del primo studio condotti su pazienti con diabete tipo 1 in cui è stato testato un pancreas artificiale miniaturizzato.

• Nel 2014 viene introdotto il primo strumento di monitoraggio flash del glucosio, un sistema innovativo che consente la lettura della glicemia senza la necessità di pungere le dita.

• Nel 2017 approvato il primo sensore impiantabile per il monitoraggio continuo della glicemia.

Cenni storici 4

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Diabetes Self-Management EducationL’educazione all’autogestione del diabete è un processo difacilitazione delle conoscenze, abilità e comportamenti,fondamentale nella cura del diabete, ma è utile anche neisoggetti a rischio per sviluppare e mantenere comportamentiche possano prevenire o ritardare la comparsa della malattia.Gli obiettivi:1. Sviluppare la capacità di prendere decisioni da partedella persona con diabete affinché entri a far parte a tuttigli effetti nel team di cura2. Condividere gli obiettivi di miglioramento clinico, dellostato di salute e della qualità di vita.

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“L’educazione terapeutica” una leva fondamentale

Il Piano Nazionale sulla malattia diabetica, individuanell’educazione terapeutica una leva fondamentale perl’efficacia e l’efficienza del sistema di cura, ed in diversipunti fa richiamo all’educazione terapeutica «strutturata»,cioè documentabile e monitorabile, realizzata dall’impegnodel team diabetologico, con il contributo delle associazionie del volontariato, che deve operare in partnerchip con ivari attori e con il team diabetologico, fornendo contributisignificativi nei percorsi di corretta informazione, supportoed accompagnamento ai pazienti.

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Il team diabetologicoLa complessità patogenetica del diabete e la sua severitàrichiedono che esso sia gestito in maniera integrata dal Medicodi Medicina Generale (MMG) e da un team diabetologico,utilizzando Piani Diagnostici e Terapeutici Assistenziali condivisi(PDTA).Il team diabetologico può includere il medico specialista,l’infermiere ed il dietista, entrambi esperti di diabete, oppureessere allargato ad altri specialisti (es. cardiologo, neurologo,oculista, ecc.) e/o altri professionisti della sanità (psicologo,podologo, dottore in scienze motorie, ecc.) in funzione dellenecessità della singola persona con diabete.

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I percorsi educativiGli argomenti dei vari percorsi educativi associati a risultati di processo includono tra gli altri:-L’adozione di uno stile di vita attento alle scelte nutrizionali e all’implementazione dell’attività fisica-La corretta gestione della terapia farmacologica-L’automonitoraggio della glicemia con capacità di interpretare i dati e prendere decisioni-Gli obiettivi da perseguire ai fini della riduzione del rischio di sviluppare le complicanze acute e croniche-Lo sviluppo di strategie personali che promuovono salute e modifiche comportamentaliAMD-SID Standard italiani per la cura del diabete mellito 2018

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I percorsi educativi

I migliori risultati nel medio termine sono stati riferiti a percorsieducativi di lunga durata che prevedono:- Rinforzi educativi nel follow-up adattati all’età ed al livello culturaledel paziente.- Particolare attenzione alle esigenze, alla cultura, ed alla religione,ed alle preferenze individuali, nel rispetto degli aspetti psicosocialidella malattia e che utilizzano strategie di modifiche delcomportamento.La letteratura disponibile in merito a specifici modelli educativi,tecniche e frequenza degli incontri, indica che sia l’approccioindividuale che quello di gruppo sono efficaci.

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I percorsi terapeutici: l’efficacia

• a breve termine : la presenza di un’attività infermieristica nelcoordinamento degli interventi educativi in alcuni studi ha dimostratoaumentarne l’efficacia• a medio termine : l’inserimento nell’attività clinica routinaria, coordinata dainfermieri e dietisti, di modelli educativo-terapeutici di gruppo, strutturati inpercorsi standardizzati.• a lungo termine quei programmi, che oltre a migliorare la comprensione el’autogestione della patologia, favoriscono il confronto tra operatori sanitari egruppi di pazienti (con possibilità di scambio di esperienze), e per gli operatori(possibilità di confronto con la persona malata e non solo con la malattia)

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Automonitoraggio glicemico e monitoraggio in continuo

Automonitoraggio della glicemia capillare• L’autocontrollo glicemico domiciliare è indispensabile per

i pazienti con diabete tipo 1, nei quali è parte integrante della terapia.

• L’autocontrollo glicemico è indispensabile nei pazienti con diabete tipo 2 qualora il trattamento farmacologico comprenda l’insulina.

• L’autocontrollo della glicemia è una pratica centrale nella gestione quotidiana del diabete e deve far parte delle competenze teoriche e pratiche che il paziente deve acquisire durante il processo educativo.

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Automonitoraggio glicemico e monitoraggio in continuo

• Le informazioni necessarie da fornire al paziente sono:

• Gli orari appropriati per le misurazioni glicemiche

• Le otto fasi dell’automonitoraggio glicemico domiciliare:

• Lavarsi le mani ed asciugarle bene

• Mettere la lancetta nel pungidito e caricarlo

• Inserire la striscia reattiva

• Massaggiare il polpastrello e pungere lateralmente (dove c’è piùsangue)

• Ottenere una quantità adeguata di sangue e accostarla alla strisciareattiva

• Attendere qualche secondo e leggere il risultato

• Annotare il valore glicemico sul diario nello spazio che corrisponde al giorno e all’ora della misurazione

• Estrarre striscia e lancetta utilizzata e gettarla via

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Sistemi per la misurazione in continuo del glucosio interstizialeLa disponibilità di strumenti in grado di misurare la concentrazione di glucosio nelliquido interstiziale, attraverso un ago-sensore inserito sottocute, consente dimisurare continuativamente la concentrazione di glucosio nel fluido interstiziale,inviando i dati registrati ad un monitor esterno.L’analisi dei dati del sensore registrati nell’arco delle 24 ore, può mettere in luce comela dieta, l’esercizio fisico, i farmaci e lo stile di vita influiscano sui livelli glicemici,mettendo i pazienti nella condizione di prendere decisioni più consapevoli ed acquisireun maggior senso di fiducia nell’autogestione della terapia e della propria condizione.Va sottolineato che il segnale bioelettrico generato a livello dell’ago-sensoresottocutaneo deve essere «trasformato» in valore di concentrazione di glucosio; ènecessario, pertanto, che i dispositivi di lettura del glucosio interstiziale venganocalibrati con il valore del glucosio plasmatico.Nb. Ai pazienti deve essere raccomandato di controllare con misurazione dellaglicemia capillare tutte le volte che il valore del glucosio letto dal dispositivointerstiziale sia in rapida variazione e quando sia necessario prendere una decisioneterapeutica (ad es. bolo di insulina rapida).AMD-SID Standard italiani per la cura del diabete mellito 2018

Automonitoraggio glicemico e monitoraggio in continuo

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Continuous Glucose Monitoring (CGM)Il monitoraggio in continuo del glucosio permette in definitiva, diavere:-un quadro chiaro e costante dei livelli di glucosio-di evidenziare, correggere ed evitare iper-/ipoglicemie non percepite-fornisce indicazioni utili per ottimizzare il trattamento

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Automonitoraggio glicemico e monitoraggio in continuo

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Sensori impiantabili (CGM)Sensori impiantabiliIl sensore impiantabile che viene inserito nel sottocute, rimane in sede e comunica con un trasmettitore esterno dotato di allarmi. La metodologia di lettura basata sulla fluorescenza permette di ottenere un’accuratezza elevata e stabile anche nell’impiego fino a 180 giorni di utilizzo.

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Occorre spiegare al paziente la procedura: l’inserimento del sensore avviene sterilmente tra il processo

dell’acromion e l’epicondilo in anestesia locale senza punti di sutura.Necessaria la presenza di due operatori

(un medico diabetologo, ed un infermiere)

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Flash Glucose Monitoring (FGM)Rappresenta una rilevazione del glucosio interstiziale «on demand», cioè a richiesta del paziente.E’ un sistema che utilizza un sensore ad ago inserito sottocute e sostituito ogni 14 giorni, in grado di leggere le concentrazioni di glucosio nel liquido interstiziale. E’ possibile ottenere un profilo glicemico ambulatoriale. L’infermiere deve fornire al paziente tutte le informazioni necessarie per applicare correttamente il sensore:-Scegliere un luogo tranquillo, utilizzare un linguaggio semplice e comprensibile, coinvolgere il paziente ed il care giver-Scegliere un’area sulla parte posteriore del braccio, evitare di applicare il sensore in prossimità di cicatrici, nei, smagliature, zone di somministrazione di insulina, protuberanze.-La cute deve essere detersa e disinfettata, in caso di peluria eccessiva eseguire la rasatura.-Aiutare il paziente ad applicare il sensore, leggendo il manuale d’uso presente all’interno della confezione o visualizzare insieme il training di prodotto.

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Informare il paziente riguardo un possibile ritardo di qualche minutotra il valore del liquido interstiziale e i livelli di glucosio nel sangue.

Flash Glucose Monitoring (FGM)

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Nei pazienti con diabete tipo 1, che per vari motivi, presentino scarso controllo glicemico e/o ipoglicemie ricorrenti l’uso della terapia con microinfusore può rappresentare una valida alternativa. Il microinfusore può essere integrato a monitoraggio in continuo della glicemia.

La terapia farmacologica del diabete: aspetti educazionali

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Il percorso educativo eseguito dal team diabetologico deve prevedere prima di iniziare terapia con microinfusore un incontro preliminare per verificare le capacità di base del paziente, CHO, inserito in un corretto stile alimentare, fattore di correzione e gestione delle emergenze (ipoglicemie).

Piano per la malattia diabetica nella Regione Lazio 2016-2018

La terapia farmacologica del diabete: aspetti educazionali

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La terapia farmacologica del diabete: aspetti educazionali

Affinchè il pz sia autonomo nella gestione del microinfusore sono necessari ulteriori incontri (almeno 4-5)multidiscilplinari, al fine di garantire l’utilizzo del device in completa sicurezza.Dopo l’inizio della terapia con microinfusore è necessario un controllo a 15-20 giorni e programmare controlli seriati successivi con le funzioni delle acquisizioni avanzate (basali temporanee, profili alternativi), a seguire 4/5 visiteall’anno.Il percorso educativo deve prevedere il re-training sia tecnico che sui contenuti.

Piano per la malattia diabetica nella Regione Lazio 2016-2018

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Terapia insulinica multiniettivaL’infermiere deve fornire al paziente le seguenti informazioni:-Cambiare ad ogni iniezione l’ago da insulina;-Le vie di somministrazione dell’insulina vanno iniettate nell’addome, cosce, glutei e braccia;-Rispettare i tempi di somministrazione (15 minuti prima del pasto per l’insulina rapida);-Fornire indicazioni corrette sulla conservazione dell’insulina in uso e dell’insulina non in uso;-Raccomandare le regole da seguire durante un viaggio;-Istruire il paziente riguardo le sedi di iniezione di insulina;

La terapia farmacologica del diabete: aspetti educazionali

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La terapia farmacologica del diabete: aspetti educazionali

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La terapia farmacologica del diabete: aspetti educazionali

• È necessario comunicare al paziente l’importanza della rotazione dei siti di iniezione di insulina per evitare l’insorgenza di: gonfiori, depressioni cutanee o arrossamenti, o ematomi fino alla formazione delle gravi lipodistrofie.

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Uno schema che ha dato prova di efficacia prevede la divisione dei siti di iniezione in quadranti iniettando in un quadrante alla settimana e spostandosi poi in senso orario.

La terapia farmacologica del diabete: aspetti educazionali

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Take home messages

• Rendere il paziente autonomo nel prendere decisioni sulla propria malattia

• Empowerment, ovvero ruolo attivo e consapevole dei pazienti nei confronti della malattia e dei fattori di rischio che possono aggravarla, a partire da una maggiore conoscenza della stessa.

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