Un passo alla Svolta

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SPUNTI PROGRAMMATICI 2014/2019 SINDACO per REGGIO CALABRIA È IL MOMENTO DEL CORAGGIO GIUSEPPE FALCOMATÀ

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Il programma di Giuseppe Falcomatà, candidato sindaco alle Primarie del Centrosinistra a Reggio Calabria

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SPUNTI PROGRAMMATICI2014/2019

SINDACO per REGGIO CALABRIA

È IL MOMENTO DEL CORAGGIO

GIUSEPPE FALCOMATÀ

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Per una Reggio più coraggiosa, più onesta e trasparente, più semplice, più bella e gentile

UN PASSO ALLA SVOLTA | SPUNTI PROGRAMMATICI 2014/2019Per una Reggio più coraggiosa, più onesta e trasparente, più semplice, più bella e gentile. #lareggiochevogliamo #ilmegliodinoi #quieora“Una città non può essere amministrata e basta. Non è niente amministrare una città, bisogna darle un compito, altrimenti muore” (G. La Pira).

IL PERCHE’ DI UNA SCELTALa politica regala delle emozioni. È un’emozione quando inizia un viaggio che non sai dove ti potrà portare, ma lo abbiamo fatto con un’unica consapevolezza: il viaggio è di buon auspicio se ci sono Kairos e filia, il momento opportuno e l’amicizia. Questo viaggio ci ha fatto camminare insieme, aumentare la qualità delle relazioni umane, riconoscere compagni di strada e condividere un destino. Abbiamo provato a dare dignità, orgoglio e speranza a un cammino condiviso.

L’epoca che stiamo vivendo mette i brividi, l’uomo ha raggiunto conquiste tecnologiche che ci consentono di dialogare in tempo reale in tutto il mondo proprio nel momento in cui si fa più fatica a salutare il vicino di casa e la vita dei quartieri, delle piazze, della socialità tradizionale sembra essere andata in crisi a causa, tra l’altro, di un modo fallimentare di amministrare che ha causato un isolamento sociale e culturale. Il cittadino è paradossalmente più isolato di prima e lo straordinario lavoro dell’associazionismo e del volontariato solido e solidale non sembra nelle condizioni di poter colmare un vuoto profondo di significato nelle storie di tante donne e uomini rassegnati ad essere consumatori prima ancora che cittadini, spettatori prima ancora che protagonisti, utenti e non persone, veri e propri codici fiscali che camminano.

Il mondo del lavoro è profondamente diverso da quello che i nostri padri hanno conosciuto e, per la prima volta, si fa concreta la possibilità che le nuove generazioni stiano peggio delle precedenti. È per questo motivo che in questo viaggio siamo partiti dagli ultimi, dai quartieri, dalle periferie, nella convinzione che la città non si serve dietro una scrivania ma si serve allacciandosi le scarpe, consumandone le suole e toccando con mano i problemi di ogni cittadino.

Puntiamo il compasso della nostra città a tredici anni fa e ricordiamo cosa è successo in questi anni. Chi ci ha preceduto ha immaginato il domani come una grande, immensa, gigantesca discarica di cui si sarebbero dovute occupare le nuove e future generazioni. Il futuro era qualcosa che non doveva mai arrivare, una minaccia dalla quale bisognava scappare prima che fosse troppo tardi.Una volta puntato il compasso indietro e presa consapevolezza di cosa ci è successo, di cosa ci hanno fatto, non possiamo fermarci. Dobbiamo puntare questo compasso dall’altra parte per essere capaci di costruire il futuro e non di temerlo. Se vogliamo candidarci a essere l’altro raggio del compasso dobbiamo tenere presenti due cose: non dobbiamo portare la giustificazione per ciò che è successo in questi tredici anni in città; non vogliamo sostituire semplicemente una classe dirigente con un’altra, ma abbiamo un’ambizione più alta vogliamo cambiare il destino di questa città riportando la speranza dentro la politica.

Non crediamo all’esibizione delle carte d’identità e non gridiamo “giovane è bello”. Tuttavia, oggi, Reggio può diventare la capitale italiana di un esperimento intrigante: c’è la possibilità, per una generazione talvolta derisa, spesso criticata, di non attendere passivamente il proprio turno ma di mettersi in gioco rischiando.In questo quadro dove tutto muta in profondità e rapidamente, il mondo ha bisogno di Reggio come capitale del Mediterraneo. Può sembrare arrogante, antipatico e forse anche astratto. Ma l’ideale di bellezza, di stile, di innovazione, di coraggio, di qualità, di mistero che questa città ha

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saputo esprimere nel corso dei secoli è necessario, qui e ora perché la nostra città non è solo passato e la Reggio che più ci piace è quella che costruiremo insieme.

Perché fare tutto questo? Perché la politica è qualcosa di più alto di quello che abbiamo conosciuto nei dieci anni precedenti e se dovessi scegliere cosa volere per i prossimi dieci, immagino una città che non si vergogni dei propri rappresentanti e una classe politica che torna a guardare negli occhi le persone e dice “io per un periodo di tempo mi metto in gioco insieme a te e cerco di rappresentarti”.Fare l’amministratore significa essere un cittadino normale che si assume la responsabilità di dare del tu ai problemi della città e provare a risolverli.

Reggio è migliore di come ce la raccontiamo, ma ciascuno di noi deve rinunciare alla “delega” come modello culturale della politica. Il modello è quello del “tocca a noi” non quello del “m’a viu jeu”. Per fare questo è importante che ci si avvicini alla città con lo spirito di chi vuole dare senza pretesa di ricevere.È possibile amministrare Reggio solo se si è capaci di amare Reggio. Ognuno di noi ha il dovere di svolgere il proprio, di compito.

Arriva un momento, dunque, in cui il coraggio è più forte della pigrizia, la dignità è più forte del compromesso, la bellezza è più forte della pallidità. Bisogna andare controvento e non restare fermi in un angolino e aspettare il proprio turno. Per cambiare, il primo a mettersi in gioco devi essere tu.

Questo tempo offre al centro sinistra calabrese una sfida e un banco di prova tutt’altro che banale proprio in questa città che è stata culla della cultura classica, della Magna Grecia e che ha dimostrato in passato di poter sviluppare un pensiero politico amministrativo onesto e produttivo. Qui ed ora esiste una possibilità concreta per il Partito Democratico, per i suoi alleati, per le associazioni e i movimenti e per tutti i cittadini, di scrivere una pagina nuova nella travagliata storia di questa città che ancora sanguina per gli squarci che brutalmente le sono stati inferti in questi anni.

C’è già una Reggio fuori da queste stanze che è bella, che è ricca di entusiasmo, che ha voglia di mettersi in gioco e assumere su di se la sfida del cambiamento, si tratta semplicemente di aprirle la porta.È la Reggio di chi si alza al mattino per andare a portare i bambini a scuola, è la Reggio dell’associazionismo che crede nell’impegno degli altri e verso gli altri, è la Reggio delle imprese oneste, dei lavoratori pubblici, è la Reggio che si rende conto che le tariffe crescono e allo stesso tempo i salari sono a rischio e i servizi sono assenti, è la Reggio che oggi è di fronte a un bivio: aspettare che le cose cambino o cambiarle.La Reggio delle persone normali, che vuole prendere in mano con umiltà il proprio destino nella convinzione che per cambiare la città è necessario che siamo noi i primi a cambiare.È una scommessa di coraggio e di bellezza. Accettiamo di non limitarci a lamentarci ma a metterci in gioco.

Abbiamo un sogno: restituire nobiltà all’impegno politico risolvendo, giorno dopo giorno, i singoli problemi alla luce di una visione strategica del futuro. Questo significa amministrare. È fondamentale, dunque, che ogni singolo atto, ogni scelta, ogni iniziativa del Comune sia compiutamente scelta politica non dettata da logiche clientelari ma volta al bene comune.

L’idea che deve animare l’impegno per Reggio è l’idea che ciascuno di noi abbia un nome, non sia solo un numero. Cittadino, non utente. Persona, non codice fiscale. Persone, non categorie di persone. E il cittadino si sentirà davvero al centro dell’agire amministrativo se riuscirà ad

esserne protagonista e “controllore” attraverso gli strumenti del bilancio partecipato, delle assemblee popolari, della trasparenza amministrativa e della rendicontazione sociale.

Le città combattono con il degrado, lo sappiamo. Ma il degrado più grande non sono i muri scritti o i venditori abusivi come vuole una certa retorica della superficialità. Il vero degrado è la solitudine, questa è, forse, l’angoscia principale di un amministratore locale. È proprio per questo che a Reggio dobbiamo operare affinché la piazza torni di mestiere a fare la piazza e non lo spartitraffico. Perché le strade parlino. Perché il centro sia un luogo di incontro e non solo di attraversamento. Perché la colonna sonora della città siano i passi e le voci, non il clacson e i motori o, peggio ancora, il silenzio. Allo stesso tempo però, bisogna tornare a educare i cittadini alla bellezza. Questi sono tempi di assuefazione e abitudine al brutto. Reggio, invece, ha un patrimonio di beni culturali, architettonici e botanici inestimabile che va recuperato e valorizzato.Ma non basta. Tutto questo va integrato in una visione di città rivoluzionaria: l’urbanistica a mattoni zero. Un piano strutturale che dica basta al consumo di suolo, al cemento su cemento e che metta al primo posto il verde pubblico come bene comune e patrimonio di ciascun cittadino.

Educare alla bellezza è una forma di cultura. Cultura non significa solo ricordare ma anche costruire il futuro. Bisogna riscoprire e incentivare le biblioteche cittadine, perché portare un bambino a leggere un libro significa non essere cittadini di un museo a cielo aperto ma di una città che investe in cultura e futuro; significa educarlo a valori come lealtà, bontà, onestà, giustizia, solidarietà, sacrificio e quindi significa sottrarlo ai tentacoli della ‘ndrangheta. Senza paura.E senza paura si costruisce un modello di gestione del sociale che vede in primo piano l’associazionismo, il volontariato, il mondo variegato del Terzo Settore, il coinvolgimento attraverso lo sport. Sostenendo le esperienze che nella società lasciano un segno di speranza, d’impegno quotidiano rivolto a chi rimane indietro, a chi è più debole affinché nessuno resti indietro, affinché i diritti dei deboli non siano deboli. Una città finalmente solida e solidale.Una città funziona ed è solida se “esistono” e funzionano gli asili nido, se si abbattono le barriere architettoniche, se funzionano i servizi pubblici essenziali.Le risorse ci sono e vanno ricavate, ad esempio, dai fondi comunitari, dai progetti ministeriali, dal Decreto Reggio, dai tagli ai costi della politica.Anche se la radice è diversa, la parola amministrare comprende ed estende la voce del verbo amare. Puoi guidare un paese solo se lo ami. Puoi amministrare un territorio solo se vuoi bene alle persone che lo vivono, solo se gli amministratori sono in grado di dare l’esempio.

Questi 20 anni sono stati segnati da tanti “crolli”. Il crollo del Muro di Berlino, il crollo delle ideologie, il crollo delle Torri Gemelle simbolo di libertà nel mondo occidentale, il crollo di tante certezze. In un tempo di crolli abbiamo il dovere di rivendicare il nostro ruolo di costruttori di speranza. E penso che Reggio abbia un valore doppio da offrire e da rivendicare in questo mondo.

Non rassegniamoci a dare per scontato che i figli vivranno peggio dei padri. L’idea che non valga più la pena combattere e impegnarsi è assurda. La sfida è riuscire a coinvolgere le forze più vitali nella costruzione di un nuovo metodo d’inclusione sociale. Un’altra Reggio è già qui: basta farla entrare.È con questo spirito che bisogna provare a scrivere i prossimi 10 anni di questa città. Ed è con questa leggerezza, con il sorriso sulle labbra, con una bellezza che deriva dalla disponibilità al sacrificio, con i problemi sulle spalle e con la voglia di restituire la speranza a questa città che proponiamo il nostro programma per la città di Reggio Calabria e pongo il mio onore per meritare la vostra fiducia e il vostro sostegno per una città più coraggiosa, più onesta e trasparente, più semplice, più bella e gentile.

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Per una Reggio più coraggiosa, più onesta e trasparente, più semplice, più bella e gentile

1. IL RUOLO DI UNA CITTA’, IL RUOLO DI QUESTA CITTA’L’architetto brasiliano Jaime Larner, ha scritto che “La città non è il problema. La città è la soluzione”. Questa frase è particolarmente vera nel momento che stiamo affrontando. Più il mondo si globalizza, più il ruolo delle città cresce e Reggio ha, in questo, un ruolo particolare: unica città nel suo genere a fondere in se stessa frazioni collinari e rivierasche, Reggio perla del Mediterraneo, culla della cultura classica, faro della Magna Grecia.

Giorgio La Pira parla delle città come di un focolare di bellezza: “Non case ma città, un luogo dove vivere; e la vera vita è di coloro che sanno gustare la vita vista nello splendore dell’idea”. Bisogna caratterizzare l’amministrazione non come un semplice susseguirsi di atti burocratici, ma come la sintesi di passione e idee. In questo senso alcuni gesti programmatici, a partire dal ricevimento settimanale mattutino del Sindaco o della visita costante e periodica nelle scuole e nei quartieri periferici della nostra città, finalizzato all’ascolto delle istanze dei cittadini e misurare il battito cardiaco dei servizi essenziali, costituiscono il simbolo di un impegno volto a coinvolgere, coinvolgere, coinvolgere. È bello entusiasmarsi all’idea che a Reggio sia possibile per un cittadino essere coinvolto, discutere, proporre e non solo corrispondere al cliché stereotipato del reggino brontolone solo capace di lamentarsi. Piccoli gesti di attenzione per dare risposte ai cittadini e fare in modo che l’Amministrazione non resti avvitata su se stessa e imbrigliata in un’azione di governo autoreferenziale, ma metta in atto un’idea di città che sia concretamente policentrica.

Ma vi è di più: dobbiamo recuperare la dimensione storica della città. In questo senso, oltre al completamento degli scavi di Piazza Italia, riteniamo che si debba dare nuovo impulso e slancio al Museo, finalmente completo, rendendolo fruibile e gratuito una volta al mese ai cittadini che avranno voglia di ammirarvi i Bronzi (finalmente restituiti alla loro casa naturale) ma anche tutti gli altri reperti che ci raccontano di una città che fu protagonista e che vuole tornare ad esserlo. Nondimeno, andranno recuperate le Mura Greche e le Terme Romane, il Parco della Vallata di Motta Sant’Agata, il Castello Aragonese, il Santuario di San Nicola a Rosario Valanidi e tanti altri siti storici per la prima volta racchiusi in un’unica card da offrire ai turisti.

Non ci saranno pari opportunità finché esisteranno stereotipi culturali, assurdi e retrogradi; ciò significa che bisognerà lavorare per superare le discriminazioni razziali, sessuali, generazionali. Ma significa lavorare per il superamento del divario digitale, per una legalità che non sia solo un concetto astratto e finalizzato all’ordine pubblico ma che sia il modo per educare le ragazze e i ragazzi al rispetto, alla lealtà, alla fiducia nell’altro. Una legalità e un senso civico che vanno dal lavoro dei giovani nei campi confiscati alla mafia, con Libera, fino al pagamento del biglietto sui mezzi pubblici. Nella visione di una cittadinanza concretamente attiva è fondamentale attuare il regolamento per i beni comuni urbani materiali, immateriali e digitali.

Il 3 Aprile 2014 è stata approvata la legge c.d. “Del Rio”, n. 56/2014 (G.U. 7 Aprile 2014), riguardo l’istituzione delle città metropolitane. È questa la “cornice” istituzionale nella quale dobbiamo immaginare il nostro futuro. Bisogna concepire l’intero territorio provinciale come quello di un’unica realtà urbana – composta di aree industriali, boschive ed agricole – del tutto integrata in ogni settore: aeroporto (RC), porti (Gioia Tauro, Villa S. Giovanni, Saline, Roccella Jonica, minori porti turistici, ecc.), trasporti, rifiuti, servizi sociali, istruzione ecc. Avremo pertanto, l’opportunità di eliminare sprechi, doppioni, inefficienze e promuovere i servizi realmente eccellenti anche grazie alla gestione diretta di una parte dei fondi comunitari previsti per la programmazione 2014-2020. Ne discenderà un’unificazione di alcuni servizi locali (trasporti locali, raccolta, riciclo e smaltimento r.s.u., riscossione tributi comunali, ecc.) e un probabile accorpamento amministrativo di alcuni enti locali. Ma l’istituzione della Città Metropolitana di Reggio Calabria, tuttavia, non potrà prescindere da

una più intensa cooperazione fra Reggio e Messina.L’area della città metropolitana sarà, o meglio potrebbe essere, un territorio vasto e sfaccettato comprensivo di Reggio e del suo comprensorio naturale da Melito solo fino a Bagnara; dell’area tirrenica e della Piana; dell’area grecanica e dei Greci di Calabria; dell’area jonica e dell’area aspromontana comprensiva dei Comuni che gravitano sul Parco nazionale dell’Aspromonte. Proprio per questo bisognerà coinvolgere questi territori, i cittadini e i rappresentanti di tutte le istituzioni, le categorie professionali e i cittadini nella stesura dello Statuto di Reggio Città metropolitana.

Amministrare a Reggio significa accettare di essere criticati ventiquattro ore su ventiquattro: è un confronto critico e duro che non ci spaventa ma ci esalta. Essere giovani amministratori significa innanzitutto non aver paura del vento in faccia. E siamo orgogliosi della nostra storia almeno quanto siamo gelosi del nostro domani.

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2 PALAZZO SAN GIORGIO, CASA DI VETRO.Una città che viene da uno scioglimento per contiguità mafiose deve necessariamente ripartire dalle buone pratiche amministrative della trasparenza.Acquisisce, dunque, un valore politico, la scelta di (ri)spalancare le porte di Palazzo San Giorgio ai reggini. Palazzo San Giorgio dovrà tornare ad essere un cortile in cui chiunque potrà entrare, passare, incrociare sguardo e cammino.

Ma non basta. Bisogna rendere i cittadini consapevoli del funzionamento della macchina amministrativa attraverso la pubblicazione web di tutte le entrate e le uscite del Comune, suddivise per anni e capitoli, con grafici e tabelle intuitive, in maniera chiara e comprensibile. Mettere, cioè, a disposizione di tutti il bilancio in modo graficamente comprensibile e nell’ottica della totale trasparenza. La vera spending review si può fare coinvolgendo i cittadini: mostrando, cioè, con chiarezza, centesimo per centesimo, come vengono spesi i soldi.

È una sconfitta per l’Amministrazione dare l’impressione di fare cassa con le sanzioni. Ed è una sconfitta anche per i cittadini che avvertono il fastidio di indossare la maglia nera dell’indisciplina. Proponiamo dunque un patto in nome della trasparenza e della collaborazione: la Polizia Municipale come presidio sul territorio contro il degrado. Via le multe come introito fondamentale di bilancio, via i parcheggi a pagamento dagli ospedali perché il primo gesto di rispetto verso un malato e la sua famiglia deve arrivare dal comune: una carezza da parte della città, nel tentativo di costruire un rinnovato rapporto tra cittadini e istituzioni.

L’operazione “Palazzo San Giorgio Casa di Vetro”, nello specifico, si dovrà tradurre in atti amministrativi e in comportamenti che diano l’esempio:

1. Operazione trasparenza sui conti del Comune e sulle spese correnti dell’amministrazione al fine di eliminare le ampie sacche di spreco e di imporre criteri di sana amministrazione e di economia;

2. Riduzione dei costi della politica (taglio degli emolumenti per il Sindaco e per gli Assessori e proposta di riduzione dei gettoni per i Consiglieri Comunali, con riferimento a chi gode di altre fonti di reddito aggiuntive rispetto a quello previsto per il servizio reso alla città con l’impegno politico);

3. Controllo e rimodulazione del sistema di corresponsione delle indennità aggiuntive ai dirigenti del Comune;

4. Efficientamento energetico degli edifici di proprietà e gestione comunale e dell’illuminazione pubblica, con conseguente immediato risparmio economico (in partnership con società del settore);

5. Adozione di pratiche di “Bilancio Partecipato” e rispetto dei termini definiti dalla legge per la redazione dei bilanci preventivo e consuntivo;

6. Trasparenza sulle spese dell’Amministrazione (rendicontazione sul sito del Comune delle spese del personale politico ed amministrativo impegnato in attività o missioni, con pubblicazione dei documenti giustificativi delle spese);

7. Introduzione di criteri di valutazione ed autovalutazione nella gestione dell’amministrazione;

8. Operazione Open bilancio;9. Ricognizione auto blu e veicoli comunali e taglio degli stessi;10. Adesione alla Carta di Pisa, il codice etico dei comuni;11. Costituzione di Parte Civile in tutti i processi di ‘ndrangheta in quanto lesivi dell’immagine

della città di Reggio;12. Affidamento della gestione delle gare d’appalto alla Stazione Unica Appaltante (S.U.A.) al

fine di garantire la massima trasparenza, nonché supporto della Consip;13. Ricognizione generale all’interno degli uffici comunali al fine di verificare la definitiva

rimozione delle infiltrazioni che hanno causato lo scioglimento del Comune e monitoraggio costante al fine di evitare il ripetersi di eventi simili;

14. Ottimizzazione dell’utilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata di concerto con la ANBSC;

15. Streaming online delle sedute del Consiglio e di ogni altro organo rappresentativo elettivo;

16. Esclusione (per un numero limitato di anni da definirsi) dal pagamento di tasse e tributi comunali ai titolari di attività economiche che hanno denunciato il racket e/o che hanno avuto danneggiati gli esercizi a seguito di attentati di chiara e accertata matrice mafiosa, dando concreta attuazione alle norme del regolamento comunale.

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3 CULTURA, REGGIO UN MUSEO A CIELO APERTO.Con un pizzico di presunzione affermiamo che, probabilmente, nulla di quanto è successo a Reggio si sarebbe verificato se ci fosse stato un serio investimento sulla cultura. Allontaniamo quel pensiero debole secondo il quale “con la cultura non si mangia” e riteniamo che, al contrario, bisogna investire in questa industria atipica.

Fare cultura non è affatto facile però. La cultura è della stessa famiglia dell’acqua, dei beni comuni, delle infrastrutture per lo sviluppo. E in qualche modo la cultura è l’opposto complementare dell’acqua. Adam Smith sosteneva che l’acqua è la cosa più utile e allo stesso tempo non vale niente come costo, come merce. Cioè deve valere zero perché raggiunga il suo massimo di valore di uso. Allo stesso modo la cultura deve uscire dalla limitazione del valore d’uso, non deve necessariamente servire a qualcosa se non a contemplare la bellezza e la verità senza doversi accontentare dei suoi surrogati.È ciò che consegue alle occasioni culturali che deve portare a qualcosa. Chi va a teatro, ad esempio, nella maggior parte dei casi, va a mangiare fuori, mantiene la città viva e illuminata fino a tardi. E quindi la mantiene più sicura. La cultura genera curiosità e induce ad acquistare il libro dell’opera teatrale che abbiamo appena visto, il dvd del film , il cd con le canzoni del concerto e ci invita a rifarlo ancora.Che cos’è questa se non una naturale industria culturale? Ecco forse dovremmo spiegare questo a chi dice che con la cultura non si mangia. Proprio per questo facciamo nostre le parole e l’insegnamento del prof. Renato Nicolini.

Assume un ruolo fondamentale, pertanto, dare vita e realizzare la Casa della Cultura, uno spazio di incontro, formazione, informazione, proiezione di film e messa in scena di opere di compagnie reggine. Un luogo fisico, in cui ci sarà lo spazio per un bistrot che valorizzi prodotti a km 0, ma anche un luogo virtuale che esporti l’immagine della città in tutto il mondo.

Una città che abbia contezza dei propri monumenti, edifici e luoghi d’interesse storico artistico culturale e li valorizzi ma, al tempo stesso, si doti di un Piano Strategico Culturale che favorisca processi di rigenerazione urbana attraverso spettacoli teatrali e musicali che animano i quartieri cittadini, li rendono vivi fino a tarda sera e consentano alle saracinesche dei negozi di stare alzate per qualche ora in più.

Reggio ha un patrimonio di “potenzialità culturali” unico al mondo: due Università (Mediterranea e, per stranieri, Dante Alighieri), diverse biblioteche pubbliche (solo la comunale “De Nava” conta 115.000 opere) ed ecclesiastiche (pensiamo a quella arcivescovile, con circa 70.000 volumi), l’Accademia delle Belle Arti, l’Archivio di Stato, la Soprintendenza archivistica, la Soprintendenza archeologica, il Conservatorio musicale, il Teatro Cilea, i Musei cittadini.

Nulla può essere lasciato al caso, serve un piano dettagliato e organizzato di interventi:1. Ricognizione generale di monumenti, edifici e luoghi di interesse storico artistico

culturale al fine di ripristinarli, avviare opere di manutenzione e valorizzazione;2. Completamento del Museo nazionale e delle altre opere di restauro non ancora terminate

sui monumenti cittadini (ad esempio il Castello Aragonese);3. Gestione più efficiente del Teatro Cilea, con la valorizzazione degli spazi e dei servizi da

esso potenzialmente offerti e impulso alla Fondazione “Cilea”;4. Riapertura, promozione e implementazione della Pinacoteca Comunale;5. Ricerca di spazi per l’elaborazione artistica collettiva giovanile;6. Realizzazione de “La Casa della Cultura”;7. Promozione dell’identità culturale e storica di Reggio e della “memoria dei luoghi”,

particolarmente nelle giovani generazioni, valorizzando anche le esperienze artistiche contemporanee e le originalità presenti nel territorio;

8. Riscoperta e valorizzazione delle biblioteche cittadine dalla Biblioteca Comunale alle

biblioteche di quartiere e avvio del progetto “Una libreria all’aperto”, salotto letterario di eventi e incontri con gli scrittori ed editori locali nelle piazze cittadine. Una sorta di ‘temporary store estivo’ che per due mesi resterà aperto tutti i giorni, offrendo a reggini e turisti i libri più importanti dell’editoria nazionale e quelli dell’editoria locale e ospiterà un salotto letterario che oltre a contenere eventi e incontri con gli scrittori vuole anche aprirsi alla città per farsi ‘spazio di tutti’ accogliendo proposte, idee e iniziative. Ci sono librerie che stanno chiudendo ed è un problema grande. La vera sfida è portare i libri nelle mani dei cittadini e la “Piazza dei Libri” va in questa direzione.

9. Collaborazione permanente fra Università, Comune e associazioni culturali per il supporto tecnico generale e la redazione di “progetti integrati” di valorizzazione, anche sul piano internazionale, dei beni culturali locali (pubblicazioni, mostre, festival, eventi musicali ed artistici, ecc.);

10. Messa in rete online dei cataloghi relativi al patrimonio librario delle oltre 30 biblioteche cittadine;

11. Il Distretto tecnologico dei beni culturali (vedi cap. 6);12. Stesura di un progetto culturale per l’adesione di Reggio alla rete delle città “creative”

dell’Unesco.

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4 UNA CITTA’ SICURA PERCHE’ LIBERA.È fondamentale che Reggio sia una città sicura perché libera. Perché la sicurezza non sia l’arroccamento in case che diventano fortini ma sia l’espressione più alta della libertà. La cultura della paura, ha prodotto un forte e radicato senso di insicurezza in molti di noi.

Ringraziamo tutte le forze dell’ordine, nessuna esclusa, per l’ottimo lavoro che fanno, ma siamo convinti che sia compito delle Istituzioni lavorare per una città libera di appartenere, libera di vivere, libera di includere, libera di dare chance, in cui la cittadinanza sia innanzitutto presidio sociale e le cui uniche sentinelle possano essere le sentinelle del bello.

Una città è più sicura se è viva, piena di attività e di persone che ne frequentano i luoghi, ne invadono le strade, ne illuminano il futuro. Per questo c’è bisogno di una rilevante scommessa sull’illuminazione anche adesso: light is life. Bisogna pensare a un Piano di Illuminazione che consentirà un intervento sistematico e innovativo in tutte le zone della città ma che, allo stesso tempo, ci consentirà di risparmiare. A partire proprio dalle periferie e dalle zone nevralgiche della città (penso alla Villa Comunale ad esempio) in cui la criminalità prolifera grazie al fondamentale aiuto dell’oscurità.

Illuminare significa anche far si che la cittadinanza torni ad accorgersi e ad ammirare i nostri palazzi in stile liberty, i nostri monumenti, i nostri parchi, villette e piazze. Ecco perché il piano dell’illuminazione dovrà comprendere anche questi siti. Bisognerà pensare ad un Ufficio Città Sicura.

C’è un tasso di provocazione evidente quando diciamo che una città è più sicura se concede spazi a un caffè letterario piuttosto che a una camionetta dell’esercito. Ma è certo che mentre siamo fieri e orgogliosi di chi porta una divisa, siamo anche convinti che il modo più tranquillo per essere sicuri è vivere la città e non nascondersi dietro all’autorità. Viverla in profondità, viverla nella sua dimensione culturale, viverla aprendosi. In una società caratterizzata da un crescente multiculturalismo rifiutiamo con sdegno l’accostamento clandestino uguale criminale. L’identità è condizione fondamentale per una società ma l’identità è apertura, mai arroccamento. Chi è forte delle proprie idee e della propria storia non ha paura di confrontarsi.

5. AMBIENTE, LA CITTA’ DEL BENESSEREReggio deve diventare una città in cui sia bello vivere e poiché il benessere non è un indicatore solo economico, è il momento di misurare la qualità di un territorio su qualcosa di diverso dal prodotto interno lordo. “Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. (...)Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.” (Bob Kennedy).

Il benessere, oggi, significa innanzitutto recuperare un rapporto sereno con l’ambiente. Oltre il 50% delle emissioni di anidride carbonica a livello globale sono prodotte in ambienti urbani. Le città hanno una responsabilità storica enorme rispetto all’ambiente e ai cambiamenti climatici. Proprio per questo, il ruolo di Reggio va iscritto in un disegno più ambizioso: mettere in atto azioni locali che, tuttavia, contribuiscono insieme alle azioni di migliaia di altre città a invertire un pericoloso processo di cambiamento climatico. Le città del mondo che hanno preso sul serio la sfida del cambiamento climatico e gli obiettivi del protocollo di Kyoto, hanno sviluppato una visione complessiva del significato del divenire una green city attraverso strategie che coinvolgono tutte le aree dell’amministrazione e della vita della città, una città in cui è bello vivere è una città che recupera il suo rapporto col mare e della vista sul mare. Proprio per questo non possiamo accettare la presenza dei sylos che ostruiscono la vista sul porto cittadino.

Non è possibile raggiungere obiettivi ambiziosi di sostenibilità senza una convinta trasformazione dei comportamenti. Reggio desidera partecipare con convinzione a questo grande processo planetario di miglioramento dell’ambiente in cui viviamo. Il Comune può e deve fare molto sia per il risparmio energetico sia per la promozione dell’utilizzo di energie rinnovabili. Lo può fare anzitutto definendo una politica energetica coraggiosa e sviluppando progetti innovativi conseguenziali in grado di promuovere in modo coordinato le eccellenze universitarie in ambito ingegneristico, architettonico e meteorologico, le imprese leader del settore e il ricco tessuto di soggetti pubblici e privati che operano in questo campo.

Due sono le linee d’intervento su cui puntare per la realizzazione di una città sostenibile dal punto di vista energetico: il risparmio e l’utilizzo delle fonti rinnovabili.

Il Comune, poi, ha soprattutto il dovere di fissare regole urbanistiche ed edilizie capaci di rappresentare un reale cambio di marcia, un’inversione di tendenza pratica e concreta: una nuova cultura del progettare e del costruire, promossa e incentivata dall’Amministrazione e tale da ridurre in modo drastico i consumi degli edifici, è il passaggio fondamentale, insieme al tema di una mobilità sostenibile, per restituire ai cittadini un ambiente urbano godibile e energeticamente efficiente.

Quanto espresso è il punto di partenza per la realizzazione di un vero e proprio Masterplan energetico, la Green Card di Reggio, che partendo da un’analisi e verifica dell’attuale piano energetico comunale, e legandosi alle previsioni di piano strutturale, lo aggiorni e lo traduca in un sistema di interventi a tutti i livelli. I punti essenziali del Masterplan saranno:• Azioni concrete per progettare e costruire in modo tale da ridurre in modo drastico i consumi

degli edifici, sia pubblici, sia privati, sia edilizia convenzionata (Aterp); • Azioni per favorire la mobilità sostenibile (bike sharing, tram, mobilità elettrica, infomobilità,

etc.);

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Per una Reggio più coraggiosa, più onesta e trasparente, più semplice, più bella e gentile

• Promozione delle fonti di energia rinnovabili; • Sviluppo di network ICT in grado di verificare, anche da parte del singolo cittadino, lo

stato energetico dell’ambiente in cui vive, promuovendo comportamenti virtuosi, oltre a permettere azioni di risparmio energetico puntuale a livello comunale.

Reggio ha le caratteristiche per divenire un modello a livello europeo sull’edilizia sostenibile in contesti di costruzioni di valore storico-architettonico. Pensare l’edilizia sostenibile a Reggio è infatti da un lato pensare sul nuovo ma, in misura ancora maggiore, è costruire le soluzioni tecnologiche e architettoniche per intervenire sul costruito, in particolare quello di pregio. Il mondo dell’edilizia sostenibile sta offrendo soluzioni innovative, che si prestano a interventi per i quali Reggio può divenire un autentico laboratorio a cielo aperto: unire le competenze accademiche e degli specialisti del settore per sviluppare soluzioni innovative.

Pensiamo a una città che valuti la propria qualità urbanistica non sulla base delle cubature, ma in ragione della presenza di un parco, di un giardino, di una piazza pubblica a meno di dieci minuti a piedi da casa di ciascun cittadino. L’urbanistica nella città di Reggio deve essere soprattutto recupero di spazi di libertà e di bellezza per i nostri figli. Reggio può legittimamente ambire ad essere non solo una capitale della cultura, ma anche una capitale del verde e della sostenibilità. Consideriamo, inoltre, un fatto culturale di estrema importanza la partecipazione di architetti giovani e con lo sguardo allenato alla creatività internazionale e compatibile ai lavori dell’amministrazione nell’ottica del recupero degli spazi, della valorizzazione delle strutture esistenti nel rispetto delle condizioni ambientali naturali. A tal proposito, dovranno essere favorite forme di gestione collettiva degli spazi verdi e delle aree per animali da compagnia. A Reggio molti Parchi sono erroneamente definiti Piazze. Bisogna fare una ricognizione di questi. I parchi cittadini, devono caratterizzarsi per la funzionalità e per i servizi che offrono. All’interno dei parchi favoriremo la creazione di semplici aree e strutture per lo sport a disposizione di tutti, come un canestro o una porta per il gioco del calcio o un percorso vita. La gestione del verde pubblico dovrà essere riorganizzata in funzione della qualità e della fruibilità da parte del cittadino.Abbiamo un polmone verde al centro della città che esiste in poche altre città del mondo: la Villa Comunale. L’impegno dell’Amministrazione sarà quello di restituirlo alle mamme, ai bambini, alle famiglie reggine attraverso azioni di riqualificazione dei luoghi e di controllo.

Condividiamo e confermiamo la scelta di una politica sui rifiuti basata sulla capacità di riciclare, di raccogliere in modo differenziato, di promuovere il riuso. Siamo profondamente convinti, infatti, che il problema rifiuti a Reggio si potrà risolvere soltanto puntando in maniera decisa sulla raccolta differenziata porta a porta, introducendo, altresì, misure premiali per chi differenzia di più e misure sanzionatorie per chi, al contrario, non differenzia. Sui rifiuti si gioca una ghiotta occasione di credibilità per le istituzioni locali, è assurdo rinviare ulteriormente non solo la necessaria semplificazione dentro l’ambito della Provincia di Reggio ma anche una più stretta collaborazione con le città e i territori della futura area metropolitana reggina.

È il momento di risolvere definitivamente il problema degli scarichi e assicurare un ufficio dedicato per le segnalazioni dei cittadini. Per combattere il rumore e l’inquinamento acustico, aggiorneremo e verificheremo sia il Piano di Classificazione Acustica comunale che il Piano di Risanamento. Bisognerà stipulare una nuova convenzione con l’ASP per servizi sugli animali riorganizzando gli attuali servizi e aumentandone trasparenza ed efficacia. Abbiamo intenzione di affrontare con decisione il problema del canile comunale e abbracciare la lotta al randagismo attraverso misure premiali

per quei cittadini che decideranno di accogliere in casa un randagio “ospite” del canile, ma non basta: bisogna completare al più presto il canile di Mortara,renderlo fruibile e agibile, basta con i canili lager. Allo stesso tempo bisognerà pensare ad un canile sanitario e collaborare con la Regione e con l’Asp per un serio programma di sterilizzazione. Accanto a questo renderemo realmente funzionante l’anagrafe canina. Pensiamo di valorizzare con maggiore intensità Reggio come capitale dell’enogastronomia. Il cibo, il vino, la produzione tipica sono condizioni fantastiche per uno sviluppo legato allo stile ed alla qualità.

Sulla scorta di quanto detto, nello specifico, proporremo tra l’altro:1. Adesione al “Patto dei Sindaci” sull’ambiente e il risparmio energetico; 2. Ricognizione straordinaria sulla situazione cittadina: fotografare la situazione

ambientale, dotarsi degli strumenti organizzativi (Riorganizzazione Assessorato ambiente), partecipativi (Consulta per l’ambiente) ed operativi (Coordinamento Politiche ambientali) utili per impostare gli interventi necessari (Piano d’Azione) scadenzati per il breve, medio e lungo periodo, procedendo alla definizione di un vero e proprio Piano Regolatore Generale dell’Ambiente (PRGA);

3. Redazione periodica del “bilancio ambientale”; 4. Supporto all’azione delle associazioni di protezione degli animali per il governo del

randagismo (elaborazione di un adeguato piano per i ricoveri e/o la sterilizzazione degli animali, supporto a chi accoglie gli animali abbandonati evitando che si disperdano su strada o che finiscano in mani crudeli.) e l’applicazione delle relative normative;

5. Interventi di salvaguardia del territorio (riduzione del rischio idrogeologico: il Governo Renzi ha stanziato 1,5 mld di euro per la prevenzione del dissesto idrogeologico) e di prevenzione antisismica (diagnosi e ristrutturazione degli edifici, a cominciare dall’edilizia pubblica e revisione del “Piano di protezione civile della Città”);

6. Verde urbano: Censimento di spazi e micro-spazi di quartiere da mettere a verde;7. Attuazione legge n. 113/92 “Un albero per ogni nato”, per quartiere di nascita o aree

cittadine destinate a verde (vedi L. “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”);8. Convenzione con la facoltà di Agraria e con gruppi, associazioni, singoli cittadini, per la

cura e la manutenzione ordinaria del verde urbano e di spazi verdi e/o aiuole, alberi, e altro;

9. Creazione e sviluppo degli “Orti urbani comunali”;10. Strategia “Rifiuti Zero” per Reggio;11. Raccolta differenziata porta a porta totale (carta, plastica, vetro, umido e secco) con

misure premiali per chi differenzia di più e sanzionatorie per chi differenzia di meno;12. Programma graduale finalizzato a eliminare i cassonetti stradali attraverso progetti

pilota che partano con un quartiere e si estendano progressivamente a tutta la città;13. Costituire centri di riuso, recupero, riparazione e baratto, in collaborazione con

cooperative sociali e/o imprese giovanili;14. Incentivazione con sgravi fiscali e concessori gli esercizi commerciali che aboliscono l’usa

e getta e distribuiscono prodotti alla spina (no imballaggi inutili);15. Adesione al Progetto “Carta Spreco Zero”, nato qualche anno fa per iniziativa di Last

Minute Market, e che impegna i sindaci a sostenere tutte le iniziative che recuperano, a livello locale, i prodotti rimasti invenduti e scartati lungo la filiera agroalimentare per redistribuirli gratuitamente a categorie di cittadini al di sotto del reddito minimo e a istituire programmi e corsi di educazione alimentare, di economia ed ecologia domestica per rendere il consumatore consapevole degli sprechi di cibo, acqua ed energia;

16. Adottare strategie I.E.S. (Informazione, Educazione e Sanzione);17. Progetto “acque chiare” per Reggio (gestione sostenibile dell’acqua potabile e delle acque

reflue, governo delle risorse idrogeologiche, contenimento degli sprechi, riduzione della salinizzazione delle falde, miglioramento dei servizi e dei controlli);

18. Rivisitazione del Piano Spiagge.

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6 INNOVAZIONE, LA CITTA’ INTELLIGENTEUna smart city. Basta con i tecnicismi per cui innovare è bello sempre e comunque. Occorre capire come, dove, perché. Quale città intelligente abbiamo in testa. Dobbiamo ribaltare la classica visione di adeguamento tecnologico: le tecnologie non rappresentano l’innovazione, sono semplicemente degli strumenti capaci di abilitare la realizzazione di idee innovative. La supremazia dell’uomo sulla macchina è insita nella capacità di creare, dal comporre e dal ricomporre. Se pur meravigliose, le macchine possono solo riprodurre idee pre-esistenti e processi già programmati. Ottenere benefici dalla innovazione tecnologica vuol dire applicarla avendo chiaro l’obiettivo finale e avendone la giusta padronanza.

In questo senso sarà indifferibile promuovere una nuova rete wireless urbana, (aprire ad esempio le biblioteche la domenica sera e favorire il wi fi gratuito) fruibile gratuitamente per un tempo definito, che permetta lo sviluppo di un sistema di servizi digitali georeferenziati per cittadini e turisti, oltre che assolvere a esigenze di connettività in tempo reale.

Ma una città intelligente dovrà dotarsi anche di edifici intelligenti. Questa è la scommessa degli smart building, sistemi innovativi che consentono di monitorare, tra l’altro, il consumo di energia elettrica in un ambiente in base al clima o alla presenza di persone al suo interno.

Allo stesso tempo sarà possibile innovare il sistema delle informazioni sul traffico: realizzare un sistema d’integrazione di queste informazioni, un supervisore del traffico, in grado di acquisire le informazioni, elaborarle e restituirle in tempo reale a cittadini e a chi governa la mobilità metropolitana. Il supervisore del traffico, l’intelligenza tecnologica della mobilità metropolitana, permetterà di sviluppare progressivamente modelli e processi di intervento in tempo reale sulle situazioni di congestione.

Le tecnologie e il distretto dei beni culturali, saranno un banco di prova fondamentale. Reggio non può più permettersi di occuparsi di cultura, di sviluppo economico e di innovazione tecnologica su tre tavoli per lo più separati. Il Distretto Tecnologico dei Beni Culturali sarà il progetto che unirà questi tre grandi temi del futuro della città in un Masterplan in grado di attrarre risorse pubbliche e private finalizzate allo sviluppo di progetti innovativi nel tema del restauro e della formazione avanzata che vi si collega, della fruizione innovativa dei beni culturali, delle card e sistemi digitali per la fruizione della città, della sicurezza dei beni culturali, dei palazzi intelligenti, recupero tecnologico di siti fatiscenti, etc. Un grande progetto in cui amministrazione, università, centri nazionali e locali presenti in città, musei e soggetti imprenditoriali possano portare il proprio contributo in modo strutturato.

Pensiamo che il patrimonio del Comune debba “rendere” alla città e non possa essere un costo. Ma questo principio non è declinabile solo sotto il profilo economico. Non rende solo ciò che porta soldi nelle casse del comune. Lasciare spazi di libertà alle associazioni, alle società sportive, alla realtà culturali, alle iniziative di valore è un elemento che rende molto alla città. Rende più del valore economico di un affitto. Per un grande scrittore del nostro tempo, che ha dedicato memorabili pagine al ruolo delle città “le associazioni rendono l’uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole persone e danno la gioia che raramente s’ha restando per proprio conto, di vedere quanta gente c’è onesta e brava e capace e per cui vale la pena di volere cose buone (mentre vivendo per proprio conto capita più spesso il contrario, di vedere l’altra faccia della gente, quella per cui bisogna tener sempre la mano alla guardia della spada)”. Le parole di Italo Calvino, ne “Il barone Rampante”, rappresentano il nostro pensiero sul bisogno di dare luoghi fisici, spazi reali, per stare assieme e lo faremo con la massima trasparenza.

L’individuazione di obiettivi precisi, verificabili, raggiungibili, misurabili è la chiave di volta di ogni tentativo di premiare il merito che sia serio e che vada oltre il semplice e demagogico attacco ai fannulloni. Per far funzionare una macchina amministrativa servono strumenti, non

slogan. E per coinvolgere le lavoratrici e i lavoratori servono obiettivi concreti e puntuali. Da questo punto di vista particolare attenzione sarà rivolta al PEG come strumento trasparente e comprensibile dell’azione amministrativa. Riteniamo, infatti, sia stato un madornale errore inserire a Bilancio la restituzione della PEO maturata dai dipendenti. Al Comune di Reggio lavorano migliaia persone ivi compresi i lavoratori delle ormai ex società partecipate. Per ciò che concerne questi ultimi è del tutto evidente che bisognerà dare impulso definitivo alla costituzione delle Società in House per l’espletamento dei servizi essenziali e strumentali del Comune.Un esercito di persone che da molti è visto come una zavorra da alleggerire: per noi la vera innovazione sta nel qualificarlo, motivarlo, valorizzarlo affinché possa servire al meglio la cittadinanza. L’orgoglio di rappresentare il servizio pubblico, l’impegno nel mettersi al servizio e il coinvolgimento rappresentano gli strumenti fondamentali per realizzare ogni progetto, anche il più ambizioso. E siamo convinti che si possa uscire dallo stereotipo del funzionario pubblico come di uno scansafatiche e della macchina comunale come inefficiente mettendoci in gioco tutti e ciascuno. La scommessa da vincere sul personale sarà quella di abbandonare l’idea del “posto” e abbracciare quella del “ruolo”. Proprio per questo è nostra intenzione indire assemblee periodiche di confronto con i dipendenti comunali al fine di ascoltarne i problemi e condividere soluzioni “comuni”.

Particolare attenzione sarà posta al ruolo della Polizia Municipale punto di riferimento primario nel rapporto tra Comune e cittadini: la maggiore presenza dei vigili agli incroci non è solo un modo per diminuire il traffico, ma anche per evidenziare un diverso rapporto con i cittadini.

Proprio per questo, nell’idea di città intelligente, bisognerà dare attuazione a:1. Operazione Open Data. Mettere on line dati che riguardano tutta la vita cittadina,

dai parcheggi alle statistiche sul lavoro, dai giardini ai musei, dagli scavi archeologici attraverso la firma di un protocollo di collaborazione con Wikitalia. Una mole di informazioni che raccontano tutto quello che c’è e succede in città, illustrano i servizi e le criticità, danno mappe e grafici sui temi più disparati. In vari settori, dall’ambiente all’amministrazione, dalla sanità all’urbanistica, dalla mobilità alla cultura, il cittadino trova in rete servizi e curiosità, le mappe dei lavori in corso, i percorsi delle piste ciclabili, le domande per iscrivere i figli a scuola, i musei e gli eventi. I dati aperti consentono anche di sviluppare applicazioni per smartphone. Ma questa sfida è anche una scommessa, per offrire ai cittadini la possibilità concreta di non essere solo utenti. Se chiunque ha a disposizione dati trasparenti, chiari e comprensibili da valutare, allora non si limita a pagare una multa, ma può anche capire come vengono spesi i soldi delle multe e può dare indicazioni o suggerimenti alla pubblica amministrazione. L’obiettivo è mettere on line tutte le spese dell’amministrazione. In questo modo è come se il Comune fosse ‘nudo’ di fronte al cittadino, senza bisogno di intermediari.;

2. Collaborazione tra Comune e Ateneo per creare una rete wireless che copra tutta la città;3. Possibilità di pagare una multa on line e salire sull’autobus con il biglietto elettronico; 4. Creazione di una piattaforma che offra soprattutto un sistema di contenuti gratuiti e

illimitati che spaziano dal traffico alle news, dal meteo agli eventi, dalle notizie utili alla cultura, dallo sport ad altri temi di maggiore interesse per chi naviga.

5. Smart buildings.6. Tecnologia nZEB (nearly Zero Energy Building, ossia a consumo quasi nullo) o Plus Energy

Building (ossia producono energia) per gli edifici.

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7 WELFARE, LE PERSONE E NON LE CATEGORIE.Nessuno si senta escluso, un modus vivendi che a Reggio trova spazio da secoli. Questa è la città dell’attenzione agli ultimi. Rivendichiamo questa tradizione e la consideriamo un onore da difendere. Sappiamo, però, che in un momento storico in cui la soglia del bisogno si è alzata fino a coinvolgere fasce di popolazione che prima non avrebbero mai pensato di dover ricorrere ai servizi sociali (i c.d. nuovi poveri) il concetto di welfare ha profondo bisogno di essere ridefinito. Va evitato con grande determinazione il rischio dell’assistenzialismo per favorire l’inclusione sociale, secondo il principio di sussidiarietà. E vanno resi trasparenti i metodi di assegnazione di risorse pubbliche e la verificabilità completa di tutti i progetti finanziati. Le associazioni di volontariato sono spesso i primi centri di aggregazione della cittadinanza, sono i luoghi nei quali si formano i primi ‘Noi’, in grado di costituire il tessuto sociale.

“Senza cuore Reggio muore”, queste le parole sullo striscione che il 19 dicembre 2012 apriva il corteo di protesta del Terzo settore provinciale. Un grido disperato rivolto alla politica reggina incapace, negli ultimi dieci anni, di dare risposte concrete alle esigenze del terzo settore e, più in generale, di programmare un sistema di welfare cittadino.

Bisogna partire da un presupposto: il sistema di welfare attuale è fallito.È necessario, pertanto, cambiare prospettiva e proporre un metodo alternativo.Il Terzo Settore è stato, in questi anni, l’ingranaggio di un sistema che ha portato gli operatori ad accettare il modello delle “categorie” di persone e non “le” persone, svilendo i diritti di ogni cittadino e dimenticando che le categorie sono tra esse connesse. Esistono, cioè, situazioni multiproblematiche all’interno di uno stesso nucleo familiare poiché, come spesso accade, povertà chiama povertà.Abbiamo assistito, in questi anni, a interventi a pioggia volti a garantire l’elemosina sociale suddivisa per categorie. Una serie d’interventi etero determinati che hanno risolto le emergenze di volta in volta create ma non le cause che le hanno determinate.

E’ per questo motivo che vi è la necessità di fare un salto di qualità, ossia di iniziare a ragionare su un sistema davvero integrato che garantisca i diritti minimi dei cittadini, passando da una suddivisione delle risorse ad una reale programmazione delle politiche di comunità. Sbaglia chi dice che in questi anni non ci sia stato un piano, il problema è che, evidentemente, non è stato valido e reale.

I Pon per la città metropolitana, con la nuova programmazione Horizon 2020, porteranno a Reggio 80/100 milioni di risorse. Se questa programmazione non si integra con i Por e i piani di intervento sui bilanci regionali ci troveremo di fronte all’ennesimo spreco e a inutili doppioni.

Serve un governo territoriale che abbia un tavolo permanente di programmazione che veda coinvolti tutti gli attori sociali che quotidianamente sono impegnati sul territorio.Il Forum del Terzo Settore ha già fatto un piano di ricognizione dei fondi della programmazione 2014/2020. Le risorse ci sono, manca però una pianificazione che sia vera e adeguata.

Affinché le politiche di comunità a Reggio siano efficaci ed efficienti, dovremo far partire dallo Stretto una battaglia politica nazionale. Esiste, infatti, un Decreto legge del ’93 che non inserisce i servizi sociali tra i servizi essenziali. Questo impedisce, nel caso di comuni in predissesto, di salvaguardare le somme destinate ai servizi sociali. Un Comune in crisi, pertanto, non potrebbe oggi rendere impignorabili quelle somme per pagare i servizi. Da ciò ne deriva, ad esempio, che a Reggio non ci siano asili nido comunali a fronte di una Direttiva della Comunità Europea che fissa la soglia minima al 12% e, soprattutto che non si abbia notizia dei bandi per la riapertura degli asili nido comunali di Archi, Gebbione e Cedir.

A Reggio ci sono tante persone affette da diverse forme di handicap e disabilità. Vogliamo

guardare a questi nostri concittadini non solo in termini sanitari o assistenziali perché sappiamo che è sempre più pressante l’esigenza di offrire opportunità di accessibilità e fruibilità nel campo della cultura, dello sport, dell’ambiente esterno alla propria abitazione.

Reggio è una città anziana, in un momento nel quale è abbastanza difficile capire come definire l’anziano: troviamo sempre più spesso settantenni in palestra o ottuagenari brillanti e ricchi di vita. Cambiano gli stili di vita, si allunga l’età media, aumenta il bisogno dei nonni che spesso sono dei veri e propri salvatori della patria all’interno delle rispettive famiglie. Pensiamo che sia opportuno che l’Amministrazione, prima di vedere l’anziano come un cittadino per il quale svolgere un servizio, riconosca e faccia percepire al diretto interessato che la Città di Reggio crede negli anziani come capitale sociale importante e fondamentale per quello che ha da dire e da dare alla società oggi, unendo la sua esperienza alla nostra speranza. Pensiamo che sia giusto consentire a queste nostre concittadine e concittadini di divenire risorse in grado di riempire di entusiasmo la vita quotidiana. Abbiamo bisogno di anziani che alimentino una tradizione, coltivino la memoria, invitino all’impegno.

Da questo ne deriva, pertanto, la necessità di:1. Rendere attiva la Consulta del Terzo Settore già prevista dallo Statuto comunale;2. Adottare i principi del Bilancio Partecipato;3. Monitorare e verificare costantemente i bisogni e le criticità sociali a cura di un

Dipartimento Politiche Sociali riqualificato che interagisca con gli organismi consultivi dei cittadini e del terzo settore e con le istituzioni presenti sul territorio, incluse le Circoscrizioni, attivando già nei condomini un volontariato di prossimità;

4. Riaprire gli asili nido comunali;5. Sostenere le donne sole e le lavoratrici attivando gruppi di auto aiuto opportunamente

formati, asili-nido e luoghi di gioco, lettura ed animazione per bambini, anche tramite convenzioni con organizzazioni di volontariato, associazioni di famiglie, cooperative sociali giovanili;

6. Creare spazi di socializzazione in tutti i quartieri, anche attraverso il riuso o l’uso pomeridiano di scuole e palestre, destinate ad attività culturali, musicali, di lettura, sport e socializzazione;

7. Attivare e diffondere (anche in funzione anti-spreco) le pratiche di Last-Munte-Market, con il riciclo delle derrate alimentari in scadenza a vantaggio delle mense e delle comunità-alloggio;

8. Istituire una “Banca del Tempo” per lo scambio di servizi e mutua assistenza tra privati;9. Attivare misure specifiche e puntuali (anche nella gestione della mobilità) rivolte allo

sviluppo della vita di comunità nei quartieri, con particolare attenzione ai bisogni dei bambini (spazi e luoghi per la socializzazione, il gioco, la lettura, l’attività motoria, istituzione di percorsi pedonali per l’accompagnamento a scuola: ciò che è definito “città a misura di bambino”);

10. Approvare del regolamento sui Beni Comuni;11. Affrontare seriamente il problema delle barriere architettoniche cittadine attraverso

una ricognizione degli uffici, delle scuole e delle arterie stradali cittadine che oggi sono inaccessibili per i nostri concittadini con disabilità.

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8. LO SPORT, UN NUOVO DIRITTO DI CITTADINANZALo sport come elemento fondamentale della salute e dell’educazione, occasione per uscire dall’individualismo, veicolo di comunità, capacità di non rassegnarsi, fattore di bellezza, elemento di inclusione sociale e di pari opportunità, orgoglio di un’appartenenza. A Reggio per noi lo sport vuol dire molto, molto, molto di più di quello che sono abituati a pensare altrove.

Pensiamo sia necessario convocare, almeno una volta l’anno gli Stati Generali dello Sport nella convinzione che non esistano sport minori. L’attenzione dovrà essere massima per tutti. Lo sport contribuisce in modo significativo alla coesione economica e sociale e ad una società più integrata. Tutti i componenti della società dovrebbero aver accesso allo sport: occorre pertanto tener conto delle esigenze specifiche e della situazione dei gruppi meno rappresentati, nonché del ruolo particolare che lo sport può avere per i giovani, le persone con disabilità e quanti provengono da contesti sfavoriti. Pensiamo alla pratica sportiva come a un nuovo diritto di cittadinanza. Per questi motivi siamo convinti che l’aumento spropositato delle tariffe d’affitto degli impianti comunali significa, in molti casi, la morte per le associazioni sportive impossibilitate a sostenere i costi d’affitto. Pensiamo sia necessario dialogare con queste associazioni e ridiscutere i termini delle convenzioni d’affitto.

Il Consiglio d’Europa definisce lo sport come “qualsiasi forma di attività fisica che, mediante una partecipazione organizzata o meno, abbia come obiettivo il miglioramento delle condizioni fisiche e psichiche, lo sviluppo delle relazioni sociali o il conseguimento di risultati nel corso di competizioni a tutti i livelli”. Dunque la definizione di sport va oltre quello che spesso pensiamo. L’esperienza dei paesi scandinavi ci insegna che i marciapiedi sono il più importante impianto sportivo urbano. E proprio sui marciapiedi dovrà passare il percorso di footing più bello del mondo. La città, come ci dice il Consiglio d’Europa, deve essere camminabile, ciclabile, percorribile, calpestabile, usabile con il corpo, con impianti accessibili, la cui gestione è attenta alla sostenibilità, fruibili da tutti. Gli impianti, pur importanti, divengono una delle opportunità della rete che li connette e che consente di fare sport andando in palestra, a scuola, in università, al lavoro. Le città europee che hanno orientato le loro politiche con decisione verso la sostenibilità e vivibilità hanno scelto, più o meno intenzionalmente, di mettere il corpo, l’attività motoria al centro della scena urbana. Facilitare queste pratiche in città risponde ad una serie di criteri e di visioni: nella nostra idea di città, il giardino, la piazza, la strada, il campo da bocce o da tennis, gli spazi pubblici in generale, divengono opportunità raggiungibili a piedi o in bicicletta, ciò a dire facendo sport, per fare sport.

La pratica sportiva negli ultimi venti anni si è “allungata”, accogliendo fasce d’età sempre più ampie, e che si è “allargata” dal punto di vista delle discipline praticate ma soprattutto dal punto di vista delle persone e dei luoghi: oggi si svolge educazione corporea negli asili, educazione motoria e sport nelle case circondariali, si propongono le ultime tendenze nelle palestre, ginnastiche dolci con gli anziani, si pratica skate nelle strade e nelle piazze. Allo stesso tempo continuano le forme tradizionali di pratica sportiva: podismo, nuoto, calcio, basket, tennis, volley e così via.

In questo contesto, per altro, appare grottesco che in una città come Reggio, con temperature calde per almeno sei mesi l’anno, non esistano strutture all’aperto. Un canestro, una porta per il gioco del calcio, sono gesti che ad una Amministrazione costano nulla ma, molto spesso, riescono a riqualificare un intero quartiere. Ma lo sport, come indicato nel Libro Bianco del 2007 sul tema, ha ampliato anche i propri obiettivi: il miglioramento della salute pubblica attraverso l’attività fisica, l’inclusione sociale, l’integrazione, le pari opportunità (declinate dal punto di vista del genere, della condizione

sociale, economica, della cultura, dell’ etnia), la prevenzione e la lotta contro il razzismo e la violenza, la lotta contro il doping, la promozione di un tifo corretto, la promozione della cultura del limite, il contributo alla promozione dello sviluppo sostenibile, la condivisione dei valori con il resto del mondo e allo stesso tempo la valorizzazione delle tradizioni sportive locali, così rilevanti nel caso di Reggio.

Alla luce di quanto sopra, quindi, bisognerà pensare, tra l’altro, a:1. Ricognizione straordinaria sulla situazione degli impianti sportivi cittadini volta ad

assicurare la messa a norma e l’agibilità di tutte le strutture sportive comunali (palestre, campi da calcio, Palasport di Pentimele, Botteghelle, Scatolone, ecc.…);

2. Affidamento in gestione degli impianti alle società sportive, anche in concorso tra loro e a prezzi calmierati rivedendo tariffe di affitto degli impianti stessi al fine di agevolare le società sportive;

3. Supporto all’attività motoria di base, in particolare nelle scuole elementari (promuovendo convenzioni o accordi con l’Università, il CONI, le società sportive, ecc.);

4. Convocare, almeno una volta l’anno gli Stati Generali dello Sport 5. Incentivare il playground, gratis e all’aperto recuperando piazze e spazi pubblici

inutilizzati e abbandonati.

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9. SCUOLA E UNIVERSITA’, UNA REGGIO CUM LAUDEUn’amministrazione realmente innovativa deve considerare il mondo della scuola, come l’imprescindibile punto di partenza di una diversa idea di concezione della società: rivendicare la centralità della scuola e non farla mai diventare il fanalino di coda di cui parlare solo quando ci sono i tagli. Come simbolo di questa visione, il Sindaco e l’assessore al ramo visiteranno nel primo anno tutte le scuole e si impegneranno in prima persona nello stabilire un rapporto con i bambini e i ragazzi che sono cittadini a tutti gli effetti e meritano attenzione, ascolto, stima. La scuola come punto di partenza di un’idea di città è un valore primario: significa ridirci con piena consapevolezza che i bambini sono i protagonisti presenti e futuri della vita civile. I cittadini di domani sono già tra noi. Devono essere educati e cresciuti nel rispetto delle cose di tutti, che sono le cose di ognuno, e sostenuti nell’aspirazione alla felicità e alla realizzazione di sé.

Non sfugge che, in alcune scuole, la composizione delle classi, soprattutto delle prime classi elementari, è decisamente multietnica. Non sono più rari i casi in cui i bambini italiani non raggiungano il 50% degli studenti. Occorre insistere con forza e decisione in un processo educativo e culturale d’integrazione, onde evitare che la generazione che oggi inizia il proprio cammino sui banchi di scuola sia tra quindici anni protagonista di rivolte sociali sul modello di ciò che è accaduto in Francia qualche anno fa.

La città deve rispondere alle esigenze delle giovani famiglie attraverso politiche volte a favorire le opportunità educative per i bambini. Da qui la necessità di riaprire gli asili nido comunali.

Accanto al diritto allo studio tradizionalmente inteso, dovranno essere attivate politiche di sostegno per gli studenti in difficoltà in collaborazione con la scuola ai vari gradi, lo diciamo senza paura: è vergognoso che a Reggio non vengano erogati i contributi per i buoni libro e che tante famiglie paghino le scelte scellerate di pochi amministratori.

Tante sono le città che fanno a gara per organizzare eventi in cui partecipino persone che hanno vinto un premio Nobel. Noi vogliamo essere la città che ospita quelle persone che non hanno (ancora) vinto un premio Nobel. Una città viva, vera, vitale. Ricca di stimoli e di opportunità. Non una terra di ricordi. Ma un luogo da vivere.

Il centro di gravità della ricerca scientifica nella nostra città, ovvero il suo Ateneo, vive oggi un momento di gravissima crisi che solo in parte è dovuto ad una gestione non oculata delle risorse. La ricerca scientifica è non solo il motore dell’innovazione tecnologica, ma anche l’indicatore del progresso civile di una nazione, di una regione, di una città. E’ un mezzo di promozione sociale e di valorizzazione delle persone, perché ne struttura e disciplina la personalità oltre che valorizzarne il talento e fornire loro opportunità di crescita. Senza ricerca, un popolo è condannato a un lento ma inesorabile declino: prima culturale, poi tecnico e industriale, infine inevitabilmente economico e politico. La ricerca condotta nelle Università è un’attività essenziale e non accessoria perché consente a docenti e ricercatori, attraverso l’interazione con un ambiente internazionale, la formazione continua e la sua trasmissione immediata agli studenti, consentendo agli uni e agli altri (e con loro all’intero Paese) di rimanere inseriti a pieno titolo nei circuiti culturali e scientifici più importanti a livello mondiale. L’Università va collocata tra i centri di imputazione dell’azione amministrativa, sebbene normalmente non rientri tra le competenze dirette del governo cittadino, se non forse per le politiche sugli alloggi e per il problema di raggiungibilità efficiente dei poli con i mezzi pubblici come priorità assoluta, si deve riconoscere che il decadimento generale dell’Ateneo, e la mancata valorizzazione di queste realtà sane e di livello internazionale avrebbero conseguenze drammatiche per il prestigio, e la capacità di attrazione generale della nostra città allontanando

Reggio dal mediterraneo e dall’Europa. Un’amministrazione comunale che volesse valorizzare queste realtà presenti sul suo territorio potrebbe, ad esempio, contribuire promuovendone la visibilità.

Per una città universitaria, ospitare realtà scientifiche di altissimo profilo, insieme con le attività anche convegnistiche che esse sono in grado di organizzare, e tenuto conto della capacità di attrazione che tali strutture possono esercitare su un pubblico mondiale di studiosi e studenti, è un elemento di primaria importanza. Ed essere ‘città universitaria’ è uno dei fattori della nuova idea di città. Il Comune, insieme con le altre istituzioni territoriali, deve guardare con senso di responsabilità all’Università e a tutte le Istituzioni del sapere che animano la vita culturale della nostra città. Per questi motivi, lavoreremo al perseguimento di una maggiore collaborazione tra città e università: si potrebbe pensare a un tavolo permanente dei saperi nella città, attorno al quale organi cittadini e dell’amministrazione universitaria possano progettare una collaborazione e un sostegno della città all’Ateneo e di quest’ultimo alla città. In questo senso occorre un organo di effettiva progettazione, non soltanto rappresentativo delle due istituzioni.

Non bisogna trascurare, inoltre, il rapporto con le Università italiane. Reggio intesa come luogo in cui ricercatori, studenti e studiosi si incontrano, Reggio città dei saperi. Ma anche Reggio come città che fornisce ai giovani gli strumenti per essere competitivi, un luogo d’integrazione e conoscenza di altre culture, uno spazio del possibile. Gli studenti reggini non dovranno più essere solo i custodi di questa città, ma la conoscenza della loro storia e del territorio dovrà permettere loro di operare nel contemporaneo con maggiore dinamicità e con identità. In tale direzione è fondamentale il connubio dell’Ateneo reggino, del CNR e degli altri istituti di didattica e di ricerca italiani e stranieri posti in città per incentivare il trasferimento delle conoscenze dall’università alle imprese e ai servizi, ma anche per valorizzare le nuove vocazioni scientifiche, tecnologiche e industriali, attraverso il sostegno allo sviluppo e alla diversificazione delle competenze.

Il rapporto con le Università straniere. Bisogna stipulare un accordo quadro con le università straniere per definire progetti, programmi e tempistiche. Si potrebbe pensare ad un google calendar, condiviso, che ogni università italiana e straniera possa aggiornare e integrare con i propri eventi. Questo calendario potrebbe essere accessibile, con un link, anche dal portale del comune di Reggio. Tali occasioni di incontro possono essere implementate creando momenti di studio e gioco in relazione alle comunità culturali che ospitiamo, ad esempio festival, o ricostruire feste tipiche. A tal fine sarebbe opportuno promuovere un vero e proprio assessorato Università e Ricerca.

Una città universitaria è una città piena di giovani. Vorremmo che a Reggio a questo tema non fosse riservata un’attenzione politica soltanto strumentale, che propone risposte demagogiche. Come se ai giovani servissero unicamente più divertimento, meno impegno, meno regole. Nel corso dei Forum, è emersa in primo luogo una preoccupazione per la città, per le sue condizioni e per i suoi destini del tutto analoga a quella dei cittadini più maturi. Noi pensiamo che non esista una città per i giovani che non vada bene anche per i bambini e per gli anziani. Penseremo ai giovani e, dunque, a noi stessi, nel quadro di una generale politica di recupero della vivibilità sociale della città: maggiore qualità degli spazi pubblici, dei parchi, delle piazze. Pensiamo a eventi e manifestazioni organizzati all’aperto, a incentivare le possibilità di fare musica, di trascorrere il tempo insieme. La cultura giovanile ha bisogno di spazi adeguati per esprimersi, ma anche per nutrirsi, per questo lavoreremo anche all’apertura prolungata delle biblioteche.

Ma i giovani chiedono anche sostegno per trovare lavoro. Per questo dovremo lavorare a progettare degli sportelli dove, in giorni prestabiliti, sia possibile confrontarsi con persone realmente competenti, che possano dare consigli o indicazioni. Essendo i giovani i maggiori fruitori di internet, qualunque intervento che possa migliorare la capacità informativa della rete

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civica avrà un immediato ritorno in termini di partecipazione giovanile alla vita civile. Per questo forniremo più informazioni in rete sulle possibilità di lavoro, sulle associazioni di volontariato e sui luoghi destinati alla vita pubblica dei cittadini giovani. È necessario fare sì che la città risponda alle esigenze dei giovani con uno sforzo di coordinamento tra le iniziative. Necessario consolidare il rapporto con i Ministeri delle politiche giovanili e delle pari opportunità, oltre che con Regione e Provincia per acquisire risorse sul bilancio e predisporre progetti che devono nascere dalle esigenze dei giovani della città attraverso una continua consultazione e un coinvolgimento anche attraverso i sistemi telematici, gruppi di interesse e social network.

Porte aperte all’informazione libera. Una città aperta e libera non solo nei suoi propri modi ma anche verso l’esterno. Fondamentale è, in questo senso, la libertà di stampa: Reggio vuole proporsi come capitale dell’informazione libera. In quest’epoca di informazione “dal basso”, in cui la conoscenza viaggia in rete, l’Amministrazione comunale deve studiare un programma per far convergere in città i dissidenti virtuali. Tutti coloro insomma che, su varie piattaforme, blog e comunicatori web registrano e rilasciano la loro versione dei fatti, una verità alternativa a quella dei regimi, sfidando le censure a rischio della propria stessa vita. Garantire, insomma, un’informazione molteplice e diversificata.

Sarà fondamentale dunque:1. Uno stretto rapporto di collaborazione con l’Università Mediterranea e con le sue

Facoltà (Agraria, Architettura, Giurisprudenza e Ingegneria) nonché con l’Università per Stranieri e l’Accademia di Belle Arti;

2. Istituire la giornata “Reggio cum laude”, iniziativa organizzata in collaborazione tra Ateneo e Comune per l’inizio delle attività didattiche del nuovo anno accademico. I nuovi iscritti potranno informarsi sui servizi più utili alla vita universitaria attraverso gli stand allestiti per l’occasione;

3. Istituire e organizzare in collaborazione con l’Università mediterranea il “Carrer Day”, un appuntamento dedicato all’incontro tra i laureati dell’Ateneo reggino e i rappresentanti del mondo del lavoro. Si vuole creare l’occasione di fare un colloquio con i responsabili delle risorse umane di 100 aziende, in grado di offrire loro concrete opportunità di lavoro o stage di qualità. L’iniziativa, vuole dimostrare come la città sia vicina all’Università, soprattutto su un tema così importante come quello della ricerca del lavoro da parte di giovani che hanno concluso la formazione accademica; e come le aziende siano disponibili a credere nei giovani laureati italiani. L’iniziativa si articolerà in due fasi: la prima dedicata ad un workshop sul curriculum e sul colloquio di selezione e la seconda dedicata ai colloqui individuali;

4. Promuovere la mobilitazione delle risorse europee, nazionali e regionali per l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo;

5. Nei limiti posti dalle disponibilità di bilancio e con riferimento a progetti e settori ritenuti strategici per la città, sostenere progetti di ricerca ad elevata ricaduta sull’economia, l’occupazione e la società, la formazione avanzata per i migliori studenti (dottorati, post-dottorati, studi all’estero), le azioni per il richiamo a Reggio delle migliori competenze;

6. Strutturare, nel piano per la mobilità cittadina, un’offerta adeguata di collegamenti coi poli universitari decentrati.

7. Valorizzare il Progetto Integrato d’Area del Territorio (PIAT), volto a realizzare azioni comuni tra le diverse istituzioni scolastiche (sistema bibliotecario telematico integrato, videoconferenze, cinema, teatro, ecc.);

8. Adeguare l’edilizia scolastica e abbattere le barriere architettoniche esistenti;9. Creare l’anagrafe scolastica per combattere gli abbandoni;10. Istituire la Carta dello Studente, una tessera nominale per ogni studente che consente

agevolazioni economiche per trasporti, acquisti libri, manifestazioni culturali, sportive, ecc.

10 LA BATTAGLIA DELLE PICCOLE COSELa città di Reggio in questi anni ha smesso di curare l’argenteria. Noi ci proponiamo un programma dettagliato di recupero di tutto ciò che in città ha perso lo smalto di un tempo nella convinzione che serva, prima di tutto, partire da quello che in città già esiste.

Pensiamo che per molto tempo l’attenzione doverosa ai grandi lavori (molti dei quali mai terminati) abbia fatto perdere di vista un serio e mirato programma di manutenzioni che fosse organico e non solo episodico. Non vanno coperte le buche, vanno rifatte le strade. Pensiamo che i nostri lavori debbano essere sistematici e non sporadici. Annualmente l’Amministrazione presenterà l’elenco degli interventi zona per zona, coinvolgendo i cittadini disponibili nella progettazione e programmazione. Bisogna partire dalle periferie e arrivare al centro e non il contrario.

In questo senso la lotta al degrado diviene non semplicemente il tentativo di rincorrere problemi più o meno grandi, ma il desiderio di ristabilire la bellezza, tornando a livelli accettabili di pulizia dei muri, delle strade, di manutenzione del verde e delle opere pubbliche. Pensiamo che la collaborazione dei cittadini sia fondamentale per ottenere questo obiettivo anche mediante un sistema di comunicazione innovativo (twetter, facebook, sistemi informatici che ci permettano di recepire le segnalazioni e inoltrarle agli uffici competenti) e adeguato potranno segnalare, in tempo reale, piccoli e grandi problemi quotidiani.

La battaglia delle piccole cose riguarderà:1. Ricognizione straordinaria di tutte le opere pubbliche avviate e non terminate e di

quelle ancora in fase di progettazione al fine di individuarne le criticità e provvedere al completamento;

2. Monitoraggio costante delle opere pubbliche cittadine al fine di garantire una manutenzione ordinaria continua e permanente e, laddove sia necessario, provvedere alla manutenzione straordinaria;

3. Per la realizzazione dei punti di cui sopra pensare all’istituzione di un Nucleo Anti Degrado formato da cittadini volontari;

4. Recupero delle Piazze cittadine sotto il profilo architettonico, dell’illuminazione e del verde pubblico;

5. Programma di riqualificazione generale delle arterie urbane cittadine e dei suoi marciapiedi, partendo dalle periferie e arrivando fino al centro;

6. Monitoraggio costante dell’illuminazione pubblica per le vie cittadine nella convinzione che una città illuminata è una città più sicura;

7. Stesura e attuazione del Regolamento per i beni comuni urbani.

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11 COMMERCIO, LA LOTTA ALLA RENDITAQuando si parla di competenze comunali nei settori economici si tende a sottolinearne i profili negativi: controlli, autorizzazioni, sanzioni. Oggi non deve essere più così. Da una visione in negativo dobbiamo alzare gli occhi verso uno sguardo positivo: non solo e non tanto la gestione delle pratiche ma lo sviluppo e la promozione di un territorio unico al mondo. Per questi motivi sarà imprescindibile una lotta serrata alla rendita.

Molto spesso Reggio vive di rendita e finge di non accorgersene. Siamo Reggio e il mondo ci deve qualcosa. Ci deve gratitudine, ci deve venire a trovare, ci deve ammirare. Occorre partire dalla lotta alla rendita, declinandola innanzitutto sul piano del turismo. Raccontare una Reggio capitale della bellezza è possibile solo se iniziamo col migliorare la qualità del nostro servizio agli ospiti di questa città. A Reggio non ci sono infopoint, non ci sono bagni pubblici adeguati e non ci sono guardie mediche per i turisti. Questo rischia di diventare un grosso problema soprattutto se si considera il fatto che una buona parte del turismo cittadino è costituita da anziani.

La lotta alla rendita non si fa con una ordinanza, purtroppo, ma richiede un cambio di passo culturale. Il mondo del commercio, tradizionale e ambulante, non può chiamarsi fuori da questa sfida e la sfida nella sfida è, ad esempio, rendere Mercato di Piazza del Popolo attrattiva come Union Square a New York. Per noi questi luoghi sono il luogo del futuro, non del passato. Ma per farlo occorre che ci creda per primo il commerciante, l’ambulante. E per crederci è necessario scommettere sulla qualità, dagli stand, al prodotto al prezzo. . Solo con questo coraggio potremo arrivare al riconoscimento dei nostri mercati come “storici”,

per questo chiediamo lo stesso coraggio a chi oggi gestisce un banco. . E se va combattuta senza tregua la battaglia contro l’abusivismo, danno economico ma prima

ancora culturale e sociale verso la città, è anche vero che la difficoltà nell’affrontare questo tema non può costituire una sorta di giustificazione per cui allora diventa naturale non rispettare le regole del commercio o – peggio ancora – lasciare crescere il degrado al termine del lavoro.

. Il commercio reggino deve avere un valore aggiunto, diventare il momento finale di una filiera produttiva che faccia della qualità e della tradizione il carattere prevalente. Bisogna creare un unico testo regolamentare, semplice e lineare, che raccolga tutti i settori del commercio, da quello ambulante a quello dei locali e dei mercati, per aprire una fase di sviluppo e rilancio. Sono proprio i settori che si identificano con il nostro territorio - artigianato, enogastronomia, gastronomia - gli ambiti che devono diventare la radice e la fonte primaria del commercio fisso ed ambulante reggino.

. Il commercio deve sostenere la produzione e la filiera artistica locale; in questo senso è necessario sviluppare un nuovo rapporto tra questi diversi settori dell’economia locale, in cui non sia l’istinto competitivo interno a prevalere quanto la consapevolezza che soltanto la cooperazione possa sostenere entrambi i settori. Commercio e artigianato non devono essere competitor ma alleati. Devono anzi cercare economie di scala per poter definire linee produttive artigianali rivolte al largo commercio ed ai turisti.

Accanto al commercio su suolo pubblico un’attenzione particolare va rivolta a quello su sede fissa, a partire dal commercio al servizio della residenzialità e ai centri commerciali naturali. Se vogliamo una Reggio viva e vissuta dobbiamo farci carico del bisogno dei cittadini di accedere a servizi commerciali di base convenienti e raggiungibili. La promozione dei centri commerciali naturali (anche attraverso il coordinamento di iniziative e progetti), di servizi di “spesa a domicilio” e di sistemi di fidelizzazione diretti a rendere più conveniente il ricorso a queste reti commerciali territoriali, così come una rimodulazione della fiscalità locale a carico delle attività commerciali (TOSAP), insieme ad uno sviluppo armonico e coordinato di servizi di commercio di vicinato, sono chiavi strategiche per il sostegno a nuova residenzialità nel centro storico e ad una migliore residenzialità nelle periferie per una risposta

efficace ai bisogni dei soggetti più deboli, dei meno abbienti e delle famiglie.

È parte dalla lotta alla rendita l’investimento deciso e tenace nel costruire una città partner di chi ha voglia di scommettere su Reggio e bisogna farlo eliminando difficoltà burocratiche e problematiche logistiche. Solo così potremo essere un’Amministrazione capace di mostrare la propria leale collaborazione a chi crede in una Reggio fatta di imprese, di ricerca, di innovazione, di talenti. Vogliamo spalancare le porte della città a chi ha un’idea, un’opportunità, un sogno. Vogliamo essere partner – nei limiti consentiti dalle regole – di tutti coloro che hanno a cuore un investimento sul futuro della città. In questo contesto è fondamentale la cooperazione fra città come motore di sviluppo delle comunità e dei paesi; a tal fine verranno fatti opportuni passi a livello delle istituzioni europee cercando un continuo rafforzamento delle relazioni con Bruxelles anche nell’utilizzo dei fondi comunitari. Reggio deve saper costruire una rete di partner in settori come la green economy, la BLU ECONOMY, la mobilità sostenibile, l’arte e la cultura, la formazione permanente. L’Europa deve diventare uno stimolo reale ad una nuova programmazione e progettazione della vita economica di Reggio.

Reggio, città del bergamotto. Un antico slogan che in passato si è riempito di progetti e azioni concrete non solo a tutela di questo prezioso frutto ma anche e soprattutto azioni per la promozione del bergamotto e di tutta la filiera produttiva ad esso collegata.

Ma, come dicevamo, Reggio deve saper guardare anche a chi sta di fronte abbandonando vecchi e improduttivi campanilismi. Dal dialogo con la vicina Messina dovrà nascere e concretizzarsi l’area metropolitana dello Stretto.Il nostro compito deve quindi essere prima di tutto dare opportunità e sostegno alle giovani idee, a chi si impegna per l’innovazione. Per questo è fondamentale potenziare l’incubatore e il vivaio d’impresa presente in città e nel quale il Comune svolge già un ruolo rilevante, nonché rafforzare i legami con l’Università di Reggio e il sistema di ricerca di eccellenza presente nella città. Una politica di promozione dei brevetti e di sostegno alla ricerca di base a alla ricerca applicata sono dunque il primo passo per poter radicare nel nostro territorio nuove imprese e nuove filiere produttive e per coprire spazi di mercato inediti nella divisione internazionale del lavoro.

La lotta alla rendita si fa anche valorizzando ciò che già esiste ma rischia di essere perduto. Sarà fondamentale dunque:La valorizzazione turistica dei geositi e dei luoghi paesaggistici di pregio (Collina di

Pentimele, il Parco di Ecolandia, Motta S. Agata, Bovetto, i terrazzi dello Stretto, ecc.);

La valorizzazione (anche agrituristica) delle periferie, delle vallate e dei centri collinari (Castello di S. Aniceto, Polveriera di Ciccarello, resti delle Motte, cinque o sette che siano, ecc.);

La promozione presso la Regione un progetto di recupero dell’area dell’ex Fiera di Pentimele.

Il primo articolo della Costituzione non è stato scritto a caso e sostenere oggi che la nostra Repubblica democratica è fondata sul lavoro significa impegnare tutti e ciascuno a un’opera quotidiana, paziente e tenace, di difesa dell’occupazione e di sostengo all’intrapresa. In questo senso sarà ferma la battaglia per difendere lo stabilimento Omeca di Torre Lupo e tutelarne i lavoratori.

Bisognerà effettuare studi sulla fattibilità di costituire in tutta la città metropolitana di Reggio una Zona Franca Urbana (ZFU), dove si concentrino programmi di defiscalizzazione per la

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creazione di piccole e micro-imprese e si attraggono investimenti legati al territorio.Nondimeno andranno previste forme di agevolazione (amministrativa, finanziaria, servizi, promozione, ecc.) – nel rispetto del principio di libera concorrenza – alle produzioni agricole e all’industria agroalimentare, squisitamente tipiche del nostro territorio (clementine, bergamotti, fichi, annoni, ecc.) e/o a rischio di estinzione (zibibbo, gelsomino, giuggiole, sorbe, ecc.).

12 SMUOVERE LA MOBILITA’La gestione della mobilità reggina è, forse, il banco di prova più delicato. Oggi la città è stretta nella morsa di un traffico che deriva dalla stratificazione di scelte (e di non scelte) fatte nel corso degli anni.

Partiamo da un dato di fatto: Reggio è ricca di stazioni, bisogna scommettere sulla riqualificazione di queste, per dare alla città una vera metropolitana di superficie.

Poiché è prioritario rendere accessibile l’arrivo a Reggio, bisognerà lavorare con intensità alla completa risistemazione sia della Stazione Centrale sia dell’Aeroporto “Tito Minniti”. Le porte d’accesso di questa città dovranno essere totalmente diverse come qualità dei servizi e dell’accoglienza da quelle che siamo abituati a conoscere. Gli ingressi di Stazione e Aeroporto sono i biglietti da visita di una città che oggi non si presenta all’altezza delle aspettative dei turisti ma soprattutto dei cittadini.

Nella logica di piccoli gesti di rispetto è importante rendere gratuiti i parcheggi degli ospedali per i cittadini che visitano pazienti.

Sarà fondamentale avviare uno studio che consenta la chiusura all’accesso in città per mezzi pesanti (bus privati, camion ecc.), facendoli fermare alle porte nord (Ponte della Libertà) e sud (Piazzale Botteghelle) della città, offrendo un opportuno servizio navetta per il centro.Allo stesso tempo, partendo con un progetto pilota in un alcune giornate ben definite, bisognerà iniziare a programmare la progressiva chiusura al traffico di tutto il centro storico dal Lungomare Falcomatà fino alla via Filippini. Un centro città finalmente dedito al passeggio, allo shopping, alla fruizione delle bellezze architettoniche cittadine.

Governare l’attesa. Nell’ottica di un’Amministrazione che è cosciente di non poter essere perfetta anche l’opportunità, da parte dei cittadini, di governare l’attesa di un bus è fondamentale. È per questo, dunque che sarà fondamentale l’istituzione, in collaborazione con l’Atam, di indicatori digitali all’interno delle pensiline che segnalino quanti minuti mancano all’arrivo del bus.

In questa idea di città, si innesta la volontà di agevolare gli interventi sulla mobilità alternativa a partire dalle piste ciclabili. La costituzione di un Ufficio Bici, con risorse umane e finanziarie adeguate (in linea con i livelli minimi di spesa indicati dalla Commissione Europea), coinvolgerà le associazioni dei ciclisti nella fase di decisione. Per la sicurezza dei ciclisti, va moderato il traffico nelle strade non di grande scorrimento creando finalmente opportune aree ciclopedonali e zone ad alta ciclabilità nel centro storico e realizzando opere per la riduzione della velocità del traffico motorizzato (restringimenti di carreggiata, attraversamenti ciclopedonali rialzati, dissuasori di sosta, ecc.). Occorre inoltre dedicare attenzione alla sosta delle bici, prevedendo l’aumento del numero di rastrelliere vicine a poli di attrazione (scuole, uffici) e l’adozione di sistemi di scoraggiamento dei furti. Il bike sharing come forma ulteriore di incentivo dell’uso della bici per spostamenti di corto raggio, è un’occasione su cui investire.Non sfugge che l’attuale (unica) pista ciclabile cittadina sia un obbrobrio inutile nonché un insensato spreco di risorse pubbliche. Bisognerà adeguarla, renderla fruibile ed, eventualmente, agire contro chi si è reso protagonista di questo scempio.

La nostra città si gioca una partita importante anche sul tema della mobilità elettrica. Le caratteristiche di Reggio, ad una prima lettura, non sembrano ideali per il mezzo elettrico. E’ necessario, pertanto, sviluppare una roadmap di interventi che veda un ruolo forte di governo da parte della amministrazione, in grado di promuovere una regolazione della mobilità che incentivi l’elettrico. Bisognerà pensare a colonnine sul territorio. Il piano reggino per la mobilità elettrica coinvolgerà gli operatori della mobilità, le case automobilistiche, il gestore della rete elettrica nazionale,

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nonché le competenze universitarie e quelle maturate sul territorio, per porsi ambiziosi obiettivi annuali in termini di numero di mezzi elettrici circolanti, nonché formule organizzative innovative per la governance del servizio.

La pedonalizzazione (quasi) completa di Piazza del Duomo, i cui lavori sono già in fase di avvio, risponde alla volontà di liberare dalla cappa del traffico il cuore pulsante della città, individuando percorsi alternativi. È un fatto culturale, ambientale e trasportistico. Ma è innanzitutto il desiderio di restituire la possibilità di vivere la Cattedrale, la sacra effige della madonna della Consolazione nel suo periodo di “sosta” in città, la Cappella del Santissimo Sacramento e il vicino Museo Diocesano – tra i più suggestivi simboli cristiani di Reggini – alla emozione e alla commozione dei reggini e non solo dei turisti. Quartiere per quartiere vanno studiate e verificate le ipotesi di micro pedonalizzazioni poiché laddove si restituisce alla vivibilità ciò che oggi è solo strada di transito si compie un atto controcorrente, ma necessario nella realtà che siamo chiamati ad amministrare.

Nell’ottica di una città intelligente, inoltre, sarà fondamentale il monitoraggio sul raccordo autostradale volto a prevenire incidenti specialmente nel tratto tra Portanova - Spirito Santo. Bisognerà, inoltre, riprendere il PUT (Piano Urbano del Traffico: art. 36 del Codice della Strada) con coinvolgimento delle associazioni dei cittadini.

Nel lungo periodo, infine, sarà fondamentale dare impulso all’istituzione di un nuovo servizio di trasporto urbano, con filo/ovo-via intorno a Reggio alta, il cui progetto in parte è già stato elaborato dalla Facoltà di Ingegneria di RC, per collegare rapidamente aeroporto, stazione centrale, CEDIR-Tribunale, collina dell’Eremo (Santuario), Ospedale, Cittadella universitaria, Parco di Pentimele, Lido-Porto-Santa Caterina, accompagnato da una conseguente redistribuzione delle corse autobus in senso trasversale: dalla marina alla collina

CONCLUSIONI, COME REALIZZARE QUESTA IDEA DI CITTA’.

La nostra città si avvia ad uscire da due anni di duro commissariamento per contiguità mafiose. Allo stesso tempo, inoltre, grava sulle spalle dei cittadini un piano di riequilibrio che comporterà tariffe alle stelle per i prossimi dieci anni.Questo, tuttavia, non può impedire alla città di rimanere bloccata sul piano della crescita.Reggio è come un malato che si prepara ad uscire dal ricovero in ospedale, in questo periodo di convalescenza la città dovrà essere accompagnata e aiutata fino alla piena riabilitazione.Bisogna leggere in questo senso l’idea di una cabina di regia per Reggio e, più in generale per la Calabria, messa in campo dal Governo Renzi.Il Governo, dunque, dovrà accompagnare questa convalescenza offrendo, nei modi previsti dalla legge, il sostegno di cui questa città ha bisogno per risollevarsi. Serve, dunque, una Legge speciale per Reggio, una sorta di Decreto Sblocca Reggio.

Tuttavia, questo rischia di non bastare se l’Amministrazione non farà la sua parte. Bisognerà, dunque, realizzare un’attenta disamina delle fonti finanziarie cui complessivamente attingere al fine di guardare con meno pessimismo al futuro: un’effettiva volontà politica di ricerca/raccolta/fruizione dei fondi, una reale e originale capacità di progettazione che legittimi l’accesso ai fondi stessi e una corretta gestione amministrativa delle risorse ricevute, al fine di realizzare opere e servizi pubblici concreti e duraturi, senza lasciare residui passivi.

Le risorse finanziarie e immobiliari cui ricorrere sono molteplici e, ovviamente, diversificate nei diversi settori (università, attività culturali, imprenditoria privata, ecc.). Fra gli altri, l’Amministrazione dovrà fare leva soprattutto su:

a. I fondi destinati ai 97 Comuni della Provincia, alla vecchia Provincia e alle sei comunità montane presenti sul territorio;

b. I fondi residui del c.d. “decreto-Reggio”, del Piano Triennale delle opere pubbliche e di PIC Urban;

c. I fondi comunitari Horizon 2014/2020 per la coesione economica, sociale e territoriale (le opzioni strategiche per l’impiego di tali fondi riguardano : Mezzogiorno, Città, Aree interne);

d. I fondi destinati dallo Stato e dall’Unione Europea specificatamente alle città metropolitane, tra le quali ormai è anche Reggio Calabria con il suo comprensorio;

e. I fondi derivanti dal recupero dell’evasione fiscale locale;

f. I 111 beni immobili confiscati alla ‘ndrangheta nella Provincia di Reggio Calabria, parte dei quali potrebbe essere destinata ad opere e servizi pubblici al momento privi di sede o posti in sedi inadeguate.

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DOMENICA 06 LUGLIO 2014 ALLE PRIMARIE DEL CENTRO SINISTRA

PER LA SCELTA DEL CANDIDATO A SINDACODI REGGIO CALABRIA

scegliSINDACO per REGGIO CALABRIA

GIUSEPPE FALCOMATÀ

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