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Un Dio “umano” Renza Guglielmetti Natale: il volto umano di Dio In un suo pezzo famoso, Silvia lo sai, di recente riproposto con Franco Battiato, Luca Carboni canta di un “Dio cattivo e noioso, preso andan- do a dottrina”. Il Dio incontrato al catechismo ap- pare qui insignificante, privo di at- trattive, fuori della vita quotidiana; uno con cui non si può instaurare un vero rapporto, un rapporto bel- lo e buono, vivo e profondo come ognuno desidererebbe. E non è neppure raro incontrare an- cora oggi persone che attribuiscono ad un castigo divino (che denunciano come immeritato) la causa delle loro disgrazie. Questa immagine distorta di Dio gli attribuisce le caratteristi- che di un essere ostile e vendicativo che spia le mosse degli uomini e li fa sentire perennemente in colpa. Sì, è vero, quante volte una certa recezione del messaggio cristiano ci ha consegnato un Dio arcigno e giu- stiziere, avvolto nella sua impassibi- le divinità dove il suo umanissimo amore per l’uomo, rivelato da Gesù nei Vangeli, si è perso misteriosa- mente per strada. Eppure il Natale da sempre è cele- brazione dello svelamento di questo amore. Un amore così straordinario da farsi “umano”: «E il Verbo si fece

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Un Dio “umano” Renza Guglielmetti

Natale: il volto umano di Dio

In un suo pezzo famoso, Silvia lo sai, di recente riproposto con Franco Battiato, Luca Carboni canta di un “Dio cattivo e noioso, preso andan-do a dottrina”. Il Dio incontrato al catechismo ap-pare qui insignificante, privo di at-trattive, fuori della vita quotidiana; uno con cui non si può instaurare un vero rapporto, un rapporto bel-lo e buono, vivo e profondo come ognuno desidererebbe.E non è neppure raro incontrare an-cora oggi persone che attribuiscono ad un castigo divino (che denunciano come immeritato) la causa delle loro disgrazie. Questa immagine distorta di Dio gli attribuisce le caratteristi-che di un essere ostile e vendicativo che spia le mosse degli uomini e li fa sentire perennemente in colpa.Sì, è vero, quante volte una certa recezione del messaggio cristiano ci

ha consegnato un Dio arcigno e giu-stiziere, avvolto nella sua impassibi-le divinità dove il suo umanissimo amore per l’uomo, rivelato da Gesù nei Vangeli, si è perso misteriosa-mente per strada.

Eppure il Natale da sempre è cele-brazione dello svelamento di questo amore. Un amore così straordinario da farsi “umano”: «E il Verbo si fece

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carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv �,�4). Il Bimbo che nasce a Betlemme manifesta esattamente questo volto umanissimo di Dio. In Gesù si presenta, per così dire, ad altezza d’uomo: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv �4,9). Ed è in questa umanità che Dio si fa in-contrare, entra in dialogo, si fa co-noscere e si pone in una relazione di cura nei confronti dell’uomo.

Il Natale ci consegna dunque la vera immagine di Dio, affidata alla pre-senza di un bambino che si mani-festa in tutta la sua fragile umanità e povertà, compreso il rischio del misconoscimento e del rifiuto a ga-ranzia della nostra libertà.Scriveva Edward Schillebeeckx in Cerco il tuo volto: «Alla mia età, dopo lunga e laboriosa ricerca, che non è ancora terminata, vorrei dire sommessamente che la bontà di Dio ha l’ultima parola nella nostra vita, la quale è di fatto un miscuglio di senso e di non senso, di salvezza e non salvezza, di disperazione e spe-ranza. È seguendo il modo di vivere di Gesù per gli uomini, sanzionato da Dio, che noi abbiamo il senso della nostra esistenza. Il Dio che ci trascende è un Dio umano, un Dio che ama gli uomini, che si preoc-cupa della loro storia. L’umanità di Dio si incontra con l’umanità degli uomini e la eleva». Nessuno come Gesù di Nazaret ha vissuto in modo intenso, comple-to, con piena coscienza l’avventura della vita. L’umanità di Dio vissuta in Gesù è modello per l’uomo, per ogni uomo che consideri il criterio dell’amore come la via verso la vera umanizzazione.

Quel Natale speciale

Se per alcuni ha prevalso una imma-gine dispotica di Dio, i cristiani mi-gliori, i santi, non si sono lasciati in-gannare da un certo sentire comune.

EDitorialE pag. �Un Dio “umano” DoMaNDE & (qualche) riSPoSta Gesù Cristo e il cristianesimo pag. 4

flaSh Dai cENtri pag. 7• La fede di chi non crede• Notte dei Santi• Telefono amico• Notizie dalla sede di Cuneo• Mostra «Grafie dell’Anima» • Notizie dalla sede di Genova

l’Eco DEl Dio NaScoSto pag. �6Giustizia e perdono, sguardo di Dio

DiciaMolo coN l’artE pag. ��Maria, la “Madre del buon consiglio”, Signora d’Albania

rEligioNi cUlti Magìa pag. �4Il risveglio della fede cristiananel movimento pentecostale QUi PUbblicità pag. �6

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Prendiamo san Francesco d’Assisi. Tommaso da Celano, suo biografo, scrive nella Vita seconda (�99) che «al di sopra di tutte le altre solenni-tà celebrava con ineffabile premura il Natale del Bambino Gesù, e chiamava festa delle feste il giorno in cui Dio, fatto piccolo infante, aveva succhiato ad un seno umano» (FF 787).Sappiamo che il �5 Dicembre del ���� Francesco a Greccio ha avviato la tradizione del presepe. Era tornato da poco dalla Terra Santa e aveva ancora impressi nella memoria quei luoghi tra cui Betlemme. Volle per-ciò ricostruire la scena della natività facendosi aiutare dagli abitanti del luogo: una stalla, una greppia, il bue e l’asinello. Quando tutto fu pronto fece celebrare l’Eucaristia.Francesco in quella notte contemplò

con commozione e tenerezza l’amo-re di Dio che lo aveva spinto a far-si figlio dell’uomo e a nascere nello squallore di una grotta, tra fieno e alito di animali. Non volle spettacolarizzare l’evento, nessuno impersonò la Madonna, né san Giuseppe e neppure il Bambino perché la presenza reale di Gesù sa-rebbe stata garantita dall’Eucaristia. Egli volle invece riflettere e aiuta-re a riflettere con amorosa e inten-sa partecipazione sulla condizione di estrema emarginazione in cui il Figlio di Dio è venuto a condividere la condizione umana. E volle vede-re tutto questo sensibilmente, poiché sapeva bene che la fede non è una idea ma evento di salvezza che Dio ha realizzato entro la storia degli uo-mini (cfr. �Celano, XXX).

il Presepe di Greccio è la tredi-cesima delle ventotto scene del ciclo di affreschi delle Storie di san Francesco della basilica superiore di assisi, attribuiti a giotto. il tema centrale di que-sta tavola giottesca si incentra nel momento in cui appare a messer giovanni un neonato in carne ed ossa, deposto nella mangiatoia, che san francesco desta dal sonno, segno dell’ope-ra del Poverello nel risvegliare gesù nel cuore degli uomini (1celano, 86).

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DOMANDE & (qualche) RISPOSTA

gesù cristo e il cristianesimoa cura di Fiorella Danella

Il libro gesù cristo liberatore di Leonardo Boff edito da Cittadel-la nel 1973, risulta ancora oggi attuale e ricco di stimoli. Ripor-tiamo, dal cap. XIII, la riflessione dell’autore sull’essenza del cri-stianesimo.

Alcune riflessioni sull’essenza del cristianesimo.

[…] Cristianesimo viene da Cristo. Cristo originariamente non desi-gna un nome proprio di persona ma un titolo. Col titolo Cristo, predicato a Gesù di Nazaret croci-fisso e risuscitato la comunità pri-mitiva esprimeva la sua fede che in quest’uomo si fossero realizzate le aspettative radicali del cuore uma-no […].La sua storia personale rivelò un tipo di essere-uomo, una forma di comportamento, un modo di par-lare, di mettersi in relazione con Dio e con gli altri che infrangeva i criteri comuni di interpretazione religiosa. La sua profonda umanità lasciò intravedere strutture antro-pologichedi una tale limpidezza e trasparen-za al divino da superare tutto ciò

che fino allora era sorto nella sto-ria religiosa dell’umanità. Umano come Gesù poteva essere solo Dio. Per tutto questo, Gesù di Nazaret fu con ragione designato come Cristo. In lui si fonda e si comprende il cristianesimo. Alla base del cristia-nesimo, dunque, sta Gesù Cristo. E alla base di Gesù Cristo sta un modo di vivere, un comportamen-to, un modo di essere uomo, una struttura che, vissuta radicalmente da Gesù di Nazaret, fece sì che egli fosse designato come il Cristo. Esiste dunque dentro la realtà uma-na una struttura cristica, che si ma-nifestò in forma assoluta e defini-tiva nella vita, nella morte e nella resurrezione di Gesù di Nazaret.

Il cristianesimo è vasto come il mondo

La struttura cristica è anteriore al Gesù storico di Nazaret. Essa pree-sisteva dentro la storia dell’uma-nità. Tutte le volte che l’uomo si apre a Dio e all’altro, sempre che si realizza il vero amore e il vero superamento dell’egoismo, quando

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DOMANDE & (qualche) RISPOSTA

l’uomo ricerca giustizia, solidarie-tà, riconciliazione e perdono, ivi si dà vero cristianesimo ed emerge dentro la storia umana la strutturacristica. Può esistere quindi cri-stianesimo prima del cristianesi-mo; più ancora: si può realizzare cristianesimo anche fuori dei con-fini cristiani. Cioè, il cristianesimo si realizza non soltanto là dove è esplicitamente professato e or-todossamente vissuto, ma sorge sempre e dovunque l’uomo dice sì al bene, alla verità e all’amore. Prima di Cristo, il cristianesimo era anonimo e latente�. Non ave-va ancora un nome, pur esistendo ed essendo vissuto dagli uomini. Con Gesù Cristo, il cristianesimo ebbe un nome. Gesù lo visse con tale profondità e assolutezza che fu chiamato per antonomasia Cristo. Il fatto che non si chiamasse cri-stianesimo non significa che fosse inesistente. Esisteva, ma in forma implicita, anonima e latente. Con Gesù, raggiunse la sua massima evidenza, esplicitazione e rivela-zione. La terra è sempre stata ro-tonda, anche prima che Magellano lo dimostrasse. L’America del Sud non cominciò a esistere con la sua scoperta da parte di Cristoforo Colombo: esisteva già prima, sebbene non fosse esplicitamente

conosciuta. Analogamente per il cristianesimo e Cristo: Cristo ci rivelò l’esistenza del cristianesimo dentro la realtà umana. Perciò egli diede il nome al cristianesimo, così come Amerigo Vespucci, il secon-do scopritore dell’America, diede il suo nome al continente scoperto, America.Sant’Agostino, che comprese mol-to bene questa realtà, poteva dire: «La sostanza di quello che oggi chiamiamo cristianesimo esisteva già fra gli antichi ed era presen-te fin dai primordi dell’umanità. Finalmente, quando Cristo apparve nella carne, si cominciò a chiama-re religione cristiana ciò che sem-pre era esistito» (Retr. �, ��, �). Possiamo quindi affermare che il cristianesimo è vasto come il mon-do umano. Si poté realizzare ieri,prima di Cristo e si può realizzare ancor oggi fuori dei confini “cri-stiani”, là dove la parola “cristia-nesimo” non è adoperata né cono-sciuta. Più ancora: si può trovare cristianesimo anche là dove esso è combattuto e perseguitato da una coscienza erronea. Cristianesimo, perciò, non è solo una visione più perfetta dell’universo, e nem-meno una religione più subli-me, meno ancora una ideologia. Cristianesimo è il vivere in modo

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DOMANDE & (qualche) RISPOSTA

coerente e concreto, nella struttura cristica, ciò che Gesù di Nazaret visse come totale apertura all’al-tro e al grande Altro: amore indi-scriminato, fedeltà incrollabile alla voce della coscienza e superamen-to di ciò che lega l’uomo al proprio egoismo. Con piena ragione diceva il primo grande filosofo cristiano, Giustino: «Tutti coloro che vivono conforme al Logos sono cristiani. Così, fra i greci, Socrate, Eraclito e altri; e fra i non-greci Abramo, Anania, Azaria, Elia e molti altri, i cui nomi e le cui opere sarebbe troppo lungo citare» (Apologia I, 46). Il cristianesimo quindi può ar-ticolarsi tanto nel sacro come nel profano, tanto in questa quanto in altra cultura, tanto ieri quanto oggi o domani. Gesù nella sua umanità visse con tale radicalità la struttu-ra cristica da dover essere consi-derato come il miglior frutto della evoluzione umana, come il nuo-vo Adamo, secondo l’espressione dell’apostolo Paolo (�Cor �5,45); come l’uomo che ha già raggiunto la meta del processo di umanizza-zione dell’uomo. Perciò il vero cri-stiano non è semplicemente colui che si chiama così e che aderisce alla religione cristiana, ma colui che vive e realizza dentro la vita,

evidentemente, finché siamo nella storia, in forma insufficiente e ap-prossimativa, ciò che Cristo visse, ciò per cui egli fu imprigionato, condannato e giustiziato. Ratzinger lo esprime in modo quanto mai felice: «Non è vero cristiano il membro confessionale del partito, ma colui che è divenuto veramente umano per il suo modo di vivere cristiano. Non colui che osserva in maniera servile un sistema di norme e di leggi, pensando solo a se stesso, ma colui che si è reso libero e disponibile alla semplice bontà umana»�. Essere cristiani significa vivere la vita umana in quella profondità e radicalità in cui essa si apre e partecipa al mistero di Dio. Non già ciò che è cristiano e cattolico è buono, vero e giusto, ma il buono, il vero e il giusto è cristiano e cattolico.

�. Cf. le riflessioni di K. RAHNER, Die anon ymen Christen, in Schrif ten zur Theologie VI, Einsiedeln 1965, pagg. 545-554; id., Der Christ und seine Umwelt, in Schrif ten zur Theologie VII, Einsiedeln 1966, pagg. 91-104; A. ROEPER, Die anonime Christen, Mainz 1962, specialmente pagg.149ss.�. J. RATZINGER, introdução ao Cristianismo, ed. Herder, São Paulo 1970, pag. 223.

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Torino

la fede di chi non crede

La sede torinese ripropone per l’anno �0�4-�5 l’esperienza degli Incontri cafè con un programma ridotto ma, ci auguriamo, interes-sante. Tema generale: la fede di chi non crede. Sì, perché anche in chi non crede si cela spesso una ricerca in-conscia di verità e di senso. Nuova la sede degli incontri. Que-

st’anno siamo ospiti presso il bar XO’café di via Po 46, Torino, ore ��,00.

Il primo evento, la sera del �� ot-tobre, è stato dedicato alla figura di Pier Paolo Pasolini e alla potenza della sua ricerca spirituale, man-tenuta con tormentosa lucidità pur avendo abbandonato la fede. Ne è testimonianza straordinaria il suo film Il vangelo secondo Matteo,

FLASH DAI CENTRI

torino, incontri-café: fabio rondano presenta Pasolini. intermezzi di beniamino trucco alla chitarra

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FLASH DAI CENTRI

ritenuto il miglior film su questo tema. Fabio Rondano, al termine di una magistrale presentazione, ha riferito una testimonianza dello stesso regi-sta sull’obiettivo di questa pellicola: fare un film su Gesù come duemila anni di storia l’hanno visto. Ha inte-so narrare tutto quello che di buono e di bello è stato detto su questo personaggio, diventato in questo arco temporale portatore di valori. Come è stato accolto e percepito in questi duemila anni e la risposta che è stata data alla domanda: voi chi dite che io sia? Ogni volta che

in Gesù irrompe la potenza di Dio, nessuno lo comprende perché fin dall’inizio, secondo Pasolini, poco abbiamo capito di quello che Gesù ci ha portato.Il successivo incontro del �6 no-vembre di cui parleremo nel pros-simo numero, ha messo a tema la straordinaria figura di Etty Hille-sum. la ragazza che non sapeva inginocchiarsi.

Prossimo appuntamento: il �� gen-naio �0�5 su Fabrizio De André. Smisurata preghiera. Interviene Giorgio Garrone.

torino - incontri cafè

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AlbAElena Cillario

Notte dei SantiI gruppi GAM, InformaCristo e La Comunità hanno organizzato per sabato �° novembre una Veglia di Preghiera ed Evangelizzazione nel-la Chiesa di San Damiano, in via Maestra, centro storico.Come al solito arrivo prima, verso le �8 per allestire il tavolino con le pubblicazioni di InformaCristo e rimanere fuori, davanti alla Chiesa, per parlare con la gente e spiegare, a chi chiede, lo scopo della serata. La strada è molto affollata e tanti giovani passano carichi di pacchi, ridendo e vociando... Verso le �0,�0 arrivano a frotte “altri giovani”, che hanno volantinato per le strade... Suscita sempre grande emozione vederli entrare in Chiesa sorridenti e pronti a rimanere con Gesù par-tecipando alla preghiera e all’Ado-razione. Ci sono anche diverse giovani cop-pie con bimbi. La Chiesa si riem-pie, il tema della Veglia è la santità, ma... chi sono i Santi? Uomini e donne normali che, seguendo con fedeltà Gesù come modello, hanno fatto della loro vita un capolavo-ro! Il cammino verso la santità è in salita, certamente, ma è aperto a

tutti (Lv �9,�) e può essere percorso con l’aiuto di Dio e tanta fiducia in Lui. Queste in sintesi le parole forti e convinte di Don Eligio e dei giova-ni de La Comunità che hanno por-tato l’esempio di due mamme san-te: Gianna Beretta Molla e Chiara Corbella, vissute in un continuo SÌ fino all’estremo dono della vita per amore dei loro bimbi! Preghiera, canti, gioia hanno avvol-to tutti quanti e le tre ore di Veglia sono trascorse veloci, lasciando in ciascuno tanta pace e volontà di amare.

telefono amicoÈ già notte, squilla il telefono: «Pronto! Ho visto il manifesto “Pane sporco” che denuncia la cor-ruzione. Ho letto tutto e sono ner-voso, ho paura, fumo tutto il giorno. Lo sa, sono calabrese, ma se torno in Calabria mi ammazzano, allora sto qui... Il vostro manifesto mi ha dato uno scossone… che devo fare per togliermi di dosso l’ansia e la paura? E voi chi siete?» Gli do dei consigli, lo invito ad aver fiducia in Dio e lui stranamente si calma e mi ascolta senza imprecare.

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Notizie dalla sede

Nella sede di Cuneo stiamo prov-vedendo ad inviare in Albania ai parroci di Tirana i foglietti di In-formaCristo tradotti da Ada Bebri e realizzati da Stefania. In sede abbia-mo iniziato, con gli amici presenti e con coloro che vorranno unirsi, incontri pomeridiani sullo studio della Bibbia che resta per molti oggetto sconosciuto, anche da chi sembra più addentro “alle cose di Dio”. Riprendiamo i corsi dei bi-blisti che sono intervenuti negli in-contri in sede e rivediamo i conte-nuti del Libro, soprattutto in forma dialogante.Novità: abbiamo allargato lo spazio espositivo esterno per le pubblica-zioni del materiale informativo di InformaCristo e Sette e religiosità. Qualcuno ha notato i nostri bei ta-volini così utili per l’esposizione e se ne è appropriato (!!!). Segno che occorre realizzare l’esposizione in forma migliore, cosa che sicura-mente faremo.Stanno per iniziare i corsi culturali a Cuneo costituiti da due programmi.

Il primo: incontri-cafè, copiato integralmente con qualche variante da quelli organizzati dalla sede di Torino e già in corso. Qui a Cu-neo è stato concretizzato con l’aiuto meraviglioso del parroco del Duo-mo don Roberto Gallo, contattato per la realizzazione della mostra in Duomo. È un’anima davvero mis-sionaria, molto interessato a Infor-maCristo di cui riceve il giornale, in particolare è stato interessato agli “incontri-cafè”. Al mio desiderio di poterli realizzare anche a Cuneo mi ha subito portata a incontrare l’eser-cente di un bar esponendogli il pro-getto. Il barista ci ha offerto gratui-tamente il locale per gli incontri. La Provvidenza!!!Il primo incontro ha avuto luogo giovedì 27 novembre sulla figura complessa di E. Munch. La sede del corso è il Caffe “Coni veja”, via Roma 43, dalle 17 alle 19.

Il secondo è un corso biblico sul tema: Il libro di Giobbe. Si terrà in gennaio-febbraio nella sede di corso Giolitti ��, il martedì alle ore �7.

CuneoMirella Lovisolo

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Mostra «Grafie dell’Anima»

Dal �4 al �9 settembre la mostra è stata esposta nella bella e originale chiesa parrocchiale di S. Rocco Ca-stagnaretta Cuneo dove, in segui-to alla proposta fatta da Ada Bebri, siamo stati invitati dai Parroci don Beppe e don Giuseppe, sacerdoti molto aperti e comprensivi circa le finalità della mostra. Il periodo doveva essere di una settimana in occasione della festa patronale di S. Sereno, poi si è protratta sino alla settimana successiva per accogliere la visita delle scuole locali. L’espe-rienza è stata molto significativa, il

locale molto bello e accogliente, è stato messo a disposizione con mol-ta generosità dai sacerdoti.L’illuminazione dei pannelli è stata realizzata gratuitamente dall’amico Pietro Paolo La Sala e dal semina-rista Valerio. Partecipazione molto viva all’inaugurazione e soprattutto molto bello l’incontro con alunni e professori con i quali l’incontro con le radici del cristianesimo è stato fonte di interesse. La mostra a Pasqua andrà al Duomo di Cuneo ma in una for-ma nuova di cui parleremo pros-simamente.

FLASH DAI CENTRI

la mostra Grafie dell’Anima a San rocco castagnaretta

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incontri cafèpresso il Caffè CONI VEJA - Via Roma 43 - Cuneo

dalle 17 alle 19

Per informazioni: cell. [email protected]

AssociAzione informAzioni su cristocorso Giolitti 21 - Cuneo • sede centrale: Torino - corso Marconi 3 www.informacristo.org

la fededi chi non crede

edvard munch

Il gRIdO dI ChI NON CREdEgiovedì 27 novembre 2014

Interviene: Mirella lovisolo

INgREssO lIbERO

P. Paolo Pasolini

lA pOtENzA dEllA RICERCAgiovedì 4 dicembre 2014

Interviene: Fabio Rondano

etty hillesum

lA RAgAzzA ChE NON VOlEVAINgINOCChIARsI

giovedì 8 gennaio 2015

Intervengono: giorgio garroneFabio bailo

henri matisse...dAllA MAtERIA AllA luCE

giovedì 19 febbraio 2015

Interviene: Mirella lovisolo

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GenovALaura Rossi

Notizie dalla sede

L’InformaCristo di piazza Bandiera nella stagione estivo-autunnale ha vissuto qualche difficoltà. A comin-ciare dall’allagamento per fuoriuscita della fognatura proprio nel bel centro della stanza della sede che, per chi non lo sapesse, è il luogo principale, il più importante dove si ricevono le persone e dove ci sono le varie at-trezzature. C’è un detto popolare che dice più o meno: «Non tutto il male vien per nuocere» che si è avverato. Nono-stante tutti i disastri, dopo i mega-

lavori del risanamento, il locale ha cambiato faccia ed è diventato molto più bello d’aspetto, più grazioso e ac-cogliente.Le forti piogge che hanno causa-to nella Città e nelle zone montane danni enormi con morti e frane, per ora hanno risparmiato la nostra zona. Piazza Bandiera si trova sul lato sini-stro della celebre basilica della San-tissima Annunziata che è più elevata rispetto alle zone in cui il Bisagno ha rotto gli argini. Abbiamo preso parte, per quanto possibile anche noi, al disagio e al-l’angoscia della comunità genovese.

FLASH DAI CENTRI

CORSO BIBLICO 2015

20 gennaio Introduzione al libro di Giobbe27 gennaio Giobbe, prototipo dell’afflitto (1-11) 3 febbraio La protesta del sofferente (12-27; 29-37)10 febbraio La risposta di Dio (28; 38-42)

Seguirà: I viaggi di InformaCristo, proiezioni: l’Albania.

SEDE DI CuNEO - C.SO GIOLITTI 21 - ORE 17

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FLASH DAI CENTRI

Riaperta la sede, si ricevono di nuovo chiamate di persone che raccontano i loro problemi e chiedono consigli, altri fanno domande per avere spie-gazioni su qualche argomento conte-nuto nel Credo cattolico, altre hanno solo bisogno di essere ascoltate. Molte di queste richieste arrivano in segreteria tele-fonica (0�0-�465085). Il martedì e il giovedì po-meriggio sono i giorni di apertura e i nostri colla-boratori, sempre molto di-sponibili, sono presenti per l’accoglienza e i vari lavo-ri come il rispondere alle e-mail, preparare materiale da distribuire nei vari siti che l’hanno richiesto e poi c’è sempre qualcosa in pro-gramma che attende di es-sere fatta.Per quanto riguarda il tema del nuovo manifesto «Pane sporco», finora le reazioni e i commenti sono stati quasi del tutto unanimi. Qualche suggerimento è stato propo-sto per rendere più realistica la descrizione della situa-zione denunciata in capo al messaggio. Ogni rapporto viene valutato dal nostro

gruppo operativo di comunicazione e ringraziamo quanti condividono con noi gli intenti dell’associazione che sono di proporre messaggi positivi, di orientamento alla fede cristiana, messaggi che invitano al dialogo: PARLIAMONE!

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L’ECO DEL DIO NASCOSTO

giustizia e perdono, sguardo di DioTeresa Testa

«Senza giustizia non c’è pace, senza perdono non c’è giustizia». Perdono e giustizia non sono termini antitetici, ma piuttosto due elementi che si completano a vicenda. È umano reagire con diffidenza o rifiutare apertamente quanto sa di arrendevolezza, remissività, sopportazione ed arrivare ad atteggia-menti di ribellione o intransigenza, ma non è possibile consegnarci ciecamen-te alla nostra giustizia, perché questa ci porta all’intolleranza e alla rabbia. Un mondo consegnato alla giustizia umana diventa rapidamente, come ogni giorno costatiamo, un teatro di guerra.La problematicità di questo argomento, le contraddizioni e gli interrogativi che ne derivano sono, sul piano politico-sociale, terreno di scontri e divisio-ni, e culturalmente hanno alimentato quella corrente letteraria che, da Tolstoj e Dostoevskij, ha assunto la forma del romanzo per esplodere nella denuncia sociale e nell’impegno politico. In questo ambito si annovera Ignazio Silone. Da tempo noto e apprezzato all’estero, dove l’esilio politico lo costrinse a vive-re, in Italia viene pienamente riconosciuto solo nel �965 con la pubblicazione di Uscita di sicurezza. Il libro, essenzialmente autobiografico, riassume l’inquietu-dine di una vita attraversata da ribellioni e speranze, per approdare al conforto della scrittura fatta di memoria.Secondo Tranquilli (questo il nome di nascita), conobbe sin dall’infanzia la po-vertà e l’ingiustizia, donde la sua determinazione all’impegno per la causa degli

Dio non è solo in chiesa… Anche se ti sentirai solo e abbandonato, non lo sarai. Non dimenticarlo. (I. Silone, «Incontro con uno strano prete» in Uscita di sicurezza)

Vorrei... perdonare con tutto il cuore chi mi avesse colpito. E anche a te, amico dell’ultimo minuto, anche per te, voglio questo grazie.(dal Testamento spirituale di Frère Christian de Chergè)

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L’ECO DEL DIO NASCOSTO

oppressi. Perse i genitori ed alcuni fratelli durante il terremoto del �9�5 e do-vette abitare «nel quartiere più povero e disprezzato del paese» dove cominciò a frequentare la baracca della Lega dei contadini e a prendere parte a sommosse, primi indizi delle rivoluzioni di classe. Affidato al collegio Pio X di Roma, di qui venne espulso dopo un tentativo di fuga e, per diretto interessamento di Don Orione, passò al collegio di San Remo, quindi di Reggio Calabria. L’incontro con Don Orione influenzò certamente la sua coscienza, ma non gli impedì le li-bere e travagliate scelte. Tra i �7 e �8 anni si trasferì a Roma e, lasciati gli studi, s’immerse del tutto nella lotta politica. Furono anni difficili, tra lotte e delusioni: partecipò al movimento giovanile socialista rivoluzionario, fu processato e con-dannato a un’ammenda e dovette fuggire esule all’estero. Fu tra i fondatori del partito comunista italiano, ma la sua vita in seno al P.C.I. non fu mai facile. Nel 1930, espulso dal partito in seguito a posizioni di intransigenza e al rifiuto di ogni compromesso, profondamente deluso da quella che si rivelava una nuova dittatura, scrisse: «Avrei potuto provare la mia buona fede, dimostrare la mia non appartenenza alla frazione trotzkista… ma non volli. Non dovevo lasciarmi sfuggire quella nuova, provvidenziale occasione, quell’uscita di sicurezza. Era finito. Grazie a Dio» (Uscita di sicurezza, p. 94). Per sottrarsi alla persecuzione fascista emigrò in Svizzera, dove rimase fino al 1945.Falliti i tentativi di rivolta, smarrita la fiducia nei “compagni”, anziché rifugiarsi nell’amarezza e nel disimpegno, continuò a lottare per la giustizia e la libertà dedicandosi alla scrittura. Volse tutta l’attenzione alla vita italiana nelle campagne durante il periodo fa-scista denunciando, attraverso i protagonisti dei suoi primi romanzi, i rapporti sociali odiosi e oppressivi nei riguardi dei “cafoni”, costretti a subire da sempre umiliazioni e soprusi, facendosi voce di tante sofferenze. Ma è in Uscita di sicurezza dove Silone traccia il suo vero autoritratto politico e morale: qui, attraverso ricordi e riflessioni che vanno dall’adolescenza all’uscita dal partito, egli ripercorre l’accidentato cammino di ricerca di giustizia, di verità e di libertà che caratterizzò la sua esistenza. Vi leggiamo l’impronta della cultura contadina della sua infanzia, le più brucianti vicissitudini della sua vita sociale e politica, vi trovano ampio spazio esempi di semplicità, di compassione e condi-visione in uno sfondo di solidarietà e pietà cristiana.Questi ricordi, disse, «erano la mia forza, perché erano ricordi nei quali c’era la riserva morale e direi anche religiosa con la quale potevo sfidare le maggiori avversità della vita» (Ivi, p. ���).

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Nell’episodio d’inizio, “Visita al carcere”, rivive la sofferenza del ragazzo Silone al contatto con la miseria e l’ingiustizia e il turbamento di fronte al giudizio pa-terno, così misericordioso nei confronti di quel «piccolo uomo cencioso e scal-zo, ammanettato tra due carabinieri» (Ivi, p. �). In “Políkusc’ka”, il ricordo dell’omonimo racconto di Tolstoj casualmente avuto in lettura ci rivela la diversa angolazione con cui, rispetto ad altri, fin da ragazzo egli avrebbe giudicato le cose e gli uomini. Avendo cominciato a leggerlo lun-go la strada all’ombra d’un albero, ne fu subito «turbato e commosso», fino a dimenticare il tempo e l’appetito. «Quella triste lentezza del raccontare mi rive-lava una compassione superiore all’ordinaria pietà dell’uomo che si commuove alle disgrazie del prossimo e ne distoglie lo sguardo per non soffrire. Di questa specie, pensavo, dev’essere la compassione divina… che non sottrae la creatura al dolore, ma non l’abbandona… anche senza mostrarsi» (Ivi, p. �8). La profonda sensibilità umana, che colora tutti i romanzi siloniani e ne caratte-rizza i personaggi chiave, certamente si è radicata attraverso quell’ “Incontro con uno strano prete”, don Orione, «piccolo prete, uomo straordinario», che colpì in modo profondo il giovane Silone e resterà per sempre nella sua vita. «Ricordati – gli disse don Orione – che Dio non è solo in Chiesa. Non ti mancheranno nell’avvenire momenti di disperazione. Anche se ti sentirai solo e abbandonato, non lo sarai. Non dimenticarlo» (Ivi, pp. �7-�8).Tutta la sua scrittura sottolinea una ricerca sofferta di giustizia e verità, ac-compagnata da una profonda esigenza di libertà, come valori inalienabili dello spirito. «Vi sono certezze irriducibili, queste certezze sono nella mia coscien-za, certezze cristiane… negarle significa disintegrare l’uomo» (Ivi, p. ��4). Per Silone, infatti, la giustizia sociale, il riscatto degli umili si reggono sulla certezza del bisogno di apertura alla realtà degli altri, alla fraternità degli uomini e non può essere concepita una vita morale sorda a questo impegno, che è del tutto evangelico.Alla moglie Darina Laracy confidò: «Devo a Cristo e al suo insegnamento di essermi ripreso, anche standomene esteriormente lontano. Mi è capitato alcune volte, in circostanze penose, di mettermi in ginocchio, nella mia stanza, sempli-cemente, senza dire nulla, solo con un forte sentimento d’abbandono; un paio di volte ho recitato il Pater noster; un paio di volte ricordo di essermi fatto il segno della Croce».Ma il “ritorno” non è stato possibile, neanche dopo gli “aggiornamenti” del Concilio. Restò, come si autodefinì, cristiano senza chiesa e socialista sen-

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za partito. Scrisse: «La libertà... è la possibilità di dubitare, la possibilità di sbagliare, la possibilità di cercare, di esperimentare, di dire no a una qualsiasi autorità, letteraria artistica filosofica religiosa sociale, e anche politica» (Ivi, p. 68). In nome di nessuna giustizia può essere violata la libertà. È questa una attestazione della pacificazione interiore, dello sguardo di perdono su tutto un passato rivissuto e sofferto, ma pure una “dichiarazione di fiducia” in un futuro migliore. «È già molto questa fiducia che ci consente di andare avanti, questa poca luce che ci consente almeno di vedere dove posare i piedi per camminare» (Ivi, p. ��4).«È compito di uomo buono quel bene che tu… non hai potuto operare, insegnar-lo ad altri, acciocché, sendone molti capaci, alcuno di quelli più amato dal cielo possa operarlo» (Ivi p.��5). In questa massima di Machiavelli, Silone esprime tutta la speranza riposta nella consegna delle sue memorie.

Mutano i tempi e le circostanze, la storia ci pone dinnanzi nuove e sanguino-se violenze, l’umanità reclama all’uomo di ricordare che è innanzitutto uomo, che ideali come fraternità, dialogo, perdono sono irrinunciabili, affinché si possa uscire da atroci situazioni di conflitti. Nulla può impedire di continuare a “gettare

ponti” tra culture, civiltà, religioni. Ma perché rischiare il martirio in una terra dove, per una spiacevole sem-plificazione, Islam e terrorismo sono associati nella mente delle persone? Che senso ha la presenza di una co-munità di monaci nel mondo islami-co? Questa domanda non era stata estranea ai monaci di Tibhirine, tra-gicamente rapiti il �6 marzo �996 e trucidati il �� maggio seguente. Più volte avvisati del pericolo incomben-te, avevano rifiutato ogni protezione della polizia, per non essere consi-derati dei privilegiati, non scendere a compromessi col potere e compro-mettere il legame fraterno con la po-polazione. Quale spirito sosteneva la

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loro presenza? «L’amore di Dio condiviso con i propri fratelli e sorelle», non dimenticando che «eravamo degli stranieri, chiamati a diventare dei fratelli e a formare con gli algerini una comunità di amicizia e di rispetto reciproco, a dispetto delle differenze di cultura, nazionalità e religione» (Frére J. Pierre, Lo spirito di Tibhirine, p. 77).Dapprima guardati con sospetto e diffidenza, avevano finito per mescolarsi alla popolazione, intessendo semplici relazioni umane, dal mercato all’ambulatorio, dove fratel Luc era «il medico dei corpi e delle anime». «Quel cuore d’oro e quella generosità entravano in consonanza con la cultura locale in cui la condi-visione era una nozione essenziale» (Ivi p. 8�). Era la gioia semplice dell’amici-zia, dell’immersione nel popolo, a destare l’eccezionale ammirazione. «L’amore fraterno è una leva potente per salvare il mondo». Il loro martirio ha gridato ad alta voce che “l’amore è più forte dell’odio”.Il testamento spirituale lasciatoci da Frère Christian è una eloquente testimo-nianza di perdono cristiano: «Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere oggi) di essere vittima del terrorismo… venuto il momento, vorrei avere quell’attimo di lucidità che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, e nel tempo stesso di perdonare con tutto il cuore a chi mi avesse colpito… Di questa vita perduta io rendo grazie a Dio… E anche a te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Sì, anche per te voglio questo GRAZIE e questo AD-DIO voluto da te. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen! Inšallah» (Frère Christian de Chergé, Più forti dell’odio, p. ��9).Se ha un senso la presenza in terra algerina di questi monaci, se ha un senso il sacrificio di queste vite, esso è nell’«estremo rifiuto della logica dell’inimicizia, l’unico atto che può porre fine alla catena delle rivalse e delle vendette» (Enzo Bianchi, pref. a Più forti dell’odio). È questo un messaggio forte di amore e di speranza per la nostra società, oggi così coinvolta nella questione islamica. «L’amore arreca dei frutti che devono condurre l’altro a riconoscere da sé il proprio torto» (Lo spirito di Tibhirine, cit. p. 47). Non è forse questo il vero perdono? Infatti “Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rom 5,8).

Testi citati:IGNAZIO SILONE, Uscita di sicurezza, Mondadori �00�FRÈRE CHRISTIAN DE CHERGÉ, Più forti dell’odio, Ed. Qiqajon �006FRÈRE JEAN-PIERRE BALLET, Lo spirito di Tibhirine, Paoline �0�4

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Maria, la “Madre del buon consiglio” Signora d’albania

Mirella Lovisolo

La festività natalizia evoca sempre la dolce immagine di Maria con in braccio il Figlio Gesù e l’arte, sin dal �00 d.C. e per tutti i secoli successivi, ce ne ha dato espressioni coinvolgen-ti, universalmente note. Queste im-magini sono entrate nell’iconografia mariana con un nome che ne designa la tipologia: Madre della Tenerezza, l’Hodighitria, Maria Lactans, ecc. Altre sono entrate nelle Litanie Lau-retane, come è avvenuto per la Ma-dre del Buon Consiglio.Nell’ambito della straordinaria visita di Papa Francesco in Albania, vo-gliamo considerare questa icona che raffigura la Protettrice della nazione albanese: la Madre del Buon Consi-glio, Signora di Scutari. L’invocazio-ne Madre del Buon Consiglio venne aggiunta, nelle litanie lauretane, il �� aprile �90� da papa Leone XIII in seguito alla diffusione del culto alla Madre di Gesù invocata con questo titolo. Nel mio viaggio in quella nazione ho voluto subito recarmi in quel santua-rio, collocato alle falde del Castello di Rozafat, presso il lago di Shko-dra alla confluenza dei fiumi Drini e

Bune, per affidare i miei progetti alla Madre di Gesù, per chiedere a lei il “dono del consiglio” e soprattutto il suo “buon consiglio”.Il santuario non ha nulla degli antichi santuari di pellegrinaggio che cono-sciamo in Occidente, santuari baroc-chi ad effetto scenografico o quelli di tipo orientale con icone e contra-sti luministici; si tratta invece di una bella e luminosa chiesa moderna, ma di modeste proporzioni. Subito mi ha colpito la semplice e sorridente ac-coglienza di una giovane suora che

DICIAMOLO CON L’ARTE

Icona della Madonna del Buon Consiglio

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DICIAMOLO CON L’ARTE

cura il santuario e che ci ha dato, con alcune informazioni, una bella icona. La giovane suora rifletteva davvero la freschezza della ritrovata fede di quel “popolo giovane” (come l’ha definito il Papa) della Chiesa martire d’Albania.Ovviamente ho avviato subito una ricerca sulla realtà di questo San-tuario. Ne è venuto qualcosa che è esattamente il riflesso della storia di Albania sino alla tragedia del regime comunista. La storia del Santuario della Madonna del Buon Consiglio si intreccia con la storia delle sof-ferenze del popolo albanese e con la sua tenace speranza. Il Santuario già edificato nella Città di Scutari, fin dal VI secolo, era stato distrut-to già nel �467 dalle orde dei turchi ottomani che, dopo l’eroica resisten-za di Giorgio Kastriota Skanderbeg, invasero l’Albania per convertirla forzatamente all’Islam, distruggen-do chiese e monasteri. L’immagine venerata però non venne distrutta perché trasportata misteriosamente a Genazzano vicino a Roma dove si trova tuttora, circondata da una grande devozione. Nel �9�7 a Scu-tari venne ricostruito, nello stesso sito, tra l’entusiasmo popolare, un nuovo Santuario dedicato sempre alla “Madonna del Buon Consiglio”, ma nel �945 l’Albania, proclamata “Re-

pubblica Popolare Comunista” da un regime estremamente repressivo ed ostile, perse ogni diritto di praticare la propria fede religiosa. Il Santuario della «Madonna del Buon Consiglio» venne raso al suo-lo; tutte le Chiese furono devastate o trasformate in magazzini, teatri e persino in stalle; i sacerdoti furono ferocemente perseguitati, condannati al carcere, alla tortura e alla fucila-zione. La persecuzione ebbe il suo culmine nel �967, quando il Presi-dente Enver Hoxha proclamò l’Al-bania “primo Stato ateo del mondo”. Questa situazione terribile continuò fino al 4 Novembre 1990, giorno che segnò l’apertura della nuova epoca, con una Santa Messa celebrata al Cimitero cattolico di Scutari, luogo dove venivano uccisi i cristiani dis-sidenti. Questa data fu seguita da altri eventi molto felici: la visita in Albania di Madre Teresa di Calcutta originaria di questa terra e poi di Gio-vanni Paolo II che donò al santuario copia dell’icona originale e riaprì il Seminario interdiocesano intitolato alla “Madonna del Buon Consiglio”.Ma contempliamo questo straordina-rio dipinto: realizzato su di un sottile strato di intonaco, misura �� cm di larghezza e 4�,5 cm di altezza. Esso rappresenta la Santissima Vergine, che nell’ineffabile sorriso mater-

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il Santuario

DICIAMOLO CON L’ARTE

no, tiene tra le braccia il Bambino Gesù. Entrambi sono inseriti, oltre al panneggio di fondo, sulla sempli-ce mandorla iridata. Il piccolo Gesù trasmette il candore di un bambino e la saggezza dell’adulto che pensa all’opera della creazione ed è il Si-gnore. Con grande tenerezza, preme il suo viso su quello della Madre. Vi è tra di loro un’attraente intimità e l’unione di anime riflessa nei loro sguardi. Iconograficamente l’opera si richiama alle icone della “tenerezza”, ma stilisticamente rimanda alla pittu-ra murale del tardo medioevo, i colo-ri sono delicati, campiti con linee di contorno sottili... L’affresco che pote-va essere parte di un dipinto murale più esteso, è avvolto nella penombra

del mistero e del miracolo, si ignora quando e da chi fu dipinto. Anche se il regime aveva raso al suolo il Santuario, quel luogo, incastonato tra le montagne, ha continuato a rappre-sentare nel cuore di tanti Albanesi la “casa” di Maria, l’unico faro di spe-ranza capace di rischiarare la lunga notte delle persecuzioni. «La Madre di Scutari nella sua im-magine ha sempre guidato e protetto i suoi figli. Ha vegliato su di loro nei lunghi anni delle “catacombe”, ed anche ai giorni nostri continua a rispondere alle incessanti, silenti pre-ghiere di un popolo che faticosamen-te, ma con coraggio, cerca la via del suo futuro di pace e di fede» (M. Di Lorenzo, 2005).

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il risveglio della fede cristiana nel movimento pentecostale

Laura Rossi

Il più rilevante gruppo di risveglio nella storia del cristianesimo è senza dubbio quello pentecostale. Il numero dei fedeli nel mondo ha raggiunto i 5�4 milioni e si prevede che nel �0�5 si raggiungeranno gli 8�� milioni. Le origini del movimento pentecostale risalgono a piccoli gruppi che condi-videvano l’interesse per la glossolalia (espressione verbale di suoni, più o meno linguistici, ma incomprensibili e caratterizzati dalla creazione volontaria di parole deformate, associate sistema-ticamente allo stesso significato).Si dice che tutto iniziò nella notte tra il �� dicembre �900 e il �° gennaio �90� quando un’allieva della scuola biblica di Topeka nel Kansas (USA) cominciò a parlare in lingue. Inizio un po’ fan-tastico perché pochi fenomeni religiosi sono nati all’improvviso. Più verosimi-le è l’identificazione di quattro radici remote, ovvero quattro temi fondanti: il battesimo nello Spirito Santo, le gua-rigioni, il premillenarismo e l’interesse per la glossolalia cioè il “dono delle lingue”.

Il battesimo nello Spirito Santo trae origine da un movimento simile, l’ho-liness e conferisce al credente una for-za propria. Tale evento comunica una forza che dona la capacità di parlare

in altre lingue, sconosciute però dal fedele che le parla.La seconda radice consiste nell’inte-resse per le guarigioni e altri segni della presenza dello Spirito Santo (pro-fezie, estasi fino all’esperienza di es-sere letteralmente “gettati a terra dallo Spirito”).La terza radice consiste nel premil-lenarismo, cioè quella teoria secon-do cui Gesù Cristo verrà presto sulla Terra, tra varie catastrofi prodotte dalla perversità degli uomini, per inaugurare un regno di mille anni, dopo di che avverrà il giudizio universale.La quarta radice remota del pentecosta-lismo, secondo recenti studi, è costitui-ta dalla religiosità afro-americana ca-ratterizzata dall’oralità: modi espressivi usati nella predicazione, nelle tradizio-ni orali, il canto, la danza, il corpo. I fedeli afro-americani gradiscono di più un culto che usi espressioni vivaci e gioiose anziché l’uso della parola scrit-ta e della teologia.

Da queste radici remote ne è nata la dottrina della chiesa pentecostale.Oltre che al battesimo nello Spirito Santo e al dono del parlare lingue sco-nosciute, si crede nel mandato univer-sale dei credenti. Nel battesimo ogni credente recepisce il mandato di Gesù

RELIGIONI CuLTI MAGìA

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RELIGIONI CuLTI MAGìA

di predicare il vangelo ad ogni uomo e di ricercare la propria santificazione e consacrazione a Dio in ogni giorno della propria vita con preghiera, digiu-no, lettura e meditazione della Scrittura in continua ricerca di comunione per-sonale con Dio.

Il Rapimento della Chiesa. Questa dottrina annuncia il ritorno di Gesù Cristo alla fine dei tempi per rapire e portare con sé in Cielo tutti i credenti in lui che in quel momento saranno ancora in vita sulla terra oltre e tutti i credenti in lui che già morirono; tutti saranno risuscitati in quel momento e rapiti in cielo.Ci sarà poi un secondo avvento di Cristo per il giudizio finale.L’attrazione maggiore che esercita il pentecostalismo sta nella sua critica alla vita cristiana vissuta tiepidamente e nella promessa di una vita cristiana più ricca. Molti vivono freddamente le loro pratiche religiose che diventa-

no pure formalità prive di vita. La vita cristiana è ridotta a rituale esteriore e manca l’esperienza della gioia della salvezza. Il misticismo sorge sempre sullo sfondo di un declino di vita spi-rituale. C’è bisogno di risveglio reli-gioso e il pentecostalismo è una forza indubbiamente trainante.Influenzato dalla religiosità afro-ame-ricana, il pentecostalismo insieme alla glossolalia e al dono dell’interpretazio-ne delle lingue, considera manifesta-zioni dello Spirito Santo anche il canto e la danza che nei riti vengono usati di più che la parola o la lettura.

Per un discernimentoNel pentecostalismo a volte sono en-fatizzati esageratamente i carismi, le esperienze eclatanti dimenticando che la vita cristiana è anche lotta, com-battimento contro il peccato che abita in noi. Per questo motivo il cristia-no non può gloriarsi di se stesso, ma confesserà «Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo» (Gal 6,�4). E ancora Paolo ai Corinti dirà: «Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiac-cio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nel-le angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte» (�Cor ��,9-�0).

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L’esperienza non deve mai essere un’alternativa alla vita di fede, o qual-cosa che si aggiunge alla fede. Cristo non ci ha chiamati a “fare esperienze” e ad “avere delle sensazioni” o a com-piere “opere strepitose”, ma a credere in Lui. La via della salvezza è la fede in Lui. La salvezza ci è promessa per la potenza dello Spirito Santo che ci è stato dato, e non per la forza delle nostre esperienze pur grandi che siano. L’attività della vita cristiana è l’amore, verso Dio e verso il prossimo; è l’at-

tività non appariscente dell’osservanza della legge di Dio. Tuttavia la fede sup-pone pure un’esperienza: attraverso la fede, lo Spirito Santo dona la pace e la gioia che procede dalla giustificazio-ne: «Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a que-sta grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio» (Romani, 5,�-�).

(segue da pag. 25)

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FOGLIO DI COLLEGAMENTO - Semestrale di informazione dell’Associazione Informazioni su Cristo �0��5 TORINO Corso Marconi � Tel. e Fax 0�� 54068� �6��4 GENOVA Piazza Bandiera �7r Tel. e Fax 0�0 �465085 ���00 CUNEO Corso Giolitti �� Tel. ��� �90�05� Internet: www.informacristo.org E-mail: [email protected] ccp 31717101Direttore Responsabile Renza Guglielmetti - Registrazione Tribunale di Saluzzo n. ��4 del 4-4-�99� ROC n. �9�90

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