Un Ciclopide di profondità del Lago di Como

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LIVIA PIROCCHI Istituto Italiano di Idrobiologia « Dott. Marco De Marchi » Un Ciclopide di profondità del Lago di Como. Durante ricerche condotte sul popolamento dei fondi del Lago di Como, nel!' agosto 1942 X X , veniva raccolto nel limo di fondo , al largo del delta di Dervio, a -280 m di profondità, un unico esemplare di un Ciclopide notevolmente interessante. Tali fondi, di finissimo limo calcare grigio, freddo (meno di 6°C), sono pochissimo popolati ; vi sono stati raccolti Turbellari (I), un An- tipode (2) e il suddetto Ciclopide, in una serie di cinque dragate. Annoteremo subito come il popolamento dei grandi fondi del Lago di Como sia pochissimo noto (3). Nel capitolo che RINA MONTI ha dedicato al limnobio profondo bentonico nella « Limnologia del Lario » (pag. 42-48), a prescindere delle forme vegetali, vengono ricordati fra gli abitatori dei grandi fondali : Difflugia pyriformis -250 m tra Ce- rate e la Villa Pliniana ; Nebela bursella, Arcala vulgaris, Euglypha lae- vis -280 m. fra Varenna e Nobiallo ; Nebela VftVea, Cyphoderia mi- nuta sul fondo della Tremezzina (non è detto a quale profondità); ge- nericamente sono ancora indicati quali abitatori dei grandi fondi, senza indicazioni più particolareggiate : Dendrocoelum lacieum, Doiylaimus sp., Bythonomus sp. , Herpobdella sp., Tubi/ex sp., Pisidium sp,, Niphar- gus foteli. 11 rinvenimento di un Ciclopide rappresenta quindi un reperto nuovo e per più versi interessante. (1) Studiati dal Proi. Ö. STJHNBOKCIÌ di Innsbruck, (2) Inviato in esame al Prof. D'ANCONA di Padova. (3) Le prime ricerche sui grandi (ondi del Lario si devono a! CASELLA (1865).

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LIVIA PIROCCHI Istituto Italiano di Idrobiologia « Dott. Marco De Marchi »

Un Ciclopide di profondità del Lago di Como.

Durante ricerche condotte sul popolamento dei fondi del Lago di Como, nel!' agosto 1942 X X , veniva raccolto nel limo di fondo , al largo del delta di Dervio, a -280 m di profondità, un unico esemplare di un Ciclopide notevolmente interessante.

Tali fondi, di finissimo limo calcare grigio, freddo (meno di 6°C), sono pochissimo popolati ; vi sono stati raccolti Turbellari (I), un An­tipode (2) e il suddetto Ciclopide, in una serie di cinque dragate.

Annoteremo subito come il popolamento dei grandi fondi del Lago di Como sia pochissimo noto (3). Nel capitolo che RINA MONTI ha dedicato al limnobio profondo bentonico nella « Limnologia del Lario » (pag. 42-48), a prescindere delle forme vegetali, vengono ricordati fra gli abitatori dei grandi fondali : Difflugia pyriformis -250 m tra Ce­rate e la Villa Pliniana ; Nebela bursella, Arcala vulgaris, Euglypha lae-vis -280 m. fra Varenna e Nobiallo ; Nebela VftVea, Cyphoderia mi­nuta sul fondo della Tremezzina (non è detto a quale profondità); ge­nericamente sono ancora indicati quali abitatori dei grandi fondi, senza indicazioni più particolareggiate : Dendrocoelum lacieum, Doiylaimus sp., Bythonomus sp. , Herpobdella sp., Tubi/ex sp., Pisidium sp,, Niphar-gus foteli.

11 rinvenimento di un Ciclopide rappresenta quindi un reperto nuovo e per più versi interessante.

(1) Studiati dal Proi. Ö. STJHNBOKCIÌ di Innsbruck, (2) Inviato in esame al Prof. D'ANCONA di Padova. (3) Le prime ricerche sui grandi (ondi del Lario si devono a! CASELLA (1865).

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Megacyclops viridis JuRlNE / . Clausi HELLER

La questione della distribuzione del oirìdis nelle acque dolci ita­liane, singolarmente confusa, merita un cenno di commento. I reperti italiani, quali risultano dalla bibliografia, sono i seguenti :

(sub breoicornis) (1) Trasimeno Lago Ritom L. di Ledro L. di Caldonazzo L. di S. Croce L. di Allegrie

PAVESI

PAVESI

L. di Revine-Lago PAVESI L. di Lugano L. Maggiore L. di Como L. di Nemi pozzi veronesi L. di Mezzola salina di Zaule

(Trieste) L. di Boccagnazzo

(Zara) L. di Lugano L. Maggiore maceri bolognesi altopiano di Schabs

(Bressanone) Vipiteno Appennino ligure

PAVESI RIZZARDI GARBINI RIZZARDI

STEUER

CAR FÉHLMANN

D E MARCH PASQUINI

PESTA PESTA BRIAN

1879

1883

1883

1883 1894 1896

1896

1897

1902 1902 1912 1923

1926 1926 1927

( »

) (2)

(/. Clausi HELLER)

Così, nella « Limnologia comparata dei laghi insubrici » (1929) Rina MONTI , parlando della distribuzione dei Copepodi nei grandi la­ghi dell'Italia settentrionale, poteva scrivere: « comune il. C. strenuus, frequente il C. leuckarli , specialmente nel Verbano, nel Ceresio, nel

(1) Primo reperto in Italia, PAVESI 1879. a), pag. 9 ; ricordato nella tabella a pag. 694-695 di PAVESI 1879 i ) con un punto interrogativo.

(2) Le raccolte relative sono del 1879.

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Lario e nel Benaco ; il C. ciridis nel Cusio ( I ), nel Verbano e ne 1 Lario », ecc. (pag. 25) (2).

Ora, nella questione è certamente un equivoco. 11 Ciclopide indicato da PAVESI nel Lago di Como (così negli

altri laghi di cui egli esplorò la fauna pelagica (3) come C. breoicornis CLAUS, non può essere il ciridis JUR., come la sinonimia vorrebbe. P A ­VESI, - benemerito pioniere della limnobiologia italiana e valente sistema­tico di Aracnidi, non era però un sistematico di Entomostraci — e del resto le condizioni della sistematica dei Copepodi ai suoi tempi erano singolarmente difficili (4). Egli non può aver raccolto il viridis nell'am­biente pelagico in cui le sue pescate vennero condotte (5) e, poi che egli non ricorda mai il C. strenuus, che è il più frequente grosso Ci­clopide abitatore del pelago nei nostri grandi laghi, è pressocchè certo che egli ha visto lo strenuus, non il viridis. D' altra parte , a chi non abbia lunga familiarità con i Ciclopidi, e sopra tutto a chi voglia clas­sificare Ciclopidi senza dissezione può accadere ancor oggi di scam­biare l'una specie con l'altra (6). (Lo stesso dicasi dei reperti di RIZ­ZARCI, allievo àì\ PAVESI, nei laghi di Nemi e di Mezzola).

In realtà, dopo PAVESI, nessuno ha più visto il oiridis nel plancton pelagico del Lago di Como : non il BURCKHARDT ( 1899), non il BALDI che ha dedicato ai Copepodi del Lario la monografia compresa nella « Limnologia del Lario » della MONTI.

E a questo proposito mi sia concesso chiarire un altro equivoco. A pag. 58 della citata « Limnologia del Lario » la MONTI scrive:

(1) Non risulta dalla bibliografia che il viridi) sia stato indicato nel Lago d'Orla· non.da PAVESI (1679); non, dalla stessa MONTI nella sua nota del 1930, la quale vi indicava invece il C. macrurus.

(2) E similmente in « Numeri grandezze volumi, ecc. >, pag. 125 : « insieme col C. strenuus sono stati descritti nei grandi laghi anche il C. strrulaias, il C albidus, il C. viridis, il C. futcus, il C. dlstinclus, il C. leuck,arti, il C. lenuicornls, il C. diapha— nus ». Al quale proposito si deve osservare che il C. dit'.inclas non fu mai descritto da grandi laghi, ma solamente dal fontanile di Chiaravalle, e che C. lenuicornls è si­nonimo di C. albìdus.

(3) Vedi il riassunto che PAVESI stesso ne fa nella sua nota del 1863, p. 379-360. (4) Appunti manoscritti lasciati dal PAVESI sulle copie dei suoi lavori nella Mi­

scellanea ora in possesso dell' Istituto Italiano di Idrobiologia stanno a testimoniare delle sue incertezze é delle difficoltà di determinazione da lui incontrate.

(5) Si confrontino i precisi dati di raccolta nelle note originali. (6) Lo stesso quinto paio dello strenuus visto in loco e non dissezionato può noi)

difficilmente, essere scambiato per un quinto paio di viridi!.

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« il BALDI ha osservato che questa specie (Diapt. larìanus) rappresenta quasi un collegamento fra i Ciclopidi delle acque superficiali e i C. üiridis che tendono a diventare numerosi nelle acque profonde ». In realtà non si trova traccia di questa asserzione nella monografia dèi BALDI e forse anche qui, in conseguenza di un lapsus calami, üiridis sta per sirenuus (1).

Se queste considerazioni sono esatte, come riteniamo, il oiridis non è stato mai incontrato nelle acque del Lario e questo ne è il primo reperto.

Femmina. — Matura, non ovigera ; colore del corpo (sul vivo) uniformemente bianco avorio; priva di occhio. Solitamente il üiridis si presenta con colore verde sporco (LILLJEBORG, SCHMEIL, PESTA) o verde azzurro (SARS), olivastro, raramente incòloro (grigio biancastro, SARS)> con macchie oscure ai limiti dei segmenti) eccezionalmente rosso fuoco (SCHMEIL). Ambo i caratteri : decolorazione e cecità, potrebbero essere messi in rapporto con l'habitat abissale.

D i m e n s i o n i , in norma dorsale.

Lunghezza del I segmento del cefalotorace micron 1034,8 II III IV V

Lunghezza del prosoma

» » » »

Lunghezza del VI segmento Lunghezza I

II III IV

Lunghezza del metasoma Lunghezza della furca Lunghezza del corpo

» » » »

» » » » » » » »

del cefalotorace dell'addome

« « » » » »

Lunghezza della seta furcate esterna

139,3 119,4 59,7 69,6

1422,8 139,3 159,2 149,2 99,5

139,3 686,5 258,7

2368,0 159,2

(I) I Ciclopidi costieri e pelagici, studiati da BALDI nella tua monografia, tono sirenuus, ltucl(art!, stnulalus, albiàtis, tanto morfologicamente e tittematicarrentr quanto ecologicamente.

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Lunghezza della seta furcale media » » » » » » » » » » » »

Lunghezza totale Larghezza massima del ce

media interna dorsale

falotorace Larghezza del VI segmento del cel Larghezza del I segmento Larghezza della (urea

esterna interna

:atorace dell'addome

845,9 1094,5 278,6 179,1

3462,5 855,7 437,8 358,2

79,6

F o r m a d e l c o r p o (Fig. 1 ). P r o s o m a . — Cefalotorace ellissoidale, allungato, non simmetrico

rispetto all'asse minore dell'ellisse ; I segmento caratteristico, campanu­lato ; regione rostrale lievemente appiattita in norma dorsale. Segmenti cefalotoracici poco avvolgenti ; in norma dorsale sporgono alette medio­cremente appuntite, poco spiccate, non volte all'infuori.

Confronto con gli Autori-li Olridis di SCHMEIL (1892, pag. 97-101 ; Tav. Vili, Fig. I2-I4)

è più snello ; rapporti fra i segmenti cefalotoracici molto diversi ; alette laterali ancor meno pronunciate , in particolare i segmenti III, IV, V hanno tutt'altro aspetto. Il LILLJEBORG (1901, pag. 8-11 ; Tav. I Fig. 6-11) non ne porge figura d'assieme. 11 SARS (1913, pag. 40-41 Tav. XXII) ne dà un disegno sommario, in complesso più simile a quello di SCHMEIL ; ancora più accentuata la disparità con l'esemplare del Lago di Como ; I segmento del cefalotorace non campanulato. Il PESTA (1928, pag. 96-98, Fig. 78) ne offre una figura (originale) poco utile a causa della sua sommarietà ; I e !l segmento del cefalo­torace corrispondono abbastanza bene ; i successivi segmenti sono molto diversi e del resto poco verosimili nella raffigurazione. Il testo non dà delucidazioni. Il KIEFER (1929, pag. 53) non da figura d'assieme; il V segm. del cefalotorace è indicato' « mit seitlichen Spitzen » (?). Anche il GURNEY (1933, pag. 185-191, Fig. I563-1582) non dà figura d'assieme ; la descrizione è sommaria, in complesso concordante.

M e t a s o m a . — Piuttosto pesante e massiccio ; VI segmento del cefalotorace con due prolungamenti laterali appuntiti, volti verso I'addietro. 1 segmento addominale ben dilatato. 11 margine posteriore del VI segmento cefalotoracico reca una finissima denticolatura ; i roar-

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gini posteriori dei segmenti I, II, III addominali pottàno una dentatura irregolare più grossolana. Il IV segmento addominale reca alle artico-

Fig. 1,

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azioni con i pezzi furcalied esternamente un pettine di spinule brevi. rigide, robuste : internamente una serie di cilia fini.

Pezzi furcali piuttosto brevi (cfr. misure) ; rapporto lunghezza, larghezza = 3,25. La lunghezza della furca è meno del doppio del IV segmento addominale. Margini interni radamente ciliati, con pochi e[ brevi peli molli.

S e t e f u r c a l i .

a) seta de! margine esterno, inserita ai 3/4 dello sviluppo di detto margine, ciliata nella metà distale ;

b) seta esterna, ciliata su tutto il decorso ; e) seta media esterna ; inserzione, notevolmente discosta dalla

precedente, ciliata ; d) seta media interna, la più lunga, ciliata ; e) seta interna, ciliata ; / ) seta dorsale, glabra.

I rapporti di lunghezza fra le sete risultano dalla figura : in par­ticolare, la seta media esterna è 77,3 % della media interna ; la seta esterna è 56,9% dell'interna.

Receptaculum seminis. Come da Fig. 2.

Fi*. 2

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- 4 Ò -

Confronto con gli Autori.

Secondo lo SCHMEIL il I segm. addominale è poco dilatato ; la furca è da 2 a 4 volte .più lunga del IV segm. addominale ; la seta esterna è minore dall'interna (dal disegno : meno della metà) ; la lun­ghezza delle sete, media interna e media esterna è variabile ; per il receptaculum seminis cfr. Fig. 14 Tav. Vili.

11 LlLLJEBOKG figura due furche (Fig. 6 e Fig. 9), notevolmente diverse fra di loro ; la forma di Como non assomiglia a nessuna delle due. Nei disegni di LiLLJEBORG la seta interna è sempre maggiore de! doppio dell' esterna (in Fig. 9, del triplo). Per il receptaculum seminis cfr. Fig. 11 Tav. 1.

11 SARS indica il metasoma come più slanciato; la furca più lunga, con rami meno divergenti ; .la seta interna maggiore del doppio dell'esterna ; le sete media esterna e media interna proporzionalmente più lunghe.' Per il receptaculum seminis cfr. fig. gen. reg. Tav. XXII.

Per il PESTA il metasoma è notevolmente più slanciato ; la seta interna doppia dell'esterna.

Il KIEFER indica i rami furcali brevi ; per lo più con lunghezza minore del quadruplo della larghezza; la seta interna maggiore del doppio dell'esterna. Per il recepì, sem. cfr. Fig. 17 b.

Il GURNEY dà il somite genitale.non molto dilatato, con la mas­sima larghezza inferiore alla lunghezza ; il receptaculum seminis è molto variabile ; anche i rami furcali sono variabili, in generale con lunghezza quadrupla della larghezza, la seta interna è circa doppia dell'esterna.

, Risulta dal confronto che le note differenziali più salienti per la forma di Como sono : la brevità dei rami furcali ; la brevità della seta interna rispetto all'esterna ; il prosoma di profilo caratteristico , l'addome in generale più breve e massiccio.

Tabella delle lunghezze (femmina).

SCHMEIL LlLLEJBORG SARS PESTA

Svezia Norvegia Germania Europa sett.

mm. 1,5 - 2,0 (anche 2,5-5) « 1,5-2,7 « 1,9

« 1,5-2,5 (anche 4-5)

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KIEFER Europa Nordafrica Asia Nordamerica mm. 1,5-2,5

GURNEY Inghilterra « 1,5 - 3,0

La forma di Como è quindi (ra le maggiori, eccettuando gli esemplari eccezionali (e quelli del presunto C. gigas CLAUS).

A r t i (Fig. 3). — Per la forma di Como risultano dai disegni allegati. Nelle quattro paia di arti natatori tanto T esopodite quanto J'endopodite sono costantemente biarticolari ; solamente nel IH e JY

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paio compare, là dove dovrebbe trovarsi l'articolazione fra 2° e 3 arti­colo un pettine di fini spinule. Altri particolari, non descritti dagli Autori, sono da rilevare direttamente dai disegni (ornamentazione degli articoli : particolarità della ornamentazione dei ■ margini).

Tutti gli Autori danno per il viridis arti triarticolari. La biartico-larità fu ritenuta caratteristica del C. clausi, specie che le ricerche di SPANDL hanno identificato con il viridis. Più volte vennero però trovati Vtiidis con arti Particolari (e antenne di 11 articoli) : sono designati come / . clausi, sul cui significato ritorneremo.

Particolare attenzione merita il IV paio : il 3° articolo dell'endo-podite dovrebbe avere (GURNEY) lunghezza più che doppia della lar­ghezza : le spine terminali subeguali, l'interna più lunga, ma sempre più breve del segmento ; le sete più brevi delle spine terminali ; i margini dell'esopodité minutamente spinulati.

Nel C. gigas s. str. CLAUS il 1 ° articolo dell'esopodité ha spinule marginali, il 2° articolo cilia ; l'endopodite è più snello, la lunghezza-supera 2.5 volte la larghezza ; spine terminali subeguali, l'interna un poco più lunga e di pochissimo più breve del segmento ; le sete non raggiungono la fine delle spine.

L'esemplare di Como assume caratteri intermedi : considerando come limite fra il 2° e il 3° articolo il livello del pettine di spinule, la larghezza sta alla lunghezza come 17 a 38, cioè 2,23 (viridis); le spine terminali sono subeguali, l'interna più lunga, ma notevolmente più lunga del segmento (lungh· del segm. 3 8 : lungh. della spina 41,5) (più che nel gigas). Altro carattere di gigas sta nella brevità della seta furcale interna.

Q u i n t o p a i o . — Si vedano i disegni, per la forma di Como (Fig- 4). .

1 disegni degli Autori sono in genere poco significativi, pur ri­spettando la forma generale dell'arto. La spinula al margine interno del secondo artìcolo che gli Autori ora figurarono e descrissero come una vera spina articolata e ora cóme un processo rigido dèlia cuticola, è qui di quest'ultimo tipo. Nelle condizioni attuali della sistematica del gruppo viridis, la struttura del V paio serve poco alia distinzione fra le forme affini.

A n t e n n a (Fig. 5). — Di undici articoli, carattere della f o r m a clausi HELLER, mentre il viridis tipico ne ha sempre 17. Un estete aj 3° articolo.

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A n t e n n a l l . — Diversa per minimi particolari dal disegno di GURNEY (pag. 187: Fig. 1572).

Fij. 4.

Fi?· 5,

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Le altre appendici non presentano caratteri di particolare rilievo; d'altra parte la loro valutazione è difficile, poi che gli Autori in ge­nere non ne tengono conto.

Conclusioni.

Abbiamo esposto le ragioni per le quali riteniamo che il nostro reperto sia da considerare il primo per il Lago di Como. Per analoghe ragioni riteniamo che il viridis sia stato incontrato, in acque italiane, solamente da STEUER (1897), CAR (1902), FEHLMANN (1911), D E MARCHI (1912), PASQUINI (1923), PESTA (1926).

Noi stessi abbiamo potuto confermare il reperto di D E MARCHI nel Lago Maggiore, su rarissimi esemplari provenienti da dragate pro­fonde nel bacino delle Isole Borromee (160 .m. : agosto 1942 XX).

Per unanime consenso degli Autori il viridis non è pelagico, ma vive in acque costiere, a contatto con il fondo ; il GRAETER (1903) ha senz'altro definiti come erronei i reperti in. pelago e ha osservato come il widis non nuoti, ma « cammini » sul substrato di fondo,

In questa sua forma litorale il \>kidis è largamente diffuso, come risulta dalle comprensive indicazioni di OURNEY (più aggiornate di quelle degli Autori precedenti: GURNEY 1933 pag. 189), alle quali potrebbero ancora essere aggiunti i reperti di KIEFER nel Marocco (1928), idi ROY nel Sahara (1929), di KIEFER nella Sonda (1930) di RYLOV nel Pamir (1930), di Roy nei Pirenei (1931), ecc.

Ma, in via eccezionale, il viridis è stato raccolto in altri tre tipi di biotopi : in acque salmastre , in acque sotterranee (cfr. ' elenco in CHAPPUIS 1927 pag. 43), e finalmente al fondo di grandi laghi, a no­tevoli profondità, reperto che ci interessa in particolare.

Già nel 1911 ZSCHOKKE scriveva : « als einziger in der subalpinen Seetiefe regelmässig und oft massenhaft auftretender Spaltfusskrebs hat C. viridis zu gelten ». (ZSCHOKKE, 1911, pag. 113). Allo ZSCHOKKE erano già noti i seguenti reperti :

Lago dei Quattro Cantoni, da riva a 214 m. prof-Lago di Ginevra Lago di Joux, fondo Hallwilersee

e altri laghi dell'Oberland bernese, in profondità, Laghi scozzesi (loch), in grandi profondità,

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Particolarmente interessante è il reperto di HOFER (1899) di una varietà cieca (C. viridis var. coecus) nel Lago di Costanza; individui lunghi 3-4 mm, raccolti alla profondità di 160 m. davanti a Langen· argen e fra 80 e 200 m. fra Friedrichshafen e Romanshorn (I). Di tale forma si trovarono pieni gli stomachi di un piccolo salmerino delle acque profonde del Lago di Costanza.

E' ancora interessante che nel Lago dei Quattro Cantoni le prese di fondo in primavera estate contenessero individui adulti ma ancora non sessualmente maturi, solamente in settembre-ottobre vi compaiono femmine con sacchetti ovigeri e spermatofore.

Nel 1912 FEHLMANN indicava il viridis come un abitatore delle profondità di tutto il Lago di Lugano. Nel 1933 GURNEV lo ricorda dalle profondità dell'Ennerdale.

A questi reperti si possono ora aggiungere con sicurezza quelli del Lario e del Verbano, interessanti, poi che dimostrano che la specie offre uguale comportamento ecologico al di qua come al di là delie Alpi.

Nel Lago Maggiore, come abbiamo accennato, il viridis è noto nella sua forma litorale, grazie al D E MARCHI, il quale ve lo indicava nella regione litorale di Pallanza, nel 1912. La forma profonda venne da noi raccolta nel bacino delle isole Borromeo a 160 m : rappresen­tata da pochissimi individui, anche qui di grande statura, di color biancastro leggermente paglierino, con antenne del I e II paio t raspa-rentissime, occhio color rosso turco, violaceo al centro, addome con pigmentazione rossiccia diffusa. Si tratta di femmine ovigere, recanti sacchetti della lunghezza di oltre 900 micron, larghezza di quasi 400 micron, contenenti una settantina di uova ciascuno, di color grigio paglierino, più scuro al centro e più chiaro alla periferia.

Di 'imensioni: lunghezza « « «

larghezza del

del prosoma « metasoma « corpo

totale cefalotorace

micron « « « «

1492,50 895,50

2388,00 3490,00 975,00

Mentre le dimensioni totali sono quasi uguali tra la forma di Como e quella del Maggiore, la forma del corpo è nel Maggiore ancora

(1) Reperto confermatoci verbalmente da ELSTKR (1942) per le condizioni attuali del L. pi COSTANZA.

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meno snella, come risulta dal rapporto tra la larghezza e la lunghezza del prosoma, il quale, espresso percentualmente è del 60.1 % in Como e del 65,3 % nel Lago Maggiore. La forma del Lago Maggiore è in corso di studio.

Ma questo oiridis profondo dei nostri laghi offre altri problemi, che si possono soltanto accennare, poi che le nostre conoscenze sono sinora fondate su di un numero troppo piccolo di esemplari.

Si ha l'impressione che i viridis di biotopi profondi offrano comuni caratteristiche, per quanto se ne possa indurre dalla bibliografia a nostra conoscenza, purtroppo eccessivamente sommaria. Tali caratteristiche potrebbero essere : I) aumento delle dimensioni (effetto di una ritardata maturazione delle ghiandole sessuali a causa delle basse temperature delle acque profonde ?)

2) decol orazione del corpo 3) sviluppo della spina sensoria della 1 antenna 4) riduzione del numero di articoli della I antenna 5) riduzione del numero di articoli degli arti natatori 6) riduzione o scomparsa dell'occhio

Se queste supposizioni fossero confermate, si potrebbe pensare a una razza ecologica di profondità del viridis, attualmente designata come forma plausi, a causa della riduzione del numero degli articoli delle antenne e degli arti natatori e con tendenze generali verso il gigas.

Ora, il gigas è specie a distribuzione nordica, per quanto l'incer­tezza speciografica abbia originato qualche confusione : Svezia (LiLLJE-BORG), Isole Britanniche (BRADY), Germania settentrionale (CLAUS), Isola degli Orsi (LILLJEBORG), Norvegia (SARS), Islanda (SARS), Parimenti nordiche sono le incerte specie affini : C. ingens HERRICK e C. magnus MARSH del Canada artico.

La razza batiale del oiridis dei grandi laghi marginali delle Alpi potrebbe così acquistare significato di forma boreoalpina.

Ci si potrebbe anche chiedere — se essa rappresenti una differen­ziazione ecologica del locale viridis rivierasco verso le profondità o se piuttosto non ne vada separata e riunita nelle origini alle forme nordiche.

Certamente, dal puro punto di vista sistematico, si ripresentano anche nel caso del viridis le note difficoltà offerte dai gruppi dello strenuus, del serrulatus, ecc. Il concetto di specie sfugge e i confini fra specie diventano vaghi e imprecisabili. La realtà concreta è costi­tuita dalla fisonomia fenotipica delle singole popolazioni nel loro biotopo.

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