Un canarino (Trifles)

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Riduzione libera da Trifles by Susan Glaspell Una storia di donne, una storia di maschi, una storia di vendetta...

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Libera riduzione da Trifles di Susan Glaspell

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Ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

©Giovanna S. - 2014

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Libera riduzione da

Trifles di Susan Glaspell

Indice

Susan Glaspell 5

Uno 7

Due 14

Tre 19

Quattro 25

Cinque 30

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Susan Keating Glaspell ( 1 luglio 1876 - 27 luglio 1948 ) è stata una

drammaturga americana. Vincitrice di un Premio Pulitzer: attrice,

scrittrice e giornalista.

Con il marito George Cram Cook ha fondato Provincetown , la prima

compagnia teatrale moderna americana.

Durante gli anni della Depressione ha servito nella Works Progress

Administration come Direttore del Progetto: Federal Theater.

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Scrittrice prolifica, la Glaspell è nota per aver scritto nove romanzi,

quattordici opere teatrali , oltre cinquanta racconti e una biografia.

Spesso le sue opere sono impostate sullo stile di vita dello Iowa suo paese

natio. I suoi racconti, un po’ autobiografici, spesso affrontano temi di

attualità , quali il rapporto tra i sessi, l'etica e il dissenso. Nonostante

approfondisca tematiche profonde i suoi personaggi sono leggeri,

simpatici, anche quando prendono posizioni di principio. Autrice di best

seller nel suo tempo, è stata un po’ trascurata dalla stampa dopo la sua

morte.

Un attento riesame critico e storico ha condotto un rinnovato interesse per

le sue opere e la sua carriera. Oggi è riconosciuta universalmente come

una scrittrice femminista, importante pioniera della figura femminile

moderna. La sua commedia “Trifles” (1916) è spesso citata come uno

delle più grandi opere del teatro americano.

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Uno

E’ inverno. Nella cucina della cascina silenziosa di John Wright, l’atmosfera è cupa nel livido mattino. Si vede chiaramente che la stanza è rimasta così com’era, senza riordinare: sotto il lavello le pentole, ancora sporche, una mezza pagnotta di pane raffermo, sul tavolo, uno strofinaccio, buttato lì... tutto fa pensare che la casa è stata lasciata improvvisamente. Dalla porta, posta sul retro, che da direttamente sulla stanza, entrano lo Sceriffo seguito dal Procuratore della Contea e da Hale: sono tutti uomini di mezz’età. Dei tre il Procuratore County è il più giovane. Sono infagottati sotto gli abiti invernali a causa del freddo intenso. Dietro di loro entrano due donne: una è la moglie dello Sceriffo, l’altra è una donna magra, dal viso segaligno, ha un’espressione tesa, nervosa.

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E’ la Signora Hale, sarebbe la più carina, gradevole, e più formosa dell’altra. Si guarda intorno, ha un modo di fare circospetto, timoroso. Le due donne restano presso la porta, come fossero restie a procedere... nonostante la stufa accesa, invitante, dal lato della cucina. Il Procuratore della contea, premuroso, le invita ad avvicinarsi alla stufa, senza timore. - Non ho tanto freddo, grazie. – dice la Signora Peters, pur facendosi un po’ più avanti in direzione della stufa. Suo marito, lo Sceriffo ha ben altro a cui pensare; si sbottona il cappotto con fare ufficiale, come se, solennemente, volesse dare inizio al lavoro di indagine. Forse ha solo voglia di mostrarsi solerte agli occhi del giovane Procuratore, oppure solo una tremenda fretta di chiudere presto quella dolorosa faccenda. - Ora, signor Hale, - dice all’uomo, più impacciato, che li accompagna - prima di andare avanti, spieghi al signor Henderson, con precisione quello che ha visto quando è entrato qui ieri mattina. Ma il Procuratore lo interrompe, anche per farsi valere: - A proposito, siete sicuri che non sia stato spostato niente? Le cose sono esattamente come le avete lasciate ieri? - Lo Sceriffo non mostra alcun segno di contrarietà, anzi, prima di rispondere, si guarda intorno scrupolosamente, come per accertarsi che niente sia stato spostato. - Perfettamente, signore, è tutto come è stato lasciato. Visto che la temperatura è scesa sotto lo zero, stanotte, ho pensato che era meglio mandare qui Frank, stamattina, per accendere il fuoco. Inutile prendersi una polmonite per un caso del genere. Però gli ho raccomandato di non toccare nulla tranne la stufa, giusto Frank? - - Comunque, sarebbe stato meglio lasciare qualcuno qui, ieri. – disse il procuratore giusto per mostrarsi meticoloso. - Ieri? – risponde pronto lo Sceriffo – Ieri, signor Procuratore, c’era da impazzire, non sapevo più dove dividermi... non mi era rimasto un solo uomo libero. - Il Procuratore, procedendo, senza dar peso alle lamentele: - D’accordo, signor Hale, ora raccontate solo quello che è successo quando siete venuto qui, ieri mattina. - - Ecco ... – comincia Hale - insieme ad Harry, dovevo portare un carico di patate in città. La fattoria è di strada, venendo da casa mia, allora mi sono detto: vado a vedere se riesco a trovare John Wright per domandare se si è fatto mettere il telefono. Ne avevamo già parlato, ma lui mi aveva zittito, dicendomi di non pensarci, che la gente parla anche troppo, comunque. Diceva: non ti preoccupare per me, voglio solo essere lasciato in pace! Credo che tutti sapessero come la pensava, ma io ho voluto passare lo stesso, almeno

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per parlare con sua moglie, l’ho detto anche ad Harry, la moglie ha un carattere completamente diverso da John. - - Nel caso, del carattere della signora, parleremo poi, adesso quello che voglio sapere con precisione è cosa avete trovato. - lo incalza il Procuratore. - Dal di fuori non si sentiva niente – riprende l’uomo - ho bussato alla porta e dentro era tutto silenzioso. Ero convinto che fossero in casa, così ho bussato di nuovo e mi è sembrato di sentire qualcuno che diceva: 'Vieni dentro” ma non ne sono sicuro, non so... allora ho aperto la porta, questa porta – e indica la porta alle spalle delle due donne, che sono ancora in piedi - e lì, su quella sedia a dondolo, c’era la signora Wright. - Contagiati dal racconto tutti gettano lo sguardo da quella parte. - E cosa stava facendo? – chiede il Procuratore con maggior interesse. - Dondolava avanti e indietro, teneva un grembiule tra le mani, credo, e lo pieghettava tra le dita. - - E cosa ha fatto quando siete entrato? - - Beh, mi è sembrata strana. - dice subito Hale, poi, come ricordando, continua - Come non si rendesse conto di cosa stesse facendo. - - Capisco – lo interroga il Procuratore – ma come ha reagito quando vi ha visto? - - Sembrava sovrappensiero; sembrava che non si accorgesse nemmeno, della mia presenza. – disse Hale – Allora ho detto, giusto per rompere il ghiaccio, “Come va signora Wright, freddo è?” allora lei ha detto qualcosa, come un sì, e ha continuato a plissettare il grembiule. Beh, mi è sembrato tutto molto strano. Lei non mi ha invitato ad avvicinarmi alla stufa, né mi ha detto di sedermi... allora io ho detto: “Vorrei vedere John!” e lei, per tutta risposta, si è messa a ridere o, perlomeno, sembrava che ridesse. Mi sono ricordato di Harry, di fuori, che aspettava al freddo, allora ho ripetuto: “Non potrei vedere John?” “No” dice lei, gentile o forse solo... seccata. “Non è in casa?” dico io, e lei risponde: “Sì, c’è.” “Ma allora perché non posso vederlo?” ho chiesto, spazientito, e lei: ''Perché lui è morto!” “Morto?” dico io e lei ha solo fatto un cenno con la testa, restando impassibile, continuando a dondolarsi, avanti e indietro. Non sapevo cosa dire, allora chiesi: “Ma dov’è?” Allora lei mi ha guardato, riscuotendosi dai suoi pensieri: “E’ al piano di sopra...” e ha indicato su, con la testa. Allora stavo per salire, ma dopo qualche passo, mi sono fermato e le ho chiesto: “Ma com’è morto?” “È morto con una corda intorno al collo” dice lei, e intanto continuava a tormentare il grembiule.

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Allora, sono andato fuori a chiamare Harry, ho pensato che avrei potuto aver bisogno di aiuto. Siamo andati al piano di sopra e lui era lì... strangolato. - Il Procuratore guarda lo sceriffo: - Forse faremo meglio ad andare subito al piano superiore, per vedere come stanno le cose. – poi di nuovo rivolto ad Hale - Comunque, continuate, andate pure avanti con il resto della storia. – Hale si schiarisce la gola, si vede che anche lui è provato, nonostante cerchi di comportarsi in maniera normale: - Ecco, il primo impulso che ho avuto è stato di togliergli la corda dal collo – l’uomo si tormenta le mani, ricordando - ma Harry, si è avvicinato e ha guardato attentamente, poi ha detto: “No, ormai è morto, faremmo meglio a non toccare nulla!” Così siamo tornati giù, per le scale. La donna era ancora seduta, dove l’avevamo lasciata. “Avete avvertito qualcuno?” ho chiesto. Ma lei ha risposto di no, sempre come se la cosa le fosse del tutto indifferente. “Ma chi è stato?” le disse Harry “Siete stata voi?” Allora ci ha fissati e ha smesso di pieghettare il grembiule tra le dita. “Non lo so!” ha detto. “Non lo sapete?” dice Harry. “No... ” ha ripetuto la signora Wright. “Ma non avete dormito nel letto con lui?” dice Harry e lei ha risposto di sì. “Qualcuno gli infila una corda al collo, lo strangola e voi non vi siete accorta di niente?” dice Harry, incalzandola, ma lei candidamente ha detto solo questo: “Dormivo!” ha abbassato la testa e ha chiuso gli occhi, come se cercasse di concentrarsi, di ricordare, ma poi ha aggiunto solo questo, guardandoci senza interesse: “Dormo sodo!” Allora credo che Harry stesse per farle altre domande, ma io gli ho detto che era meglio chiamare il medico legale o lo Sceriffo, allora Harry è corso alla cabina telefonica, quella vicino al fiume. - Il Procuratore si guarda intorno, come scuotendosi, forse incantato anche lui dall’atmosfera surreale di quel racconto, poi chiede ad Hale di andare avanti, cercando di ricordare tutti i particolari. - Allora lei si è alzata ed è venuta qui – continua l’uomo, indicando una piccola sedia in un angolo, poi si è seduta di nuovo con le mani in grembo. Fissava il pavimento, mi è sembrato volesse dire qualcosa... ho cercato di rompere il ghiaccio e le ho detto che ero venuto a vedere se John voleva mettere il telefono. Lei, prima si è messa ha ridere, poi ha alzato gli occhi e mi ha guardato, seria. Non lo so, forse aveva uno sguardo impaurito, oppure... veramente, non saprei. Poco dopo è tornato Harry e poi è venuto il dottor Lloyd, e lei, signor Peters.

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E questo, credo, è tutto quello che so. – Il Procuratore prende nota di qualcosa su un piccolo taccuino nero poi, deciso, si rivolge agli uomini: - Credo che dovremmo andare al piano di sopra prima, e dopo, fuori, verso il fienile e tutto resto della fattoria. – Si guarda intorno con attenzione, cercando particolari che gli potevano essere sfuggiti, poi aggiunge - Siete sicuri che qui non c’era nulla di importante, nulla che potesse essere utile alle indagini? - Ma lo Sceriffo scuote il capo: - Niente, solo arnesi da cucina. - Prima di decidersi a salire, il Procuratore County, apre le porte di una grossa credenza, poi monta su una sedia per controllare anche l’ultimo scaffale... ma tira via subito la mano, appiccicosa. La porta al naso per sentire con cosa si è sporcato... - Un bel pasticcio! – dice Le due donne si avvicinano per vedere e si rendono conto che qualche bottiglia di sciroppo dev’essere scoppiata. - Ecco, si è rovinato tutto! – dice la signora Peters – E’ stato questo maledetto freddo, dopo la bollitura, ha spaccato le bottiglie. - Lo Sceriffo alza gli occhi al cielo, manifestando tutta la sua incomprensione: - A, le donne... lascia fare a loro! Niente di meno che persino nella prigione, ci sono delle detenute che fanno lo sciroppo. - Il Procuratore, amaro: - Credo che quando avremo finito questa indagine, lei, avrà ben altri pensieri per la testa. - Hale fa u sorrisetto: - Beh, si sa le donne si preoccupano sempre delle inezie! – Il battibecco non sfugge all’attenzione delle due signore che si fanno un po’ più attente alla discussione, lanciandosi uno sguardo significativo. Il procuratore stempera l’atmosfera e, da buon politicante, prende la difesa del gentil sesso: - Eppure... – dice con un pizzico di galanteria – come sarebbe grigia la nostra vita senza quelle piccole “inezie”! Cosa saremmo noi senza donne? – Le due donne non hanno apprezzato comunque il trattamento sommario e gratuito riservato al gentile sesso e rimangono sulle loro. Il procuratore si sposta verso il lavello, per sciacquarsi le mani e poi si volta verso un grosso rullo asciugamani, ma lo deve far scorrere, perché il pezzo disponibile è evidentemente sudicio; è indispettito ed esclama, per sottolineare il disordine:

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- L’asciugamani è sporco! – poi sposta col piede le pentole ammassate sotto il lavello - Mi sembra tutto abbastanza trascurato, per una buona donna di casa, no? - La signora Hale raccoglie la provocazione e non demorde: - C’è tanto lavoro da fare in una fattoria... – dice, come se lo affermasse a sé stessa. Il Procuratore, ritorna sui suoi passi, non vuole rendere ancora più penosa quella mattinata, con una discussione sulle donne: - Chiedevo così, signora, per dire... comunque – accenna un piccolo inchino verso le due signore – ci sono fattorie, verso Dickson, che nemmeno se li sognano asciugamani a rullo, come questo. – armeggia intorno al rullo, per dimostrare il suo apprezzamento. - Eh, si! Questi sono molto pratici! – dice la signora Hale, apprezzando sinceramente le qualità dell’attrezzo – Le mani di un contadino non sono mai pulite e ci vorrebbero cento asciugamani... - Il Procuratore la fissa e sorride: - Giustamente prendete le parti del “sesso debole”, signora, ma ditemi, voi e la signora Wright non siete vicine di casa? Suppongo che siate molto amiche... - - Oh no, vi sbagliate... è molto che non ci vediamo. – dice la signora Hale, poi ci pensa su per un attimo e aggiunge – Ormai sarà più di un anno. - - Strano, non avete fatto amicizia? – insiste il Procuratore – Eppure... in una zona di campagna, dovreste farvi compagnia... sbaglio? - La signora Hale è pronta a rispondere: - Eh, signore, la moglie di un agricoltore ha sempre qualcosa da fare... – poi, si guarda intorno, come avesse timore di fare una confidenza – poi, detto tra noi, non è che questo posto sia troppo allegro... - Il Procuratore apprezza la confidenza, soprattutto perché è sincera; anche egli si guarda intorno, con un pizzico di scoramento: - Avete ragione – dice – non si può dire che amassero troppo la casa, sembra. – La signora Hale, guarda l’altra donna come cercasse complicità, poi aggiunge a quanto affermato: - Non so neppure come fossero i loro rapporti... - Il Procuratore la incalza, per cercare di tirarle fuori di più, è il suo mestiere d’altronde: - Volete dire che non andavano d’accordo? - - No, non voglio dire nulla. – dice lei, però sbotta, come togliendosi un peso dallo stomaco -Credo che nessuna riuscirebbe ad essere troppo affettuosa con uno come John Wright! - - Molto interessante, signora Hale –dice mellifluo l’uomo - Mi piacerebbe approfondire il discorso, magari più tardi. Vorrei tanto riuscire a farmi una visione più precisa della situazione. –

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I tre uomini si decidono a raggiungere il piano superiore, salendo la scala di legno. Di sopra, c’è la camera da letto, quella dove John Wright è stato ucciso. Lo sceriffo, che sale dietro gli altri due, si ferma dopo i primi scalini e dice al Procuratore, parlando anche con la moglie, in realtà: - Credo che sarebbe il caso che mia moglie prendesse qualcosa dall’armadio. Qualche vestito o roba simile. Ieri siamo andati via in fretta e furia, e la donna non ha portato niente con se. - - Sì, certamente – ammette il Procuratore da sopra alle scale - ma dopo controlliamo cosa prende la signora Peters, per vedere se c’è qualcosa di interessante per la nostra indagine. - Dal basso, la donna risponde con freddezza: - Va bene, signore. -

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Due Le donne restano nella cucina, aspettano che gli ultimi passi si attutiscano nel corridoio, per essere sicure di essere sole. Allora cominciano a guardarsi intorno con molta più attenzione e curiosità di quanta ne avessero dimostrata prima. La signora Hale è più interessata ora, e dimostra subito quanto tutta quella situazione la infastidisca, sembra subito chiaro che l’uomo ucciso non le fosse troppo simpatico. - Non mi piacerebbe per niente – dice, tirando fuori un carattere più determinato di quello dimostrato fino a poco prima - che degli uomini venissero a rovistare nella mia cucina... per controllare, per criticare. Soprattutto a mia insaputa. - Mentre parla, prende subito a riordinare, con gesti rapidi le pentole che poco prima il Procuratore aveva sparpagliato. La signora Peters tira l’acqua al suo mulino, cercando di difendere la categoria a cui appartiene anche il marito: - Eh si, certo... ma devono pur fare il loro dovere. - - Si, ma saltare subito alle conclusioni ... – dice la Hale – per esempio: l’asciugamano! Sono sicura che il Vicesceriffo, quando è uscito a prendere la legna per la stufa, si è pulito le mani proprio la! – fa scorrere il rullo di tovaglia ed ecco apparirne un pezzo bianco, immacolato – Ecco! Che stupida, avrei dovuto farlo subito. – Poi si rivolge alla signora Peters con più dolcezza, in confidenza: - E’ facile parlarne male, di lei... di lei che non ha avuto nemmeno il tempo di potersi pettinare. L’hanno portata via in tutta fretta, sa? - La signora Peters evita di lasciarsi andare troppo con le parole, anche lei continua a guardarsi intorno nella cucina abbandonata. Scruta ogni angolo, si avvicina a un piccolo tavolo, quasi sotto le scale, solleva uno straccio, sotto c’è una padella fuori posto. - Qui c’è del pane... – osserva la signora Peters, mentre prende la pagnotta e cerca il cestino con lo sguardo – Credo che lo stesse prendendo. – Sistema la pagnotta, poi si avvicina allo scaffale, dove prima armeggiava il Procuratore: - Mi dispiace per il suo sciroppo, chissà se si è rovinato tutto? – sale a sua volta sulla sedia - Ehi, mi pare che ce ne siano ancora alcune che non si sono rotte. - - Infatti! – la donna controlla in controluce la bottiglia – E’ di ciliegie... credo che solo questa si è salvata. – scende dalla sedia con la bottiglia in mano. - Povera donna – continua – se la sarà presa moltissimo. Mi ricordo l’estate scorsa, che faticaccia, con tutto quel caldo afoso. – e, sempre parlando, la poggia sul tavolo centrale, poi si pulisce le mani.

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Mentre si accinge a sedersi sul dondolo, si ferma per un attimo, perplessa, guardando dei segni scuri, delle strisce, proprio sul muro dietro alla sedia. Lancia uno sguardo interrogativa alla signora Hale. - Quando poteva riposare, quella era la sua sedia preferita, credo. – disse la Hale, come le venissero a mente molte cose, poi, senza riuscire a trattenersi, – ma i segni no, non si sono fatti mentre riposava. “Qualcuno” la spingeva su quella sedia... quando la prendeva; come un’animale.. – La moglie dello sceriffo sgrana gli occhi: - Qui? La fotteva su questa sedia? – - Per questo motivo, non sono venuta più... era una bestia, quell’uomo, pretendeva che lei si mettesse sotto ogni volta che gli passava la voglia per la testa... – continua la Hale – praticamente, ogni sera, quando tornava dal lavoro, fuori. Mai una parola dolce, né un sorriso. – E’ visibilmente a disagio: - Lei non me lo ha mai detto apertamente, ma la mattina era ancora scossa... la mattina dopo, quando passavo di qua per qualche motivo... – racconta la Hale a voce bassa, e guarda di sopra, sottolineando che quello che stava dicendo era una confessione tra donne. - Era un’abitudine... rientrava, poi andava a pisciare in quel bagno di la, si lavava le mani... almeno quello. Poi la prendeva in un paio di minuti, sul tavolo o, inginocchiata su quella sedia. – si volta disgustata, portandosi il pugno alla bocca: - E questo era tutto ciò che aveva da... dirle! Finito! Poi si sedeva a tavola, per la cena, e tutto ripiombava nel silenzio. - La signora Peters ha ascoltato attentamente quella confessione inaspettata. E’ rimasta in piedi, come sospesa... tace, pensierosa, ma non commenta. - Beh, voglio controllare se trovo qualcosa nel guardaroba! – dice, spostandosi, decisa, verso una porta di legno, una volta aperta la porta, torna sui suoi passi e si rivolge con una maggiore confidenza alla Hale: - Venite con me, signora Hale? Mi date una mano? – Insieme controllano rapidamente gli abiti appesi e le maglie sugli scaffali. Passano le mani anche sotto la biancheria, come per controllare che non vi fosse nascosto niente. Poi, con più calma scelgono un vestito, una gonna e anche due maglie. - Speriamo che tutto questo non ne le serva e che torni presto a casa sua. – dice la Peters, tornando in cucina. La Hale è dietro di lei, portando un paio di scarpe invernali. - Caspita se è freddo di là. – dice la Peters e posa i vestiti sul tavolo della cucina, poi si sposta verso la stufa per riscaldarsi le mani.

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La signora Hale, intanto, alza la gonna della Wright, osservandola soprappensiero. E’ un modello lungo, pesante, quasi monacale. - Lui era un uomo geloso, morboso... non le ha più permesso di iscriversi neppure al Centro Sociale. – dice disgustata – Neppure con le donne voleva che parlasse. Era sempre convinto che si sparlasse di lui... anche per questo non sono più venuta. – e continua - Quando venivo, a volte, per portare una marmellata o per confrontare un punto all’uncinetto, Wright mi guardava torvo, non voleva che avesse a che fare con nessuno. Biascicava parole, forse parolacce, con quella sua bocca impastata di tabacco... ci metteva a disagio. Lei si vergognava e non riusciva a spiaccicare una parola... eppure – sembrò ricordare qualcosa, guardando verso la finestra appannata dal freddo – eppure da ragazza, me la ricordo bene. Era vivace e portava bei vestiti, allegri, quando era Minnie Foster. Lo sa? Cantava nel coro con le altre ragazze, tanto tempo fa... e poi, qui, sola reclusa, tra queste quattro mura. Doveva sentirsi molto trascurata. - La signora Peters ascolta attentamente ma non commenta: - Ha chiesto un grembiule. Chissà poi perché... in carcere non è che abbia molto da fare, nessuna attività per cui sporcarsi. – replica – Forse così si sentirà più a suo agio? Mi ha detto di cercare nell’armadio. Ecco, qua. Ah, e poi, lo scialle... dovrebbe essere appeso dietro la porta. – Infatti, lo cerca e lo trova proprio li. Richiude rapidamente quella porta interna perché da anche sulle scale, che portano di sopra. Allora la signora Hale le va incontro, diretta: adesso che sono completamente sole, trova la forza di affrontarla in campo aperto. - Signora Peters! - dice - Sì, signora Hale? –effettivamente la Peters non si aspettava un’azione così emotiva, repentina. E’ una donna più pacata... probabilmente, vivendo in città, cova di meno, in solitudine, i suoi dissapori. - Signora Peters! Voi credete che sia stata lei? – poi la fissa dritto negli occhi; lei non vuole impegnarsi, sposta lo sguardo e si divincola da quella morsa. - Oh... io non lo so. – ha la voce un po’ insicura, preferisce non aggiungere altro, per il momento e, come se niente fosse, riprende ad occuparsi delle cose che sta raccogliendo sul tavolo, poi aggiunge, lentamente: - Beh, può darsi di no... può darsi che non sia stata lei. Alla fine: che cosa fa? Chiede un grembiule, uno scialle, semplicemente. Si preoccupa del suo sciroppo... – ma un momento dopo, la signora Peters si poggia al tavolo: è pensosa. Tiene le mani in grembo e se le tormenta, si guarda intorno per assicurarsi che nessuno le senta, poi comincia a parlare a voce bassa: - Mio marito ha detto che le cose si mettono male per lei... la sua posizione non è delle migliori, lei capisce. – continua, sempre confidenziale – Il signor

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Henderson è stato molto sarcastico, quando le ha detto: “E lei, non si è svegliata?”, praticamente non le credeva, no? - L’altra donna, guardando il tavolo: - Beh... nemmeno John Wright s’è svegliato, quando gli si stringeva il cappio intorno al collo! - - Sembra incredibile. – anche la signora Peters, pare perdersi per un attimo nei suoi pensieri, fa una pausa, lunga, poi continua - Deve essere stato terribile! Ci vuole coraggio. Dicono che non è facile uccidere un uomo così... un pezzo di corda e... - - Anche mio marito, lo ha detto... ha detto proprio così! – continua – “Se proprio la signora ha perso le staffe, dice, allora in casa c’è una pistola.” Sembra impossibile... la corda intorno al collo ce la devi pur mettere... e poi stringere... e stringere. - - Il signor Procuratore, diceva mentre venivamo qui... che dev’essere successo qualcosa... qualcosa di inaspettato che l’ha resa furibonda. – la signora Peters guarda l’altra – Capisce? Come una rabbia improvvisa, talmente forte che... - Allora la Hale prende un atteggiamento particolare, come distratto, e inizia a controllare con maggior attenzione l’ambiente che le circonda e, mentre inizia a girare per la stanza, come a sé stessa: - E allora? non vedo segni di follia qui, non trova? – e intanto le sue mani si muovono veloci – Sul grande tavolo, dove regnava una gran confusione, le cose ritornano a posto, le pentole e le stoviglie sparpagliate, spariscono. - Proprio no, non vedo segni di rabbia... non mi pare ci sia stato nessuno furibondo, qui dentro! – continua a sfrattare, però: il pane torna nel cestino, l’asciugamano al muro, le sedie al proprio posto. In pochi minuti tutto torna in ordine nella cucina, come a rappresentare una idilliaca scena di vita familiare. Si ferma, si guarda intorno alla ricerca di altri particolari lasciati fuori posto... la signore Peters, intanto, ha seguito il suo lavorio, esterrefatta, e anche un po’ contrariata. Ma la Hale, si è mossa veloce, dimostrando un atteggiamento deciso, risoluto: sembrava un’altra. Il suo modo di agire contrasta nettamente con l’immagine che aveva dato di sé all’inizio: una tranquilla, spaventata, semplice casalinga; moglie di un agricoltore. Sembrava incapace di prendere qualsiasi posizione personale... invece. E’ ancora in pena e la sua forza si spegne quando il suo sguardo, quasi implorante, si incrocia con quello della moglie dello Sceriffo, ma non è per chiederle un po’ di umana pietà... è semplicemente disperata.

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- Chissà come avrà lasciato le cose, di sopra! Spero che abbia potuto sistemarle alla meglio... – poi, cambiano atteggiamento – Sapete? Mi sento come una ladra a mettere le mani tra le sue cose. Lei, in paese, nella prigione, e noi qui, nella sua casa, a rovistare... - La signora Peters cerca di tenere un contegno e carica la sua espressione: - Ma, signora Hale, la legge è la legge! - - Credo che abbiate ragione voi – dice la Hale, togliendosi il cappotto, l’attività frenetica e la tensione l’hanno fatta sudare – Vi consiglio di togliere la mantellina, altrimenti dopo... quando usciremo... E’ molto freddo fuori! – guarda dalla finestra, scrutando il tempo grigio. L’altra accetta il suo consiglio. Si toglie la mantella di castoro e va ad appenderla all’attaccapanni, dietro la porta. Si sofferma a guardare e nota, nell’angolo scuro sotto alla scala di legno, un cestino. Si inginocchia per vedere meglio, poi lo raccoglie, curiosa... Oppure, è solo decisa a permettere alla Hale di controllare se nasconde qualcosa. Ormai è chiaro, nonostante la sua posizione, parteggia per la signora Wright, ad ogni costo... nella sua mente, il delitto non è più un avvenimento amorfo, come tanti, ma il tentativo di rivalsa della sua categoria: le donne, contro una società maschilista, oppressiva. - Guardate, stava facendo una trapunta! – dice, mentre avvicina il cesto al tavolo, al centro della stanza. Alza alcuni pezzi di stoffa sgargiante, non ancora cuciti. - Che bella – disse la Hale – mi sembra in stile marinaresco, non credete? Perfetta per i mobili di mogano della stanza da letto, di sopra... ma voi non siete salita vero? – La Peters fa segno di no, mentre la signora Hale continua, con interesse: - Che ne dite? Secondo voi cuciva i pezzi a macchina, o usava un nodo semplice, per accoppiarli con l’uncinetto? -

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Tre Le loro “chiacchiere” vengono interrotte dal rumore dei passi degli uomini, che scendono dal piano superiore. Nella cucina fanno il loro ingresso lo Sceriffo seguito da Hale, poi il Procuratore Henderson. Sono reduci dal sopralluogo nella camera da letto di John Wright, l’agricoltore ucciso. - Vedo che anche voi, signore, state svolgendo la vostra indagine – esclama, scherzoso lo Sceriffo, scambiandosi un occhiata significativa con gli altri due – Ecco il grande dilemma: cuciva i pezzi a macchina o li fermava con dei nodi... – Gli altri due uomini, si fanno una risata per la battuta che sembra quanto mai in tema... dopotutto “le due squadre” stanno tutte cercando di risolvere un caso di... nodi, alla fine. Le donne trasaliscono a quelle parole, stando molto attente a dove lo Sceriffo voglia andare a parare. Soprattutto la Peters è preoccupata: spera che il marito e gli altri non diano peso alle “migliorie” apportate dalla signora Hale, all’aspetto della cucina. - Di sopra si gela – dice Henderson, avvicinandosi subito alla stufa e fregandosi le mani ghiacciate – sembra che il fuoco acceso da Frank non serva a molto. – poi rivolto agli altri – Dai, non perdiamoci d’animo, ancora un po’ di sacrificio... dobbiamo controllare di fuori, verso il fienile, potremmo trovare qualche indizio... – e senza curarsi di altro gli uomini si stringono nei cappotti ed escono all’aperto. Quando tutti sono andati via, la signora Hale si rivolge, seccata, all’altra: - Ci trattano come i bambini! – dice – Non so cosa ci sia tanto da ridere. parliamo di piccole cose, cose di donne, per far passare il tempo, no? Dobbiamo pur aspettare loro che trovano queste benedette prove. – si siede e si dedica a lisciare un quadrone della coperta – Non ci trovo niente di ridicolo. - La signora Peters, più tranquilla, accosta una sedia e siede anch’ella vicino al tavolo, guarda la Hale e dice: - Certo bisogna anche capirli... hanno una bella gatta da pelare, adesso! - La signora Hale, intanto, sbircia con indifferenza tra i blocchi di trapunta già cuciti, le sue mani frugano, frenetiche. - Oh, guardate qua, signora Peters – dice – stava attaccando questo... e che bella mano che aveva: lavora molto bene vero? – La signora Peters guarda senza fare molta attenzione, comincia a desiderare ardentemente che tutta questo finisca presto; vuole tornarsene a casa e non sapere più niente di nodi e di assassinii. La sua posizione è delicata, ma non se la sente di fermare la signora Hale, si vede che sotto l’immagine distaccata, si nasconde grande passione.

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La Hale la incalza: - E guardate, guardate quest’altro... tutto perfetto: mi pare chiaro che non potesse nemmeno immaginare cosa stava per accadere, no? – Poi si guarda intorno come una gatta che ha avvistato un boccone succulento: guarda la porta, poi la finestra, all’improvviso tira un nodo e strappa la cucitura. La signora Peters sgrana gli occhi, allibita: - No, non vi preoccupate... è cosa da nulla. – continua a bassa voce – Voglio solo riprendere un punto o due, cuciti male. Sapete? E’ più forte di me: vedere un cucito fatto male mi stizza i nervi. – e mentre parla ha già infilato l’ago e procede a sistemare i punti mancanti. La signora Peters è sempre più nervosa, anche lei si guarda intorno, teme che gli uomini possano rientrare all’improvviso, e intanto esclama: - Ma io credo che non bisogna toccare nulla, signora! - - Non sto facendo niente – sorride la Hale,– voglio solo sistemare questo, ecco... ecco fatto! – Ma poi cambia tono, diventa più complice e si accosta repentina all’altra donna: - Signora Peters! – La povera donna si sente sotto pressione ma mantiene il controllo: - Sì, signora Hale? – - Per quale motivo credete che fosse nervosa? – disse lei, secca. Allora la Peters si concede ancora una volta e mangia la foglia: - Che vi devo dire, amica mia, non immagino assolutamente perché potesse essere nervosa. – dice tranquilla – A volta anche io, sapete, cucio in maniera orribile, specialmente quando sono stanca. – La donna approfitta della concessione e riprende a cucire alacremente, l’altra si alza e comincia a riordinare le cose che ha preso e poi posato sul tavolo: - Beh, devo sistemare questi, adesso. Possono rientrare in qualsiasi momento... – aggiunge allusiva. Intanto, sempre tenendo d’occhio la porta, mette sopra il grembiule, la gonna e il resto: - Chissà dove posso trovare un po’ di spago e magari della carta, per farne un pacchetto decente. - - Provate in quell’armadio, è possibile. – la signora Hale, approfittando della complicità inespressa ma tangibile della Peters, continua imperterrita nella sua opera sistematica per rimettere le cose in ordine. La signora Peters è felice di tenere la mente impegnata e si dedica con accuratezza alla sua ricerca. Spera forse che, semmai venisse notato il laborioso

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operare della Hale, potrà sempre giustificarsi dicendo che anche lei aveva il suo da fare. - Guardate – esclama, rovistando nell’armadio appena aperto – qui c’è una gabbietta! Aveva un uccello, signora Hale? - A quelle parole la donna sembra bloccarsi, ancora una volta si perde nei ricordi, probabilmente. - Perché? Non saprei... – dice mentre si riscuote – è tanto che non vengo più. Lui era geloso anche di me. La confidenza che c’era tra di noi lo disgustava. - Poi continua, più accomodante - Sa, l’estate passata, girava da queste parti un uomo che vendeva canarini, però non so se lei ne avesse preso uno. Lei amava cantare, spesso quando il marito era nei campi... mi prendeva in giro e cantava: mi dedicava canzoni d’amore. Così, per scherzo – ma i suoi occhi tradiscono un sentimento inespresso, così, poco dopo abbassa lo sguardo. - Mi pare strano immaginare un uccellino, qui dentro – la Peters si guarda intorno, considerando la tristezza di quella stanza. Adesso è solo più ordinata, ma è difficile immaginare una sola nota allegra in quell’ambiente pesante. - Eppure – continua – dovrà pur averne avuto uno, no? Altrimenti perché avrebbe dovuto tenere una gabbietta? Mi chiedo cosa possa essergli successo. Magari, se l’è mangiato il gatto – sorride forzandosi. - No, – dice la signora Hale – niente gatti, qui. - La signora Peters prende tempo, è nervosa ma non vuol darlo a vedere, guarda la porta, ancora chiusa, e continua a impegnarsi nella discussione. - Ci sono persone che hanno pura dei gatti. – continua l’altra– Una volta portai il mio gattino, con me; mi scappo dal grembo è andò nella sua stanza ma lei ne rimase sconvolta, mi pregò di mandarlo via, strillando. - Allora la Peters aggiunse che anche sua sorella era fatta così: i gatti la terrorizzavano. - Curioso, non vi pare? – poi l’attenzione la sua attenzione si sposta nuovamente sulla gabbia, controlla la porticina e si accorge che è stata divelta in malo modo. - Guardi la porticina, è strappata... - La rottura sembra preoccupare la Hale, osserva i segni di quella violenza esagerata: - E’ come se qualcuno ci si fosse accanito. – dice. - E’ vero! – conferma la moglie dello sceriffo; sembra che sentano che quella rottura voglia dire qualcosa. Posa sul tavolo. - Lui era fatto così. – dice la Hale, mentre le guance si arrossano – Lui distruggeva quello che non capiva! E non capiva niente, credetemi. – all’improvviso stringe le mani alla Peters. - Anche con me sapete? Mi avrebbe tolta di mezzo con piacere... detestava il tempo che passavamo insieme. – confida, sbottando – Poi, un giorno, lei mi

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venne incontro... al cancello. Era mattina, avevo dei fiorellini di campo, per lei. Sapete cosa mi ha detto? – un’espressione molto amara si traccia sul viso della donna – Mi ha detto che lui aveva minacciato di dire tutto a mio marito! Tutto cosa, poi? Mi detestava perché lei con me trovava un’ora di pace... ma lui odiava vederla felice. – La signora Peters si stacca dalle sue mani, non vuole essere troppo coinvolta in quella storia. Guarda per terra, chiudendosi nelle sue riflessioni. - Fuori dal cancello, come fossi una mendicante... disse che lui mi chiamava... sapete come mi chiamava? “Sporca lesbica”, ecco. Ecco cos’era diventata, per lui un amicizia pura. Così ci schiacciò... tutt’e due, capisce? – Poi si ricompone subito. Il velo di commozione lascia rapidamente i suoi occhi, come una nuvola passeggera. - Sapete? – concluse – Spero proprio che non trovino nessuna prova... e che ce ne andiamo via di qui, al più presto. - Sempre guardando in terra, ma più decisa, la Peters le dice, aprendole il cuore, per quanto può, almeno: - Sono proprio contenta che siate venuta qui, signora Hale, non sarei stata a mio agio, da sola in questo posto! - L’altra, pacata, trovando un po’ di pace alla sua apprensione: - Avete ragione, sarebbe stato orribile. Io non ci sono venuta più, sapete? Avrei voluto; spesso ci pensavo, ma poi... - - Vi capisco, signora Hale, come si fa... la casa, i figli, il tempo non basta mai - Ora che sente di poter parlare a cuore aperto, dice - Forse sarei dovuta venire lo stesso... fregarmene di lui! Non venivo perchè qui, ormai, tutto mi sembrava triste, inospitale... forse avrei dovuto esserci, magari, proprio per questo. - - E’ un posto così solitario, – continua – e triste. Questa fattoria è in un avvallamento... non si vede neppure la strada. E’ così solitario! Avrei dovuto venire a trovare Minnie Foster e sentirla ancora cantare per me. Ma non ce l’ho fatta, e adesso... – scuote la testa tristemente. La Peters le si avvicina, si guarda intorno, sembra impossibile: una casa così sterile, eppure nasconde tante passioni. - Non vi biasimate, signora Hale, spesso non riusciamo a capire niente degli altri, anche quando ci sono vicini. - - Non avere figli – disse la Hale – porta meno fatica... ma la casa è silenziosa. Lui, sempre fuori, a lavorare tutto il giorno, come una bestia; la sera ti siedi a tavola e non avete più niente da dirvi. Non un solo gesto d’amore... solo prenderla, come una prostituta, come uno straccio da usare e gettare via. – poi le chiese – Voi lo conoscevate John Wright, signora Peters? –

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- No, conoscerlo no – risponde l’altra – però l’ho incrociato in città, qualche volta. Mio marito ha detto che era un buon uomo... - - Oh, si, certo – disse a Hale – come tutti, qui. Non beveva, non aveva debiti... non doveva niente a nessuno ma era un uomo arido, signora, e duro. Passare una giornata con lui... beh, era come una di quei giorni fredde che ti entrano nelle ossa. Quando ancora venivo, aspettavamo minuti... finché non eravamo certe che fosse lontano, per poter fare due chiacchiere o per ridere... poi, basta, tutto finito. La sua freddezza ha gelato pure noi. – la donna si scuote, come avesse avuto un’intuizione – Si, credo proprio che ci sarebbe voluto un uccellino, qui dentro, ma che fine avrà fatto? - ora fissa attenta la gabbietta con la porta divelta. - Forse si è ammalato – dice la signora Peters – forse è morto. – intanto allunga la mano e, con le dita fa girare la porticina, che oscilla sotto il loro occhi. La Hale alza gli occhi verso la Peters, come cambiasse argomento: - Voi non la conoscevate, signora Peters? Non eravate mai stata qui? - - No! Sono stata qui solo ieri, per la prima volta. - - Sapete, sembrava un uccellino lei stessa, molto dolce... era stata carina, forse lo poteva essere ancora. Una donna timida, sempre indecisa, ma poi, da quando ha dovuto mandarmi via, credo sia cambiata. – La signora Hale vaga ancora tra i ricordi, poi cambia discorso, come capita sempre più spesso: - Vi chiedo una cosa, signora Peters, perché non le portate anche questa coperta? Lavorarci la potrebbe aiutare a passare il tempo, non credete? - La moglie dello Sceriffo Peters sembra accettare la proposta di buona lena: - Forse è una buona idea, sapete? Ci posso provare, non credo che troveranno niente in contrario. – poi, facendo mente locale in mezzo alla stanza – Uhm, vediamo un poco, cosa potrebbe mancare, adesso? Avrò preso tutto ciò che può servire? - Sbircia di nuovo nel cestino del lavoro. - Qui c’è del filo rosso, mi pare questo quello che stava adoperando per annodare i pezzi. – dice la Hale, cercando di rendersi utile. Rovista anche lei, poi trova una scatola di latta, colorata. - Che carina dice, probabilmente qui dentro ci teneva i bottoni, gli spilli e le forbicine. Guardate, sembra una scatola da regalo. – La apre, facendo un po’ di pressione sul coperchio, ma subito è costretta a voltare il viso, colpita da una cattivo odore. La Peters, che è a due passi, si accosta per la curiosità, poi anche lei storce il naso. Nella scatola c’è una pezzo di stoffa avvolto. - Puah! Ci dev’essere qualcosa che puzza li dentro... – dice la Hale.

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- Certo non le forbici! – fa eco la Peters. La puzze evapora abbastanza rapidamente, tanto da permettere alle donne di posare l’involto sul tavolo. Usando l’uncinetto cercano di aprire l’involto. - Ho, signora Peters, ma è ... - - Si, lo vedo... è l’uccellino... – dice la Peters, rattristata – lo dicevo che ci doveva pur essere, da qualche parte. - - Guardate – fa la signora Hale – con un certo raccapriccio – guardate il collo. Qualcuno glielo ha spezzato. Oh, è terribile! - Non c’è dubbio alla bestiola è stato torto il collo con violenza. La piccola testa, pende, praticamente appesa, a lato del corpo. - Ecco cosa avrebbe fatto volentieri a me... lui. – dice la Hale, soprappensiero – Nemmeno questa povera bestia poteva cantare per lei, nemmeno questa piccola distrazione... – Le due signore si scambiano uno sguardo pieno di comprensione, di orrore. Ma i rumori che arrivano sa fuori, rompono l’atmosfera sospesa della stanza: gli uomini stanno arrivando. In fretta e furia la Hale fa scivolare la scatola colorata sotto la grossa trapunta, posata sul tavolo. Poi si piazza sul dondolo, come si stesse annoiando, nell’attesa. La Peters, per un momento resta pietrificata, un brivido freddo le attraversa la schiena... si sente in trappola. Deve decidere in fretta. Le conseguenze di un gesto avventato potrebbe costare la carriera al marito... ma ormai è troppo esposta, troppo di parte: in meno di un ora si è ritrovata aggrovigliata in una situazione del tutto estranea alla sua vita, eppure... la sua coscienza vacilla, indecisa. La donna resta dov’è, in piedi, di fronte alla grande tavola. Davanti a lei, gli oggetti raccolti per la donna in carcere, poi la trapunta e i suoi pezzi, manomessi arbitrariamente dalla Hale e sotto la coperta... un indizio assai pericoloso. Quell’uccellino a cui qualcuno, per rabbia, per gelosia e forse per pochezza morale, ha torto il collo con malvagità. Qualcuno a spezzato il collo a quella creatura innocente, solo per fare del male a... alla moglie, è chiaro. L’uccellino cantava, una volta, e nonostante le tenebre del cuore arido di quell’uomo, portava un raggio di sole nella cucina grigia, fosca, e nella vita della Wright.

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Quattro Sempre infreddoliti entrano gli uomini, abbastanza scorati e stanchi, sembra chiaro che, di fuori, non abbiano trovato granché... e cosa avrebbero potuto mai trovare? Il Procuratore, più deluso che mai, spara una battuta, contro signore, che se ne stanno al caldo: beate nel loro habitat naturale: la cucina. E’ sottinteso che che non fanno assolutamente niente di utile. -Allora, signore, avete poi risolto il mistero del giorno... avete stabilito se i pezzi sono stati cuciti a macchina o fissati con un bel nodo? - La signora Peters, finge di ignorare completamente il disprezzo sottinteso. E’ evidente che per il Procuratore Henderson la mente delle donne può perdersi solo dietro a delle inezie. Quel sarcasmo fuori luogo l’aiuta a convincersi di avere fatto la scelta giusta. - Noi siamo giunte alla conclusione che avesse intenzione di usare i nodi! – dice sincera, senza preoccuparsi minimamente di sembrare futile. - Oh... questo è molto interessante! – dice il Procuratore, cercando con lo sguardo l’intesa con gli altri due uomini. Nota la gabbietta, poggiata su un mobile, le due donne trasaliscono, raggelandosi. – E qui ch’è successo: l’uccellino è volato via? - La signora Hale, spezza subito l’atmosfera e inizia a raccogliere i pezzi della trapunta: - Probabilmente se l’è mangiato un gatto! – - Ma perché, c’è anche un gatto? – dice il Procuratore ingenuamente, preso in contropiede. - Ci mancherebbe solo questa... oggi. – dice la signora Peters, cercando di mostrare tutto il suo tedio a restare in quella casa un solo minuto di più, poi rivolta a suo marito – Lo sai che sono superstiziosa. - - Non vi preoccupate, signora – aggiunse la Hale – non c’è nessun gatto, qui. - Il Procuratore, intollerante a quelle banalità, si sgancia da quelle chiacchiere da donnicciole e cerca di concentrarsi sul suo lavoro. Non hanno ancora raccolto nessun indizio particolare e un omicidio senza colpevole depone molto male per l’opinione pubblica... in pratica: per gli elettori. Mezz’ora prima in quella cucina regnava il caos, adesso tutto è a posto, perfettamente in ordine, ma nessuno sembra farci caso. La gabbietta dell’uccellino viene abbandonata al suo destino. Per i due uomini di legge è un indizio del tutto insignificante, e loro non hanno tempo da perdere.

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- Insomma, sembra che nessuno è arrivato da fuori... non ci sono tracce di nessun tipo, tranne le nostre peste, giusto? Non ci sono corde nella neve, né nella rimessa: non ci resta che tornare di sopra. Stavolta esamineremo, meticolosamente, pezzo per pezzo, tutto quello che troviamo, d’accordo? – continua – Non ci sono segni di effrazione, quindi; se qualcuno è entrato o uscito, doveva essere qualcuno che conoscevano. – Il Procuratore fa il punto sulla situazione, seguendo le sue deduzioni. Gli uomini si avviano per le scale. Quando scompaiono al piano di sopra, un silenzio carico di tensione si percepisce nella cucina. Fuori, il gelo, non da tregua, rendendo la neve sempre più dura e compatta. Nonostante la legna che arde, dentro regna il gelo, una mestizia che nessuna stufa potrà mai sconfiggere. Le due donne siedono. Adesso anche la signore Peters è davanti al tavolo, i gomiti sul piano, lo sguardo dritto davanti a se: le due non si guardano. Probabilmente stanno rimuginando sullo stesso argomento ma non dicono niente. Poi, la Hale, rompe quel silenzio continuando a guardare fisso davanti a sé. - Doveva amare quell’uccellino, non credete? Certo stava per andare a seppellirlo: ecco perché lo aveva sistemato in quella bella scatola. – Le parole suonano strane, inadeguate, è chiaro che le due si stanno muovono su un terreno molto sdrucciolevole. Forse loro stesse temono ciò che stanno per profferire; forse loro stesse non possono dire ciò che pensano veramente, in quel momento. - Quando ero solo una bambina – comincia la Peters, a bassa voce, - avevo un gattino. Poi un ragazzo, uno dei soliti sbruffoni, per farsi bello... prese un accetta e così, proprio davanti ai miei occhi... – ha un brivido, evidentemente è provata dal ricordo e si copre il viso con la mano. – Prima che potessi accorrere, con un sol colpo... Il ragazzo era lontano ma, appena fatto, mi guardava. Il suo sguardo era trionfante, era gelido, lui... ecco, lui sapeva che aveva colpito me. Lui voleva colpire me! – Si riprende: sul volto un mezzo sorriso, amaro: - Bene, se non mi avessero trattenuta, in quel momento, io ... – guarda di sopra, dove si sente il tramestio dei passi degli investigatori, che continuano a frugare, senza capire – Io lo avrei ... – ma non termina la frase. La signora Hale abbassa lo sguardo, emozionata, poi si lascia andare ai ricordi che quella stanza le porta alla mente. - Lui non voleva nessuno, qui! – dice – Solo silenzio. Voleva vivere tranquillo, diceva, neppure il telefono... quando lei insistette, quasi due anni fa, per

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metterlo, lui disse “Per far cosa? Per parlare con quella sgualdrina?” – Poi aggiunse, saltando di palo in frasca, almeno all’apparenza: - Mi chiedo come ci si possa sentire a non avere mai avuto figli, intorno. A Wright non sarebbero piaciuti, no. E nemmeno l’uccellino... una “cosa” che cantava? Se lei provava piacere, per lui era un’offesa? Cantava? e lui gliel’ha ucciso! – La signora Peters, ancora una volta, fa del suo meglio per restare neutrale, quasi come volesse richiamarla alla realtà dei fatti: - Non possiamo sapere chi ha ucciso l'uccellino! - - E’ stato lui! E’ stato John Wright. Ma la signora Peters non si dà per vinta, non dovrebbe permettere che le cose prendano questa piega, dopo tutto. - Signora Hale, signora Hale – quasi sibila, non potendo alzare la voce, le prende le mani tra le sue e le stringe forte - in questa casa è successa una cosa orribile l’altra notte. Uccidere un uomo... mentre dorme, infilargli una corda intorno al collo e poi... e poi stringere, stringere, fino togliergli la vita. - Come ispirata, però, torna ad osservare la gabbia per l’uccellino, dalla porticina divelta con furia: - Il “suo” collo. Soffocato! E se ne avesse avuta la forza lo avrebbe spezzato... – poggia la mano sulla trapunta, proprio nel punto che nasconde la piccola scatola di latta. - Non possiamo sapere chi l’ha ucciso. Non lo sappiamo! - Non è chiaro se si riferisce a Wright, all’uccellino o, forse, a entrambi. L’altra non molla: - Io riuscivo a venire da lei, a volte anche di nascosto, non più di una volta in al mese... poi solo il nulla, anni: anni di silenzio, cupi! Poi... poi l’uccellino, che canta. E poi basta! Niente più, ancora silenzio. - Di nuovo la signora Peters si immedesima in quella tragedia e la paragona alla sua vita, alle sue delusioni: - So come pesa il silenzio! – mormora, quasi tra sé – Quando eravamo in Dakota, il mio bambino, il primo, è morto a due anni. E io non avevo nessuno intorno... lui fuori tutto il giorno, impegnato nel lavoro... credo che abbia sofferto anche lui. All’epoca mi evitava. A volte passavo intere giornate senza dire una sola parola... - La signora Hale cerca, ancora, disperatamente, di tirarla dalla sua parte: - Quanto ci metteranno ancora? – dice – Quanto tempo... – e accenna al piano di sopra, dove gli uomini continuano a cercare. - Eh si, credetemi, io so cos’è il silenzio... – dice la signora Peters riscuotendosi, poi con determinazione – Signora Hale: la legge... si deve punire un crimine, lo capite? - Ma la Hale non da importanza a quello che dice, al contrario, dimostrando tanta energia, le prende le spalle tra le mani, la scuote e, confidenzialmente, le parla con il tu, facendo trasalire la Peters:

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- Io vorrei che tu l’avessi veduta, Minnie Foster, quando indossava il suo vestito bianco con i nastri azzurri alle maniche corte e la cinta in vita; quando su, nel coro, cantava e il suo volto non conosceva la malvagità... – si guarda intorno, come se immaginasse un futuro forse impossibile – Oh, io potrei venire qui, ogni tanto e... – Poi ritorna a interrogare la Peters: - C’è stato un crimine! Va bene... è stato tutto un crimine! Chi va punito per questo? - La Peters è disperata: - Dobbiamo fare qualcosa... ma dobbiamo farla subito, capite? – e guarda sopra per ricordarle che il tempo stringe... è quasi mezzogiorno: lei lo sa, non c’è indagine che tenga, l’ora di colazione è un richiamo troppo potente per un uomo, smette qualsiasi attività! - La Hale si è un po’ persa, troppe emozioni. I ricordi aprono le ferite mai sanate... - Avrei dovuto capirlo che aveva bisogno di aiuto, la conoscevo... sapevo come poteva essere diventata la sua vita, in questa casa. Avrei dovuto venire... cercare di impormi... – poi si rivolge alla signora Peters cercando comprensione: - E’ strano, a volte viviamo vicini... ma siamo lontani. Eppure, passiamo tutti per le stesse cose, attraversiamo tutti le stesse ansie... ma, ma siamo sempre da soli... alla fine. – Si guarda le mani, ancora persa nei suoi pensieri: - Le nostre vite... – dice – sfaccettature di una stessa realtà. – Prende la bottiglia di sciroppo, l’unica rimasta sana: - Se fossi al vostro posto, signora, non avrei il coraggio di dirle che tanto lavoro è andato perso. Vi prego, non glielo dite... ditele che qui va tutto bene. Portatele questa, per dimostrarglielo. Lei non sa che le altre si sono spaccate! - La Peters, ormai, desidera solo che tutto finisca al più presto, capisce il dolore dell’altra donna, si rende anche conto della situazione in cui si è lasciata coinvolgere ma, anch’ella, dentro, ha probabilmente tanta amarezza... tanta solitudine. E’ una donna forte, ha accettato il suo ruolo... fa del suo meglio: comprende i sentimenti della signora Hale e lo sconforto in cui è precipitata adesso. Ma non è il momento di lasciarsi andare: il tempo incalza. Una sola tessera fuori posto, uno scricchiolio inatteso e l’attenzione degli uomini potrebbe cadere su quelle piccole cose, piccoli segnali... inezie. E Minnie Foster non avrebbe potuto cantare mai più! Prende la bottiglia, cerca intorno qualcosa per avvolgervela dentro. Decide per il grembiule, che è già sul tavolo e, con quello, protegge la bottiglia. - Ecco,ecco fatto! – dice con la voce falsata dal recitare che si è imposta – E’ un bene che non ci abbiano potuto sentire. Adesso riderebbero ancora una volta di

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noi! – continua, come se volesse abbattere tutto il castello delle loro congetture – Tirare tutte queste conclusioni... tutto da cosa? Una piccola cosa insignificante. Alla fine: è solo un canarino morto, no? – Si sentono da sopra i passi degli uomini che si avviano a discendere le scale. - Una inezia! Che cosa puoi mai entrarci un canarino con un delitto? - Poi, per un attimo grave, a voce bassissima, sussurra alla Hale: - Si... forse avrebbero riso o, forse, anche no! -

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Cinque Il procuratore entra in cucina, sta parlando con lo Sceriffo, subito dietro di lui: - No, Peters, è tutto perfettamente chiaro... però manca il movente. Lo sapete come fanno le giurie, quando l’imputata è una donna! – guarda fuori, intanto, con la speranza di vedere un miglioramento nel tempo uggioso – Ci vorrebbe una prova precisa. Una traccia... qualcosa da mostrare, per rendere reali le nostre congetture... un movente: qualcosa per poter dimostrare perchè lo avrebbe fatto! – Le donne si guardano in apprensione ma stanno attente a non richiamare l’attenzione su di loro. Arriva anche Hale: - Eccomi qua, nonostante è mezzogiorno, fa ancora un freddo cane, fuori. - - Vorrei restare ancora un po’ qui, da solo, per riordinarmi le idee – dice il Procuratore, pensoso - potreste mandarmi Frank, Sceriffo? Intanto voglio rivedere tutta la faccenda. Non sono per niente soddisfatto della piega che hanno preso le indagini... direi che, così, ci troviamo a un binario morto. - - Vuoi vedere che proprio la signora Peters si sta portando via le prove, qui? – dice lo Sceriffo e con gesto risoluto e teatrale, prende il grembiule dalla tavola ridendo. La donna è sul punto di venire meno. Ma lui mostra la bottiglia di sciroppo, come un trofeo. Dopo lo scherzo, lo Sceriffo rimette a posto la bottiglia rossa, avvolgendola di nuovo nel grembiule. Il Procuratore si avvicina al tavolo: guarda, ma non vede, i suoi pensieri sono perduti alla ricerca di un indizio che lo aiuti a far bella figura con i suoi superiori. Sposta con la mano qualche pezzo di stoffa, avvicinando la mano distratta alla scotola nascosta, ma senza neppure farci caso. - No – dice pacato – le signore non hanno bisogno di supervisione, non credo proprio che abbiano sottratto prove “inconfutabili” dalla cucina. – sorride – E poi, di cosa ci preoccupiamo: la signora Peters e la moglie di una Sceriffo, quindi è sposata con la legge! – Sorride della sua stessa battuta, e continua: - L’avete mai vista così, signora Peters? - La donna si finge divertita e anche un po’ sorpresa: - No, veramente non ci avevo mai pensato! - Lo Sceriffo ridacchia tra sé, mormora: - Si, si, proprio! Sposata con la legge... – l’ora tarda lo porta a ritornare al caso, senza perdersi ulteriormente in chiacchiere. Dopotutto il Procuratore ha solo quello a cui pensare, lui ha una montagna di problemi che si accumulano... le

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mille gatte da pelare di una piccola città, dove lui è l’unico rappresentante della legge. - Potete accompagnarmi, signore, vorrei che dessimo insieme un’occhiata alle finestre del piano terra? Di là! – e si sposta nella stanza attigua. - Ah, già... le finestre, andiamo a controllarle! – risponde il solerte funzionario, come se l’idea fosse scaturita da lui. - Con permesso, signora Hale – dice lo Sceriffo avviandosi. Il marito della signora va di fuori, e le donne hanno di nuovo un attimo per stare da sole nella cucina. La signora Hale è sulle spine, non parla, ma dopo essersi guardata intorno incrocia lo sguardo della Peters, ancora impressionata per lo scherzo pericoloso di cui si è stata protagonista. La Hale le fa cenno con gli occhi... quasi implora: la scatola col canarino morto è ancora li, malamente occultata dai pezzi di stoffa. La signora Peters, allora, prende rapidamente con la mano la scatola e, controllando che nessuno la vede, cerca di infilarla nella borsetta. Niente da fare, non c’entra! Il controllo delle finestre intanto procede. Gli uomini stanno rientrando. Hale, da fuori apre la finestra della cucina, che non è chiusa dall’interno. Si apre anche la porta della stanza a fianco, lo Sceriffo e il Procuratore, stanno tornando per controllare da dentro, parlottano tra di loro, fanno considerazioni. Non c’è un attimo da perdere: la Hale, si fa coraggio, prende l’involto con l’uccellino dalle mani della Peters e se lo ficca nella tasca del cappotto. In cuor suo prega con tutta sé stessa che l’altra non la tradisca... si conoscono da così poco. Entrano gli investigatori. Il Procuratore, si frega le mani tra loro, come volesse liberarle dalla polvere: - Ecco, abbiamo finito, per ora, grazie per la vostra pazienza, signore! – abbozza un sorriso – Beh, almeno, grazie a voi, qualcosa l’abbiamo pur scoperta... giusto? – Prende un quadrone della trapunta colorata ma ormai, la scatola, non è più nascosta e giace vuota sul tavolo, tra le altre cianfrusaglie. - Quindi se ho capito bene, la Wright non voleva cucirlo, giusto? E voleva finirla con... come si dice? - - Con un nodo, signore... noi lo chiamiamo nodo! – conclude, freddamente, la signora Hale.

FINE

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