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Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB BL STRUMENTO DI INFORMAZIONE MISSIONARIA Maggio 2016 - N. 26 Un bicchiere di latte «Avevo fame e sete e non mi avete dato da mangiare e da bere»

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Centro Missionario DiocesanoDiocesi di Belluno-FeltreP.zza Piloni, 11 32100 BellunoTel. 0437 940594centro.missionario@diocesi.itwww.centromissionario.diocesi.it

Maggio 2016 - N. 26

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- La parola del direttore pag. 1

- La denutrizione infantile nel mondo pag. 3

- Nel nostro quotidiano... occhio agli sprechi! pag. 9

- La nascita dell’iniziativa “Un bicchiere di latte” pag. 12

- Spunti di preghiera pag. 19

- Riflessioni sul tema pag. 23

- Gli aiuti nel tempo... e i grazie ricevuti! pag. 28

INSERTO- “Un bicchiere di latte” ...oggi

NotizieCentro Missionario di Belluno-Feltre

Hanno collaborato a questo numero:Luigi Canal, Ezio Del Favero, Mario Bottegal, Chiara Zavarise,Josè Soccal e i nostri missionari

Redazione c/o: Centro Missionario Belluno-FeltrePiazza Piloni, 11 - 32100 Belluno – Tel. 0437 940594centro.missionario@diocesi.itwww.centromissionario.diocesi.it

Direttore di redazione don Luigi CanalResponsabile ai sensi di legge don Lorenzo Dell’AndreaStampa Tipografia Piave Srl - BellunoIscrizione al Tribunale di Belluno n. 1/2009

Per un aiuto economico ai nostri missionari

CENTRO MISSIONARIO DIOCESANOIBAN Bancario Unicredit IT73U0200811910000002765556 intestato aCentro Missionario DiocesanoP.zza Piloni, 11 – 32100 Belluno

In queste pagine, abbiamo voluto ricordare ai lettori il grande problema della fame, che ancora colpisce molti nostri fratelli.

Abbiamo anche offerto alcune proposte per arginarlo, nel nostro picco-lo, attraverso volti a noi conosciuti, mani operose e cuori aperti.

Il nostro suggerimento a chi sentisse vicina al proprio cuore questa si-tuazione e volesse rimboccarsi le maniche, è di scegliere se:

aderire ad uno dei gruppi già esistenti che raccolgono “un bicchiere di latte”: contattandoci, vi daremo il nominativo del responsabile della vostra zona;

formare un nuovo gruppo di amici, con cui raccogliere mensilmente l’offerta di 3 euro, da consegnare al nostro Centro Missionario, che la invierà al progetto da voi scelto. In questo caso, avremo bisogno che, tra di voi, si identificasse una persona referente, per i contatti con il nostro Centro.

Un bicchiere di latte

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1 Notizie - N. 26

LA PAROLA DEL DIRETTORE

1

Parlare del “bicchiere di latte” significa ricordare don Sergio Buzzatti. Egli, da uomo di carità e di preghiera qual era, di fronte alla quantità dei problemi presentati dal mondo missionario, si rifaceva alla moltiplicazione dei pani operata da Gesù, dove c’è una moltitudine di oltre 5.000 persone con fame e la soluzione, invano cercata dai suoi discepoli, comincia dall’offerta della merenda che rimaneva nella bisaccia di un bambino:5 pani e 2 pesci.«In fin dei conti, diceva don Sergio, a noi tocca procurare cinque pani e due pesci; alle cinquemila persone ci arriva Lui, il solo e vero Salvatore: Gesù».Così ha avviato la campagna del “bicchiere di latte”… che dalle nostre modeste bisacce va in direzione ai milioni di bambini denutriti del mondo. Era consapevole della piccolezza del segno di fronte all’immensità dei bisogni, ma incoraggiava a non omettere il nostro piccolo contributo e

poi aggiungeva: «sono mille i problemi delle missioni, ma sono 5 miliardi le soluzioni ad essi”, alludendo al numero dell’allora popolazione mondiale. Una di queste soluzioni passa per le tue mani: mani incrociate per la preghiera, senza la quale agiamo da uomini e ciò è assolutamente sproporzionato per la missione».Le statistiche poi ci dicono che nelle bisacce della maggioranza degli italiani non ci sono solo 5 pani e 2 pesci, ma 42 kg di alimenti pro capite avanzati e buttati via ogni anno, per uno spreco equivalente a € 117 pro capite. E allora, oltre alla carità e alla preghiera, qui si impone un problema di giustizia: è giusto che noi sprechiamo tanto, mentre altri muoiono di fame?A questo punto ci salta alla memoria quanto accaduto quasi 4.000 anni fa e raccontato nel libro della Genesi (c. 21): la storia di Ismaele, figlio di Abramo con la schiava Agar, che per le gelosie della sposa Sara, ha cacciato di casa e messi su una strada o meglio, nel deserto.

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2Un bicchiere di latte

Il bambino stava morendo di fame e di sete quando alla mamma Agar, sconsolata, appare un angelo che le indica una sorgente d’acqua… e li restituisce così alla vita.Il nostro “bicchiere di latte” può essere questa sorgente di nuova vita, per chi sta languendo nelle strade e nei deserti di questo povero mondo. E lo è

già stato in tanti casi. Abbiamo bisogno di confermare questi “angeli” e di trovarne altri, che si interpongano fra gli egoismi delle famiglie benestanti di oggi e il pianto sconsolato delle mamme che non hanno come mantenere in vita i loro figli. Tu che ci leggi, vuoi essere uno di questi “angeli”? Coraggio…

Don Luigi

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3 Notizie - N. 26

(ricerca a cura di Ezio Del Favero)

La denutrizione infantilenel mondo

La denutrizionePer denutrizione s’intende uno

stato di deperimento organico provocato da una carenza alimen-tare protratta. È una forma di mal-

nutrizione per difetto, e come tale riguarda principalmente l’apporto energetico o proteico-energetico, ma potrebbe riferirsi anche agli ef-fetti dell’insufficienza di nutrienti protettivi non energetici (vitami-ne, minerali), capaci di interferire negativamente sull’utilizzazione dell’energia chimica potenziale degli alimenti ingeriti. (Definizione enciclopedia “Treccani”)

5 milioni di bambinimuoiono ogni anno

Mentre in Occidente aumenta-no i tassi relativi all’obesità infan-tile, nei paesi in via di sviluppo si continua a combattere la fame. Il problema della denutrizione dei bambini è una piaga che, in Asia e nell’Africa Sub-sahariana, affigge il 40 per cento dei bambini di età

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inferiore ai cinque anni. Se nell’oc-cidente le conseguenze della mal-nutrizione sono diabete, malattie cardiache e dismetaboliche, nel “Sud del Mondo” le conseguenze della denutrizione sono devastanti e irreversibili: ogni anno muoiono 5 milioni di bambini.

I bambini denutriti soffrono di ri-tardi nello sviluppo cerebrale o di carenze al sistema immunitario. Il rachitismo è una delle conseguen-ze più lampanti della denutrizione infantile. Una donna in gravidan-za ha bisogno di più nutrienti, se l’embrione e poi il feto che porta in grembo non riceverà abbastanza metaboliti mancherà dello svilup-po di organi vitali, ciò significa se-

gnare permanentemente una vita ancor prima di darla alla luce.

Quello della denutrizione è un tema importante tanto da finire come colonna portante di Expo 2015 “Nutrire il Pianeta, energie per la vita”. Combattere la fame nel mondo non significa solo con-trastare un problema di salute, ma anche garantire lavoro e migliora-re la qualità della vita di milioni di persone, favorire lo sviluppo delle località remote del globo, ridur-re la povertà e favorire la crescita economica fino a garantire l’istru-zione. Gli aiuti dovrebbero essere mirati e supervisionati per evitare un ulteriore divario.

La nutrizione, come l’accesso

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all’acqua e alle cure mediche, do-vrebbero essere diritti fondamen-tali dell’uomo e non dei privilegi del ricco Occidente. Secondo le Nazioni Unite, il problema della malnutrizione costa ai paesi del Centro America qualcosa come l’11% del prodotto interno lordo nazionale. La Commissione euro-pea si è prefissata di ridurre il nu-mero dei bambini denutriti del 10 per cento entro i prossimi 10 anni portandoli a 7 milioni entro il 2025.

Per approfondimenti vedi “www.ideegreen.it”

833 milioni di personesono denutrite

Una persona su nove nel mondo (che oggi conta circa 7,5 miliardi di abitanti) non ha abbastanza cibo per sfamarsi. Un dato che, se da un lato conferma il trend positivo degli ultimi anni, dall’altro pun-ta i riflettori sull’obiettivo, ancora molto lontano, fissato dai “Millen-nium goal” dell’Onu: lo sradica-mento della fame nel mondo en-tro il 2015. Stando al report “The state of the food insecurity in the world” redatto annualmente da “Fao”, “World food programme” e “International fund for agricultural development”, sarebbero una set-tantina gli stati in via di sviluppo ad aver raggiunto gli standard previsti dagli obiettivi del millennio.

Una questione d’impegno. Scon-figgere la denutrizione non è im-possibile. Sviluppo economico e

coordinazione di stati e organizza-zioni internazionali sono la ricetta per vincere una battaglia che si sta combattendo da anni.

A esserne convinti sono i rap-presentanti delle organizzazio-ni che hanno redatto il rapporto: «Con l’impegno politico richiesto è possibile ridurre rapidamente e sostanzialmente la fame. Bisogna comprendere quali sono le sfide nazionali, le possibilità politiche e imparare dalle esperienze del pas-sato».

C’è ancora molto da fare. Negli ultimi vent’anni, più di duecento milioni di persone hanno smesso di soffrire per la mancanza di cibo, ma la strada è ancora in salita. A mi-gliorare notevolmente sono i paesi dell’est e sud-est asiatico, trainati anche dal boom economico degli ultimi tempi. Il progresso è stato registrato soprattutto negli Sta-ti che hanno messo in atto anche nelle zone rurali politiche di pro-tezione sociale. Ma sono ancora molti i paesi rimasti indietro nella battaglia contro la denutrizione.

AsiANonostante i miglioramenti ap-pena elencati, l’Asia è ancora il continente con più malnutriti: su 833 milioni di persone affamate, più di 500 milioni vivono in Asia.

AfricA subsAhAriAnANell’Africa subsahariana i numeri sono più contenuti, ma il rappor-to è maggiore: un individuo su quattro soffre la fame.

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sud AmericA e cArAibiNotevoli passi avanti nell’aumen-to della sicurezza alimentare sono stati fatti in America Latina e Caraibi che in vent’anni hanno dimezzato la mancanza di ali-menti.

OceAniAPoco invece è stato fatto in Oce-ania, che dal 1990 ha ridotto solo dell’1,7% il problema della fame.

È troppo tardi. Se circa 70 paesi sono riusciti a sconfiggere la de-nutrizione, solo in 25 hanno anche raggiunto l’obiettivo più ambizioso fissato dal “World food summit”: dimezzare il numero degli affamati nel mondo entro il 2015. Secondo i redattori del report è troppo tardi

e il 20% raggiunto è ancora molto lontano da quel 50% previsto nel 1996 durante l’assemblea della Fao che portò alla firma della dichiara-zione di Roma sulla sicurezza ali-mentare mondiale.

Gli esempi positivi. Per compren-dere i diversi metodi di lotta alla denutrizione e l’influenza che i fattori esterni hanno sulla capacità degli stati di portare avanti poli-tiche efficaci, sono stati analizza-ti sette paesi. Il Brasile è uno dei paesi virtuosi: grazie al progetto “Zero hunger” (Fame zero) e alle politiche sociali a protezione del-le famiglie più povere ha raggiun-to sia l’obiettivo del millennio sia quello del “World food summit”. Positivi anche i risultati di Malawi,

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Madagascar, Bolivia e Indonesia dove, nonostante il tasso di denu-trizione resti ancora molto alto, i provvedimenti intrapresi da go-verni e organizzazioni presenti sul luogo hanno apportato un sensibi-le miglioramento. Diverso il caso di Haiti che ancora deve fare i conti con le disastrose conseguenze del terremoto del 2010. Di fronte ad un tasso di persone denutrite che supera il 50%, il governo ha adot-tato un programma per migliorare la produttività agricola facilitan-do l’accessibilità di beni e servizi per le famiglie contadine. Non si arrende neanche lo Yemen, uno degli stati più insicuri a livello ali-mentare a causa di guerre, tensioni interne e recessione economica. Il governo di San’à ha infatti annun-ciato il suo impegno per ridurre di un terzo il numero delle persone denutrite a partire dal 2015 e arri-vare al 90% entro il 2020.

Bisogna coordinarsi. Circa l’11% del mondo ha fame. I dati positivi non riducono l’enormità dell’e-mergenza. Per fare in modo che il numero degli affamati diminui-sca, secondo le suddette organiz-zazioni, c’è bisogno di pianificare un’azione congiunta tra governi, società civile e privati: ««L’insicu-rezza alimentare e la malnutrizio-ne sono problemi complessi che non possono essere risolti attra-verso l’azione di singoli individui, ma necessitano di un’azione co-ordinata». Per azione coordinata s’intendono investimenti pubblici

e privati per migliorare l’agricoltu-ra, accesso alle terre, servizi e tec-nologie e programmi specifici per combattere la mancanza di cibo.

Per approfondimenti vedi “www.repubblica.it”

Denutrizione, malnutrizionee sprechi

Secondo i recenti dati pubblica-ti sul libro “Eating Planet”, la Fao stima che nel mondo vi siano 36 milioni di decessi all’anno (di cui 5 milioni di bambini) dovuti a caren-za di cibo e denutrizione. Si tratta di un dramma che diventa ancor più insostenibile se sommato agli oltre 29 milioni di decessi all’anno riferibili in qualche modo a malat-tie legate alla sovralimentazione (17,5 milioni per malattie cardiova-scolari, 3,8 milioni per diabete, 7,9 milioni per tumori) e al fatto che 1,3 miliardi di persone sono so-vrappeso o obesi (dei quali 155 mi-lioni di bambini). Questo è quello che viene definito il “Paradosso ali-mentare”. Infatti, sebbene l’attuale capacità produttiva mondiale sia decisamente superiore al fabbiso-gno e quindi in grado, teoricamen-te, di soddisfare le esigenze ali-mentari del pianeta, permangono, anzi aumentano, le contraddizioni: per ogni persona malnutrita ne ab-biamo una in sovrappeso, per ogni morto di denutrizione ne abbiamo quasi uno per sovralimentazione.

Altro paradosso è dovuto alla sostenuta crescita economica dei

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paesi in via di sviluppo, che co-munque non è riuscita a ridurre la portata dei fenomeni di denu-trizione e malnutrizione. Anche l’allungamento della vita media sta avvenendo in modo “non sano”, in quanto l’80% degli over 65 è affetto da almeno una patologia cronica e il 50% è affetto da due o più ma-lattie. Tutto questo ha un impatto rilevante dal punto di vista ambien-tale.

I calcoli stimano che il sistema produttivo mondiale è in grado di fornire 2.800 calorie medie gior-naliere per ciascun abitante del pianeta, a fronte di un fabbisogno reale di 2.550 calorie. Se a questo si aggiunge che ancora oggi il 30% della produzione mondiale di ali-menti viene distrutta o sprecata nei

processi di conservazione, trasfor-mazione, distribuzione e consumo casalingo, risulta chiaro come, con una miglior gestione della filiera produttiva, avremmo cibo suffi-ciente per tutti. E questo anche nell’ipotesi di una crescita della popolazione a 9 miliardi di abitanti entro il 2050.

Questo significherebbe poter utilizzare i sistemi agricoli in modo da non compromettere la fertilità dei suoli e la biodiversità, riuscen-do ad adattarci e magari a limitare i cambiamenti climatici, ricordan-doci che “mangiare è un atto agri-colo” e che, di questo splendido pianeta, siamo solo dei semplici in-quilini e non divoratori di risorse.

Per approfondimenti vedi “www.ilfattoquotidiano.it”

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La pattumiera è la nostra cattiva co-scienza e una pos-sibilità di riscatto. Racconta di noi, popolo di spre-coni che compra troppo, consuma

male e non sa riutilizzare il cibo cu-cinato. In quel bidone in cui ogni famiglia brucia 348 euro all’anno, gettando anche un chilo di pane o verdure a settimana, è nascosto un tesoro che vale 13 miliardi di euro. Cui ne vanno aggiunti altri cinque: è il valore degli alimenti persi lun-go la filiera, nel viaggio dai campi alla nostra tavola.

Diciotto miliardi di euro: tanto valgono i 15 milioni di tonnellate di cibo perduto ogni anno. E sotto ac-

cusa sono soprattutto i privati cit-tadini: il 43% del cibo viene buttato via nelle nostre cucine. Secondo un’indagine del Politecnico di Mi-lano, in Italia lo spreco di alimenti avviene infatti per il 21% nella ri-storazione; seguono la distribuzio-ne commerciale (15%), l’agricoltu-ra (8%), la trasformazione (2%).

Quasi la metà dunque si “perde” e va a male nelle nostre case. E i distratti sono soprattutto i giova-ni, dicono i dati di Waste Watcher, l’osservatorio sugli sprechi dell’u-niversità di Bologna che da 15 anni monitora il problema tra iniziative e progetti che hanno portato an-che alla legge per facilitare le do-nazioni di aziende e industrie, appena approvata alla Camera.

Il lavoro di Waste Watcher rac-

Dal frigo al cassonetto:il cibo che buttiamo viavale 13 miliardi all’anno

Nel nostro quotidiano... occhio agli sprechi!

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10Un bicchiere di latte

conta un Paese diviso. Il record negativo va infatti alle Isole, dove ogni fami-glia getta nella spazzatura alimenti per 7,4 euro a set-timana. Seguono il Cen-tro con 7,2 euro e il Sud con 6,8 euro. Nel Nord Ovest, ogni nucleo butta via in media cibo per 6,3 euro, e il Nord Est è il più virtuoso con “solo” 6,1 euro. Un trend conferma-to dal sondaggio di Ipsos per Save the Children: tra chi confessa di buttare più spesso i cibi andati a male ci sono infatti i cit-tadini di Sicilia, Calabria, Umbria. Lombardia, Sar-degna e Veneto le regioni più virtuose.

Perché si getta il cibo? I motivi cambiano a seconda del-la latitudine, stando a un’indagi-ne Lmm-Swg. Abruzzesi, pugliesi, calabresi e campani ammettono di aver cucinato troppo e calcola-to male gli acquisti. Le confezio-ni troppo grandi che invitano a esagerare sono la giustificazione invocata da veneti e umbri. Sardi ed emiliani imputano gli sprechi ad abitudini alimentari e acquisti sbagliati mentre in Liguria a far ri-empire troppo il carrello è “la pau-ra” di non avere scorte sufficienti. A Roma, lo spreco è addebitato a difficoltà organizzative: si fa la spe-sa una volta alla settimana e il cibo non regge.

«I dati in questo campo vanno presi con giudizio: sono spesso frutto di questionari che risento-no di un margine di soggettività», spiega Andrea Segrè, professore all’università di Bologna, fondato-re di Last Minute Market e Waste Watcher, consulente anti-sprechi del ministero dell’Ambiente. «Ab-biamo scoperto - aggiunge - che molte cifre vanno riviste. Facendo tenere diari puntuali alle famiglie, è venuto fuori che si getta via il 50% in più di quello che si pensa. Ecco perché gli 8,4 miliardi di euro stimati nella pattumiera domestica diventano almeno 13».

E in effetti nel mondo dei dati c’è grande confusione: solo per fare

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un esempio, se il Comune di Mila-no parla di 450 euro all’anno persi a famiglia, una ricerca di Adicon-sum Lombardia e Cittadinanzattiva invece ne calcola 162. «Per vincere la battaglia - esorta Segrè - la cosa certa è che la legge nel passaggio al Senato va arricchita da campa-gne di educazione alimentare nel-le scuole, visto che sono le famiglie a sprecare di più».

«Siamo un Paese a due velocità, dentro e fuori casa: lasciamo mar-cire gli alimenti in frigo perché non guardiamo la scadenza, ma allo stesso tempo siamo capaci di organizzare una lotta agli sprechi che coniuga volontariato e soli-

darietà», commenta il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, che l’anno scorso su Repubblica annunciò la legge. A dimostrar-lo, le tante esperienze pubbliche e private lungo la Penisola: dalle mense scolastiche milanesi che consentono ai bambini di portare a casa la merendina, al pasticciere napoletano che regala sfogliatelle ai poveri. Da industrie e ipermer-cati che regalano l’invenduto all’e-sperienza del Banco Alimentare, che raccoglie donazioni in tutt’Ita-lia e sfama 1,5 milioni di persone per il tramite di 8mila enti.

da www.repubblica.it di Caterina Pasolini

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È un’idea, anzi un’esigenza, nata in seguito all’ulti-ma visita compiu-ta nel Nordest e Nord del Brasile, dopo alcune do-lorose conversa-

zioni con i missionari bellunesi. «Non abbiamo mai chiesto finora, ma siamo ora costretti a farlo! Non si può lasciare denutriti bambini, soprattutto nei primi dodici mesi di vita; ne va di mezzo, e per sem-pre, il loro sviluppo intellettuale». «Ci occorre latte in polvere». «Si può acquistarlo in loco... se c’è il denaro, evitando le grosse spese di spedizione!».

Occorrono 300.000 lire al mese per ogni missionario.

Non chiedo questa somma da singoli offerenti; queste grosse offerte occorrono e vanno bene per tamponare altre richieste (e la

Provvidenza sa come farle arriva-re!).

L’attuale progetto tende invece ad organizzare un gruppo di 20/30 persone che si impegnino con 5000 lire, almeno per dodici mesi, e un volontario per raccogliere la som-ma ogni mese; se non basterà una parrocchia ne metteremo assieme due: importante è che il missiona-rio sia certo che ogni mese avrà dal Centro Missionario quanto basta per dare il sufficiente a quelle deci-ne di bambini, altrimenti tarati per tutta la vita.

Ho parlato del progetto con alcu-ne parrocchie e ne ho trovata im-mediata risposta. Questa proposta è necessaria al Terzo mondo, ma anche tanto utile alla maturazio-ne umana dei volenterosi parteci-panti. Potevo tacere e tirare avanti. Non me la sono sentita, dopo quel-lo che ho visto e sentito.

Don Sergio Buzzatti, 1990

La nascita dell’iniziativa “Un bicchiere di latte”

Si cercanootto parrocchie

È

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13 Notizie - N. 26

L’iniziativa “un bic-chiere di latte” è cominciata da don Sergio Buzzatti e si è propagata, si può dire a macchia d’o-lio, in tutta la nostra diocesi. Nell’intento

di conoscere meglio questa cosa, ho voluto incontrare qualche per-sona che, tutt’oggi, si dedica a ciò, per sapere come realmente si sono svolti i fatti e come la cosa continua a essere portata avanti nonostante il tempo passato. Ho raggiunto te-lefonicamente la responsabile del gruppo di Calalzo, mentre hanno aderito a incontrarmi personal-mente la responsabile del gruppo di Castion e del gruppo di Santa Giustina, ed è appunto da quest’ul-tima che voglio incominciare.

La signora, responsabile di que-sto gruppo, ci riceve, con me c’è anche mia moglie, a casa sua a For-

megan, con molta cordialità e sfo-dera subito un consistente dossier, dove lei ha raccolto tutta l’attività fin qui svolta. Il racconto che ci fa è oltremodo interessante: In apri-le del 1990, don Sergio Buzzatti, si recò, assieme ad altri sacerdoti, in Brasile per portare una statua della Madonna a don Aldo Giaz-zon, all’epoca missionario in quel-la terra. Nell’occasione incontrò suor Giuditta Tabacchi, originaria di Calalzo, anch’essa missionaria ad Abataetuba, che gli confidò la sua preoccupazione causata dalla denutrizione di molti bimbi, per la carenza di cibo adeguato e di vitamine, cosa questa che portava, a quelli che sopravvivevano, gravi conseguenze nella crescita.

«Se potessimo avere la possibili-tà di almeno un bicchiere di latte al giorno per questi piccoli – gli dis-se – sarebbe una grande Grazia di Dio».

Interviste di Mario Bottegal

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14Un bicchiere di latte

Don Sergio ne fu turbato e fece sua questa causa. La signora ricor-da che, al suo ritorno, venne a cele-brare una Messa a Santa Giustina e dal pulpito lanciò l’idea che avreb-be portato alla formazione dei gruppi orientati a questo risultato. – «In questo nostro paese – prose-gue la responsabile – il successo fu sicuramente notevole, tanto che, in breve tempo, si raggiunse il nu-mero di circa 200 aderenti. Fu stabi-lita un’auto tassazione di 5000 lire per famiglia, che periodicamente erano portate al Centro Missiona-rio. Successivamente, con l’arrivo dell’Euro, diventarono 3, 5 o più, secondo le possibilità di ognuno».

Nel corso del 1990 si contavano in Diocesi trenta gruppi. «Perseve-reranno?» – si chiedeva don Ser-gio, poi si rispondeva: - «Penso di

sì… il volontariato è salvezza!».Alla domanda per sapere come

va adesso, dopo circa 26 anni di at-tività, si nota una vena di dispiace-re: - «Il numero delle persone che partecipano è calato, soprattutto causa l’uscita da questo mondo di un po’ di anziani che, purtroppo non sono stati rimpiazzati dai gio-vani, che sentono molto meno il problema. Comunque siamo sem-pre circa 160. È un bel numero! Io continuo a fare periodicamente il giro delle famiglie per raccogliere i soldi, con l’aiuto di qualche al-tro, che poi invio, come sempre, al Centro Missionario. Gli anni sono passati ma l’entusiasmo è immuta-to.

Prima di andarcene do un’altra occhiata a tutto l’incartamento conservato dalla responsabile: c’è veramente tutta l’attività di questi 26 anni: ritagli dai giornali, lettere di ringraziamento da paesi lontani, fotografie e altro. È stato un bell’in-contro.

Giovanna Bortot, responsabi-le del gruppo di Castion, viene a trovarci in Ufficio. L’aspetto è di persona decisa e scattante e ini-zia subito a parlarci del suo grup-po: - «don Sergio Buzzatti informò don Francesco De Luca, al tempo cappellano qua da noi, che mi con-tattò e mi sollecitò a fare qualcosa. Fu così che all’inizio eravamo un gruppetto di 13 persone e, ogni tanto, arrivavano altri con qualche offerta. Ora, di quelle 13, sono ri-

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masta solo io…Col passare del tempo, i facenti

parte sono cambiati, per la mag-gioranza sempre anziani e il nu-mero è di circa 75 persone. Non sono solo dal castionese ma, per amicizia, si sono unite persone da Belluno, Ponte nelle Alpi e dall’al-to Agordino; abbiamo persino una signora dalla Svizzera. Purtroppo niente giovani. Da noi l’offerta è li-bera, ciascuno da quello che crede o quello che può; chi una volta il mese, chi ogni tanto (ogni qualche mese o una volta l’anno). All’inizio erano le 5000 lire, poi con l’euro sono diventati 3 o 5, qualcuno 10 o anche di più. Il mio compito? Andare casa per casa a prendere

le offerte che portavo al Parroco don Ottorino. Lui era molto sen-sibile al problema e provvedeva a farle avere al Centro Missionario e a scrivere i resoconti sul bollettino parrocchiale. Ora, che lui non è più nostro parroco, faccio io.

È gratificante e bello ricevere dal Centro Missionario, gli aggiorna-menti, con le lettere dei missionari che sosteniamo: questo ci consen-te di mantenere vivo l’interesse verso questa iniziativa e, ogni volta faccio fotocopie e le mando a tutti. Una volta ci sono stati consegnati dei braccialetti fatti dai bambini di una missione: è stato un gesto piccolo ma significativo. Tutti li volevano per i loro nipotini! Il le-

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16Un bicchiere di latte

game più stretto lo abbiamo con i missionari di origine castionese. Adesso sosteniamo suor Renata Quariglio, missionaria in Messico. Ci piace però anche aiutare altri, in tante parti del mondo. È come es-sere attaccati a un filo che unisce noi a loro».

Conclude dicendo che gli anni sono passati ma l’entusiasmo di quanto si può fare rimane immu-tato.

Con la signora Fiorella Giacobbi, responsabile del gruppo di Calalzo, come ho detto, ci siamo sentiti per telefono. Vengo così a sapere che la loro attività in sostegno delle missioni risale a oltre una trenti-na di anni fa e, inizialmente, il loro impegno era rivolto a sostegno di suor Giuditta Tabacchi, all’epoca missionaria in Amazzonia, in quan-to loro conterranea. Poi arrivò l’i-dea del bicchiere di latte da parte di don Sergio, al suo ritorno dal viaggio in Brasile, dopo che aveva

sentito i bisogni, da parte sempre di suor Giuditta. «Quanti eravate all’inizio?» – chiedo – «Quindici persone! Che però, con il passa parola, aumentarono, arrivando fino a duecento. Poi si sa col pas-sare del tempo, per cause naturali, sono calate. Comunque attualmen-te il numero è di circa 130 perso-ne. L’offerta minima è di 3 euro al mese. Alcuni preferiscono fare un versamento unico di 36 euro l’an-no; il mio incarico è quello di an-dare nelle case a prendere i soldi, che attualmente vengono mandati a beneficio di suor Giovanna Roc-chi in Congo».

Col proseguire della testimo-nianza, si evince che anche qui i giovani, sensibili al problema o, forse, a conoscenza dell’iniziativa, sono molto pochi. È importante dire che il parroco di Calalzo, don Angelo Balcon, nell’ultimo bollet-tino parrocchiale, ha pubblicato la storia del gruppo.

Come si può vedere questi grup-pi hanno tutti un’impronta simile. Quell’impronta, per capirci, data da don Sergio. È lui quello che vie-ne citato sempre quando di parla del bicchiere di latte e, nonostan-te siano ormai passati 14 anni dalla sua morte la sensazione è quella che lui sia sempre presente qui con noi per aiutarci a continuare questa cosa, da lui tanto tenace-mente voluta.

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17 Notizie - N. 26

«Toc Toc» suona la porta. Improv-visamente ven-go riportato alla realtà e abbando-no lo sguardo dal monitor del com-puter. La porta si

apre lentamente. «Buongiorno» rispondo riconoscendo un volto ormai a me amico. Un sorriso mi ricambia il saluto. «Come state?» mi chiede con la gentilezza e con le buone maniere che sono di un tempo ormai lontano.

«Ho portato il bicchiere di lat-te di gennaio e febbraio» dice lui appoggiando sulla scrivania una busta che contiene il denaro. «Sa ormai non siamo più molti, ma in qualche maniera continuiamo l’im-pegno del gruppo del bicchiere di latte di Mussoi». Mi guarda con uno sguardo paterno di chi nella vita ha vissuto molto. Io invece ab-basso gli occhi, mi appresto a com-pilare la ricevuta e penso ad alcuni dei bambini che beneficeranno di questo aiuto. Mi viene in mente una bambina dell’Ecuador, non ri-

cordo il nome. Avrà avuto 12 anni, sola, la mamma era morta e il papà viveva nell’Amazzonia ecuadoria-na. Abitava a Quito con un cugino. Un giorno la superiora del CENIT (un centro di aiuto ai bambini in difficoltà) mi chiese di andare con lei e la bambina per incontrare il padre. Il viaggio sarebbe stato lun-go, sei ore di corriera, una di aereo, e un paio di canoa. Partimmo mol-to presto alcuni giorni dopo. Dopo il tragitto in bus arrivammo nel piccolo aeroporto, ma il Cessna non poteva decollare a causa di un guasto. Ricordo la delusione della bambina, non disse nulla, non fece capricci o altro, ma abbassò la testa con l’esperienza di chi sa accettare le delusioni. Dovevamo aspetta-re alcune ore prima di riprendere la corriera e così passeggiammo in questa piccola cittadina ai con-fini dell’Amazzonia. L’Ecuador ha principalmente tre zone climati-che, le Ande, il Mare e la Foresta. La piccola era nata in quest’ultima e quello era l’ambiente dove era cresciuta, molto diverso dalla capi-tale Quito che si sviluppa a quasi

T“Un bicchiere di latte”anche a Mussoi

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3000 mt. Mentre stavamo cammi-nando incontrammo un bel fiume, ampio, profondo, ma placido. Gli occhi della bambina si illuminaro-no e con cortesia ci chiese di poter nuotare. Io sul momento pensai: e il costume? I vestiti? Per fortuna ri-spose la suora prima di me, la qua-le con sicurezza le disse: «por su-pesto» (certamente). La bambina si tuffò senza esitazione e lì trascor-se un’oretta nuotando e facendo schizzi e salti come solo i bambini sanno fare.

Non la incontrai più, ma so che è ancora aiutata dalle suore del CE-NIT e prosegue gli studi.

Consegno la ricevuta al signo-re davanti a me. Lui non conosce questa storia, come non conosce le storie di molti altri bambini e

bambine che ho incontrato in que-sti anni. Rimango sempre ammira-to dalla gratuità di queste azioni. Una maturità che va oltre il senti-re, il vedere, il conoscere, che ha uno sguardo che oltrepassa que-ste sicurezze. Persone che sono disposte a fasciare le ferite delle persone, curarle con olio e vino, ma senza incontrarle mai. «Il gior-no seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spen-derai in più, te lo pagherò al mio ritorno”»(Lc 10,35).

Così la porta si richiude dietro di lui, la stanza profuma di buono, di generosità, di impegno e sorrido pensando che non conosco nem-meno il nome di questo signore.

Jose Soccal

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Spunti di preghiera

«Il bambino crebbe e fu svezzato e Abramo fece un grande banchetto quan-do Isacco fu svezzato.9

Ma Sara vide che il figlio di Agar l’Egiziana, quello che essa aveva partorito ad Abramo, scherzava con

il figlio Isacco.10 Disse allora ad Abramo: “Scaccia questa schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco”.11 La cosa dispiac-que molto ad Abramo per riguardo a suo figlio.12 Ma Dio disse ad Abra-mo: “Non ti dispiaccia questo, per il fanciullo e la tua schiava: ascolta la parola di Sara in quanto ti dice, ascolta la sua voce, perché attra-verso Isacco da te prenderà nome una stirpe.13 Ma io farò diventare

PreghieraPreghiamo insieme a don Sergio Buzzatti,

che da direttore del Centro Missionario negli anni ’70-’80, ha avviato l’iniziativa “Un bicchiere di latte”.

Nel Nome del Padre…ascoltiamo la parola di dio: genesi 21,8-21Ci parla del dramma del bambino Ismaele, figlio di Abramo e della schiava Agar non più sopportata da Sara che per gelosia la caccia di casa ed espone il bambino al rischio della morte di fame e di sete!

I

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20Un bicchiere di latte

una grande nazione anche il figlio della schiava, perché è tua prole”.14

Abramo si alzò di buon mattino, prese il pane e un otre di acqua e li diede ad Agar, caricandoli sulle sue spalle; le consegnò il fanciullo e la mandò via. Essa se ne andò e si smarrì per il deserto di Bersabea.15 Tutta l’acqua dell’otre era venuta a mancare. Allora essa depose il fan-ciullo sotto un cespuglio16 e andò a sedersi di fronte, alla distanza di un tiro d’arco, perché diceva: “Non voglio veder morire il fanciullo!”. Quando gli si fu seduta di fronte, egli alzò la voce e pianse.17 Ma Dio udì la voce del fanciullo e un an-gelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse: “Che hai, Agar? Non te-mere, perché Dio ha udito la voce del fanciullo là dove si trova.18 Al-zati, prendi il fanciullo e tienilo per mano, perché io ne farò una grande nazione”.19 Dio le aprì gli occhi ed essa vide un pozzo d’ac-qua. Allora andò a riempire l’otre e fece bere il fanciullo.20 E Dio fu con il fanciullo, che crebbe e abitò nel deserto e divenne un tiratore d’ar-co.21 Egli abitò nel deserto di Paran e sua madre gli prese una moglie del paese d’Egitto».

Parola di Dio

riflessioNe:•Abramo ha commesso una gra-

ve ingiustizia mandando via la madre ed il bambino: come contribuire per comporre oggi i frequenti conflitti famigliari?

•Oggi sono milioni i “figli della

schiava” messi per la strada: il Signore ascolta il loro pianto: come possiamo diventare l’an-gelo di Dio che si affianca alle tante Agar di oggi?

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Salmo 127 (126) Rit. Dono del Signore sono i figli,è sua grazia il frutto del grembo.

Se il Signore non costruisce la casa,invano vi faticano i costruttori.Se il Signore non custodisce la città,invano veglia il custode. Rit.

Invano vi alzate di buon mattinoe tardi andate a riposaree mangiate pane di sudore:il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno. Rit.

Ecco, dono del Signore sono i figli,è sua grazia il frutto del grembo.Come frecce in mano a un eroe,così sono i figli della giovinezza.Beato l’uomo che ne ha piena la faretra:non resterà confuso quando verrà a trattarealla porta con i propri nemici. Rit.

Gloria a te, Padre, costruttore dell’universo.Gloria a te, Figlio, che hai sconfitto il Nemico.Gloria a te, Spirito, che sei la comune forza d’amore. Amen. Rit.

Vangelo: Mc. 10,13-16Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li

sgridavano.14 Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.15 In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso».16 E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.

Parola del Signore

riflessioNe:•Qual è il mio sguardo ed il mio cuore verso i “figli di Agar” di oggi ? Mi

danno fastidio per il colore della pelle, per la cultura o la religione diffe-rente dalla mia, per il disturbo che recano alla nostra quiete?

•E cosa facciamo per i nostri bambini di qui che hanno tutto, ma sono tenuti lontani dal Regno di Dio?

•E io: accolgo il Regno di Dio come un bambino?

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22Un bicchiere di latte

Preghiera con don SergioCaro don Sergio,tu sei stato e sei una voce dello Spirito;un dono per tutti noi.Preghiamo con te il Padre che,per mezzo di Gesù,ci doni oggi e sempre lo Spirito che dà la vita;lo Spirito che ci aiuta a discernere la verità,a fare le scelte giuste per la nostra vitae per quella delle personeche ci sono state affidate;per comprendere che tutto diventa donoanche la possibilità di amare!

Caro don Sergio,intercedi per noi e con noi:lo Spirito ci renda forti,ci aiuti a vincere il male,ad essere accoglienti delle novità e dei segniche Dio mette nel nostro cammino;a guarire i mali del corpo e dello spirito;a liberarci dalla paura e dalla tristezza.

Soprattutto con techiediamo il donodi saper lodare e ringraziaresempre e per tutte le situazioni della vita.Amen. Alleluia.

***

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Riflessioni sul tema raccolte daezio del Favero

La strada di un bimbo:un selciatocon un tappeto di sole.Ogni pietra è baciata di lucee non conosce ombra.Ma la vita è come una medagliae se vai in altri paesi,cambiando le coordinate, vedi il suo rovescio:un piccino scheletrito, con pancione enormee lo sguardo smarrito.È un bimbo denutrito.La sua flebile voce imploranteormai è solo un lamento,sulla strada non vede più il sole.È un bimbo che muore.Ma ognuno ha fretta e non si curadi una piccola, infelice creatura.Con coraggio sfrontato si ostenta poi il vantodi una ipocrita civiltà.E, senza coerenza, si fa tacere la coscienzacon obbrobriosa assenza di pietà,in un mondo corrotto, dove crededi essere più accorto chi pensa soltanto a sée dove con accanimento infameogni giorno si spende per la guerra

Il bimbo denutritoAgAtA FernAndez Motzo

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e si massacra chi già muore di fame.Per tutti i bimbi splenderebbe il solese un brivido scuotesse il cuoredi chi, vedendo languire un bimbonel freddo della morte,sostituisse il proprio egoismocon l’amore e in sé proiettassel’altrui sventurata sorte.

Madre,la Provvidenzami ha fatto incontrare una statuanella quale tu resti perfetta e bellama tuo figlio è senza testa.Mi si è consigliatodi toglierla dalla vista del pubblico.Hanno perfino avuto il cattivo gustodi suggerirmi di far scolpireuna testa per il bambino.Non hanno capito, che,in questa statua,ricevevo un simbolo perfettodi Nostra Signora del terzo mondo,di Nostra Signora del mondo senza voce...Non è forse esattamente cosìche ho incontrato ad ogni istantetuo figlio e nostro fratello,il Cristo?Quando vedo i bambini del mio popolo,atrofizzati,il ventre gonfio, la testa enorme,

La statua del bambino senza testaHelder CAMArA

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e molto spesso vuota, arretrata,come se mancasse,incontro il Cristo!...Conserverò la statua con il bambino deformatacome nella vita,come nel nostro mondo,dove l’egoismo genera mostri,dove il ricco è sempre più riccoe il povero sempre più povero,dove le torture e gli arresti arbitrari continuano,dove la violenza di destra e di sinistra,ferisce la giustiziae impedisce la pace,dove l’uomo continua a decapitare l’uomo.

Paola: «Ciao, mi chiamo Paola. E tu?».Jakim: «Io mi chiamo Jakim... piacere di conoscerti, Paola! Quanti anni hai?».Paola: «Otto anni».Jakim: «Come me, allora... Mi parli di te?».Paola: «Io ho una bella casa, ho una cameretta tutta per me. Sono fortunata,

sai? Il dottore abita nel mio palazzo e se ho la febbre è tutto per me. Faccio la terza elementare, vado in palestra a fare minibasket, ho molti giochi nel-la mia camera. La mamma dice che ne ho troppi e a volte me ne butta via un po’. Non sempre mi va di mangiare... il mio papà mi sgrida perché deve buttare via il pane che non mangio. E il tuo papà che dice se non mangi?».

Jakim: «Io non ho papà. Io veramente ho fame... e mangio di tutto... quan-do ce n’è. La mamma è spesso triste perché non mangio... perché non mi può portare da mangiare. Mentre tu non vuoi mangiare, io non posso mangiare. Ogni mattina, quando mi sveglio, non so se mangerò. Da poco ho cominciato a lavorare, ma con la mia paga dobbiamo pagare i debiti. Mia mamma ha potuto tirare avanti la famiglia grazie ad un prestito e non finiamo mai di pagarlo».

«Io getto il pane…» «...e io lo cerco»reCitA di unA ClAsse di 5^ eleMentAre

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26Un bicchiere di latte

Paola: «Certe volte mi arrabbio con la mamma perché non mi compra le me-rendine che piacciono a me. Con papà ho fatto quest’estate i capricci: lui voleva andare in montagna mentre io volevo andare al mare in vacanza. A me non piace andare in vacanza in montagna! Che noia! Dimmi Jakim... a scuola come va?».

Jakim: «Da noi è tutto distrutto, la scuola è stata colpita con il cannone, non ci siamo potuti più andare. Era sempre più bello andare a scuola ... ora invece lavoro quattordici ore al giorno in una fabbrica di mattoni... e sono fortunato. I miei amici più grandi devono fare i soldati, mio cugino ha messo un piede su una mina e... poverino, l’ho visto mentre gridava e pregava... Mi hanno detto che era una mina italiana: ma perché avete costruito quelle mine? Ho visto tanti compagni morire. Anche il maestro è partito per la guerra. Chi ci insegnerà a leggere e a scrivere ora? Sai che usa una pistola costruita proprio nella tua nazione?».

Paola: «Che brutta vita fate... perché sei nato proprio lì?».Jakim: «Mica l’ho scelto io... è il caso, è come la lotteria: io sono nato in

Africa, tu sei nata in Europa. Tu con i tuoi amici stai facendo i progetti per quando sarai grande, io invece... cosa posso sperare dal futuro?».

Commento. Paola e Jakim vivono destini molto diversi. Paola non è stata particolarmente buona per meritare tante cose piacevoli. Jakim non è sta-to particolarmente cattivo per meritare tanta sofferenza. Sono solo nati in paesi diversi. Per Paola questa è stata una fortuna, per Jakim è stata una sfortuna. Nel mondo ci sarebbero risorse sufficienti per tutti gli abitanti del pianeta ma sono distribuite in maniera ingiusta e, quindi, i bambini come Paola hanno tante cose, molte più di quelle che servono per vivere, men-tre Jakim non ne hanno a sufficienza neanche per sopravvivere.

•Un bambino dell’America del Nord consuma come 422 bambini dell’Etio-pia.

•Un cane di una nazione ricca dispone di una quantità di cibo mediamente 17 volte superiore rispetto ad un bambino delle nazioni più povere del Terzo Mondo.

•Ogni anno i nostri cani e gatti mangiano 4.000 tonnellate di prodotti a base di fiocchi d’avena, pesce, fegato.

•Ogni giorno in Italia si sprecano 1.500 tonnellate di pane, pari a 6 miliardi di lire.

•Ogni giorno 13.700 bambini muoiono per denutrizione: un bambino ogni 6 secondi.

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Non parlano con la bocca piena, non gettano il loro pane o la loro cena,non giocano con le molliche per farne palline,puliscono bene le loro scodelline,non fanno capricci e non dicono io non ho questo,non piangono e la mattina si alzano molto presto.

Non danno ai cani il grasso del loro prosciuttoe non corrono dappertutto,hanno il cuore pesante e le ossa a fior di pelle,non scalpitano per aver delle caramelle!Per avere un po’ di cibo aspettano con pazienzapiangono qualche volta quando c’è molta carenza!

No, no, rassicuratevi, quei bambini ben educati non griderannoe davanti ad un obiettivo, Sorrideranno.Piangono in silenzio perché non li sentiamo,sono così piccoli che quasi non li vediamo,sanno che non possono aspettarsi molto dalla loro mamma,cercano i grani di riso nella sabbia con molta calma.Chiudono gli occhi quando il morso della fame li sconvolge,quando un dolore atroce li travolge.

No, no, state tranquilli, non grideranno,perché la forza più non hanno!Solo i loro occhi possono parlaree incrociando le braccia sul loro ventre gonfio, sanno aspettare,e senza dire nulla, si lasciano fotografare.Morranno dolcemente, senza far rumoreper non dare alcuna pena al nostro cuore.Non danno fastidio, questi anche nostri bambini lontaniperché sono bene educati, guardano con fiducia le nostre mani!

Sono molto educati i bambiniche muoiono di famep. Vito MisurACA (missionario responsabile di un orfanotrofio in Rwanda)

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Brasile, Abaetetuba, 1991«Sì, Manoelito è uno tra i primi

che ha goduto del tuo “bicchiere di latte” ed è qui, in punta di piedi, sul portone di casa tua, per dirti che gli hai ridato la vita, per dirti “grazie!”. Non saprà mai il volto che hai, ma saprà che esiste la solidarietà, per-ché la sua mamma glielo spieghe-rà e lui, da grande, lo racconterà a tutti. Il suo raccontare, farà parte della nuova evangelizzazione! An-nunciare gesti concreti di Vangelo

ogg, che è “buona notizia”, ripeter-si di gesti del Cristo per dare anco-ra vita, speranza e coraggio a chi è impoverito da mani forti e prepo-tenti.

Così Manoelito, insieme ad una moltitudine di altri bambini, entra nella tua casa ed è come se fos-se seduto alla tua tavola, facendo parte della tua famiglia, perché le distanze non esistono quando condividiamo con gli altri ciò che abbiamo. Anche per noi, missiona-rie, è una gioia immensa attendere le mamme dei tanti “Manoelitos”, dare loro quel latte che ci arriva da voi, fotografare con gli occhi la vita che si salva, la vita che fiorisce, la vita che è il domani, ma già l’oggi del Brasile […]».

Suor Giuditta Tabacchi

Brasile, Abaetetuba, 1995Suor Antonietta ha preso il posto

di suor Giuditta, continuando a ri-donare speranza:

«Ho l’occasione di esprimere ancora una volta la nostra ricono-scenza per l’offerta del latte. Vorrei arrivare a ogni famiglia che, anoni-

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mamente, ci è vicina..».Suor Giuditta: «In questi anni

avete, con fedeltà, aiutato a vive-re quelli che potete sentire come vostri figli amazzonici. Non lo co-noscerete mai, ma sarete stati per loro come un sole che li ha fatti crescere, la loro vita sarà la vostra gioia e il Signore la vostra ricom-pensa».

Brasile, Santana, 1998«Carissimi amici di Castion,

ormai sono qua in Brasile, all’e-quatore, alla foce del Rio delle Amazzoni, da 21 anni. In questi

anni ho cercato anch’io di mette-re in pratica il Vangelo. Nella Fede so che, quando accolgo un pove-ro, un ammalato o un bambino, è Gesù che accolgo.

Questa è la forza che ci fa supe-rare tutte le difficoltà e, in cambio, ci dona una famiglia stupenda, più ampia, che ti ama, e che è concre-tamente il centuplo di quello che Gesù ci ha promesso. [...]

È proprio vero: non basta dare al tuo fratello un’amaca ed un po’ di riso a chi ha bisogno del “di più” del Vangelo, che dà il senso e ti aiuta a portare anche le ultime sof-ferenze della vita. [...]

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30Un bicchiere di latte

La vita è spesso un’attesa. Si aspetta la barca del vicino che tar-da, la marea che si alzi, la pioggia che finisca, la febbre che passi, che i figli crescano. [...]

I giovani e tanti bambini ammala-ti e abbandonati non finiscono mai di riempirti di gioia, anche nei mo-menti in cui i loro limiti sono più evidenti, e lì capisci ancora di più che non sono le cose che ti danno la felicità, ma l’incontro con l’altro, che a volte è limitato a un sorriso, una lacrima o una carezza, ma che, nella povertà, assume un immenso valore.

Grazie del vostro continuo aiu-to.»

Padre Luigi Brusadelli

Brasile, Abaetetuba, 2003Scrive suor Antonietta: «Qui c’è

un detto che dice: “Rimane sempre un poco di profumo nelle mani di chi offre rose, nelle mani genero-se”. Questi soldi si trasformano in latte, farine per le pappe, panieri di alimenti per le famiglie molto carenti e in medicine. Potete stare certi che ne facciamo un uso cor-retto, onesto e trasparente: le ne-cessità sono tante e ogni giorno, grazie a voi, possiamo far sorridere mamme angustiate per non sapere come andare avanti.»

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Brasile, Abaetetuba, 2004«Un canto brasiliano recita: “Il

poco con Dio è molto.. il molto senza Dio è niente!”»

Albania, Tirana, 2004«Carissimi amici e benefattori!

Grazie di cuore a tutti, noi ricom-pensiamo con la preghiera garanti-ta quotidiana e con il grazie sentito delle ragazze e dei bambini che beneficiano del vostro sostegno... anche voi siete qui con noi ad ope-rare, certo in modo diverso, ma ci siete! Ancora grazie un abbraccio»

Sr. Edvige e comunità

Kenya, Maralal, 2004«Vi ringrazio della vostra prover-

biale generosità, che aiuta i bimbi denutriti della nostra diocesi. Ab-biamo ricevuto un po’ di pioggia in questa che dovrebbe essere la stagione delle piogge lunghe, ma che purtroppo si sta dimostrando insufficiente, perché la pioggia si è fermata e si teme l’arrivo di una siccità.

Oltre ai bimbi dell’ospedale di Wamba, aiuto anche i bimbi Turka-na del villaggio di Loikas-Maralal, i quali hanno perso i genitori e il be-stiame a motivo di razzie e scontri tribali. Questi bimbi non sprecano niente e mangiano un po’ di po-

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32Un bicchiere di latte

lenta una volta al giorno, giocano scalzi al pallone, fatto di stracci le-gati insieme e tirano trenini di sca-tolette di cartone. Ti salutano con un “How are you?” ed un sorriso innocente. Anche in Italia si tira la cinghia, ma non c’è paragone con l’Africa.

Un grazie di nuovo e un fortissimo saluto e ricordo nella preghiera.»

Mons. Virgilio Pante

Italia, Calalzo, 2008Se tu, camminando per le strade

del paese, incontrassi un bambino, solo ed affamato, non ti sentiresti spontaneo accompagnarlo nel bar più vicino per placare la sua fame con un caldo cappuccino e un paio di focaccine, e non ti commuove-

resti fino alle lacrime nel guardarlo mangiare con voracità per saziare la sua fame?

Per le nostre strade è veramente difficile che possa accadere una simile situazione, ringraziamo Dio per l’abbondanza nella quale vivia-mo.

Ma ciò che non accade qui a Ca-lalzo, avviene ogni giorno ad Aba-etetuba, un paese che si trova nel Nord-Est del Brasile.

In questo paese, suor Antonietta, una religiosa saveriana, ogni gior-no incontra circa 300 bambini or-fani, o provenienti da famiglie po-verissime, che provvede a sfamare, curare ed educare.

Al di là della sua totale dedizione che non ha prezzo, riesce a com-piere questo piccolo miracolo con l’aiuto fondamentale che arriva da Calalzo, mediante l’iniziativa “un bicchiere di latte”…

Il Gruppo missionario

Ecuador, Quito, 2009«Carissimi amici di “un bicchiere di latte” e gruppi missionari,

qui in Ecuador viviamo la mis-sionarietà giorno per giorno, con piccoli gesti di comprensione, sa-pendo che il nostro camminare insieme apre nuovi orizzonti ed è sostenuto dal Grande Missionario.

Carissimi amici, non ho parole per esprimervi la mia gratitudine per il vostro appoggio morale ed economico che manifesta il vostro

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impegno per un mondo più solida-le e fraterno.

Siete come gocce l’acqua che ba-gnano la terra riarsa, perché possa germogliare la giustizia. Coraggio, dunque! Il Signore Gesù ci chiama alla sua vigna per costruire il suo Regno, perché tutti abbiano vita.

Vi saluto fraternamente, insie-me a tante famiglie che, grazie a voi, hanno potuto essere aiutate in questo periodo di inizio anno sco-lastico.

Grazie, grazie di cuore! Con tan-ta stima e riconoscenza»

suor Maria Dionella Faoro e sorelledella Comunità Elisabettina di Carcelén

Quito, Ecuador

Kenya, Maralal, 2009«Carissimi amici,ho ricevuto la vostra offerta per

il progetto “un bicchiere di latte”, che destinerò ai bambini malati che assistiamo nel nostro ospeda-le diocesano di Wamba. È un aiu-to notevole, specialmente in que-sto periodo di grandissima siccità in Kenya, dove l’80% delle vacche sono morte e dovremo provvedere agli alimenti.

Vi porto nel cuore e nella mia preghiera, anche a nome dei nostri bimbi nomadi Samburu e Turkana.

Vi ringrazio e vi benedico con af-fetto»

Virgilio Pante,vescovo di Maralal

Pakistan, Lahore, 2010«Carissimi tutti del Centro Missio-nario di Belluno Feltre.

Condivido con voi l’esperienza delle visite ai rifugiati dell’alluvio-ne. La TV e i giornali vi hanno for-nito rilevanti informazioni e proiet-tato anche sconcertanti immagini, ma vi assicuro che la realtà è ben più tragica e la sofferenza immane. Come vi avevo informato con le comunità religiose abbiamo unito i sussidi ricevuti e abbiamo provve-duto camion di cibo, specialmente riso, farina, zucchero latte, olio, ceci, medicinali e acqua e siamo andate a Kasur non solo a distribu-ire, ma stare con i poveri rifugiati, specialmente con i bambini.

La sofferenza e la speranza toc-cano il loro e il nostro cuore e vi

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ho rappresentato con tutto il cuo-re, ho agito e vissuto anche a nome vostro e con tutta l’anima.

Vi ringrazio specialmente a nome dei bambini ai quali continuerò a dare il vostro bicchiere di latte.

Ringrazio ed abbraccio ognuno»Vostra Sr Agnese Grones

Albania, Tirana, 2010«Carissimi, la notizia della desti-

nazione del «bicchiere di latte» mi raggiunge in un momento in cui veramente ce n’è di bisogno: ab-biamo iniziato con la scuola mater-na, offrendo ai bambini la possibi-lità del pranzo, e un contributo per la loro alimentazione ci va proprio bene...! [...]

Tanti bambini, qui in Albania,

non hanno il sufficiente per nu-trirsi, ma soprattutto manca loro la cultura che può riscattarli dall’indi-genza nella quale vivono ora. Con tanta riconoscenza, vi saluto»

Sr Edvige Carocari

Thailandia, Bangkok, 2010«Carissimi amici, pace a voi!

L’inizio è davvero promettente. Siamo felici e carichi di entusia-smo. Io vivrò ancora a Bangkok per un annetto, la lingua diventa ogni giorno più comprensibile e comincio davvero a sentirmi a casa mia.

Ringrazio il Signore per tutto questa nuova esperienza donata-mi. Vi porto con me ogni giorno, nelle mie preghiere quotidiane, nella speranza un giorno di poter condividere e sperimentare qui con voi la presenza di Dio in que-sta stupenda terra tra questa me-ravigliosa gente.

Vi abbraccio forte e vi ringra-zio!».

Don Bruno Soppelsa

São Tomé, Santana, 2010«Carissimi amici del Progetto “un bicchiere di latte”,

abbiamo ricevuto il vostro pre-zioso contributo per il bene di tan-ti bambini e di tante persone che hanno bisogno del vostro aiuto. A nome di tutte queste persone, che

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non potete incontrare fisicamente, vi diciamo: “Grazie per tanto amo-re, per i tanti sacrifici fatti da voi tutti, che anche se siete in tempo di crisi, avete il coraggio di allar-gare i vostri orizzonti per pensare concretamente a chi è nel maggior bisogno”.

La nostra situazione è preoccu-pante per le molte famiglie che sono in gravi situazioni alimentari. Assistiamo circa un centinaio di fa-miglie, ogni mese, qui nel centro di Santana e dintorni. [...]

È difficile soddisfare a tanti biso-gni. Facciamo quello che possia-mo, cercando di accompagnare le famiglie nella loro lotta quotidiana e promovendole anche con l’aiuto scolare, questo darà i suoi frutti, perché investire nell’educazione crea un futuro migliore per tutti. [...]

La nostra comunità, siamo quat-tro sorelle, e la nostra gente pensa a voi con gratitudine e con la pre-ghiera perché nelle vostre famiglie non manchi l’amore e la pace, beni preziosi come il pane quotidiano. Grazie anche al Signore che ci ama tutti e vuole la nostra vera felicità. Un cordiale e fraterno saluto a voi tutti».

Sr Maria Angela D’Incà

Ecuador, Quito, 2010«Carissimi amici e famiglie, un

grazie grande e pieno di gioia e ri-conoscenza a ciascuno di voi che

costituite il meraviglioso gruppo «bicchiere di latte». Siete strumen-ti grandi e meravigliosi nelle mani di Dio e per il bene dell’umanità. Il vostro amore alle missioni vi ren-de generosi.

La vostra solidarietà e condivi-sione con le persone bisognose, in modo particolare con i bambini e le famiglie del Comedor «Ma-dre Angelica Zanesco» è di grande aiuto per affrontare molte spese per poter ricevere un’educazione integrale. Il mio e nostro grazie si fa preghiera, affinché il Buon Dio ricompensi la vostra grande gene-rosità con serenità, amore e pro-sperità.

Un caro e fraterno saluto a tutti e a ciascuno in particolare. Con tan-to affetto e stima».

Sr Maria Dionella Faoro

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India, Karnataka, 2012«Non so proprio come esprime-

re la mia gratitudine. Sono felice che ci sia l’iniziativa “un bicchiere di latte”, che ci permette di aiuta-re tanti bambini. Questi soldi ven-gono utilizzati per l’alimentazione dei bambini della scuola elemen-tare, aperta in questa nostra casa. Noi, insieme ai nostri bambini, vi ricordiamo, nelle preghiere, con cuore pieno di gratitudine, gioia e amore. Da tanto lontano vi giunga un grande “Thanks!” dai bambini della scuola St. Teresa. Affettuosa-mente».

Suor Susanna Parickapillyil

Palestina, Betlemme, 2014«Questa lettere vuole essere se-

gno della mia e nostra riconoscen-za per l’offerta a favore dei bambi-ni del Caritas Baby Hospital.

L’iniziativa “un bicchiere di latte” ci dice quanto la Provvidenza, che si serve degli uomini, non fa mai mancare il cibo a coloro che ne hanno particolarmente bisogno. Mi piace pensare alla moltiplica-zione dei pani, dove Gesù ha detto “date voi stessi da mangiare”. Una frase che ha reso partecipi i disce-poli nel condividere la missione del Figlio di Dio. La stessa cosa l’a-vete fatta voi attraverso questa ini-

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ziativa, dove “un bicchiere di latte” si è moltiplicato in molti bicchieri.

A tutti il nostro grazie di cuore per aver pensato al nostro ospeda-le e ai nostri bambini.

Possa il Dio fattosi uomo donarvi quanto di più profondo portate nel cuore.

Uniti nella fede».Suor Donatella Lessio

Etiopia, Wasserà, 2014«Ci sono molte storie che si po-

trebbero raccontare, di bambini che, in assenza della mamma, si sono trovati in enorme necessità e

bisogno. Ho scelto quella di Meseret, una

piccolina giunta a noi a un mese e mezzo dalla nascita.

La madre, una ragazza non spo-sata, era venuta ad alloggiare da un amica in un villaggio della nostra zona perché si era trovata incinta, e doveva nascondere il suo stato. La mamma dell’amica l’aveva accolta e custodita con coraggio e carità cristiana per difendere quella cre-atura che aveva nel grembo. La ra-gazza ha partorito nel nostro “He-alth Center” e sembrava che tutto fosse abbastanza pacifico, anche se il futuro si presentava alquanto difficile. La giovane mamma, per i

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primi quindici giorni allatta la bim-ba, ma un bel mattino scappa via, lasciando la piccolina alla famiglia ospitante.

Così, la mamma dell’amica si trova con una creatura indifesa da crescere e senza latte. Prova con preparati locali, che naturalmente non erano adatti a uno stomachino così delicato. Vedendo che la bim-ba stava dimagrendo e preoccupa-ta della sua sorte, decide di venire a parlarne con noi, presso la mis-sione.

All’arrivo, la bimba pesava solo due chili, e la scarsa e scorretta alimentazione avevano determina-to anche l’insorgenza di infezioni polmonari. Subito è stata sottopo-sta a una cura e ad un’alimentazio-ne adeguata.

Certo, in quel momento, anche noi ci siamo posti la domanda di

come avremmo potuto continuare a comprare il latte per almeno un anno. Ma la confidenza nella prov-videnza non ci ha fatto esitare, cer-te che il Signore non abbandona i suoi figli!

La sua provvidenza ha i vostri vol-ti e oggi possiamo garantire il bic-chiere di latte a Messeret. […]

Grazie e Dio vi benedica.»Con affetto e gratitudine

Suor Lucia Zerbo da Wasserà

Ecuador, Quito, 2014«Carissimi Amici del gruppo «Un

bicchiere di latte”, con animo grato vengo a voi, per esprimere il mio e il nostro grande grazie per la vostra generosa offerta, che avete inviato per mezzo del Centro Missionario, in favore dei 125 bambini, di fami-

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glie povere della nostra scuola ma-terna «Guarderia” “Mundo Alegre” di Carapungo, Quito.

In questo tempo, la legge ci ob-bliga a ristrutturare la scuola per adeguarla solo per bambini da uno a tre anni. Quindi anche i servizi igienici debbono essere secondo la età dei bambini e delle nuove leggi. Fra qualche settimana inizia-mo i lavori e la vostra offerta sarà per questo progetto e anche per contribuire alla mensilità di una professoressa.

Rinnoviamo di cuore il nostro sentito GRAZIE “que Dios les pa-gue”, implorando per voi, per le vostre famiglie ed amici grazie e benedizioni.

Cordiali saluti con tanta stima e riconoscenza».

Suor Maria Dionella Faoro e Sorelle della Comunità s.t.f.e

Italia, 2016«Quest’anno 2016 mi ricorda che

da 50 anni ho lasciato Calalzo, il mio paese, per seguire le orme di Gesù Missionario. Ho scoperto, così, un mondo più grande, altret-tanto bello… che al posto delle montagne ha anche pianure, mari, fiumi e tanta gente, tanta gente. So-relle e fratelli compagni di viaggio, vicini e lontani amici che mi han-no sempre accompagnata con una squisita presenza, attenta e gene-rosa.

La mia chiesa di origine è a Ca-lalzo-Belluno, da 50 anni la sento vicina alla mia vita missionaria. A tutto questo penso con infinita gratitudine.

Il pensiero va alle sorelle Eleono-ra e Giovanna Rocchi, anche loro di Calalzo. Eleonora già nella casa

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40Un bicchiere di latte

del Padre e Giovanna ancora ope-rante nella Repubblica del Congo.

Il ricordo va anche a don Sergio Buzzatti venuto anni fa in Amazzo-nia a trovarmi, un uomo di Dio che aveva il dono di guardare con gli occhi del cuore e non era disturba-to dall’odore delle pecore (come ribadirebbe Papa Francesco). In quella occasione don Sergio vide proprio con gli occhi del cuore la tanta sofferenza in quell’angolo di mondo, sofferenza causata dal-la denutrizione e pagata dai tanti bambini assistiti dalle nostre sorel-le missionarie.

Dopo la partenza di noi tre sa-veriane, in alcuni gruppi missio-nari, a Calalzo, Castion, Mussoi, Santa Giustina (solo per citarne qualcuno) negli anni ‘80 aderirono ad un progetto chiamandolo: “un bicchiere di latte per i bambini di suor Giuditta”. Circa 200 famiglie si impegnavano mensilmente (e lo fanno ancora oggi) a versare vo-lontariamente una quota mensile, perché le famiglie ricordano quei bambini come i loro figli.

Don Sergio, che conosceva l’i-niziativa ed aveva visto sul posto il grande aiuto che rappresentava quel “bicchiere di latte”, mi disse: “...io propongo questo progetto come Centro Missionario. Altri gruppi potrebbero aiutare voi e tanti bambini di altre missioni. Al-tre famiglie penseranno al latte di altri figli sparsi nel mondo”. E così è stato. Oggi continua in molte parti della Diocesi la generosità di tante

famiglie. Quante persone portano avanti nel tempo, con fedeltà com-movente, questa iniziativa e quanti bambini continuano a ricevere vita da quel latte che viene da lonta-no…

Questa “vita” porta la firma della nostra gente bellunese, firma che dice fede, firma di gente che con-tinua a vedere la fame dei bambini con gli occhi del cuore, come Gesù Missionario sulle strade della Pale-stina.

Dopo 50 anni di vita missionaria, continuo a stupirmi e a dare gloria al Signore per la storia della salvez-za che continua anche attraverso questi gesti di fede, fedeltà, condi-visione. Continuo a stupirmi per la forza del bene nel tempo e do glo-ria a Dio per le tante persone vici-ne e lontane che non si stancano di donare “un bicchiere di latte”, tanti bicchieri di vita!»

Giuditta TabacchiMissionaria Saveriana

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“Un bicchieredi latte” ...oggi

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Nelle pagine seguentiproponiamo i progetti che

il Centro Missionario Diocesanodi Belluno-Feltre

ha attualmente in attocon “un bicchiere di latte”.

Negli anni, l’iniziativa si è ampliata, non solo geo-graficamente, verso nuovi luoghi di missione, ma anche nell’obiettivo: ogni progetto è legato all’a-iuto alimentare di differenti comunità, da bambini ad anziani, da orfani ad ammalati, a sostegno di strutture in cui sono presenti i nostri missiona-ri. Ogni lettore è invitato a sfogliarli e sceglierne uno, perché l’iniziativa non abbia mai fine…

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Al Centro Me-dico “San José”, situato nel-la parrocchia di Tachina ad Esmeraldas, ar-riva gente dai

vari villaggi della foresta esme-raldegna e dai paesi circostan-ti, percorrendo anche 200 Km per avere le cure adeguate per la salute, a volte molto preoc-cupante. Il centro accoglie per-sone di ogni razza, colore, cul-tura e religione e specialmente i poveri e gli emarginati.

Le malattie più comuni della provincia di Esmeraldas sono l’anemia, la malaria, il denghe, il tifo, la chikungunya, la lei-smaniasis (per curarla sono necessarie circa 300 euro), ma-

lattie di carattere parassitario, respiratorio e dermatologico. Il centro offre un servizio qua-lificato e nello stesso tempo caritativo, con medici generici e specializzati in pediatria, car-diologia, odontologia, gineco-logia…

Le suore elisabettine di Pado-va prestano servizio dal 1979.

La gente di alcuni villaggi deve partire alle due o tre del mattino a cavallo per arrivare a prendere un bus per Tachina e giungere verso le ore 10 -11 al centro medico per gli esami clinici e quindi a digiuno.

Le persone vivono alla gior-nata, i prodotti del campo non possono essere venduti in città a causa delle enormi distanze, quindi a volte non hanno soldi

A

Ecuador

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sufficienti per contribuire alle spese mediche, però la carità supplisce a questi bisogni.

Con questo progetto, ci im-pegniamo a garantire loro un piatto caldo, per rifocillarsi e poter ritornare alle loro case contenti per aver incontrato accoglienza, tenerezza, cibo, amore, che rivela il Volto Mi-sericordioso di Dio Padre che ama e non dimentica i suoi fi-gli.

Certi che il Signore accom-pagna e ispira ogni gesto di

solidarietà, affidiamo a Lui e a quanti sono sensibili alla po-vertà questo progetto.

Importo: 2500 €

«Il Signore benedica ogni vo-stro proposito di solidarietà.

Grazie, mille grazie, per re-alizzare il sogno di “dare da mangiare all’affamato”».

Suor Maria Dionella Faoro e Sorelle della Comunità s.t.f.e

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Siamo all’estre-ma periferia di Belo Horizon-te (Minas Ge-rais – Brasile) nel quartiere Taquaril, dove opera una co-

munità missionaria di Suore di Maria Bambina, di cui fa par-te Sr. Ester Facchin (di Lamon). In località “Castanheiras”, dove le case si arrampicano su per un colle scosceso, senza strade e senza servizi basici, vive una comunità.

Le mamme hanno organiz-zato un asilo, per una trentina di bambini, portato avanti da loro in forma di volontariato,

per non lasciare i bambini soli in casa o per strada. L’asilo è si-tuato nei sotterranei della chie-sa, intitolata alla Sacra Famiglia, in condizioni molto precarie per mancanza di risorse. Vive di Provvidenza, ossia di quello che possono offrire le famiglie della comunità e la solidarietà organizzata dalle Suore di Ma-ria Bambina. Vicino sorge un terreno occupato da gente sen-za-tetto, in cui è stato riservato un luogo per la futura costru-zione dell’asilo.

Importo: 2500 €

BrasileBelo Horizonte

S

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«Grazie del soste-gno da parte vostra, ve ne saremo molto grate e vi raccoman-deremo ogni giorno al Signore con le vo-stre famiglie e le vo-stre preoccupazioni. Il Signore vi benedi-ca».

Le mamme di Taquaril

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La Comunità Missionaria di Villaregia opera nella periferia della città di S. Paolo, in una zona molto po-vera, dove le fa-

miglie non riescono a far fronte a tutte le necessità.

I genitori, nella maggior par-te dei casi, lavorano in centro città, escono presto al mattino, tornano a casa la sera tardi e non riescono a seguire i figli dopo la scuola, i quali rischia-no spesso di rimanere soli nella strada, con tutti i pericoli che questo comporta.

Il livello scolastico è mol-to basso, per questo motivo

il “Centro Infanto-Juvenil S. Julia” è un tentativo di rispondere a questo problema, dando ai ra-gazzi la possibilità di imparare cose nuove, essere seguiti nei compiti scolastici, fare amicizia, godere di un pasto caldo, rima-nendo in un posto sicuro.

Importo: 2500 €

BrasileSan Paolo

L«Vi ringraziamo per tutto il

vostro lavoro, per il tempo de-dicato agli altri, e continuiamo a costruire insieme il futuro del nostro mondo.»

Con affettoDaniela e Comunità di S. Paolo

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Nella immensa periferia della città di Lima, i primi quartieri che sono sor-ti in mezzo al deserto stanno per compiere

50 anni, ma tante famiglie solo da poco si stanno insediando e per loro la precarietà è all’or-dine del giorno. Lavoro, casa, salute, alimentazione, cura dei più piccoli...

In questi anni, come un for-micaio, decine di migliaia di fa-miglie hanno aggiunto mattone su mattone fino a fare il solaio nella loro casetta, in mancanza di terreno le nuove generazioni abitano al piano di sopra, spes-

so solo con tetto di lamiera; in-tanto altre baracche continuano a sorgere sulle colline più lon-tane.

La presenza dei missiona-ri della Comunità di Villaregia aiuta tante famiglie, attraverso il servizio pastorale, accompa-gnato da opere di carità concre-ta.

Questo progetto sostiene il programma di alimentazione dei comedores, che offrono un pasto a chi ha maggiori difficol-tà. È come una goccia d’acqua, ma ogni goccia dona fraternità e speranza.

Importo: 2500 €

Perù

N

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«Vorrei ringraziare i sostenitori del progetto “Bicchiere di Latte”, che qui si chiama “Vaso de le-che”.

Assieme al grazie, vi giunga anche la benedizio-ne di tante mamme che riconoscono, nel gesto di carità, lo sguardo di Dio provvidente: “Diospagara-sunki” (in quechua “Dio ti paghi”), come dire: “Ti sono molto grato; non sono in grado di rimborsare tutto il bene che mi hai fatto e così prego che Egli “ti ripaghi” con le sue abbondanti benedizioni”.

Un caro saluto».p. Sergio Cassol

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Messico

La Villa Infan-til Guadalupe y San Jose opera grazie alla carità e beneficienza dei messicani locali e una pic-cola comunità di

stranieri provenienti dagli Usa e dal Canada, ma anche grazie ai contributi del “bicchiere di lat-te” che arrivano da Belluno. Le suore che accompagnano Villa Infantil, compresa suor Maria Renata, si affidano alla prov-videnza: cercano di coprire le molte spese per provvedere alle necessità di base dei bam-bini, il cibo, la scuola, la salute e tutte le necessità speciali che possono manifestarsi.

Importo: 2500 €

L«Grazie alla vostra generosi-

tà avuta l’anno scorso, le suore hanno potuto portare avanti questi progetti. I bimbi si ri-cordano di voi del “bicchiere di latte” tutti i giorni e sono co-scienti che le loro vite dipen-dano dal vostro amore e dalla vostra generosità».

Saluti fraternidon Basil Royston

e la comunità di Suore

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Etiopia

Il dispensario di Was-serà, aperto dal 1972, fondato dalle Suore Missionarie Francesca-ne di Rimini, dal set-tembre 2010 è diventa-to un piccolo ospeda-

le, con 5 reparti. Offre il suo servizio alla popo-

lazione del villaggio e non solo. Con l’allargamento e la sistema-zione della strada che collega la via principale al villaggio, in genere ogni giorno si superano le cento persone che arrivano per farsi visitare e curare. L’o-spedale funziona a pieno ritmo ed il personale, religioso e non, è tutto specializzato.

IMedici, ostetriche e persona-

le sanitario sono costantemente presenti. Si sono intensificate le campagne di vaccinazione e i progetti per i bambini malnu-triti o denutriti, con programmi di formazione per le mamme e distribuzione di alimenti.

Importo: 2500 €

“Grazie e Dio vi benedica”.Con affetto e gratitudine

Le suore di Wasserà

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Congo

Il progetto aiuta la conduzione del di-spensario di cui è re-sponsabile suor Gio-vanna, nella missione di Luvungi, che prov-vede al sostentamento

di molti orfani. Insieme all’im-

pegno verso i bambini e i ra-gazzi, si provvede alla promo-zione sociale delle donne, con un programma di educazione e formazione sanitaria. La loro vita è difficile e faticosa: il più delle volte soccombono molto giovani, sotto il peso delle fati-

che e per la salute trascu-rata. Oggi la situazione è ulteriormente aggravata dagli attacchi dei fon-damentalisti e di gruppi armati che imperversano tra la popolazione civile.

IGrazie, urakoze,

aksanti sana! Sr. Giovanna Rocchi

Importo: 2500 €

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Sudan

Per paura della grande instabi-lità e guerriglia del Sud Sudan, molti Sud Suda-nesi scelgono di vivere al Nord, pur nella miseria.

Si sta vivendo una nuova mi-grazione dal Sud verso il Nord. Tantissimi fanno ritorno dove solo poco più di due anni fa erano partiti con grande gioia e speranza nel cuore.

Quel poco che erano riusciti ad avere in tanti anni di lavoro e fatica, prima della partenza, ora non lo hanno più: alcu-ni hanno spedito tutto al Sud, altri hanno venduto la casa e quanto possedevano, pensan-do di stabilirsi definitivamente

nel loro paese di origine... ed ecco che ora sono di ritorno a mani vuote, con poca speran-za di riuscire a trovare lavoro e un tetto dove ripararsi. Molti hanno solo gli indumenti che indossano e un grande dolore anche per la perdita di tanti dei loro cari, uccisi o dispersi nel grande scompiglio, senza avere notizie.

Le donne si sono subito date da fare cercando servizio pres-so le famiglie benestanti di ara-bi, lasciando a casa i bambini, anche piccoli, in custodia delle loro sorelline o fratellini.

Ci impegniamo, qui, a soste-nere una scuola, seguita dalla missione.

In particolare, questo proget-to servirà a garantire il cibo agli

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16Un bicchiere di latte

alunni iscritti, perché possano soddisfare almeno i loro biso-gni primari e così concentrarsi sullo studio.

Importo: 2500 €

«Gradite un vivo grazie accompagnato dalla pre-ghiera per gli offerenti.

Il Signore vi benedica come Egli solo può e sem-pre benedice. Un abbraccio riconoscente».

Sr. Costanza Gaio

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- La parola del direttore pag. 1

- La denutrizione infantile nel mondo pag. 3

- Nel nostro quotidiano... occhio agli sprechi! pag. 9

- La nascita dell’iniziativa “Un bicchiere di latte” pag. 12

- Spunti di preghiera pag. 19

- Riflessioni sul tema pag. 23

- Gli aiuti nel tempo... e i grazie ricevuti! pag. 28

INSERTO- “Un bicchiere di latte” ...oggi

NotizieCentro Missionario di Belluno-Feltre

Hanno collaborato a questo numero:Luigi Canal, Ezio Del Favero, Mario Bottegal, Chiara Zavarise,Josè Soccal e i nostri missionari

Redazione c/o: Centro Missionario Belluno-FeltrePiazza Piloni, 11 - 32100 Belluno – Tel. 0437 940594centro.missionario@diocesi.itwww.centromissionario.diocesi.it

Direttore di redazione don Luigi CanalResponsabile ai sensi di legge don Lorenzo Dell’AndreaStampa Tipografia Piave Srl - BellunoIscrizione al Tribunale di Belluno n. 1/2009

Per un aiuto economico ai nostri missionari

CENTRO MISSIONARIO DIOCESANOIBAN Bancario Unicredit IT73U0200811910000002765556 intestato aCentro Missionario DiocesanoP.zza Piloni, 11 – 32100 Belluno

In queste pagine, abbiamo voluto ricordare ai lettori il grande problema della fame, che ancora colpisce molti nostri fratelli.

Abbiamo anche offerto alcune proposte per arginarlo, nel nostro picco-lo, attraverso volti a noi conosciuti, mani operose e cuori aperti.

Il nostro suggerimento a chi sentisse vicina al proprio cuore questa si-tuazione e volesse rimboccarsi le maniche, è di scegliere se:

aderire ad uno dei gruppi già esistenti che raccolgono “un bicchiere di latte”: contattandoci, vi daremo il nominativo del responsabile della vostra zona;

formare un nuovo gruppo di amici, con cui raccogliere mensilmente l’offerta di 3 euro, da consegnare al nostro Centro Missionario, che la invierà al progetto da voi scelto. In questo caso, avremo bisogno che, tra di voi, si identificasse una persona referente, per i contatti con il nostro Centro.

Un bicchiere di latte

Page 60: Un bicchiere di latte - DIOCESI€¦ · Un bicchiere di latte. 1 N OTIZIE N 26 LA PALA EL IETTE 1 Parlare del “bicchiere di latte” significa ricordare don Sergio Buzzatti. Egli,

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Centro Missionario DiocesanoDiocesi di Belluno-FeltreP.zza Piloni, 11 32100 BellunoTel. 0437 940594centro.missionario@diocesi.itwww.centromissionario.diocesi.it

Maggio 2016 - N. 26

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«Avevo fame e sete enon mi avete dato da mangiare e da bere»