Un Avvento speciale: Il ricavato ai missionari e reddito, persone scivolate dal ceto medio-basso...

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Parrocchia di Monigo FOGLIETTO PARROCCHIALE a. XIX n° 49 - 9 dicembre 2018 In internet: www.parrocchiamonigo.com - Parroco: 3472631330 Un Avvento speciale: Studio del vangelo al lunedì sera alle 20.45 S. Messa ed adorazione eucarisca al venerdì alle 15 SE LO STATO SI LAVA LE MANI DIEGO MOTTA (Avvenire) L’imprevisto che spiazza la politica dal piglio cattivo sta diventando in queste ore anche una piccola lezione dei cittadini allo Stato e un compito che quegli stessi cittadini si autoassegnano. La storia che ha dato la scossa, ben nota ai nostri lettori, è quella di Yousuf (Giuseppe), Faith (Fede) e della loro bimba di po- chi mesi, allontanati lo scorso fine settimana dal centro di Isola di Capo Rizzuto, in Cala- bria dove erano ospitati. In strada la piccola famiglia, ac- colta in Italia con «protezione umanitaria» eppure 'scartata', è rimasta solo poche ore. Sufficienti a entrare nell’attenzione e nel cuore di tanti come autentico 'presepe vivente', secondo il titolo e il senso del nostro editoriale di domenica 2 dicembre 2018. Come simbolo concreto di un’umanità che resiste allo spirito dei tempi e genera nuovo bene. Ed è quel che è successo da quel momento che colpisce e fa sperare: una mobilitazione reale, senza fronzoli, di singoli e di fa- miglie, di associazioni e di enti (non solo cattolici) che hanno dichiarato la propria disponibilità a farsi carico del futuro di quei giovanissimi genitori e della loro creatura. Come anche del futuro di tanti altri profughi, tristemente finiti nel limbo spalancato da alcune norme del decreto sicurezza e immigrazione. «Se invitassimo a casa nostra questa famiglia per il tem- po delle vacanze di Natale? Quale insegnamento miglio- re per i nostri quattro bimbi piccoli per far capire quello che ha vissuto realmente Gesù?», ha scritto alla nostra redazione una famiglia di Chiavari. Mentre da Milano si faceva viva la San Vincenzo. «Ci siamo, per loro e per tutti gli altri che verranno» e brac- cia aperte venivano annunciate in tutta Italia, da Nord a Sud, mentre sul territorio un silenzioso gioco di squadra di Caritas, Terzo settore e Prefetture ha dimostrato sen- za fanfare che il giro di vite antiaccoglienza non ha colto del tutto impreparati operatori della sicurezza, educatori e attori della solidarietà. Come trasformare tanta naturale gene- rosità in un servizio effettivo al Paese? L’approvazione del decreto Salvini, pa- radossalmente, sta chiedendo al mondo delle associazioni e delle cooperative un serio salto di qualità nelle modalità di accoglienza: non basta il generoso im- pegno in prima, a volte primissima li- nea, per dare un tetto iniziale a profughi e migranti giunti via terra e via mare. Lo Stato si ritira e se ne lava le mani, creando condizioni per nuova miseria e nuova insicurezza. Serve un secondo passo, un impegno più pronunciato e deciso per una reale inclusione delle persone alle quali – per le sofferenze che hanno subito in patria o lungo il cammino verso l’Italia e l’Europa – è stato riconosciuto il 'diritto a restare'. Perché non finiscano risucchiati nei gi- roni infernali dello sfruttamento e del crimine, servono più che mai – come sollecitiamo da anni, assieme ai pro- tagonisti dell’accoglienza regolata e responsabile – per- corsi che contemplino, insieme all’aiuto materiale, un ef- ficace coinvolgimento degli stranieri nell’apprendimento della lingua, nei corsi di formazione personalizzati e, al tempo stesso, in attività di responsabilità sociale e di re- stituzione' verso i territori che li accolgono. Lavori sin qui fatti sempre meglio dagli Sprar, che pur- troppo la nuova legge punta a ridimensionare e smantel- lare. Eppure queste buone pratiche sono modelli da sal- vare, valorizzare e applicare. Microaccoglienza diffusa, responsabilizzazione 'dal bas- so', partecipazione dei Comuni sono e restano fonda- mentali, come insegnano in queste ore le vicende di pre- Il ricavato ai missionari e per l’organo. Sabato 8 dicembre: 09.30-12.30 e 14.30 -17.30 Domenica 2 e 9 dicem- bre: 09.30 -12.30 e 14.30 -18.00

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Parrocchia di Monigo FOGLIETTO PARROCCHIALE a. XIX n° 49 - 9 dicembre 2018

In internet: www.parrocchiamonigo.com - Parroco: 3472631330

Un Avvento speciale:

Studio del vangelo al lunedì sera alle 20.45

S. Messa ed adorazione eucaristica al venerdì alle 15

SE LO STATO SI LAVA LE MANI

DIEGO MOTTA (Avvenire)

L’imprevisto che spiazza la politica dal piglio cattivo sta diventando in queste ore anche una piccola lezione dei cittadini allo Stato e un compito che quegli stessi cittadini si autoassegnano.

La storia che ha dato la scossa, ben nota ai nostri lettori, è quella di Yousuf (Giuseppe), Faith (Fede) e della loro bimba di po-chi mesi, allontanati lo scorso fine settimana dal centro di Isola di Capo Rizzuto, in Cala-bria dove erano ospitati. In strada la piccola famiglia, ac-colta in Italia con «protezione umanitaria» eppure 'scartata', è rimasta solo poche ore. Sufficienti a entrare nell’attenzione e nel cuore di tanti come autentico 'presepe vivente', secondo il titolo e il senso del nostro editoriale di domenica 2 dicembre 2018. Come simbolo concreto di un’umanità che resiste allo spirito dei tempi e genera nuovo bene. Ed è quel che è successo da quel momento che colpisce e fa sperare: una mobilitazione reale, senza fronzoli, di singoli e di fa-miglie, di associazioni e di enti (non solo cattolici) che hanno dichiarato la propria disponibilità a farsi carico del futuro di quei giovanissimi genitori e della loro creatura. Come anche del futuro di tanti altri profughi, tristemente finiti nel limbo spalancato da alcune norme del decreto sicurezza e immigrazione.

«Se invitassimo a casa nostra questa famiglia per il tem-po delle vacanze di Natale? Quale insegnamento miglio-re per i nostri quattro bimbi piccoli per far capire quello che ha vissuto realmente Gesù?», ha scritto alla nostra redazione una famiglia di Chiavari. Mentre da Milano si faceva viva la San Vincenzo. «Ci siamo, per loro e per tutti gli altri che verranno» e brac-cia aperte venivano annunciate in tutta Italia, da Nord a

Sud, mentre sul territorio un silenzioso gioco di squadra di Caritas, Terzo settore e Prefetture ha dimostrato sen-za fanfare che il giro di vite antiaccoglienza non ha colto del tutto impreparati operatori della sicurezza, educatori

e attori della solidarietà.

Come trasformare tanta naturale gene-rosità in un servizio effettivo al Paese? L’approvazione del decreto Salvini, pa-radossalmente, sta chiedendo al mondo delle associazioni e delle cooperative un serio salto di qualità nelle modalità di accoglienza: non basta il generoso im-pegno in prima, a volte primissima li-nea, per dare un tetto iniziale a profughi

e migranti giunti via terra e via mare. Lo Stato si ritira e se ne lava le mani, creando condizioni per nuova miseria e nuova insicurezza.

Serve un secondo passo, un impegno più pronunciato e deciso per una reale inclusione delle persone alle quali – per le sofferenze che hanno subito in patria o lungo il cammino verso l’Italia e l’Europa – è stato riconosciuto il 'diritto a restare'. Perché non finiscano risucchiati nei gi-roni infernali dello sfruttamento e del crimine, servono più che mai – come sollecitiamo da anni, assieme ai pro-tagonisti dell’accoglienza regolata e responsabile – per-corsi che contemplino, insieme all’aiuto materiale, un ef-ficace coinvolgimento degli stranieri nell’apprendimento della lingua, nei corsi di formazione personalizzati e, al tempo stesso, in attività di responsabilità sociale e di re-stituzione' verso i territori che li accolgono.

Lavori sin qui fatti sempre meglio dagli Sprar, che pur-troppo la nuova legge punta a ridimensionare e smantel-lare. Eppure queste buone pratiche sono modelli da sal-vare, valorizzare e applicare. Microaccoglienza diffusa, responsabilizzazione 'dal bas-so', partecipazione dei Comuni sono e restano fonda-mentali, come insegnano in queste ore le vicende di pre-

Il ricavato ai missionari e per l’organo.

Sabato 8 dicembre: 09.30-12.30 e 14.30 -17.30

Domenica 2 e 9 dicem-

bre: 09.30 -12.30 e 14.30 -18.00

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sa in carico 'spontanea' di migranti (quando non di pacifi-ca 'disobbedienza civile') di sindaci e comunità. È proprio questo farsi avanti gratuito, certo da armoniz-zare e organizzare sempre meglio, che l’attuale classe di governo – e primo fra tutti il ministro dell’Interno – dimo-stra purtroppo di non cogliere, di non capire e persino di avversare. Eppure è vero Bene comune, patrimonio su cui contare e su cui investire.

Empori solidali, la rete cresce. Un servizio formato famiglia

Luca Liverani (Avvenire)

Nel Rapporto presentato ieri la prima fotografia di una realtà diffusa in quasi tutte le diocesi: 178 supermercati per la spesa a punti e senza soldi, a disposizione delle fasce più de-boli della popolazione. 5.200 i volontari impegnati.

Non solo mendicanti e senza tetto. I poveri oggi sono più spesso famiglie numerose, lavoratori precari o a basso reddito, persone scivolate dal ceto medio-basso alla povertà assoluta nell’ultimo decennio di crisi, in Ita-lia aumentata del 182%. Per loro il 'pacco viveri' rega-lato dalla parrocchia o il pasto alla mensa dei bisogno-si rischia di essere un’ulteriore umiliazione. Ecco allora l’idea, nata a fine anni ’90 ma esplosa nell’ultimo decennio, di creare luoghi simili negozi di alimentari, dove chi ha bisogno può fare la spesa riem-piendo il carrello con i prodotti più conformi alle proprie abitudini.

Sono gli empori solidali, censiti per la prima volta dalla Caritas e da CSVnet, l’associazione dei centri di servi-zio per il volontariato. Dalla mappatura emerge che sono 178 gli empori so-lidali attivi in Italia, distribuiti in 19 regioni e almeno altri 20 sono pronti ad aprire entro il 2019. Più della metà sono stati aperti nell’ultimo triennio. Nel 2017 hanno 'servito' 30 mila famiglie - di cui il 44% straniere - e 105 mila persone, durante le oltre 100 mila ore an-nuali 'di servizio', garantite finora da 5.200 volontari.

Il primo rapporto è stato presentato a Roma durante l’incontro 'Quando le persone fanno la differenza. Il vo-lontariato che tiene unite le comunità', organizzato da CSVnet, Forum Nazionale del Terzo Settore e Caritas Italiana per celebrare la 33.ma Giornata internazionale del volontariato. L’accesso agli empori avviene in base alla verifica del-

le condizioni di difficoltà (soglia Isee, Irpef) e colloqui individuali. In 150 empori le famiglie fanno la spesa gratis, utilizzando una tessera (elettronica o manuale) a punti da scalare. Quello degli empori è un modello che ha conosciuto una crescita rapidissima nell’ultimo triennio: il 57% degli empori (102) ha aperto tra il 2016 e il 2018, quota che sale al 72% se si considera anche l’anno precedente. Il primo è nato nel 1997 a Genova.

Nella quasi totalità dei casi gli empori sono gestiti da organizzazioni non profit, spesso in rete fra loro: per il

52% sono associazioni (in maggio-ranza di volontariato), per il 10% cooperative sociali, per il 35% enti ecclesiastici diocesani o parroc-chie, per il 3% enti pubblici. Le Caritas diocesane hanno un ruolo in 137 empori (in 65 casi come pro-motrici dirette); i Csv lo hanno in 79 empori, offrendo prevalentemente

supporti al funzionamento. Gli empori sono aperti per 1.860 ore alla settimana per un totale di oltre 100 mila ore all’anno. La maggioranza apre 2 o 3 giorni alla set-timana in giorni infrasettimanali, mentre 37 sono aperti anche il sabato.

L’utenza è anagraficamente molto giovane: il 27,4% (di cui un quinto neonati) ha meno di 15 anni, appena il 6,4% supera i 65. L’86% degli empori offre anche altri servizi come acco-glienza e ascolto, orientamento al volontariato e alla ri-cerca di lavoro, terapia familiare, educativa alimentare o alla gestione del proprio bilancio, consulenza legale ecc. Il costo mensile per la gestione degli empori oscilla tra 0 e 28 mila euro, tuttavia più del 70% si attesta nella fascia tra 1.000 e 4.500 euro. A pesare maggiormente sono le voci di costo relative all’acquisto diretto dei beni (circa 40%) e personale (per il 22%). Gli empori gestiscono: alimenti freschi e ortofrut-ta (in 124 servizi), alimenti cotti (in 30) e surgelati. Ma anche prodotti per l’igiene e la cura della persona e della casa (in 146 empori), indumenti (in 50), fino ai prodotti farmaceutici, ai piccoli arredi e agli alimenti per gli ani-mali. Molto presenti i prodotti per bambini: giocattoli (in 62 realtà), articoli per la scuola e cancelleria (in 92) e ali-menti per neonati (in 150).

Quella degli empori è una storia di volontari, che sono presenti in tutte le strutture. Sono stati 5.200 (32 in me-dia) quelli dichiarati nell’attività di questi anni e 3.700 (21) quelli attivi al momento della rilevazione. Presenti anche i volontari stranieri, in media 4 per servizio. E so-no 178 gli operatori retribuiti dichiarati da 83 empori.

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Censis. 52° RAPPORTO: “Italiani incattiviti e preda di una sorta di sovranismo psichico”

Stefano De Martis

Lo “sfiorire della ripresa” e l'“atteso cambiamento miraco-loso” che non c'è stato. Sono queste due “delusioni co-centi” ad aver “incattivito” gli italiani” che si erano resi di-sponibili “a compiere un salto rischioso e dall'esito incer-to, un funambolico camminare sul ciglio di un fossato che mai prima d'ora si era visto così vicino” proprio perché “la scommessa era poi quella di spiccare il volo”. E questo anche a costo di “forzare gli equilibri politico-istituzionali e spezzare la continuità nella gestione delle finanze pubbli-che”, “quasi un ricerca programmatica del trauma, nel si-lenzio arrendevole delle élite”. Ma il volo poi non c'è stato e il “rancore”, tratto dominante nell'analisi degli anni pre-cedenti, è divenuto “cattiveria”. Per il Censis si tratta di “una reazione pre-politica con profonde radici sociali” che alimenta “una sorta di sovrani-smo psichico” e che “talvolta assume i profili paranoici della caccia al caprio espiatorio, quando la cattiveria di-venta la leva cinica di un presunto riscatto e si dispiega in una conflittualità latente, individualizzata, pulviscolare”.

“L’insopportazione degli altri sdogana i pregiudizi, anche quelli prima inconfessabili”, e mentre si manifesta “un cattivismo diffuso che erige muri invisibili, ma spessi”, “le diversità degli altri sono percepite come pericoli da cui difendersi”. Quasi il 70% non vorrebbe come vicini di casa dei rom o delle persone con problemi di alcool e droga. Il 52% (il 57% tra chi ha redditi bassi) è addirittura persuaso che si faccia di più per gli immigrati che per gli italiani. Il giudizio negativo sull’immigrazione nel suo complesso è nettamente superiore alla media europea. Più in generale, rispetto al futuro, il 35,6% degli italiani è pessimista “perché scruta l’orizzonte con delusione e paura”, il 31,3 è incerto e solo il 33,1% è ottimista. Il 63,6% degli italiani, inoltre, è convinto che nessuno ne tuteli interessi e identità e che quindi occorra farlo in pro-prio, percentuale che sale oltre il 70% tra chi ha basso reddito o basso titolo di studio.

“Il popolo si ricostituisce nell’idea di una nazione sovrana supponendo, con una interpretazione arbitraria ed emo-zionale, che le cause dell’ingiustizia e della disuguaglian-za sono tutte contenute nella non-sovranità nazionale”. “Siamo di fronte a una politica dell’annuncio,” sottolinea il Censis, ma “senza la dimensione tecnico-economica ne-cessaria a dare seguito al progetto politico”, l’annuncio “da profetico si fa epigonale”. C’è infatti bisogno di “una responsabilità politica che non abbia paura della comples-sità, che non si perda in vicoli di rancore o in ruscelli di paure” e si misuri invece “con la sfida complessa di go-vernare un complesso ecosistema di attori e processi”.

Notizie da Lima (Emanuela Vincenzi)

Sono stata invitata dalle amiche del gruppo San Vincenzo – Caritas a lasciare una traccia dell’itinerario in terra di missio-ne che mi appresto ora a raggiungere. E con il cuore pieno di gioia anche questa volta penso ai nuovi amici che incontrerò laggiù nelle due Comunità operanti nella periferia di Lima nel Perù. Lima è una città im-mensa dove, oltre il centro storico di età co-loniale e gli eleganti quartieri residenziali, si estendono per decine e decine di chilometri ag-glomerati di strutture fatiscenti, rioni nati per dare un tetto alle perso-ne provenienti dalla Sierra che cercano un’opportunità di vita migliore. Tutta la periferia di Lima si estende lungo la fascia costiera completamente desertica e prova ne è, ad esempio, il quartiere di HUAYCAN, situato sulla strada centrale a circa 17 km dalla capitale. L’alta montagna di sabbia, in questi ulti-mi trent’anni, è stata via via foderata da tende di stuoia, da baracche di cartone e lamiera e da teli di plastica. Qui ci sono circa centomila persone che sopravvivono senza alcun servi-zio e fino a vent’anni fa sotto la pressione del terrorismo. Nemmeno un filo d’erba riesce a crescere sebbene innaffiato ogni giorno. Il traffico poi è solo da “provare”….non tanto per le auto, ma per le migliaia di motorini-taxi che tutti usano e che in certi momenti formano veri ingorghi. Tuttavia, in tutto questo panorama non particolarmente edifi-cante, ci sono persone che danno la loro vita per gli altri. E come sempre tutto questo è merito dei Missionari, italiani e non solo, i quali nell’assoluta discrezione e nella totale dedi-zione, attraverso la loro testimonianza di lavorare per Cristo, non spengono la speranza nel cuore di coloro che altrimenti rimarrebbero emarginati da qualsiasi contesto civile e sociale. Ora andrò nella Comunità delle Piccole Figlie del Sacro Cuo-re di Gesù, a Peralvilla, quattro suore che si occupano di scuola, educazione, pastorale e accompagnamento spirituale nelle carceri.Poi sarò ospite di una famiglia dell’Organizzazio-ne Mato Grosso. Lei Stefania, veneta e il marito Josè, peru-viano,con i due bambini e poi il parroco. Loro si occupano di tutte le necessità della parrocchia e del quartiere di Villas D’Ancon, anche questo nato via via che gli abitanti della Sier-ra scendono verso il piano alla ricerca di un lavoro più sicuro. Passerò con loro le Festività Natalizie, sentirò calore ed emo-

zioni vere.

Anche là è nato Gesù e forse, anzi, senza dubbio questo Na-tale trascorso con i poveri resterà sicuramente un ricordo in-

dimenticabile.

Emanuela Vincenzi

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Giorno Ore Intenzioni S. Messe defunti

Sabato

Immacolata 8

08.00 09.00 11.00

Cazzaro Marialuisa, Cendron Lucia, Cendron Pasquale, Trabucco Rosanna;

Domenica

2° avvento 9

8.00 S. Anna

Cendron Andrea, Anastasia, Angelo e Caterina;

9.00 def. via Antoniutti;

11.00 Battesimi: Raffaele Tartaglione di Raffaele e Bolgan Cristina; Ludovico Rizzato di Roberto e

Maddalena; Marta Zoccarato di Daniele e Ida Bollini;

Lunedì 10 Incontro sul vangelo ore 20.45 sala d. Adamo

Martedì 11 9.00

Mercoledì 12 18.30

Giovedì 13 18.30

Venerdì 14 15.00 S. Messa e adorazione ore 15

Sabato 15 18.30 Bucciol Giuseppe e Carniato Eufemia; Marzari Lino e Bosello Maria Teresa; Berto Piazza, An-gelo Piazza, Berta Possanzini, Alvise Guglielmin, Luigina Nicoletti; Zoia Clara, Vivian Vincen-zo, Lucchetta Carmela, Bucciol Fortunato; Pasini Bruno e fam.;

Domenica

3° avvento 16

8.00 S. Anna

Cendron Pietro;

9.00

11.00 S. Messa della famiglia (liturgia della Parola)

“Il Natale: Dio assume la nostra carne di uomini”

Storie di vita, storie d'amore

Reading Natalizio

voci a cura del gruppo

Lettori EstroVersi Anna Bernardi, Cinzia Luxardo,

Maria Rosa Salmi, Maria Elena Selva

alternato da canti eseguiti da

Paola De Longhi accompaganta all’organo da

Marco Favotto

Sabato 15 dicembre

ore 20:30

Diamoci la mano per poter volare

Raccolta viveri natalizia