UN AFFRESCO SENESE A TREVISO C · 2015. 7. 28. · UN AFFRESCO SENESE A TREVISO CON QUES TO titolo...
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UN AFFRESCO SENESE A TREVISO
C ON QUES TO titolo è stato pubblicato, nell'ultimo numero de L'Arte, l'Adorazione
dei Magi della chiesa trevigiana di S. Nicolò e vi si cita una mia opinione di qualche anno fa, sulla origine ti forse" romagnola di quell'affresco.
Certo, diverso dalle pitture locali o, in genere, venete, di quel tempo; ti forse" dicevo, romagnolo: nel che era già implicita una parentela senese. E, comunque, in Romagna, ritorna anche la signora Tolnay, quando attribuisce a un Riminese la Santa Margherita, ch'è strettamente legata all' Adorazione, e della stessa mano ... senese.
Ma di quell'affresco, sul quale intanto ero, giunto da tempo, a conclusioni assai simili a quelle della signora Tolnay, io sempre diffidavo; per una appariscente freschezza, in talune parti, da farmi sospettare un rifacimento radicale. Tanto più mi pareva doverosa la cautela, quanto più importanti erano le conseguenze del ritrovamento di questo raro fiore senese in terra veneta; il primo e il solo veramente significativo, accanto ai pochi frammenti, petali strappati e gualciti, ancora conservati nell'altra chiesa trevigiana di S. Francesco, rilevati dal Salmi e da me.
Nella preparazione del Catalogo degli oggetti d'arte e d'antichità di Treviso mi risolsi ad esaminare a fondo le condizioni di quell'affresco e potei convincermi ch' esso meritava maggior fiducia.
Antecipo pertanto, dal detto Catalogo, da tempo inviato alla Direzione delle Belle Arti ed ora in composizione presso il Poligrafico dello Stato, quanto riguarda l'affresco in parola, perchè è bene che sieno più largamente conosciuti i suoi particolari ed anche le precise condizioni di conservazione, non esattissimamente valutate dalla signora Tolnay.
Avverto poi come, rilevate le affinità con Bartolo di Fredi, convenga restar molto dubbiosi circa un' attribuzione al maestro stesso. Di pittori senesi . nel Veneto non abbiamo che la incerta notizia sur un soggiorno padovano di T addeo di Bartolo; ma chissà che altri monumenti o nuovi documenti possano recar luce in questo interessante capitolo dell' espansione toscana.
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Ecco la descrizione dell'affresco: l° L'ADORAZIONE DEI MAGI. - La Madonna
è seduta sotto un' edicoletta ad arco scemo, sur un trono con dossale ornato di stoffa a disegni geometrici. Ha manto nero foderato di rosso granata, scendente dal capo ed affibbiato al petto, veste bianco verdognola con modica scollatura. Il Bambino è nudo, mezzo avvolto in un drappo granata cangiante in gialloverde: un Re con barbone grigio e lunga chioma a serpentelli, in ampio manto viola cangiante in giallo foderato di bianco, mantelletta di vaio e collare verde cangiante in giallo, inginocchiato, Gli bacia il piedino, giungendo le mani sotto la cascata delle abbondanti pieghe. Il secondo, ritto di fronte, chioma e barba nere, con leggera corona in capo, in ampio manto affibbiato e rigirato sulla spalla, verde foderato di vajo, e veste verde, alza la destra ad indicare la stella. Il terzo, giovane sbarbato con accurata zazzera fermata da un cordoncino, in sopravveste tal are a cappuccio con maniche aperte pendenti fin quasi a terra, di stoffa gialla con righe trasversali brune, guarnizione di pelliccia, catene intorno alla cintura e intorno alle spalle, le maniche della veste strette al gomito, si appoggia al braccio del secondo. Ad una finestra della edicola si affaccia S. Giuseppe, in lunga chioma e barba bianche, con manto verde e veste viola. Dietro, paesaggio di rupi a fasci tagliati in ripiani, con fenditure, e sopravi lo stabulo dei due animali. Da un vallone fra due rupi sbocca il corteggio dei Re Magi: servi dai volti e dai costumi che si sforzano di rappresentare tipi esotici, facce larghe, nasi rincagnati, occhi mongolici, cappello a pan di zucchero; un cammelliere moro trascina e sferza con triplice staffile nodato un cammello, fra gli altri, restio, recante sulle gobbe una cassa ferrata e sopravi un cagnolino. A sinistra, presenti alla scena ma appartati, in riga di fronte, S. Giovanni Battista con la barba e la chioma lunga a cornetti, in manto viola bruno affibbiato, sulla veste pellicea legata da una cintura, col rotolo, e indicante la scena;
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S. Nicolò in barba bianca, mitra corta, pastorale, colobio verde cangiante in giallo foderato di viola bruno e camice bianco giallognolo ; e Santa Caterina con la palma del martirio, in manto verde cangiante in rosa, foderato di vajo; ai piedi gli scheggioni della ruota. Nimbi, anche attorno ai Magi, non rilevati, a raggi . . ImpreSSI.
2° S. MARGHERITA n'UNGHERIA. - Di contro un ricco tappeto appeso rosso mattone a fiorellini bianchi e grigi, con bordo superiore a frangia. La Santa, in veste di domenicana con cappa nera sulla tonaca bianca, cadente in lunghe pieghe lanceolate, soggolo e ~endado nera~~urro a frangia bianca; ritta di fronte, tiene una crocetta e un rotolo con scritta indecifrabile; due angioletti volano e le tengono una corona sopra il capo; ai piedi un piccolo devoto con mani giunte veste tal are lunga, berretto e cappellina di lino; ai lati della Santa la scritta in lettere gotiche: BEATA MARGARETA REGIINA UNGARIE ORDINIS I FRATRUM PREDICATORUM. Sotto il devoto: FRATER MARINUS.
I due scomparti sono inquadrati e divisi da una cornice collo stesso motivo a fiori (sembrano dature) entro listelli cosmateschi, con medaglioni a teste grottesche.
La conserva~ione è discreta. Il colore distende sopra 1'intonaco una superficie insolitamente
ruvida, sotto la quale, in qualche punto, si scorge l'intonaco liscio: sembrerebbe quindi che l'affresco sia stato ridipinto al tempo del restauro generale della chiesa (metà del secolo XIX) ; ma il disegno e il colorito riproducono éon tanta fedeltà il fare della seconda metà del Trecento, da doversi ritenere che il ripristino, se v'è stato, ha rispettato l'originale, sovrapponendo, con cura scrupolosa di esatte~~a, linea a linea, e colore a colore.
L 'opera fu attribuita dal Federici, come le prospicienti Madonne votive ad un ignoto, ma diverso maestro, intorno al 1370.
li Sono evidentissimi, sebbene fino ad ora non rilevati", scrivevo in quel Catalogo -ed ora son lieto di trovarmi d'accordo colla signora T olnay - I l i caratteri senesi di questa pittura: composi~ione (confrontare le figure della Madonna, del Bambino e del primo Re nella Adorazione dei Magi di Bartolo di Fredi alla Galleria di Siena); tipo del S. Giovanni Battista e dei Re; esuberan~a gotica del panneggio nel primo Re; vivace realismo nei paggi e nei cammellieri (confrontare il piccolo mongolo del Martirio dei Francescani di Ambrogio Loren~etti, a S. Francesco di Siena). È anche da confrontarsi questa pittura col S. Francesco e il frammento d'Incoronazione, a S. Francesco di Treviso. LUIGI COL ETTI
DEL GIORGIONISMO NELLA SCULTURA VENEZIANA ALL' INIZIO DEL, CINQUECENTO
C ONSERVA la colle~ione Donà dalle Rose a V ene~ia un bassorilievo marmo reo di sog
getto mitologico, che ha forma e dimensioni direi quasi di predella, sen~a che sappiamo a quale scopo esso abbia servito I) (fig. I). Vi è rappresentato il dramma di Argo, custode d'Io trasmutata in giumenta. La terra di Micene, arida e montuosa, fa da sfondo alla scena. In lontanan~a siede un pastore con il suo gregge, ignaro della tragedia che sta per svolgersi. Mercurio in veste di pastore, ha abbandonato il caduceo per la
siringa, che suona a gonfie gote seduto a sinistra sopra un rial~o del terreno. Egli ha nascosto un coltello, ma lo tiene a portata di mano e mentre suona mira con sguardo bieco il pastore Argo, che siede a destra, appoggiato a lungo basfone e stanco sta per chinare il capo, cullato, vinto dalle note della siringa. Fra i due attori, la giumenta pascola tranquilla. Ma in pochi istanti la scena cambierà aspetto. Calma e quiete spariranno, rapido Mercurio compirà 1'incarico di Giove: 1'arma è pronta, la testa di Argo ru~~olerà nel sangue.
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