Ufficio dell’Orientamento Scolastico e Professionale Operatore ... · Formandoti come operatore o...

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Bambini o persone disabili hanno bisogno di essere seguiti nella loro quotidianità. Ti piacerebbe occuparti di loro in modo professionale? Formandoti come operatore o operatrice socioassistenziale (OSA) potrai lavorare in strutture per l’infanzia o istituti per persone handicappate. Ufficio dell’Orientamento Scolastico e Professionale UOSP Operatore socioassistenziale Operatrice socioassistenziale

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Bambini o persone disabili hanno bisogno di essere seguiti nella loro quotidianità. Ti piacerebbe occuparti di loro in modo professionale? Formandoti come operatore o operatrice socioassistenziale (OSA) potrailavorare in strutture per l’infanzia o istituti per persone handicappate.

Ufficio dell’Orientamento Scolastico e Professionale

UOSP

Operatore socioassistenzialeOperatrice socioassistenziale

Chi sono gli operatori socioassistenziali(OSA)? Sono figure professionali qualificatedel settore sociale che accompagnano bambinio persone con handicap nell’acquisizione, nella crescita e nel mantenimento della loro au-tonomia. Assistere bambini da 0 a 12 anni fuori dal conte-sto familiare? Oppure sostenere disabili conhandicap di tipo fisico o mentale lieve o grave?La scelta si pone già durante la formazione. Inqueste pagine si possono trovare utili informa-zioni sulle specificità di questa professione e deicampi di attività sociali.Incontriamo i futuri operatori socioassistenzialisul posto di lavoro e a scuola. Ci svelano le ca-ratteristiche della formazione, le loro aspettati-ve e le loro sensazioni mentre si addentrano pro-gressivamente nella realtà della professione:socievoli, responsabili nella relazione conl’utente, aperti al contatto umano, creativi nellosviluppo di attività ricreative, affidabili nel lavo-ro di équipe, giovanissimi e adulti molto flessibi-li ma soprattutto motivati. La formazione di operatore o operatrice socio-assistenziale, è regolata da un’apposita ordi-nanza sulla formazione professionale (del 16giugno 2005) e permette di conseguire unAttestato federale di capacità (AFC). E’ propo-sta in quattro indirizzi: assistenza agli handi-cappati, assistenza agli anziani, assistenza al-l’infanzia, formazione generica. Il cantone Ticino, valutati i bisogni sociali delterritorio, ha optato per proporre solo due indi-rizzi: l’assistenza all’infanzia e l’assistenza aglihandicappati.E’ possibile accedere alla formazione qualeOSA in due momenti: dopo la scuola dell’obbli-go, frequentando la formazione a tempo pienoalla Scuola specializzata per le professioni sani-tarie e sociali (SSPSS) a Lugano-Canobbio; op-pure nell’età adulta - come prima formazione dibase o come opportunità di riqualificazione -svolgendo un tirocinio presso una struttura perbambini o per disabili e frequentando i corsi allaScuola cantonale per operatori sociali (SCOS)a Mendrisio e i corsi interaziendali dell’associa-zione Formas.

© Servizio documentazione, Ufficio dell’orientamento scolastico e professionale (UOSP),Bellinzona, marzo 2007Concetto e realizzazione editorialeBeatrice Tognola Giudicetti, Servizio documentazione,Ufficio dell’orientamento scolastico e professionale (UOSP) http://www.ti.ch/uospBellinzonaRedazioneServizio documentazione UOSPL. Hofmann, B.TognolaFotografieMauro Cassina, MannoFrederic Meyer, ZurigoAndré Melchior, ZurigoMarco Canonico, SorengoAsilo Nido “Comunità dei bambini”, Mendrisio B.Tognola, UOSP BellinzonaGraficaTheredbox, LuganoStampaTipografia Poncioni, LosoneEdizione e diffusioneCSFO (Centro svizzero di servizio Formazione professionale / Orientamento professionale, universitario e di carriera)http://www.csfo.chRealizzato grazie al contributo dellaConfederazione (UFFT)

Asili nido, mense scolastiche, dopo-scuola: que-sti servizi per le famiglie e per l’infanzia oggi ri-spondono principalmente alla necessità di affi-dare i bimbi a persone professionalmentepreparate durante il tempo di lavoro dei genitori. La “comunità dei bambini” ora Asilo Nido comu-nale di Mendrisio è uno dei primi asili nido natoquasi trent’anni fa in Ticino con lo scopo di met-tere a disposizione uno spazio educativo acco-gliente, allegro e professionale, un servizio a so-stegno della famiglia, dove i bambini possonotrascorrere più ore al giorno e più giorni sull’arcodella settimana mentre i genitori sono al lavoro.“Vogliamo offrire un luogo di vita sereno e familia-re - dice Elda Pianezzi, responsabile dell’asilonido – dove il bambino possa sentirsi capito,ascoltato, rispettato nei suoi bisogni e aiutato acrescere. Abbiniamo professionalità e concretez-za nel sostegno quotidiano ai nostri ospiti e alle lo-ro famiglie”.Gli operatori socioassistenziali si inserisconomolto bene nell’asilo nido. Svolgono un lavoropratico, educativo e assistenziale che portanoavanti con attenzione alla relazione e allo svilup-po del bambino, in collaborazione con un’équipepluridisciplinare. Si occupano dell’educazione e della cura deibambini, conoscono le fasi dello sviluppo, se-guono i principi di un’alimentazione sana e cor-retta preparano e danno biberon, pappe, pasti emerende. Sanno riconoscere i sintomi di malattieinfantili, sono preparati per affrontare i disagi ,per accompagnare e sostenere gli ospiti nellesituazioni difficili, per esempio quando ci sonoproblemi fisici o di comportamento. “L’OSA è una figura professionale preziosa – spie-ga Elda Pianezzi – assicura un lavoro concreto ecompetente a favore del benessere dei nostri pic-coli ospiti, è ben integrata in seno all’équipe, sa af-fiancare gli educatori dell’infanzia nella gestionequotidiana della struttura, nella cura dei bambini edella casa”.Per stare con i bambini ci vuole passione edentusiasmo, senso della responsabilità e dellapraticità, pazienza, creatività, empatia e moltaenergia.

“Un lavoro da fare con il cuore”Alla “Comunità dei bambini” incontriamoTamara, 24 anni, al secondo anno di tirocinio.Nelle prime ore del pomeriggio i bambini dormo-no; ne approfittiamo per parlare con lei. “Ho co-

minciato da ragazzina a rendermi utile nelle asso-ciazioni per attività del tempo libero con bambini,la società nuoto, la danza.... per la vita vorrei un la-voro da fare con il cuore”.Tamara, nella pratica (sul lavoro) e nella teoria(alla scuola cantonale per operatori sociali e aicorsi interaziendali di Formas) impara le basidella puericultura e della pedagogia della primainfanzia. “Occuparsi di un gruppo di bambini du-rante una giornata intera può essere pesante senon senti dentro il piacere di dedicarti a loro”. Manon è il suo caso, le sue aspettative sono realiz-zate: “E’ un lavoro che ti arricchisce e ti dà soddi-sfazione: lo vedi sul sorriso di un neonato, lo sentida come un bimbo ti abbraccia, da come ti corre in-contro, incerto nei suoi primi passi”.Tamara è già ben integrata nell’équipe e nel lavo-ro di accoglienza e cura dei bambini. “Mi occupodi un gruppo di bimbi da 3 a 18 mesi, bambini pic-coli con bisogni molto diversi”. Con l’équipe ognimattina accoglie i piccoli ospiti, si preoccupa direndere il distacco dal genitore il più sereno pos-sibile, con modalità di separazione rassicurantiper i bambini e per i genitori. Poi, l’introduzionenel gruppo, la socializzazione, l’animazione, i bi-sogni individuali. Organizzata in tutti i suoi mo-menti, la giornata trascorre tenendo conto deiritmi e delle necessità di ogni bimbo: colazione,giochi, alimentazione, igiene, cambio di pannoli-ni, nanna, risveglio, coccole quando qualcosanon va, e sostegno quando insorge una paura oun dolore. Il lavoro di équipe richiede partecipa-zione attiva e condivisione dei compiti: i ruoli so-no ripartiti secondo competenze specifiche.Tamara si occupa anche della cura della casa,degli spazi dove i bimbi mangiano, dormono, gio-cano; pulisce, riordina, rende allegro l’ambiente,prepara semplici animazioni.

Una professione femminile? Niente affatto!Lavorare con i bambini sembra essere una sceltaspesso e ancora scontata per le ragazze. Unaprofessione coniugata solo al femminile? “No,assolutamente”, dice convinta Elda Pianezzi, re-sponsabile dell’asilo nido di Mendrisio, pure im-pegnata nella formazione professionale allaSSPSS e ispettrice di tirocinio OSA indirizzo in-fanzia. “La presenza della figura maschile all’inter-no del Nido e nell’équipe è importante, per ripro-durre il modello famigliare, per permettere albambino di confrontarsi più realmente con giochie relazioni che non sono solo femminili.”

“Ci sono diversi apprendisti OSA di sesso maschi-le - conferma Emanuela Guastalli di Formas – chesoprattutto scelgono di frequentare l’opzione perl’assistenza alle persone disabili”.I pregiudizi si possono superare se vi sono moti-vazioni solide. Infatti, Lucio, allievo dellaSSPSS, non si è lasciato condizionare: “Mi piac-ciono tantissimo i bambini e ho scelto consape-volmente di seguire la formazione di operatore so-cioassistenziale. Perché credo che un bambinoabbia bisogno di avere anche delle figure maschilidi riferimento nell’accoglienza fuori dalla famiglia,soprattutto negli istituti sociali per l’infanzia condifficoltà familiari”.Anche per Cetin, apprendistaall’OTAF, il problema non si pone: “Per me non fadifferenza essere uomo o donna in questa profes-sione: aiutare gli altri, farlo con competenza e mo-tivazione, è quello che conta”.

Una formazione per la vitaStessa scelta professionale ma con un altro per-corso scolastico per gli allievi OSA della Scuolaspecializzata per le professioni sanitarie e so-ciali a Lugano-Canobbio. Anita, Cristina,Deborah e Lucio frequentano la scuola a tempopieno perché darà loro l’attestato federale di ca-pacità (AFC) e pure la maturità professionale sa-nitaria e sociale, un “passaporto” per altri tra-guardi di studio. “Una formazione solida èimportante per la vita – osserva Deborah – la ma-turità ci dà la possibilità di continuare gli studi maanche di avere un diploma che ci apra le porte delmercato del lavoro”.“La scuola richiede molto impegno – fa notareAnita – ma ne vale la pena”. “Possiamo contare suun buon sostegno da parte dei nostri docenti – ag-giunge Cristina – e della responsabile di formazio-ne”.Tutti confermano: sì, si sentono ben accom-pagnati in questo percorso teorico e pratico. Siavvicinano alla realtà operativa della professio-ne attraverso i corsi interaziendali proposti dallascuola e gli stage, dapprima brevi e di osserva-zione, poi più lunghi e di vero confronto con ilmondo del lavoro. Lucio, per esempio, ha parteci-pato a una colonia estiva e ha accompagnato unaclasse di scuola elementare durante una setti-mana di scuola montana.

Gli OSA non sono “baby-sitter”Ragazzi e ragazze, a volte, immaginano la figuradell’OSA come una brava baby-sitter. Diventare OSA è ben diverso dal sorvegliare ditanto in tanto un neonato, per guadagnare qual-cosa, o portare al parco giochi quell’amore dibambina della vicina di casa. Diventare OSA èmolto di più: la formazione prepara a un ruoloprofessionale qualificato nel settore sociale.L’accoglienza di bambini da 0 a 12 anni ha rispo-sto progressivamente negli ultimi decenni a nuo-vi bisogni della nostra società, in particolare aquello di affidare i bambini a qualcuno durante iltempo di lavoro. A qualcuno, ma a chi? La nonna?La vicina di casa? Non sempre la famiglia puòcontare sulla solidarietà e quindi ricorre ad un af-fidamento di tipo professionale. Ad ogni età delbambino il bisogno è diverso, ad ogni età la suastruttura: gli asili nido per i bambini fino a 3 anni,gli asili a tempo prolungato, le mense scolasti-che e i dopo-scuola per i bambini della scuoladell’infanzia e della scuola elementare. Gli ad-detti ai lavori parlano di accoglienza extra-fami-liare e extra-scolastica, in altre parole un’offertacomplementare alla famiglia e alla scuola. E’questo il contesto occupazionale degli OSA, uncontesto recente e in evoluzione.

Lavorare con i bambini

Matteo è un bambino handicappato, non parla,ha imparato a comunicare con gli occhi. Lilianaha avuto un grave incidente dalle conseguenzeirreversibili: è in carrozzella per sempre.Raffaele e Eleonora, quarantenni, presentanoun handicap mentale grave sin dalla nascita.Nella Svizzera italiana vi sono parecchie strut-ture e servizi di tipo sociale – istituti, laboratoriprotetti, foyer, centri diurni, ecc. – che accolgo-no persone adulte o minorenni con handicap fi-sici o mentali, con problemi comportamentali odifficoltà di adattamento sociale. Con loro e perloro lavorano operatori socioassistenziali, edu-catori sociali, pedagogisti, logopedisti, ergote-rapisti, fisioterapisti, personale sanitario e me-dico. Ogni équipe pluridisciplinare condividegli obiettivi in base ai bisogni degli utenti: assi-stenza, integrazione e miglioramento dell’auto-nomia costituiscono i punti forti.La Fondazione OTAF a Sorengo accoglie circa300 utenti, di età e disabilità diverse, e si avvaledelle prestazioni di 290 collaboratori. Fra questianche gli operatori socioassitenziali. “Nel set-tore della disabilità abbiamo sentito il bisogno diuna figura professionale con un approccio prati-co e nel contempo competente – dice RobertoPanzeri, direttore di OTAF – una persona da af-fiancare agli educatori sociali e ai pedagogisti,formata per accompagnare le persone disabilinella quotidianità. Tutti i nostri operatori sonoqualificati, a diversi livelli di formazione, mal’aspetto assistenziale non rientra nelle lorocompetenze. E i disabili hanno bisogno anche diessere assistiti: spostare una persona dalla car-rozzina al letto o viceversa, aiutarla nelle curepersonali, ecc.. Sono atti che vanno compiuti conmodalità adeguate, necessitano di competenzespecifiche che si avvicinano a quelle sanitarie, manon lo sono propriamente”.

Comunicare con le sensazioniCetin, 21 anni, è apprendista OSA all’OTAF.Prima, faceva il venditore. Aiutare persone indifficoltà è stata una scelta consapevole: gliprocura una felicità vera. “Tra scuola e lavoro,teoria e pratica, c’è una relazione intensa sto im-parando molte cose per essere d’aiuto agli altri,ma anche per me stesso”. Cetin è al secondo an-no di tirocinio, inserito nell’area dei bambini di-sabili. La sua giornata comincia alle ore 7 inpunto. “L’équipe incontra il vegliatore per saperecome gli ospiti hanno passato la notte, poi prepa-riamo la colazione. Sveglio il bambino che mi vie-ne affidato, dolcemente, gli auguro buona gior-nata, lo incoraggio e lo assisto nell’alzarsi e nellavarsi. Poi i bambini fanno colazione - in genereli devi aiutare - e successivamente vengono ac-compagnati al settore asilo o scuola speciale”.Cetin annota le sue osservazioni nell’appositodiario di ogni utente, uno strumento che con-sente a tutta l’équipe di accedere alle informa-zioni in ogni momento. Poco dopo le ore 9, Cetinconclude il suo primo turno di lavoro. Riprendealle 16 quando i bambini rientrano al foyer. È ilmomento dell’animazione individuale o di grup-po, dei giochi, dei canti, della musica. Poi, i pre-parativi per la cena e per la notte. Sono le ore 21,la giornata si conclude bene. Nessuna difficol-tà? “La relazione con disabili, bambini o adulti, ègratificante. Certo non è facile imparare a capire iloro bisogni se non si esprimono – ammetteCetin – per esempio, quando fai la doccia a unbambino che non parla non ti può dire se l’acqua èfredda o troppo calda. Ma si impara...è bello!.”

Trasmettere gioia di viverePer lavorare in una realtà così differenziata co-me quella della disabilità quale attitudini sonorichieste? Roberto Panzeri e Augusto Sciolli,pedagogista curativo e responsabile degli ap-prendisti OSA, hanno molta esperienza per dir-lo: grande capacità di ascolto, di comunicazio-ne emotiva e non verbale, disponibilità adimparare, ad adattarsi agli altri, a lavorare inéquipe, essere positivi e provare gioia di vivereda trasmettere agli altri. Sono d’accordo conCetin: l’importante è sentire dentro di sé la vo-lontà di aiutare ed essere pronti a crescereumanamente e professionalmente. La formazione, l’accompagnamento del re-sponsabile di formazione e l’inserimento nel-l’équipe consentono di tradurre queste attitudi-ni in competenze, di passare dalla teoria allapratica. “Gli apprendisti sono coinvolti e intro-dotti gradualmente, fanno esperienze nei diversisettori – spiega Augusto Sciolli - imparano adaffrontare anche i momenti più delicati, nella re-lazione emotiva ed umana come nelle cure perso-nali, a convivere con persone disturbate mental-mente”. Nella quotidianità dell’assistenza edell’accompagnamento, gli operatori socioas-sistenziali devono saper riconoscere e rispet-tare la sfera di vita, le preferenze e i bisogni in-dividuali, agire conformemente ai principi eticie deontologici.“Qui accogliamo l’handicappato e la sua soffe-renza, espressa e non espressa, ci occupiamo deisuoi bisogni e di quelli della sua famiglia se cer-chiamo il positivo nella persona, se stimoliamo lesue potenzialità, permetteremo a queste poten-zialità di manifestarsi”.

Dal volontariato alla scelta professionaleScegliere di lavorare nell’ambito dell’assisten-za agli handicappati non avviene per caso; ingenere esperienze di volontariato e di lavoroestivo con gruppi di persone portatrici di handi-cap porta a maturare questa scelta. E’ stato co-sì anche per Jessica e Ylenia, allieve del terzoanno alla Scuola specializzata per le professio-ni sanitarie (SSPSS). La formazione a tempopieno, basata sulla progressiva acquisizione dicompetenze professionali teoriche e pratiche,rafforzata da materie di cultura generale, è ap-parsa loro come la miglior via per tradurre il vo-lontariato in professionalità. Ylenia è convinta di aver fatto la scelta giusta:“potrò cercare un posto di lavoro in un istituto oin un foyer per handicappati oppure continuare la

formazione”. Intanto, si impegnano molto ascuola e nello studio individuale. “Il programmadi studio comprende molte materie, tutte utili”.Attraverso gli stage e i corsi interaziendali del-la scuola, Ylenia e Jessica si avvicinano allapratica: “Possiamo mettere alla prova quantoimparato a scuola – commenta Jessica - svilup-pare la capacità di relazionare con la persona di-sabile”. “E’ l’aspetto più difficile – aggiungeYlenia – devi guadagnarti la fiducia della persona,adottare nei rapporti umani la debita vicinanza odistanza, saper riconoscere e rispettare la sferaprivata”. Capire l’altro, le sue emozioni ma an-che i suoi limiti. Ylenia e Jessica, partite con un approccio spontaneo e solidale di volonta-riato, si preparano per un lavoro ad alto valoresociale.

Un lavoro gratificante e arricchenteRossano è attivo al Foyer “La Fonte”a Lugano:un appartamento nel quale vivono 6 ospiti adul-ti con handicap fisico, 5 dei quali in carrozzina,seguiti giornalmente da due operatori.Oggi il suo turno inizia alle 7.30 con la conse-gna: l’operatore che ha vegliato la notte lo infor-ma su quanto accaduto. Pian piano il foyer si ri-sveglia, Rossano e la sua collega aiutano gliospiti ad alzarsi, per uno con l’ausilio del solle-vatore, li assistono nell’igiene: doccia o toilettea letto, e li aiutano a vestirsi e a prepararsi per lagiornata; l’attività può essere pesante e stan-cante fisicamente “Ma a scuola abbiamo impa-rato ad affrontare gli sforzi e a proteggere laschiena -ci dice Rossano- poi ci sono le apparec-chiature che ci aiutano.” Sono momenti delicati,che toccano la sfera intima della persona ecomportano un contatto fisico ravvicinato: l’at-teggiamento degli operatori è fondamentale“Dobbiamo essere ben disposti, sereni e discre-ti. Qui siamo solo per loro, tutti i nostri problemipersonali li lasciamo fuori.” Poi c’è la prepara-zione della colazione: caffellatte, cereali, frut-ta, pane burro e marmellata gustati insiemenella grande cucina. Parte degli ospiti verso le 9lascia la struttura per il lavoro esterno o per leterapie. Rossano approfitta di queste ore per lavare lestoviglie e riassettare la cucina e i locali comu-ni. “Per le pulizie principali ci aiuta una signoraper due ore, ma il resto lo facciamo tutto noi: bu-cato, stiro, acquisti e preparazione dei pasti, co-me in una normale economia domestica.”Versole 10.30 in compagnia di un ospite esce per laspesa, al rientro prepara il pranzo. Alle 12 sonotutti a tavola e gustano il pranzo, seguito dalcaffè e da un momento di relax “Ci scambiamoimpressioni, discutiamo, qualcuno si sfoga e siconfida. A volte nascono discussioni e piccoliconflitti che dobbiamo saper gestire e mediare.”Rossano è molto soddisfatto del suo lavoro cheritiene gratificante “hai l’impressione netta difare qualcosa di utile per gli altri ma anche per te,perché ogni giorno si esce dal lavoro arricchiti.Naturalmente bisogna essere capaci di non farsicoinvolgere troppo emotivamente, sarebbe unasofferenza costante. A scuola ci insegnano a ge-stire le situazioni e a comportarci di conseguen-za.” Alla conclusione del turno Rossano fa laconsegna ai colleghi che riprendono il lavoro.

Assistere i disabili

L’OSA accoglie i bambini, rispettando il rituale di separazionedai genitori, li introdurcenel gruppo tenendoconto dell’età e dellosviluppo favorendo lasocializzazione.

Nell’attività di tutti i giorni utilizza, in gruppoe individualmente, giochie rituali per promuoverel’evoluzione e l’autono-mia dei piccoli ospiti.

Presta particolare attenzione ad un’alimen-tazione sana e corretta.Prepara ed assiste i bambini durante i pasti egli spuntini.

Utilizza mezzi perstimolare e animare la vita quotidiana, invogliaa svolgere attività creativee ricreative, stimola e sostiene la creatività dellepersone assistite.

La consegna, lo scambio di informazioni: come è trascorsa la giornata, quali problemi ci sono sta-ti, quali gli appuntamentistabiliti. Tutte le osser-vazioni sono poi annotatenell’apposito diario cosìche tutta l’équipe possaaccedere alle informazioni.

Organizza escursioni,visite e passeggiateall’esterno della strutturacosì da favorire il mante-nimento del contatto conla realtà e le relazionisociali.

Si occupa delle curequotidiane dei bambini,in particolare dei piùpiccoli.

Accompagna la personadisabile nella quotidianità,occupandosi delle attivitàdi tutti i giorni: igiene del corpo, vestirsi,svestirsi, prepararsi ad uscire…

Scuola a tempo pieno: 4 anniFrequenza della Scuola specializzata per le professioni sanitarie esociali (SSPSS) a Canobbio. Scelta dell’indirizzo al momento del-l’iscrizione. La formazione si svolge a tempo pieno, con maturità pro-fessionale federale sanitaria e sociale integrata. Oltre ai corsi teoricigli allievi svolgono brevi stage di osservazione nel 1° e 2° anno, stagedi formazione pratica di 5 mesi nel 3° e 4° anno (rientro a scuola 1 gior-no alla settimana) e stage estivi di 2 settimane; i corsi interaziendalisono integrati al programma di formazione della scuola.Le condizioni di ammissione alla scuola sono quelle per l’accesso allamaturità professionale; inoltre sono richieste la partecipazione obbli-gatoria a un incontro informativo e a un colloquio. Posti limitati; even-tuale accesso secondo graduatoria.

Tirocinio: 3 anniFormazione professionale di base (tirocinio) per persone adulte.Formazione professionale pratica in una struttura autorizzata di ac-coglienza per l’infanzia o in un istituto per disabili e formazione scola-stica alla Scuola cantonale per operatori sociali (SCOS) a Mendrisio.Frequenza dei corsi interaziendali organizzati dall’Associazione pro-fessionale (Formas) a Giubiasco.Per essere ammessi alla formazione occorre avere compiuto 18 annientro l’anno, aver assolto l’obbligatorietà scolastica e avere un con-tratto di tirocinio con un’istituzione socioassistenziale.

Titolo di studio: attestato federale di capacità (AFC) di Operatoresocioassistenziale/ Operatrice socioassistenziale indirizzo assi-stenza agli handicappati oppure indirizzo assistenza all’infanzia. Gliallievi della SSPSS conseguono anche l’attestato federale di maturi-tà professionale sanitaria e sociale.

Continuare la formazione

Gli OSA hanno la possibilità di proseguire la formazione in una scuo-la specializzata superiore (SSS) del settore sociale; con la maturitàprofessionale, possono accedere a una scuola universitaria profes-sionale (SUP) nel campo sociale e educativo oppure al Corso passe-rella (1 anno) per l’ammissione all’Università o all’Alta scuola peda-gogica.

Condizioni di lavoroLa professione di OSA può essere esercitata a tempo pieno o a tempoparziale. Le condizioni di lavoro dipendono dal tipo di struttura: orariregolari oppure lavoro a turni, ma soprattutto inserimento in un’équi-pe con altre figure professionali specializzate.

Formazione

Senso di responsabilità.Agire con consapevolezza e professionalitàper essere di sostegno agli altri. Discrezione. Operare con tatto e deli-catezza, rispetto ed equilibrio. Empatia. Capire l’altro, le sue emozionima anche i suoi limiti. Condividere i momenti belli e brutti, con pazienzae disponibilità.Apprendimento continuo. Interessarsi all’evoluzionedella professione e del settore sociale, aggiornarsi, crescere con leesperienze. Capacità di comunicazione. Farsi capire nelle situazionipiù diverse, avere facilità nel contatto umano. Capacità di gestire iconflitti.Affrontare in modo eticamente corretto ed equilibrato le rela-zioni personali con utenti e colleghi. Capacità di lavorare in gruppo.Accettare la divisione dei compiti e contribuire costruttivamente al la-voro del team. Comportamento adeguato alla situazione. Star benecon sé stessi per trasmettere benessere agli altri. Capacità di lavoraresotto pressione. Nei momenti intensi non perdere la calma.

Indirizzi utili

Ufficio dell’orientamento scolastico e professionaleServizio documentazioneStabile Torretta6500 Bellinzonatel. 091 814 63 51fax 091 814 63 [email protected] http://www.ti.ch/uosp

Scuola specializzata per le professioni sanitarie e sociali (SSPSS)Via Trevano 256952 Canobbio tel. 091 815 06 11fax: 091 815 06 [email protected]://www.sspss.ch

Scuola cantonale degli operatori sociali (SCOS)Via A. Maspoli 6850 Mendrisio tel. 091 816 59 61 fax 091 816 59 [email protected]://www.scosmendrisio.ch

Formas – Associazione per laformazione nelle strutture sanitarie e negliistituti sociali del Cantone Ticinovia Ferriere 116512 Giubiascotel. 091 857 92 25fax 091 857 92 [email protected]

Inoltre consultare

http://www.orientamento.ch il sito dell’orientamento scola-stico e professionale svizzero.Borsa dei posti di tirocinio,descrizione delle professioni edelle formazioni.

http://www.bbt.admin.chper consultare le ordinanzee i regolamenti di formazione.

Attitudini richieste

I corsi interaziendali Formas, l’Associazione per la formazione nellestrutture sanitarie e negli istituti sociali delCantone Ticino, in collaborazione con la Scuolacantonale per operatori sociali (SCOS), orga-nizza i corsi interaziendali per gli apprendistiOSA. La sede è a Giubiasco, con aule apposita-mente strutturate per riprodurre la realtà di unasilo nido e per consentire l’esercizio dell’assi-stenza alle persone nei vari momenti della vitaquotidiana. “Questi corsi – spiega EmanuelaGuastalli, docente responsabile dei corsi intera-ziendali OSA – permettono di unire in modo coe-rente scuola e lavoro, di consolidare la formazio-ne. Nelle nostre aule - veri e propri laboratori dipratica professionale – simuliamo e sperimentia-mo. Per esempio: prima si impara a mettere e so-stituire il pannolino al bambolotto, poi lo si cam-bia al neonato, con la supervisione della docente.Si creano così delle situazioni di cura vicine allarealtà professionale e si affrontano nel passaggiodalla teoria alla pratica. L’intento è di provare, ac-quisire sicurezza, rafforzare le competenze teori-co-pratiche; ed è proprio la riflessione sull’espe-rienza che vorremmo incentivare e promuovereconcretamente negli apprendisti, a partire dalleloro esperienze vissute”. Il programma delle giornate interaziendali –suddivise sull’arco dei 3 anni di formazione – hauna parte comune ai due indirizzi professionali eparti specifiche per le due diverse opzioni.“Punta sulla conoscenza del contesto di assisten-za e cure di base, per l’infanzia e per la disablità,sull’approccio educativo e psico-educativo – pre-cisa Emanuela Guastalli - e tratta del ruolo indivi-duale e in équipe dell’OSA”. Gli apprendisti lavorano in strutture diverse e laloro esperienza pratica, a volte, non riesce ad es-sere completa. I corsi interaziendali colmanoeventuali lacune e integrano altre conoscenzecomplementari, per esempio l’uso di strumentiespressivi per l’animazione (musica, danza, tea-tro, gioco espressivo,ecc.). Per gli allievi della SSPSS, i corsi interaziendaliperseguono gli stessi obiettivi, ma sono integra-ti nella formazione scolastica e distribuiti sul-l’arco dei 4 anni.