Ufficio dell’Orientamento Scolastico e Professionale ... · Gli OSS fanno parte di una équipe...

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L’attività degli operatori sociosanitari e delle operatrici sociosanitarie (OSS) ha come obiet- tivo principale il miglioramento del benessere e dello stato di salute dei pazienti o degli utenti, attraverso una serie di atti effettuati quotidianamente. Ufficio dell’Orientamento Scolastico e Professionale UOSP Operatore sociosanitario Operatrice sociosanitaria

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L’attività degli operatori sociosanitari e delleoperatrici sociosanitarie (OSS) ha come obiet-tivo principale il miglioramento del benessere e dello stato di salute dei pazienti o degli utenti, attraverso una serie di atti effettuatiquotidianamente.

Ufficio dell’Orientamento Scolastico e Professionale

UOSP

Operatore sociosanitarioOperatrice sociosanitaria

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Gli OSS fanno parte di una équipe pluridiscipli-nare e in collaborazione con altri professionistidel settore sanitario, si occupano di persone di ogni età, le sostengono nelle attività dellavita quotidiana, le aiutano per l’alimentazione,l’igiene, l’abbigliamento, il riordino e la puliziadelle loro cose. L’attenzione dedicata allapersona e la relazione di fiducia – gesti menovisibili – sono altrettanto importanti nellarelazione di cura. Sotto la responsabilità di uninfermiere o di un’infermiera svolgono pre-stazioni legate ad alcuni atti medico-tecnici epartecipano al programma di cura e allagestione delle cartelle dei pazienti.Gli OSS lavorano negli ospedali, nelle case peranziani, negli istituti di riabilitazione e nei ser-vizi di assistenza e cura a domicilio.Attualmente gran parte delle persone formatein questa professione è impiegata negli istitutiper anziani, dove il bisogno di cure è più impor-tante. Il campo di attività degli OSS dipendedall’organizzazione dell’istituto o del servizio e varia in funzione della ripartizione dei compititra infermieri, operatori e assistenti di cura. La formazione di operatore sociosanitario o dioperatrice sociosanitaria può essere intrapresadopo la scuola obbligatoria e sfocia in un atte-stato federale di capacità (AFC). Alterna corsi e stage, sviluppa le capacità di osservazione e di comunicazione, insegna gli atti medico-tecnici e apporta le competenze necessarie perprestare cure adeguate ai bisogni dei pazientitenendo conto del loro contesto abitativo. Le competenze acquisite durante la formazionedi base consentono di essere operativi e diaccedere ad una formazione superiore in ambitosanitario.

Realizzazione e redazione Ingrid RollierCentre de production documentaire sur les études etles professions (CIIP), Neuchâtel.© CIIP, maggio 2005Per la versione in lingua italiana © Ufficio dell’orientamento scolastico e professionale(UOSP), febbraio 2006Traduzione e adattamenti per la lingua italiana Lorenza HofmannRealizzazione editoriale Beatrice Tognola Giudicetti, Servizio documentazioneUOSP (UOSP) Bellinzona.Fotografie Thierry Parel e ALVAD, LocarnoGraficathe red box, LuganoStampaIndustria grafica Gaggini & Bizzozero, MuzzanoEdizione e diffusioneSegretariato romando ASOSP LosannaRealizzato grazie al contributo della Confederazione(UFFT).

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Le OSS fanno parte di una équipe pluridisciplinare;

ogni professionista è al corrente degli interventi.La trasmissione affidabile delle informazioni è essenziale per il buon andamento delle cure.

L’OSS prepara il carrello con il materiale necessario

per le cure: compresse, bende, pinze, disinfettante, ecc.. È pure suo compito ordinare e rifornire l’armadio

del materiale sanitario.

Disinfettando una piaga o rinnovando una medicazione, Fatima verifica che non vi siano infezioni. In questa professione

non bisogna essere sensibili al sangue né temere il contatto con persone malate

Attraverso gesti abituali ,

instaura una relazione privilegiata con la paziente.

L’OSS si preoccupa del benessere degli ospiti e di assicurare un livello di igiene irreprensibile, rifà regolarmente i letti, cambia la biancheria da letto. A dipendenza dal luogo di lavoro, partecipa anche al trattamento della biancheria.

La preparazione dei medicamenti è un momento importante della giornata,

richiede meticolosità e attenzione. Ogni paziente ha un suo recipiente,

il contenuto e la quantità devono corrispondere alle prescrizioni mediche.

Il polso, la temperatura, la pressione arteriosasono controlli regolari, atti precisi, ripetuti quotidianamente, che permettono di osservare l’evoluzione dello stato di salute.

Tra una prestazione e l’altra, l’operatrice sociosanitaria

registra nel dossier del paziente tutte le cure prodigate

e gli ultimi elementi osservati:i parametri vitali, lo stato cutaneo, la posizione, i dolori o eventuali lamentele, ecc.

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Partecipare alla guarigione

Grazie alla formazione di operatrice sociosanita-ria, Fatima Caetano, già assistente di cura, ha po-tuto estendere le sue conoscenze e il suo campodi attività. Lavora in un reparto di chirurgia orto-pedica, nel quale gli atti medico-tecnici sono pre-ponderanti.

La maggioranza dei pazienti, ospiti di questo re-parto, sono stati ospedalizzati a seguito di uninfortunio. Hanno subito un intervento chirurgi-co e si trovano momentaneamente limitati nellaloro mobilità. Ogni giorno, Fatima Caetano sioccupa di due o tre persone il cui stato di saluteè piuttosto stabile.

Controllo e cure tecnicheL’operatrice sociosanitaria segue le indicazioniannotate sulla cartella delle cure: “Talune verifi-che sono fatte regolarmente: pressione arterio-sa, temperatura e, in caso di diabete, controllodel tasso di glicemia tramite prelievo di unagoccia di sangue dal dito. Osservo l’evoluzionegenerale, presto attenzione ad eventuali segna-li, ascolto il paziente se accusa dolori. I medica-menti riescono a lenire i dolori? Il paziente sof-fre di nausea? La pressione arteriosa aumentain modo anormale? Annoto queste mie osserva-zioni e se insorge un altro problema informo laresponsabile.”“Un’infermiera è sempre presente nel reparto ein ogni momento posso chiederle consiglio.All’inizio, l’infermiera seguiva il mio operato.Ora, cambio le medicazioni da sola”. FatimaCaetano se ne rallegra. “Mi piace parteciparealle cure medico-tecniche. Effettuo prelievi disangue e iniezioni sottocutanee, intradermichee endovenose”.

Mobilità e cure di baseNella chirurgia ortopedica, le prescrizioni medi-che riguardano soprattutto la mobilità. Il mododi far alzare il paziente o la sua posizione a lettoseguono direttive specifiche. Le persone opera-te all’anca o alla spalla dispongono di cusciniparticolari per evitare movimenti falsi; ad altripazienti viene tenuto sollevato il piumino persgravare il corpo da qualsiasi peso; altri ancoradevono restare completamente sdraiati senzacambiare posizione. Il compito di FatimaCaetano è quello di verificare che tutto corri-sponda alle indicazioni mediche o infermieristi-che, di preoccuparsi del benessere dei pazientie dar loro sollievo rinfrescandoli e frizionandoli. Le cure di base scandiscono la giornata: lavare ipazienti immobilizzati, cambiare i letti, distribui-re i pasti, rifornire gli armadi di materiale sanita-rio, tutte attività che gli operatori sociosanitaricondividono con gli assistenti di cura. I pazientirestano nel reparto in media 5-6 giorni. “Mi pia-ce cambiare ed essere a contatto con pazientinuovi. Li assisto in un momento delicato, pro-prio quando un certo episodio tocca la loro salu-te; il loro stato evolve velocemente fino a fare ameno delle nostre cure. Apprezzo particolar-mente di accompagnare persone che stannomeglio di giorno in giorno e che possono rapida-mente lasciare il reparto di cure acute - conclu-de Fatima Caetano - ho l’impressione di contri-buire alla loro guarigione”.

Accompagnare le persone anziane

Operatore sociosanitario in una casa per anzia-ni, Gregory Reuse gode di grande autonomia.Generalmente può prodigare le cure da solo inquanto poco tecniche.

Questa struttura per persone anziane accoglieuna ventina di pazienti lungodegenti.L’atmosfera è familiare. “Conosco tutti moltobene - dice Gregory Reuse - il carattere diognuno, che cosa piace o non piace loro, lastoria della loro vita. Incontro anche i loro figli e nipoti”.

Conquistarsi la loro fiduciaPer dare un sostegno benefico ad ogni anziano,è importante stabilire prima di tutto un buoncontatto e creare un rapporto di fiducia: “Cercodi adattarmi alla persona e di offrirle quanto habisogno, rispettando le sue particolarità e abi-tudini. Ascolto, sviluppo una certa empatia, purmantenendo una percezione oggettiva della si-tuazione. Confrontarsi con comportamentiproblematici o incostanti non è facile; con l’e-sperienza si impara e le conoscenze professio-nali sono un buon supporto. Per esempio, acco-gliendo un nuovo ospite, so che cosa provapsichicamente una persona che entra in un isti-tuto di lungodegenza”.“È normale avere un po’ di apprensione nel la-vare un paziente o nel contatto con una perso-na malata, ma poi si prende l’abitudine. Sonoatti a cui siamo abituati. Ciò che conta, è loscambio che accompagna queste cure: lo sco-po è prima di tutto di fare del bene, di accresce-re il benessere”. Gregory Reuse si occupa so-prattutto di anziani abbastanza autonomi. Liassiste mentre si lavano, per esempio pulendoloro la schiena. Partecipa meno alle cure d’igie-ne, effettuate essenzialmente dal personaleausiliario, per consacrare più tempo alle atti-vità amministrative, per esempio l’aggiorna-mento delle cartelle sanitarie e la registrazionedi dati sullo stato di salute degli ospiti.

Autonomia e collaborazioneAl momento di una nuova ammissione,Gregory Reuse prepara una cartella sulla qualeiscrive i trattamenti che riceve la persona, lesue preferenze alimentari e altri bisogni o abi-tudini. In certi casi, contatta il medico e la fami-glia, effettua le comande in farmacia. Il mattinoprepara i medicamenti per ogni anziano. Ognigiorno, durante la riunione d’équipe, il persona-le curante scambia osservazioni e commenti.Quando si riunisce il gruppo allargato all’ani-matrice e al cuoco, è l’occasione per organizza-re attività o per discutere di questo o quel menu. Gregory Reuse controlla lo stato di salute degliospiti passando regolarmente da loro. Si assi-cura che tutto vada bene, annota se il pazienteaccusa dolori o se manifesta un comportamen-to inconsueto. “L’infermiera non è necessaria-mente presente, ma è sempre raggiungibile.Durante i picchetti sono solo e devo reagire im-mediatamente se il paziente cade o se avverteimprovvisamente un dolore. Occorre essere ingrado di riconoscere una situazione d’urgenzae sapere quando è necessario chiamare l’infer-miera o il medico”.

Sostenere a domicilio

Molte persone anziane o invalide desideranorestare a casa propria. Lo possono fare grazie alsostegno degli operatori sociosanitari deiServizi di assistenza e cura a domicilio.

Federica Badinotti è al 2°anno di tirociniopresso il Servizio di assistenza e cura a domici-lio del Locarnese, segue la formazione teoricaalla Scuola cantonale per operatori sociali e icorsi interaziendali al centro di formazione diFormas (Associazione per la formazione nellestrutture sanitarie e negli istituti sociali delcanton Ticino). Federica frequenta dapprima il liceo, poi ciripensa. Un colloquio di orientamento le per-mette di focalizzare il suo interesse sulleprofessioni sanitarie. Fa uno stage in ospedaleper testare questa sua inclinazione e decideper il tirocinio di operatrice sociosanitaria.“Sono interessata ad imparare le tecniche dicura ma soprattutto mi piace l’aspetto umanodi questo lavoro: comunicare con personebisognose di sostegno, conoscere diversi vis-suti, diverse realtà”.

Adattarsi all’utente“Scuola e pratica sono molte impegnative”.Federica, dopo un anno di apprendistato in unacasa per anziani, passa al Servizio di assi-stenza e cura a domicilio. Una realtà diversa:incontra l’utente nella sua casa, si confrontacon la sua cultura, le sue abitudini, i suoi fami-liari. “La pratica a domicilio dell’utenterichiede molta capacità di adattamento: sei tuoperatrice a doverti adattare all’utente e al suoambiente di vita, ad essere attenta a non inva-dere la sua privacy”. Federica, essendo tirocinante, presta servizioal fianco di un’aiuto familiare o di un’infer-miera. “In una mattinata ci rechiamo da 4-5utenti, prevalentemente per le cure igieniche.Sono soprattutto persone anziane o invalide,hanno la fortuna di avere ancora buone capa-cità cognitive e di essere abbastanzaautosufficienti. Ma hanno bisogno di esseresostenute, nella cura della casa, nelle cure per-sonali oppure necessitano di regolariprestazioni infermieristiche”. Ogni interventodura circa 45 minuti, poi l’operatrice si spostasecondo un preciso programma di lavoro asse-gnato dalla capo-équipe del Servizio.

Una relazione gratificanteGli OSS dei servizi di assistenza e cura a domi-cilio svolgono un lavoro molto individuale eautonomo. A volte, sono le uniche persone chevisitano l’utente durante la giornata o la setti-mana. “L’operatrice a domicilio è sola conl’utente. Oltre ad assicurare la prestazionerichiesta deve saper valutare ogni giorno lasituazione, riconoscere sintomi o situazioniche richiedono l’intervento medico o di altriservizi specialistici. C’è molta osservazionenel nostro lavoro.” Il contatto umano appas-siona Federica. “L’intervento a domiciliopermette un maggior contatto con le persone equindi di costruire relazioni straordinarie. Gliutenti, soprattutto quando sono soli, si sen-tono davvero sostenuti. Diventi un punto diriferimento”. Al termine di ogni intervento adomicilio, Federica si sente gratificata.

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Formazione

Scuola a tempo pieno: 4 anniFrequenza della Scuola specializzata per le professioni sanitariee sociali (SSPSS) a Trevano-Canobbio. La formazione è offerta solocon maturità professionale federale sanitaria e sociale integrata, le condizioni di ammissione alla scuola sono quindi quelle richiesteper l’accesso alla maturità professionale. Partecipazione obbligatoriaad un incontro informativo e ad un colloquio individuale; certificatomedico di idoneità. Posti limitati; eventuale accesso secondograduatoria.Modalità: 1° anno: corsi teorici (materie di maturità professionalesanitaria e sociale, conoscenze professionali, ginnastica e sport) estage di osservazione di una settimana in un istituto di cura.2° anno: corsi teorici, 2 mesi di stage, uno nell’economia domestica,l’altro nel settore amministrativo e logistica.3° e 4° anno: corsi teorici e stage di 5 mesi ogni anno nell’assistenzasanitaria in case per anziani, ospedali e servizi diassistenza e cura a domicilio (rientro a scuola 1 giorno alla settimana).Corsi interaziendali: 45 giorni suddivisi su 4 anni.

Tirocinio: 3 anniTirocinio in un’istituzione sociosanitaria riconosciuta (inclusi i servizidi assistenza e cura a domicilio); frequenza dei corsi teorici alla Scuolacantonale degli operatori sociali (SCOS) a Mendrisio e frequenza deicorsi interaziendali organizzati dall’Associazione professionale(Formas) a Giubiasco. La formazione è diretta a candidati adulti (etàminima 18 anni compiuti entro l’anno).

Titolo di studio: attestato federale di capacità di Operatore sociosani-tario / Operatrice sociosanitaria (al termine del primo anno, solo per chiha assolto il tirocinio, possibilità di sostenere un esame per ottenere l'e-quivalenza al titolo di assistente di cura). Gli allievi della SSPSS conse-guono anche l'attestato federale di maturità professionale sanitaria esociale

Continuare la formazione

Gli OSS hanno la possibilità di proseguire la formazione in una scuolaspecializzata superiore (SSS) in cure infermieristiche o medico-tecni-ca o, con la maturità professionale, in una scuola universitaria profes-sionale (SUP) di indirizzo sanitario o sociale o accedere all’anno passe-rella per l’ammissione all’Università o all’Alta scuola pedagogica.

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Attitudini richieste

Interesse per gli altri. Gli altri e i loro problemi sono al centro dellepreoccupazioni. Bisogna sapere come instaurare un dialogo e comeinfondere fiducia. Capacità di ascolto e di osservazione. Per indivi-duare eventuali problemi o riconoscere situazioni che richiedono l’inter-vento infermieristico o medico. Attitudine a collaborare in seno al-l’équipe. Per contribuire allo scambio di informazione. Sicurezza negli atti. Atti precisi e modi sicuri creano fiducia in chi ri-ceve le cure. Buona organizzazione. Per condividere equamente iltempo disponibile tra i pazienti. Buona salute fisica e psichica, resi-stenza allo stress. Accompagnando persone molto malate o in fin divita, gli OSS incontrano situazioni difficili.

Sapete che…

La formazione di OSS è accessibile già dopo la scuola media, frequen-tando a tempo pieno la Scuola specializzata per le professioni sanitariee sociali (SSPSS), oppure dopo i 18 anni, intraprendendo un tirocinio inun’istituzione socio-sanitaria e seguendo parallelamente i corsi allaScuola cantonale degli operatori sociali (SCOS). Finora per imparareuna professione sanitaria occorreva avere 18 anni compiuti. Confrontarsi con situazioni difficili – malattia, sofferenza o fase termi-nale della vita – o semplicemente occuparsi delle cure personali di unapersona anziana può turbare. Se da un lato non è più necessario avereraggiunto l’età adulta per cominciare questa formazione, dall’altro latooccorre dar prova di una certa maturità personale. Gli atti medico-tecnici non possono essere dissociati dal contesto rela-zionale. La medesima cura con la stessa persona non avviene tutte levolte in modo identico. Occorre tenere conto della situazione del mo-mento, dello stato della persona, di bisogni e inquietudini che possonovariare da un giorno all’altro. Il lavoro ha generalmente orari irregolari, turni serali e eventualmentepicchetti notturni o festivi. Vi sono molte opportunità di impiego a tempoparziale, come in altre professioni sociosanitarie.La salute pubblica comprende tutto quanto concorre al mantenimento eal miglioramento della salute della popolazione: prevenzione, cure a do-micilio, cure in ambito scolastico e prescolastico. L’approccio di salutepubblica implica che il beneficiario delle cure non le subisca passiva-mente ma vi partecipi attivamente per migliorare la sua salute e il suobenessere.L’ordinanza di formazione degli OSS è entrata in vigore nel 2002. È la pri-ma formazione sociosanitaria regolamentata dalla Confederazione.

Indirizzi utili

Ufficio dell’orientamento scolastico e professionaleStabile Torretta6500 Bellinzonatel. 091 814 63 51fax 091 814 63 [email protected] http://www.ti.ch/orientamento

Scuola specializzata per le professioni sanitarie e sociali (SSPSS)Via Trevano 256952 Canobbio tel. 091 815 06 11fax: 091 815 06 [email protected]://www.sspss.ch

Scuola cantonale degli operatori sociali (SCOS)Via A. Maspoli 6850 Mendrisio tel. 091 816 59 61 fax 091 816 59 [email protected]

Inoltre, consultare:

www.orientamento.ch,il sito dell’orientamento scola-stico e professionale svizzero. Borsa dei posti di tirocinio,descrizione delle professioni edelle formazioni.

www.bop.ch,borsa delle offerte di perfeziona-mento e di formazione continuain Svizzera.

http://pp.ispfp.ch/mp/,sito sulla maturità professionalecurato dalla Divisione della for-mazione professionale.

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L’ospite al centro del lavoro

Paola Quarenghi, è formatrice di operatori socio-sanitari. In qualità di responsabile delle cure pres-so la Casa per anziani Paganini Rè a Bellinzona se-gue le persone in formazione nell’istituto.

Gli OSS in formazione si confrontano con la pra-tica. Gli adulti in apprendistato presso un istitu-to sociosanitario sono subito a contatto con l’o-spite o il paziente. I giovani allievi della scuola atempo pieno si avvicinano alla pratica profes-sionale progressivamente, svolgendo stagepresso strutture sociosanitarie. Qual è il primoimpatto con la realtà dell’istituto? “Accogliamola persona in formazione – spiega PaolaQuarenghi - visitiamo insieme la struttura e ilreparto dove sarà operativa, le presentiamo imembri dell’équipe, la informiamo sulle regoledell’istituto, sulla filosofia delle cure. Poi, iniziala pratica, il contatto fisico e umano con personeanziane, uomini e donne, con polipatologie, avolte debilitate, in perdita di autonomia e biso-gnose di assistenza”.

Rispetto dei ruoli in équipeGli allievi in formazione sono costantemente se-guiti da un/a infermiere/a di referenza e soste-nuti dai membri dell’équipe. Paola Quarenghisupervisiona l’evoluzione dell’apprendimentodella pratica, approfondisce aspetti di etica pro-fessionale, si occupa dell’insegnamento clinico.E non manca mai di insistere sul rispetto dei ruo-li all’interno dell’équipe e sulla centralità dell’o-spite nell’attività di cura. “L’ospite è al centro dell’attenzione, rispettiamoi suoi bisogni, i suoi ritmi, manteniamo l’autono-mia di cui dispone e, nella misura del possibile,ci occupiamo dei suoi desideri. L’équipe - quindianche l’OSS - lavora con questi obiettivi”. “Ogniistituto ha una sua filosofia delle cure, ovverostabilisce come va considerato l’ospite e comesi comporta il personale sanitario. Questa filo-sofia viene trasmessa durante la formazione at-traverso l’équipe”.

... e della dignità degli ospitiChi sceglie di lavorare nel settore sociosanita-rio è tenuto al segreto professionale, a un com-portamento rispettoso dei valori etici e della di-gnità delle persone in cura. Anche questo lo siimpara a scuola e nella pratica. Ogni persona informazione ha pure accesso ai documenti relati-vi agli ospiti, partecipa allo scambio di informa-zioni all’interno dell’équipe. “Diventa un collegadi lavoro a tutti gli effetti”, precisa PaolaQuarenghi. Il tempo della formazione consente anche di co-struire quel rapporto di fiducia essenziale congli ospiti e con i familiari che fa la qualità dell’ac-coglienza in istituto. “La fiducia si costruiscecon lo stare assieme, occupandosi giorno pergiorno dell’ospite, adattandosi al suo comporta-mento, alle sue esigenze ed abitudini.” Il percorso di formazione non è solo acquisizio-ne di competenze tecniche. Per Paola Quarenghila sfida di ogni formatore è di riuscire a “motiva-re le persone in formazione per avere domanipersonale qualificato attento ai bisogni e alla di-gnità degli ospiti”.

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Prospettive

Mercato del lavoro e sbocchi professionali

Gli OSS possono contare su svariati sbocchiprofessionali nel campo sociosanitario, daibambini agli anziani, dalla pediatria alla geria-tria. Lavorano in ospedali regionali ouniversitari, in case per anziani, in cliniche, inistituti di riabilitazione, nei servizi di assistenzae cura a domicilio o, in casi particolari, in istitutiper disabili o per bambini che richiedono princi-palmente un’assistenza sanitaria.I bisogni della popolazione per cura e assistenzacontinuano a crescere, servizi e istituti mancanodi personale qualificato. Le offerte di lavorosono più numerose nel settore delle cure aglianziani; parte degli operatori sociosanitari qua-lificati trova impiego nelle case per anziani, altrisono impiegati nei settori di cure acute comeospedali e cliniche, altri ancora nei servizi diassistenza e cura a domicilio (in questo ambitoviene solitamente richiesto o consigliato un’e-sperienza pratica nel settore).Negli istituti operano gomito a gomito profes-sionisti di diverso livello di formazione; glioperatori sociosanitari sono integrati in unaéquipe pluridisciplinare. Nella realtà delle cure, iruoli non sono strettamente delimitati; taluniatti sono effettuati indifferentemente dagli uni odagli altri. Fatima Caetano lo descrive bene:“Quando sono presenti gli assistenti di cura,sono più coinvolta nelle cure tecniche. Quandonon ci sono, devo occuparmi di più delle cure dibase. Anche l’infermiera contribuisce alle curedi base, ci aiuta a rifare i letti o a servire i pasti”.A dipendenza del personale presente e dei biso-gni dell’istituto, l’organizzazione del serviziodetermina chi fa che cosa e in quale momento.Globalmente, la funzione degli OSS è più estesanelle situazioni stabili (lungodegenza), menoestesa nell’ambito delle cure acute (ospedali) evaria in funzione delle caratteristiche del conte-sto di cura. “Dobbiamo dar prova delle nostrecompetenze prima di vederci affidati compiti piùcomplessi”, constata l’operatrice sociosanitaria.

L’OSS nella realtà sanitaria

OSS è un nuovo profilo professionale. Ce ne parlaBruno Cariboni, vice-presidente di FORMAS,l’associazione per la formazione nelle strutturesanitarie e negli istituti sociali del canton Ticino.

Formas promuove la professione di OSS, colla-bora con le scuole e i datori di lavoro e organizzai corsi interaziendali per apprendisti. “Abbiamocreato il centro di formazione interaziendale aGiubiasco - spiega Bruno Cariboni - per gli OSSe gli operatori socioassistenziali (opzione pri-ma infanzia e handicap adulti). Due infermieri-docenti coordinano il gruppo di insegnanti che sioccupano dei tre campi specifici della formazio-ne di OSS: cure, amministrazione e albergheria.Le aule sono appositamente strutturate; in par-ticolare, un’aula riproduce la realtà di una casaper anziani, un’altra quella ospedaliera”, un’au-la funge da cucina”.

Privilegiare le cureLa formazione di OSS è il primo apprendistatointrodotto nel settore sanitario, un nuovo profiloprofessionale che si aggiunge ad altri con com-petenze e percorsi formativi diversi. Nella realtàsanitaria ticinese, l’OSS trova un suo colloca-mento nelle case per anziani, nei servizi di assi-stenza e cura a domicilio, negli ospedali e negliistituti di riabilitazione. “Gli operatori sociosanitari, hanno compiti lega-ti alle cure, al servizio alberghiero e amministra-tivo in seno ad un’équipe pluridisciplinare. Già alivello di formazione, il Ticino ha scelto di privi-legiare le cure. Gli OSS sono quindi preparatiper prestare le cure di base e atti medico-tecnicisu delega dell’infermiere. Sono quindi figure disostegno per gli infermieri, con precise compe-tenze, consapevoli della ripartizione dei compitie delle responsabilità all’interno dell’équipe.Questa ripartizione non è casuale: gli istituti os-servano le direttive del medico cantonale chedefiniscono le particolarità delle competenze diogni profilo professionale operativo in una casaper anziani”.

Formazione è anche motivazioneBruno Cariboni, con una solida esperienza infer-mieristica, è pure direttore della casa per anzia-ni Aranda a Giubiasco. Quindi anche “datore dilavoro” di persone in formazione. L’impegno diun istituto sociosanitario per la formazione ènotevole. “Il nostro istituto- come molti altri nelcantone - assume apprendisti OSS e offre postidi stage ai giovani OSS che frequentano la scuo-la a tempo pieno. Agli apprendisti affianchiamoun/a maestro/a di tirocinio (formatore), che li se-gue durante tutta la durata della formazione, eassicuriamo loro anche l’insegnamento clinico.Per gli stagiaires, l’impegno dell’istituto è com-plementare a quello della scuola: i giovani allievisono seguiti da una persona di riferimento ap-partenente all’équipe; la formazione e l’insegna-mento clinico resta compito della scuola”.Durante il tirocinio o lo stage, si impara a rela-zionare con l’ospite e ad agire nel rispetto delladignità dell’essere umano, si acquisiscono com-petenze pratiche e la consapevolezza del ruolo,ma anche dei limiti, di OSS. L’esperienza in isti-tuto è una sorta di “test” anche per la motivazio-ne personale a svolgere in futuro una professio-ne ad alto contenuto umano.

Impegno e motivazione

Diventare operatrice sociosanitaria con unasolida formazione scolastica per avere un futuronel settore sanitario: è il progetto di RossellaMancuso, allieva della Scuola specializzata perle professioni sanitarie e sociali.

Rossella, 17 anni, frequenta il 3° anno di forma-zione quale operatrice sociosanitaria. Ha scel-to questa scuola perché vuole prepararsi a unfuturo professionale nel settore infermieristi-co. Infatti, dopo il diploma con maturità profes-sionale sanitaria e sociale, Rossella sa già divoler continuare la formazione per diventareinfermiera. Incontriamo Rossella durante unostage nell’ambito delle cure alla casa peranziani Aranda a Giubiasco.

Una giornata tipoLa sua giornata è cominciata alle ore 7 inpunto con la riunione d’équipe e il passaggio diinformazioni. Rossella ci descrive la giornatatipo di una stagiaire OSS, a contatto con glianziani. “Sveglio l’ospite, lo assisto nelle curepersonali, lo aiuto a vestirsi, lo accompagno afare colazione. E’ importante comunicare conla persona: le spiego che cosa le faccio oppu-re parlo d’altro, se alla persona fa piacere,della sua vita passata. Molti anziani amanoricordare... Dopo colazione, gli ospiti desidera-no tornare nelle loro camere oppure recarsinegli spazi comuni, oppure sono attesi perfisioterapia o ergoterapia e quindi li accompa-gno. Sono pure coinvolta nella preparazione enella distribuzione dei medicamenti. All’ora dipranzo, assisto ospiti che non sono più ingrado di mangiare da soli”. E la giornata con-tinua, con varie mansioni e scadenze: lamerenda, la cena, la preparazione per la notte...“E’ mio compito anche annotare le osservazio-ni sulla cartella infermieristica di ogni ospitedi cui mi sono occupata, con precisione e chia-rezza.” Rossella ha a cuore i valori della pro-fessione: “Ogni nostra azione deve rispettarel’essere umano, la sua dignità e la sua vita pas-sata”.

Una formazione impegnativaRossella è una delle prime allieve che in Ticinoha intrapreso la formazione dopo la scuolamedia. “La scuola è molto impegnativa. Lamateria non è difficile, ma i tempi per impararesono molto condensati, tante cose in pocotempo. La frequenza dei corsi va abbinata conlo studio personale. Poi, appunto, abbiamo iperiodi di stage e le verifiche semestrali.”Rossella si sente giustamente protagonistanel percorso di formazione. “Siamo i primiallievi quali OSS, questa formazione è decolla-ta con noi, ma non mi sento una cavia: possopartecipare, dire la mia opinione, contribuire amigliorare o a cambiare”.Rossella non nasconde che all’inizio ha temutodi non farcela, soprattutto nella pratica. “Misono sempre sentita sostenuta sia dallaresponsabile della formazione sia dall’équipedove sono stata accolta per gli stages. Graziea loro ho superato gli ostacoli. Tocca però a meacquisire con serietà competenze teoriche,pratiche e relazionali: sto costruendo il miofuturo professionale!”

060475 GGG Ce Si Ope soc7 14-03-2006 10:45 Pagina 1