UCW - Capire il lavoro minorile - ilo.orgeurope/@ro-geneva/@ilo-rome/... · quindi sperare, ma...

4
Understanding Children’s Work (UCW) è un progetto di ricerca e cooperazione interna- zionale che mira ad individuare soluzioni ef- ficaci e di lungo periodo alla problematica del lavoro minorile. Avviato nel 2000 su iniziativa di ILO, UNICEF e Banca Mondiale e grazie ai finanziamenti di Italia, Finlandia, Svezia e Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, il progetto si ispira alle linee-guida contenute nella Oslo Agenda for Action” approvata all’unanimità nel corso della Conferenza Internazionale sul lavoro minorile del 1997. Più precisamente, attraverso le sue attività di ricerca, UCW vuole migliorare la cono- scenza del fenomeno del lavoro minorile nelle sue varie dimensioni (natura ed esten- sione, cause e conseguenze, politiche di in- tervento) e favorire la collaborazione e lo scambio di informazioni fra le tre agenzie in- tergovernative coinvolte nel progetto. Un altro importante obiettivo di UCW consi- ste nell’esame dei legami esistenti tra il la- voro minorile e gli Obiettivi di sviluppo del millennio (MDGs), al fine di contribuire ad accrescere e rendere più efficaci gli sforzi compiuti per il loro raggiungimento. In par- ticolare si vuole mettere in luce in che modo il lavoro minorile influenzi o sia influenzato dalle diverse questioni economiche e sociali che gli MDGs affrontano. Le attività Punto di partenza del progetto è la raccolta delle informazioni esistenti sul lavoro mino- rile (statistiche, indagini, progetti, ricerche, etc.), le quali sono successivamente convo- gliate in una banca dati costantemente ag- giornata. A ciò fa seguito l’analisi e l‘ampliamento di tali informazioni attraverso le diverse attività di ricerca. Molte di questa attività sono rivolte al miglioramento del pro- cesso stesso di ricerca attraverso la defini- zione di nuovi indicatori per la misurazione UCW - Capire il lavoro minorile Ufficio ILO per l’Italia e San Marino Via Panisperna 28 00184 Roma tel.: 066784334 fax: 066792197 [email protected] http://www.ilo.org/rome Maggio 2009 International Labour Organization Organisation internationale du Travail Organización Internacional del Trabajo “Il futuro appartiene a coloro che hanno un’immagine di come debba essere. L’ILO e i suoi partner si battono per un mondo nel quale più nessuno obblighi un bambino, un ragazzo o una ragazza a lavorare a discapito della propria salute, della propria crescita e della possibilità di accedere da adulto ad un lavoro dignitoso. Un futuro senza lavoro minorile è alla nostra portata. Gli sforzi compiuti ovunque nel mondo per combattere questa piaga hanno dato importanti risultati, come dimostrano le ultime stime mondiali. Possiamo quindi sperare, ma senza adagiarci sugli allori. Per giungere al cuore del problema è ne- cessario un impegno ulteriore, fondato su una mobilitazione forte e duratura su scala mondiale.” ILO, Rapporto mondiale sul lavoro minorile, 2006 Il lavoro minorile in numeri Minori economicamente attivi nel mondo: % N° (milioni) 5-17 anni 20.3 317.4 5-14 anni 15.8 190.7 15-17 anni 35.2 126.7 Minori economicamente attivi per regione: % N° (milioni) Asia and Pacific 18.8 122.3 Latin America & Caribbean 5.1 5.7 Sub-Saharan Africa 26.4 49.3 Other regions 5.2 13.4 World 15.8 190.7 Lavoro pericoloso (5-17 anni): 126.3 milioni Fonte: "The End of Child Labour: Within Reach" ILO, Ginevra, 2006 1

Transcript of UCW - Capire il lavoro minorile - ilo.orgeurope/@ro-geneva/@ilo-rome/... · quindi sperare, ma...

Page 1: UCW - Capire il lavoro minorile - ilo.orgeurope/@ro-geneva/@ilo-rome/... · quindi sperare, ma senza adagiarci sugli allori. Per giungere al cuore del problema è ne - cessario un

Understanding Children’s Work (UCW) è unprogetto di ricerca e cooperazione interna-zionale che mira ad individuare soluzioni ef-ficaci e di lungo periodo alla problematicadel lavoro minorile.Avviato nel 2000 su iniziativa di ILO, UNICEFe Banca Mondiale e grazie ai finanziamentidi Italia, Finlandia, Svezia e Dipartimento delLavoro degli Stati Uniti, il progetto si ispiraalle linee-guida contenute nella “OsloAgenda for Action” approvata all’unanimitànel corso della Conferenza Internazionalesul lavoro minorile del 1997.

Più precisamente, attraverso le sue attivitàdi ricerca, UCW vuole migliorare la cono-scenza del fenomeno del lavoro minorilenelle sue varie dimensioni (natura ed esten-sione, cause e conseguenze, politiche di in-tervento) e favorire la collaborazione e loscambio di informazioni fra le tre agenzie in-tergovernative coinvolte nel progetto.

Un altro importante obiettivo di UCW consi-ste nell’esame dei legami esistenti tra il la-voro minorile e gli Obiettivi di sviluppo delmillennio (MDGs), al fine di contribuire adaccrescere e rendere più efficaci gli sforzicompiuti per il loro raggiungimento. In par-ticolare si vuole mettere in luce in che modoil lavoro minorile influenzi o sia influenzatodalle diverse questioni economiche e socialiche gli MDGs affrontano.

Le attività

Punto di partenza del progetto è la raccoltadelle informazioni esistenti sul lavoro mino-rile (statistiche, indagini, progetti, ricerche,etc.), le quali sono successivamente convo-gliate in una banca dati costantemente ag-giornata. A ciò fa seguito l’analisi el‘ampliamento di tali informazioni attraversole diverse attività di ricerca. Molte di questaattività sono rivolte al miglioramento del pro-cesso stesso di ricerca attraverso la defini-zione di nuovi indicatori per la misurazione

UCW - Capire il lavoro minorile

Ufficio ILO per l’Italiae San MarinoVia Panisperna 2800184 Romatel.: 066784334fax: [email protected]://www.ilo.org/rome

Maggio 2009

International Labour OrganizationOrganisation internationale du TravailOrganización Internacional del Trabajo

“Il futuro appartiene a coloro che hanno un’immagine di come debba essere. L’ILO e i suoipartner si battono per un mondo nel quale più nessuno obblighi un bambino, un ragazzoo una ragazza a lavorare a discapito della propria salute, della propria crescita e dellapossibilità di accedere da adulto ad un lavoro dignitoso. Un futuro senza lavoro minorileè alla nostra portata. Gli sforzi compiuti ovunque nel mondo per combattere questa piagahanno dato importanti risultati, come dimostrano le ultime stime mondiali. Possiamoquindi sperare, ma senza adagiarci sugli allori. Per giungere al cuore del problema è ne-cessario un impegno ulteriore, fondato su una mobilitazione forte e duratura su scalamondiale.”

ILO, Rapporto mondiale sul lavoro minorile, 2006

Il lavoro minorile in numeri

Minori economicamente attivi nel mondo:% N° (milioni)

5-17 anni 20.3 317.45-14 anni 15.8 190.715-17 anni 35.2 126.7Minori economicamente attivi per regione:

% N° (milioni)Asia and Pacific 18.8 122.3Latin America & Caribbean 5.1 5.7Sub-Saharan Africa 26.4 49.3Other regions 5.2 13.4World 15.8 190.7Lavoro pericoloso (5-17 anni): 126.3 milioni

Fonte: "The End of Child Labour: Within Reach" ILO, Ginevra, 2006

1

Page 2: UCW - Capire il lavoro minorile - ilo.orgeurope/@ro-geneva/@ilo-rome/... · quindi sperare, ma senza adagiarci sugli allori. Per giungere al cuore del problema è ne - cessario un

In conclusione possiamo affermare che il progetto UCW si svi-luppa contemporaneamente su due livelli: da un lato, mira adampliare la conoscenza del lavoro minorile negli specifici con-testi nazionali; dall’altro, vuole creare una base comune di co-noscenze per contrastare il fenomeno a livello internazionale.

Uno sguardo sulle ricerche dell’UCW

Per consentire un’adeguata diffusione delle informazioni UCWrealizza una serie di documenti di lavoro (Working Papers), di-sponibili sul sito web del progetto, e pubblica le ricerche più ri-levanti su riviste accademiche internazionali.

Alcune delle tematiche sviluppate da UCW sono: il rapportotra gli shock sociali e il lavoro minorile, la relazione tra qualitàdell’offerta scolastica e lavoro minorile, l’impatto della crisi fi-nanziaria sul lavoro minorile e la violenza a cui sono sottopo-sti i bambini che lavorano.

Riportiamo qui di seguito i risultati di due degli studi che hannoriscosso maggiore interesse.

I bambini mendicanti nella regione di Dakar

Nel 2006 UCW ha condotto uno studio sulla condizione deibambini mendicanti in Senegal con il supporto di partner locali,quali ENEA (École nationale d’économie appliquée), l’istitutonorvegese FAFO e con l’aiuto delle ONG locali Avenir de l’en-fant, ENDA/GRAF e Samusocial.1

Più precisamente la ricerca si è focalizzata sulla regione diDakar, una delle aree più colpite dal fenomeno della mendicitàinfantile. Secondo quanto emerso dallo studio, in questa re-gione i bambini mendicanti sono quasi 8000, per lo più ma-schi, con un’età media che si aggira intorno agli 11 anni. Vivonoin condizioni di estrema povertà e precarietà ed è facile rico-noscerli perché portano a tracolla una latta di conserva di po-modoro – rossa e ben visibile – che usano per chiederel’elemosina. Si possono incontrare agli incroci, intorno a fuochiimprovvisati e negli spazi pubblici dei centri urbani (mercati, mo-

e il monitoraggio del lavoro minorile che comprendano le atti-vità economiche e non-economiche ed aiutino a definire nellospecifico il lavoro leggero, quello regolare e le peggiori formedi lavoro minorile.

Il progetto UCW svolge inoltre importanti attività di capacitybuilding a livello nazionale e regionale. Fornisce, infatti, sup-porto tecnico per lo sviluppo di strumenti e metodologie di ri-cerca e realizza attività di formazione per i quadri locali al finedi migliorare le loro capacità nel campo della raccolta e del-l’analisi dei dati sul lavoro minorile. Nella realizzazione di tuttele attività svolte a livello nazionale UCW si avvale della colla-borazione di esperti, di rappresentanti delle tre agenzie a livellolocale e naturalmente dei Governi. I rapporti-paese che scatu-riscono da questa collaborazione forniscono una base infor-mativa omogenea e affidabile che può essere utilizzatanell’elaborazione di programmi e politiche nazionali sul lavorominorile. Inoltre, la diffusione di questi documenti sul territoriocontribuisce a sensibilizzare l’opinione pubblica ed a stimolareil dibattito politico.

Ad oggi i paesi sui quali sono stati realizzati degli studi sonoBangladesh, Cambogia, El Salvador, Guatemala, Mali, Ma-rocco, Mongolia, Nepal, Senegal, Uganda, Vietnam, Yemen,Zambia.

Periodicamente vengono, inoltre, organizzati dei seminari chehanno l’obiettivo di presentare e discutere i risultati delle ricer-che condotte nell’ambito del progetto e di creare una piatta-forma che metta in contatto il mondo della ricerca con leistituzioni locali. Si vuole così favorire lo scambio reciproco e lacollaborazione fra questi due soggetti affinché gli studi com-piuti diventino lo strumento di base per la realizzazione dellepolitiche contro il lavoro minorile.

21 Il rapporto completo Enfants mendiants dans la région de Dakar è disponibile sul sitoweb del progetto www.ucw-project.org

Page 3: UCW - Capire il lavoro minorile - ilo.orgeurope/@ro-geneva/@ilo-rome/... · quindi sperare, ma senza adagiarci sugli allori. Per giungere al cuore del problema è ne - cessario un

schee, banche, etc.). Abbandonati dalle loro famiglie, in moltiarrivano a Dakar per fuggire dalla povertà delle campagne se-negalesi, mentre altri provengono dagli Stati limitrofi (Mali, Gui-nea Bissau, Guinea Conakry, Gambia, Niger e Costa d’Avorio).

Spesso sfruttati, i piccoli mendicanti vengono privati dei lorodiritti fondamentali, dall’istruzione di base alla salute, e sonoesposti a violenza, abusi e persino alla tratta di esseri umani. Illoro sviluppo fisico, emotivo e psicologico è seriamente messoa rischio e la probabilità che entrino in conflitto con la legge oche abusino di alcool e sostanze stupefacenti è altissima. Ma-lattie e sottoalimentazione rappresentano la condizione co-mune di questi bambini che solitamente, soprattutto i piùpiccoli, hanno un accesso limitato ai programmi di assistenza.

Nella maggior parte dei casi (circa il 90%) i piccoli mendicantisono dei bambini talibé, ovvero bambini che sono stati affidatidalle proprie famiglie ad un marabout, un maestro del Corano,il quale dovrebbe farsi carico del loro mantenimento e dellaloro educazione religiosa. Spesso dietro a ciò si nasconde,però, un vero e proprio meccanismo di sfruttamento per cui ilmarabout costringe i bambini a lui affidati a mendicare perstrada, legittimato da una visione tradizionale per cui la men-dicità ha un valore pedagogico in quanto simbolo di umiltà. Italibé sono quindi bambini che vivono lontani dalle famiglie eche trascorrono gran parte della giornata ad elemosinare il ne-cessario per sopravvivere e per poter versare al maestro unacifra giornaliera che basti ad evitare le violenze che egli spessoinfligge se l’importo consegnatoli non è sufficiente.

È importante sottolineare che lo studio condotto da UCW, seb-bene sia rappresentativo della situazione dei bambini mendicantinella regione di Dakar, non pretende di rappresentare le condi-zioni di vita di tutti i bambini talibé. Il fatto che la maggior partedei bambini mendicanti di Dakar sono dei talibé non significa,infatti, che tutti i talibé sono dei mendicanti o sono sfruttati.

Un’altra categoria di bambini mendicanti è quella dei fakhman.Si tratta in genere di adolescenti che hanno lasciato la famiglia,il villaggio o la scuola coranica a causa di maltrattamenti fisici

o psicologici. Frustrati e maltrattati sono affascinati dal mondodella città e scelgono di vivere per strada dove tutto è possi-bile. Essere fakhman conferisce un’appartenenza comunitariae identitaria: si vive in gruppo, in bande molto strutturate e ge-rarchizzate formate da 30-60 ragazzi. I più giovani ed i nuovimembri sono schiavizzati dai più grandi e, in cambio di prote-zione, procurano il cibo per tutti. I fakhman sono totalmente aldi fuori di ogni controllo sociale e vivono di elemosina, piccolifurti e di quanto trovano nella spazzatura. Violenza, furti, droga,rifiuto della società e morte sono il loro quotidiano.

Lo studio condotto da UCW oltre a delineare un esaurienteprofilo della realtà dei bambini mendicanti nella regione di Dakarindica tre linee d’azione per combattere questo fenomeno:

• protezione tramite misure volte a migliorare le condizioni divita dei piccoli mendicanti;

• prevenzione attraverso interventi condotti nelle zone d’ori-gine dei bambini per ridurre alla base le cause che portanoalla mendicità infantile;

• rafforzamento della capacità nazionale (capacity buil-ding) per contribuire alla creazione di un contesto nazionaleche sia favorevole dal punto di vista giuridico, politico e isti-tuzionale allo sradicamento di questo fenomeno.

Eliminare il lavoro minorile in Cambogia

Dall’inizio del processo di pace la Cambogia ha fatto notevoliprogressi riuscendo a garantire una crescente integrazionenella regione e nel mondo e a mantenere un periodo di stabi-lità economica e di crescita sostenuta. Il Governo ha svilup-pato una Strategia nazionale per la riduzione della povertà e siè impegnato nel raggiungimento degli Obiettivi del Millennio.Nonostante ciò, la povertà resta diffusa, costantemente ag-

3

Page 4: UCW - Capire il lavoro minorile - ilo.orgeurope/@ro-geneva/@ilo-rome/... · quindi sperare, ma senza adagiarci sugli allori. Per giungere al cuore del problema è ne - cessario un

gravata dalla crescita demografica e dall’aumento della disuguaglianza esi osserva un’ espansione preoccupante del fenomeno del lavoro minorile.

Il progetto UCW ha condotto in Cambogia due studi.

Il primo, realizzato nel 2006 in collaborazione con l’Ufficio Nazionale di Sta-tistica (NIS, Cambogia), l’ILO, la Banca Mondiale, l’UNICEF e le istituzioni lo-cali, ha permesso di acquisire una maggiore conoscenza del lavoro minorileper meglio indirizzare le politiche volte alla sua eliminazione, promuovere ildialogo politico a riguardo e contribuire al miglioramento della capacità na-zionale sulla raccolta e analisi dei dati. Lo studio descrive in maniera esau-stiva la situazione del lavoro minorile in Cambogia, dando un’immaginedell’ampiezza e della natura del fenomeno e analizzandone le cause e le con-seguenze su salute ed istruzione1. Di tutti i bambini fra i 7 ed i 14 anni di etàpiù del 52%, circa un milione e mezzo, è coinvolto in attività lavorative, men-tre la percentuale sale a oltre l’80 % nella fascia d’età fra i 15 ed i 17 anni.

Il secondo studio, intitolato Towards eliminating the Worst Forms of ChildLabour in Cambodia by 2016: an Assessment of Resource Requirements2,contiene una valutazione delle risorse economiche necessarie per rag-giungere entro il 2016 l’obiettivo dell’eliminazione delle forme peggiori di la-voro minorile. Da quanto affermato nel National Plan of Action in Cambodiaadottato nel 2004, queste includono: il lavoro domestico, la costruzione dimattoni, le attività nell’industria del pesce, nel settore manifatturiero, nellepiantagioni di gomma, di tabacco e di semi-industriali e nella ristorazione.Secondo i calcoli effettuati da UCW, in Cambogia per eliminare questeforme di lavoro minorile occorrerebbero tra i 40 e i 84 milioni di dollari.

4

Le testimonianze dei piccoli mendicanti diDakar

Thierno, talibé di circa dieci anni.« Mio papà e mia mamma sono in Guinea Conakry.Mio fratello mi ha portato qui a Dakar da un mara-bout per apprendere il Corano. Dormo nel mercatodi Sandaga, ogni giorno alle due del pomeriggiovado a casa del mio insegnante dove studio il Co-rano fino alle cinque. Se verso 350 fr. (CFA) ho il di-ritto di mangiare, altrimenti, non solo non possomangiare, ma vengo anche picchiato. Così se nonho abbastanza soldi, ad esempio solo 200 fr., chiedoal marabout di farmi credito fino all’indomani, il chesignifica che dovrò riuscire a trovare 500 fr.Io voglio continuaread imparare ilCorano, sepapàsco-prisse che ho smesso si arrabbierebbe molto. Cercodi fare ilmassimoper essere accettatomanonsempreci riesco.Seèmiopadreche lo vuole, allora soffrirò,manon so fino a quando questo potrà durare...»

Pape Moustapha Mbengue, 11 anni« Il mio papà vive e lavora in Spagna da più di 15anni. Torna in Senegal ogni due anni. Quando avevo7 anni mi ha mandato alla scuola coranica, il daara.Sin dall’inizio capii che la mia vita sarebbe cambiataradicalmente, non avevo mai visto tanti bambini inuna situazione simile. Avevo paura e volevo andarevia. Quello che diceva di essere il mio tutore mi pic-chiava. E anche il mio maestro coranico: mi legavae mi faceva stare in ginocchio. Stare in quel postoper me era un calvario, non solo venivi picchiato masi mangiava anche poco, non si dormiva molto e ipiù grandi abusavano dei più piccoli. Sono fuggitosette volte, ma mia mamma mi rimandava là ognivolta. Allora ho deciso di venire a Dakar. Non vogliopiù tornare nel daarama non voglio neanche tornarea casa mia perché mio padre mi ha detto che mi cirimanderà ».

Omar, 7 anni« Mio papà è morto e mia mamma non ha un altromarito. Lei vive sola. Io sono arrivato aDakar due annifa. Prima vivevo in undaara, non soper quanto tempoci sono restato. Mia mamma non mi hai mai fatto delmale, mami lasciava tutto il giorno da unmio parenteche mi picchiava. Io non volevo starci, ma lei ci te-neva, così sono andato via. Lei non vuole venire a cer-carmi, è a casa che piange. Io non voglio tornare acasa perché mi picchierebbero di nuovo. Dormo quinelmercato e se vedodel cibo che la gente non vuolelo prendo (in pratica quello che trova nell’immondizia).Il giorno vado in giro, chiedo l’elemosina, a volte gua-dagno 200 o 300 fr. A volte niente.»

Per informazioni:

www.ilo.org/rome (sezione progetti)

www.ucw-project.org

1 Il rapporto completo Children’s Work in Cambodia: A Challenge for Growth and Poverty Reduction èdisponibile sul sito web del progetto www.ucw-project.org

2 Il rapporto non è ancora stato pubblicato.