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Cultura n quel riparo sotto roccia ci avevano riposato una vita. Suo nonno, suo padre e poi lui, Giovanni Murgia. Quegli anni da bambino, oggi che ha 82 an- ni, se li ricorda bene. Rammen- ta il freddo, rivive le paure del buio, di quando restava solo a controllare il bestiame rannic- chiato nell’anfratto protetto da legni e frasche. Disteso, senza saperlo, in una grotta di culto, sopra la terra che nascondeva sepolture antiche. Oggi il sito di Is Concalis è stato ribattezzato. Gli archeo- logi che l’hanno indagato, sco- prendone le meraviglie, l’han- no chiamato Sa omu ’e tziu Giovanni Murgia , e così è re- gistrato nell’elenco del ministe- ro dei Beni culturali. Una dedi- ca per un uomo che l’ha pre- servato dai tombaroli impe- dendone il saccheggio e che con i suoi racconti ha suggeri- to agli studiosi che lì, nella grot- ta e tutt’intorno, c’era davvero un tesoro. Manna per l’équipe diretta da Alexandra Figueire- do (archeologa portoghese do- cente al Politecnico di Tomar) e formata dall’antropologa Ro- salba Floris (Dipartimento di Biologia sperimentale di Ca- gliari, dall’archeologa-geologa Maria Giuseppina Gradoli (Scuola di preistoria europea), Claudio Monteiro, specialista in conservazione e restauro del- l’Università Traz-os-Montes. LE INDAGINI. «Avevamo ini- ziato le ricerche intorno a Fun- tana Arrubia quando incon- trammo Giovanni Murgia», racconta Giuseppina Gradoli. «Ci accompagnò nella sua pro- prietà e ci narrò storie impor- tanti legate al suo passato. Par- lammo a lungo e mentre discu- tevamo davanti alla grotta, per caso spuntò fuori dal terreno un masso levigato. Altro che pietra, era la parte superiore di un cranio», racconta Giuseppi- na Gradoli. Era agosto. Iniziò tutto una mattina arroventata dal sole. O meglio, il progetto triennale di ricerca nel comune di Nurallao autorizzato dal mi- nistero dei Beni culturali si ar- ricchì in un attimo di una nuo- va scoperta. Iniziarono la ripu- litura e lo scavo superficiale dell’area prossima al riparo sotto roccia usato come ricove- ro di animali e pastori. «La ca- vità - spiega Gradoli - è sor- montata da una parete vertica- le alta sette metri e mezzo, con- I crezionata da travertino conte- nente abbon- danti ossi anima- li e ossa umane. Una accumulo di materiale che non poteva che essere trasporta- to dall’acqua. Fu proprio Giovanni Murgia a dirci che negli anni ’50, prima della deviazione di un fiume per ali- mentare l’acque- dotto, lì c’era una cascata. Un salto d’acqua che for- se esisteva già durante la prei- storia, e questo ci convince ancora di più che la se- poltura fosse proprio ricavata in una grotta di culto». NEL CUNICOLO. All’interno della cavità gli scien- ziati hanno rin- venuto tre crani deposti uno a fianco all’altro. Il primo di un maschio adulto di 30 anni circa con alterazioni artrosiche sulle ossa occipitali e frontali dovute all’attività la- vorativa. «Che poteva consiste- re nel trascinamento di mate- riali pesanti mediate una cin- ghia che passava attorno alla fronte», è l’ipotesi degli archeo- logi. Il secondo cranio è di una giovane donna. Presenta una trapanazione cranica sopraor- bitale eseguita quand’era an- cora viva, come suggerisce un processo di calcificazione os- sea intorno ai bordi del foro. Il terzo è il cranio di un uomo di circa 35 anni. Davanti alla grotta, altre ossa. È qui che so- no stati scoperte sei sepolture con altrettanti scheletri interi, quattro dei quali appartenenti a due maschi e due femmine adulti e due bambini (uno di circa 4 anni e l’altro a un neo- nato). «Complessivamente - ri- corda Gradoli - abbiano recu- perato 2.300 ossa, ma anche 47 pezzi di ceramiche preisto- riche, 9 di periodo romano, 5 pendenti in osso, conchiglie e pietre, 23 pezzi di ossidiana la- vorata». Andrea Piras Rinvenuta dalla Pro loco La testa di bue scolpita dai neolitici er la Pro loco era stato un impegno ir- rinunciabile, censire il grande patri- monio archeologico di Gesico. L’avevano promesso, l’hanno mantenuto. Non pen- sando, però, di incappare in qualcosa di straordinario. La prima scoperta: un grosso masso posto sotto un riparo e con- ficcato sul terreno per sessanta centimetri con incisioni in altorilie- vo sulla parte frontale ottenute molto probabilmente con uno scal- pello in pietra dura. Sul retro del masso altri segni, purtroppo erosi dal tempo, impressi con uno stru- mento metallico (anni fa ne fu tro- vato uno, in ottime condizioni e con la punta di quarzo, non lonta- no da questa zona) e - così ipotiz- zano gli esperti - in un periodo successivo. «Il territorio delle scoperte è quello del cosiddetto sistema Mon- te Corona, oggi San Mauro, attorno al quale si sviluppa il sito di inte- resse comunitario. Un luogo circondato da migliaia di coppelle, canaletti e va- schette di varie dimensioni, incise sulle rocce presenti nell’area», spiega il presi- dente della Pro loco, Carlo Carta. «Il pe- riodo è quello pre-nuragico, quello per in- tenderci dei protosardi. Sono incisioni ru- pestri, appunto a scodella presenti in gran numero nel nostro territorio tanto da rappresentare il 90 per cento di quelle censite nell’intera Isola. Il loro significa- to? E ancora un mistero». Se all’arte rupestre appartiene il primo rinvenimento fatto dalla Pro loco, un vero capolavoro del passato può essere consi- derata la seconda scoperta. «Una scultu- ra su pietra raffigurante la testa cornuta di un bovide rivolta all’indietro. Una lavo- razione di pregio, realizzata con uno strumento litico su un masso pesante cir- ca 250 chili. Probabilmente - spiega Car- ta - venne concepita per essere ammirata all’interno di un ambiente poco luminoso ma significativamente magico-religioso. Quest’opera d’arte, perché tale è questa scultura, fino agli anni Cinquanta si tro- vava, murata, all’interno della torre di un Nuraghe. Così almeno raccontano i nostri anziani ricordando il saccheggio di un gruppo di tombaroli. La torre crollo la pietra rimase lì, con la raffigurazione ri- volta verso terra. Sappiamo che qualcu- no, l’hanno scorso, si era interessato al masso con la testa di toro, forse per por- tarselo a casa e sistemarlo in bella mo- stra nel giardino di una villa. Siamo arri- vati appena in tempo, fortunatamente per evitare l’ennesimo saccheggio di un terri- torio e di un patrimonio storico che trop- pe altre volte ha fatto gola ai tombaroli». I rinvenimenti fatti dagli appassionati dell’associazione turistica sono stati natu- ralmente denunciati alla Soprintendenza e in particolare agli archeologi Donatella Cocco e Pino Dessì. La pietra, del diame- tro di un metro e 35 centimetri, è stata recuperata e messa al sicuro. A.Pi. P Incontri. E al Regina Margherita convegno sulla via dell’inconscio Odifreddi a Palazzo Viceregio, psichiatri illustri al Policlinico na coda, un regalo in più, la ciliegina sulla torta del Festivalscienza, che si è tenuto al- l’Exmà di Cagliari dal 4 al 12 registrando oltre mille spettatori al giorno. È Piergiorgio Odi- freddi, matematico, logico, saggista, polemista di chiara fama, che ora arriva “tra cielo e ter- ra” a Palazzo Viceregio a parlar di geometria. “C’è spazio per tutti” è il titolo della conferen- za, aperta a tutti, che terrà stasera alle 18. Ed è anche il titolo del suo ultimo libro, edito da Mondadori. A presentare lo scienziato alessan- drino sarà Carla Romagnino, docente di Fisica, presidente del Comitato ScienzaSocietàScienza che da anni organizza il Festival. Odifreddi ha insegnato a Torino, Alessandria, Siena, Mila- no, alla Cornell University e in Urss. Dal 2001 al 2007 è stato ordinario di logica matematica all’Università di Torino. POLICLINICO. Due fra i più eminenti studiosi di psichiatria di comunità del panorama europeo, Stefan Priebe e Matthias Angermeyer, sono gli ospiti illustri della prima Giornata di Sanità Pubblica, organizzata dal Dipartimento del- U l’Università di Cagliari, in programma stama- ne dalle 9 al Policlinico di Monserrato. Priebe, professore di Psichiatria sociale e di comunità all’Università di Londra, terrà la relazione “Le cure psichiatriche migliorano lo stato di salute dei pazienti con gravi disturbi mentali?”. An- germeyer, professore emerito e direttore del Centre for Public Mental Health Gösing di Wa- grem, parlerà su “La perdita della tristezza nel- la gente. Implicazioni per l’organizzazione dei servizi”. Alla giornata, la prima di un ciclo del Dipartimento guidato da Antonio Contu, inter- verranno gli studiosi della sezione di psichia- tria d’Ateneo Bernardo Carpiniello, Mauro Car- ta e Federica Pinna. REGINA MARGHERITA. Nelle stesse ore, al Re- gina Margherita, il convegno del Centro di cul- tura psicoanalitica di Cagliari. “Sulla via dell’in- conscio: fragilità, disintegrazione e cambia- mento nel divenire umano”. Con Gregorio Hautmann, Aldo Cono Barnà, Franco De Masi, Fausto Petrella, Pietro Bria e Paolo Follesa (questi ultimi presidenti delle due sessioni). Redazione Cagliari Piazza L’Unione Sarda (Complesso Polifunzionale S. Gilla) Tel. 070 60131 Fax 070 60 132 75-6 [email protected] .. | .. HENRI CARTIER-BRESSON Photographe Seine-Maritime. Dieppe. Normandia. Francia, 1926 - © Henri Cartier-Bresson/Magnum/Contrasto MAN_MUSEO D’ARTE PROVINCIA DI NUORO via S. Satta, 27 - 08100 Nuoro - Tel. +39 0784 252110 Orari: 10:00 - 13:00 • 15:30 - 19:30 [Lunedì chiuso] PROVINCIA DI NUORO ASSESSORATO DEL TURISMO ARTIGIANATO E COMMERCIO REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA AGENZIA REGIONALE SARDEGNA PROMOZIONE In collaborazione con: Nel sito di Is Concalis, i ritrovamenti grazie ai racconti di un pastore Il giorno che Giovanni Murgia scoprì un tesoro preistorico Nurallao, in una grotta di culto sepolture e ceramiche L’ingresso della grotta di Is Concalis a Nurallao (si intravedono i teschi), l’équipe dei ricercatori e i tre crani ritrovati all’interno dell’anfratto. Sopra, la testa di toro scolpita sulla grossa pietra recuperata a Gesico L’UNIONE SARDA 62 sabato 19 novembre 2011 www.unionesarda.it -

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Cultura

n quel riparo sotto roccia ciavevano riposato una vita.

Suo nonno, suo padre e poi lui,Giovanni Murgia. Quegli annida bambino, oggi che ha 82 an-ni, se li ricorda bene. Rammen-ta il freddo, rivive le paure delbuio, di quando restava solo acontrollare il bestiame rannic-chiato nell’anfratto protetto dalegni e frasche. Disteso, senzasaperlo, in una grotta di culto,sopra la terra che nascondevasepolture antiche.Oggi il sito di Is Concalis è

stato ribattezzato. Gli archeo-logi che l’hanno indagato, sco-prendone le meraviglie, l’han-no chiamato Sa omu ’e tziuGiovanni Murgia , e così è re-gistrato nell’elenco del ministe-ro dei Beni culturali. Una dedi-ca per un uomo che l’ha pre-servato dai tombaroli impe-dendone il saccheggio e checon i suoi racconti ha suggeri-to agli studiosi che lì, nella grot-ta e tutt’intorno, c’era davveroun tesoro. Manna per l’équipediretta da Alexandra Figueire-do (archeologa portoghese do-cente al Politecnico di Tomar) eformata dall’antropologa Ro-salba Floris (Dipartimento diBiologia sperimentale di Ca-gliari, dall’archeologa-geologaMaria Giuseppina Gradoli(Scuola di preistoria europea),Claudio Monteiro, specialista inconservazione e restauro del-l’Università Traz-os-Montes.LE INDAGINI. «Avevamo ini-

ziato le ricerche intorno a Fun-tana Arrubia quando incon-trammo Giovanni Murgia»,racconta Giuseppina Gradoli.«Ci accompagnò nella sua pro-prietà e ci narrò storie impor-tanti legate al suo passato. Par-lammo a lungo e mentre discu-tevamo davanti alla grotta, percaso spuntò fuori dal terrenoun masso levigato. Altro chepietra, era la parte superiore diun cranio», racconta Giuseppi-na Gradoli. Era agosto. Iniziòtutto una mattina arroventatadal sole. O meglio, il progettotriennale di ricerca nel comunedi Nurallao autorizzato dal mi-nistero dei Beni culturali si ar-ricchì in un attimo di una nuo-va scoperta. Iniziarono la ripu-litura e lo scavo superficialedell’area prossima al riparosotto roccia usato come ricove-ro di animali e pastori. «La ca-vità - spiega Gradoli - è sor-montata da una parete vertica-le alta sette metri e mezzo, con-

I crezionata datravertino conte-nente abbon-danti ossi anima-li e ossa umane.Una accumulo dimateriale chenon poteva cheessere trasporta-to dall’acqua. Fuproprio GiovanniMurgia a dirciche negli anni’50, prima delladeviazione di unfiume per ali-mentare l’acque-dotto, lì c’era unacascata. Un saltod’acqua che for-se esisteva giàdurante la prei-storia, e questo ciconvince ancoradi più che la se-poltura fosseproprio ricavatain una grotta diculto».NEL CUNICOLO.

All’interno dellacavità gli scien-ziati hanno rin-venuto tre cranideposti uno afianco all’altro. Ilprimo di un maschio adulto di30 anni circa con alterazioniartrosiche sulle ossa occipitalie frontali dovute all’attività la-vorativa. «Che poteva consiste-re nel trascinamento di mate-riali pesanti mediate una cin-ghia che passava attorno allafronte», è l’ipotesi degli archeo-logi. Il secondo cranio è di unagiovane donna. Presenta unatrapanazione cranica sopraor-bitale eseguita quand’era an-cora viva, come suggerisce unprocesso di calcificazione os-sea intorno ai bordi del foro. Ilterzo è il cranio di un uomo dicirca 35 anni. Davanti allagrotta, altre ossa. È qui che so-no stati scoperte sei sepolturecon altrettanti scheletri interi,quattro dei quali appartenentia due maschi e due femmineadulti e due bambini (uno dicirca 4 anni e l’altro a un neo-nato). «Complessivamente - ri-corda Gradoli - abbiano recu-perato 2.300 ossa, ma anche47 pezzi di ceramiche preisto-riche, 9 di periodo romano, 5pendenti in osso, conchiglie epietre, 23 pezzi di ossidiana la-vorata».

Andrea Piras

Rinvenuta dalla Pro loco

La testa di buescolpita dai neolitici

er la Pro loco era stato un impegno ir-rinunciabile, censire il grande patri-

monio archeologico di Gesico. L’avevanopromesso, l’hanno mantenuto. Non pen-sando, però, di incappare in qualcosa distraordinario. La prima scoperta: ungrosso masso posto sotto un riparo e con-

ficcato sul terreno per sessantacentimetri con incisioni in altorilie-vo sulla parte frontale ottenutemolto probabilmente con uno scal-pello in pietra dura. Sul retro delmasso altri segni, purtroppo erosidal tempo, impressi con uno stru-mento metallico (anni fa ne fu tro-vato uno, in ottime condizioni econ la punta di quarzo, non lonta-no da questa zona) e - così ipotiz-zano gli esperti - in un periodosuccessivo.«Il territorio delle scoperte è

quello del cosiddetto sistema Mon-te Corona, oggi San Mauro, attornoal quale si sviluppa il sito di inte-

resse comunitario. Un luogo circondatoda migliaia di coppelle, canaletti e va-schette di varie dimensioni, incise sullerocce presenti nell’area», spiega il presi-dente della Pro loco, Carlo Carta. «Il pe-riodo è quello pre-nuragico, quello per in-tenderci dei protosardi. Sono incisioni ru-pestri, appunto a scodella presenti ingran numero nel nostro territorio tantoda rappresentare il 90 per cento di quellecensite nell’intera Isola. Il loro significa-to? E ancora un mistero».Se all’arte rupestre appartiene il primo

rinvenimento fatto dalla Pro loco, un verocapolavoro del passato può essere consi-derata la seconda scoperta. «Una scultu-ra su pietra raffigurante la testa cornutadi un bovide rivolta all’indietro. Una lavo-razione di pregio, realizzata con unostrumento litico su un masso pesante cir-ca 250 chili. Probabilmente - spiega Car-ta - venne concepita per essere ammirataall’interno di un ambiente poco luminosoma significativamente magico-religioso.Quest’opera d’arte, perché tale è questascultura, fino agli anni Cinquanta si tro-vava, murata, all’interno della torre di unNuraghe. Così almeno raccontano i nostrianziani ricordando il saccheggio di ungruppo di tombaroli. La torre crollo lapietra rimase lì, con la raffigurazione ri-volta verso terra. Sappiamo che qualcu-no, l’hanno scorso, si era interessato almasso con la testa di toro, forse per por-tarselo a casa e sistemarlo in bella mo-stra nel giardino di una villa. Siamo arri-vati appena in tempo, fortunatamente perevitare l’ennesimo saccheggio di un terri-torio e di un patrimonio storico che trop-pe altre volte ha fatto gola ai tombaroli».I rinvenimenti fatti dagli appassionati

dell’associazione turistica sono stati natu-ralmente denunciati alla Soprintendenzae in particolare agli archeologi DonatellaCocco e Pino Dessì. La pietra, del diame-tro di un metro e 35 centimetri, è statarecuperata e messa al sicuro.

A.Pi.

P

Incontri.E al Regina Margherita convegno sulla via dell’inconscio

Odifreddi a Palazzo Viceregio,psichiatri illustri al Policlinico

na coda, un regalo in più, la ciliegina sullatorta del Festivalscienza, che si è tenuto al-

l’Exmà di Cagliari dal 4 al 12 registrando oltremille spettatori al giorno. È Piergiorgio Odi-freddi, matematico, logico, saggista, polemistadi chiara fama, che ora arriva “tra cielo e ter-ra” a Palazzo Viceregio a parlar di geometria.“C’è spazio per tutti” è il titolo della conferen-za, aperta a tutti, che terrà stasera alle 18. Edè anche il titolo del suo ultimo libro, edito daMondadori.A presentare lo scienziato alessan-drino sarà Carla Romagnino, docente di Fisica,presidente del Comitato ScienzaSocietàScienzache da anni organizza il Festival. Odifreddi hainsegnato a Torino, Alessandria, Siena, Mila-no, alla Cornell University e in Urss. Dal 2001al 2007 è stato ordinario di logica matematicaall’Università di Torino.POLICLINICO. Due fra i più eminenti studiosi di

psichiatria di comunità del panorama europeo,Stefan Priebe e Matthias Angermeyer, sono gliospiti illustri della prima Giornata di SanitàPubblica, organizzata dal Dipartimento del-

U l’Università di Cagliari, in programma stama-ne dalle 9 al Policlinico di Monserrato. Priebe,professore di Psichiatria sociale e di comunitàall’Università di Londra, terrà la relazione “Lecure psichiatriche migliorano lo stato di salutedei pazienti con gravi disturbi mentali?”. An-germeyer, professore emerito e direttore delCentre for Public Mental Health Gösing di Wa-grem,parlerà su “La perdita della tristezza nel-la gente. Implicazioni per l’organizzazione deiservizi”. Alla giornata, la prima di un ciclo delDipartimento guidato da Antonio Contu, inter-verranno gli studiosi della sezione di psichia-tria d’Ateneo Bernardo Carpiniello,Mauro Car-ta e Federica Pinna.REGINA MARGHERITA. Nelle stesse ore, al Re-

gina Margherita, il convegno del Centro di cul-tura psicoanalitica di Cagliari.“Sulla via dell’in-conscio: fragilità, disintegrazione e cambia-mento nel divenire umano”. Con GregorioHautmann,Aldo Cono Barnà, Franco De Masi,Fausto Petrella, Pietro Bria e Paolo Follesa(questi ultimi presidenti delle due sessioni).

Redazione CagliariPiazza L’Unione Sarda (Complesso Polifunzionale S. Gilla)Tel. 070 60131Fax 070 60 132 [email protected]

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HENRI CARTIER-BRESSON

Photographe

Seine-Maritime. Dieppe. Normandia. Francia, 1926 - © Henri Cartier-Bresson/Magnum/Contrasto

MAN_MUSEO D’ARTE PROVINCIA DI NUORO

via S. Satta, 27 - 08100 Nuoro - Tel. +39 0784 252110

Orari: 10:00 - 13:00 • 15:30 - 19:30 [Lunedì chiuso]

PROVINCIA DI NUORO

ASSESSORATO DEL TURISMOARTIGIANATO E COMMERCIO

REGIONE AUTONOMADELLA SARDEGNA

AGENZIA REGIONALESARDEGNA PROMOZIONE

In collaborazione con:

Nel sito di Is Concalis, i ritrovamenti grazie ai racconti di un pastore

Il giorno che Giovanni Murgiascoprì un tesoro preistoricoNurallao, in una grotta di culto sepolture e ceramiche

L’ingresso della grotta di Is Concalis a Nurallao (si intravedono i teschi),l’équipe dei ricercatori e i tre craniritrovati all’interno dell’anfratto.Sopra, la testa di toro scolpita sulla grossa pietra recuperata aGesico

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