Tutti i Martedì ore 99.00 a: .00 a - Shrani.siTutti i Martedì ore 99.00 a: .00 a: Moncalieri(TO)...

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  • Tutti i Martedì ore Tutti i Martedì ore 99.00 a: .00 a:

    Moncalieri(TO)presso la Parrocchia “Madonna della Scala” piazza Baden Baden (ingresso oratorio)

    Monza (MI)presso la Parrocchia “San Carlo”

    via Volturno 38

    San Giovanni in Persiceto (BO)via Giulio Cesare Croce 49

    (a fianco del Cinema “Fanin”)

    Contatti telefonici:Contatti telefonici:

    Mariotto (BA)presso la Fraternità “Emmaus”

    tel. 080 3736572

    Loreto (AN)presso la Fraternità “Casa Nazaret”

    tel. 071 7500916Tutti i Giovedì ore Tutti i Giovedì ore 9.9.30 a: 30 a:

    - Torinopresso la parrocchia

    “Sant’Anna”via G. Medici

    angolo via Brione

    - Jesolo (VE)presso Patronato della Chiesa

    “San Giovanni Battista”

    Informazioni: Informazioni:

    PIEMONTEFedigati Angela tel 011 5368239

    LIGURIAfam. Perato tel 019 612038

    LOMBARDIABaldoni Pieralberto tel 039 2005370

    VENETOGallo Ubaldo tel 049 701720

    EMILIA ROMAGNAfam. Bencivenni tel 339 4706326

    338 4986301

    ABRUZZOfam. Lolli tel 335 8124879

    PUGLIAfam. Cazzaniga tel 099 7331990

    SICILIACucinotta Valeria tel 094 237348

    ONLUSAssociazione San Lorenzo

    Comunità Cenacolovia San Lorenzo 35

    12037 - Saluzzo (CN)Tel 0175 46122- Fax 0175 476369

    C.F. 94031180048

    c/c postale [email protected]

    Nei luoghi e nei giorni indicatisi svolgono i colloqui

    per l’accoglienza dei giovaniche desiderano entrare

    in Comunità e gli incontri per le famiglie.

    Lì troverete la Comunità pronta a tendervi una mano

    per ritrovare la speranza della vita

  • volte incontro tra i giovani qualcuno che mi dice: “Ma io non lo vedo enon lo sento quel Dio vivo, quel Risorto di cui ci parli”. Me lo dicono conaria di sfida, ma soprattutto con un misto di tristezza e desiderio sul

    volto, quasi coscienti che hanno bisogno di vedere, di toccare e di sentire quelDio vivo, per tornare a vivere anche loro. Io rispondo loro: “Ma tu gli hai apertola porta? Hai provato a dire per un momento: Signore, ho bisogno di te!”. La porta del cuore ha una maniglia sola, quella di dentro, e solo noi possiamonella libertà aprire a Lui che bussa, che desidera entrare per farci felici, perché lanostra gioia sia piena. E se entra Lui, dopo un lungo inverno ricomincia la pri-mavera: il cuore si spalanca in un bel sorriso. Dico sempre ai ragazzi che la primacosa che dobbiamo fare quando ci svegliamo al mattino è un bel sorriso alla no-stra vita, a quello stupendo dono del quale dobbiamo essere innamorati: la vitache ti è regalata per un nuovo giorno. E così il sole entra dalla parete del tuo cuore,e di lì illumina tutto. Perché piangere allora? È finito il tempo del buio, della tri-stezza, della disperazione, della paura: Gesù è risorto e non ci lascia soli, ci donalo Spirito Santo, l’Amore con cui il Padre lo ama e con cui Lui ci ha amato. Spesso ci domandiamo: “Ma l’amore dov’è? Cos’è?”L’amore è un cammino con tanti passi che coinvolge tutto il nostro essere: dob-biamo entrare in questo sentiero dell’amore e cominciare a camminare nel perdono,nella bontà, nella misericordia, nella pazienza...L’amore deve cominciare dalla testa, da un pensiero limpido, fresco e pulito; poi cisono gli occhi che devono parlare di speranza, di gioia, di positivo; poi le orecchieche devono ascoltare in modo nuovo; poi la bocca per sorridere e infondere co-raggio al dono della vita, per vivere un silenzio di pace che guarisce le nostre rea-zioni istintive e che parla più di tante parole... e poi tutta la nostra vita impara unla novità di un linguaggio fatto di gesti autentici, veri e gratuiti.Quanti santi hanno avuto il coraggio di cambiare: persone con una violenza inte-riore senza fine ad un certo momento sono diventate dolcissime, miti, silenziose,perché hanno lasciato lavorare lo Spirito Santo in loro. Guardando a loro possiamodire che l’amore esiste, che lo Spirito Santo non è un fantasma ma una presenzaviva che ci trasforma realmente.Ho sempre pensato allo Spirito Santo come a un bambino buono e vivace, pienodi fantasia e di vita, che inventa sempre tante cose belle, nuove e vere, una dopol’altra: questo è l’Amore. E per incontrare questo bambino è necessario chinarci,farci bambini anche noi: ecco perché ai nostri giovani proponiamo di “piegare” leginocchia nella preghiera, di riconoscersi piccoli e bisognosi, per incontrare la Veritàdell’Amore. Senza quell’incontro non siamo capaci di gesti umani autentici: né disorridere, né di piangere, né di gesti di bontà, di misericordia, di pazienza, di pace.Per questo lasciamoci invadere da questa luce, da questo fuoco, da questo amore,dalla sua presenza: tutto quello di cui abbiamo bisogno è lo Spirito Santo. Lui è il datore dei doni e desidera farci dei regali straordinari: vuole operare la tra-sformazione del nostro cuore, del nostro passato, vuole guarire le radici profondedalle quali veniamo per donarci la pace con noi stessi. Invochiamolo in questo tempo con insistenza: Lui, che è sceso su Maria e sugli Apo-stoli, scenda su di noi e ci renda uomini e donne nuovi, risorti con Cristo.

  • SOMMARIOSOMMARIO

    Roberto RossoDirettore responsabile

    Autorizzazionedel tribunale di Saluzzo

    n. 111 del 03.06.88Stampato in proprio pressol’Associazione San Lorenzo

    Editoriale 3

    Testimoni di speranza 6

    La Fede illumina la Vita 12

    Dal cuore della Comunità 18

    Cronaca di famiglia 22

    La voce del Papa 30

    Progetto Missioni 32

    CenacoloNews 40

    Le vostre lettere 44

    Anno XXIII - n.2Giugno 2009

    Agevolazioniai fini fiscali

    L’Associazione San Lo- ren zo - Comunità Cena-colo è una O.N.L.U.S.Pertanto, ai sensi dell’art.13 del D.Lgs 4/12/1997n. 460, con modificheapportate dal D.Lgs14/3/2005 n. 35, con-vertito in legge n. 80 del14/5/2005, ogni dona-zione a suo favore èonere deducibile dalletasse entro i limiti dellalegge. È necessario con-servare la ricevuta ai finifiscali.

  • Incontri ragazzeMensili

    per scoprire la grandezza dell’essere donna(consigliato in modo particolare alle mogli, ragazze e sorelle dei ragazzi in Comunità)

    Domenica 7 giugno ore 9.306 settembre ore 9.30

    Fraternità “Sacro Cuore”Via Paschero Sottano 32

    Chiusa Pesio (CN) - tel 0171 734048

    Venite e vedrete!1° sabato del mese

    per i giovani

    Sabato 6 giugno 4 luglio 5 settembre

    Casa Madrevia san Lorenzo 35 - Saluzzo (CN)

    Tanta gioia, musica e preghieradalle ore 21 alle 24

    Radio Maria“Famiglie in rinascita”

    Lunedi 29 giugnoLunedi 31 agosto

    in diretta con la Comunità Cenacoloalle ore 22.45

    FESTA della VITA16 - 19 luglio

    Casa Madrevia san Lorenzo 35 - Saluzzo (CN)

    (Il programma sul retro del giornalino)

    Nuovo MUSICAL Biblico“CREDO”

    In varie città d’Italia nei mesi diagosto e settembre

    (date e luoghi nell’ultima pagina)

    per altre date, incontri e appuntamenti www.comunitacenacolo.it

  • Marzo 20096

    uongiorno a tutti: mi chia-mo Juan e sono spagnolo.

    La mia infanzia è stata segnata daun papà molto esigente, che pre-tendeva tanto da noi figli. Quan-do è morto io avevo quindici annied ero così tanto arrabbiato e feri-to verso di lui, che quasi ne erocontento! Oggi mi dispiace per-ché non ho saputo apprezzare ilsuo amore, ho compreso soloadesso che questo era il suo mo-do di volermi bene: insistere neldirmi che dovevo studiare per di-ventare “qualcuno” nella vita, maio purtroppo non sono riuscito acapirlo e a ringraziarlo. Non l’hoancora perdonato pienamentema ne ho la volontà, so che mi haamato e che ha fatto di tutto perla famiglia, anche se anche luiaveva le sue difficoltà.Riconosco che gran parte deimiei problemi sono cominciatida lì: cercavo di fare bene ascuola solo perché alla fine deltrimestre mio padre fosse conten-to, altrimenti succedeva di tutto. Ricordo ancora quando arrivavoa casa con la “pagella” già sa-pendo che mio padre si sarebbearrabbiato perché ero un disa-stro: avevo così paura di lui chenon mi sono mai aperto al dialo-go, non gli ho mai chiesto aiuto ecosì ho vissuto tutta la mia infan-zia in un grande e triste silenzio. La nostra famiglia è compostada cinque fratelli e una sorella:uno di loro, Carlos, dopo la mor-te di mio padre mi è stato sem-pre vicino, cercando di prendersicura di me. Purtroppo era già su

    una cattiva strada ed io l’ho se-guito. Grazie a Dio un giorno luiè riuscito ad entrare qui al Cena-colo e si è messo a pregare perme, ha fatto pregare anche tantiamici e ha fatto tanti digiuni e sa-crifici per dei mesi, a mia insapu-ta. Poi un giorno è venuto aprendermi a Madrid, a casa mia,per tirarmi fuori dalle tenebre eriportarmi alla luce. Dopo l’ultimo incidente avuto inmacchina non ero riuscito ad ac-cettare di aver perso la mano, miera crollato il mito di essere bello,forte e intelligente, non mi senti-vo più “nessuno” e ho toccato ilfondo. Mio fratello mi ha teso lamano della Comunità ma nonvolevo sentirne parlare. Ancoraoggi non mi spiego come mai so-no entrato in Comunità: non vo-levo vivere con i tossici, non ac-cettavo neanche me stesso, figu-riamoci gli altri! Invece il mira-colo è avvenuto: sono entratonella casa dov’era mio fratello emi sono reso conto che quei ra-gazzi non erano i tossici “tosti” ecattivi che immaginavo, con cuipensavo di dover ancora com-battere come facevo per strada;ho trovato invece dei giovanipieni di voglia di vivere e desi-derosi di aiutarmi, e così mi so-no lasciato travolgere dal lorobene. Anche se a fatica ho pro-vato a mettermi in ginocchio. Mio fratello mi diceva: “Vai da-vanti all’Eucaristia e parla conGesù anche se non ci credi”; iorispondevo: “Ma se non ci credocome faccio a parlare con Lui?”.

    Giugno 20096

    BB

  • Risurrezione 7

    l’ha fatta nostro fratello Carlos,ce la sto facendo io, anche tu cela puoi fare!”. Ma lui si giustifi-cava dicendo di non poter en-trare in Comunità a causa dellavoro e del figlio. Io insistevodicendogli: “Vieni, prova e poivedrai. Il lavoro non è più im-portante della vita e tuo figlioha bisogno di un padre che stabene, non di un ubriacone. So-no tanti anni che bevi e non tene rendi neanche più conto!”. Sono tornato nella fraternità diLourdes e ho cominciato a pre-gare per lui, e la cosa più bella èstata che il responsabile della ca-sa mi ha detto: “Mi unisco a te adigiunare e fare adorazione”.

    In quei giorni stava iniziando laquaresima e con altri ragazzi misono preso l’impegno di alzarmialle due di notte a pregare. Lì hotrovato qualcosa che mi “spinge-va”, che mi sosteneva: non misentivo più solo, c’era Qualcunoaccanto a me che mi aiutavaogni giorno. Dopo cinque mesi di Comunitàmi sono accorto del sole, degliuccellini, della primavera chestava arrivando e lì mi sono det-to: “Ma ti rendi conto di comenon vedevi più nulla di tuttaquesta bellezza della vita?”.Mi sentivo amato, c’era semprequalcuno che mi chiedeva: “Co-me stai?”, e ho iniziato anche ioa voler bene agli altri, a costruiredelle belle amicizie nella verità enella fiducia, a donarmi ai ragaz-zi giovani che entravano dopo dime, trasmettendo loro quello chemi aveva fatto del bene. All’inizio ero tanto “orgoglio-so”: portavamo i tronchi e quel-lo più grande lo volevo prende-re sempre io; pur con un brac-cio solo, volevo dimostrare aglialtri che ero il più forte. Ho ca-pito che la mia difficoltà era ac-cettare me stesso, volermi beneper quello che sono, accoglierela mia vita così come me la ri-trovavo. Ho dovuto imparare achiedere aiuto, a dire: “Per fa-vore, mi dai una mano ad allac-ciarmi le scarpe? Mi aiuti aprendere questo tronco?”; que-sta è stata per me la battaglia ela vittoria più grande. Dopo un po’ sono andato a ca-sa per la protesi e ho pensatoall’altro mio fratello che abitavaa Parigi, anche lui disperato ebisognoso di aiuto. Sono anda-to a trovarlo e gli ho detto: “Ce

    Per tre anni ho perseverato nellapreghiera e questo ha fatto tantobene prima di tutto a me, mi harafforzato nel carattere e ha rico-struito la mia forza di volontà nelbene. E quando un giorno mi hachiamato il responsabile dicen-domi che mio fratello stava arri-vando non potevo crederci, ero“fuori” dalla gioia! Oggi conti-nuo a pregare per tanti ragazziche in Spagna hanno tanti pro-blemi. Lì non c’è ancora il Cena-colo, così approfitto per chiederele vostre preghiera per la Spa-gna, perché se Dio vuole possia-mo presto aprire una casa anchelì per dare speranza a tanti gio-vani persi. Grazie!

    Risurrezione 7

    Juan: «Dopo cinque mesi di Comunità mi sono accorto del sole, degli uc-cellini, della primavera che stava arrivando e lì mi sono detto: “Ma ti rendiconto di come non vedevi più nulla di tutta questa bellezza della vita?”»

  • Per le sue piaghe noi siamostati guariti» (Is 53,5)

    Mi chiamo Silvia e con gioia con-divido con voi la mia risurrezio-ne. Comincio il mio racconto ri-tornando all’età di un anno emezzo quando i miei genitori sisono separati. Io sono rimasta avivere con i nonni e sono cre-sciuta con loro. È stato un colpopesante, anche se ero molto pic-cola. Ricordo che vivevo tantisensi di colpa, insicurezza, paura,angoscia. Nella mia famiglia enel mio paese, la Bulgaria, non siparlava mai di preghiera, era unacosa molto lontana e quandochiedevo qualcosa al riguardonon mi veniva data nessuna ri-sposta. Crescevo con la convin-zione che il mio “destino” fossequello di essere una persona tri-ste e che fosse inutile desiderarequalcosa di buono per la mia vi-ta, perché le cose belle eranosolo per gli altri. Adesso capisco

    do migliore per non vedere larealtà. Grazie a Dio mi sono ac-corta che ero rimasta sola nelmale, nel vuoto di una vita su-perficiale. Mi svegliavo ogni mat-tina sognando il giorno in cuiavrei rivisto il sole, non sarei piùstata in carenza e non avrei do-vuto pensare a che cosa combi-nare per trovare la droga un’altravolta. Non ce la facevo più a rac-contare bugie alla gente. A casamia non era rimasto più niente,avevo venduto tutto. Ero consa-pevole che le cose stavano an-dando molto male. Alla fine holasciato anche la scuola. Nonreggevo più una “vita” così e hocominciato a desiderarne una di-versa, normale. Ho chiesto aiutoai miei genitori e ho raccontatoloro della Comunità Cenacolo;ne avevo sentito parlare da unamico e avevo deciso di entrare,visto che era lontana da tutti e datutto. Avevo molta paura perchénon conoscevo la lingua, non co-noscevo la cultura, non conosce-vo la preghiera, ma dentro di meripetevo: “Qualsiasi cosa accada,devo stare almeno tre anni e poisarà sicuramente meglio di pri-ma”. Così, pian piano, ho vistoche era veramente possibile vive-re bene, essere contenta, ho ri-preso a scavare dentro di me e afare amicizia con Dio. Mi sentivocome se fossi tornata a casa. Co-me per tutti, il cammino non èstato facile per niente. Ho dovutoaffrontare tutte le cose dalle qualiero sempre scappata. Ho dovutosradicare tutto, sentire che nonmi conoscevo per niente, e poilasciare che Dio attraverso gli al-tri seminasse cose nuove: non ri-spondere alle provocazioni, guar-darmi dentro, essere vera, direquello che sento nel cuore. Que-sta lotta continua ancora oggi manon sono più da sola, c’è Gesù. Il più grande dono che ho rice-vuto in Comunità è stato riceverei sacramenti del Battesimo, del-l’Eucaristia e della Cresima. Oggi

    che il nostro bisogno di stare vici-ni a Dio è una cosa innata. Mi ri-cordo che quando andavo a let-to, prima di addormentarmi, di-cevo buona notte a tutte le per-sone della mia famiglia che mimancavano e pregavo per miamamma: pregavo non so chi,non so il perché, ma lo chiamavoDio, e non passava sera che nonfacessi queste cose. Crescendo però ho imparato arifugiarmi nella superficialità perproteggermi dalla sofferenza. Lamia più grande speranza era chei miei genitori si rimettessero in-sieme e che la mia famiglia di-ventasse come le altre. Ho vissu-to una grande delusione quandoho capito che mio papà avevaun’altra “compagna” e che stavacostruendosi una nuova famiglia.Ho pensato che ero stata stupidaa sperare e che Dio non esistesseperché non mi aveva aiutata.Nello stesso periodo mio papà

    ha voluto chetornassi a vi-vere con lui ecosì ho dovutolasciare i non-ni, che eranol’unico puntodi unità nellafamiglia; loromi facevano fa-re tante cosebelle: sport,musica... Hodovuto invececambiare città,scuola, amici.Mi sono chiusatotalmente atutto e a tutti acausa di questaulteriore sepa-razione e lace-razione. A quattordician ni già fumavospinelli e a di-ciassette ero di-pendente dal-l’eroina: il mo-

    Silvia: «Non tutto nella vita passata è stato brutto...non ho ricevuto niente di quello che avevo chiesto, matutto quello di cui avevo bisogno»

    Giugno 20098

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  • cettato, poi in realtà ero contentodi far parte del recital e quando laprima volta mi sono messo sul let-tuccio e Gesù è venuto e mi hadetto: “Alzati e cammina” lì ho ca-pito, ho capito! Mi sono guardatointorno, ero a Lourdes, quindi diparalitici e di malati ce n’eranotanti, e anch’io ero paralitico ben-ché le mie gambe funzionassero,ma il problema della mia paralisiera che non avevo mai accettatola mancanza del mio braccio, nonero felice con il mio braccio, nonmi amavo, non mi volevo bene!Mi sono drogato per lui, ho avutopaura e ho detto tante volte di no,ho rubato, ho bevuto, non ho sor-riso... quella era la mia paralisi, etutti i diciassette anni di droga ealcool erano per questo! Oggi so-no qui che ci gesticolo serenamen-te con questo “braccino”, ma èstata una paura, una vergogna,un’inferiorità che mi ha portato afare una vita sbagliata. Allora misono proprio detto: “Adesso tuttequeste paralisi devo guarirle”, egrazie alla Madonna ho avutoquesta grazia di accettare la miaferita, di volerle bene, di amarlaperché la Comunità me lo ha inse-gnato, perché Elvira me lo ha det-to. Era stata la prima a chiedermi:“Hai mai avuto dei complessi per

    spero e prego di riuscire a perse-verare nella via della vita cristiana,anche perché grazie a Dio la Ri-surrezione non è avvenuta solo inme ma anche nella mia famiglia:piano piano anche loro comincia-no a conoscere Gesù! Anche seDio non mi ha concesso quelloche desideravo da piccola, mi hacomunque donato un fratello, cosìnon sono più figlia unica. Madre Elvira un po’ di anni fa miaveva detto: “Non tutto nella vitapassata è stato brutto”. È vero:non ho ricevuto niente di quelloche avevo chiesto, ma tutto quellodi cui avevo bisogno! Grazie.

    i chiamo Luca: anche ioho vissuto tanti anni di

    droga, di alcool e di vita dissolu-ta, mi sono fatto del male e ne hofatto a chi mi era attorno. Senzadilungarmi troppo sul passato,perché ormai sono cambiato equell’epoca fa parte proprio delpassato, vi racconto due aneddotiche mi hanno fatto cambiare sen-sibilmente e che sono stati il mo-do concreto con cui la Provviden-za mi ha guidato ad accettare ilmio “difetto” fisico: la mancanzadi un braccio. Da alcuni anni vivo nella frater-nità di Lourdes e l’anno scorso so-no stato scelto tra i settanta ragazziche dovevano partecipare al reci-tal sui Misteri della Luce. QuandoMarco, il “regista”, ha detto:“Adesso decideremo i ruoli” ioero esaltato e dicevo “Chissà cosafarò!”. Primo mistero: il Battesimonel Giordano. Gesù c’è, GiovanniBattista c’è, tu fai la folla, tu faiquesto, tu fai quello, io aspettavoma niente... Secondo mistero: lenozze di Cana. Tu fai il rabbino, tulo sposo, e io... ancora niente. Ter-zo mistero: l’annuncio del Regnodi Dio in cui Gesù guarisce il para-litico. Mi sento chiamare: “Luca,tu fai il paralitico”. Al primo im-patto non è che lo abbia tanto ac-

    il braccio?” e io le avevo rispostodi no, e lei: “Perché ti sei droga-to?”. Da lì ho riflettuto e ho vistoche aveva proprio ragione.I fratelli in Comunità quando mivedevano portare le carriole chesempre mi cadevano a sinistra,mi dicevano: “Ma vedi che nonce la fai a portarle! Sei nato senzabraccio, devi accettarlo!”. Quelgiorno ho capito che ero paraliti-co e che Gesù mi stava guarendo.Anche in questi giorni, parlandocon Madre Elvira, le dicevo chefuori avevo dei buoni lavori: holavorato in banca, alla borsa diMilano, e anche adesso si verifi-cava la possibilità di un lavoro, equasi quasi... Poi l’ho guardatanegli occhi e le ho detto “Ma do-ve vado? Non posso uscire!”. Per-ché anche se combatto tutti i gior-ni, non posso negare quel bene equelle grazie che qui ho ricevuto.E poi sono a Lourdes, sono inna-moratissimo di questa terra, echissà quanti “paralitici” comeme che non si sono mai accettatiil Signore mi farà incontrare, aiquali potrò dire: “Guardate chedobbiamo amarci e Dio ci dàquesta forza. Anche se abbiamocinque dita in meno, possiamoandare avanti. Con Dio nel cuo-re, non ci manca più nulla!”.

    Luca: «Non ero felice, non mi amavo, non mi volevo bene. Grazie alla Ma-donna ho avuto la grazia di accettare la mia ferita, di volerle bene, diamarla perché la Comunità me lo ha insegnato»

    MM

    Risurrezione 9

  • Beato l’uomo che speranel Signore» (Sal 39,5)

    Mi chiamo Nataša, vengo dallaCroazia e con tanta gioia voglioraccontarvi la storia della mia vi-ta e dove ho incontrato la forzae la volontà per uscire dal mon-do della droga. Oggi mi sentopienamente realizzata perché hoincominciato ad amare e accetta-re i miei limiti e le mie povertà.Ho scoperto finalmente il verovalore della vita, e la mia deci-sione di perseverare in questocammino di luce cresce ognigiorno, insieme alla gioia cheabita il mio cuore. Sono cresciu-ta in una famiglia semplice maero una ragazza senza fede. Imiei genitori mi hanno comun-que educata ai valori importantidella vita quali l’obbedienza, ilrispetto e gli occhi aperti su chi èpiù povero e bisognoso, per es-sere sempre pronta ad aiutare.Tra noi però è mancato tanto ildialogo e questo ci ha portato al-la divisione. Mio padre era alco-lizzato e già da piccola faticavotanto con lui. Mia madre invecelavorava tutto il giorno e quando

    tornava a casa alla sera era mol-to stanca, ed io vedendola cosìnon volevo darle altri pesi e perquesto non le parlavo. Tutte le mie sofferenze e la man-canza di unità cercavo di supe-rarle attraverso strade sbagliate.Ero una persona molto sensibilee timida e per questo non mi ac-cettavo, volevo essere diversa,come le altre ragazze che eranopiù “libere” di me. Ero brava nello sport, la mia pas-sione era la pallamano e giocavoda tanti anni, amavo le cose chefacevo, ma sentivo dentro che mimancava un pezzo, qualcosa chenon sapevo spiegarmi da sola.Nella mancanza di questo “qual-cosa” e alla sua continua ricercadiventavo sempre più ribelle, ar-rabbiata, falsa, scappando in tuttii vizi sbagliati del mondo. Le miedifficoltà non riuscivo ad affron-tarle da sola e così ho cominciatoa frequentare e scegliere amiciziefalse. Facendo uso di cocaina misono lasciata condizionare dall’i-dea che drogandomi ero più for-te e riuscivo ad affrontare tutti imiei problemi. Il male voleva di-

    struggermi e per questo sono ca-duta nell’eroina che mi ha toltola gioia e la voglia di vivere. Hodeluso e perso la fiducia dei mieigenitori. Oggi voglio ringraziarli per il do-no della vita che mi hanno dato,perché mi hanno sempre perdo-nata e amata. Sono stata “porta-ta” in questa famiglia della Co-munità Cenacolo dalla Madonnaa Medjugorje, che con la sua te-nerezza mi ha aiutata ad aprire ilcuore e a lasciarmi aiutare. Subito, dal primo giorno, mi so-no sentita nella casa di Dio Padree nella sua opera. Ho capito chequesto era il mio posto. Non sa-pevo pregare ma sentivo che eroanch’io chiamata ad essere gua-rita nel cuore, dove ero stanca eferita. L’amore delle ragazze miha aiutato ad avere fiducia e hafatto crollare i muri delle mie di-fese. Mi volevano bene con di-screzione e rispetto, e il loro si-lenzio pian piano ha convertito ilmio cuore. Mi hanno insegnato apregare, a guardarmi dentro, adaccogliermi e a decidere di cam-biare. Non mi sono mai sentitagiudicata ma tanto accettata perquella che ero. Ho capito che ciòche il mio cuore cercava da sem-pre era Gesù di Nazaret, ed ècresciuta l’amicizia con Lui attra-verso quella preghiera quotidia-na che oggi nutre la mia vita. Luimi dà la sicurezza e la forza di af-frontare tutto, perdonare sempree amare a qualunque costo. Hoincontrato la fede! Guardandol’Eucaristia mi sento amata e de-siderata da sempre da Dio Padre,e questo bene che ricevo da Luivoglio ricambiarlo donandominell’amore e nel servizio alle so-relle e ai fratelli. Ringrazio Madre Elvira perchéha avuto fiducia in me, i nostrisacerdoti per la loro fedeltà esensibilità verso i nostri cuori fe-riti, e tutte le ragazze che mi han-no aiutata e che mi sostengonoancora oggi nel cammino.

    Nataša: «L’amore delle ragazze mi ha aiutato ad avere fiducia e ha fattocrollare i muri delle mie difese. Mi volevano bene con discrezione e rispetto, e il loro silenzio pian piano ha convertito il mio cuore»

    Giugno 200910

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  • stessero: era come se qualcuno miavesse tolto un chiodo dal cuore,ed è nata la voglia di riabbracciar-lo! È arrivato il giorno in cui sonoandato in verifica. Andando a ca-sa ricordavo una catechesi di Ma-dre Elvira che diceva: “Quandovedete i vostri genitori abbraccia-teli, stringeteli forte e contate finoa sette prima di lasciare l’abbrac-cio”, e io pensavo: “Sì, lo faccio,mi sento pronto”. Quando sonoarrivato a casa e ho visto mio pa-dre mi sono “inchiodato” e ho co-minciato a pensare: “Ma no, daglisolo la mano...” ma le parole diElvira mi risuonavano nella testa:“Vai là, abbraccialo, conta fino asette e stringilo forte”. Così anchese mi tremavano le gambe mi so-no messo a correre e l’ho abbrac-ciato talmente forte che lui volevascappare. Quando sono entrato inComunità avevo salutato tuttitranne mio padre, non gli avevomai scritto una lettera e non riusci-vo più a dire la parola padre, ma ilSignore esiste veramente: nessunsoldo, nessuna donna, nessunamacchina mi avrebbe potuto darela gioia che ho sperimentato inquel momento di perdono. Avevouna pace mai vissuta nel cuore

    i chiamo Gabriele, ho vis-suto un’infanzia difficile

    che praticamente non c’è mai sta-ta per vari problemi e cose visteche mi hanno portato a viveretanta rabbia e odio verso la fami-glia, con tanta voglia di essere pre-potente, di riscattarmi nel male fa-cendo vedere a tutti che esistevo.Per farla breve ho sempre odiatomio padre al punto di pensare chese anche fosse morto non me nesarebbe importato niente. “Luinon è mio padre!”, dicevo davantiai fratelli più piccoli e a mia ma-dre. Ringrazio Dio e la Madonnaperché mi hanno portato in Co-munità! All’inizio del camminopregavo come uno “stupido” echiedevo: “Signore, fammi incon-trare una brava ragazza; Signorefa che possa avere nel futuro deisoldi; Signore guariscimi dalladroga...”. Quasi quasi la preghieraera una fuga dalle piaghe cheavevo dentro. Poi un giorno, ave-vo più o meno sette mesi di Co-munità, ho sentito una voce nelcuore che mi diceva: “Ma per co-sa stai pregando? Perché non pre-ghi per tuo padre?”. Mi ha fattomale, talmente tanto male che perascoltare quella voce ci ho messoun bel po’ di tempo: avevo un or-goglio troppo forte per accettarlo.Ripensando al mio passato eraproprio quello il problema che miha portato a drogarmi e ad arrab-biarmi con il mondo intero. Cosìho cominciato a pregare: “Signorefa che un giorno possa incontrar-mi con mio padre, Signore gli vo-glio bene…”: è stata dura, tantecose negative mi tornavano nellamemoria quando pregavo. Tutti ivenerdì offrivo il mio digiuno perpoter perdonare mio padre. Unanotte mentre ero in adorazione hocominciato a piangere perché misono venuti in mente tutti gli epi-sodi belli che ho vissuto con lui.Tra tante cose brutte mi sono ri-cordato di quella volta che mi haaiutato a fare i compiti e altre im-magini belle che non pensavo esi-

    mentre lo abbracciavo forte fortee contavo dentro di me 1,2,3,4…e più stavo lì così, più ero felice.Poi per la prima volta l’ho guarda-to e l’ho ringraziato per la vita chemi ha donato, perché anche se èstata un’infanzia difficile, è graziea lui se sono vivo. L’ho ringraziatoper avermi portato in Comunità,perché a modo suo mi ha semprevoluto bene: io guardavo solo lesue povertà e non le mie. È statauna esperienza stupenda. Ma lacosa più bella è che ho scopertoche il Signore ha operato anchenella mia famiglia. Tra mio padree mia madre c’era un rapportomolto difficile. Io pregavo che siinnamorassero di nuovo. Ebbene:quando siamo andati a casa per ilpranzo, alla fine mia madre hachiesto a mio padre una manoper sparecchiare: io pensavo cheda uomo “orgoglioso” gli avrebberisposto: “Fallo tu!”, e invece si èalzato e si sono messi a lavare ipiatti insieme! Sono rimasto scioc-cato perché questa era una cosaimpossibile, è stato per me unagioia indescrivibile vedere mio pa-dre aiutare mia madre: questo miha fatto rendere conto della forzadell’Amore di Dio.

    MM

    Gabriele: «Il Signore esiste veramente: nessun soldo, nessuna donna, nes-suna macchina mi avrebbe potuto dare la gioia che ho sperimentato inquel momento di perdono. Avevo una pace mai vissuta nel cuore mentreabbracciavo forte mio padre»

    Risurrezione 11

  • Sin dalla nascita della nostra Comunità ci lega una profonda e sincera amicizia con il Movimento Contemplativo Missionario Charles de Foucauld, fondato a Cuneo

    da Padre Andrea Gasparino. Per questo la sofferenza da loro vissuta nei mesi scorsi in seguito al rapimento delle due sorelle missionarie in Kenya, al confine con la Somalia, l’abbiamo sentita anche un po’ “nostra”. l nostri giovani hanno pregato molto, digiunato, offerto sacrifici per sostenere le due sorelle e la loro Comunità nel tempo della prigionia.

    Saputo poi della liberazione, tutte le nostre case hanno gioito profondamente nel Signore. Riteniamo doveroso riportare una breve intervista alle sorelle,

    testimonianza della potenza della preghiera che genera una fede semplice ma vera, capace di sostenere e illuminare anche l’”ora” della prova

    BEATI GLI OPERATORI DI PACEBEATI GLI OPERATORI DI PACE

    Come è avvenuto il rapimen-to, che sensazione avete vis-suto, cosa avete pensato?Maria Teresa Noi vivevamo ad El-Wak, in mezzoa una popolazione musulmana, quel-la della tribù dei Garre, e già da tem-po avevamo il cuore “pesante” perla situazione che si viveva; da mesic’erano scontri tra le tribù e l’eserci-to del Kenya era intervenuto con ma-no pesante. Noi soffrivamo per il do-lore che questa situazione procura-va alla gente, soprattutto ai più po-veri ed indifesi, per cui la notte era-vamo sempre all’erta nel caso qual-cuno avesse avuto bisogno di un ri-paro o di altro. Il rapimento è avve-nuto la sera tra il 9 e il 10 novem-bre. Quella notte siamo state sve-gliate da un colpo di arma da fuocosparato per far saltare il lucchettodel cancello interno del nostro corti-letto; abbiamo sentito voci e visto fa-sci di luce sulle nostre finestre, ab-biamo capito che eravamo in peri-

    LLee dduuee ssoorreellllee MMaarriiaa TTeerreessaa ee RRiinnuucccciiaanneellllaa mmiissssiioonnee ddii EEll--WWaakk

    Giugno 200912

  • rubato delle macchine che non funzionavano tan-to bene, allora andavamo molto adagio, le trai-navano e ci voleva proprio pazienza. Dopo que-sti cinque giorni avevo anche timore che avrem-mo trovato dei capi terroristi che ci avrebbero fat-to paura, e invece ci hanno portato dalla famigliadi uno dei nostri rapitori; poi cambiavamo spes-so abitazione. Rinuccia e Maria TeresaIn pratica siamo sempre state recluse in una stan-za. Quella in cui siamo state più a lungo, otto set-timane di seguito, era una stanza di venti metriquadrati circa e lì abbiamo fatto tanti chilometria piccoli passi, anche per stancarci un po’, altri-menti c’era il rischio di ripiegarci su noi stesse. Era-

    «Quando ci hanno prese, dopo un’ora di viaggio, inostri rapitori si sono fatti vicino ai finestrini e cihanno chiesto: “Siete musulmane o siete pagane?”.Mi è venuto spontaneo dal cuore di rispondere: “Noisiamo persone che amano tutti in nome di Dio”, eho sentito dentro una grande benevolenza, che nonveniva da me, per queste persone. Quella frase nonera preparata, è venuta proprio dallo Spirito. Anchequando ci dicevano qualcosa che poteva urtarci nelcuore mi veniva spontaneo guardare quei ragazzi contenerezza, li vedevo giovani e dicevo: “Ma tu seibuono, il tuo cuore è buono, i tuoi occhi parlano chetu sei buono dentro di te”. Erano risposte che li stu-pivano e che stupivano anche me, perché cambia-vano qualcosa nei nostri rapporti. Ho percepito inquesto un chiaro frutto della preghiera di tutti voiche ci sostenevate»

    Maria Teresa durante la Messa di ringraziamento

    Risurrezione 13

    colo ma è stato tutto così fulmineo che non ab-biamo avuto neanche il tempo di pensare. Ottouomini armati sono entrati in casa sparando allaporta della nostra casa. In questa sparatoria sia-mo state leggermente ferite dalle schegge. Ci sia-mo trovate molto in pericolo, potevano proprio uc-ciderci tutte e due. Non abbiamo avuto tempo perpensare, seguivamo quelle persone, capivamo so-lo che si doveva procedere e andare dietro loro.RinucciaVeramente, più che andare dietro a loro, ci siamotrovate prese per mano e strattonate correndo percirca tre quarti d’ora, durante il tragitto a piedi dacasa nostra a dove c’era la loro macchina. Siamocadute tutte e due: Maria Teresa è stata picchia-ta con il calcio del fucile perché si rialzasse. San-guinava molto dalla testa. Io, invece, siccome eropiù leggera, sono stata tenuta per le braccia e tra-scinata per un centinaio di metri. Comunque sia-mo arrivate al punto dove avevano preparato lamacchina. Continuavo a gridare ad alta voce: “Pren-dono le sisters” e “Signore pietà” in somalo, manon è servito a niente e oggi dico per fortuna, per-ché guai se qualcuno avesse tentato di venirci insoccorso, soprattutto se armato: certamente ades-so non saremmo qui vive.

    Col trascorrere dei giorni di prigionia, ave-vate la percezione del tempo che passava?Maria TeresaNon abbiamo perso la nozione del tempo; graziea Dio ci hanno lasciato l’orologio. Pensavo proprioche ce lo avrebbero preso e invece ce lo hanno la-sciato. La batteria di quello di Rinuccia ha smes-so di funzionare, ma il mio funziona ancora ades-so; ma per timore che si rompesse ci siamo fattiun piccolo calendario per contare i giorni e nonperderci. RinucciaNon avevamo tanto altro da fare, quindi eravamomolto attente al “...e fu sera e fu mattino”, e al-l’alba successiva ci scrivevamo che giorno era. Nonabbiamo proprio perso niente, neanche il susse-guirsi delle feste cristiane. Maria TeresaLa prima era la festa dell’onomastico del nostropadre fondatore, il 30 novembre, Sant’ Andrea, poiPadre de Foucauld il primo dicembre e una setti-mana dopo l’Immacolata. Ci siamo dette scher-zando: vediamo chi vince tra Padre de Foucauld el’Immacolata: speravamo ci liberassero e invece èdurato ancor un po’.

    Dove eravate tenute prigioniere? Erava-te sempre chiuse? Cosa facevate per tra-scorrere il vostro tempo?Maria TeresaI primi cinque giorni abbiamo viaggiato nella bo-scaglia fino all’arrivo a Mogadiscio. Loro avevano

  • Giugno 200914

    vamo dipendenti da loro per ogni cosa.Per tutto dovevamo chiedere il per-messo. Dovevamo conformarci in tuttoal loro modo di vivere e questo è anchecomprensibile, perché facciamo un po’tutti così. Grazie a Dio, essendo stateper tanti anni immerse nella cultura diqueste persone di etnia somala, ci adat-tavamo a loro nelle cose semplici an-che volentieri, perché ci dicevamo: que-sto non ci fa del male. Ad esempio il lo-ro modo di lavare i vestiti o il fatto diavere a disposizione solo una piccolatanica di tre litri d’acqua e con quellafacevamo tutto, oppure il mangiare tut-te e due nella pentola con le mani…Insomma cose piccole che accoglieva-mo con semplicità, come parte del no-stro vivere, e ci dicevamo: “Ma siamofortunate! Quanti in prigionia ricevonoviolenze e hanno una vita durissima, de-vono camminare ore e ore... e noi sia-mo qui “ben” trattate!”. Anche se poic’erano cose che ci facevano soffrire,ma anche quelle si potevano offrire. Miha fatto molto piacere che abbiate pregato chenon ci avessero separato: io l’ho temuto molto, sen-

    tivo che contava tantissimo l’essere insieme peravere la forza di andare avanti. Nel nostro cam-mino di fraternità avevamo anche le nostre faticheumane, ma nel momento in cui siamo state por-tate via, vedendoci lì, dentro la macchina, ho detto:“Signore, noi ti abbiamo tanto chiesto l’unità, il cam-minare insieme, il volerci proprio bene in Te... e Tu,per caso, hai scelto questa strada? Aiutaci!”.E il Signore ci ha proprio liberate e liberate insie-me, ci ha fatto scoprire sorelle che si amano.C’era così tanta sofferenza che non si può nep-pure esprimere. Io ho visto una Rinuccia trasfor-mata da questa sofferenza che ci spogliava e cistrizzava... era proprio qualcosa in cui solo Diopoteva sostenerci! Tu ti trovi in un posto che nonconosci, con gente che sai appartenere ad Al-Sha-baab... Io ero molto affannata e impaurita per es-sere con loro, anche se dal di fuori non lo facevonotare troppo. Quando siamo salite in macchinae ci hanno mostrato il loro cellulare con il volto diBin Laden, ci hanno chiesto per farci paura: “Loconoscete?”. A noi è venuto spontaneo risponde-re: “Sì, lo conosciamo, anche lui è una creatura diDio”. Ho sentito che quella frase ci ha molto av-vicinate a loro, il Signore ci ha dato come regaloil dono di aprirci alla benevolenza di Gesù e al-lora Lui ci ha dato anche le parole giuste al mo-mento giusto.

    «Subito dopo il rapimento ci siamo trovate vera-mente spogliate di tutto, avevamo solo i vestiti dellanotte, neppure le scarpe, e abbiamo vissuto così permolti giorni. Già durante il viaggio tutte le volte chedovevamo scendere dalla macchina io dovevo chie-dere in prestito le scarpe e qualcuno di loro mi davale sue scarpe. Questo spogliamento è stata una cosastraordinaria, ci ha fatto conoscere e capire comepiù siamo libere di cose, più Dio può operare in noi.Tanto ci siamo ricolmate e sostenute della presenzadi Dio: quasi lo toccavamo con mano. Veramente nonè poesia ma era realtà... E poi la realtà viva della co-munione tra noi. A un certo punto ci siamo dette:noi stiamo facendo un’esperienza di comunione tranoi che non abbiamo mai vissuto a questo livello,mai! E ci siamo dette: ma sai che questo è proprio ilParadiso perché dove c’è la Carità lì c’è Dio, lì c’è ilParadiso, e lì abbiamo trovato tanta forza. Abbiamovissuto un’esperienza molto pesante, molto dura madi una ricchezza incredibile»

    Rinuccia durante la Messa di ringraziamento

  • Risurrezione 15

    È passata per la vostra mente la possi-bilità che la vostra vita potesse finire?Maria TeresaQuando siamo state in macchina, dopo poco hodetto a Rinuccia: “E se moriamo?”. E lei ha detto:“Siamo vicine a Gesù!”. Mamma mia! Comunqueio ho avuto paura di morire.

    In un momento di così forte paura e digrande ingiustizia, come avete sentito lapresenza di Dio in mezzo a voi? Doveavete trovato la forzaper non disperare?RinucciaHo proprio sentito fin dal-l’inizio che quelle paroleche Maria Teresa ha dettoloro: “Noi siamo donne chevogliono bene a tutti” e inaltri momenti: “Voi sietebuoni, tu sei buono, si vededai tuoi occhi che tu seibuono”, queste parole cihanno messo immediata-mente in un rapporto diaccoglienza verso di loro.Sembra quasi una scioc-chezza dire così, eppure lìsotto c’era tutto l’amoreche noi abbiamo avuto perla nostra gente in tutti glianni che abbiamo vissutocon loro. Certo che eranoaltri, non erano quelli checi hanno rapito, però c’eraqualcosa di preparato den-tro di noi per cui non ab-biamo fatto uno sforzo, unragionamento per andarea cercare cosa dice il Vangelo per viverlo in quelmomento... è stato proprio lo Spirito che ha par-lato in noi, che ha agito in noi. Non abbiamo avu-to nessun sentimento di repulsione, di odio, di ran-core verso queste persone. Ma è proprio una gra-zia di Dio perché umanamente non si può farequesto! E di lì in avanti abbiamo cominciato que-sto rapporto di accoglienza con loro; oserei direche è persino cresciuto e forse ha anche suscita-to nel loro cuore tutto quello che di bene c’era inloro: ci hanno mostrato delle delicatezze duranteil viaggio che noi ci dicevamo: “Ma come mai! So-no proprio attenti!”. Non possiamo dire che ci vo-lessero bene, perché questo sarebbe proprio esa-

    gerato, ma ci hanno rispettato e in certi momen-ti eravamo proprio meravigliate di certe attenzio-ne che ci davano per portarci qualcosa, per im-

    prestarci le loro scar-pe per scendere dallamacchina... sapevamoche era gente abitua-ta ad uccidere, e inpiù erano stremati etesi, ma si è creato unrapporto vivibile pernoi e probabilmenteanche per loro. Io credo che Dio si siafatto presente tra dinoi e ci abbia conso-lato anche attraversola nostra unità. Pensoche questa unità ab-bia potuto crescereperché eravamo to-talmente spoglie ditutto, non avevano piùniente, anche i vestitihanno dovuto darceli.Per qualsiasi cosa dicui avessimo vera-mente bisogno, noi do-vevamo chiedere easpettare che arrivas-se il momento in cui

    magari loro potevano procurare questa cosa. Masoprattutto eravamo spoglie dentro, svuotate ditutto. Nessuno più ci cercava, nessuno più avevabisogno di noi, nessuno voleva più alcuna cosa danoi, più niente. C’era proprio solo più la vita e quel-lo che la nostra vita ci ha insegnato, cioè riempi-re la vita di Dio, riempire la vita di preghiera. Findal primo momento che siamo salite in macchina:non ci siamo dette niente ma abbiamo comincia-to tutte e due a fare invocazioni: “Gesù confido inTe, Gesù Salvatore salvaci...” ma decine e decinedi volte di seguito, e poi a un certo punto ce lo sia-mo dette: “Ma tu cosa dici? Che cosa ti aiuta?”. Elì è stata proprio preghiera continua, continua, con-

  • Giugno 200916

    tinua, solo invocazione, non riuscivamo a fare nien-te di più. Poi con il passare del tempo, quando cisiamo trovate chiuse in quella stanza, abbiamo in-cominciato a recitare il Rosario insieme. E dopoun po’ di tempo, alla sera ci siamo dette: “provia-mo a ricordarci un po’ di salmi insieme...”, e cosìè nato il nostro Vespro.

    Perché non riuscivate a pregare in mo-do silenzioso e avevate sempre bisognoo di fare invocazioni, di recitare salmi opregare il rosario?RinucciaPerché era impossibile, era veramente impossibi-le: appena ti fermavi cercando di concentrarti lamente era travolta dall’angoscia; diciamolo chia-ramente abbiamo vissuto proprio l’angoscia del-l’incognito, l’angoscia di non poter far niente: era-vamo lì e non potevamo muovere un dito per lanostra liberazione, e quindi era proprio impossibi-le concentrarci e pregare in silenzio. Però vi assi-curo che tutte le centinaia di Rosari che abbiamodetto erano preghiera vera, non parolaia. Li pre-gavamo con calma, poi abbiamo cominciato ad in-tercalare ogni Ave Maria con una invocazione: “Spi-rito Santo dona luce, guida Tu ogni particolare...”a volte anche invocazioni più lunghe perché piùlungo era il Rosario e meglio era, perché facevapassare più tempo. La notte era molto du-ra, si provava anche in-dividualmente a prega-re il Rosario, poi maga-ri una si assopiva e sirisvegliava di colpo enon sapeva più dovefosse... comunque aiu-tava, perché di notteeravamo più deboli, lepreoccupazioni si mol-tiplicavano alla decimapotenza, sembrava pro-prio che tutto fossemolto più pesante, mol-to più difficile, molto piùimpossibile! E quandoci trovavamo nell’ango-scia più profonda, lapreghiera che ci aiuta-va moltissimo era: “Ge-sù confido in Te, mi affi-do a Te”, ma proprio ri-petuta con volontà; ciaiutava moltissimo.

    Maria TeresaLa sera la nostra ultima invocazione al nostro ul-timo Rosario, alle 21 circa, prima di andare a co-ricarci, era sempre quella che mi piaceva di più eche intercalavo ad ogni Ave Maria: “Maria, Madredella Pace, dona a tutti la Pace di Gesù”. Mi davatanta pace e quando andavamo a dormire era-vamo più serene. Ma era anche per tutti voi e pertutti i nostri cari, per tutta la comunità, per quelliche ci sorvegliavano, perché ce n’era sempre unoin piedi che ci sorvegliava. Noi volevamo dire loro:“Ma non scappiamo, state tranquilli!”, ma loro era-no sempre con il fucile che si davano il cambio.

    Come avete vissuto l’attesa nella speranza della liberazione?Maria TeresaIl Signore è stato buono perché sento che siamostate preparate alla liberazione. Nell’ultimo mesedi prigionia abbiamo avuto il dono di una donna,moglie di uno dei sequestratori, che è stata pernoi come una sorella. Noi eravamo sempre sedu-te per terra, mangiavamo per terra, tutto per ter-ra - è lo stile che c’è in Somalia. Un giorno invecelei ci ha portato una sedia: era poco, ma avere lìuna persona che ti vuole bene non è poco. Era unadi loro ma ci ha voluto bene, ci ha detto che noieravamo come sue sorelle e che suo figlio era no-

    LLee dduuee ssoorreellllee ccoonn PPaaddrree AAnnddrreeaa GGaassppaarriinnoo,, ffoonnddaattoorree ddeell MMoovviimmeennttoo CCoonntteemmppllaattiivvoo MMiissssiioonnaarriioo ““PP.. ddee FFoouuccaauulldd””

  • Risurrezione 17

    stro nipote! Ci ha proprio voluto bene e ci ha pre-parate ad uscire più serene. Stare lì con lei cheogni tanto veniva a visitarci, si sedeva lì con noi eci raccontava qualcosa, è stato un dono grande,soprattutto perché lei sapeva chi sono le suore:noi due eravamo persone “strane” agli occhi deimusulmani, mentre lei ci ha capite profondamen-te e così, anche senza grandissimi discorsi, graziea Rinuccia che conosceva il somalo quel tanto chebasta per capirsi, abbiamo vissuto momenti mol-to ricchi con questa “mamma”. Ho sentito la suapresenza come una particolare delicatezza di Dioverso di noi, che ci ha preparate serenamente, at-traverso questa donna, alla liberazione.

    Il ricordo vivo della missione nella qua-le avete vissuto per anni a servizio deipoveri e che per ora avete lasciato, cosaprovoca in voi?RinucciaNon è una domanda facile: adesso stiamo viven-do un momento un po’ “sull’onda” e questo tra-visa un po’ il normale della nostra vita: a noi na-turalmente è costato davvero moltissimo non po-ter tornare almeno un giorno a El-Wak a saluta-re la nostra gente che ha fatto molto per noi. Poiquando siamo state liberate abbiamo cercato dicontattare quelli che erano più vicini a noi: Ismail,che da parecchi anni lavorava con noi, che era unpo’ il nostro factotum, un uomo musulmano, na-turalmente, a cui abbiamo potuto dare una fidu-cia incredibile. Quando gli abbiamo telefonato pian-geva come una bambino, e così un altro amico cheabita in un centro lì vicino, anche lui piangeva, nonriusciva neanche a parlare. Non parliamo delle no-stre “mamme”, quelle che ci stavano più vicine eche ci aiutavano anche per tradurre, per dare lemedicine: una non è riuscita neanche a prenderein mano il telefono dal tanto piangere. Per cui nonpoter tornare è stata una cosa molto difficile, mol-to dura. E più andiamo avanti e più sentiremo lasofferenza per quel taglio di spada brusco. Il pen-sare a tanti nostri malati, epilettici, asmatici gravi,che sono rimasti ormai senza medicine… fa ma-le. Ma non possiamo farci nulla perché per il mo-mento non si può tornare.Maria TeresaL’abbiamo sentito proprio subito il taglio, appenaci hanno prese: è stata la nostra sofferenza piùgrande. Se ci portano via così, non si può tornarealmeno per un po’ a El-Wak. Ma io sento che quel-lo che ci è successo non ci ha sbarrato le stradedella vita, non ha tolto El-Wak dal nostro cuore;anche le sorelle che sono a Nairobi continuano a

    lavorare in qualche modo anche per i nostri ma-lati. Dio ci ha accompagnate prima e continueràad accompagnarci. Non provo nessuna delusioneper questi anni vissuti lì e per quel che si è fatto,nessun eroismo. Quello che sento è una purezzamaggiore, una percezione fino alle lacrime che ilPadre del cielo, dopo l’agonia e tanta angoscia, oraci fa vivere nella risurrezione il quotidiano sem-plice che viviamo.Quando ci hanno prese quel che ho subito perce-pito è stato: non siamo solo noi; è proprio la sof-ferenza del mondo a cui dobbiamo partecipare;quanta gente malata, quanta gente che viene ra-pita... tante persone soffrono molto più di quelloche abbiamo sofferto noi! È la parte che siamostate chiamate a vivere, non a subire, perché noiabbiamo la preghiera, e nel cuore c’è sempre sta-to, in ogni momento, questo sentimento di pre-senza di Dio; l’abbiamo davvero sentito tanto! Og-gi ascolto i salmi e dico: ma questo l’abbiamo vis-suto noi là, questa è la Parola che ci ha parlato, lasolidarietà che c’è stata là. Sentiamo una ricchezzaimmensa non solo per noi. Accettiamo anche le fo-tografie, i giornalisti, le interviste in questo mo-mento ma proprio perché siamo sensibili a chi sof-fre; oggi siamo state noi, domani sarà qualcun al-tro. Tra i primi che sono andata a trovare dopo laliberazione c’erano dei malati, alcuni anche mol-to gravi e ho detto loro: “Tu ci hai fatte uscire dilà!”. Sono proprio queste persone che soffrono dipiù che ci liberano: l’offerta del dolore diventa pre-ghiera centuplicata!

    «Siamo senza parole per la solidarietà con cui siamostate accompagnate da tutti voi in questo tempo, checontinuiamo a scoprire giorno dopo giorno. Forsenon la scopriremo mai tutta, e per questo il cuore ècosì riconoscente che non sappiamo che altro dirvise non GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!»

    Maria Teresa e Rinuccia

  • Quando i giovanientrano in Comunità

    spesso sono molto lontanidalla vita della fede,

    e quando sentonoparlare dello Spirito

    Santo pensano a qualcosa di astratto, di strano, di lontano

    dalla nostra vita. La parola “spirito” evoca

    spesso in loro mondi e luoghi misteriosi. Poi nel camminocomprendono che

    lo Spirito Santo è l’amicofedele, quello che non

    ci abbandona mai: è la presenza viva

    di Gesù, del suo amoreche abita in noi!

    PENTECOSTE E IL DONO DELLO SPIRITO SANTO

    «Ricevetelo Spirito Santo!»

    (Gv 20,22)

    Giugno 200918

  • PENTECOSTE: MIRACOLO VIVOIn un’intervista, Madre Elvira ha rispo-sto così a chi gli domandava perchéavesse scelto il nome Comunità Cena-colo: “Volevo per forza che ci fosse qual-cosa che c’entrava con la Madonna.Allora ci siamo chiesti: dove si trovaMaria nella Bibbia? Un luogo era il Ce-nacolo, con gli Apostoli chiusi e pieni dipaura dopo la morte di Gesù, come i dro-gati di oggi: timidi, paurosi, muti, tristi, con lamorte nel cuore. Ma poi con Maria pregano e ar-riva lo Spirito Santo, ed essi si trasformano intestimoni coraggiosi. Allora l’abbiamo chiamataComunità Cenacolo”.

    Il miracolo della Pentecoste è vivo e si rinnovanelle nostre case: ragazzi e ragazze sono libe-

    rati dalle catene di un passato di paure e diferite che ha chiuso illoro cuore, e sono ri-sorti nella potenzadello Spirito Santoche li rende poi testi-moni di speranza.Imparano anche loro“una lingua nuova”attraverso il cam-mino di fede dellaComunità, che non èpiù il linguaggiodella violenza edella menzogna, maquello dell’amore,della verità, del per-dono, della bontà,della pazienza... E questo miracolo,oggi come allora, av-viene grazie alla pre-ghiera quotidianache la Comunità viveunita con Maria, chenoi chiamiamo fami-liarmente “Madredel Cenacolo”.

    RICONOSCERE LA PRESENZA DELLO SPIRITO SANTOIn questi anni di storia della Comunità abbiamoimparato a riconoscere la sua presenza, il “timbro”della sua voce. Lo Spirito Santo nella nostra giornata è:Verità: è Colui che illumina e rischiara con la sualuce di verità la nostra coscienza liberandola dallanebbia del peccato e rendendola capace di “cap-tare” la sua voce, di vedere chiara la nostra vita didentro con uno sguardo sincero, che si fa penti-mento e misericordia.Armonia e Pace: lo Spirito Santo entra nelmondo della nostra storia tanto ferita e confusa,tanto caotica, disordinata e disorientata, e ri-mette ordine e armonia insegnandoci ad acco-

    Risurrezione 19

    Tu parli nel silenzioSpirito Santo grazie perché mi sei venuto incon-tro. Ora sei per me l’amore vivo e presente, soche posso ricorrere a te in ogni piccola cosa quo-tidiana: nei miei rapporti con gli altri mi fai piùattenta, nel lavoro di ogni giorno quando devofare qualcosa e sono in difficoltà sei il mio aiuto,quando non sono in pace con me stessa sei laluce che mi illumina... Tutto crei ora, e questo èstato per me una grande scoperta. Crei nel si-lenzio e questo più mi stupisce: tutto ciò che esi-ste è opera tua e lo fai senza fare rumore.Ecco un regalo prezioso che ho ricevuto nel miocammino di consacrazione: comprendere quantoè importante il silenzio per poterti ascoltare.

    suor Rosangela

    La presenza viva dello Spirito SantoÈ bello sentire quanta forza e luce riceviamo nell’acco-gliere la presenza viva dello Spirito Santo.Guardando al nostro cammino di famiglia uno dei mo-menti più forti in cui lo Spirito Santo si è manifestato èstato all’inizio del nostro matrimonio, quando ci siamochiesti cosa voleva da noi il Signore, visto che non arri-vavano bambini. La risposta di Dio non si è fatta atten-dere; lo Spirito Santo ha messo nel nostro cuore ildesiderio di adottare due bambini “speciali” comeOmar e Chiara. Nonostante le nostre iniziali paure neldire di sì a qualcosa di più grande di noi e le tante dif-ficoltà a cui siamo andati incontro nel percorrere la sa-

    lita per arrivare ai nostri figli, niente ci avrebbe fermati perla certezza che era Dio a guidarci, sostenerci e a donarci ilcoraggio di andare fino in fondo! Vivere il matrimonio inCristo è una sfida continua che lo Spirito Santo ci fa viveregiorno per giorno, con l’aiuto di Maria sua sposa, perché laqualità del nostro matrimonio rinasca sempre dall’alto!

    Simona e Daniele

  • Giugno 200920

    gliere e vedere il nostro passato con sere-nità, in una luce nuova. È Lui che ci fa sen-tire finalmente in pace con noi stessi.Provvidenza: quando vedi che le situa-zioni che accadono sono la risposta alledomande che avevi dentro, alle necessitàmateriali e spirituali della vita della Co-munità, quando le cose che sembravanoandare “storte” si aggiustano proprio al-l’ultimo momento; è Lui che passa e le“gira” in bene, le trasforma e le riordina,rendendo possibile quello che solo con inostri sforzi umani era impossibile.Pazienza: quando ci chiede di saper aspet-tare i tempi giusti di Dio nella fiducia, perpoi far “accadere” il momento favorevoleper parlare con un fratello, per ritrovare lavia del perdono e della riconciliazione, perchiarire una situazione, per rispondere aun desiderio che ti è nato nel bene. Noi avolte sforziamo con violenza le situazionigenerando tensioni e ferite, le vogliamo ri-solvere subito. Lui, nella pazienza fidu-ciosa, le porta a maturazione e soluzionepacifica, e ci chiede di saper maturarenella fede il tempo dell’attesa.Fiducia: perché lo Spirito Santo è vivo e civuole vivi, svegli, non addormentati nellafede. Lui è la fantasia di Dio che genera

    È sempre un passo avanti a noi!Dopo l’esplosione della luce di Pasqua vivo nella pace e nella gioia l’attesa dellaPentecoste. La vivo come un’occasione per rinnovare la mia volontà, chiedendo alloSpirito di riempirmi di forza e di bontà. Prego sempre per il dono della sapienza e del-

    l’intuizione per poter capire nel profondo le ragazze concui vivo. Sperimento come il Signore mi aiuta nella vitaquotidiana: quando sono nel dubbio, quando devo risol-vere un problema e ho bisogno di una luce... ricevo sem-pre la risposta al momento giusto sotto forma di unpensiero che mi viene in mente mentre prego il Rosario omediante la voce di un’altra persona che non sa nulla diciò che sto vivendo, ma che mi dice qualcosa che è la ri-sposta che cercavo. Grazie a Dio Lui, lo Spirito Santo, èsempre un passo avanti a noi!

    Nicky

    sempre delle belle sorprese: i momenti inaspet-tati, i cambiamenti improvvisi di programma, lecose che non vanno come uno aveva pensato...anche se sul momento non ne capisci il perché,fidandoti e accogliendo nella fede gli eventi dellavita, vedi poi che Qualcuno li ha guidati dall’alto.Lo Spirito obbliga ad essere aperti, a non “in-quadrare” persone e progetti in uno schemastretto e troppo rigido. Madre Elvira ci dice sem-pre che in tutto ciò che programmiamo e deci-diamo, dobbiamo sempre lasciare la porta apertaa Lui perché possa confermare, cambiare o man-dare all’aria quello che abbiamo deciso.Stupore e gioia: nel vedere le novità e i cambia-menti che Lui genera nella vita di quella sorella,

    La potenza dello Spirito SantoAvevo più o meno un anno di Comunità ed ero statosottoposto ad un delicato intervento chirurgico, enel momento di convalescenza ogni giorno venivaqualche ragazzo a trovarmi. Un giorno venne un ra-gazzo giovane: io stavo facendo fatica ad acco-gliere il mio dolore. In quel momento ho sentito chedovevo mettere in pratica la Comunità e così co-minciai a parlargli. Mentre parlavo a lui mi accorsiche stava andando via il compatire me stesso, edho cominciato a vedere le cose sotto un altroaspetto. Il voler essere positivo per lui stava cam-biando me: in quel momento non ero tanto io a par-lare ma lo Spirito Santo che agiva, perché dentrodi me stava cambiando qualcosa. In quel momentodi croce ho scoperto la potenza dello Spirito Santoche ancora oggi non smette di agire con forza nellamia vita.

    Michele

  • Risurrezione 21

    di quel fratello, in me stesso, nella vita stessadella Comunità. Lui genera lo stupore e la gioiain chi riconosce una presenza più grande di noiche è all’opera nelle vicende del nostro vissuto.Lo Spirito Santo spinge a un continuo movi-mento la nostra vita, a una crescita quotidiananel cammino della fede aprendo nuove porte,nuove vie e nuovi orizzonti incalcolati e nonprogrammati. Quante volte siamo stati testimonidi questo nella vita della nostra Comunità: chiavrebbe pensato, programmato, calcolato quelloche è successo nella nostra storia in questi ven-ticinque anni? Amicizia: quando lo senti che ti aiuta a combat-tere l’orgoglio che vuole vincere dentro di te. ÈLui che ti spinge facendo urlare la tua coscienza,muovendoti a chiedere scusa per primo, e Luiche ti dà la forza di vivere il silenzio, di tacerenelle provocazioni, facendoti maturare una paceprofonda più forte delle tue ragioni. È Lui che tiillumina sul tuo vissuto attraverso la voce amicadei fratelli che ti correggono e ti aiutano a cre-scere sempre di più nel tuo essere uomo nuovo,ed è Lui che ti rende capace di aiutare, sollevare,incoraggiare il cammino di chi è accanto a tedandoti le parole giuste che toccano il suo cuore. Consiglio: Lui è l’amico al quale chiediamo i“buoni consigli” per non sbagliare. Quante voltechiedendo “un raggio della Sua Luce” veniamoilluminati sulle piccole e grandi decisioni daprendere attraverso le persone che sono intornoa noi. Quante volte Lui ci risponde nelle situa-zioni della vita che accadono.

    Sentire la sua voceGrazie alla Comunità ho avuto la grande fortuna diconoscere e di sperimentare l’azione dello SpiritoSanto, proprio come è accaduto duemila anni faagli Apostoli riuniti in preghiera nel Cenacolo conMaria. La sua voce l’ho sentita in maniera forte neltempo trascorso in missione dove lo Spirito Santosoffiava attraverso la vita dei bambini abbandonatie sofferenti, ma molto vicini e molto amati da Dioproprio per questo motivo. Loro sono stati per metante volte lo strumento potente attraverso il qualelo Spirito Santo agiva sia per correggere le mie po-vertà, sia per manifestare il suo amore per me.

    Roberto

    Consolazione: nei momenti duri, di croce, di fa-tica e di dolore, è Lui a consolarci! Non ci toglie lasofferenza, ma ci aiuta a portarla nella fede, rive-landoci il senso profondo di quello che stiamo vi-vendo. Ci spinge ad attraversare, ad abbracciaree a lasciarci abbracciare dalla croce senza scappareo rifiutarla. Con Lui la croce amara diventa“dolce” perché è portata insieme, perché c’è unpoi, un dopo, c’è la consolazione di sapere che ilRisorto ha vinto per noi e vince in noi.

    VIENI SPIRITO SANTOQuesti sono solo alcuni tratti di come lo SpiritoSanto opera nella nostra vita. Potremmo conti-nuare a raccontarvi ancora di Lui per pagine e pa-

    gine, ma siamo certi che anche nellastoria di ciascuno di voi è presente.Contemplare la sua presenza ci doniun fiducioso e gioioso ottimismo, e ciapra gli occhi per vederlo vivo e ope-rante nel nostro quotidiano. Vieni Spi-rito Santo, vieni a noi per Maria!

    Vivere l’abbandono fiduciosoLa Comunità ci insegna a vivere pienamente il momento pre-sente, a non crearci tanti progetti ma ad essere docili nell’ac-cogliere ciò che il Signore ci chiede nell’oggi della vitaquotidiana. Non è sempre facile vivere questo abbandono fi-ducioso allo Spirito Santo, ma nello stesso tempo il vi-verlo rasserena la vita. Spesso vivo le mie fortireazioni interiori nel momento in cui la giornata mirivela qualche imprevisto, però molte volte riconosconell’andamento delle cose che non avevo program-mato la presenza del Signore proprio in quelle si-tuazioni. Questo camminare silenzioso ma fedele delSignore al mio fianco mi aiuta a vivere la fede in unmodo concreto e sempre attivo. La sua fedeltà è undono gratuito e ricco che mi fa sperimentare la suaamicizia nei miei confronti. Ringrazio il Signore perogni volta che lo Spirito passa nei miei programmi,mostrandomi la strada che devo seguire.

    Michael

  • Nel giorno dedicato alla Divina Misericordia, sia-mo arrivate da varie fraternità dell’Europa dove loSpirito Santo ci ha “seminato” negli anni, per vi-vere insieme una settimana di ritiro e di preghiera.Il “Campo della Vita” e il “Campo della Gioia”, lenostre due fraternità presenti vicino al Santuariodella Regina della Pace a Medjugorje, ci hanno ac-colti con tanta gioia, facendoci sentire da subito acasa. Sin dal primo momento del ritiro abbiamopercepito la presenza dello Spirito Santo che ci gui-dava e accompagnava con la Parola di Dio di quelgiorno: Gesù che dice a Nicodemo “Dovete rinasce-re dall’alto!”. Questa parola è risuonata con potenzada subito nelle nostre orecchie ma soprattutto neinostri cuori, ed è diventata la bussola del nostro riti-ro. Le giornate cominciavano ogni mattina con lasalita sul Podbrdo, la collina delle apparizioni, pre-

    Alcune giovani famiglie che vivono l’appartenenza alla Comunità

    si sono ritrovate per una settimana di preghiera, di condivisione e di riflessione sul loro vissuto.

    Abbiamo pregato tanto e ci siamo arricchiti meditando le parole della liturgia del matrimonio,

    che rivelano la bellezza, la ricchezza e la profondità del pensiero di Dio

    sulla vocazione alla famiglia

    RINASCEREDALL’ALTO

    INCONTRO D“CENA

    INCONTRO D“CENA

    Giugno 200922

    cro naca di famiglia

  • Risurrezione 23

    gando il Rosario. Lìpoi lasciavamo parla-re lo Spirito Santo ainostri cuori, entrando in unprezioso clima di silenzio e di ascoltoprofondo. Sono stati momenti davvero im-portanti e preziosi per riscoprire quel donoche Dio ci ha fatto donandoci l’uno all’altrocome sposi. Alcune preghiere liturgiche dibenedizione prese dal rito del matrimonio cihanno guidati nelle riflessioni personali e dicoppia, per far tornare a brillare di luce veraquella perla preziosa che è il sacramento delmatrimonio, e per fare memoria viva dellastoria di Dio con noi. Abbiamo chiesto allaMadonna di farci rinascere dall’alto permantenere vivo quell’amore che Dio ha fat-to sorgere tra noi, per essere sposi nuoviogni giorno, genitori oggi migliori di ieri,per sentire il desiderio di camminare e cre-scere nella fede, per essere sempre più buoniverso chi ci sta vicino… Nel cuore è sorta la gratitudine a Dio per ilgrande dono che è il vivere la Comunità,dove vediamo ogni giorno la vita spenta dichi entra distrutto dal male, senza speranza,come eravamo noi, rinascere alla gioia vera.Non dobbiamo però fermarci a questo, nonbasta essere spettatori di un miracolo conti-nuo: la Parola di Dio ci spinge a maturaresempre,ad essere ogni giorno un po’ più

    Madre ElviraTutto quello che abbiamo vissuto inquesti giorni deve essere trasformato invita! Cosa vuol dire: non tenetevi più ilbroncio ma imparate a chiedervi per-dono; imparate a dire alla persona cheamate: “Perdonami!”. Esce poco questaparola dalla vostra bocca e invece do-vrebbe sentirsi di più perché anche i vo-stri figli dovranno domani dirlo allamamma, al papà, a voi. Dai bambininoi lo pretendiamo: “Vai a chiedereperdono perché gli hai dato un calcio!”.Dobbiamo noi allora cominciare perprimi a fare questo, a vivere il silenziocon un sorriso, non con il broncio: èuna piccola cosa ma è faticosissimoquando sei stato offeso. Ma quel bron-cio, quel muso triste, quelle parole dureinquinano oltre che noi anche il cuoredel bambino, ed è un peccato grave. Saper dire “perdonami” significa farvincere sempre l’amore che dona pace.

    O DELLE FAMIGLIEENACOLINE”O DELLE FAMIGLIEENACOLINE”

    cro naca di famiglia

  • Giugno 200924

    cro naca di famiglia

    buono di ieri, con più misericordia, con più pa-zienza. Non possiamo fermarci sul sentiero del-la fede, altrimenti torniamo indietro!La Santa Messa vissuta ogni giorno era il vivo evero incontro con Gesù, con il nostro Dio checi ama così tanto da voler diventare una cosasola con noi. È il grande amore di Dio per noi,che noi sposi dobbiamo vivere e manifestare:un amore incondizionato, che va oltre tutte lenostre piccole e grandi fragilità di ogni giorno,che desidera donarsi sino alla fine.Le adorazioni eucaristiche vissute nei pomerig-gi erano un vero e proprio ritorno “a casa”. Eracome il figlio prodigo che finalmente sente leforti braccia del Padre che lo stringono e lo so-stengono, ridonandogli la dignità di figlio. Èstato bello pensare questa scena come coppiadi sposi: in due che corrono insieme verso ilPadre, lo abbracciano, e poi Lui facendoli vol-

    tare uno verso l’altro, rinnova il dono del loroamore: la promessa di fedeltà che si sono fattinel giorno del matrimonio. Rinascere dall’alto vuol dire anche riconoscere dichi è il dono che ho tra le mani, chi mi ha dona-to la mia sposa, il mio sposo. Se perdiamo di vi-sta Colui che ci ha creati e donati l’uno all’altropensandoci famiglia, allora le differenze non so-no più un motivo per crescere ma per scontrarsi,le somiglianze diventano comodi compromes-si… Solo in Dio tutto si rinnova, si ricopre di lu-ce vera e si riveste di colori nuovi. Sono statimolti, poi, i momenti di catechesi e di confron-to tra noi durante i quali abbiamo potuto con-dividere ed ascoltare le diverse esperienze cheognuno vive, facendone tesoro ed esperienzaper la nostra vita. Ripartiamo da questo incontro con gioia, spe-ranza e soprattutto con tanta voglia di rinasce-re ogni giorno dall’alto: oggi migliori di ieri.Un grande grazie alle due fraternità che ci han-no ospitati, accolti e amati, e soprattutto graziea Maria Nostra Madre per averci accompagnatoin questi giorni.

    Il rivedersi con occhi positivi è stata la cosa che più ci ha colpitodi questo incontro. Tutte le mattine, dopo una catechesi, era-vamo invitati a trascorrere un momento di dialogo di coppia.È stato molto importante per noi fare esperienza che esiste unaqualità di dialogo diversa, più aperto e profondo. Al posto dipuntarsi il dito a vicenda e dire: “È colpa tua!” siamo stati gui-dati a chiederci perdono per ciò che di noi ferisce l’altro, e invece

    di sottolineare i difetti della moglie o del marito,abbiamo aperto gli occhi sulle qualità che ci com-pletano, ci arricchiscono e ci fanno essere migliori.Abbiamo imparato che dobbiamo avere più dialo-ghi così durante le nostre giornate, perché ci ren-dono più uniti, più felici e ci danno la forza divedere l’altro con gli occhi di Dio.

    Sara e Nicola

    Abbiamo partecipato per la prima volta a questo incon-tro insieme alle altre famiglie della Comunità. Come cop-pia “fresca fresca”, appena sposata, non sapevamo benecosa ci aspettava e di cosa si trattava. È stato però ungrande dono tutte le mattine lasciare che la Madonnaguidasse le nostre giornate. Contemplare le diverse pre-ghiere liturgiche del giorno del matrimonio, ha reso vivala promessa che ci siamo fatti l’uno all’altro insieme aDio e alla Comunità! Sembrava di rivivere tutti i giorniquel giorno unico e indimenticabile! Questo incontro ciha uniti ancora di più alla Comunità e alle altre famiglieche vivono le nostre stesse scelte; ci ha aiutati a vedercidono l’uno per l’altro anche nei momenti difficili. Grazie Signore per aver vissuto questo grande dono!

    Josipa e Ivica

  • Škocjan (Slovenia) 2004

    R A C C O N T AR A C C O N T A

    RisurrezioneRisurrezione

    LA S TOR IA DELLE F RAT ERN I TA ’LA S TOR IA DELLE F RAT ERN I TA ’

    Inserto

    Škocjan (Slovenia) 2004Inserto

    In questo numero continuiamo a raccontarvi la storia della nascita e dellosviluppo di ognuna delle fraternità. È un viaggio a ritroso che desideriamo

    condividere con voi per farvi toccare con mano le meraviglie che Dio ha operato in questi anni nella Comunità.

    Sicuramente nessuno avrebbe immaginato quante cose sarebbero nate da quel luglio dell’ ‘83 in cui è iniziata l’avventura del Cenacolo.

    Lo sguardo al passato ci insegni una fiducia sempre più grande in Dioche è l’artefice di questo meraviglioso cammino.

  • Škocjan

    Inserto

    Škocjan

    Inserto

    C’è un piccolo paese in Slove-nia situato tra verdeggianti colli-ne, tra prati e boschi, nel qualeall’inizio del 2004 la Comunitàha potuto dare vita ad una fra-ternità, la prima e per ora unicapresenza del Cenacolo in Slove-nia, questa terra che tra i paesidell’est Europa è la più vicina anoi. Questo paesino si chiamaŠkocjan e si trova a pochi chilo-metri dal confine con la Croa-zia, terra in cui la Comunità giàda parecchi anni ha numerosefraternità. Ma la storia di questacasa comincia molto più lonta-no: addirittura dagli Stati Unitid’America! I proprietari del ter-reno dove siamo oggi erano in-fatti residenti in Florida e ci han-no conosciuto incontrando i ra-gazzi delle nostre fraternità di St.Augustine. Frequentando e par-lando con quei giovani sono ri-masti colpiti dalla rinascita delleloro vite, e così è nato in loro ildesiderio di portare questa spe-ranza nei cuori delle famiglie

    della Slovenia, loro terra natale.All’arrivo dei nove ragazzi pre-scelti a Škocjan c’erano a nostradisposizione tanti ettari di bo-schi e di campi; per questo sindall’inizio ci siamo concentratisu tanti lavori all’aperto come lacoltivazione dell’orto, per pro-durre quelle verdure che ci per-mettono di passare l’inverno, ela semina del mais utile per glianimali. Abbiamo infatti duegrandi stalle dove alleviamoqualche vitellino e alcune muc-che, che forniscono il latte checi serve per la colazione e per la“produzione” di un po’ di for-maggio. Ci sono anche le galli-ne, utili per le uova e infine unpo’ di maiali, per la carne che inqueste terre non può mai man-care a tavola! La casa è vecchia di quasi quat-trocento anni e non essendo sta-ta abitata da lungo tempo, al no-stro arrivo necessitava di molteriparazioni. Dopo la visita di Ma-dre Elvira, che ha dato qualche

    Un piccolo ma fedele gruppo di amici e genitori da anni in-sisteva per una presenza in Slovenia della Comunità. Giàalcuni ragazzi di quella terra erano entrati al Cenacolonelle case della Croazia e dell’Italia. La Provvidenzaha ascoltato la loro preghiera e la loro perseveranza fedele, eha risposto con una casa posta su una collina. Nasce così la fraternità Madonna dei Giovani ...

  • consiglio per l’inizio dei lavori eha scelto la stanza dove sarebbedovuta nascere la cappella, i ra-gazzi hanno incominciato, pienidi gioia, di Spirito Santo e contanta preghiera l’avventura del-la ristrutturazione della casa. Iprimi mesi sono stati duri, si la-vorava tanto per rendere abita-bili e puliti i locali; a quel tempoi ragazzi avevano a disposizioneper vivere una sola stanza nellaquale erano belli stretti... ma neè valsa la pena, perché dopocinque mesi di sacrifici e di la-voro è stata possibile l’aperturaufficiale della fraternità, avve-nuta il 13 maggio, festa dellaMadonna di Fatima, alla pre-senza dell’allora Vescovo ausi-liare della Diocesi di LjubljanaMons. Andrej Glavan, di nostraMadre Elvira, di don Stefano edi don Ivan, delle suore dellaCarità e di un grande numero digenitori e amici. In particolarec’era anche il parroco del no-stro villaggio, don Damian, chefin da subito ci ha accolti concuore aperto e si è impegnato apresentarci alla gente del postonel migliore dei modi. Ancoraoggi ci sostiene e ci aiuta in tuttii nostri bisogni, e si fa “provvi-denza spirituale” celebrandoper noi ogni settimana la SantaMessa. Con lui abbiamo instau-rato una bellissima amicizia eun rapporto di aiuto e fiduciareciproca, che ci dona tantagioia e pace.Anche la “provvidenza materia-le” non è mancata fin dall’ini-zio: abbiamo ricevuto i primianimali grazie all’aiuto di alcuniamici, i quali ancora oggi ci so-stengono e rendono possibile ilbuon andamento dei nostri la-vori. Questa casa è veramentecircondata da tanta gente buo-na che pensa ai nostri bisogni eci vuole bene: sono semprepronti ad aiutarci soprattuttonegli impegni per noi più diffi-coltosi, come ad esempio la col-tivazione dei campi e la gestio-ne della campagna. In questi anni si è aggiunto an-che il lavoro della pulizia del

    bosco, dal quale ricaviamo la le-gna per il riscaldamento dellestanze e per il funzionamentodella cucina “economica”.Passati i primi anni, con la dedi-zione e l’impegno di tanti fratellinel presentare la nostra Comu-nità come luogo di rinascita peri giovani persi nel buio della di-pendenza, nel dicembre del2006, con il contributo del fede-le don Damian, è stato possibileiniziare i colloqui per l’acco-glienza dei giovani nella nostraparrocchia. Questo è stato ungrande passo avanti per far cre-scere la speranza nei cuori delle

    famiglie slovene che vivono ildramma della droga, i cui figliadesso chiedono il nostro aiutoper ritrovare il senso della lorovita. Un’altra realtà molto attivasono i ragazzi usciti dalla Comu-nità, che sono rimasti una pre-senza viva e desiderosa di farconoscere il Cenacolo in tutte lecittà della Slovenia. Sono sem-pre disponibili e partecipanocon gioia anche ai colloqui. Sia-mo spesso interpellati per le no-stre testimonianze da portarenelle scuole e nelle chiese ditanti paesi e città. Possiamo infi-ne dire che un’altro avvenimen-

  • Škocjan

    Inserto

    to per cui siamo“popolari” in que-sta zona è il prese-pio vivente che findal primo anno èstato realizzatograzie all’aiuto dialcuni amici delpaese. Questo cimette in condizio-ne di testimoniarealle gente il miste-ro della Nascita diGesù e allo stessotempo il miracolodi noi che nell’in-contro con Lui siamo rinati.Tutto questo evolversi di situazio-ni e di impegni ci fa crescere tan-

    to, ed anche lanostra fraternità ècambiata moltodai primi tempi.Oggi siamo sem-pre una ventinadi ragazzi come iprimi tempi, macapaci di sfruttareal meglio quasitutto il terreno anostra disposizio-ne con tanti pa-scoli e grandispazi dedicati alle

    piantagioni di mais e di grano.Anche la ristrutturazione della ca-

    sa al suo interno è stata comple-tata, rendendola bella e acco-gliente come non ci saremmomai aspettati. Oggi con l’aiuto della preghierae vedendo la fiducia che le per-sone vicine alla nostra casahanno in noi, riusciamo a ritro-vare la fiducia che avevamoperso nel nostro passato: quellain noi stessi e quella negli altri.Ringraziamo Dio per Madre El-vira e per la forza che le ha da-to in tutti questi anni di portareavanti questa opera di beneche ha salvato, sta salvando èsalverà tanti giovani. Dalla Slovenia, fraternità Ma-donna dei Giovanni, g razie... e pregate per noi!

    Škocjan

    Inserto

  • VEGLIA DI PREGHIERA cro naca di famigliaSO A CHIHO DATOLA MIA

    FIDUCIA

    Un gruppo delle varie realtà che compongonola Comunità Cenacolo ha partecipato attiva-mente, sabato 2 maggio, al Santuario di Vi-coforte (CN) alla veglia di preghiera organiz-zata dalle diocesi del Piemonte in occasionedella giornata mondiale delle vocazioni. Abbiamo vissuto un momento di semplice egioiosa accoglienza sul piazzale del Santuariocon canti e balli, intervallato da alcune testi-monianze dei ragazzi e ragazze della nostraComunità. I balletti e le testimonianze hannovoluto rappresentare le diverse vocazioni: daldire “sì” alla vita, primo dono di Dio, al ma-trimonio, alla consacrazione, al sacerdozio.Pian piano il piazzale si è popolato di realtàcon provenienze e carismi diversi, ma unitein un clima di sincera comunione e gioia.Verso sera ci siamo radunati attorno al piazza-le da cui è partita una fiaccolata nella quale siè pregato per le diverse vocazioni che l’uomoè chiamato a vivere come battezzato, come fa-miglia, come missionario, e in particolare per

    Risurrezione 25

    le vocazioni religiose. Una volta entrati inSantuario, la serata è proseguita con un mo-mento di adorazione eucaristica iniziata sottolo sguardo della Vergine Maria, a cui ci siamoaffidati con una preghiera.Durante l’adorazione gli interventi di Mons.Arrigo Miglio Vescovo di Ivrea, di Mons. Lu-ciano Pacomio Vescovo di Mondovì e diMons. Gabriele Mana Vescovo di Biella, cihanno fatto scoprire il senso delle parole diSan Paolo: “So a chi ho dato la mia fiducia”,parole scelte come tema di questa giornatadelle vocazioni. Siamo stati invitati a sentirevivo quell’amore unico che il Signore ha perognuno di noi, amore che precede ogni no-stra risposta e che genera ogni vocazione.È stata una serata di preghiera in cui si è per-cepita forte la presenza di Gesù Risorto e vivoin mezzo a noi. Abbiamo vissuto l’essereChiesa, uniti con gli Apostoli sotto lo sguardodi Maria, con la gioia nel cuore di sapere a chiabbiamo dato fiducia.

  • FAMIGLIE I

    Il miracolo della rinascitadei giovani che avviene

    nelle nostre case, coinvolge anche le famiglie in un cammino

    che spesso porta alla loro risurrezione.

    In questi mesi abbiamo vissutovari incontri tra genitori e figliin luoghi e momenti diversi,

    ma il filo che li lega è l’esperienzadella Misericordia di Dio

    che si è resa viva e visibile.Il Padre si china con tenerezzasulle piaghe di noi, suoi figli,

    rigenerando nel perdonoquei rapporti umani che erano

    stati fonte di profonde ferite

    ABBRACCIATIDALLA

    MISERICORDIA

    FAMIGLIE I

    Giugno 200926

    cro naca di famiglia

  • E IN RINASCITA

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    E IN RINASCITA

    cro naca di famigliaLA MISERICORDIA DI DIO È INFINITA«Chi di noi può dire di non essere maistato ferito? Chi di noi non ha ancora delleferite aperte? Questa esistenza ferita chesiamo noi, ognuno di noi, è la prima scuolaper poterci avvicinare alle ferite degli altri.Oggi siamo credibili solo se abbiamo fattol’esperienza di ciò che diciamo: personal-mente vi assicuro che mi sento di amaresolo perché sono continuamente ricolmatadalla Divina Misericordia. Voi sapete che io mi occupo dei tossicodi-pendenti, che vivo con loro giorno e notte.Ma non solo fisicamente nella stessa casa,ma vivo nelle loro piaghe, mi “sporco” delloro fango, soffro il loro male, vivo quelloche vivono loro. La guarigione delle loropiaghe non può avvenire solo per la miacompassione naturale, per la mia com-prensione umana, solo per il mio amorematerno seppur grande possa essere. An-ch’io vivo la loro stessa fatica ed essi ven-gono per entrare e stare in una Comunitàesigente come la nostra perché c’è l’amoreche guarisce, c’è la Misericordia che non siscandalizza mai.Per guarire le ferite del cuore, della co-scienza, della vita, c’è solo un farmaco:l’Amore di Dio. E se non avete questo nelcuore, non avvicinatevi alle piaghe del fra-tello. Altrimenti affonderete ancora di piùil coltello nella piaga, illudendo gli altri dipoterli guarire con il vostro amore. Il Si-gnore ha fatto della nostra Comunità unsegno della Sua Misericordia.Nella nostra Comunità vengono continua-mente gruppi che rimangono stupiti e me-ravigliati nel vedere giovani che arrivanoda tutte le parti del mondo andare d’ac-cordo, perdonarsi, ricominciare a viverenella pace. Il messaggio che le nostre comunità sparsenel mondo danno è questo: “La Misericor-dia di Dio è infinita!”»

    Madre Elvira

  • Giugno 200928

    cro naca di famiglia

    POLONIA“ALLA FONTE DELLA MISERICORDIA”La Comunità dei genitori in Poloniasta crescendo: ci siamo incontrati aKonstancin Jeziorna, vicino a Varsa-via, nel mese di Marzo. Eravamo cir-ca trecento persone da tutte le partidel paese: famiglie, ragazzi e amicidella Comunità, sacerdoti, suore e frati. È statopresente con noi per questo ritiro anche donIvan: è sempre una grande gioia quando arrivaqualcuno dal cuore della Comunità. Con lui so-no arrivati i fratelli dalla Slovacchia e dalla Croa-zia. Abbiamo scelto come tema dell’incontro:“La fede e la preghiera”. Durante l’incontro i genitori hanno testimonia-to come la preghiera, nata dall’incontro con lanostra Comunità, ha cambiato la loro vita. È sta-ta proposta loro anche l’adorazione notturna: igenitori l’hanno accolta con gioia e partecipava-no volentieri. Questo è il segno concreto che an-che loro sentono il desiderio di cambiare la lorovita, e attraverso la preghiera Gesù trasformanon solo la vita dei ragazzi, ma anche quella deigenitori, guarendo le ferite delle famiglie. Il cam-mino per i genitori è strutturato con gliincontri regionali che si tengono a Varsa-via, Katowice, Tarnów, Koszalin e Gdańsk,e poi due volte all’anno, nella primavera enell’autunno, ci sono questi ritiri per i ge-nitori da tutta la Polonia. Sono incontrimolto importanti nel percorso comunita-rio. Da cinque anni ormai ci incontriamoin luoghi diversi, ma ogni volta sempre inun Santuario. Desideriamo attingere all asorgente della Divina Misericordia: perquesto il prossimo incontro sarà nel San-tuario della Divina Misericordia, a Craco-via, nell’autunno prossimo.

    CROAZIA “IL RITORNO TRA LE BRACCIA DEL PADRE”Nell’incontro che abbiamo vissuto ad aprile sisentiva davvero forte, in ogni momento dellagiornata, la presenza di Dio fonte di amore, di fe-de e di speranza. Ogni volta mi sorprende scopri-re quanto il mio cuore respira questa atmosfera.In queste occasioni mi stupisco che Dio abbiascelto me e la mia famiglia per donarci una vitanuova e che noi lo abbiamo accolto con le brac-cia aperte. Il fatto che siamo in questo camminodi conversione, mi fa capire come Dio è buono emisericordioso, perché questa ricchezza non lapossiamo trovare da nessuna altra parte. Mons. Vlado Košić, Vescovo ausiliare di Zagabriae amico fedele della Comunità, ha celebrato laSanta Messa di sabato 4 aprile. Ci ha invitati a lo-

    Nel vangelo abbiamo ascoltato la parabola dei due figli. È laparabola del Padre celeste che è ricco di misericordia, il qualesemina il suo amore e il suo perdono. Dobbiamo essere felici ogni volta che il Signore ci raduna per-ché l’Eucaristia è una festa gioiosa nella quale dobbiamo rin-graziare Dio per il suo perdono, perché ci accoglie anche senon ne siamo degni, perché il suo amore e la sua misericor-dia sono così grandi che non li possiamo neanche compren-dere. Dio è felice perché ritorniamo a Lui e sarebbe pericolosose giudichiamo il nostro prossimo, se non lo accogliamo, senon ridiamo una possibilità nuova a coloro che sono cadutie che ritornano al Padre, se rimaniamo davanti alla porta enon entriamo nel banchetto del Padre celeste, Padre di Mise-ricordia. Noi tutti ci troviamo in questa parabola. Siamo consapevoli di dover ringraziare Dio per il suo perdono,ma siamo anche invitati alla speranza che nasce, in ogni mo-mento della nostra vita, anche il più difficile, dalla certezzache il Padre misericordioso è con noi con un cuore pieno d’a-more, attento ad ogni nostro passo e desideroso che noi, suoifigli ritorniamo a Lui per costruire insieme il nostro futuro digioia. Lui non desidera che ci dividiamo fra di noi, che diamola colpa l’uno all’altro, ma vuole che ci accogliamo, che ciperdoniamo a vicenda, che ci consideriamo fratelli e sorellebisognosi tutti della stessa Misericordia.

    Dall’omelia di Mons. Vlado Košic - Vescovo Ausiliare di Zagabria

  • Risurrezione 29

    dare Dio perché dieci anni fa pro-prio lui ha benedetto l’aperturadella nostra casa a Vrbovec, e inquesti anni quanti miracoli sonoavvenuti! Il Vangelo e l’omeliache abbiamo ascoltato hanno ri-specchiato molto bene le nostrestorie: la sofferenza e la tristezzanel vedere i nostri figli andarsenedi casa, per correre dietro alle lucifalse di questo mondo. Ma comeil figlio dopo tutte le sue cadutetorna da suo padre, così anchenoi dopo tutti i nostri giri nel ma-le siamo tornati a casa, tra le brac-cia di Dio che ci ha accolto e per-donato. Questo incontro i giovanidella Comunità lo hanno reso vi-vo con il bellissimo recital “il fi-glio prodigo”, che ha commossotutti! Siamo stati invitati nellapreghiera ad aprire il nostro cuo-re a Gesù, a togliere la falsità dal-la nostra vita, quella falsità cheha intossicato il cuore dei nostri figli, facendomettere loro tante maschere. Don Stefano ci haraccontato con entusiasmo come nella storiadella Comunità Dio ci ha mostrato il camminoda percorrere passo dopo passo, attraverso l’a-scolto attento del cuore dei giovani, che sonostati i nostri maestri. Don Ivan ci ha invitati amettere Dio al primo posto nelle nostre vite e avivere nella verità e nella fede, perché ogni vol-ta che ci allontaniamo da Dio con le nostreopere mandiamo il segnale ai nostri figli di farealtrettanto. Ma noi tutti già sappiamo dove ciporta la vita senza fede e senza Dio.L’incontro è finito con tanta gioia: i genitorifelici continuavano a ballare, non volevanopiù partire, segno che la Pasqua ci ha innamo-rati nuovamente della vita!

    ITALIA “UN GRANDE ABBRACCIO DI GIOIA E DI PACE”Un grande abbraccio di gioia e di pace abbiamovissuto domenica 19 aprile nella fraternità di En-vie, con tantissimi genitori provenienti da tuttal’Italia per festeggiare la giornata della DivinaMisericordia e per condividere la gioia del Signo-re Risorto. Un momento molto forte della matti-nata è stata la testimonianza di una “nostra” fa-miglia proveniente da l’Aquila, che ha voluto es-sere presente per testimoniarci che il Signore èvicino sempre ed è sostegno per chi confida inLui. Sempre dal capoluogo abruzzese ci è giuntauna toccante lettera di un’altra famiglia che ha ilfiglio in Comunità. Abbiamo ascoltato da questefamiglie provate dal terremoto come tutto in unattimo può scomparire, ma proprio in quel mo-

    mento rimane e brilla ciò che èla vera forza della vita: la fe-de. Altra lieta sorpresa è statal’annuncio nel pomeriggio del-la nascita di una nuova frater-nità che si aprirà nei prossimimesi nei pressi di Alessandria,una casa che “arriva” comesempre con una storia ricca dipiccoli “segni” concreti dellavolontà di Dio, legati alla co-roncina della Divina Misericor-dia. Ringraziamo Gesù perchéla sua Misericordia ha ridonatola speranza a chi, come noi,sembrava non averne più.

    Ci piace immaginare la Misericordia di Diocome Gesù splendente, in candide vesti, chealzando le braccia ci ricopre e ci ripara colsuo mantello: la Comunità. Ripensandoalla nostra vita ci chiediamo come abbiamo potuto es-sere così ciechi e sordi da non saper vedere e riconoscere l’infinita Mi-sericordia di Dio. Eravamo così orgogliosi e presuntuosi da credere dipoter risolvere tutti i nostri problemi da soli, senza accorgerci che Dioera lì che