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Secondo la tradizione,le antiche popolazionietrusche che vivevanonei villaggi dell'alto La-zio, intorno all'attualeViterbo, venivano chia-mate i Tusci. La loro raf-finata civiltà è testimo-

niata da preziosi reperti archeologici edestese necropoli. Tuscia Viterbese è dun-que il nome letterario e turistico di questaprovincia a nord di Roma, nel cuore dell'I-talia, tra l'Umbria, la Toscana e il mar Tir-reno. I paesi che ne fanno parte, deposi-tari di innumerevoli avvenimenti e leggen-de, s'appostano quasi sempre su primitiviinsediamenti strategici, segnalati da in-confondibili tracce di rocche e castelli. Te-stimonianza di questamillenaria storia sono lenumerose necropoli pro-tovillaniane e villanovia-ne (X-VIII sec. a.C.) chegià preannunciavanoquesta prima grande ci-viltà italica. Poi furonole grandi comunità, cittàproiettate in una nuovadimensione economica,pulsanti di attività diver-se e di nuovi fermentisociali, con attorno, unamiriade di al tr i centrifortemente arroccati sui

bastioni tufacei che moltiplicarono la vita,l’uso sapiente e razionale del territorio.Tuscia, una terra dalle molteplici sfaccetta-ture, culla della civiltà del Lazio, dove sialternano borghi medievali, valli inconta-minate e numerose testimonianze d’arte.Itinerari turistici tra i più diversificati, ognu-no dei quali racchiude un forte legamecol territorio. L’affinità di ogni Comunecon quest’area lo porta ad essere un con-tinuum con la sua tradizione, pur eviden-ziandone la tipicità nei propri colori, sa-pori e manifestazioni. Percorsi, visite e na-tura che accontentano una vasta gammadi visitatori. Immergersi in atmosfere fuoridal tempo, estasiarsi di orizzonti sconfina-ti, recuperare tracce del passato e deli-ziare ogni senso si può: nella Tuscia.

TusciaTerra degli Etruschi

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Palazzo dei Papi

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Valle del Treja e della via Amerina

La Valle del Treja, insiemecon le sue pendici, le suecolline e le sue rupi, è il ri-sultato di una lunghissimastoria geologica, profonda-mente influenzata dalla pre-senza di alcuni grandi vul-cani già esistenti a Nord

della zona. Le varie fasi eruttive hanno ri-coperto le rocce, i terreni più antichi edè stata la forza degli agenti atmosfericiinsieme al lento scorrere delle acque disuperficie a scavare negli strati vulcaniciquelle che sono le valli di oggi. Certo,

non è facile sintetizzare in poche righeuna storia così lunga e complessa. Afianco al processo generale che avrebbeportato alla Valle del Treja come possia-mo ammirarla oggi, una serie di altri fe-nomeni ha reso più complesse le formedel paesaggio. Nella Valle del Treja, siva a “caccia” di momenti indimenticabili.Magia della storia e della natura, certa-mente. E anche un pizzico di sacro, neinumerosi templi etruschi e falisci, nei restidelle chiese medievali e nei boschi chestanno ridiventando impenetrabili. Vecchisentieri che ormai non servono più per le

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3esigenze quotidiane di vita e di lavoro,sono però un mezzo formidabile di cono-scenza del territorio e della sua storia.Lungo il corso del Treja scrosciano le ac-que delle numerose cataratte e cascatedelle quali la più nota è situata in loca-lità Monte Gelato che, con l'omonimamola adiacente, dà luogo ad uno scena-rio di irripetibile bellezza. Nei brevi trattiin cui il fiume allarga il proprio letto, leacque scorrono lente e qui tale scenariosi può osservare tra maestosi esemplaridi pioppi, olmi, ontani e salici ed unagrande varietà di specie animali che po-polano le acque del fiume. Inserita inquesto contesto incantato realizzata at-traverso un disegno viario, che compren-deva percorsi di terra e d’acqua, trovia-mo la Via Amerina, che costituiva una diquelle importanti vie di comunicazioneattraverso le quali Roma, per circa settesecoli, ebbe modo di controllare tutto ilbacino del Mediterraneo. La strada, cheprende il nome dell’antica città di Ame-ria, punto di arrivo del primo tratto, ven-

ne realizzata, intorno alla metà del IIIsec. a.C e doveva costituire l’asse cen-trale del processo di occupazione delterritorio falisco, permettendo un rapidocollegamento fra la sede del potere ro-mano e le zone già sotto controllo, finoin Umbria. Comuni arroccati da sembra-re presepi, necropoli che testimoniano laspiritualità di un popolo ormai scompar-so, borghi medievali di incantevole bel-lezza e castelli ricchi di mistero sono so-lo alcuni dei paesaggi che si possono in-contrare lungo la Via Amerina nella Valledel Treja.

Scorci della Via Amerina e della Valle del Treja

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Salu

ti

La Tuscia, terra degli Etruschi enon solo. Terra di tante bel-lezze, paesaggistiche, stori-

che, artistiche e folkloristiche.Non uno ma tanti motivi per visi-tarla, per lasciarsi coinvolgeredai colori, dai profumi e dall’at-mosfera magica che la nostra provincia emana.E’davvero difficile scegliere cosa promuovere per-ché il territorio offre davvero tanto, compreso l’im-barazzo della scelta. Per questo, riteniamo chesia utile proporre ogni area del viterbese, ognunacon le sue proprie specificità. La Valle del Treja edella Via Amerina ad esempio offre la singolareesperienza di calpestare un selciato che per seco-li è stata una delle principali vie di comunicazio-ne ed ha contribuito alla prosperità dell’anticaRoma. Ancora oggi infatti, vi sono tratti viari chepossono essere percorsi, circondati dal verde edalle numerose bellezze naturali, quali le famosecascate d’acqua che rendono quest’area unicanel suo genere. I comuni che la compongono:Vasanello, Corchiano, Gallese, Fabrica di Roma,Civita Castellana, Faleria, Castel S.Elia, Nepi,Monterosi e Calcata, sono dei microcosmi di bel-lezza. Civita Castellana poi è il secondo comunedella Provincia di Viterbo e questo ne attesta l’im-portanza sotto il profilo economico e territoriale.Dal punto di vista geologico, la Valle del Treja èdavvero interessante visto che è stata ampiamen-te influenzata dalle varie attività vulcaniche. Chiamministra ha il dovere di far conoscere questazona della provincia di Viterbo, in tutta la sua uni-cità. Ci sono aspetti, punti di forza del territorio ebellezze vere e proprie che meritano un’attenzio-ne particolare, da parte delle istituzioni, degliaddetti ai lavori ma anche e soprattutto dei visita-tori, dei turisti che hanno il “potere” di trasformareun luogo in destinazione turistico-culturale di inte-resse collettivo. Quanti sceglieranno di visitare laProvincia di Viterbo e la Valle del Treja, di certo,non resteranno delusi.

Alessandro MazzoliPresidente della Provincia di Viterbo

Commissario straordinario APT

Dopo il successo dellaGuida all’Ospitalità nelleedizioni 2007 e 2008,

la promozione della Tuscia, siarricchisce di una serie di operemonografiche che vanno adintegrare ed approfondire nelleinformazioni e nei contenuti, le aree che compon-gono la provincia di Viterbo. Nella Guidaall’Ospitalità, il territorio è stato volutamente divisoper aree, omogenee per territorio, storia, tradizio-ni. Ognuna delle aree è stata identificata per pra-ticità di consultazione e quindi individuata, con uncolore ad hoc. In questa sezione monografica, cosìcome nelle altre, l’abbinamento cromatico è rima-sto invariato e riprende quello esistente, al fine dicreare un continuum grafico che è poi anche uncontinuum concettuale e territoriale. Puntare il focuse quindi lo zoom del turista su un’area in particola-re consente, da un lato, una promozione più mira-ta e dall’altro di fornire informazioni più specifichee quindi esaustive ai visitatori. Una sorta di viaggiopiù da vicino fra le bellezze della Tuscia data daquesta serie di monografie che, per i turisti cosìcome per i viterbesi più appassionati, può diventa-re una raccolta di pregio. La Valle del Treja, con isuoi dieci Comuni, rappresenta una delle aree digrande interesse turistico per la nostra provincia. LaVia Amerina rappresenta una delle testimonianzedell’antico fervore culturale e commerciale di que-sta zona. Queste monografie si propongono dirappresentare ogni area con le sue specificità, conun’immagine ben precisa che rientra nell’immaginecollettiva della Tuscia ma che non soffoca, anzivalorizza ognuna. Promuovere significa diffondere,far conoscere, esportare un prodotto di grandequalità e l’Apt si sta impegnando oltremodo in que-sto suo ruolo. Siamo certi di fornire ai tanti visitato-ri un valido strumento di supporto informativo, faci-le da consultare e piacevole da leggere, un com-pagno di viaggio silenzioso ma esaustivo da con-servare come il ricordo di questa splendida terra.

Marco FaregnaDirettore APT di Viterbo

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B&C srl - www.bec.itStrada Teverina km 3.600 - 1 - 01100 Viterbo Tel. 0761.3931

COORDINAMENTO EDITORIALE CHIARA FAGGIOLANI, FABIANA D’ANDREAREDAZIONE E IMPAGINAZIONE ANDREA VENANZI, FRANCESCA PILLI STAMPA UNION PRINTINGDistribuzione gratuitaStampato Giugno 2008

IndicePRESENTAZIONE

Tuscia terra degli Etruschi 1

Valle del Treja e della Via Amerina 2

Saluti 4

Cartina geografica 6

COMUNI DELLA VALLE DEL TREJA E DELLA VIA AMERINA

Vasanello 8

Gallese 12

Corchiano 16

Fabrica di Roma 19

Civita Castellana 23

Faleria 28

Castel Sant’Elia 32

Nepi 36

Monterosi 39

Calcata 43

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CENNI STORICI

Vasanello, già Bassanello, nasce da un anticoinsediamento falisco-etrusco, e in epoca romanaviene scelto da Plinio il Giovane per la sua resi-denza estiva. Nell’alto medioevo, stretto fra iducati longobardi di Spoleto e di Tuscia e conle strade consolari Cassia e Flaminia rese inac-cessibili ai papali, si trova al centro del corridoiobizantino che collegava Roma con Ravenna,come testimoniano le tre torri di avvistamentoalto-medioevali collocate nel territorio; infatti rag-giunge proprio intorno all’anno 1000 il suomassimo splendore con la costruzione di duestupende chiese di puro stile romanico-longobar-do che nessun altro centro limitrofo può vantare.Da alcuni identificato come il Castrum

Amerinum, stazione della romana Via Amerina.Nel 1278 Orso Orsini si impadronì del feudoche era parte integrante del patrimonio di S.Pietro e su un precedente bastione falisco-roma-no fu edificata la prima fortificazione dell’odier-no castello baronale. L’ingresso del paese eraun tempo difeso da spesse mura che collegava-no la torre ovest del castello alla torre quadratadelle fortificazioni (ora campanile di SantaMaria), lambendo un profondo vallo di difesa acui si poteva accedere solo dai due fossati natu-rali che circondano il paese. Queste muraabbattute nel 1883 erano percorribili entro illoro spessore da un camminamento aperto. Laporta di accesso, in tempi più remoti servita pro-babilmente da un ponte levatoio, si apriva vici-no al torrione del castello e nella lunetta era

Vasanello

Vista di Vasanello

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dipinta l’immagine del santo patrono, SanLanno, a protezione del paese. I due fossati late-rali, che concorrevano anch’essi alle difese del-l’abitato, si ricongiungono alla fine della grandeY allungata che caratterizza la struttura delborgo, disposto a schiena d’asino, da cui sidipartono numerosi viottoli che troncandosivanno ad affacciarsi sui fossati stessi. Al centrodella Y una caratteristica piazza rinascimentaledelinea interessanti motivi architettonici. Altroperiodo di splendore viene vissuto nel primoRinascimento, in corrispondenza delle nozze traGiulia Farnese ed Orsino Orsini: ad officiarle,nel 1489, Rodrigo Borgia futuro papaAlessandro VI e amante della Farnese. Il feudopassò in seguito ai Della Rovere, con le nozzedi Laura Orsini e Nicolò della Rovere a cui dob-biamo la stesura dello “Statuto di Bassanello”,un codice comportamentale e sanzionatorio. Ibeni di Vasanello furono acquisiti agli inizi del1900 dalla Banca d’Italia e da questa allalocale Università Agraria; mentre il castello fuacquistato dal prefetto dei Palazzi Apostolicimonsignor Luigi Misciattelli. Il governo del patri-monio b oschivo nei secoli ha permesso la forni-tura di legnami per le numerose fornaci di terre-

cotte vasanellesi, la cui origine risale al IV seco-lo a.C., come testimoniato dal ritrovamento diun’antica fornace in località Cesurli-Poggio dellaMentuccia.

DA VISITARE

CASTELLO ORSINI(XII-XIII sec.) Ha pianta quadrilatera con impo-nente mastio e torri angolari, tutti cilindrici, concaditoie e merli; molto ben conservato il pianonobile aperto a visite guidate, i cui affreschi sof-fittali sono stati accostati alla bottega delPinturicchio. In una delle sale è possibile ammi-rare il cembalo Barberini del XVII sec. All’internodel cortile si può ammirare l’antico pozzo, loscalone esterno, porte e finestre rinascimentali.Dal cortile, per una porta angusta in fondo al tor-rione, si accede alla prigione dove sono benvisibili degli antichi graffiti. Il giardino medievaleè stato ricostruito sulla base di antiche fonti ico-nografiche e presenta una ricca collezione dipiante aromatiche ed officinali. Presso le scude-rie adibite in fabbrica di ceramica ora musealiz-zata è allestita una mostra permanente della pre-stigiosa “Ceramica Bassanello” con i forni, torni

Castello Orsini

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e tutto quello che serviva al ciclo di lavorazio-ne, conosciuta anche grazie ai lavori di maestricome Mazzacurati, Spadini, Del Drago eGuttuso. L’aranciera è stata recentemente restau-rata ed offre un ampio spazio adibito a salaconferenze e/o mostre.

CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA(XI sec.) Edificata su un precedente tempiopagano e quindi su una pre-esistente basilicabizantina, distrutta forse durante le prime incur-sioni saracene. La facciata è occupata da unportico architravato retto da due colonne e daltozzo campanile, ricavato sopraelevando unatorre inserita nel sistema di fortificazione dellemura cittadine. Nel portico sono murati varireperti della primitiva chiesa bizantina. La chie-sa ha tre navate divise da due ordini di colon-ne; di notevole interesse è la simbologia deicapitelli delle colonne interne e di quelle colloca-te nel portico, legata all’evoluzione della ipsilonpitagorica che per metonimia si incarna inmetafora del Cristo, bivio della vita e della sto-ria. Interessanti le pitture delle due absidi latera-li, la pala d’altare dedicata alla Madonna

Assunta ed il pregevole busto, raffigurante SanLanno, eseguito nel 1754 dal grande argentie-re Vincenzo Belli. Questa chiesa è particolar-mente cara ai Vasanellesi in quanto in un loculoricavato nelle mura cittadine ed ora inglobatonella sacrestia, furono ritrovati nel 1628 i restimortali del patrono San Lanno, presumibilmenteivi tumulati per preservarli dalle scorribandesaracene che infestarono la penisola intornoall’850 d.C. attualmente sono gelosamenteconservati nella cripta, nell’effigie del Santoriprodotta dal ceramista fiorentino Mortula.

CHIESA DI SAN SALVATORE(VIII-IX sec.) Pre-romanica con la facciata rivoltaad oriente come tutte le chiese esistenti nell’anti-co perimetro di Vasanello. All’interno un affrescoraffigurante una Pietà con Santi, attribuito alMaestro di Castiglione in Teverina, è considera-to come “uno dei momenti più alti che la pitturaviterbese del‘400 raggiungesse mai”. L’internopresenta tre navate divise da due file di quattrocolonne cilindriche in peperino sormontate dacapitelli ionici che sorreggono le arcate.Notevoli gli influssi bizantini nel pregevole cippo

Chiesa di Santa Maria Interno di San Salvatore

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d’altare. Vicino alla parta d’ingresso laterale èmurata una piccola lapide marmorea nellaquale si ricorda la morte di un arciprete avvenu-ta nel 1038; è il primo documento scritto chenomina il paese: ”in castro Vassanello”. La pre-cede il monumentale campanile di scuola lazia-le (XII sec.) che si eleva a sé stante, costruito inparte con pietre del selciato dell’antica viaAmerina e aperto da un piano di bifore e cin-que di trifore. Secondo una leggenda il campa-nile fu costruito su un mausoleo eretto per l’ultimore etrusco Elbio, sconfitto dai romani nella batta-glia del Lago Vadimone che sancì la fine delmondo etrusco.

SANTA MARIA D ELLE GRAZIE(XIV sec.) Pregevoli gli affreschi di scuola umbro-laziale, in particolare quello nella nicchia dell’al-tare dove evidenti sono i segni della scuola delPerugino e quello dell’edicola esterna raffiguran-te la Madonna con Bambino.

CAPPELLA DI SAN LANNOEretta sul luogo del supplizio del Santo, questacappella conserva uno spettacolare affresco

attribuito all’anonimo Maestro di Castiglione inTeverina.

PALAZZOLO/CESURLI A Palazzolo tra i secoli VI-XIV proliferò una curtisregia o palatium, nodo vitale nell’ambito del siste-ma fiscale longobardo. A Cesurli fin dal IV seco-lo a.C. sorse una fornace romana i cui manufat-ti sono stati ritrovati in tutto il Mediterraneo.

PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI AL NUMERO:Tel 0761.4089330 - Fax 0761.4089329O VISITARE IL SITO: www.vasanellovt@info

Zona Archeologica di Palazzolo

VASANELLO PER DATE

17 GENNAIOGENNAIO

FEBBRAIO4-7 MAGGIO

GIUGNO

10-13 LUGLIO10 AGOSTO

14-16 AGOSTOSETTEMBRE

OTTOBRE

II dom. festa del Santo Patrono S. LannoFesteggiamenti in onore di S. A ntonio AbateCarnevale vasanellese con carri e maschereFesteggiamenti in onore del S. Patrono S. Lanno

MAGGIO Festa MedievaleCorpus Domini con infiorata Festa Banda Musicale G. PorriOrtaccio Jazz festivalPasseggiata notturna tra i boschi alla scoperta delle stelle cadentiFesteggiamenti in onore di S. M. Assunta e S. RoccoI week-end presso il Castello Orsini “Oltre il giardino” esposizione di ceramiche e piante rareUltima domenica Mostra Mercato

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CENNI STORICI

Il centro storico, sorgendo su un pianoro delimi-tato da due corsi d'acqua, tradisce le sue origi-ni falische, anche se la presenza umana nel ter-ritorio risale addirittura al Paleolitico Superiore,come attestano i materiali ritrovati nelle cavernesituate a breve distanza dal Tevere, sulle rivedei suoi affluenti. Il benefico influsso della limi-trofa Selva Cimina e dei corsi d'acqua, unita-mente ai vantaggi derivanti dal passaggio diun tratturo discendente dagli Appennini, assicu-rarono la sopravvivenza al gruppo di individuiche, nel corso del IX secolo a.C., a causa dellemutate condizioni politico-militari, preferironooccupare il pianoro tufaceo, su cui attualmentesorge il centro storico; si organizzarono in eco-

nomie agricole e mercantili e svilupparono deisistemi difensivi. Con la civiltà falisca, contem-poranea di quella etrusca, si raggiunse l'apo-geo, sfruttando il collegamento al Tevere e allegrandi vie del legno e dei metalli. Dopo il crol-lo dell'Impero Romano d'Occidente, in seguitoalle incursioni barbariche, ci si riparò a monte esi recuperò l'antico borgo falisco, organizzan-do una nuova difesa muraria e militare. La Roc-ca di Gallese si configurò presto come un im-portante presidio della via Amerina, che colle-gava Roma all'Esarcato, e della via Flaminia. Ilborgo bizantino si sviluppò intorno al nucleocentrale e sorsero nuove contrade, sia all'inter-no della cinta muraria che all'esterno, nei limi-trofi campi agricoli. Nelle vicinanze delle mu-ra, invece, si stanziavano gli abitanti provenien-ti dalle campagne. Nel Cinquecento e nel Sei-

Gallese

Scorcio del Comune di Gallese

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Gal

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cento Gallese divenne feudo nobiliare e si sus-seguirono al potere diverse famiglie tra cui Co-lonna, Orsini, Borgia, Della Rovere e Altemps.Vennero eseguiti importanti lavori al castello ealle mura e venne costruita la Porta di Gallese,ora unico accesso alla città. Le rappresentanzedei cittadini si confrontavano in assemblea evennero creati, nel 1576, gli ordinamenti cheregolavano la vita della città, allora divisa in trecontrade (Santa Maria, San Lorenzo e Sant'An-gelo), e governata da magistrature elettive. Ol-tre i già ricordati lavori, che videro il castello tra-sformarsi in palazzo ducale, nel Cinquecentovennero realizzati diversi palazzi nobiliari, men-tre nel Settecento venne edificata la nuova Cat-tedrale (1796). Dopo la dominazione francesee la Repubblica Romana, Gallese, nel 1870,come gli altri centri del Lazio, venne annessa alRegno d'Italia.

DA VISITARE

ARCO DI PORTAQuesta imponente struttura, realizzata nel seco-lo XVI, costituisce oggi l'unico punto di accessoal centro storico di Gallese, mentre in passatose ne contavano almeno altri tre. Sulla sommitàdel portale bugnato in travertino spiccano glistemmi della Città di Gallese e della famigliaAltemps.

CHIESA DI SAN LORENZOQuesta chiesa esisteva già nel XV secolo. Fusede della Confraternita del S. Nome di Gesù,mentre attualmente viene officiata il VenerdìSanto e il 10 agosto, giorno della festa delMartire. Al suo interno si conservano alcuni di-pinti del XVII secolo ed una raccolta di oggettilegati alla liturgia del Venerdì Santo.

CHIESA DI SANT'AGOSTINOOriginariamente dedicato a San Benedetto,questo luogo di culto era già esistente nel IX-Xsecolo e comprendeva un più ampio monaste-ro che inglobava il Convento ora occupato dal-le Suore del Preziosissimo Sangue e il cosiddet-

to "Mulino del Duca". Sulla facciata, che recaevidenti i segni di numerosi rifacimenti, spiccala lunetta affrescata nel XVI secolo. All'internosono conservati gli affreschi di San Sebastiano,San Famiano e Sant'Antonio Abate (1520),della Maddalena e di San Rocco (secolo XVI).La Cappella dell'Annunziata reca, sulle paretiaffrescate da artisti della scuola di Antonio DelMassaro da Viterbo, detto il Pastura, le scenedell'Annunciazione, della Natività, dell'Adora-zione dei Magi e della Strage degli Innocenti.Al centro dell'altare maggiore si trova una tavo-la dipinta raffigurante la Madonna del buonConsiglio, mentre ai lati sono collocati i dipintiad olio raffiguranti San Benedetto e Sant'Agosti-no. Danneggiata nel corso dell'ultimo conflittomondiale, è ora curata dal Comitato dell'Imma-colata Concezione.

CONVENTO DI SANTA CHIARA - SEDE MUSEO CIVICOVenne realizzato agli inizi del Seicento, conl'annessa chiesa. Perse la funzione conventualenel 1804, quando le monache, in seguito al-l'occupazione francese, furono costrette ad ab-bandonare l'edificio. Da allora ospitò l'Oratoriodella Confraternita del Santissimo Rosario, l'Or-

In alto: Palazzo DucaleIn basso a destra: Chiesa di S. AgostinoIn basso a sinistra: Arco di Porta

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fanotrofio, la Sede Vescovile e il Municipio. Lachiesa non è più esistente, a causa dei gravissi-mi danni subiti nel corso della seconda guerramondiale. Attualmente l'edificio ospita il Museoe Centro Culturale Marco Scacchi, strutturacreata per rafforzare l'identità storico-artisticadel territorio di Gallese e per ospitare e pro-muovere attività culturali. Al suo interno, unita-mente ai pannelli didattici che illustrano larealtà territoriale, sono conservate raccolte ar-cheologiche, documenti a partire dal Medioe-vo, opere d'arte medievali e rinascimentali,macchine industriali dei primi del '900.

PALAZZO COMUNALESede storica dell'Amministrazione di Gallese, fufatto costruire, come ci informa l'antica maiolicaconservata sopra il portone di ingresso al primopiano, nel 1474 da Marco Galassi, "scindi-cus" della Città. Sulla facciata sono murati i restidi un altare reliquiario del XV secolo.

IL PALAZZO DUCALENella stessa area attualmente occupata dal Pa-lazzo, probabilmente fin dal periodo falisco do-vevano trovarsi delle strutture difensive, essendoin questo punto la collina priva di difese natura-li. Divenuto nel corso dei secoli sempre più im-ponente, questo apparato difensivo nel Me-dioevo acquisì la forma di castello. Alla fine delXV secolo fu restaurato per volere di AlessandroVI; successivamente, dopo circa un secolo, gliAltemps lo trasformarono in palazzo su disegnodel Vignola. Anche l'architetto Carlo Fontana,nel XVIII secolo, intervenne sull'edificio. Ancoraoggi il palazzo, abitato dal Duca Luigi Har-douin, conserva il suo antico splendore.

CHIESA CATTEDRALE "S. MARIA ASSUNTA"Sorto nello stesso luogo un tempo occupato dauna più antica chiesa, il Duomo, di stile neo-classico, è opera di Pietro Camporese e figli.Venne terminato nel 1796, ma fu consacratosolo 23 anni dopo, nel 1819. Al suo internospiccano l'altare maggiore, realizzato con mar-mi pregiati nel 1861, grandi pale d'altare deiprimi dell'Ottocento raffiguranti San GiovanniBattista, la Consegna del Rosario, il Martirio diSant'Aniceto papa, l'Ultima Cena, la Crocifis-sione, la pala dell'altare maggiore raffigurantel'Assunzione di Maria Santissima, di CristoforoHunterperger e una tavola di scuola veneto-cre-tese del XVI secolo, raffigurante l'Adorazionedei Magi, recentemente restaurata e visibile nel-la navata sinistra.

BASILICA DI SAN FAMIANOÈ il luogo affettivamente più caro a tutti i gallesi-ni, in quanto ospita le spoglie incorrotte di SanFamiano, monaco pellegrino cistercense, natoa Colonia nel 1090 e morto a Gallese l'8agosto del 1150. La chiesa, situata al di fuoridel perimetro urbano, ingloba la grotta, trasfor-mata in cripta, dove il Santo volle essere sepol-to. Fu costruita in varie fasi, dal Medioevo inpoi, e fu sottoposta a numerosi restauri, uno deiquali, risalente agli anni Cinquanta, le restituì

Basilica di San Famiano

Facciata della cattedrale S. Maria Assunta

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l'antico aspetto romanico. Al suo interno si tro-vano, oltre il pregiato sarcofago settecentescoin marmo che raccoglie il corpo del Santo, af-freschi risalenti al XVI secolo. A tre chilometri cir-ca dal centro storico, in piena campagna, sitrova l'altra chiesa dedicata a San Famiano, lacappella di San Famiano a Lungo. In essa èconservata la sorgente che il Santo, il giorno17 luglio 1150, al termine del suo pellegrinag-gio che lo aveva portato in Spagna, in TerraSanta e a Roma, fece scaturire percuotendo ilsuolo con il suo bastone viatorio. Ancora oggi,il 17 luglio di ogni anno, il luogo è meta di unpellegrinaggio che parte alle prime ore delmattino. Il culto del Santo e la custodia delledue chiese sono affidati all'antica Confraternitadi San Famiano, ricostituitasi nel 1990.

EVENTI E MANIFESTAZIONI

FESTA DI SAN FAMIANO E LE ZITELLEÈ la ricorrenza più sentita da tutti i ciittadini diGallese, la Festa del Santo Patrono Famiano,morto a Gallese l'otto agosto del 1150. È unafigura molto venerata nella cittadina viterbeseed ogni gallesino guarda con devozione e ri-spetto al Santo Patrono. Alla Festa è legata latradizione delle zitelle, che sfilano la mattinadell' 8 agosto dietro la statua del Santo. Le "Zi-telle" erano, secondo la tradizione antica, ra-gazze nubili, povere, devote e oneste che, se-condo documenti del 1519, dopo essere stateestratte a sorte il 17 luglio, ricevevano la pro-messa della dote. Secondo la volontà testamen-taria di Curtio Vanni, dal 1614 iniziarono apartecipare alle processioni di San Famiano il7 e 8 agosto, vestite di bianco, con abito ap-

positamente confezionato e drappeggiato contante piccole pieghe fermate con spilli ed il cin-golo alla vita, la candela nella mano destra edil volto semi coperto da un velo bianco. Nel1669 anche Domenico Colavani lasciò eredela Compagnia perchè "dotasse", secondo latradizione, le "Zitelle". Le Zitelle venivano estrat-te a sorte dal Bussolo in cui erano stati inseriti,su espressa loro richiesta ai fattori della Confra-ternita di San Famiano, i nomi delle ragazzecon i diversi e fondamentali requisiti.

LA BENGALATA DI SAN FAMIANODall'altro delle Cinta Muraria che circonda l'an-tico borgo medioevale di Gallese, in occasio-ne dei Festeggiamenti per il Santo Patrono diGallese San Famiano, ha luogo uno dei piùspettacolari giochi pirotecnici che si conosca. Ilgiorno 7 agosto, infatti, appena calata la seraverso le ore 22:00, quando la statua del Patro-no Famiano, portata in processione, si accingead entrare nel centro storico del Paese, migliaiadi Bengala si accendono di colpo illuminandoa giorno tutto lo spazio circostante con un'entu-siasmante ed indimenticabile impatto emotivo.Per la sua peculiarità, la Bengalata di San Fa-miano è uno spettacolo assolutamente da nonperdere.

OGNI II DOMENICA DEL MESE: Mercatino Antiquariato e Modernariato

GALLESE PER DATE

5 GENNAIO

17 GENNAIO

MAGGIOGIUGNO

GIUGNO17 LUGLIOLUGLIO

7 AGOSTO

La Befana accompagnata dalla Pasquerella antica melodia distribuisce doni ai bambiniS. Antonio Abate, Benedizione animali.Inizio del Carnevale a chiusura della manifestazione sfilata di carri allegoriciLe Giornate dell’Arte1 settimana Festa della birra1 domenica di giugno Festa di S. Sebastiano1 settimana Infiorata del Corpus Domini

7/8 AGOSTO Festa di S. Famiano e le Zitelle

Festa S. Famiano a Lungo Ultima settimana: iI Suono dei giorni, Rassegnadi musica popolare e della tradizione contadinaLa Bengalata di S. Famiano

SETTEMBRE

8 DICEMBRE La Sveglia con la Banda dalle 05.00 del matti-no per le vie del paese

Madonna della ViteFestval Marco Scacchi

Le Zitelle La Befana

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Corchiano

Veduta di Corchiano

CENNI STORICI

Le cosiddette “cavernette falische”, una serie diripari in grotta qui attestati con una particolareintensità, testimoniano una frequentazione del-l'area già nel Paleolitico; la nascita dell'insedia-mento è tuttavia da porsi nell'VIII sec. a.C., co-me evidenziato dal ritrovamento nel sepolcretodi Caprigliano di tombe a pozzo e a fossa at-tribuibili a questa fase. La città doveva sorgerenel vicino pianoro del Vallone, difeso su tre latida due corsi d'acqua - il Fosso delle Pastine edil Rio Fratta - e protetto sul quarto da un impo-nente fossato artificiale: scarsi sono i resti dell'a-bitato, e riferibili essenzialmente a tratti stradali,pozzi, cunicoli ed opere murarie. Le origini diCorchiano possono così esser fatte risalire adun periodo precedente a quello etrusco, quan-do la zona era abitata dalla popolazione di

origine indo-europea, affine ai Latini per linguae costumi, i Falisci. Nel 241 a.C. quando Fa-leri Veteres (Civita Castellana) tentò di riconqui-stare la propria libertà, i Romani la soppresserodefinitivamente insieme a Fescennium ed altrivillaggi, costringendo gli abitanti ad abbando-nare i villaggi sui dirupi. Nel 358 a.C. tutto l'A-gro Falisco, invece, venne sottomesso dai Ro-mani e l'antico insediamento prese il nome diFescennium, proprio come i componimenti sati-rici che originariamente erano realizzati in oc-casione delle feste dedicate al raccolto, ed era-no caratterizzati da invettive e scherzi tanto te-muti dai Romani per la loro violenta ironia darenderli vietati con un'apposita legge. Ancoraoggi, durante le feste del paese, vengono rie-vocati cantando episodi satirici che risalgonoagli antichi ludi fescennini. Fino al medioevo ilcomprensorio dell'Agro Falisco visse un periododi tranquillità, ma quando i Barbari scesero ver-

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Chiesa di S. Biagio

so Roma saccheggiando e devastando non sol-tanto Faleri ma anche Fescennium, agli abitantinon rimase altro che abbandonare le città e ri-fugiarsi sui precedenti siti di ripiego utilizzati isecoli precedenti. Dopo periodi di continui inse-diamenti ed avvicendamenti di popoli la vec-chia Fescennium venne quindi riabitata intornoal 1000; furono costruiti numerosi castelli ed ilpaese prese il nome di Hortiano, sotto la guidadel capitano Ranieri di Farolfo. Altre famiglie siavvicendarono alla guida del paese tra cui i DiVico e gli Orsini che vi rimasero fino al 1472.Nel 1534 entrò a far parte del Ducato di Ca-stro per volontà di Paolo III Farnese, che donòtale ducato al figlio Pier Luigi Farnese. Fu questoil periodo più prospero per l'architettura corchia-nese. Come in ogni loro feudo i Farnese costrui-rono una nuova rocca, che andò morendo neisecoli successivi alla distruzione di Castro nel1649 e fu definitivamente abbattuta nel 1979;ne rimangono alcuni monconi. Successivamen-te Corchiano passò alla Chiesa e ad altre si-gnorie, venne occupata dalle truppe francesinel 1798 per ritornare sotto la Camera Aposto-lica fino all'unità d'Italia, nel 1870.

DA VISITARE

CHIESA DI S. BIAGIOFu costruita nel XIV secolo. È ad una navata,ed è caratterizzata da una serie di affreschilungo le pareti laterali, tra cui San Giorgio eil drago, e due rappresentazioni di San Bia-gio, patrono del paese, di cui una con inmano il pettine metallico con il quale venivatorturato. Tra i pittori che hanno lavorato ai di-pinti probabilmente anche Lorenzo da Viter-bo. La chiesa subì un importante restauro nel-la seconda metà del XV secolo, favorito so-prattutto dalla generosità del pontefice PaoloII e certamente vi parteciparono maestranzelocali, visto che in quegli anni a Corchiano viera una fiorente attività di marmorari nellabottega di Domenico Cecchi, che aveva la-vorato anche a Roma nella chiesa di S. Mar-co ed a Palazzo Venezia. La Fontana Farnese

BORGO MEDIEVALEMolto suggestivo è il borgo medievale di Cor-chiano, arroccato su un alto sperone tufaceoche si affaccia sul Rio Fratta, del quale è possi-bile comprendere l’antico assetto percorrendo ildedalo di vicoli e stradine in pendenza delcentro storico. Della rocca, le cui origini sonoda ricondurre all’XI o al XII secolo, si conservasolamente un torrione che appartiene alla ristrut-turazione cinquecentesca dei Farnese. Giungia-mo nella piazza IV novembre, sulla sinistra tro-viamo la fontana Farnese a sei cannelle, ristrut-turata nel 1661. Sulla destra, fino al 1979,v'era il palazzo Farnese, costruito dalla potentefamiglia sopra il preesistente castello medievaledi Corclanum. Divenuto fatiscente si preferì ab-batterlo e costruirvi un belvedere e un parcheg-gio. A testimonianza del castello fu lasciata unaparte di torrione. Sulla destra della piazza ab-biamo il vecchio palazzo comunale, oggi dive-nuto sede della biblioteca. Nelle caratteristichevie notiamo gli stemmi gentilizi sopra i bei por-tali, i rustici profferli, le buie arcate.

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Fescennino d’oro, Presepe vivente

EVENTI E MANIFESTAZIONI

IL FESCENNINO D’OROIl Fescennino d'oro nasce nel 2000 da un'i-dea del Sindaco, Dott. Bengasi Battisti edel Maestro Nicola Piovani, in occasionedell'intitolazione di una nuova piazza a -Pina Piovani, attrice corchianese. Esso nonè l'ennesimo premio istituito in Italia. La suaoriginalità è racchiusa nella sua non fissità.Viene infatti attribuito solo quando la Giuriaindividua all'unanimità un artista che abbiasvolto un'attività volta a tutelare e diffonderele tradizioni e il teatro popolare, attraversola comunione di comunicativa teatrale e no-biltà culturale. Il Fescennino d'Oro va inte-so, quindi, come un premio dalla duplice fi-nalità: il riconoscimento di radici culturali edi tradizioni che fanno la storia di una co-munità, se non di un popolo intero. Ma an-che la possibilità, per dirla con le paroledel Maestro Piovani, di dare premi a chi neha ricevuti meno di quanto meritava, perchénel frattempo è cambiato il linguaggio, ver-balizzato e non; sono cambiati i tempi dellacomicità, allineati a quelli più rapidi e incisi-vi della televisione. È cambiato il modo dipreparare la propria tecnica recitativa, ilmodo di fare gavetta, di rapportarsi con ilpubblico. Ma le radici e i grandi maestri so-no rimasti; è racchiusa tutta qui l'importanzadel Fescennino d'Oro. L'incisione del pre-mio è affidata a Roberto Candolfi che ha ri-

proposto il frammento di sarcofago conser-vato presso la biblioteca, incorniciato dacinque elementi che ripropongono le cinquearti: musica, teatro, cinematografia, architet-tura e poesia.

PRESEPE VIVENTEIl Presepe Vivente nacque nel Natale del1970 ad opera di un gruppo di giovanicorchianesi e venne rappresentato per laprima volta nella caratteristica piazza "Pa-della". Dopo tre anni, non essendo piazzaPadella in grado di contenere tutto il pubbli-co che accorreva alle rappresentazioni,venne trasferito in un luogo più ampio atti-guo alla piazzetta ed infine si decise dispostarlo sotto via "Portavecchia”.

CORCHIANO PER DATE

MAGGIO

LUGLIOAGOSTODICEMBRE

Voler Bene all’ItaliaLa Festa della piccola Grande ItaliaInfiorataEstate CorchianeseFescenninoPresepe Vivente

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omatura (soprattutto nocciole). Fabrica presenta

significative testimonianze storiche dal paleo-litico in poi. Nel centro abitato La Rocca (XIIsec.) dominata dalla imponente torre qua-drata (XIII sec.), il Duomo (XII sec.) con gli im-portanti affreschi dei Fratelli Torresani, viaFontanella con gli stemmi delle corporazioniduecentesche ed il Palazzo dei Prefetti di Vi-co (XII sec.). Sempre nel territorio di Fabrica,a sei Km dal capoluogo, si erge la splendi-da città Falisco-Romana di Falerii Novi (IIIsec.a.C.) con le sue mura di ben oltre duechilometri di lunghezza fortificate da cin-quanta torri ed il maestoso Arco di Giove(porta d’ingresso alla citta’). All’interno l’Ab-bazia di S. Maria in Falleri aperta nei finesettimana alle visite e a brevissima distanzala via Amerina con la sua suggestiva necro-

poli immersa nel bo-sco di querce.

DA VISITARE

LA ROCCAÈ nel 1177 che Pa-pa Alessandro III inuna sua bolla cita il“Castello di Fabri-ca”. La presenzadello stesso è proba-bilmente da riferirsiad una serie di pro-getti di “incastella-

Fabrica di Roma

Veduta della Torre dal nuovo comune

CENNI STORICI

Fabrica di Roma èuna cittadina di cir-ca 8.000 abitantisituata ai piedi delMonti Cimini, vici-no alla Valle del Te-vere, a cinquanta

Km da Roma. Il territorio è di origine vulcani-ca (il vulcano di Vico, poi sprofondato a for-mare il suggestivo Lago) ed è ricco di acquesorgive e di boschi (querce e castagni). Il cli-ma è temperato di collina (250-400 metrislm). Le principali attività economiche sonol’industria ceramica, il suo indotto e l’agricol-

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Santa Maria in Falleri

mento” che vennero realizzati tra l’XI ed il XIIIsecolo nel comprensorio. Probabilmente aFabrica quest’opera fù dovuta alla famigliagentilizia dei Di Vico, opera poi ampliatadagli Orsini (inizio XIV sec.) e restaurata daPietro Matteo De Capoccini, precettore del-l’Ospedale di Santo Spirito (1454). Ulteriorimodifiche vennero fatte per ordine del Card.Alessandro Farnese (1590) e dalla Came-ra Apostolica, che intorno alla metà del1600 sistemò la parete sud e ancora dallaFam. Cencelli che alla fine del 1800 re-staurò la splendida torre. Questa venne rea-lizzata agli inizi del XIV secolo con murispessi oltre due metri e con una altezza ori-ginaria di oltre 40 metri, poi ridottisi agli at-tuali 34 a seguito di crolli e mancanza dimanutenzione. L’interno, di pregevole fattura,è stato restaurato negli anni‘90 dalla attualeproprietaria e nella occasione sono stati rin-venuti e riportati al loro antico splendoremolti pregevoli affreschi della seconda metàdel 1400 nascosti per secoli da spessi stratidi calce bianca. Importanti sale ed una ar-chitettura movimentata ed originale ne fan-no, assieme agli affreschi, una fondamentaletestimonianza della storia di Fabrica.

SANTA MARIA IN FALLERIS. Maria di Falleri fu eretta nel XII secolodall’Ordine dei Cistercensi; perfettamenteorientata con la facciata ad Ovest e l’absi-de ad Est, presenta un suggestivo interno atre navate e, oltre all’abside maggiore, altrequattro absidi minori corrispondenti ad al-trettante cappelle. Essenziale come le archi-tetture Cistercensi offre una interessante fac-ciata a membrature marmoree con colonnea capitelli compositi, frutto del grande genioartistico di Jacopo e Lorenzo Cosmati.

CHIESA DI SANTA MARIA DELLA PIETÀS. Maria della Pietà fu eretta intorno adun’edicola raffigurante la Vergine col Bam-bino, risalente probabilmente al tardo ‘400.A pianta ottagonale che richiama la tipolo-gia delle architetture locali realizzate da An-tonio da Sangallo. Nella metà del 500 ven-ne affidata ai padri dell’ordine di S. Agosti-no, che vi rimasero per oltre 100 anni. Nel1560 gli affreschi delle cappelle a nicchiadella navata e della tribuna ottagonale ven-nero commissionati a Bartolomeo e Alessan-dro Torresani, appartenenti ad una famigliadi abili pittori. Nella loro opera unirono ilgusto semplice delle decorazioni, realizzatecon una vasta gamma di colori, al movi-mento e luminosità delle figure.

IL DUOMOLa prima notizia che si ha di questa chiesarisale al 1177; nel 1400 però doveva es-ser stata ampliata e ripristinata. Fu comple-tata con la realizzazione della facciata instile romanico nel 1630 ad opera dei Du-chi Farnese. Bartolomeo e Lorenzo Torresaniaffrescarono il catino absidale con uno sfon-do di cielo azzurro cosparso di stelle in cuiil Cristo raffigurato nell’atto di benedire ècontornato da una schiera di angeli di gran-de effetto scenografico. Lungo il sottarco ab-sidale sono affrescati numerosi personaggibiblici. Nel tamburo sottostante, un magnifi-co trittico rappresenta l’Ultima Cena, la Fla-

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Palazzo Cencellii

Palazzo dei Prefetti di Vico

gellazione ed al centro la Crocifissione.L’anno di esecuzione del ciclo pittorico è il1556, i lavori di restauro sono stati realiz-zati nel 1955. Sotto l’altare maggiore è de-posto il corpo ricoperto di cera di S. Giusti-no Martire. Nei due altari laterali gli affre-schi , precedentemente ricoperti, sono statiin parte recuperati con i restauri del 1959.Di grande valore il tabernacolo antico inmarmo artisticamente lavorato. L’ultimo re-stauro risale al 1998. Nel lato sinistro lastatua lignea del Patrono di Fabrica S.Matteo Ap. Ev.

PALAZZO DEI PREFETTI DI VICOL’antico palazzo si affaccia su di uno strettovicolo (via della Fontanella), ha una faccia-ta semplice ma abbellita da splendide bifo-re finemente scolpite nel peperino, adornedi motivi floreali e rosoni. Altre aperture invece a monofora sono de-corate con cornici arabeggianti di chiaro in-flusso meridionale risalente ai primi anni delXV secolo. Lo stemma dei Prefetti di Vico,l’aquila, appare al disopra dell’eleganteportale, anch’esso abbellito da numerosi ri-lievi di pietra.

PALAZZO CENCELLIImportante palazzo nobiliare sito nel cuoredel centro storico, risalente al XVI secolo. L’edificio, più volte rimaneggiato, conservatuttora all’interno numerose pitture ad affre-sco, dipinti pregevoli e gran parte dell’arre-do originale. Adiacente al palazzo si trovaanche un ampio giardino storico, un tempo

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“all’italiana”, che ha conservato parte delleoriginali siepi di bosso e alcuni dei monu-mentali cipressi. Il giardino è inoltre abbelli-to da alcune fontane artistiche e pergole.Attualmente il palazzo, ristrutturato, è sededel Comune di Fabrica di Roma.

FALERII NOVI Faleri Novi fu fondata dai Romani dopo ladistruzione di Falerii Veteres nel 241 a.C.ed ospitò la popolazione sconfitta dei Fali-sci in un luogo aperto e privo di difese. Ven-ne quindi munita, per proteggerla dai fre-quenti attacchi esterni, di una poderosa cin-

ta muraria di oltre 2 Km di lunghezza e m5di altezza e di cinquanta massicce torri apianta quadrata poste ad intervalli regolari.Le porte di accesso alla città sono in corri-spondenza del Cardo e del Decumanomassimo. Tra queste particolarmente impor-tante è la cosiddetta “Porta di Giove”, de-nominata in tal modo dalla testa giovanileinserita nella chiave dell’arco dell’ingressoprincipale alla città. All’interno della cintamuraria sono visibili l’area del foro roma-no, con vie basolate, una grande struttura,forse di uso pubblico, e l’Abbazia di S.Maria di Falleri. Vicino alla città tutto un fio-rire di altri siti con particolare interesse da ri-volgere alle vicine catacombe di S. Gratilia-no e S. Felicissima ed alla adiacente necro-poli di Pian di Cava.

Foto e testi forniti da:D. Pedica

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Porta Giove

FABRICA DI ROMA

FEBBRAIOFEBBRAIO/MARZOPASQUAAPRILE/MAGGIO

GIUGNO

II SETT. DI LUGLIOLUGLIO/AGOSTO

SETTEMBRE

OTTOBRE/NOVEMBRE

CarnevaleRassegna teatrale NazionaleProcessione del Venerdì Santo, Concerti PrimaveraCelebrazione del 25 Aprile, Mostre storiche,Visita guidata a Faleri Novi Via AmerinaTornei estivi, Sagra della zucchina in fiore,Festa Rionale di FaleriRaduno amatorialre Mountain BikeRassegna cinematografica concerti e spettacoliFesta della BirraFesta Patronale SS Matteo e GiustinoPalio S. Matteo corsa dei cavalliFeste rionali

DICEMBRE/GENNAIO Natale a Fabrica, Rassegna Musicale

Tramonto sulle mura di Falerii Novi

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Civita Castellana

CENNI STORICI

La storia millenaria di Civita Castellana iniziacon quella dei Falisci, un popolo guerriero chesi scontrò inevitabilmente con la vicina Roma.Sconfitti, i Falisci furono letteralmente cacciatidal sito fortificato di Falerii Veteres e costretti afondare un'altra città su di una piana distante.Il nuovo insediamento si chiamò Falerii Novi.Dieci secoli dopo, i Falisci iniziarono a torna-re nella città abbandonata, in seguito alleguerre gotiche e alle invasioni longobarde,dando vita a uno sviluppo urbanistico cheancora oggi conserva il suo tessuto medioeva-le. Falerii Veteres divenne così Civita

Castellana. Nel corso dei secoli successivi,Civita sarà il luogo dove papi come ClementeIII e Adriano IV, troveranno rifugio in situazionidi estremo pericolo. Durante il periodo delRinascimento ci furono delle lotte tra due fami-glie: i Di Vico e i Savelli fino a quando, nel1426, la Santa Sede non riaffermò la propriagiurisdizione. Da quel momento la città seguìle sorti dello Stato della Chiesa e molti furonoi papi che nel corso degli anni la visitarono evi soggiornarono. Tra questi non possiamo nonmenzionare Alessandro VI, Giulio II, Pio VI. Èsotto il pontificato di Alessandro VI Borgia cheiniziarono i lavori nel forte Sangallo. L'eventopiù importante del XVI secolo, invece, fu l'attac-co che i Lanzichenecchi sferrarono a Civita

Castellana nel1527. Questi perben due volte cer-carono di imposses-sarsene, avendonecompreso l'impor-tanza strategica.Questa però riuscìa resistere, ma fu intale occasione chel'archivio cittadinovenne bruciato. Isecoli XVII e XVIIIfurono sostanzial-mente di pace fin-chè le idee dellarivoluzione francese

Forte Sangallo

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llana Museo della Ceramica

Borghetto, r uderi Chiesa di S. Pietro

raggiunsero anche Civita Castellana. Neldicembre del 1798 le truppe francesi, guida-te dal generale MacDonald sconfissero le trup-pe napoletane e l’anno seguente gli Aretini siunirono agli altri nemici dei francesi, ed attac-carono Civita Castellana. I francesi ben prestosi riappropriarono della città e la controllaronofino al 1815. Nel 1860 i garibaldini diretti aMentana, si fermarono a Civita. Il 12Settembre del 1870 vi sostò lo stesso VittorioEmanuele II, diretto verso Roma con il suo eser-cito, che liberò la città, annettendola a quelloche poi sarebbe divenuto il Regno d'Italia. Ènel secolo XIX che a Civita Castellana iniziauna svolta economica con i primi impianti perla fabbricazione di ceramiche, dovuta anchealla facile reperibilità dell'argilla presente nelluogo, che avrà il suo massimo sviluppo nelsecondo dopoguerra fino a farne, ai nostrigiorni, una vera e propria città della ceramica.

DA VISITARE

FORTE SANGALLOVoluto da Papa Alessandro VI, come roccafor-te a difesa dello Stato Pontificio, venne edifica-to ad opera di Antonio da Sangallo il Vecchio.I lavori iniziarono nel 1494 e terminarono nel1503. La fortezza, costruita in pianta pentago-nale, sorge sull'area della vecchia roccamedievale di Civita Castellana. La tecnica dicostruzione, innovativa per il periodo, è statarealizzata con blocchi tufacei angolati rispettoal piano di campagna, in modo da attutire i

colpi dell'artiglieria nemica che venivano sfer-rati sulle mura. Nel 1504 la fortezza fu poten-ziata con la costruzione del mastio ottagonale,che aumentatò la visibilità sul territorio circo-stante. Successivamente fu completati il porti-cato e la "Rotonda", l'originario corpo di guar-dia. Nel 1870, con la costituzione del Regnod'Italia, venne trasformata in casa di reclusio-ne. Nel 1977, la fortezza ristrutturata nel suoantico splendore è diventata sede di uno deipiù importanti musei archeologici dell'AgroFalisco.

MUSEO DELLA CERAMICA La cospicua donazione di opere ceramicheavvenuta nel 1996 per volontà della Sig.raMasaniella Santarelli Marcantoni, che insiemeal marito Casimiro le aveva collezionate, con-sente di costituire il primo nucleo del Museodella Ceramica, che trova inizialmente sede

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Duomo dei Cosmati.Cripta - Facciata esterna - Navata centrale

zie; due delle quali posano su leoni stilofori,uno per ogni lato, rappresentanti il male e chestringono fra le zampe due figure maschili chesimboleggiano il fedele al quale è impedito diaccedere alla salvezza. Al portone centrale sene aggiungono due laterali. All'interno solo lapavimentazione e la cripta sono del XII-XIIIsecolo, il resto risale al restauro settecentesco,voluto dal vescovo Mons. Tenderini, che stra-volse l'aspetto originario dell'intero edificio.Oggi il Duomo si presenta con una pianta ad

nel Palazzo Petroni-Andosilla. Il Museo, intitola-to per tale motivo a “Casimiro Marcantoni” nel2007 trova collocazione adeguata nel com-plesso dell’Istituto Statale d’Arte “U. Midossi” invirtù della collaborazione con codesta istituzio-ne scolastica al fine di realizzare una concre-ta integrazione tra formazione, analisi e studiodi opere di valore storico-culturale ed unificarein un’unica struttura il patrimonio di arte tradi-zionale e manifestazioni di arte moderna.Sono esposte al pubblico opere ceramiche divari periodi, prevalentemente appartenenti aglianni tra il 1920 e il 1960. All’interno delMuseo sono esposti vasi, piatti, manufatti, pia-strelle dipinte che testimoniano la bravura deipiù importanti maestri ceramici locali.MUSEO DELLA CERAMICA “C. MARCANTONI” Via A. Gramsci, 1 c/o Istituto Statale d’Arte “U. Midossi”ORARIO: tutti i giorni (escluso il martedì) dalle ore 9,00 alle ore 17,00

DUOMO DEI COSMATI Conosciuto anche come chiesa di SantaMaria Maggiore, venne costruito verso la finedel XII secolo. Gli architetti che vi lavorarono,appartenevano ad una delle più importantifamiglie di marmorari dell'epoca; quella deiCosmati. La facciata del Duomo è precedutada un portico, scandito da colonne.Sull'architrave poi, in origine doveva esserciuna decorazione a mosaico blu con una scrit-ta in oro, di cui restano poche lettere. Al cen-tro del porticato si può ammirare un arco soste-nuto da due pilastri. Su quello di sinistra com-pare il nome Jacobus Laurentii, che insieme alfiglio Cosma, si occuparono della realizzazio-ne del portico. Ai pilastri su menzionati, se neaggiungono altri due. Su tutti e quattro figura-no i simboli dei quattro Evangelisti, mentre sul-l'arco centrale si può vedere l'immaginedell'Agnello, simbolo di Cristo, e nei pennac-chi laterali invece vi sono due aquile. Epigrafiromane e medievali, insieme a reperti di varieepoche, sono raccolti sotto il portico.All'interno del Duomo si accede tramite un por-tale centrale, ornato da quattro colonne corin-

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Civita e in quell'occasione suonò l'organosopra citato. ORARI DI APERTURA Tutti i giorniOrario invernale 9:00/12:00 - 15:30/18:30Orario estivo 9:00/12:00 - 16:30/19:30

EVENTI E MANIFESTAZIONI

CIVITAFESTIVAL La manifestazione denominata CIVITAFESTIVALè giunta ormai alla XX edizione, registrando unconsenso di pubblico e di critica senza prece-denti. Il rigore e la qualità delle scelte artisticheconnotano il CIVITAFESTIVAL come uno degliappuntamenti estivi di maggior prestigio nellaprovincia di Viterbo, inserendolo nei circuitinazionali. La storia del Festival parte da lonta-no: originariamente la manifestazione erachiamata “MUSICA DAI BORGIA” poiché iconcerti (tutti con repertorio cameristico) si tene-vano all’interno del Cortile Minore dellaFortezza del Sangallo. Successivamente lamanifestazione fu spostata nei luoghi più sug-gestivi della città (piazza Duomo, piazzaMatteotti, Chiesa Cattedrale, Chiesa di S.Gregorio) mantenendo però parte della pro-grammazione all’interno della Fortezza. Inseguito a questa trasformazione la manifesta-zione cambiò nome e fu appunto indicata

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aula unica, e ben otto cappelle si snodanolungo tutto il suo perimetro. Dietro all'altaremaggiore campeggia una tela con l'immaginedell'Annunziata, opera di Pietro Nelli, del XVIIIsecolo. Lateralmente, invece, ci sono a destrail Martirio dei Santi Giovanni e Marciano, asinistra la Resurrezione di Giovanni. Ai lati delpresbiterio ci sono due porte che conducono,quella di destra alla sacrestia, l'altra invece,all'Oratorio del Sacro Cuore, costruito nel XIVsecolo come cappella dedicata a S.Giovanni Battista. Al suo interno compaiono,murati, due plutei ed un sarcofago medioeva-le che illustra una scena di caccia. Si posso-no ancora ammirare alcuni affreschi del XIVsecolo sulla parete sinistra. Altri ce ne sonoanche nel catino absidale. Nella cripta postasotto l'altare e coperta da volte a crociera sor-rette da colonne con capitelli di varie epoche,oltre ai due cibori realizzati da Pietro daSiena per l'allora governatore RodrigoBorgia, c'è anche un piccolo altare sormonta-to da un medaglione del Settecento con l'effi-gie dei SS. Gratiliano e Felicissima.Quest'ambiente venne utilizzato come sepol-creto dei vescovi della diocesi. Molto bello èanche l'organo, anch'esso del '700, recente-mente restaurato. Sembra che nel 1770Mozart andando via da Roma si sia fermato a

Manifestazione Civita Festival Scorcio del Comune

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cipazione di massa è il Carnevale, che nel ter-ritorio falisco ha radici storiche e culturali anti-chissime. Il carnevale inizia ufficialmente il 17gennaio, festa di Sant’Antonio Abate. In que-sto giorno si celebra l’intronizzazione, cioè l’in-vestitura ufficiale del re Carnevale scegliendouna figura ispirata a situazioni contingenti: sitratta di un enorme “puccio” di cartapesta,cioè di un pupazzo panciuto e rubicondo, chetroneggia nel suo effimero regno dei bagordie di baldoria sulla piazza del Comune. Lacoreografia è completata dalla più strampala-ta banda che si conosca, la Rustica, gruppofolcloristico istituito da un gruppo di buontem-poni nel 1956, che trasforma, mediante stra-ne metamorfosi, in strumenti musicali gli ogget-ti più inusitati. Un sapore veramente tradiziona-le si trova nelle specialità gastronomiche chevengono preparate in ogni famiglia secondoricette secolari e che il visitatore può degusta-re in qualche locale caratteristico del centrostorico: gli “scroccafusi”, castagnole di pastadolce fritte e condite con il miele, le “frappe”,losanghe o strisce di pasta dolce fritte nell’oliobollente, i deliziosi “ravioli” ripieni di ricottacondita con rum, ed infine i “frittelloni”, sottilidiaframmi di pastella passati velocemente inpadella ed incaciati in abbondanza con for-maggio pecorino.

come CIVITAFESTIVAL, assumendo una posi-zione di punta nelle proposte culturali dellacittà. Venne introdotto il grande repertorio sinfo-nico oltre ad altre forme e comportamenti musi-cali (jazz, contemporanea e di ricerca, tradi-zione popolare ed etnica), coinvolgendo auto-revoli esponenti del panorama musicale inter-nazionale. Formazioni orchestrali, di cantoPopolare e formazioni corali fino alle nuoveintrodotte formazioni bandistiche e la sezioneDanza. La struttura della manifestazione per-corre una prassi consolidata: indagare le varieepoche della storia della musica in occidentecon particolare attenzione ai repertori sommer-si e di rara esecuzione oltre che verificarne leconnessioni con altre forme d’arte. Il successodel festival, sempre in crescita, ha consentito allacittà di diffondere un’immagine di qualità oltre iconfini regionali, diventando volano di unanuova dimensione tutta ancora da scoprire.

CARNEVALE DI CIVITA CASTELLANA L’unica festa che ha conservato la sua caricavitale, la sua matrice originaria, ed una parte-

CIVITA CASTELLANA PER DATE

6 GENNAIO

27 GENNAIO3-5 FEBBRAIO25 MARZO30 MARZO

25 MAGGIO

21 GIUGNO5-31LUGIO7-21 SETTEMBRE

17 SETTEMBRE

Arriva la Befana17 GENNAIO Apertura Carnevale

Festa S. Antonio Abate e Benedizione degli animaliMaratonina dei 3 ComuniCarri allegorici giovedì e martedì grasso Rogo “O Puccio”Festa S. Leonardo in BorghettoDomenica in Albis Festa della Madonna delle PiaggeCorpus Domini suggestiva infiorata per le vie delCentro StoricoFesta S. Luigi Gonzaga Frazione di SassacciCivitafestival

Grandiosa Fiera di merci e bestiameDICEMBRE 23 - 06/01 “Presepe dell’anno”

Festeggiamenti in onore dei S. Martiri Marciano eGiovanni Patroni di Civita CastellanaLudi Borgiani-Rievocazione in abiti d’epoca. I Ludi si concludono con il Palio dell’Anello pressoil Fossato del Forte Sangallo

Carnevale di Civita Castellana

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CENNI STORICI

Le origini di Faleria si perdono nel tempo, sonostati rinvenuti alcuni materiali che testimonianol'esistenza di insediamenti urbani relativi all'etàdel bronzo. Dopo i falisci, popolo laborioso cheha abitato la zona, fu la volta dei romani che,con la costruzione della via Flaminia, nel III seco-lo a. C. diedero a tutto l'agro falisco un'impron-ta nuova. Grazie a questa arteria viaria ancheFaleria acquistò un ruolo centrale, in quanto im-portante stazione di posta da cui probabilmentederiva l'etimologia dell'antico nome del paese,Stabulum. Nel periodo medievale si avvicenda-rono al potere diverse famiglie signorili, le più

Faleria

Affresco interno Chiesa S. Giuliano

importanti delle quali furono Anguillara e Farne-se. Dopo la realizzazione del castello degli An-guillara il borgo assume l’aspetto di nucleo fortifi-cato. Nel XVI secolo l’abitato si amplia e vienecostruita una nuova cinta muraria con torri e dueporte d’accesso. Nel 1660 tutti i beni Anguilla-ra e con essi il feudo di Stabia furono venduti alprincipe Borghese. Nel XIX secolo il nucleo con-serva ancora intatto il perimetro difensivo, ma al-l’esterno delle mura si sviluppa il paese nuovo.Nel catasto urbano del 1873 compare la de-nominazione Faleria. All’inizio del XX secolo lacinta muraria rinascimentale e le porte d’acces-so vengono demolite, viene realizzato il palaz-zo comunale.

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DA VISITARE

CHIESA DI S. GIULIANO Non vi sono documenti scritti circa l'origine el'anno di costruzione della chiesa. Per avere unattestato scritto, bisogna risalire all'anno 1257.La chiesa di S. Giuliano ha pianta basilicale atre navate; la centrale, più ampia, termina nel-l'abside con coro in legno, che circonda l'altareprincipale. Vari indizi fanno pensare che nonavesse sempre avuto il nome attuale. Si chiama-va chiesa della Collegiata, come la piazzaadiacente e i primi originari protettori furono iS.S. apostoli Pietro e Paolo, dei quali la chiesaconservava memoria con un altare eretto a loronome. Della primitiva chiesa del XII secolo riman-gono i massicci muri perimetrali, visibili nella mo-le esterna, nei quali sono aggregati tasselli di finimarmi lavorati, provenienti da monumenti di epo-ca romana, inseriti come elementi decorativi. Nelsecolo XIIl la chiesa aveva un magnifico pavi-mento cosmatesco con intarsi di marmi che for-mavano disegni geometrici, del quale rimane unrosone posto proprio dietro il portale centrale.Con la ristrutturazione del XIV secolo, venne co-struita la conca absidale sull’area della sacrestia,rialzato il pavimento dell'altare maggiore e crea-ta una cripta nel sotterraneo dello stesso. Nel XVsecolo furono erette le prime cappelle laterali:quella del Santissimo Salvatore e quella dedicataa S. Giuliano, proclamato nuovo protettore diStabia. Nel XVI secolo la chiesa subì un vistosorifacimento che mutò l'ordine architettonico fonda-mentale. Furono chiuse le finestre parietali ed eret-ti quattro nuovi altari. Una particolare menzionemerita la cappella di S. Giovanni Battista, per lesue delicate sagome architettoniche, sorrette dacolonne e capitelli tutte in marmo pregiato. Dellafamiglia Anguillara, porta ancora oggi gli stemmiaraldici ai fianchi dell’altare e al centro dell’affre-sco è sicuramente anteriore alla cappella. In que-sto secolo furono costruiti anche i portali di traver-tino che si inseriscono mirabilmente nella facciatadella chiesa. Il campanile romanico fu costruitoprobabilmente nel 1504. Le campane, la piùgrande risale al 1343 e la più piccola al 1504,

sono tuttora funzionanti. Al XVII secolo risale lacostruzione delle altre cappelle interne e delle vol-te delle navate laterali, nel 1610 per opera dellacompagnia del S.S. Sacramento fu rinnovato l’al-tare maggiore dedicato a S. Giuliano con unatela raffigurante il santo ai piedi della Verginecon il bambino, adornata tutta intorno da unacornice a stucchi con figure angeliche. Questoaltare è quello che fino ad oggi i faleriani hannoammirato perché un intervento del 2006, voltoad restaurare la tela seicentesca, ha portato allaluce un importante affresco ad essa sottostante. Inprimo piano c’è l’immagine di S. Giuliano, facil-mente distinguibile per la presenza dei suoi sim-boli: il cane alla sua destra, il falco posato sull’a-vambraccio sinistro e la spada. In secondo pia-no c’è Faleria, come si poteva ammirare intornoal XV secolo (data ipotizzata dell’affresco); si di-stinguono chiaramente lo sperone tufaceo consopra il borgo medioevale, la chiesa di S. Giu-liano ed il castello degli Anguillara con ancora lesue torri merlate.

CHIESA DI S. AGOSTINODi fronte alla Chiesa dedicata a S. Giuliano, sullato est del castello degli Anguillara sorge laChiesa di S. Agostino. Costruita nel XIV secolo,fungeva da Cappella Gentilizia del Palazzo An-

Chiesa di Sant’Agostino

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Castello di Paterno

guillara e sul lato ovest era collegata con essoda un ponte sospeso, per mezzo del quale iConti potevano accedervi direttamente. Visibile fi-no ai primi del 1900, del ponte non rimane altroche marcate tracce di attacco ai muri. La faccia-ta presenta due nicchie laterali ornamentali condue finestroni centrali ed ampi costoloni lateraliche danno alla Chiesa, costruita tutta in pregiatilaterizi di colore rosso-marrone, un aspetto armo-nioso e piacevole. L'interno, a navata unica, haun unico altare centrale, che era sormontato dauna tela raffigurante S. Agostino e S. Monica,ora dispersa. Sul lato sinistro è rimasto un grandeaffresco raffigurante una serie di Santi tra i qualisi riconosce la presenza del S. Patrono Giuliano.Dietro l'altare vi è la cripta Gentilizia della fami-glia Anguillara, chiusa da una botola di marmobianco. Detti sepolcri sono rimasti intatti sino al1977, quando ignoti vandali e profanatori ditombe, nel tentativo di scendervi spezzarono lalapide in due parti. È di vivo interesse, anche, lasacrestia, completamente restaurata con un inter-vento che alla fine degli anni ’90 ha riguardatotutta la Chiesa di S. Agostino.

CASTELLO DI PATERNOA qualche chilometro dal centro abitato di Fale-ria, sull’antica via che conduceva a Civita Castel-lana (Falerii Veteres), rimane il Castello di Pater-no. Purtroppo i secoli ci hanno lasciato solo po-chi resti; imponenti avanzi della cinta muraria eduna larga porta d’accesso ad arco (l’antica po-sterla dei Sassoni). Nel 1549 la convenzione traFlaminio ed Everso Anguillara, che cita “castrum

diruti Paternum” presso i confini di Stabia, ci dàuna cognizione temporale di quando è avvenutol’abbandono del sito. Il Castello sorge sopra uncolle di tufo, in posizione fortissima, isolato tra unFosso e le valli del fiume Treja, che scorre inprofondi e pittoreschi burroni. Fortemente difesodalla poderosa cinta muraria, Paterno si oppone-va validamente al passaggio degli eserciti cheprovenivano da nord per la conquista della cittàdi Roma. La storia di Paterno è legata alla figuradell’imperatore del Sacro Romano Impero, Otto-ne III, che si ritirò “apud oppidum qui appellaturPaternum, non longe Civitacastellana”, il 1 gen-naio 1002 e dove, qualche giorno dopo, al-l’età di 22 anni mori. Storici pensano che l’impe-ratore fu avvelenato da una sua concubina, Ste-fania, moglie di Crescenzio Patrizio Romano, fat-to decapitare dall’imperatore. Voci certamenteleggendarie, ci hanno tramandato che il corpodell’imperatore fu sepolto vicino alle sponde delfiume, con un ricco corredo funebre, il qualeavrebbe compreso una chioccia con sette pulcinid’oro.

CASTELLO DEGLI ANGUILLARAIl Castello degli Anguillara è un gioiello di fortifica-zione edilizia medievale, fatto costruire alla finedel Duecento dalla famiglia Anguillara e ampliatonel corso dei secoli. Gli Anguillara, nel XI sec. era-no i padroni di Anguillara (sul lago di Bracciano),Calcata e Faleria. Enrico VII, figlio di FedericoBarbarossa, li elevò a conti, premiando la loro fe-deltà al Sacro Romano Impero. La magnificenzadel palazzo fa capire quanto grande fosse la po-tenza di questa antica casata, il cui stemma, lecaratteristiche bisce incrociate, si ripete più voltenei vari complessi architettonici di Faleria. L'aspet-to attuale risale al tempo più glorioso: il XVI sec.Flaminio Anguillara nel 1549, dopo il ritorno acasa dalla battaglia di Lepanto, trasforma la cortein residenza signorile; la presenza delle tre loggein peperino, che si affacciano elegantemente sul-la piazza della Chiesa, attestano l’intervento rina-scimentale. Nel 1300 il Castello, molto più bassodi quello attuale, era completamente merlato epossedeva quattro torrioni rotondi. Nell’unica torre

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La Frustica

coperta, fatta costruire al tempo della ContessaMaddalena Strozzi. In un armonioso equilibriodi volumi si innalza sopra l’alta torre sovrastantetutto il Palazzo. A nord est è situata, internamen-te, la scala a chiocciola, interna ad un’atra tor-re, che dai piani inferiori porta fin su le soffitte;spiragli in peperino, con arco tondo verso l’alto,illuminano il suo interno. Il Palazzo, oltre ad es-sere simbolo della potenza dell’antica casatadegli Anguillara, è stato anche il cuore pulsantedella comunità di Faleria, per questo l’attualeAmministrazione Comunale sta facendo ognisforzo per recuperare il castello ed il centro stori-co di Faleria.

EVENTI E MANIFESTAZIONI

Nel 1993 dall'associazione musicale "Giusep-pe Verdi" di Faleria, nasce il gruppo folk la"Frustica". Composto inizialmente solo da po-che persone ha raggiunto, adesso, il ragguar-devole numero di ottantatré elementi, tra suo-natori di strumenti a fiato e suonatori di stru-menti caratteristici, realizzati con i materiali piùsemplici e bizzarri. Agli esordi la "Frustica" suo-na solo per la piccola comunità di Faleria, mala consacrazione definitiva, degno premio percosì tanta dedizione e intraprendenza, arrivafinalmente nell'Ottobre 1998, quando la "Fru-stica" viene invitata a New York, per il " Co-lumbus Day". I riconoscimenti, gli inviti, i suc-cessi riscossi dalla "Frustica" sono andati aumen-tando sempre più negli ultimi anni, grazie alla te-nacia, alla dedizione, alla professionalità e allacooperazione che c'è tra i membri del gruppo ei comitati organizzatori.

FALERIA PER DATE

6 GENNAIOII WEEK END DI GEN.17 GENNAIOMAGGIO

III DOM. DI MAGGIOMAGGIOGIUGNO GIUGNO/AGOSTO DICEMBRE

Arriva la Befana doni per tutti i bambiniFesta patronale di S. GiulianoGiochi popolari di S. Antonio, Carnevale FalerianoAperture cantine del borgo con varie esposizioni,Gara podisticaFesta patronale di S. GiulianoCorpus DominiFesta della FrusticaFaleria EstateBabbo Natale, banda, capodanno del nonnoCastello degli Anguillara

superstite, a sud ovest del Castello, vi era applica-ta la forca. L’ingresso principale è adiacente allaChiesa di S. Giuliano, in piazza della Collegia-ta, e ci si accede per due larghe cordonate, allecui basi emergono grossi monconi di antiche co-lonne di granito egiziano. Attraversando il porto-ne principale si entra in un ampio cortile interno,in parte porticato, cui al centro si trovava, primadi essere trafugato, un artistico pozzo di travertino.Di tale pozzo, recentemente, si è ritrovata la baseottagonale. A destra del cortile, la rinascimentalescalinata ci conduce ai piani superiori e in parti-colare alla Sala del Camino, forse la più bella.Detta anche Sala “dell’Ammasso”, era adibita agranaio, dove si portava parte del raccolto comeonere per la coltivazione delle terre signorili pri-ma, e comunali dopo. Sotto c’è la Sala dellaMola, chiamata così per la presenza di un anti-co mulino per la macinazione del grano; essa,ad oggi, è l’unica sala accessibile, grazie all’in-teressamento nel 2006 dell’amministrazione co-munale, che ha dato nuova speranza per il re-cupero di tutto il complesso. La facciata del Ca-stello prospiciente piazza degli Anguillara (già-piazza dei Pozzi) presenta una grande loggia

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Castel Sant’Elia

Veduta aerea della Basilica Sant’Elia

CENNI STORICI

Tra due delle più importanti vie consolari, laCassia e la Flaminia, a metà strada tra Romae Viterbo, sorge il Comune di Castel Sant’E-lia. Sui pianori tufacei, alla confluenza dellevalli sottostanti, si notano i primi insediamentietrusco-falisci quali i “pagi“, ossia villaggi conle caratteristiche grotte abitative collegati lun-go le vallate attraverso le “tagliate“ delle rupi.Su detti pagi, abbandonati nel periodo roma-no, sono sorti in quello medioevale insedia-menti con mura e torri di avvistamento; si assi-

ste così al fenomeno dell’incastellamento deicui castelli, costruiti con i caratteristici blocchet-ti di tufo, rimangono resti di mura e le impo-nenti rocche. Al confine con il Comune di Ne-pi sorge il Castello Medioevale di “Isola Con-versina“, a poca distanza c’è il castello di“Pizzo della Iella“, a sud est del paese. Versoil comune di Faleria, si innalza il castello “d’I-schiI“; quasi dirimpetto a quest’utlimo c’è ilCastello di Filissano e all’estremo confine diCastel Sant’Elia verso Nepi c’è quello di Por-ciano. Fra le profonde valli che segnano ilterritorio del paese la più suggestiva quantopiù misteriosa è la Valle Suppentonia. Essaaccolse i primi Anacoreti, che conducevano

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una vita eremitica in grotte scavate lungo lerupi ancora oggi visibili. Tra queste CastelSant’Elia vanta quella di San Leonardo, in cuiavvenne lo storico incontro nel 592 tra PapaGregorio Magno e Teodolinda, regina catto-lica dei longobardi, che riuscì a piegare l’a-nimo del Re Agilulfo ottenendo così la salvez-za di Roma. Altra grotta è quella di SanNonnoso, scavata nel mezzo della rupe so-vrastante la basilica di Sant’Elia, al di sottodella chiesetta di San Michele Arcangelo eanche quella di San Anastasio sita sopraun'altra grotta, quella più venerata, di SantaMaria ad Rupes, che costituisce l’odierno san-tuario. Dopo un lungo periodo di dipendenzadai Pontefici, il paese divenne feudo e videsusseguirsi le famiglie dei Colonna, degli Or-sini e dei Farnese; a questi ultimi si deve il me-rito di aver costruito il nuovo castello con lemura castellane e i torrioni intorno al 1540.Nel 1663, a seguito della vendita dei Farne-se a Papa Innocenzo X, il paese passa dinuovo sotto il controllo papale e alla fine del‘700 i beni di Castel Sant’Elia passano al

Marchese Mezzani, il cui palazzo è attual-mente la sede comunale.

DA VISITARE

SANTUARIO SANTA MARIA AD RUPESLa sua storia ha inizio con il 6 aprile 1777,data di arrivo a Castel Sant’Elia del pio eremi-ta fra Giuseppe Andrea Rodio (Locorotondo1743 – Castel Sant’Elia 1819), al quale fuaffidata la custodia della grotta “ad rupes“,nella quale si conosceva una effigie della Ma-donna. Alla grotta si accedeva per un sentie-ro, la “Strada dei Santi“, che si dipartiva dalMonastero benedettino di Sant’Elia. Primapreoccupazione di fra Rodio fu di rendere piùagevole il posto selvaggio e realizza in 14anni, con l’uso di mazza e piccone, una gal-leria di 144 gradini che unisce la grotta alpiano superiore. Accanto alla sua amata Ma-donna, fra Rodio scavò una nicchia dove orail suo corpo riposa. Il Santuario nel 1892 fuaffidato ai Francescani Irlandesi di Sant’Isido-ro di Roma, sotto la guida di P. Giuseppe Ber-

Facciata della Chiesa Parrocchiale Grotta Maria SS ad Rupes interno

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nardo Doebbing, e attualmente ai padri po-lacchi dell’ordine di San Michele Arcangelo.Il Santuario può vantare tra le molte visite quel-la del Santo Padre Giovanni Paolo II avvenutail I maggio del 1988.

MUSEO DEI PARAMENTI SACRINella zona più antica del paese, ai marginidi una rupe, Pizzo Sant’Anna, il museo. Sitratta di una raccolta antica di paramenti etessuti liturgici del Medio Evo di fine seta e li-no pregiato databili dal decimo al quattordi-cesimo secolo. La pregevolissima e rara rac-colta, oggetto di studi approfonditi, si compo-ne di 12 pianete, 7 camici, 3 tunicelle, 2 mi-tre, 2 paia di sandali, 1 cofanetto in legno elamine di metallo di lavorazione siculo-sarace-na, 1 antipendio, 1 frammento di stoffa cop-ta, 1 testa lignea dell’abate Anastasio.

BASILICA DI SANT’ELIASu un pianoro, al centro della Valle Suppen-tonia, nel luogo dove l’imperatore Nerone fe-

ce costruire il tempio di Diana cacciatrice, sieleva la Basilica di Sant’Elia in stile romani-co, testimonianza di una gloriosa arte lonta-na e del famoso e antichissimo Monasterobenedettino di cui le origini sono attribuite aSan Benedetto da Norcia sul cadere del se-sto secolo ma di cui sono scarsi i documenti.La Basilica è nel carattere più puro delle basi-liche romane antiche. Di semplici, nitide for-me, mostra nettamente già all’esterno la suapianta basilicale a tre navate con l’alto tran-setto e l’abside semicircolare, mentre all’inter-no apre una bella prospettiva longitudinale dicolonnati continui, chiusa in fondo dagli arco-ni che delimitano il transetto. Lo spazio è uni-tario e luminoso, in pittorico contrasto con lapenombra diffusa delle navate. Nella Basili-ca furono impiegate sculture dell’alto MedioEvo dei secoli VII-XI con funzioni decorative eornamentali; i capitelli corinzi provenienti daimonumenti romani, insieme a fusti di colon-ne. L’ambone è opera delle maestranze co-smatesche particolarmente operose nella zo-

Torretta, ingresso al centro storico Ingresso alla grotta della Madonna ad Rupes

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CASTEL SANT’ELIA PER DATE

6 GENNAIO

31 MAGGIOAPRILE

GIUGNO

LUGLIO/AGOSTO

10 AGOSTO 2/3 SETTEMBRE

DICEMBRE

La Befana, concerto dell’Epifania17 GENNAIO Festa di S. Antonio AbateGENNAIO Il Carnevale Castellese

Maratonina dei tre comuni

Infiorata Corpus Domini13 GIUGNO S. Antonio di PadovaGIUGNO Rievocazione storica incontro tra S. Gregorio

Magno e la Regina TeodolindaEstate Castellese

Pellegrinaggi presso il Santuario di S. Maria ad RupesMAGGIO Concerti Musicali

Festa Madonna di CastelluccioFesta presso il Santuario S. Maria ad Rupesdella diocesi di Civita Castellana

Processione del Venerdì Santo

Festa di S. Lorenzo a San LorenzoSS. Patroni Anastasio e Nonnoso

7 SETTEMBRE Festa della Madonna dell’Immagine12 SETTEMBRE Festa di S. Maria ad Rupes

Esposizione Presepi10 DICEMBRE Processione notturna della Madonna di Loreto

na. Appena entrati nel tempio l’occhio del vi-sitatore viene subito attratto dagli affreschispartiti in grandi riquadri che, pur se in partimutili, rappresentano uno dei più completiesempi di unitaria decorazione pittorica delMedio Evo in analogia con le più importantipitture della scuola romana che si esprime co-me stile proprio intorno all’anno 1000 con ipittori romani Giovanni, Stefano e Nicola.

Foto a cura di:AEMME PRODUZIONI VISIVE

ORARI DI APERTURAESTIVO: Da martedì a venerdì dalle 17.00 alle 19.00Sab., Dom. e festivi dalle 10.00/12.00 e dalle 17.00/19.00INVERNALE: Da martedì a venerdì dalle 15.00/17.00Sab., Dom. e festivi dalle 10.00/12.00 e dalle 15.00/17.00

Quadro della Madonna Maria SS. ad Rupes

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tracciato della via Amerina. Dopo il crollo del-l’Impero iniziò per Nepi un periodo travagliatoe la città venne saccheggiata dai Longobardi.Costituitasi come libero comune nel 1131, futeatro di lotte e di intrighi fra le principali famigliearistocratiche fino al XV secolo, quando passòdefinitivamente al Papato. Il Cardinale RodrigoBorgia, divenuto papa nel 1492 con il nome diAlessandro VI, donò alla città un periodo di pa-ce e di benessere; ricostruì la Rocca dove, perqualche tempo, dimorò anche la figlia Lucrezia.Furono però i Farnese che segnarono la cittàcon meravigliose opere architettoniche quali ilPalazzo Comunale, le Fortificazioni, la Cripta diS. Tolomeo, affidando i lavori all’architetto Anto-nio da Sangallo il Giovane. Con la partenzadel Duca Pierluigi Farnese per il ducato di Par-ma e Piacenza, nel 1545 la città ritornò sotto il

Nepi

Scorcio del Comune di Nepi

CENNI STORICI

Secondo la tradizionelocale, Nepi sarebbestata fondata 548 an-ni prima di Roma daTermo Larte. Le testimo-nianze archeologiche

collocano però la data di fondazione di questacittà nell’VIII sec. a.C., ad opera di popolazionifalische. L’abitato assurse a notevole importanzadurante il V-IV secolo a.C., come testimoniano iresti della possente cinta muraria, ancor oggi vi-sibili, inglobati all’interno delle mura medievali.Entrata precocemente nell’orbita romana (383a.C.), divenne un’importante stazione lungo il

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Nep

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dominio della Santa Sede e non rivisse più mo-menti di così grande splendore. Nel 1798 lemilizie francesi in ritirata dalla capitale transitaro-no per Nepi e, in seguito a disordini, la incen-diarono. Nel 1870 Nepi entrò a far parte delRegno d’Italia.

DA VISITARE

Numerose sono le necropoli di epoca falisca eromana disseminate sul territorio. Fra queste si

segnala la Necropoli dei Tre Ponti situata lungola strada per Civita Castellana (Km 10) e con-nessa tramite il tracciato della via Amerina allacittà romana di Falerii Novi. Numerosi repertiprovenienti dalle necropoli sono conservati nellesale del Museo Civico, che occupa il piano se-minterrato del Palazzo Comunale. L’edificio,splendido esempio di architettura rinascimentale,fu ordinato dal Duca Pierluigi Farnese, che af-fidò il progetto all’architetto Antonio da Sangal-lo il Giovane. La sua costruzione fu iniziata nel1542 ma terminò, con la realizzazione dellaparte superiore, solamente alla fine del 1700.Inglobata in quella che fu l’arcata centrale delportico, vi è la splendida fontana realizzata dal-l’architetto Filippo Barigioni nel 1727. Il Castellodei Borgia prende il nome dall’importante fami-glia spagnola che vide nel cardinale Rodrigo(Papa Alessandro VI) l’artefice delle prime e piùimportanti modifiche nel 1479. Di notevole inte-resse i rinvenimenti fatti all’interno di uno dei sot-terranei dove è venuto alla luce un tratto di stra-da basolata romana e sono visibili tre porte diaccesso alla città, di epoche diverse. Le eviden-ze più antiche sono databili intorno al III-II secoloa.C. Imponenti e mirabile opera di architetturamilitare del Cinquecento sono le Fortificazionifatte erigere, su progetto di Antonio da Sangalloil Giovane, per volere del Duca Pierluigi Farnesefiglio del Papa Paolo III (Alessandro Farnese), nel

Veduta della Corte del Forte dei Borgia

Veduta del Forte dei Borgia da Porta Romana

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Nep

iNEPI PER DATE

GENNAIO

APRILE

MAGGIO

Arriva la Befana.Festeggiamenti S. Antonio Abate.XXX ed. Fiera delle macchine agricole e industrialiCarnevale Nepesino con carri allegorici.

FEBBRAIO Chiusura del Carnevale.Replica del Corso di Gala del Carnevale Nepesino.

“L’uovo delle Meraviglie” rottura in Piazza dell’uo-vo di Pasqua gigante. S. Pasqua: la Colomba della pace dona le uova.Pasquali a tutti i bambini.27- Inaugurazione della piazza dei Bersaglieri conla partecipazione di fanfare di Bersaglieri.

GIUGNO 8 – alle ore 11,00 3° conferenza della serie“Archeologia e Storia del territorio”.Corpus Domini: caratteristica “Fiorita per le vie del paese”. 13° edizione del “Palio del Saracino”.Rievocazione storica con grandioso corteo, torneidi arcieri e cavalieri per la conquista del palio.Degustazioni piatti tipici nelle taverne delle quattrocontrade. Giochi popolari legati alla tradizionemedievale .

AGOSTO 7–10 – Settimana jazz (concerti in collaborazione con “Tuscia jazz” conartisti italiani e stranieri).15–16 e 17 “Festa Ambiente”.Dal 22 al 28 Feste Patronali in onore dei SS. Patroni Tolomeo e Romano con riccoprogramma di celebrazioni e festeggiamenti.

LUGLIO 13 – “Festival giovanile rock-blues”.Estatissima 2008 - Ultimi 2 fine settimana conconcerti, musica rock, sfilate di moda, esibizioniscuole di ballo.

SETTEMBRE “Lirica sotto le stelle”.- Fiera macchine agricole e industriali ed altro.

OTTOBRE

NOVEMBRE

1° domenica - in occasione della Madonna dellaVittoria festeggiamenti di tipo folkloristico-religiosi.

“Le strade del vino, dell'olio d'oliva e dei prodottitipici nepesini” esposizione di prodotti tipici

DICEMBRE “Dicembre in festa” con mostre di pittura, presepio vivente, esposizione di presepi artigianaliper la cosiddetta “Via dei presepi”.Concerto di S. Stefano con la Banda MusicaleComunale “E. Gay”.

2 – alle ore 17,00 1° conferenza della serie“Archeologia e Storia del territorio”.3–4 - “Festa dei Fiori di Maria” concerti.2° settimana del mese – 6° Sagra del PecorinoRomano e dei prodotti tipici della Tuscia con standsper degustazioni enogastronomiche, intrattenimentomusicale.16 - alle ore 17,00 2° conferenza della serie“Archeologia e Storia del territorio”.Da fine maggio alla 2° settimana di giugno 13° edizione del “Palio del Saracino”.

Corteo Storico Palio del Saracino

1537. Del periodo dei primi cristiani nepesinisono le monumentali Catacombe di Santa Savi-nilla (IV-V secolo) situate nei pressi del cimiterocittadino. Restituite recentemente al pubblico, so-no formate da tre gallerie principali e da alcunediramazioni secondarie interamente scavate neltufo. Al suo interno vi sono più di mille sepoltureed oltre a semplici loculi si possono trovare nu-merosi arcosoli e “formae” pavimentali. Rimar-chevole è anche l’Acquedotto alla cui realizza-zione furono chiamati vari architetti, tra cui Gia-como Barozzi detto il Vignola. I vari tentativi difar giungere l’acqua alla città ebbero però esitonegativo fino al 1702, quando l’architetto Filip-po Barigioni progettò il sistema delle grandi ar-cate, che ancora oggi si possono ammirare. Ilavori terminarono solo nel 1727. Fra le nume-rose chiese meritano particolare menzione ilDuomo con la Cripta, le chiese di San Tolomeo,San Rocco, San Vito, San Biagio e Santa Ma-ria delle Grazie.

Palazzo Comunale

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sfruttarono la posizione e le risorse, facen-done uno dei più importanti luoghi di sostadella via consolare. Da ricordare è senz’al-tro l’incontro che avvenne tra il PonteficeAdriano IV e Federico Barbarossa. Si rac-conta che il 9 Giugno del 1155 l’impera-tore, con il suo comportamento poco osser-vante l’“etichetta” dell’epoca, avesse irritatoa tal punto il papa che quest’ultimo si sa-rebbe rifiutato di concedergli il bacio dellariconciliazione. Il piccolo incidente diplo-matico si risolse poi in tutt’altra sede in bre-

Monterosi

Facciata del comune di Monterosi

CENNI STORICI

L’origine del nome del paese, di un toponi-mo così dolce ed evocativo, deriva dallapianta di rosa canina assai diffusa sulle al-ture che lo circondano, come anche è rap-presentato nel suo emblema comunale: tremonti sormontati da tre rose canine. Sia iFalisci che i Romani si resero conto dell’im-portanza di questo territorio per i contatticon il Nord della penisola e sempre ne

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Lago di Monterosi

ve tempo ed il Barbarossa riconosciuto, fi-nalmente, come imperatore. Nel periodomedievale il borgo fu conteso tra le più po-tenti famiglie feudali del Lazio come i Vico,gli Anguillara e gli Orsini. Nel XIV sec. Fe-derico di Svevia, mentre era impegnatonella guerra contro Innocenzo IV e le suetruppe, fece erigere un maniero su di unacollina sovrastante il paese, Monte dellaTorre. Anche l’abitato fino al ‘400 era sulcolle che attualmente lo sovrasta, poi in unperiodo di relativa calma si trasferì più avalle. Molti altri fatti, però, degni di notaavvennero in questi luoghi, come l’assassi-nio di Monsignor Giarda che, incaricatodal papa di chiedere la destituzione delDucato di Castro a Ranuccio Farnese, cad-de in un agguato tesogli dai sicari del si-gnorotto. Fu anche questo, sicuramente,uno dei motivi che spinsero il pontefice adordinare la destituzione del ducato in que-stione. Nel periodo delle invasioni napo-leoniche, invece, Monterosi fu al centro diuna sanguinosissima battaglia tra le truppefrancesi e quelle di re Ferdinando. Ultimoavvenimento storico da ricordare, in ordinecronologico, il sacrificio eroico di EttoreRosso e dei suoi soldati nel fermare l’avan-zata delle truppe tedesche il 9 Settembredel 1945.

DA VISITARE

LAGO DI MONTEROSIIl nome del lago di Monterosi, Janula, risa-le probabilmente all'antichità, dal nome ro-mano di Giano, dio degli interessi. Fu men-zionato per la prima volta in una bolla diPapa Innocenzo III del 1203, come "pisca-ria in Janula". Il lago di Monterosi, per lesue particolari caratteristiche, è stato ogget-to di studi da parte di geologi sia Italianiche stranieri e il suo interesse è tale che ilMinistero dei Beni Culturali ed Ambientaliha dichiarato La "Conca del lago di Mon-terosi" area di notevole interesse pubblico.Situato al bivio tra la via Cassia Cimina ela SS. Cassia, in una conca dalle brullesponde degradanti a nord-ovest, e piatte eincorniciate da vegetazione acquatica asud-est, dalla superficie variegata per ilcontorto affiorare di una flora invadente, sipresenta, nel pieno dell'estate, con l'aspet-to di uno stagno agonizzante. Ma nellastagione invernale, tonificato dalle piogge,che affondano la vegetazione galleggian-te, dal freddo che fa andare in letargo iltappeto delle ninfee, in una giornata di lie-ve tramontana o magari dopo uno spruzzodi neve, eccolo di nuovo azzurro nel suonitore di laghetto vulcanico che offre imma-

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La chiesa: Madonna della Centura

gini di altre epoche. La varietà originariadel lago di Monterosi è la "Njmphaea al-ba", indigena dei nostri climi e di tutta Euro-pa. Circa 50 anni fa, secondo le testimo-nianze, una fascia rigogliosa di ninfee bian-che cingeva completamente il lago, ma giàverso il 1960 molte di esse erano scompar-se, probabilmente a causa della progressi-va diminuzione del livello delle acque. Lasuccessiva introduzione di una specie esoti-ca di Njmphaea, la Njmphaea lotus, di co-lore rosa, originaria del Nilo, ha fatto regre-dire la Nifea bianca, meno rustica, che og-gi appare quasi del tutto sostituita dalla nuo-va specie. A Marzo, tempo di migrazione,sul lago di Monterosi volteggiano branchidi marzaiole e martin pescatori, mentre incanneto appartato una coppia di germanireali canta sommessamente alla primaveraincipiente. Non è un sogno, era la realtà ditrenta-quaranta anni fa. Ora non è più così:le strade, le luci delle automobili, l'assenzadi canneti disturbano questi animali migrato-

ri che solo sporadicamente si fermano peruna breve sosta nelle acque pur limpide enon inquinate del lago. I mestoIoni e addirit-tura i fistioni turchi, specie ora scomparsapraticamente anche in Italia, e che da que-ste parti chiamavano i cardinali per il belbecco color amaranto cardinalizio, trovava-no il loro rifugio nel lago.

CHIESE E MONUMENTIEretta nel XVI sec., la chiesetta della Ma-donna della neve, in via Cavour, è il fulcrodel borgo Aldobrandino; anticamente a ri-dosso delle sue mura era sorto un “hospita-letto”, oggi adibito ad abitazione. Sopral’altare maggiore campeggia una Madon-na col Bambino di notevole esecuzione. Allati, ex voto per grazie ricevute, adornanole pareti. Al XVII sec. risale, invece, S.Croce, edificata in sostituzione dell’anticachiesa curata. Essa conserva le reliquiedei Santi patroni, Vincenzo ed Anastasio,assieme al trittico del Salvatore, pregevoledipinto di scuola viterbese, un tempo por-tato in processione, ora annualmente espo-sto alla pubblica devozione. La chiesa in-clude, tra le altre opere, una splendidacrocifissione di autore incerto. La Madon-na della Centura è una piccola struttura ditufo di origine medievale che si trova sulciglio della via Francigena. La chiesa di S.Giuseppe, edificata nel XVI sec., è ubicatain Piazza garibaldi e si erge dall’origina-ria pianta a croce greca con fiancate e cu-pola ottagonale. Nata come cappella ci-miteriale venne completata in tempi diver-si. Sorto sull’originario perimetro abbazia-le ed ampliato nel XVI sec., il palazzo delCardinale fu diverse volte ampliato e mo-dificato su commissione dal Farnese stes-so. La fontana del Papallione è una fonta-na che risale al XVI sec. e voluta da PapaLeone X che in una sosta di caccia, ospitea Monterosi, ne apprezzò le acque. Il sa-crario militare, in località laghetto, omag-gia l’eroico gesto che Ettore Rosso ed i

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suoi compagni d’armi fecero nel Settembre1945 per evitare l’avanzata del nemico.

EVENTI E MANIFESTAZIONI

Entità vestite di nero, forse gli aiutanti dellaBefana, forse spiriti pagani, tornano per lestrade di Monterosi, con i loro inquietanticappelloni e con i loro chiassosi barattoli. IBefanoni vengono ad annunciare l'arrivodella Befana e a spaventare i bambini perspingerli ad andare a letto. La festa di S. An-tonio è un momento di aggregazione per tut-

to il paese. La tradizionale benedizione de-gli animali è preceduta dalla processionedel Santo per le vie del paese e da una sfi-lata di animali di tutti i tipi. Pranzi e cene inonore del santo sono organizzate dalla con-gregazione. In concomitanza con la festadei patroni, c’è la Sagra della pizzantiella. Ilcentro del paese si riempie di banchi doveeccellenti cuochi preparano le pizzantielleda offrire ai partecipanti alla sagra. La piz-zantiella è una crepe realizzata secondo latradizione viterbese. Poco più spessa rispettoalle classiche crepes francesi, può essere sa-lata e farcita con salsiccia, prosciutto e for-maggio oppure dolce. Appuntamenti gastro-nomici e culturali si intrecciano nella manife-stazione “Festa dei Borghi” nella III settimanadi giugno. L’evento inizia il giovedì e terminala domenica con il maestoso corteo in abitistorici a partire dai primi del 900 fino al500. Nello stesso contesto si sfidano congiochi popolari i tre borghi per contendersi ilPalio. Molto sentita è la festa di San Nicola.Ogni anno una famiglia del paese si incari-ca di conservare nella propria casa la reli-quia di San Nicola, che è venerato protetto-re dei bambini, e proprio a questi è dedi-cata la festa con dolci e cioccolata offertidalla famiglia in carica durante l'anno.

MONTEROSI PER DATE

5 GENNAIO

17 GENNAIO22 GENNAIO

FEBBRAIO2 MAGGIO 8 GIUGNO25 MAGGIO 6-7-8 GIUGNO8 GIUGNO

Arrivano i Befanoni6 GENNAIO Presepe vivente

Festa S. Antonio AbateFesta dei Santissimi Patroni Vincenzo e AnastasioSagra della PizzantiellaFesta del CarnevaleFesta Arte MotoCorpus DominiPrimo Concorso Nazionale BandeIII Raduno Motociclistico

III SETT. DI GIUGNOFINO AL 31 LUGLIO 5 AGOSTO8 SETTEMBRE

Festa dei BorghiEstate con NoiMadonna della NeveCommemorazione di Ettore Rosso

14-15 SETTEMBRE Festa della Santissima Croce6 DICEMBRE San Nicola8 DICEMBRE Mercatino di Natale, Natale in piazzaDICEMBRE Concerti, Spettacoli e manifestazioni durante il

periodo natalizio, Monterosi sotto l’albero

Monumento ai caduti

Facciata della Chiesa

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CENNI STORICI

Calcata, isola rocciosa che s’innalza soli-taria dalla boscaglia lussureggiante ed im-penetrabile. Il borgo, da molti archeologiconsiderato uno degli esempi più signifi-cativi di piccoli abitati fortificati medievalioggi esistenti in Italia, sorge su una forma-zione tufacea che risale all’ultima grandeeruzione vulcanica dell’apparato vicano,che produsse il tufo rosso a scorie nere.

Difficile stabilire se in origine l’attuale Cal-cata fosse un sito falisco; certo è che lagrande estensione delle numerose necro-poli scoperte nel territorio, attesta la pre-senza di un insediamento dei Falisci, po-polazione italica apparteneNte al mondoetrusco, il cui nucleo più antico è stato in-dividuato nella vicina collina di Narce.Nonostante la continua presenza abitativasulla sua rupe, il nome Calcata appareper la prima volta in un documento papa-le del 780, quando il territorio fu istituito

Calcata

Vista panoramica sul borgo di Calcata

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l’inaspettata solitudine delle scoscese valliche la circondano ed il suo aspetto fiabe-sco, attirano l’attenzione di molti visitatori,artisti, registi e giornalisti in cerca di luo-ghi che possano appagare lo spirito.

DA VISITARE

IL PALAZZO BARONALE ANGUILLARALe origini del palazzo dovrebbero risalireall’XI secolo. La consistenza del palazzo,fino al XVI secolo circa, era limitata aidue piani seminterrati, di cui restano alcu-ne tracce originarie e il solo piano terra.Nel corso del Cinquecento gli Anguillara,che vivono il momento di maggior splen-dore, rafforzano il palazzo e lo ingrandi-scono, come testimonia lo stemma biancosovrastante l’arco d’ingresso al borgo suvia degli Anguillara. Nel 1724 muore nelcastello uno dei fratelli Anguillara, Loren-zo; come testimonia la lapide che trovia-mo nella chiesa del SS. Nome di Gesù e

Il Palazzo Baronale Anguillara

come “domusculta”, o tenuta papale, daAdriano I. Nel 1180 la famiglia Sinibaldifigura quale proprietaria di innumerevolifattorie nei pressi del paese chiamato allo-ra Castrum Sinibaldorum. Nel 1291, do-po essere stata ridotta a rudere per inten-se attività belliche, viene riedificata daiConti Anguillara. Tornata nel 1432 aivecchi proprietari, per i successivi 400anni passò in continuo alternarsi di ipote-che, riscatti, vendite e riacquisti tra i Sini-baldi e gli Anguillara. Nel 1828 Calcatafu trasferita in eredità ad un ramo della fa-miglia Massimo, parte del Ducato di Ri-gnano e Calcata, ed in seguito in pro-prietà ai f. Fino alla recente “scoperta” diCalcata il mondo esterno incideva benpoco sui suoi ritmi quotidiani. Le attivitàprincipali erano la tipica coltivazione me-diterranea di uva, verdura, cereali e noc-ciole, l’apicultura ed il pascolo di pecoree capre. Dopo l’ultima guerra il borgo ini-zia a spopolarsi, ma da circa venti anni

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Scorci di Calcata

come si deduce dalla povertà delle sup-pellettili inventariate nel 1725, la famigliaè ormai in decadenza. Nel 1734 Carlodegli Anguillara vende il feudo a FabrizioSinibaldi; dei nuovi possidenti troviamotraccia nello stemma di famiglia della salacon la volta a padiglione lunettata, e suc-cessivamente, nell’ultimo ventennio delXVIII secolo, nella costruzione del primopiano con due stanze e un sottotetto abi-tabile, di un oratorio e di una “sala dicompagnia” affrescata. Risale proprio aquesto momento la trasformazione del ca-stello in palazzo, con la facciata che na-sconde la metà inferiore della torre. Dal1805 Calcata passa ad Angelo Massimidei duchi di Rignano, che tiene ufficial-mente il feudo fino al 1816, quando ri-nuncia ai diritti baronali. Il palazzo vienedato in affitto fino al 1925 quando vienevenduto a Giovanni Ferrauti. Ospita neltempo scuola e uffici comunali. L’Ente Par-co Valle del Treja acquista il palazzo nel1987 e lo fa ristrutturare dall’architetto

Paolo Portoghesi nel 1995. Oggi vieneutilizzato come spazio espositivo, ospitaconvegni e corsi di formazione.

BORGO Il fascino di Calcata si scopre nelle suevetuste pietre e nei selciati consumati, nel-le aspre e verdeggianti forre tufacee chela circondano, negli scenari selvaggi e diirripetibile bellezza. Centro nevralgicodella sua notorietà è senza dubbio il bor-go, vivace ed attraente. Sulla piazza, nel-le sue stradine tortuose, che all’improvvisosvelano panorami mozzafiato, nascostesotto archi ricoperti d’edera, le attvità piùcuriose, tipiche, artistiche trovano la loronaturale collocazione: restauro mobili, ar-tigianato del cuoio, della ceramica, delvetro, studi d’arte, creazioni di monili, as-sociazioni culturali dove ascoltare musica,gustare dolci genuini o leggere libri. In unmondo quasi fuori dal tempo la vita ferveed il visitatore può apprezzare offerte cul-turali di qualità, rivivere il folclore del pas-

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sato o immergersi nei ritmi veloci del mo-derno, scoprire la tranquillità di un am-biente incontaminato e suggestivo. Adogni fine settimana il borgo medievale, ainumerosi ospiti, offre nuove iniziative cul-turali come convegni, concerti, spettacoliteatrali o momenti più frivoli e moderni co-me i mercatini dedicati allo shopping piùstrano e creativo.

MUSEO DI ARTE NELLA NATURA Scoprire il cuore della Valle del Treja attra-verso un percorso di arte nella natura.Opera Bosco è un Museo laboratorio al-l’aperto di arte contemporanea su tre etta-ri di bosco dove gli artisti, nella realizza-zione delle opere, estendono il concettodi estetica all’ecosistema. Un itinerario diopere d’arte ed istallazioni realizzate conil materiale naturale del bosco; fonti, sta-gni, anfiteatro, sculture monumentali, mas-si di tufo scolpiti, grotte preistoriche, muria secco, terrazze interpretati da artisti in-ternazionali con il gusto della contempora-

neità in simbiosi con l’ambiente. Ogni an-no, in collaborazione con il Ministero del-la Cultura Francese e per iniziativa dellaGalleria Nazionale d’Arte Moderna eContemporanea di Roma e della DARC, ilMuseo organizza delle manifestazioni dilivello europeo.

ORARI DI APERTURADomenica e festivi dalle 11:00 al tramonto, con prenota-zione gli altri giorni. Area picnic attrezzata. Cataloghi. Chiuso da Dicembre a fine Marzo. Tel. 0761 588048

CALCATA PER DATE

1-2 GENNAIO

FINE SETT. SUCCESSIVOAL 17 GENNAIOI SETT. DI APRILEFINE MAGGIOINIZIO GIUGNOIII DOM DI SETTEMBRE

Festa dei SS. Patroni Cornelio e Cipriano6 GENNAIO Festa della Befana

Festaggiamenti in onore di S. Antonio Abate

Fiera delle Arti Creative

Festa del Parco Regionale Valle del Treja

Festa SS. Patroni Cornelio e Cipriano31 OTTOBRE

9-10 DICEMBRE

8-31 DICEMBRE

Halloween a CalcataManifestazione musicale notturna per iltradizionale passaggio della Madonna di LoretoFesta di fine anno a Calcata

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