TURISMO SPORTIVO E MARKETING TERRITORIALE · Tesi di laurea in Sociologia Dell’Ambiente e Del...

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA TOR VERGATA FACOLTA’ DI LETTERE E FILOSOFIA Corso di laurea in Beni Culturali Per Operatori Del Turismo (BECOT) Tesi di laurea in Sociologia Dell’Ambiente e Del Territorio TURISMO SPORTIVO E MARKETING TERRITORIALE: IL CASO “COSE MAI VISTE” DEL PARCO REGIONALE DEI CASTELLI ROMANI. Relatore: Laureando: Chiar.mo prof. Fabio Carnevali Paolo Giuntarelli Matr. 0080996 Anno Accademico 2007/2008

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA

TOR VERGATA

FACOLTA’ DI LETTERE E FILOSOFIA

Corso di laurea in

Beni Culturali Per Operatori Del Turismo

(BECOT)

Tesi di laurea in

Sociologia Dell’Ambiente e Del Territorio

TURISMO SPORTIVO E MARKETING

TERRITORIALE: IL CASO “COSE MAI VISTE” DEL PARCO REGIONALE

DEI CASTELLI ROMANI.

Relatore: Laureando:

Chiar.mo prof. Fabio Carnevali

Paolo Giuntarelli Matr. 0080996

Anno Accademico

2007/2008

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L’Ordine Perfetto Esiste Solo

Accanto Al disordine..

Un ringraziamento particolare ad

Enrico Pizzicannella, dell’Ufficio

Comunicazione del Parco Regionale Dei

Castelli Romani.

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INDICE.

INTRODUZIONE ........................................................................... 4

CAPITOLO 1: Il Turismo Sportivo .............................................. 5

1.1 Il rapporto tra Sport e Turismo .................................................. 5

1.2 La domanda Turistico-Sportiva ................................................. 9

1.3 L’offerta Turistico-Sportiva ..................................................... 19

CAPITOLO 2: Turismo Sportivo e Marketing Territoriale. ... 23

2.1 Eventi e Manifestazioni............................................................ 26

2.2 Valutazione dell’efficacia dell’Evento..................................... 32

2.3 Una nuova prospettiva: I Sistemi Turistici Locali (STL). ....... 38

CAPITOLO 3: Il format “Cose Mai Viste” del Parco Regionale

dei Castelli Romani. ................................................................... 46

3.1 I Castelli Romani. ..................................................................... 46

3.2 Il parco Regionale dei Castelli Romani. .................................. 51

3.3 Il Format “ Cose Mai Viste”. ................................................... 65

Conclusioni. .................................................................................... 70

Bibliografia. ................................................................................... 72

Sitografia………………………………………………………....73

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INTRODUZIONE

L’analisi di un fenomeno quale il Turismo Sportivo va

necessariamente impostata su due diversi livelli: in primo luogo va

delineato e descritto il percorso evolutivo storico-sociale che porta

le due realtà culturali, dello Sport e del Turismo, a fondersi; in un

secondo momento va invece affrontato il discorso relativo al come,

nella società contemporanea, si approcci a tale argomento in base

alle teorie, e pratiche, di Marketing.

In questo percorso andrò dunque a contestualizzare il fenomeno

“Turismo Sportivo” nell’ambito della complessiva realtà turistica,

evidenziando soprattutto le sue implicazioni socio-economiche

nell’ottica del Marketing Territoriale. A tal fine risulterà

fondamentale la proposta del caso “Cose Mai Viste”, un perfetto

esempio di evento turistico/sportivo programmatico nato grazie

all’iniziativa del Parco Regionale dei Castelli Romani, che andrò ad

analizzare allo scopo di portare alla luce quel lavoro di “back

office” che soggiace ogni proposta turistica, evidenziando i

ragionamenti teorico-pratici attuati nell’organizzazione e gestione

di questa attività. Particolare attenzione verrà infine prestata al

ruolo che tale evento interpreta nell’opera di ridefinizione

dell’immagine del distretto “Castelli Romani”, nonchè della sua

valorizzazione a livello nazionale, indagando le iniziative mirate ad

aumentarne la notorietà, a svilupparne la conoscenza nella domanda

e a migliorarne la percezione.

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Capitolo 1: Il Turismo Sportivo.

1.1 Il rapporto tra Sport e Turismo

Agli occhi della società contemporanea, così complessa, multi-

sfaccettata, cosmopolita, può apparire fin troppo ovvio un discorso

relativo a tematiche quali il turismo, lo sport, il turismo sportivo.

Questa sorta di “presunzione” potrebbe portare ad errori di

comprensione che, se commessi, risulterebbero distruttivi, a mio

modo di vedere, per qualsiasi tipo di attività. E’ per questo motivo

che intendo soffermarmi in primo luogo sulle origini sociali del

fenomeno “Turismo Sportivo”, per poi analizzarlo dal punto di vista

puramente economico. In quest’indagine sulla genesi di questa

realtà contemporanea, impossibile non scindere il concetto finale

nelle due sub-realtà che lo compongono: a tal riguardo la Storia

stessa, fin dall’antichità, ha sottolineato il senso e la valenza sia del

Viaggio, inteso come spostamento, occasione di conoscenza di sé e

“dell’altro”, sia dello Sport, inteso come attività fisica, concepito

come opportunità di scambi culturali, ma anche di pace e di

fratellanza, riconoscendo ad entrambi un alto valore culturale ed

educativo. Addirittura il viaggiare per prender parte, o

semplicemente per assistere, ad eventi sportivi, è una pratica già

viva nell’VIII secolo a.C., quando i Greci si spostavano in

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occasione dei primi Giochi Olimpici del 776 a.C., e dovrebbe far

riflettere, per tornare al discorso dell’ovvietà, il fatto che, a più di

duemila anni di distanza, tale pratica sia tutt’altro che obsoleta e

dimenticata ( si pensi per esempio al semplice rito domenicale della

“trasferta” calcistica, o alle stesse Olimpiadi).

Nel ventesimo secolo il collegamento tra Sport e Turismo è

comunque divenuto molto più intenso, e le molte analogie che

caratterizzano l’espansione dei due settori hanno un’ unica origine,

un denominatore comune: il tempo libero. Dal secondo dopoguerra

ad oggi infatti, grazie all’industrializzazione ed alle nuove

tecnologie, la società ed i suoi ritmi si sono evoluti, trasformati: da

rurali ad industriali, poi “massificati”, standardizzati, per divenire

infine sempre più personali, individuali. Ecco dunque che il confine

tra tempo “lavorato” e tempo “libero” diviene sempre più esiguo, al

punto che il tempo libero stesso è disponibile indifferentemente

nell’arco dell’anno solare, del mese, della giornata. La cultura dello

Sport e del Turismo sono dunque elementi rispondenti ad esigenze

molto recenti, dettate dai nuovi spazi (..e tempi!) liberi. Inserito in

questo contesto, il Turismo Sportivo costituisce dunque un prodotto

originale, autonomo, risultante però dall’integrazione di elementi

propri alle due realtà da cui deriva.

Credo sia ora chiara la ragione per cui vi è la necessità di prestare la

massima attenzione al percorso evolutivo di cui questo fenomeno è

stato protagonista: nel momento in cui si va a formulare un’offerta

va infatti tenuto presente che:

“..il viaggiatore cerca sì value for money, cioè un corretto rapporto

fra quanto spende e la qualità dei servizi che ottiene in cambio, ma,

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soprattutto, vuole value for time, richiede, in altre parole, di passare bene

il proprio tempo.” ( Ejarque, 20031)

Le prime riflessioni ufficiali sul rapporto tra Sport e Turismo

risalgono al 1971, e rientrano nel quadro delle attività congressuali

e seminariali dell’ International Council for Sport Science and

Phisical Education (ICSSPE); la prima pubblicazione scientifica

avente per tema il Turismo Sportivo, il Journal of Sports Tourism,

risale al 1983, mentre la prima conferenza mondiale su questa

tematica è stata organizzata congiuntamente dall’Organizzazione

Mondiale per il Turismo (OMT) e dal Comitato Internazionale

Olimpico di Barcellona nel 2003. Ancora oggi, tuttavia, nella

classificazione dell’ OMT2 il turismo sportivo non è considerato un

mercato autonomo, e viene collocato nella categoria “tempo libero,

relax, vacanza”. Le scarse ed “eventuali” teorizzazioni

sull’argomento non ci forniscono purtroppo una definizione

univoca e condivisa del fenomeno, complice anche il troppo recente

interesse degli studiosi. Ci sono comunque, in letteratura, 3

proposte di definizione:

1)Standeven e De Knop3 lo definiscono come: ”Tutte le forme di

coinvolgimento attivo o passivo in attività sportive, svolte

casualmente o in modo organizzato per motivi commerciali o non

commerciali, che richiedono di lasciare la propria abitazione o la

propria sede di lavoro”.

1 J. Ejarque, La destinazione turistica di successo, HOEPLI, Milano 2003

2 La classificazione dell’OMT sui motivi della visita si basa su 6 gruppi per il turismo: 1)tempo

libero, relax, vacanza; 2)visita parenti-amici; 3)affari e motivi professionali; 4)missioni-riunioni; 5)trattamenti medici; 6)pellegrinaggi.(Fonte: World Tourism Organization) 3 J. Standeven-P. De Knop, Sport Tourism, Human Kinetics Europe, 1999

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2)Gibson4 lo interpreta invece come: “Viaggi basati sul tempo

libero che portano gli individui temporaneamente fuori delle loro

comunità di residenza al fine di partecipare attivamente alla pratica

sportiva, o come spettatori di attività sportive o di spettacoli basati

sullo sport.”

3)Charles Pigeassou5 lo definisce invece in base a due fattori:

destinazione e tipo di attività. Secondo il suo punto di vista si può

parlare di turismo sportivo solo nel momento in cui lo spostamento,

la destinazione e le modalità di soggiorno scelte sono funzionali e

subordinate alla partecipazione a fenomeni propri della cultura

sportiva, intesa come espressione di attività fisica (pratica), e/o di

manifestazioni culturali (manifestazioni, congressi, spettacoli

sportivi). Per riassumere: si parla di turismo sportivo solo se lo

spostamento in un determinato luogo è motivato dalla volontà di

fare un’esperienza sportiva, e non se quest’ultima rappresenta

un’attività accessoria e sostituibile.

Se dunque Standeven, De Knop e Gibson inseriscono questa realtà

nelle tradizionali classificazioni di tipologie turistiche, Pigeassou

offre una definizione mirante all’affermazione di una sua totale

autonomia. Al fine di abbracciare entrambe le proposte, possiamo

in ultima analisi concettualizzare il Turismo Sportivo come

“un’estensione sportiva” alle attività di loisir, derivante dalle

necessità, avvertite nel mercato turistico, sia di sviluppare prodotti e

servizi complementari alle tradizionali formule vacanziere, sia di

sfruttare fattori attrattivi del territorio in chiave di

destagionalizzazione dei flussi turistici. In questo quadro, esso

4 H. Gibson, Active Sport Tourism: Who Partecipates?, Leisure Studies, 1998

5 C. Pigeassou, Sport and Tourism: the emergence of sport into the offer of tourism. Between

passion and reason. An overview of the French situation and perspectives, Journal of Sport Tourism, 1997

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risulta dunque un fattore fondamentale sul quale lavorare in un

qualsiasi contesto di Marketing turistico, ma acquisterà ancor più

valore se inserito nel piano di Marketing Territoriale di una

destinazione specifica.

1.2 La domanda Turistico-Sportiva

Come già accennato, la funzionalità del discorso e dei concetti

fin’ora delineati, sta nell’opportunità che questi ci offrono di

comprendere l’attuale situazione del sistema turistico: la società del

turismo di massa standardizzato è in fase di superamento, e le

tipologie della domanda sono caratterizzate da sempre più

molteplici motivazioni. Le vacanze diventano attive, e cresce il

peso dello stile di vita, sportivo o intellettuale che sia, nelle scelte

relative a destinazione e tipologia di viaggio; il lavoro,

“ritmicamente” sempre meno omogeneo, favorisce la de-

istituzionalizzazione degli intervalli, e la conseguente de-

sincronizzazione dei “break” vacanzieri; ed il tempo libero,

protagonista assoluto della transizione in atto, non è più un periodo

subordinato all’attività lavorativa, ma diviene una risorsa che

consente all’essere umano di realizzarsi in tutto il suo potenziale

distintivo; si chiedono viaggi su misura; si chiedono ESPERIENZE.

La transizione in atto, definita da questi vari fattori sociali, può

essere riassunta, a livello economico, in un passaggio dalla

situazione di “mercato del produttore”, alla situazione di “mercato

del compratore”. E’ il turista-cliente la figura chiave del quadro,

denominatore comune a tutti gli elementi del sistema turistico,

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soggetto attivo in grado di accumulare esperienza e cultura di

viaggio, e capace, anche grazie alle nuove tecnologie, che rendono

reperibili enormi quantità d’informazioni in pochissimo tempo, di

muoversi con estrema sicurezza all’interno di uno scenario così

ampio quale è quello dell’offerta turistica odierna. Di conseguenza,

la ricerca dei bisogni che il turista intende soddisfare attraverso i

diversi tipi di vacanza, delle esigenze specifiche in cui tali bisogni

generali si traducono, dei tipi di turista attratti dalle particolari

offerte, sta a fondamento della capacità del management di

formulare prodotti con caratteristiche adeguate. A tal riguardo molti

testi di argomento turistico utilizzano due concetti come

determinanti essenziali del comportamento del cliente: il bisogno e

la motivazione. Il concetto di motivazione si riferisce ad uno stato

consapevole di tensione che esiste come risultato di bisogni

insoddisfatti, ad una condizione di consapevolezza che esercita una

spinta all’interno dell’individuo, verso azioni che siano ritenute utili

per ottenere soddisfazione: essa rappresenta l’aspetto dinamico del

comportamento, in quanto determina l’annullamento del gap tra il

bisogno avvertito e la decisione d’agire. Il bisogno invece,

precedente la motivazione nel percorso mentale dell’uomo, può

esser definito come “stato, conscio o inconscio, di divario tra la

condizione fisiologica o psicologica attuale e quella ottimale”6;

nella definizione proposta viene dunque effettuata una sorta di

classificazione dei bisogni umani (fisiologici e psicologici) basata

essenzialmente sull’origine, fisica o psicologica, degli stessi; credo

sia utile riportare, in merito, la teorizzazione di Abraham Maslow

sulla disposizione gerarchica del bisogno umano [Maslow, 1954],

6 F. Casarin, Il Marketing dei Prodotti Turistici, specificità e varietà, G. Giappichelli Editore,

Torino, 1996

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che, nonostante risalga agli anni ’60, si distingue per la notevole

completezza:

Maslow postula l’esistenza di cinque livelli base di bisogni umani,

classificati dal livello più basso (bisogni biogenici: fisiologici e di

sicurezza), al livello più alto (bisogni psicogenici), e sostiene che

l’individuo cerca di soddisfare prima i bisogni di livello inferiore e poi

quelli di livello superiore. Quando un certo livello di bisogni risulta

dunque soddisfatto, l’individuo viene motivato dai bisogni appartenenti

al livello immediatamente superiore della scala:

1. Bisogni fisiologici: fame, sete, riposo; sono quelli direttamente

connessi con la sopravvivenza.

2. Bisogni di sicurezza: protezione, stabilità, libertà dalle paure e

dall’ansia.

3. Bisogni di appartenenza: riconoscimento, affetto, amore.

4. Bisogni di stima: stima di sé e da parte degli altri.

5. Bisogni di autorealizzazione: costruzione di un proprio sistema di

valori per interpretare il mondo, realizzazione personale.

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Figura 1: La piramide dei bisogni di Maslow.

Fonte: http://www.wikipedia.it

La sempre più crescente disponibilità di tempo libero, unita alla

soddisfazione dei bisogni primari, ha prodotto dunque, in ultima

analisi, una ulteriore frammentazione, facendo emergere bisogni

particolari e ricercati. E’ qui che entra in gioco il recente fenomeno

del turismo sportivo, ed analizzando le cifre ad esso legate, in Italia,

si capisce come sia un settore in forte crescita: a differenza di quello

generale che attraversa uno sviluppo a fasi alterne, viaggia da un

decennio a ritmi di crescita superiori al 10% annuo, con punte del

15%. Un italiano su quattro sceglie le proprie mete di vacanze in

base anche all’offerta di attività sportive. Secondo dati Istat7 nel

7 Fonte: www.Istat.it

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2006 sono stati oltre 17 milioni gli italiani (pari al 30,2% della

popolazione) che dichiarano di praticare uno o più sport: il 20.1% lo

fa con continuità, il 10.1% saltuariamente. A questi si aggiungono

altre 16 milioni di persone (il 28,4%), che, pur non praticando uno

sport, svolgono un’attività fisica come fare passeggiate, nuotare,

andare in bicicletta o altro. L’indotto economico dello sport si

aggira intorno al 2,5% del PIL, con un giro d’affari di oltre 30

miliardi di euro l’anno. La spesa per l’acquisto di beni e servizi

sportivi da parte delle famiglie e di 20 miliardi di euro, a cui si

aggiungono altri 5 miliardi di euro per forme dirette e indirette di

turismo sportivo. In base all’indagine sul turismo organizzato

realizzata dall’Osservatorio nazionale sul turismo italiano di

Unioncamere, tra gli sport che attirano i turisti in vacanza in Italia,

il golf si pone ai primissimi posti, rappresentando una grande

risorsa per lo sviluppo del settore. Basti pensare che il numero di

coloro che impostano le proprie vacanze in base all’esistenza di

campi da golf è passato da 8 milioni del 1989, a 15 del 1998 e a 20

milioni del 2003. Per il 2006 è stato stimato un dato record di 25

milioni di turisti-golfisti. Un altro positivo esempio di turismo

sportivo ormai consolidato è rappresentato in Italia dal

cicloturismo: i praticanti sono circa 2 milioni solo in Italia, che

oltre alle esigenze standard di ospitalità, hanno esigenze specifiche,

legate alle peculiarità della loro attività sportiva: il trasporto, la

custodia e la manutenzione della bicicletta, l’esistenza di percorsi

dedicati o protetti e integrati nell’ambiente. I cicloturisti

rappresentano una componente sempre più significativa del

panorama turistico internazionale e pongono nuove sfide al mercato

e agli enti locali.

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Un quadro, quindi, di grandi numeri e grandi prospettive, dal quale

emerge chiaramente la rilevante posizione occupata dallo sport

nelle motivazioni alle vacanze, e sul quale si può lavorare in

funzione della definizione di una mappa di posizionamento8

(Figura 2) dei comportamenti turistico-sportivi, così schematizzata:

TURISTA SPORTIVO:

· ATTIVO-AMATORIALE (ad esempio praticanti sport a livello

amatoriale che viaggiano per partecipare a gare, tornei etc..);

· ATTIVO PROFESSIONISTA (ad esempio praticanti sport a

livello professionistico che si spostano per gare, tornei etc..);

· PASSIVO AMATORIALE (ad esempio chi si sposta per seguire

da spettatore un evento sportivo di livello amatoriale);

· PASSIVO PROFESSIONISTA (ad esempio dirigenti FSN quando

viaggiano per convegni incentrati sullo sport).

8 Fonte: R. Ciampicacigli-S. Maresca, “Due metalinguaggi si intrecciano:sport e turismo”, ed.

ISTEI, Istituto d’Economia d’Impresa, Università degli Studi di Milano- Bicocca.

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Figura 2: Mappa di posizionamento dei turisti sportivi.

A queste quattro tipologie di turisti sportivi possono essere fatte

corrispondere quattro diverse tipologie di turismo sportivo rientranti

nelle due macro-categorie dello sport-turismo e del turismo sportivo

in senso stretto9 (Figura 3). Queste tipologie si differenziano oltre

che nei soggetti coinvolti, nella scelta della destinazione, nella

durata del soggiorno (escursione = visita di una giornata; soggiorno

breve = 2 o 3 notti; vacanza vera e propria = più di 3 notti e meno di

1 anno), nell’indotto economico generato.

9 Fonte: R. Ciampicacigli-S. Maresca, “Due metalinguaggi si intrecciano:sport e turismo”, ed.

ISTEI, Istituto d’Economia d’Impresa, Università degli Studi di Milano- Bicocca.

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Figura 3: Le 4 tipologie di turismo sportivo.

Lo Sport Turismo:

Le forme definibili di “SPORT-TURISMO” sono quelle in cui la

possibilità di abbinare al proprio relax la pratica di uno o più sport

condiziona inevitabilmente la scelta della meta, della destinazione

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del proprio viaggio, anche dal punto di vista delle strutture ricettive

(presenza o meno di impianti sportivi) e delle caratteristiche

naturali (montagne per praticare l’ arrampicata o sciare, fiumi in cui

praticare il rafting etc..;).

Il Turismo sportivo in senso stretto:

Rientrano nel turismo sportivo in senso stretto tutti quei casi in cui

lo sport nelle sue molteplici forme di, pratica attiva, spettacolo,

formazione e/o aggiornamento, etc… costituisce il punto focale

dello spostamento. All’interno di questa macrocategoria è possibile

individuare 3 diverse forme di turismo sportivo:

a)Il turismo sportivo di loisir:

I turisti sportivi di loisir sono coloro che praticano sport a livello

Amatoriale, che si spostano per partecipare a piccole gare locali e

nazionali; per prendere parte attivamente, non da professionisti, ad

eventi come maratone o gare di fitness etc. Disciplina molto

interessante in grado di mutarsi in uno dei settori più rilevanti

nell’ambito del turismo sportivo di loisir è la maratona. La più

classica delle competizioni sportive si è trasformata, infatti, nel

"pretesto" ideale per conoscere nuove località turistiche.

Considerando il solo evento della Maratona di Roma si registra una

crescita annuale costante delle presenze pari al 10-15% con

l'esplosione definitiva dal 2000 in poi.

b)Il Turismo sportivo di business:

Possiamo parlare di un Turismo sportivo di business quando alla

motivazione strettamente sportiva si aggiunge quella lavorativo-

professionale: il calciatore di Serie A, ad esempio, ha fatto dello

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sport la sua professione e, quindi può essere visto come un turista

sportivo ( è per gareggiare o per allenarsi che si sposta) ma insieme

come un turista “per business” (gareggiare è il suo mestiere). Allo

stesso modo rientra in questo stesso ambito, il movimento turistico

“passivo” (in quanto non centrato sulla pratica attiva di un’attività

sportiva) dei professionisti dello sport. Parliamo dei dirigenti e dei

dipendenti delle FSN, delle società sportive professionistiche, degli

Enti di promozione sportiva ecc.., allorquando si spostano per

partecipare a congressi o a fiere sportive, corsi di formazione e/o di

aggiornamento ecc. Si tratta del movimento turistico più difficile da

quantificare.

c)Turismo sportivo di spettacolo:

Si tratta di un settore del turismo sportivo molto interessante in

grado di generare una ricaduta economica diretta sul territorio e di

costituire una buona opportunità per i tour operator di tutto il

mondo. Esso riguarda gli spettatori che si spostano per seguire dal

vivo uno specifico evento sportivo, comprende sia il pubblico dei

grandi eventi (partite di Serie A, Gran Premi di Formula 1), sia

quello delle miriadi di gare e tornei che si svolgono ogni anno

sull’intero territorio nazionale. E’ molto difficile, pertanto, averne

una quantificazione completa.

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1.3 L’offerta Turistico-Sportiva

Il crescente interesse per questo nuovo connubio tra sport e turismo,

si concretizza in una costante ricerca da parte degli specialisti del

settore turistico di prodotti in grado di soddisfare i nuovi bisogni

degli “sportivi della vacanza” 10

.Sulla base della classificazione

effettuata in relazione alla domanda, possiamo suddividere anche

l’offerta turistico sportiva nelle seguenti tipologie:

a)Turismo sportivo di azione: legato alla pratica sportiva in senso

stretto. In tale contesto l’offerta si rivolge a tutti i praticanti a livello

amatoriale che si spostano per partecipare a gare locali e nazionali.

Questi avvenimenti attraggono coloro disposti a muoversi verso

mete tradizionalmente turistiche, invogliati principalmente dal

desiderio di praticare sport. Recentemente si è registrata una

rilevante crescita del settore, grazie all’aumento di turisti sportivi

amatoriali che hanno viaggiato per praticare una o più attività

sportive, alloggiando in alberghi, o più comunemente in villaggi

turistico sportivi.

b)Turismo sportivo di spettacolo: riguarda principalmente quella

parte di offerta sportiva strettamente correlata alla produzione di

grandi eventi a matrice sportiva capaci di richiamare, in qualità di

spettatori, numerosi appassionati. È un settore molto interessante in

grado di generare una ricaduta economica diretta sul territorio e di

costituire una buona opportunità per i tour operator di tutto il

mondo. Tra i principali eventi si possono menzionare i Giochi

Olimpici.

10

M. Di Marco- G.D’Intino- S.Oronzo, Manuale del Turismo Sportivo, ed. F. Angeli.

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c)Turismo sportivo di cultura: la sua offerta è strutturata

principalmente sulla storia dello sport, in particolare l’impiantistica

sportiva e i musei che si propongono come i principale templi di

attrazione di questo settore. I musei dello sport sono presenti in

tutto il mondo, tra i più conosciuti è quello del Comitato Olimpico

Internazionale a Losanna, dove si trovano elementi di arte e di sport

a partire dalle prime Olimpiadi greche del 776 a.C. fino all’era

contemporanea.

Si hanno anche nuove tendenze che rappresentano, allo stesso

tempo, nuove risorse e nuove sfide per il turismo sportivo che deve

aggiornare la sua offerta continuamente. Si diffondono ad esempio

le vacanze che sono legate agli sport di avventura, unendo il

contatto con la natura alla fuga dalla routine quotidiana. Inoltre,

grazie alla costruzione d’ impianti altamente tecnologici che

simulano caratteristiche naturali, si sta sviluppando una tendenza a

ricreare artificialmente mete lontane, sfruttando così le attrattive

locali. Ciò ha permesso d’incrementare il flusso di viaggiatori ed

effettuare efficaci strategie di destagionalizzazione. L’offerta

sportiva rispecchia dunque la complessità del suo mercato,

caratterizzato da regole atipiche rispetto ai normali standard

aziendalistici ed economici. Questa complessità è testimoniata dal

dato per cui l’attività sportiva, al pari di quella turistica, è

caratterizzata dall’indivisibilità della fase erogativa ed

esperienziale, nel momento in cui soggetti che praticano sport

possono essere considerati sia produttori, sia consumatori del

prodotto stesso. Infatti sono produttori di sport, in primo luogo, gli

amatori, cioè coloro che praticano attività su base occasionale e

spontanea, in secondo luogo gli atleti, che lo praticano su base

organizzata. I soggetti sopra citati, sono coloro che in effetti,

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offrono sport alla società e all’economia11

. Le singole autorità che

governano o coordinano lo svolgimento di attività (Comitati

Olimpici, federazioni e leghe) possono considerarsi i produttori

dell’offerta pubblica di sport, in quanto forniscono servizi necessari

alla pianificazione e organizzazione di campionati, gare e

manifestazioni. In seconda battuta e in maniera sempre più

crescente, è l’iniziativa privata a rappresentare la parte più

consistente dell’offerta sportiva. Per privata si intende quella offerta

di beni e servizi relativi allo sport, messa sul mercato allo scopo di

produrre profitto. A cavallo tra i due secoli, si è assistito ad un

fenomeno di quasi integrazione verticale tra organizzazioni sportive

ed imprese operanti in settori di attività economica immediatamente

prossime allo sport. Queste imprese muovendosi dal loro settore,

sono intervenute allo scopo di trasformare la pratica e lo spettacolo

sportivo in business, potenzialmente generatore di profitti.

L’universo privato dell’offerta sportiva presenta un rinnovamento

radicale riconducibile a tre tendenze principali. La prima tendenza è

relativa alla trasformazione delle società sportive in società per

azioni. La seconda tendenza ha importanti implicazioni anche per

quanto concerne la concorrenza tra organizzazioni sportive e

riguarda esclusivamente le grandi società. Teoricamente, le società

rivali, non devono competere solo sui campi da gioco con le loro

squadre, ma devono assicurarsi che il valore di mercato delle loro

azioni migliorino o almeno non si deteriorino, in modo tale da

provocare reazioni negative da parte del pubblico e dei tifosi in

particolare. La terza tendenza è relativa allo snaturamento

strettamente ludico della competizione sportiva. Per assurdo si può

ipotizzare che infatti, gli azionisti, diano importanza più alle

11

R. Cafferata, Governance e Mangement nell’economia dello Sport.

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questioni amministrative che agli eventi sportivi. Alcune imprese,

infatti, si sono fortemente distinte sia nell’offerta generica di

manifestazioni sportive, sia nell’offerta specifica di eventi

monotematici. In particolare il calcio in Europa, il baseball e il

basket nel Nord America, sono gli sport che generano il più elevato

flusso di entrate monetarie per i gestori di pay-tv12

.

12

E. Menduni, Educare alla multimedialità, Giunti Editore, 2000.

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Capitolo 2: Turismo Sportivo e Marketing

Territoriale.

Una nuova e fondamentale opportunità di sviluppo è rappresentata

inoltre, in questo particolare settore, dalla rilevanza che esso

assume nell’ottica di attività di Marketing Territoriale: è, da un lato,

in grado di completare l’offerta turistica di un territorio e, di

conseguenza, di attrarre investimenti, occupazione, sviluppo

economico e riqualificazione di vaste aree geografiche. L’obiettivo

è di coinvolgere il consumatore e conquistare la sua fiducia, non

solo garantendogli la massima soddisfazione, ma lasciando in lui il

ricordo di un’esperienza positiva vissuta in prima persona. Il

marketing territoriale può essere definito come un processo di

comunicazione in cui il territorio viene assunto come risorsa. Nel

caso del turismo sportivo è necessario abbinare alla risorsa

primaria, individuata nel territorio, quella sportiva. Se in linea

generale, un’accurata strategia di promozione richiede la

comprensione delle effettive esigenze dei potenziali investitori ed

un’attenta valutazione delle stesse potenzialità locali, nonché un

esame delle compatibilità tra strategia d’impresa e sviluppo locale,

stesso discorso può essere applicato per promuovere un evento

sportivo o una località che fa della pratica sportiva la sua principale

attrazione turistica. In tal senso il marketing del territorio e in

particolare quello del turismo sportivo, divengono strumenti

fondamentali per lo studio delle strategie di attrazione degli

investimenti (imprese) e delle persone (sportivi, turisti, visitatori,

nuovi residenti), al fine di garantire la soddisfazione esterna ma

soprattutto la soddisfazione per chi vive nel luogo. Queste

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discipline sono basate sulla creazione, sullo sviluppo e sul

consolidamento di una fitta rete di relazioni tra il soggetto, che ha il

compito di gestire l’offerta di tutte le componenti che formano il

territorio, e i potenziali fornitori. Sviluppare politiche di marketing

sportivo territoriale significa:

a) connettere efficacemente il mondo delle imprese e del turismo,

specificamente sportivo, con le opportunità presenti sul territorio;

b) contribuire alla creazione e alla valorizzazione dell’offerta

sportivo-territoriale.

Il marketing territoriale esteso alla promozione del turismo

sportivo, sarà indirizzato non solo a promuovere

l’insediamento/creazione di imprese in una certa area geografica,

ma anche ad attrarre fruitori della stessa offerta sportiva. Tuttavia

tale azione non è unicamente volta a spingere un potenziale

investitore ad acquistare le attrattive che sono contenute nel

territorio, ma tende parallelamente a stabilire una stretta relazione

tra gli investitori-clienti e gli stakeholders locali. L’obiettivo finale

di qualunque azione è la valorizzazione del prodotto da

promuovere, creando le condizioni per la migliore connessione tra

l’offerta e le diverse tipologie di domanda. I soggetti che vogliono

attuare una politica di marketing sportivo territoriale devono

chiedersi quali sono gli investitori e/o i turisti/sportivi che l’azione

vuole raggiungere. Un altro interrogativo riguarda il mercato a cui

ci si vuole rivolgere e quali sono le necessità che bisogna

soddisfare. Nel particolare del turismo sportivo è necessario capire

quali attività risultano maggiormente attrattive e quali categorie di

sportivi si vuole attrarre. Uno dei primi passaggi riguarda

l’identificazione e la segmentazione della domanda. Il concetto di

segmentazione si può riassumere nella suddivisione dei bisogni dei

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consumatori in più segmenti, in modo che questi risultino

estremamente eterogenei tra loro, ma omogenei al loro interno.

L’obiettivo della segmentazione è quello di individuare quali sono i

“profili” di ognuno dei gruppi di clientela presi in considerazione,

operazione che nel caso specifico del turismo sportivo va effettuata

sull’universo sportivo di riferimento. Per quanto riguarda l’analisi

dal lato dell’offerta, vi è la necessità di effettuare un’indagine

critica che delinei i punti di forza e di debolezza, le minacce e le

opportunità presenti sul territorio13

. Analizzando i punti di forza si

potranno stimare mappe di attrattività che mettano in risalto le

risorse dell’area e/o individuando dei prodotti-core che diventino il

simbolo dell’offerta turistico-sportiva, in relazione a quello che

sono le esigenze della domanda. Nel marketing turistico territoriale

il territorio viene pensato, operando un parallelo, come un’azienda

in concorrenza con altri territori-impresa. Essi offrono tutti come

specifico prodotto se stessi, cercando di attrarre risorse economiche:

attività produttive, servizi, turisti. Per far si che un territorio risulti

appetibile, vi è la necessità di individuare un prodotto-core, ovvero

un’attrattiva di grande richiamo, attorno alla quale far ruotare tutte

le politiche di promozione del territorio. Riassumendo, gli obiettivi

di marketing legati al turismo sportivo, possono essere così

espressi:

a) promuovere processi di crescita locale, in grado di coniugare lo

sviluppo economico-occupazionale con la salvaguardia e la

valorizzazione del patrimonio sportivo, dell’ambiente e delle

produzioni tipiche;

13

S.W.O.T. Analisys: Strenght, Weakness, Opportunities, Threats; Analisi dei punti di forza e debolezza della destinazione.

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b) produrre effetti diffusi e non selettivi (assicurare, cioè, uno

sviluppo dell’intero territorio e non soltanto di alcuni poli);

c) valorizzare le capacità del sistema locale (strutture sportive,

risorse naturali, dotazioni istituzionali, conoscenza e competenza);

d) garantire una visibilità che sia percepibile e appetibile da parte di

investitori esterni, in virtù di una propria vocazione o connotazione

distintiva (singolo evento, manifestazione sportiva, pratica di sport

particolari)14

.

2.1 Eventi e Manifestazioni.

Un espediente ampiamente utilizzato all’interno del processo di

costruzione e promozione di una destinazione consiste nel ricorso

all’organizzazione di eventi e manifestazioni: la capacità di

inventarsi nuove forme di attrazione in grado di suscitare

l’attenzione di uno o più segmenti di domanda nei confronti di una

particolare località, e creare flussi turistici verso di essa, è una

tendenza in atto e sempre più riscontrabile nelle strategie di

Destination Management. Qualsiasi evento infatti, sia esso

culturale, sportivo o religioso, può tradursi in un fattore d’interesse

economico. In un’ottica economica e di marketing, la “turisticità” di

un’iniziativa si materializza nel momento in cui essa è oggetto

d’interesse potenziale e/o di “fruizione” da parte di un visitatore15

.

In questo caso, la manifestazione diventa parte integrante

dell’offerta turistica di un dato territorio e può costituire, come

14

Cfr. P. De Angelis, Marketing e turismo sportivo, 2005 15

Cfr. M. Leone, Eventi e Turismo: tendenze ed analisi, Turistica 2005

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abbiamo visto, rispetto alle motivazioni di viaggio del turista, un

elemento complementare o la ragione stessa della vacanza.

La definizione di “Evento” comprende una grande varietà di

iniziative; il problema è distinguere il grande evento da un evento

comune, senza originalità, ripetitivo e, quindi, di scarso interesse

per l’opinione pubblica. Burns, Hatch e Mules (1986) considerano

discriminante la variabile dell’impatto economico: non è sufficiente

organizzare una grande manifestazione ma questa deve avere un

impatto positivo sul comparto dei consumi turistici, deve

contribuire ad aumentare la domanda nel settore dei trasporti, del

commercio e delle altre attività produttive. Ogni evento inoltre ha

una sua scala di applicazione e può essere definito “grande” nella

dimensione locale, regionale, nazionale o globale. Hall (1989,

1992) conferma l’interesse per la valenza economica ma introduce

un ulteriore elemento discriminante: l’unicità. Solo se un evento è

originale e unico, e quindi irripetibile, riesce ad attrarre l’attenzione

anche oltre i confini del luogo in cui si svolge e del territorio a cui

si rivolge. La sua redditività non può essere misurata unicamente in

termini quantitativi, su un orientamento di breve periodo, piuttosto

sulla base della capacità di promuovere il luogo, la società civile

che lo ha organizzato e l’amministrazione che lo ha gestito anche

fuori dei propri confini. L’evento, quindi, ha effetti tanto più

positivi quanto più riesce ad assicurare ricadute positive per

l’immagine dei luoghi e, quindi, a protrarne nel tempo gli effetti

benefici. Per soddisfare dunque la domanda gli eventi devono avere

caratteristiche di dinamicità, irripetibilità ed unicità e, quindi,

devono saper proporre una offerta prevalentemente effimera che sia

complementare e compatibile con quella preesistente e duratura,

costituita da insediamenti, patrimoni naturali e beni immobili. La

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28

natura di “risorsa turistica” dell’evento è dunque implicita nel

significato stesso della parola: esso rappresenta un avvenimento o

un’iniziativa di particolare interesse e risonanza esterna rispetto al

luogo in cui si manifesta, quindi potenziale generatore di

spostamenti turistici, e costituisce per le destinazioni un vero e

proprio prodotto da offrire ad uno specifico e definito segmento di

mercato, che è per l’appunto quello del “turismo per eventi”.

L’utilità di questo strumento, in termini di promozione di un

territorio, è riscontrabile quindi su molteplici fronti, e può essere

riassunta:

a) nella capacità di contribuire ad una sua migliore gestione

turistica; gli eventi turistici, infatti, permettono di correggere

l’andamento stagionale del turismo, distribuendo i flussi turistici

durante tutto l’arco dell’anno.

b) nella capacità di amplificare la notorietà della località e

rafforzarne il posizionamento nel mercato delle destinazioni

concorrenti;

c) nell’opportunità che essi costituiscono per diversificare o

ampliare il target di riferimento.

d) nella possibilità che offrono di conseguire una serie di benefici di

lungo periodo, quali, ad esempio, l’accelerazione dei processi di

investimento nell’area, derivanti dalla necessità di dotarsi di nuove

infrastrutture in grado di accogliere un evento o di supportare una

domanda da esso generata.

Soffermiamoci ora sulla fattispecie specifica degli eventi sportivi:

ad essi si è iniziato a ricorrere di sovente, per dare al territorio

notorietà e vetrina, oltre che spinta all’economia dell’area. Basti

pensare alla corsa alle candidature intrapresa da numerose città, per

ospitare eventi, soprattutto qualora si tratti di mega-eventi quali le

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olimpiadi, o più in generale, di elevata notorietà (campionati

mondiali o europei). L’ interesse nei loro confronti è riconducibile

inoltre, come si è detto, allo sviluppo che sta interessando la

domanda sportiva e, più in generale, all’interesse dei consumatori

nei confronti dello sport, sia da praticanti che da spettatori.

Schematizzando, si ricorre all’organizzazione di questa tipologia

d’evento per attirare flussi turistici verso una destinazione:

a) perché rappresentano un momento importante in termini di

comunicazione e promozione, nonché di creazione di un’ immagine

di una destinazione;

b) permettono di generare elevati flussi incoming durante l’evento e

ulteriori flussi proiettati negli anni a seguire;

c) rappresentano una soluzione utile sia per il lancio di una località,

che per intervenire nella gestione di una destinazione matura.

Una classificazione interna di tali eventi può essere raggiunta

guardando, da un lato, alla loro dimensione-portata e, dall’altro, alla

loro durata. In questo modo la dottrina16

individua solitamente le

seguenti quattro categorie di eventi sportivi:

a) eventi organizzati in luoghi differenti ad intervalli annui o più

ampi (olimpiadi, mondiali);

b) eventi organizzati in un numero limitato di luoghi che ne sono

interessati più volte durante lo stesso anno (campionati sportivi di

varie discipline);

c) eventi organizzati periodicamente in luoghi specifici e

determinati; in questi casi il luogo diventa la location per quello

specifico evento e a questo si collega in modo intrinseco.

16 Cfr. M. Hall, “Hallmark Tourist Events, Impacts, Management and

Planning”, Belhaven Press, London, 1992

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Tale classificazione permette anche di evidenziare un differente

rapporto dell’evento con il territorio ospitante e con la capacità del

primo di veicolare il nome e l’immagine del secondo, in relazione,

appunto, all’episodicità o continuità, alla relazione tra tipologia di

disciplina e caratteristiche del territorio. Attraverso gli eventi

sportivi è possibile anche pervenire ad una classificazione del

pubblico che vi assiste e partecipa. In questo caso variabile di

definizione sarà la modalità con cui i vari soggetti partecipano

all’evento: una partecipazione “attiva”, da un lato, contro una

semplice visione “passiva” della manifestazione, dall’altro,

permettono di individuare le due macro categorie dei partecipanti e

degli spettatori:

a) partecipanti attivi: prendono parte da protagonisti all’evento;

b) spettatori “live”: assistono in loco all’evento; si distinguono in

motivati, quando si recano sul luogo appositamente per assistervi

(appassionati, tifosi, familiari) e di passaggio, quando si trovano già

in loco e per curiosità assistono all’evento (turisti, residenti);

c) spettatori “indiretti”: assistono all’evento tramite i mezzi di

comunicazione. Si distinguono in appassionati, quando seguono per

interesse l’evento, involontari, quando sono spettatori “casuali”,

recepiscono cioè l’informazione semplicemente per l’esposizione

mediatica pur non essendo direttamente interessati all’evento.

Ciascuno di questi segmenti individuati presenta caratteri e

manifesta componenti tali da assumere un grado di importanza

differente nella capacità di vivere o meno un’esperienza e veicolare

il nome e l’immagine del territorio che ospita l’evento. Poiché la

capacità di promuovere un territorio attraverso gli eventi sportivi,

sta nella capacità di raggiungere un pubblico e di diffondere tramite

esso stesso la conoscenza, seppure a livello di immagine e notorietà

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di un territorio-destinazione, l’analisi dei fruitori è utile a

comprendere come questi possano tramutarsi in domanda per il

territorio. Per valutare i singoli segmenti sopraelencati, si possono

utilizzare i seguenti cinque parametri17

:

1) Turisti effettivi: chi assiste e partecipa da protagonista o da

addetto ai lavori ad un evento sportivo è già, a meno che non sia

residente della località, un turista vero e proprio. Su di esso la leva

della comunicazione è irrilevante, perché egli vive già un’

esperienza concreta nella località e vi ritornerà solo se

positivamente colpito;

2) Turisti potenziali: sono turisti potenziali tutti i segmenti

individuati, sia chi assiste e partecipa dal vivo, in quanto può

tornarvi per turismo, sia chi assiste all’evento comodamente dalla

poltrona di casa. Per quest’ultimo la comunicazione è essenziale;

3) Fonte di attrazione: non è solo l’evento in sé ad attrarre pubblico,

lo sono anche coloro che “fanno l’evento”. Testimonial di

particolare rilievo e fama hanno una capacità attrattiva notevole e

possono far muovere un pubblico live o suscitare l’interesse di un

pubblico indiretto;

4) Veicolo di passa parola: chi vive un’esperienza in una località

finisce col parlarne. Il passaparola è uno dei mezzi più potenti in

uno dei settori ad elevato contenuto esperienziale, come è appunto

il turismo. I turisti effettivi sono quindi un mezzo per parlare e far

parlare della località e raggiungere una domanda potenziale ancora

maggiore;

5) Ampio bacino di riferimento: a meno che non si tratti di

megaeventi, in cui si verifica un’elevata partecipazione di pubblico,

l’ampiezza del bacino di utenza è garantita dai mezzi di

17

Cfr. Risposte turismo, 2003

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comunicazione di massa, perciò solamente gli spettatori indiretti

soddisfano pienamente questo requisito.

2.2 Valutazione dell’efficacia dell’Evento.

La maggior parte degli studi sull’efficacia degli eventi, riguarda

gli impatti che essi generano o genereranno sul territorio nel quale

sono ospitati. Si tratta soprattutto di analisi condotte privilegiando

la dimensione economica dell’impatto, che indagano e tentano di

stimare, attraverso una valutazione degli effetti diretti e indotti sulla

comunità locale, l’eventuale ricchezza aggiuntiva derivante

dall’essere la location per quella determinata manifestazione18

. In

altri casi si tenta di utilizzare modelli complessi nel tentativo di

recuperare dimensioni anche non economiche interessate dal

fenomeno, così come di separare gli effetti direttamente attribuibili,

in un determinato arco temporale, all’evento stesso, da quelli che

invece si sarebbero comunque manifestati, interamente o

parzialmente, anche a prescindere dall’episodio specifico19

.

La valutazione economica di un grande evento è una attività

complessa che richiede studi specifici di una certa complessità.

Facendo una classificazione dei principali aspetti da indagare si ha:

1) Il prodotto (l’evento);

2) Il modello organizzativo;

3) I soggetti coinvolti nel processo decisionale;

18

Cfr. Hall, 1992. 19

Cfr. F. Di Cesare- F. Padrin- G. Rech, Promuovere il territorio attraverso gli eventi sportivi, una scala di misurazione per orientare le scelte, Turistica, 2003

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4) Le entrate (fonti) / le uscite (voci principali);

5) Impatti e ricadute (comunicazione e altro).

Il prodotto è il primo e fondamentale aspetto, rappresenta un check-

up della manifestazione che si intende ospitare. Le caratteristiche a

cui bisogna prestare attenzione sono:

a) partecipanti all’evento, numero e tipologia: cioè la dimensione

quali-quantitativa di chi darà alla manifestazione contenuto e

carattere;

b) durata dell’evento: a parità di altre condizioni, una maggiore

durata dovrebbe tradursi in una maggiore esposizione (mediatica e

non solo) dell’evento e del territorio;

c) notorietà dell’evento: una manifestazione di richiamo garantisce

un’attenzione maggiore nonché un accostamento in generale

positivo con il territorio ospitante;

d) domanda potenziale interessata all’evento: quanto più il tipo di

sport e la manifestazione in discussione destano interesse in una

domanda che può divenire anche domanda turistica (entro ed oltre i

confini nazionali), tanto più ne beneficia la politica di incoming.

Il modello organizzativo dell’evento sposta l’attenzione dal

prodotto al processo, in particolare su alcuni aspetti che influenzano

o potrebbero influenzare l’efficacia del mezzo per raggiungere

l’obiettivo finale. Questi aspetti sono:

a) natura dei soggetti promotori (da chi nasce la volontà) ed

organizzatori (chi realizza l’evento): l’ideazione, la creazione e

l’organizzazione dell’evento da parte degli operatori (pubblici e/o

privati) del territorio, influenza una pianificazione indirizzata a

conferire all’iniziativa un valore di promozione turistica per l’area;

b) composizione del comitato organizzatore (presenza di esponenti

del territorio e ruolo ricoperto): l’attenzione è puntata sul gruppo

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decisore; la possibilità che la gestione dell’incoming turistico venga

prevista e poi assegnata ad un operatore locale, è elemento di

garanzia per centrare fondamentali obiettivi di destination

management;

c) tempi di organizzazione dell’evento: è una valutazione su

costi/benefici dell’investimento di energie ed attenzione, distribuiti

in tempi più o meno lunghi;

d) permanenza di un presidio post-evento: viene valutata un’ azione

successiva alla manifestazione tesa a prolungare e irrobustire gli

effetti positivi derivanti dall’evento.

Per quanto riguarda i soggetti coinvolti nell’organizzazione

dell’evento, si focalizza l’attenzione su una delle voci del modello

organizzativo:

a) coinvolgimento di soggetti che sono espressione del territorio: gli

operatori e i cittadini, singolarmente o rappresentati da associazione

ed enti, possono avere un ruolo nell’indirizzare la realizzazione

dell’evento verso obiettivi allargati, che troverebbero nella

manifestazione uno strumento in gradi di assicurarne il

raggiungimento;

b) coinvolgimento di soggetti del territorio impegnati nel turismo:

la possibilità per albergatori, ristoratori, agenzie incoming, di far

sentire la propria voce, di segnalare problemi ed opportunità per il

settore di loro competenza, può contribuire a rendere l’evento stesso

appetibile ed utile al macro-obiettivo di spingere la promozione del

territorio.

Per quanto riguarda le entrate e le uscite, rappresentano un aspetto

decisamente rilevante, e cioè, la sostenibilità economica

dell’evento. In relazione alle principali fonti dalle quali trarre

sostegno per affrontare i costi di realizzazione, è utile una

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classificazione legata alla provenienza che distingua tra

finanziamenti pubblici (locali, regionali, statali), contributi privati

(interventi delle federazioni sportive, sponsorizzazioni) ed altre

fonti (i ricavi diretti dell’evento – per biglietti, iscrizioni,

merchandising – ricavi da diritti televisivi). Per quanto riguarda,

invece, le principali voci di uscita, si distingue quelle caratterizzanti

il processo organizzativo e realizzativo da quelle non

caratterizzanti: tra le prime i costi per la realizzazione di impianti

sportivi, per l’accoglienza di atleti e delegazioni, per la

comunicazione, la candidatura; tra le seconde i costi per

l’adeguamento di strutture d’ospitalità e dotazioni infrastrutturali,

nonché per la predisposizione e l’organizzazione di servizi diversi.

La distinzione è utile per poter valutare in modo collegato, ma

indipendente, le spese che trovano compimento e giustificazione

esclusivamente nella realizzazione della manifestazione da quelle

che, più in una logica di investimento, vengono sostenute per la

creazione di strutture e servizi, la cui fruizione sarà probabilmente

destinata a permanere al di là del tempo di realizzazione

dell’evento.

Per gli impatti e le ricadute si hanno le seguenti grandi categorie:

a) impatto economico: nel ricordare la complessità di valutazione

di impatto economico, per quantità, tempi, direzioni, si ritiene

opportuno prestare attenzione al coinvolgimento ed ai risultati che

afferiscono ad alcune categorie di operatori, i cui settori sono in

particolare quelli della ricettività (pernottamenti di atleti, staff,

stampa, pubblico), ristorazione (ricavi per l’erogazione di pasti e

attività di catering), trasporti (ricavi da vendita di biglietti e

abbonamenti per gli spostamenti interni alla località, nonché

trasporto privato), shopping (acquisti di varia natura effettuati da

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chi è arrivato per assistere/partecipare all’evento), intrattenimento

(spese per il divertimento, escursioni e visite guidate), distribuzione

(agenzie incoming: vendita di pacchetti ad hoc per assistere

all’evento);

b) impatto occupazionale: in questo caso si verifica la creazione di

nuova occupazione direttamente collegata con l’evento, il rapporto

volontari/occupati, la creazione di occupazione indiretta

“temporanea”, la creazione di nuova occupazione “permanente”,

cioè connessa con nuove realtà economiche create per l’evento, ma

che non esauriscono l’attività con la fine dell’evento stesso;

c) impatto comunicazionale: si valuta l’efficacia degli strumenti di

informazione e promozione utilizzati. Tra gli aspetti cui concedere

attenzione, figurano gli investimenti diretti in comunicazione e

promozione, la copertura televisiva, la copertura radiofonica, la

rassegna stampa, l’ampiezza e la dimensione del bacino d’audience

raggiunto;

d) impatto fisico-ambientale: si valutano gli interventi materiali

legati alla realizzazione della manifestazione, interventi che in

alcuni casi sono rappresentati da costruzione di opere, il cui

inserimento nel contesto e la cui fruizione da parte dei residenti,

non possono che essere giudicati positivamente, ma, in altri casi,

possono comportare conseguenze negative per l’intera area;

e) impatto socio-culturale: si presta attenzione anche alle ricadute

che l’evento può assicurare alla comunità in termini di

coinvolgimento, di benefici di breve o lungo periodo, materiali o

immateriali (momenti di aggregazione, disponibilità di nuovi

servizi, identificazione con il territorio protagonista dell’evento),

ma anche agli ostacoli e ai problemi che si possono arrecare alla

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stessa comunità (congestione del territorio, rapporto a volte

conflittuale residenti/partecipanti all’evento).

Vari studiosi hanno analizzato l’impatto economico dei grandi

eventi nelle città e nelle regioni che li ospitano: Mules (1998) ha

analizzato gli studi economici realizzati in occasione di grandi

eventi organizzati in Australia ed ha messo in evidenza alcuni

aspetti che dovrebbero essere considerati nelle valutazioni

economiche, tra questi il fatto che:

1) non tutti i visitatori che si recano in una località, sede di un

evento, possono essere considerati nell’ambito dei benefici da

questo direttamente apportati. Molte località sono già oggetto di

flussi di turisti e di visitatori che dovrebbero essere scorporati,

almeno in parte, dal bilancio generale;

2) l’aumento dei visitatori, a motivo dell’evento, avviene anche a

scapito dei visitatori che si sarebbero recati in altri luoghi della

stessa città, regione o paese. L’evento è anche all’origine di flussi

repulsivi da parte di chi vuole evitare eccessivi affollamenti, rischi

di attentati o turbolenze che questo tipo di manifestazioni, per loro

natura, possono attrarre in rapporto al grado di notorietà che

riescono a suscitare;

3) nel campo degli investimenti bisognerebbe prendere in esame

anche l’andamento del resto dei flussi economici. La

concentrazione dei finanziamenti in uno specifico settore può creare

squilibri nel resto del sistema economico;

4) le spese, che i residenti effettuano per visitare il grande evento,

potrebbero andare a scapito di altri consumi. La grande attenzione

che l’evento riesce ad attrarre crea squilibri nella domanda sia

all’interno che all’esterno dei settori economici interessati. Hall

(1997) considera gli impatti del grande evento oltre il limitato

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periodo del suo svolgimento, in cui i principali attori sono i

visitatori: vi è una eredità del grande evento che continua anche

quando l’evento si è concluso da tempo. Il grande evento

presuppone grandi investimenti per lo sviluppo che sono concentrati

nei centri urbani a detrimento delle spese sociali e di quelle per il

miglioramento della qualità della vita. Un investimento realizzato in

zone così limitate ha un impatto sul mercato immobiliare, crea

squilibri e scompensi che hanno conseguenze negative sui gruppi

sociali più deboli. Le conseguenze del dopo evento possono essere

collegate al ripianamento dei debiti contratti per la realizzazione dei

progetti, all’innalzamento delle tasse, all’aumento del turismo, e

all’aumento dei prezzi delle abitazioni. Si tratta di conseguenze non

sempre auspicate e di cui una sana gestione dovrebbe saper ridurre

gli effetti negativi.

2.3 Una nuova prospettiva: I Sistemi

Turistici Locali (STL).

Quanto detto fin’ora, in relazione sia al ruolo del turismo sportivo,

sia degli eventi e delle manifestazioni nell’ottica del marketing

territoriale, rientra in un più ampio quadro socio-politico facente

riferimento a nuove impostazioni in materia turistica, dalle quali è

impossibile prescindere. La nuova disciplina delinea infatti un

nuovo scenario politico-amministrativo di distribuzione delle

competenze tra Stato, Regioni ed Enti Territoriali che, in modo

particolare nell’ambito turistico, porta a conseguenze tanto

concettuali, quanto pratiche nell’approccio all’organizzazione ed

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allo sviluppo delle risorse nazionali. Cerchiamo di definire meglio

la questione: la legge 29 Marzo 2001, n. 135 “ Riforma della

legislazione nazionale del Turismo “, istituisce i Sistemi Turistici

Locali ( STL ), definiti dalla stessa, nell’art.5, comma 1, come

“contesti omogenei o integrati, comprendenti ambiti appartenenti

anche a Regioni diverse, caratterizzati dall’ offerta integrata di beni

culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, compresi i prodotti

tipici dell’agricoltura e dell’artigianato locale, o dalla presenza

diffusa di imprese turistiche singole o associate ”. Il secondo

comma dell’art. 5 prevede inoltre che gli enti locali e i privati

promuovano i sistemi turistici di concerto con gli enti funzionali, le

associazioni di categoria e tutti i soggetti pubblici e/o privati

comunque interessati all’attività turistica. I commi successivi

definiscono i livelli di intervento: dall’innovazione tecnologica alla

riqualificazione urbana e ambientale, fino ai temi della qualità,

intesa come norme di sicurezza e standard dei servizi a tutela dei

diritti del turista. Nel corso del processo di applicazione della

135/2001 si è inserita inoltre la riforma del Titolo V Parte seconda

della Costituzione, che ha ridefinito i rapporti Stato-Regione. In

base a tale riforma (art.118) si attribuisce una potestà regolamentare

generale alle Regioni, escludendo esplicitamente soltanto quelle

materie in cui vi è una potestà legislativa esclusiva dello Stato e

attribuisce al Comune la titolarità principale dell’esercizio delle

funzioni amministrative. Da ciò deriva la possibilità per le Regioni

di ridisciplinare completamente e autonomamente il settore

turistico. Si delinea dunque un nuovo sistema di competenze,

fondato sulla collaborazione necessaria tra il livello istituzionale

centrale e quello regionale di governo del territorio ( Multilevel

Governance ). In definitiva, in base alla legge 135/2001, i STL

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nascono quindi dal basso, per iniziativa degli enti locali territoriali e

delle imprese, e vengono riconosciuti dalla regione, ente con

potestà legislativa in materia. Comuni, imprese e comunità locale

devono lavorare insieme per migliorare la qualità delle

infrastrutture, dei servizi e dei prodotti turistici, fare promozione e

accoglienza sviluppando la funzione ospitale del luogo20

. Viene in

questo modo invertita la tendenza alla ricerca di disposizioni

provenienti dall’alto, a favore di un nuovo approccio allo sviluppo

locale, basato sulla teoria della regolazione e della collaborazione

tra stakeholders dal basso: le leggi di indirizzo sono lasche proprio

per favorire la costruzione di realtà socio- politico- economiche

“ bottom –up ”, strutturate in funzione di programmi consensuali,

affidati a patti e regolamenti locali, a scelte concordate che la

Regione premia e sostiene: la forza dei Sistemi Turistici Locali è

nei legami liberamente sottoscritti e riconosciuti come meritevoli

dalla regione21

.

Quella appena delineata è dunque l’evoluzione normativa che ha

portato alla nascita di questa nuova realtà dei STL; ora, per

comprendere al meglio anche le implicazioni pratiche che

scaturiscono dalla loro creazione, può essere utile approcciarvi

tramite un modello d’analisi: il modello in questione, predisposto

appunto per esplorare e descrivere le problematiche di marketing e

management di questi sistemi di offerta turistica territorialmente

localizzati, poggia sulla matrice concettuale dell’approccio

sistemico vitale, sui concetti di struttura, sistema e schema

organizzativo. In base all’approccio sistemico vitale (ASV) un

sistema per essere vitale ed avere la possibilità di sopravvivere in

20

Cfr. T. Pencarelli- F. Forlani, Marketing e management delle destinazioni turistiche. L’esperienza di alcuni STL italiani, 2005. 21

Cfr. N. Costa, I professionisti dello sviluppo turistico locale, Hoepli, 2005.

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un particolare ambiente, deve comporsi di un organo di governo

(organo decisore) e di una struttura operativa (organo esecutore),

deve avere una finalità chiara e condivisa, deve essere in grado di

connettersi con l’ambiente circostante (ambiente mercato, ambiente

politico, ecc.). Nel modello sistemico vitale si ipotizza, in

definitiva, che l’efficacia sistemica dipenda dalla capacità

dell’organo di governo di assicurare al sistema una guida sicura

nella sua dinamica evolutiva e di garantire la necessaria

integrazione dei subsistemi in esso operanti. La struttura è dunque

l’insieme di componenti e di relazioni tra componenti, che esprime

la capacità di conseguire dei risultati attraverso un comportamento

orientato ad un fine. La struttura in azione, ossia la struttura

orientata al raggiungimento di un fine comune, rappresenta il

sistema. L’emergere del sistema, rispetto alla struttura, pertanto, si

ha fondamentalmente:

1) dall’individuazione di una finalità, di un complesso di obiettivi e

nella capacità della struttura a perseguirli;

2) dall’attribuzione di un ruolo alle diverse componenti strutturali,

coerente in vista del conseguimento della suddetta finalità;

3) dall’emergere di interazioni tra le componenti strutturali e tra la

struttura unitaria complessiva e quella di altri sistemi con i quali il

sistema focalizzato interagisce, nonchè nella presenza di

meccanismi di feed-back.

Lo schema organizzativo è genericamente inteso come un disegno

di processi e di attività da realizzare attraverso una specifica

successione di relazioni tra le componenti interne, interagenti tra

loro e con le componenti esterne22

. Spostando l’ottica nel campo dei

fenomeni imprenditoriali, l’organo di governo, sulla base delle

22

Cfr. G. Golinelli, L’approccio sistemico al governo dell’impresa, CEDAM, Padova, 2000.

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finalità dell’impresa e una volta prefissati gli obiettivi, disegna una

mappa appropriata di possibili interazioni tra le componenti interne

e tra alcune di esse con alcune componenti esterne. E’ proprio nel

concetto di schema organizzativo, quindi, che si sostanzia il

passaggio logico dalla struttura al sistema;ed è dunque evidente la

centralità del ruolo dell’organo di governo nella gestione del

sistema turistico, in quanto, tramite la predisposizione e

l’adeguamento dello schema organizzativo, consente l’evoluzione

sistemica della struttura, dimostrandosi l’effettivo regista

dell’offerta. Il modello d’analisi di seguito riportato (figura 2, pag

41), cerca di fare luce sulle problematiche d’emersione dei sistemi

d’offerta turistica territoriali attraverso la somministrazione

all’Organo di Governo di una serie di domande, che indagano la

struttura del sistema (Dove? e Chi?), lo schema organizzativo che

permette il divenire sistemico (Perché? Per chi? Cosa? Come?) e

l’immagine complessiva del sistema:

1. Dove emerge il sistema? (il territorio come insieme di risorse e

capacità utilizzabili dal sistema).Il territorio è la dimensione

fondamentale assunta a riferimento dalla legge 135/2001.

2. Chi fa emergere il sistema? (l’organo di governo (il soggetto o i

soggetti leader), i soggetti presenti ed agenti sul territorio e le loro

modalità d’interazione). In questa fase va esplosa l’organizzazione

del sistema, ovvero vanno individuati gli attori dell’offerta turistica

e la struttura di relazioni e interazioni che li tiene legati (facendoli

agire in una logica sistemica).

3. Perché si fa emergere il sistema? (le finalità e la filosofia del

sistema: gli obbiettivi, la cultura, la fiducia nel territorio e nei suoi

attori come elementi di unità e consapevolezza del sistema

turistico). Nell’analisi del sistema è essenziale pervenire alla

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comprensione delle finalità sistemiche e della filosofia guida del

sistema stesso. La filosofia del sistema è determinata innanzitutto

dagli obbiettivi (mission) che individuano e definiscono la ragione

d’essere stessa del sistema.

4. Per chi produce il sistema? (i segmenti di mercato per i quali si

progetta e si allestisce l’esperienza turistica). Si cerca d’identificare

i segmenti di mercato scelti come target e che, in linea di principio,

dovrebbero essere il riferimento su cui progettare le esperienze

turistiche. Si cercherà di comprendere la tipologia di ricerche di

mercato effettuate e le scelte di segmentazione e posizionamento.

Va valutata, inoltre, l’esistenza o meno di un sistema informativo di

marketing affidabile, capace di monitorare la domanda attuale e di

stimare quella potenziale.

5. Cosa produce il sistema? (l’esperienza turistica composta di

sensazioni, emozioni e ricordi). L’analisi del sistema turistico nella

prospettiva dell’economia d’imprese ci porta ad analizzare

l’esperienza vissuta dai clienti-ospiti in quanto questa è l’output del

sistema stesso. Per capire il prodotto esperienza proposto dal

sistema occorre esplicitare le aspettative che si vogliono soddisfare

e, di conseguenza, le emozioni e le sensazioni che si vogliono far

vivere agli ospiti attraverso un’accurata orchestrazione

dell’esperienza.

6. Come produce il sistema? (Lo script o il copione dell’esperienza

turistica). Occorre analizzare le modalità di progettazione e di

gestione del “processo produttivo”, cioè la progettazione e la

gestione delle relazioni tra gli attori e dei rapporti tra e con gli

ospiti. L’analisi va condotta tenendo conto che nel turismo la

partecipazione del turista al processo produttivo della propria

vacanza è talmente forte e motivata da poter affermare che, in molti

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casi, è proprio quest’ultimo che ricopre in modo esclusivo il ruolo

di regista-produttore. In base al ruolo del turista nella progettazione,

nell’organizzazione e nella produzione del viaggio si possono

osservare un continuum di modalità organizzative dei prodotti

esperienza che ha per estremi le vacanze “One to one” (fai da te) e

“Package” (tutto etero-organizzato), mentre la situazione

“Network” si pone in posizione intermedia. Lungo tale continuum

si trovano modalità di relazione tra domanda e offerta in cui

diminuisce il ruolo attivo e la partecipazione dell’utilizzatore

(minore flessibilità del prodotto), mentre aumenta il grado di

controllo e di governo del sistema d’offerta (maggiore possibilità di

progettare e di gestire il complesso delle relazioni).

7. Quale è l’immagine complessiva del sistema?

L’immagine (reputazione) è la risultante delle dimensioni sopra

riportate, configurandosi come il sistema nel suo complesso agli

occhi degli osservatori esterni (sovra sistemi) ed interni

(subsistemi). Nella prospettiva sistemica l’immagine o la

reputazione di un sistema turistico è quindi la risultante

dell’immagine emersa nelle n esperienze turistiche vissute dai

turisti in un dato sistema territoriale e dell’immagine istituzionale

comunicata dal sistema stesso. Per ogni STL è quindi importante

comprendere se esiste o meno nella mente dei turisti attuali e

potenziali un’immagine del sistema percepita come unitaria, e se

c’è coerenza fra l’immagine che percepiscono i sovra-sistemi e i

sub sistemi e quella progettata dall’organo di governo (identità del

marchio).

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Figura 4: Un modello di analisi manageriale dei sistemi turistici locali

Fonte: T. Pencarelli- F. Forlani, Marketing e management delle

destinazioni turistiche. L’esperienza di alcuni STL italiani, 2005.

iiimm

Chi?(soggetti

agenti sul

territorio)

Dove? (il

territorio,risorse

e vincoli)

Perché?

( mission)

Come?(copione

dell’esperienza)

Per chi? (target

di mercato)

Cosa?

(il prodotto)

Immagine

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Capitolo 3: Il format “Cose Mai Viste” del

Parco Regionale dei Castelli Romani.

3.1 I Castelli Romani.

L’area ed i Comuni.

Con la denominazione “Castelli Romani” si indica un insieme di

paesi o cittadine dei Colli Albani, situati a pochi chilometri di

distanza da Roma, in direzione sud-sud/est, nel territorio

corrispondente all'antico Latium Vetus.

Per ciò che riguarda l’assetto geografico dei Castelli Romani, questi

occupano i resti di un antico apparato vulcanico: il Vulcano Laziale.

L’attività del Vulcano iniziò circa 600.000 anni fa, e, dopo una

lunga evoluzione che alternò fasi eruttive a periodi di stasi, si

protrasse sino a circa 2000 anni fa ( Tito Livio ed altri storici sono

testimoni di alcuni piccoli fenomeni eruttivi verificatisi ai loro

tempi), momento in cui i Colli Albani assunsero la conformazione

che tutt’oggi conservano. In una immaginaria vista dall’alto

possiamo distinguere due anelli montuosi concentrici: uno più

grande (il recinto esterno), che evidenzia una bocca craterica a

forma di ferro di cavallo che da Grottaferrata giunge fino a Velletri,

di 10 km circa di diametro, ed un altro più piccolo (il recinto

interno), formato da Monte Cavo e dai monti delle Faete di 1,5 km

circa di diametro. In quest’ultimo vi sono le vette più alte dei Colli

Albani, con i 956 metri s.l.m. del Maschio delle Faete. La bocca

principale del Vulcano Laziale occupava l'intera aerea compresa nel

recinto esterno dei Castelli: quando collassò, diede origine a varie

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bocche secondarie, comprendenti il recinto interno con Monte Cavo

ed altre bocche minori, divenute dei bacini lacustri tra i 100.000 ed i

20.000 anni or sono; di tali specchi d’acqua, sopravvivono oggi solo

i laghi di Nemi ed Albano, mentre gli altri sono stati prosciugati nel

corso dei secoli.

Figura 5: I Colli Albani visti dall’alto. Si notino gli anelli montuosi formati dal collasso del vulcano.

Fonte: www.castelliromanitour.it

La denominazione “Castelli Romani”, come ha ricostruito lo

storico Giuseppe Tomassetti (1848-1911), risale al XIV secolo,

quando molti abitanti di Roma, per sfuggire alle difficoltà

economiche e politiche derivanti dalla Cattività Avignonese, si

rifugiarono nei castelli delle famiglie feudali: dopo la caduta

dell’Impero Romano infatti, in quest’area si verificò con grande

intensità il fenomeno del cosiddetto “Incastellamento”, ovvero lo

spostamento in uscita dalla metropoli verso le zone ad essa

adiacenti. Di tale movimento furono prime protagoniste le famiglie

più abbienti di Roma, che, inizialmente, costruirono nell’area delle

semplici fortezze da adibire a punti di controllo dei propri

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possedimenti terrieri; nel tempo queste piccole fortificazioni

evolsero in costruzioni sempre più elaborate, per divenire dapprima

residenze baronali private, poi veri e propri feudi popolati: è dunque

nell’epoca tardo-medievale, e nell’azione delle famiglie Colonna,

Savelli, Sforza, Chigi, Aldobrandini, Torlonia, che risiedono le

origini di quelli che sono oggi i sedici comuni di quest’area, ed è

pertanto possibile affermare che lo sviluppo dei pascoli e delle

attività agricole contribuirono in maniera determinante a favorire la

trasformazione del paesaggio naturale. La fine del XVI secolo fu

caratterizzata da un forte incremento demografico non solo della

città di Roma, ma di tutti gli insediamenti abitativi circostanti. La

produzione agricola dei Castelli Romani è sempre stata legata alle

esigenze alimentari del mercato romano. Per far fronte

all’incremento della domanda delle produzioni agricole, vennero

messe a coltura nuove terre favorendo la conversione dei boschi

originari. Il nuovo tracciato della via Appia (iniziata nel 1563-1564)

e l’apertura della nuova Porta S. Giovanni nelle mura di cinta della

città di Roma, favorirono, oltre agli scambi commerciali, anche il

turismo agreste, attraverso il quale venivano apprezzate le bellezze

del paesaggio e la bontà dei prodotti agricoli. L’attività agricola dei

Castelli Romani, pertanto, non era più da considerarsi limitata alle

esigenze di rappresentanza delle ville-podere, ma assumeva via via

un ruolo di vera e propria economia di mercato. L’incremento

demografico della città di Roma e lo sviluppo dell’attività agricola,

con particolare riferimento a quella vitivinicola, determinarono una

forte richiesta di mercato del legname caratterizzata:

– nel primo caso, dalla domanda di materiale per l’edilizia,

arredamento e riscaldamento;

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– nel caso della vitivinicoltura, dalla richiesta di materiale per le

nuove tecniche colturali (passoni, rompitratta, capitesta, reginelle

ecc. ecc.), e per i processi di vinificazione (botti, barili, tini, tinozze,

bigonci, ecc. ecc.).

Per far fronte a queste nuove esigenze di mercato, venne introdotta

la coltivazione dei boschi di castagno governati a ceduo con riserva

di matricine. Attraverso l’introduzione di questa specie furono

soppiantate gran parte delle selve originarie che attualmente sono

relegate a boschi residuali o relittuali. L’attuale assetto

vegetazionale del territorio dei Castelli Romani, è il risultato quindi

delle profonde modificazioni che, a partire dal XVI secolo, hanno

determinato la trasformazione del paesaggio naturale in quello più

antropizzato in cui si alternano centri urbani, coltivi ed aree

boschive.

Per comprendere meglio l’odierna realtà geo-politica dei Castelli

possiamo suddividerli in diverse sottozone:

l' area Tuscolana (Colonna, Frascati, Grottaferrata, Monte

Porzio Catone, Monte Compatri, Rocca di Papa, Rocca Priora

facente perno su Frascati;

l' area Appia o Albana (Albano Laziale, Ariccia e Castel

Gandolfo) facente perno su Albano Laziale;

l' area Lanuvina (Lanuvio, Genzano di Roma, Nemi) facente

perno nominalmente su Lanuvio ma effettivamente su Genzano di

Roma;

Velletri e Lariano, che potremmo chiamare area Artemisia,

sono un'area a se stante, così come Marino, che rappresenta l'anello

di raccordo tra area Tuscolana e Albana.

La superficie totale dei Castelli Romani, considerando i sedici

comuni elencati, è di 435,86 km2, con una popolazione di 291.056

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abitanti. Il comune dei Castelli con la maggiore estensione

territoriale è Velletri, seguito da Rocca di Papa, mentre il più

piccolo è Colonna; il comune con il maggior numero di abitanti è

ancora Velletri, seguita da Albano Laziale e da Marino. Velletri è il

settimo comune della provincia di Roma per numero di abitanti,

mentre Albano Laziale è il decimo, Marino il dodicesimo.

Comune Estensione (km²) Popolazione

Albano Laziale

23,80 38215

Ariccia

18,36 18060

Castel Gandolfo

14,71 8619

Colonna

3,50 3603

Frascati

22,41 20671

Genzano di Roma

18,15 22742

Grottaferrata

18,36 20422

Lanuvio

43,91 12019

Lariano 27 11.818

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Marino

26,10 37684

Monte Compatri

24,38 9506

Monte Porzio Catone

9,36 8695

Nemi

7,36 1946

Rocca di Papa

40,18 14669

Rocca Priora

28,07 11282

Velletri

113,21 51.105

Figura 6: I Comuni dei Castelli Romani.

Fonte: www.castelliromanitour.it

3.2 Il parco Regionale dei Castelli Romani.

L’esperienza del Parco Regionale dei Castelli Romani inizia nel

1984, con la Legge Regionale N 2 del 13 gennaio, in cui, all’Art. 1,

si legge:

“Allo scopo di tutelare l' integrità delle caratteristiche naturali e

culturali del vulcano laziale dei monti Albani, di valorizzarne le

risorse ai fini di una razionale fruizione da parte dei cittadini e per

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contribuire al riequilibrio territoriale ed allo sviluppo sociale ed

economico delle popolazioni interessate, e' istituito il parco

regionale dei Castelli romani …”, compreso nel sistema dei parchi

regionali e delle riserve naturali del Lazio, istituito dalla Legge

Regionale N 46 del 28 novembre 1977, e dalla stessa definito come

“parco suburbano”. Con la legge del 1984 dunque, viene affidata

competenza al neonato ente su di un territorio di quasi 15.000

ettari, comprendente 15 istituzioni comunali ( Albano Laziale,

Ariccia, Castel Gandolfo, Frascati, Genzano, Grottaferrata,

Lanuvio, Lariano, Marino, Monte Compatri, Monte Porzio Catone,

Nemi, Rocca di Papa, Rocca Priora e Velletri ), ed una popolazione

di quasi 300.000 abitanti. Nei suoi primi anni di vita, l’Ente si è

strutturato soprattutto con servizi di vigilanza, didattica ambientale

e promozione, ma è con l’avvento della Legge Regionale 29/97 sui

Parchi, che ha certamente ottenuto un ruolo più incisivo sul

territorio, non solo come forma di tutela, ma anche come

opportunità lavorative compatibili. Questa evoluzione del concetto

di Parco da “Ente che Tutela” a quello di “Opportunità” è di

importanza cruciale, e può essere meglio intesa andando a

confrontare i testi delle due leggi che sanciscono ufficialmente

questo passaggio: l’Art. 1 della Legge Regionale 46/77, e l’Art. 3

della Legge Regionale 29/97, entrambi relativi alle finalità del

sistema delle aree protette del Lazio, presentano infatti delle

sostanziali differenze, indici proprio del nuovo ruolo e delle nuove

responsabilità di cui un Parco deve farsi carico. Nel primo caso si

legge dunque che “..nell’ambito della politica diretta al riequilibrio

territoriale, allo sviluppo economico, ed al miglioramento delle

condizioni di vita delle comunità locali interessate, la Regione

Lazio, detta norme per l' istituzione di parchi e di riserve al fine di

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conservare le risorse naturali, di difendere il paesaggio e l' ambiente

e di concorrere alla corretta fruizione del territorio per gli scopi

sociali, ricreativi, scientifici, didattici e culturali ..”, ed è subito

chiaro come i concetti chiave di questo discorso siano quelli di

conservazione, difesa, fruizione. I due commi dell’Art. 3, L. R.

29/97, propongono invece nuovi punti di vista, elencando, al primo

comma, come obiettivi di un’area protetta:

“a) la tutela, il recupero e il restauro degli habitat naturali e dei

paesaggi, nonchè la loro valorizzazione;

b) la conservazione di specie animali e vegetali, di singolarità

geologiche, di formazioni paleontologiche e di ambienti naturali

che abbiano rilevante valore naturalistico ed ambientale;

c) l'applicazione di metodi di gestione e di restauro ambientale allo

scopo di favorire l'integrazione tra uomo ed ambiente anche

mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici,

storici e architettonici e delle attività agro- silvo- pastorali e

tradizionali;

d) la promozione di attività di educazione, formazione e ricerca

scientifica, anche interdisciplinare, nonchè di attività ricreative

compatibili;

e) la difesa degli equilibri idraulici ed idrogeologici;

f) la valorizzazione delle risorse umane attraverso misure integrate

che sviluppino la valenza economica, educativa delle aree protette.”

Aggiungendo poi al secondo comma che “Nelle aree naturali

protette si promuove la valorizzazione e la sperimentazione delle

attività produttive compatibili con l'esigenza di tutela dell'ambiente

e che favoriscono nuove forme di occupazione. A tal fine si

incentiva la più ampia partecipazione degli enti locali e delle forze

sociali presenti nel territorio al fine di conseguire forme di sviluppo

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economico e di ricerca di nuove opportunità lavorative

compatibili.”

Ecco dunque che il passaggio è delineato, ed oltre a tutelare,

difendere, e conservare il proprio patrimonio territoriale, il Parco

deve anche essere in grado di valorizzarlo, rendendolo parte

integrante della comunità di riferimento, soprattutto in ottica

occupazionale, applicando, in ultima analisi, alla strategia

d’impresa i principi della sostenibilità, fungendo da centro di

convergenza delle diverse realtà che agiscono nel proprio territorio,

per costruire strategie di gestione condivise, attraverso un percorso

di partecipazione aperto, anche per accogliere esigenze e necessità

legate a tutte le altre attività che si svolgono nel territorio stesso.

A fronte di questi stimoli l’Ente ha approvato ( nel 1984, e poi

modificato nel 1999 ) il proprio Statuto, a definire sia i ruoli e

l’organizzazione interna, sia i piani di gestione relativi all’intera

area.

Organizzazione interna.

Sono quattro gli organi principali di gestione dell’Ente Parco:

1) il Presidente: nominato dal Consiglio Direttivo, ha la legale

rappresentanza dell'ente, ne indirizza e coordina l'attività, tratta le

questioni che gli sono delegate dal Consiglio Direttivo e adotta i

provvedimenti urgenti ed indifferibili di competenza del Consiglio

stesso;

2) il Consiglio direttivo: è composto da sette membri, scelti tra

persone che si siano distinte per gli studi e per le attività nel campo

della protezione dell'ambiente; a quest’organo spetta, oltre la

nomina del Presidente:

a) adottare il regolamento ed il piano per l'area naturale protetta;

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b) adottare lo statuto dell'ente;

c) adottare i bilanci preventivi e consuntivi, il programma

pluriennale di promozione economica e sociale e i progetti per

l'utilizzazione dei fondi destinati agli investimenti;

d) esercitare i poteri di indirizzo e di controllo per la gestione

dell'ente in conformità alle direttive della Regione e deliberare in

ordine alle altre questioni amministrative di carattere generale (

rilascio nulla osta, utilizzazione del patrimonio forestale ) non

rientranti nelle competenze del direttore o non delegate al

presidente.

3) il Collegio dei revisori dei conti: composto da tre membri,

esercita il riscontro contabile sugli atti del Parco secondo le norme

di contabilità della Regione e sulla base dei regolamenti dell'ente

stesso.

4) la Comunità: i presidenti delle province, i sindaci dei comuni e i

presidenti delle comunità montane nei cui territori sono ricomprese

le aree naturali protette, costituiscono la comunità dell'area naturale

protetta o del sistema delle aree naturali protette gestite

unitariamente, ciascuno con responsabilità pari alla quota di

partecipazione territoriale definita dalla relativa legge regionale

istitutiva. La quota di partecipazione è definita con riferimento alla

percentuale della superficie comunale compresa nell'area protetta,

nonchè alla percentuale della quota di partecipazione del comune

alla superficie complessiva dell'area protetta. Il suo parere è

obbligatorio:

a) sul regolamento dell'area naturale protetta;

b) sul piano dell'area naturale protetta;

c) sul bilancio e sul conto consuntivo dell'ente;

d) su altre questioni a richiesta della maggioranza dei componenti

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del Consiglio direttivo dell'ente.

Piani di Gestione dell’area.

Sono principalmente due gli strumenti che il Parco ha a

disposizione per ottimizzare la pianificazione del territorio:

1) il Piano di Assetto: un programma dell’area naturale protetta,

redatto dall’ ente stesso, che, ai fini della tutela e della promozione

dei valori naturali, paesistici e culturali presenti nell'area stessa,

prevede:

a) la perimetrazione definitiva dell'area naturale protetta;

b) le destinazioni di uso pubblico o privato dell'area naturale

protetta e le relative norme di attuazione con riferimento alle varie

aree;

c) i diversi gradi e tipi di accessibilità veicolare e pedonale,

prevedendo in particolare percorsi, accessi e strutture idonee per i

disabili, i portatori di handicap e gli anziani;

d) i sistemi di attrezzature e servizi per la funzione sociale dell'area,

quali: musei, centri di visita, uffici informativi, aree di campeggio e

attività agrituristiche;

e) gli indirizzi ed i criteri per gli interventi sulla flora, sulla fauna,

sui paesaggi e sui beni naturali e culturali in genere;

f) l'organizzazione generale del territorio e la sua articolazione in

zone caratterizzate da forme differenziate di tutela, godimento ed

uso ( zonizzazione ).

2) il Programma Pluriennale di Promozione Economico –

Sociale ( PPPES ): tramite questo strumento, l'organismo di

gestione promuove le iniziative atte a favorire lo sviluppo

economico e sociale delle collettività residenti all'interno dell'area

stessa e dei territori adiacenti. In esso sono indicati interventi

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coordinati con quelli dello Stato, della Regione e degli enti locali

interessati, per lo sviluppo di attività compatibili, e sono individuati

i soggetti chiamati alla realizzazione degli interventi stessi. Il

PPPES prevede dunque:

a) la concessione di sovvenzioni a privati o enti locali per il

mantenimento ed il ripristino delle caratteristiche ambientali e

paesaggistiche dei luoghi tutelati e delle tipologie edilizie;

b) la predisposizione di attrezzature, di impianti di depurazione e

per il risparmio energetico, di servizi e strutture di carattere

turistico- naturalistico da gestire in proprio o da concedere in

gestione a terzi sulla base di specifiche convenzioni;

c) l'agevolazione o la promozione di forme di associazionismo

cooperativo tra i residenti nell'ambito dell'area naturale protetta per

l'esercizio di attività tradizionali, artigianali, agroforestali, culturali,

di restauro, di servizi sociali e di biblioteche e di ogni altra

iniziativa atta a favorire lo sviluppo di un turismo ecocompatibile.

d) la gestione di speciali corsi di formazione, in conformità alle

indicazioni del piano regionale di formazione professionale, al

termine dei quali è rilasciato il titolo ufficiale ed esclusivo di guida

dell'area naturale protetta.

Alla base dell’operato del Parco c’è dunque una complessa catena

di progettazione e gestione, i cui elementi determinano, in

proporzione variabile, le azioni che l’Ente attua periodicamente. Il

Parco, in quanto parte del Sistema dei Parchi e delle Riserve della

Regione Lazio, riceve gli obiettivi programmatici dalla Regione,

nello specifico dall’Assessorato all’Ambiente e Cooperazione fra i

Popoli, da cui il Sistema dipende. L’attività dell’Ente deve dunque

rispondere ad una duplice sollecitazione, che prende corpo

dall’analisi delle esigenze del territorio. La programmazione

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implica la distribuzione dei fondi reperiti sia attraverso le

assegnazioni regionali sia con il finanziamento di progetti specifici

elaborati dal Parco. Con l’approvazione del bilancio il Parco può

operare sul territorio lavorando sui progetti assegnati ai diversi

uffici in cui si articola l’Ente. Per esemplificare, ecco i dati relativi

agli investimenti effettuati dall’Ente nella stagione 2007/08:

FONTI DI FINANZIAMENTO €.

Regione Lazio 482.220

Progetti predisposti dal Parco 248.000

Canoni e vendita beni mobili 46.100

Sponsorizzazioni da privati 6.500

Totale 782.820

COME SONO STATI SPESI I FINANZIAMENTI

Gestione dell’aera protetta 107.860

Centri sosta e manutenzione 245.500

Sentieristica e tabellazione 25.600

Educazione e comunicazione 114.840

Gestione amministrativa 76.000

Spese di funzionamento 135.500

Servizio a cavallo 14.800

Spese obbligatorie per il personale 20.550

Pubblicazioni e stampati 42.170

Totale 782.820

Figura 7: Finanziamenti ed Investimenti del Parco nella stagione 2007/08.

Fonte: Rapporto sulle Attività 2007/2008 del Parco Regionale dei Castelli Romani.

La prevalenza degli investimenti riguarda la realizzazione di

progetti per i quali il Parco convoglia risorse economiche sul

territorio: punti informativi, aree di sosta, percorsi attrezzati,

gadget, pubblicazioni, sentieristica, carte, visite guidate, didattica

per le scuole …Un’azione finalizzata dunque a favorire la scoperta

dell’area protetta, al rafforzamento delle strutture ricettive, del

turismo ambientale, dell’associazionismo, da cui non deriva

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soltanto conoscenza e maggiore consapevolezza delle qualità

territoriali, ma anche benefici economici per alcune categorie

imprenditoriali impegnate in questi settori. Analizzando nello

specifico il modo in cui il Parco ha saputo rinnovarsi e riproporsi, si

deve necessariamente partire dall’opera di manutenzione delle

strutture e delle attrezzature che, da sempre, offrono la possibilità di

vivere il territorio dei Castelli in modo corretto: in quest’ambito

l’Ente ha in primis realizzato e recuperato tre aree di sosta fra

maggio e giugno 2008, nei boschi tra Velletri e Lariano, portando

così a diciotto i punti del Parco dove fermarsi per riposare o per

concedersi un pranzo al sacco: l’area di sosta “Donzelletta”, a

Lariano, è attrezzata per i disabili, secondo le direttive del Parco e

del Sistema delle Aree Protette della Regione Lazio che tendono a

rendere fruibile al maggior numero di persone possibile i percorsi

all’interno dei Parchi regionali; l’area “Arcioni”, a Velletri,

consente la sosta nel mezzo di un caratteristico bosco

dell’Artemisio, monte che ospita anche l’area attrezzata Fonte

Turano; ad agosto 2008 infine, un nuovo intervento del Parco ha

restituito ai cittadini il bosco del Ferentano a Marino: tavole e

panche rimesse a nuovo, rimozione dei rifiuti e chiusura alle auto

della via d’accesso aperta abusivamente. E’ stata poi riqualificata la

rete sentieristica che percorre per intero il territorio dei Colli

Albani, ed è stata pubblicata una Carta dei Sentieri del Parco; è

stato realizzato un sentiero interpretativo nel circuito del Lago

Albano, ed è stato allestito un percorso didattico autoguidato nella

sede del Parco, a Villa Barattolo ( Rocca di Papa ), formato da 24

strutture ( pannelli, plastici, bacheche ) che accompagnano il

visitatore fornendo informazioni sugli aspetti naturalistici dell’area.

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Per quanto riguarda invece l’opera di riqualificazione

dell’immagine del Parco stesso, questa passa attraverso tre tipologie

di intervento:

1) Logotipo: il rinnovamento dell’immagine del Parco parte dalla

creazione di un nuovo logo, che va a sostituire il Capitello corinzio

che dal 1984 ha rappresentato l’Ente. Il nuovo logo evoca e ben

rappresenta i caratteri peculiari del territorio dei Castelli: pur nella

semplicità del segno, sono simboleggiati e ben riconoscibili il lago

Albano e il lago di Nemi, Monte Cavo e la cresta dell’Artemisio; un

rocchio di colonna ed un capitello richiamano poi i valori

archeologici dell’area. I colori sono il blu delle acque, il verde delle

colline e l’ocra dei resti archeologici. La scritta, in varie versioni,

ma sempre compatta, completa il logotipo.

Figura 8: Il vecchio Logo del Parco. Figura 9: Il nuovo Logo.

Fonte: www.parcocastelliromani.it

2) Comunicazione: il Parco si apre all’esterno, diventa interattivo.

Il sito ufficiale del Parco, PARCOCASTELLIROMANI.IT, è molto

articolato, con tantissime pagine su una quantità di argomenti che

possono soddisfare non solo le curiosità, l’interesse, la voglia di

approfondimento di chi naviga, ma possono anche essere il punto di

partenza per ricerche ad alto livello, per scoprire testi, normative,

rassegne stampa, gallerie fotografiche, analisi, studi tematici, dati di

prima mano sull’ecologia territoriale, sulla storia, sulle tradizioni.

Tiene aperto un canale di comunicazione diretta, con chi ci vuole

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scrivere, inviare osservazioni, suggerimenti o critiche, e c’è la

possibilità di ricevere una newsletter periodica con le ultime novità.

Il sito, programmato per essere fruibile anche dai diversamente

abili, è in continua crescita per quanto riguarda gli accessi ( si è

passati dai 400 contatti mensili del 2006, ai 20.000 del 2008! ), e va

sempre più strutturandosi come un vero e proprio portale dei

Castelli Romani, visto che presenta non solo le iniziative dell’Ente,

ma tutte le iniziative anche non strettamente riconducibili alle

tematiche ambientali, così che con una rapida consultazione si

possono conoscere tutte le attività programmate, con tutte le

informazioni di dettaglio. In ultimo, sul sito istituzionale vengono

pubblicate integralmente, con il testo e gli eventuali allegati, tutte le

delibere, i Nulla Osta edilizi e forestali rilasciati dal Parco, un segno

di trasparenza e correttezza amministrativa che va nella direzione

della totale apertura nei confronti dei cittadini: chiunque può

seguire l’operato del parco.

Accanto al sito ufficiale esistono altri due siti, COSE-MAI-

VISTE.IT, che è specificamente dedicato ai programmi stagionali

delle visite guidate organizzate dal Parco descritte minutamente e

con le informazioni utili per partecipare, e

CASTELLIROMANITOUR.IT, che consente di effettuare visite

virtuali dell’area protetta. Il numero verde e skype fanno il resto,

consentendo connettività a basso costo per gli utenti, e rendendo un

servizio al quale risponde un centralino sempre attivo dal lunedì al

venerdì pomeriggio.

La comunicazione del Parco è affidata inoltre ad altri due strumenti:

il “ParcoMobile”, un pulmino multifunzionale che si muove sul

territorio per far conoscere le ricchezze dell’area protetta, utile per

presenziare a manifestazioni e partecipare a iniziative sul territorio,

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ma anche utilizzabile da associazioni locali, scuole e

amministrazioni, che possono richiederne la presenza facendo una

semplice domanda all’Ente; la casa editrice “Parco dei Castelli

Romani”, creata per l’edizione di pubblicazioni che trattano il

territorio dell’area protetta.

3) Didattica: il Parco rivolge particolare attenzione all’educazione

ambientale e all’offerta di progetti rivolti sia a bambini e ragazzi

delle scuole del territorio, sia agli adulti. Non soltanto per conoscere

la natura ma, attraverso l’esperienza diretta, per creare un legame

affettivo con l’ambiente che faciliti l’assunzione di comportamenti

responsabili. L’Ente ha dunque formulato diverse proposte,

differenziate in base al target cui si rivolgevano:

A) Bambini delle scuole elementari e medie: per l’anno scolastico

2007/08 il Parco ha presentato quattro progetti di educazione

ambientale:

BOSCOFANTASTICO: Attraverso un viaggio nel mondo del

bosco e dei suoi abitanti, i bambini entrano in contatto con il

piccolo mondo amico degli gnomi del “Cerquone”. Il

progetto ha coinvolto 24 scuole per un totale di circa 1.500

bambini di età compresa fra i 3 e i 7 anni.

SCOPRIPARCO: Caccia al tesoro nel sentiero di Villa

Barattolo, sede del Parco, con osservazione del mondo

microscopico dello stagno: i ragazzi vivono l’esperienza del

contatto ravvicinato con i rapaci in cura al Parco. Sono state

17 le scuole coinvolte con oltre 900 ragazzi di età compresa

fra gli 8 e i 10 anni.

PARCO IN CLASSE: Alla scoperta del vulcano, dei boschi

misti e del mondo microscopico, per svelare i segreti della

vita dei predatori del Parco. Alle attività hanno partecipato

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800 ragazzi fra gli 11 e i 13 anni, per un totale di 13 scuole

coinvolte.

ESPLORANDO: La classe approfondisce un argomento a

scelta tra:

- gli antichi miti dei popoli latini;

- i Castelli Romani tra storia e leggenda;

- il bosco misto e il bosco di castagno;

- la storia del grande Vulcano Laziale.

Il progetto ha coinvolto 32 classi di 13 scuole, per un totale di oltre

600 ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 13 anni.

B) Ragazzi delle scuole superiori: Breve chiacchierata in classe e

seguente lezione dal vivo fra archeologia, natura e storia. Il

progetto, in fase sperimentale, ha coinvolto 10 classi di due istituti

superiori per un totale di 200 ragazzi fra i 14 e i 18 anni.

C) Adulti: l’offerta per gli adulti è articolata su diversi livelli (

l’analisi dell’organizzazione delle visite guidate verrà affrontata nel

prossimo paragrafo, in relazione al format “Cose Mai Viste” ):

Corsi: l’Ente ha organizzato, ed organizza, vari corsi di

formazione relativi a tematiche molto eterogenee: si va da

esperienze profondamente legate al territorio, quali “ Il

paesaggio dei Castelli Romani”, “Raccolta Funghi”,

“Botanica”, a percorsi di tipo gastronomico ( “Un Bosco Nel

Piatto” ), o artistico ( “Fotografia Naturalistica”), per

chiudere con format funzionali alla formazione di potenziale

personale lavorativo, quali il corso in “ Tecniche di

comunicazione, metodi e strumenti per la gestione di visite

guidate”, o il corso di “ Lingua Inglese”, e quello di “Speleo

Archeologia”.

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Concorsi: un concorso letterario, Terra di leggende, con due

sezioni, poesia inedita e racconto inedito e due sottosezioni

rivolte ai ragazzi delle scuole secondarie dei comuni del

Parco. Un concorso fotografico, Il Parco dei Castelli Romani:

gli emozionanti colori del cielo, dei boschi e delle acque, per

foto scattate nel territorio del Parco.

Convegni: cinque i convegni realizzati in otto mesi per aprire

un confronto con amministrazioni locali e cittadini sui temi di

maggiore attualità. Il primo convegno, arrivato a pochi mesi

dalla fine del lungo commissariamento del Parco, si è svolto

sul tema: Complessità e ricchezza dei Parchi Periurbani; il

secondo, in piena emergenza rifiuti, è stato intitolato Rifiuti

come risorsa; il terzo appuntamento ha focalizzato

l’attenzione sulle Opportunità di un’area protetta, nel quarto

convegno si è discusso sul tema Castelli Romani: il gusto del

turismo; il quinto, dell’ottobre del 2008, si è occupato di

“Raccolta differenziata, Riciclo e Riuso”.

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3.3 Il Format “ Cose Mai Viste”.

Tra i vari format ideati dal Parco in relazione sia ad azioni di

didattica ambientale che di promozione, emerge, per notorietà, ma

soprattutto per l’ottimo assetto organizzativo, il programma “Cose

Mai Viste”. Si tratta di un programma di visite guidate, che,

coprendo sia i luoghi più importanti e celebrati del Parco, sia quelli

meno noti e quotidiani, propone una serie di appuntamenti che

integrano, mettendole “in vetrina”, cultura, storia e tradizioni dei

Castelli Romani. Particolarmente interessante è la tipologia di visita

proposta: non si tratta infatti di semplici percorsi didattici nei quali

si acquisiscono informazioni dalla voce di una guida, ma, ferma

restando l’importanza del ruolo della “tour guide”, di veri e proprio

episodi di turismo sportivo, che offrono la possibilità di vivere in

maniera diretta il territorio, durante un’esperienza di trekking, in

mountain bike, o passeggiando nei centri storici dei comuni del

Parco: è nel territorio, infatti, che l’Ente trova la motivazione per

ideare e proporre visite guidate; un territorio che è al contempo

molto esteso e fortemente antropizzato, da sempre votato al

turismo, ma che è anche un’Area Protetta con proprie peculiarità

naturalistiche, archeologiche ed enogastronomiche: un’area dunque

che presenta una situazione ottimale per coniugare da un lato la

protezione della natura e della biodiversità, dall’altro, l’attività di

promozione economico – culturale.

2007 - L’evento venne proposto per la prima volta nell’ottobre del

2007: per ogni domenica del mese, e per la prima di novembre, fu

organizzata una visita guidata, per un totale di 5 appuntamenti. La

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quarta escursione di questa prima edizione, prevista nella residenza

papale di Castel Gandolfo, può esser considerata l’emblema delle

conquiste fatte dal Parco per mezzo di tale programma: a fronte di

un numero massimo di 35 partecipanti, assistettero alla visita ben

45 persone, e in più di 90 si videro negata la possibilità di

partecipare. Furono proprio queste cifre a suggerire l’enorme

potenzialità del format, e, di conseguenza, a sottolineare la necessità

di un attento lavoro di pianificazione, ricerca ed organizzazione per

le edizioni successive.

2008 - Quella del 2008 è l’edizione che decreta il definitivo

successo di “Cose Mai Viste”. Gli stimoli dell’avventura del 2007

vengono sapientemente elaborati, e l’attività cresce in maniera

esponenziale, diventando, nell’arco dell’intero anno, un vero e

proprio “marchio di fabbrica”, consentendo al Parco di proporsi

come punto di riferimento unico per chiunque voglia visitare i

Castelli Romani. Analizziamo nel dettaglio le iniziative che hanno

contribuito a questo successo:

Organizzazione del Calendario tematico delle visite: il

“boom” di questa edizione di “ Cose Mai Viste” fa leva in primo

luogo sull’ampliamento sia del numero che della tipologia di visite

offerte; si passa dai 5 appuntamenti dell’ottobre 2007 alle 200

escursioni, organizzate in 2 edizioni che coprono l’intero arco

dell’anno: 100 visite primaverili, distribuite nel periodo tra il 24

febbraio ed il 13 luglio 2008, ed altre 100 visite autunnali, nel

periodo tra il 7 settembre ed il 14 dicembre 2008.

Associazioni: l’aumento del numero delle visite è dovuto alla

politica di apertura del Parco nei confronti delle associazioni locali:

tramite l’istituzione di un Bando Pubblico infatti,alle associazioni è

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stata offerta la possibilità di proporre degli appuntamenti, di

inserirli nel calendario dell’evento, e di gestirli sotto la supervisione

del Parco, fornendo eventualmente anche il personale qualificato a

condurre la visita. Nel 2008 ben 18 associazioni locali hanno

collaborato con l’Ente per “ Cose Mai Viste”.

Comunicazione: a tale esponenziale aumento degli

appuntamenti, corrisponde una precisa opera di gestione dei flussi

informativi riguardanti l’attività: “ Cose Mai Viste ” diviene in

primo luogo un sito internet, COSE-MAI-VISTE.IT, visibilmente

linkato sul sito istituzionale del Parco, e contenente la descrizione

di ogni singola escursione in programma, con informazioni relative

a luoghi ed orari, alla durata ed alla lunghezza del percorso, ad

eventuali prezzi da pagare per specifici tour, al numero massimo di

partecipanti, con consigli sia sul tipo di abbigliamento ed

equipaggiamento necessari, sia sulla possibilità di partecipazione

per famiglie con infanti e portatori di handicap motori. Tutto il

materiale presente sul sito viene inoltre tradotto in due cartacei (uno

per l’edizione primaverile ed uno per quella autunnale ), stampati e

distribuiti in 10.000 copie nel territorio del Parco. Sia sul sito che

nella brochure, gli appuntamenti presentati vengono classificati e

suddivisi in 5 categorie tematiche:

a) Trekking Urbano, nei centri storici dei Comuni del Parco;

b) Escursioni naturalistiche, paesaggistiche, archeologiche;

c) Passeggiate d’autore e culturali;

d) Sportive;

e) Particolari;

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Prezzi e Modalità di Prenotazione: tutte le iniziative incluse

nel calendario sono a numero chiuso,ed è necessaria la

prenotazione. A tale scopo il Parco ha dedicato sia una linea

telefonica delle sede stessa dell’Ente, attiva dal lunedì al venerdì,

sia un numero verde. Per la partecipazione a ciascuna iniziativa è

previsto un contributo di 3 € a persona ( ad eccezione degli under18

e degli over 65 ), utili al Parco nei suoi rapporti di partnership con

le Associazioni.

Feedback : alla fine di ogni visita, l’operatore fornisce ai

partecipanti un questionario da compilare, al fine di ottenere, oltre

al giudizio sulla guida stessa, anche il “ pozzo ” di informazioni

relative al target di clientela con cui si è a contatto.

2009 – E’ ad oggi in corso l’edizione primaverile del format

(iniziata il 14 febbraio scorso, terminerà il 12 luglio ). Con la

certezza che “ Cose Mai Viste” verrà riproposto anche in autunno, e

precisando che tutti gli strumenti utilizzati per l’edizione 2008 sono

tutt’oggi presenti nel programma dell’attività, in questa sede ci si

limiterà a descrivere le ulteriori innovazioni e facilities introdotte in

questa primavera:

Calendario: cresce ancora il numero delle visite proposte.

Saranno infatti più di 200 gli appuntamenti per la sola edizione

primaverile del format; ovviamente quest’ulteriore crescita è dovuta

alla ancor più massiccia partecipazione delle Associazioni locali,

che vedono salire il proprio numero a 24.

Nuove tipologie di visita: sono state introdotte nel calendario

tematico le visite “ Dedicate ai Bambini”; sale dunque a 6 il

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numero dei Temi delle escursioni. Entrano inoltre in calendario, tra

gli appuntamenti sportivi, le uscite in barca nei due laghi vulcanici

del Parco.

Informazioni: cresce la qualità delle informazioni disponibili,

sia a livello pubblicitario che didattico. Il Parco ha infatti reso

disponibile per “ Cose Mai Viste” un servizio informativo via SMS,

che permette di essere settimanalmente aggiornati sulle escursioni

in programma. Per ciò che riguarda la didattica e la possibilità di

partecipazione alle visite, l’Ente organizza quest’anno per la prima

volta escursioni per sordi ed in lingua inglese, allargando dunque

per il pubblico le opportunità di godimento del territorio.

Ticket: Le iniziative in calendario che riportano questo

simbolo prevedono l’opportunità, a fine visita, di un pranzo a menù

fisso ed a prezzo convenzionato presso un ristorante del luogo; il

ticket verrà rilasciato dalla guida all’inizio della visita. Ad oggi

sono 9 le strutture convenzionate con il Parco presso le quali è

possibile avvalersi di questa possibilità.

Impatto zero: da questa primavera le visite

guidate del Parco saranno ad “emissioni zero”: verranno cioè

azzerati i carichi inquinanti di anidride carbonica prodotti con

l’organizzazione del programma e la partecipazione dei visitatori.

In pratica, sono stati calcolati gli impatti diretti e indotti dai

visitatori ( il cui numero è stato stimato in base all’affluenza delle

passate edizioni ), valutando il CO2 emesso. In applicazione quindi

del principio di compensazione previsto dal protocollo di Kyoto, è

stata calcolata l’estensione di bosco, di proprietà del Parco, che

deve essere vincolata, ovvero preclusa al taglio, per bilanciare tali

emissioni.

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Conclusioni.

Sebbene il discorso sin qui portato avanti sia molto legato agli

aspetti pratici ed organizzativi dell’attività presa in esame, esso

costituisce tuttavia un ottimo incipit per una riflessione più ampia

su quella che potrebbe essere l’evoluzione, nel prossimo futuro,

della realtà dei Castelli Romani. Uno spunto di riflessione, questo,

sul quale ragionare da più punti di vista, ed in funzione di due

principali aspetti: se da un lato l’interrogativo è infatti legato al

ruolo che l’intera area potrebbe ricoprire nello scenario turistico

regionale e nazionale, dall’altro, ci si deve necessariamente

interrogare sul tipo di attività che il Parco, in quanto istituzione

interna all’area, dovrebbe portare avanti. A tal riguardo è utile

considerare i report dell’edizione 2008 di “Cose Mai Viste”, i quali

indicano che più del 70% dei partecipanti all’attività è residente in

uno dei Comuni dei Castelli. Questo dato in primo luogo promuove

a pieni voti il format, che ha veramente fornito l’opportunità di

vedere delle… “Cose Mai Viste”, ma soprattutto sfida i suoi stessi

realizzatori a guardare oltre i confini dei Colli Albani in termini di

target cui proporre il servizio. Roma, città con cui i Castelli hanno

da sempre un rapporto ambivalente in termini turistici, in questo

contesto perderebbe parte del proprio valore negativo di “centro

catalizzatore” di flussi, divenendo semplicemente un ricco bacino di

utenti cui proporsi. E’ importante sottolineare, a questo punto, che

un’operazione così strutturata andrebbe a costituire il primo

esempio di offerta del prodotto “Castelli Romani”, intesi non come

agglomerato di singole realtà, bensì come Sistema Territoriale, nel

tentativo di invertire il processo di polverizzazione dell’iniziativa

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che fino ad oggi ha caratterizzato quest’area. In quanto al Parco,

avendo un peso politico maggiore rispetto alle singole

organizzazioni autoreferenziali che operano nel territorio, esso

avrebbe non solo la possibilità, ma anche tutti i requisiti adatti per

proporsi come punto di riferimento istituzionale del Sistema: anche

evitando di occuparsi direttamente della gestione e dell’indirizzo

del STL, sarebbe comunque in grado di fare da tramite, di mettere

in relazione, di far comunicare tra loro tutti gli stakeholders

coinvolti, mettendo in rete interessi pubblici e privati, in funzione di

un’unità territoriale che rilancerebbe l’immagine complessiva dei

Castelli Romani, fornendo nuove opportunità turistiche ed

occupazionali, ma soprattutto dando il via da un nuovo paradigma

sociale fatto di partecipazione e collaborazione, che, basato sulla

qualità, sull’utilizzo consapevole delle risorse, e sul senso di

appartenenza ad una Identità Comunitaria, sostituisce al freddo

progresso economico il progresso inteso come miglioramento

sociale.

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