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Borsa di studio “Fondazione Courmayeur” “Turismo diffuso ed integrato nelle località di montagna: quali prospettive?” D.ssa Elise Champvillair

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Borsa di studio “Fondazione Courmayeur”

“Turismo diffuso ed integrato nelle località di montagna:

quali prospettive?”

D.ssa Elise Champvillair

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INDICE

Premessa pag. 7

Prima fase: Tendenze e scenari del turismo montano

Capitolo 1 Tendenze e scenari del turismo attuale

1.1 Gli orientamenti del turismo mondiale pag. 9 1.2 Il flusso turistico in Italia: tendenze, dinamiche e fattori

di mutamento nel 2004 pag. 10 1.3 Italia: competitività, forze e debolezze pag. 11 1.4 Italia: fattori di attrazione pag. 13 1.5 L’innovazione nella ricettività turistica italiana pag. 15 1.6 L’Italia: un nuovo modello centrato sul “viver bene” pag. 16 Capitolo 2 Nuovi modelli nella gestione delle località turistiche 2.1 Il prodotto turistico integrato pag. 19 2.2 I distretti turistici: l’opportunità di innovare l’offerta pag. 21 2.3 Il destination management come strumento

di gestione della destinazione pag. 22 2.4 Imprese turistiche e reti di imprese pag. 23 2.5 Il turismo durevole pag. 24

2.5.1 Lo sviluppo sostenibile del territorio pag. 25 2.5.2 Europa e turismo: la Carta europea del turismo durevole pag. 26

Capitolo 3 Montagna e turismo 3.1 Le origini del turismo montano pag. 28 3.2 Il turismo montano oggi pag. 29 3.3 L’immagine della montagna pag. 32 3.3.1 L’immagine della montagna presso l’utenza finale pag. 34 3.4 Neve e turismo in Italia: come cambia la domanda pag. 36 3.5 Il turismo alpino invernale: verso nuovi modelli di consumo pag. 38 3.6 Il turismo culturale in Italia e sulle Alpi: caratteristiche e tipologia dell’utenza pag. 40 3.7 Le vacanze invernali degli italiani 2002-2003 pag. 41 3.8 Le piccole e medie imprese alberghiere nelle Alpi

di fronte alla sfida delle Information&Communication Technologies pag. 42 3.9 Confronto tra le prime regioni dell’Italia e dell’Austria pag. 43

3.9.1 I modelli di organizzazione della struttura turistica pag. 44 3.9.2 Organizzazione turistica ed utilizzo delle ICT pag. 53

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Seconda fase: La Valle d’Aosta: studi che la concernono. Analisi dettagliata dell’offerta turistica. Individuazione delle

specificità che caratterizzano le località, il turismo specialistico Capitolo 4 Il turismo in Valle d’Aosta: origini dello sviluppo turistico

ed alcuni studi che lo concernono 4.1 Breve storia del turismo in Valle d’Aosta pag. 56 4.2 Alcuni studi sul turismo valdostano pag. 57

4.2.1 Studio dell’agenzia Soris nel 1964 su “Situazione attuale e pag. 57 prospettive di sviluppo del turismo nella Valle d’Aosta”

4.2.2 “Studi e ricerche per il programma di sviluppo sociale pag. 59 economico della Valle d’Aosta” del 1970 realizzato dal “Centre de recherche de haute montagne” di Grenoble

4.2.3 “Prospettive, sviluppo e promozione del turismo alpino. pag. 60 Il caso Valle d’Aosta”. Studio del CISET – Centro Internazionale di sull’economia del turismo – Università Ca’ Foscari di Venezia, 1998

4.2.4 Il turismo che cambia: opportunità e prospettive per la pag. 61 Valle d’Aosta, indagine dell’agenzia SWG per l’Assessorato al turismo, sintesi annuale dell’aprile 2005

4.3 Il Piano territoriale paesistico pag. 64 4.3.1 Piano territoriale paesistico e turismo pag. 65

4.4 Le attività dell’Assessorato al turismo nel 2004 pag. 66 4.5 Le attività dell’Assessorato al turismo nel 2005 pag. 67 Capitolo 5 Turismo integrato e diffuso in Valle d’Aosta 5.1 Le competenze spettanti all’Assessorato al turismo, alle AIAT ed

ai Consorzi turistici pag. 69 5.2 Opportunità, prospettive e nuovi scenari per il turismo valdostano pag. 70 5.3 Turismo diffuso ed integrato in Valle d’Aosta: analisi delle varie

aree della Regione pag. 73 5.4 La valle del Cervino pag. 74

5.4.1 Breuil-Cervinia pag. 74 5.4.2 Chamois pag. 76 5.4.3 La Magdeleine pag. 77 5.4.4 Torgnon pag. 78 5.4.5 Antey-Saint-André pag. 79 5.4.6 Valtournenche pag. 80 5.4.7 Le possibili segmentazioni dell’offerta turistica della valle del Cervino pag. 81 5.5 Area del Gran Paradiso: Cogne ed Aymavilles pag. 83

5.5.1 Cogne pag. 83 5.5.2 Aymavilles pag. 84

5.5.3 Le possibili segmentazioni dell’area di Cogne ed Aymavilles pag. 84 5.6 La Thuile pag. 85 5.7 Val d’Ayas pag. 85 5.7.1 Ayas pag. 86 5.7.2 Brusson pag. 88 5.7.3 Challand Saint Anselme pag. 89

5.7.4 Challand Saint Victor pag. 89 5.7.5 Chamdepraz pag. 90 5.7.6 Issogne pag. 91

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5.7.7 Montjovet pag. 92 5.7.8 Verrès pag. 93

5.7.9 Arnad pag. 94 5.7.10 Le possibili segmentazioni dell’offerta turistica della Val d’Ayas pag. 97 5.8 Area del Gran Paradiso pag. 100 5.8.1 Rhemes-Saint-Georges pag. 101 5.8.2 Rhemes-Notre-Dame pag. 102 5.8.3 Valsavarenche pag. 103 5.8.4 Valgrisenche pag. 104 5.8.5 Introd pag. 105 5.8.6 Villeneuve pag. 105 5.8.7 Sarre pag. 106 5.8.8 Saint Pierre pag. 106 5.8.9 Saint Nicholas pag. 106 5.8.10 Avise pag. 107 5.8.11 Arvier pag. 107 5.8.12 Le possibili segmentazioni dell’area del Gran Paradiso pag. 108 5.9 Area del Gran San Bernardo pag. 110 5.9.1 Allein pag. 110 5.9.2 Bionaz pag. 111 5.9.3 Doues pag. 112 5.9.4 Etroubles pag. 112 5.9.5 Gignod pag. 113 5.9.6 Ollomont pag. 114 5.9.7 Oyace pag. 114 5.9.8 Roisan pag. 115 5.9.9 Saint Oyen pag. 115 5.9.10 Saint Rhémy en Bosses pag. 115 5.9.11 Valpelline pag. 116 5.9.12 Le possibili segmentazioni dell’area del Gran San Bernardo pag. 117 5.10 Area del Monte Bianco pag. 119 5.10.1 Courmayeur pag. 120

5.10.2 Pré-Saint-Didier pag. 121 5.10.3 Morgex pag. 122 5.10.4 La Salle pag. 123 5.10.5 Le possibili segmentazioni dell’area del Monte Bianco pag. 124 5.11 Area Monte Rosa walser pag. 125

5.11.1 Gressoney Saint Jean e Gressoney La Trinité pag. 125 5.11.2 Gaby pag. 126 5.11.3 Issime pag. 127 5.11.4 Le possibili segmentazioni dell’area Monte Rosa walser pag. 128

5.12 Area di Saint Vincent pag. 129 5.12.1 Saint Vincent pag. 129

5.12.2 Chambave pag. 130 5.12.3 Chatillon pag. 131 5.12.4 Emarèse pag. 131 5.12.5 Pontey pag. 131 5.12.6 Saint Denis pag. 132 5.12.7 Verrayes pag. 132 5.12.8 Le possibili segmentazioni dell’area di Saint Vincent pag. 133

5.13 L’area del fondovalle pag. 135

5.13.1 Perloz e Pontboset pag. 136 5.13.2 Champorcher pag. 136

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5.13.3 Hône pag. 137 5.13.4 Bard pag. 137 5.13.5 Donnas pag. 139 5.13.6 Pont Saint Martin pag. 139 5.13.7 Lillianes pag. 139 5.13.8 Fontainemore pag. 140 5.13.9 Le possibili segmentazioni dell’area del fondovalle pag. 140

5.14 Aosta e dintorni pag. 142

5.14.1 Aosta pag. 142 5.14.2 Brissogne pag. 143 5.14.3 Charvensod pag. 144 5.14.4 Fénis pag. 144 5.14.5 Gressan pag. 144 5.14.6 Jovençan pag. 145 5.14.7 Nus pag. 145 5.14.8 Pollein pag. 145 5.14.9 Quart pag. 146 5.14.10 Saint Christophe pag. 146 5.14.11 Saint Marcel pag. 146 5.14.12 Le possibili segmentazioni dell’area di Aosta pag. 147

Terza fase: Individuazione di best practice nel campo del turismo specialistico

Capitolo 6 Il caso Trentino: la promozione e la commercializzazione di un’offerta specialistica

tematica 6.1 Il piano di marketing territoriale del Trentino pag. 149 6.2 La società Trentino S.p.A. pag. 150 6.3 Il marchio del Trentino pag. 151 6.4 Il sito istuzionale del Trentino: un territorio presentato attraverso

canali tematici pag. 154 Capitolo 7 La piccola località di Werfenweng ed il progetto legato alla soft-mobility 7.1 Caratteristiche principali dell’offerta di Werfenweng pag. 155 7.2 Werfenweng ed il progetto legato alla soft-mobility pag. 156 Capitolo 8 L’Ardèche e lo sviluppo dell’offerta turistica legata alla castagna 8.1 Caratteristiche principali dell’offerta turistica dell’Ardèche pag. 160 8.2 L’Ardèche ed il progetto legato alla valorizzazione del prodotto

enogastronomico “castagna” pag. 162

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Quarta fase: Ricerca sul campo: risultati delle interviste con i decisori pubblici e gli operatori delle località turistiche

valdostane Capitolo 9 Ricerca sul campo 9.1 Metodologia e finalità della ricerca sul campo pag. 167 9.2 I risultati dell’analisi sul campo: i dati rilevati dalle interviste pag. 176

9.2.1 I risultati del questionario: i comuni e le realtà territoriali caratterizzate da turismo specialistico pag. 177

9.2.2 I risultati del questionario: il comune di Valgrisenche pag. 199

Quinta fase: Conclusioni

Capitolo 10 Conclusioni 10.1 Gli scenari del nuovo turismo montano e la situazione della valle d’Aosta pag. 202 10.2 Le possibili azioni della Fondazione Courmayeur pag. 208 10.3 La proposta di un’attività scientifica: realizzazione del workshop

“Turismo integrato e diffuso” pag. 210 Allegato – Piano di lavoro della ricerca pag. 213 Bibliografia pag. 216 Sitografia pag. 219

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PREMESSA Nell’aprile 2005 la Fondazione Courmayeur ha istituito la Borsa di Studio “Fondazione Courmayeur” per la preparazione di una ricerca sul sistema montagna, a seguito di una discussione con i membri della Fondazione Courmayeur si è deciso di realizzare uno studio sul turismo, considerata la rilevanza di tale attività nel contesto valdostano e nelle località di montagna in genere. Il tema oggetto della ricerca è stato poi ulteriormente affinato, si è infatti deciso di realizzare un’analisi sulle località turistiche integrate in Valle d’Aosta, intendendo con queste le località che si stanno affermando per un’offerta turistica basata su un certo livello di specializzazione. Tali realtà territoriali si caratterizzano rispetto alle mete turistiche tradizionali che, in virtù dei grandi flussi generati e del loro consolidamento nell’immaginario collettivo, possono garantire un’offerta turistica maggiormente diffusa e diversificata dal punto di vista delle attrattività proposte. Lo studio vuole anche evidenziare quelle località territoriali che, pur non essendo località turistiche dai grandi flussi, non hanno ancora scelto di proporre un’offerta turistica di tipo integrato. Obiettivo della ricerca è coinvolgere gli attori locali di tali realtà per capire se il turismo integrato possa essere considerato una chiave di lettura strategica per lo sviluppo nel medio e lungo termine della Valle d’Aosta. Oltre ad uno sguardo verso le località turistiche valdostane, la ricerca intende anche rivolgersi a contesti extra-valdostani per individuare altre realtà montane con esperienze d’eccellenza nel settore del turismo integrato. L’approccio metodologico alla ricerca prevede dunque: - Un’analisi sulle caratteristiche del nuovo turismo montano attraverso gli scenari che numerose ricerche e

pubblicazioni stanno configurando - Uno studio preliminare ed un’analisi sul campo della realtà valdostana. L’analisi delle località che hanno

sviluppato un’offerta turistica integrata per individuare la tipologia di specializzazione scelta e promossa in Valle d’Aosta (turismo naturalistico, turismo di benessere, turismo culturale) e l’individuazione delle aree territoriali che potrebbero considerare il turismo una chiave di lettura strategica per lo sviluppo nel medio e lungo termine della località

- Un’analisi dei contesti extra-valdostani. L’individuazione di modelli di eccellenza nel campo del turismo specialistico

Nei capitoli seguenti verranno sviluppati i temi prima indicati secondo un’articolazione in cinque fasi: 1. prima fase: tendenze e scenari del turismo montano per cercare di definire il nuovo modello turistico che

si sta profilando in questi ultimi anni 2. seconda fase: focus sulla Valle d’Aosta. Studi che concernono il sistema turistico valdostano, analisi

dettagliata dell’offerta turistica con l’individuazione delle specificità che caratterizzano le località 3. terza fase: individuazione di best practice nel campo del turismo specialistico 4. quarta fase: ricerca sul campo del contesto valdostano, risultati delle interviste con i decisori pubblici e

gli operatori delle località turistiche valdostane 5. quinta fase: conclusioni Allegato alla presente ricerca è possibile visionare il piano di lavoro della ricerca.

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Prima fase: Tendenze e scenari del turismo montano

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CAPITOLO 1

TENDENZE E SCENARI DEL TURISMO ATTUALE 1.1 Gli orientamenti del turismo mondiale Secondo gli ultimi dati dell’Enit1 la domanda mondiale di turismo è destinata a crescere e a diversificarsi ampiamente nel medio e nel lungo periodo nei volumi di turisti interessati, nel reddito dedicato, nella gamma dei prodotti ricercati, nella ripetitività degli atti di consumo. A fronte di questo scenario, pressoché unico nel panorama dei grandi settori dell’economia mondiale, la relativa offerta turistica si estende, si allarga, si approfondisce: tutti vogliono produrre e vendere turismi e aumenta perciò la concorrenza tra “location”, prodotti, servizi, qualità, prezzi. Molti sono dunque i paesi, le destinazioni, gli enti locali, gli operatori che “ci provano”, ma pochi, secondo l’Enit2, sono quelli che riusciranno a conquistare nei prossimi anni posizioni di leadership. Il programma esecutivo annuale dell’Enit3 per l’anno 2005 individua tre cardini su cui sembra necessario impiantare una strategia di sviluppo del settore: - mettersi prima di tutto all’ascolto del mercato (mutamenti della domanda e innovazioni della

concorrenza); - far emergere, a livello di visibilità comunicata, gli strati meno ovvi e superficiali dei vasti giacimenti

turistici, in un settore che fino ad ora in Italia ha messo in vetrina solo una piccola parte dei “gioielli di famiglia”; DISTRETTI TURISTICI E STRATEGIA DI LEADERSHIP

- lavorare infine per promuovere quei prodotti “minori”, quei territori “altri” e quella imprenditorialità diffusa che, salvo poche eccezioni, hanno fino ad ora vissuto nelle pieghe del sistema e che appaiono invece le sole risorse mobilitabili per andare incontro alla nuova domanda di turismo e per far crescere valore aggiunto e leadership in un settore sostanzialmente povero di forte imprenditorialità “industriale”.

Da qualche anno a questa parte, infatti, tutto lo scenario della domanda di turismo appare in grande cambiamento qualitativo: volumi e comportamenti si muovono in quote crescenti verso la ricerca di prodotti nuovi, di mete capillari, di risposte segmentate, di offerte arricchite. Se anche nel turismo da una parte emergono prodotti a competitività globale, cresce dall’altro la domanda di consumi a esclusiva potenzialità di offerta locale. In altri termini sembra davvero scoccata l’ora dei localismi turistici. Secondo uno studio svolto nel 2001 in modo congiunto dall’ACI e dal Censis4 sono queste le grandi tendenze evolutive della domanda di turismi su cui sembra indispensabile riflettere operativamente: - i tassi di crescita dei volumi di domanda di turismo: forti, stabili e costanti nel medio e nel lungo periodo

(2010-2020) secondo tutti gli scenari di settore; - la redistribuzione delle quote di mercato è a danno delle destinazioni tradizionali (Europa e Italia) e a

favore delle new entries (Asia, Estremo Oriente, ecc.); - le quote crescenti di reddito sono destinate dai consumatori alla componente turismo e “leisure”; - il “politeismo” espresso nei comportamenti di consumo da parte dei turisti sono evoluti: non più pochi

acquisti, poche volte, per destinazioni conosciute, ma sempre più “tutto di una cosa e anche un po’ di tutto”, più volte durante l’anno, per prodotti nuovi o almeno costantemente rinnovati;

- la segmentazione della domanda è sempre più articolata (per reddito, generazioni, livelli di istruzioni, luogo di residenza, abitudini di consumo, ecc.);

- la destagionalizzazione; - la ripetitività tendenziale delle occasioni di consumo turistico. Nello studio ACI- Censis5, accanto a queste macro tendenze, vengono indicate altre mutazioni rilevanti nei comportamenti di consumo turistico:

1 ENIT, Programma esecutivo annuale, 2005, Direzione generale, Uffico studi, programmazione e marketing 2 ibid. 3 ibid. 4 ACI-CENSIS, “I distretti turistici: l’opportunità di innovare l’offerta”, 2001

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- la ricerca di “altrove”, di “altrimenti” di “altri”, in controtendenza rispetto alla domanda di omologazione propria dei turismi di massa, e invece a caccia di sempre nuove e autentiche “identità”;

- l’esigenza di fare di ogni occasione di consumo turistico una “Total Leisure Experience”, in vista di soddisfare sia la motivazione di una attrattiva base (di cultura, natura, avventura, evento, enogastronomia, salute, ecc.) sia di rispondere alla necessità di un appagamento complessivo nell’uso del proprio tempo libero (ricettività, ristorazione, prodotti, tipici, ecc.);

- la ricerca attenta non solo per nuove destinazioni, ma anche per una diversa gamma di prodotti turistici e per una qualità dei consumi più attenta non solo alle mode e ai prezzi ma anche ai contenuti e ai significati;

- l’acquisto dei servizi costituenti il consumo: meno condizionato da pacchetti “all included” e più orientato allo shopping di componenti, all’arbitraggio di segmenti per qualità-prezzo, alla ricerca di consulenza su misura, allo sfruttamento delle nuove tecnologie web, per ora circoscritto alla ricerca di informazioni e all’acquisto di servizi standard o banali (bigliettazione);

- la spinta, di nuovo in controtendenza, a perseguire comportamenti di acquisto del tipo “fai da te”, scegliendo e componendo, prima e durante il viaggio, il paniere dei micro-prodotti-servizi adatti a soddisfare l’appagamento della Total Leisure Experience;

- il ruolo crescente dell’informazione capillare, del passa parola, delle riviste (specializzate e non), dei siti locali di Internet, ecc..

1.2 Il flusso turistico in Italia: tendenze, dinamiche e fattori di mutamento nel 20046 Secondo uno studio condotto dalla società SWG per l’Assessorato al turismo della Regione Autonoma Valle d’Aosta il turismo italiano nel 2004 non è stato foriero di dati positivi: l’orientamento delle famiglie italiane si è infatti caratterizzato per una tendenza al risparmio e alla moderazione. La difficile situazione socio-economica, le scarse prospettive, il pessimismo, il timore per il futuro hanno accentuato: - la tendenza al risparmio e alla moderazione; - una maggior sensibilità al prezzo; - il progressivo frazionamento dei giorni di vacanza; - la riduzione dei giorni annui di vacanza; - la minor propensione a programmare la vacanza; - la preferenza per i viaggi a corto raggio. La crisi del settore turistico, nella componente di flusso nazionale, è determinata prevalentemente dalla crisi socio-economica, non deriva da un atteggiamento rinunciatario e si manifesta attraverso un cambiamento nei consumi, nell’approccio, nell’organizzazione della vacanza. Non si tratta di una drastica chiusura della spesa turistica, ma di un suo eventuale restringimento che si traduce nella scelta di mete più vicine e meno costose. I nuovi modelli di sviluppo turistico sono il risultato combinato dell’evoluzione dello scenario socio-economico, degli stili di vita emergenti, delle nuove modalità di approccio al tempo libero e alla vacanza. Oggi il mercato turistico si caratterizza per: 1. la riduzione della stagionalità (la vacanza estiva, lunga e balneare non è più dominante); 2. l’aumento della diversificazione delle tipologie turistiche; 3. la complessità delle forme rappresentative e proiettive che esprime:

- maggior sensibilità ambientale; - ricerca di autenticità, naturalità e qualità; - recupero della tradizione e del localismo; - maggior autonomia nell’organizzazione della vacanza; - spinta al benessere psico-fisico e alla cura di sé; - maggior sensibilità alle attività ricreative e culturali; - attenzione al gusto e alla tradizione eno-gastronomica locale; - ricerca di pacchetti di offerta flessibili e personalizzabili; - utilizzo della tecnologia per velocizzare i processi e la fruizione turistica; - richiesta di qualità nell’offerta e nei servizi;

5 ACI-CENSIS, “I distretti turistici: l’opportunità di innovare l’offerta”, 2001 6 SWG, Sintesi annuale 2005 per l’Assessorato al turismo della Regione Valle d’Aosta

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- bisogno di sicurezza. 1.3 Italia: competitività, forze e debolezze Dai dati presentati dall’Istat per quanto concerne il turismo nel 20047 emergono i principali aggregati relativi all’offerta e alla domanda di turismo. Le informazioni provengono dalle rilevazioni sul movimento dei clienti negli esercizi ricettivi e sui viaggi e sulle vacanze dei residenti, nonché dall’indagine rapida sull’attività alberghiera. Nelle strutture ricettive italiane si è registrata una modesta crescita degli arrivi (+0,3% rispetto al 2003) a cui ha corrisposto un calo delle presenze (-2,2%). Queste ultime hanno subito una contrazione più marcata per la componente italiana della clientela (-2,5%) rispetto a quella straniera (-1,7%). La diminuzione delle presenze è stata più accentuata negli esercizi complementari (-3,8%), mentre per gli alberghi si è registrata una flessione dell’1,4%. Dal lato della domanda turistica dei residenti in Italia si è registrato un aumento nel numero di viaggi (+4% rispetto al 2003) a cui ha però corrisposto una flessione delle notti trascorse fuori casa (-2%). Il calo del numero di viaggi del primo semestre (-2,1%) è stato più che bilanciato da una ripresa nel secondo semestre (+9%). Soggiorni più brevi, sia di vacanza sia di lavoro, hanno caratterizzano il flusso turistico dei residenti. Le vacanze hanno pesato per l’84,6% dell’insieme dei viaggi mentre i viaggi per motivi di lavoro hanno rappresentato il restante 15,4%. Per quel che riguarda la destinazione, nell’83,8% dei casi si è trattato di spostamenti sul territorio nazionale; all'interno di questi hanno prevalso i soggiorni trascorsi in alloggi privati (53,9%)8. L’Enit, all’interno del programma esecutivo 20059, sottolinea il fatto che gli altri paesi, rispetto all’Italia, hanno un maggior livello di attrazione turistica. Quest’osservazione è determinata dal fatto che l’Italia risulta essere poco competitiva sul piano del ritmo degli arrivi. Quali le ragioni? Secondo l’Enit10 l’accesso aereo a costi competitivi è un punto di debolezza del potenziale turistico presente nel sud Italia che si contrappone alla facile connessione via gomma dell’Europa con le Regioni italiane del nord est. Questo aspetto fa si che il turismo in Italia abbia due velocità e due modi di essere. Non dissimile per conseguenze appare la stagionalità. La Spagna riceve il 29,7% del flusso nei mesi di luglio e agosto, l’Italia ne riceve il 45,5%11. Pesi eccessivi dunque sulle località italiane quasi tutte impegnate a fare i conti con una stagione corta ed una voglia di risolvere il tutto in pochi giorni con tensioni sul rapporto fra prezzi e qualità. Ma il punto di debolezza assai più importante è l’organizzazione dell’accoglienza che interessa sia l’apparato pubblico che i processi di innovazione organizzativa dell’offerta turistica. Secondo l’Enit12 in Italia soltanto il 4,2% dei posti letti sono offerti con formule di catene più o meno vincolate ma organizzate su base industriale. La stessa quota in Francia è del 31,8%, del 33,2% in UK, del 22,0% in Spagna, del 21,6% in Germania. La piccola pensione, che è stato vanto di un offerta familiare ed individuale del nostro Paese, soddisfa quindi una parte della domanda ma non attrae la maggior parte. Il diffuso sentimento di integrare o aggregare in sistemi di prodotti l’offerta turistica non ha mai di fatto sortito effetti pratici di mercato. L’albergo a tre stelle di 45 camere di media continua a stare da solo in un mercato che si organizza e si concentra per occupare posizioni di dominio internazionale. �

Sul piano più strettamente organizzativo va rimarcata la mancanza di turnover professionale di molti mestieri ed arti turistiche sempre più occupati dai flussi extracomunitari che non sono facilmente integrati in termini culturali e tecnici operativi ponendo seri problemi di continuità nelle professioni della ristorazione e dell’accoglienza. Dal loro canto gli apparati pubblici preposti alla promozione non hanno la forza di risolvere il problema di avvicinare l’offerta al mercato internazionale con i modesti investimenti di marketing disponibili. Per avviare processi di aggregazione virtuosi sono necessarie pertanto politiche mirate che superino la 7 ISTAT, Rapporto annuale 2004 sulla situazione sociale del Paese, (www.istat.it) 8 ibid. 9 ENIT, Programma esecutivo annuale, 2005, Direzione generale, Uffico studi, programmazione e marketing 10 ibid. 11 ibid. 12 ibid.

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semplice promozione. Secondo l’Enit13 sotto questo profilo l’Italia è classificata come attrattiva di investimenti turistici molto indietro rispetto ai suoi diretti concorrenti14. Ai punti di debolezza fanno eco tante opportunità non ancora colte. Quali sono le risorse di un territorio? La prima cosa che viene in mente, specialmente in Italia, è il patrimonio architettonico e museale, considerato da molti il maggiore del mondo: 3.260 musei, oltre 2.000 fra pinacoteche e gallerie d’arte importanti, più di 80.000 chiese di elevato interesse storico e artistico. Un vero e proprio tesoro, che, sfruttato a dovere, potrebbe rendere molto di più di quello che frutta attualmente, e, a differenza di molte altre attività economiche, potrebbe valorizzare il territorio invece che consumarlo15. Un’opportunità non ancora colta è dunque costituita dalle reti culturali formate dai Beni patrimoniali che non hanno ancora un identità strutturata per ricevere turismo di qualità. Sono disseminati sul territorio come gli antichi ed isolati insediamenti, edilizia rurale, centri storici in abbandono, edifici pubblici, case padronali, ville, giardini, monumenti, siti archeologici, tutti legati da una comune eredità territoriale che potrebbe fare la differenza e portare la concorrenza a non poter imitare un’offerta che è unica ed irripetibile. Questi beni culturali hanno una diffusione che non ha eguali al mondo. In Italia infatti non c’è luogo che non possa vantare giacimenti cosiddetti minori ed emergenze ancora da valorizzare che necessitano di ingenti investimenti per porli all’attenzione del grande pubblico. Il turismo culturale ampliato alle città d’arte che già mostrano una loro unicità di richiamo costituiscono dunque il vero banco di prova per le politiche possibili. Ogni mercato può essere raggiunto con le nuove tecnologie ma sono ovviamente assai pochi quelli che potranno essere coltivati con azioni organiche. Oggi, però, la sensibilità generale di fronte alla conservazione del "patrimonio artistico" si è evoluta: prima di tutto, si vogliono proteggere anche gli elementi che appartengono all’edilizia popolare o "minore", in quanto preziose testimonianze di una cultura su cui affondano le nostre radici; in secondo luogo, si avverte sempre più pressante l’esigenza di "ritrovare le proprie radici", per continuare a sopportare un tran-tran di esistenza massificata, senza senso, uguale a quella di milioni di altri esseri uguali, un giorno dopo l’altro. La ricerca del senso è quella che spinge il cittadino a farsi turista: la nostalgia di un mondo dove ancora le cose stanno al loro posto, secondo un ordine conosciuto e comprensibile, che lascia spazio anche al rapporto con la natura e con gli animali. La vacanza come ricerca culturale e relazionale: è ben più comune di quello che non pensino gli operatori, malgrado questi bisogni, da parte del turista, siano raramente coscienti16. Da alcuni anni a questa parte, diverse indagini mettono in luce una crescita continua dei consumi culturali nel mondo occidentale. Si pensa che l’arte finirà per sostituire lo sport come attività primaria del tempo libero. Questo cambiamento riflette diverse cause: - cresce il livello medio di istruzione; - aumenta la quota di donne impegnate in ruoli di potere e di responsabilità, e dotate di capacità di scelta

e di spesa: e sono proprio le signore a dimostrare una maggiore inclinazione verso le attività culturali; - la generazione dei baby boomers, che hanno vissuto il benessere e potuto raggiungere livelli di

istruzione e reddito più elevati, esprimono un interesse più accentuato verso i viaggi e la vita attiva; - cresce l’attenzione verso la qualità delle esperienze vissute durante il "tempo libero"17. Gli interessi culturali sembrano risvegliarsi specialmente durante le ferie. La World Tourism Organisation ha stimato che il 37% dei viaggi in tutto il mondo comprende una motivazione culturale, e che il tasso di crescita di questo tipo di movimento turistico sarà del 15% annuo fino al 2010. Una ricerca condotta dall’americano Lou Harris Poll ha dimostrato che la quota di persone interessate al patrimonio culturale, storico ed archeologico è passata dal 27% al 50% dei "viaggiatori frequenti"; il desiderio di comprendere la cultura locale, poi, è cresciuto dal 48% all’88%: un dato estremamente significativo per chi sta tentando di organizzare il turismo su itinerari che escono da quelli, classici, delle città d’arte18.

13 ENIT, Programma esecutivo annuale, 2005, Direzione generale, Uffico studi, programmazione e marketing 14 ibid. 15 ZUCCA M., “I paesi e il territorio: turismo culturale, crescita della comunità ed economia identitaria”, atti del Convegno “Identità, turismo culturale e partecipazione”, Facoltà di economia di Trento, 15 novembre 2001 16 ENIT, Programma esecutivo annuale, 2005, Direzione generale, Uffico studi, programmazione e marketing 17ZUCCA M., “I paesi e il territorio: turismo culturale, crescita della comunità ed economia identitaria”, atti del Convegno “Identità, turismo culturale e partecipazione”, Facoltà di economia di Trento, 15 novembre 2001 18 ibid.

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1.4 Italia: fattori di attrazione19 Come evidenziato nel paragrafo precedente il sistema turistico italiano, sebbene mostri carenze e punti di debolezza, può contare anche su evidenti fattori di attrazione. In effetti l’Italia dispone di una straordinaria concentrazione di valori artistici, storici e paesaggistici che contraddistingue il nostro paese nel mondo conferendo al turismo nostrano un marchio di fabbrica nazionale. E’ pur vero che, se la leadership mondiale nell’attrazione di turisti stranieri è appannaggio di Francia, Stati Uniti e Spagna, si sono accorciate le distanze tra il nostro paese ed i paesi concorrenti che, soprattutto negli anni ’90, hanno guadagnato posizioni di mercato a marce forzate, minacciando di erodere appetibilità, competitività e primati all’Italia. E’ il caso di paesi da poco aperti al turismo straniero come Cina e Russia.

19 ISTAT, Rapporto annuale 2004 sulla situazione sociale del Paese, (www.istat.it)

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Tabella - I fattori di attrazione del sistema turistico italiano20 Le risorse naturalistiche Litorale (km) 7.375 Costa balneabile (km) 5.017 Superficie forestale (kmq) 68.475 Superficie aree protette (kmq) 21 Parchi nazionali 146 Riserve naturali (statali e regionali) 16 Altre riserve e aree regionali e statali 714 I beni culturali Musei e gallerie 4.150 Siti e monumenti archeologici 2.100 Chiese e cappelle 85.000 Conventi 1.500 Rocche e castelli 20.000 Dimore storiche (ville e palazzi) 40.000 Giardini storici 4.000 Biblioteche 6.000 Archivi 30.000 Parchi tematici 128 Località termali 185 La ricettività Alberghi 33.411 Campeggi e villaggi turistici 2.374 Aziende agrituristiche 11.525 Bed&Breakfast 4.338 Ostelli, case per ferie e rifugi montani 2.832 L’imprenditorialità dell’accoglienza Agenzie di viaggio e tour operator 10.583 Pro loco 4.200 Stabilimenti balneari 6.289 Impianti di risalita 2.500 Piste da sci 3.300 Trasporti con funivia 350 Posti barca in porti 95.000 Posti in barca con servizi turistici 41.000 Aziende termali 390 Centri ed organizzazioni congressuali 9.288 Ristoranti, trattorie, pizzerie 77.807 Enoteche 9.035 Bar, caffè, gelaterie 134.592

20 Censis, 2002, (www.censis.it)

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1.5 L’innovazione nella ricettività turistica italiana21 La ricettività turistica si amplia e si riqualifica, con notevoli vantaggi per l’economia e l’occupazione. E’ quanto emerge da uno studio effettuato dal Censis rielaborando i dati dell’ultimo censimento Istat. I dati raccolti mettono in evidenza come si vada profilando un modello di offerta turistica che rispecchia quello stile di vita italiano tanto apprezzato all’estero. Il Censis ha classificato le unità ricettive sulla base di due macro categorie: quelle di tradizione e quelle “alternative”. Nell’area tradizionale sono inclusi gli alberghi, le seconde case e i ristoranti. Nel decennio 1991-2001 il numero degli alberghi è cresciuto relativamente poco, del 5,3%. Tuttavia, tale variazione segna una significativa riorganizzazione del sistema alberghiero italiano, migliorato sia nella qualità media che nelle punte di eccellenza. In Italia sono collocati fra i più ambiti alberghi del mondo e gradatamente sta migliorando anche il loro marketing, strumento indispensabile per conseguire un’adeguata redditività. Anche le seconde case sono cresciute relativamente poco (18.000 l’anno), per effetto di una attenta salvaguardia ambientale delle località più appetibili. Diversa è la situazione per la ristorazione che registra un incremento su base nazionale, nel decennio, di ben 14.251 unità pari al 23.3%. E’ una netta vittoria dello slow food rispetto alla ristorazione veloce, alle tavole calde e alle catene di ristorazione industriale. Nonostante questo genere di esercizi siano molto cresciuti, in Italia lo slow food (ristoranti) batte il fast food, nel senso che per ogni fast food ci sono 5,2 ristoranti. Nella ricettività alternativa fanno la parte da leone agriturismo e villaggi vacanza. Gli agriturismo sono cresciuti in dieci anni di circa 3.900 unità raggiungendo nel 2001 il numero di 10.700. Il dato più recente valuta ormai in 12.000 le unità di accoglienza rurale. Il ritorno d’interesse del turismo montano, non solo invernale, ha avuto effetto sull’incremento dei rifugi, se ne contano in complesso 783, presenti soprattutto in Trentino Alto Adige e Lombardia. Per quanto riguarda il turismo giovanile e più a buon mercato, la tendenza è opposta a quella fin qui evidenziata. Gli ostelli della gioventù crescono di numero, ma sono ancora molto pochi, mentre si riduce la presenza dei campeggi.

21 Fonte: elaborazioni Censis su dati Istat, 2004, (www.censis.it)

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Tabella – La ricettività turistica: graduatoria regionale22

Numero unità 2001 Valore per 10.000 abitanti Valore per 1.000 kmq Trentino Alto Adige 8.655 92,1 636,1 Emilia Romagna 4.999 12,6 226 Toscana 4.740 13,6 206,2 Veneto 3.931 8,7 213,7 Lombardia 3.542 3,9 148,4 Lazio 2.116 4,1 122,9 Campania 1.965 3,4 144,6 Piemonte 1.896 4,5 74,6 Liguria 1.863 11,9 343,9 Marche 1.529 10,4 157,7 Abruzzo 1.258 10 116,5 Sardegna 1.232 7,6 51,1 Puglia 1.230 3,1 63,5 Sicilia 1.155 2,3 44,9 Umbria 957 11,6 113,2 Friuli Venezia Giulia 908 7,7 115,6 Calabria 906 4,5 60,1 Valle d’Aosta 572 47,8 175,1 Basilicata 298 5 29,8 Molise 147 4,6 33 Italia 43.899 7,7 145,7 1.6 L’Italia: un nuovo modello centrato sul “viver bene” Molti segnali suggeriscono l’ipotesi che si stia affermando un modello italiano nell’incerto scenario della globalizzazione. Un modello che può sfruttare il capitale di base di cui l’Italia dispone, fatto di buon clima, di paesaggio, di valori ambientali, di patrimonio artistico e monumentale, di cultura, nonché di varietà enogastronomica. Un’indagine del Censis23 ha evidenziato che gli italiani in numero crescente sono protesi verso uno stile di vita maggiormente incentrato sul “viver bene e sulla ricerca della qualità”. Il punto di partenza sono i nuovi bisogni degli individui, che si concretizzano in una nuova diffusa e crescente domanda sociale di specificità, di elementi differenzianti, di tipicità locale. Luoghi ideali, dunque, per praticare una riscoperta delle origini. Il mercato turistico, iniziando a premiare tutti quei soggetti che fino a qualche anno fa presidiavano una nicchia, offre spazi interessanti per tutte quelle aree produttive che, grazie alla disponibilità di particolari risorse materiali o culturali, riescono ad imporsi all’attenzione. Secondo i dati emersi dall’indagine Censis24 emerge che l’interesse dei cittadini verso il turismo “territoriale” si esplicita, ad esempio, nel patrimonio storico cosiddetto “minore”, che innerva tutto il territorio nazionale. L’interesse per il patrimonio culturale non si risolve nel mero interesse culturale e neppure nella concreta possibilità di visitarlo. E’ qualcosa che va oltre e che attiene ancora una volta alla dimensione diretta del vissuto, dell’importanza della storia e delle radici culturali, in breve è una ricerca di qualcosa che è altro dalla modernità. Per quanto riguarda il turismo culturale, emerge una differenza fondamentale tra i turisti italiani e quelli stranieri. Le attrattive storico-culturali del nostro paese risultano essere il primo fattore del flusso turistico proveniente dall’estero. Secondo la Federturismo-Confindustria, gli ospiti stranieri in Italia amano in maniera

22 Fonte: elaborazioni Censis su dati Istat, 2004, (www.censis.it) 23 Fonte: indagine Censis-Ance, 2003, (www.censis.it) 24 ibid.

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predominante le città d’arte (70%), e solo con quote decisamente più basse risultano attratti dall’ospitalità (14,5%), dal clima (8%), oppure dalla convenienza di una lira svalutata (3%). Il discorso cambia sostanzialmente per quanto riguarda il mercato italiano. Da un’indagine realizzata nel 1994 dall’istituto di ricerca Nielsen, il fattore determinante nelle scelte di vacanza degli italiani riguarda la sfera familiare. Il 31% degli intervistati dichiara come motivazione principale "stare con la famiglia". Poi vogliono "vivere la natura" (30,5%), abbronzarsi (27,9%), riposare (26,4%), conoscere gente nuova (21,5%), fare cose nuove e non annoiarsi mai (18,8%), soddisfare i bambini (17,1%), oppure si adeguano alle scelte di amici e parenti (19,8%). Gli interessi culturali, espressi come "arricchirsi culturalmente, crescere", risultano decisivi solo per il 16,3% dei turisti italiani, ai quali, però, bisogna aggiungere un 3,1% di persone che si sposta per "assistere ad un’occasione culturale, un festival". Ma il 49,5% degli italiani segnala le attività culturali come "desiderate" durante le ferie25. Diversi fattori fanno pensare che, in realtà, il turismo culturale movimenta molta più gente di quanto non si creda. Frequentemente, questo tipo di attività è combinata con altre forme di turismo: balneare, congressuale, religioso, di studio. In questi ultimi anni, poi, il soggiorno si è spesso trasformato in escursione giornaliera, che non lascia traccia nelle strutture alberghiere ed extra alberghiere, e quindi sfugge alle rilevazioni statistiche ufficiali. Ma gran parte di queste "gite" possono aver motivazioni culturali (la visita ad una mostra; un festival; un concerto; un itinerario particolare). Anche se è difficile tracciare un profilo del "turista culturale tipico", emergono comunque alcuni tratti comuni: - dispone di un reddito superiore alla media, e dimostra una maggior propensione alla spesa durante la

vacanza; - tende ad alloggiare preferibilmente nelle strutture alberghiere; - ama lo shopping; - ha un alto livello di istruzione; - è prevalentemente donna: fra l’altro, le signore rappresentano il maggior segmento di mercato per lo

shopping ed i viaggi in pullmann; - si concentra maggiormente nelle fasce di età non giovanile.

25 ZUCCA M., “I paesi e il territorio: turismo culturale, crescita della comunità ed economia identitaria”, atti del Convegno “Identità, turismo culturale e partecipazione”, Facoltà di economia di Trento, 15 novembre 2001

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Tabella - Il viver bene made in Italy26

L’agriturismo

- Le aziende agrituristiche al 2002 sono circa

11.500; - Dal 1985 al 2002 crescono del 92,1%; - Producono un giro di affari di 800 milioni di

euro.

La tradizione e la qualità delle produzioni regionali

- Il numero di prodotti agroalimentari tradizionali

è pari a 3559; - Il numero di prodotti a denominazione protetta

Dop e Igp è pari a 121; - Il numero di vini Docg, Doc e Igt è pari a 457; - Nel 2003 l’Italia si colloca al secondo posto

dopo Francia e Portogallo per quanto concerne i prodotti a denominazione protetta.

Le aziende biologiche

- Le aziende biologiche nel 2001 sono 63.156; - Dal 1993 le aziende che aderiscono al sistema

di certificazione biologica sono più che decuplicate, con un incremento di 59.000 unità;

Il termalismo

- In Italia si contano circa 400 aziende termali,

distribuite in 185 località; - Le presenze turistiche sono aumentate del 20%

e le persone sottoposte a cure termali (circa due milioni) hanno offerto lavoro a 15.000 addetti al termalismo vero e proprio e ad ulteriori 70.000 addetti nelle attività connesse.

Il turismo nei borghi

- Nel 2003 il 58,2 % degli italiani ha frequentato

un borgo antico; - Il 52% degli italiani valuta positivamente la

possibilità di acquistare una casa di vacanza in un edificio storico per il fascino di “abitare la storia”.

26 Fonte: indagine Censis-Ance, 2003, www.censis.it

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CAPITOLO 2

NUOVI MODELLI NELLA GESTIONE DELLE LOCALITA’ TURISTICHE

2.1 Il prodotto turistico integrato27 Come è noto, il turismo si caratterizza per gli aspetti di complessità, trasversalità e intangibilità. La complessità del turismo si esplica: - a livello di fenomeno, ad esempio per quanto concerne l’interazione tra domanda e offerta - a livello di domanda, caratterizzata in molti casi da forte segmentazione - nel numero e nelle tipologie di soggetti interessati - nei livelli decisionali territoriali coinvolti. La trasversalità riguarda invece il coinvolgimento al proprio interno di settori produttivi e risorse profondamente eterogenei e differenziati, ed attività economiche che destinano i rispettivi output anche ad altri comparti. L’intangibilità dell’offerta turistica al momento dell’acquisto, inoltre, è fonte di rischio per il cliente che sceglie un prodotto solo “virtuale” sulla base delle informazioni acquisite a priori. La definizione di prodotto turistico, in sé medesima, e a maggior ragione se intesa nell’ottica di approccio in termini di competitività, assume una connotazione che abbraccia non solo gli elementi tangibili del viaggio ma si estende a comprendere tutto il repertorio di percezioni emotive che caratterizzano l’esperienza turistica complessivamente vissuta. La singola azienda, dal canto suo, esprime una visione più circoscritta alla propria specifica funzione, senza prestare attenzione all’interazione che si crea nella mente del fruitore con l’attività degli altri operatori della filiera. Le distinte prestazioni dei singoli operatori si integrano in una logica di sovrapposizione tra il prodotto specifico dell’impresa ed il prodotto sistemico percepito dal turista: in definitiva, esso si materializza nell’esperienza turistica complessivamente vissuta e nell’insieme delle percezioni generate, a fronte non più della singola prestazione erogata indipendentemente, ma del sistema di risorse ambientali, culturali e delle competenze manageriali di gestione sviluppate dagli erogatori di servizi. I fattori di attrattiva e di soddisfazione per i turisti, di conseguenza, derivano dal processo di valorizzazione delle risorse naturali, culturali e artistiche tramite le competenze maturate dall’offerta, che si esplicano nei servizi specifici ed integrati tra gli operatori. In quest’ottica il prodotto turistico è inteso come un’entità articolata, valutata in base ai benefici complessivi apportati a chi ne fruisce piuttosto che alle caratteristiche intrinseche di ogni singolo servizio: esso si configura perciò come un sistema di consumo costituito da un insieme di prodotti e prestazioni integrati in grado di soddisfare le aspettative dei consumatori. Lo schema che segue riporta tale integrazione che dà luogo ad un “prodotto sistemico”, evidenziandone anche gli aspetti troppo trascurati, generalmente, inerenti alle aspettative, emozioni, percezioni da parte del consumatore, elementi davvero essenziali nel momento in cui si vengono a valutare azioni di marketing, si parla di competitività e si vuole inserire il turismo al pari delle altre attività produttive in logiche di management, di strategia e di azioni di policy mirate e svolte comunque fra più attori.

27 SIMT, atti del Workshop “La promozione del territorio: attori, risorse, identità”, Genova, 2 ottobre 2003.

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Grafico – Configurazione di un prodotto turistico integrato28

PERCEZIONI

ASPETTATIVE

MOTIVAZIONI

28 SIMT, atti del Workshop “La promozione del territorio: attori, risorse, identità”, Genova, 2 ottobre 2003.

OFFERTA TURISTICA

RISORSE AMBIENTALI: • fisiche • artistiche • culturali RISORSE STRUMENTALI: • infrastrutturali • strutturali • di servizio

COMPETENZE AZIENDALI: • skills, management COMPETENZE DI RETE E DI DISTRETTO • organizzative, skills,

management

STIMOLI ESTERNI sociali simbolici

STIMOLI INTERNI psicologici fisici

DOMANDA TURISTICA

PRODOTTO TURISTICO SISTEMICO

INTEGRAZIONE SINERGICA

CUSTOMER SATISFACTION

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2.2 I distretti turistici: l’opportunità di innovare l’offerta29 A partire dalle tendenze evidenziate nel paragrafo precedente, emerge il fatto che all’innovazione dell’offerta italiana può dare un contributo decisivo la messa in campo di una strategia di promozione dei distretti turistici. La gestione turistica in termini di distretto è ancora un processo marginale, lo dimostra il fatto che le destinazioni turistiche italiane che hanno avviato e percorso con successo questo paradigma sono ancora relativamente poche (Rimini, Ischia, Cortina, ecc.) rispetto al potenziale mobilitabile. Inoltre la tentazione da parte di molte località di promuoversi turisticamente in proprio e da sole, rischia di proporre una atomizzazione dell’offerta ricca di nobili quanto velleitari protagonismi e povera di risultati. Rimanere da soli in molto casi corrisponde a confinarsi nel ruolo di località filtro anziché in quello di territori spugna (che molto attraggono ma soprattutto intrattengono, producendo valore aggiunto). La gestione in termini di distretti turistici è in grado di proporre offerte capaci di soddisfare la Total Leisure Experience che i nuovi turisti ricercano e richiede assieme specializzazione e integrazione, segmentazione e terziarizzazione, che, come nei localismi evoluti, solo un “sistema” (di attrattive, di imprenditorialità, di collaborazioni pubblico-privato, ecc.) è in grado di organizzare. Come si svolge la promozione di distretto turistico? Una strategia di promozione di un’offerta vasta, articolata e sistematica dei distretti turistici italiani non si fa per decreto ma: - analizzando e comprendendo a fondo le nuove specifiche tendenze della domanda di nuovi turismi; - costruendo una banca dati delle unità elementari (i comuni) con sufficienti basi di requisiti turistici; - suggerendo ipotesi di aggregazione e sviluppo delle unità elementari (per specializzazione, per

integrazione, per segmentazione, per terziarizzazione) in sistemi più complessi e perciò in grado di investire, comunicare, attrarre, intrattenere, produrre valore aggiunto e soprattutto proporre affidabili bacini di offerta di Total Leisure Experience;

- proponendo, di conseguenza, una prima mappa dei distretti e delle altre unità suscettibili di aggregazione;

- avanzando proposte di strategie evolutive (aggregazione, specializzazione, integrazione, segmentazione, terziarizzazione, ecc.) che starà poi solo alla dinamica dei soggetti locali pubblici e privati, mettere a fuoco e sviluppare;

- offrendo strumenti di accompagnamento idonei a definire una strategia di evoluzione di ciascun distretto: o scenari e vision; o check up della situazione (analisi SWOT); o analisi dei clienti potenziali; o verifica dei concorrenti; o percorso di irrobustimento dei fattori di offerta (attrattive, identità, ricettività, ristorazione, prodotti

tipici, eventi); o strategie conseguenti di comunicazione e vendita; o pacchetti prescrittivi di interventi e di investimenti; o ruolo dei diversi soggetti pubblici e privati;

- valorizzando infine le aperture e le risorse messe in campo per la prima volta sui distretti dall’attuale legge quadro sul turismo.

I trend descritti suggeriscono una nuova possibile lettura dell’offerta turistica italiana che trae origine naturalmente dalle vocazioni naturali (mare, arte, montagne, ecc.) ma supera la tradizionale lettura per punti (i comuni turistici) o per linee (la costiera romagnola o quella amalfitana) o per sistemi (la Val Gardena, la Val Pusteria, ecc.). Questo orientamento all’aggregazione nasce dalla necessità di assumere forme e dimensioni critiche dell’offerta in grado di andare incontro alle tendenze della domanda (Total Leisure Experience) e alle strategie di intrattenere turisti (distretti spugna) per produrre valore aggiunto. Il distretto è dunque una nuova forma di aggregazione territoriale potenzialmente capace di coagulare e irrobustire le vocazioni, le attrattive, le dotazioni, i servizi turistici insediati nell’area. Il distretto può svilupparsi lungo un percorso di omogeneità ovvero lungo un percorso di integrazione delle vocazioni. L’analisi dei trend, il quadro della concorrenza, potranno divenire, per i singoli distretti, i punti di riferimento per definire le strategie di sviluppo.

29 ACI-CENSIS, “I distretti turistici italiani: l’opportunità di innovare l’offerta”, 2001

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2.3 Il destination management come strumento di gestione della destinazione Qualunque sia l’approccio con il quale si definisce la destinazione turistica il problema della gestione si pone come un problema di coordinamento delle decisioni. Infatti sia che prevalente appaia la questione della conoscenza dei segmenti della domanda che si intendono attrarre, sia che centrali divengano le modalità di composizione dell’offerta, si tratta in ogni caso di identificare i meccanismi che facilitano l’assunzione di decisioni condivise. Esso si rende necessario data la pluralità di livelli decisionali esistenti nella destinazione che vanno dal singolo operatore alberghiero, ai consorzi tra imprese, alle APT, agli operatori commerciali, alle istituzioni pubbliche30. Rilevanti sono anche le osservazioni relative al fatto che, accanto a turisti, escursionisti e viaggiatori in termini generali, fruitori della destinazione sono anche le popolazioni residenti che, nel processo decisionale devono essere coinvolte in via prioritaria. Il coordinamento coinvolge anche la relazione che la singola destinazione ha con le destinazioni concorrenti e con quelle gerarchicamente superiori o inferiori. In ogni caso sia che si tratti di analizzare il coordinamento partendo da un’ottica di domanda e quindi considerando la necessità di ideare strumenti comuni per conoscere i comportamenti dei consumatori e le modalità di fruizione della vacanza prima, durante e dopo il soggiorno, sia che si che si ricerchino gli elementi necessari per un processo di composizione dell’offerta, ci si può riferire a modelli ricompresi tra l’autoregolamentazione, l’esistenza di un soggetto manageriale creato ad hoc e la formazione di una rete capace di cooperare. Utilizzando le categorie identificate da Rispoli e Tamma nel lavoro del 199531 per definire le forme attraverso le quali si compone il prodotto turistico, nel caso della configurazione punto-punto esso viene aggregato dall’utilizzatore attraverso un insieme di relazioni singole con i diversi attori della località. L’unità e la coerenza del prodotto sono completamente gestite dall’utilizzatore che, in base alle sue preferenze e alle informazioni di cui dispone, assembla i diversi fattori di attrattiva. Il livello di coordinamento delle decisioni che si sviluppa nella destinazione è quasi nullo in quanto sono le relazioni individuali, punto-punto, che consentono al turista la fruizione della vacanza. D’altra parte i “legami deboli” esistenti tra operatori della destinazione non consentono l’emergere di una leadership riconosciuta in grado di assumere le decisioni comuni e quindi esse vengono prese seguendo processi decisionali per lo più indipendenti. In questo senso si può sostenere che la destinazione assume un connotato geografico ed è la domanda che la identifica attraverso la somma di comportamenti individuali dei turisti che sottendono relazioni indipendenti con i singoli operatori dell’area. La destinazione è dunque uno spazio geografico nel quale prevale un modello frammentato sia di domanda che di offerta, spesso frutto di spontaneismo individuale o imprenditoriale. Con la configurazione package il prodotto turistico viene progettato ed assemblato da un soggetto, quasi sempre esterno alla destinazione (tour operator, agenzie di incoming, Destination Management Company), sovra-imprenditoriale e in grado di coordinare la gestione dell’offerta. I soggetti che fanno parte della destinazione delegano di fatto ad esso una parte delle decisioni riguardanti la politica di prodotto, quella promozionale e di marketing dell’area, cedendo parte della loro autonomia decisionale. La possibilità di misurare e gestire la competizione tra destinazioni aumenta così come la consapevolezza del posizionamento della propria in termini di benchmarking. Si tratta, tuttavia, di una forma di delega del potere di decidere ad un soggetto, in altre parole una sorta di riproposizione della separazione tra soggetto economico e soggetto imprenditoriale tipica delle imprese manageriali. La destinazione in questo modello è il risultato della combinazione della domanda con un’offerta pre-confezionata in remoto da un soggetto terzo. In questa soluzione la delimitazione della destinazione sembra essere il risultato della composizione dell’offerta da parte di un manager, più che il risultato della combinazione territorio-prodotti e produttori. Nella terza configurazione a network, il prodotto turistico emerge dall’integrazione dell’offerta di un insieme di soggetti ed organizzazioni appartenenti ad uno specifico territorio, che, attraverso il coordinamento delle decisioni e rispettando standard di qualità e servizio, giungono a forme di cooperazione nella gestione. Il

30 M. FRANCH, U. MARTINI, Atti del Convegno “Il ruolo delle tecnologie per l’informazione e la comunicazione nello sviluppo delle politiche di marketing delle destinazioni turistiche alpine”, Ecole Supérieure de Commerce de Paris, EAP, 25-26 gennaio 2002 31 M.RISPOLI – M. TAMMA, Risposte strategiche alla complessità: le forme di offerta dei prodotti alberghieri, Giappichelli, Torino, 1995.

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modello definito come sistema locale di offerta turistica è fondato sulla condivisione di informazioni tra i soggetti coinvolti, sulla collaborazione e sul riconoscimento di una leadership ”naturale” che svolge compiti di facilitazione nella assunzione delle decisioni riguardanti l’intera area. Anche in questa configurazione prevale, nella delimitazione della destinazione, la prospettiva dell’offerta, ma come risultato di un forte legame con il territorio e la comunità locale. Questa forma tende ad una valorizzazione delle competenze differenziate interne alla destinazione e ad una crescita generale del livello di consapevolezza. Esiste infine la possibilità che la funzione di governo della destinazione sia svolta, almeno nella fase di avvio, da un soggetto pubblico o misto, in assenza di una leadership espressa dalla medesima. Non esiste alcuna possibilità di stabilire a priori quale sia il modello che assicura maggiore efficienza nel governo della destinazione, è invece possibile sostenere la necessità di cercare la coerenza tra conoscenza delle condizioni di partenza della destinazione e modello di gestione. La conoscenza del contesto si riferisce al numero di attori coinvolti nelle decisioni, al grado di consapevolezza e comprimarietà che essi svolgono rispetto al territorio, al numero di centri decisionali esistenti all’interno delle imprese e alle forme che regolano i rapporti tra imprese, oltre che alla natura degli scambi professionali. Accanto alla eterogeneità delle forme di governo della singola destinazione è necessario riflettere sulle modalità di integrazione delle decisioni tra destinazioni gerarchicamente dipendenti. A questo proposito le possibilità sembrano addensarsi intorno ad un modello ”integrato” e al modello “sequenziale” ai quali è possibile riconoscere gradi differenti di flessibilità nella gestione e di capacità di adattamento alla domanda. Nel primo esistono elementi normativi, convenienze economiche ed una cultura turistica diffusa e condivisa che facilitano il coordinamento; nel secondo l’indipendenza delle decisioni genera di frequente rigidità nel processo di gestione delle relazioni, inefficienze e duplicazioni di funzioni e di costi. 2.4 Imprese turistiche e reti di imprese32 La logica delle rete di imprese può essere proposta nel settore turistico sostanzialmente secondo due diverse modalità. La prima, di tipo più tradizionale, è caratterizzata da reti di imprese costituite da realtà che si aggregano per sfruttare la grande dimensione: è il caso di catene volontarie alberghiere, network di agenzie di viaggio, ecc. La seconda tipologia di rete, più articolata della precedente, viene costituita per venire incontro all’esigenza di fornire un prodotto turistico complesso coordinando l’offerta e realizzando, quindi, reti caratterizzate da un insieme di aziende con precise e distinte caratteristiche, ma orientate alla cooperazione a medio-lungo periodo, e facenti parte, a vario titolo, della “filiera” turistica; si pensi ad una aggregazione che coinvolga imprese ricettive, di ristorazione, museali, di trasporto, ecc.. Viene osservato che in questi network il grado di controllo e coordinamento è senz’altro inferiore al package, ma rimane ancora elevato se paragonato alla configurazione “punto – punto”. Queste reti permettono quindi al turista di realizzare la sempre più sentita esigenza di personalizzare il prodotto, restituendo a quest’ultimo un ruolo attivo nel confezionare un prodotto adatto alle sue esigenze, spesso gratificando in tal modo anche il suo desiderio di partecipazione. Si giunge quindi a costituire quella che si può definire una rete locale di offerta turistica integrata con alte caratteristiche di visibilità, d’identità e di capacità competitiva permettendo ai soggetti partecipanti di ottenere economie di aggregazione quali il maggior potere contrattuale nei confronti di operatori esterni, un maggior grado di differenziazione delle risorse e delle competenze pur in presenza di un livello adeguato di coordinamento, maggiore flessibilità e capacità di riorientamento delle attività. In definitiva il percorso che si intraprende con una siffatta tipologia di aggregazione presenta indubbi punti di contatto con le reti “tradizionali”, ma anche con fenomeni aggregativi propri dei distretti e dei sistemi turistici locali introdotti dalla legge 29 marzo 2001, n. 135 (legge di riforma della legislazione nazionale del turismo). In una rete di imprese interagiscono vari soggetti quali l’architetto, l’operatore e il garante; certamente nelle reti di offerta turistica integrata la figura catalizzatrice e di guida del sistema reticolare ha importanza cruciale, tenuto anche conto della specificità di siffatte realtà costituita dalla eterogeneità dei suoi

32 A.V. Atti del convegno “L’associazionismo del settore turistico”, Facoltà di Scienze Linguistiche e Letterature straniere, Università Cattolica Sacro Cuore, Milano, 23 aprile 2004

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partecipanti con estrazione, formazione, mentalità a volte diametralmente differenti (si pensi, solamente, all’eventuale contrapposizione fra soggetti di tipo privato e pubblico). Questa figura guida era generalmente rappresentata, nelle reti “tradizionali”, dalla struttura centrale (del consorzio, dell’associazione, ecc.) che finiva per coordinare l’attività dei singoli partecipanti associati (albergatori, proprietari di agenzie di viaggio, ecc.) svolgendo il ruolo proprio dell’architetto, del gestore e del garante della rete. Nelle realtà, certamente più complesse, proprie delle reti di offerta turistica integrata chi svolge questi ruoli? In effetti una risposta univoca è impossibile da fornire, ma appaiono evidenti alcuni aspetti: il primo, di tipo competitivo, contrapporrà la rete locale che tende a fornire un prodotto turistico integrato ad altri soggetti, in primis grandi tour operator internazionali, che tenderanno a fornire “pacchetti” turistici svincolati dal contesto turistico locale; il secondo elemento da considerare è dato dall’eterogeneità culturale, giuridica, manageriale dei soggetti coinvolti nella rete di offerta locale (si pensi alla presenza di imprese di dimensioni differenti, di operatori pubblici quali enti locali, di associazioni di persone e di categoria, ecc.) e delle loro finalità, per alcuni dichiaratamente reddituali, per altri di politica economica locale (urbanistica, ecologico-ambientale, di recupero sociale, di lotta alla disoccupazione, ecc.). Appare pertanto evidente che il ruolo-guida e centrale di siffatte organizzazioni reticolari potrà essere affidato a soggetti con caratteristiche differenti. E’ importante, però, sottolineare che questo soggetto deve avere le capacità, l’entusiasmo e il rilievo morale tale da poter presentarsi ed essere riconosciuto come realtà guida della rete. Rientrano quindi in gioco le funzioni che spesso, in una rete, sono suddivise fra diversi attori quali quella dell’architetto, del gestore e del garante della rete. Nelle reti locali sarà importante capire se è opportuno accentrare o meno tutte e tre le succitate funzioni in un’unica realtà oppure ripartirle fra più soggetti cercando di ottimizzare le competenze e le attitudini dei singoli. Si pensi alla possibilità di proporre come architetto della rete un istituto di ricerche (ad esempio regionale) di derivazione pubblica, mentre la gestione del network potrebbe essere affidata ad una realtà più operativa di stampo privatistico, mentre come garante potrebbe proporsi una realtà associativa.

2.5 Il turismo durevole33

Sempre più oggi, in funzione dello sviluppo sostenibile di un territorio, si parla di sviluppo per sistemi territoriali, che sta ad indicare un nuovo approccio progettuale e gestionale del territorio per sistemi, cioè un modello integrato che cerchi nella peculiarità del paesaggio naturale e culturale la chiave di sviluppo del territorio, in funzione della compatibilità ambientale. Oggi, si avverte sempre più la necessità di un rispetto del territorio nella sua totalità, attraverso un’azione di programmazione e pianificazione integrale e transdisciplinare. L’epoca attuale si distingue per una rinnovata attenzione verso i valori qualitativi, che fanno riferimento alla categoria dei bisogni definiti postmaterialistici. Questi bisogni, tra cui la bellezza del paesaggio naturale e del paesaggio costruito, rivelano i mutamenti sociali ed economici e le preferenze da cui deriva la nuova struttura della domanda di mercato. La pianificazione turistica tende a modellarsi sempre più al governo del territorio ed alla pianificazione territoriale cercando di attuarsi alla scala territoriale idonea a garantire un approccio locale, rispondente cioè alle caratteristiche, alle esigenze, alle aspettative del luogo. La pianificazione turistica si mostra inoltre partecipata, ossia concertata e condivisa, strategica e quindi flessibile dinamica e innovativa per quanto concerne obiettivi e strumenti. Nell’azione innovativa della gestione del turismo, alle soglie del terzo millennio, è sottolineata l’importanza del turismo durevole, anche detto turismo sostenibile o ambientale cioè un turismo che utilizza le potenzialità naturalistiche e socio-umane nel pieno rispetto dell’ambiente. L’ecoturismo nasce in America del Nord negli

33 C. MAZZAMUTO, Convegno sul “Turismo durevole – Insediamenti alberghieri e turismo sostenibile. Problemi e prospettive”, Siracusa, 22 giugno 2002

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anni ’80 dopo la “moda” del turismo naturalistico nei luoghi ancora selvaggi. La “Ecotourism Society”34 (USA) definisce l’ecoturismo come un turismo in spazi poco perturbati dall’uomo che deve contribuire alla protezione della natura e del benessere delle popolazioni locali. Il turismo durevole è il risultato del dibattito della conferenza di Rio de Janeiro 1992 in applicazione del concetto di sviluppo sostenibile alle attività turistiche. Il turismo ambientale o ecoturismo dalla definizione stabilita nel 1996 a Budapest dalla Conferenza Internazionale per l’utilizzazione durevole delle risorse biologiche, comprende diverse forme di turismo che utilizzano in modo responsabile le risorse naturali senza compromettere la fragilità degli ecosistemi: il turismo nei parchi e nelle riserve naturali, le attività di agriturismo e ittioturismo, le attività di pesca, di caccia ecologica, cioè controllata, di ippoturismo, di camping, di trekking, di escursionismo, di sci di fondo, di turismo nautico a vela, ecc.. Tutte queste forme alternative di attività turistica necessitano di un’adeguata promozione supportata da un’azione peculiare di educazione ambientale ma altresì, per la loro diffusione, sono necessarie ed indispensabili strategie politiche mirate, una pianificazione integrata, un attento monitoraggio delle potenzialità naturalistiche e turistiche dei luoghi, e soprattutto un piano di tutela ambientale supportato da precise norme giuridiche per definirne i criteri di protezione ed azioni di cooperazione economica tra gli abitanti e imprenditori locali che devono essere coinvolti nelle iniziative turistiche cui sono legate le possibilità di sviluppo sociale dei luoghi. Un turismo integrato rispetta il paesaggio, l’acqua, la flora e la fauna, ma anche la componente socioculturale della popolazione locale. Questo significa rispetto delle tradizioni, delle abitudini, delle strutture sociali e familiari delle popolazioni locali. Con lo sviluppo di questo tipo di turismo i benefici economici prodotti dalle attività turistiche devono ricadere soprattutto sulle popolazioni locali, attraverso una capillare azione di sviluppo economico che si accompagni in modo permanente ad uno sviluppo sociale. Il turismo integrato è turismo durevole o sostenibile che risponde sia ai bisogni dei turisti che alle necessità di sviluppo nelle zone turistiche, senza danneggiare quelle potenzialità e caratteristiche naturalistiche che hanno conferito al territorio stesso una vocazione turistica e hanno permesso uno sviluppo turistico, conservando questo patrimonio nella sua integrità naturalistica e culturale in funzione di una nuova dimensione del concetto di biodiversità biologica e culturale. 2.5.1 Lo sviluppo sostenibile del territorio35 La nuova cultura del turismo cerca di tendere ad una nuova etica del turismo che colleghi gli operatori ai turisti tenendo conto sia delle rispettive aspettative che delle necessità ecologiche del territorio. Fattore chiave ma anche limitante del turismo ambientale e culturale è la carring capacity di un’area a valenza turistica. Con tale termine si vuole definire il massimo di capacità fisica per accogliere un numero massimo di turisti senza che si verificano modificazioni irreparabili. Inoltre, essa può essere definita come capacità sociale, riferendosi al grado di affollamento che gli utilizzatori sono disposti ad accettare prima di ricercare luoghi alternativi, e capacità ambientale cioè l’estensione fino alla quale un luogo può essere usato prima che sorgono problemi di deterioramento visibile o di conservazione. La capacità di carico di un dato territorio dipende non solo dalle attività insediate, ma anche dalle caratteristiche specifiche del territorio stesso ad una sua valutazione deve prendere in considerazione una molteplicità di fattori tra loro interrelati. Pertanto, l’offerta turistica ed i piani di sviluppo del turismo devono essere integrati in un contesto socioeconomico più ampio, collegato ad una corretta politica e gestione dei trasporti che, con l’istituzione di veri e propri corridoi ecoturistici, permetta la decompressione di aree

34 www.ecotourism.org 35 C. MAZZAMUTO, Convegno sul “Turismo durevole – Insediamenti alberghieri e turismo sostenibile. Problemi e prospettive”, Siracusa, 22 giugno 2002

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sovraccariche ed ai limiti di capacità portante e nel contempo determini le condizioni di sviluppo di aree marginali e sottosviluppate ma ugualmente dotate di risorse naturalistiche e culturali. Un modello di turismo concentrato significa degrado e tensione territoriale; superata una certa soglia critica segnata dalla capacità di carico, la concentrazione diventa sinonimo di sviluppo non equilibrato. Di contro la diffusione significa sostenibilità, e lo sviluppo sostenibile si realizza attraverso essa, l’integrazione armonica del turismo con l’ambiente, in uno scambio sinergico da cui l’uno e l’altro traggono mutui vantaggi, si crea un equilibrio tra la capacità di carico ed i flussi effettivi, nel rispetto delle soglie critiche. Il contesto ambientale e territoriale è una risorsa che come tale non è inesauribile e pertanto va governata e gestita nell’interesse comune. L’obiettivo generale è la valorizzazione delle risorse territoriali entro i limiti rigorosi imposti dalla loro salvaguardia, condizione necessaria peraltro per conservarne la produttività economica e sociale nel tempo. In riferimento a quanto affermato precedentemente, si può dire che oggi è necessario che si affermino forme di turismo integrate nel territorio, allargando la dimensione di comprensorio turistico al sistema culturale-retroterra interno qualificando questo sistema in funzione di un turismo ambientale di qualità. Attuando, soprattutto, il passaggio da un turismo circolare e di tipo tradizionale ad un turismo di tipo radiale e reticolare, cioè diffuso all’interno del territorio e connotato dal punto di vista culturale e ambientale. Quindi, il modello reticolare viene adottato in risposta all’attuale monocentrismo di gran parte dei pacchetti dell’offerta turistica. Sulla base di tale modello si possono individuare centri, o insieme di centri integrati in rete, sedi di risorse turistiche, studiandone le peculiarità e le specializzazioni. Lo scopo di tale modello radiale è anche legato alla possibilità di generare un incremento ed una riqualificazione dei flussi turistici proprio laddove, pur essendovi rilevanti risorse culturali e naturalistiche, essi siano scarsi o addirittura assenti. Alla luce di queste brevi considerazioni, occorre sottolineare che nell’attuare lo sviluppo sostenibile nel territorio, questo attribuisce un alto valore alle aree rurali e in quelle non valorizzate, e attraverso un turismo durevole, alternativo all’offerta standard e, molto spesso distruttiva, che sviluppano forme non distruttive degli ecosistemi naturali, delle identità locali e che operino sul principio della riqualificazione delle caratteristiche culturali, sociali e ambientali dei siti.

Il turismo come valvola di sviluppo socio-economico è strettamente legato alla qualità dell’ambiente e, secondo tutte le previsioni mondiali, rappresenta l’industria mondiale numero uno nel terzo millennio. Nello stesso tempo, le previsioni di crescita del turismo mondiale vedono i paesi europei al primo posto; in questo ambito, protagonisti i paesi del bacino del Mediterraneo con il loro retaggio di storia, di patrimonio artistico, di natura diffusa.

A fronte dell’enorme portata degli attuali movimenti turistici, appare quindi cruciale elaborare e promuovere strategie di turismo durevole e non distruttivo in grado di rispettare e preservare a lungo termine le risorse ambientali, storiche e paesaggistiche del territorio. In tal senso turismo culturale, ambientale, pescaturismo, agriturismo, enogastronomico, tradotti in un sistema di offerta turistica integrata, non solo si dimostrano “compatibili” con la capacità portante dei siti turistici, ma anche ottimi strumenti di recupero remunerativo della loro più genuina vocazione turistica.

2.5.2 Europa e turismo: la Carta europea del turismo durevole36 La Carta Europea del Turismo durevole rientra nelle priorità mondiali ed europee espresse dalle raccomandazioni dell’Agenda 21, adottate durante il Summit della Terra a Rio nel 1992 e dal 5° programma comunitario di azioni per lo sviluppo durevole. Questa Carta è stata elaborata da un gruppo formato da rappresentanti europei delle aree protette, del settore turistico e dei loro partner. È il risultato di una prima riflessione, avviata nel 1991 dalla Federazione Europarc, che ha portato alla pubblicazione del rapporto “Loving them to death?”37. Fa parte delle priorità del programma di azioni “Parks for life” dell’Unione

36 Testo ufficiale consultabile alla pagina www.europarc.it/pdf/TestoUfficiale.pdf 37 Edito da Federazione Europarc – Kröllstra �e 5, D-94481 Grafenau, Bundesrepublik Deutschland

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Mondiale per la Natura (UICN). Si conforma ai principi enunciati dalla Carta mondiale del turismo durevole, elaborata a Lanzarote nel 1995. La Carta europea del turismo durevole manifesta la volontà delle istituzioni che gestiscono le aree protette e dei professionisti del turismo di favorire un turismo conforme ai principi dello sviluppo durevole. La Carta impegna i firmatari ad attuare una strategia a livello locale in favore di un "turismo durevole", definita come "qualsiasi forma di sviluppo, pianificazione o attività turistica che rispetti e preservi nel lungo periodo le risorse naturali, culturali e sociali e contribuisca in modo equo e positivo allo sviluppo economico e alla piena realizzazione delle persone che vivono, lavorano o soggiornano nelle aree protette".

L'attuazione di un turismo così concepito necessita di una riflessione globale, concertata, e di un rafforzamento di tutte le interazioni positive fra l'attività turistica e gli altri settori del territorio. Il turismo durevole, insomma, ha l'ambizione di rispondere alle aspettative delle nuove clientele europee, restituendo un senso al viaggio: quello di dedicare del tempo alla scoperta e all'incontro di altre persone, di altri luoghi, e di trarre ricchezza da questo contatto, dando un po' di sé. L'adesione alla Carta conduce alla definizione di una strategia pluriennale di sviluppo turistico durevole e di un programma di attività contrattuali a favore e mediante il territorio e le imprese firmatarie. Alcuni documenti metodologici aiutano i firmatari ad applicare concretamente i principi dello sviluppo durevole. Aderire alla Carta significa rispettare l'approccio strategico dello sviluppo turistico durevole. Significa realizzare una diagnosi, consultare e coinvolgere i partner, stabilire gli obiettivi strategici, assegnare i mezzi necessari, realizzare un programma di azioni e valutare i risultati. Per l'area protetta, tutto ciò si traduce nella realizzazione di una diagnosi dei bisogni del territorio (problemi e opportunità) elaborata e accettata dai partner. Questo approccio ha lo scopo di definire l'orientamento turistico più adeguato per il territorio nel suo insieme. Per l'impresa turistica, la diagnosi verte sulla sua attività, nel senso che essa deve adeguare la propria offerta alle aspettative dei visitatori e mettere in atto misure per la valorizzazione del patrimonio locale, così come tenere conto dell'ambiente e dello sviluppo durevole nella gestione dell'impresa.

Per l'organizzatore di viaggi, un tale approccio si traduce nell'analisi della compatibilità della propria offerta con gli obiettivi del territorio. Il flusso turistico che una tale attività induce non deve arrecare danno alle risorse patrimoniali, quindi turistiche della destinazione. I firmatari della Carta aderiscono all'etica del turismo durevole. Si impegnano ad operare affinché il turismo contribuisca nel modo migliore alla difesa e alla valorizzazione del patrimonio. Si impegnano ad adottare un'etica commerciale, tutelando cioè il cliente e praticando una politica dei prezzi equa. L'etica sarà anche presente nell'accoglienza di ogni tipo di pubblico, favorendo l'accesso delle aree protette in particolare alle scolaresche, ai giovani, agli anziani o ai portatori di handicap.

Aderire alla Carta del turismo durevole significa adottare un metodo di lavoro fondato sul principio del partenariato, che si esprime in tutte le fasi di definizione e di attuazione del programma di sviluppo turistico durevole. Esso si traduce in un'attività contrattuale e in una cooperazione intensa e leale tra l'istituzione che gestisce l'area protetta, gli operatori turistici, gli organizzatori di viaggi e gli altri protagonisti locali. La Carta costituisce lo strumento per attivare questo partenariato. Essa consente di organizzare la ripartizione delle responsabilità, in quanto definisce l'impegno individuale e collettivo: - dell'area protetta, stimolando l'adesione dell'autorità incaricata di animare il progetto territoriale di

un'area protetta riconosciuta ufficialmente. La strategia proposta dall'area protetta, nel quadro della Carta, deve essere necessariamente definita e attuata in partenariato con i rappresentanti del settore turistico, degli altri settori economici e gli abitanti del territorio, così come con le autorità locali. Questa strategia si completa mediante gli accordi firmati con i partner locali nel quadro del programma di sviluppo turistico durevole;

- dell'impresa turistica situata nell'area protetta, stimolando l'adesione dell'imprenditore, il quale si impegna nella riflessione e nell'applicazione dei principi di sviluppo turistico durevole, in partenariato con l'area protetta;

- del tour-operator specializzato o meno in aree protette, stimolando l'adesione del responsabile dell'impresa che, nella propria offerta, integra i principi dello sviluppo durevole. Questi si impegna a lavorare in partenariato con l'organismo che anima la strategia dell'area protetta e con gli operatori turistici locali.

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CAPITOLO 3

MONTAGNA E TURISMO 3.1 Le origini del turismo montano38 Nelle Alpi lo sviluppo turistico risale alla seconda metà dell’Ottocento, anche se le prime manifestazioni si hanno già alla fine del Settecento. I primi vacanzieri sono attratti dal termalismo (Courmayeur, Pré-Saint-Didier, Bormio) e dall’alpinismo (Cortina d’Ampezzo, Crissolo, Breuil). Le stazioni alpinistiche diventano ancora più famose località di villeggiatura estiva, in qualche caso è l’avvento della ferrovia o di più comode vie di comunicazione ad innescare il decollo turistico. Tra la fine dell’Ottocento ed i primi del Novecento, alcune località alpine cominciano ad essere frequentate d’inverno per la pratica dello sci, allora per lo più sci di fondo. Ma è solo a partire dagli anni ’20 e ’30 che alcune località di montagna si trasformano in vere e proprie stazioni sciistiche: per citarne alcune Cortina d’Ampezzo, Breuil Cervinia, Sestrière. Dalla metà degli anni ’60 lo sci diventa uno sport relativamente popolare e contribuisce in maniera sempre consistente a consolidare la riuscita turistica delle stazioni montane. Lo sci affascina anche perché, col pretesto della pratica sportiva, permette di tornare in città abbronzati ed in forma in periodi in cui il mare è solo un pallido ricordo. Quanto all’estate, se luglio è in genere dedicato al mare, agosto è consacrato almeno in parte alla villeggiatura in montagna. Attorno alla metà degli anni ’60 cominciano a svilupparsi nuove stazioni ad alta quota pianificate espressamente per la pratica dello sci. In molti casi si tratta di uno sviluppo ricondotto ad un modello di sfruttamento della montagna, avulso dalla società e dalla cultura locale, spesso inserito in modo traumatico nel paesaggio. Con la seconda metà degli anni ’60, questa situazione tende però a cambiare. Le presenze invernali acquistano una crescente importanza, soprattutto dal punto di vista economico e il turista sciatore è sempre più esigente nella scelta della meta di una vacanza, ricerca comprensori sempre più estesi, con piste ampie ed impianti comodi e l’opportunità di raggiungere, sci ai piedi, diverse località. Dalla metà degli anni ’80 si inizia a classificare le stazioni di sport invernali non più in base alla capacità ricettiva, alla lunghezza delle piste ma in base ad un indicatore che combina tra loro, moltiplicandoli, due elementi essenziali: portata oraria e dislivello superato. Per ciò che concerne il turismo estivo, la situazione è pure profondamente cambiata rispetto ai primi anni Sessanta: lo spezzettamento delle ferie, suddivise tra diverse destinazioni e l’attrazione esercitata da mete esotiche a buon mercato mette profondamente in crisi la classica villeggiatura in montagna. In buona parte della montagna italiana l’andamento delle presenze nella seconda metà degli anni Novanta non è stato soddisfacente, si può parlare di crisi del turismo montano soprattutto per quanto riguarda la stagione estiva. La villeggiatura estiva in montagna, in effetti è legata ad un’immagine poco giovane e soffre della spietata concorrenza del mare e di paesi esotici, offerti spesso a prezzi vantaggiosi. D’inverno la crescente propensione del turista-sciatore per comprensori estesissimi, con impianti comodi e piste larghe, ben battute ed innevate mette in seria difficoltà le stazioni medio-piccole. Dalla crisi non sono immuni nemmeno le grandi stazioni, disertate d’inverno se la neve scarseggia e sempre più lontane dal “tutto esaurito” d’estate.

38 A.V., Montagne d’Italia, De Agostini editore, Milano, 2002

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3.2 Il turismo montano oggi39 Molti governi e molte comunità di montagna considerano oggi il turismo un aspetto rilevante e necessario ai loro piani di sopravvivenza e crescita economica. Il turismo non si limita però ad essere una semplice attività economica, sebbene in genere tutta l’attenzione venga posta sui benefici che esso apporta all’economia e all’occupazione. Il turismo è innanzitutto un’interazione complessa tra persone che richiedono una vasta gamma di servizi, attrezzature e risorse40. Queste esigenze creano per i paesi ospitanti nuove opportunità e problematiche, che variano notevolmente con il tipo di turismo che si sviluppa o che viene promosso: dal turismo di massa a quello culturale, da quello salutista all’ecoturismo e alle infinite possibilità offerte dal turismo sportivo. Con una tale gamma di attività e di prodotti le iniziative sociali, culturali, economiche ed ambientali rivolte al turismo devono essere ben coordinate se si vuole che questa industria dalle tante sfaccettature apporti benefici alla gente di montagna e all’ambiente. Su scala globale molti fattori hanno contribuito alla rapida e crescente espansione del turismo che ha raggiunto gran parte degli ambienti di montagna nel mondo. Questi fattori comprendono: - L’aumento della popolazione nelle città; - La facoltà di disporre liberamente del proprio tempo e dei propri guadagni; - La mobilità e le tecnologie della comunicazione; - La raggiunta consapevolezza delle numerose risorse naturali e culturali offerte dalle montagne. Per quanto riguarda poi la scelta delle singole mete, fattori fondamentali che favoriscono o scoraggiano il turismo sono l’attrattiva, l’accessibilità e l’immagine. L’immagine che i visitatori hanno delle regioni di montagna influenza anche i loro rapporti con queste aree e con i loro abitanti. L’immagine è un concetto dalle molte sfaccettature che comprende la somma delle convinzioni, delle idee e delle impressioni che una persona ha riguardo ad una meta (Crompton 1979). Essa può essere una forza psicologica più determinante della stessa realtà nella scelta di una meta di viaggio. Gli operatori turistici studiano strategie per la creazione di immagini positive che possano incidere sulla quantità e sul tipo di relazioni che i turisti stringono con i potenziali mercati. Il numero ed il tipo di attività praticate dai turisti in montagna sono aumentati vertiginosamente negli ultimi anni. Si passa dalle attività passive, l’osservazione degli uccelli e degli animali, l’identificazione dei fiori, la pittura, la meditazione, i concerti, sia a nuove occupazioni attive, andare in mountain bike, volare con il deltaplano, fare parapendio, giocare a golf, sciare sui ghiacciai d’estate, praticare snowboard, rafting e fare camminate sulla neve. Per raggiungere un’ottima combinazione tra prodotti e servizi è necessario capire quali possano essere le relative compatibilità sociali e ambientali e considerare la possibilità che si verifichino conflitti tra le diverse attività. Uno studio realizzato dal Touring club e dal Comitato Italiano per l’Anno Internazionale delle Montagne nel 1999 ha delimitato la montagna alpina e appenninica e quindi ha studiato il relativo movimento turistico. Poi ha distinto il movimento turistico delle località propriamente “montane” e quello delle località termali e delle città d’arte “in quota”. Per fornire un’immagine più realistica del turismo montano italiano, è stata effettuata un’indagine capillare su ricettività e presenze alberghiere ed extra-alberghiere ufficiali per singoli comuni e APT o enti assimilati, provvedendo anche a stimare ricettività e presenze generate dal comparto ricettivo sommerso, legato alle seconde case e agli appartamenti in affitto.

Nella ricerca si è potuto rilevare che nella montagna alpina italiana, a fronte di 350.000 letti alberghieri, se ne contano 3 milioni negli esercizi extra-alberghieri, in gran parte costituiti da seconde case e appartamenti in affitto, e in quella appenninica, isole comprese, rispettivamente 80.000 e 2.300.000. La reale consistenza delle presenze extra-alberghiere nelle località montane delle Alpi risulta poi essere di oltre 120 milioni, a fronte di circa 38 milioni di presenze alberghiere, e negli Apennini, comprese le isole, di circa 85 milioni, contro meno di 6 milioni di presenze alberghiere. Dunque, l’enorme sproporzione esistente fra Alpi e Apennini in fatto di ricettività e presenze alberghiere, si attenua alquanto nel comparto extra-alberghiero, per la massiccia presenza di seconde case in regioni come l’Emilia-Romagna, l’Abruzzo, la Toscana e il Lazio. 39 Touring Club Italiano e Comitato italiano per l’Anno internazionale delle Montagne, “Turismo e montagna, un’analisi regionale”, 2002. 40 B. MESSERLI, J. D. IVES, “Montagne nel mondo”, Tararà, Verbania, 2000, p. 251

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Nel complesso delle strutture ricettive, formali e informali, le località montane registrano comunque oltre 250 milioni di presenze, a testimonianza del fatto che la montagna costituisce in realtà un elemento di attrazione turistica forte, certo inferiore al mare ma largamente superiore alle città d’arte, che dispongono di una ricettività extra-alberghiera limitata. Infine, è il caso di sottolineare che in quasi tutte le regioni la maggior parte delle presenze si registra nel semestre estivo, mentre nelle grandi stazioni prevale quasi sempre quello invernale ed è in genere più consistente l’incidenza dei turisti stranieri.

Lo studio realizzato dal Touring club e dal Comitato Italiano per l’Anno Internazionale delle Montagne nel 1999 ha sintetizzato in tre punti i problemi del turismo montano italiano: 1. la concorrenza di altre mete (montane e non); 2. l’aumento della temperatura media combinato con la ricorrente scarsità di precipitazioni nevose; 3. un appannamento di “immagine” nella stagione estiva. Questa situazione di fondo non è priva di

eccezioni: l’estate è ancora una stagione ambita per una breve vacanza in località mondane, con un buon quadro urbanistico e inserite in un contesto paesaggistico di pregio (ad esempio Cortina) e in alcune stazioni del Südtirol e del Trentino-Alto Adige; ma la difficoltà di salvare con una stagione estiva da “tutto esaurito” una invernale deludente per carenza di neve resta.

Sono presentate nella ricerca, infine, alcune stime del valore economico prodotto dal turismo montano in Italia, partendo dai risultati fin qui ottenuti in precedenza relativamente ai flussi. I dati reali sul fenomeno turistico montano hanno permesso di stimare il fatturato diretto attuale del turismo montano in circa 8,5 miliardi di euro (3,3 per il turismo montano estivo e 5,2 per quello invernale), pari all’11,8% del fatturato turistico complessivo (circa 72 miliardi di Euro). In primo luogo si è valutato il peso delle presenze alberghiere ed extra alberghiere durante la stagione estiva (60% sul totale) ed invernale (40%): tale analisi si è rivelata necessaria perché a seconda della stagione cambia considerevolmente la spesa media giornaliera del turista. In inverno, infatti, sulla spesa turistica incidono fortemente le attrezzature sportive e il costo dei servizi connessi alla pratica dello sci. L’altra variabile decisiva, che si incrocia con la precedente, è costituita dalla tipologia di struttura ricettiva scelta dal turista: la spesa media pro capite, infatti, varia a seconda che si soggiorni in albergo o in esercizi extralberghieri.

L’esigenza di tale differenziazione è confermata anche dall’ampia diffusione delle seconde case di proprietà nelle aree alpine e appenniniche che contribuiscono a ridurre notevolmente il costo complessivo della vacanza. Infine, si è quantificata la spesa media dei turisti durante il loro soggiorno, tenendo conto delle variabili sopra espresse che incidono sulla definizione della cifra. Esiste una differenziazione tanto in relazione alla stagione dell’anno quanto alla tipologia di struttura ricettiva. Si può facilmente verificare che, nonostante le presenze estive pesino sul totale più di quelle invernali, il fatturato derivante dalle prime è di molto inferiore a quello generato dal turismo montano invernale.

A fronte dei dati emersi la ricerca indica i punti sui quali è opportuno che si intervenga, pur a differenti livelli (normativo, gestionale, di prodotto), per garantire un futuro sostenibile dal punto di vista ambientale e socioeconomico ai territori montani interessati dal turismo:

- Definire, nelle politiche nazionali, europee e regionali, misure di sostegno per il turismo montano, immaginando anche regole differenziate rispetto alle rigidità della politica di concorrenza, che tenga conto appunto delle particolarità del comparto turistico. Centrale risulta il ruolo del sistema degli impianti a fune e dei sistemi di impianti di risalita, auspicando che per l'imprenditoria siano previste condizioni nelle regioni a statuto ordinario analoghe a quelle previste dalle autonomie speciali, auspicando, comunque, un maggior coinvolgimento nel sistema di finanziamento degli operatori economici locali;

- Costruire un'immagine positiva, giovane e attiva, del turismo montano estivo, lavorando sui prodotti e promuovendo quindi escursionismo, attività sportive leggere (piscine all'aperto eventualmente riscaldate, bob/slittino su strutture artificiali, pattinaggio su ghiaccio al coperto), spettacoli all'aperto e animazione che favoriscano la conoscenza tra i turisti, specialmente quelli giovani;

- Valorizzare la qualità del paesaggio e l'immagine delle stazioni montane, attraverso interventi di riqualificazione urbanistica delle località più compromesse, la manutenzione dei sentieri (segnaletica, tempi di percorrenza, quadri di orientamento, posti-tappa, ecc.), la sistematica rimozione dei rifiuti dai boschi e dai pendii attraversati dalle piste da sci;

- Incentivare il recupero dell'agricoltura di montagna e promuoverne l’integrazione con il turismo, sia per quanto riguarda la ricettività (agriturismo), sia per la fornitura di prodotti genuini al turista e ad alberghi e ristoratori locali;

- Rendere d'inverno le stazioni appetibili anche a chi non scia, sia con strutture sportive diversificate di qualità (es. stadi del ghiaccio e piscine coperte), sia con la sistemazione di percorsi pedonali innevati e battuti, attrezzati con panchine, eventualmente percorribili anche con slitte a cavalli;

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- Incrementare l’offerta di ricettività, favorendo lo sviluppo di piccole e medie aziende a conduzione familiare, sia alberghiere, sia extra-alberghiere low price (bed & breakfast, ostelli e case per ferie “multiuso” sul tipo degli “alloggi collettivi” svizzeri, appartamenti in affitto per brevi periodi, ecc.), sufficientemente duttili da adattarsi alla variegata e variabile domanda dei turisti, anche se limitata al solo week-end;

- Promuovere il prodotto montagna in modo coordinato e sinergico fra i soggetti interessati e competenti, istituzionali e privati, magari in una logica di marchi o di macrodestinazioni (es. Nord-Ovest, Nord-Est, Apennini settentrionali, Apennini centro-meridionali) o anche di “vendita” delle Alpi in una crescente logica transfrontaliera. Questo anche attraverso strutture informative dedicate, localizzate nei principali centri urbani nazionali e nelle capitali nord-europee vicine ai grandi bacini di domanda;

- Promuovere, con offerte speciali e pacchetti integrati a tema (scuole di cucina, corsi di vario genere, ecc..) la frequentazione della montagna nella stagione solitamente meno desiderata, anche limitatamente ai fine settimana, come valvola di sfogo dal crescente inquinamento delle nostre città e delle fasce costiere sempre più urbanizzate;

- Migliorare la rete di uffici turistici locali, anche con il coordinamento dei siti web già esistenti, in grado di fornire sul posto o attraverso Internet informazioni dettagliate sui vari aspetti del territorio e della cultura locale, sulla percorribilità di strade e mulattiere, sulle condizioni meteorologiche e di distribuire pubblicazioni di qualità, carte topografiche e dei sentieri.

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Tabella - Le prime venti stazioni montane italiane per presenze e ricettività alberghiere41

Comune Presenze alberghiere

Letti alberghieri Comune Presenze

complessive Letti

complessivi Fiuggi (FR) 986.000 10.857 Cortina

d’Ampezzo (BL) 1.750.000 24.700

Schenna (BZ) 788.000 4.695 Pinzolo (TN) 1.631.000 28.300 Castelrotto (BZ) 788.000 5.457 Bardonecchia

(TO) 1.470.000 30.400

Selva (BZ) 773.000 6.004 Fiuggi (FR) 1.400.000 17.350 Merano (BZ) 725.000 5.658 Valtournenche

(AO) 1.360.000 21.300

Assisi (PG) 708.000 4.128 Courmayeur (AO)

1.335.000 22.000

Corvara (BZ) 661.000 5.543 Castione della Presolana (BG)

1.200.000 26.500

Livigno (SO) 602.000 4.900 Folgaria (TN) 1.163.000 18.900 Pinzolo (TN) 589.000 4.808 Limone

Piemonte (CN) 1.140.000 24.000

Badia (BZ) 578.000 4.074 Roana (VI) 1.100.000 24.500 Tirolo (BZ) 577.000 4.074 Assisi (PG) 1.090.000 9.500 Andalo (TN) 568.000 3.437 Sauze d’Oulx

(TO) 1.060.000 22.000

Canazei (TN) 567.000 4.834 Aprica (SO) 1.050.000 20.400 Cortina d’Ampezzo (BL)

552.000 4.062 Mezzana (TN) 1.037.000 11.000

Rio di Punteria (BZ)

499.000 3.761 Castelrotto (BZ) 1.025.000 10.000

Valle Aurina (BZ)

474.000 4.307 Merano (BZ) 1.015.000 11.200

Levico Terme (TN)

411.000 3.454 Selva (BZ) 985.000 9.000

Bormio (SO) 378.000 3.489 Frabosa Sottana (CN)

995.000 23.800

Valtournenche (AO)

375.000 3.254 Livigno (SO) 980.000 12.300

Moena (TN) 369.000 2.840 Roccaraso (AQ) 950.000 18.000 Dimaro (TN) 358.000 2.897 Tagliacozzo

(AQ) 910.000 19.500

3.3 L’immagine della montagna42 Le immagini di un territorio e di un aggregato socio-economico fortemente caratterizzato da alcuni elementi distintivi originali tendono, divenendo stereotipiche, ad assumere una persistenza che oscura la visibilità dei processi di trasformazione e in generale delle sue dinamiche evolutive. E’ sicuramente il caso del territorio italiano montano, uniformemente considerato una sorta di maledizione per i suoi residenti negli anni dell’emigrazione verso valle, dello spopolamento e della senilizzazione. Occorre infatti rimarcare che il territorio montano è stato considerato tale anche quando gli indicatori socio-economici, a partire da una trentina di anni fa, evidenziavano quanto meno una dicotomia tra la montagna marginale, localizzata soprattutto nelle aree appenniniche, e la montagna affluente, beneficiaria dei flussi turistici verso le più rinomate località alpine. Ma anche la montagna delle aree forti sta cambiando: la monocoltura dello sci

41 A.V., Montagne d’Italia, De Agostani editore, Milano, 2002, p. 175

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alpino tende ad essere sostituita da modelli di incoming turistico più flessibili e orientati alla diversificazione dell’offerta. Spesso si associa alla montagna la connotazione di un residuo di società arcaica che altrove non esiste più. Una montagna che si muove per proprio conto, che vive una dimensione di sostanziale autoreferenzialità interrotta periodicamente dalle richieste di aiuto e dalla conseguente attivazione del meccanismo di sostegno delle aree svantaggiate. Oggi l’immagine della montagna si presenta invece a “macchia di leopardo”: fatti salvi gli effetti “normalizzatori” che legano le tante montagne ai destini dei distretti geografici di localizzazione, si evidenzia un’alternarsi di aree forti e di aree deboli. Tuttavia, nei grandi numeri, i fenomeni di rapido impoverimento hanno subito un sostanziale rallentamento. La stessa dinamica migratoria verso i centri urbani, se si escludono alcune aree della montagna meridionale, ha rallentato fino a sparire o si è trasformata in pendolarismo. In alcuni casi, addirittura, si registrano fenomeni di ripopolamento. E’ appropriato, dunque, cominciare a riflettere su quella che è la reale dimensione relazionale dei territori montani e su come, attraverso l’inserimento all’interno delle reti dello sviluppo nazionale e sovra-nazionale, la montagna vive e partecipa ai processi di modernizzazione del Paese. L’aspetto relazionale concerne anche la capacità di riunire le forze, di stare insieme attraverso processi di condensazione soggettuale. Si tratta di una dimensione che i territori montani hanno, a diversi livelli, imparato ad applicare. Basti pensare all’adesione a programmi comunitari oppure alle Unioni di piccoli Comuni o ancora alla delega di funzioni a Comunità montane, ecc.. La dimensione relazionale consente anche la possibilità di immaginare per le aree montane un proprio ruolo strategico all’interno delle “reti lunghe”. Non bisogna infatti dimenticare che la montagna, nel suo essere crinale, costituisce territorio di confine ora nazionale, nel sistema alpino, ora regionale, per quanto concerne la dorsale appenninica. Stare sul confine, in un contesto caratterizzato dal costante incremento della domanda di trasporto, significa da un lato entrare in contatto con flussi di merci e di persone, dall’altro costituire il territorio di elezione per infrastrutture di collegamento e di scambio di importanza cruciale. La sfida per la modernizzazione delle aree montane si gioca sulla capacità di interpretare con accortezza il ruolo di custodi dei confini evitando di essere relegate a semplici aree di attraversamento. Sempre da un punto di vista relazionale, è del tutto rilevante il fatto che larga parte dei territori montani costituiscano le aree di destinazione di massicci flussi turistici che si originano in ambito urbano e metropolitano. La montagna ha saputo offrire spazi di loisir, di impiego del tempo libero, di accoglienza per tutti coloro che sono alla ricerca di momenti di svago, di pratica sportiva, di riscoperta del territorio naturale nelle sue diverse accezioni.

42 Fonte: indagine Censis, 2002, “Il valore della montagna”, www.censis.it

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Fonte: 28° rapporto annuale del Censis, 2004

3.3.1 L’immagine della montagna presso l’utenza finale43 Nell’anno 2000, in occasione dei 150 anni della Società delle guide di Courmayeur, è stata commissionata un’indagine dall’agenzia ACNielsen C.R.A. da parte della stessa società delle guide e della Fondazione Courmayeur. Tale studio è focalizzato sull’immagine della montagna presso l’utenza finale e sul ruolo svolto dai media nella costruzione di tale immagine, i dati raccolti sono quelli emersi dai focus group organizzati.

43 ACNielsen C.R.A, “L’immagine della montagna”, 2000

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Grafico – La montagna

Partendo dai risultati dell’indagine emerge che i media non sembrano sempre in grado di restituire l’immagine pregressa e sperimentata della montagna. Questo avviene poiché sul piano concreto veicolano informazioni parziali, quantitativamente ridotte, frammentarie e incomplete. Sul piano emotivo appaiono invece freddi, poco narrativi e talora promozionali. I media, dunque, non coinvolgono, non favoriscono l’identificazione. Passando ad una rassegna dei singoli media emerge che la televisione comunica un’immagine ambivalente: - I telegiornali: la montagna standardizzata, mondana, pericolosa; - I programmi legati alla natura: la montagna valorizzata, vissuta; - La pubblicità: la montagna stereotipata, ideale. Passando alla stampa quotidiana, dall’analisi emerge che tale mezzo si occupa della montagna esclusivamente in rapporto ad eventi specifici. Ad esempio le slavine, le vacanze del Papa, le code al Brennero, l’apertura della stagione sciistica. La stampa quotidiana, dunque, subordina l’informazione della montagna all’evento. Per quanto concerne la stampa periodica lo studio effettua una distinzione tra i magazines e le riviste specializzate. All’interno della prima categoria di periodici la montagna ha una presenza marginale, caratterizzata da belle immagini ed informazioni scarne. Vengono citate in particolare le località mondane attraverso un tipo di rappresentazione che può essere definito di “montagna in cartolina”. Passando alle riviste specializzate, l’immagine che emerge è una presenza rarefatta, caratterizzata da bellissime immagini ed un’informazione dettagliata. Vengono descritte le località esclusive in una descrizione di “montagna da sogno”. La radio parla poco della montagna, se non per le notizie di cronaca. Questo è determinato forse dal fatto che tale mezzo si presta poco a parlare della montagna a causa della prevalenza del codice auditivo. Oltre ai mass media, dallo studio emergono due importanti canali di informazione sulla montagna: - Il passaparola; - Pro loco, Apt, Associazioni, Fondazioni, ecc… Infatti il passaparola costituisce la garanzia primaria ed è il primo passo per la costruzione dell’immagine della montagna. Le Pro Loco, Apt rappresentano lo “spirito” della montagna e la personalità delle singole località di montagna.

MONTAGNA

Calma serenità

sole

colori

neve

camino

ossigeno

natura

scoperta

passeggiate immensità libertà

ampi spazi

Purezza, integrità

Boschi, prati, roccia,

sorgenti, funghi

Aria pura luminosità

Verde Blu bianco

intimità

amici

sci

silenzio

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Tabella - Aree di soddisfazione/insoddisfazione nei confronti delle modalità con cui i media “presentano” la montagna

Aree di soddisfazione

Aree di insoddisfazione

- Immagini: belle, suggestive, evocative; - Carisma di alcuni conduttori tv; - Capacità di restituire un’immagine globale,

completa della montagna; - Presentazione di mete altrimenti sconosciute.

- Sporadicità nell’emissione; - Incompletezza delle informazioni; - Dubbi di faziosità nella scelta delle

informazioni; - Subordine a eventi di cronaca; - Limitata capacità di coinvolgimento; - Distanza rispetto ai propri bisogni informativi

ed emozionali.

3.4 Neve e turismo in italia: come cambia la domanda44 Il turismo alpino invernale in Italia è oggi in una fase di stagnazione, caratterizzata da un’evidente maturità del prodotto e da un aumento vertiginoso della concorrenza. Non è la risorsa neve ad essere in crisi, quanto un mercato dello sci “vecchio ed obsoleto”, incapace di dare riposte innovative alle crescenti e mutevoli esigenze del mercato. Molteplici sono le ragioni di questa stagnazione. Se con l’effetto Tomba e Compagnoni lo sci era diventato il prodotto trainante del turismo alpino nazionale, generando effetti di imitazione soprattutto tra i giovani ed attirando notevoli investimenti nel settore, la diminuzione dell’interesse mediatico e di conseguenza la riduzione del numero di sciatori, lo sviluppo di altre forme di vacanza e altre destinazioni, i cambiamenti nelle motivazioni e nelle modalità di acquisto e consumo da parte della domanda, hanno messo a dura prova il settore. A ciò va ad aggiungersi la continua incertezza legata alle condizioni meteorologiche e climatiche che, se in parte superata dalla diffusione degli impianti di innevamento artificiale, nelle ultime stagioni ha avuto ripercussioni negative sull’andamento dei flussi verso le principali stazioni sciistiche alpine. Come accennato nei precedenti paragrafi, la competizione tra le destinazioni turistiche ha assunto una dimensione globale, caratterizzata da una forte sostituibilità tra modi di fruizione della risorsa “montagna” e da una rivalità crescente fra località sciistiche in grado di offrire prodotti simili. Non solo, vi è anche l’emergere di un’evidente concorrenza anche tra tipologie di vacanze differenti. I soggiorni esotici si sostituiscono alle settimane bianche, i soggiorni nelle città d’arte soddisfano il bisogno di evasione dei week-end, le località alpine d’oltreoceano, tra cui quelle americane e canadesi, diventano il simbolo della nuova concezione estrema della montagna invernale. La presenza di turisti sempre più esperti ed esigenti, desiderosi di vivere un’esperienza integrata e non semplicemente un luogo, alla ricerca di prodotti e servizi personalizzai, tagliati su misura sui propri bisogni, accentua questa tendenza e spinge le destinazioni ad adottare politiche di prodotto, prezzo, comunicazione e vendita maggiormente adeguate all’evoluzione del mercato, nonché soluzioni tecnologiche innovative che supportino la gestione e lo scambio di informazioni e servizi (webcam sulle piste, bollettino sulla neve, skipass online,ecc..). Le località sciistiche che oggi vogliono raggiungere, riconquistare o mantenere un vantaggio competitivo a livello nazionale e internazionale devono puntare su una diversificazione: - Dei mercati, in termini non solo geografici ma anche di nuove motivazioni, venendo incontro sia alle

esigenze degli sciatori che dei non sciatori;

44 WWF Italia, “Alpi e turismo: trovare il punto di equilibrio”, Febbraio 2006, Valeria Minghetti, CISET – Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica università Ca’ Foscari

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- Dei prodotti, trasformando e arricchendo l’offerta sci tradizionale (ad esempio attività di après ski) e sviluppando nuove proposte di vacanza alternative all’offerta di base (ad esempio altre attività sportive, itinerari eno-gastronomici, eventi culturali, ecc..) per tutti coloro che, pur non sciando, vogliono comunque godere della montagna invernale.

Un’indagine svolta dal CISET45 nella prima metà degli anni 2001 per conto del Consorzio Promotur presenta un quadro del mercato della neve in Italia e fornisce alcuni elementi utili a delineare il profilo dei turisti invernali, distinti in sciatori e non sciatori, le loro esigenze ed il loro comportamento di vacanza, al fine di evidenziare i nuovi modelli di fruizione che animano la domanda. Lo studio evidenzia alcune tendenze generali, tra le quali: - Lo sci come abitudine di famiglia: diminuisce il ricambio generazionale: la pratica dello sci sembra

essere legata ad un’abitudine già acquisita in seno al nucleo famigliare. I genitori vanno in montagna d’inverno ed i figli sono stimolati ad imparare. La diminuzione o la stagnazione del numero di praticanti che si sta verificando attualmente può quindi essere interpretata come una mancanza di ricambio generazionale, nel senso che ad una uscita dal mercato dei vecchi sciatori non corrisponde una sufficiente entrata di nuove leve. L’attuale mancanza di testimonial di richiamo (dopo l’effetto “Tomba e Compagnoni” di cui si accennava in precedenza) non contribuisce a rilanciare il settore. Si tratta a questo punto di trovare altri e nuovi canali attraverso cui favorire l’avvicinamento dei giovani allo sci;

- Il Trentino Alto Adige come modello di riferimento: a livello nazionale il Trentino Alto Adige rimane la destinazione principe per una vacanza sulla neve, con cui tutte le altre devono confrontarsi. L’Alto Adige viene portato ad esempio come destinazione che riassume tutti i desideri di chi va in montagna, in termini di paesaggio, organizzazione, rapporto qualità/prezzo e professionalità degli operatori. La forza di quest’area si basa non solo su condizioni che potremmo definire esclusive ma anche sull’adozione di politiche di prodotto e di strategie promozionali che interpretano la località sciistica non come un insieme eterogeneo di prodotti, ma come un prodotto unico e gestibile in maniera integrata, con una identità di marca ben precisa ed in grado di soddisfare le esigenze di molteplici segmenti di mercato;

- La convenienza motiva la scelta della località: prima che da caratteristiche intrinseche dell’offerta locale la scelta della località è in molti casi guidata da ragioni di convenienza o da vincoli strutturali (vicinanza alla residenza abituale, presenza di una casa di proprietà, abitudine, ecc..). E questa tendenza ha un forte impatto sull’evoluzione del mercato;

- La ripetitività della vacanza a confronto con la voglia di cambiamento: permane una generale tendenza alla ripetitività della vacanza, più accentuata tra gli sciatori che tra i non sciatori. Se il turista si trova bene a tornare tende a tornare nella stessa località anche l’anno successivo. Va tuttavia sottolineato l’emergere di un nuovo modello di consumo, che favorisce sia una minore fedeltà alla destinazione sia lo sviluppo di nuove formule di vacanza che, pur non direttamente sostituibili, si pongono sempre più come alternative al turismo montano, soprattutto invernale, ad esempio il viaggio ai Caraibi;

- Non solo sci: cresce la richiesta di attività complementari o alternative: la risorsa neve o montagna, sia nel caso degli sciatori che dei non sciatori, non è più sufficiente a garantire la soddisfazione del turista. Se la qualità dell’ambiente e dell’aria, la bellezza delle cime e del panorama montano, la presenza di piste ben innevate e di impianti efficienti rimangono tra i fattori principali alla scelta di trascorrere una vacanza in montagna d’inverno, aumenta la richiesta di attività e servizi, sia postivi che ricreativi, che si pongono come complementari o alternativi alla pratica dello sci. La tendenza è verso la ricerca di nuove esperienze e nuovi stimoli, nonché di prodotti personalizzati per target specifici, come ad esempio le famiglie. Questa tendenza si inserisce in una più generale trasformazione dei modelli di consumo che, come accennato in precedenza, stimola anche a provare nuove località o addirittura a cambiare tipo di vacanza. Alcune destinazioni, come ad esempio quelle trentine e austriache, stanno già operando in questo senso, sviluppando pacchetti tematici ed offerte integrate;

- La località ideale: focus sull’accoglienza al turista. La soddisfazione relativa alla vacanza in montagna è anche legata ad elementi intangibili quali la cortesia del personale addetto, la professionalità di albergatori, maestri di sci, ristoratori, ecc.. E’ questo un aspetto importante se si considera che l’impreparazione degli operatori pubblici e privati locali a promuovere e commercializzare adeguatamente le ingenti risorse del territorio sembra uno dei problemi comuni a diverse località montane. In particolare, è quasi sempre l’accoglienza al turista ad essere denunciata come un punto debole del sistema di offerta, derivante da una certa improvvisazione di chi ad essa è preposto o da chi ricopre occasionalmente tale funzione;

- Il passaparola e l’importanza di un cliente soddisfatto: il passaparola di parenti e amici che sono già stati nella località sciistica rimane la principale fonte di informazioni utilizzata (più del 30% dei turisti vi fa ricorso, in media) e quindi uno strumento di marketing cruciale per le destinazioni alpine. Da questo

45 venus.unive.it/ciset

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punto di vista, dunque, per ogni turista insoddisfatto è possibile presumere vi sia un turista potenziale che decide di dirigersi verso un’altra stazione sciistica.

3.5 Il turismo alpino invernale: verso nuovi modelli di consumo46 L’analisi condotta dal CISET ha analizzato nello specifico le caratteristiche degli sciatori e dei non sciatori che frequentano le stazioni alpine italiane e, in particolare, i comportamenti e le esigenze espresse dai principali segmenti di domanda identificati in ciascuno dei due mercati. Un primo aspetto riguarda la pratica degli sport invernali tradizionali. Secondo l’analisi condotta dal CISET, la montagna italiana sembra accogliere in egual misura sciatori e non sciatori, cioè persone che vanno comunque in montagna d’inverno per praticare altre attività, rilassarsi o, in molti casi, perché portati dagli altri membri della famiglia o di amici che sciano.

Tabella 1. Turisti invernali in Italia. Sciatori e non sciatori a confronto, distinti per sesso ed età47 Sciatori Non sciatori Totali Totali 51,8 48,2 100 Maschio 52 34,9 39,9 Femmina 48 65,1 60,1 Totale 100 100 100 18-24 anni 12 11,4 11,7 25-34 anni 34,2 25,9 29,5 35-44 anni 31,6 25,2 28 45-54 anni 10 14,8 12,7 55-64 anni 9,8 15,6 13,1 65 anni e oltre 2,5 7,1 5,1 Totale 100 100 100 Già questo primo dato sottolinea come il concentrarsi, da parte di una destinazione alpina, esclusivamente sul prodotto sci rischia non solo di tagliare fuori una componente importante della domanda o comunque di soddisfarne solo in minima parte le aspettative, ma anche di ridurre il numero di sciatori che si dirigono verso questa località. In particolare, se una quota consistente di non sciatori subisce passivamente la scelta della vacanza invernale, in altri casi la loro ricerca di destinazioni che offrano strutture e servizi per la pratica di attività sportive e ricreative alternative allo sci (ad esempio, stadio del ghiaccio, piscina, palestra, itinerari eno-gastronomici, culturali), può condizionare da vicino anche le scelte degli sciatori, orientandoli verso aree che, oltre a piste ben tracciate ed impianti efficienti, offrano un paniere di prodotti e servizi decisamente più variegato, in grado di soddisfare tutti i componenti del gruppo di viaggio. Gli sciatori Tra gli sciatori, due sono i principali segmenti di domanda che emergono dall’analisi, in relazione alle loro esigenze e al loro rispettivo comportamento di acquisto: - Gli sciatori tradizionali: coloro che trascorrono una vacanza in montagna esclusivamente per sciare, e

che rappresentano meno di un quarto degli sciatori totali. Questo segmento appare progressivamente in fase di estinzione, in concomitanza con una generale modificazione dei modelli di vacanza, che investe non solo il turismo montano. La vacanza è vista sempre come un contenitore variegato all’interno del

46 WWF Italia, “Alpi e turismo: trovare il punto di equilibrio”, Febbraio 2006, Valeria Minghetti, CISET – Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica università Ca’ Foscari 47 ibid.

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quale svolgere diverse attività, che si pongono come complementari allo sci e, in alcuni casi, come alternative all’attività sportiva tradizionale. L’evoluzione in atto è confermata dal fatto che molti sciatori puri cominciano a mostrare una certa propensione verso la fruizione di attività sportive e ricreative alternative o complementari allo sci tradizionale, ad esempio escursioni in quota con gli sci, itinerari enogastronomici, ecc… Per quanto riguarda invece i servizi in pista o di contorno allo sci, viene sottolineato l’interesse per i parchi di divertimento per bambini con scuola di sci o nursery per i più piccoli, che consentano ai genitori di sciare in tranquillità sapendo che i figli sono al sicuro.

- Gli sciatori vacanzieri: cioè coloro cha vanno in montagna non solo per sciare ma anche per praticare altre attività sia sportive che ricreative, e che coprono oltre i tre quarti del mercato. Il 77,2% pratica lo sci da discesa, il 12,4% lo sci di fondo ed il 4,9% lo snowboard, mentre rispetto agli sciatori puri aumenta la quota di coloro che pratica altri sport, come lo sci alpinismo, il trekking sulla neve, ecc… Si tratta di un segmento in rapida espansione. L’interesse per attività sportive e ricreative “alternative” si ritrova anche andando ad analizzare le caratteristiche che dovrebbe possedere la stazione sciistica “ideale”, suddivise in cinque macrocategorie: infrastrutture e servizi per lo sci, alloggio, ristorazione e infrastrutture per altri sport, altre attività per il tempo libero, rapporto qualità/prezzo dei vari servizi, ecc..

Tabella – Sciatori vacanzieri, gli aspetti più importanti che definiscono la località sciistica “ideale”, per categoria48

Categorie Aspetti giudicati più importanti Infrastrutture e servizi per lo sci 1. Qualità degli impianti e delle piste

2. Facile accesso alle piste, code limitate agli skilift

3. Piste con diversi livelli di difficoltà, adatte sia ai principianti che ad esperti

Alloggio, ristorazione, infrastrutture per altri sport 1. Qualità della ristorazione e della gastronomia locale

2. Qualità degli alberghi e delle altre strutture ricettive

3. Presenza di una piscina Altre attività per il tempo libero 1. Ambiente tipico, tradizione e folklore

2. Manifestazioni artistiche e culturali 3. Shopping

Rapporto qualità/prezzo 1. Altri servizi 2. Offerta ricettiva 3. Impianti di risalita

Altri aspetti importanti 1. Qualità risorse naturali e ambientali, bellezza del paesaggio e del panorama

2. Ospitalità della popolazione locale 3. Cortesia del personale addetto

La qualità della ristorazione e della ricettività sono un fattore importante mentre, con riferimento alle infrastrutture per altri sport, l’attenzione viene posta innanzitutto alla presenza di una piscina e successivamente di un palaghiaccio e di un centro benessere. Tra le altre attività da svolgere, la località deve garantire un ambiente tipico e la valorizzazione della tradizione e del folklore, anche tramite l’organizzazione di attività di animazione che coinvolgano la popolazione locale. Interesse è espresso anche per lo sviluppo di manifestazioni artistiche e culturali e di un’offerta adeguata dal lato shopping.

48 WWF Italia, “Alpi e turismo: trovare il punto di equilibrio”, Febbraio 2006, Valeria Minghetti, CISET – Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica università Ca’ Foscari

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I non sciatori Come detto in precedenza, le località alpine sono frequentate anche da persone che non praticano gli sport invernali tradizionali (48% del totale). Anche tra i non sciatori due sono i principali segmenti di domanda individuabili: - I non sciatori a traino, cioè persone che non sciano e che trascorrono una vacanza in montagna perché

“costretti” da familiari, parenti ed amici amanti degli sport invernali. Essi rappresentano oltre l’80% del totale. In questo caso la montagna d’inverno è generalmente vista, da un lato, come un soggiorno che, seppure non incentrato sullo sci, è comunque vissuto attivamente, praticando altre attività sportive o ricreative; dall’altro, come un soggiorno più improntato alla tranquillità ed al riposo. Tra i non sciatori vi è in particolare una forte attrazione per destinazioni che siano in grado di offrire valide alternative agli sport tradizionali: in particolare l’80% degli intervistati è interessato ad attività ricreative variegate, che vadano dalle visite a luoghi culturali, a itinerari enogastronomici. E’ anche sentita l’esigenza di servizi in pista e di parchi di divertimento per i bambini con scuola di sci o nursery per i più piccoli, che consentano alle madri non sciatrici di stare più tranquille sapendo che i bambini sono comunque al sicuro. La risposta a queste esigenze ripropone la necessità per le località montane di guardare oltre alle risorse naturali e ad un’offerta sciistica ormai scontata, come discusso in precedenza per gli sciatori vacanzieri.

- I non sciatori indipendenti: tra i non sciatori, coloro che decidono in prima persona di andare in montagna d’inverno sono meno del 20% dei non sciatori totali. Si tratta di una categoria variegata, che include non solo e non tanto individui che viaggiano da soli, quanto persone che si spostano con altri sciatori oppure che, pur viaggiando in compagnia di sciatori, hanno un ruolo attivo nella scelta della destinazione finale. A parte coloro che viaggiano con gli sciatori, gli altri si muovono essenzialmente per stare a contatto con la natura e fare passeggiate rilassanti. Si tratta di un segmento di nicchia che va comunque tenuto in considerazione in un’ottica di destagionalizzazione dell’offerta.

3.6 Il turismo culturale in Italia e sulle Alpi: caratteristiche e tipologia dell’utenza49 Come già detto nel primo capitolo, la prima risorsa del territorio italiano che viene in mente è il patrimonio architettonico e museale, considerato da molti il maggiore del mondo. Purtroppo, però, la maggior parte dei visitatori di questo tipo si concentrano a Venezia e in Italia centrale (Toscana, Umbria). Questo avviene perché non si è abituati a considerare le Alpi come possibile meta del turismo d’arte, perché le uniche risorse sfruttate fino ad ora sono quelle ambientali e sportive. Ciò è assolutamente riduttivo in quanto la catena alpina è stata luogo di insediamento umano fin dalla preistoria, e, fino al Rinascimento, una delle zone economicamente e culturalmente più ricche d’Europa. Le testimonianze artistiche di quell’epoca sono molte e ben conservate, sia a livello di architettura signorile e religioso, sia per quanto riguarda l’architettura spontanea e popolare. Un altro aspetto di tutto rilievo è il patrimonio culturale, fatto di feste e tradizioni, gastronomia e artigianato, paesaggi agrari, miti, leggende, musiche, costumi, minoranze etniche e linguistiche: cose a cui non è mai stato assegnato una quotazione di mercato, ma che, nell’immaginario turistico e identitario, sono un vero capitale non sfruttato che l’arco alpino è stato capace di conservare attraverso i secoli. Il "nuovo turismo" dovrebbe andare, attraverso iniziative di alta qualità, in questa direzione. Chi sceglie il turismo culturale Chi sceglie il turismo culturale è molto spesso un ospite desiderabile, da ogni punto di vista, per i villaggi alpini. A parte la capacità di spesa e la disponibilità a servirsi delle strutture che, a parità di intervento, generano il massimo guadagno (gli alberghi), le signore di mezza età, istruite, sono potenzialmente più sensibili ad un uso sostenibile del turismo: per esempio, sono le donne quelle che più facilmente si adattano a fare la raccolta differenziata dei rifiuti, hanno comportamenti meno invasivi della privacy della comunità ospite (difficilmente si ubriacano, gridano, litigano, causano problemi alla comunità ospite). Inoltre, visto che il passa parola è stato riconosciuto come il miglior mezzo di pubblicità del turismo culturale e di montagna, e che tradizionalmente sono le donne, all’interno di un comparto sociale, ad intessere relazioni di rete, questo tipo di ospite può essere considerato un ottimo agente di comunicazione e marketing.

49 A.V., Atti della Conferenza “Identità, turismo culturale e partecipazione”, Trento, 15 novembre 2001

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Oggi, chi va in vacanza, specialmente in montagna, tirando fuori una fetta consistente del proprio guadagno annuale per muoversi da casa, non lo fa più, come magari poteva succedere una volta, per "dormire, fare passeggiate, rilassarsi e rigenerarsi al profumo della natura". Costa troppo. E neppure si sposta soltanto per fare sport. Chi vuole l’immersione di "sci totale" può andare nelle stazioni integrate di tipo francese, che, dalla terza generazione, con gli ultimi ammodernamenti sono arrivate fino alla quarta: si scia direttamente sul ghiacciaio, in un ambiente completamente separato dal resto del mondo: si vive su un altro pianeta, catapultati in un futuro tecnologico fatto di impianti sempre più potenti e di utenti replicanti. Si va lì per sciare, e basta. Il resto del mondo è inesistente. Ma non tutti sciano, anche all’interno della stessa famiglia. Chi sceglie un villaggio alpino ricerca, magari di più di altre attrattive turistiche scontate, l’"effetto paese". Chi decide di passare le ferie "in quota" sempre più ricerca, oltre al divertimento e al relax, "tante cose da fare", la possibilità di fare amicizia, di scambiare un qualche cosa con i residenti, di capire altri modi di vita, di partecipare ad eventi in cui possa sentirsi protagonista o imparare qualche cosa di nuovo; vuole poter comprare qualche cosa di bello da far vedere agli amici: in definitiva, vuole portarsi a casa il senso di una determinata località. Quel senso che ha perso in città dominate dall’alienazione e dal disordine, dalla fretta, da azioni troppo caotiche per essere comprese, da rapporti umani sempre più superficiali, dall’assoluta predominanza di forme grigie, brutte e squadrate, dall’assenza della natura e della poesia. Quel senso che vuole ritrovare in quelle piccole frazioni di tempo liberato che gli rimangono, che sfuggono al lavoro: i periodi di ferie. Se la località prescelta offre queste possibilità, allora anche il cattivo tempo passa in secondo piano, perché le "brutte giornate" vengono passate piacevolmente: socializzando. 3.7 Le vacanze invernali degli italiani 2002-2003 Nel corso della stagione invernale 2002-2003 il turismo montano risulta particolarmente penalizzato: gli italiani esprimono infatti una netta preferenza verso le località di mare, oggi facilmente accessibili anche d’inverno (località estere), grazie a tariffe fortemente competitive e concorrenziali. Le vacanze in montagna vengono percepite come le più costose, l’effetto negativo del carovita s’incrocia con il favore maggioritario espresso verso le mete balneari50. Nel quadro complessivo si osserva inoltre il progressivo affermarsi di un modello alternativo, più rurale che alpino, ben rappresentato dalla dorsale appenninica. La montagna nazionale appare tuttavia ancora ben posizionata rispetto alle mete europee: il Trentino Alto Adige risulta sicuramente la meta più ambita e ricordata, mentre la Valle d’Aosta, che esprime una maggior capacità attrattiva e competitiva nella stagione invernale, viene percepita come poco accessibile per il grande pubblico italiano51. L’Osservatorio della montagna della provincia di Trento, nel suo periodico studio sul turismo invernale52, evidenzia alcuni aspetti interessanti. Innanzitutto il fatto che ai livelli più alti dell’offerta alberghiera c’è una diffusa tendenza all’innovazione attraverso il fitness e il wellness: a centinaia si dotano di sauna, bagno turco, palestra, solarium, piscina e idromassaggio. Gli operatori turistici anche quest’anno richiedono ai clienti di inviare vaglia postali, bonifici per confermare la prenotazione, mentre continua ad essere carente la tanto auspicata atmosfera di montagna: infatti luminarie, luci, bandiere, alberi di Natale e addobbi floreali prima, durante e dopo le feste natalizie restano una chimera. Anche gli skipass fanno registrare aumenti tariffari in apparenza superiori alla media dei competitor europei: - I prezzi delle tessere giornaliere nelle più importanti località alpine italiane aumentano del 4,8% in bassa

stagione e del 3,5% in alta stagione, con punte più elevate in regioni che lo scorso anno sono rimaste su livelli moderati;

50 TRADEMARK ITALIA, SOCIOMETRICA, INPUT, “Le vacanze invernali degli italiani 2002-2003”, Studio periodico di marketing e promozione dell’Osservatorio della montagna della Provincia di Trento, 2002 51 SWG, sintesi annuale 2005 per l’Assessorato al turismo della Regione Valle d’Aosta 52 TRADEMARK ITALIA, SOCIOMETRICA, INPUT, “Le vacanze invernali degli italiani 2002-2003”, Studio periodico di marketing e promozione dell’Osservatorio della montagna della Provincia di Trento, 2002

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- Gli skipass settimanali dei principali comprensori lievitano del 3,4% in bassa stagione e del 5% in alta stagione. Si tratta di aumenti superiori alla media dei competitor europei (fatta eccezione per la Svizzera). In Francia la crescita media nelle principali località analizzate è del 3% e in Austria i prezzi sono pressoché inalterati (con aumento impercettibile aumento dello 0,2%).

Accertato che solo 5 frequentatori della montagna su 10 sciano regolarmente, e che 4 turisti su 10 odiano gli snowboarder, comfort alberghiero, arredo urbano, allegria e calore della gente diventano più importanti delle piste e delle infrastrutture sportive. Dallo studio emerge che è sul confort delle località e sulla loro atmosfera che si gioca il successo futuro della montagna53. 3.8 Le piccole e medie imprese alberghiere nelle Alpi di fronte alla sfida delle Information

&Communication Technologies54 Nel 2004 il gruppo e-tourism dell’Università di Trento ha presentato i risultati di una ricerca sul campo per capire se Internet possa essere considerato uno strumento valido per ottenere vantaggi in termini gestionali o di marketing anche per le piccole e medie imprese turistiche delle Alpi. Gli obiettivi della ricerca sono stati: - Analizzare se e come le piccole e medie imprese turistiche utilizzino il Web nelle loro attività gestionali e

di marketing; - Capire l’attitudine dei proprietari delle imprese nei riguardi del Web e considerare la loro valutazione del

potenziale di questo strumento; - Riflettere sulla produttività dell’investimento in ICT da parte delle imprese di minore dimensione. L’area della ricerca è stata: - Alto Adige; - Provincia di Belluno; - Savoia; - Piemonte; - Trentino; - Valle d’Aosta. Tra i dati emersi dalla ricerca quelli più significativi risultano essere: - Quasi la totalità degli albergatori promuove il proprio sito Web nelle comunicazioni con i clienti; - L’85% dichiara di avere inserito dei link del proprio albergo ai siti collegati; - Il 94% degli alberghi è presente sul sito turistico della propria regione (46% gratuitamente, 54% a

pagamento); - Il 28% dichiara che il collegamento alla posta elettronica è sempre attivo, il 63% che è attivo per la

maggior parte del giorno; - Il 13% sostiene di rispondere alle e-mail dei clienti entro pochi minuti, il 30% in poche ore, il 50% in

giornata, il 6% entro la settimana; - Nel 66% degli hotel è il proprietario stesso a occuparsi di gestire le attività legate a internet. Complessivamente la ricerca ha evidenziato una valutazione positiva della presenza sul Web, legata però ad una sotto-stima delle sue potenzialità. In particolare risultano essere on line le attività legate all’attività promozionale e, in parte, commerciale, mentre sono off line le relazioni nella catena del valore e con gli attori della località. La ricerca ha cercato di capire se, stante la piccola dimensione delle imprese considerate, alleanze e collaborazioni possano costituire una modalità praticata per rafforzarsi. L’analisi ha evidenziato una scarsa propensione alla collaborazione degli albergatori alpini con altri attori (locali e non). 53 TRADEMARK ITALIA, SOCIOMETRICA, INPUT, “Le vacanze invernali degli italiani 2002-2003”, Studio periodico di marketing e promozione dell’Osservatorio della montagna della Provincia di Trento, 2002 54 E-TOURISM “Le piccole e medie imprese alberghiere nelle Alpi di fronte alla sfida delle ICT”, gruppo Università degli Studi di Trento, 2004.

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Grafico – Adesione ad iniziative collettive55

I risultati della ricerca indicano quanto sia difficile proporre approcci di gestione integrata del territorio (destination management, marketing turistico-territoriale). L’unico attore legittimato all’integrazione sembra essere quello pubblico locale. 3.9 Confronto tra le prime regioni dell’Italia e dell’Austria Nel corso di un convegno a Parigi nel 2002 presso “l’Ecole supérieure de Commerce” sono stati presentati i risultati di un interessante studio concernente i modelli di organizzazione della struttura turistica attraverso un confronto tra Italia e Austria56. Per quanto riguarda l’Italia sono state analizzate le regioni: Valle D’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino, Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Per L’Austria è stato analizzato il Tirolo.

55 E-TOURISM, “Le piccole e medie imprese alberghiere nelle Alpi di fronte alla sfida delle ICT”, Università degli Studi di Trento, 2004. 56 A.V., atti del Congresso internazionale “Le tendenze del marketing in Europa”, Ecole Supérieure de Commerce de Paris – EAP, 25-26 Gennaio 2002

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3.9.1 I modelli di organizzazione della struttura turistica57 In rapporto alle competenze, ciascuna di queste realtà è stata osservata nelle tre articolazioni territoriali regionale, d’ambito e locale. Gli elementi considerati per l’analisi hanno riguardato la normativa di settore, i compiti assegnati a diversi livelli della struttura, i flussi finanziari, lo scambio informativo, il ruolo del soggetto pubblico, il livello di informatizzazione, il quadro normativo regionale di riferimento per la promozione turistica. Nelle tabelle seguenti sono presentati i dati più significativi della ricerca.

57 A.V., atti del Congresso internazionale “Le tendenze del marketing in Europa”, Ecole Supérieure de Commerce de Paris – EAP, 25-26 Gennaio 2002

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Tabelle riassuntive

VALLE D’AOSTA

ORGANIZZAZIONE

FUNZIONI

FINANZIAMENTI

Livello regionale

Ufficio regionale di Informazione Turistica. Fa capo alla Direzione Promozione e Sviluppo Attività Turistiche e Sportive. Osservatorio per il Turismo e per il Commercio. Nuovo organismo di raccordo e coordinamento tra pubblico e privato.

- programma e organizza le attività di promozione e sviluppo

del turismo; - eroga contributi per lo sviluppo turistico e la realizzazione di

manifestazioni; - gestisce servizi di informazione e assistenza turistica; - gestisce i rapporti con associazioni e consorzi di operatori

turistici. - centro di raccolta dei dati e informazioni; - indagini di mercato; - punto di incontro tra pubblico e privato

fondi regionali

Livello d’ambito

9 Aziende di Informazione e Accoglienza Turistica. (A.I.A.T.). Soggetti di diritto pubblico con autonomia amministrativa e di gestione Consorzi di operatori (5 on-line)

- accoglienza del turista; - gestione dell’informazione d’ambito; - organizzazione di attività di animazione e manifestazioni - commercializzazione di pacchetti

contributi regionali

finanziamenti privati

Livello locale

Uffici turistici

informazione e accoglienza turistica

Dipendono dalle A.I.A.T.

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PIEMONTE

ORGANIZZAZIONE

FUNZIONI

FINANZIAMENTI

Livello regionale Azienda Regionale per la Promozione Turistica

(A.T.R.). Consorzio di diritto privato, a compartecipazione pubblica (80%: Regione, Province, C.C.I.A.A., ATL, Comuni, Comunità Montane) e privata (20%). Istituito nel 97, ha svolto attività nel 98, chiuso nel 99 e riaperto nel 2000.

Osservatorio turistico

- attività promozionale delle risorse turistiche regionali; - analisi e consulenza di marketing; - coordinamento attività di promozione svolta da soggetti

pubblici e privati; - assicura la promozione del prodotto turistico piemontese,

mettendo in collegamento gli operatori locali con quelli nazionali ed internazionali.

- analizza la situazione dell’offerta, andamento ed evoluzione

della domanda.

- 80% dei finanziamenti provengono dalla Regione;

- 20% dai privati.

Livello d’ambito 11 Agenzie di Accoglienza e

Promozione Turistica Locale (A.T.L.)

Consorzi di diritto privato senza fine di lucro, costituiti per iniziativa della Provincia, in accordo con la regione e le CCIAA. Possono partecipare enti locali, organizzazioni di operatori turistici, associazioni di categoria.

Presenza maggioritaria del pubblico.

Consorzi di operatori (es. Montagnedoc)

- raccolgono e diffondono le informazioni turistiche dell’ambito di competenza;

- forniscono assistenza ai turisti, compresa la prenotazione di servizi ricettivi, turistici, di intrattenimento e di svago.

- favoriscono la formazione di pacchetti di offerta da parte degli operatori;

- valorizzano le risorse turistiche locali, con l’organizzazione di manifestazioni.

- promozione e commercializzazione di pacchetti turistici e servizi di prenotazione per al clientela.

- quote annuali dei soci; - proventi da partecipazione a

progetti; - contributi della regione o di

altri soggetti; - entrate da prestazioni di

beni e servizi a favore di terzi.

finanziamenti privati

Livello locale Uffici Informazione e Accoglienza Turistica Uffici Turistici Comunali

informazione, accoglienza e servizio di prenotazione (svolto solo da alcuni uffici)

dipendono dalle A.T.L.

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LOMBARDIA

ORGANIZZAZIONE

FUNZIONI

FINANZIAMENTI

Livello regionale

Assessorato al Turismo e Commercio Consulta Regionale del Turismo Istituita nel 1986. Organismo regionale di promozione turistica

- la Regione delega le funzioni in materia turistica agli enti locali preposti (A.P.T.)

- organo con funzioni tecnico-consultive e di coordinamento tra

l’attività della Regione e quella delle A.P.T. di ambito; - esprime pareri generali in materia di turismo. - sviluppo e armonizzazione unitaria dell’offerta turistica.

Regione

Livello d’ambito 11 Aziende di Promozione Turistica (A.P.T.), soggetti di diritto pubblico con autonomia amministrativa e di gestione. Mancando un organo forte a livello regionale, le A.P.T. si sono autoorganizzate, coinvolgendo operatori turistici e enti locali. A.P.T. di Livigno (eccezione) Azienda di promozione Turistica Municipalizzata, in attesa di riforma in società pubblica-privata. Campione d’Italia Iniziative S.p.A, a prevalente partecipazione pubblica

- attività di promozione, propaganda e pubblicità delle risorse turistiche locali;

- istituzione degli uffici di informazione e di accoglienza turistica (IAT);

- promozione, coordinamento ed attuazione di iniziative e manifestazioni turistiche, convegni e congressi;

- raccolta ed elaborazione dati statistici. - anche se in possesso di licenza di agenzia viaggi,

attualmente si limita a svolgere funzioni di promozione, - accoglienza e informazione. - riconoscimento del ruolo del casinò ai fini dello sviluppo

turistico

Fondo regionale del turismo, che viene ripartito annualmente tra le A.P.T. finanziamenti comunali

Livello locale Uffici di Informazione e Accoglienza Turistica

informazione e accoglienza turistica finanziamenti pubblici

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TRENTINO

ORGANIZZAZIONE

FUNZIONI

FINANZIAMENTI

Livello regionale

Azienda di Promozione Turistica del Trentino Istituita con l.p. del 1986, è un ente pubblico (Azienda Speciale della Provincia Autonoma di Trento) dotata di autonomia contabile ed amministrativa, equiparata ad un servizio della Provincia.

- promuove, propaganda e pubblicizza l'immagine turistica dell'intero territorio provinciale;

- partecipa a scopi di promozione turistica a mostre, rassegne o convegni nazionali ed effettua studi, rilievi, ricerche per l'organizzazione e la valorizzazione delle risorse turistiche provinciali.

- a carico del bilancio provinciale;

- proventi dall'attività svolta per conto di terzi o disciplinata da convenzioni;

Livello d’ambito - 15 Aziende di Promozione Turistica (A.P.T.), sono persone giuridiche pubbliche, dotate di autonomia amministrativa e gestionale. - 20 Pro Loco in singoli comuni 11 Consorzi di Pro Loco - 20 consorzi di operatori

- promozione delle località presidiate e del patrimonio paesaggistico, artistico e storico;

- promozione, coordinamento e attuazione di iniziative, manifestazioni, anche in collaborazione con altre aziende, enti ed associazioni locali;

- proposte dirette alla realizzazione di opere ed impianti di interesse turistico e volte all'abbellimento del territorio;

- rilevazioni del movimento turistico. - sviluppo e promozione turistica nei territori non compresi nei

15 ambiti. - promozione e commercializzazione pacchetti d’offerta.

- proventi dell'imposta di soggiorno;

- finanziamenti a carico della Provincia;

- cespiti patrimoniali e i proventi di gestione di servizi;

- provinciali - privati - contributi pubblici.

Livello locale Uffici di Informazione e Accoglienza Turistica (I.A.T.)

��informazione e accoglienza turistica ��finanziamenti provinciali

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ALTO ADIGE

ORGANIZZAZIONE

FUNZIONI

FINANZIAMENTI

Livello regionale

Alto Adige Marketing, Società consortile a responsabilità limitata, privatizzata nel 1998; conta 23 soci, tra cui Provincia Autonoma di Bolzano, Unione Albergatori, Camera di Commercio, consorzi e associazioni di operatori turistici e produttori.

- attività di promozione, propaganda e pubblicità turistica in cooperazione con associazioni e consorzi, appartenenti anche ad altri settori economici;

- partecipazione, a scopo di promozione turistica, a fiere, mostre o convegni;

- effettuazione di studi, rilievi e ricerche; - coordinamento della propaganda, delle manifestazioni di

interesse turistico, - nonché delle attività delle organizzazioni turistiche; - promozione della partecipazione di enti ed organizzazioni

pubbliche e private per affermare un’immagine unitaria dell’Alto Adige.

finanziamento congiunto con capitale 50% pubblico, 50% privato.

Livello d’ambito

11 Consorzi Turistici Sono costituiti a livello sovracomunale tra almeno 3 associazioni turistiche, in forma di associazione o di società cooperativa. 4 Organizzazioni di Propaganda Istituite laddove mancano i requisiti necessari alla creazione di un consorzio (1,2 mil. Di pernottamenti in 3 anni).

- attività di marketing turistico; - organizzazione di manifestazioni sovracomunali; - attività di mediazione e prenotazione di servizi turistici e di

soggiorni, anche con prestazioni accessorie, purché limitatamente al proprio ambito di competenza.

contributi pubblici in base a pernottamenti, arrivi e infrastrutture e fondi delle associazioni turistiche.

Livello locale 118 Associazioni Turistiche Hanno personalità giuridica privata e sono costituite a livello locale con lo scopo di promuovere ed incrementare il turismo nella zona di loro competenza.

- istituzione di servizi di informazione e assistenza turistica, comprese la mediazione e prenotazione di servizi turistici e di soggiorni, anche con prestazioni accessorie, purché limitatamente al proprio ambito di competenza;

- promozione e organizzazione in ambito locale di manifestazioni e spettacoli;

- realizzazione di iniziative di marketing turistico; - valorizzazione del patrimonio paesaggistico, artistico e

storico; - promozione e gestione di impianti e servizi di interesse

turistico; - collaborazione con l’Alto Adige

- finanziamenti sia con contributi pubblici in base al numero di pernottamenti, arrivi e infrastrutture, sia con contributi privati da parte dei soci.

- contributi comunali

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VENETO

ORGANIZZAZIONE

FUNZIONI

FINANZIAMENTI

Livello regionale

Regione Veneto Direzione Turismo, suddivisa in tre servizi.

- programmazione e coordinamento delle iniziative turistiche di interesse regionale;

- promozione dell’immagine unitaria del turismo e dell’offerta turistica;

- raccolta, elaborazione e diffusione delle rilevazioni attraverso un sistema informativo regionale territoriale e turistico (S.I.R.T.);

- controllo e verifica dell’efficacia dell’azione promozionale delle strutture associate.

regionali

Livello d’ambito

14 Aziende di Promozione Turistica (A.P.T.), persone giuridiche pubbliche, dotate di autonomia amministrativa e gestionale. Conferenza permanente del Turismo 13 Consorzi di operatori

- attività di informazione, accoglienza e assistenza turistica; - valorizzazione risorse turistiche; - rilevazione dati sulla movimentazione turistica; - diffusione e veicolazione manifestazioni; - gestione e miglioramento di opere, impianti e attrezzature di

interesse turistico. - assicura il collegamento tra le A.P.T., gli enti locali ed

operatori turistici all’interno di ciascun ambito. - promozione e commercializzazione di pacchetti turistici

- finanziamenti regionali; - redditi patrimoniali e di

gestione; - proventi di natura tributaria; - contributi di enti, - associazioni e privati. - finanziamenti privati - contributi pubblici sulla base

di progetti

Livello locale Uffici di Informazione e Accoglienza Turistica

informazione e accoglienza turistica dipendono dalle A.P.T.

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FRIULI VENEZIA GIULIA

ORGANIZZAZIONE

FUNZIONI

FINANZIAMENTI

Livello regionale Azienda Regionale per la Promozione Turistica. Costituita con legge del 1981, aggiornata nel 1983, nel 1996 ed infine nel 2001.

- promozione ed incremento del movimento turistico; - promozione, coordinamento e realizzazione della formazione

professionale; - studi sui problemi turistici; - coordinamento attività operatori turistici.

regionali

Livello d’ambito 6 Aziende di Promozione turistica (A.P.T.), enti tecnico-operativi e strumentali, con personalità giuridica di diritto pubblico, dotati di autonomia organizzativa, amministrativa e gestionale. Consorzi di operatori

- �promozione e propaganda delle risorse turistiche locali; - servizi di assistenza turistica; - promozione e organizzazione di manifestazioni e spettacoli; - gestiscono servizi, impianti di interesse turistico; - raccolgono ed elaborano i dati sulla movimentazione turistica.

- finanziamenti regionali - proventi di natura tributaria; - contributi di enti,

associazioni e privati

Livello locale Uffici di Informazione e Accoglienza Turistica

informazione e accoglienza turistica dipendono dalle A.P.T.

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TIROLO

ORGANIZZAZIONE

FUNZIONI

FINANZIAMENTI

Livello regionale

Tirol Werbung E’ istituita in forma di associazione e per svolgere le proprie funzioni può servirsi della collaborazione di terzi, fondare società proprie e avere compartecipazioni in altre società. Sono soci ordinari la Regione, il Fondo incentivo per il turismo e la C.C.I.A.A. rappresentata dal Presidente e i delegati dell’Associazione Ristoratori e degli Albergatori. I soci straordinari hanno solo voto consultivo all’interno dell’Assemblea generale.

- sostenere l’immagine turistica del Tirolo attraverso azioni pubblicitarie e attività di marketing;

- coordinare il marketing dei consorzi turistici locali, con quello dei consorzi d’ambito e dell’Österreich Werbung;

- realizzare attività di base, come progetti pilota, attivare processi innovativi, favorire la comunicazione interna, sensibilizzare l’offerta.

- quote annuali dei soci ordinari;

- sovvenzioni dei soci ordinari e straordinari;

- sovvenzioni di aziende e istituzioni che cooperano con Tirol Werbung;

- fondo incentivo per il turismo.

Livello d’ambito Consorzi Turistici d’ambito Sono costituiti tra più consorzi locali.

Livello locale Consorzi Turistici Locali Sono enti di diritto pubblico, istituiti dalle imprese che svolgono attività all’interno di un territorio comunale. La Regione può istituire più consorzi all’interno di uno stesso Comune o un consorzio tra più comuni, purché vi sia omogeneità d’offerta e più di 150.000 presenze annue. Ciascun consorzio conta: - Soci ordinari, sono coloro che svolgono attività economica nel territorio di competenza del consorzio traendo direttamente o indirettamente vantaggi economici dal turismo e debbono aderirvi obbligatoriamente; - Soci volontari; - Soci onorari.

- funzioni di tutela, sostegno e rappresentanza degli interessi turistici in collaborazione con il comune interessato;

- sostegno e coordinamento delle attività dei soci e delle istituzioni pubbliche nella realizzazione di offerte orientate al mercato;

- attività di marketing, ricerche di mercato, creazione di offerte, pubblicità e sostegno alla vendita;

- fidelizzazione e assistenza degli ospiti secondo quanto stabilito dalle linee guida regionali;

- formazione degli operatori e dei funzionari; - consulenze per la realizzazione di infrastrutture a scopo

turistico; - �viene incentivata anche la collaborazione con zone

limitrofe.

L’imposta obbligatoria sul turismo, versata dai soci ordinari. Tassa di soggiorno, entrambe le entrate vengono versate alla Sezione Turismo della Regione e poi ridistribuite, quasi al 100%, sui territori di provenienza, tranne per una minima parte che viene trattenuta, così da costituire quello che è chiamato il “Fondo di Incentivo per il Turismo”.

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Con riferimento alle caratteristiche delle organizzazioni a livello regionale, cinque regioni italiane su sette hanno istituito un’azienda per la promozione turistica o un ufficio regionale di informazione turistica con natura pubblicistica (si tratta di enti pubblici, di diretta emanazione della Regione o della Provincia). La regione Piemonte ha conferito all’azienda regionale per la promozione turistica la forma di consorzio a compartecipazione pubblica (80% regione, Province, Camere di Commercio, Comunità montane, Comuni e ATL e 20% privati), mentre l’Alto Adige ha dato vita ad Alto Adige Marketing, una società consortile a responsabilità limitata con 23 soci pubblici e privati, tra i quali Provincia, Unione albergatori, Camera di commercio, Consorzi di operatori e associazioni di operatori turistici e produttori. In Tirolo opera la Tirol Werbung un’associazione (Verein Tirol Werbung), presieduta dal presidente della Regione, della quale fanno parte il Land Tirol, il Fondo incentivo per il turismo e la Camera di commercio, rappresentata dal suo Presidente, dalle associazioni degli albergatori e dei ristoratori. Si può affermare quindi che l’organizzazione prevalente a livello regionale è quella pubblica, con due eccezioni rilevanti, il Tirolo e l’Alto Adige, dove la presenza del soggetto privato è decisamente rilevante. Le evidenze più interessanti che emergono dal confronto a livello regionale riguardano le funzioni attribuite alle aziende regionali e i finanziamenti ai quali possono ricorrere. Con riguardo alle prime, fatto salvo qualche grado di differenziazione, emerge una sostanziale identità tra le realtà alpine italiane, caratterizzate tutte a livello regionale dalla possibilità di svolgere compiti di promozione e valorizzazione delle risorse locali, di analisi e rilevazioni di mercato e di coordinamento tra soggetti pubblici o privati presenti nella regione. Rispetto al Tirolo le differenze sono invece di un certo rilievo, dato che la Tirol Werbung, associazione costituita dalla Regione Tirolo, dalla Camera di Commercio e dal Fondo di Incentivo per il Turismo, oltre alla promozione e alla valorizzazione delle risorse locali, cura lo sviluppo di nuovi prodotti e la crescita della destinazione all’interno di un piano di marketing da essa definito. Per quanto attiene gli aspetti finanziari la struttura organizzativa tirolese a livello regionale si differenzia da quasi tutte le regioni alpine italiane in quanto utilizza fonti misti pubbliche e private ed adotta strumenti di gestione, quali il budget annuale e i controlli. Per quanto riguarda le regioni italiane soltanto il Piemonte, in modo ridotto (80-20) e l’Alto Adige in maniera più sostanziosa (50-50), utilizzano finanziamenti misti, mentre le altre dipendono completamente da finanziamenti pubblici. A livello d’ambito le fonti di finanziamento disponibili per le regioni alpine italiane sono pubbliche, provenienti da contributi regionali o provinciali e dall’imposta di soggiorno. L’Alto Adige, unica eccezione tra le regioni italiane, aggancia l’erogazione della parte pubblica dei contributi ai consorzi turistici e alle organizzazioni di propaganda al numero di pernottamenti, arrivi e infrastrutture. I consorzi, che affiancano le strutture d’ambito nella realtà italiana, possono contare su finanziamenti privati in Valle d’Aosta, Piemonte e Friuli Venezia Giulia, mentre nelle altre regioni e province dispongono anche di un finanziamento pubblico. Anche nel Land Tirolo operano i consorzi tra operatori che si finanziano attraverso due fonti principali: una è rappresentata dall’imposta obbligatoria sul turismo (Pflichtbeiträge), che versano i soci ordinari, il cui ammontare varia a seconda del volume di affari annuale di ciascuna impresa, mentre i soci volontari sono tenuti a versare un contributo minimo. 3.9.2 Organizzazione turistica ed utilizzo delle ICT58 I risultati emersi dallo studio presentato all’”Ecole de Commerce” di Parigi, indicano una significativa differenza tra le regioni dell’arco alpino italiano e l’Austria, rispetto alla quale si riscontra la mancanza di uniformità nella struttura organizzativa della promozione turistica. Tale varietà, può essere ricondotta a quattro situazioni di riferimento: a) casi in cui esiste un ente territoriale per la promozione turistica molto attivo e riconosciuto dagli operatori, con una sostanziale omogeneità del prodotto offerto che facilita la presenza di sinergie sul piano delle strategie commerciali e promozionali (Valle d’Aosta, Trentino, Alto Adige);

58 A.V., atti del Congresso internazionale “Le tendenze del marketing in Europa”, Ecole Supérieure de Commerce de Paris – EAP, 25-26 Gennaio 2002

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b) casi in cui esiste un ente regionale per la promozione turistica attivo e riconosciuto, ma l’offerta turistica regionale non è omogenea, e questo crea consistenti problemi di organizzazione e di coordinamento dell’attività (Veneto); c) casi in cui esiste un ente regionale per la promozione turistica solo in parte operativo, e l’offerta turistica regionale non è peraltro omogenea (Friuli Venezia Giulia, Piemonte); d) casi, infine, in cui non esiste un ente regionale per la promozione turistica (Lombardia), e le singole unità di ambito operano in condizioni di sostanziale autonomia. La frammentazione individuata a livello organizzativo, oltre a ripercuotersi sulla capacità delle singole regioni di operare efficacemente sul mercato turistico, e di proporre progetti integrati riferiti al territorio alpino nel suo insieme (progetti nazionali o sovra-nazionali), si riflette anche sulle iniziative legate alla realizzazione di portali, siti turistici regionali, ecc.. Le differenze riscontrate nell’organizzazione delle strutture per il destination management fra Italia e Austria e, in Italia, fra le diverse regioni dell’arco alpino, si riflettono anche sull’utilizzo delle ICT nell’ambito delle politiche di marketing turistico. Questo lascerebbe intendere che possa esistere una correlazione diretta tra l’esistenza di politiche di destination management nell’ambito di uno spazio territoriale e la realizzabilità di sistemi tecnologici di supporto al marketing, nei due versanti: a) del coordinamento fra gli attori, attraverso la realizzazione di piattaforme Intranet che facilitino lo scambio e la condivisione di dati ed informazioni inerenti i prodotti turistici; b) del commercio elettronico di prodotti turistici, attraverso la realizzazione di portali regionali accessibili al turista via Internet. La presenza di una struttura forte delle relazioni fra gli attori turistici, in altri termini, darebbe forma al tessuto connettivo che sostiene le relazioni telematiche: la rete, come puro artefatto tecnologico, non è in grado di alimentare i processi di condivisione e di partnership che sono alla base del conseguimento di qualsiasi risultato commerciale e promozionale. A tale riguardo, l’analisi ha consentito di riconoscere tre livelli di strutturazione organizzativa dell’attività di gestione del prodotto turistico a livello regionale, ai quali corrispondono altrettanti livelli di applicazione delle ICT a supporto del destination management: 1) ad un primo livello, si colloca il Tirolo, dove l’esistenza di una struttura centrale per la gestione integrata del prodotto turistico (Tirol Werbung) ha posto le basi per la creazione del DMS TISCover, il migliore esempio in termini di funzionalità interna (Intranet) ed esterna (Internet website per la prenotazione); 2) ad un secondo livello, si collocano le tre realtà più avanzate dell’arco alpino italiano, Valle d’Aosta, Trentino e Alto Adige, le quali, partendo da una struttura di riferimento istituzionale ben definita, possono vantare una significativa presenza in rete, con siti che possono essere considerati come portali d’accesso all’offerta turistica regionale, fino alla prenotazione nel caso dell’Alto Adige; 3) ad un terzo livello, infine, si collocano le rimanenti regioni dell’arco alpino italiano (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia), nella quali alla destrutturazione organizzativa corrisponde l’assenza di un reale progetto di presenza in rete a livello regionale.

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Seconda fase: La Valle d’Aosta: studi che la concernono. Analisi dettagliata dell’offerta turistica. Individuazione delle specificità che caratterizzano le località, il turismo specialistico.

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CAPITOLO 4 IL TURISMO IN VALLE D’AOSTA: ORIGINI DELLO SVILUPPO TURISTICO ED

ALCUNI STUDI CHE LO CONCERNONO

4.1 Breve storia del turismo in Valle d’Aosta59 Se la Valle d’Aosta è stata un’importante zona di passaggio da sempre, diventa la destinazione finale di un viaggio solo a partire del ‘700. Intorno a quegli anni eminenti personalità piemontesi, tra cui i membri del casato Savoia, raggiungono la regione per soggiorni termali a Courmayeur o a Pré-Saint-Didier. Il soggiorno di tipo termale segna dunque la nascita dello sviluppo turistico della Regione. Nel corso del ‘700, inoltre, studiosi stranieri raggiungono la Regione per compiervi degli studi naturalistici-botanici: è il caso dello svizzero De Saussure, che vi soggiorna per compiere rilevazioni sulla catena del Monte Bianco. La pubblicazione delle memorie dei loro viaggi contribuiscono a far conoscere la regione e a stimolarne l’interesse. Nel corso del ‘700 e dell’ ‘800 la Valle d’Aosta diventa la meta principale del viaggio europeo. Nel periodo della Restaurazione si segnala in tutta la Regione la presenza di viaggiatori inglesi, quasi tutti alpinisti, che prediligono la valle di Valtournenche e quella di Courmayeur. Essi suscitano anche degli emuli tra la popolazione locale: la professione della guida alpina nasce verso la metà dell’800 e la società delle guide alpine di Courmayeur, fondata nel 1850, è la prima del genere in Italia. In tale epoca due avvenimenti contribuiscono in modo particolare alla notorietà della regione: - nel 1863 la prima ascensione al Monte Bianco a partire da Courmayeur; - nel 1865 la conquista della vetta del Cervino, prima da Whymper, qualche giorno dopo da una cordata

italiana. Queste due ascensioni suscitano la curiosità, promuovono uno sviluppo crescente della presenza di turisti italiani. Nel 1886 nasce il CAI che si aggiunge alla sede principale torinese, fondata nel 1863. Le cacce reali, nella seconda metà del XIX° sec., contribuiscono alla notorietà della Regione. A partire dal 1855 Re Vittorio Emanuele soggiorna nella Valle d’Aosta per cacciare lo stambecco nella propria tenuta nelle valli del Gran Paradiso che dal 1923 diventeranno sede del Parco nazionale del Gran Paradiso. Verso la fine del XIX° sec. viaggiatori entusiasti, alpinisti celebri e ospiti illustri sono attirati dalle bellezze naturali della Valle d’Aosta. Poco a poco i valdostani diventano consapevoli delle potenzialità turistiche che la Regione possiede e si compiono le opere necessarie per il suo sviluppo: - vengono realizzate le strade che conducono nelle valli laterali; - nel 1886 viene realizzato il prolungamento della tratta ferroviaria da Ivrea fino ad Aosta; - nel 1872 viene realizzata la strada che porta al Piccolo San Bernardo. Le località montane cominciano a dotarsi di telegrafo, elettricità, negozi. Gli edifici vengono rinnovati, si costruiscono delle nuove abitazioni. Anche la pubblicità fa la sua apparizione nella realtà valdostana, ne da prova la grande escursione organizzata dalla sezione di Milano del CAI sotto il patrocinio de Il Corriere della Sera. Dal 20 al 22 settembre 1912, più di 100 persone provenienti da tutta Italia, sono condotte nelle valli di Valtournenche, in quella di Ayas ed in quella di Gressoney. L’effetto psicologico di questa iniziativa fu considerevole a quell’epoca. E’ a quel momento che comincia a svilupparsi il cosiddetto turismo di massa. Nel XX° sec. vi sono grandi cambiamenti sociali ed economici all’interno della società: l’aumento del reddito disponibile, la conquista del diritto alle ferie, la modernizzazione e la diffusione dei mezzi di trasporto. Va in crisi il turismo come modello d’élite, il turismo diventa di massa e nasce la moda dei week-end. L’apparizione degli sport invernali e la nascita dei primi impianti di risalita meccanizzati danno una nuova immagine al 59A. V. CERRUTI: Le pays de la gloire et son peuple, Musumeci Editore, Aosta, I° edizione; B. JANIN: Le Val d’Aoste, tradition et renouveau, Musumeci editore, Aosta, 1991, I° edizione.

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turismo montano. La creazione, tra il 1934 e il 1939, della stazione di Breuil Cervinia, a 2000 m di altezza, è un avvenimento importante. Questo fatto segna la nascita della grande epoca turistica: quella delle stazioni realmente specializzate ed equipaggiate. E’ in qualche modo la nascita del turismo moderno in Valle d’Aosta. I finanziamenti per la realizzazione delle infrastrutture delle nuove località turistiche provengono quasi sempre dall’esterno della Valle d’Aosta: ad esempio la “società Cervino”, creata per la realizzazione di Breuil-Cervinia, è costituita da capitali piemontesi. Negli anni ’60 il turismo diventa l’attività principale per alcune località, grazie all’attuazione di nuove opere: - 1964: apertura del Gran San Bernardo; - 1965: apertura del tunnel del Monte Bianco; - 1970: arrivo dell’autostrada in Valle d’Aosta. Il settore turistico mostra ancora un andamento favorevole negli anni seguenti, anche se iniziano a sorgere alcune preoccupazioni dovute al consistente supporto delle finanze pubbliche alle imprese locali ed alla perdita di competitività rispetto ad altre località. A partire dagli anni ’90 si registra una consistente contrazione delle presenze che tendono poi a stabilizzarsi nel periodo. 4.2 Alcuni studi sul turismo valdostano 4.2.1 Studio dell’agenzia Soris nel 1964 su “Situazione attuale e prospettive di sviluppo del turismo

nella Valle d’Aosta”60 La distribuzione territoriale del turismo Nel 1964 la Commissione di ricerche economiche e sociali per la programmazione Regionale ha commissionato alla società Soris di Torino uno studio sul turismo in Valle d’Aosta. L’analisi, oltre a fornire un quadro complessivo della situazione al momento della ricerca (flusso turistico, distribuzione territoriale e servizi turistici, ecc..) fornisce anche alcune ipotesi di sviluppo del movimento turistico nel periodo successivo. Lo studio, sebbene datato, indica dati interessanti ancora oggi grazie all’articolazione ed all’approfondimento con cui era stato analizzato il turismo in Valle d’Aosta. Inoltre alcuni fenomeni evidenziati dai ricercatori nel 1964 sono validi tuttora. In particolare, lo studio del 1964 evidenzia alcuni dati rilevanti relativi alla distribuzione territoriale del turismo valdostano. Dall’esame della dinamica relativa al periodo 1958-1964 emerge una netta concentrazione delle presenze nelle zone turistiche più sviluppate (75%), il restante 25% si riversa nei restanti comuni. I Comuni indicati come le zone turistiche più sviluppate sono: � Aosta; � Ayas; � Brusson; � Courmayeur; � Gressoney La Trinité; � Gressoney Saint Jean; � Saint Vincent; � Valtournenche; � Breuil; � Cogne. La propensione dei turisti a concentrarsi in pochi nuclei a dotazione composita e articolata assume intensità diversa nelle varie stazioni. A questo diverso grado di attrazione turistica dei centri corrisponde un diverso grado di dotazione delle infrastrutture ricettive e complementari. Lo studio sottolinea anche il fatto che i

60 SORIS, “Situazione attuale e prospettive di sviluppo del turismo nella Valle d’Aosta” - Elaborazione del Piano di sviluppo regionale, Torino, 1964

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comuni caratterizzati da una bassa concentrazione di presenze turistiche non sono affatto privi di attrattive naturali e che parte di questi assorbono il turismo di transito ed il movimento alberghiero a scopo non turistico. Lo studio indica Courmayeur come la più importante stazione turistica della Valle, sia per il complesso delle sue attrezzature ricettive, sia per la dotazione di attrezzature complementari. Il secondo nucleo turistico di sensibile entità è costituito dal complesso Ayas-Champoluc-Brusson. Saint Vincent ed Aosta sono indicati come due centri turistici a carattere differenziato rispetto alla media, poiché rispondono ad esigenze ed a sollecitazioni di origine diversa. Infatti Aosta esercita un richiamo particolare per il suo patrimonio storico-artistico mentre Saint Vincent è fortemente caratterizzata dalla presenza di turisti attratti dal gioco e dalle manifestazioni mondane. Sotto l’aspetto territoriale, lo studio prevede la dislocazione dei futuri insediamenti turistici secondo due distinte tendenze: - Concentrazione in poli di sviluppo; - Diffusione nei comprensori di sviluppo. Lo studio evidenzia il fatto che, data la presenza di numerose aree suscettibili di valorizzazione turistica, la politica degli interventi avrebbe dovuto proporsi l’obiettivo di una più razionale distribuzione dell’attività turistica in tutto il territorio della Valle. Il Comprensorio turistico “Il comprensorio si presenta come una unità territoriale omogenea e sufficientemente ampia che, per le sue condizioni naturali, offre consistenti e peculiari prospettive di sviluppo nel quadro di una razionale organizzazione economico-urbanistica. L’acquisizione dei comprensori alla politica di sviluppo del turismo è incompatibile con l’ipotesi di uno sviluppo spontaneo della domanda turistica; infatti il comprensorio è, per sua natura, costituito da un’area individuata e delimitata ai fini di una razionalizzazione delle tendenze di sviluppo61”. Tale esigenza è nata dalla necessità di predisporre un’adeguata politica turistica, che richiede interventi differenziati a seconda del grado di sviluppo delle singole zone e delle caratteristiche della domanda turistica che vi si orienta. Lo studio evidenzia distinti ambiti spaziali allo scopo di individuare: - zone in cui il turismo ha raggiunto un notevole sviluppo e l’espansione continua; - zone in fase di espansione; - zone non ancora concretamente interessate dal movimento turistico; - zone interessate dal turismo di transito. Per raggiungere tale obiettivo l’analisi individua dei comprensori. Tale scelta è stata motivata dal fatto che i problemi e gli effetti positivi o negativi del turismo non si esauriscono in un comune, ma si estendono alle zone limitrofe. Inoltre i comprensori offrono la possibilità di stabilire una scala di priorità di intervento tra zone diverse, raggiungendo una distribuzione più razionale degli investimenti turistici. I comprensori turistici raggruppano quelle località che presentano, oltre alla contiguità fisica, anche una omogeneità nella struttura della domanda e dell’offerta turistica, un’identità dei fattori di attrazione o di espulsione ed un’analogia nella potenzialità di sviluppo futuro. I comprensori individuati nello studio sono: 1. Monte Bianco: Courmayeur, Pré-Saint-Didier, Morgex, La Salle, La Thuile; 2. Gran San Bernardo : Saint Rhémy, Saint Oyen, Etroubles, Alllein, Gignod, Roisan, Doues, Ollomont,

Valpelline, Oyace, Bionaz; 3. Valli di Rhêmes, Valgrisenche, Valsavarenche: Valgrisenche, Rhêmes Saint Georges, Rhêmes Notre

Dame, Introd, Valsavarenche; 4. Valtournenche: Valtournenche, Breuil, Chamois, Torgnon, La Magdeleine, Antey Saint André; 5. Ayas : Ayas, Brusson, Challand Saint Anselme, Challand Saint Victor; 6. Gressoney : Gressoney Saint Jean, Gressoney La Trinité, Gaby, Issime, Lillianes, Fontainemore; 7. Cogne; 8. Champorcher: Champorcher, Pont Boset; 9. Aosta;

61 SORIS, “Situazione attuale e prospettive di sviluppo del turismo nella Valle d’Aosta” - Elaborazione del Piano di sviluppo regionale, Torino, 1964

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10. Pila: Gressan-Pila, Charvensod-Peroulaz; 11. Saint Vincent; 12. Fondovalle: Aymavilles, Arnad, Arvier, Avise, Bard, Brissogne, Chambave, Champdepraz, Châtillon,

Charvensod, Donnas, Fénis, Hône, Issogne, Montjovet, Nus, Perloz, Pont Saint Martin, Sarre, Saint Christophe, Saint Denis, Saint Marcel, Saint Pierre, Verrayes, Verrès, Villeneuve, Emarèse, Jovençan, Pollein, Pontey, Quart.

Accanto a questi comprensori, sono state individuate alcune zone non assimilabili per caratteristiche naturali o per forza attrattiva, con le più vaste aree di cui fanno parte, ma che non ne sono statisticamente disaggregabili. Si tratta di: - Saint Nicholas (nucleo storico); - Saint Barthélemy. Come si può vedere, i comprensori turistici individuati in molti casi corrispondono ai raggruppamenti odierni delle AIAT, tra cui: - AIAT Monte Bianco: Courmayeur, Pré Saint Didier, Morgex, La Salle - AIAT Gran San Bernardo: Allein, Bionaz, Doues, Etroubles, Gignod, Ollomont, Oyace, Roisan, Saint

Oyen, Saint Rhémy en Bosses, Valpelline - AIAT Gran Paradiso: Arvier, Avise, Introd, Rhêmes Notre Dame, Rhêmes Saint Georges, Saint Nicholas,

Saint Pierre, Sarre, Valgrisenche, Valsavarenche, Villeneuve - AIAT Monte Cervino: Breuil Cervinia, Valtournenche, Chamois, Torgnon, La Magdeleine, Antey Saint

André - AIAT Cogne - Gran Paradiso: Cogne, Aymavilles. Dunque lo studio Soris del 1964 indivifua fenomeni turistici quali i raggruppamenti in comprensori turistici validi tutt’oggi. 4.2.2 “Studi e ricerche per il programma di sviluppo sociale ed economico della Valle d’Aosta”

del 1970 realizzato dal “Centre de recherche de haute montagne” di Grenoble62 Nel 1970 la Giunta regionale della Valle d’Aosta ha commissionato all’”Centre de recherche de haute montagne” di Grenoble uno studio in grado di raccogliere ed elaborare, attraverso studi appropriati, una grande quantità di dati statistici. Questo studio complessivo sulla Valle d’Aosta è stato uno strumento utile per giungere alla definizione di un piano di sviluppo regionale. Quest’analisi, caratterizzata da uno studio sinottico alla realtà valdostana, rimane a tutt’oggi il più recente dal momento che negli anni successivi non è più stato svolto uno studio caratterizzato da un tale tipo di approccio. Dallo studio emergono alcuni dati interessanti: nel 1970 la frequentazione turistica della Valle d’Aosta è una dominante estiva. Questo aspetto si è nei nostri giorni completamente ribaltato: le statistiche attuali sui flussi turistici mostrano infatti che la stagione debole è diventata l’estate e gli sforzi di operatori ed amministratori sono volti a rafforzare tale stagione. Questo dato è sicuramente motivato dal fatto che lo sci di massa nel 1970 è ancora in fase di crescita, lo dimostrano i dati sul potenziamento degli impianti di risalita e sullo sviluppo delle strutture alberghiere nelle località sciistiche. Lo studio evidenzia infatti uno sforzo per attirare i turisti nel corso dell’inverno, per trattenere in territorio valdostano i viaggiatori dei due trafori regionali, nonché per internazionalizzare maggiormente la clientela. Lo studio evidenzia alcune diagnosi ed azioni per uno sviluppo turistico della regione: - già negli anni ’70 è emersa la tendenza della brevità delle vacanze, dato che emerge dalle rilevazioni sul

flusso turistico e che appare in costante aumento. Tra le azioni individuate vi è quella di una campagna di comunicazione che favorisca la distribuzione dei periodi vacanzieri ed una serie di promozioni per incentivare il flusso turistico nei periodi deboli;

- un altro aspetto sottolineato dallo studio è il fatto che il flusso delle persone che utilizzano i trafori regionali spesso non si fermano in Valle d’Aosta, delle azioni sono previste per cercare di intercettare tali potenziali visitatori della regione.

62 CENTRE DE RECHERCHE DE HAUTE MONTAGNE, “Studi e ricerche per il programma di sviluppo sociale e economico della Valle d’Aosta”, Grenoble, 1970

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60

- La formazione del personale che si occupa di turismo. Lo studio evidenzia che negli hotel di categoria media gli albergatori si lamentano della mancanza di personale qualificato, inoltre per le pensioni o i piccoli hotel a conduzioni famigliare sarebbero necessari stage di formazione;

Lo studio prevede tre grandi sviluppi strategici per lo sviluppo del turismo in Valle d’Aosta: 1. Il turismo legato alle vacanze e ai week-end. Lo studio individua due tipologie di turismo complementari

tra loro e che anzi possono coesistere con beneficio reciproco: � il turismo delle grandi stazioni. Lo sviluppo delle grandi stazioni necessitano di un equipaggiamento

oneroso realizzato per questa stessa ragione da promotori scelti tra i detentori di capitali provenienti fuori dalla regione. Si tratta dunque di una gestione del territorio che prospetta uno stile di vita cittadino e concepito per gli abitanti delle grandi città. Secondo i ricercatori di tale studio, in questo tipo di sviluppo la Regione Valle d’Aosta può difficilmente entrare nel dettaglio di tali progetti;

� il turismo diffuso. Potendo far leva sulla fama delle grandi stazioni e sulle diverse attrattive della Regione, il turismo diffuso si indirizza verso una clientela di tipo famigliare che corrisponde maggiormente alle forme di pernottamento extra-alberghiero. Lo sviluppo di questo tipo di stazioni merita l’attenzione degli enti pubblici che operano sul territorio. Dal momento che questo tipo di clientela corrisponde alla democratizzazione del turismo il cui flusso non può che amplificarsi, rappresenta una clientela potenzialmente enorme. Questo tipo di sviluppo è applicabile ai comuni rurali caratterizzati da un dinamismo demografico in grado di garantire le risorse umane necessarie;

2. L’accoglienza turistica legata all’espansione del traffico su strada. Lo studio individua quale potenziale enorme per lo sviluppo turistico della regione i fruitori dei valichi alpini. Ecco dunque il motivo per il quale lo studio evidenzia la necessità di attuare strategie per attrarre i viaggiatori ed indurli a fermarsi nella regione;

3. il clima del fondovalle risulta proficuo per uno sviluppo di centri di studio. Il fondovalle beneficia di un clima molto soleggiato, in particolare nella zona dell’”adret”. In tale tipo di contesto lo studio prevede lo sviluppo di centri di insegnamento per l’approfondimento delle lingue con eventuali scambi culturali in grado di rivitalizzare la vita intellettuale della regione.

Come appare evidente, il turismo diffuso indicato nello studio può essere considerato un cosiddetto turismo specialistico. Esso interessa i comuni rurali al di fuori delle grandi stazioni caratterizzati da un dinamismo demografico in grado di garantire le risorse umane necessarie. 4.2.3 “Prospettive, sviluppo e promozione del turismo alpino. Il caso Valle d’Aosta” Studio del

CISET – Centro internazionale di studi sull’economia del turismo – Università Ca’ Foscari di Venezia, 199863

L’ Assessorato al turismo della Regione Valle d’Aosta nel 1998 ha commissionato al CISET uno studio sul turismo valdostano. Tale indagine contiene una lettura del turismo valdostano visto da tre punti di vista: 1. lo studio della domanda nazionale, che rappresenta il bacino di utenza più importante; 2. il confronto con una parte dell’intermediazione, cioè con i principali tour operators nazionali che si

occupano di vendita e distribuzione del turismo alpino; 3. il confronto con gli operatori. Studio della domanda nazionale Dallo studio emerge che il 50% dei visitatori che vengono abitualmente in Valle d’Aosta vanno anche in Trentino. Questo dato sta ad indicare la necessità di una maggiore attenzione sull’accoglienza, sulla creazione di prodotti turistici che continuino a stimolare la domanda abituale e farla ritornare sempre nella Regione. Lo studio mostra i punti di forza e di debolezza dell’offerta valdostana evidenziati nel corso delle interviste ai turisti. Tra i punti di forza: attrattive naturali ed ambientali, qualità della ristorazione, parchi e aree protette, attrattive storico-artistiche. Tra i punti di debolezza uno degli aspetti evidenziati è la mancanza di attività da svolgere nel periodo invernale oltre allo sci. Dallo studio emerge infatti che molti dei turisti invernali non pratica lo sci. Ecco il motivo per il quale le località turistiche dovrebbero organizzare delle attività alternativa per coloro che non sciano.

63 CISET, “Prospettive, sviluppo e promozione del turismo alpino. Il caso Valle d’Aosta”, Università Ca’ Foscari di Venezia, 1998

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Confronto con i tour operators Nelle interviste con i tours operators è stato chiesto di confrontare la Valle d’Aosta con i suoi principali concorrenti, vale a dire il Trentino, le Alpi svizzere e quelle austriache. Da tale comparazione emerge che l’offerta culturale della regione viene considerata dai tours operators come un elemento davvero unico che differenzia la Valle d’Aosta dalle altre destinazioni confrontate. Ai tour operators è stato chiesto anche di dare una valutazione sull’offerta globale della regione, quello che emerge chiaramente dall’analisi è che la Valle d’Aosta viene vista come una destinazione per turisti sportivi preparati, una meta tecnica. Dallo studio emerge dunque che bisogna lavorare per rendere visibile l’offerta globale per gli sportivi e per quelli principianti. Confronto con gli operatori Dal confronto con gli operatori sono emersi come punti di forza: il panorama montano, le attrattive naturali, la rete autostradale. Tra i punti di debolezza: i servizi e le infrastrutture per bambini, gli operatori hanno poi evidenziato che l’offerta della regione non è disegnata per accogliere nello specifico le famiglie. Altro punto di debolezza è l’animazione nelle località, gli operatori intervistati hanno infatti sottolineato il fatto che manca la capacità di gestire il tempo libero del turista offrendo atrattività diversificate tra loro. Lo studio auspica la creazione di esperienze turistiche non legate esclusivamente allo sci, alle settimane bianche, al relax o alla natura. Viene evidenziata la necessità di allargare questa esperienza ad altre attività, alla cultura, all’enogastronomia, al folklore. Sono stati realizzati anche degli esempi di sviluppo di prodotti, prendendo l’esempio della linea di prodotti sci e settimane bianche. Si è ipotizzando a breve termine una creazione di prodotti specifici per i giovani, gli adulti e le famiglie, la terza età. Lo studio consiglia anche di attribuire dei nomi a questi prodotti (“Le tradizioni della Valle d’Aosta”, “Natura e benessere”, “La valle dei bambini”). 4.2.4 Il turismo che cambia: opportunità e prospettive per la Valle d’Aosta, indagine dell’agenzia

SWG per l’Assessorato al turismo, sintesi annuale dell’aprile 200564 L’Assessorato al turismo della Valle d’Aosta ha commissionato nel 2004 all’agenzia SWG di Trieste uno studio per soddisfare l’esigenza di disporre di un costante monitoraggio della domanda e dell’offerta. L’agenzia ha così messo in campo un’attività in grado di fornire utili elementi per conoscere e meglio comprendere l’ambiente di riferimento. Nell’aprile 2005 sono stati presentati i dati che costituiscono un supporto per la pianificazione e le comunicazione degli enti che si occupano di turismo. Il turismo valdostano: verifica e studio della domanda Due sono le caratteristiche che distinguono il turista valdostana: il profilo socio-professionale e la regione di provenienza. Tra coloro che frequentano la regione appaiono ben rappresentati gli occupati (autonomi e dipendenti), i residenti al nord ovest, i soggetti ad alto profilo scolare. Rispetto alle coorti di età e al genere si osserva una distribuzione piuttosto omogenea. Differenze significative si osservano analizzando il profilo del turista valdostano rispetto alla stagionalità. D’inverno coloro che si recano in regione sono: - Mediamente più giovani (il 52% dichiara meno di 34 anni); - In prevalenza (sia pur leggera) maschi; - Meno scolarizzati; - Fortemente orientati alla pratica sportiva. Si tratta di soggetti residenti al nord ovest, studenti che si recano in regione, ma non vi pernottano, o più spesso nuclei famigliari con figli a carico (più rappresentati d’inverno che d’estate) ed un elevato reddito famigliare. Il turista potenziale: quanti esprimono l’intenzione di recarsi in Valle d’Aosta L’agenzia SWG ha svolto uno studio per capire motivazioni, atteggiamenti, modalità della fruizione dei turisti potenziali, vale a dire coloro che esprimono l’intenzione di recarsi in regione. Tali dati sono essenziali per impostare un’economia turistica che garantisca sviluppo e continuità, ossia per programmare e gestire il flusso turistico.

64 SWG, sintesi annuale 2005 per l’Assessorato al turismo della Regione Valle d’Aosta

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Caratteristiche del turista potenziale: � prevalentemente giovane: il 46% ha un’età tra i 16 ed i 34 anni; � con un profilo socio professionale alto, medio-alto:

o il 22% è laureato; o il 44% possiede il titolo di scuola media superiore; o il 21% del segmento è studente; o il 33% fa parte della categoria del lavoro autonomo; o il 16% è lavoratore dipendente.

� residente prevalentemente al nord ovest: 48% � interessi: fruizione culturale superiore alla media, fortemente attratti da eventi e manifestazioni sportive,

mangia spesso fuori casa, è sensibile all’offerta eno-gastronomica tipica e tradizionale, pratica sport, utilizza largamente internet (anche per programmare viaggi);

� caratteristiche: esterofili, poco fidelizzabili, meno sensibili al costo della vacanza, inclini a frammentare i giorni di vacanza nel corso dell’anno, poco prevedibili nell’organizzazione delle vacanze, dinamici e sensibili alle dimensioni del benessere psico-fisico, preferiscono modalità di soggiorno alternative, viaggiano spesso con gli amici.

Punti di forza e debolezza, opportunità e minacce del sistema turistico valdostano I punti di forza Dallo studio dell’agenzia SWG emerge che la Valle d’Aosta gode di un territorio unico, una natura incontaminata, un patrimonio culturale (castelli, chiese e monasteri, vestigia romane), artigianale ed eno-gastronomico. Dall’indagine emerge che parte di questo patrimonio è ancora da scoprire e da valorizzare da un punto di vista turistico. La Valle d’Aosta ha dunque grandi potenzialità: la stessa collocazione geografica, le risorse naturali, la forte vocazione turistica invernale, gli impianti sportivi all’avanguardia. Tali attrattività sono evidenziate dallo studio come fattori che indicano un’offerta turistica a tutto tondo che non può vincolarsi alla specializzazione stagionale (estate-inverno), ma che può aprirsi, attraverso un’opportuna azione di valorizzazione, alla diversificazione dell’offerta, alla flessibilità e all’ospitalità permanente, al turismo itinerante. Tra le tante offerte turistiche che la Valle d’Aosta potrebbe proporre, l’agenzia SWG suggerisce di evidenziarne e sostenerne alcune, presso i tour operator, per focalizzare sforzi ed investimenti. Un ulteriore rinforzo alle proposte turistiche può provenire dagli eventi tradizionali che testimoniano la vocazione e l’identità territoriale (ad esempio la Fiera di Sant Orso). Unendo ai contenuti specifici delle manifestazioni quelli di tipicità dell’offerta agroalimentare locale si potrebbe incentivare un turismo di rilievo. I punti di debolezza I punti di debolezza evidenziati sono quelli tipici di un territorio che si trova a dover reimpostare la propria offerta svecchiandola e rendendola competitiva. Tra gli aspetti più rilevanti vi è la mancanza di una strategia promozionale unitaria, la scarsa sinergia tra operatori del turismo e amministratori pubblici, il ricambio generazionale, la bassa flessibilità organizzativa, i prezzi (poco chiari e poco diversificati). Questi deficit che possono essere definiti di tipo culturale (marketing, promozione e formazione) si aggiungono una serie di limiti strutturali ed organizzativi: � La mobilità; � Le strutture ricettive tradizionali talvolta inadeguate. Lo studio ha evidenziato che le ipotesi di riposizionamento dell’offerta devono considerare tali fattori di debolezza per riuscire a delineare un percorso di marketing e comunicativo in grado di incontrare i potenziali turisti ma anche di iniziare a modificare il quadro percepito favorendo l’incontro tra offerta regionale e potenziali referenti. Opportunità Lo studio evidenzia che la Valle d’Aosta può potenzialmente rispondere e soddisfare gli orientamenti emergenti (localismo, naturalità, autenticità, spinta alla ricerca del benessere e della tipicità). Ciò che emerge è che se da un lato diventa importante promuovere e valorizzare ciò che il territorio esprime, dall’altro occorre migliorare la “pacchettizzazione” dell’offerta secondo la logica delle pluralità delle opzioni. Lo studio evidenzia che sono tre le direttrici primarie sulle quali porre l’attenzione: 1. la qualità; 2. il rapporto tra contenuti dell’offerta ed il prezzo; 3. la diversificazione e la targetizzazione dell’offerta. Rischi La regione Valle d’Aosta deve attivarsi per contrastare una serie di fattori:

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� il trend economico negativo; � il rapido mutamento della domanda; � un’offerta globale sempre più competitiva. Questi fattori si combinano a una certa tendenza all’isolamento ed alla chiusura, al forte localismo che rende difficile una strategia unitaria di promozione e valorizzazione. I rischi evidenziati dallo studio sono essenzialmente due: � non riuscire a mantenere un proprio posizionamento ed una capacità attrattiva all’interno del mercato

turistico; � la perdita derivante dall’incapacità di cogliere le nuove opportunità che la valorizzazione e la promozione

di tutte le risorse del territorio (tradizionali, artigianali, culturali, eno-gastronomiche) consentirebbero.

Tabella – Risultati analisi SWOT

PUNTI DI FORZA � Patrimonio naturalistico e ambientale � Peculiarità storico-culturali � Strutture e impianti sciistici all’avanguardia � Ampia offerta di prodotti tipici e tradizionali � Tradizioni locali � Autonomia regionale (economica, amministrativa) � Forte identità locale � Collocazione geografica (nel cuore dell’Europa) � Possibilità di un’offerta differenziata (terme)

PUNTI DI DEBOLEZZA

� Viabilità, mobilità e parcheggi � Strutture ricettive tradizionali � Prezzi (elevati e poco diversificati) � Imprenditorialità locale (scarsa cultura turistica) � Ricambio generazionale � Forte campanilismo � Visione localistica e auto-centrata, eccessiva

chiusura � Offerta poco flessibile e non personalizzata � Mancanza di una strategia promozionale unitaria � Scarso coordinamento tra operatori

OPPORTUNITA’

� Maggior sensibilità per le tematiche ambientali � Domanda crescente di autenticità, naturalità,

qualità � Attenzione crescente per i prodotti tipici � Attrazione del mercato sul locale � Recupero delle tradizioni � Spinta al benessere psico-fisico e alla cura di sé � Ricerca e bisogno di sicurezza � Buon bacino di turisti potenziali � Olimpiadi 2006

RISCHI

� Rapido mutamento della domanda turistica � Globalizzazione del mercato turistico � Difficile situazione economica e congiunturale � Turista sempre più mobile e meno fidelizzabile � Offerte sempre più competitive � Elitarietà dell’immagine � Competitor diretti (Trentino Alto Adige) forti e

consolidati sul mercato � Condizioni atmosferiche � Spopolamento delle valli minori e dell’alta

montagna � Eccessiva centralità del turismo nel sistema

economica regionale

Indicazioni operative L’analisi condotta dalla SWG ha permesso di tracciare un quadro delle priorità: � Il processo comunicativo dovrà coniugare due distinti piani promozionali:

o Quello teso a fidelizzare i target “tradizionali” del turismo tradizionale, innovando la rappresentazione “classica” del territorio (temi e valori associati normalmente alla regione)

o Quello finalizzato a ridisegnare in modo nuovo la regione per conquistare nuovi segmenti di mercato, offrendo una visione alternativa del territorio (valorizzazione atipica e originale, offerta storico-culturale, agroalimentare, innovazione di stile e di offerta);

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� Nella sovrabbondante offerta mediatica che accompagna il mercato turistico la Valle d’Aosta dovrà articolare un’offerta comunicativa e di marketing in grado di emergere nel quadro mediale, dovrà parlare ad un’audience articolata e diversificata, inventarsi un’altra visione di sé capace di raccontare novità e apertura verso l’esterno;

� Promuovere le caratteristiche autenticamente locali, valorizzare le risorse di ogni singole comunità, ma all’interno di una strategia unitaria e sinergica che punta a promuovere il prodotto Valle d’Aosta, un prodotto unico e originale;

� Nel turismo contemporaneo la rivalutazione del patrimonio storico culturale, l’intrattenimento ed il divertimento, i grandi eventi di risonanza nazionale hanno assunto un ruolo determinante. La chiave culturale può essere considerata una chiave strategica di sviluppo per la Valle d’Aosta. Questo processo consentirà di de-stagionalizzare l’offerta, incontrare target non tradizionalmente acquisiti, avviare percorsi itineranti e attrattivi che potrebbero rivitalizzare l’offerta regionale;

� Le strategie di riposizionamento del mercato turistico regionale dovranno orientarsi verso forme di turismo responsabile alternativo a quello di massa: la tutela del territorio e dell’ambiente diventa infatti strumento necessario per conservare la più importante delle attrattive regionali.

4.3. Il Piano territoriale paesistico65 Il Piano Territoriale Paesistico della Valle d’Aosta è un progetto di azione collettiva, iniziato nel 1987 e terminato nel 2003, destinato ad orientare lo sviluppo della regione nel prossimo futuro. Ma è anche un nuovo strumento di governo del territorio regionale, che si aggiunge a quelli di cui già l’amministrazione pubblica dispone, per indirizzarne e coordinarne le azioni. Esso infatti costituisce il quadro di riferimento per tutte le attività, pubbliche e private, che investono l’assetto del territorio, gli sviluppi urbanistici, la tutela e la valorizzazione del paesaggio, dell’ambiente e del patrimonio storico. Il PTP è anzitutto un sistema di regole, che trovano espressione nelle norme d’attuazione e negli elaborati grafici, e che dovranno essere rispettate, in vario modo, da tutti i soggetti pubblici e privati che svolgano, nel territorio regionale, attività ed interventi incidenti sull’assetto del territorio, sul paesaggio o sulle condizioni ambientali. Il sistema delle regole è integrato da un insieme di indicazioni, più flessibili e non vincolanti, raccolte nelle linee programmatiche e volte ad orientare le attività di programmazione della Regione, delle comunità montane e dei comuni. Altre disposizioni sono dettate con riferimento alle unità di relazioni locali, nelle schede per unità locali, per ciascuna delle quali un’apposita scheda, corredata di schemi grafici, definisce le relazioni da valorizzare in quanto essenziali per l’identità e la riconoscibilità della realtà locale. Il PTP propone una nuova strategia di sviluppo per la Valle d’Aosta, che tiene conto non solo dei problemi e dei rischi ambientali e sociali prodottisi nel recente passato ma anche alle potenzialità che si profilano alla luce dei grandi cambiamenti economici, sociali e culturali in corso. Essa prende le mosse dalla constatazione che la regione presenta tuttora, nel panorama europeo, un’immagine fortemente caratterizzata da una riconoscibile identità culturale. La presenza delle montagne più alte e più maestose d’Europa, la permanenza di un paesaggio agropastorale ancora largamente integro e di un eccezionale patrimonio storico ed archeologico fanno della Valle d’Aosta un territorio unico ed inconfondibile. La vecchia immagine della “regione carrefour” che evocava l’importanza della posizione della regione rispetto ai sistemi internazionali di traffico, dovrà inevitabilmente cedere il passo ad un’immagine più peculiare, complessa ed affascinante, radicata nella storia e nella natura stessa della Valle. Ciò significa che il contributo più rilevante al rafforzamento della posizione interregionale della Valle d’Aosta deve venire in primo luogo dalle politiche di tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale e da quelle di riqualificazione e diversificazione dell’offerta turistica. In questo senso le strategie volte a migliorare la posizione della regione nel contesto europeo si saldano perfettamente con quelle volte alla ricerca di forme più sostenibili e durevoli di sviluppo interno. Questa ricerca è destinata ad attraversare tutte le politiche praticabili dalla Regione e tutti i settori d’attività: dall’agricoltura, all’industria e artigianato, al turismo, che può concorrere alla stabilizzazione socio-economica e demografica, contrastando i processi d’abbandono e di dissesto ecologico e paesistico, solo se

65 Fonte: Piano territoriale paesistico, Regione Autonoma Valle d’Aosta, 1998

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si diversifica e si diffonde in forme soffici e adatte ai luoghi, radicandosi nei milieu rurali e basandosi sulla valorizzazione conservativa delle risorse. In particolare il PTP individua gli ambiti suscettibili di interventi di valorizzazione o trasformazione particolarmente significativi per l’attuazione delle strategie assunte. Tali ambiti formano oggetto di progetti operativi integrati e programmi integrati. Il PTP individua in particolare progetti operativi integrati di rilievo regionale (PTIR) o eventualmente subregionale (PTIL) che riguardano nodi o aree di notevole complessità e rilevanza. 4.3.1 Piano territoriale paesistico e turismo66 La nuova strategia di sviluppo indicata dal PTP riguarda in particolare il turismo, la cui crescente importanza economica e sociale è segnalata da tutte le comunità montane. Esso presenta al momento aspetti critici di particolare rilievo, sia in termini settoriali, sia in termini globali. A quest’ultimo riguardo, non si può rilevare che il modello di sviluppo finora seguito, pesantemente appoggiato sulle grandi stazioni specializzate, profili crescenti rischi e penalizzazioni sociali ed ambientali. E’ necessario quindi passare dal modello di sviluppo imperniato sulle grandi stazioni, sulla proliferazione delle seconde case e sullo sfruttamento speculativo ed eterodiretto delle risorse, ad un modello integrato che punti alla qualità totale dell’offerta turistica ed alla valorizzazione endogena ed autodiretta dei sistemi dei sistemi locali. Ciò comporta: - da un lato, un insieme di convergenze di azioni volte a razionalizzare e qualificare l’offerta turistica

imperniata sulle grandi stazioni esistenti, senza ulteriori proliferazioni e sviluppi quantitativi e sulla base di un rigoroso coordinamento tra le azioni relative agli impianti, alle attrezzature ed all’accessibilità e quelle relative al miglioramento delle condizioni ambientali;

- dall’altro, un insieme di azioni volte a favorire le diffusione del turismo, opportunamente diversificato in funzione delle potenzialità e delle capacità di carico locali, nelle aree regionali più ricche di mete e risorse non ancora o troppo debolmente utilizzate, nelle forme innovative più atte a catturare la domanda emergente, al fine di ridurre la polarizzazione turistica sulle grandi stazioni, di promuovere lo sviluppo endogeno e demografico delle aree meno favorite, e di incentivare, mediante lo sviluppo di modelli turistici innovativi, soffici e naturali, la formazione di un’immagine turistica regionale più qualificata, articolata e complessa.

A questo riconoscimento si associa subito l’osservazione che la strategia di tutela e valorizzazione dovrà diffondersi ed articolarsi sull’intero territorio, piuttosto che concentrarsi sulle parti di maggior pregio o privilegiate dagli stereotipi turistici. Ciò significa guardare con specifica intenzione alla molteplicità dei paesaggi che le analisi hanno consentito di individuare sull’intero territorio regionale. Il che implica considerare unitariamente il patrimonio naturale e culturale ed orientare l’azione di tutela soprattutto ai sistemi, alle reti ed ai contesti paesistici, piuttosto che ai singoli beni e alle singole risorse. Rispetto al quadro strategico disegnato al PTP, il turismo rappresenta dunque il terreno centrale di scelta, sia per l’importanza ormai acquisita da questo settore nell’economia della regione, sia per il suo diretto rapporto coi processi di valorizzazione del patrimonio naturale e culturale. Le politiche turistiche possono quindi portare un contributo decisivo all’affermazione del nuovo modello di sviluppo proposto dal PTP. A tal fine, tuttavia, è necessario che la duplice strategia indicata, si fondi sul coordinamento in rete delle azioni locali, sulla sinergia dei soggetti a vario titolo coinvolti e su un’adeguata regia regionale dell’offerta turistica complessiva. Come appare evidente, dunque, il PTP individua nello sviluppo di modelli turistici innovativi la possibilità di diffondere il turismo non solo nelle grandi stazioni esistenti ma anche nell’intero territorio valdostano. Questo tipo di turismo indicato dal PTP, caratterizzato da un’opportuna diversificazione in funzione delle potenzialità del territorio e da un’esplicitazione nelle forme innovative più atte a catturare la domanda, si riconduce al turismo specialistico oggetto della presente ricerca.

66 Fonte: Piano territoriale paesistico, Regione Autonoma Valle d’Aosta, 1998

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Stazioni e località turistiche Ai fini del PTP sono definite stazioni e località turistiche gli insediamenti dotati di ricettività, servizi ed attrezzature ricreative, sportive e culturali, funzionalmente connessi con sistemi più o meno ampi di risorse naturali o culturali ed in grado di attrarre flussi più o meno consistenti di turisti. Il piano distingue: - Grandi stazioni (Courmayeur, La Thuile, Cogne, Breuil, Champoluc, Gressoney Saint Jean, Gressoney

La Trinité, Pila) per le quali si pongono prevalenti problemi di: o riqualificazione, completamento e razionalizzazione dell’offerta turistica e dei servizi complementari; o riorganizzazione dell’accessibilità e di riduzione dell’impatto del traffico; o riduzione delle punte settimanali e stagionali d’affluenza e di allungamento delle permanenze.

- le stazioni minori (Antey-Saint-André, Bionaz, Brusson, Challand-Saint-Anselme, Challand-Saint-Victor, Chamois, Champorcher, Emarèse, Etroubles, Fénis, Gaby, Gignod, Issime, La Magdeleine, La Salle, Lignan, Morgex, Ollomont, Rhêmes Notre Dame, Saint Oyen, Saint Rhémy en Bosses, Torgnon, Valgrisenche, Valpelline, Valsavarenche) per le quali si pongono prevalenti problemi di: o caratterizzazione dell’offerta in funzione delle specificità e delle risorse locali; o sviluppo di forme innovative di turismo; o potenziamento delle attrezzature e dei servizi;

- le stazioni atipiche (Pré-Saint-Didier, Aosta, Saint Vincent, Châtillon) per le quali si pongono prevalenti di: o valorizzazione delle proprie specificità culturali, urbane o naturali; o integrazione di tale offerta turistica in più ampi circuiti di fruizione;

- le altre località turistiche, per le quali il problema centrale è generalmente rappresentato dal più efficace inserimento in sistemi o itinerari di fruizione turistica regionali o subregionali, con adeguati interventi sui trasporti ed i servizi di base.

Il PTP, per le cosiddette stazioni minori, individua tra le azioni da svolgere per il loro sviluppo la caratterizzazione dell’offerta in funzione delle specificità e delle risorse locali attraverso lo sviluppo di forme innovative di turismo. L’evoluzione indicata dal PTP per le cosiddette stazioni minori è dunque il turismo specialistico. Mete e circuiti turistici Una spinta importante per la diffusione e la diversificazione del turismo è costituita dalla valorizzazione integrata di sistemi di mete e di circuiti turistici più o meno ampiamente diramati sul territorio. Essa riguarda sia il patrimonio storico-culturale, sia i circuiti escursionistici, sia i sistemi di mete alpinistiche. Il PTP offre indicazioni al riguardo segnalando anche l’opportunità di sviluppare appositi progetti integrati. Attrezzature e servizi per il turismo e lo sport Il PTP tende a favorire l’adeguamento dell’apparato ricettivo e delle connesse structures d’accueil disciplinando da un lato la realizzazione e l’utilizzazione delle strutture alberghiere, dall’altro sollecitando la formazione di programmi di sviluppo che consentano azioni mirate di sostegno pubblico alle iniziative locali. 4.4 Le principali attività dell’Assessorato al turismo nel 200467 1. Saveurs du Val d’Aoste E’ entrata in vigore il 25 agosto 2004 la legge regionale riguardante l’istituzione di un contrassegno di qualità per il settore agroalimentare ed enogastronomico valdostano denominato “Saveurs du Val d’Aoste”, che ha l’obiettivo di promuovere e valorizzare la produzione agroalimentare ed enogastronomia valdostana e di garantire il livello qualitativo dell’offerta con particolare riguardo a tipicità, tradizione e cultura valdostana. 2. Pubblicità “La Valle d’Aosta è bella sempre”: ecco lo slogan della campagna pubblicitaria per l’Italia, ormai avviata e programmata per il triennio fino al 31 dicembre 2006, che consiste in un messaggio facilmente declinabile in relazione ai vari aspetti dell’offerta turistica regionale, divulgato attraverso i principali canali di diffusione: quotidiani, riviste di settore, periodici, televisione, radio, internet e cinema. 3. Il nuovo marchio

67 Fonte: Rapporto annuale Regione autonoma Valle d’Aosta, 2004

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E’ stato realizzato un concorso internazionale di idee per l’elaborazione del nuovo marchio di promozione turistica regionale. Il primo classificato, adottato come simbolo promozionale, è un cuore realizzato con le tecnica patchwork che ricorda alcuni elementi tipici della tradizione valdostana. 4. Monitoraggio della domanda turistica Per soddisfare l’esigenza di disporre di un costante monitoraggio della domanda e dell’offerta relative al turismo in Valle d’Aosta è stato affidato un incarico di consulenza alla Swg srl di Trieste. E’ stata così messa in campo un’attività di monitoraggio in grado di fornire utili elementi per conoscere e meglio comprendere l’ambiente di riferimento. In questo modo è inoltre possibile contare su un valido supporto a vantaggio delle attività di pianificazione e di comunicazione istituzionale svolte dall’Amministrazione regionale. 5. Trasporti: l’aeroporto Corrado Gex Sulla base di un apposito studio portato a termine da una società di ingegneria leader nel settore, sono state individuate le linee principali di sviluppo dello scalo: la dotazione di radio assistenza, l’allungamento della pista, lo sviluppo dei piazzali di movimentazione e sosta velivoli, la nuova aerostazione, la nuova sede dell’Aeroclub e la nuova sede della Protezione civile. Tale sviluppo dello scalo consentirà l’operatività di aerei di maggiori dimensioni (fino a 70-80 posti) anche in orari serali, per un traffico annuo che dovrebbe passare dagli attuali 8.000 passeggeri a circa 40.000. 4.5 Le principali attività dell’Assessorato al turismo nel 200568 1. La riapertura delle terme di Pré-Saint-Didier Le Terme di Pré-Saint-Didier sono state aperte al pubblico nel corso della stagione estiva, con circa due mesi di anticipo rispetto alla scadenza per la realizzazione dei lavori, e sono così un elemento di grande interesse per i turisti attenti al relax e al benessere. Anche nel periodo invernale l’offerta del prodotto neve risulta ben integrata con la possibilità di usufruire dei trattamenti termali offerti negli stabilimenti ai piedi del Monte Bianco. 2. Un’immagine turistica rinnovata Durante il 2005 tutta l’offerta turistica della Valle d’Aosta ha avuto come leit motiv il nuovo marchio rappresentato dal “cuore” della Valle d’Aosta, utilizzato sul materiale informativo oltre che in occasione delle manifestazioni e degli eventi organizzati, sponsorizzati e finanziati dall’Assessorato. Per i dépliants, oggetto di una revisione grafica che prosegue la via del rinnovamento dell’immagine turistica della Valle d’Aosta, si punta su un’unica collana, contraddistinta da una grafica comune, ma articolata per linee editoriali distinte. Tra i primi opuscoli pubblicati, il catalogo “Cuore di natura”, la guida “Valle d’Aosta neve” e il tariffario “Settimane bianche”. Seguiranno la cartina della Valle d’Aosta, il catalogo “Neve”, la guida tematica “Arte” e il tariffario “Ricettività”, che riunisce tutte le forme del sistema ricettivo valdostano. In questa linea si pone anche la revisione del sito regionale del Turismo con il progetto interregionale denominato “Portale telematico interregionale di promozione turistica”. Nell’ambito di questo progetto figurano la traduzione del sito internet in cinque lingue straniere: francese, inglese, tedesco, spagnolo e russo, la georeferenziazione con l’indicazione delle coordinate Gps di circa 3000 punti di interesse turistico; la revisione dell’impostazione grafica; l’attivazione di info-point nei punti di grande affluenza turistica e presso le strutture ricettive. 3. La promozione sui mercati esteri È proseguita nel corso del 2005 l’azione di promozione e di comunicazione della Valle d’Aosta in Russia. Dopo la creazione del sito regionale in russo, le iniziative si sono concretizzate nella partecipazione al salone Mitt di Mosca, nell’organizzazione, a settembre, di due serate di presentazione della Valle d’Aosta, a San Pietroburgo e a Mosca, rivolte ad un pubblico di operatori, giornalisti, oltre che nell’organizzazione di un seminario per agenti di viaggio e per la stampa specializzata di presentazione del catalogo monografico Valle d’Aosta edito dal Tour operator World of Freedom e nella partecipazione al salone Leisure a Mosca, a fine settembre. Anche in Catalogna è proseguita l’azione di comunicazione della Valle d’Aosta con un buon riscontro sugli organi di informazione che hanno dato ampio spazio alla Valle d’Aosta con servizi e reportages in occasione dei principali eventi estivi ed invernali. È stato poi presentato a settembre a Barcellona, il nuovo sito in lingua spagnola e catalana che favorisce il contatto tra il potenziale turista spagnolo e l’offerta turistica regionale. Sotto il profilo commerciale un importante contatto è stato avviato con il Rac-Automobil club spagnolo. Nel 2006 la campagna promozionale sarà estesa al resto della Spagna partendo da Madrid.

68 Fonte: Rapporto annuale Regione autonoma Valle d’Aosta, 2005

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4. L’aeroporto regionale “Corrado Gex” Gli interventi principali riguardano: l’allungamento della pista, passando dagli attuali 1240 metri a 1499 metri, per consentire l’operatività ad aeromobili da 60/70 posti; l’installazione di idonei apparati di radioaiuto, in modo da consentire l’utilizzo dello scalo anche al di là delle fasce diurne; la realizzazione di una nuova e più funzionale aerostazione, per gestire adeguatamente i maggiori flussi di passeggeri, di cui è stimata una crescita dagli attuali 8.000 passeggeri annui a 40.000 passeggeri all’anno; lo spostamento delle attività di aviazione generale in nuovi hangar per ricavare adeguati piazzali per la sosta degli aeromobili. È stato siglato un apposito accordo di programma con il Ministero delle infrastrutture e trasporti, con il Ministero dell’economia e finanze e con l’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac), per l’allungamento della pista e l’installazione delle radioassistenze, per una spesa complessiva di 14,5 milioni di euro, finanziata congiuntamente da Stato e Regione. LE PROSPETTIVE PER IL 2006

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CAPITOLO 5 TURISMO INTEGRATO E DIFFUSO IN VALLE D’AOSTA

5.1 Le competenze spettanti all’Assessorato al turismo, alle AIAT ed ai Consorzi turistici

La legge regionale n. 6 del 15 marzo 2001 ha come finalità la pianificazione, il coordinamento, il monitoraggio e la realizzazione di iniziative dirette alla promozione dell'offerta turistico-commerciale regionale nel suo complesso, tenuto conto che l'intero territorio della regione è considerato turisticamente rilevante. La Regione provvede alla pianificazione ed all'attuazione di idonee iniziative destinate ad affermare sul mercato nazionale ed internazionale un'adeguata immagine della Valle d'Aosta, nonché a promuoverne l'offerta turistica nel suo complesso. La legge ha istituito le Aziende di Informazione e Accoglienza Turistica (AIAT) al fine di assicurare sul territorio regionale una più capillare e razionale organizzazione dei servizi di informazione, assistenza e accoglienza turistica. E' compito delle Aziende: a) assicurare i servizi di informazione, accoglienza ed assistenza turistica, attuando a tale scopo tutte le iniziative comunque funzionali al soddisfacimento delle esigenze della clientela turistica; b) promuovere e coordinare, anche in collaborazione con altre Aziende, enti pubblici e privati ed associazioni locali, attuare la realizzazione di manifestazioni, spettacoli, convegni, eventi e ogni altra attività destinata a qualificare l'animazione turistica della località; c) realizzare e diffondere materiale illustrativo ed informativo atto a favorire la conoscenza delle risorse turistiche del proprio ambito territoriale; d) istituire e gestire uffici periferici o strumenti idonei all'informazione turistica; e) collaborare con la Regione, per l'attuazione di iniziative di promozione. Le Aziende possono istituire propri uffici di Informazione e Accoglienza Turistica (IAT) nei Comuni inclusi nel proprio ambito territoriale. Gli IAT adottano il medesimo segno distintivo, le cui caratteristiche sono stabilite con deliberazione della Giunta regionale. La legge regionale riconosce poi i Consorzi e le Associazioni di operatori turistici costituiti, in uno o più ambiti territoriali delle Aziende di informazione e accoglienza turistica - Syndicats d'initiatives, la cui attività abbia ad oggetto la promozione e la vendita dei servizi turistici prodotti dagli operatori associati. Possono far parte di un consorzio o di un’associazione riconosciuti gli operatori turistici che hanno sede operativa nell'ambito territoriale in cui è costituito il medesimo consorzio o associazione. Per quanto concerne le rispettive competenze, l’assessorato al turismo della Regione Valle d’Aosta attua dunque un piano di comunicazione che ha l’intento di promuovere l’intera Regione e non le specifiche attrattive delle località. Le AIAT, essendo aziende che raggruppano solo un certo numero di comuni valdostani, hanno un ambito di competenza più ristretto. Inoltre si distinguono dall’Assessorato al turismo per il fatto che si occupano dei turisti che già si trovano nella Regione, fornendo loro informazione, accoglienza ed assistenza. Le AIAT, dunque, gestiscono gli uffici per l’informazione e l’accoglienza turistica, realizzano opuscoli, cartine ed organizzano eventi. I consorzi turistici rappresentano un’altra tipologia di azienda che interviene nel settore turistico. Si tratta di enti privati istituiti da operatori con lo scopo di promuovere e commercializzare le località della Regione. La legge regionale n. 6 del 15 marzo 2001 ne ha previsto la nascita e la legge regionale n. 19 del 2001 si è occupata del loro finanziamento. Pur essendo enti privati, i Consorzi turistici possono infatti usufruire di finanziamenti pubblici, al momenti quelli operativi in Valle d’Aosta sono 13.

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5.2 Opportunità, prospettive e nuovi scenari per il turismo valdostano A partire da quanto emerso dai capitoli precedenti, appare chiaro che da qualche anno a questa parte tutto lo scenario della domanda di turismo appare in grande cambiamento qualitativo: volumi e comportamenti si muovono in quote crescenti verso la ricerca di prodotti nuovi, di mete capillari, di riposte segmentate, di offerte arricchite. I comportamenti di consumo stanno cambiando e si stanno rivolgendo in modo sempre più costante e massiccio verso sempre nuove e autentiche identità. L’obiettivo degli operatori dovrebbe essere sempre più quello di far emergere, a livello di visibilità comunicata, gli strati meno ovvi e superficiali dei vasti giacimenti turistici, lavorare per promuovere quei prodotti minori, quei territori altri che appaiono le sole risorse mobilitabili per andare incontro alla nuova domanda di turismi. Un altro elemento che emerge in modo rilevante nello scenario del turismo mondiale è l’interesse crescente verso il turismo culturale. In particolare l’interesse dei potenziali turisti si esplicita verso il cosiddetto “patrimonio minore”. Si tratta di una propensione che va oltre il mero interesse culturale e che attiene alla dimensione diretta del vissuto, dell’importanza della storia e delle radici culturali, in breve è una ricerca di qualcosa che è altro dalla modernità. Sotto questo aspetto vi è tutto un bacino di reti culturali formate da beni che non hanno ancora un’identità strutturata per ricevere un turismo di qualità. A partire da questi elementi, come si posizionano le opportunità future per la Valle d’Aosta? Per quanto concerne l’interesse dimostrato verso le mete capillari e le nuove e autentiche identità, la Valle d’Aosta sembra avere sul territorio un insieme variegato di fattori che possono garantire diversi elementi di attrazione. In effetti, oltre alle località turistiche già consolidate nell’immaginario collettivo, esiste tutto un insieme di località “altre” che rispondono in modo esaustivo alle nuove tendenze del turismo. Basta pensare ai borghi e villaggi dispersi in tutto il territorio regionale, testimoni attivi di una vita rurale autentica, di tradizioni e sapori di un tempo. Queste località “minori” appaiono nell’attuale rete promozionale e commerciale valdostana in secondo piano, affinché contribuiscano ad incrementare l’attrattività valdostana bisognerebbe renderle visibili attraverso un’opportuna opera di promozione. La promozione della Valle d’Aosta potrebbe in questo modo inventarsi un’altra visione di sé capace di raccontare novità ed apertura verso l’esterno. La promozione dell’Assessorato al turismo da anni si sta impegnando per comunicare la tipicità culturale della Valle d’Aosta connotandola con accezioni fiabesche ed emozionali. Ad esempio la comunicazione diretta verso i paesi francofoni (Francia, Svizzera francofona, Belgio francofono) presenta fotografie di villaggi, come quello di Antagnod, con il body-copy che inizia con “De l’autre côté des montagnes…”. Ma oltre all’aspetto promozionale, appare fondamentale anche l’aspetto commerciale, in effetti spesso questi luoghi “altri” sono lontani non tanto dalla promozione quanto dalla commercializzazione. Basta citare l’esempio della valle del Cervino, descritta nel prossimo paragrafo, in cui viene commercializzato solo il marchio Breuil-Cervinia, pur essendo presenti nella vallata altri luoghi che rispondono in modo più che esaustivo alle nuove tendenze prima descritte come Chamois, La Magdeleine, Antey-Saint-André, ecc… Per quanto concerne il turismo culturale, l’indagine SWG69 evidenzia il fatto che la chiave culturale per la Valle d’Aosta possa essere considerata strategica per lo sviluppo della Valle d’Aosta. Tale indicazione è corroborata dai dati che si possono raccogliere dal Piano Territoriale Paesistico70. In effetti il piano evidenzia che gli agglomerati di interesse storico, artistico, documentario o ambientale rappresentano in Valle d’Aosta una realtà complessa ed estremamente diffusa nel territorio. Per citare alcuni numeri, tale realtà conta di oltre 1.200 nuclei, di varia dimensione, origine e caratterizzazione, di cui il 40% situato oltre 1.200 m s.l.m. Si tratta pertanto di una struttura insediativa molto diversificata che varia dagli ambiti snodati lungo il fondovalle agli ambiti vallivi dell’alta montagna. Ecco una struttura diversificata anche nelle connotazioni storico-culturali, nei modelli insediativi e nei sistemi aggregativi. La rivalutazione del patrimonio storico culturale consente di raggiungere obiettivi del tutto prioritari per il turismo valdostano quali: - La de-stagionalizzare dell’offerta; - L’incontro con target non tradizionalmente acquisiti; - L’avvio di percorsi itineranti e attrattivi che potrebbero rivitalizzare l’offerta regionale.

69 SWG, Sintesi annuale 2005, Assessorato al turismo della Regione Valle d’Aosta 70 Piano territoriale paesistico, Regione Autonoma Valle d’Aosta, 1998

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Campagna promozionale verso mercato francofono – Annunci stampa

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Campagna promozionale verso mercato francofono – Annunci-stampa

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5.3 Turismo diffuso ed integrato in Valle d’Aosta: analisi delle varie aree della Regione Come espresso nei capitoli precedenti, molti enti ed istituti di ricerca indicano il turismo specialistico quale uno degli elementi che contraddistingue il nuovo modello di turismo. L’Enit, all’interno del programma esecutivo annuale 200571, indica, tra i cardini su cui sembra necessario impiantare una strategia di sviluppo del settore, quello di far emergere a livello di visibilità comunicata gli strati meno ovvi e superficiali dei vasti giacimenti turistici. L’Enit, tra le azioni operative, indica la promozione quei prodotti “minori”, quei territori “altri” e quella imprenditorialità diffusa che, salvo poche eccezioni, hanno fino ad ora vissuto nelle pieghe del sistema e che appaiono invece le sole risorse mobilitabili per andare incontro alla nuova domanda di turismo e per far crescere valore aggiunto e leadership in un settore sostanzialmente povero di forte imprenditorialità “industriale”. Da qualche anno a questa parte tutto lo scenario della domanda di turismo appare in grande cambiamento qualitativo: volumi e comportamenti si muovono in quote crescenti verso la ricerca di prodotti nuovi, di mete capillari, di risposte segmentate, di offerte arricchite. Sempre l’Enit72 indica che se nel turismo da una parte emergono prodotti a competitività globale, dall’altra cresce la domanda di consumi a esclusiva potenzialità di offerta locale. Un altro aspetto di tutto rilievo è il patrimonio culturale, fatto di feste e tradizioni, gastronomia e artigianato, paesaggi agrari, miti, leggende, musiche, costumi, minoranze etniche e linguistiche: cose a cui non è mai stato assegnato una quotazione di mercato, ma che, nell’immaginario turistico e identitario, sono un vero capitale non sfruttato che l’arco alpino è stato capace di conservare attraverso i secoli. Il "nuovo turismo" dovrebbe andare, attraverso iniziative di alta qualità, in questa direzione73. All’interno di questo quadro la ricerca intende avviare un’analisi dettagliata dell’offerta turistica di tutte le aree turistiche della regione per individuare le specificità che caratterizzano i singoli comuni raggruppati nelle AIAT. Scopo dell’indagine è individuare, da un lato, le località che hanno già avviato progetti di valorizzazione delle proprie specificità, e, dall’altro, individuare per le località al momento non attive in questo senso, quale tipo di turismo potrebbero potenziare e promuovere nel futuro. L’analisi è svolta attraverso lo studio del materiale promozionale e commerciale delle aree prima descritte e dei siti internet degli enti preposti alla valorizzazione turistica del territorio regionale (assessorato al turismo della regione, Aiat, consorzi turistici). Lo studio dettagliato dell’offerta turistica presente nei prossimi capitoli è dunque di tipo desk, questa metodologia presenta dei limiti dati dal fatto che è probabile che non emergano tutti i progetti di turismo specialistico in atto o che l’esplicitazione dell’offerta presente nelle singole realtà territoriali possa trascurare aspetti importanti non evidenziati su internet o sul materiale promozionale. L’analisi desk all’interno di questa ricerca è stata però l’unica metodologia di ricerca attuabile secondo i tempi e le modalità di questo studio. Bisogna poi sottolineare il fatto che la quarta fase della ricerca, con l’analisi sul campo che coinvolge in modo diretto i decisori pubblici e gli operatori di alcune località turistiche valdostane, cercherà di ovviare alle lacune di questa analisi desk. Nei capitoli successivi verranno analizzate le varie aree turistiche della regione, procedendo secondo i raggruppamenti territoriali previsti dalle Aiat, vale a dire: 1. Valle del Cervino 2. Cogne ed Aymavilles 3. La Thuile 4. Val d’Ayas 5. Area del Gran Paradiso 6. Area del Gran San Bernardo 7. Area del Monte Bianco 8. Area walser del Monte Rosa 9. Area di Saint Vincent 10. Area del fondovalle 11. Area di Aosta 71 ENIT, Programma esecutivo annuale, 2005, Direzione generale, Ufficio studi, programmazione e marketing 72 ibid. 73 A.V., Atti della Conferenza “Identità, turismo culturale e partecipazione”, Trento, 15 novembre 2001

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5.4 La valle del Cervino La valle del Cervino gode di un panorama unico nelle Alpi, quello del Monte Cervino appunto. Questa valle è composta da sei località caratterizzate da offerte turistiche molto diversificate tra loro: dal turismo moderno e d’élite della rinomata Breuil-Cervinia a quello più semplice e “naturalistico” che possono offrire Torgnon, Chamois e le altre località della valle. All’interno del PTP74, il progetto operativo integrato di rilievo subregionale che concerne la Valtournenche (PTIL 6) è indirizzato alla integrazione delle attrezzature delle stazioni turistiche della Valtournenche con particolare attenzione alle modalità per l’accessibilità turistica durante il periodo invernale. In particolare questo progetto sottolinea il fatto che debbono essere esaminate le alternative di intervento, in ordine alla regolazione del traffico ed alla dotazione di attrezzature, che permettano una buona accessibilità agli impianti di arrocamento senza intasamento delle strada e dei centri, con gradazione dei punti di attestamento automobilistico spostati via via a valle, in rapporto alla intensità delle affluenze, e con dotazione di servizi di trasporto pubblico proporzionati alla domanda. In particolare nell’ambito del progetto vengono coordinate e promosse iniziative per la riqualificazione dei centri attraversati dal traffico e per l’integrazione d’utilizzo e di funzionamento delle attrezzature turistiche della valle, coinvolgendo anche i centri minori con dotazioni di impianti sportivi, commerciali e ricettivi. Ecco gli aspetti verso i quali si indirizza la programmazione del PTP75, è interessante notare il coinvolgimento delle località minori della vallata per quanto concerne l’integrazione d’utilizzo e di funzionamento delle attrezzature turistiche della valle. Nei paragrafi successivi verrà presa in considerazione l’analisi della vallata in base agli elementi che emergono esaminando il materiale informativo-promozionale delle località, il sito della Regione Autonoma Valle d’Aosta76 il sito internet dell’AIAT Monte Cervino77, quello del Consorzio per lo sviluppo turistico del Cervino78 e quello dei singoli comuni coinvolti nell’analisi79. 5.4.1 Breuil-Cervinia Breuil-Cervinia è tra le stazioni sciistiche più conosciute nell’arco alpino con oltre 200 km di piste collegate anche con il versante svizzero di Zermatt. E’ anche l’unica località valdostana in cui lo sci è praticabile anche d’estate sul ghiacciaio del Plateau Rosa. A Breuil-Cervinia non si pratica solo sci ma anche: alpinismo, pattinaggio, parapendio, voli in elicottero e deltaplano, equitazione, motoslitta, golf, equitazione, heliski. La località garantisce anche la pratica di attività sportive invernali del tutto nuove quali: kite sailing, air board, snowbike, kitewing, kiteski, backcountry. Si tratta indubbiamente della località della valle del Cervino che garantisce un’offerta turistica maggiormente diffusa e diversificata dal punto di vista delle attrattività proposte. E’ inoltre la località della valle del Cervino che genera i maggiori flussi e che gode di un’immagine consolidata presso i potenziali target. Recentemente sono state intraprese azioni di comunicazione per arricchire l’immaginario intorno alla località di Breuil-Cervinia. In questa direzione sono stati realizzati singolari “matrimoni” tra il marchio Breuil-Cervinia con la vela e lo sci nautico. In effetti dall’estate del 2000 il marchio “Breuil-Cervinia oltre lo sci” veleggia sugli spinnaker di due imbarcazioni e durante l’inverno, a partire da quest’anno, veleggia anche a bordo del First Veladoc Pampero Cervinia. Per quanto riguarda lo sci nautico, dal 2001 il marchio “Breuil-Cervinia oltre lo sci” è presente nel bacino dell’Hidropark Fila dell’Idroscalo di Milano. Inoltre questa azione di comunicazione prevede anche delle sponsorizzazioni a scuole di sci che prenderanno il nome di “Scuola di sci nautico “Breuil-Cervinia Windtex”.

74 Piano territoriale paesistico, Regione Autonoma Valle d’Aosta, 1998 75 ibid. 76 www.regione.vda.it/turismo 77 www.montecervino.it 78 www.breuil-cervinia.it 79 www.comune.valtournenche.ao.it; www.comune.chamois.ao.it; www.la-magdeleine.ao.it; www.torgnon.net

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Inoltre, passando dall’aspetto dell’immagine a quello della commercializzazione, Breuil-Cervinia risulta essere l’unica località della vallata, accompagnata in modo marginale da Valtournenche, per la quale esiste un’azione di commercializzazione sul web. In effetti il Consorzio turistico per lo sviluppo turistico del Cervino non si occupa della commercializzazione di tutte le località della vallata ma quasi in modo assoluto di Breuil-Cervinia e, marginalmente, anche di Valtournenche. Questo aspetto pone in secondo piano sul piano della visibilità e dell’attrattività turistica le altre località della vallata. In altre parole Breuil-Cervinia, già ben consolidata sul piano dell’immaginario collettivo, rischia di schiacciare le potenzialità delle altre località. A partire da quanto evidenziato nei capitoli precedenti della ricerca, risulta che le nuove tendenze del turismo chiedono agli operatori di far emergere a livelli di visibilità comunicata gli strati meno ovvi e superficiali dei vasti giacimenti turistici. Nella pratica gli operatori che si occupano di turismo dovrebbero lavorare per promuovere quei prodotti minori, quei territori “altri”. Queste azioni sono motivate dal fatto che da qualche anno a questa parte tutto lo scenario della domanda di turismo appare in grande cambiamento qualitativo: volumi e comportamenti si muovono in quote crescenti verso la ricerca di prodotti nuovi, di mete capillari, di risposte segmentate, di offerte arricchite. Dunque il marchio Breuil-Cervinia potrebbe associato anche in fase di commercializzazione alle altre località della vallata per arricchirne l’immagine collettiva. Breuil-Cervinia, internazionalmente conosciuta per essere una meta dello sci alpino, potrebbe essere associata anche ad elementi tradizionali e tipici legati allo charme di località più tranquille come Chamois, La Magdeleine, ecc… In tal modo l’immagine di Breuil-Cervinia potrebbe essere arricchita dagli elementi che di per sé non può offrire e, reciprocamente, le località “altre” potrebbero sfruttare della visibilità di cui gode questa famosa località. Resta da chiedersi se il target interessato dall’offerta turistica di Breuil-Cervinia, stazione sciistica integrata moderna e d’élite, possa essere interessato anche alle altre località della vallata profondamente diverse dal punto di vista dell’offerta. Si tratta di un turismo dai sapori tradizionali in località amene e tranquille che offrono uno splendido scenario ed un contatto autentico con la natura ma che possono garantire un’offerta turistica meno differenziata soprattutto per quanto concerne i servizi offerti. Forse però proprio questa forte differenziazione potrebbe riuscire a fornire un’offerta turistica integrata ricca ed attenta ai nuovi scenari del turismo mondiale.

Analisi SWOT - Breuil Cervinia

PUNTI DI FORZA � immagine consolidata sul piano internazionale

come località sciistica integrata moderna e d’élite � commercializzazione ben strutturata e visibile sul

web (www.breuil-cervinia.it) � Strutture e impianti sciistici all’avanguardia � Unica località valdostana in grado di offrire lo sci

estivo � Possibilità di un’offerta turistica differenziata sia

d’inverno che d’estate.

PUNTI DI DEBOLEZZA

� Prezzi (elevati e poco diversificati) � Forte campanilismo � Visione localistica e auto-centrata, eccessiva

chiusura

OPPORTUNITA’

� Maggior coordinamento con le altre località della

vallata per offrire un’immagine arricchita da nuovi elementi più in linea con le nuove richieste del mercato (domanda crescente di autenticità, naturalità, qualità)

� buon bacino di turisti potenziali

RISCHI

� Globalizzazione del mercato turistico � Turista sempre più mobile e meno fidelizzabile � Offerte sempre più competitive � Elitarietà dell’immagine

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5.4.2 Chamois Si tratta del comune più alto della Valle d’Aosta, a 1815 metri di altezza. Particolarità: - Non ci sono auto che circolano ma una funivia che collega la località alla strada statale per Breuil-

Cervinia; - Chamois possiede anche un altiporto per piccoli aerei, il più alto in Italia. - Possibilità di percorrere sentieri con la mountain bike (le seggiovie sono attrezzate per il trasporto); - Possibilità di praticare il parapendio; A partire da questi elementi emerge che Chamois possiede diversi tratti distintivi che lo caratterizzano in modo unico all’interno del territorio valdostano. Questo piccolo comune di montagna potrebbe rendere maggiormente visibili tali peculiarità attraverso un’opera promozionale e commerciale. In particolare al momento risulta particolarmente carente la commercializzazione della località. L’immagine della valle del Cervino, oltre al ben noto marchio di Breuil-Cervinia, potrebbe essere affiancata dalle altre località dotate di personalità propria ed in grado di rispondere a richieste di tipo turistico specializzato. Il turismo di nicchia che Chamois potrebbe sviluppare è quello eco-turistico facendo leva sul fatto che all’interno del comune non circolano vetture. Tale processo è già in atto ma attraverso un’opera di gestione turistica integrata all’interno del contesto della valle del Cervino tale effetto potrebbe essere amplificato e potrebbe integrare l’offerta di Breuil-Cervinia. In effetti le due località sono molto complementari tra di loro, da un lato la località moderna la cui principale risorsa sono i moderni impianti di risalita, dall’altro Chamois con il sapore semplice ed autentico dei villaggi di montagna di un tempo. Il comune di Chamois80 sta lavorando per fregiare la località della qualifica di “Perla delle Alpi” nell’ambito del progetto di cooperazione transnazionale “Alps Mobility II – Alpine Pearls”, di cui al programma europeo Interreg III B – Spazio Alpino. Tale progetto, che coinvolge partner di Austria, Francia, Germania, Italia e Svizzera, ha come obiettivo principale la creazione di un’offerta turistica eco-compatibile coordinata, basata sulla qualità ambientale delle destinazioni, individuate quali perle alpine, e sulle modalità di accesso tramite i mezzi di trasporto pubblico ed altre modalità diverse dall’impiego dell’automobile privata. Per diventare “Perla delle Alpi”, che farà parte della costellazione appositamente promossa sul mercato turistico, la località dovrà possedere alcuni requisiti e dovrà dimostrare, entro il termine del progetto previsto nel 2006, il rispetto dei criteri stabiliti di comune accordo. Si tratta di criteri molto impegnativi riguardanti la mobilità, la tutela dell’ambiente, l’offerta turistica, la valorizzazione delle produzioni tipiche e della cultura locale. Questo progetto di respiro europeo è un ottimo trampolino di lancio per la località di Chamois che sarà messa in relazione a località della levatura di Cortina d’Ampezzo e di Morzine. Questo progetto riesce a far emergere, dal punto di vista dell’immagine offerta, la peculiarità di Chamois, vale a dire la mancanza di vetture nel suo territorio. Il rafforzamento dell’immagine di questo tratto distintivo della località, se messo in rete con le peculiarità delle altre località della vallata, può essere fattore trainante per il turismo dell’area del Cervino. Oltre al rafforzamento dell’immagine della località, altro aspetto da non sottovalutare è la commercializzazione. A tal proposito il Comune di Chamois ha in progetto la realizzazione del sito www.infochamois.it il cui obiettivo sarà proprio quello di rendere visibili la varie categorie di operatori turistici che operano nell’area.

80 www.comune.chamois.ao.it

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Analisi SWOT - Chamois

PUNTI DI FORZA � Peculiarità uniche:

- Non circolano vetture - Comune più alto della Valle d’Aosta - Esistenza dell’altiporto più alto d’Italia

� Patrimonio naturalistico e ambientale � Ampia offerta di prodotti tipici e tradizionali

PUNTI DI DEBOLEZZA

� Strutture ricettive tradizionali � Scarsa visibilità e commercializzazione � Scarso coordinamento con gli operatori delle

altre località della vallata

OPPORTUNITA’

� Inserimento nel progetto europeo “Perla delle

Alpi” � Creazione del sito internet www.infochamois.it � Maggior sensibilità per le tematiche ambientali � Domanda crescente di autenticità, naturalità,

qualità � Attenzione crescente per i prodotti tipici � Attrazione del mercato sul locale � Recupero delle tradizioni � Buon bacino di turisti potenziali

RISCHI

� Scarsa visibilità sul piano internazionale � Immagine di Chamois non integrata con quella

delle altre località della vallata, in particolare con il marchio Breuil-Cervinia

� Eccessivo isolamento rispetto alle altre località

Per conoscere più nel dettaglio Chamois si rinvia alla quarta fase della ricerca in cui sono indicati i risultati dell’intervsita al sindaco di Chamois. 5.4.3 La Magdeleine E’ uno dei comuni più piccoli della Valle d’Aosta ed è uno dei paesi che più hanno mantenuto l’antico aspetto, non solo nella disposizione dei villaggi, ma anche nell’architettura in pietra e legno. Il territorio offre testimonianze della vita rurale di un tempo che potrebbero essere messa in rete con le altre presenti nella vallata. Tra gli esempi si può citare la passeggiata tra gli otto mulini, alcuni ancora in funzione, di recente ristrutturazione. Si può citare inoltre il centro storico di Vieu, uno dei più caratteristici ed interessanti esempi di insediamento montano in Valle d’Aosta per la disposizione delle costruzioni e per la loro strutturazione a misura d’uomo. Oltre alla testimonianze legate alla vita rurale di un tempo, La Magdeleine presenta alcune anche peculiarità naturalistiche di tutto rilievo. Infatti numerosi fattori, fra cui la posizione geografica, l’esposizione del territorio e le disponibilità idriche particolari fanno si che questa località sia una delle zone più caratteristiche della Valle d’Aosta, in cui è possibile ammirare una vasta gamma floreale alpestre di elevato pregio botanico, soprattutto tra la prima decade di giugno e fine luglio, che è il periodo più bello per le fioriture. Oltre alle attrattive direttamente presenti sul territorio di La Magdeleine, questa località offre anche la possibilità di svolgere attività sportive del tutto particolari quali: parapendio, motoslitte, gommone da neve, quad, tiro con l’arco, snow bike, sled dog, deval kart, zorbing. La Magdeleine potrebbe sviluppare un turismo naturalistico e tradizionale legato alle attrattive presenti sul territorio garantendo anche un’offerta minima di servizi attraverso la pratica delle attività sportive prima citate.

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Analisi SWOT – La Magdeleine

PUNTI DI FORZA � Testimonianze della vita rurale:

- Passeggiata tra gli otto mulini - Centro storico di Vieu

� Patrimonio naturalistico e ambientale: presenza di una vasta gamma floreale di elevato pregio botanico

� Possibilità di svolgere pratiche sportive del tutto innovative: parapendio, motoslitte, gommone da neve, quad, tiro con l’arco, snow bike, sled dog, deval kart, zorbing.

PUNTI DI DEBOLEZZA

� Scarsa commercializzazione � Scarso coordinamento con gli operatori delle

altre località della vallata

OPPORTUNITA’

� Maggior sensibilità per le tematiche ambientali � Domanda crescente di autenticità, naturalità,

qualità � Attenzione crescente per i prodotti tipici � Attrazione del mercato sul locale � Recupero delle tradizioni � Buon bacino di turisti potenziali

RISCHI

� Scarsa visibilità � Immagine di La Magdeleine non integrata con

quella delle altre località della vallata, in particolare con il marchio Breuil-Cervinia

� Eccessivo isolamento rispetto alle altre località

5.4.4 Torgnon Il dolce fianco della montagna su cui il paese si adagia è forse uno dei più soleggiati della Valle d’Aosta: d’estate e d’inverno il clima è ideale per rigeneranti e suggestive escursioni, a piedi o sugli sci. Particolarità: - Piste di discesa che, essendo situate in una conca senza pericoli, sono anche alla portata dei più piccini

e degli sciatori meno esperti. Sempre per i bambini è anche presente un parco giochi sulla neve con due tapis roulant;

- Piste da fondo composte di vari anelli di diversa lunghezza e difficoltà; - Museo etnografico Petit Monde: realizzato all’interno di tre strutture (XV°-XVIII° secolo), il rascard, la

grange ed il grenier. Il museo presenta un itinerario in cui gli oggetti sono ordinati per sezioni: la fienagione, il mulo, il grano e la mucca, nel rascard; i lavori del latte, la produzione del pane e la conservazione della carne, all’interno della grange;

- Summer park: parco giochi estivo; - Possibilità di praticare il parapendio e l’equitazione. A partire dalle attrattive presenti sul territorio Torgnon potrebbe cercare di sviluppare un turismo di nicchia centrato sulle famiglie. Questa constatazione parte dalla considerazione della natura del territorio, vale a dire la presenza di piste di discesa situate in una conca senza pericoli, e le attrattive presenti, cioè parco giochi estivo ed invernale. In parte questo obiettivo è già centrato, in effetti sul materiale promozionale si cerca di associare l’idea di una vacanza a Torgnon quale luogo ideale per le vacanze famigliari. Tale intento potrebbe essere rafforzato a livello promozionale e messo in rete con le specificità delle altre località in modo da offrire peculiari motivi di attrazione. Come evidenziato nel corso della quarta fase della ricerca in cui è stato intervistato il sindaco di Torgnon, le iniziative comunali stanno rafforzando un’offerta turistica per famiglie.

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Analisi SWOT – Torgnon

PUNTI DI FORZA � Patrimonio naturalistico e ambientale � Peculiarità storico-culturali: 19 cappelle sparse

tra i villaggi � Strutture e impianti sciistici alla portata dei più

piccini e degli sciatori meno esperti � Ampia offerta di prodotti tipici e tradizionali � Tradizioni locali � Museo etnografico “Petit Monde”

PUNTI DI DEBOLEZZA

� Strutture ricettive tradizionali � Prezzi (poco diversificati) � Scarso coordinamento con gli operatori delle

altre località della vallata

OPPORTUNITA’

� Maggior sensibilità per le tematiche ambientali � Domanda crescente di autenticità, naturalità,

qualità � Turismo per famiglie � Attenzione crescente per i prodotti tipici � Attrazione del mercato sul locale � recupero delle tradizioni

RISCHI

� Scarsa conoscenza del marchio Torgnon

5.4.5 Antey Saint André Il pregio di questo comune è quello di essere vicino a tutti gli impianti sciistici della bassa valle e di offrire nel contempo al turista un’accoglienza amena e tranquilla. Inoltre la località possiede un parco avventura, un attrezzato centro sportivo ed una palestra d’arrampicata. Dal momento che Antey-Saint-André è il primo comune che si trova dopo Chatillon lungo la strada che conduce a Breuil-Cervinia, esso si trova nel fondovalle rispetto agli altri comuni della valle del Cervino. Questa posizione lo rende un ottimo punto di partenza per godere delle località sciistiche della bassa valle d’Aosta (non solo Breuil-Cervinia ma anche il comprensorio del Monte Rosa Ski) e d’estate consente ai turisti di conoscere le diverse località della valle del Cervino senza percorrere troppi chilometri. In virtù di questa posizione di raccordo tra le varie località della vallata e con le altre della bassa valle, Antey-Saint-André potrebbe ottenere grandi benefici dall’offerta integrata delle località della valle del Cervino. In effetti consentirebbe ai turisti grande mobilità ed apertura verso l’esterno in modo molto ravvicinato. Ma Antey-Saint-André, oltre ad essere un raccordo strategico e naturale tra le varie località della vallata, gode anche di attrattive presenti sul proprio territorio. In particolare la pratica di attività sportive (parco avventura, centro sportivo e palestra di arrampicata). In particolare, dunque, Antey-Saint-André potrebbe specializzare la propria offerta turistica sottolineando la posizione strategica all’interno della vallata del Cervino ed evidenziando anche la pratica di attività sportive sul proprio territorio.

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Analisi SWOT Antey Saint André

PUNTI DI FORZA � Collocazione geografica strategica � Possibilità di un’offerta differenziata di attività

sportive soprattutto nel periodo estivo: - Percorso della salute - Rafting - Parapendio - Free climbing - Parco avventura

PUNTI DI DEBOLEZZA

� Strutture ricettive tradizionali � Mancanza di una strategia promozionale unitaria

e complementare rispetto alle altre località della vallata

� Scarso coordinamento con gli altri operatori della vallata

OPPORTUNITA’

� Desiderio di mobilità � Turismo giovanile legato alla pratica di sport

RISCHI

� Scarsa visibilità � Scarsa commercializzazione del marchio “Antey-

Saint-André” 5.4.6 Valtournenche Si tratta del comune che è un po’ la capitale della valle, il centro che storicamente ha avuto più importanza, anche perché ha legato il suo nome ad alcune delle più esaltanti imprese della storia dell’alpinismo. Ha mantenuto angoli dall’atmosfera antica ma possiede anche un centro sportivo polivalente. Attività da svolgere: piscina, sauna, bagno turco, idromassaggio, fitness e massaggi, arrampicata sportiva al coperto, equitazione. In Valtournenche due sono gli aspetti peculiari che potrebbero garantire un’offerta turistica specialistica: - la vicinanza a Breuil-Cervinia con i suoi impianti e la sua offerta turistica diversificata rispetto alle attività

proposte - la sua ambience più tradizionale rispetto alla vicina Breuil-Cervinia - l’offerta turistica legata al wellness.

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Analisi SWOT - Valtournenche

PUNTI DI FORZA � Immagine del Comune legata alle imprese

alpinistiche di un tempo � Vicinanza a Breuil-Cervinia unitamente ad uno

sviluppo architettonico più tradizionale � Strutture e impianti sciistici all’avanguardia � Wellness: sauna, bagno turco, idromassaggio,

fitness e massaggi � Possibilità differenziata nella pratica degli sport:

PUNTI DI DEBOLEZZA

� La forte identità di un tempo legata all’alpinismo

si sta affievolendo

OPPORTUNITA’

� Spinta al benessere psico-fisico ed alla cura di sé � Domanda crescente di autenticità, naturalità,

qualità � Attrazione del mercato sul locale � Recupero delle tradizioni

RISCHI

� Località “schiacciata” dalla vicina località di

Breuil-Cervinia

5.4.7 Le possibili segmentazioni dell’offerta turistica della valle del Cervino: - Chamois: ecoturismo, legato in particolar modo allo sviluppo del progetto europeo “Perla delle Alpi”.

Chamois sembra la località che maggiormente si sta impegnando per far emergere le proprie peculiarità in modo da acquisire una propria personalità ed un’identità specifica. Il progetto europeo “Perla delle Alpi” è un’ottima opportunità per la possibilità di essere messa in relazione con altre località turistiche di tutto rilievo nel panorama europeo, oltre a fornire le risorse economiche per attuare una strategia di immagine integrata della località. Se tale percorso sarà condiviso anche con le altre località della vallata, l’offerta turistica dell’area ne sarà arricchita nel suo complesso.

- La Magdeleine: turismo naturalistico e tradizionale:

� Vasta gamma floreale alpestre di elevato pregio botanico � Turismo tradizionale legato alle testimonianze della vita rurale:

o Passeggiata tra gli otto mulini o Borgo di Vieu

Queste peculiarità potrebbero essere messe in rete con quelle presenti nelle altre località, Chamois per quanto concerne il turismo naturalistico e Torgnon per quanto concerne il turismo tradizionale in modo da arricchire l’offerta delle singole località e di favorire la mobilità dei turisti.

- Torgnon: questa località si addice per tutta una serie di ragioni ad un turismo per famiglie, tra le

principali ragioni: o Clima: il paese è situato su uno dei fianchi più soleggiati della Valle d’Aosta sia d’estate che

d’inverno. Il clima è ideale per rigeneranti e suggestive escursioni, a piedi o sugli sci; o La natura del territorio: le piste da sci sono posizionate su un pendio tale da renderle alla portata dei

più piccini e degli sciatori meno esperti; o Strutture e servizi per bambini: d’estate è presente un parco giochi sulla neve con tapis roulant e

d’estate un summer park; o Museo etnografico: questo museo può essere uno strumento didattico per i bambini per conoscere

la vita rurale di un tempo attraverso gli strumenti esposti, testimonianze di usi e costumi lontani dalla vita cittadina odierna;

o Fattore prezzo: i costi delle strutture alberghiere, delle piste da sci e delle altre strutture presenti sul territorio sono particolarmente competitivi e possono essere particolarmente attrattivi per le famiglie.

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- Antey-Saint-André: date le diverse opportunità nella pratica di attività sportive (parco avventura, centro sportivo, palestra di arrampicata) questa località potrebbe sviluppare un turismo legato alla pratica di attività sportive. Inoltre la sua posizione vicina alle principali località sciistiche della bassa valle la rende un ottimo luogo dal quale muoversi agevolmente per approfittare delle attrattive di tutta la bassa valle.

- Valtournenche: la sua vicinanza geografica a Breuil-Cervinia la rende in modo quasi fisiologico un

centro “satellite” della rinomata località. Questo fatto può essere un elemento positivo per la località perché, attraverso la visibilità di Breuil-Cervinia, può evidenziare le proprie peculiarità, vale a dire un’offerta più legata alla tradizione ed al sapore rurale. Un altro aspetto che identifica l’offerta turistica di Valtournenche è il wellness (piscina, sauna, bagno turco, idromassaggio, fitness e massaggi).

Grafico – Possibili segmentazioni dell’offerta turistica della valle del Cervino

Chamois: eco-turismo

Torgnon: turismo per

famiglie

Breuil-Cervinia: turismo diffuso

Antey S. André: Turismo sportivo,

oltre alla possibilità di grande mobilità

La Magdeleine: turismo naturalistico e legato a testimonianze

della vita rurale

Valtournenche: turismo tradizionale, prossimità a Breuil-Cervinia e wellness

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5.5 Area del Gran Paradiso: Cogne ed Aymavilles81 L’Aiat Cogne – Grand Paradis comprende i comuni di Cogne ed Aymavilles. Cogne è forse la più illustre località che fa parte del parco nazionale del Gran Paradiso, punto di partenza per numerose passeggiate estive e sede della prestigiosa marcia del Gran Paradiso in inverno. Aymavilles, situata nel fondovalle all’imbocco della valle che conduce a Cogne, è una località che può essere, data la sua posizione, un ottimo punto di partenza per la frequentazione di Cogne ma anche di tutte le altre località della media e dell’alta Valle d’Aosta. Tra i progetti integrati di rilievo subregionale del PTP82 Aymavilles è inserito in un progetto (PTIL 1) che unisce i comuni che vanno da Aymavilles a Villeneuve mentre Cogne è inserita in un progetto che unisce tale località al comprensorio di Pila. In particolare per quanto concerne Aymavilles, il progetto che lo concerne è indirizzato alla valorizzazione di un tratto di fondovalle centrale particolarmente ricco ed integrato di testimonianze storiche, da attuarsi principalmente con l’innovazione funzionale di siti e monumenti e la riqualificazione dell’assetto paesistico. Per quanto riguarda Cogne, il progetto che la concerne (PTIL 3) prevede il potenziamento delle attrezzature e nuovi punti di attestamento del traffico turistico di Cogne e la riorganizzazione dell’area insediata sottostante al complesso di Pila, da incentivare attraverso l’integrazione funzionale e turistica delle sue stazioni. Queste due località presentano un aspetto considerevole per quanto concerne l’organizzazione turistica. In effetti si tratta di una delle poche aree della regione in cui le funzioni delle Aiat e quello dei Consorzi turistici sono gestiti in modo coordinato. Questo aspetto appare evidente se si prende in considerazione il sito web dei due enti, in realtà un unico sito integrato dal punto di vista dell’immagine. Questo aspetto consente al visitatore del sito di passare assai agevolmente dalla semplice informazione sulla località alla prenotazione vera e propria di una vacanza. 5.5.1 Cogne Cogne è un’antica terra di Salassi ed è stata un importante centro minerario per l’estrazione del ferro, vanta dunque un passato ricco di storia, di cultura e tradizioni che racconta e ripropone attraverso feste, mostre ed incontri. La località di Cogne garantisce ai propri visitatori un’offerta differenziata in tutto l’anno. In estate è possibile svolgere escursioni all’interno del parco del G. Paradiso, arrampicata sportiva, alpinismo, equitazione, mountain bike, pesca ed inoltre sono praticabili molte altre attività nel centro sportivo. Vi è inoltre una particolare attenzione per i bambini attraverso l’offerta del servizio di mini club. In inverno è possibile praticare lo sci di fondo, passeggiare con le ciaspole, ecc... Oltre all’offerta naturalistica Cogne propone anche alcuni aspetti legati alla propria storia ed alle proprie tradizioni: dal museo delle miniere, alla Maison Dayné, alla mostra del pizzo al tombolo. Inoltre è previsto nell’immediato futuro la realizzazione di un tramvia intercomunale che la collegherà Cogne a Pila. In questo modo, l’offerta sciistica di Cogne verrà ampliata con la possibilità di usufruire anche del comprensorio di Pila. Le strutture alberghiere di Cogne garantiscono un’offerta diversificata, si passa infatti da hotel a quattro stelle fino ad hotel a due stelle, ma anche Bed&Breakfast, ecc.. Inoltre molte strutture hanno anche un’offerta di wellness: bagni di fieno, fanghi, biosauna, idromassaggi, ecc..

81 www.comune.cogne.ao.it; www.comune.aymavilles.ao.it; www.granparadiso.net 82 Piano territoriale paesistico, Regione Autonoma Valle d’Aosta, 1998

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5.5.2 Aymavilles Si tratta di un comune caratterizzato da due peculiarità: 1. testimonianze storiche sul proprio territorio 2. posizione strategica per la visita della media e dell’alta Valle d’Aosta. Il PTIL 1 – Da Aymavilles a Villeneuve del PTP83 regionale prevede all’interno di questo comune un’azione per quanto concerne l’area di Pont d’Aël, in particolare la valorizzazione storica e naturalistica di Pont d’Aël con la realizzazione di un museo e l’istituzione di una riserva naturale. Le testimonianze storiche presenti ad Aymavilles sono il ponte di Pont d’Aël ed il castello di Aymavilles, quest’ultimo in fase di restauro. Inoltre la già citata posizione geografica consente ai frequentatori di Aymavilles di guardare abbastanza agevolmente al di là dei confini di questo territorio. Oltre a questi aspetti il comune ha aderito da quattro anni a questa parte all’”associazione nazionale delle città del vino”, organismo che si occupa di organizzare una serie di eventi a carattere nazionale per valorizzare il mondo vitivinicolo. In effetti sul territorio di Aymavilles è presente la Cave des onze Communes che raccoglie la produzione vinicola del comune ma anche dei paesi limitrofi. Per conoscere più nel dettaglio Aymavilles si rinvia alla quarta fase della ricerca in cui sono individuati i risultati dell’intervista al sindaco.

Grafico – Possibili segmentazioni dell’offerta turistica di Cogne ed Aymavilles 5.5.3 Le possibili segmentazioni dell’area di Cogne ed Aymavilles Le possibili segmentazioni di tale area prevedono: - Cogne: comune caratterizzato da uno sviluppo turistico diffuso sul proprio territorio - Aymavilles: comune che dispone di un’offerta turistica legata al turismo culturale (castello di Aymavilles

e Pont d’Aël), si tratta di un’offerta che è ancora in via potenziale dal momento che il castello al momento non è ancora visitabile e che gli interventi al Pont d’Aël verranno attuati nei prossimi anni. Ad ogni modo però le azioni previste all’interno del PTP sono volte a sviluppare l’offerta culturale di questo comune, con la valorizzazione storica e naturalistica di Pont d’Ael con la realizzazione di un museo e con l’istituzione di una riserva naturale.

83 Piano territoriale paesistico, Regione Autonoma Valle d’Aosta, 1998

Cogne: turismo diffuso

Aymavilles: turismo culturale

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5.6 La Thuile84 La Thuile è un’altra località, come Cogne, tra le principali in Valle d’Aosta. L’immagine di questa località è fortemente connessa alla pratica dello sci alpino, in effetti il comprensorio sciistico, collegato a quello della vicina La Rosière in Francia, è tra i più estesi ed apprezzati della Regione Valle d’Aosta. Dunque anche questa località gode di un’immagine consolidata nell’immaginario collettivo ed è caratterizzata da grandi flussi turistici soprattutto nel periodo invernale. Se durante la stagione invernale è garantita la pratica dello sci in un comprensorio turistico esteso, in estate l’offerta punta sul trekking, sull’alpinismo e sulla mountain bike. Per quanto concerne la pratica di quest’ultimo sport, esiste, come per l’inverno, una rete di itinerari tra La Thuile e La Rosière. Dunque l’Espace San Bernardo mette il rete La Thuile con La Rosière anche durante il periodo estivo. Un sito internet e depliant informano della rete di relazioni tra queste due località85. La Thuile è caratterizzata da una forte coesione interna. In effetti tutti gli operatori turistici si sono consorziati tra di loro per creare un consorzio turistico che agisce ed opera in quanto rappresentante dell’intero comune di La Thuile. Questo fattore, piuttosto singolare nel contesto valdostano, fa si che vi sia una forte sinergia tra l’Aiat ed il Consorzio turistico, in effetti questi due enti operano per promuovere e commercializzare lo stesso territorio e gli stessi operatori. In effetti il sito internet di La Thuile (www.lathuile.it) è unico per i due enti prima citati. Questo elemento è sicuramente positivo per la località di La Thuile perché consente di ottimizzare le risorse dei due enti che attuano una strategia sinergica. 5.7 Val d’Ayas La Val d’Ayas è la seconda vallata laterale che si incontra sulla destra risalendo la Valle. Grazie alla sua posizione geografica possiede un ambiente naturale estremamente vario e panoramico e, data la sua naturale ampiezza, la valle è molto soleggiata. Senza gole di strozzamento, si inerpica dai 391 metri di altitudine di Verrès ai 1769 di Ayas su una distanza di 35 chilometri. L’alta valle include la catena del Rosa lungo la fascia del confine svizzero del colle del Félik, comprendendo un buon numero di vette che raggiungono i 4000 metri di quota. La vallata offre ai propri turisti il comprensorio sciistico Monte Rosa ski con il collegamento con Alagna Valsesia ed anche le piste internazionali di Coppa del Mondo di sci nordico a Brusson. L’offerta naturalistica è anche molto ampia con il parco naturale del Mont Avic e l’oasi del lago di Villa, oltre alle escursioni sulla catena del Monte Rosa. Quest’area turistica della regione offre ai propri visitatori diverse attrattive culturali. Infatti sul territorio si possono ammirare i diversi castelli della vallata con Issogne, Verrès, Montjovet e Graines. Numerose sono anche le testimonianze di arte sacra, ad esempio Saint Gilles a Verrès, Machaby, Sant’Anna ad Antagnod. L’offerta turistica di quest’area della regione valdostana è dunque piuttosto ampia e variegata: dall’offerta tipicamente montana offerta dai comuni dell’alta val d’Ayas, all’offerta naturalistica dei parchi naturali ed a quella culturale. L’Aiat Monte Rosa mostra in modo sinottico tale tipo di offerta attraverso un’immagine integrata: infatti depliant, volantini e sito internet sono costruiti attraverso lo stesso format. Questo tipo di scelta comunicativa rafforza l’impatto dell’immagine dell’area del Monte Rosa e la rende facilmente riconoscibile ed identificabile. Se da un lato l’immagine della Val d’Ayas è presentata in modo integrato, dall’altro l’aspetto della commercializzazione è in fase di recente realizzazione. Infatti nell’estate 2005 è stato creato un Consorzio turistico per questa vallata, tra le azioni svolte vi è per esempio la presentazione della Val d’Ayas nella fiera di Lugano insieme ad altri consorzi turistici regionali. Riguardo alla presentazione della vallata risulta al momento che l’offerta tra le varie comunità dell’area non è messa in relazione attraverso la realizzazione di pacchetti giornalieri per favorire la mobilità dei visitatori 84 www.lathuile.it 85 www.ski.larosière.net

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all’interno del territorio. L’offerta culturale dei comuni del fondovalle potrebbe essere messa in relazione con l’offerta naturalistica del parco del Mont Avic e con quella montana dei comuni dell’alta valle, questo tipo di azione renderebbe più ampia l’offerta di ciascun comune. I comuni che fanno parte di quest’area turistica sono: � Ayas � Brusson � Challand Saint Anselme � Challand Saint Victor � Verrès � Montjovet � Champdepraz � Issogne � Arnad. Il PTP86 prevede due PTIL (progetti operativi di rilievo subregionale) per quest’area, uno comprendente la piana di Verrès, Champdepraz e Issogne e l’altro la val d’Ayas, unitamente alla valle del Lys. Il primo progetto prevede per la piana di Verrès e di Champdepraz il coordinamento di una serie di iniziative che si estendono alla valorizzazione dei centri dell’intera area. La riorganizzazione del territorio a sud di Verrès comprende la sistemazione della viabilità tra il casello autostradale e la valle di Ayas, l’area industriale ed Issogne (integrata anche con percorsi turistici e iniziative di riqualificazione dell’area fluviale), il riordino dell’insediamento urbano, anche con il riuso degli edifici dimessi e la valorizzazione dei complessi rurali inglobati nell’espansione urbana. Il progetto si estende poi alla sistemazione della zona in via di urbanizzazione nel comune di Champdepraz, prevedendo il progressivo riordino delle aree industriali e la valorizzazione del ruolo del centro medesimo quale principale porta di ingresso al Parco del Mont Avic. Nel progetto confluiscono le iniziative per la valorizzazione del sistema del patrimonio storico-culturale di Verrès, Issogne ed Arnad (castelli, bourgs, paesaggi agrari) e delle risorse naturali a bassa quota (area fluviale, Machaby). Il PTIR della valle d’Ayas e del Lys è indirizzato all’integrazione delle attrezzature dei centri turistici di queste due vallate, a supporto del grande comprensorio sciistico interregionale, con particolare attenzione alle modalità di accesso turistico durante il periodo invernale e alla caratterizzazione dei centri, da ottenere prevalentemente valorizzando le risorse paesistiche e dell’insediamento tradizionale e con la dotazione di attrezzature turistiche e sportive specialistiche. Il progetto comprende anche, nell’ambito dei programmi di sviluppo turistico, il potenziamento delle attrezzature ricettive, commerciali e di servizio e la loro articolazione per garantire un ventaglio di offerte anche ad utenze collettive, da attivare prevalentemente nell’ambito degli agglomerati o con il riuso di preesistenze. Nei paragrafi successivi verrà presa in considerazione l’analisi della vallata in base agli elementi che emergono esaminando il materiale informativo-promozionale delle località, il sito della Regione Autonoma Valle d’Aosta, dell’AIAT Monte Rosa, del Consorzio turistico, della comunità montana e quello dei singoli comuni coinvolti nell’analisi87. 5.7.1 Ayas Ayas è l’ultimo comune della Valle dell’Evançon, situato in una conca dominata dal massiccio del Monte Rosa, questa catena è costituita da numerosi “quattromila”: il Piccolo Cervino, la Gobba Rollin, il Breithorn, il Polluce e il Castore. Si adagiano lungo questo anfiteatro di monti due importanti ghiacciai, tra i quali il Verra ed il Ventina. Al nome Ayas non corrisponde un abitato specifico: proprio per questo motivo sono meglio conosciute le varie località che lo compongono. Ognuna di esse riserva ai turisti delle qualità che la contraddistinguono. Si

86 Piano territoriale paesistico, Regione Autonoma Valle d’Aosta, 1998 87 www.regione.vda.it/turismo, www.aiatmonterosa.com, www.cm-evancon.vda.it, www.comune.ayas.ao.it, www.comune.verres.ao.it, www.comune.montjovet.ao.it, www.comune.arnad.ao.it, www.comune.brusson.ao.it, www.comune.issogne.ao.it, www.ayas-champoluc.com

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passa infatti da Champoluc, centro abitato dal quale partono gli impianti del comprensorio sciistico del Monte Rosa ski, a Saint Jacques in cui passa il grande sentiero walzer e a tutti gli altri villaggi sparsi nel comune che offrono numerose testimonianze della vita rurale con i rascards, i forni ed i mulini, alcuni dei quali ancora in funzione. Il comprensorio del Monte Rosa Ski è composto da 180 chilometri di piste che si snodano attorno al ghiacciaio e che vanno a toccare oltre alla Val d’Ayas anche la Valle di Gressoney ed Alagna in Valsesia. Si può scegliere di attraversare tutta l’area con gli sci ai piedi partendo da Champoluc e Frachey oppure decidere di vivere una dimensione più intima e raccolta ad Antagnod o Brusson. Si tratta di un vasto territorio che offre la massima varietà di piste, discese ampie e soleggiate o ripidi pendii in mezzo ai boschi. Un moderno impianto di innevamento programmato consente di mantenere una copertura ottimale anche in caso di precipitazioni meno abbondanti. Il comprensorio del Monterosa Ski ha concentrato la propria attenzione ai bambini. I piccoli visitatori hanno infatti a disposizione uno Snow Park per trascorrere giornate sulla neve, percorrendo un breve tratto di pista sul tapis roulant e poi scendendo tra pupazzi e giochi. I giovani ospiti del comprensorio hanno inoltre la possibilità di godere particolari sconti e numerose gratuità. L’offerta sportiva di Ayas non è legata solo alla pratica dello sci alpino, in inverno si può praticare anche heliski, alpinismo, arrampicata su ghiaccio. D’estate Ayas propone: alpinismo, arrampicata su ghiaccio, equitazione, golf, pesca sportiva, rafting, tennis. L’offerta di Ayas passa anche attraverso l’attrattiva culturale. Ad esempio la visita della chiesa parrocchiale di San Martino ad Antagnod, chiesa soggetto di uno degli annunci stampa della campagna pubblicitaria per il mercato francese dell’Assessorato al turismo. All’interno di Ayas sono poi numerose le cappelle sparse su tutto il territorio, espressione di una religiosità più “popolare”. L’offerta turistica di Ayas è dunque piuttosto variegata ed anche le strutture ricettive presentano diversi elementi di pregio. La maggior parte delle strutture ricettive si trovano a Champoluc e ad Antagnod, ma ve ne sono anche in altre località del comune, come a Frachey, Periasc, Lignod, Corbet. Dunque il comune di Ayas gode di un’offerta alberghiera sparsa nei vari villaggi che lo costituiscono. Un aspetto di pregio per ciò che concerne le strutture ricettive è il fatto che molte sono di recente costruzione ed in grado di garantire un’ampia offerta wellness, dai bagni ai massaggi ai trattamenti estetici. La maggior parte delle strutture che offrono wellness spesso sono aperte anche ai clienti esterni. In questo caso l’offerta wellness si amplia e diventa elemento di attrattività per l’intera collettività di Ayas.

Analisi SWOT - Ayas

PUNTI DI FORZA � strutture ricettive diffuse in diverse località � Strutture e impianti sciistici all’avanguardia � Offerta wellness: sauna, bagno turco,

idromassaggio, fitness e massaggi � Possibilità differenziata nella pratica degli sport � Arte religiosa ed architettura rurale � Particolarità culturali: sentiero dei walser

PUNTI DI DEBOLEZZA

� Immagine della località fortemente legata alla

pratica dello sci � Raggiungimento della località difficoltoso nel

periodo invernale e nei periodi di grande affluenza turistica

OPPORTUNITA’

� spinta al benessere psico-fisico e alla cura di sé � Domanda crescente di autenticità, naturalità,

qualità � Attrazione del mercato sul locale � Recupero delle tradizioni

RISCHI

� Isolamento rispetto alle altre località della vallata,

in particolare con quelli del fondovalle in grado di garantire un’offerta turistica diversa rispetto a quella di Ayas e, per questa ragione, particolarmente interessante.

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5.7.2 Brusson Questo comune si contende con Cogne la qualifica di capitale regionale dello sci di fondo. Con oltre 30 km di piste, di varia difficoltà che si sviluppano attraverso tutto il comune e 15 km in quota, ad Estoul, dove si trovano anche gli impianti del comprensorio di Palasinaz per lo sci alpino. Vicino alla pista di fondo di Brusson si trova il Foyer de Fond, struttura alberghiera che offre servizi utili alle squadre agonistiche di diverse discipline. Tra i servizi offerti vi è: sala conferenze, sala massaggio, spogliatoi, servizio di lavanderia, infermeria, cronometro, ufficio gare, sala giuria, box speaker, tiro con 30 sagome per biathlon. L’albergo del Foyer de fond ha ospitato, ed ospita tuttora, importanti squadre di calcio nazionali ed internazionali in ritiro precampionato: Torino Calcio, Napoli Calcio, Celta de Vigo, Ternana Calcio, Paok di Salonicco sono le principali. Altre squadre di settore giovanile effettuano periodicamente stages ed importanti manifestazioni calcistiche. In inverno Brusson ha ospitato nel 2000 i Mondiali di fondo, nel 2003 gli Europei di Biathlon, nel 2006 l’organizzazione dei Mondiali Master di fondo e nel 2007 ospiterà i Campionati Europei Forestali di fondo. Oltre allo sci di fondo ad Estoul si può praticare lo sci di discesa su un insieme di piste che non sono però collegate, sci ai piedi, al comprensorio Monterosa ski. Nella stagione estiva Brusson consente la pratica di diverse attività sportive, tra cui arrampicata, tennis, pesca sportiva, equitazione, mountain bike, palestra. Per la sua conformazione geografica Brusson offre molti percorsi agibili agli amanti della mountain bike, sia ai principianti che ai bikers più esperti. Per far conoscere ad un pubblico sempre più vasto i numerosi sentieri di ogni grado e difficoltà praticabili in mountain bike è stata costituita nel 2001 un’associazione sportiva senza fini di lucro, denominata Free Ride Valle d’Ayas. Il territorio di Brusson presenta ottime possibilità per gli amanti della pesca. Il torrente Evançon che lo attraversa da nord a sud, i laghi alpini e i vari torrenti laterali offrono ai pescatori buone possibilità di catture in un ambiente ricco di vegetazione e di bellezze naturali. Il torrente Evançon offre quattro possibilità di pesca: 1. Riserva turistica; 2. Tratto “No kill” 3. Campo gara; 4. “Acque libere”. A Brusson in località Les Guillates, si aprono grandi spazi adatti ad attività ricreative. In questo luogo si trova il maneggio Les Guillates che svolge la propria attività nei mesi estivi di luglio e agosto, proponendo agli appassionati passeggiate e lezioni a cavallo, per i più piccoli divertenti cavalcate con i pony. La struttura é composta da un maneggio scoperto per lezioni, un campo per salto ad ostacoli ed una struttura di circa 18 box, oltre a paddock per i cavalli ed un ampio parcheggio. Per gli amanti delle passeggiate immezzo alla natura Brusson offre diverse possibilità. Per citare un esempio, sul territorio di questo comune sono presenti i laghi di Palasinaz, detti anche i sette laghi (Literan, Battaglia, Verde, Potcha, Chaudière, Lungo, Bringuets) si possono raggiungere facilmente da Estoul, attraverso gli alpeggi di Fontane, Chanlosserre, Chavannes, da dove si prosegue lungo le pendici ovest del Bieteron. Sempre a piedi si può raggiungere il Col di Joux, posto a 1640 m di altitudine che mette in comunicazione la Valle d’ Ayas con Saint Vincent. Si tratta di un luogo caratterizzato da fitte foreste e da un bellissimo panorama sulla valle della dora Baltea sino al Monte Bianco. L’offerta di Brusson è anche legata alla storia ed alla cultura che ha attraversato questo paese lasciando numerose tracce. Si può ad esempio ammirare il castello di Graines, tipica struttura difensiva di tipo romanico, il cui aspetto si è definito nel corso del XI secolo. Il castello è collocato sulla sommità di una rupe, all’imbocco del Vallone di Freudière, in posizione tale da controllare l’intera Valle d’Ayas e l’accesso all’alta Valle di Gressoney. E’ un castello di “tipo primitivo”, dall’aspetto essenziale e austero. Nel comune vi sono anche testimonianze di arte religiosa, come la chiesa di San Maurizio, originaria del XV secolo, ricostruita tra il 1870 ed il 1873. La Parrocchia conserva altari settecenteschi in legni intagliato, dipinto e dorato, oltre ad una serie di oggetti di arte sacra. La parrocchia contiene inoltre un organo costruito nel 1886 da Carlo Vegezzi Bossi, secondo esempio come importanza dopo quello della cattedrale di Aosta.

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Analisi SWOT - Brusson

PUNTI DI FORZA � Immagine della località legata allo sci nordico � Possibilità differenziata nella pratica degli sport � Arte e cultura � Offerta naturalistica

PUNTI DI DEBOLEZZA

� Strutture alberghiere meno competitive rispetto a

quelle presenti ad Ayas

OPPORTUNITA’

� Sviluppo dell’offerta legata allo sci nordico � Accoglienza di squadre sportive presso il Foyer

de Fond

RISCHI

� Mancanza di un consorzio turistico, rischio di

scarsa commercializzazione del comune � Isolamento rispetto all’offerta turistica degli altri

comuni Per conoscere più nel dettaglio Brusson si rinvia alla quarte fase della ricerca in cui sono indicati i risultati dell’intervista la sindaco di Brusson. 5.7.3 Challand Saint Anselme Il comune di Challand Saint Anselme è situato nella valle d’Ayas, a 1040 metri di altitudine. La posizione del capoluogo e quella dei suoi villaggi assicurano alla località un clima mite in ogni stagione dell’anno. Il suo verde territorio, utilizzato prevalentemente per l’agricoltura e pastorizia fino a pochi anni fa, viene oggi valorizzato a scopi turistici, sebbene siano ancora poco numerose le strutture ricettive presenti sul territorio. Ad ogni modo cominciano ad aumentare le persone che scelgono la località come luogo di villeggiatura sia estiva, sia invernale, grazie alla vicinanza con le stazioni turistiche di Brusson e Champoluc. Tra gli aspetti interessanti le miniere di Bechaz, sfruttate sin dai tempi dei romani per i famosi giacimenti di piombo, rame, argento e soprattutto oro. Nei pressi dei pozzi di accesso alle gallerie si notano i resti delle costruzioni utilizzate per la lavorazione del minerale e il ricovero dei minatori. Un altro elemento degno di nota è il mulino di Ruvere, che sorge lungo le rive dell’Evançon, all’imbocco del vallone di Chasten, un tempo utilizzato per la macinazione di granaglie e per la produzione dell’olio di noci. Oggi è stato completamente ristrutturato ed ospita mostre ed esposizioni. Le caratteristiche di questa località determinano il fatto che non si possa parlare per Challand saint Anselme di un’offerta turistica propria e differenziata rispetto a quella delle altre località. Ecco dunque la ragione per la quale questa località può essere considerata essenzialmente una località turistica “satellite” rispetto alle altre località della vallata. 5.7.4 Challand Saint Victor Così come per Challand Saint Anselme, anche in questo comune non si può parlare di un’offerta turistica distinta e dotata di personalità propria. In effetti l’esiguità delle strutture ricettive presenti fanno pensare più ad una località “satellite” rispetto alle altre della vallata. In questo comune i turisti possono fare una gita di una giornata durante il loro soggiorno in Val d’Ayas. Nonostante quanto evidenziato nel precedente paragrafo bisogna sottolineare il fatto che questo comune dispone di un’offerta naturalistica di rilievo attraverso “l’Oasi naturale del lago di villa”, divenuta riserva

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naturale nel 1992, che comprende un bacino lacustre di bassa montagna, due cappelle, due case rurali ed una strada di collegamento con il comune di Montjovet. Il lago di Villa è alimentato prevalentemente per via sotterranea ed è circondato da zone paludose ricche di flora igrofila. Questo lago presenta la particolarità di ospitare la specie della preziosa Ninfea bianca, unica in tutta la Valle d’Aosta. Vicino al lago si trova il castello di Villa, il più antico maniero degli Challant, costruito intorno al X secolo, ormai ridotto in rovine. La posizione strategica del castello, posto su un promontorio roccioso, lo rende particolarmente affascinante. Sul territorio di Challand Saint Victor si trova anche la torre di Bonod, antico posto di dogana e sentinella dell’imbocco del vallone di Collioud. 5.7.5 Champdepraz Composto da diverse frazioni, è situato su di un promontorio all’inizio della valle dello Chalamy. Grazie all’apertura del Parco del Mont Avic ha trovato la sua dimensione turistica, senza tuttavia uniformarsi alla concezione di turismo di massa. Infatti sia il paese che il parco hanno mantenuto inalterati i loro tratti caratteristici: piccoli alberghi ed osterie a conduzione familiare ed una natura aspra sulla quale l’intervento dell’uomo ha influito solo in minima parte con il mantenimento della attività agricole e la manutenzione della rete sentieristica e delle segnalazioni utili agli ospiti del parco. Il parco naturale del Mont Avic è stato istituito nel 1989. Si estende per circa 3500 ettari. Caratteristica principale del Parco è l’abbondanza di laghi e di zone umide che li circondano. Varia e particolarmente bella è la flora che si può ammirare nelle praterie di alta quota durante la breve stagione in cui si compie il suo ciclo vegetativo, tra luglio e agosto. La fauna è quella tipica delle zone di alta montagna: tra i mammiferi, camosci, stambecchi, marmotte, volpi, ermellini, martore, e , tra gli uccelli, ghiandaie, galli forcelli, coturnici, picchi… In questa valle è presente inoltre una straordinaria varietà di insetti, spesso rari o molto localizzati: sono state rinvenute oltre 1100 varietà di farfalle, 111 specie di coleotteri litofagi forestali e 22 coleotteri acquatici. All’entrata del Parco è possibile visitare il Centro Visitatori dove si trovano un museo naturalistico, una sala polivalente oltre a filmati e fotografie. E’ dunque questo il luogo ideale per coloro che cercano un approccio attento e riguardoso del territorio e della cultura che ne è lo specchio. Oltre al centro visitatori del Parco mont Avic a Champdepraz è possibile visitare anche il museo etnografico, fondato nel 1989 dal comune di Champdepraz e dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta allo scopo di descrivere gli aspetti naturali ed etnografici del comune. È gestito dal Parco Naturale Mont Avic. Esteso su una superficie di circa 100 mq., il museo presenta documentazione di architettura rurale, agricoltura montana, miniere , mentre una sezione è dedicata agli aspetti naturalistici locali. Oltre agli aspetti indicati prima, Champdepraz offre anche la possibilità di praticare diverse attività sportive tra cui canyoning, raftinf, torrenstismo, attività molto apprezzate dai turisti che si recano in questa località. Il punto di debolezza di questa località è il fatto di avere una scarsa presenza di strutture ricettive ed alberghiere in grado di consentire il soggiorno nella località ad un flusso consistente di turisti. Questa località, dunque, pur avendo un’offerta turistica di pregio non gode di un flusso turistico autonomo in quanto sono carenti sul territorio strutture per accogliere il soggiorno dei turisti. Questa caratteristica rende Champdepraz una località turistica in cui i turisti si recano giornalmente.

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Analisi SWOT - Champdepraz

PUNTI DI FORZA � Offerta turistica specialistica legata al parco del

Mont Avic � Presenza di un centro visitatori del parco e di un

museo etnografico � Possibilità di praticare canyoning, torrentismo e

rafting

PUNTI DI DEBOLEZZA

� Scarsa ricettività alberghiera e di ristoranti � Località caratterizzata da soggiorni giornalieri

OPPORTUNITA’

� Sviluppo dell’offerta legata all’offerta naturalistica � Sviluppo di strutture ricettive particolari come

B&B

RISCHI

� Rischio di una frequentazione solo giornaliera

della località � Rischio di un isolamento rispetto all’offerta delle

altre località della Val d’Ayas 5.7.6 Issogne Il Comune di Issogne è conosciuto per la presenza sul territorio di un castello tra i più visitati della regione. Questo comune, situato nel fondovalle, confina con il margine sud-orientale del Parco Naturale del Mont Avic e comprende un tratto del fondovalle della valle centrale. L’origine del paese risale all’epoca medievale, esso è sviluppato attorno al castello, dimora signorile dapprima del vescovo di Aosta e quindi, a partire dalla fine del Trecento, dei signori di Challant. Il castello, aperto al pubblico, si sviluppa attorno ad un cortile interno caratterizzato da una fontana ottagonale con albero di melograno in ferro battuto. Interessanti affreschi raffigurano scene di vita tipica del tardo Medio Evo. Altre strutture di interesse storico e architettonico sono la chiesetta di San Solutore a Fleuran (sec. XI-XII) e la chiesa parrocchiale (sec. XVIII). L’immagine di questo comune è legata in modo indissolubile al proprio castello. Dal momento che le strutture ricettive sono piuttosto scarse il turismo che questo comune attrae è di tipo giornaliero. A partire dai dati raccolti non emerge una valorizzazione del castello attraverso l’organizzazione di eventi al proprio interno. Iniziative di questo tipo, come il teatro ai castelli organizzato dall’Assessorato al turismo, ha riscosso notevole successo. A partire dalle esperienze positive svolte in tal senso si può presumere che lo sviluppo turistico di Issogne potrebbe passare attraverso la spettacolarizzazione del proprio patrimonio artistico. Un altro aspetto interessante per lo sviluppo turistico di questa località è la messa in rete dell’offerta turistica con le altre località dell’area. Questa località si trova infatti vicina ad aree con un’offerta complementare rispetto a quella di Issogne: Champdepraz con il Parco del Mont Avic, il comune di Ayas con l’offerta sciistica, il forte di Bard con l’offerta culturale.

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Analisi SWOT - Issogne

PUNTI DI FORZA � Offerta turistica specialistica legata al castello di

Issogne � Posizione strategica nel fondovalle dell’area del

Monte Rosa

PUNTI DI DEBOLEZZA

� Scarsa ricettività alberghiera e di ristoranti � Località caratterizzata da soggiorni giornalieri dei

propri visitatori

OPPORTUNITA’

� Sviluppo dell’offerta legata all’offerta turistica

culturale (teatri al castello, feste medievali, ecc..) � Messa in rete con l’offerta delle altre località

dell’area: creazione di pacchetti turistici insieme all’offerta naturalistica di Champdepraz, a quella montana dei comuni dell’alta Val d’Ayas ed a quella culturale di Bard.

RISCHI

� Località turistica legata esclusivamente alla visita

del castello

5.7.7 Montjovet Posto nella stretta gola che segna il passaggio tra la media e la bassa Valle, è il comune nel territorio valdostano nel quale si sono trovati i segni degli insediamenti più antichi: incisioni, necropoli e resti di abitato, visibili a Fiusey, Chanal e Ciseran, fanno risalire i primi stanziamenti all’epoca del Neolitico. Dell’epoca romana sono invece tuttora facilmente riconoscibili alcuni tratti della strada delle Gallie, fondamentale per il collegamento della Valle con il centro dell’Impero ed una tomba in località Champerioux. Grazie alla sua posizione strategica venne costruito nell’XI secolo il castello di Saint-Germain di cui oggi possiamo ancora vedere la torre quadrata alta 19 metri e alcuni resti della cinta muraria. E’ un complesso di varie costruzioni dominate da un alto mastio. Nel territorio di Montjovet è presente anche un altro castello, quello di Chenal, costruito dopo il XIII secolo. Si tratta di un castello a pianta rettangolare, nella parte più elevata permangono i resti di una torre di guardia. Danno rilevanza ad altri aspetti della storia di Montjovet le chiese delle due parrocchie e numerose case medievali con bei portali e finestre in pietra che si trovano nel suggestivo borgo. Per gli amanti della natura, la parte collinare riserva, altre allo scenario dei caratteristici vigneti dai quali si ricava un eccellente vino D.O.C., anche bellissime passeggiate. Così come Issogne, anche per questo comune situato nel fondovalle della Val d’Ayas la principale attrattiva è quella storico-culturale. Sono numerose le testimonianze di diverse epoche storiche, dal Neolitico fino ai più recenti castelli di epoca medievale, al borgo di Montjovet. Tuttavia, consultando il materiale promozionale relativo a questo comune, l’impressione è quella di un comune in cui le attrattive turistiche non sono offerte in modo fruibile ai visitatori. In effetti non vi è, ad esempio, l’organizzazione di visite alle testimonianze storiche presenti sul territorio. Dunque le attrattive di questo territorio, particolarmente di pregio per le testimonianze storiche che si dipanano dal periodo neolitico fino ai periodi contemporanei, rischiano di diventare una potenzialità non sfruttata adeguatamente dal punto di vista della fruizione turistica. L’impressione trova conferma contattando gli operatori dell’Aiat Monte Rosa, infatti gli stessi operatori non hanno informazioni sulla fruibilità di alcune attrattive presentate nel materiale promozionale.

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Analisi SWOT - Montjovet

PUNTI DI FORZA � Offerta specialistica: turismo culturale � Testimonianze storiche dal periodo Neolitico fino

ai nostri giorni

PUNTI DI DEBOLEZZA

� Scarsa ricettività alberghiera e di ristoranti � Scarsa fruibilità delle testimonianze storiche da

parte dei turisti

OPPORTUNITA’ � Sviluppo dell’offerta legata agli aspetti culturali

(tour guidati per visitare le diverse testimonianze storiche)

� Messa in rete con l’offerta delle altre località dell’area: creazione di pacchetti turistici insieme all’offerta naturalistica di Champdepraz, a quella montana dei comuni dell’alta Val d’Ayas ed a quella culturale del forte di Bard.

RISCHI

� Le testimonianze storiche presenti sul territorio

non sono sfruttate adeguatamente

5.7.8 Verrès La cittadina di Verrès sorge sulle rive del torrente Evançon all’imbocco della Val d’Ayas. Il nucleo storico dell’abitato, costituito dall’antico borgo, si addossa ai contrafforti rocciosi dell’entrata della valle di Ayas mentre le costruzioni moderne hanno invaso la pianura che si estende verso la Dora ed occupato il terreno una volta utilizzato per l’agricoltura. Come tutti i Comuni valdostani, Verrès conta numerose frazioni disseminate sul suo territorio vasto poco più di 8 Kmq, si tratta infatti del comune meno esteso dell’area ma sicuramente il più importante data la sua posizione di centralità che ne fa il punto di arrivo e partenza per diverse destinazioni. La più grande di queste frazioni è Torille, situata a poca distanza dal capoluogo lungo la strada statale diretta verso Aosta. Il territorio comunale confina con quelli dei Comuni di Issogne, Arnad, Champdepraz e Montjovet, situati nella valle centrale della Dora, e con quello di Challand-Saint-Victor, nella valle dell’Evançon. Insieme a questi Comuni e a quelli di Ayas, Brusson e Challand-Saint-Anselme, Verrès costituisce la Comunità Montana dell’Evançon. Verrès è un centro servizi per l’area che lo circonda, però può vantare nel proprio territorio testimonianze storico-artistiche di pregio. In questo comune si trova infatti il maestoso castello di Verrès, tra i più conosciuti e visitati della regione. Si tratta di un raro esempio di maniero feudale che venne utilizzato sia come dimora sia come difesa. La poderosa struttura di questo enorme cubo di pietra (30 metri di lato) ingentilita da bifore e finestre crociate, è lo scenario in cui ogni anno si svolge il carnevale storico di Verrès. Il castello di Verrès è al momento inserito all’interno di un progetto Interreg III A denominato RITT (Réseaux International d’itinéraires touristiques). All’interno di questo progetto l’intento è quello di creare una rete dei castelli valdostani, così come previsto dal PTP, correlati con itinerari nell’area dell’Alta Savoia. Inoltre, soprattutto per quanto concerne il comune di Verrès, l’intento è quello di creare uno studio di fattibilità sull’area di accesso al castello per riuscire a coinvolgere maggiormente il borgo di Verrès nel flusso turistico dei visitatori che accedono al castello. Al momento in effetti l’accesso al castello esula dal borgo di Verrès con un evidente emarginazione del borgo dal flusso turistico. Oltre al castello, all’interno del borgo di Verrès si trova un altro complesso storico di notevole pregio che ha avuto un’importanza notevole nel contesto valdostano. In effetti all’interno del borgo si trova il complesso architettonico della Prevostura di Saint-Gilles. E’ situato all’imbocco della valle di Challand-Ayas, sulla sponda destra dell’Evançon, in quasi perfetta simmetria col castello situato alto sulla riva opposta. Comprende strutture realizzate tra l’XI e il XVIII secolo. L’edificio principale e l’adiacente campanile maggiore furono edificati nel 1512 dal prevosto Carlo di Challant.

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Il comune di Verrès non presenta solo attrattive di tipo architettonico, all’interno del proprio territorio si trova infatti l’arboretum “Borna di Laou”. Si estende su una superficie di circa 6 ettari nei quali si alternano cedro, pino, tuia; tra le specie difficilmente visibili a causa del clima in questa regione possiamo trovare il pino marittimo ed il pino domestico. Si trova in uno dei più panoramici angoli di Verrès, dove il paesaggio visibile è particolarmente vasto e bello. Un panorama e dei profumi decisamente mediterranei accompagnano il visitatore all'interno di questo arboreto impiantato nella prima metà degli anni '50. Difatti, a partire dal 1951, furono messe a dimora o seminate diverse specie esotiche tra le quali i pini marittimo, domestico, nero e strobo, il cedro dell'Atlante, l'abete del Caucaso, il leccio, il carpino, la tuia, ecc. Pur presentando diversi elementi di attrattività il flusso turistico si rivolge essenzialmente al castello di Verrès, che conta tra i maggiori visitatori dei castelli valdostani. Gli sforzi dell’amministrazione comunale e della regione Valle d’Aosta, anche attraverso il già citato progetto Interreg III A RITT, è quello di spettacolarizzare l’attrattiva del castello di Verrès attraverso la realizzazione di eventi al proprio interno (rievocazioni storiche, teatro ai castelli, cene medievali). Inoltre si sta riflettendo per trovare una via di accesso al comune che riesca a riversare verso il borgo il flusso diretto al castello.

Analisi SWOT - Verrès

PUNTI DI FORZA � Offerta specialistica: turismo culturale � Testimonianze storiche di pregio: il castello di

Verrès è tra i più visitati della regione

PUNTI DI DEBOLEZZA

� Scarsa ricettività alberghiera � Al momento il flusso turistico diretto al castello

non passa attraverso il borgo

OPPORTUNITA’ � Sviluppo dell’offerta legata all’offerta turistica

culturale attraverso la realizzazione di eventi all’interno del castello

� Nuovo accesso al castello per fare in modo che il flusso turistico si riversi anche nel borgo

� Messa in rete con l’offerta delle altre località dell’area: creazione di pacchetti turistici insieme all’offerta naturalistica di Champdepraz, a quella montana dei comuni dell’alta Val d’Ayas ed a quella culturale di Bard.

RISCHI

� La visita al castello non crea esternalità positive

per il borgo � Le altre attrattive di Verrès non sono valorizzate

(Collegiata di Saint Gilles, arboretum “La borna di laou”)

5.7.9 Arnad Situato sulle rive della Dora Baltea, si estende su una superficie di quasi 30 kmq. Peculiarità di Arnad sono il celebre Lard d’Arnad DOP, l’Arnad-Montjovet DOC, la palestra di roccia, le passeggiate nei boschi di castagni o fra chiese e castelli. E’ reso famoso indubbiamente dal suo inimitabile lardo e dal vino D.O.C. che condivide con Montjovet, ma i turisti che decidono di soggiornarvi hanno l’occasione di scoprire caratteristiche che vanno oltre i buoni sapori che vi possono gustare. In questa località si possono infatti ammirare numerose opere che ne testimoniano la lunga storia: la traccia di un “fundus” (insediamento rustico) e di una torre della seconda metà del I secolo A.C., la chiesa parrocchiale di San Martino, esempio significativo dell’architettura sacra romanica, il ponte di Echallod, costruito interamente in pietra e risalente all’epoca medievale, i tre castelli che dalle alture circostanti vigilano sull’abitato e l’antico Santuario della Madonna delle Nevi, nascosto dai castagni nel vallone di Machaby.

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Oltre alle passeggiate e ad interessanti percorsi in bicicletta, sono famose tra gli appassionati le pareti attrezzate per l’arrampicata sportiva, grazie alle quali Arnad viene conosciuto come uno dei centri più importanti della Valle d’Aosta per l’esercizio di questa specialità. Da non perdere sono anche gli appuntamenti tradizionali che si tengono in questo comune tra i quali ricordiamo le feste patronali nelle varie frazioni, la festa in onore della Madonna delle Nevi al santuario di Machaby e la festa del lardo. Attraverso sentieri facilmente percorribili si possono raggiungere alcuni vecchi villaggi dove la cultura valdostana è ancora ben presente con numerose testimonianze a livello architettonico. Arnad è uno dei centri più importanti per quanto riguarda l’arrampicata in Valle d’Aosta, conosciuta a livello europeo. E’ la zona più completa per quanto riguarda la diversità degli itinerari. Nata negli anni ’70, è la zona da cui è nata e si è sviluppata l’arrampicata valdostana. Arnad è un comune nel cui territorio che, pur avendo al proprio interno poche strutture ricettive, ha scoperto in questi anni una forte vocazione turistica, offrendo al turista buona cucina ed un ambiente naturale. Questo comune ha avviato un’azione di comunicazione per rafforzare l’immagine integrata del proprio territorio, chiamato “Arnad, la Porta in Rete”. Si tratta di un innovativo progetto di marketing territoriale che coinvolge l’intera comunità di Arnad, una “rete” che unisce tutti i punti di forza di questo piccolo ma interessante Comune della Bassa Valle d’Aosta. Un’iniziativa ideata per creare nuove opportunità di sviluppo attraverso l’integrazione e la valorizzazione di tutto ciò che c’è in paese, con la partecipazione attiva di tutti: dal Comune alle associazioni, dagli operatori turistici ai commercianti, dalle aziende agricole alle realtà produttive e alle società di servizi. L’obiettivo di tale progetto è ottimizzare l’offerta turistica di Arnad facendo tesoro delle esperienze maturate da ogni singolo operatore, coordinando tutte le iniziative e migliorando ulteriormente la qualità dell’accoglienza verso chi visita il nostro paese in qualsiasi periodo dell’anno. Un’idea ambiziosa ma concreta, sostenuta dal Fondo Sociale Europeo insieme al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, alla Regione Autonoma Valle d’Aosta e al Comune di Arnad. Nella prima metà del 2004 è stata compiuta la fase preliminare del progetto, con l’analisi dell’offerta completa del territorio, l’acquisizione dei dati e un’indagine qualitativa su un campione di turisti. Ora, in questi mesi, l’iniziativa è entrata nella fase decisiva, con l’elaborazione delle informazioni raccolte e la creazione di una banca dati che sarà costantemente aggiornata e permetterà alla rete di funzionare con la massima efficacia. Ogni soggetto di Arnad, pubblico o privato, può così promuovere nel modo più ampio ed efficace la propria attività, ma anche funzionare da “ripetitore” di informazioni a beneficio di tutti gli altri soggetti presenti nella Rete. Fulcro dell’iniziativa, un innovativo portale Web che consente di condividere e moltiplicare le informazioni, ma soprattutto di presentare ai turisti l’offerta di Arnad in modo completo e sempre aggiornato.

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Arnad: Progetto “La porta in rete”

FASE PRELIMINARE

FASE DECISIVA

Analisi dell’offerta completa del territorio: - Acquisizione di dati - Indagine quantitativa su

un campione di turisti

Elaborazione delle informazioni raccolte

Creazione di una banca dati

Fulcro dell’iniziativa: innovativo portale web - Rivolto verso l’interno:

condivisione e moltiplicazione delle informazioni

- Rivolto verso l’esreno: presentazione ai turisti dell’offerta di Arnad in modo completo

OBIETTIVI: - Promozione sinergica di ogni attività pubblica e privata - Creazione di una rete che funge da rete ripetitore di

informazioni a beneficio di tutti gli altri soggetti presenti nella rete

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Analisi SWOT - Arnad

PUNTI DI FORZA

� Offerta specialistica: turismo enogastronomico e

sportivo � Testimonianze storiche � Ambiente tipico del fondovalle tra terreni coltivati

e castagneti

PUNTI DI DEBOLEZZA

� Scarsa ricettività alberghiera e di ristoranti

OPPORTUNITA’

� Progetto “Arnad. La porta in rete” � Maggior risalto dell’arrampicata sportiva

RISCHI

� Afflusso turistico giornaliero

Per conoscere più nel dettaglio Arnad, si rinvia alla quarta fase della ricerca in cui sono indicati i risultati dell’intervista al sindaco di Arnad.

5.7.10 Le possibili segmentazioni dell’offerta turistica della Val d’Ayas: - Ayas: turismo montano legato alla pratica dello sci ed ai trekking in alta montagna. Questa località,

grazie alla numerosità delle strutture ricettive presenti sul proprio territorio ed alla presenza di infrastrutture legate al turismo, è la località turistica più sviluppata dell’area. Tuttavia, a differenza di Breuil-Cervinia, la sua immagine non è così consolidata presso il pubblico e, soprattutto, è strettamente connessa con le altre località della vallata. Presso il pubblico è molto noto il comprensorio del Monte Rosa ski, che però non identifica solo Ayas dal momento che molti altri comuni ne fanno parte. L’offerta turistica di questo comune è però quella più diversificata, in particolare risulta molto attrattiva l’offerta legata al wellness. Questo aspetto la differenzia rispetto a tutti gli altri comuni dell’area perché è l’unico a garantire tale tipo di offerta.

- Brusson: turismo legato allo sci fondo:

� Realizzazione di eventi legati allo sci di fondo � Gestione del Foyer de Fond, turismo legato al mondo dello sport agonistico Viste le risorse e le infrastrutture presenti sul territorio potrebbe disporre di un’offerta specialistica concentrata sullo sci di fondo e sullo sfruttamento del Foyer de fond come luogo per ospitare agonisti. Puntando su questi elementi Brusson porebbe avere un’immagine ben identitificata nel contesto della propria area contentendosi con Cogne la qualifica di capitale regionale dello sci di fondo.

- Challand Saint Anselme: come già accennato precedentemente, considerate le scarse risorse ed

infrastrutture presenti sul territorio, tale comune non può essere considerato una realtà territoriale dotata di attrattività turistiche proprie. Ecco perché si potrebbe considerare il comune di Challand Saint Victor una realtà turistica “satellite” rispetto alle altre della vallata.

- Challand Saint Victor: questa località si presenta da un punto di vista turistico in modo molto simile al vicino comune di Challand Saint Victor. Si tratta infatti anche in questo caso di una realtà “satellite” rispetto alle altre della vallata, caratterizzate da: strutture ricettive, ristoranti, infrastrutture legate all’offerta di servizi turistici. La mancanza delle strutture prima citate non impedisce però ai turisti di frequentare giornalmente questa località. Nonostante quanto evidenziato prima, bisogna sottolineare il fatto che questo comune dispone di un’offerta naturalistica di rilievo attraverso “l’Oasi naturale del lago di villa”, che comprende un bacino lacustre di bassa montagna, due cappelle, due case rurali ed una strada di collegamento con il comune di Montjovet.

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- Verrès: l’offerta turistica di questo comune è sicuramente legata al proprio castello. Si tratta quindi di un’offerta turistica di tipo culturale. Nell’immediato futuro questo comune intende fare in modo che il flusso turistico diretto al castello visiti anche: o Il borgo o La collegiata di Saint Gilles o L’arboretum “borna di Laou”

- Montjovet: questo comune del fondovalle, come Verrès, è in grado di offrire diverse attrattive di tipo

culturale. Sul territorio sono infatti presenti numerose testimonianze che vanno dal periodo Neolitico fino ai nostri giorni. Questi luoghi, sebbene presentati nel materiale promozionale concernente Montjovet, risultano essere poco fruibili da parte dei turisti perché non segnalati ed, in alcuni casi, anche perché i sentieri di accesso non sono curati.

- Champdepraz: questo comune ha già scelto di offrire un turismo di tipo specialistico, si tratta

indubbiamente del turismo naturalistico legato alla visita del Parco Naturale del Mont Avic. Oltre alla visita ed alle passeggiate all’interno del parco, questa località si sta presentando al pubblico anche come meta per coloro che intendono praticare canyoning.

- Issogne: questo comune, con Montjover e Verrès, offre ai propri visitatori la visita del proprio castello.

Ecco dunque un altro comune del fondovalle che dispone di un’offerta culturale di pregio. - Arnad: questo comune ha avviato un interessante progetto di marketing territoriale per avviare uno

sviluppo turistico che possa essere massimamente condiviso da tutti i portatori di interesse della comunità. Questo progetto innovativo consentirà di avviare una strategia di sviluppo decisa in modo consapevole dai portatori di interesse del territorio, il fatto che operatori pubblici, privati discutano insieme il futuro di una località favorisce la sinergia tra le diverse azioni necessarie allo sviluppo di una località.

La Val d’Ayas dispone di un’offerta turistica diversificata, in particolare si possono identificare dei raggruppamenti a seconda che il comune si trovi nell’alta valle (Ayas e Brusson) o nella basse valle (Montjovet, Verrès, Issogne), tra questi due tipi di offerta si trovano Challand Saint Victor e Challand Saint Anselme, comuni “satellite” posti fisicamente tra i due raggruppamenti. Vi sono poi altri due comuni: Champdepraz con l’offerta naturalistica ed Arnad con la gastronomia e l’arrampicata sportiva.

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Grafico – Possibili segmentazioni dell’offerta turistica della val d’Ayas

Brusson: turismo legato alla pratica dello sci di

fondo

Challand S. Victor: Comune “satellite”

Montjovet: turismo culturale

Verrès: turismo culturale

Issogne: turismo culturale

Challand S. Anselme:

Comune “satellite”

Ayas: - turismo montano

(sci, trekking) - wellness

Turismo montano: sci, trekking, wellness

Località satellite

Turismo culturale

Champdepraz: turismo naturalistico

Arnad: Gastronomia, arrampicata sportiva

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5.8 Area del Gran Paradiso Quest’area della regione è piuttosto ampia e comprende diversi comuni: - Rhêmes-Notre-Dame - Rhêmes-Saint-Georges - Valsavarenche - Valgrisenche - Saint Nicholas - Saint Pierre - Sarre - Villeneuve - Arvier - Avise - Introd I comuni che fanno parte dell’area del Gran Paradiso sono molto diversi tra loro dal punto di vista dell’offerta, vi sono infatti i comuni di montagna, alcuni dei quali facenti parte del Parco del Gran Paradiso, ed i comuni del fondovalle, caratterizzati da un’offerta turistica legata alle attrattive culturali. Sebbene il comune di Cogne faccia parte da un punto geografico di quest’area, esso dispone di una gestione turistica autonoma con un’AIAT ed un Consorzio turistico specifico. Il PTP88 prevede due progetti operativi integrati di rilievo subregionale in quest’area: 1. PTIL 1 – Da Aymavilles a Villeneuve: tale progetto è indirizzato alla valorizzazione di un tratto di

fondovalle centrale particolarmente ricco ed integrato di testimonianze storiche, con estensioni sino a Sarre, Pont d’Ael, Introd ed Avise. In un quadro complessivo di ripristino delle alterazioni e di attenzione all’effetto sistema dei beni monumentali e dei siti di maggiore rilievo paesisitico, il progetto comprende interventi puntuali per: - Il riuso per attività culturali, museali, formative e di ricerca scientifica dei castelli e degli altri

contenitori storici maggiormente idonei allo scopo; - La formazione di un sistema di attrezzature ricettive ed informative per il turismo, costituendo un

polo integrato dei circuiti turistici di alta valle, nodo del sistema dei castelli. Questo progetto prevede poi interventi specifici per la valorizzazione di alcune aree che verranno

descritte in seguito; 2. PTIL 2 - Gran Paradis, comprendente anche il comune di Cogne. Tale progetto integrato è orientato ad

uno sviluppo turistico di tipo essenzialmente naturalistico delle valli di Rhêmes, Valsavarenche e Cogne, valorizzando a tal fine il ruolo del Parco nazionale del Gran Paradiso. Il progetto prevede: - Il potenziamento delle strutture sportive, ricreative, alberghiere e complementari; - Il recupero diffuso di agglomerati storici, anche per utilizzi turistici, attivando programmi gestionali

per agevolare l’utilizzo; - Le realizzazione di strutture museali, di centri di educazione ambientale, di centri di documentazione

sui parchi naturali, di laboratori di ecologia, nonché di una rete di centri visitatori del Parco nazionale del Gran Paradiso

- La razionalizzazione dei sistemi di accesso, con particolare riguardo alla sicurezza e al potenziamento dei trasporti pubblici e la ridefinizione dell’accesso carrabile alla piana del Nivolet, in accordo con la Regione Piemonte, la Provincia di Torino ed i comuni di Valsavarenche e di Ceresole Reale.

Il PTIL 2 – Gran Paradiso prevede poi un’articolazione nelle valli facenti parte del Parco con riferimento alle loro specifiche risorse che saranno descritti nei prossimi paragrafi.

Nei paragrafi successivi verrà presa in considerazione l’analisi della vallata in base agli elementi che emergono esaminando il materiale informativo-promozionale delle località, il sito della Regione Autonoma Valle d’Aosta, dell’AIAT Gran Paradiso, del Consorzio turistico, della comunità montana e quello dei singoli comuni coinvolti nell’analisi89.

88 Piano territoriale paesistico, Regione Autonoma Valle d’Aosta, 1998 89 www.regione.vda.it/turismo, www.granparadisonatura.org, www.cm-granparadiso.vda.it, www.gramparadiso.net, www.comune.rhemes-notre-dame.ao.it, www.comune.rhemes-st-georges.ao.it, www.comune.valsavarenche.ao.it, www.comune.saint-nicholas.ao.it, www.comune.saint-pierre.ao.it, www.comune.sarre.ao.it, www.comune.arvier.ao.it, www.comune.avise.ao.it, www.comune.introd.ao.it, www.comune.villeneuve.ao.it.

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5.8.1 Rhêmes-Saint-Georges Diviso a metà tra il Parco nazionale del Gran Paradiso ed una riserva venatoria privata, Rhêmes-Saint-Georges è un comune che offre ai propri visitatori un’offerta turistica essenzialmente naturalistica. E’ un comune fatto di villaggi sparsi sul territorio costruiti nei secoli, dove sono numerose le abitazioni antiche edificate con elementi architettonici tradizionali quali pietra, legno e tetti in lose. La sua collocazione a media altezza lo rende una meta adatta a visitatori di ogni età. Durante l'estate i visitatori di questo comune possono percorrere numerosi sentieri di alta quota, con i panorami sulle montagne del Gran Paradiso, vi sono i sentieri di media altitudine, percorribili anche a cavallo o in mountain bike, lungo i percorsi adatti alle famiglie. Per chi vuole arrampicare esiste la palestra attrezzata per il free-climbing, chi ama l'equitazione può disporre del centro di turismo equestre. Durante il periodo invernale in questo comune è possibile praticare escursioni con le racchette da neve, arrampicata su ghiaccio, sci alpinismo. Il PTIL 2 – Grand Paradis prevede per la valle di Rhêmes interventi per il consolidamento e la qualificazione delle attività turistiche invernali, con limitati completamenti del domaine skiable, attrezzature per lo sci nordico e per lo sci-alpinismo. Dunque, così come per Rhêmes Notre Dame, l’offerta turistica di questa valle non è tanto mirata allo sviluppo dell’attività sciistica quanto piuttosto allo sviluppo dell’offerta naturalistica. In effetti, come descritto in precedenza, il PTP prevede per quest’area la realizzazione di strutture museali, di centri di educazione ambientale, di centri di documentazione sui parchi naturali, di laboratori di ecologia, nonché di una rete di centri di visitatori del Parco nazionale del Gran Paradiso. Il comune di Rhêmes-Saint-Georges ha recepito le direttive del PTP avviando da alcuni anni a questa parte un interessante progetto di sviluppo sostenibile del proprio territorio. Il cardine di questo progetto è essenzialmente il principio di vivere in un ambiente tradizionale pensando al contempo allo sviluppo sostenibile. Si tratta dunque per gli abitanti di abitare un milieu antico, ma pensando “moderno”. La comunità di questo piccolo comune valdostano è partita da una riflessione sulle risorse fondamentali del territorio che sono risultate essere: 1. l’agricoltura: in questo comune la vocazione rurale è infatti molto forte; 2. il turismo: l’offerta principale di questo comune è l’ambiente con la propria collocazione all’interno del

Parco nazionale del Gran Paradiso e con l’architettura tradizionale.

I principi dello sviluppo sostenibile di Rhêmes-Saint-Georges

Sviluppo territorio

tipicità

ambiente

ruralità

sinergia tra:

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Il primo passo di questo percorso è stato l’ottenimento della certificazione ambientale, per garantire la qualità delle risorse necessarie allo sviluppo del comune e del territorio. Questo ha richiesto alla popolazione di impegnarsi anche personalmente nelle problematiche connesse, dalla raccolta differenziata dei rifiuti ai progetti di riqualificazione ambientale, all’uso razionale di energia proveniente da fonti rinnovabili, con la profonda convinzione che proprio il territorio sia la sua principale risorsa. Questo fenomeno ha avuto un particolare riscontro nel settore agricolo e zootecnico. Per conoscere nel dettaglio l’evoluzione di questo progetto si rimanda alla quarta fase della ricerca in cui verranno presentati i dati dell’intervista al sindaco di Rhêmes-Saint-Georges. 5.8.2 Rhêmes-Notre-Dame Al centro della valle di Rhêmes, in una conca soleggiata, dopo aver superato il comune di Rhêmes-Saint-Georges si trova Rhêmes-Notre-Dame ( 1.723 m), una piccola stazione turistica dotata di alberghi, ristoranti e strutture sportive. È uno dei comuni tra i meno popolati della Valle d'Aosta, la sua offerta turistica è strettamente legata alla presenza del Parco Gran Paradiso. Il PTIL 2 – Grand Paradis del PTP90 prevede per la valle di Rhêmes, dunque sia per il comune di Rhêmes Saint George che per quello di Rhêmes Notre Dame, interventi per il consolidamento e la qualificazione delle attività turistiche invernali, con limitati completamenti del domaine skiable, attrezzature per lo sci nordico e per lo sci-alpinismo. Dunque lo sviluppo turistico di questa valle delineato dal PTP non è tanto mirato allo sviluppo dell’attività sciistica quanto piuttosto all’espansione dell’offerta naturalistica. In effetti, come descritto in precedenza, il PTP prevede per quest’area la realizzazione di strutture museali, centri di educazione ambientale e di documentazione sui parchi naturali, laboratori di ecologia, nonché una rete di centri di visitatori del Parco nazionale del Gran Paradiso. Lo sviluppo turistico delineato dal PTP91 si confà alle peculiarità di questo comune che, con il suo ambiente intatto e gli scenari naturali, è una meta adatta per gli amanti dell'escursionismo, infatti sono a disposizione una vasta scelta di itinerari adatti a tutte le esigenze, dalla passeggiata distensiva nel fondovalle, fino al percorso più impegnativo in alta quota. A Rhêmes-Notre-Dame durante la stagione estiva si possono fare anche delle lunghe gite in mountain bike o cavalcate nei boschi, dedicarsi alla pesca alla trota oppure giocare a tennis. Durante l’inverno, nel fondovalle sono tracciate piste di fondo, per un totale di 27 km. Oltre alle classiche piste battute c'è poi anche un percorso di sci da fondo escursionistico che si spinge fra le nevi vergini fino al Rifugio Benevolo. Inoltre in questo comune è presente un piccolo comprensorio sciistico. Rhêmes-Notre-Dame si differenzia rispetto alle altre vallate che fanno parte del Gran Paradiso per la presenza di una riserva di pesca, la riserva Rhêmes Grand Paradis. L’itinerario di pesca si svolge in un ambiente pianeggiante della valle di Rhêmes accessibile grazie al sentiero natura che segue il tratto lungo la destra orografica, circondato dal Parco Nazionale Gran Paradiso e dall’Azienda Faunistico-Venatoria “Becca di Tey”. Il tratto è un tipico torrente di montagna (1600 m – 1900 m ) non molto profondo con acque correnti la cui intensita‘, portata e limpidezza dipendono principalmente dai fenomeni del disgelo dei ghiacciai, con una buona alternanza di raschi e buche. In prossimità del torrente c'è un bellissimo laghetto alpino: il Pellaud, popolato da trote fario e alimentato da una risorgiva sempre trasparente.

90 Piano territoriale paesistico, Regione Autonoma Valle d’Aosta, 1998 91 ibid.

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5.8.3 Valsavarenche Il PTIL 2 – Grand Paradis del PTP92 prevede per questo comune la valorizzazione del turismo escursionistico e naturalistico e dello sviluppo dello sci nordico, nella piana di Dégioz e nella piana di Pont, nonché per la riqualificazione naturalistica della piana del Nivolet (con eliminazione delle opere incompiute e in abbandono ed il recupero delle aree degradate). L’offerta turistica nel periodo invernale è legata alla pratica delle seguenti attività: - Sci di fondo: le due piste, disegnate e attrezzate con segnaletica verticale, si sviluppano per oltre 12

chilometri complessivi. La prima pista si snoda su un terreno ondulato fra i villaggi di Bien, Créton e Dégioz. A Plan de Dégioz la pista è illuminata lungo circa due chilometri per uscite by night. Una seconda pista di cinque chilometri forma un anello attorno al villaggio di Pont proprio ai piedi del Gran Paradiso. In caso di necessità è assicurato l’innevamento artificiale;

- Lo scialpinismo trova in Valsavarenche il suo habitat naturale. Il percorso più amato è quello classico della salita al Gran Paradiso, che offre agli sportivi 2000 metri di dislivello. Gli scialpinisti arrivano da mezza Europa per l’affascinante Giro del Gran Paradiso in 7 giorni;

- Sci di discesa: fra Dégioz e Payel, attrezzata del suo impianto di risalita, si sviluppa una piccola pista di discesa di circa cinquecento metri ideata per sciare senza troppe difficoltà e dunque ideale per baby-sciatori;

- Racchette da neve: In Valsavarenche sono stati disegnati diversi percorsi alla portata di tutti; - Cascate di ghiaccio: sono presenti sul territorio 13 “cascate di ghiaccio”; - Pattinaggio su ghiaccio. Nel periodo estivo questa valle consente di praticare le seguenti attività: - Escursionismo: vi sono molti sentieri per passeggiate verso gli antichi luoghi d’alpeggio, percorsi che

conducono ai quattro rifugi alpini, il sentiero battuto per quasi mezzo secolo dai Re d’Italia per raggiungere il famoso accampamento di caccia di Orvieille;

- Arrampicata con 3 palestre regolamentari di roccia; - Alpinismo: all’interno del territorio di questo comune si trova la classica ascensione al Gran Paradiso,

raggiunto attraverso la via normale. Gli alpinisti ghiacciatori amano invece raggiungere il Gran Paradiso attraverso la via diretta, interamente su ghiaccio, della Parete Nord. A Valsavarenche sono presenti altre mete per ascensioni vicine ai 4000 m: Grivola (3969 m), Becca di Montandayné (3838 m), Piccolo Paradiso (3923 m), Ciarforon (3642 m), Becca di Monciair (3544 m);

- Mountain Bike; - Impianti sportivi: campo di calcio, tennis, ping-pong, bocce, volleyball, basket, ludo park. Valsavarenche offre sia nel periodo invernale che in quello estivo la possibilità di fare una sauna nel nuovo centro di Dégioz. Oltre all’offerta naturalistica la Valsavarenche offre ai visitatori anche la possibilità di osservare la testimonianza della vita rurale, attraverso il museo etnografico ed anche vedere esempi rilevanti di architettura di montagna come i villaggi di Nex e Tignet. Si tratta infatti di due villaggi in cui è stato sapientemente recuperato il patrimonio edilizio risalente al 400. Le numerose case in pietra ristrutturate arroccate in un promontorio sul lato sinistro della vallata costituiscono una passeggiata suggestiva per i visitatori della vallata. Questo patrimonio rurale potrebbe essere valorizzato attraverso l’inserimento di pannelli esplicativi relativi all’intervento di ristrutturazione, ai materiali usati, agli elementi d’epoca ancora presenti, ecc… Per conoscere più nel dettaglio Valsavarenche si rinvia alla quarta fase della ricerca in cui sono stati indicati i risultati dell’intervista al sindaco di Valsavarenche.

92 Piano territoriale paesistico, Regione Autonoma Valle d’Aosta, 1998

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5.8.4 Valgrisenche Valgrisenche è una delle valli più appartate della regione ed anche tra le meno popolate (180 abitanti). E’ dislocata lungo la frontiera Italo-Francese ed è parallela alla Val d'Isere, con una lunghezza di 28 km ed una larghezza di 7 km. Allungata verso la regione francese della Tarentaise, la Valgrisenche (1664 metri) presenta al visitatore la sua cerchia di montagne ammantate di ghiacciai. La valle è circondata da numerose vette che raggiungono i 3500-3700 m ed una volta atterrati su una delle sue cime si possono osservare a 360 gradi le pareti dei 4000 valdostani: Monte Bianco, Cervino, Monte Rosa, Gran Paradiso. Il PTIL 11 – Valgrisenche del PTP93 riguarda l’area interessata dagli impianti idroelettrici e dal bacino del lago artificiale, comprendendo anche le sistemazioni delle accessibilità ed il recupero complessivo per la ricettività nel capoluogo, nelle frazioni circostanti e nei villaggi (con particolare riferimento allo storico abitato di Surrier). In particolare il progetto prevede l’approfondimento della potenzialità di riuso dell’attuale area del lago e delle strutture della diga, verificando le possibili alternative (riutilizzo per produzione di energia e ipotesi di sviluppo locale legate ad un turismo che faccia dell’attuale situazione una risorsa, riuso del bacino per fini produttivi e dell’allevamento, ecc..) Il progetto è messo in relazione con gli altri programmi che connettono il fondovalle con le zone caratterizzate da un’alta naturalità in quota (Gran Paradis, alte vie, zone di valorizzazione naturalistica del Ruitor, ecc..). Il ricordo del passato sopravvive nelle tradizionali lavorazioni del drap, tessuto di lana grezza per abiti e arredi ricavato con il lavoro di antichi telai. Il drap è il biglietto da visita della Valgrisenche artigiana: praticata su antichi telai di legno d'acero è ritornata in auge con modalità pressoché invariate. Se ne fanno plaids, coperte, tappeti, indumenti d'arredo. Nel capoluogo esiste la cooperativa “Les tisserands”, formata da una dozzina di membri attivi che operano in due ateliers. Degna di nota è anche la chiesa parrocchiale, consacrata nel 1417 a San Grato; il campanile con la cuspide a tiara risale al 1932: degno di visita anche l'attiguo cimitero, definito il più bello della Val d'Aosta, con i suoi defunti commemorati in versi. Durante l’inverno l'attività predominante è lo sci: scialpinismo, heliski, sci fuoripista, sci di fondo ed un piccolo comprensorio di sci di discesa. Ma ciò che caratterizza l’offerta invernale di Valgrisenche è indubbiamente l'eliski. Durante l’estate i fianchi di questa valle sono raggiungibili con brevi passeggiate, lunghe escursioni, come il Tour attorno al Ruitor, e ascensioni di ogni grado di difficoltà. Vi è anche la possibilità di praticare free climbing sulle pareti a poca distanza dall'abitato.In effetti sono numerose le vie attrezzate per l'arrampicata, compreso il muro della diga di Beauregard. Inoltre in questo comune è presente una via ferrata, tra le più lunghe ed esposte d'Europa (più di 1.000 metri di dislivello) completamente attrezzata. In estate si possono praticare anche diversi tracciati in mountain bike, su strade poderali e sentieri: si può arrivare sino ai tre rifugi presenti nella vallata, così come il percorso più conosciuto dell'Alta Via. Questo comune dispone di un’offerta naturalistica di rilievo pur non appartenendo al Parco Nazionale del Gran Paradiso. In particolare la parte alta della vallata è fruibile ai visitatori grazie alla presenza di tre rifugi e dell’itinerario dell’alta via n. 2. Oltre a questi aspetti la Valgrisenche è caratterizzata da una storia antica che ha lasciato tracce visibili come la chiesa con il proprio tesoro e la lavorazione del drap. Anche la storia recente di questa vallata è molto interessante, con la costruzione della centrale idroelettrica e della diga di sbarramento che ha sommerso numerosi villaggi della vallata ed il successivo limitato uso della centrale per motivi di sicurezza. L’area della diga è la zona oggetto del PTIL 11 – Valgrisenche, questo progetto prevede un’ipotesi di sviluppo locale legato ad un turismo che faccia dell’attuale situazione una risorsa. La diga dunque potrebbe essere convertita in un elemento di attrazione per la vallata. Tale intento potrebbe essere realizzato attraverso la realizzazione di un sentiero che conduca alla visita dei ruderi emersi in seguito alla limitazione dell’uso del bacino per motivi di sicurezza con l’inserimento di pannelli tematici esplicativi della storia di questo sbarramento. In altre parole la vicenda della diga potrebbe essere resa fruibile ai visitatori e diventare un elemento positivo di specificità. Un intervento in questo senso è già stato svolto attraverso la palestra di

93 Piano territoriale paesistico, Regione Autonoma Valle d’Aosta, 1998

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arrampicata sportiva attrezzata sulla parete della diga che ha anche ospitato i campionati mondiali di arrampicata sportiva di velocità. Lo sviluppo turistico di questo comune fino ad adesso è stato piuttosto debole, un’offerta turistica di tipo specialistico legata alla conversione della diga in un elemento di attrazione potrebbe essere la chiave di volta per questa piccola vallata valdostana. Oltre al proprio patrimonio storico recente Valgrisenche può contare sulla pratica dell’eliski durante il periodo invernale, sport che attrae sempre maggiori appassionati e che può essere praticato solo in alcune aree limitate della regione ed è vietato in altri paesi europei. Per conoscere più nel dettaglio Valgrisenche si rinvia alla quarta fase della ricerca in cui sono stati indicati i risultati dell’intervista al sindaco di Valgrisenche. 5.8.5 Introd Si tratta di un comune con molta storia, viene infatti attestata la presenza dell'uomo sin dal periodo neolitico. Tra gli aspetti più rilevanti da visitare vi è il castello poligonale, costruito nel 1260 dal nobile Pierre Sarriod, subì ripetuti restauri nel corso dei secoli. È invece rimasta intatta la vicina Ola, una delle più belle dimore contadine medioevali, con le caratteristiche colonne rotonde che molto influenzarono l'architettura rurale locale. In questi ultimi anni Introd è diventata famosa a livello internazionale grazie alla visita del Papa, anche Benedetto XVI ha seguito le abitudini del suo predecessore passando le proprie vacanze estive a Les Combes. Nel corso di quella settimana le telecamere di tutto il mondo sono proiettate verso Introd, le immagini che passano nei circuiti internazionali presentano boschi, panorami montani, fiori, ecc.. Viene dunque presentata l’offerta naturalistica della regione. Con la morte di Papa Giovanni Paolo II Les Combes è diventato un luogo di pellegrinaggio, questa è la ragione principale per la quale il comune di Introd ha deciso di creare il Museo dedicato ai soggiorni estivi di Giovanni Paolo II. Introd costituisce un passaggio obbligato per il movimento turistico, estivo ed invernale, diretto in valle di Rhêmes e in Valsavarenche. Un turismo particolare si svolge nello stesso abitato, a tappe brevi, fra i laboratori degli artigiani del legno e del ferro battuto: la produzione è pregiata e costituisce un settore importante dell'economia locale. Sebbene Introd abbia goduto di una notevole visibilità in questi ultimi anni ed abbia una posizione che lo rende passaggio obbligato per la visita delle valli di Rhêmes e in Valsavarenche, non si può affermare che questa località abbia uno sviluppo turistico proprio. In effetti sul territorio di Introd non è presente nessuna struttura alberghiera, questa località dunque può essere definita “satellite” rispetto al turismo delle vicine valli di Rhêmes e in Valsavarenche. 5.8.6 Villeneuve Così come per Introd, anche per Villeneuve non si può parlare di uno sviluppo turistico proprio vista la scarsa ricettività presente sul territorio. Si tratta anche in questo caso di un comune “satellite”. Ad ogni modo questa località posta alla confluenza delle valli di Rhêmes e Valsavarenche è un punto di obbligato passaggio per il turismo, estivo ed invernale, diretto soprattutto al Parco del Gran Paradiso, con brevi spostamenti si raggiungono infatti punti di partenza per escursioni ed ascensioni, piste di fondo e percorsi di sci alpinismo. Oltre ad essere un luogo di passaggio, Villeneuve offre diverse attrattività in loco:

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- sport acquatici lungo la Dora Baltea: rafting, hydrospeed e kayak. Si tratta un’offerta particolarmente apprezzata dai turisti che soggiornano in Valle d’Aosta

- parco avventura - complesso di Chatel Argent: si tratta di un insieme di rovine posto su un promontorio a picco sul corso

della Dora Baltea. Un intervento di valorizzazione, attraverso l’inserimento di pannelli tematici e la manutenzione sentieristica, potrebbe mettere in risalto questo complesso posizionato strategicamente vicino al grande flusso turistico.

5.8.7 Sarre �

Al limitare della conca di Aosta, si estende il territorio del comune di Sarre che, dal fondovalle solcato dalla Dora Baltea, risale il versante montuoso sulla sinistra orografica raggiungendo i 3061 metri del Mont-Fallère, con un'estensione complessiva di circa 28 chilometri quadrati. Questo comune, pur avendo un’estensione che arriva fino ai 3000 m può essere considerato senza dubbio un comune del fondovalle. L’offerta turistica di Sarre è strettamente legata al proprio Castello, visitabile all’interno e meta turistica importante nella rete dei castelli valdostani. Inoltre da quattro anni a questa parte viene organizzato nel castello il Festival Internazionale di Sarre. Nel periodo estivo vengono organizzati circa 8 eventi musicali di diverso genere, dai concerti ai balletti di compagnie di fama internazionale. Si tratta di un evento che, sfruttando la suggestiva cornice del castello, propone con successo un’offerta turistica di tipo culturale. Ecco dunque un ottimo esempio di spettacolarizzazione dei beni architettonici presenti in Valle d’Aosta. La scelta di questo comune è stata quella di proporre un’offerta turistica specialistica legata al turismo culturale sfruttando lo scenario del castello di Sarre. L’alta qualità degli ospiti del Festival Internazionale di Sarre fanno si che i concerti riscuotano un buon successo e che gli spettatori di tali spettacoli siano spesso degli stranieri che decidono di soggiornare in Valle d’Aosta proprio per poter assistere ai concerti del festival internazionale di Sarre. 5.8.8 Saint-Pierre Si tratta di un comune del fondovalle che ha però una frazione in montagna, Vetan. Dunque, così come Sarre, questo comune di fondovalle ha un’estensione tale da disporre anche di un’offerta tipicamente montana. La zona del fondovalle è luogo di passaggio per i visitatori diretti verso l’alta valle e verso le valli del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Saint Pierre ha però nel proprio territorio anche due castelli, quello del Sarriod de La Tour, visitabile all’interno e quello chiamato “castello di Saint Pierre”, sede del museo regionale di scienze naturali. Oltre all’offerta culturale Saint Pierre dispone anche di un’offerta gastronomica dal momento che è presente sul proprio territorio la Cofruit, cooperativa per la commercializzazione delle mele e un punto vendita ampiamente fornito di prodotti tipici valdostani. La zona alta del comune, con la frazione di Vetan posta a 1700 m dispone di un’offerta molto diversa rispetto a quella del fondovalle, con i trekking, la possibilità di praticare parapendio, kiteski, cat riding, ecc… Anche in questo comune le strutture alberghiere sono piuttosto scarse, però, dal momento che la maggior part delle strutture ricettive si trovani nella parte alta del comune, si profilano due tipi di flussi turistici, uno di tipo stanziale a Vetan ed uno più di passaggio nel fondovalle. 5.8.9 Saint-Nicolas Saint Nicholas è un comune di montagna posto a 1200 m accessibile dal comune di Saint Pierre. Si tratta di un suggestivo terrazzo della Valle d’Aosta che gode di una posizione particolarmente soleggiata. Il clima

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mite è un fattore che lo rende un luogo ideale di vacanza per le famiglie, dall’altro però impedisce lo sviluppo di attività sciistiche praticabili per un lungo periodo nella stagione invernale. Per questa ragione Saint Nicholas dovrebbe puntare verso un turismo alternativo, offrire non tanto la pratica dello sci quanto altre attrattività. Questo piccolo comune valdostano dispone ad esempio di un passato culturale e di tradizioni legate alla terra ed alla lavorazione del legno, sculture di arte pastorale e mobili tipici valdostani, rivisitati in chiave moderna. Questo tipo di particolarità potrebbe essere messa in risalto con l’organizzazione di un evento legato all’artigianato su legno. Ma Saint-Nicolas è anche cultura letteraria, sede del Centre d’Etudes Francoprovençales, in cui si ospitano convegni di carattere linguistico ed etnografico. La sua ricca biblioteca offre una dettagliata documentazione sulla civiltà alpina. Esposizioni di artigianato locale e mostre fotografiche possono già essere visitate nel nuovo Museo Cerlogne che accoglie le opere del poeta dialettale Jean Baptiste Cerlogne. Ecco gli elementi che potrebbero mettere in risalto e differenziare l’offerta di Saint Nicholas rispetto agli altri comuni valdostani. Per conoscere più nel dettaglio Saint Nicholas si rinvia alla quarta fase della ricerca in cui sono stati indicati i risultati dell’intervista al sindaco di Saint Nicholas. 5.8.10 Avise Avise ha avuto un’importanza strategica nella storia valdostana, questo patrimonio però non è un elemento di attrattività dal momento che non è fruibile da parte dei turisti, inoltre la scarsa presenza di strutture ricettive fanno si che questo comune non possa disporre di un’offerta turistica propria. Al momento però Avise è coinvolto in un progetto Interreg IIIA chiamato “Réseaux international d’itinéraires touristiques” che prevede la ristrutturazione del castello, posto all’interno del borgo. L’obiettivo di tale progetto è quello di rendere questo castello un punto informativo relativo all’offerta culturale della regione, tra i quali spicca la rete dei castelli. Al momento Arvier può in ogni caso essere considerato un comune “satellite” rispetto alle vicine località turistiche. 5.8.11 Arvier Si tratta di un comune del fondovalle che ha però anche un’estensione in montagna con la frazione di Planaval. Le strutture ricettive del fondovalle sono essenzialmente un punto di partenza per la visita dell’area della media e dell’alta valle dal momento che questo comune non presenta particolari attrattività, soprattutto nella zona del fondovalle. Al momento però Arvier è coinvolto in un progetto Interreg IIIA chiamato “Réseaux international d’itinéraires touristiques” che prevede la ristrutturazione del castello La Mothe, posto in un promontorio sopra il borgo di questo comune. L’obiettivo di tale progetto è quello di rendere questo castello lo scenario per la realizzazione di eventi culturali ed un punto informativo relativo all’offerta culturale della regione, tra i quali spicca la rete dei castelli. Lo sviluppo futuro di Arvier è dunque indirizzato all’espansione dell’offerta culturale, così come Sarre questo luogo potrebbe diventare un punto di riferimento per l’offerta specialistica di tipo culturale. La frazione di Planaval dispone invece di un’offerta turistica tipicamente montana, qui soggiornano gli appassionati di eliski diretti al Ruitor e da qui parte il “Tour du Ruitor”, gara sci alpinistica conosciuta ormai a livello internazionale tra gli appassionati di questa disciplina sportiva. Questo comune sembra dunque aver scoperto una doppia vocazione turistica specialistica: turismo culturale nel borgo (ancora in fase di realizzazione attraverso il progetto Interreg “RITT”) ed un turismo legato all’eliski ed allo sci alpinismo a Planaval. Si tratta dello sviluppo di due tipologie di turismo che sono ancora in fase di

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realizzazione e che richiedono un intervento di comunicazione affinché l’immagine di questa località sia maggiormente connotata. 5.8.12 Le possibili segmentazioni dell’offerta turistica dell’area del Gran Paradiso: - Rhêmes-Notre-Dame: turismo naturalistico legato al Parco Nazionale del Gran Paradiso. Possibile

espansione dell’offerta naturalistica: realizzazione di strutture museali, centri di educazione ambientale e di documentazione sui parchi naturali, laboratori di ecologia, nonché una rete di centri di visitatori del Parco nazionale del Gran Paradiso. Inoltre, rispetto agli altri comuni nel Parco nazionale del Gran Paradiso, questo comune potrebbe differenziarsi attraverso la presentazione della riserva di pesca presente sul proprio territorio;

- Rhêmes-Saint-Georges: turismo rurale legato all’attività agricola ed alla relativa vendita dei prodotti biologici attraverso il progetto di sviluppo sostenibile che interessa l’intero territorio;

- Valsavarenche: turismo naturalistico legato al Parco Nazionale del Gran Paradiso ed alla pratica di sport. Possibili sviluppi: valorizzazione del patrimonio architettonico della vallata con la valorizzazione dei villaggi Nex e Tignet (pannelli esplicativi, percorso guidato);

- Valgrisenche: turismo in grado di trasformare la presenza del bacino artificiale e della diga di sbarramento in una risorsa. Tale tipo di conversione potrebbe essere ottenuto attraverso la messa in evidenza della storia recente di questa vallata legata alla costruzione della diga. Ad esempio i villaggi che sono riemersi dopo l’abbassamento del livello della diga potrebbero essere trasformati in un luogo di visita attraverso la creazione di una visita guidata con pannelli esplicativi sulle vicende di questi luoghi. La messa in evidenza del proprio patrimonio storico recente legato alla costruzione della diga è un elemento che dovrebbe essere sviluppato ex novo, il tipo di turismo messo in evidenza al momento infatti è quello tipicamente montano con un focus specifico sulla pratica dell’eliski e dello sci alpinismo;

- Introd: località satellite; - Villeneuve: località satellite che accoglie però visitatori giornalieri. Pratica di sport acquatici o visita del

Parco Avventura, possibile sviluppo dell’area di Chatel Argent; - Sarre: turismo culturale legato alla visita del castello ed al Festival internazionale di Sarre; - Saint Pierre:

o nel fondovalle: turismo culturale legato alla visita dei due castelli o Vetan: turismo montano

- Saint Nicholas: sviluppo del turismo culturale: artigianato, Centre d’Etudes Francoprovençales, museo Cerlogne;

- Avise: località satellite - Arvier: località satellite, possibile sviluppo del turismo culturale attraverso il progetto Interreg “RITT”.

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Grafico – Possibili segmentazioni dell’offerta turistica dell’area del Gran Paradiso

Rhêmes Notre Dame: turismo naturalistico del Parco Naz. G. Paradiso, riserva di pesca

Valgrisenche: turismo montano (sci alpinismo, eliski), possibile conversione della diga in elemento di attrazione

Valsavarenche: turismo naturalistico del Parco Naz. G. Paradiso, presenza del gipeto, turismo rurale di Nex e Tignet

Introd: località satellite

Villeneuve: località satellite, turismo giornaliero legato alla pratica di sport acquatici ed al parco avventura

Sarre: turismo culturale

Saint Pierre: - Fondovalle: turismo

culturale - Vetan: turismo montano

Saint Nicholas: turismo culturale e tradizionale

Avise: località satellite

Arvier: località satellite, possibile sviluppo del turismo culturale

Rhêmes Saint George: turismo rurale, vendita di prodotti biologici