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Dicono di lui...

José Saramago: “Forse il sostegno di un semplice scrittorecome me stonerà un poco, o anche troppo, nella lista delle per-sonalità scientifiche che, con i loro nomi e il loro prestigio, sug-gellano le affermazioni rese da Luca Coscioni in quella sua let-tera del 20 marzo, così chiara e commovente. In ogni caso,potete disporre del mio nome. Purché la luce della ragione edel rispetto umano possa illuminare i tetri spiriti di coloro chesi credono ancora, e per sempre, padroni del nostro destino.Attendevamo da molto tempo che si facesse giorno, eravamosfiancati dall’attesa, ma ad un tratto il coraggio di un uomo resomuto da una malattia terribile ci ha restituito una nuova forza.Grazie per questo”.

Paolo Mieli: “Caro Coscioni, la sua è una grande battaglia diciviltà e, per quel che vale, mi iscrivo anch’io alla corsa della‘maratona’ al suo fianco. (…) La libertà di ricerca scientifica èqualcosa di molto importante: non c’è da essere ottimisti ma,la prego caro Coscioni, stamane non si senta solo”.

Noam Chomsky: “Caro professor Coscioni, mi spiace moltis-simo della grave malattia di cui Lei soffre e ammiro molto ilSuo coraggio nell’affrontare la Sua terribile condizione portan-do avanti la battaglia per la libertà di ricerca scientifica e di cura.Le auguro di avere il successo nel Suo sforzo per abbattere lebarriere contro la ricerca sugli embrioni umani soprannume-rari e sono lieto di aggiungermi a coloro che supportano la Suacampagna”.

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Stefano Folli: “La verità è che i temi e i drammi della bioeticatorneranno ad imporsi nel prossimo Parlamento, a dispetto del-le reticenze elettorali e nonostante il peso delle posizioni catto-liche. La questione investirà in modo inesorabile la nuova mag-gioranza e la nuova opposizione. E il nome di Luca Coscioni,sostenuto da un ventaglio di premi Nobel, si avvia a essere ilsimbolo della laicità della ricerca scientifica”.

Adriano Sofri: “Negli scorsi giorni un altro politico eminen-te, Luca Coscioni, presidente del Partito radicale, aveva sapu-to di non essere stato ammesso a far parte di un Comitato bioe-tico, mancandogli, se ho ben capito, i requisiti accademici.Coscioni, che era per professione scelta un economista e docen-te, è diventato poi per necessità un impaziente ammalato disclerosi amiotrofica laterale, e ne è diventato esperto di quelladoppia competenza che viene dall’esperienza sofferta e dallostudio metodico. Si sarebbe detto che nessuno avesse titoli piùcompleti dei suoi per entrare in quell’impegnativo comitato,presieduto del resto da una degna persona come Giovanni Ber-linguer, se non sbaglio. Invece ne è restato fuori. Nessuna obie-zione, purché non si ripeta che non aveva i titoli: si dica fran-camente anche per lui che è stato portato fuori dai commessi”.

Francesco Merlo: “Solo i telespettatori capivano che lì il pro-blema politico era Coscioni e soltanto Coscioni. E che si pote-va persino denunciare come uno scandalo la sua presenza nel-la politica della tv, come il più raffinato espediente della dema-gogia. Oppure si poteva solidarizzare con lui, ma certo non losi poteva ignorare senza mai mettersi (salire) al suo livello, inossequio alla scaletta della trasmissione. Nessuno rispondeva aquest’uomo elettronico che accusava tutti di omissione di intel-ligenza, ancor prima che di soccorso”.

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Giuliano Amato: “La voce-non-voce di Luca Coscioni su que-sto piano (la possibilità di ricerca sugli embrioni soprannume-rari, ndr) ha un’autorevolezza difficile da negare.”

… E DELLA SUA BATTAGLIA

Cristopher Reeve: “Subito dopo l’incidente ho creduto che lasperanza sarebbe stata confortata dai progressi della ricercascientifica e da adeguati finanziamenti: poi mi sono reso con-to che non erano quelli i problemi. Ciò che non mi aspettavoera che la speranza sarebbe stata influenzata dalla politica. (…)Se avessimo goduto del pieno appoggio, politico e finanziario,del Governo sin dal momento in cui le cellule staminali embrio-nali furono isolate per la prima volta all’Università del Wiscon-sin, nell’inverno del 1998, non credo che sarebbe irragionevo-le pensare che oggi saremmo alla sperimentazione sull’uomo.(…) È avvenuta una grave violazione del principio di separa-zione tra Stato e Chiesa nella gestione di questa nuova tecnica.Provi ad immaginare quello che sarebbe successo se lo svilup-po del vaccino contro la poliomelite fosse stato un problemacontroverso. Ci sono gruppi religiosi – i testimoni di Geova,credo – che pensano che la trasfusione di sangue sia un pecca-to. Cosa succederebbe se il Presidente, per qualche ragione,decidesse di ascoltare loro invece dei cattolici, il gruppo cui dàascolto in materia di ricerca sulle cellule staminali embrionali?A che punto saremmo con le trasfusioni?”.

Michael J. Fox: “Alcuni scienziati dicono che avverrà quel cheè stato per molti eventi rivoluzionari della nostra storia. Essi sisono sviluppati in tre fasi: durante la prima, la gente pensa cheè una pazzia; durante la seconda, la Chiesa si pronuncia con-

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tro; nella terza fase, l’evento cambia il mondo. Sulla clonazio-ne terapeutica e le cellule staminali siamo più o meno tra la fasedue e tre”.

Tony Blair: “La fondamentale distinzione è fra un processodove la scienza ci racconta i fatti e noi ci formiamo un giudi-zio, e un processo dove un giudizio a priori imbriglia la ricer-ca scientifica. Abbiamo il diritto di giudicare ma abbiamoanche il diritto di sapere. Un giudizio a priori marchiavaDarwin come eretico; la scienza ha dimostrato la sua enormeprofondità. Perciò, conosciamo i fatti, poi formiamoci un giu-dizio su come usarli o agire su di essi. Niente di tutto questo –per inciso – dovrebbe indebolire il principio di precauzione.Una scienza responsabile e una politica responsabile operanosul principio di precauzione. Ma quel principio dovrebbe far-ci procedere con cautela sulla base dei fatti; non evitare del tut-to di procedere, sulla base del pregiudizio”.

Nancy Reagan: “Si sta perdendo un sacco di tempo. Non si stafacendo nulla per le molte persone che potrebbero essere aiu-tate”.

Emma Bonino: “Il mondo dove io passo un certo tempo (Paesiarabi, ndr) non è molto diverso dal nostro: i fenomeni esternisaranno meno violenti – certo da noi non interrano più le don-ne e non le lapidano più per adulterio – ma anche lì lo Stato, leistituzioni, non hanno limiti, ed entrano nella vita delle personestabilendo che cosa è buono, che cosa è cattivo, che cosa è reato,in una confusione infinita tra peccato e reato. È per questo che citroviamo di fronte al blocco della ricerca scientifica”.

Sir Godfrey Hounsfield (Premio Nobel per la Medicina1979): “Do il mio pieno appoggio alla Vostra causa! Sono con-

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vinto che gli argomenti contro l’uso degli embrioni sovrannu-merari si basino su motivazioni emotive e siano prive di fon-damento scientifico. Ovviamente non ho bisogno di ricordar-Vi che avete alle spalle un celebre sostenitore: Galileo!”.

“Rapporto Busquin” della Commissione europea sullaricerca sulle cellule staminali embrionali: “È una questionedibattuta all’interno della comunità scientifica se le cellule sta-minali embrionali abbiano un potenziale maggiore delle cellu-le staminali adulte. Queste questioni sono state esaustivamen-te affrontate in molti rapporti nazionali di organismi consulti-vi, comitati etici e società specializzate, e nelle pubblicazioniscientifiche. Le conclusioni di questi rapporti pubblicati neimesi scorsi hanno sottolineato il fatto che è troppo presto persapere quali scoperte verranno dalla ricerca sulle cellule stami-nali embrionali o adulte e quali cellule staminali risponderan-no meglio alle necessità della ricerca di base e delle applicazio-ni cliniche”.

Angelo Vescovi: “Al momento presente, l’idea che le cellule sta-minali adulte siano equivalenti, e quindi possano sostituire lecellule staminali embrionali nella ricerca di base e a fini tera-peutici, non è solidamente fondata”.

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Tazebaodell’oscurantismo

Girolamo Sirchia: “Bisogna dire chiaramente, e affermarlocon le leggi, che la clonazione riproduttiva è un crimine con-tro l’umanità e che la clonazione terapeutica non è migliore,perché non differisce sostanzialmente dalla prima. Non vedocome si possa distinguere, se non dialetticamente, queste dueforme”.

Cardinale Joseph Ratzinger: “In un certo senso Hitler anti-cipò alcuni moderni sviluppi come la clonazione o la speri-mentazione medica sugli embrioni umani”.

Giovanni Paolo II: “Non può esserci pace autentica senzarispetto della vita, specie se innocente e indifesa qual è quelladei bambini non ancora nati. Un’elementare coerenza esige chechi cerca la pace difenda la vita. Nessuna azione per la pace puòessere efficace se non ci si oppone con la stessa forza agli attac-chi contro la vita in ogni sua fase, dal suo sorgere sino al natu-rale tramonto. Il vostro, pertanto, non è soltanto un Movi-mento per la Vita, ma anche un autentico Movimento per lapace, proprio perché si sforza di tutelare sempre la vita.Insidie ricorrenti minacciano la vita nascente. Il lodevole desi-derio di avere un figlio spinge talora a superare frontiere inva-licabili. Embrioni generati in soprannumero, selezionati, con-gelati, vengono sottoposti a sperimentazione distruttiva e desti-nati alla morte con decisione premeditata. Consapevoli dellanecessità di una legge che difenda i diritti dei figli concepiti,come Movimento vi siete impegnati di ottenere dal Parlamen-

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to italiano una norma rispettosa, il più concretamente possibi-le, dei diritti del bambino non ancora nato, anche se concepi-to con metodiche artificiali di per sé moralmente inaccettabi-li. Colgo l’occasione per auspicare che si concluda rapidamen-te l’iter legislativo in corso e si tenga conto del principio che trai desideri degli adulti e i diritti dei bambini ogni decisione vamisurata sull’interesse dei secondi”.

Francesco D’Agostino (Presidente del Comitato Nazionaledi Bioetica): “Ritengo che la situazione attuale di vuoto legi-slativo per quanto riguarda lo statuto dell’embrione umano èinaccettabile anche se ovviamente non addebitabile al legisla-tore del codice civile in quanto all’epoca l’idea di avere embrio-ni al di fuori dell’utero materno era assolutamente inimmagi-nabile. Ma oggi come oggi lo statuto dell’embrione, soprattut-to di quelli conservati nelle banche degli embrioni, richiede unaregolamentazione legislativa. Capisco perciò benissimo leragioni che hanno mosso il movimento per la vita a pretende-re la modifica dell’articolo 1 del codice civile per il riconosci-mento della personalità giuridica dell’embrione. Non ritengopossibile che il diritto venga prima dell’etica. È l’etica che devevenire prima del diritto, perché nessuna norma giuridica, ancheformalmente ottimale, potrà mai avere un’applicabilità con-creta se non si radica in un sentimento etico preventivo. Quel-lo dell’embrione umano è ben più di un mero problema giuri-dico: si tratta di una questione ontologica ed etica, che sta allaradice della maggiore lacerazione spirituale del nostro tempo,incapace di riconoscere il valore assoluto della vita. In questosenso è importantissimo, ma non è di per sé sufficiente, che ildiritto riconosca formalmente la soggettività dell’embrione;bisogna che questo riconoscimento si fondi e presupponga lapiena consapevolezza sostanziale che la vita embrionale è auten-tica vita umana e che va protetta come ogni altra vita umana.

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È a partire da questo riconoscimento, che, ripeto, è al tempostesso ontologico ed etico, che devono mettersi al lavoro i giu-risti, per individuare le tecniche giuridiche ottimali, per ren-derlo socialmente operante”.

Giovanni Berlinguer (ex Presidente del Comitato Naziona-le di Bioetica): “Sono assolutamente critico in merito alla ricer-ca sugli embrioni umani congelati non utilizzati per la fertiliz-zazione assistita. (...) Sono convinto che, proprio perché si èdimostrato che le cellule staminali si possono trarre da altre fon-ti che non siano gli embrioni, è più che mai necessario trovareun equilibrio tra esigenze morali ed esigenze pratiche svilup-pando le ricerche sull’estrazione delle staminali da cellule adul-te e dal cordone ombelicale. (...) Spesso l’allarme sulla libertàdella ricerca minacciato si rivela ingiustificato”.

Comitato Nazionale per la Bioetica: “In relazione all’avviodel VI Programma Quadro di Ricerca dell’U.E. il MinistroMoratti ha richiesto al CNB se sia eticamente lecito:a) svolgere sul territorio nazionale ricerche utilizzanti embrio-ni umani anche soprannumerari che ne determinino la distru-zione; b) svolgere ricerche utilizzanti cellule staminali derivateda embrioni umani prodotte in data successiva all’avvio del VIProgramma Quadro di Ricerca dell’Unione Europea; c) pro-durre cellule staminali derivate da embrioni umani anchesoprannumerari.Considerando: a) che gli embrioni umani sono vite umane apieno titolo; b) che esiste quindi il dovere morale di semprerispettarli e sempre proteggerli nel loro diritto alla vita, indi-pendentemente dalle modalità con cui siano stati procreati eindipendentemente dal fatto che alcuni di essi possano esserequalificati -con una espressione discutibile, perché priva divalenza ontologica- soprannumerari; c) che (secondo il detta-

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to della c.d. Convenzione di Oviedo) la sperimentazione a lorocarico è giustificata unicamente se praticata nel loro specificointeresse e non possa essere giustificata dal pur rilevante inte-resse generale della società e della scienza e che quindi non pos-sa in alcun modo sostanziarsi nella loro distruzione; d) che laCarta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, proclama-ta a Nizza, riconosce l’esistenza di diritti fondamentali quali ildiritto all’integrità fisica e psichica di ogni individuo nei con-fronti delle applicazioni della medicina e della biologia; e) chel’eventuale finanziamento pubblico alla ricerca sugli embrioninon può che rafforzare e avallare ingiustificatamente l’erroneaopinione che gli embrioni siano un mero insieme di cellule, pri-ve di valore intrinseco, e quindi conseguentemente l’idea del-l’irrilevanza bioetica della vita umana nella fase embrionale; f )che la limitazione della sperimentazione agli embrioni sopran-numerari, oltre a non avere motivazione logica, ma solo occa-sionale e pragmatica, favorirebbe surrettiziamente la pratica diproduzione di embrioni in vitro a soli scopi di ricerca, indi-pendentemente cioè da specifiche finalità inerenti alla fecon-dazione assistita e in violazione quindi di consolidati principibioetici; g) che il prelievo di cellule staminali umane da embrio-ni, comportando la distruzione di questi ultimi, deve essere apari titolo stigmatizzato, anche per l’ulteriore effetto etica-mente inaccettabile di non orientare la ricerca verso la semprepiù promettente ed eticamente impeccabile utilizzazione di cel-lule staminali prelevate da cordone ombelicale o da feti spon-taneamente abortiti o di cellule staminali adulte”.

Bruno Vespa: “Giornali e televisioni usano interpellare chi puòdecidere dei destini nazionali con la propria forza in Parla-mento. I radicali hanno un solo deputato e la loro influenzareale su quanto accade alla Camera e al Senato è per forza dicose modestissima. Questo non vuol dire che le battaglie radi-

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cali siano inutili. Come di federalismo in Italia non si sarebbeparlato senza la Lega, le leggi sul divorzio e sull’aborto, comun-que le si giudichi, hanno il marchio di origine radicale. Anco-ra oggi le battaglie sull’eutanasia e sui cibi transgenici sonoimportantissime. Se esse tuttavia non sono al centro del dibat-tito politico, lo si deve alle posizioni che spaccano trasversal-mente i partiti. Nessun leader degli schieramenti principaliverrà mai in televisione a dire una parola definitiva su questoperché certamente una parte del suo movimento non lo segui-rebbe. Si tratta infatti (si pensi all’eutanasia) di scelte dettatedalla coscienza individuale che impediscono una direttiva omo-genea”.

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IL RAPPORTODELLA COMMISSIONE

DULBECCOSULLE CELLULESTAMINALI

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La composizione dellaCommissione

Il Ministro della Sanità, professor Umberto Veronesi, conDecreto Ministeriale del 6 settembre 2000, ha istituito la Com-missione di studio per l’uso di cellule staminali per finalità tera-peutiche, composta da 25 esperti in campo scientifico e dell’e-tica, e presieduta dal Premio Nobel Renato Dulbecco.

Presidente:Prof. RENATO DULBECCO Premio Nobel per la medicina

President Emeritus The Salk Institu-te for Biological Studies

Vicepresidenti:Prof. CLAUDIO BORDIGNON Direttore Scientifico H. S. RaffaeleProf. SILVIO GARATTINI Direttore Istituto di Ricerche Farma-

cologiche “Mario Negri”Membri:Prof. ADRIANO BOMPIANI Presidente Ospedale Pediatrico Bam-

bino Gesù Presidente On. ComitatoNazionale Bioetica

Prof. EDOARDO BONCINELLI Presidente della Società Italiana diBiofisica e Biologia Molecolare

Prof. RICCARDO CORTESE Presidente Istituto di Ricerche di Bio-logia Molecolare P. Angeletti (IRBM)Coordinatore Commissione MUR-ST per il Progetto IPERGEN sulpost-genoma

Prof. BRUNO DALLAPICCOLA Presidente Società Italiana di geneti-ca umana Direttore Scientifico “CasaSollievo della Sofferenza” di San Gio-vanni Rotondo

Prof. DOMENICO DI VIRGILIO Presidente Associazione Medici Cat-tolici Italiani Accademico Pontificio

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Prof. CARLO FLAMIGNI Direttore Istituto di Clinica Ostetri-ca e Ginecologica I “P. Sfameni” diBologna Membro Comitato Nazio-nale per la Bioetica

Prof. UMBERTO GALIMBERTI Ordinario di Filosofia della storiaProf. ENRICO GARACI Presidente Società Italiana di micro-

biologiaProf.ssa RITA LEVI MONTALCINIPremio Nobel per la medicinaProf. LUIGI LORENZETTI Direttore della “Rivista di Teologia

Morale”Prof. LUCIO LUZZATTO Direttore Scientifico Istituto nazio-

nale per la ricerca sul cancroProf. GIACOMO MARRAMAO Ordinario di Filosofia della politicaProf. MAURIZIO MORI Segretario Consulta di BioeticaProf. DEMETRIO NERI Ordinario di BioeticaProf. GIUSEPPE NOVELLI Docente di genetica umanaProf. PIERGIUSEPPE PELICCI Direttore Dipartimento di oncologia

sperimentale, Istituto Europeo diOncologia

Dott.ssa LIVIA POMODORO Presidente del Tribunale per i Mino-renni – Milano

Prof. CARLO ALBERTO REDI Dipartimento di biologia animale,Università degli Studi di Pavia

Prof. STEFANO RODOTÀ Garante per la protezione dei dati per-sonali

Prof. SERGIO ROSTAGNO Docente di teologia sistematica pres-so la Facoltà Valdese di Teologia,Roma, Coordinatore del Gruppo dilavoro sui problemi etici presentatidalla scienza della Tavola Valdese

Prof. LEONARDO SANTI Presidente Comitato Nazionale per laBiosicurezza e le Biotecnologie

Prof. GIROLAMO SIRCHIA Direttore Centro Trasfusionale e diImmunologia dei Trapianti, Ospeda-le Maggiore di Milano

Card. ERSILIO TONINI Arcivescovo Emerito di RavennaSegretario:Prof. RICCARDO POLI Dirigente Medico Dipartimento del-

la Programmazione, Ministero dellaSanità

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Relazionedella Commissione di studio sull’utilizzo di cellule staminali per finalità terapeutiche

Questa relazione è il risultato dei lavori della Commissioneministeriale sull’utilizzazione delle cellule staminali, al fine diesaminare le problematiche relative all’uso di cellule staminalia scopi terapeutici e di chiarire il reale potenziale di sviluppo edi applicabilità di questo settore della ricerca in Italia.La Commissione si è insediata il 20 settembre 2000, alla pre-senza del Ministro, professor Umberto Veronesi, come daDecreto Ministeriale del 6 settembre 2000. La Commissionesi è successivamente riunita nelle date del 13 ottobre e del 14e 19 dicembre, sotto la direzione del Presidente, professorRenato Dulbecco, per rispondere in modo articolato alledomande presentate sul tema dal Ministro della Sanità. L’attoconclusivo dei lavori della Commissione avrà luogo il 28dicembre 2000 con la presentazione del documento finale inun incontro tra la Commissione riunita ed il Ministro.Il presente documento è diviso in tre parti che rispecchiano illavoro svolto dalla commissione stessa:

Cap. 1 – Relazione della sottocommissione tecnica, che haaffrontato gli aspetti scientifici del tema1a – Prefazione1b – Definizioni ed elementi tecnici1c – Diversi tipi di cellule staminali

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1d – Trasferimento nucleare per produrre cellule staminaliautologhe (TNSA)1e – Applicazioni terapeutiche attuali delle cellule staminali1f – Prospettive terapeutiche potenziali1g – Conclusioni sugli aspetti scientifici

Cap. 2 – I quesiti etici emersi dal lavoro della sottocom-missione tecnica

Cap. 3 – Dibattito sugli aspetti etici

Cap. 4 – Raccomandazioni

Nel suo insieme la relazione è organizzata per dare risposte con-crete alle domande poste dal Ministro della Sanità sul tema. Va sottolineato che tutte le tematiche hanno avuto un’ampiadiscussione collettiva e che il lavoro delle sottocommissioni èstato sistematicamente rivisto dalla Commissione nel suoinsieme.

Capitolo 1RELAZIONE DELLA SOTTOCOMMISSIONE TECNICA

Questa relazione viene stilata su richiesta del Ministro dellaSanità, professor Umberto Veronesi, al fine di esaminare le pro-blematiche relative all’utilizzo di cellule staminali ai fini tera-peutici e di chiarire il reale potenziale di sviluppo e di applica-bilità di questo settore della ricerca in Italia.

1A PREFAZIONE

La distruzione dell’architettura tissutale di un organo, legataalla morte delle cellule che lo costituiscono, è alla base dellamaggioranza delle patologie che affliggono la popolazione deipaesi industrializzati. Un approccio terapeutico risolutivo mira

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alla ricostruzione del tessuto alterato tramite trapianto di nuo-ve cellule che possano sostituire quelle distrutte o alterate dal-la malattia. A livello clinico questa strategia terapeutica si fon-da nella maggior parte dei casi sul trapianto di organi da dona-tore cadaverico, o più raramente da donatore vivente. Pur-troppo, questa tecnologia salvavita ha due limiti fondamentaliche ne precludono l’estensione alla maggior parte dei pazientiche potrebbero beneficiarne. Questi limiti sono rappresentatidalla scarsità di organi da trapiantare e dalla necessità di immu-nosoppressione cronica per prevenire il rigetto dell’organo.Le cellule staminali, siano esse embrionali, fetali, da cordoneombelicale o adulte rappresentano un’importante prospettivaper la rigenerazione di organi danneggiati.Infatti, la possibilità di espandere in vitro queste cellule fino aquantità elevatissime, se non proprio illimitate, risolverebbe ilproblema legato alla disponibilità di materiale biologico da uti-lizzare in fase di trapianto. Quanto al problema della compati-bilità con il sistema immune del ricevente, soltanto cellule sta-minali derivate dal paziente stesso risolverebbero completa-mente anche questo problema.Mentre questo è possibile nel caso degli epiteli, in altri casi l’or-gano affetto potrebbe contenere cellule staminali già compro-messe dalla patologia in atto o addirittura non possedere alcu-na cellula staminale (ad esempio, non esistono, al momento,solide evidenze che il tessuto cardiaco e quello pancreatico con-tengano cellule staminali).In questi casi si rende necessario esplorare tutte le possibilialternative sperimentali teoricamente e praticamente perse-guibili quali la trans-determinazione di cellule staminali didiversi tessuti – grazie alla quale cellule di un tessuto possonovenire “riconvertite” in cellule di un altro tessuto, anche didiversa origine embriologica – o l’uso di cellule totipotenti sta-minali embrionali, a partire dal nucleo di cellule somatiche

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del paziente trasferite in una cellula uovo enucleata.La notizia riguardante la liberalizzazione dell’utilizzo di cellulestaminali embrionali umane per finalità sperimentali e tera-peutiche da parte dei governi inglese ed americano ha attrattol’attenzione dei media e ha generato numerose discussioni epolemiche che hanno portato a confondere il concetto di clo-nazione, anche terapeutica, con quello di cellula staminale ingenerale. Questi concetti sono quindi chiariti in modo sinteti-co qui di seguito.

1B DEFINIZIONI ED ELEMENTI TECNICI

Al fine di chiarire la sostanziale differenza tra clonazione, clo-nazione terapeutica e cellule staminali è necessario introdurrealcun concetti fondamentali.➢ Clone (cellulare): una popolazione di cellule che derivano

da una singola cellula per duplicazione cellulare.➢ Clonazione cellulare: è la produzione di un clone cellula-

re.➢ Clonazione di un organismo: produzione di un nuovo

organismo, geneticamente identico all’organismo donatoredella cellula impiegata per la clonazione, in assenza dellafusione dei gameti. Nel caso delle piante questo avvienespesso spontaneamente. Negli organismi superiori che uti-lizzano la riproduzione sessuale (come nei mammiferi) que-sto avviene spontaneamente solo nel caso di una divisioneembrionale spontanea, che porta alla formazione di gemel-li monozigoti (geneticamente identici).

➢ Clonazione sperimentale di un organismo superiore: laclonazione di un organismo superiore si può ottenere sepa-rando l’una dall’altra singole cellule derivate da un embrionea stadi di sviluppo precoci (e cioè fino a 8 cellule) le quali, dasole, sono poi in grado di formare un intero nuovo organi-

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smo. Da notare che non è necessario “avviare una vita e poiterminarla” per perseguire questo approccio, dal momentoche tali cellule potrebbero, in principio, essere prelevate dal-l’embrione senza, di fatto, danneggiarlo. La tecnica attual-mente più in uso per la clonazione di mammiferi si basa sultrasferimento del nucleo da cellule somatiche in un oocitaenucleato. Questa tecnica può essere applicata sia per scopiriproduttivi (generazione di un organismo adulto clonato),sia per ottenere cellule staminali embrionali autologhe attra-verso la generazione di un organismo clonato allo stadioembrionale. È però anche possibile ottenere, con un approc-cio simile, cellule totipotenti senza passare attraverso lo sta-dio embrionale. Nonostante l’impropria definizione di “clo-nazione terapeutica” utilizzata in questo contesto nel rappor-to Donaldson, questo procedimento ha come fine la produ-zione di cellule e tessuti somatici con un genoma nucleareidentico a quello del donatore, ma non corrisponde automa-ticamente alla formazione dell’embrione, potendosi inter-rompere molto prima, per la sola riderivazione di linee cellu-lari. Per una trattazione più dettagliata si veda il paragrafo1D: “Trasferimento nucleare per la produzione di cellulestaminali autologhe (TNSA)”.

➢ Cellula staminale: le cellule staminali sono cellule non spe-cializzate in grado di dividersi dando origine contempora-neamente ad una cellula staminale (uguale alla cellulamadre) ed una cellula precursore di una progenie cellulareche alla fine darà a sua volta origine a cellule terminalmen-te differenziate (mature). Si definiscono totipotenti le cel-lule staminali che possono dar luogo a tutti i tessuti, multi(o pluri) potenti quelle che possono dar luogo ad alcuni tipicellulari o tessuti ed unipotenti, quelle che possono dar luo-go soltanto ad un tipo cellulare.

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1C DIVERSI TIPI DI CELLULE STAMINALI

➢ Cellule staminali fetaliLe cellule staminali fetali sono derivate da aborti. Si trattapertanto di materiale cadaverico ed il suo utilizzo equivaleall’utilizzo di organi da cadaveri. Dal punto di vista biolo-gico, le cellule staminali fetali possiedono caratteristicheintermedie tra quelle embrionali e quelle adulte. Sono gene-ralmente pluripotenti e deputate all’accrescimento peri-natale dei tessuti. I pochi studi finora disponibili non per-mettono di trarre conclusioni definitive sulle loro capacitàdi crescita, differenziamento ed integrazione funzionale neivari tessuti. Si rendono pertanto necessari studi addiziona-li finalizzati a chiarire le potenzialità proliferative e diffe-renziative di queste cellule.

➢ Cellule staminali embrionali eterologheLe cellule staminali embrionali (ES) derivano dalla regioneinterna dell’embrione (embrioblasto o inner cell mass) pri-ma del suo impianto nella parete dell’utero. Dotate di ele-vata capacità proliferativa, le cellule ES sono in grado di dareorigine a tutti i tipi cellulari presenti nell’organismo e perquesto potenzialmente utili per la terapia delle patologieumane. Queste cellule possono essere isolate da blastocistie cresciute in vitro con particolari e costose metodiche chene mantengono inalterate le proprietà di plasticità e toti-potenza per periodi di alcuni anni (Evans e Kaufman, Natu-re 292: 154-6, 1981).

➢ Ciò consente, a partire da poche decine di cellule, di otte-nerne centinaia di milioni con le stesse caratteristiche epotenzialità iniziali. Quando aggregate con un embrioneprecoce possono integrarsi nell’embrione e successivamen-te crescere e differenziarsi in tutti i tipi cellulari del nuovo

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organismo senza causare nessun disturbo alla crescita e svi-luppo di quest’ultimo. In più, sono stati messi a punto par-ticolari metodiche “in vitro” che guidano il differenzia-mento delle cellule ES in specifici tipi cellulari per genera-re, ad esempio, una grande quantità di neuroni (Okabe etal., Mech Dev 59:1 89-102, 1996), cellule della glia (Bru-stle et al., Science 285: 754-756, 1999), cardiomiciti e pro-genitori ematopoietici (Keller e Snodgrass, Nat Med 2 151-2, 1999 ).Recentemente, sono state isolate cellule staminali umane apartire da precocissimi embrioni (non più necessari per gliscopi terapeutici prefissati) ottenuti con tecniche di IVF edonati da individui informati e consenzienti (Thomson etal., Science 282 1145-7, 1998). Dai primi risultati pubbli-cati nella letteratura scientifica internazionale, possiamoarguire che queste cellule embrionali staminali (ES) umanedovrebbero comportarsi “in vitro e in vivo” come quellemurine, possedendo una elevatissima plasticità e flessibilitànel generare qualsiasi tipo di cellula matura (Schuldiner etal., Pnas 97, 11307-11312, 2000).Cellule staminali embrionali possono quindi essere prodot-te con questa finalità da embrioni congelati, prodotti ineccesso rispetto alle necessità della fecondazione in vitro. InGran Bretagna il loro numero è di varie decine di migliaia.In Italia non esiste un registro di questi embrioni e di con-seguenza se ne ignora il numero esatto ma è plausibile cheil numero sia comunque elevato.In pratica esiste una enorme sproporzione tra l’abbondan-za di embrioni prodotti e l’assenza di soggetti interessati adimpiantarli nel proprio utero.Esiste poi un problema biologico importantissimo e total-mente inesplorato: la durata di vitalità di questi embrioni.Nei roditori il congelamento di cellule e di embrioni ne

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riduce, col tempo la vitalità. Il che significa che dopo uncerto numero d’anni, solo una piccola percentuale diembrioni congelati riprende lo sviluppo embrionale con unrischio elevato di aborti e malformazioni.Nell’uomo queste informazioni mancano ma è presumibi-le che il fenomeno sia generale per i mammiferi.In ogni caso, cellule ES, così ottenibili in grande numeropotrebbero essere particolarmente utili per poter studiare imeccanismi che ne regolano proliferazione e differenzia-mento in vari tessuti, permettendo quindi di ottenere unaconoscenza preziosa. Infine, va considerato un loro direttoimpiego terapeutico in quelle forme di terapia in utero operi-natale dove il sistema immunitario del paziente “impa-rerebbe” a riconoscere come proprie le cellule trapiantate(tolleranza).In alternativa all’utilizzo di embrioni sovrannumerari, esi-ste la possibilità eventuale di isolare cellule embrionali inmodo da non provocare la soppressione dell’embrione.Questo sarebbe ottenibile mediante un prelievo selettivodi un numero limitato di cellule ES a stadi precoci di svi-luppo quali quello di morula e di blastocisti che, quindi,non implicherebbe la distruzione dell’embrione medesi-mo. Sebbene ciò sia tecnicamente fattibile, grazie a meto-diche di prelievo standardizzate, mutuate dalla diagnosti-ca preimpianto in tecniche IVF, alcune considerzioni dinatura tecnica sono d’obbligo. Mentre non si può esclu-dere che in un numero limitato di casi la morula-blastoci-sti potrebbe non mantenere intatto il proprio potenziale disviluppo post-prelievo, il problema saliente è rappresenta-to dalla difficoltà di espandere in coltura il numero limi-tato di cellule ottenibili dal prelievo, in modo da ottenerela quantità di cellule necessaria per applicazioni terapeuti-che. Questa difficoltà sembrerebbe attualmente superata

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dai risultati ottenuti da Michael Amit e coll. (Dev.Biol.327, 271-278) che hanno recentemente dimostrato la sta-bilità fenotipica e genotipica di cellule ES umane clonatein vitro per un periodo di otto mesi di coltura. Queste lineeottenute da singole cellule mantengono la capacità repli-cativa e la pluripotenza a lungo termine, senza modifica-zioni del cariotipo e dei telomeri.Quest’ultimo è un punto critico poiché, mentre la stabilitàfunzionale e fenotipica è prerogativa assoluta della cellulastaminale “bona fide” (Potten and Loeffler, Development1990, 110, pp 1001-1020.), non è altrettanto certo che ilprelievo permetta di isolare “vere” cellule ES ad ogni tenta-tivo. Infatti, l’organismo nel suo complesso deriva da sole3-4 delle circa 100 cellule che compongono la blastocisti(vedi: “Clonal expression in allophenic mice”. Symp. Int.Soc. Cell Biol. 9:15, 1970 e C.L. Markert e R.M PettersScience, 1978, 202:56,) e non è chiaro se questa minoran-za di cellule è pre-costituita o se tutte le cellule della bla-stocisti posseggono un uguale potenziale.Infine, va ricordato che linee stabili di cellule ES si svilup-pano solo dall’epiblasto delle blastocisti (F.A. Brook e R.L.Gardner, Pnas, 94:5709-5712, 1997) e che il corredo cro-mosomico delle cellule prelevate non è necessariamentesempre identico a quello della rimanente morula-blastoci-sti. Va sottolineato che le colture di cellule ES umane fino-ra prodotte sono state ottenute a partire da cellule isolatemediante immunomicrochirurgia dalla massa cellulareinterna della blastocisti umana (rappresentante lo stadiodell’embrione umano corrispondente a circa il 5° giorno disviluppo): tale tecnica di prelievo ha finora comportato ladistruzione della blastocisti (Reubinoff et al., Nature Biote-chnology 18:399-404, 2000). Risulta quindi evidente comequesto approccio rappresenti una linea di ricerca che lascia

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impregiudicato l’aspetto etico relativo all’impiego di moru-le-blastocisti criopreservate.Esiste infine, un tipo particolare di cellule staminali embrio-nali, le cellule germinali primordiali, ottenute dalle gonadidi feti abortivi, e fatte trasformare “in vitro” in cellule EG(Shamblott et al., Proc Natl Acad Sci USA 95:13726-31,1998). Al momento le cellule EG sembrano essere menoadatte delle cellule ES per un uso clinico, per problemi diimprinting genetico (Tada et al., Dev Genes Evol 207: 551-61, 1998). Va tenuto presente, su questo punto specifico,che le cellule ES, nel loro stato indifferenziato, se iniettateper sé o come contaminante di cellule preventivamente sot-toposte a procedure di differenziamento, possono dare ori-gine a teratocarcinomi in vivo. Si rende quindi necessariouno studio approfondito degli elementi di sicurezza asso-ciati alla procedura di trapianto di cellule staminali diffe-renziate in vitro ed all’identificazione di una, anche mini-ma, residua presenza di cellule ES indifferenziate.

➢ Cellule staminali da cordone ombelicaleLe cellule staminali del cordone ombelicale hanno suscita-to grande interesse, soprattutto negli USA, data la possibi-lità di creare una banca di cellule autologhe per ogni neo-nato all’atto della nascita (Fasouliotis & Schenker, Eur JObstet Gynecol Reprod Biol. 2000, 90:13-25, 2000). Questecellule potrebbero in seguito essere utilizzate, anche dopodecenni, per curare patologie insorte nella vita adulta. Sitratta al momento di un’applicazione meramente commer-ciale, dato il grande sforzo organizzativo ed economico chetale iniziativa comporterebbe, a fronte di ricadute modestesulla popolazione nel suo complesso.Sebbene cellule di varia natura, ma tutte derivate da cordo-ne ombelicale, possano venire impiegate per il trattamento

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di numerose patologie umane, ad oggi le cellule staminaliombelicali “bona fide” sono state considerate capaci di dareorigine soltanto a cellule del sangue. Questo ne fa un impor-tante elemento di trattamento di patologie ematologichenel contesto del trapianto allogenico.La loro potenziale capacità di dare origine ad altri tessuti èfino ad oggi, in gran parte, inesplorata.

➢ Cellule staminali adulteLe cellule staminali adulte provvedono al mantenimento deitessuti in condizioni fisiologiche ed alla loro riparazione inseguito a un danno; questa capacità riparativa non è illimi-tata a giudicare dalle patologie che compromettono la fun-zione degli organi, nonostante il tentativo di rigenerazione.Tali cellule erano fino a pochi anni fa considerate tessuto-specifiche poiché si riteneva che fossero specializzate nelgenerare cellule mature tipiche del tessuto in cui risiedono.In realtà studi recenti hanno mostrato un’inattesa plasticitàdelle cellule staminali adulte. Il caso più emblematico è rap-presentato dal transdifferenziamentto di cellule staminalineurali adulte in cellule mesodermiche ematopoietiche(Bjornson C.R. et al., Science 283:534-7, 1999). Tale “sal-to” differenziativo tra cellule di foglietti embrionali diversisi osserva con cellule staminali di adulto sia inserite in tes-suti embrionali, sia in tessuti adulti (Taylor G. et al., Cell102:451-61, 2000, Clarke D.L. et al., Science 288:1660-3,2000, Galli et al., Nat. Neurosci, 3, 986-91, 2000) e riguar-da anche le cellule del midollo osseo che possono dare ori-gine a muscolo (Ferrari et al., Science, 1998) ed a cellule epa-tiche (Petersen et al., 1999, 2000), e cellule muscolari chepossono colonizzare il sistema ematopoietico (Gussoni etal., Nature 1999). Sulla base di quanto appena descritto, sipossono trarre alcune considerazioni essenziali sul possibi-

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le utilizzo di cellule staminali adulte tessuto specifiche nell’ambito terapeutico.Primo, tali cellule esistono anche in organismi adulti, ma illoro isolamento e la loro coltivazione estensiva, eccezion fat-ta per le cellule staminali cutanee e mesenchimali, sono almomento limitati ai roditori. Si rendono quindi necessariforti investimenti nel campo delle cellule umane emato-poietiche, neurali, muscolari, e mesodermiche in generale.Secondo, il problema dell’utilizzo clinico di tali cellule èstrettamente legato alla possibilità pratica di espanderle “invitro” in modo efficiente. Ad oggi questo è estremamentedifficile ed, in concomitanza con possibili fenomeni di sene-scenza ipotizzabili in queste cellule, potrebbe rappresentareun limite all’effettiva fattibilità di questo approccio. Infat-ti, tentativi terapeutici con cellule staminali adulte hannoin alcuni casi (es: trapianto di midollo osseo in topi affettida distrofia muscolare) ottenuto risultati modesti dal pun-to di vista dell’efficacia clinica (Gussoni et al., Nature 1999).Terzo, ma non ultimo, è possibile che la specificità delle cel-lule staminali adulte per il proprio tessuto di appartenenzanon sia così stringente, ma che sia immaginabile un approc-cio terapeutico tramite il quale cellule di un tessuto, peresempio la cute, possano venire coltivate ed istruite a pro-durre cellule di un altro organo, per esempio il cervello, alfine di rendere possibile la ricostruzione tissutale cellulo-mediata di tipo autologo.

1D TRASFERIMENTO NUCLEARE (TNSA)

In questo caso le cellule ES sono isolate da cellule dell’embrio-blasto derivato dal trasferimento del nucleo di una cellulasomatica adulta del paziente in una cellula uovo enucleata.Queste cellule ES posseggono quindi lo stesso genoma nuclea-

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re dell’individuo donatore della cellula somatica il quale, quin-di, non le rigetterebbe qualora queste cellule ES clonate venis-sero trapiantate, dopo differenziamento, in un suo organo. Daqueste considerazioni emerge come questo procedimentoavrebbe l’enorme vantaggio di stabilire cellule ES immunolo-gicamente compatibili per autotrapianto. Nel caso di malattiegenetiche, queste cellule potrebbero essere geneticamente‘curate’ in vitro prima del trapianto. Nell’esaminare le tecnichedi derivazione di cellule ES autologhe assumiamo quale scopofinale esclusivo quello di sviluppare metodologie per l’otteni-mento di cellule per il trattamento di pazienti. In breve, si trat-ta di riprogrammare il nucleo di cellule somatiche prelevate dalpaziente, tramite il contatto con il citoplasma di un oocita. Nel-la pubblicistica contemporanea questa procedura è stata chia-mata clonazione terapeutica, un termine, di fatto, chiaramen-te opinabile. Infatti, un oocita ricostituito con il nucleo di unacellula somatica adulta non può considerarsi uno zigote in sen-so classico, in quanto non deriva dall’unione di due gameti. Ariprova di ciò sta il fatto che l’oocita così ricostituito non dàspontaneamente luogo allo sviluppo embrionale, poiché ciòpuò avvenire solo grazie a stimolazioni artificiali che lo forza-no a svilupparsi in blastocisti. Solo poche tra queste blastocistihanno l’effettiva capacità di formare un embrione e quindi unfeto se trasferite in utero. Si noti che l’oocita ricostituito può,invece, essere indotto a proliferare ed incanalarsi verso la for-mazione delle sfere embrioidi (non di blastocisti) la cui diffe-renziazione può essere indirizzata verso specifici stipiti cellula-ri. Quindi, in ultima analisi, l’oocita ricostituito con il nucleodi una cellula somatica del paziente è assai più simile ad unapotenziale forma di espansione cellulare (per via asessuata) delpaziente stesso, analoga a quella già oggi praticata quando pre-lievi bioptici di derma vengono amplificati per la produzionedi ‘cute artificiale’, tecnica preziosa nella terapia dei grandi

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ustionati. Infatti, il processo per cui il nucleo di una cellulasomatica, trovandosi nel citoplasma dell’oocita, riacquista lecapacità di cellula staminale non è molto dissimile da quelli chesi attuano quando cellule normalmente quiescienti prelevatedal corpo di un paziente adulto vengono indotte a proliferare“in vitro” stimolandole con ‘fattori di crescita’. È perciò preve-dibile ed auspicabile che la attuale dipendenza dagli oociti didonna possa venire rimpiazzata da tecniche che prevedonol’impiego di estratti citoplasmatici di altre specie animali, ocitoplasti prodotti artificialmente, così da poter effettuare inprovetta la riprogrammazione genetica dei nuclei delle cellulesomatiche. Prevenendo possibili pressioni sulla salute delladonna (come ricordato dal recente documento europeo Ethi-cal aspects of human stem cell research and use), tale approcciorisulta particolarmente interessante.

1E APPLICAZIONI ATTUALIDELLE CELLULE STAMINALI

Una analisi critica della letteratura scientifica internazionalesulle cellule staminali porta a definire alcuni criteri utili allanostra riflessione da cui emerge la grande potenzialità di svi-luppo di terapie utili al trattamento di tutto un ampio venta-glio di patologie.

1) Trapianto di cellule ematopoietiche (trapianto di midol-lo)➢ Applicazioni terapeutiche del trapianto autologo di cellule

staminali ematopoietiche.Il trapianto autologo di cellule staminali ematopoieticheconsente la ripresa dell’emopoiesi dopo la somministrazio-ne di dosi mieloablative di chemioterapia e radioterapia. Diseguito si riportano, in tabella, le indicazioni cliniche tra i

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tumori solidi e le neoplasie ematologiche per i quali è rico-nosciuta un’indicazione a chemioterapia ad alte dosi conautotrapianto di cellule staminali ematopoietiche, accantoad una proiezione dell’attività prevista per l’anno 2001 inItalia.

Tabella 1Carcinoma mammario 130Neuroblastoma 20Tumori germinali 15Sarcoma di Ewing 10Microcitoma 10Carcinoma ovarico 10Altri tumori solidi 20Linfoma di Hodgkin 190Leucemia linfatica cronica 30Leucemia linfatica acuta 70Leucemia mieloide cronica 40Leucemia mieloide acuta 300Sindromi mielodisplastiche 20Mieloma multiplo 500Linfoma non Hodgkin 650

La somministrazione di alte dosi di chemioterapia ad azioneimmunosoppressiva con successivo trapianto autologo di cellu-le staminali, è stata di recente valutata in pazienti affetti damalattie autoimmuni severe, con risultati favorevoli in malattienon responsive ai trattamenti con dosi convenzionali di farmaciimmunosoppressori. In un recente Consensus Meeting Euro-peo (Basel, ottobre 2000), sulla base delle risposte favorevoliottenute negli studi di fase I-II in più di 250 pazienti, sono statidefiniti criteri clinici di arruolamento a protocolli internaziona-li randomizzati di fase III per 10 pazienti con lupus eritematoso

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sistemico, sclerosi sistemica, sclerosi multipla, artrite reumatoi-de, vasculiti sistemiche, citopenia autoimmuni; in tali studiverrà confrontato l’impatto curativo di una profonda immuno-soppressione rispetto a trattamenti convenzionali in questemalattie a rilevante incidenza nella popolazione giovane.

➢ Applicazioni terapeutiche del trapianto allogenico dicellule staminali ematopoieticheIn aggiunta all’azione antitumorale della chemioterapia eradioterapia somministrate nel regime di condizionamen-to al trapianto, l’infusione di cellule staminali allogenicheoffre il potenziale curativo dell’effetto immuno-mediatodel sistema immunitario del donatore nei confronti dellaneoplasia del paziente(effetto del trapianto verso la leuce-mia, Graft versus Leukemia effect).Numerose osservazioni cliniche e sperimentali hanno con-sentito di attribuire il potenziale curativo del trapianto dicellule staminali allogeniche proprio all’azione antitumo-rale del sistema immune del donatore trapiantato nelpaziente. Il riconoscimento del ruolo centrale esercitatodalla componente immunologica nel contesto del trapian-to allogenico, ha di recente consentito lo sviluppo di pro-tocolli di radiochemioterapia a bassa intensità di dose, alfine di estendere a pazienti anziani, a pazienti con malat-tia avanzata e con tumori solidi, una procedura con unpotenziale di cura significativamente superiore a terapiestandard.Di seguito, in tabella, si riportano le indicazioni cliniche trale neoplasie ematologiche e i tumori solidi per i quali è rico-nosciuta un’indicazione a chemioterapia ad alte dosi contrapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche,accanto ad una proiezione dell’attività prevista per l’anno2001 in Italia.

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Tabella 2Carcinoma renale 25Carcinoma mammario 20Altri tumori solidi 30Linfoma di Hodgkin 10Leucemia linfatica cronica 10Leucemia linfatica acuta 200Leucemia mieloide cronica 150Leucemia mieloide acuta 400Sindromi mielodisplastiche 50Mieloma multiplo 50Anemia aplastica 20Talassemie 110Linfoma non Hodgkin 70Altre neoplasie ematologiche 30

➢ Applicazioni terapeutiche del trapianto allogenico dicellule staminali ematopoietiche prelevate da sangue dicordone ombelicale.In alternativa al midollo osseo e alle cellule staminali da san-gue periferico, il sangue da cordone ombelicale prelevatoalla nascita è attualmente utilizzato quale sorgente alloge-nica di cellule staminali ematopoietiche. Le cellule da cor-done ombelicale offrono alcuni vantaggi teorici rispetto allecellule da sangue midollare e periferico di adulto, in ragio-ne della loro immaturità immunologica e dell’elevatopotenziale di ripopolamento midollare e immunologico.Principale limitazione è la quantità limitata di cellule sta-minali presenti in un’unità di cordone, che condiziona l’e-stensione ad una popolazione adulta di alto peso corporeo.Il trapianto allogenico di cellule da cordone ombelicale haconosciuto notevole espansione nel corso degli ultimi anni,

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raggiungendo una quota complessiva di circa 2.000 tra-pianti nel mondo. Le indicazioni cliniche sono sovrappo-nibili a quelle previste per il trapianto di cellule staminalida altre sorgenti.

1) Trapianto di cellule staminali cutanee (trapianto di epi-dermide)Cellule staminali di epitelio autologo possono essere colti-vate ed espanse “in vitro” (Jones and Watt, Cell, 73: 713-724) ed utilizzate per coprire permanentemente lesioni este-se della cute e della mucosa (Pellegrini et al., Transplanta-tion, 68: 868-79, 1999). Sebbene tale approccio venga oggiapplicato a lesioni da bruciatura, da fistole diabetiche, o daepidermolisi bollosa (Dellambra et al., Hum. Gen. Ther. 9,1359-70, 1998), l’utilizzo di questa tecnica è prevedibile inaltri tipi di patologie cutanee quali terapia genica nelle neo-plasie ed infezioni cutanee (Garlick and Fenjves, Crit. Rev.Oral. Biol. Med. 7, 204-21, 1996) ed in mosaicismi soma-tici e funzionali.Infatti, questa strategia terapeutica potrà essere utilizzataper trattare pazienti affetti da nevo epidermico con quadroistologico di ipercheratosi epidermolitica (OMIM 600648),che rappresenta la variante a mosaico dell’eritrodermia ittio-siforme congenita bollosa. Analogamente lo stesso proto-collo si potrà applicare a pazienti affetti da piebaldismo(OMIM 172800), una malattia autosomica dominante chesi manifesta con lesioni acromiche localizzate e presenti allanascita, in cui non sono presenti melanociti.

1F PROSPETTIVE TERAPEUTICHE POTENZIALI

Oltre a questi tipi di trapianto, esistono numerose patologieche potranno venire curate utilizzando cellule staminali ES e/o

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tessuto specifiche. Alcuni esempi vengono discussi di seguito.

A – Rigenerazione di cellule e tessuti.Come già discusso, la maggiore applicazione delle cellule sta-minali è quella di sostituire cellule o tessuti danneggiati o nonfunzionanti e quindi di essere potenzialmente efficaci in uncontesto di terapia cellulare/tissutale sostituendo così il tra-pianto di organo da cadavere.

B – Terapia cellulare per:• la ricostruzione del midollo spinale danneggiato da trau-mi fisici mirato a dare quindi una speranza ai tanti para-plegici. Per esempio, questa possibilità è già sperimentatanel ratto, dove è stata sfruttata la trasformazione dei pre-cursori degli oligodendrociti in cellule che producono mie-lina nel midollo spinale);• malattie degenerative del sistema nervoso (Alzheimer,morbo di Parkinson, malattia di Huntington, sclerosi late-rale amiotrofica, malattie ecotossicologiche, post-traumati-che, da abuso farmacologico, da danno ischemico, ecc.);• malattie muscolo-scheletriche (displasia ossea, malattieprogressive delle giunzioni ossee, osteogenesis imperfecta,miopatie primitive);• malattie infiammatorie di natura sistemica (sindrome diSjögren), attraverso la sostituzione delle cellule delle ghian-dole salivari atrofiche dei malati;• malattie degenerative della retina, della cornea e dell’ap-parato uditivo, i cui tessuti sono stati danneggiati per cau-se genetiche o traumatiche:• ricostituzione del tessuto cardiaco dopo un infarto acutodel miocardio e riparazione dei vasi sanguigni da processipatologici progressivi come l’arteriosclerosi e l’ipertensione;• malattie metaboliche tipo lisosomiali, causate dal blocco

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di specifici sistemi catabolici e dal conseguente accumulonei lisosomi delle sostanze non degradate.

C – Terapia genicaLe cellule staminali sono in grado di accettare e tollerare, mol-to meglio di cellule mature, geni introdotti dall’esterno con tec-niche d'ingegneria genetica, mirate a correggere l’effetto pato-logico di geni difettosi o mutati mediante trasferimento geni-co; proprio per la loro capacità di trattenere stabilmente taligeni esogeni nel tempo, costituirebbero il substrato ideale perfungere da vettori cellulari per la terapia genica, consentendoquindi il superamento di alcune difficoltà tecniche, attual-mente insormontabili, dovute alla perdita progressiva di espres-sione di geni esogeni inseriti a scopo terapeutico in tessuti dicellule adulte mature.Un singolo trasferimento di gene in una cellula staminale ren-derebbe infatti disponibili cellule del sangue, della pelle, delfegato, e perfino del cervello “corrette”. Quindi, le cellule sta-minali, embrionali o adulte, potrebbero rappresentare la solu-zione ottimale in terapia genica proprio perché in grado digenerare le cellule necessarie in quantità molto rilevanti.

1G CONCLUSIONI SUGLI ASPETTI SCIENTIFICI

➢ L’impattoÈ possibile stimare, sebbene in via del tutto preliminare,che, su un numero totale di soggetti affetti da patologie cro-niche di circa 30 milioni nel nostro Paese, l’utilizzo dellecellule staminali di varia origine possa portare a svilupparemetodiche cliniche per il trattamento di un numero dipazienti che, comprendendo le patologie di origine cardio-vascolare, si avvicina ai 10 milioni di individui.Le problematiche relative all’uso dei diversi tipi di cellule

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staminali (e le possibili differenze nella loro efficacia tera-peutica), le ovvie conseguenze sulla qualità della vita sonotalmente forti da influenzare pesantemente le attuali scel-te strategiche di finanziamento pubblico della ricerca nel-la maggior parte dei paesi industrializzati. È chiaro chequeste scelte potrebbero modificare sensibilmente la poli-tica sanitaria dei prossimi decenni, ed è pertanto auspica-bile un cospicuo investimento di risorse sia economicheche umane nel settore della biologia delle cellule staminali.La possibilità di operare scelte strategiche in questo cam-po, anche in considerazione della preminenza culturale chela ricerca italiana ha fin qui occupato, ma che potrebbe sce-mare in assenza di iniziative istituzionali di ampio respirostrategico, porterebbe il nostro Paese in una posizione diavanguardia nel settore biomedico.

➢ I quesiti scientificiLa grande quantità di dati disponibili sulle cellule stamina-li ha finora prodotto molte risposte a quesiti importanti edha aperto nuove prospettive terapeutiche inimmaginabilifino a pochi anni orsono. In realtà, questo ha generato mol-te più domande che risposte, indicando l’opportunità, senon la necessità, di ampliare i programmi di lavoro sull’ar-gomento, considerando anche i risvolti scientifici di poten-ziale applicabilità nel contesto sanitario. Come discussoesaustivamente, l’utilizzo delle cellule staminali apre oriz-zonti terapeutici di notevole portata, per esempio malattieneurodegenerative su base genetica, traumatica, ischemica,o conseguente all’esposizione a farmaci o sostanze tossiche,oltre all’utilizzo delle medesime come vettori cellulari perterapia genica di malattie metaboliche e di tumori.Allo stato attuale delle conoscenze, non ci sono evidenzeconclusive che definiscano quale dei due tipi di cellule sta-

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minali considerati in questa relazione – cellule ES e cellulestaminali tessuto specifiche – possa essere considerato il piùadatto per utilizzi sia sperimentali che clinici (Snyder E.Y.,Vescovi A.L., Nat. Biotech., 18: 827-8, 2000). Da quantoemerge da questa relazione, il bivio che si presenta al ricer-catore come al legislatore, riguardo all’utilizzo di cellule sta-minali ES invece di staminali adulte tessuto specifiche nonriflette i termini reali del problema.È di fatto necessario effettuare ricerche per conoscere se solouna delle due sorgenti, o, come è più probabile, entrambe,possano dare risposta alle esigenze di terapia per le svariatepatologie umane di origine e natura spesso incredibilmen-te diverse, fermo restando il quesito etico che esiste per alcu-ne delle modalità di ottenimento delle cellule staminaliembrionali umane.È auspicabile che tali problematiche possano venire supe-rate con il progredire delle scoperte e con la messa a pun-to di tecnologie avanzatissime in questo settore di ricerca,che vede impegnato un numero consistente di gruppi ita-liani di elevatissima qualità, in grado di contribuire inmodo significativo all’avanzamento delle conoscenze nelsettore. Esistono inoltre in Italia numerosi gruppi, finoranon direttamente coinvolti nel campo specifico, forniti dicompetenze in grado di dare ulteriori contributi allaricerca.È pertanto fortemente auspicabile la costituzione di un pro-gramma nazionale finalizzato alla ricerca sulle cellule sta-minali. Le aree di ricerca su cui basare, almeno inizialmen-te, il programma in oggetto dovrebbero essere selezionatebasandosi sia su una solida evidenza scientifica sia su un con-senso unanime da parte della comunità scientifica riguardol’opportunità/utilità/fattività del lavoro in quel determina-to campo.

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➢ Le scelte della ricercaSulla base di questi presupposti, sarebbe possibile indivi-duare tre ambiti privilegiati su cui concentrare, almeno ini-zialmente, il lavoro:• cellule staminali somatiche tessuto-specifiche adulte,fetali abortive ed embrionali (ES) di origine umana ed ani-male;• riprogrammazione genetica del nucleo di cellule somati-che per trasferimento nucleare in citoplasti artificiali di ori-gine animale ed umani;• modelli animali, anche transgenici, di patologie umaneper lo studio in vitro e in vivo delle cellule staminali divaria natura.Vale la pena di sottolineare che ci troviamo di fronte a scel-te critiche che, di fatto, decideranno il futuro non solo del-la ricerca italiana ma anche della medicina d’avanguardianel nostro Paese. È auspicabile che si trovino finalmente lerisorse per investire in maniera decisiva in questo settore,sfuttando quelle che sono in questo momento competen-ze esclusive del nostro Paese che, ad oggi, sono emerse gra-zie alla creatività ed impegno, spesso non finanziato, deinostri ricercatori. Il rischio che l’Italia, oggi all’avanguar-dia nel settore delle cellule staminali, ne resti di fatto esclu-sa è, purtroppo, concreto.

Capitolo 2QUESITI ETICI EMERSI DAGLI ASPETTI TECNICI

2.1 – La Commissione ha riconosciuto esenti da problemietici irrisolvibili:

➢ l’uso delle cellule staminali adulte e da cordone ombelicale,

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fatto salvo che sia stato ottenuto il consenso informato deldonatore e che la sua salute non ne venga compromessa;

➢ l’uso di cellule staminali da materiale abortivo;➢ l’uso di cellule staminali da trasferimento nucleare. Queste

cellule staminali vengono ottenute mediante riprogramma-zione genetica per trasferimento di nuclei di cellule somati-che in citoplasti artificiali umani e/o animali, purché noncomporti lo sviluppo di embrioni umani (TNSA). Nel casodi citoplasti umani, viene previsto esclusivamente lo svilup-po di stipiti cellulari tessuto specifici.

2.2 – La Commissione ha lasciato aperti al dibattito etico iseguenti punti:

➢ L’uso di materiale da embrioni sovrannumerari. Andrà con-siderato il problema degli embrioni congelati, di quelli noncongelati ma che eccedono il numero impiantabile, di quel-li che non vengono valutati “idonei per l’impianto” permotivi morfologi o di integrità.

➢ L’uso di singole cellule ottenute dalla blastocisti, durante lafase diagnostica preimpianto della fecondazione assistita,senza alterarne il potenziale di sviluppo embriogenetico.

➢ L’uso di embrioni prodotti specificamente per scopi tera-peutici.

Capitolo 3DIBATTITO SUGLI ASPETTI ETICI

Questa parte della relazione della Commissione è organizzataper rispondere in modo puntuale ai quesiti posti dal Ministro,professor Umberto Veronesi, alla Commissione. Sono cosìemersi undici punti di riflessione.

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1 – Efficacia scientificaDalla parte scientifica di questo documento emerge la confer-ma di un dato già affermato in precedenti documenti di altreistituzioni nazionali e internazionali: il potenziale di applica-zione terapeutica della ricerca sulle cellule staminali è effetti-vamente di notevole interesse e potrebbe condurre a una verae propria rivoluzione in medicina, superiore persino, nei suoieffetti sulla salute della gente, a quella rappresentata dalla sco-perta degli antibiotici.La risposta alla prima parte della prima domanda rivolta a que-sta Commissione dal Ministro della Sanità è dunque positiva:c’è ormai una sufficiente mole di dati (e altri se ne stanno accu-mulando) per sostenere che, grazie a tali ricerche, i sistemi sani-tari potranno offrire ai cittadini nuovi ed efficaci trattamentiper una notevole serie di patologie degenerative, che in molticasi potranno restaurare la salute, in altri migliorare sensibil-mente la qualità della vita.A fronte del carattere “fondamentale” che il diritto alla saluteriveste nel nostro ordinamento costituzionale, favorire le ricer-che dirette a realizzare tali trattamenti, diventa un obbligomorale.

2 – CautelaQuanto alla seconda parte della domanda (sui tempi e le pro-babilità), la Commissione non è in grado di fare una previsio-ne sufficientemente certa, anche perché il tempo in cui questitrattamenti potranno essere disponibili per l’uso clinico dipen-de anche dalle decisioni che oggi vengono assunte circa l’am-montare di risorse intellettuali e finanziarie che verranno desti-nate allo scopo.Nei documenti nazionali e internazionali in materia ci si attie-ne comunque al criterio della massima cautela nel fare previ-sioni circa il tempo in cui questi trattamenti potranno entrare

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a far parte della pratica clinica. La Commissione fa suo questocriterio e ne sottolinea la rilevanza al fine di non suscitare atte-se o speranze ancora non realistiche.

3 – Il problema trapiantiSe l’utilizzazione terapeutica per scopi di trapianto sarà la con-seguenza più diretta della ricerca sulle cellule staminali, con-viene anche sottolineare che tale ricerca può comportare altribenefici per la salute della gente, benefici conseguenti a:

• la possibilità di utilizzare linee cellulari per testare l’effi-cacia e la tossicità dei farmaci;• la possibilità di studiare i meccanismi biologici di baseche presiedono allo sviluppo di certe patologie;• la possibilità di utilizzare le cellule staminali per risolve-re alcuni dei problemi che oggi rendono ancora non ade-guatamente diffusa l’applicazione della terapia genica.

Resta comunque fermo che – dopo la necessaria sperimentazio-ne sull’animale – l’utilizzazione più diretta e importante è quel-la per scopi di trapianto. In questo senso, all’inizio della partescientifica del documento, si afferma che le cellule staminali, diqualunque origine, potranno risolvere i due limiti fondamenta-li dell’attuale tecnologia dei trapianti: la scarsità di organi e lanecessità dell’immunosoppressione cronica. Da ciò derivanodue importanti condizioni per l’uso clinico routinario delle cel-lule staminali: la quantità e la compatibilità col ricevente.

4 – I dati scientificiLa seconda domanda rivolta dal Ministro Veronesi a questaCommissione riguarda quale tra le cinque sorgenti classiche dicellule staminali può avere più possibilità di successo in termi-ni di ricerca terapeutica. Il quadro dello “stato dell’arte” elabo-rato nella parte scientifica non offre una risposta univoca a que-sta domanda.

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Si tratta del resto di un quadro in rapidissima evoluzione, sianel settore delle cellule staminali di origine embrionale e ger-minale, sia nel settore delle cellule staminali di origine adulta.Rispetto ai dati scientifici attualmente disponibili, tuttavia, sipuò sostenere che la prima condizione (la quantità) è certa-mente soddisfatta dalle linee cellulari di provenienza embrio-nale, di cui si è ormai dimostrata, nei modelli animali già a par-tire dal 1981 e recentemente anche nell’uomo, la pressoché illi-mitata capacità di autorigenerazione, tanto che qualcuno haavanzato l’ipotesi che le poche linee cellulari già derivatepotrebbero in teoria costituire una fonte inesauribile di nuovelinee cellulari. Questo stesso tipo di linee cellulari soddisfe-rebbe la seconda condizione (la compatibilità), a patto di uti-lizzare per la loro produzione la tecnica del trapianto nuclea-re da cellula somatica del ricevente, come precisato nella par-te scientifica.

5 – Il sostegno alla ricercaSempre restando ai dati oggi disponibili, le cellule staminali diorigine adulta non soddisfano la prima condizione, non, alme-no, nella misura in cui già la soddisfano le cellule embrionali.Soddisfano invece la seconda condizione, ovviamente qualorale cellule da coltivare vengano isolate dal paziente stesso chericeverà il trapianto.C’è tuttavia da aggiungere che, in relazione a certe patologiedegenerative a rapido decorso e, soprattutto, alla localizzazio-ne di certi organi, la procedura di isolamento e trattamento aifini della transdifferenziazione (che è cosa ben diversa dallasemplice utilizzazione, che, ad esempio, già avviene con la pro-cedura di autotrasfusione di cellule staminali ematopoietiche)delle cellule staminali adulte presenta problemi di tempo chela rendono una procedura difficilmente perseguibile sul pianoclinico per tutte le patologie.

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È sperabile che il proseguimento della ricerca possa permette-re di superare tali problemi, come pure possa permettere, inuna prospettiva più lontana, di determinare i meccanismi bio-logici che presiedono alla riprogrammazione del nucleo dellecellule adulte già differenziate. Per l’uso clinico, infatti, non èsufficiente sapere che tale riprogrammazione di fatto avviene(come è ormai dimostrato dagli esperimenti di clonazione ani-male); è necessario sapere come avviene, al fine di padroneg-giare in modo riproducibile i meccanismi biologici di ripro-grammazione. Attualmente, l’unico modo per studiare talimeccanismi è la tecnica del trasferimento nucleare somatico.Emerge quindi, come è ben chiarito anche alla fine della partescientifica del documento, la necessità – che trova un vasto(anche se non unanime) riscontro nella comunità scientificainternazionale – di non escludere pregiudizialmente nessunsettore di ricerca.La stessa possibilità di operare scientificamente un confronto,in termini di futura efficacia terapeutica, tra le varie fonti dilinee cellulari, richiede che la ricerca venga portata avanti sen-za pregiudiziali esclusioni, né dirette, né indirette (ad es., attra-verso la politica dei finanziamenti). Questa richiesta, che nellaparte scientifica del documento emerge come dato di fatto,deve essere tuttavia valutata – sempre per seguire la traccia del-le domande formulate dal Ministro – nei suoi aspetti etici.

6 – Le finalità terapeuticheNel sottoporre a valutazione etica la ricerca sulle cellule stami-nali, questa Commissione desidera sottolineare che ciò nonpuò in nessun modo essere interpretato come un mettere indiscussione il principio generale della libertà della ricerca scien-tifica, che in Italia è un principio costituzionalmente protetto.La valutazione etica che si intende intraprendere riguarda lefinalità e le metodologie di un tipo specifico di ricerca, in ragio-

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ne del fatto che tale ricerca avviene in un contesto su cui gravaun serio disaccordo morale.Nel nostro caso, tale disaccordo non riguarda, in verità, la fina-lità, poiché, come s’è già osservato, c’è un vasto consenso sulcarattere benefico degli scopi della ricerca sulle cellule stami-nali, scopi che coincidono con uno dei fini fondamentali del-la medicina: guarire gli esseri umani nel modo più efficace pos-sibile. Il disaccordo riguarda la provenzienza embrionale dialcune linee cellulari e certi aspetti delle metodologie di deri-vazione, ma il tema della finalità di questo tipo di ricerca anda-va ricordato perché la consapevolezza della notevole importan-za dei benefici attesi può costituire il terreno più idoneo perridurre l’ampiezza del disaccordo morale.

7 – Liceità della sperimentazioneLa ricerca sulle cellule staminali prelevate da tessuti adulti o dalcordone ombelicale o da feti abortiti in modo spontaneo ovolontario (in quest'ultimo caso, sulla base di una regolamen-tazione atta ad escludere ogni rapporto di causalità tra prelie-vo di cellule o tessuti e aborto) non solleva problemi moraliinsormontabili.Su questo punto c’è un consenso unanime all’interno dellaCommissione. Il punto cruciale del disaccordo che grava sullaricerca sulle cellule staminali ruota attorno alla liceità della spe-rimentazione sugli embrioni umani. Ancor prima che in rela-zione alle future applicazioni terapeutiche, il punto emerge giàin relazione alla richiesta, sopra ricordata e ben delineata nellesue ragioni scientifiche, di sostenere attivamente la ricerca sullecellule staminali sia di origine embrionale, sia di origine adulta.È bene, infatti, precisare che qui si sta parlando della fase pre-liminare della ricerca, quella diretta a studiare le proprietà del-le cellule staminali e a dimostrare la possibilità di indirizzarleverso la produzione delle varie linee cellulari o tessuti utilizza-

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bili per trapianti. Molti sperano che quando si arriverà alla fasedella vera e propria sperimentazione clinica, non sarà più neces-sario ricorrere alla derivazione di cellule dalla blastocisti del-l’embrione umano. Anche se non è facile prevedere se e quan-do questa speranza si tradurrà in realtà, resta comunque fermoche oggi un programma di ricerca che contempli la sperimen-tazione sulle cellule staminali derivate da embrioni umaniappare a molti necessario.

8 – Le diverse interpretazioniÈ noto che sulla liceità morale della sperimentazione sugliembrioni umani esiste una radicale controversia, che trova ilsuo fondamento in differenti concezioni etiche, filosoficamen-te e/o religiosamente fondate, ad ognuna delle quali questaCommissione riconosce piena legittimità. Qui non è neppurepossibile tentare di sintetizzare la sostanza del dibattito inmateria.Ma, almeno per chiarirne i termini, conviene rilevare che lacontroversia non è riducibile nei termini di una contrapposi-zione tra pensiero secolare e pensiero religioso. È probabile chegli argomenti utilizzati siano differenti, ma i favorevoli e i con-trari sono presenti in ambedue questi schieramenti.Ad esempio, le testimonianze rese presso la National BioethicsAdvisory Commission da rappresentanti delle religioni più dif-fuse negli Stati Uniti hanno evidenziato un vasto ventaglio diposizioni. Si va dalla posizione contraria espressa dalla chiesacattolica e dalla chiesa ortodossa (il cui rappresentante si è tut-tavia dichiarato favorevole alla sperimentazione sugli embrio-ni “soprannumerari”) alla posizione favorevole espressa, conalcuni distinguo, da rappresentanti delle confessioni prote-stanti, delle due principali tradizioni islamiche e dell’ebraismo,i cui rappresentanti hanno anzi sottolineato il carattere “dove-roso” della ricerca sulle cellule embrionali a fronte del benefi-

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cio terapeutico atteso. È possibile che questo stesso ventagliodi posizioni si evidenzierebbe esaminando le etiche secolari.

9 – Il rispetto della vita umanaLa soluzione della controversia sulla sperimentazione degliembrioni umani varia a seconda della posizione assunta sullaquestione dell’embrione. Alcuni, infatti, affermano che l’em-brione umano è un essere umano a partire dal momento dellafecondazione; altri osservano, invece, che negativa è la rispostaal problema centrale se nelle prime fasi del suo sviluppo l’em-brione sia o no persona; altri ancora, infine, che non è possibiledecidere la controversia in materia ma ritengono che l’embrioneumano non sia una mera “cosa” utilizzabile a piacimento e chemeriti una tutela crescente proporzionale al suo sviluppo.Di fronte all’ampiezza e alla radicalità di tale controversia, èchiaro che questa Commissione (o qualunque altra Commis-sione) non può certo assumersi il compito di dirimere un disac-cordo che ha la sua radice in convinzioni antropologiche filo-soficamente e/o religiosamente fondate. Ciascuna posizioneraccoglie consensi, e la Commissione è ben consapevole che ilmero fatto che una data soluzione raccolga un vasto consenso,non la rende “più giusta” rispetto alle altre, né equivale ad unadelegittimazione delle altre posizioni.La Commissione, infatti, prende atto che esiste un valore una-nimemente condiviso da tutte le posizioni sopra accennate: ilrispetto dovuto alla vita umana. Non vi è chi non accetti que-sto principio, anche se poi ci può dividere sui modi concreti dimanifestare tale rispetto nelle circostanze reali della vita.

10 – Risoluzione minoritariaAlcuni membri della Commissione (Card. Ersilio Tonini,Adriano Bompiani, Bruno Dallapiccola, Domenico Di Virgi-lio, Enrico Garaci, Luigi Lorenzetti, Girolamo Sirchia) senza

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entrare nel dibattito filosofico e scientifico circa l’embrione,ritengono che due affermazioni sono determinanti per il com-portamento etico: l’embrione è un essere umano con poten-zialità di sviluppo (e non un essere umano potenziale); l’em-brione, come ogni essere umano, ha diritto alla vita. Per un’a-deguata comprensione, non si tratta di proiettare nell’embrio-ne l’idea di persona fatta e finita, ma nemmeno di coltivare un'i-dea di persona che possa prescindere da quest’inizio. Il legametra embrione e persona va considerato come un processo uni-tario, dinamico e continuo.L'espressione che meglio rappresenta l’intrinseca tensione tra idue poli (embrione e persona) è «l’embrione va rispettato comepersona». In altre parole, il rispetto che si deve alla persona èrispetto alla persona nelle sue diverse fasi, a cominciare da quel-la dell’inizio.La vita umana, la sua dignità, non è più in alcune fasi e menoin altre. In questa prospettiva, quindi, le argomentazioni a favo-re della sperimentazione degli embrioni sovrannumerari (ilsacrificio di questi embrioni è proporzionato ai vantaggi spe-rati; un male minore rispetto a quello maggiore della lorodistruzione; una giusta soluzione del conflitto tra diritto allavita di questo embrione e il diritto del malato a essere curato)si fondano su una visione strumentale dell’embrione umano,al quale non si riconosce ancora il titolo di soggetto e, quindi,eliminabile a vantaggio di un soggetto che è già tale, come sipretende.Inoltre, si osserva che, a partire dal dilemma «l’embrione o vie-ne usato o viene distrutto», significa accettare, in etica, l’inso-stenibile equiparazione tra «uccidere» e «lasciar morire». In bre-ve, le argomentazioni che proibiscono moralmente di creareembrioni per la sperimentazione, valgono anche per la proibi-zione dell’utilizzo di quelli già esistenti.Nell’un caso come nell’altro, infatti, compare il mancato rico-

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noscimento dell’embrione come soggetto umano e, quindi, lasua possibile strumentalizzazione, almeno nella prima fase del-la sua esistenza.

11 – Risoluzione maggioritariaGli altri diciotto membri della Commissione hanno invece fis-sato l’attenzione sul fatto che anche in Italia, in vari laboratoriche attuano programmi di fecondazione in vitro, esiste un ele-vato numero di embrioni soprannumerari, formati nel conte-sto di un progetto procreativo, ma che, per varie ragioni, nonsono più destinati all’impianto.La scelta di destinare una parte di questi embrioni a ricerchedalle quali possono derivare notevoli benefici per l’umanità noncomporta una concezione strumentale dell’embrione, né costi-tuisce un atto di mancanza di rispetto nei confronti della vitaumana, in specie se si considera che l’alternativa è di lasciareche questi embrioni, per i quali non è più possibile la destina-zione per cui sono stati formati, periscano.Quando ci si trova di fronte a situazioni dilemmatiche, ilmeglio che si possa fare – se si esclude l’inazione, che comun-que è una scelta – è di bilanciare i valori in gioco.Nel nostro caso, a fronte dell’inevitabile destino riservato a unaparte degli embrioni crioconservati e non più impiantabili, laCommissione ritiene che la bilancia penda a favore della desti-nazione di tali embrioni agli scopi di una ricerca suscettibile disalvare la vita di milioni di esseri umani e ritiene che tale desti-nazione manifesti, nella situazione sopra descritta, un rispettoper la vita umana ben superiore al mero “lasciar perire”. La solu-zione sopra delineata è quella che raccoglie i maggiori consen-si sul piano delle valutazioni espresse da numerose istituzioni ecomitati nazionali ed internazionali.Essa è ispirata da una logica dell’espansione del raggio dellaricerca e può quindi consentire, in un tempo più breve rispet-

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to alle logiche restrittive, di pervenire alle conoscenze scienti-fiche di base che permetteranno il passaggio alla fase della spe-rimentazione clinica. Sul piano dei principi, tale soluzione tro-va sostegno nel principio di beneficialità, il quale, sia pure condifferenti accentuazioni, è un tratto comune alle principali dot-trine morali, ispira l’etica della ricerca biomedica, ed è fonte deidoveri di responsabilità che noi abbiamo verso le persone chesoffrono. In forza di ciò, tale soluzione dà corpo alla nostra responsabi-lità verso le prossime generazioni, alle quali indubbiamenteridonderanno i benefici degli sforzi che oggi facciamo nella lot-ta contro le malattie e la sofferenza. Non va dimenticato infi-ne che questa posizione è ispirata ad un atteggiamento colla-borativo e prudente, proteso ad evitare il più possibile i con-trasti ed attento a rispettare al massimo le diverse convinzioniin campo.

Capitolo 4RACCOMANDAZIONI

➢ In considerazione dei notevoli benefici attesi dalla ricercasulle cellule staminali, una parte della Commissione ritieneche sia un dovere della nostra società favorire e sostenere,nei modi più opportuni, la ricerca su tutte le fonti di cellu-le staminali ricordate nelle Considerazioni conclusive dellaparte scientifica del presente documento. Resta ferma lalibertà dei ricercatori o dei gruppi di ricerca di indirizzare leproprie indagini verso la fonte che riterranno più consonaalle proprie valutazioni scientifiche e/o etiche, senza pre-giudizio alcuno per l’accesso ai finanziamenti.

➢ La nuova tecnica del trasferimento nucleare per la produ-zione di cellule staminali autologhe (TNSA) viene racco-

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mandata perché offre la prospettiva di risolvere le esigenzequantitative così come di superare i problemi di compati-bilità immunologica. La Commissione ha riconosciuto chequesta tecnica, essendo in grado di evitare l’avvio della for-mazione dell’embrione, appare esente da problemi etici.

➢ In ogni caso, per quanto riguarda la derivazione di cellulestaminali da embrioni, la Commissione raccomanda chetale derivazione sia consentita esclusivamente da embrionisoprannumerari.

➢ La parte della Commissione favorevole all’utilizzo degliembrioni sovrannumerari, raccomanda che sia al più prestoesperita una indagine sul numero e la localizzazione degliembrioni soprannumerari non più destinati all’impianto.Sarà anche necessario elaborare procedure per ottenere ilconsenso informato delle coppie che hanno acconsentitoalla crioconservazione, ma non intendono più far ricorso aprocedimenti di trasferimento embrionale. Tali proceduredevono esplicitamente escludere ogni forma di compensoper la donazione e ogni forma di riserva sulla destinazionedelle linee cellulari che eventualmente verranno prodotte.Per il futuro, la richiesta di donazione per fini di ricercadovrà essere rivolta, previa adeguata informazione, alla cop-pia solo dopo l’esplicita rinuncia ad utilizzare gli embrioniper scopi riproduttivi.

➢ Al fine di garantire il controllo pubblico della ricerca sullecellule staminali – e in adesione all’invito formulato al pun-to 2.6 del Parere dell’European Group on Ethics in Scienceand New Technologies – la Commissione raccomanda diesplorare la possibilità di istituire un Progetto nazionale diricerca sulle cellule staminali, dotato di un organismo tec-nico di coordinamento centrale coi compiti:• di elaborare apposite Linee guida per la redazione deiprotocolli di ricerca, sia sotto l’aspetto scientifico, sia sot-

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to l’aspetto etico, anche in riferimento alle normativenazionali ed internazionali che governano la ricerca bio-medica, laddove applicabili;• di monitorare l’andamento della ricerca, anche sulla basedel confronto coi risultati acquisiti sul piano internazio-nale, al fine di stabilire tempi e modalità del passaggio allafase della sperimentazione clinica;• di ricercare, a tempo debito, le opportune forme di coor-dinamento con gli organismi deputati a valutare ed appro-vare i protocolli di sperimentazione clinica.

➢ Nelle more della ratifica della Convenzione sui diritti uma-ni e la biomedicina del Consiglio d’Europa, già firmata dal-l’Italia, la Commissione raccomanda al Ministro dellaSanità, professor Umberto Veronesi, di predisporre gli attinormativi idonei a consentire la ricerca così come indicataalla Racc. 1 e, al tempo stesso, a soddisfare quanto previstodall’art. 18 della suddetta Convenzione, che obbliga gli Sta-ti membri che decidano di autorizzare la sperimentazionesugli embrioni ad adottare misure legislative atte ad assicu-rare una adeguata protezione dell’embrione.

***Roma, 28 dicembre 2000

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Sintesi della relazione

Il Ministro della Sanità, professor Umberto Veronesi, il 7 set-tembre scorso, nominò la “Commissione di studio sull’utiliz-zo di cellule staminali per finalità terapeutiche” presieduta dalPremio Nobel, professor Renato Dulbecco, con il compito diindicare sulla base del Rapporto Donaldson (il primo studioorganico sulle potenzialità terapeutiche delle cellule staminali),quali ricerche in quel campo si possono intraprendere anche inItalia. In particolare il Ministro Veronesi ha posto ai 25 saggialcune domande di cui qui esponiamo una sintesi di ordinescientifico ed etico. In corsivo sono riportate le risposte dellaCommissione.

1) Fino a che punto è realistica l’ipotesi che cellule stami-nali, opportunamente stimolate, possano differenziarsia seconda delle necessità per poi essere utilizzate a sco-po terapeutico per curare malattie cronico-degenerati-ve, finora inguaribili?L’applicazione terapeutica della ricerca sulle cellule staminaliè di notevole interesse e potrebbe condurre a una vera e propriarivoluzione in medicina, superiore persino a quella rappresen-tata dagli antibiotici.

Dei 30 milioni di malati cronici stimati nel nostro Paese, 10milioni (se si comprendono anche quelli con patologie cardio-vascolari) potrebbero essere curati con le cellule staminali.

C’è ormai una sufficiente mole di dati per sostenere che graziea tali ricerche i sistemi sanitari potranno offrire ai cittadini

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nuovi ed efficaci trattamenti per una notevole serie di patolo-gie degenerative.

Le cellule staminali, siano esse embrionali, fetali, da sanguedel cordone ombelicale, o adulte, rappresentano un’importan-te alternativa ai trapianti di organo. La possibilità di espan-dere in vitro queste cellule fino a quantità elevatissime, se nonproprio illimitate, potranno risolvere i due limiti fondamen-tali dell’attuale tecnologia dei trapianti: la scarsità di organi ela necessità dell’immunosoppressione cronica.

Da ciò derivano due importanti condizioni per l’uso clinicoroutinario delle cellule staminali: la quantità di esse e la lorocompatibilità col ricevente. Quanto al problema della com-patibilità con il sistema immune del ricevente, soltanto cellu-le staminali derivate dal paziente stesso risolverebbero comple-tamente questo problema.

2) Con quali probabilità e quali tempi?A questa domanda la Commissione non è in grado di fare unaprevisione sufficientemente certa, e fa suo il criterio di massi-ma cautela, presente nei documenti nazionali e internaziona-li in materia, circa il tempo in cui questi trattamenti potran-no entrare nella pratica clinica.

3) Quali saranno le principali patologie curabili con le cel-lule staminali?Dalla letteratura scientifica internazionale emerge la grandepotenzialità per lo sviluppo di terapie utili al trattamento diun ampio ventaglio di patologie.Alcune di esse vengono già utilizzate nella pratica clinica.Vedi “Appendice A” e “Appendice B”

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4) Quale tra le cinque sorgenti classiche (da feti abortiti, dacordone ombelicale, da midollo osseo, da cellule adulteriprogrammate, da embrioni) può avere più possibilità disuccesso in termini di ricerca a fini terapeutici? Quale tec-nica è accettabile eticamente? La Commissione ha analiz-zato tutte queste sorgenti, esprimendo su ciascuna di esseun parere sia scientifico sia etico. Eccole in breve sintesi.

STAMINALI FETALIPARERE SCIENTIFICO

Sono derivate da aborti (spontanei o volontari). Si tratta per-tanto di materiale cadaverico ed il suo utilizzo equivale a quel-lo di organi da cadaveri. Dal punto di vista biologico, le cel-lule staminali fetali possiedono caratteristiche intermedie traquelle embrionali e quelle adulte: sono generalmente pluripo-tenti e deputate all’accrescimento peri-natale dei tessuti. I pochistudi disponibili non permettono di trarre conclusione defini-tive sulle loro capacità di crescita, differenziamento ed inte-grazione funzionale nei vari tessuti.PARERE ETICO

La ricerca sulle cellule staminali da feti abortiti non sollevaproblemi morali purché si escluda un rapporto di causalità traprelievo di cellule ed aborto.

DA CORDONE OMBELICALEPARERE SCIENTIFICO

Suscitano grande interesse, soprattutto perché sarebbe in teoriapossibile creare una banca di cellule autologhe per ogni neo-nato all’atto della nascita e utilizzabili anche dopo anni. Sitratta al momento di una ipotesi futuribile.Ad oggi le cellule staminali ombelicali sono state consideratecapaci di dare origine soltanto a cellule del sangue ma non dialtri tessuti.

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PARERE ETICO

La ricerca sulle cellule staminali prelevate da sangue di cordoneombelicale non solleva problemi morali insormontabili. Su que-sto punto c’è consenso unanime all’interno della Commissione.

STAMINALI ADULTEPARERE SCIENTIFICO

Provvedono al mantenimento dei tessuti in condizioni fisiolo-giche ed alla loro riparazione in seguito ad un danno; questacapacità però non è illimitata.Ad oggi, il loro isolamento e la loro coltivazione estensiva, ecce-zion fatta per le cellule staminali cutanee e mesenchimali, sonoal momento limitate ai roditori. L’utilizzo clinico di tali cel-lule è strettamente legato alla possibilità pratica di espanderlein vitro in modo efficiente. Ad oggi questo è estremamente dif-ficile e, in concomitanza con possibili fenomeni di senescenza,potrebbe rappresentare un limite all’effettiva fattibilità di que-sto approccio. Sperimentazioni terapeutiche con cellule stami-nali adulte hanno in alcuni casi ottenuto risultati modesti dalpunto di vista dell’efficacia clinica.PARERE ETICO

La ricerca sulle cellule staminali adulte non solleva problemimorali insormontabili. Su questo punto c’è consenso unanimeall’interno della Commissione.

EMBRIONALI ETEROLOGHEPARERE SCIENTIFICO

Derivano dalla regione interna dell’embrione prima del suoimpianto nell’utero. Dotate di elevata capacità proliferativa,sono in grado di dare origine a tutti i tipi cellulari presenti nel-l’organismo risultando ideali per la terapia delle patologieumane. Alcune sperimentazioni hanno permesso di dire che,isolate da blastocisti e cresciute in vitro, queste cellule man-

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tengono inalterate le proprietà di plasticità e totipotenza peralcuni anni. Ciò consente, a partire da poche decine di cellu-le, di ottenerne centinaia di milioni con le stesse caratteristichee potenzialità.Cellule staminali embrionali possono essere isolate da embrio-ni congelati, prodotti in eccesso rispetto alle necessità dellafecondazione in vitro. In linea di principio ognuno di questiembrioni potrebbe dare origine ad un nuovo individuo. In pra-tica, però, questo non è possibile, non fosse altro che per la spro-porzione tra l’abbondanza di embrioni congelati e il numerodi donne interessate ad averli impiantati nel proprio utero. Neconsegue che questi embrioni non hanno la possibilità concre-ta di divenire individui.Importantissimo e inesplorato è l’aspetto riguardante la “sca-denza”, per usare un termine brutale, di questi embrioni.PARERE ETICO. PREMESSA

Oggi un programma di ricerca che contempli la sperimenta-zione sulle cellule staminali derivate da embrioni umani appa-re a molti necessario. Sulla liceità morale della sperimentazio-ne sugli embrioni umani esistono tre posizioni e ciascuna tro-va il suo fondamento in differenti concezioni etiche, filosofica-mente e/o religiosamente fondate, ad ognuna delle quali que-sta Commissione riconosce piena legittimità. La soluzione del-la controversia sulla sperimentazione degli embrioni umanivaria a seconda della posizione assunta sulla questione del-l’embrione.Alcuni affermano che l’embrione è un essere umano a partiredal momento della fecondazione; altri che nelle prime fasi del-lo sviluppo l’embrione non sia una persona; altri ancora chenon è possibile risolvere la controversia in materia ma ritengo-no che l’embrione umano non sia una mera “cosa” utilizzabi-le a piacimento e che meriti una tutela crescente proporziona-ta al suo sviluppo. La Commissione è ben consapevole che il

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semplice fatto che una data soluzione raccolga un vasto con-senso, non la rende “più giusta” rispetto alle altre, né equivalead una delegittimazione delle altre posizioni.La Commissione, infatti, prende atto che esiste un valore una-nimemente condiviso da tutte le posizioni sopra accennate: ilrispetto dovuto alla vita umana. Anche se poi ci si può divide-re sui modi concreti di manifestare tale rispetto nelle circostanzereali della vita.PARERE ETICO MINORITARIO

Espresso da sette membri della Commissione (Cardinale ErsilioTonini, Adriano Bompiani, Bruno Dallapiccola, Domenico DiVirgilio, Enrico Garaci, Luigi Lorenzetti, Girolamo Sirchia).L’embrione è un essere umano con potenzialità di sviluppo (nonun essere umano potenziale), pertanto, come ogni altro essereumano, ha diritto alla vita. Le diverse argomentazioni a favoredella sperimentazione degli embrioni cosiddetti sovrannumera-ri (“il sacrificio di questi embrioni è proporzionato ai vantaggisperati”; “un male minore rispetto a quello peggiore della lorodistruzione”; “una giusta soluzione del conflitto tra diritto allavita di questo embrione e il diritto del malato a essere curato”),si fondano su una visione strumentale dell’embrione umano, alquale non si riconosce ancora il titolo di soggetto. Inoltre, ildilemma “l’embrione o viene usato o viene distrutto” corrispon-de ad accettare, in etica, l’insostenibile equiparazione tra “ucci-dere” e “lasciar morire”. Le argomentazioni che proibisconomoralmente di creare embrioni per la sperimentazione, valgonoanche per la proibizione di quelli già esistenti.PARERE ETICO MAGGIORITARIO

Di tutti gli altri membri della Commissione, diciotto su ven-ticinque.In Italia, nei vari laboratori che attuano la fecondazione invitro, esiste un elevato numero di embrioni sovrannumerariche, per varie ragioni, non sono più destinati all’impianto.

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Mettere a disposizione questi embrioni per ricerche dalle qua-li possono derivare notevole benefici per l’umanità non rap-presenta una concezione strumentale dell’embrione, né un attodi mancanza di rispetto nei confronti della vita umana, spe-cialmente se si considera che l’alternativa è di lasciare che que-sti embrioni periscano. A fronte dell’inevitabile destino riser-vato a una parte degli embrioni crioconservati e non piùimpiantabili, la Commissione ritiene che la bilancia penda afavore della destinazione di tali embrioni agli scopi di unaricerca suscettibile di salvare la vita di milioni di esseri uma-ni. Tale soluzione si ispira al principio di beneficialità, che,sia pure con differenti accentuazioni, è un tratto comune alleprincipali dottrine morali ed è fonte dei doveri di responsabi-lità che noi abbiamo nei confronti delle persone che soffrono.

TRASFERIMENTO NUCLEARE PER LA PRODUZIONEDI CELLULE STAMINALI AUTOLOGHE (TNSA)

PARERE SCIENTIFICO

La produzione in vitro di cellule staminali del malato stesso(autologhe) può essere ottenuta con la riprogrammazione delnucleo di cellule somatiche (mature) prelevate dal paziente etrasferite all’interno di una cellula uovo precedentemente enu-cleata, cioè svuotata del suo nucleo (Metodo TNSA).Il processo per cui il nucleo di una cellula già formata, una vol-ta posto nel citoplasma (il liquido in cui si trova il nucleo diuna cellula) dell’ovocita riacquista le capacità di cellula sta-minale, riproducendone altre uguali, non è molto diverso daquello usato nel caso in cui cellule sane prelevate dal corpo diun paziente adulto vengono indotte a moltiplicarsi in vitro,stimolate da “fattori di crescita”. Conoscendo i meccanismi delprocesso di riprogrammazione del nucleo di una cellula matu-ra non si dovrà ricorrere agli ovociti di donna.Un ovocita ricostituito con il nucleo di una cellula adulta,

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ma privo del suo nucleo, non è assolutamente uno zigote (ossiauna cellula formata dall’unione di due gameti, quellomaschile e quello femminile) da cui può avere origine unembrione. Quella che si forma è, invece, una cellula comun-que in grado di generare cellule staminali con la qualità, pergiunta, di avere le stesse caratteristiche genetiche del pazien-te, il che non le farebbe rigettare qualora venissero impianta-te in un suo organo. Esse infatti posseggono lo stesso genomanucleare del donatore della cellula somatica e sono immuno-lo-gicamente compatibili per autotrapianto. Nel caso dimalattie genetiche, queste cellule potrebbero essere ‘curate’ invitro prima del trapianto.PARERE ETICO

La Commissione è concorde sulla tecnica del trasferimentonucleare (TNSA).

CONCLUSIONI DEL “RAPPORTO DULBECCO”Delle diverse sorgenti di cellule staminali la Commissioneindica nel “Rapporto Dulbecco” la via innovativa e del tut-to originale del trasferimento cellulare (TNSA) quale meto-do che garantisce efficacia scientifica e liceità etica. Ecco insintesi il parere sulle tre principali sorgenti di cellule sta-minali.

TRASFERIMENTO CELLULARE (TNSA) La novità delRapporto Dulbecco, che supera brillantemente le questio-ni etiche sollevate dal Rapporto Donaldson (adottato dal-la Gran Bretagna), consiste nell’utilizzo della tecnica ditrasferimento nucleare (TNSA: inserimento di un nucleo dicellula adulta prelevata dal paziente in un ovocita privatodel proprio nucleo) al fine di ottenere, escludendo la for-mazione dell’embrione, cellule staminali da differenziare,fin dall’inizio, verso le linee cellulari e tissutali desiderate.

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Per l’immediato futuro si prevede di essere in grado di uti-lizzare, al posto degli ovociti di donna, citoplasmi artificialie/o animali. È questa la proposta davvero innovativa cheesce dalla Commissione e quella che si può definire fin d’o-ra “Progetto Dulbecco per le cellule staminali”.

CELLULE EMBRIONALI Rispetto ai dati scientificiattualmente disponibili si può sostenere che la condizionedella “quantità” è certamente soddisfatta dalle cellule sta-minali di provenienza embrionale (pressoché illimitatacapacità di autorigenerazione). Questo stesso tipo di lineecellulari soddisfarebbe anche la condizione della “compa-tibilità”, a patto di utilizzare la tecnica del trasferimentonucleare da cellula somatica del ricevente.

CELLULE ADULTE Le cellule staminali di origine adultanon soddisfano il criterio della “quantità” nella misura del-le embrionali, mentre possono soddisfare quello della“compatibilità” qualora vengano utilizzate quelle delpaziente stesso. Ma qui si pongono problemi, anche tem-porali, che rendono difficilmente perseguibile tale proces-so sul piano clinico per tutte le patologie.

RACCOMANDAZIONILa Commissione, fermo restando il quesito etico che per-mane per alcune delle modalità di ottenimento delle cellu-le staminali embrionali umane (e che si auspica possa veni-re superato con il progredire delle scoperte e la messa a pun-to di tecnologie più avanzate), è dell’opinione che sia neces-sario effettuare sempre maggiori ricerche su tutte le sor-genti di cellule staminali per poter comprendere quali diesse possano dare le risposte più efficaci alle esigenze tera-peutiche per le diverse patologie.

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APPENDICE ATERAPIE POSSIBILI IN FUTURO

CON CELLULE STAMINALI

Grande è il potenziale terapeutico delle cellule staminali, tan-to che dei 30 milioni di malati cronici stimati nel nostro Pae-se, 10 milioni (se si comprendono anche quelli con patologiecardiovascolari) potrebbero essere curati con le staminali.Sarebbe possibile usarle, infatti, per:– ricostruire il midollo spinale danneggiato da traumi fisici,

dando così una speranza ai paraplegici di riacquistare lefacoltà motorie perse;

– le malattie degenerative del sistema nervoso quali l’Alzhei-mer, il morbo di Parkinson, la malattia di Huntington e lasclerosi laterale amiotrofica;

– le malattie muscolo scheletriche (displasia ossea, malattieprogressive delle giunzioni ossee, osteogenesi imperfetta emiopatie primitive);

– le malattie infiammatorie di natura sistemica attraverso lasostituzione delle cellule delle ghiandole salivari non piùfunzionanti dei malati;

– le malattie degenerative della retina, della cornea e dell’ap-parato uditivo, i cui tessuti sono stati danneggiati per cau-se genetiche e traumatiche;

– ricostruire il tessuto cardiaco danneggiato da un infarto acu-to del miocardio;

– riparare i vasi sanguigni distrutti da patologie progressivequali l’arteriosclerosi e l’ipertensione;

– terapia cellulare sostitutiva contro malattie metabolichetipo lisosomiali, dovute all’accumulo nei lisosomi (particel-le cellulari) di sostanze non degradate.

Le cellule staminali sono in grado, inoltre, di accettare e tolle-rare, molto meglio delle cellule mature, geni introdotti dall’e-

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sterno con tecniche d’ingegneria genetica mirate a sostituiregeni difettosi o mutati. Potrebbero, quindi, essere usate comevettori cellulari per la terapia genica, rappresentando, in que-sto ambito, la soluzione ottimale. Un singolo trasferimento digene, infatti, renderebbe disponibili cellule “corrette” del san-gue, della pelle, del fegato e, perfino, del cervello, in quantitàmolto rilevanti.

APPENDICE BTERAPIE GIÀ IN USO CON CELLULE STAMINALI

La ricerca sulle cellule staminali ad uso terapeutico ha già dimo-strato una grande potenzialità terapeutica. Ecco alcuni esempi:– CELLULE STAMINALI PRESENTI NEL SANGUE

DEL CORDONE OMBELICALESono in grado di dare origine solo a cellule del sangue e perquesto utilizzate, nei bambini, per la cura delle leucemie. Itrapianti allogenici (la cui componente genetica è diversa daquella del paziente) di cellule staminali ematopoietiche pre-levate dal sangue di cordone ombelicale donato da un estra-neo, fino al 1998, sono stati 17.800. Questo trapianto èalternativo a quello di midollo osseo o a quello delle cellu-le staminali prelevate da sangue periferico. Le sue indica-zioni cliniche sono sovrapponibili a quelle previste per il tra-pianto di cellule staminali di altre sorgenti.

– CELLULE STAMINALI DA MIDOLLO OSSEO(EMATOPOIETICHE)L’autotrapianto di cellule staminali ematopoietiche (cioè damidollo osseo) è in grado di far riprendere la formazionedelle varie componenti del sangue distrutte a seguito dellasomministrazione, ad alte dosi, di chemioterapia e radiote-rapia. È usato contro vari tumori tra cui quello alla mam-

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mella, il neuroblastoma, il microcitoma, il carcinoma ova-rico, oltre ai linfomi di Hodgkin e non-Hodgkin, diversitipi di leucemie (linfatica e mieloide, acuta e cronica) e latalassemia.

– CELLULE STAMINALI CUTANEEColtivate ed espanse in vitro, vengono usate per coprire per-manentemente lesioni estese della cute e della mucosa. Talilesioni possono essere dovute per lo più a bruciature e fisto-le diabetiche o all’epidermolisi bollosa. È auspicabile l’im-piego di queste cellule anche per altri tipi di patologie cuta-nee, quale terapia genica, per esempio, contro le neoplasiee le infezioni cutanee.

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Bibliografia e link

Demetrio Neri, La bioetica in laboratorio. Cellule staminali, clo-nazione e salute umana, Laterza, 2001

Anna Meldolesi, Organismi Geneticamente Manipolati. Storiadi un dibattito truccato, Einaudi, 2001

Giuseppe Lanzavecchia e Massimo Negrotti, In difesa dellascienza. Etica della razionalità e senso comune, Libri Scheiwiller,2002

Giovanni Sabato, L’officina della vita. Cellule staminali, medi-cina rigenerativa, trapianti: come si ripara (e si riparerà) il corpoumano, Garzanti Libri, 2002

Christopher Reeve, Sempre io, Ponte alle Grazie, 1999

Il sito di Luca Coscioni http://www.lucacoscioni.it

Il sito di Radicali Italianihttp://www.radicali.it

Il Notiziario Cellule Staminali dell’Aduc: notizie da tutto ilmondo, documenti, legislazioni degli altri Paesi e molti linkhttp://staminali.aduc.it

Il sito della Fondazione Cristopher Reeve per la ricerca sullaparalisi http://www.christopherreeve.org

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Il sito della Fondazione dell’attore Michael J. Fox per la ricer-ca sul morbo di Parkinson http://www.michaeljfox.org

Tutte le notizie sulle cellule staminali nel mondohttp://www.stemcellresearchnews.com

Il Rapporto della Royal Society, la prestigiosa accademia bri-tannica, sulle cellule staminalihttp://www.royalsoc.ac.uk/policy/stemcells.htm

Mammeonline per la Procreazione Assistitahttp://www.mammeonline.net/pma

Portale di Bioeticahttp://www.portaledibioetica.it

Zadig Agenzia di Giornalismo scientifico http://www.zadig.it

Il sito del commissario europeo per la ricercahttp://www.europa.eu.int/comm/commissioners/busquin/index_it.htm

Il sito del gruppo di esperti ad alto livello in biomedicinahttp://www.europa.eu.int/comm/research/quality-of-life/genetics/en/13.html

Comitato nazionale di bioeticahttp://www.governo.it/bioetica

US National Bioethics Advisory Commissionhttp://bioethics.georgetown.edu/nbac

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Indice

IN NOME DI DIO, di José Saramago pag. 5

SOPRAVVIVERE AL DESERTO, di Umberto Veronesi 7

PERCHÉ QUESTO LIBRO, di Matteo Marchesini 9

IO, LUCA 15

DA CASO UMANO A LEADER POLITICO 27

IL CANDIDATO SENZA VOCE 41

SUPERMAN E I TALEBANI 71

TU, LUCA 153

IL RAPPORTO DELLA COMMISSIONE DULBECCO SULLE CELLULE STAMINALI 165

BIBLIOGRAFIA E LINK 216

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Associazione Luca Coscioniper la libertà di ricerca scientifica

Obiettivi

ORGANI DELL’ASSOCIAZIONE

PresidenteLuca COSCIONI

Presidente onorario José SARAMAGO

Segretario Rita BERNARDINI

Tesoriere: Antonello MARZANO. Vice Tesoriere: Maurizio PROVENZA

Consiglieri generali eletti dal Congresso

Giulio COSSUMarco CAPPATOMirella PARACHINIMarcello CRIVELLINIMarcello BARAGHINIPiergiorgio WELBYJohn FISCHETTIGiulia SIMI

Consiglieri generali nominati dal Presidente dell’Associazione

Bruno TESCARISabrina DI GIULIOFranco CUCCARODiego GALLIAntonella DENTAMARO SPOLAOR

www.lucacoscioni.it

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MOZIONE GENERALE APPROVATA DAL PRIMO CONGRESSO DELL’ASSOCIAZIONE

Il primo Congresso dell’Associazione Luca Coscioni per lalibertà di ricerca scientifica, riunito a Roma il 21 e 22 dicembrepresso il Visconti Palace Hotel, vede confermata dalla qualitàdella partecipazione e degli interventi dei congressisti – iscrittied invitati, a titolo personale od in rappresentanza della pro-pria associazione – l’assoluta indifferibilità degli obiettivi pun-tuali e concreti che l’Associazione ha inteso darsi fin dalla suarecente costituzione. Prioritariamente, quello di una resisten-za organizzata ad ogni forma di integralismo e di una svolta lai-ca alla politica ed alle leggi che determinano e condizionano laqualità della vita di alcuni milioni di persone malate, in Italia,e di centinaia di milioni, nel mondo.

L’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scienti-fica, per il suo primo anno di vita e di attività:

– si candida a rappresentare luogo e occasione di lotta politi-ca organizzata per singoli individui ed associazioni, per mala-ti, medici, scienziati, ricercatori, per quanti sono consapevoliche la battaglia da incardinare non riguarda solo i dieci milio-ni di persone, che, secondo il Rapporto Dulbecco, “potreb-bero essere curati con le cellule staminali”, ma coinvolge il100% dei cittadini: è battaglia di diritto e di libertà, che, sevinta, non conoscerà sconfitti, ma costituirà risorsa e tesoroanche per chi l’avrà osteggiata; in questo senso, si impegna acostruire forme di collaborazione e di impegno comune conquanti, singoli e associati, in ogni parte del mondo, sentanol’urgenza – come affermato dal Presidente d’onore dell’Asso-ciazione, il premio Nobel José Saramago – di mettere a nudo,con una grande “campagna d’informazione a livello interna-zionale”, quelle “verità” che “alcune entità e ed alcuni poteritendono ad occultare” dietro il velo del preconcetto e delladisinformazione.

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– chiede e insieme offre ai parlamentari di ogni appartenen-za e schieramento di raggiungere e sostenere i senatori Anto-nio Del Pennino e Natale D’Amico nella loro puntuale azio-ne di contrasto rispetto a leggi illiberali e oscurantiste, ed afare immediatamente tesoro della proposta di legge radicale,già depositata alle Camere, in materia di clonazione terapeu-tica e di fecondazione medicalmente assistita;

– delibera di lanciare e di mettere a disposizione in ogni sede(comunale, provinciale, regionale, nazionale, europea) dueprogetti:a) il primo volto a garantire forme autogestite di assistenzapersonale per coloro cui essa sia necessaria, anche di 24 ore su24;b) il secondo volto a restituire il diritto e la libertà di parola,anche attraverso computer e sintetizzatore vocale, a quantivedono oggi sommarsi alla prigione della malattia quella delsilenzio e dell’impossibilità di comunicare.

Il primo Congresso dell’Associazione Luca Coscioni per lalibertà di ricerca scientifica,considerato che il finanziamento comunitario alla ricerca sul-le cellule staminali embrionali è stato bloccato da alcuniGoverni, tra i quali il Governo italiano;

considerato che la Commissione europea presenterà nella pri-mavera 2003 una relazione sulla ricerca relativa alle cellulestaminali embrionali, che costituirà la base di discussione diun seminario interistituzionale sulla bioetica, in base al qua-le la Commissione presenterà una proposta legislativa (daapprovarsi entro dicembre 2003) di ulteriori orientamentirelativi al finanziamento comunitario di progetti di ricerca;

Individua come azione prioritaria dell’iniziativa dell’Associa-zione a livello europeo quella di sbloccare i finanziamenticomunitari alla ricerca sulle cellule staminali embrionali.

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Il Congresso, considerate le dichiarazioni del Ministro dellaSanità Girolamo Sirchia, secondo il quale la ricerca scientifi-ca sulle cellule staminali embrionali, compresa la ricerca a finiterapeutici, è da considerarsi “crimine contro l’umanità”, cioèun crimine che è paragonabile a quelli del regime nazista e cherientra nelle tipologie di crimini giudicabile dalla Corte Pena-le Internazionale;

considerato che le dichiarazioni di Sirchia equivalgono a unamessa sotto accusa senza precedenti di tutti quei Paesi, anchemembri dell’Unione europea, che hanno legalizzato talericerca;

impegna l’Associazione a mobilitare la comunità internazio-nale - a partire dagli oltre 50 premi Nobel e dalle centinaia discienziati che sostennero la candidatura di Luca Coscioni alleelezioni politiche italiane del 2001 – per la denuncia politicadella presa di posizione del Ministro Sirchia, non smentita inalcun modo dal Governo italiano.

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ISCRIVITI ALL’ASSOCIAZIONE! puoi farlo:

– con Carta di Credito subito, on line, entrando nel sitowww.lucacoscioni.it

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– sempre con Carta di Credito telefonando allo 06/6826

oppure

– sul Conto Corrente Postale n. 41025677 intestato a Asso-ciazione Luca Coscioni - V. di Torre Argentina, 76 - 00186,Roma oppure

- con Bonifico Bancario sul conto corrente n. 41025677 inte-stato a “Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricercascientifica” ABI 07601 CAB 03200 presso Poste Italiane s.p.a.

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- con Vaglia Ordinario intestato a“Associazione Luca Coscioni”Via di Torre Argentina, 7600186, Roma

Le quote:——————-- Socio ordinario almeno 50 €

- Socio sostenitore almeno 100 €- Socio finanziatore almeno 200 €

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Aeret ica direttore editoriale Marcello Baraghini

progetto grafico Anyone!

Nuovi Equil ibriCasel la postale 97 - 01100 Viterbo fax 0761.352751

finito di stampare nel mese di ottobre 2003

presso la tipografia Graffitivia Catania 8 (Albano Laziale)

AAtttteennzziioonnee!! I manoscritti inviati all’editore non si restituiscono. Non vengono forniti pareri e schede di lettura.Non si considerano testi inviati per e-mail.

Luca Coscioni

Il maratoneta

Contro il comune senso del pudore, contro la morale codifica-

ta, controcorrente. Questa collana vuole abbattere i muri edi-

toriali che ancora separano e nascondono coloro che non han-

no voce. Siano i muri di un carcere o quelli, ancora più inva-

licabili e resistenti, della vergogna e del conformismo.

http://www.stampalternativa.it/

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