Trent’anni senza Maria Kalogheropoulou - iicatene.esteri.it · Aveva solo 60 anni il giornalista...

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Trent’anni senza Maria Kalogheropoulou Trieste e Milano incontrano la cultura ellenica Atene: dal Metró alla Biennale d’Arte

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TTrreenntt’’aannnnii sseennzzaa MMaarriiaa KKaalloogghheerrooppoouulloouu

Trieste e Milano incontrano la cultura ellenica

Atene: dal Metró alla Biennale d’A rte

Foroellenico Anno X n° 4 2007 pubblicazione bimestrale

a cura dell’Ufficio Stampadell’Ambasciata di Grecia in Italia

00198 Roma - Via G. Rossini, 4Tel. 06/8546224 - Fax 06/8415840

e-mail [email protected]

In copertina:Maria Callas

Collaborazione giornalisticaTeodoro Andreadis Synghellakis

Hanno collaborato a questo numeroL. Arruga, L. Aversano, R. Caparrini,

D. Lianaki, K. Gonì, P. Moreno, I. Moscati,

Impaginazione Eds

Per le foto si ringrazia:ANA (Athens News Agency),

P. Moreno, H. Rogers, I. Anagnostopoulos,Fondazione Maria Callas,

Fondazione Culturale del Parlamento Ellenico,

Istituto Italiano di Cultura di Atene

è possibile consultare la versione digitale di Foroellenico presso il sito internet:

www.ambasciatagreca.itdove potete trovare anche informazioni

sull’attualità politica e culturale della Grecia

Questo numero è stato stampato presso il “Consorzio AGE”,

Via dei Giustiniani, 15 - 00196 Roma

In Questo Numero

4 Prassitele & Figlidi Paolo Moreno

8 Cipro, convivenza e scontro nel Mediterraneo orientaledi Rudy Caparrini

11 Trieste e la Grecia, culturalmente sempre più vicinedi Teodoro Andreadis Synghellakis

13 L’“Attiko Metrò”, Ovvero la vita sotterranea di Atene.di Kyriaki Gonì

16 Omaggio a Maria Callas: ...ricordando la “Divina”

19 Trent’anni senza Callasdi Lorenzo Arruga

21 La Callas... così profondamente grecaA colloquio con il tenore Aris Christofelisdi Teodoro Andreadis Synghellakis

24 Perché Maria Callas è soprattutto Grecia...di Italo Moscati

26 Intervista a Bruno Tosi, presidente dell’Associazione Internazionale Maria Callasdi Teodoro Andreadis Synghellakis

30 A lezione con Maria di Luca Aversano

32 Il Concorso Internazionale Maria Callas

33 Ricordo di Maria Callas di Dacia Maraini

34 Intervista a Nadia Stancioff, Attrice e press agent di Maria Callasdi Teodoro Andreadis Synghellakis

37 La prima Biennale di Atene di Daphne Lianaki

41 Milano incontra la Grecia: danza, musica, letteratura, teatro

43 A colloquio con Mariella Kessisoglou, co-ideatrice della manifestazione

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IL SALUTO PIÙ DIFFICILE

Sono già passati 30 anni. Sono solo passati 30 anni... Quanto è dif-ficile parlare di un lutto, lontano o vicino che sia.

Quanto è difficile dover ricordare senza dolore, senza la paura diaver già dimenticato...

L’addio di Maria Kalogeropoulou, il 16 Settembre 1977, segna lafine di una storia di vita straordinaria di una donna unica, comeunica è stata la sua voce e la sua passione per l’arte.

Una voce, un mito, una donna, una greca.

Abbiamo cercato di realizzare, per il dossier dedicato alla suamemoria, un ritratto umano ed artistico di Maria Callas senza“curiosare” nella intimità del suo animo ma anche senza il distaccodei semplici curiosi.

Un dossier sull’artista “divina” che ha più volte sottolineato di “nonessere perfetta”; sulla cantante scrupolosa che non ha mai smessodi studiare; sulla donna forte che non ha potuto nascondere le pro-prie fragilità dagli occhi, impietosi, dei mass media e della storia.

Maria Callas cantante lirica ed attrice, elitaria e popolare, riservatama sempre e comunque da prima pagina.

Maria Callas eterna, perché l’arte, la sua arte, è riuscita a soprav-vivere persino al suo mito.

Maria Callas eterna, perché come scrive Lorenzo Arruga “nonsiamo ancora capaci di dirle addio”.

...Difficile parlare di un lutto, lontano o vicino che sia...

In questi giorni tutti noi dell’ufficio stampa dell’Ambasciata Greca edel Foroellenico non riusciamo ancora a dire addio al nostro colle-ga Lakis Hatzikiriakos che sabato 27 ottobre è partito per il suoultimo viaggio.

Aveva solo 60 anni il giornalista greco che per quasi tre decenni èstato corrispondente dall’Italia con la curiosità del vero reporter e lostile asciutto del cronista.

Poche ore prima dell’ultimo atto Lakis era ancora lì, con un filo divoce, attaccato al telefono per seguire dall’ospedale l’andamentodel voto al Senato italiano.

Puntuale nello scovare la notizia, sempre fortemente ironico, ecapace come nessuno di parlare la lingua del lettore senza maidimenticare, anche tra mille chiacchere, la necessità di un “titolo“...

Spirito inquieto Lakis, lingua tagliente, un archivio di memoria per ifatti politici dell’Italia ma anche della Grecia.

Ha vissuto gran parte della sua vita qui, senza mai perdere la suaidentità macedone,

parlava sempre con nostalgia di Salonicco, dispensava consigli ditradizionale cucina greca, e seguiva con lo stesso interesse ogninovità italiana.

Un amico sincero, un confidente critico, un collega prezioso.

I suoi occhi vispi, intensi, curiosi, hanno donato la luce ad un’altrapersona.

...Difficile il saluto ad un fratello...

Buona lettura

Viki Markaki

e d i t o r i a l e

Foroellenico ha deciso, questavolta, di dedicare il suo dossier

all’ artista greca che, più di ogni altra,ha saputo conquistare il pubblico diogni angolo della terra. Parliamo diMaria Callas, di cui, ricorre, il tren-tennale dalla scomparsa. La Grecia,ha ufficialmente proclamato il 2007,“′Ετος Μαρι′α Κα′ λλας ”, Anno diMaria Callas. Moltissime le manife-stazioni, gli eventi, le nuove edizionicommemorative e di critica musicale,gli incontri e gli articoli sui giornali ditutto il mondo. Nel nostro piccoloviaggio, abbiamo cercato di presen-tare anche “l’altra Maria”, quella pri-vata, fuori dalle scene, cercando disaperne di più da chi l’ha conosciuta

da vicino. Senza però scadere nell’i-nutile gossip, che nulla aggiunge, edin realtà nulla toglie, al valore immen-so di questa artista. Abbiamo anchecercato, poi, di illuminare maggior-mente la personalità di MariaKalogheropoulou, la Callas in Greciae nel suo rapporto con la Grecia. Nona caso, le manifestazioni organizzatequest’estate ad Atene, hanno avutoper titolo, appunto, il nome ed ilcognome dell’inarrivabile soprano.Il 16 settembre anche la ComunitàEllenica di Roma e Lazio ha volutoorganizzare un evento in memoriam,alla chiesa di San Teodoro alPalatino.

Nella sede di Via Filellinon, accanto

alla centralissima Piazza Sintagma,La Fondazione Culturale delParlamento Ellenico, ha organizzatola mostra “Maria Callas 30 annidopo”. Un tributo d’onore all’artista,con una ricca raccolta di documenti,abiti di scena, dischi e lettere. Tra icostumi, quello creato dal noto pittoree costumista greco Jannis Tsaro-uchis, per la Medea andata in scenanel 1958 all’Opera Civic di Dallas, edanche quello disegnato da AntoniosFokàs che Maria indossò per laNorma, a Epidauro, sotto l’attentaregia di Alexis Minotìs. La mostra èstata inaugurata in aprile dal primoministro Costas Karamanlìs e dallapresidente del Parlamento Ellenico

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Omaggio a Maria Callas:...ricordando la “Divina”

Omaggio a Maria Callas:...ricordando la “Divina”

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Anna Psarouda Benaki (sostituita insettembre dal nuovo presidente,Dimitris Sioufas).Il materiale fotografico, è stato con-cesso dall’archivio de La Scala,dall’Archivio Megalokoumou, dalMuseo Benaki, dall’Associated Presse da collezionisti privati. Vediamo laCallas giovanissima, nel 1940, sulpalcoscenico del Βασιλικο′ Θε′ ατρο,

Teatro Regio, ad Atene, nell’operaBoccaccio di Franz von Suppè. Nelsuo splendido, ricchissimo abito,come Violetta, da La Traviata, inter-pretata in Messico, nel 1951.Ma anche Maria Kalogheropoulouche conquista la Scala e inaugura lastagione del 1951 con I VespriSiciliani di Giuseppe Verdi. Questo emolto altro ancora: preziose incisioni

In questa pagina la mostra “Maria Callas 30 anni dopo” allestita presso la Fondazione Culturale del Parlamento Ellenico.

su vinile, molti spartiti delle opere,registrazioni video di alcune fra le sueinterpretazioni più importanti.Sempre ad Atene, l’Istituto di CulturaItaliano, diretto da Melita Palestini, havoluto rendere un altro preziosoomaggio, con la Mostra “Μαρι′αΚα′ λλας , µια Γυναι ′κα , µιαΦωνη′ , ε′ νας Μυ′ θος” (MariaCallas, una Donna, una Voce,un Mito). Con il patrocinio delMinistero della Cultura ellenicoe grazie a cinquecentodicias-sette og-getti appartenenti allacollezione di Bruno Tosi si èdato pieno risalto all’artista, ladonna, la soprano greca ecosmopolita allo stesso tempo.Moltissimi i pezzi esposti. Sipuò citare, il suo certificato dinascita, le lettere alla sua mae-stra Elvira de Hidalgo ed a PierPaolo Pasolini e i bellissimiabiti di scena, da opere comeLa Traviata (Metropolitan, NewYork, 1956) e Tosca (LondonRoyal Theatre 1964) ed anchedalle sue ultime apparizioni aParigi ed a Tokio. Ma anchefoto della “Maria privata”: all’o-spedale di New York dove ènata, ad Atene negli anni ’30,al suo debutto sulle scene, dueanni prima dello scoppio dellaSeconda Guerra Mondiale. Nel

corso della mostra, si è verificatoanche un increscioso imprevisto, con-clusosi, fortunatamente, in modo posi-tivo: uno sconosciuto, ha sottrattodalla vetrina in cui era esposto, unodegli abiti della collezione di BrunoTosi. Più esattamente, l’abito che

Maria portava nel teatro di ErodeAttico, in occasione del recital orga-nizzato il 3 agosto del 1957. La notiziaha avuto vasta eco sulla stampagreca, la polizia ha dato il via allericerche per individuare l’insolito ladro(forse un fan che aveva perso il senso

della misura), ed una settima-na più tardi, si è arrivati alla feli-ce conclusione. In un pacchet-to contenente la custodia diuna videocassetta, spedito perposta alla direttrice MelitaPalestini, era contenuto il pre-zioso abito, piegato più volte,un po’ sgualcito, ma in buonecondizioni. Il sospiro di sollievoè stato grandissimo, ancheperché era proprio l’abito delfamoso quadro in cui SilvanoCaselli aveva ritratto Maria,con sullo sfondo il teatro LaFenice in fiamme. Il grandesuccesso della mos-tra, hafatto sì che subito dopo Atene,sia stata riproposta anche aSalonicco, nel-l’Auditoriumdella città.

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In alto la mostra tenutasi ad Atene presso l’Istituto di Cultura Italiano, “MariaCallas, una Donna, una Voce,un Mito”, a sinistra la locandina dell’evento

Il mondo ricorda sempre la suavoce imprevedibile. Parlando di sé

disse: "Mi butto come una belva". Ilsoprano è ancora inimitabile: sulpalco le bastava cantare una sillabaper nobilitare un’intera opera Trent’anni: chi mai dopo trent’annidalla vita potrà venire ricordato cosìda tutto il mondo e così da vicino?Maria Callas morì a Parigi il 16 set-tembre 1977. Come allora non siamoancora capaci di dirle addio.Perché era grande La Callas era gran-de perché era grande, non si può spie-gare molto di più. Si possono elencarele sue virtù straordinarie: la consisten-za della voce, penetrante, imprevedi-bile, misteriosa; l’orgogliosa bellezzadella figura scenica; la potenza dellaparola. Virtù analizzate e studiate edimitate. Ma come si spiega la febbrileattesa che entrasse in scena, come la

forza di buttarsi al di là di se stessa,come il potere di comunicare l’intensi-tà del suo personaggio tanto neimomenti spericolati come persino inquelle mezze frasi che alla letturadello spartito di solito nemmeno sinotano e con le altre interpreti passa-no quasi sempre inosservate? NellaSonnambula alla Scala può avereancora un brivido ricordando quando,nella cabaletta finale di LuchinoVisconti regista, si accendevano lemezze luci in sala e liberava le follinote sovracute ad una ad una comeun contagio di felicità. Ma chi ascoltaLa Traviata ripresa dal vivo, anche indisco si può fare un’idea di come vive-va e trasmetteva il personaggio anchesolo in un «Ah...». Violetta è nella tre-pidazione dell’amore che vorrebberifiutare, sola, ed improvvisa le arrivada lontano la voce di Alfredo, l’uomo

che l’ha gettata in quello stato; lei mor-mora semplicemente una sillaba:«Ah». E tutto il mondo le passa dentro.Perché fu rivoluzionaria La Callasimpostò su una voce di spessorearcano e di colore scuro, tipica solodei soprani o dei mezzosoprani vota-ti alle impetuose parti drammatiche,le agilità spericolate e lievi tipiche delsoprano leggero; e con questo ritrovòil tipo delle interpreti vocali delleopere di Rossini, di Donizetti, fino aVerdi. Ebbe certo maestri che la gui-darono, da Elvira de Hidalgo per lavoce a Tullio Serafin per l’interpreta-zione. Ma credo che trovò se stessasoprattutto da sola. E mentre i sopra-nini capaci di giocare con le fioritureacute della parte di Lucia diLammermoor bamboleggiavano nellafollia che coglie la tragica protagoni-sta, lei pronunciava le semplici frasi

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Trent'anni senza CallasTrent'anni senza Callasdi Lorenzo Arrugadi Lorenzo Arruga

nel registro grave: «Alfin son tua, alfinsei mio» mettendo in gioco la sua vitae la nostra.Perché fu combattuta Aveva una vocemultiforme, perentoria, lucentezzemetalliche, echi segreti. Era greca, nelDna aveva la potenza della memoriadi quel teatro antico di grandezza smi-surata. Non le importava altro che laverità di quello che stava interpretan-do. La gente si aspettava le rotonditàpastose del modello in auge, e da quipartì la lotta dei sostenitori di RenataTebaldi, dalla voce calda e magnifi-cente, su cui fondava la sua espressi-vità. La scena del sonnambulismo nelMacbeth, aspra e tragica come volevaVerdi, alla Scala ebbe qualche fischiogrottesco. D’altra parte alla Scala fecescandalo il fatto che, nella Traviata,rimasta sola dopo la festa, ViolettaCallas si togliesse le scarpe. AllaScala! Qualche secolo prima, erasuccesso per i piedi nudi sporchi deipoveracci inginocchiati davanti allaSacra Famiglia in una tela delCaravaggio... piedi sporchi in chiesa!Rapidamente, poi, la storia fa giusti-zia. I nemici le tirarono anche un

mazzo di ravanelli,mentre in proscenio glialtri le gettavano fiori.«Maria, non racco-glierli!», le gridavaVisconti, che stava inbuca. Perché Viscontistava a tutte le recite eperché Maria era mio-pissima, tanto che permemorizzare bene ilgesto del direttoreandava anche alleprove d’orchestra solae s’abituava persinoad ascoltare il respirodei professori d’orche-stra, per avere punti inpiù di riferimento.La tigre Amava moltogli applausi. GiuseppeDi Stefano, il famosotenore, raccontavache una volta, nellaTosca, dopo essereapparsi insieme allaribalta più volte dopoun atto, gli disse:«Sono stanca, basta,

andiamo in camerino». Ci andò. Adun tratto udì un boato: Maria di sop-piatto era tornata dal pubblico, sola.Però non era scorretta con i colleghi,ma una buona compagna. Era leistessa, lo volesse o meno, ad ali-mentare il suo mito di Callas La Tigre.

«Mi buttavo come una belva», diceva,ma di sé come Medea; scacciava avolte i giornalisti, ma di quanta inva-denza era bersaglio. Soprattuttoquand’erano più ingolositi della suavita privata.La vita Vita bruciante: l’infanzia inAmerica ed in Grecia, dolorosa e mise-ra, la vocazione al canto trionfante, lafatica di venire accettata in Italia e nelmondo, la dimensione quieta familiareaccanto ad un marito veronese bona-rio e manager, la tensione di trovarel’amore con un leggendario greco, unarmatore barbaro e mondano, la ricer-ca desolata d’apparire dominatriceanche nei finti miti della vita da rotocal-co, la solitudine. L’incontrai quandoaveva già lasciato il palcoscenico.L’ultima volta fu al suo tavolo di regia,quando mise in scena per il Regio diTorino ricostruito I Vespri Siciliani. «Siapre un futuro nuovo?» chiesi. Mi mor-morò, con l’ombra del vecchio accentoveronese: «Cosa vuol che le dica, vec-chia o nuova sono sempre la vostraMaria». Guardava avanti come lonta-nissimo. Mi tornò d’improvviso l’eroinadei Puritani che vede il suo amore fug-gire su un cavallo bianco: il timbro alte-ro ed angoscioso di poche sue parolesussurrate. Lo sguardo miope sinascondeva come se volesse aiutosenza cercarlo.

da “Il Giornale” del 14 settembre 2007

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A sinistra: la rappresentazione de Il Pirata di Vincenzo Bellini,Teatro alla Scala, Milano, 19 maggio 1958

A destra: nel 1957, Teatro alla Scala di Milano, in occasione della rappresentazione

de Un ballo in maschera di Verdi

Controtenore tra i più apprezzati,Aris Christofelis, si è occupato, perconto del Festival Ellenico, dellemanifestazioni organizzate la scorsaestate, per i trent’anni dalla scom-parsa di Maria Kalogheropoulou. Inquesta intervista, ci parla del filoconduttore che ha seguito, nella rea-lizzazione di questa serie di “omag-gi”, con cui si è voluto far conosce-re meglio il “periodo greco”di Maria,di cosa ha significato per lui ed ilsuo cammino, la scoperta dellaCallas, della sua preziosa, e in parteinspiegabile, unicità.

“La Callas nasconde una veritàche tocca l’anima, molto nel

profondo. Non credo che nessun altroartista contemporaneo, riuscirà a pro-vocare una cosa simile, trent’annidopo la sua morte e quarantacinqueanni dopo l’ultima apparizione su unpalcoscenico. Accanto alla Callas,potremmo mettere, in questo senso,solo delle altre grandi stelle del firma-mento artistico come Rubinstein oHorowitz, personalità che hannosegnato con la loro presenza il seco-lo che ci siamo lasciati alle spalle...”

Il “Festival Ellenico”, ha deciso di ono-rare la memoria di Maria Callas. Cipuò parlare delle manifestazioni orga-nizzate quest’estate?

C’è stato un importante numero dimanifestazioni, e non solo delFestival Ellenico: a partire dallamostra organizzata dalla FondazioneCulturale del Parlamento Greco edall’interessantissima mostra ospita-ta dall’Istituto Culturale Italiano diAtene. Nel corso dell’estate, ilFestival Ellenico, ha organizzatoquattro manifestazioni. La prima eradedicata al repertorio internazionaledella Callas, con un concerto di JuneAnderson al teatro di Erode Attico,con la partecipazione di DimitrisKavrakos, della mezzosoprano fran-cese Bèatrice Uria-Monzon e dell’Or-chestra Statale di Atene. Gli altri due“omaggi” si sono concentrati sulle

“interpretazioni greche” della Callas,prima della partenza per gli StatiUniti, dal 1937 al 1945. Credo sia unperiodo importantissimo, per laCallas e per la Grecia. Sono otto annipieni di rivolgimenti storici. L’ultimaparte del periodo fra le due guerre ela sua grande vivacità culturale, latragedia dell’occupazione nazi-fasci-sta e poi quella della guerra civilegreca. Guerra civile, in cui Maria perpoco non perse la vita. Come scrivePetralis nel libro “la Callas sconosciu-ta”, in quel periodo lavorò per tremesi come traduttrice per gli inglesi,e si salvo all’ultimo momento da unagguato. Come terzo “omaggio”, ilFestival Ellenico ha riproposto laMedea di Cherubini, a Epidauro. Unomaggio, ovviamente, all’interpreta-zione della Callas, del 1961 nellostesso teatro. La protagonista dellaMedea che abbiamo presentato que-st’estate, era Anna CaterinaAntonacci, per la direzione di LoukàsKaritinòs, e la regia di Jannis Kokkos.Anche se il confronto con lo spetta-

colo del 1961, nello stesso luogo, conla stessa opera, è stato, per forza dicose, molto impegnativo...

Non deve essere stato un compitofacile, scegliere i brani e riproporli alpubblico...

Assolutamente no. Anche perché, perquel che riguarda il “periodo greco”della Callas, non ci è rimasta nessu-na registrazione. Le prime di cuisiamo in possesso, sono del 1949. Epoi, all’epoca, pur essendo giovanis-sima, interpretò i ruoli di maggioreintensità drammatica: Fidelio, Tosca,Cavalleria Rusticana, il Capo Mastrodi Manolis Kalomiris, opere in cuianche oggi, non vediamo quasi maidei giovani artisti impegnati in ruoliimportanti. Lo abbiamo proposto ,perché si trattava di un periodo quasisconosciuto. Quando, invece, tornò inpatria, nel 1961, cantò brani con cuiaveva gia trionfato. Nel repertorio cheabbiamo scelto, sono comprese ottocanzoni greche, arie da opere come“la Favorita” di Donizetti, un’aria di

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La Callas... così profondamente grecaA colloquio con il tenore Aris Christofelisdi Teodoro Andreadis Synghellakis

Aris Christofelis

Hendel, l’aria di Desdemona dal-l’Otello di Rossini e non di Verdi. Tutteinterpretazioni che la Callas nonreplicò più dopo la sua partenza perl’America e che abbiamo voluto ripro-porre nei due spettacoli di quest’esta-te. Molti appassionati della lirica,ignoravano l’importanza di questoperiodo, è stata, quindi, una specie di“riscoperta”.

Come sono stati scelti i tanti artistiche hanno preso parte alle manife-stazioni?

Abbiamo voluto privilegiare i giovaniartisti, che, non solo in Grecia, ma alivello internazionale, non hannospesso, in questi ultimi anni, grosseoccasioni per emergere. Mi riferiscoagli artisti che vorrebbero potercostruire una carriera nel propriopaese, senza dover continuamentemuoversi da un teatro e da un paeseall’altro... È un qualcosa che diventasempre più difficile. Anche perché, nelmondo della lirica, ho paura che sivada sempre più rompendo il filo chetiene unito l’oggi alla tradizione, esenza questa conoscenza, senza

questo rapporto diretto, non si può farnulla. Come seconda cosa, quello cheha attratto la nostra attenzione, nelleopere che abbiamo riproposto, è ilfatto che vennero cantate da MariaKalogheropoulou, in greco. Perchénon dobbiamo scordarci, che fino aqualche decennio fa, le opere, in ognipaese, venivano interpretate, nella lin-gua locale. Sempre per questa regola,Maria, quando arrivò in Italia, cantòWagner in italiano. Quindi, abbiamo

cercato le esatte traduzioni delleopere, così come vennero presentatenel periodo 1937 - 1945, senza il biso-gno di ricorrere a testi recenti.

Quali sono i nomi più rappresentatividegli artisti che hanno preso parteagli spettacoli di quest’estate?

Per il primo concerto, ad ErodeAttico, Markella Chatziano, mezzosoprano, la soprano drammaticaGiulia Souglakou, la soprano lirica

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In questa pagina alcune immaginidelle manifestazioni organizzate lascorsa estate, per i trent’anni dallascomparsa di Maria Kalogheropouloudal “Festival Ellenico”

foto di Ch. Bilios

foto di Ch. Bilios

Maria Mitsopoulou ed itenori Vanghelis Chat-zisimos e Jannis Christo-poulos, insieme al bassoChristoforos Stamboglis.Hanno cantato branidelle opere interpretatein Grecia da Maria, e l’or-chestra è stata diretta da diretta daMiltos Loghiadis. Nel secondo spetta-colo, al piccolo teatro di Epidauro,con Thanasis Apostolopoulos al pia-noforte, abbiamo proposto brani direcital, anche da alcune feste o even-ti celebrativi. E intendo sempre arie,brani che non ha mai più interpretato.Anche qui abbiamo scelto quattrogiovani artiste: Mirtò Papathanasiou(che ha cantato pochi mesi fa all’ope-ra di Roma, ne La Traviata) LukiaSpanaki, Marina Doulojanni, e lamezzosoprano Marina Fizeli. Perchénon dobbiamo dimenticare che sin daallora, come anche in seguito, laCallas cantava tanto arie da soprano,che repertori da mezzosoprano.Come fece, del resto, anche in tutto ilseguito della sua carriera...

Quanto è stato difficile curare deglispettacoli dedicati alla memoria diuna donna, che ha toccato laperfezione?

Non sono partito con l’intenzio-ne di creare qualcosa che siponesse allo stesso livello dellasua arte. Sarebbe stato ungrande errore, oltre che impos-sibile. Ho iniziato solo volendoesprimere l’amore e la gratitudi-ne di tutti noi, che abbiamolavorato per questi “omaggi”.E’stato come, per dirlo simboli-camente, andare ad accendereuna candela alla memoria diquesta grande artista.

Secondo lei, dove è possibileritrovare la grecità più vera eprofonda di Maria Callas?

La Callas, per me, è così pro-fondamente greca, che mi èdifficile rispondere. Allo stessomodo, sarei in difficoltà, sequalcuno mettesse in dubbiola grecità di una colonna dori-ca... È quasi un archetipo, par-tendo dal suo volto, dai suoiocchi, fino alla sua stessavoce, con un carattere che iotrovo assolutamente greco.Forse, per influenza della suamaestra, De Hidalgo, potrem-mo dire che si avvicina unpoco alla scuola spagnola, per

quanto riguarda la tecnica, il suomodo di usare la voce. Ma a mioavviso, si tratta di una voce, un’ani-ma, una presenza greca, dello stessogenere della grande attrice tragicaKatina Paxinoú. Ho poi una sinceraconvinzione: ascoltando e riascoltan-do le interpretazioni di Maria, si capi-sce che la sua voce è maturataanche attraverso una serie di espe-rienze difficili, dolorose, importanti,non solo grazie allo studio ed al talen-to. Una voce piena e matura, nel verosenso del termine. E non scordiamo-ci che Maria, come ho già detto, havissuto, in Grecia, i difficilissimi annidella guerra e dell’occupazione nazi-fascista, che hanno segnato unagenerazione, creando anche un’iden-tità collettiva molto forte.

Ritornando al “mito Callas”, pensa lo sipossa in parte spiegare con il fatto che

decise di ritirasi dallescene appena compreseche la sua voce stava per-dendo le caratteristiche diperfezione che la reserounica?

Credo che sia una sceltache non ha compiuto solo

lei. È una decisione che merita stima,ma non penso basti a creare un mito.D’altronde tutta la carriera della Callasè molto breve, basti pensare che giàall’inizio degli anni ‘60, cominciò adiradare le sue apparizioni sul palco-scenico. Nel 1965, in realtà, canta lasua ultima opera al Covent Garden,con Tosca, ed ha solo quarantadueanni. Una carriera speciale in tutti isensi, perché, d’altra parte, nessunacantante aveva interpretato tutte leopere della Callas. A parte tutto que-sto però, il mito di Maria, è dovuto aqualcosa di difficilmente spiegabile emisurabile: al suo genio. Al genio diquesta grandissima personalità musi-cale e teatrale.

Esistono ancora degli aspetti di que-sta cantante che non sono stati ana-lizzati e conosciuti abbastanza?

Credo che sia una delle artistepiù amate del nostro tempo.Quello che trovo molto inte-ressante, è che la sua arte ècosì grande, che ogni voltache uno viene rapito dalle sueinterpretazioni, scopre qualco-sa di nuovo. Io la scoprii a cin-que anni, a dieci avevo giàascoltato tutto il suo reperto-rio. Ma ad ogni età, in ognifase della mia vita, quandoascolto e riascolto le sue regi-strazioni, che conosco ormai amemoria, smuove dentro me,emozioni sempre nuove.E questo penso sia dovuto alfatto che con la sua arte,riesce ad esprimere una veritàprofondissima... Una verità,che a volte, può fare anchemolto male. Credo che questonon accada solo a me, ma atutti coloro che continuano adamarla. Al contrario, ci sonotante interpretazioni e creazio-ni artistiche, anche validissi-me, per le quali non senti l’esi-genza di una continua risco-perta, di un contatto dal valorerigenerante. L’unicità dellaCallas, è anche questo...

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...ascoltando e riascoltando le interpretazioni di Maria, si capisce che la sua voce

è maturata anche attraverso una serie di esperienze difficili, dolorose, importanti,non solo grazie allo studio ed al talento...

Ci sono parole di Maria Callas chesi sono impresse nella mia

mente e non ne usciranno mai.Parole e quindi voce, ma voce chenon canta. Le ho inserite nel filmdocumentario “Non solo voce - Atrent’anni dalla morte di Maria Callas”che ho realizzato per la Rai. MentreMaria prende parte alle riprese di“Medea” di Pier Paolo Pasolini, a ungiornalista che le domanda comesarà la “sua” Medea lei rispondecome se fosse stupita di sentirsi porrela domanda: “Ma come Medea”;intende dire che non tradirà il perso-naggio della tragedia di Euripide,gran greco come lei. Poi, il giornalistacontinua l’intervista e le chiede: “Saràuna Medea perfetta?”. Maria lo guar-da ancora più stupita e risponde conun sorriso: “Io non sono mai perfetta”.“Perfetta”, ecco la parola che estrag-

go dalle altre per dire che senza diessa non avrei mai potuto fare “Nonsolo voce” e non avrei potuto metter-mi alla ricerca dei documenti per rico-struire in un’ora e dieci minuti qualco-sa che va ben al di là di questo spa-zio di tempo disponibile.“Perfetta”, una parola che mi ha sti-molato a cercare. Non volevo fare unfilm-doc che ripetesse fino allo sfini-mento il piacere e l’emozione che lavoce di Maria continua a dare a tutti,me compreso. Non volevo neppurefermarmi troppo, prigioniero del gustodel gossip, su certe parti della suabiografia e soprattutto dei suoi amori.Non volevo infine diventare prigionie-ro del clima che si crea intorno a ungrande personaggio quando, adistanza di tempo (trent’anni nel casodi Maria), l’obbligo dei media di ricor-dare un idolo del pubblico può contri-

buire a una caccia al romanzesco, alparticolare inedito non sempre dav-vero inedito, al gioco della scoperta odella riscoperta.Volevo raccontare e interpretareMaria secondo i venti che spiranonella sua terra di origine. Si sa cheMaria nacque a New York, quando lasua famiglia da una piccola cittàgreca si recò tra i grattacieli insieme amigliaia e migliaia di emigranti grecied europei che salutarono i loro paesidalle navi cariche di speranze perandare incontro alla promessa dellaStatua della Libertà. Si sa che, nellatraversata del viaggio fatidico, Mariaera nel ventre della madre. Una circo-stanza che mette i brividi tanto è cari-ca di destino.Volevo raccontare la Callas “perfetta”facendomi guidare dai venti dellaGrecia,e soprattutto dal “meltemi”,

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Perché Maria Callas è soprattutto Grecia...

di Italo Moscati giornalista Rai, Tg1

Perché Maria Callas è soprattutto Grecia...

di Italo Moscati giornalista Rai, Tg1

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impetuoso e poi delicatamente fre-sco,che quando sono a Simi o aPatmos - quasi ogni anno - mi scuotenel profondo. Come le acque e i pae-saggi, il “meltemi” mi sbarazza di vec-chi pensieri e me ne porta dei nuovi,imprevedibili.Studiando per il film-doc, guidato dalvento e dall’assiduità con la Grecia,ho scoperto cose imprevedibili, al dilà dei vari capitoli del romanzo diMaria, capitoli che vanno da NewYork ad Atene, da Atene ancora aNew York ,dal padre rimasto là dopo ilritorno di Maria con la sorella Yakie ela madre in Grecia; poi da New York aChicago, a Verona per il debuttoall’Arena, a Venezia, a Milano per laScala; e da qui in tutto il mondo peruna carriera che non ha eguali.Il “meltemi” è un vento bizzarro, curio-so, irresistibile. Parlo da profano deiventi e della loro logica. Lo cerco, loscanso e lo riprendo, mi ci abbando-no. Così come mi abbandono allavoce e alle interpretazioni di Maria(spesso efficaci come la sua voce etalvolta anche di più).Seguendo il vento di Maria, aguzzan-do orecchie e occhi, mi sono inoltratonella sua “leggenda”. Ecco un’altraparola che la grande can-tante rifiutava.In un’altra intervista, lechiesero quale reazioneprovava quando si sentivadefinire una “leggenda”,Maria disse solo che lei siera limitata a cantare.Era una reazione garbata,imbarazzata, timida, ele-gante, come lei stessa erasempre stata, e molti sene accorsero in ritardo.Pur prendendo le distan-za da quella parolapesante - “leggenda” -,pesante molto meno deichili che la cantante deci-se di perdere ad un certopunto della sua vita, lasua risposta metteva inmoto un racconto da farea ritroso.Il racconto che ho fatto epropongo. La Greciaprima dell’America, laGrecia prima e con l’Italia,la Grecia comunque.Diceva ancora Maria:“Sono fatalista perchésono greca” e spiegavache lei si preparavacomunque, sempre come

se fosse l’ultima occasione, l’ultimaopportunità, l’ultima scena per anda-re incontro al proprio destino. Mariafatalista accettava solo il destino chepensava di poter predeterminare conla passione per il canto, la perfezionescenica, il rigore nell’approfondimen-to dei suoi personaggi, delle sue eroi-ne, delle opere dei grandi della lirica.La Grecia prima di tutto. Prima anchedelle lezioni che la vita, la musica, idirettori d’orchestra, il pubblico lehanno dato, e che lei ha ricambiatocon le “sue” lezioni di stile e di tem-peramento.Ed ecco che a poco a poco, mentrelavoravo sulle carte, negli archivi, trale immagini, mentre scrivevo, mentregiravo e riordinavo tutto in moviola, micresceva davanti agli occhi - semprecon la colonna di una voce d’incanto,drammatica, suadente, perentoria-l’immagine di una donna la cui leg-genda vera l’aveva costruita e chedilagava ovunque, con una forzaincredibile.Il “meltemi”. Il “suo”. Vento che frustrae se ne va, lasciando pulita la natura.Maria che continua ad essere Marianei ricordi di chi le è stata accanto (ilsoprano Giulietta Simionato) o di chi

l’ha conosciuta e amata come grandeartista (Franco Zeffirelli) e di tantialtri, anche di coloro che non ci sonopiù e hanno lasciato senza volerepareri incisivi come epigrafi (LuchinoVisconti, Luciano Pavarotti).Fra tutti costoro, ci sono alcuni registiche hanno sperimentato qualcosache resta e resterà a lungo, per sem-pre, come la voce di Maria e la suastoria.Registi famosi. Lo stesso Zeffirelli in“Carmen forever”, con l’idea di unritorno di Maria alle scene negli annidella malinconia e rinuncia, primadella morte così improvvisa .FedericoFellini che in “E la nave va…” si ispiraall’ultimo viaggio di Maria verso lasua Grecia, e verso il mare, l’isoladove verranno lanciate le sue ceneri.Pasolini che le dedicò versi toccanti eprofondi, nel periodo di “Medea”.Jonathan Demme che per “Philadel-phia” con Tom Hanks e DenzelWashington ha voluto una strepitosacolonna sonora. La voce di Marianell’“Andrea Chenier” in una scenaindimenticabile per intensità e com-mozione; e la voce di BruceSpringtsteen in una canzone che èben di più di una canzone.

Infine, Dario Argento, ilmago dell’horror, chericorre a “Casta diva” dalla“Norma”, nella interpreta-zione di Maria che recu-però e rilanciò per semprequesta potente, lirica aria.Il film è “Opera”, la voce diMaria tranquillizza unagiovane cantante chedeve debuttare nella“Medea” musicata daGluck e ha paura perchél’opera ha fama di portaresfortuna a chi la canta;poi, nel finale, la stessavoce struggente accom-pagna un delitto terribile.Sentimenti e qualità. Iventi di un talento impe-tuoso.Ci saranno altri appunta-menti per il futuro di MariaCallas, la più grande can-tante del Novecento. Enon saranno sempre lega-ti alle ricorrenze. Sono gliappuntamenti con la vocee la sensibilità di Maria.Vivono sempre, soprattut-to dove i cuori battono.Basta ascoltare Maria.

Maria Callas nel 1952 in occasione della rappresenta-zione della Norma di Vincenzo Bellini

Bruno Tosi, presidente dell’As-sociazione Internazionale Maria

Callas, è stato una delle anime piùimportanti delle celebrazioni di que-st’anno. Nell’intervista che ci ha con-cesso ci parla di come nacque il suogrande amore per l’inarrivabile sopra-no, della celebre rivalità con RenataTebaldi, dell’ importanza della perma-nenza in Grecia, e della formazionecon Elvira De Hidalgo, per la succes-siva affermazione internazionale diMaria.

“Il mio amore per Maria, nasce dallamia infinita passione per l’opera lirica,sin da bambino. Mia nonna mi raccon-tava le trame delle opere come fosse-ro delle favole, ed è riuscita a farnascere in me la passione. La mia“grande occasione”, l’ho vissuta nel1954, quando la vidi per la prima voltaa “La Fenice”, per una recita domeni-cale. Ero ancora giovane e non pote-vo tornar tardi la sera... Fui stregatodalla personalità della Callas, che colsuo lunghissimo mantello rosso,scendeva e risaliva le scale come unafuria. L’Opera, che con lei non era solo

canto, cominciò ad appassionarmi,finendo per cambiare la mia vita.Interpretò, allora, la Medea, l’ultimadelle opere che ha cantato, nel perio-do dal 1947 al 1954, nel nostro teatrodi Venezia. Appena finita la Guerra,terminò di cantare, il Fidelio a ErodeAttico. Era diventata la primadonnagiovane più importante, ad Atene. Mafra le gelosie e le polemiche, la guer-ra, i generali e le truppe di occupazio-ne, decise di andare in America pervalorizzare la sua più che buona repu-tazione artistica. Arrivò nel 1945 aNew York, dove, però, non fu accetta-ta al “Metropolitan”, perché, dissero,aveva la voce disuguale, mentre inAmerica sono abituati solo al canto“zuccherino”.Tra il 1945 e il 1947, dovette fare lagovernante, la cameriera, la baby-sit-ter, per riuscire ad andare avanti. Poiperò, il maestro Sergio Failoni, leconcesse un’audizione. Era il rivale diToscanini, e doveva dirigere laGioconda a Verona. Ascoltò la Callas,e le dette un ruolo per Turandot aChicago. Ma anche qui le difficoltànon mancarono: la recita non si fece

mai. In seguito però, l’occasione arri-vò davvero: Giovanni Seratello, ilgrande tenore, la scritturò per invitar-la a cantare all’Arena di Verona. Cosìebbe la sua prima scrittura per “laGioconda”, il 2 agosto del 1947.”

Se lei dovesse dire, cosa rappresen-tò l’Italia per Maria Callas, cosa met-terebbe in risalto?

L’Italia rappresentò tutto per la Callas.Era appena arrivata dall’America,dove dovette affrontare le difficoltàdella vita quotidiana. In Italia trovò ilsuo futuro. Il maestro Failoni ebbe unictus e diresse Tullio Serafin, che

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Intervista a Bruno Tosi, presidente dell’Associazione Internazionale Maria Callasdi Teodoro Andreadis Synghellakis

Bruno Tosi, presidentedell’Associazione

Internazionale Maria Callas

Maria Callas durante la festa al-l’hotel Danieli di Venezia (1957)

divenne il suo pigmalione. Con luiavrebbe lavorato e inciso per tutta lavita. Trovò il marito, Meneghini, che laaiutò e gestì la sua carriera, e poi,trovò la Scala, che anche se non leaprì subito le porte, le permise, inseguito, di diventare “la Diva assolu-ta”. Non scordiamoci che Maria inau-gurò per sette anni di seguito LaScala di Milano, il più importante tea-tro al mondo, con le musiche dei piùgrandi autori, “la Norma”, “i Vespri”,“Lady Macbeth”, “La Traviata”... Fu lìche incontrò Luchino Visconti. Ebbemolto dall’Italia e da La Scala, ed asua volta, dette tantissimo. Perché è atutt’oggi il simbolo più alto della gran-de musica operistica degli autoridell’‘800. Quelli di Milano, sono glianni più vivi e più grandi, anche se poisi confermò una grande diva in tutto ilmondo. In seguito, tornò in Grecia nel1957 - a Erode Attico - dove indossòil famoso vestito: quello che recente-mente, ad Atene, è stato rubato dauna mostra per amore, ma che poi,fortunatamente, è stato restituito.Maria, però, non scordo la Grecia:sono stato testimone di due reciteindimenticabili ad Epidauro, nel 1960,con la Norma e nel ’61, con la Medea.E sempre in Grecia creò la fondazio-ne “Maria Callas”, per aiutare i giova-ni, devolvendo il compenso delle suerecite che ho appena citato. E speran-do di sposare Onassis, rinunciò allanazionalità americana, per prenderequella greca. Difatti, lei è morta comecittadina greca...

Anche se è molto difficile rispondere,secondo lei, a cosa è dovuta questa“unicità” di Maria Callas, questo mito

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LE RICETTE AUTOGRAFE DI MARIA CALLAS

LA TORTA MIAINGREDIENTI: 2 tazze di zucchero - 1 tazza di latte - 4 uova intere - 2tazze di farina- 2 cucchiaini colmi di lievito di birra-sale e vaniglia

Sbattete insieme i bianchi delle uova e 1 tazza di zucchero. A parte,in un altro contenitore, sbattete anche i rossi d’ uovo con il rimanentezucchero finché montano bene.

Quindi aggiungete il latte caldo lentamente e poi, piano piano la fari-na già setacciata con il lievito e un pizzico di sale finchè si amalga-mano bene gli ingredienti. All’ultimo aggiungete delicatamente i bian-chi d’uovo. Mettete il composto ottenuto in una pirofila con il buco einfornatelo a temperatura moderata per circa 50-60 minuti, finché iltutto è dorato e cresciuto bene.

Quindi rovesciate la torta su unagrata, ma sempre nella pirofila e lon-tano dalle correnti d’aria.

Una volta fredda, la torta si sfila conil coltello passandolo intorno deli-catamente.

Da “La Divina in cucina” Il ricettariosegreto di Maria Callas

Associazione culturale Maria CallasTrenta Editore

Maria Callas nella sua cucina di Roma 1955

più forte di qualunque altro, nelmondo della lirica?

Non è dovuto solo alla sua bellezza,alla sua capacità interpretativa, alfatto che aveva conquistato le primepagine dei settimanali, perché que-sto succede anche con altre artiste.Maria, era un genio della musica.Con una consapevolezza stilisticatotale ed una grande musicalità. Noninterpretava un personaggio, madiventava il personaggio. È questoche l’ha fatta distinguere dalle altre,pur brave, sue colleghe: la Tebaldi- con la quale ci fu rivalità ma non unvero confronto - la Gensel, laCaballe, la Scotto, la Freni. Mariaaveva sempre una marcia in più, gra-zie al suo valore assoluto. E tuttoquesto lo ha avuto grazie alla Grecia.Dove rimase bloccata dalla guerracome Elvira de Hidalgo: la maestraideale che le insegnò a cantare l’o-pera italiana. Certamente con le qua-lità che aveva, avrebbe fatto carriera,ma grazie a questo incontro, Mariaebbe quegli insegnamenti che lehanno permesso di diventare la regi-na de La Scala, la più grande can-tante del XX secolo e forse di tutti itempi..

Come mai avete deciso, tramite lavostra associazione, di promuoverel’eredità di Maria Callas?

È nato tutto in Grecia, a Erode Attico,quindici anni fa, quando ero lì per isettant’anni dalla nascita di Maria.

Abbiamo proiettato delle mie immagi-ni, con delle foto, sotto al Partenone.È allora che mi hanno proposto “per-ché non scrivi dei libri?”. Io tra l’altro,all’epoca, ero anche il press agentdella Tebaldi, e quindi dovevo tenereun po’ segreto questo mio amore perla Callas. Così decisi di fondarel’Associazione, con cui abbiamo alle-stito mostre in tutto io mondo e scrittolibri. Ultimamente è uscito anche inGrecia il libro delle ricette, “La Callasin cucina”. Il mio sito, www.callas.it, haavuto venticinque milioni di contati, esono soprattutto i giovani a volernesapere di più. Non nascondo di esse-re orgoglioso di contribuire a tenerneviva la memoria e di poter prenderparte alle celebrazioni per i trent’annidalla sua scomparsa. Anche se Marianon ha certo bisogno di me... Spero la

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I PIATTI PREFERITI DI MARIA CALLAS

Le ricette di Nicola Rosato, Ristorante Rossigni - Hotel QuirinaleRoma

SALTIMBOCCA ALLA ROMANADistribuite al salvia sulle fettine di carne, quindi avvolgetele confettine di prosciutto crudo. Fatele soffriggere con poco olio di olivain una padella calda, avendo cura di far cuocere prima la parte delprosciutto.

Rosolatele da ambedue i lati e irroratele contemporaneamente conil sugo di carne e il brodo. Lasciate sobbollire per 3-4 minuti.

Disponete, nel frattempo, l’insalatina nei piatti, quindi unite la carne,e per ultima la salsa, solo dopo averla montata velocemente conl’aceto balsamico e il restante olio.

La salsa deve rimanere fluida perché condisca l’ insalata.

INGREDIENTI PER 4 PERSONE

200 gr di insalatina di campo ruchetta

8 fettine di vitello da 50 gr leggermente battute

8 fettine di prosciutto crudo di montagna

4 foglie di salvia sminuzzate

4 cucchiai di aceto balsamico

1 dl di brodo

1 dl di sugo di carne

1 dl di olio extravergine di oliva.

Da “La Divina in cucina” Il ricettario segreto di Maria Callas Associazione culturale Maria Callas Trenta Editore

Maria Callas ad Amburgo nel 1958

mia collezione venga accettata daVenezia, altrimenti la porterò a Romao in Grecia, visto che sono moltolegato al vostro paese. E sono statodavvero felice di aver potuto esporrequesta collezione ad Atene..

Si aspettava un’eco così vasta per itrenta anni dalla morte di MariaKalogheropoulou?

Forse ha stupito anche me, questapartecipazione internazionale.Ma infondo, è solo l’ulteriore conferma dellasua grandezza. Il 16 settembre abbia-mo fatto anche noi un concerto a “LaFenice”, poi sono stato a Roma, perl’inaugurazione della mostra al “Parcodella Musica”, e subito dopo, a Parigi.La Callas è realmente “Callas forEver”, per citare anche il film diFranco Zeffirelli. Basti dire che aMerilyn Monroe sono stati dedicati

venti libri, ed alla Callas trecento...

Cosa ci può dire sulla tanto citatarivalità con la Tebaldi?

Tutto è nato così: una volta, a Rio deJaneiro, hanno cantato insieme, lastessa sera, in un concerto per laCroce Rossa. C’erano anche DiStefano, Rossi-Lemeni e molti altri.Mentre si era convenuto di non conce-dere “bis”, la Tebaldi fu un po’ scorret-ta: aveva anche lei due arie, ed allafine, alla richiesta dei suoi ammiratori,concesse un bis. Maria si offese molto,e lì finì la loro amicizia. Una distanza euna rivalità che continuò, fino a che,nel 1968, al Metropolitan, dove canta-va la Tebaldi, le due artiste si riappaci-ficarono. Il manager del teatro portòMaria in camerino, il giaccio si sciolsee si riabbracciarono commosse.

Se dovesse scegliere tra le caratteri-stiche di Maria, quella più “vera”, suquale si soffermerebbe?

Probabilmente la sua umanità. Perchéaccanto alla sua grandezza assoluta,c’era un grande rispetto per la musica,ed il cattivo carattere che dicevanoavesse, era solo un’aspetto esteriore,con cui voleva difendere la fatica degliautori e la serietà del suo lavoro. Misoffermerei, appunto, sulla sua gene-rosità umana, anche verso le personepiù semplici: per tutta la vita, ha conti-nuato a scrivere alla sua vecchiagovernante, nell’ospizio per i vecchiettidi Verona. E questa Callas, allegra,umana, spensierata, non è abbastan-za conosciuta dal grande pubblico. E sitratta, forse, il suo ritratto più fedele...

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Scrivere di Maria Callas è difficile perché è troppo facile

Lei si connota in quello che ci è rimasto di lei, le testimonianzedella sua carriera folgorante. Mi chiedo a chi può essere com-prensibile oggi la passione e il “rumore” che hanno coinvolto unpubblico così vasto ed eterogeneo, negli anni dell’ascesa asso-luta, intorno al personaggio di un’arte rara e circoscritta a unacerta conoscenza come l’opera lirica. Ogni sua mossa era unevento, ma era un evento in nome di Donizetti o di Verdi, sembravero?

I suoi adoratori erano schiere, i suoi nemici pochi; entrambi conun furore risorgimentale. Maria chiamava battaglia. È chiaro chela sua vita privata era perciò una frangia della sua vita professio-nale, per anni una attesa inconscia di esercitare il suo talento eil suo studio. Continuo, attento.

La ricordo ad Ischia l’estate in cui preparava “Anna Bolena”. Unaragazzona veneta (solo i suoi occhi da bassorilievo ricordavano laGrecia) allegra, affettuosamente polemica con le sue amicheancelle, il pensiero a quella regina che le circolava dentro con lesue note da imparare alla perfezione. Sono convinta che il passoverso le interpretazioni storiche della Callas fosse l’ultimo, istinti-vo, suo, dopo il possesso totale della parte musicale. Finchè laCallas è stata “Lei” soltanto sulla scena, ha resistito indomita al dimagrimento, alle critiche, all’ammirazione più inva-dente.

I giovani non sanno, come dico tutte le sere in una commedia, il clamore della sua “Traviata” con Visconti, del suo“Ballo in maschera”, della sua “Sonnambula” in forma di “soirè d’honneur”, della sua “Norma”, della sua “Vestale”, inau-gurale della Scala. Bellissima, perfetta, mondiale.

Ho visto una sola volta serpeggiare una distrazione nel suo incedere drammatico, l’ultima “Medea”, alla Scala. Mi hadetto in camerino, ritrovando il suo accento veronese, “Son stanca, Franca...”.

Era purtroppo una stanchezza psicologica. L’incontaminato palcoscenico delle sue eroine è stato avvolto come dal fumodi un incendio da quella frangia che si era mantenuta discreta ai limiti del suo splendido lavoro.

Per vostra fortuna, giovani, la decadenza di Maria (breve come la sua fortuna) è stata punteggiata di esempi delle suepercezioni, inimitabili, documentate da alcuni concerti.

La sua morte incredibile ha deciso per lei la definizione di un mito.

Franca Valeri

Da “Maria Callas, una Donna, una Voce, un Mito”

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Il trentennale della scomparsa diMaria Callas cade in un momento

particolare della musica in Italia, incui le sorti del teatro d’opera s’intrec-ciano in certo qual modo con quelledell’educazione musicale.Da un po’ di tempo, come denuncianoproduttori e lavoratori del settore, siaddensano al lirico orizzonte nuvolo-ni sempre più cupi e minacciosi, daiquali i primi violenti temporali sonogià precipitati. Fatevi pure un girettotra le quinte dei teatri, nel mentre diuna prova. Tra una nota e l’altra,ascolterete lamentele diffuse su ono-rari dimezzati e ingaggi rarefatti: nonci sono più soldi, tutta colpa dei tagliai fondi per lo spettacolo! Allo stessotempo, nel quotidiano musicale, fuoridei grandi enti ed eventi, si avvertemolto il bisogno di inaugurare unanuova fase nell’istruzione della “gio-ventù studiosa”. In effetti, le difficoltàestreme di oggi – e come non veder-lo? – hanno radice non soltanto nel

vigente regime di austerità nellaspesa pubblica, ma anche e soprat-tutto nell’ignoranza e nel disinteressedelle moderne generazioni in materiadi musica. Per fortuna non mancano

le iniziative tese a riavvicinare i giova-ni, e in particolare gli studenti, all’af-fascinante mondo della lirica.Personalmente, in qualità di docentedi Storia del melodramma al DAMS

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ersMaria Callas nel ruolo di Medea, Londra, Covent Garden

di Luca AversanoProfessore di Storia del melodramma presso l’Università Roma Tre

di Luca AversanoProfessore di Storia del melodramma presso l’Università Roma Tre

dell’Università Roma Tre, cerco didare il mio piccolo contributo, portan-do avanti alcuni progetti di caratteredivulgativo in collaborazione con laFondazione Teatro dell’Opera diRoma, progetti che offrono agli stu-denti la possibilità di assistere a pre-sentazioni delle opere, a prove musi-cali e di scena, a spettacoli a prezziridotti. Tuttavia la sfida più importantesi combatte sul fronte interno, nelleaule dell’Università: superare la diffi-denza e il disinteresse di allievi chearrivano dalla scuola secondariasuperiore spesso privi di qualsiasisapere intorno all’opera lirica, se nondi sapere musicale tout court.Per vincere questa battaglia, è sem-pre opportuno servirsi dell’“arma”Maria Callas, la cui valenza pedago-gica credo si esplichi su più livelli.Anzitutto, l’esemplarità del personag-gio. La diva internazionale, la grandestar a tutti familiare diviene, secondomeccanismi evidenti anche nellosport, un modello da imitare, e pos-siede quella forza trascinante capacedi attrarre il pubblico dei più giovani.C’è poi l’aspetto più specifico delcanto e della recitazione: Maria eser-cita un fascino assoluto su studentiche non devono occuparsi soltanto dimusica, ma anche di teatro, cinema,televisione, comunicazione. In questosenso, lo spirito di Maria è di sorpren-dente modernità. E’ semplice mostra-re, nel corso delle lezioni, come per leil’atto del cantare non si esaurisca mainella semplice emissione bella e cor-retta della voce, ma sia totalmentecompenetrato con la dimensione atto-riale. Maria aiuta a capire che nel tea-tro lirico non è sufficiente cantare deisuoni, bisogna invece interpretare lesituazioni del dramma e rispecchiarel’animo del personaggio (sembrereb-be ovvio, ma non lo è affatto...). In altritermini, la voce non è solo un fattoestetico-sonoro per fanatici dell’acuto,ma è comunicazione profonda, edu-cazione all’umanità e al sentimento.Maria, fedele a quest’idea, ha sempreil coraggio di rischiare: lo notiamo, adesempio, quando affronta senzapaura una nota nel pianissimo estre-mo, spingendosi al limite delle possi-bilità di una corretta intonazione, per-ché tanto richiede il momento dram-matico e musicale. Lo stesso coraggioche la spinge a cimentarsi nei perso-naggi più diversi, di cui evidentemen-

te trovava stimolante, più che i registrivocali, le rispettive dimensioni umane.Infine, l’aspetto storico, cioè il ruolodi Maria nella storia del melodram-ma. L’avvento del fenomeno mediati-co Callas, al di là della rivoluzionesul piano dell’interpretazione musi-cale, segnò da una parte il ritornoprepotente dell’opera al centro deldibattito intellettuale italiano, dall’al-tra riaccese e rinsaldò l’antica pas-sione nazionale per il canto e il tea-tro lirico.I lettori avranno notato come abbiainteso la polivalenza di Maria Callassul piano didattico, di cui parlavoprima, più nel senso di un’alta egenerale funzione pedagogica chenon nei particolari della sua arte, che

pure sono multiformi e di sicuro inte-resse. Tuttavia, come si suggerisce iltitolo stesso di questo mio breveintervento, preferisco che gli studenti,più che studiare il soggetto Callas,imparino da lei i valori universali delteatro lirico, oltre che determinatipassaggi della storia del melodram-ma. Forse i numerosi appassionatidella cantante rimarranno delusi delfatto che il loro idolo non sia tematiz-zato quale argomento di studio, mavenga impiegato come strumentopedagogico. Mi consola il pensieroche probabilmente Maria, che si pre-stò al servizio dell’arte, ne sarebbestata felice.

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I concorsi musicali internazionalidella Grecia, sono stati organizza-

ti per la prima volta da ATHENAEUM,nel 1975 ad Atene, nei settori del-l’Opera, Oratorio-Leid In un periodo in cui la Grecia eracompletamente tagliata fuori dal restodella produzione artistica mondiale, acausa della dittatura militare, appenaterminata, il nostro scopo era, attra-verso i concorsi internazionali, riusci-re a far conoscere agli studenti dimusica le nuove tendenze, scuole,interpretazioni, le nuove tecniche eparallelamente, offrire l’occasione ainuovi cantanti lirici di misurare le pro-prie forze in campo internazionale.Nello stesso anno, questo concorsointernazionale è diventato membrodella Federazione Internazionale deiConcorsi Musicali Internazionalidell’Unesco, (Federation Mondialedes Concours Internationaux deMusique) e la sua cadenza è rimastaannuale.Nel 1977 è stato aggiunto anche ilconcorso per pianoforte, che haluogo in alternanza con quello dicanto, mentre nello stesso anno,dopo la morte di Maria Callas, e sunostra richiesta alla Federazione, leabbiamo dedicato i nostri concorsi,ribattezzati con il suo nome.Grazie ad un’esperienza pluriennale,avendo potuto osservare che tutti igrandi concorsi internazionali richie-dono circa lo stesso repertorio (cosa

che spinge a prendere parte al mag-gior numero di concorsi, sempre glistessi candidati, con eguale reperto-rio, senza un reale vantaggio o unarricchimento del loro programma)nel 1992 abbiamo cambiato radical-mente i requisiti richiesti dai nostriconcorsi.Abbiamo chiesto un repertorio piùvasto e complesso, con un ruolo daprotagonista obbligatorio per i can-tanti lirici e, per i pianisti, inizialmente,dieci grandi concerti (ora ne vengonorichiesti otto e un recital).Il Concorso Greco è stato ribattezza-to da allora GRAN PRIX MARIA CAL-LAS, Opera Oratorio-Lied, Piano.Il GRAN PRIX MARIA CALLAS èconsiderato uno dei concorsi più vali-di, seri e impegnativi al mondo. Hareso Atene un punto di riferimentomondiale per i nuovi musicisti e inter-preti e vale la pena sottolineare chenei suoi trentatré anni di attività, più dimille e ottocento cantanti lirici e piani-sti hanno avuto l’occasione di misu-rarvi il loro valore artistico, traendo unvalido aiuto per poter iniziare la lorocarriera.La fama del GRAN PRIX MARIACALLAS ha permesso ad Athe-naeum di poter inserire nelle GiurieArtistiche Internazionali personalità diprimo piano.Non potremmo non citare artisti comeChrista Ludwig, Victoria de losAngeles, Joan Sutherland, Birgit

Nilsson, Luigi Alva, Karlo Kossuta,Giuseppe di Stefano, Magda Olivero,Teresa Berganza, Ileana Cotrubas,Galina Visnevskaya, Ghena Dimitrova,tra molti altri, per quel che riguardal’Opera, Oratorio-Lied. Mentre, per ilpianoforte: Dmitri Bashkirov, ShuraCherkasky, Maria Tipo, ValentinGheorghiu, Vladimir Krainen, Niko-layeva, Rudolf Kerer, Gyorgy Sandor,Nicole Henriot, Daniel Pollack ed altri.Attraverso il GRAN PRIX MARIACALLAS sono stati portati alla ribaltaquasi tutti gli artisti della nuova gene-razione di cantanti lirici greci, comeanche artisti lirici e pianisti che hannoconquistato una fama internazionalee ormai collaborano con le maggioriistituzioni musicali del mondo.Ricordiamo, tra gli altri, Nelly Miricioiu,Maria Venuti, Gabriele Sima, GeorgTichy, Askar Abdrazakov, Ivan Kon-sulov, Irina Lungu, Marina Poplavs-kaya, Victoria Loukianets, ed i greciIrene Kyriakidou,Tassis Christojan-nopoulos, Irene Tsirakodou perl’Opera e Bernd Glemser, VadymKholodenko,Pascal Godart, JohanSchmidt, Igor Levit,Gifford Duncanper il pianoforte.

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Il Concorso internazionale MARIA CALLAS

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In alto: i candidati e la premiazio-ne del GRAN PRIX MARIA CAL-LAS 2007

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Mi sono trovata, nei lontani anni settanta, a fare dei lunghi viaggi inAfrica con Pier Paolo Pasolini e una volta, anche con Maria Callas.

Proprio con Maria era come andare in giro con una “Voce” vestita dasignora. Proprio come il Naso dell’assessore Kovaliov se ne andavaper Pietroburgo vestito da maggiore.

Non perché lei facesse pesare il fatto di avere quella voce sublimeed unica, quanto per il feticismo della gente che si accalcava intor-no a lei come se, oltre la voce, quel corpo non ospitasse anche uncuore ed un cervello.

Una donna dall’apparenza robusta e sicura di sé, Maria Callas. Maa conoscerla meglio, si scopriva in lei una bambina malinconica esentimentale. Una contadina greca che spalanca gli occhi di frontead un vestito da sera di paillettes, ad un anello di brillanti, comefarebbe una pastorella macedone presa dall’incantesimo di unavisone inaspettata. La sua mondanità era un gioco, anche crudele,da cui non sapeva uscire senza ferirsi. Ma, in questo grande sogno,si capiva che era sola e senza armi, spesso terrorizzata dalla fragilità del suo spirito.

Quando diceva qualcosa di goffo, Pier Paolo la guardava sorridendo e se ne usciva con un “Mariaaa” dalla afinale molto allungata e lei taceva mortificata ma anche contenta di essere stata redarguita affettuosamente daun poeta che lei ammirava e di cui era innamorata.

Me la ricordo così indifesa e arresa di fronte all’amore, che veniva voglia di proteggerla. Strano che sia semprestata presentata al pubblico come una donna forte e cinica. A me ha fatto l’effetto contrario e sono contenta diconservare dei ricordi teneri e gentili di una Callas che forse sentiva l’esilio (voluto da lei) dai palcoscenici comequalcosa di imperdonabile e doloroso e si dedicava all’amore con animo fermo e trepido.

Dacia Maraini

Da “Maria Callas, una Donna, una Voce, un Mito”Fondazione Giuseppe Lazzareschi

Ricordo di MMaarriiaa CCaallllaassdi Dacia Maraini

sopra: un ritratto di Maria Callas fatto daPier Paolo Pasolini, 1968

a destra: Maria Callas e Pier PaoloPasolini a Roma negli anni ‘60

Dacia Maraini

Attrice e press agent, NadiaStancioff, ha appena pubblicato,

nella sua versione italiana, “Maria,ritratto della Callas”. Un omaggioappassionato, attraverso il resocontodella sua profonda amicizia con la“Divina”, e dei suoi rapporti conVisconti, Zeffirelli, Pasolini. Un ritrattosenza intenzioni agiografiche, una pre-sentazione “a più voci”, dell’artista maancor di più della donna. Voci riscoper-te, mediate, valorizzate, dall’autrice,che a sua volta ci ha confessato, dicontinuare a sentire, anche oggi, una“profonda mancanza di Maria”.

L’ho vista in scena solo due volte, esubito dopo nel film “Medea”, di PierPaolo Pasolini. Dove recitava a volte ininglese e a volte in italiano, e potevaanche capitare che si scordasse le

battute. “Come è possibile? - le chiesi -tu che sei abituata a ricordare operelunghissime..”. E lei mi spiegò: “quìnon c’è la musica a farmi da soste-gno”. E pensare che il nostro primoincontro fu un grande malinteso: Mariaaveva firmato un contratto con la pro-duzione, con Franco Rossellini, per“Medea”. La andammo a prendereall’aeroporto e la accompagnammo alGrand Hotel. Dopo aver chiacchieratoin albergo, lei mi disse: “allora, signoraStancioff, prenda nota di chi ha man-dato fiori per poter poi spedire i bigliet-ti di ringraziamento. Li firmerò appenami alzo, verso le due”. Il malinteso erapalese, io non ero lì per fare la segre-

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Intervista a Nadia Stancioff,Attrice e press agent di Maria Callasdi Teodoro Andreadis Synghellakis

In alto: Maria trucca un manichinodella Callas all’Angel Records.(Archivi del Metropolitan Opera)

taria, ma per lavorare come pressagent. Lo dissi subito a Maria, e lei mirispose: “capisce che così perde unlavoro con la Callas?” Io insistei, spie-gandole che sarei stata una pessimasegretaria. Nonostante ciò continuam-mo a parlare, Maria ordinò dellochampagne, e poi mi disse: “rimangadue - tre giorni, per gli impegni piùurgenti...”. Tornando a casa, mi pentiianche un po’ di avere accettato, ma,alla fine, tutte due, potemmo constata-re che non fu assolutamente un erro-re. Di lì a poco si stabilì un ottimo rap-porto, e mi fece la proposta: “vieni inTurchia, occupati della stampa inter-nazionale. Sai, in fondo, non ho biso-gno di una segretaria, ma di un’ami-ca..”

Come fu il rapporto con Pier PaoloPasolini?

Maria era molto pudica, e all’inizio, ilfatto che Pasolini fosse omosessuale,la disturbava. “Teorema - mi disse - èun film assurdo”. Ma quando siconobbero, cambiò tutto. Lui, da intel-lettuale, la vedeva un po’ come“madre-terra”. Lei non era assoluta-mente quello che si dice un’intellet-tuale, leggeva abbastanza poco, matra loro nacque una grande e profon-da amicizia. Maria aveva bisogno d’a-more, era innamorata dell’amore evoleva essere rassicurata. E il loro fuun grande amore platonico. Dopoessersi conosciuti a Roma, Pasoliniscrisse per lei anche molte poesie,alcune delle quali, conservate nellacasa di Parigi, sono andate perdute...

Anche il suo libro si sofferma sulladifferenza tra la Callas e Maria....

È vero. La donna Callas e il perso-naggio, erano due cose completa-mente diverse. La Callas era la pro-fessionista, che lavorava continua-mente, ambiziosa, con un carattere avolte difficile, concentrata sulla musi-ca e sulla carriera, per dare sempre ilmeglio di sé. Maria parlava, e guar-dava la Callas, come altro da sé. Ungiorno, a Tragonissi, dove eravamoospiti dell’armatore Periklis Embiri-kos, misero un disco con una suainterpretazione degli anni ’60. Leiascoltò, le uscì una lacrima, e disse:“la Callas, non canterà mai più così”.Amava divertirsi in modo semplice:mangiava caviale, ma anche dolci

fatti in casa, o gelati. Forse perché,avendo vissuto le privazioni dellaSeconda Guerra Mondiale, sapevabene cos’era la fame, la vita fattaanche di sofferenze. Ad esempio, aRoma, vivevo all’epoca in una casa

al quinto piano senza ascensore, elei veniva a trovarmi spesso, facen-dosi tutte le scale, senza alcun pro-blema..

Ed in cosa pensa che si possa ritro-

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Maria Callas con Aristotele Onassisnei primi anni ‘60

Nadia Stancioff

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vare il suo rapporto con la Grecia?

Era una donna molto superstiziosa.Parlava spesso degli dei, nella vostraantica dimensione politeistica, e nonmancava, a volte, di invocare la ven-detta divina. Superstiziosa, ma anchereligiosa in senso più canonico.Aveva un’icona della Vergine vicino alletto, quando si sentiva turbata anda-va in chiesa. Non per seguire tutta lamessa, magari solo per accendereuna candela o per dire una preghie-ra... Le mancava la Grecia, ma, alcontempo, era anche profondamentecosmopolita, si riusciva a trovare asuo agio ovunque. Una volta, parlan-dole di me, le dissero: “tu che seigreca, come fai ad essere amica diuna bulgara?”. E lei, con grande sem-plicità, rispose: “cosa c’entra la nazio-nalità con l’amicizia?”. Una frase chemi ha toccato molto.

Cosa ci può dire del tanto citato rap-porto con Aristotele Onassis ?

Maria fece sicuramente una vita, inun certo senso, “sopra le righe”.

Prese a fumare, a bere, anche se conmoderazione, iniziò ad andare a lettotardi... Una vita intensa, lontana dalrigore precedente. Ma penso che inquesto modo si sentì anche libera,pienamente donna, mentre sino adallora aveva pensato solo alla suacarriera. Certo, aveva avuto l’amoredi Meneghini, ma era stata comunqueconcentrata sul lavoro. E non scordia-moci, che Maria era sicura di sé soloquando era in scena. Come donna,voleva sempre delle continue confer-me, non credeva abbastanza in sé.Dopo Onassis, non potè più dare, peril semplice motivo che aveva già datotutto...

Quale Maria vorrebbe che uscisse,dal ritratto che ne fa nel suo libro?

Vorrei che uscisse la donna e l’ami-ca. Non una donna perfetta, perché ilmio non è un libro scritto con unintento celebrativo. Ho solo volutodire quello che avevo dentro, nelmodo più vero e sincero. Con luci eombre, con chiari e scuri. Ma contutto l’affetto che provavo e provo

ancora per lei. Le volevo molto bene,anche se, a volte, poteva capitareche mi telefonasse anche alle due oalle tre di notte. Devo dire, con gran-de sincerità, che, ancora oggi, mimanca. Non ho voluto fare un osan-na, è solo la mia esperienza diretta,la mia verità. Per parlare di Maria,che fuori scena, spesso, con gliamici, era molto solare. E che poiridiventava la Callas, sicura di sè, lavoce del secolo. Cosa di cui lei avevapiena coscienza... Quanto alla suasolitudine, di cui tanto si è parlato, iocredo sia uno stato d’animo diffuso,più in generale, tra gli artisti. Chiriesce a dire quante persone sonodavvero amiche di un artista famoso,solo per la sua notorietà, o, sincera-mente, per le sue qualità personali?È molto difficile.. È innegabile cheMaria avesse i suoi momenti di soli-tudine nella vita privata. Ma se unasera, a teatro, sentiva il pubblicomeno ricettivo, più distante, provavaeguale solitudine, se non ancor piùforte. E ne soffriva profondamente...

In alto: la Callas (a sinistra) insieme a Nadia Stancioff sul set di Medea, Turchia, 1969

a destra: Maria Callas nella sua casa di Milano, 1958. (FedericoPatellani)

““MMaarriiaa ccii hhaa rriivveellaattoo ll’’iinnccaarrnnaarrssiiddeellllaa ppaarroollaa nneellllaa nnoottaa ccaannttaattaa,,ppeerr nnoonn ddiirree ddeellll’’eesspprreessssiivviittàà ddeell vvoollttoo,,ddeellllee ssuuee mmaannii,, nneell ccoorrppoo iinntteerroo,,nneell mmoovviimmeennttoo ddrraammmmaattiiccoo ddeell ccaannttoo””

LLeeoonnaarrdd BBeerrnnsstteeiinn

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