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TrendMercati febbraio 2016 https://trendmercati.wordpress.com email: [email protected] Indice chiuso in redazione il 14 febbraio 2016 Approfondimento o MSCI World o DJ Europe Stoxx600 o DAX o FTSEMIB o SP500 o o Eurodollaro o o Tnote 10y o BUND o Bond Portoghesi o Petrolio Analisi Macroeconomica o Petrolio o Analisi intervento FED o I tassi negativi o Paesi emergenti o o Conclusioni Controcorrente o Mercati emergenti e volatilità di portafoglio Trend e reversal : la nostra view sui mercati I nostri indicatori Eulero, Volatility Cone e Herakles applicati ai mercati : SP500 Dax FTSEMIB BRIC Eurodollaro Oil Copper T-note Usa BUND BTP Bond HY Bond Emerging Il Laboratorio o Work in progress : trading system di volatilità

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Indice chiuso in redazione il 14 febbraio 2016

• Approfondimento o MSCI World o DJ Europe Stoxx600 o DAX o FTSEMIB o SP500 o o Eurodollaro o o Tnote 10y o BUND o Bond Portoghesi o Petrolio

• Analisi Macroeconomica

o Petrolio o Analisi intervento FED o I tassi negativi o Paesi emergenti o o Conclusioni

• Controcorrente o Mercati emergenti e volatilità di portafoglio

• Trend e reversal : la nostra view sui mercati

� I nostri indicatori Eulero, Volatility Cone e Herakles applicati ai mercati :

• SP500 • Dax • FTSEMIB • BRIC • Eurodollaro • Oil • Copper • T-note Usa • BUND • BTP • Bond HY • Bond Emerging •

• Il Laboratorio

o Work in progress : trading system di volatilità

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Approfondimento Questo mese cominciamo il nostro approfondimento dei mercati di medio/lungo periodo dall'analisi tecnica, analisi considerata in maniera assolutamente classica perchè a nostro modo è il miglior modo di vedere l'influenza della psicologia nel comportamento dei prezzi. Quando il mercato ha sviluppato il primo tentativo di rimbalzo a fine gennaio, avevamo detto che lo S&P500 avrebbe dovuto superare certi livelli per confermare il recupero di medio; in caso contrario il mercato avrebbe molto probabilmente effettuato un classico movimento con un doppio minimo in formazione. E più in una ottica di breve termine avevamo indicato dei supporti che dovevano essere retti per evitare il test dei minimi, cosa che non è accaduta . In questa settimana lo S&P500 ha effettuato un classico doppio minimo con una situazione complessiva di sentiment e di mercato tale da presupporre un minimo importante. L'Advance/Decline line del Nyse ha mostrato delle importanti divergenze di forza, confermata anche dal numero di titoli sui nuovi minimi sul Nasdaq, che in questa occasione sono stati in numero inferiore rispetto al precedente minimo. Gli indicatori di sentiment calibrati su periodi mensili indicano la possibilità di un bottom di medio.

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§ MSCI World Cominciamo il nostro percorso di analisi tecnica dall'MSCI World, cioè l'indice che rappresenta i migliori indici mondiali. Quello che possiamo notare è che l'indice ha ceduto importanti supporti che solitamente impostano lo scenario in maniera negativa: ma c'è da dire che l'indice è uno dei meno tecnici in assoluto, perché non è usato per il trading in maniera sistematica, e questo quindi può causare comunque senza problemi il recupero di livelli chiave. C'è però la conferma da parte dell'indice dei danni causati sui mercati dagli ultimi andamenti negativi degli indici più importanti. (l'indice comprende 23 mercati avanzati e 23 mercati emergenti). Tra l'altro l'indice in settimana ha segnalato anche per un momento un valore negativo oltre il 20% , facendo entrare a tutti gli effetti l'attuale correzione dentro un bear market : ma poi nel fine settimana ha recuperato parte di questa perdita.

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Tra le componenti più penalizzanti per l'indice globale ci sono sicuramente i paesi emergenti, che hanno visto la loro correzione essere marcata e con i massimi fatti già oramai da diversi anni (2011) . Ma anche la componente europea dell'indice non è che è andata bene soprattutto nelle ultime settimane. § Il DJ Europe Stoxx600 che contiene al suo interno le principali azioni dell'area, nella versione più ampia con molte azioni di diverse nazioni e settori. Dopo aver illuso con la falsa perforazione del doppio top del 2000 e del 2007, ha ricominciato a correggere portandosi al test della trendline che sostiene il movimento rialzista dal 2009 : è ora su un livello chiave per quanto riguarda dei test presenti ma anche passati dell'indice sia come supporto che come resistenza. Da notare che quest'ultimo movimento è avvenuto con importanti divergenze sull'RSI, che denotano il calo di forza del ribasso mano a mano che lo stesso procedeva a spingere l'indice su livelli inferiori . Questo è un comportamento che spinge spesso l'indice ad effettuare un recupero, che in caso di mercati fortemente ribassisti si può connotare come un bear market rally, e in caso di mercati rialzisti come il segnale della fine del ciclo ribassista.

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§ DAX Se andiamo un pò più nel dettaglio e guardiamo il comportamento dell'indice europeo rappresentativo del mercato più forte e cioè del DAX, possiamo notare che lo stesso è ancora abbastanza distante sia dai minimi del 2014, sia dalla trend line che sorregge l'intero rialzo del 2009. In ogni caso nelle ultime sedute ha perforato i supporti statici di medio/lungo periodo, anche se per ora solo parzialmente: le prossime sedute saranno chiave per verificare se la rottura è stato solo una bear trap o l'inizio di un più profondo bear market. La cosa positiva del DAX

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che ha ancora diversi supporti al ribasso, e che le resistenze non sono poi così distanti.

§ FTSEMIB Se il DAX, nonostante le perdite mostra ancora una discreta resistenza l'indice italiano, gravato dalle presenza di molti titoli bancari, ha visto dall'inizio del 2016 crescere la sua sottoperformance con un movimento ribassista molto violento. Se l'area tra i 17800 ed i 18000 era un importante supporto, ora diventa una importante resistenza: ma abbiamo disegnato anche i canali ribassisti di breve e medio che possono far cambiare la percezione sull'andamento dell'indice.

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§ SP500 Concludendo con i mercati azionari diamo un occhiata all'indice su cui basiamo principalmente la nostra analisi e cioè sullo S&P500, indice molto liquido e che rispetta molto più di altri l'analisi tecnica. In questo caso l'indice è ancora abbastanza distante dalla trend line che sorregge l'intero movimento rialzista dai minimi del 2009: e ha realizzato, così come nella correzione di agosto/settembre, la classica formazione del doppio minimo. (che tra l'altro avevamo indicato come opzione più probabile) Se avrà le medesime caratteristiche del movimento seguito ai minimi di settembre, un target intorno ai 2040 avrebbe il suo potenziale. Al ribasso è evidente che la rottura del doppio minimo avrebbe importanti implicazioni ribassiste nonostante, come dicevamo prima, la trendline che sorregge l'intera impalcatura rialzista non passi troppo distante e potrebbe essere un nuovo target da testare con successo. Per il breve, importante rompere al rialzo l'area intorno ai 1890.

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La reazione di questo fine settimana ha coinvolto anche altre asset class, a significare un movimento complessivo di potenziale fine trend; questo visto anche le divergenza che nel frattempo si stavano maturando sulle valute più deboli del lotto e che hanno già qualche giorno smesso di indebolirsi contro dollaro (vedi sia le valute commodities oriented ma anche diverse valute emergenti), uno dei segnali che abbiamo indicato come positivi per il recupero di fiducia complessivo. § FOREX Euro Se andiamo ad osservare l'andamento dell'euro non possiamo non notare che contro dollaro ha avuto dei momenti di forza relativa significativa, forza che è evidentemente non gradita dalle autorità economiche dell'area, in quanto indebolisce la ripresa e penalizza la possibilità di rientrare del debito da parte di diversi paesi. Come abbiamo detto in altre occasioni, questa forza non deve eccedere la fascia di prezzo raggiunta con fatica negli ultimi anni e ricompresa tra gli 1,05 ed 1,15 , pena un deterioramento ulteriore dell'area ed un nuovo flusso di uscita dei capitali, come quelli visti nelle ultime settimane. A nostro avviso l'euro dovrebbe ritornare un pò indietro nel movimento di forza, anche in un contesto di maggiore calma dei mercati in attesa di

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possibili accordi per il G20 di fine febbraio. L'idea che si possa sviluppare un qualche tipo di accordo, nonostante non sia l'aspettativa principale, deve essere tenuta in conto: inoltre a nostro avviso le coperture a sostegno delle posizioni rialziste sull'azionario ed obbligazionario euro sono ora state chiuse.

§ BOND Segnali più chiari si vedono comunque sul mercato dei bond, a partire dai bond governativi che sia nel caso degli USA, sia nel caso dell' Europa mostrano dei possibili segnali di bottom. § Tnote 10 y Nel caso del Treasury a 10 anni in rendimento ha fatto un tipico movimento che nel recente passato ha predisposto l'indice per un certo recupero di rendimento.

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§ BUND Nel caso invece del decennale tedesco dell'area euro il valore dell'RSI è stato per diverse sedute simile a quello visto sul minimo assoluto di aprile; ed anche in questo caso la conformazione suona quantomeno positiva per qualche seduta.

§ Bond Portoghesi Infine se diamo un occhiata agli spread periferici ed in particolare al rendimento del decennale portoghese, identificato dai mercati come

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l'anello debole della fase attuale anche per il tipo di governo salito recentemente al potere e che mette una certa paura ai mercati. Ebbene, anche il decennale portoghese dopo aver effettuato un violento spike rialzista nell'ultima seduta della settimana, ha costruito un importante movimento di inversione con una potente discesa del rendimento a negare il movimento precedente: anche se il test importante si avrà con il test dei massimi di giugno.

§ Petrolio Concludiamo la carrellata tecnica sugli indici dando una occhiata alla materia prima che in questi ultimi mesi è diventata chiave per i mercati, in quanto molti asset di rischio si sono correlati per un motivo o per l'altro con il suo andamento. Stiamo parlando del petrolio e del suo comportamento molto volatile che ha messo in apprensione i mercati di mezzo mondo. Il petrolio nell'ultima seduta della settimana ha impostato una reazione molto forte, recuperando non solo le perdite del giorno precedente ma recuperando anche i minimi fatti a gennaio. Questo movimento in tutta la fase ribassista partita da ottobre è la prima volta che avviene con questa forza, e viene dopo un primo tentativo di recupero che aveva già mostrato una maggiore determinazione rispetto a quelli precedenti. Se nei prossimi giorni quest'area verrà confermata, è possibile che questo recupero si differenzi da quelli di breve degli ultimi mesi e permetta al petrolio di raggiungere valori compresi tra i 35 ed i 40 (parlando del WTI).

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Abbiamo realizzato quindi una veloce carrellata sui principali indici mondiali e sulla loro situazione tecnica e grafica. Ora facciamo qualche ragionamento macro per dare un possibile scenario probabilistico al comportamento dei mercati.

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§ Analisi macroeconomica § Petrolio Cominciamo proprio dal petrolio che ha avuto in questi mesi tanta parte nei rovesci dei mercati finanziari. Come sappiamo il petrolio ha avuto diversi canali di trasmissione ai mercati; prima attraverso la debolezza del settore shale che ha influenzato i rendimenti delle obbligazioni HY, cominciando da quelli statunitensi e poi globali, e poi con le vendite reali e potenziali dei fondi sovrani dei paesi arabi e/o comunque legati alle materie prime, che si sono visti costretti a liquidare parte dei propri fondi per sostenere i progetti di investimento dei paesi ed i deficit di bilancio emergenti. Cosa può far cambiare idea al mercato? Certamente un recupero dei prezzi risolverebbe parte di questi problemi: ma il recupero deve avvenire se c'è sufficiente distruzione di produzione in eccesso. Infatti, data una domanda che comunque è costantemente in crescita (magari più limitata nella fasi in cui l'economia cresce di meno) in questi ultimi anni l'offerta ha subito un boom senza precedenti, grazie prima allo shale e poi grazie al rientro sui mercati di alcuni paesi come l'IRAQ e l'IRAN. A nostro avviso però la percezione del mercato sta rapidamente cambiando. Il continuo taglio degli investimenti nel settore ed il violento calo delle piattaforme sia a livello globale ma anche a livello USA (come mostra il calo di 28 pozzi nell'ultima settimana) sono il segnale che almeno una parte della produzione non riesce più a sostenersi. Con un mercato del credito bloccato, solo il ricorso ad emissioni di nuove azioni sta salvando una parte del settore shale, sacrificando però sempre di più gli azionisti passati. E i fallimenti del settore sono in continua crescita. (Pioneer, Hess ne hanno fatto ricorso recentemente) Anche la recente notizia dello stop ai finanziamenti basati sulle riserve nel settore shale, ad esempio da parte di BNP Paribas, ha contribuito a far percepire sempre più le difficoltà del settore.

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Ci sono quindi tutte le condizioni perché il petrolio realizzi un importante bottom. A nostro avviso però ci sono dei dubbi che questo bottom poi porti ad un rally potente ed ad un recupero come quelli stimati dalle principali case di investimento: dato che il petrolio USA ha una capacità di rigenerazione molto elevata,

• sia perché molte entità fallite possono riprendersi rapidamente dal fallimento con azioni di ristrutturazione del debito già avviate da quelle che sono entrate nella procedura fallimentare chapter11,

• sia perché la capacità produttiva con il recupero di certi prezzi, soprattutto se la curva dei future rimane tendente verso l'alto, consente ai produttori di vendere la produzione futura a buoni prezzi e quindi a prezzi sostenibili, soprattutto la dove gli acquisti dei terreni e le infrastrutture sono già presenti.

Inoltre, occorre tenere presente che i miglioramenti produttivi hanno

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aumentato la capacità di estrazione iniziale di ogni singolo pozzo, che abbatte almeno parzialmente ed inizialmente i costi produttivi. Riteniamo quindi che il settore, dopo un iniziale recupero legato al calo produttivo della zona, potrebbe subire nuove sorprese negative causate dal pronto recupero di parte della produzione con il recupero di prezzi poco più alti degli attuali. Un taglio produttivo dell'OPEC in questo scenario diventa poco probabile, ed anche parzialmente controproducente per diversi dei paesi chiamati in causa. Solo un peggioramento significativo delle condizioni finanziarie negli USA e l'impossibilità di trovare compratori di equity nel settore potrebbe causare una caduta produttiva più significativa, e quindi poi consentire al prezzo del greggio di salire in maniera più decisa. § analisi dettagliata dell’intervento FED alla Commissione Finanze Nel corso della scorsa settimana c'è stato anche il tanto atteso intervento del presidente della FED presso la commissione finanze del senato e della camera. Abbiamo evidenziato alcuni passaggi chiave del suo intervento per fare alcuna riflessione sugli stessi:

Premesso che la capacità di previsione della crescita economica del FOMC è stata più volte smentita dai fatti, c'è la conferma da parte della Yellen di una gradualità del rialzo, ma comunque resta che la politica continuerà sulla strada intrapresa aldilà di quanto scontano attualmente i futures sui FED Fund. Ora su tale punto occorre fare alcune riflessioni: a nostro avviso la Yellen si sofferma giustamente sull'economia reale, che mostra davvero dei segnali incoraggianti almeno in USA. Effettivamente l'economia americana sta vivendo una fase di contrazione della crescita, ma questa sta avvenendo in una situazione complessiva migliore dove le aspettative dei lavoratori sono nel complesso soddisfacenti, in quanto vedono in prospettiva la possibilità di paghe migliori e quindi di crescita salariale complessiva. Questo potrebbe certo abbattere i margini delle imprese: ma a nostro avviso il FOMC è maggiormente focalizzato sull'aspetto

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complessivo rispetto a quando il principale problema era la sopravvivenza del sistema finanziario USA. Un calo anche moderato delle quotazioni non viene visto negativamente se comporta una ridistribuzione del potere d'acquisto. Certo per Wall Street la cosa non è completamente positiva, e quindi si potrebbe immaginare che le istituzioni finanziarie potrebbero poi fare la voce grossa per riottenere parte del potere attualmente ceduto: ma la moderazione del rialzo dei tassi è appunto lo strumento che deve permettere alle stesse di aggiustare la propria operatività, per poter rimanere profittevoli anche nelle mutate condizioni di mercato.

La Yellen insiste, come già fatto nel passato, che il calo del petrolio è di fatto un elemento positivo per l'economia USA, così focalizzata sui consumi interni. Molto probabilmente questo beneficio è stato reale, ma non è andato verso un aumento forte dei consumi escluso forse l'acquisto di nuove auto e di veicoli industriali su gomma che hanno avuto tanta parte sulla crescita economica USA. In ogni caso una ripresa del prezzo del petrolio potrebbe consentire di avere sia la parte industriale legata all'oil, sia la parte legata ai consumi con un certo equilibrio, e quindi esplicare davvero gli effetti positivi.

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Come fatto poi anche nelle domande e risposte seguite alla testimonianza, la Yellen ha smarcato il rialzo dei tassi USA dalle turbolenze attuali: lo ha fatto citando come principale causa di queste variazioni il fatto che la politica dei cambi cinesi ha subito molte variazioni, non sempre apprezzate dai mercati. A nostro avviso, questo puntare il dito sui numeri cinesi e sulla mancata coordinazione delle manovre della FED con le politiche delle altre banche centrali non può essere visto positivamente. Per fortuna per i mercati il prossimo G20 previsto a fine febbraio a Shanghai sta aprendo delle aspettative di qualche coordinamento non solo monetario ma anche politico: ma occorrerà vedere se queste si manifesteranno effettivamente. Anche il commento sulla valutazione dei tassi negativi è la conferma che questo tipo di strumento non è stato concordato tra le banche centrali, e che non è visto positivamente dalla FED. Una certa paura a sfidare l'autorità della banca centrale più influente del mondo ha di fatto consentito alla FED di passare indenne da questa fase: ma il commento è la conferma dell'incertezza del mercato sulle decisioni future di politiche monetarie, sul mancato coordinamento delle stesse, e su una scarsa presenza politica in queste decisioni. Se la FED ha mantenuto per il momento la sua credibilità, anche grazie alla sua forza persuasiva di valuta di riserva, è evidente che i mercati valutano con una certa sofferenza il continuo interventismo sui mercati finanziari; che siano regolatori o monetari l'insofferenza è sempre più palpabile.

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§ i tassi negativi La corsa ai tassi negativi è uno di questi fenomeni che ha accentuato la debolezza di alcune aree e paesi. Per molti analisti una delle cause della debolezza dei mercati è legata all'enorme mole di investimenti free risk con tassi negativi.

A nostro avviso i tassi negativi possono essere d'aiuto quando l'economia ha una situazione strutturalmente positiva ed ha una fase di crisi derivante da fenomeni esterni. Ma quando i problemi sono strutturali, i tassi negativi possono penalizzare l'economia attraverso diversi canali soprattutto finanziari. Da una parte le banche si ritrovano con margini di interesse incomprimibili o comunque difficili da gestire che causano una riduzione dal proprio business primario; mentre dall'altra parte fondi pensione ed assicurazioni non riescono più a garantire ritorni adeguati. Se le prestazioni garantite dai fondi pensione ed assicurativi diminuiscono a causa dei bassi rendimenti, è inevitabile che le famiglie si trovano costrette a risparmiare di più per avere le medesime prestazioni e quindi a consumare di meno. Le banche europee, alle prese con bassi ROE e bassi margini, e alle prese con una percentuale di crediti inesigibili molto alti, si trovano con margini sempre più risicati nell'attività tradizionale venendo di fatto sempre più penalizzate. La correzione ha di fatto aggiustato queste aspettative, anche se a nostro modo di vedere esagerando, con una situazione di tasso eccessivamente negativa.

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La Yellen parlando dei tassi negativi ha parlato di una sorpresa a riguardo di alcuni paesi, segno anche in questo caso del mancato coordinamento nelle decisioni di politica monetaria. Se però i tassi negativi sono un problema, non bisogna dimenticare che anche il rialzo dei tassi negli USA in un periodo di bassa crescita e irrigidimento delle condizioni finanziarie può comportare problemi alle imprese USA. Se calcoliamo che oltre il 20% degli scambi sulle azioni sullo S&p500 sono causati dal riacquisto di azioni proprie previsti nei piani di buyback, e se calcoliamo che molte di queste operazioni sono messe in piedi grazie alla situazione dei tassi ma che nulla hanno a che fare con l'andamento industriale del titolo, è evidente che questo tipo di operazione tende a far aumentare le valutazioni del titolo oltre i propri meriti. Infatti, una operazione di buy back da una parte riduce le azioni in circolazione, e dall'altra aumenta l'utile per azione aumentando di fatto il debito o riducendone la liquidità disponibile che tende a non andare in investimenti. Negli ultimi anni l'indice legato alle aziende che attuano dei buyback ha sovraperformato l'indice generale: ma in questa fase correttiva l'indice legato ai buy back ha stornato molto di più. La ragione sta nel fatto che rialzi dei tassi e situazioni più stringenti del credito rendono più difficoltoso per le imprese ricorrere ad un simile strumento, soprattutto con tassi di crescita bassi.

§ Paesi emergenti Ma la situazione debitoria più preoccupante è quella dei paesi emergenti, per la loro esposizione in dollari. E' evidente ai più che un aumento del prezzo del dollaro ed un calo della

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crescita economica può comportare, per chi è sovraesposto a questo debito, delle conseguenze gravi alla propria capacità di rimborso. Molti analisti si sono affrettati a rifare i calcoli basandosi molto sulle ricerche condotte in questi mesi dall'IMF sul medesimo argomento. Il risultato finale è che il debito complessivo emergente è ora meno preoccupante di quello visto durante la crisi del 1997/1998. Molto del debito emesso in questa fase del ciclo è comunque in valuta domestica, e con dei rapporti di cambio flessibile è facilmente gestibile dai singoli paesi attraverso la svalutazione. Ci sono evidentemente alcuni paesi messi peggio rispetto ad altri, ma complessivamente il debito corporate non viene visto come un problema, a meno di un calo più marcato della crescita oppure opacità dei dati rilasciati come quelli della Cina. (che comunque non ha una situazione debitoria così preoccupante come viene descritta dai più) Inoltre il debito statale risulta per la maggior parte dei paesi su livelli inferiori rispetto a quello dei paesi avanzati, e quindi anche in quel caso maggiormente gestibile. Pubblichiamo un grafico tratto da un report di GoldmanSachs che mette a confronto diversi settori emergenti, mettendo in relazione i ricavi prodotti in valuta estera con il debito posseduto in valuta estera. Come si può notare ci sono dei sottosettori più in difficoltà (l'energy messicano e brasiliano in particolare) ma la maggior parte hanno una buona relazione tra debito e ricavi.

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§ Conclusioni: Nonostante un rallentamento più marcato del previsto dell'economia mondiale, i mercati finanziari cominciano a scontare una serie di eventi considerati positivi smarcandosi dalla negatività delle ultime settimane. La correzione delle materie prime, in particolare energetiche, sembra oramai eccessiva, così come la debolezza delle banche e delle assicurazioni; la mancata coordinazione delle banche centrali e della politica è ancora al centro dell'attenzione ma sembrerebbe mitigata sia da alcune considerazioni della Yellen sulla strada dei rialzi, sia dal prossimo meeting del G20 che porta con sè delle speranze di maggiore coordinazione delle politiche economiche/finanziarie globali. Il debito in giro per il mondo non sembra eccessivo, e anche quello in valuta dei paesi emergenti è giudicato gestibile alle condizioni attuali. Se questa è la situazione, la domanda che ora ci si deve fare è perchè il mercato ha corretto cosi tanto con molti mercati in un profondo bear market con correzioni significative.

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Abbiamo già indicato le cause della correzione di lungo periodo che provengono dalla decisione della FED, che ha portato ad una serie di necessarie svalutazioni competitive da parte di altri mercati e di altre valute: e quindi al calo dell'economia emergente con le conseguenze per i fondi sovrani. Abbiamo poi indicato le cause dell'attuale correzione ciclica legata ad una certa sfiducia da parte degli operatori sulle ennesime politiche monetarie implementate, e che continuano a distorcere la percezione ed i valori dei mercati. Ora, sia per le osservazioni tecniche e grafiche, sia per i commenti fatti in precedenza , potremmo aver effettuato quel minimo di medio periodo che attendevamo per il primo trimestre del 2016 : ma riteniamo che nonostante condizioni fondamentali molto favorevoli su diversi mercati (esclusi gli USA) , questo minimo non sarà un minimo di lungo in quanto la fiducia sui mercati rispetto a chi li controlla sta via via affievolendosi. Riteniamo che quindi questa correzione ciclica avrà ancora la possibilità di manifestarsi, nonostante condizioni macro dell'economia migliori di quelle in cui si sono verificate le correzioni precedenti. Le valutazioni raggiunte potranno scendere ulteriormente, anche con un recupero economico che consentirà alle valutazioni di scendere senza avere influenza sul prezzo. Ribadiamo quindi al momento lo scenario descritto nell'outlook del 2016 pubblicato un mese fa. Naturalmente abbiamo in mente anche altri scenari, ma al momento quello descritto in precedenza non è stato ancora negato. L'unica cosa che ci ha davvero sorpreso è stata l'intensità della correzione di questa fase, e per questo ragione siamo un pò più ottimisti sul medio lungo termine. Nonostante questo però manteniamo le nostre riserve sullo scenario legato a tutte le considerazioni fatte in questo numero, nel precedente e nelle pagine del nostro blog.

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In questa sezione del precedente numero abbiamo, purtroppo esattamente, indicato come spesso i consigli delle case di investimento mancassero di definire i motivi delle scelte, ed ancora di più come mancassero delle esplicite exit strategy per definire quando uscire dal mercato. Ci siamo anche soffermati sulla definizione di volatilità e sul suo abuso, a nascondere possibili cambiamenti direzionali anche importanti sotto il mantello del ‘rumore’ del mercato: e molte di queste impostazioni hanno avuto un test molto severo nelle prime settimane del 2016. Seguiamo qui gli stessi ragionamenti per vedere più in profondità questi concetti ‘al lavoro’, e trarne delle indicazioni sia per valutare le scelte passate che per ragionare sul prossimo futuro. Nel precedente Trendmercati abbiamo indicato che una strada per il 2016 deve essere quella di un attento stock picking, una scelta all’interno delle asset class per trovare l’elemento migliore. Presentiamo qui l’analisi dei settori dello SP500, per vedere se anche in un momento negativo ci sia la possibilità di mantenere il valore del portafoglio con una analisi dei settori in cui si è investito: analisi da settembre 2015 al febbraio 2016

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Un semplice esempio che dimostra come sia possibile, anche all’interno di un mercato, ottenere performances assai diverse se si sceglie di sovra pesare o sotto pesare alcune sub-componenti. Si vede come l’indice sia sceso del 2%, più o meno come il settore industriale: ma il segmento TLC è nel frattempo cresciuto del + 10%. Degno di nota il settore ENERGY che, come avevamo già indicato ai nostri lettori nel novembre 2014 , ha subito una continua riduzione dei prezzi per tutto il 2015 e anche in questo segmento di tempo ha una riduzione del 12% circa: andare short solo sul settore avrebbe difeso il resto del portafoglio. Vediamo lo stesso grafico da luglio 2015, circa il massimo dell’indice.

Ancora più evidente la disparità, con il TLC ancora in guadagno del 2% quando lo SP500 ha perso circa il 12% (per inciso, un valore compatibile con la definizione di correzione e non ancora di bear market) ; ed ancora qui vediamo il settore ENERGY in discesa del 25% con anche MATERIALS, FINANCIAL e HEALTHCARE tutti intorno al -15% -18% .

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E chiudiamo con il nostro argomento di analisi preferito: la volatilità. Così discussa e così poco compresa, sembra che adesso sia diventata il capro espiatorio e la spiegazione dell’andamento convulso dei mercati: andamento che, come abbiamo visto nella sezione di approfondimento, ha ben altre cause. La volatilità quindi è come la febbre, fenomeno evidente di un malessere che ha altre cause. Qui abbiamo simulato un portafoglio-tipo, per vedere come si comporta effettivamente un patrimonio investito. La composizione del nostro investimento ipotetico è del tutto casuale e rappresenta una scelta che potrebbe essere stata selezionata da un investitore italiano medio: 100.000€ divisi al 40% su azionario ( 20.000€ SP500 e 20.000€ DAX) e 40% su obbligazionario ( 30.000€ su T-note a 10 anni e 30.000€ in BTP). Si tiene conto del valore del cambio eurodollaro nel calcolo della performance totale, ma non delle cedole dell’obbligazionario ( molto basse in questo periodo) .

Da luglio 2015, circa il massimo dei mercati, il portafoglio avrebbe perso circa 4.000 € , a causa del DAX (-4.000) e del SP500 (-2.000) con il BTP in positivo di 900€ e il Tnote (aiutato dal cambio) a +1.200€ . Un portafoglio bilanciato protegge quindi dalle perdite di mercato, come è logico attendersi, dovrebbe avere anche una bassa volatilità: verifichiamo con il grafico in basso, la linea in blu von la volatilità a 20 periodi. Interessante vedere come l’attuale volatilità

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dell’8% circa sia circa quella dello scorso dicembre, ed ancora inferiore all’ 11% raggiunto in agosto 2015 . Infine vediamo il confronto con un portafoglio del tutto diverso, che viene abbastanza consigliato nel settore del private banking: i TICK , nuova sigla che ha preso il posto dei BRIC a causa delle difficoltà di Brasile e Russia, e sostituiti da Taiwan e Korea , qui rappresentati dagli ETF quotati nel mercato italiano.

Il confronto tra un portafoglio solo azionario, con SP500 e DAX in parti uguali e la componente obbligazionaria sterilizzata, e un portafoglio dove i TICK sono in proporzioni uguali. Dallo scorso settembre, i TICK perdono 10.000€ circa del capitale iniziale di 100.000€ , contro i 8.000€ circa del portafoglio tradizionale. La differenza resta anche nel confronto tra le due volatilità, 27% per i TICK e ora il 19% per i ‘tradizionali’ . Andando però indietro ad agosto 2015, i TICK hanno avuto una volatilità massima del 55% mentre il portafoglio ‘tradizionale’ è arrivato al 35% . Non è quindi detto che ad ora cambiare orientamento di portafoglio inserendo titoli asiatici sia un bene: da notare anche la grande correlazione all’interno dei due portafogli , così che cambiare i pesi interni della composizione non dovrebbe modificare il risultato totale.

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Chiudiamo con una osservazione sulla volatilità in generale: il fatto che se ne parli è comunque il sintomo di un fenomeno chiaramente rilevante a cui si deve porre sempre più attenzione, perché è chiaramente in crescita

Qui vediamo il nostro portafoglio dal 2008 ad oggi: si vede che il massimo è stato lo scorso agosto 2015, molto superiore a quella di agosto-settembre 2008 con la grande crisi che ha dato inizio a questa fase di mercato e a quella dell’estate 2011 . un fenomeno quindi in crescita e che continueremo a seguire e ad approfondire.

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Trend e reversal : la nostra view sui mercati In questa sezione abbiamo accorpato i nostri indicatori Eulero e Volatility Cone , ed abbiamo aggiunto il nuovo Herakles : EULERO mostra la direzione VOLATILITY CONE mostra la dispersione HERAKLES mostra la forza del mercato

Eulero vers. Eulero 1.5

Eulero è un nostro sistema proprietario, ed è la base sia per Trading System che per la gestione di portafogli: verranno aumentati gli indici e le asset class monitorate, sempre con lo stesso sistema di analisi, che per ora è in versione pre-ottimizzazione: quindi è calcolato con gli stessi parametri in ogni mercato, a prova della solidità della struttura logica sottostante.

Lo scopo è quello di identificare la direzione del mercato, con una lettura graduata per permettere una valutazione sulla capacità di produrre nuove

Il nostro indicatore ha una piccola modifica, con le letture ‘centrali’ in giallo per mostrare una neutralità del valore:

indicatori utilizzati:

KAMA , MAMA , SAR, indicatore H&M EULERO v1.5

Volatility cone vers. COdVO 000 05 Il Volatility Cone è un nostro sistema proprietario per l’analisi della volatilità del mercato L’indicatore è VOLA-REVERTING: indica la possibilità di un ritorno alla media, prendendo i dati dal mercato delle opzioni : nuova versione 005 con indicazione della volatilità sottostante Nel nostro indicatore degli eccessi la segnalazione ora viene graduata in tre livelli per una più facile lettura dei punti di eccesso sul mercato:

1. in azzurro e verde, i punti di possibile correzione , in giallo e arancio i punti di possibile risalita

2. una singola violazione: indicatore piccolo con colore più pallido

3. violazione intensa : un cerchio intorno all’indicatore

4. violazione ripetuta: se la violazione rimane per più di tre giorni, indicatore grande con colore intenso

a. (violazione ripetuta e intensa: indicatore grande con cerchio e colore intenso) Herakles versione 001

Herakles un nostro nuovo indicatore che mostra la forza del mercato indipendentemente dalla direzionalità, dando quindi indicazione sulla energia del trend. È il naturale completamento degli altri due indicatori , e anche se compare qui ancora in forma sperimentale, verrà poi sviluppato a completamento dei nostri trading systems per valutare la convenienza ad impiegare strategie trend follower o mean reversion.

Le indicazioni sono:

• Blu : forza del trend, se la tendenza è long • Rosso : forza del trend, se la tendenza è short • Giallo : situazione in cui il mercato non esprime una forza definita e quindi è senza

direzione

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Lo SP500 è tornato a testare i minimi, con rapido test dei livelli dello scorso gennaio e sotto quelli del doppio minimo di agosto: la seduta di venerdì 12 ha rimesso in moto un meccanismo di rimbalzo. Come detto nell’approfondimento, siamo giunti al livello dei test: Eulero è su un livello molto negativo, ed anche Herakles ha segnalazione negativa. La lettura più interessante è su COdVO, che ha ripreso a segnalare eccesso ( e vedremo nella sezione Laboratorio come questa indicazione sia sfruttabile) . Da notare come Mama Kama siano ormai delle resistenze, anche se molto vicine, e come la Media Mobile a 200 periodi sia inclinata negativamente: anche in settembre abbiamo avuto la stessa configurazione, che poi è stata risolta positivamente, ma ora la distanza è maggiore e transita a 2000 circa, resistenza che abbiamo indicato nell’approfondimento come area di obiettivo di un eventuale rimbalzo

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Il VIX serve qui a rimarcare come gli attuali livelli di volatilità siano elevati ma ancora inferiori a quelli di agosto-settembre 2015: una situazione però diversa, dato che la crescita del VIX è stata graduale e quindi più difficile da far rientrare rispetto alla emotiva esplosione di agosto.

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Il DAX è più nervoso dello SP500 e anche la volatilità VDAX è maggiore (linea azzurra sul grafico di COdVO) .Anche qui segnalazioni di negatività da Eulero, anche qui Mama e Kama fortemente inclinate verso il basso e la MM200 in discesa da agosto. La scelta di mostrare gli ultimi 12 mesi in questi grafici è per consentire una visione più ampia e di medio periodo, per cogliere gli aspetti che le confuse giornate di borsa tendono a far trascurare nella loro grande emotività. Eulero e Herakles negativi, dicevamo, ma COdVO segnale una importante tensione che la giornata di venerdì ha solo parzialmente risolto. Qui il VDAX è ai livelli dello scorso agosto, a rappresentare con chiarezza come la situazione economica tedesca sia meno favorevole di quella USA.

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Lo FTSEMIB è l’indice azionario con la situazione peggiore, distruggendo tutti i guadagni del 2015: ad una economia reale in debole e fragile ripresa si somma l’eccessiva presenza del comparto bancario, che nella sezione Approfondimento abbiamo visto essere penalizzato sia dai bassi tassi d’interesse che dalle sofferenze sui prestiti. Eulero e Herakles in decisa posizione negativa dall’inizio dell’anno, è su COdVO che leggiamo la situazione più grave con eccessi praticamente tutti i giorni del 2016 senza quasi pausa di respiro : e la volatilità implicita è salita a livelli elevatissimi, circa il 50% contro il 35-40% di agosto, a sottolineare una situazione del tutto anomala. Le banche saranno probabilmente interessate da qualche manovra di intervento da parte della BCE il prossimo marzo.

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Lo ETF SRIE - BRIC40 ha un andamento molto negativo, ben sottolineato da Eulero e Herkles, con la perdita del 30% circa dallo scorso giugno: Brasile e Russia appesantiscono la performance, ed anche la volatilità è in crescita verso i livelli di agosto con un costante aumento come abbiamo visto per il VIX. Nella sezione Controcorrente abbiamo dato anche uno sguardo alla alternativa TICK, ed anche lì la situazione non è delle migliori. Ricordiamo però che India e Cina hanno un grande mercato interno, hanno risorse monetarie a sostegno di eventuali manovre monetarie e possono beneficiare più di altre del basso livello delle commodities e in particolare dei prezzi energetici

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Il cross Eurodollaro ha superato si slancio iol livello 1,10 dopo le dichiarazioni della FED di possibili rallentamenti dei rialzi dei tassi, come tempestivamente segnalati nel Blog. Altrettanto si deve notare come la risalita si sia interrotta sotto il livello 1,14, che da maggio si è confermato importante resistenza . Eulero e Herakles danno una certa positività dell’euro, ben lontana dalle dichiarazioni di parità che sino a poche settimane fa alcune case d’investimento davano come obiettivo di breve. Al tempo stesso è bene rivolgersi alle considerazioni macroeconomiche e di opportunità svolte nell’approfondimento.

Eulero infatti da maggio oscilla, ogni 10-15 sedute, ad indicare una fascia di oscillazione nel range 1,05-1,15 circa , ed Herakles non riesce a restare costante dati i repentini cambiamenti di forza sul mercato

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Sul WTI si è sviluppato un primo serio rimbalzo, Herakles è tornato neutro per la prima volta da novembre. La volatilità implicita è però ai massimi, con letture assolutamente eccessive e che hanno spinto COdVO a prevedere la ridiscesa poi avvenuta gli ultimi giorni della scorsa settimana . Anche qui Eulero resta negativo perché il recente movimento è insufficiente a cambiare il sentiment del mercato, e la media mobile a 200 è il possibile livello di resistenza a quota 40 circa che abbiamo indicato anche nella sezione Macroeconomia

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Il rame segnala un possibile bottom nella sua lunga discesa: EULERO resta negativo, sempre segnalando prudenza a chi desideri entrare in una delle asset class ad essere ai minimi. Giocano considerazioni reali sull’eccesso di offerta, come per il petrolio, a causa delle molte miniere aperte nei momenti di maggior euforia generale, dei bassi tassi d’interesse e della abbondante liquidità . le considerazioni sulla economia cinese, la maggiore importatrice del metallo rosso, non sono supportive di un rialzo dei tassi. A questi livelli però si è formato un doppio minimo e le resistenze sono molto vicine: una situazione di equilibrio fragile ma anche la possibilità della creazione di un supporto ai prezzi ; anche Herakles è arrivato quasi a segnalare positività.

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Il Tnote a 10anni si avvantaggia della sua posizione di safe heaven per i capitali in uscita dai mercati azionari, supportato anche dalla possibilità che i tassi non subiscano rialzi, come abbiamo letto nella sezione di approfondimento, e da una economia reale che pur con luci ed ombre è ad adesso quella con la migliore impostazione generale e che può contare su un mercato di consumo interno ampio e capitalizzato. Herakles in buona positività, anche se Eulero tentenna sull’area neutra a segnalare la spionta emotiva dei recenti acquisti.

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Il BTP è in una fase di equilibrio ben descritta dalle oscillazioni di Eulero e dalla neutralità di Herakles. A parte le singole giornate, possiamo vedere che la volatilità non è per ora eccessiva, e tutte le medie comprese le reattive Mama e Kama sono circa orizzontali. Evidentemente alle preoccupazioni sulla economia reale fanno da equilibrio gli acquisti della BCE che stabilizzano il mercato .

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Il BUND è sui massimi assoluti: il grafico più ampio permette di vedere gli ultimi due anni, e di apprezzare i livelli stellari cui è giunto il titolo tedesco, e quindi di percepire con chiarezza come l’aumento dello spread sia dovuto interamente al rialzo tedesco e non ad una discesa dei corsi italiani. Il ruolo di bene rifugio, già visto per il Tnote, si ripresenta con maggiore intensità ma forse con minore razionalità, data la situazione economica europea. Come già detto, potrebbe3 essere una occasione storica di vendita, tenendo conto che i tassi impliciti in questi prezzi , circa lo 0,20%, sono molto inferiori al 2% che è l’obiettivo di inflazione della BCE

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Qui vediamo lo ETF con dividendi capitalizzati HY.MI, che ha come benchmark le obbligazioni corporate in euro liquide e non investment grade: gli High Yeld .

In fase decisamente negativa, con Eulero impostato negativamente, potrebbe aver raggiunto un minimo dato che Herakles è tornato in zona neutra. COdVO ha ben segnalato gli eccessi e anche la scorsa settimana abbiamo avuto una certa tensione nei corsi. Ribadiamo le nostre riserve sulla ricerca di alti rendimenti ad ogni costo per sfuggire alla morsa dei tassi minimi delle obbligazioni statali: una lettura dei credit default swaps, pur con i suoi limiti, può dare una indicazione del rischio prezzato dal mercato

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Concludiamo con lo IEMB.MI , un ETF che replica la performance dei titoli di debito di Paesi emergenti, ad elevata liquidità .

Una situazione negativa ma meno di quella dei titoli HY: le motivazioni sono state descritte nella sezione Macroeconomia di questo numero. Si nota comunque una elevata volatilità, a livello 15%, doppia rispetto ai nostri BTP e circa quadrupla rispetto a T-NOTE e BUND : l’inserimento in un portafoglio deve essere ben valutata anche alla luce del rischio sovrano di alcuni paesi, specie quelli esportatori di materie prime .

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Il Laboratorio

Difficile trovare un gatto nero in una stanza buia, soprattutto quando il gatto nero non c’è Antico proverbio

WORK IN PROGRESS Il periodo confuso dell’ultimo mese ci ha sottratto molto tempo per le nostre analisi; chi ci segue nel blog e nel web ha visto che stiamo costruendo alcune novità, che però non sono ancora arrivate a conclusione. Uno dei temi di cui vi avevamo parlato, quello della volatilità, ha avuto pieno sviluppo nelle scorse settimane: ed ora vediamo come conoscerlo meglio e trovare dei Trading Systems che lo analizzano per trarne delle segnalazioni operative. Tra i nostri sistemi, il COdVO è quello che più si presta, per la sua stessa costruzione, ad essere trasformato in un sistema operativo completo. Per ora noi lo presentiamo come DSS, Decision Support System, un indicatore che permette ad un operatore di trarre degli spunti di riflessione e delle indicazioni da inserire nei propri sistemi decisionali, a conferma di ipotesi operative o al contrario a segnalare dei rischi non considerati con gli altri metodi utilizzati. L’equivalente, per fare un paragone, alla spia del carburante o all’indicatore del serbatoio che avvertono l’avvicinarsi di una situazione di tensione, ma senza definiste con precisione né quanti litri di carburante rimangano né quanti chilometri si possano ancora percorrere. La strada per trasformare un segnale grezzo, anche se indubbiamente valido, in un Trading system completo è abbastanza complessa: occorre definire le regole di entrata e di uscita che siano razionali, cioè in armonia con la logica del segnale, ed in sintonia tra loro e con le caratteristiche del mercato. Si deve poi descrivere le regole di Money Management sempre allineate con il resto del sistema. È un lavoro lungo, uno dei nostri Work in Progress di cui vi faremo vedere le varie fasi: e qui cominciamo con la prima. Il primo passo è vedere se esistano già dei sistemi che utilizzano la volatilità per fornire dei segnali, e capire su quali mercati siano utilizzabili e se siano solidi nel tempo. La nostra scelta è caduta sul VIX market timing di Connors, sistema mean reverting abbastanza noto: chi volesse approfondire troverà nei libri di Connors le necessarie spiegazioni, e nel web materiale sintetico. La nostra indagine è per capire se e quanto sia affidabile il sistema, e se contenga dei suggerimenti utili al nostro lavoro. Ci limiteremo per ora alla parte LONG del sistema, dato che è probabilmente la più profittevole dato che i ribassi generano tensioni di volatilità maggiori e quindi più utili, e perché i parametri attuali di COdVO privilegiano proprio i rimbalzi dagli eccessi di minimo. Vediamo le premesse tecniche esposte da Connors per capire come funziona il

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VIX come segnale: 1) la volatilità è mean-reverting, cioè periodi di bassa volatilità sono seguiti

da periodi di alta volatilità: questo fenomeno è stato studiato anche nel mondo accademico, ed è una verità abbastanza corretta, pà nel suo divenire che nel momento preciso in cui avviene

2) la volatilità ha una alta autocorrelazione, cioè se il VIX sale oggi è probabile che salga anche domani: e questo fenomeno è rilevante anche nei market reversals

3) il VIX è dinamico e non statico. Questo è un punto molto importante, ed è anche un punto poco compreso da molti traders che utilizzano, ad esempio, i segnali degli strumenti di analisi tecnica per comprendere in VIX . Affermare che un reversal è in arrivo perché il VIX supera il livello 30 , ed uscire dal trade quando ritorna sotto 20, è un errore: occorre invece capire come il VIX si muove in relazione a sé stesso. Vedremo questo aspetto più avanti con un breve esempio pratico.

4) Il VIX misura la paura e alti livelli di VIX indicano che ci si sta approcciando ad un estremo. Questo aspetto, che abbiamo già analizzato negli scorsi numeri di Trendmercati quando abbiamo verificato proprio il VIX , la HV e la loro capacità di previsione, eè abbastanza vero ma controverso ed in particolare contraddizione con l’importante aspetto visto al punto 3) . il nostro COdVO non utilizza livelli prefissati ma dinamicamente si adatta alla relazione tra volatilità e prezzo, quindi qui nasce una divergenza per la nostra riflessione sul nostro Work in Progress.

Passiamo adesso a vedere le regole del Trading System:

1) il LOW del VIX deve essere maggiore della sua media a 10 giorni 2) il CLOSE del VIX deve essere almeno il 10% maggiore della sua media a

10 giorni 3) lo RSI a due periodi del Close del VIX deve essere maggiore di 90

(eccesso) 4) se 1) e 2) sono soddisfatti, comprare il mercato (SP500) al close (noi

mettiamo del close del giorno seguente, per simulare lo slippage ‘estremo’ e l’operatività di un operatore daily)

5) exit rule: uscire al close del mercato del giorno in cui in VIX in intraday è inferiore alla sua media a 10 giorni o lo RSI(2) del VIX è inferiore a 65 : questo perché si è compiuto il ritorno alla media .

Breve commento: le regole sono molto interessanti perché non prefissano alcun livello di VIX in cui entrare o uscire dal mercato, ma utilizzano la dinamica del VIX stesso per definire entrate e uscite. Il riferimento al VIX sottintende l’utilizzo sul mercato americano, cosa molto logica dato che è molto liquido e vengono scambiate molte opzioni, così che il VIX è altamente significativo. Vediamo ora la prova dei fatti: analisi su 10 anni dello SP500, con regola di moneymanagement per cui si comprano contatti ad ogni compiersi delle

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condizioni di acquisto, si chiude tutto alla condizioni di exit e non c’è stoploss. Le regole sono quelle che noi pensiamo di utilizzare in futuro,e quindi il test è scelto sulle nostre impostazioni: le regole originarie non danno alcuna indicazione in merito. Ecco i risultati: Initial capital 100000.00 100000.00 100000.00

Ending capital 101420.45 101420.45 100000.00

Net Profit 1420.45 1420.45 0.00

Net Profit % 1.42 % 1.42 % 0.00 %

Exposure % 0.22 % 0.22 % 0.00 %

Net Risk Adjusted Return % 649.17 % 649.17 % N/A

Annual Return % 0.14 % 0.14 % 0.00 %

Risk Adjusted Return % 64.52 % 64.52 % N/A

All trades 123 123 (100.00 %) 0 (0.00 %)

Avg. Profit/Loss 11.55 11.55 N/A

Avg. Profit/Loss % 0.72 % 0.72 % N/A

Avg. Bars Held 2.92 2.92 N/A

Winners 90 (73.17 %) 90 (73.17 %) 0 (0.00 %)

Total Profit 2060.89 2060.89 0.00

Avg. Profit 22.90 22.90 N/A

Avg. Profit % 1.17 % 1.17 % N/A

Avg. Bars Held 2.67 2.67 N/A

Max. Consecutive 10 10 0

Largest win 199.86 199.86 0.00

# bars in largest win 6 6 0

Losers 33 (26.83 %) 33 (26.83 %) 0 (0.00 %)

Total Loss -640.44 -640.44 0.00

Avg. Loss -19.41 -19.41 N/A

Avg. Loss % -0.51 % -0.51 % N/A

Avg. Bars Held 3.61 3.61 N/A

Max. Consecutive 3 3 0

Largest loss -202.84 -202.84 0.00

# bars in largest loss 6 6 0

Max. trade drawdown -67.56 -67.56 0.00

Max. trade % drawdown -5.80 % -5.80 % 0.00 %

Max. system drawdown -503.48 -503.48 0.00

Max. system % drawdown -0.50 % -0.50 % 0.00 %

Recovery Factor 2.82 2.82 N/A

CAR/MaxDD 0.28 0.28 N/A

RAR/MaxDD 130.22 130.22 N/A

Profit Factor 3.22 3.22 N/A

Payoff Ratio 1.18 1.18 N/A

Standard Error 109.93 109.93 0.00

Risk-Reward Ratio 1.62 1.62 N/A

Ulcer Index 0.04 0.04 0.00

Ulcer Performance Index -118.35 -118.35 N/A

Sharpe Ratio of trades 6.01 6.01 0.00

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K-Ratio 0.0935 0.0935 -1.#IND

Interessanti senza dubbio: già qui potremmo fermarci, il test per capire se il VIX si può usare a determinate condizioni per un Trading System sono state soddisfatte. 73% di trade in positivo, profit factor molto buono, standard error basso. La equità line è la parte meno soddisfacente, con outlier e alcuni trade in grossa perdita: ma siamo ancora in una fase preliminare. Vediamo come funzionano le regole su un mercato simile, il DAX, che ha livelli di volatilità paragonabili e quindi il test dimostrerà la solidità della regola. Ovviamente useremo il VDAX e non il VIX ma tutte le altre regole resteranno esattamente uguali . All trades Long trades Short trades

Initial capital 100000.00 100000.00 100000.00

Ending capital 102421.67 102421.67 100000.00

Net Profit 2421.67 2421.67 0.00

Net Profit % 2.42 % 2.42 % 0.00 %

Exposure % 2.07 % 2.07 % 0.00 %

Net Risk Adjusted Return % 117.04 % 117.04 % N/A

Annual Return % 0.24 % 0.24 % 0.00 %

Risk Adjusted Return % 11.58 % 11.58 % N/A

All trades 147 147 (100.00 %) 0 (0.00 %)

Avg. Profit/Loss 16.47 16.47 N/A

Avg. Profit/Loss % 0.66 % 0.66 % N/A

Avg. Bars Held 3.27 3.27 N/A

Winners 106 (72.11 %) 106 (72.11 %) 0 (0.00 %)

Total Profit 17813.26 17813.26 0.00

Avg. Profit 168.05 168.05 N/A

Avg. Profit % 1.37 % 1.37 % N/A

Avg. Bars Held 2.85 2.85 N/A

Max. Consecutive 13 13 0

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Largest win 1281.66 1281.66 0.00

# bars in largest win 5 5 0

Losers 41 (27.89 %) 41 (27.89 %) 0 (0.00 %)

Total Loss -15391.56 -15391.56 0.00

Avg. Loss -375.40 -375.40 N/A

Avg. Loss % -1.16 % -1.16 % N/A

Avg. Bars Held 4.37 4.37 N/A

Max. Consecutive 3 3 0

Largest loss -5830.41 -5830.41 0.00

# bars in largest loss 10 10 0

Max. trade drawdown -2438.90 -2438.90 0.00

Max. trade % drawdown -4.27 % -4.27 % 0.00 %

Max. system drawdown -7159.64 -7159.64 0.00

Max. system % drawdown -6.90 % -6.90 % 0.00 %

Recovery Factor 0.34 0.34 N/A

CAR/MaxDD 0.03 0.03 N/A

RAR/MaxDD 1.68 1.68 N/A

Profit Factor 1.16 1.16 N/A

Payoff Ratio 0.45 0.45 N/A

Standard Error 1174.79 1174.79 0.00

Risk-Reward Ratio 0.16 0.16 N/A

Ulcer Index 2.02 2.02 0.00

Ulcer Performance Index -2.55 -2.55 N/A

Sharpe Ratio of trades 2.85 2.85 0.00

K-Ratio 0.0091 0.0091 -1.#IND

I dati sono molto peggiorati: il numero dei trade in guadagno è lo stesso, il 72%, ma i trade in perdita hanno valori maggiori così da ridurre i profitti totali, come si vede anche dal profit factor e dallo standard error. Usiamo la equity line per capire meglio.

La equity line cresce sempre con regolarità, ma in tre occasioni le perdite sono

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devastanti. Il test quindi ha dimostrato una debolezza della regola, che deve essere risolta prima di poter validare la regola. Analizziamo queste grosse perdite e vediamo che sono nel 2008, 2011 e 2015 in corrispondenza delle grandi crisi del mercato con alta volatilità e movimenti fuori dal normale. Questa circostanza ci permette di pensare che un filtro di volatilità possa intervenire in questi momenti critici e bloccare il sistema, o ridurre l’esposizione se si utilizzano più contratti. Vediamo anzitutto se l’ipotesi è corretta guardando il grafico.

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Si conferma che sono i periodi di maggior stress a causare problemi anche sullo SP500: un filtro di volatilità dovrebbe risolvere questo problema. La regola di Connors infatti era stata scritta anni fa, e come abbiamo visto nella sezione CONTROCORRENTE la volatilità è cambiata molto negli ultimi anni, sia come livello che come frequenza. Scegliamo quindi di introdurre un filtro, che coerentemente alla regola 3) vista prima deve riferirsi alla caratteristica della volatilità stessa nel recente passato, prendendo un riferimento dinamico e senza fissare un parametro numerico costante. Questa è la chiave, la lezione che Connors ci suggerisce per gestire la volatilità come segnale operativo. Vediamo i risultati dopo l’introduzione del filtro: All trades Long trades Short trades

Initial capital 100000.00 100000.00 100000.00

Ending capital 101085.54 101085.54 100000.00

Net Profit 1085.54 1085.54 0.00

Net Profit % 1.09 % 1.09 % 0.00 %

Exposure % 0.13 % 0.13 % 0.00 %

Net Risk Adjusted Return % 833.06 % 833.06 % N/A

Annual Return % 0.11 % 0.11 % 0.00 %

Risk Adjusted Return % 82.92 % 82.92 % N/A

All trades 92 92 (100.00 %) 0 (0.00 %)

Avg. Profit/Loss 11.80 11.80 N/A

Avg. Profit/Loss % 0.77 % 0.77 % N/A

Avg. Bars Held 2.74 2.74 N/A

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Winners 67 (72.83 %) 67 (72.83 %) 0 (0.00 %)

Total Profit 1440.12 1440.12 0.00

Avg. Profit 21.49 21.49 N/A

Avg. Profit % 1.32 % 1.32 % N/A

Avg. Bars Held 2.55 2.55 N/A

Max. Consecutive 19 19 0

Largest win 139.83 139.83 0.00

# bars in largest win 5 5 0

Losers 25 (27.17 %) 25 (27.17 %) 0 (0.00 %)

Total Loss -354.58 -354.58 0.00

Avg. Loss -14.18 -14.18 N/A

Avg. Loss % -0.73 % -0.73 % N/A

Avg. Bars Held 3.24 3.24 N/A

Max. Consecutive 3 3 0

Largest loss -47.40 -47.40 0.00

# bars in largest loss 4 4 0

Max. trade drawdown -97.54 -97.54 0.00

Max. trade % drawdown -6.59 % -6.59 % 0.00 %

Max. system drawdown -235.12 -235.12 0.00

Max. system % drawdown -0.23 % -0.23 % 0.00 %

Recovery Factor 4.62 4.62 N/A

CAR/MaxDD 0.46 0.46 N/A

RAR/MaxDD 356.40 356.40 N/A

Profit Factor 4.06 4.06 N/A

Payoff Ratio 1.52 1.52 N/A

Standard Error 76.79 76.79 0.00

Risk-Reward Ratio 1.69 1.69 N/A

Ulcer Index 0.02 0.02 0.00

Ulcer Performance Index -222.40 -222.40 N/A

Sharpe Ratio of trades 5.52 5.52 0.00

K-Ratio 0.0970 0.0970 -1.#IND

Interessante miglioramento: meno operazioni, con lo stesso 72% di operazioni positive e profitti un poco più bassi (meno operazioni) ma con un MAXDD molto più basso, profit factor assai migliore e standard error basso. Vediamo la equity line:

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I DD si sono ridotti e la linea è molto più regolare, sempre con il problema iniziale del 2006 che però è più che compensato dalla prestazione spettacolare del 2008. Verifichiamo sul DAX se il filtro abbia un effetto positivo:

Statistics

All trades Long trades Short trades

Initial capital 100000.00 100000.00 100000.00

Ending capital 102622.10 102622.10 100000.00

Net Profit 2622.10 2622.10 0.00

Net Profit % 2.62 % 2.62 % 0.00 %

Exposure % 0.83 % 0.83 % 0.00 %

Net Risk Adjusted Return % 314.93 % 314.93 % N/A

Annual Return % 0.26 % 0.26 % 0.00 %

Risk Adjusted Return % 31.14 % 31.14 % N/A

All trades 94 94 (100.00 %) 0 (0.00 %)

Avg. Profit/Loss 27.89 27.89 N/A

Avg. Profit/Loss % 0.61 % 0.61 % N/A

Avg. Bars Held 3.11 3.11 N/A

Winners 66 (70.21 %) 66 (70.21 %) 0 (0.00 %)

Total Profit 9102.48 9102.48 0.00

Avg. Profit 137.92 137.92 N/A

Avg. Profit % 1.46 % 1.46 % N/A

Avg. Bars Held 2.77 2.77 N/A

Max. Consecutive 8 8 0

Largest win 672.29 672.29 0.00

# bars in largest win 5 5 0

Losers 28 (29.79 %) 28 (29.79 %) 0 (0.00 %)

Total Loss -6480.37 -6480.37 0.00

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Avg. Loss -231.44 -231.44 N/A

Avg. Loss % -1.39 % -1.39 % N/A

Avg. Bars Held 3.89 3.89 N/A

Max. Consecutive 2 2 0

Largest loss -2810.40 -2810.40 0.00

# bars in largest loss 10 10 0

Max. trade drawdown -929.55 -929.55 0.00

Max. trade % drawdown -9.80 % -9.80 % 0.00 %

Max. system drawdown -3365.70 -3365.70 0.00

Max. system % drawdown -3.30 % -3.30 % 0.00 %

Recovery Factor 0.78 0.78 N/A

CAR/MaxDD 0.08 0.08 N/A

RAR/MaxDD 9.42 9.42 N/A

Profit Factor 1.40 1.40 N/A

Payoff Ratio 0.60 0.60 N/A

Standard Error 675.73 675.73 0.00

Risk-Reward Ratio 0.23 0.23 N/A

Ulcer Index 0.97 0.97 0.00

Ulcer Performance Index -5.28 -5.28 N/A

Sharpe Ratio of trades 2.36 2.36 0.00

K-Ratio 0.0133 0.0133 -1.#IND

Oltre dimezzato il MAXDD , il sistema resta non utilizzabile ma con prestazioni decisamente superiori sotto ogni punto di vista: è probabile che le caratteristiche dei due mercati siano differenti, ed occorra un adattamento dei parametri alle diverse circostanze del mercato europeo . Vediamo la equity line

È ancora evidente la perdita del 2011, che infatti sui mercati europei ha avuto circostanze più incisive che in USA : un diverso filtro di volatilità potrebbe risolvere questa anomalia, da non trascurare dato il frequente riproporsi di questo tipo di crisi Conclusioni. Il lavoro svolto dimostra che il VIX si può utilizzare per un trading system

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profittevole; i parametri scelti da noi come slippage sono sicuramente penalizzanti per il sistema, ma al tempo stesso ne dimostrano la solidità. La lezione importante è quella di gestire la volatilità in senso dinamico e auto correlato, elemento importante… ma purtroppo non immediatamente utilizzabile da COdVO che ha un motore logico diverso. Seguiremo a lavorare sulla formazione di Trading System che utilizzano la volatilità come degnale o come filtro operativo: vi diamo appuntamento ai prossimi numeri di Trend Mercati