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MISSIONE: una Chiesa in cammino MISSIONE: una Chiesa in cammino Progetti e iniziative dell’ La quarta edizione di Travelling Africa, realizzata dall’8 al 19 novembre, è stata un successo sotto di- versi profili. A cominciare dal pubblico che è accorso numeroso a tutti gli appuntamenti pur dimostrando, ed era prevedibile, che il cuore dell’evento sono pro- prio le proiezioni. Il cinema africano, cinema che si direbbe di nic- chia, di scarso interesse economico, escluso dal cir- cuito delle sale cinematografiche, continua a sorpren- dere per la qualità della sua espressione artistica e per la capacità di attirare spettatori di tutte le età, disposti anche a restare in piedi non trovando posto a sedere (è successo a 20-25 persone a serata). Una sala in- sufficiente che quest’anno ha avuto tra gli spettatori molte africane ed africani che hanno vissuto momen- ti di commozione (per i migranti il cinema del pro- prio paese tocca corde molto sensibili) e soprattutto hanno parlato, dei loro paesi, della loro cultura, del loro sentire, stimolati dai dibattiti che hanno seguito le visioni. Una selezione di film e cortometraggi che ha pre- sentato un’Africa che sa far ridere e sorridere (a volte però è un riso amaro), che vede noi bianchi (toubab) come non vorremmo, con le nostre debolezze, la no- stra presunzione, la nostra incapacità di sintonizzarci sulle loro “frequenze”. Un modo di vederci che può anche ferirci, farci reagire e ribellare come è successo nell’ultima serata - che presentava un classico del senegalese Sembene Ousmane - quando alcuni presenti non volevano ac- cettare che certi aiuti umanitari anziché aiutare pro- vocano consapevolmente fame e dipendenza. Cinema che ha portato al dialogo quindi, anche grazie alla conduzione di quattro donne, tra le quali, senza demerito per le altre, ha spiccato la coppia di mediatrici africane Teresa N’gigi e Fama Cisse. Lo stesso clima “familiare” di dialogo e acco- glienza si è respirato alla presentazione del libro “Il linguaggio dei capelli in Africa” di Mah Aissata Fo- fana, mediatrice maliana, ed alla conferenza di don Giuseppe Colombo, sacerdote da molti anni impe- gnato in un progetto di cooperazione in Ciad. Anche la didattica ha avuto il suo spazio in questa edizione di Travelling. Ci riferiamo al laboratorio cu- rato da Ettorina Rubino che, indirizzato ad insegnanti ed educatori, ha fornito strumenti per l’utilizzo del cortometraggio in classe, quale sussidio che piace agli studenti e che può aiutare a trattare alcune tema- tiche. Ma ci riferiamo pure all’esposizione di pannel- li didattici disegnate dalla nostra volontaria Simona Ceccon, che hanno lo scopo di formare per immagini al risparmio e credito le donne analfabete dei villaggi di Gagal Keuni in Ciad, e che hanno fatto mostra di sé nella sala di lettura della Biblioteca del Mondo. Cosa aggiungere? Una nota sul tasto dolente del- l’economia. La quarta edizione di Travelling, pur re- gistrando un incremento costante di pubblico ed una articolazione sempre maggiore degli appuntamenti, rispetto alla prima edizione ha ottenuto un contribu- to pubblico pari a un decimo. Come abbiamo fatto? La ricetta (speriamo sostenibile) è: tanto volonta- riato, inclusi i professionisti che hanno condotto gli appuntamenti; ottimizzazione delle risorse materiali gratuite (sale conferenze, stampa a colori); ricerca di Travelling Africa: pochi soldi, ma tante attività

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MISSIONE: una Chiesa in cammino

MISSIONE: una Chiesa in cammino MISSIONE: una Chiesa in camminoProgetti e iniziative dell’ Progetti e iniziative dell’

La quarta edizione di Travelling Africa, realizzata dall’8 al 19 novembre, è stata un successo sotto di-versi profili. A cominciare dal pubblico che è accorso numeroso a tutti gli appuntamenti pur dimostrando, ed era prevedibile, che il cuore dell’evento sono pro-prio le proiezioni.

Il cinema africano, cinema che si direbbe di nic-chia, di scarso interesse economico, escluso dal cir-cuito delle sale cinematografiche, continua a sorpren-dere per la qualità della sua espressione artistica e per la capacità di attirare spettatori di tutte le età, disposti anche a restare in piedi non trovando posto a sedere (è successo a 20-25 persone a serata). Una sala in-sufficiente che quest’anno ha avuto tra gli spettatori molte africane ed africani che hanno vissuto momen-ti di commozione (per i migranti il cinema del pro-prio paese tocca corde molto sensibili) e soprattutto hanno parlato, dei loro paesi, della loro cultura, del loro sentire, stimolati dai dibattiti che hanno seguito le visioni.

Una selezione di film e cortometraggi che ha pre-sentato un’Africa che sa far ridere e sorridere (a volte però è un riso amaro), che vede noi bianchi (toubab) come non vorremmo, con le nostre debolezze, la no-stra presunzione, la nostra incapacità di sintonizzarci sulle loro “frequenze”.

Un modo di vederci che può anche ferirci, farci reagire e ribellare come è successo nell’ultima serata

- che presentava un classico del senegalese Sembene Ousmane - quando alcuni presenti non volevano ac-cettare che certi aiuti umanitari anziché aiutare pro-vocano consapevolmente fame e dipendenza.

Cinema che ha portato al dialogo quindi, anche grazie alla conduzione di quattro donne, tra le quali, senza demerito per le altre, ha spiccato la coppia di mediatrici africane Teresa N’gigi e Fama Cisse.

Lo stesso clima “familiare” di dialogo e acco-glienza si è respirato alla presentazione del libro “Il linguaggio dei capelli in Africa” di Mah Aissata Fo-fana, mediatrice maliana, ed alla conferenza di don Giuseppe Colombo, sacerdote da molti anni impe-gnato in un progetto di cooperazione in Ciad.

Anche la didattica ha avuto il suo spazio in questa edizione di Travelling. Ci riferiamo al laboratorio cu-rato da Ettorina Rubino che, indirizzato ad insegnanti ed educatori, ha fornito strumenti per l’utilizzo del cortometraggio in classe, quale sussidio che piace agli studenti e che può aiutare a trattare alcune tema-tiche. Ma ci riferiamo pure all’esposizione di pannel-li didattici disegnate dalla nostra volontaria Simona Ceccon, che hanno lo scopo di formare per immagini al risparmio e credito le donne analfabete dei villaggi di Gagal Keuni in Ciad, e che hanno fatto mostra di sé nella sala di lettura della Biblioteca del Mondo.

Cosa aggiungere? Una nota sul tasto dolente del-l’economia. La quarta edizione di Travelling, pur re-gistrando un incremento costante di pubblico ed una articolazione sempre maggiore degli appuntamenti, rispetto alla prima edizione ha ottenuto un contribu-to pubblico pari a un decimo. Come abbiamo fatto? La ricetta (speriamo sostenibile) è: tanto volonta-riato, inclusi i professionisti che hanno condotto gli appuntamenti; ottimizzazione delle risorse materiali gratuite (sale conferenze, stampa a colori); ricerca di

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sponsorizzazioni e di contributi da parte di amici ed esercizi interessati dalle tematiche dell’evento; crea-tività. Questo quanto messo in pratica dal Gruppo di lavoro multiculturale dell’ACCRI composto que-st’anno da ben undici persone.

ACCONCIATURE, USANZE E MESSAGGI Nel libro di MAH AISSATA FOFANA (Articolo pubblicato sul quotidiano “Il Piccolo” del 23 novembre 2010)

La bellezza in Africa? Comincia dai capelli.Treccine ”sdraiate”, capelli rasta, extension, o capelli stirati. La bellezza di una donna comincia dalla sua testa, almeno per quella africana. Una di loro, Mah Aissata Fofana, ci ha scritto addirittura un libro tracciando una panoramica sulle diverse tipologie di acconciature e sui loro significati.In “Il linguaggio dei capelli in Africa”, presentato da Giam-paolo Carbonetto al Csv di Trieste all’interno della rasse-gna ”Travelling Africa”, l’autrice racconta attraverso le testi-monianze di alcune donne africane, provenienti dai diversi stati del continente ma residenti in regione, lo sconosciuto mondo delle acconciature africane, fatto di usanze, riti e tradizioni. Nella settantina di pagine le ”testimonial” si raccontano, e spiegano la loro idea di bellezza. Ne scaturisce un dato curioso: il miglior biglietto da visita di una donna africa-na sono i suoi capelli. Quelli ben curati sono considerati un segno di rispetto nei confronti sia di se stessa che del marito.Diversamente, una donna in disordine è considerata sciat-ta e suscita i commenti negativi da parte delle altre. Regina

incontrastata di questo mondo femminile è la parrucchiera, ”confidente-amica”, nella maggior parte dei casi, “di fami-glia” da generazioni, alla quale si confidano i propri proble-mi ma anche le gioie, nelle lunghe ore di acconciatura (per le treccine fatte da una sola persona si possono impiegare dalle otto alle dieci ore, ndr).I capelli quindi, per le donne africane, sono un potente veicolo comunicativo, dei propri sentimenti, inclinazioni e condizioni sociali. Nel caso di un lutto, ad esempio, usanza di molti stati vuole che la donna si rasi la testa a zero per dimostrare l’affetto per la persona che è mancata.Stessa usanza, ma con significato diverso, invece, è pra-ticata ai bambini appena nati, dove, in base al costume dei singoli stati, vengono tagliati i capelli che poi verranno utilizzati per diverse pratiche beneaugurali nei confronti del nuovo nato.Sorprende, inoltre, come i segni del tempo, da noi occiden-

tali tanto temuti, quali calvizie e capelli bianchi, nella loro cultura risultino addirittura eventi beneaguranti per pochi eletti. La prima è segno d’imminente ricchezza mentre la seconda di serietà e prestigio.

Viviana Attard

I pannelli didattici della mostra “Cambiando, imma-ginando” di Simona Ceccon per il progetto in Ciad.

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UN proverbio africano recita: “Se istruiamo un uomo, istruia-mo una persona. Se istruiamo una donna, istruiamo una famiglia, una nazione”. Ma in Africa, continente ricco di molteplici specificità etni-che, tante sono le donne emargina-te nei contesti sociale e familiare.

L’occasione di focalizzare nella sua semisommersa attualità que-sto problema è stata la conferenza “Effetti perversi della globalizza-zione: emarginazione femminile in Africa” tenuta il 19 novembre da don Giuseppe Colombo, inse-gnante all’Istituto Nordio e parro-co di Grignano, da anni impegnato a sostenere e seguire un progetto umanitario in Ciad.

L’incontro - inserito nella rasse-gna dell’ACCRI Travelling Africa - ha aperto il corso di aggiorna-mento della sezione triestina dell’ UCIIM, “Lonta-no/vicino”. Questi opposti sono da avvicinare quan-do si tratta il tema della globalizzazione: gli effetti socialmente negativi del fenomeno, ha ricordato la presidente dell’UCIIM triestina, prof.ssa Marina Del Fabbro, possono essere affrontati su vasta scala solo una volta appianati nel contesto a noi più immedia-to.

Esempio fattivo in questo senso è l’impegno della Cooperativa “Polis” che, “gestendo un bar pasticce-ria in Largo Pestalozzi, si adopera con successo per inserire nel mondo del lavoro persone svantaggiate”.

Don Giuseppe Colombo, illustrando il lontano contesto del Ciad, ha evidenziato come i giudizi afro-pessimisti di intellettuali africani e non, derivino dal-la passività dell’Africa che attende gli aiuti dal mon-do ricco. Solo una cultura locale incisiva, invece, è in grado di vincere le negatività della globalizzazio-ne; così “lo sviluppo potrebbe arrivare se il mondo femminile non fosse vittima di quello maschile”. In Ciad l’ 87% delle donne è analfabeta, la maggior par-te delle ragazze si sposa e partorisce in giovanissima età, solo il 6% dei parti nel Ciad rurale, ( il 14% nel-le città) è assistito. L’elevata mortalità è di frequente conseguenza della maternità, di tradizioni sessuali mutilanti e portatrici di infezioni, di violenze e della difficoltà di accedere ai farmaci anti HIV.

La Boutique Le Rêve (il sogno) promossa dall’As-sociazione volontari per l’Africa - Trieste (AVAT), opera con l’Associazione per il reinserimento delle donne vittime della fistola (una Onlus riconosciuta dal governo Ciadiano nel 2006) per alfabetizzare le donne e insegnare loro la pratica della tessitura, del-la filatura, della stampa di tessuti. Obiettivo comune delle due organizzazioni è inserire nel mondo del lavoro le giovani guarite dalla diffusa complicazione post partum, offrendo loro anche l’assistenza sanita-ria necessaria.

Il processo è molto difficile perché la malattia, oltre al disagio fisico, porta con sé un forte impatto emotivo, ma le donne hanno iniziato ad aiutarsi fra di loro, a parlare, a scambiarsi esperienze, a essere consapevoli che la loro situazione attuale può essere superata.

Le manifestazioni dell’ 8 marzo, ricorrenza oggi sentita in Ciad, hanno giustamente dato risalto ai problemi femminili, come testimoniano le pubblicità dei media contro le violenze sulle donne.

Resta ancora difficile incidere sulla mentalità de-gli uomini, che hanno assorbito il maschilismo impe-rante nel mondo globalizzato. Le giovani, comunque, oggi sono più aperte e consapevoli: un giorno istrui-ranno la loro Nazione.

Marta Angela Agostina Moretto

Gli effetti perversi della Globalizzazione analizzati all’UCIIM

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IN BIBLIOTECA NESSUNO È ESCLUSO

Più di un anno fa la nostra Biblioteca del Mondo ha avviato un rapporto di collaborazione con la Bi-blioteca Comunale di Monfalcone che si è concre-tizzato, finora, nel prestito interbibliotecario e nella condivisione di opportunità formative. Qualche mese fa il nostro partner isontino ci ha coinvolti anche in un progetto didattico, intitolato “In biblioteca nes-suno è escluso”, sui temi del disagio e della povertà in contesti urbani, al quale abbiamo aderito con una serie di proposte. Il progetto, che nel frattempo ha ot-tenuto un finanziamento da parte di una fondazione, ci vedrà impegnati con l’allestimento della mostra “I poveri non possono aspettare: 8 obiettivi per cambiare il mondo”, mostra incentrata sugli Obiettivi del millennio delle Nazioni Unite per dimezzare la povertà en-tro il 2015. L’allestimen-to sarà accompagnato dalla realizzazione di la-boratori didattici per le scuole che riguarderanno so-prattutto il problema dell’accesso all’acqua potabile e dei diritti dei minori nei paesi del Sud del mondo. Le date sono ancora da definire, ma orientativamente la mostra sarà allestira per due settimane ad aprile 2011; nello stesso periodo si svolgeranno i labora-tori.

Abbiamo invitato, all’inizio di ottobre, le scuole secondarie di secondo grado di Trieste ad aderire al progetto “La mia città oggi e domani”, progetto che ha l’obiettivo di far partecipare attivamente i giovani studenti del triennio al dibattito politico della loro cit-tà, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno l’età per votare.

Con questo progetto, utilizzando una metodologia semplice ed efficace messa a punto dalla inesauribi-le Ettorina, gli studenti possono esprimersi con del-le proposte e, all’interno della classe, sceglierne tre considerate più rilevanti. Questo semplice esercizio della partecipazione democratica porterà alla presen-tazione di queste proposte, raccolte da tutte le classi partecipanti al progetto, direttamente ai candidati alla carica di Sindaco del Comune di Trieste, prima del-la chiusura della campagna elettorale. I candidati, di tutti gli schieramenti, saranno chiamati a esprimersi sulle proposte degli studenti. Il progetto, in conside-razione della rilevanza sociale e della valenza educa-tiva, ha ottenuto il patrocinio dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Friuli Venezia Giulia. Per il momen-to sono sette le classi che hanno aderito e si trovano nella fase di realizzazione dei laboratori.

La nostra speranza è quella di far dialogare le due parti, il che non è del tutto scontato. Infatti i candi-

dati in campagna elettorale preferiscono ascoltare, per ovvi motivi, chi può portare a loro dei voti. I giovani invece sono spes-so demotivati e disincantati verso la politi-ca (ma spesso lo siamo anche noi adulti) e credono che sia inutile interessarsene, tan-to nulla cambierà.

Noi invece crediamo che tutti i cit-tadini debbano essere ascoltati e che la partecipazione democratica si impara da giovani e non sia circoscritta all’esercizio del voto, ma piuttosto sia l’assunzione di responsabilità personali e collettive per il bene comune, da cittadini attivi e solidali. Sempre.

La mia città oggi e domani un progetto di cittadinanza attiva

Politica del bene comune a scuola

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L’arrivo in Italia di Urbelinda Ferrufino, come relatrice e testimonial in due conferenze a Milano e Catania della campagna “Spegni lo spreco, accen-di lo sviluppo”, è stata l’occasione per organizza-re un fitto calendario di incontri a 360 gradi: soci, simpatizzanti e Consiglio direttivo dell’ACCRI, gruppi d’appoggio, cittadinanza, studenti e docenti universitari, enti locali, mass media.

Un programma al quale Urbelinda ha risposto, come da aspettative, con molta energia e passione.

Come potrete leggere nella sezione dedica-ta agli sviluppi del progetto “Acqua potabile: un diritto accessibile”, per le comunità interessate il momento è piuttosto difficile ma la determinazione di ASEO Asociaciòn Ecològica del Oriente, nostro partner in Bolivia, sta dando i frutti sperati.

Di questo è venuta a parlarci Urbelinda, diret-trice di ASEO, delle condizioni di vita misere delle comunità residenti lungo il bacino del San Isidro, dell’alta mortalità infantile, del degrado ambienta-le del bacino, dei politici locali che pongono condi-zioni e rallentano le attività. Ma anche dei risultati: la partecipazione della gente, la messa a dimora di migliaia di piante ad alto fusto sui terreni più ero-sionati, la costruzione di centinaia di bagni ecolo-gici secchi, l’uso del concime biologico prodotto dai contadini, la formazione a cui partecipano i re-sidenti. Un racconto, il suo, ricco di informazioni, di immagini, di dati concreti che conferma l’affida-bilità del nostro partner e la correttezza degli obiet-tivi del progetto. Il progetto ha ottenuto il sostegno da parte della Regione Friuli Venzia Giulia e della Provincia Autonoma di Trento, ma, trattandosi della costruzione di una rete per l’acqua potabile da realizzare in una vallata andina, i costi economici sono molto superiori ai contributi fin qui raccolti.

Per tale motivo l’ACCRI si è mobilitata nel pe-riodo natalizio con la campagna “Un mondo mi-gliore comincia con un dono”.

A Trieste, dal 14 al 27 dicembre, soci e soste-nitori hanno allestito un gazebo nell’ambito del mercatino di Natale cittadino e sensibilizzano la cittadinanza proponendo magliette per bambini

disegnate da Nicoletta Costa; magliette per adulti con una colorata illustrazione di Anna Bentola e lo slogan “Mi agua es tu agua – Mi tierra es tu tierra”.

Con la stessa frase sono state stampate anche delle pen drive in legno ecologico da 2 Gb; qua-dretti a mosaico elaborati dalla coppia italo-nip-ponica Elena e Tomohiro Hashimoto; angioletti e campanelle preparati da alcune nostre socie (Ni-ves, Ettorina, Daniela, ecc.) e ancora le pubblica-zioni offerte da Il Piccolo, quotidiano di Trieste. Come l’anno scorso, è possibile “acquistare” uno o più metri di tubatura (15 euro il metro) per la rete di San Isidro.

Iniziative di promozione sono state organizzate anche a Trento ed in altre località per iniziativa del-le nostre “antenne” sparse sul territorio, soprattutto nel Triveneto. Sul sito sono state inserite le foto di questi oggetti e le modalità per riceverli.

Anche dopo Natale la raccolta fondi prosegue (presso la nostra sede di via Cavana 16/a e... on line dal nostro sito www.accri.it) E’ perciò possi-bile fare un’offerta per le magliette e/o per i metri di tubo. Le offerte liberali, ovviamente, sono sem-pre ben accolte, e, ricordiamo, sono deducibili dal-la dichiarazione dei redditi.

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Interculturalità tra vicini Le iniziative promosse negli ultimi anni, per le

scuole e la cittadinanza, tendenti a coinvolgere la comunità slovena di Trieste nelle proposte dell’Area Educazione allo Sviluppo, continua a dare frutti.

La realizzazione di progetti e sussidi didattici bilingui è ormai un’attenzione consolidata all’inter-no dell’Associazione, nonostante si scontri con due ostacoli molto concreti: i collaboratori più stretti del-l’ACCRI non conoscono lo sloveno e la realizzazio-ne di attività e pubblicazioni bilingui ha un costo che non sempre le istituzioni sono disposte a sostenere.

Da qualche tempo, però, l’ACCRI può contare sulla collaborazione a titolo gratuito di due triestini di lingua slovena: Marta, un’insegnante di liceo ed un traduttore ed interprete, e Peter, già stagista pres-so la nostra sede nel 2006. Sono risorse preziose che ci aiutano a superare ostacoli per noi altrimenti in-sormontabili. E soprattutto rappresentano un legame che rafforza anche il nostro percorso interculturale in una città, Trieste, che dopo essere stata cosmopo-lita e multiculturale per secoli, negli ultimi decenni si è appiattita su un’italianità vissuta come elemento esclusivo anziché complementare alle altre identità culturali presenti sul territorio.

La mostra interattiva Naš odtis v svetu

Il 24 settembre 2010, l’Assessore provinciale Dennis Visioli e la referente per l’Area Educazione dell’Accri Ettorina Rubino, hanno tenuto una confe-renza stampa di presentazione della mostra didattica interattiva Naš odtis v svetu, versione in sloveno di La nostra impronta sul mondo, percorso realizzato nel 2007 dalle quattro Ong della regione Friuli Vene-zia Giulia (Accri, Cevi, Cvcs, Solidarmondo).

Il giorno seguente la mostra è stata allestita a scopo dimostrativo e presentata dettagliatamente ai docenti delle scuole primaria e secondaria di primo grado con lingua di insegnamento slovena di Trieste

Dopo l’introduzione del dott. Tomaž Simčič, in rappresentanza dell’Ufficio Scolastico Regionale, è stata la stessa Ettorina Rubino, coadiuvata dal tradut-tore Peter Senizza, a spiegare il contenuto di ognuno dei 36 pannelli che costituiscono la mostra. Il quoti-diano della minoranza slovena Primorski Dnevnik ne ha dato risalto anche con la prima pagina nell’edizio-

ne on line. Il primo allestimento scolastico, invece, è stato rea-

lizzato presso la scuola media di Aurisina/Nabrežina “Igo Gruden“ dal 15 al 22 novembre ed è stata visita-ta da 130 bambini tra primaria e secondaria.

Le insegnanti hanno manifestato la loro soddi-sfazione per la proposta didattica e anche gli alunni hanno espresso i loro commenti. Eccone alcuni: Ho capito di essere molto fortunato confrontandomi con i bambini invisibili! - Mi ha sorpreso il grande sfrut-tamento dei bambini e delle donne! - Soprattutto mi è piaciuta la sezione dell’acqua e ho capito di dover risparmiarla perché non é infinita! - Ho capito come gli stati ricchi sfruttano gli stati poveri!

La mostra sarà allestita nuovamente in febbraio presso la scuola media “SS. Cirillo e Metodio” di San Giovanni a Trieste.

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Babahoyo, 20 ottobre 2010

Cari amici dell’ACCRI, anzitutto un caro saluto dai soci del MAS. Scusatemi per aver perso il contatto con voi, credo

comprenderete la difficile situazione che sto viven-do. Nonostante le risorse economiche non siano state come quelle degli anni passati, siamo riusciti lo stes-so ad andare avanti. In nessun momento ho smesso di preoccuparmi per la scuola, anzi, tutti i giorni sto lottando per portare avanti il nostro impegno educa-tivo. Ci siamo riusciti grazie all’unità d’intenti con il direttore ed il personale amministrativo.

Mi sento inoltre molto felice di essere riuscita a portare a termine quanto mi è stato affidato di coordi-nare; mi riferisco alla ricostruzione delle officine, alla sostituzione dei tetti in amianto delle aule, alla manu-tenzione dell’impianto elettrico, alla costruzione del muro di protezione sulla riva del fiume, all’imbianca-

ta delle aule e tutte le cose che si sono potute com-prare per gli studenti. Mi piace entrare nelle officine e vedere i ragazzi lavorare con le maschere, i guanti e ciò che serve per proteggerli dagli infortuni. Credo che ciò sia possibile quando si met-tono l’impegno e la volontà, senza interessi personali, ov-vero quando le cose si fanno con il cuore e in spirito di ser-vizio; alla fine rimane la gioia per aver col-laborato. Non mi resta che ringraziarvi a nome dei ra-gazzi e ragazze che si stanno formando nel nostro Centro. Sono si-cura che anche Dio è molto contento per queste opere che sono state realizzate.

In settembre avevamo pianificato una fiera per la vendita dei mobili che gli studenti realizzano, ma per un ritardo nelle consegne la verniciatura dei manufat-ti risultava ancora troppo fresca e non potevano esse-re maneggiati. Per questo motivo abbiamo rimandato la fiera a metà novembre. Nella seconda settimana di novembre, inoltre, gli studenti del terzo anno comin-ceranno a realizzare i lavori per l’esame di diploma. Molti di loro hanno già svolto uno stage presso im-prese locali.

Abbiamo avuto una risposta positiva anche da parte della Coorporación Nacional de electrificación (l’impresa elettrica nazionale) per la sostituzione dei trasformatori della scuola che non sono più adeguati al carico delle tante macchine utensili installate.

Come sapete sono stata eletta presidente per un periodo di due anni, scaduto il 12 agosto, però, salvo decisioni dell’Assemblea, continuerò nell’incarico fino a portare a termine l’iter iniziato con il Ministero per l’inclusione economica e sociale.

Vi voglio molto beneLiduvina Sanchez Vite

“Formando para el futuro”Progetto di promozione sociale e formazione professionale dei

muchachos trabajadores

Provincia di Los Rios- Babahoyo - Ecuador

A Babahoyo, l’anno scolastico volge quasi al ter-mine. Un anno, questo, molto particolare perché se da un lato tramite l’ACCRI sono state finan-ziate delle opere strutturali, dall’altro la gestione ordinaria della scuola è ormai completamente a carico del Movimiento de Accion Social. La presidente, Liduvina Sanchez, ci ha scritto per aggiornare sugli sviluppi del progetto. Riportiamo una sintesi della sua lettera.

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Lettere e notizie dai progetti

“Empowerment di Comunità” Promozione delle associazioni di contadini

di Pueblo Viejo e Baba

Provincia di Los Rios - Ecuador

VOLONTARI IN SERVIZIO

A luglio il presidente del Consiglio Misto ha comu-nicato che la sua Associazione, la Justino Cornejo, ha partecipato ad un seminario del Ministero dell’Agri-coltura sulla preparazione di fertilizzanti fogliari da applicare a tutti i tipi di coltivazione. Sempre con il Ministero l’associazione ha firmato una convenzione per la formazione dei suoi soci nell’ambito del pro-gramma ERA (Scuola della Rivoluzione Agricola*) che riguarderà la gestione delle coltivazioni.

Ha comunicato inoltre che la maggior parte dei soci ha fatto un magro raccolto, ma ugualmente stanno restituendo i crediti ricevuti. Verrà seminato un campo a cocomeri a beneficio dell’Associazione mentre si cerca di acquistare fertilizzanti a basso co-sto, calmierati dal Governo. La Cassa Comunitaria di Mapancillo sta raccogliendo nuovi iscritti e aumen-tando il capitale.

L’Associazione “Unión y Progreso” ha parteci-

pato a un seminario su malattie femminili proposto dalla Pastorale Sociale, inoltre ha creato una nuova Cassa Comunitaria chiamata “La voluntad de Diós” al quale hanno aderito 40 persone.

Nel mese di agosto il presidente, signor Antonio, ha riferito che il programma ERA ha chiesto di realiz-zare delle parcelle dimostrative dove si riuniscano gli iscritti una volta la settimana. Inoltre comunica che la cassa comunitaria sta erogando i crediti a chi ne ha i requisiti e, per il momento, tutto procede senza pro-blemi. La signora Angela informa che l’allevamento di suini sta andando a buon fine e tutti i capi sono stati venduti. Una parte dei proventi saranno utiliz-zati per l’acquisto di altri 10 maiali da allevare. La nuova cassa “La voluntad de Diós” sta già erogando i primi crediti da 50 dollari nel corso delle riunioni quindicinali.

Bielka, la segretaria del Consiglio, presenta al di-rettivo l’esigenza di sostituire il monitor del compu-ter. Il Consiglio decide l’acquisto di uno nuovo uti-lizzando il fondo a disposizione del consiglio stesso.

La signora Angela a settembre ha comunicato che le due casse comunitarie, per ottimizzare le risorse, hanno deciso di mantenere le rispettive amministra-zioni indipendenti, ma di condividere il sistema con-tabile e di lavorare assieme nello stesso ufficio. Infor-ma inoltre che per il momento non è possibile per le Casse Comunitarie ottenere una personalità giuridica autonoma, ma le stesse possono funzionare all’inter-no delle rispettive associazioni.

Il Presidente aggiorna sul programma ERA, già iniziato e della durata di sei mesi. Alla fine quanti vi partecipano dovranno occuparsi di diffondere quanto appreso ad altri contadini residenti nelle vicinanze. Per poter continuare nella formazione proposta dalla Pastorale Sociale sul Primo Soccorso si propone di riunire le tre associazioni in modo da raccogliere un numero di partecipanti sufficiente. Bielka comunica che è stato acquistato il monitor e che, per disposizio-ne del parroco, p. Raul, l’ufficio del Consiglio Misto è stato spostato in un altro locale.

Novità Alcune notizie sono giunte dalla Pastorale Sociale

della Diocesi di Babahoyo per voce della coordina-trice Grace Romero. Nelle ultime relazioni racconta che desta preoccupazione il fatto che due associazio-ni stiano continuando a riunirsi mentre la terza, “La Petra”, non partecipa né dà segni di volontà di rior-ganizzazione interna. Un problema che impedisce al Consiglio di prendere una decisione circa la gestione del trattore che, tra l’altro, è guasto.

Il Consiglio Misto ha continuato a riunirsi con regolarità ricevendo gli aggiornamenti sulle atti-vità realizzate dalle associazioni aderenti e pren-dendo le decisioni necessarie sui problemi man mano emersi. Dalle loro relazioni mensili ripor-tiamo le notizie più rilevanti.

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Le associazioni sono impegnate nei lavori agrico-li visto che in questa stagione si preparano i terreni per la semina; la “Justino Cornejo” diversificherà le colture con il cocomero ma, dopo un corso ricevuto dal ministero, sta pensando anche alla coltivazione del mango.

La Pastoral Social sta inoltre promuovendo un progetto formativo integrale per le donne con gli obiettivi di promuovere l’equità e l’uguaglianza delle opportunità tra uomini e donne e rafforzare la parte-cipazione delle donne in ambito economico, sociale e culturale.

Grace Romero

* Il programma ministeriale: ERA (Escuelas de la Revolución Agraria) […] Cerca di integrare i saperi locali ed ancestrali dei contadini con quelli scien-tifici, i sistemi di produzione e commercializzazione agricola in forma effettiva, equa e partecipativa, riconoscendo la composizione eterogenea sociale e culturale di ogni zona, la conservazione della biodi-versità ed il mantenimento degli equilibri ecologici. Si prefigge in sintesi una misura concreta del Gover-no a favore della sovranità alimentare delle comuni-tà rurali, per la promozione del “Buen vivir” […]

Che ne diresti di un romanzo d’avventura con storie d’amore sofferte ed osteggiate, personaggi così veri da sembrare inventati, uno sfondo sociale in perenne fermento, un paesaggio pittoresco e pieno di suggestioni?Un romanzo che racconta un Ecuador rurale sospeso tra passato e presente, tra eroi romantici e giochi di potere, tra tragedia e gioia, tra rassegnazione e speranza?Un libro scritto da chi ha vissuto in quei luoghi dove aleggia sempre l’aroma del cacao fermentato dove le piantagioni di banane si perdono all’orizzonte e sommergono umili famiglie contadine alla ricerca di uno spazio di dignità?Un romanzo scritto da chi in quei luoghi ha fatto il volontario lavorando gomito a gomito con la gente. L’autore e l’editore hanno rinunciato ai ricavi della vendita del libro a favore delle attività dell’ACCRI.

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La visita è stata molto intensa, visti i pochi giorni a disposizione e la grande voglia dei partner di discu-tere i diversi aspetti della collaborazione. Sono state fatte diverse riunioni con i gruppi organizzati della regione del progetto, in presenza dei responsabili dei gruppi e delle associazioni, del parroco delle parroc-chie di Gagal e Keuni, dei responsabili delle comuni-tà ecclesiali di base e del Direttore di Belacd.

Il primo incontro è stato fatto con il Direttore del Belacd, Gouà, che ha ricostruito le tappe più impor-tanti delle attività svolte negli ultimi tempi.

Sul versante agricolo il Direttore del Belacd ha spiegato che sta andando bene con le sementi miglio-rate di mais, arachidi e talee di manioca, che permet-tono un effetto moltiplicatore nella produzione e rac-colta dei prodotti. Alcune piante di ortaggi, inoltre, danno sementi; altre invece devono essere acquistate come cavoli, barbabietole, carote, cipolle. Le patate, in cambio, non si diffondono a sufficienza in quanto mostrano problemi di conservazione delle sementi.

Per quanto riguarda, invece, i magazzini per lo

Dal 16 al 26 di settembre una delegazione del-l’ACCRI, composta da Franco Castellan e Clau-dio Filippi, si è recata in Ciad per incontrare i partner locali del progetto, fare insieme a loro il punto della situazione e scambiare idee e opi-nioni sulle prospettive della collaborazione.

“Appoggio all’autosviluppo”Progetto di sostegno alle attività agricole e di risparmio e credito della popolazione

di Gagal e Keunì

Provincia di Pala - Tchad

stoccaggio del raccolto, il Direttore del Belacd ha ri-ferito che quello di Yamba Malloum è ormai troppo piccolo. Il che significa che, in qualche modo, sono state sottovalutate le potenzialità dei contadini della zona. Adesso tutto il villaggio vuole utilizzare il ma-gazzino!

Secondo il parere degli animatori locali, l’arrivo del progetto nella zona di Salamata e Keuni ha pro-dotto un cambiamento in molte cose. Innanzitutto, i contadini hanno beneficiato di diverse opportunità formative sulle tecniche di coltura dell’orto; da que-sto punto di vista, si osserva un grande miglioramen-to del lavoro.

Nel 2006, il progetto collaborava con 65 contadini della zona. Visti i risultati ottenuti negli ultimi tem-pi e anche alla formazione che il progetto ha fornito loro, il numero dei contadini aumenta di giorno in giorno: oggi più di 150 contadini partecipano, alcuni dei quali sono anche arboricoltori e altri hanno picco-li allevamenti e vivai.

Rispetto alle attività orientate al risparmio e al credito, il parere è che le Casse (CEC) siano soste-nibili; la gestione appare ben organizzata e autosuf-ficiente.

Durante il primo incontro sono state discusse an-che le difficoltà emerse. A questo riguardo Gouà ha sottolineato alcune criticità sul versante della comu-nicazione con l’Accri, sostenendo l’importanza che gli animatori locali del progetto possano essere soste-nuti su questo aspetto.

I nostri delegati hanno incontrato anche il Vesco-vo di Pala, presidente del Belacd, che ha ricordato come i CEC siano l’iniziativa più importante che si sia mai realizzata a favore dello sviluppo della zona, auspicando che possano continuare a svilupparsi a

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zione da parte degli allevatori;- aumento delle aree seminate a cereali;- riduzione delle distanze per la cura degli animali.

E gli effetti positivi nei villaggi sono tangibili:- crescita della produzione animale che favorisce

una buona alimentazione familiare;- carne di qualità sui mercati dei villaggi;

Alcuni allevatori possiedono mucche che produ-cono il latte necessario per una buona alimentazione dei bambini. Le deiezioni degli animali sono utilizza-te nei campi (metodo di compostaggio). Tale metodo diventa una realtà nel sistema di produzione sul terre-no invaso da striga (una malattia infestante).

Altro incontro che vale la pena di citare è quello avuto con l’associazione degli orticoltori di Keuni a Kourayadje. Il Presidente dell’associazione, nel dare il benvenuto, ha ricordato ai presenti che, un tempo, il rendimento dell’orticoltura era mediocre, ma dopo la formazione sulle tecniche di coltivazione organiz-zate dall’animatore del progetto per gli orticoltori, le colture sono migliorate.

I risultati di queste concrete migliorie sono note-voli: le tasse scolastiche dei bambini sono pagate re-golarmente, l’alimentazione familiare è assicurata in ogni luogo e sono migliorate le cure sanitarie.

Gli orticoltori di Keuni chiedono di continuare a potenziare la formazione di quei membri dell’asso-ciazione che non sono ancora usciti dalla loro condi-zione di povertà.

supporto di nuovi ambiti di attività quali, ad esempio, le banche di ce-reali.

A Reb Reb la delegazione si è confrontata con la comunità locale, da cui è emersa l’esigenza di co-struire nei villaggi e nei capoluo-ghi di cantone e di sottoprefettura granai comunitari per lo stoccaggio dei prodotti agricoli. Tra i lavori da fare, allora, ci sarà anche quello di incoraggiare la partecipazione co-munitaria alla costruzione di questi granai.

Sul versante dell’allevamento degli animali e del loro trattamento sanitario, i risultati appaiono soddi-sfacenti. Gli ausiliari riconoscono le realizzazioni della Cooperativa Agricola di Keuni (COOPAK) e, soprattutto, il sostegno tecnico e la dotazione di prodotti veterinari che hanno permesso di ridurre alcune malattie ricorrenti degli animali. Secondo loro, gra-zie alla formazione e al sostegno ricevuto, il tasso di mortalità di alcuni animali è diminuito.

Nell’area di Keuni, zona di allevamento per ec-cellenza, la creazione dei Gruppi di Difesa Sa-nitaria (GDS) ha permesso la cura degli animali, determinando così la riduzione della mortalità e, di conseguenza, ha favorito l’aumento del numero degli animali di grossa taglia, dei piccoli ruminanti e dei volatili.

Attraverso l’appoggio tecnico e materiale, cioè le formazioni e le dotazioni che il progetto ha offerto, si può constatare un forte e positivo impatto in tutte le zone in cui operano i 15 ausiliari d’allevamento (ognuno di loro segue gruppi di contadini provenienti da 3 o 4 villaggi). Gli ausiliari ci tengono a sottoli-neare che, da quando Accri li appoggia tecnicamente, materialmente e moralmente, i GDS ha iniziato un nuovo e più efficace percorso operativo. Sostengo-no, inoltre, che il tasso di mortalità degli anima-li si è ridotto del 90% e gli spostamenti nei centri di sanità lontani non sono così frequenti come negli anni scorsi. Gli allevatori riconoscono che la creazio-ne dei GDS è opera della Chiesa cattolica di Keuni. Confermano, al tempo stesso, i cambiamenti evidenti nel settore come ad esempio:- diminuzione delle malattie degli animali;- aumento del numero dei capi di bovini;- possibilità di acquisto di mucche per la riprodu-

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C’è stato poi un altro incontro importante con il sindaco di Gagal, Mr. Jerome, il quale, scambiando idee con i nostri rappresentanti, ha auspicato un cam-biamento di mentalità da parte degli agricoltori che, secondo lui, dovranno svincolarsi dai ricatti dei commercianti che acquistano i prodotti a basso co-sto prima della raccolta per poi rivenderli al prezzo di mercato (il Sindaco attribuisce un ruolo importante all’ACCRI perché è presente nella zona in cui opera).Sintetizzando molto i risultati della visita, alla luce del percorso di collaborazione compiuto fino ad ora, possiamo dire che:a) la prima fase del progetto ha contribuito a con-

solidare una buona produzione agricola e orticola nell’area del progetto;

b) la capacità degli agricoltori-pastori si è rafforzata, anche grazie alla messa a loro disposizione di se-menti di qualità e nuove varietà nonché medicina-li per la cura degli animali.L’impatto del progetto sulla zona e per la popola-

zione è senz’altro positivo. Sicuramente sono da mi-gliorare l’organizzazione di certe strutture partecipa-tive e le capacità di gestione, che limitano l’efficacia stessa di alcune iniziative.

Le conoscenze del mercato e dei meccanismi che possono condizionare favorevolmente l’economia familiare locale, nonché la gestione dei prodotti agri-coli, sono ancora empiriche e poco strutturate.

Rimane da affrontare più approfonditamente la gestione dei prodotti agricoli (cereali e arachidi in particolare), la cui vendita non sarebbe ammessa dalla

tradizione; ma per esigenze finan-ziarie essi sono commercializzati sempre più precocemente attra-verso un sistema di concessione di crediti a usura da parte di una rete di commercianti che dispone di grandi masse di liquidità.

Nell’incontro conclusivo ab-biamo ringraziato il Vescovo per la disponibilità di mr. Goua, che ci ha seguito per 5 giorni e, con la sua competenza, ha reso pos-sibile la valutazione delle attività con le varie realtà incontrate nel-la zona di Gagal e Keuni.

La riflessione che il diretto-re, monsieur Goua, intende in-traprendere coinvolgendo altri soggetti significativi del territo-rio dovrebbe interessare l’am-bito dello stoccaggio delle gra-

naglie e l’organizzazione dei gruppi di gestione dei magazzini.

Sarà importante conoscere l’esito dell’incontro che faranno per iniziare la riflessione sul futuro delle attività e di un rinnovato coinvolgimento del Belacd, nella zona di Gagal-Keuni.

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Questo periodo è stato caratterizzato da alcuni eventi: due seminari realizzati per gli operatori del CRATE nei primi giorni di novembre e l’in-cidente stradale che il 10 novembre ha visto il coinvolgimento di Marco, fortunatamente senza gravi conseguenze.

“Mataquito” riscattando il patrimonio campesino

Curicò, Regione del Maule - Cile

Curicò, ottobre/novembre 2010 Carissimi amici, in ottobre orti, ovili, serre e pollai stanno sorgen-

do sempre più numerosi e sempre migliori. Nume-rose famiglie del progetto hanno ingrandito, forse raddoppiato o più lo spazio dedicato all’orto. Molti cominciano ad essere più indipendenti dal punto di vista alimentare, ed orgogliosi di esserlo.

Il problema qui, in generale, è sempre stato quello della mancanza d’acqua per irrigare durante i mesi estivi. Per questo, almeno all’inizio, i campesinos consideravano impossibile ingrandire l’orto o addi-rittura farne uno. Abbiamo quindi insistito sul modo di proteggere le fonti d’acqua, di approfondirle, di accumulare l’acqua, di condurla ecc. e su come mi-gliorare la qualità del suolo perché la pioggia inver-nale non continui a portar via il sottile strato fertile dalle colline. Problemi concreti.

Eppure tutte le problematiche legate direttamente ad acqua e suolo, trattate preliminarmente, suona-vano ai campesinos come argomenti astratti o poco attraenti; forse valutavano troppo impegnativi o di-spendiosi i lavori necessari... Si misuravano forse troppo sulle proprie disponibilità immediate d’acqua

o di terreno fertile, cioè quelle più vicine e più sicure; e per questo consideravano difficile tentare di avere un orto un po’ più ardito. E perché poi cercare di di-sporre di più acqua se non si possiede un orto grande, ben disegnato e circoscritto?

Si è quindi rivelato decisivo ripartire dal recinto. Abbiamo scoperto quanto il sogno di avere un orto come si deve nasce e cresce a partire dal suo perime-tro. Ossia lo spazio dell’orto recintato assume agli occhi della gente un nuovo valore ideale e pratico.

Ci siamo resi conto che non è tanto la mancanza d’acqua per irrigare ad impedire loro di fare un orto, quanto al contrario la mancanza dell’orto ad impe-dire di cercare e trovare il metodo migliore per ac-cumulare l’acqua (o per condurla) nel modo e nella misura necessaria.

Le persone che ora, a più di un anno e mezzo dal-l’inizio del progetto, cominciano ad interessarsi se-riamente al problema dell’acqua e alla sua soluzione, non sono quelle che hanno seguito l’andamento della piramide produttiva (dell’agricoltura biologica e so-stenibile) partendo dal basso, cioè dalle risorse, ma quelle che hanno voluto, con l’aiuto del progetto, in-traprendere a realizzare opere concrete: un orto, una serra o un pollaio un po’ più grande e funzionale.

Almeno in questo caso quindi si è rivelato più ef-ficace, seguendo gli interessi dei campesinos, risalire dall’effetto desiderato alla causa piuttosto che risol-vere la causa per arrivare all’effetto desiderato. Ve-dremo se il passare dell’estate ci darà o meno ragione. Tra poco anche i nuovi orti avranno bisogno d’acqua più che mai e bisognerà concretamente pensarci.

In mezzo a tutto questo c’è la nostra costante presenza sul territorio, che gioca come fattore di fiducia, formazione, accompagnamento ed incorag-giamento al buon esito. Indubbiamente vi è ora una circolazione di concetti nuovi, si diffonde l’idea del valore dell’agricoltura sostenibile nei piccoli proprie-tari e di conseguenza speriamo un guadagno crescen-te di terre coltivate strappate alla siccità, nel rispetto di ciò che resta dell’ecosistema del Secano.

Dicendo questo non mi pare di esagerare troppo, anche se tutte le sfide restano aperte e i lavori da fare tanti, come del resto le variabili, le differenze, gli ag-giustamenti e i cambiamenti d’itinerario.

Curicò, dicembre

Cari amici, novembre è stato un mese che ha scatenato forti emozioni in noi e che in gran parte abbiamo condiviso con voi. L’inizio del mese ci ha visti impegnati nei Seminari di formazione curati da Piergiulio e Silvia Branca.

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e

cetti per mascherarlo spesso per ciò che non è. Il nostro compito è quello di far riflettere, ma farlo

sempre sugli stessi temi da così tanto tempo ci mette dei punti interrogativi sul fatto che la cosa sia vera-mente sentita dall’équipe. Tutto è funzionale a porta-re avanti spese e attività con la maschera “partecipati-va”. Ma a noi questo escamotage non pare sufficiente e alla fine si ricade nel solito paternalismo e tutto il fiato e le energie per parlare di empoderamiento co-munitario e partecipazione sembrano sprecati.

Vi ringraziamo per il sostegno e vi salutiamo con affetto. Vostri

PS: Complimenti per le campagne, le magliette e la presenza su Repubblica (Mondo solidale).

Seminari di formazione su Empowerment di comunità

Mercoledì 10 novembre si è svolto il laboratorio al campo con il gruppo apicoltori di El Llano. Al ritorno Manuel ha un colpo di sonno e alle 18 di pomeriggio fa un incidente stradale. La macchina viene distrutta e Marco, tra i viaggiatori, ha la peggio (una serie di ferite al volto causate dal vetro del finestrino che è esploso). Arriva rapidamente un’ambulanza e, in se-rata, prima dolorosa operazione in quello che resta del pronto soccorso dell’ospedale di Curicò. La mat-tina dopo don Jorge, direttore del CRATE, accom-pagna Marco a Talca all’ospedale di campo italiano, allestito dopo il terremoto, per un intervento chirur-go-plastico urgente con un chirurgo professionista.

Ora sulla mia faccia si sono aperti nuovi tagli... come se una tigre mi avesse sfiorato... Si potrà anche dire che mi è andata bene.... E bene o male, sono ancora io.

Riflettendo sulla situazione del progetto e sul no-stro ruolo, crediamo che anche il relativo successo di questi gruppi debba essere valutato per quanto ri-guarda il tema partecipativo (spesso il gruppo riuni-sce le esigenze delle singole persone). Il modo di procedere evidentemente non è facile, né scontato; al contrario, sentiamo di aver fornito le parole e i con-

Su richiesta del CRATE e con l’aiuto degli esperti prof. Pier-giulio Branca, psicologo di comunità e Silvia Branca socio-loga, sono stati promossi due seminari di formazione per gli operatori del progetto e di altri settori del CRATE. Il primo seminario “Qualità delle relazioni e della gestio-ne del lavoro di équipe” si è svolto dal 2 al 4 novembre e vi hanno partecipato 13 operatori. I partecipanti hanno espresso soddisfazione per la metodologia utilizzata, il li-vello di approfondimento degli aspetti relazionali e per la passione investita nel lavoro. La valutazione del seminario ha messo in risalto alcuni indicatori di gradimento e di sod-disfazione delle aspettative: ciò significa che il seminario ha centrato i bisogni dei partecipanti.Il secondo Seminario “Laboratorio di comunità: la rela-zione tra coinvolgimento e partecipazione, i percorsi che conducono all’empowerment di comunità” si è svolto nei giorni 6-8 novembre. Anche a questo seminario hanno preso parte 13 persone ma, essendo un percorso di apprendimento che doveva comprendere anche il primo seminario, è spiaciuto che il CRATE non abbia compreso questo aspetto. In ogni modo i dati della valutazione indica-no in generale una buona riuscita del laboratorio. Nella loro relazione i formatori indicano che le potenzialità degli operatori sono ottime: energia, rapidità nell’apprendi-mento. costanza nel lavoro, voglia/desiderio di cambiamen-to; ma queste potenzialità vengono represse dall’Istituzione che mantiene un atteggiamento verticistico che non favori-sce una cultura del lavoro di équipe. E’ questo un tema da approfondire con il partner locale se si vuole continuare a cooperare nell’ottica dell’empowerment di comunità.

Il laboratorio con gli apicoltori di El Llano

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Acqua potabile un diritto accessibile

Progetto di gestione integrata del bacino di San Isidro Comune di Comarapa - Santa Cruz - Bolivia

L’avvio del progetto è stato accompagnato da alcune difficoltà che hanno rallentato la fase ini-ziale. L’elemento di maggior criticità è imputa-bile alla lunga e faticosa transizione dei poteri locali che ha impegnato gli operatori di ASEO (Asociación Ecologica del Oriente) a promuovere incontri con le comunità per fare pressione sul-le autorità locali a mantenere gli impegni assun-ti. Urbelinda, nella sua recente visita in Italia, ha potuto aiutarci a capire la situazione locale e le dinamiche che hanno ostacolato il percorso.

Il Sindaco di Comarapa aveva garantito ad ASEO e alle comunità beneficiarie di sostenere i costi del-la revisione tecnica del progetto per inserire alcune correzioni e migliorie, ma il suo successore ha voluto prendere tempo per conoscere a fondo la situazione.

In particolare ASEO chiedeva che la revisione tecnica del progetto fosse definita da un collegio di ingegneri indipendenti che potesse determinare: l’ubicazione della presa d’acqua per valorizzare il gradiente di pressione che conterrà la rete fino al suo punto più basso; il diametro dei tubi di conduzione dell’acqua in tutto il percorso della rete; il tracciato delle linee di distribuzione; la viabilità del tracciato; la valutazione del costo al momento attuale, l’impat-to ambientale e le misure per limitarlo; il programma di educazione ambientale.

ASEO chiedeva inoltre alle nuove autorità ammi-

nistrative del Comune di Comarapa che ratificassero, attraverso una Convenzione, l’assunzione dei propri impegni per la realizzazione della rete idrica.

Questa fase interlocutoria e di faticosa negozia-zione si è protratta con parecchie assemblee comuni-tarie. E’ stato infine sottoscritto un accordo fra Coo-perativa, Sindaco, Associazione contadini e ASEO e costituito un Comitato composto da 14 persone con il compito specifico di lavorare insieme al Consiglio comunale per raggiungere un consenso sulle modali-tà della revisione del progetto e la firma della Con-venzione.

Lo sforzo del dialogo tra il Comitato e il Con-siglio comunale non riusciva a far decollare un ac-cordo soddisfacente a causa delle resistenze politi-che del nuovo Sindaco. I contadini, dal canto loro, erano intenzionati ad occupare il Municipio nel caso non avessero ottenuto la firma dell’accordo di col-laborazione. Dopo faticosi chiarimenti e reciproche promesse, il nuovo Sindaco ha finalmente firmato il documento. Questa fase della vicenda è stata accom-pagnata da manifestazioni pubbliche delle comunità davanti al Municipio di Comarapa.

Nel frattempo cinque comunità hanno acquistato una grande quantità di tubature, utilizzando il contri-buto a loro destinato per lo sviluppo locale, ed hanno fatto il lavoro di scavo e di messa in posa delle stes-se. Tale attività dimostra la loro determinazione ed il loro impegno diretto per l’opera.

ASEO, da parte sua, ha realizzato con l’aiuto di un consulente la revisione del progetto tecnico e ha preso contatto con una ditta locale per definire l’av-vio dei lavori dell’opera di captazione dell’acqua, la

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posa della rete nella comunità di El Tunal e per le prime cisterne.Le attività con le comunità

Le comunità della Cuenca sono state presenti e attive, attraverso i loro rappresentanti, nelle diverse iniziative volte a superare gli ostacoli che, in questo periodo, si sono frapposti all’avvio già programmato dei lavori. A luglio con alcuni ingegneri civili hanno compiuto ulteriori sopralluoghi al sito dove sarà rea-lizzata l’opera di captazione.

Sono stati realizzati incontri per rinnovare lo sta-tuto e il regolamento della Cooperativa al fine di ade-guarlo alle nuove responsabilità di gestione comuni-taria della rete.

Il 30 luglio è stata realizzata una assemblea con i rappresentanti di tutte le comunità del bacino, il

Sindaco ed altri membri dell’amministrazione comunale, il vice-prefetto, la Cooperativa dei servizi di base e ASEO. Durante la riunione sono state date spiegazioni su alcuni aspetti del pro-getto ed il Governo Municipale si è impegnato a destinare il 20% dei costi dell’avvio del progetto promettendo di cercare ulteriori fondi presso al-tre istituzioni.

A settembre, nonostante le difficoltà poste dal Municipio ed i conflitti delle comunità, i membri della Cooperativa dei Servizi, con i fondi della partecipazione popolare per le comunità di Pali-zada, Tambo e San Isidro, grazie alla loro tenacia e perspicacia, hanno sostituito 6 km di tubature da 6’’ della vecchia rete, migliorando l’approvvi-gionamento idrico alle famiglie locali.Risultati ottenuti

C’è l’accordo di collaborazione tra il Municipio, la Cooperativa ed ASEO per la costruzione della rete per l’acqua potabile, nonché la delibera del Consiglio e degli organi competenti giuridici. E’ stata avviato l’aggiornamento dello Statuto della cooperativa per integrare tutte le comunità del bacino; si prevede di completare questo lavoro entro dicembre.

E’ stata realizzata la formazione di oltre 250 rap-presentanti delle comunità, in particolare dei dirigen-ti, uomini e donne. Sono stati svolti due seminari di formazione sulle risorse e sui disastri naturali causati dall’uomo con lo sfruttamento delle risorse.

Due immagini suggestive del

corso del fiume San Isidro.

Nella prima, Urbelinda è

seduta su una roccia che

sembra essere formata da una

mandibola di dinosauro