TRATTAMENTO ACQUE REFLUE NEI CENTRI DEPURAZIONE MOLLUSCHI

Dott. Emanuele Rossetti14 MAGGIO 2010

Casalecchio di Reno (BO)

Le caratteristiche delle acque industriali reflue derivanti dall’attività produttiva di un CDM, prima di essere immesse in un corpo idrico ricevente o in fognatura, devono soddisfare ed essere conformi ai limiti di emissione indicati nella Tabella 3 all. 5 D.Lgs n° 152/2006.Nel caso specifico dell’impianto di Scardovari le acque vengono scaricate in laguna ovvero in acque salmastre. Per tale motivo nell’autorizzazione allo scarico (rilasciata dall’area Politiche dell’ambiente della Provincia di Rovigo) sono esclusi alla conformità i parametri relativi ai solfati, cloruri e bromo.In applicazione di quanto suddetto all’atto dei controlli ufficiali sulle acque reflue (eseguite solitamente con cadenza annuale dall’ARPAV) viene prelevata anche l’acqua in ingresso che per questi parametri deve essere comparabile all’acqua scaricata.

Area confezionamento CSM Scardovari

Schema impianto di depurazione

Sino alla fine degli anni ’90 in Italia quasi tutti gli impianti di depurazione molluschi erano a circuito aperto con impossibilità di variare in modo significativo e rapido i parametri fondamentali dell’acqua utilizzata (T°C, salinità, O2 disciolto) con conseguenti grossi problemi nell’affrontare eventuali condizioni ambientali sfavorevoli. Ciò ha incentivato la progettazione di impianti di depurazione a circuito chiuso o semichiuso (ricambio idrico giornaliero intorno al 6 – 8 %) che permettevano un maggior controllo di tali parametri.

Gli impianti a circuito chiuso invece funzionano generalmente secondo il seguente schema:

Nel caso del CDM di Scardovari sono operanti due impianti separati di trattamento e sanificazione dell’acqua di mare al fine di renderla pulita:

Il primo (dal quale deriva la parte preponderante delle acque reflue) serve per rendere pulita l’acqua marina destinata al lavaggio esterno del prodottomolluschicolo oltre che per il lavaggio delle strutture ed attrezzature del CDM. Questo impianto è a circuito aperto.Il secondo, che è a circuito semichiuso, serve per mantenere pulita ed idonea l’acqua di mare utilizzata per la depurazione vera e propria dei molluschi.

Il primo impianto, che ha una portata di circa 100 m3/h, ha una presa a mare che convoglia l’acqua in un vascone in cemento armato dove avviene la prima decantazione. Tale acqua,dopo il suo utilizzo, andrà, come detto, a costituire la parte prevalente dello scarico in laguna.Successivamente l’acqua “stramazza” in un secondo ampio serbatoio dove vi è l’aggiunta di biossido di cloro per l’opportuna disinfezione. Il serbatoio di contatto èdimensionato affinchè vi sia il tempo necessario (almeno 30 min) per la decontaminazione dell’acqua marina.Un rilevatore in continuo del cloro residuo in uscita dal serbatoio evidenzia che lo stesso sia di almeno 0,3 – 0,5 mg/l

Successivamente l’acqua viene filtrata su filtri di sabbia al quarzo in pressione a granulometriadecrescente che consentono una buona portata e un minor intasamento degli strati filtranti. L’acqua poi passa in filtri a carboni attivi che servono ad eliminare il cloro in eccesso e per togliere eventualmente odori o sapori anomali all’acqua.Infine l’acqua, così trattata, èinviata alle 5 linee di lavaggio esterno, pulizia e confezionamento dei molluschi bivalvi presenti nel CSM di Scardovari.

Filtro a carboni attivi Filtro a sabbia di quarzo

Oltre al lavaggio esterno dei molluschi, prima e soprattutto dopo la depurazione, il lavaggio e la pulizia delle vasche di depurazione dei molluschi vanno a condizionare la qualità dell’acqua di scarico. In particolare negli impianti a circuito chiuso (che ormai rappresentano la quasi totalità dei CDM in Italia) tali vasche sono i cosiddetti bins.

Hanno un volume di circa 1 m3, con un flusso d’acqua che necessariamente attraversa tutta la massa dei molluschi in esso contenuti, con uno scarico che tiene separato il materiale sedimentato dal flusso dell’acqua.

Il sistema è stato introdotto in nord Europa agli inizi degli anni ’80, mentre èarrivato in Italia solo alla fine degli anni ’90.

L’aspetto più innovativo è dato:dall’ottimizzazione della massa d’acqua utilizzata per la depurazione evitando percorsi preferenziali che si potevano creare nel vecchio sistema; riduzione degli spazi necessari;logistica e movimentazione da parte degli operatori facilitata;più facile adattabilità con sistemi a circuito chiuso o semichiuso di nuova concezione;automatico svuotamento delle vasche in caso di mancanza di flusso.

Le acque reflue di un CDM derivano quindi in primis dal lavaggio esterno dei molluschi dopo la depurazione e nelle fasi di confezionamento.I molluschi infatti filtrando eliminano le cosiddette pseudofeci (ovvero agglomerati di muco e materiale organico o inorganico non digeribile) e le feci derivanti dalla digestione delle particelle alimentari digerite. La sabbia escreta dai bivalvi, le feci e le pseudofeci si depositano sia sul fondo dei bins ma anche rimangono (invischiate con il muco) aderenti alle valve del mollusco.

Nelle linee di lavaggio esterno e pulizia dei molluschi il prodotto è reso idoneo utilizzando la su descritta acqua di mare pulita seguendo vari step: scarico dei bins, primo lavaggio, vibratura, passaggio su nastro di ispezione, secondo lavaggio, confezionamento.

Un’altra quantità rilevante di materiale fangoso è presente proprio sul fondo del bins,come visto, e anch’esso viene eliminato sempre con acqua pulita in pressione. Èovvio infatti che prima di riutilizzare il bins questo deve essere accuratamente pulito con allontanamento del fango e della sabbia depositatosi sul doppio fondo della struttura.

Tutta quest’acqua sporca, (sia delle linee di lavaggio e confezionamento molluschi che derivante dalla pulizia dei bins) con il proprio carico di materiale di scarto, viene convogliata in apposite canalette di scolo in acciaio inox. In esse vi è un continuo flusso d’acqua che ha la funzione di trasportare all’esterno dell’impianto il materiale di risulta mantenendo sgombre le canalette stesse.

Da analisi di laboratorio l’acqua derivante dal processo produttivo del CDM, prima del trattamento di abbattimento delle sostanze inquinanti, presentava tre particolari criticità– 1: elevati valori di BOD5 – 2: elevati valori di COD– 3: particolato organico in sospensione (per definizione quello

che non sedimenta entro un’ora in un cono imhoff).– Per tale ragione dal 2007 sono state attuati interventi

migliorativi proprio sul processo delle acque reflue prima che queste siano immesse nel corpo idrico ricevente.

Il flusso dell’acqua sporca, uscito dallo stabilimento tramite le canalette di scolo, va a raccogliersi in un capiente pozzo che funge da polmone e nel quale va a confluire anche l’acqua derivante dai controlavaggi dei vari filtri a sabbia e a carboni attivi presente nel CDM.Da questo pozzo l’acqua viene separata con grigliatura dal materiale più grossolano (gusci e pezzi di molluschi, bisso, ecc…)

Il capulerio derivante dalla grigliatura è a tutti gli effetti sottoprodotto di origine animale che dovrà essere gestito come previsto dal Reg. 1774/2002.Da ricordare che a partire dal 04/03/2011 il suddetto Reg. 1774 sarà abrogato ed entrerà in vigore il nuovo Reg. CE 1069/2009

Dal pozzo di arrivo tutta l’acqua viene spinta in una “serpentina di contatto” della tubazione dove avviene il trattamento chimico. Questo è svolto immettendo automaticamente con apposite pompe dosatrici tre diversi composti:

– Coagulante (Hidrofloc AP105) e soda, che hanno lo scopo di generare un’ adeguata reazione per la coagulazione dei solidi sospesi;

– Polielettrolita; che ha lo scopo di aggregare le molecole coagulate formando dei fiocchi che precipitano.

Successivamente vi è la fase di 1°trattamento fisico: l’acqua trattata chimicamente viene passata all’interno del sedimentatore circolare che, avendo un ingresso tangenziale, genera un vortice che facilita la precipitazione dei solidi che si sono coagulati. I solidi vanno così a finire nella parte troncoconica del sedimentatore. La parte bassa dello stesso presenta una valvola manuale di scarico che convoglierà i solidi sedimentati nei “letti di essicamento”

Le impurità rimosse divengono un residuo sotto forma di fango. Tale fango, come detto, va nei letti di essiccameno che sono periodicamente svuotati. Il prodotto estratto diverrà un rifiuto speciale con codice 020204 che verrà smaltito da apposita ditta specializzata.Il CDM di Scardovari ogni anno smaltisce circa 250 quintali di questo rifiuto (fanghi prodotti dal trattamento in loco degli affluenti) con una media di quasi 100 kg per giorno lavorativo.

L’acqua chiarificata (dal trattamento chimico e dal primo trattamento fisico) fuoriesce dalla parte superiore del sedimentatore e viene raccolta in una vasca di “accumulo acqua chiarificata”

Da questa vasca l’acqua viene pompata in un filtro a sabbia di quarzo in pressione (2° trattamento fisico) per la rifinitura dell’acqua chiarificata rimuovendo eventuali particelle rimaste in sospensione che potevano essere sfuggite al sedimentatore circolare.

L’acqua ora passa in una “vasca di accumulo acqua filtrata”. Qui una pompa sommersa provoca un ricircolo dell’acqua, e in tale pompa un iniettore aspira ozono da una macchina produttrice di O3 e in tal modo provoca la ossidazione-sterilizzazione dell’acqua contenuta in tale vasca.Infine l’acqua ottenuta viene rilanciata in mare da due apposite pompe.

Campione d’acqua prima del trattamento

Campione d’acqua finale dopo il trattamento e prima del rimando a mare.

Da citare anche è il D. Leg. 148/2008 articolo 19 relativo agli animali d’acquacoltura da immettere sul mercato per essere lavorati prima del consumo umano. Questi, se sono sensibili ad una delle malattie non esotiche elencate nella tab I all. IV parte II, possono essere lavorati in una zona dichiarata indenne solo se “siano tenuti in CSM o CDM dotati di un trattamento delle acque reflue che renda inattivi gli agenti patogeni in causa o in cui le acque reflue siano sottoposte ad alti tipi di trattamento per contenere, ad un livello accettabile, il rischio di trasmissione delle malattie nel sistema idrico naturale”.

Il D.Lgs. 148/2008 non cita esplicitamente il metodo più opportuno per rendere inattivi i patogeni. Nel caso dei molluschi bivalvi questi sono costituiti da protozoi ovvero organismi con cicli vitali complessi che rendono difficile determinare il metodo sicuro per la loro eliminazione.Per tale problematica si è espressa l’OIE nel cap. 1.1.3 di una pubblicazione relativa ai metodi di disinfezione degli stabilimenti di acquacoltura. Purtroppo, anche in questo caso, non è riportata una specifica procedura per i patogeni dei molluschi bivalvi ed è quindi auspicabile approfondire la problematica che potrebbe portare oltre che a problemi sanitari, anche a difficoltà commerciali nel caso si debba lavorare ed immettere sul mercato molluschi in aree dichiarate indenni.