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Trasformare la comunicazione rurale Scenari ed esperienze in alcuni paesi europei Quaderno ARSIA 3/2004

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Trasformare la comunicazione ruraleScenari ed esperienze in alcuni paesi europei

• Quaderno ARSIA 3/2004

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• Quaderno ARSIA 3/2004

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ARSIA - Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel settore Agricolo-forestaleVia Pietrapiana, 30 - 50121 Firenzetel. 055 27551 - fax 055 2755216/2755231www.arsia.toscana.itemail: [email protected]

Questa pubblicazione è stata realizzata nell’ambito delprogetto europeo di ricerca TRUC - Transforming ruralcommunication n. QLAM-2001-00025 (Fifth frameworkprogramme - Quality of life and management of livingresources - QOL 2001 - Accompanying measure).

Cura redazionale, grafica e impaginazione:

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Stampa: Tipografia Il Bandino srl, Firenze

ISBN 88-8295-050-6

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Trasformare la comunicazione ruraleScenari ed esperienze in alcuni paesi europei

a cura di

Gianluca Brunori, Patrizia Proietti, Adanella Rossi

Università di Pisa, Dipartimento di Agronomia e Gestione dell’AgroecosistemaSezione di Economia agraria e ambientale

ARSIA • Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazionenel settore Agricolo-forestale, Firenze

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Sommario

Presentazione 7Maria Grazia Mammuccini

Comunicazione e sviluppo rurale. Alcune idee per una ricerca 9Gianluca Brunori, Francesco Di Iacovo, Andrea Marescotti, Paolo Pieroni, Adanella Rossi

Il ruolo della comunicazione nello sviluppo rurale: primi elementi di analisi sulla base di un progetto di ricerca europeo in progress 17Paolo Pieroni, Gianluca Brunori

PAESI BASSIComunicazione e sviluppo rurale. Lo scenario olandese 33

Natasja Oerlemans, Eric Hees

FRANCIAComunicazione e sviluppo rurale. Lo scenario francese 55

Gérald Assouline

ITALIAComunicazione e sviluppo rurale. Lo scenario italiano 75

Gianluca Brunori, Francesco Di Iacovo, Andrea Marescotti, Paolo Pieroni, Adanella Rossi

IRLANDAComunicazione e sviluppo rurale. Lo scenario irlandese 109

Deirdre O’Connor, Julie Tritz, Monica Gorman, Joe Mannion, Susan Wilson

LETTONIAComunicazione e sviluppo rurale. Lo scenario lettone 133

Talis Tisenkopfs, Sandra Sumane

GERMANIAComunicazione e sviluppo rurale. Lo scenario tedesco 165

Gerold Rahmann, Rainer Oppermann

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Presentazione

Se fino a pochi anni fa l’agricoltura era un set-tore chiuso su se stesso, opaco al resto dell’opinio-ne pubblica e al dibattito politico, negli ultimi anniessa è diventata uno degli argomenti di grande in-teresse generale, sia in negativo, con le crisi ali-mentari dovute alla BSE o alla presenza di sostanzetossiche negli alimenti, sia in positivo, con la risco-perta del legame tra le modalità di produzioneagricola e la ricchezza di gusti e di sapori che la tra-dizione alimentare può offrire, e con la maggiorconsapevolezza degli stretti legami che esistono tral’agricoltura e i beni ambientali.

Di fronte a un crescente interesse per l’agricol-tura da parte dell’opinione pubblica, per il mondoagricolo diventa sempre più importante curare inmodo organizzato l’attività di comunicazione: pri-ma di tutto, per migliorare la propria capacità diindividuare le esigenze dei cittadini-consumatori etrarne le necessarie lezioni per un adeguamentotecnico e organizzativo; in secondo luogo, percontribuire a costruire un clima di fiducia tra pro-duttori e consumatori, senza il quale il mercatopuò essere soggetto a pesanti crisi; in terzo luogo,per favorire i processi di innovazione organizzativae istituzionale necessari ad adattare il mondo rura-le e le sue forme di governo ai grandi cambiamen-ti che i processi di globalizzazione economicadeterminano.

La comunicazione è per l’Agenzia un tema diassoluta priorità da ormai diversi anni. In quanto

agenzia di sviluppo, attraverso la comunicazioneessa agisce nel panorama agroalimentare e ruralecome costruttore di reti, attivando connessioni trasoggetti diversi, facilitando la costruzione di con-senso intorno ai principali problemi, promuoven-do la definizione di nuove domande di ricerca,esplorando possibili sinergie tra attori e formenuove di associazione e cooperazione. Inoltre, dadiversi anni l’Agenzia si è fatta promotrice di ini-ziative che mirano a migliorare la capacità dei sog-getti rurali di generare cambiamento attraverso lacomunicazione.

Con questa pubblicazione vogliamo offrire unprimo spunto di riflessione sui cambiamenti nellaruralità avvenuti in alcuni paesi europei, sul modoin cui questi cambiamenti hanno pesato sull’opi-nione pubblica e sul modo in cui gli agricoltori egli altri soggetti rurali utilizzano la comunicazioneper costruire un nuovo mondo rurale.

Crediamo che la sua lettura possa essere unutile strumento di lavoro per gli operatori del set-tore, in grado di migliorare la consapevolezza, cheper noi rappresenta una regola fondamentale, dellanecessità di riflettere in modo sistematico sul rap-porto tra ciò che si realizza, si fa, e il modo con ilquale viene rappresentato e spiegato all’esterno.

Maria Grazia MammucciniAmministratore ARSIA

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Sintesi

La comunicazione è un fattore chiave per lo svi-luppo rurale. Pratiche comunicative adeguate, chechiamiamo comunicazione progressiva, possonocontribuire a mettere gli individui e i gruppi nellearee rurali in grado di cogliere le opportunità e diaffrontare le sfide che ad essi si presentano, per ri-spondere a queste in modo da migliorare le condizio-ni di vita nelle aree rurali stesse. L’articolo proponeun approccio interdisciplinare e intersettorialerivolto a sviluppare la consapevolezza sui principidella comunicazione progressiva tra i principali at-tori coinvolti nei processi di sviluppo rurale.

Parole chiave: comunicazione, comunicazionerurale, comunicazione progressiva, sviluppo rurale.

Premessa

Uno dei principali fattori di debolezza dellearee rurali è tradizionalmente individuato nellascarsa accessibilità ai luoghi di produzione dellaconoscenza scientifica e di sviluppo dei processiinnovativi. Allo stesso tempo, nelle aree in cui sisviluppano autonomi processi di innovazione, que-sti stentano o ritardano a diffondersi e a consolida-re ipotesi alternative di sviluppo, a causa delle dif-ficoltà di trasmissione delle informazioni e di inte-razione delle progettualità. Le difficoltà di accessofisico limitano infatti il flusso di informazioni ecreano divergenze territoriali nei ritmi dell’innova-zione sociale ed economica (Commissione Euro-pea, 1997). L’isolamento fisico è dunque a suavolta causa di isolamento culturale, così che men-tre la maggior parte dell’innovazione sociale edeconomica ha luogo nelle aree urbane, nelle areerurali prevalgono assetti socioeconomici tradizio-nali e i processi di modernizzazione sono, nella

maggior parte dei casi, imposti dall’esterno piutto-sto che generati dall’interno. Se si guarda ad unpassato recente, gli agricoltori, il gruppo sociale edeconomico più importante delle aree rurali, hannostoricamente sofferto una marginalizzazione socia-le ed economica. Nella sfera economica, il loropotere contrattuale, debole a confronto delle con-troparti commerciali – segnatamente, grossisti oindustriali – ha causato un’iniqua ridistribuzionedel valore aggiunto lungo la catena commerciale.Mentre i meccanismi socioeconomici impedivanoagli agricoltori di tenere il passo dell’innovazionedegli altri settori, il loro status sociale veniva per-cepito (e, in certa misura, auto-percepito) comeinferiore rispetto agli altri gruppi.

Lo sviluppo socioeconomico in tempi piùrecenti ha modificato le tendenze suddette. Laglobalizzazione riconfigura i rapporti città-campa-gna inserendo sia le aree rurali che quelle urbanein reti territoriali più vaste (Perulli, 1998). Le areerurali acquistano nuove funzioni economiche esociali: molte di queste vengono fortemente inte-ressate da un’industrializzazione di tipo post-for-dista (Saraceno, 1994; Sotte, 1999), mentre altredivengono luogo di produzione e conservazionedi beni e servizi riconosciuti essenziali per la qua-lità della vita anche delle aree urbane (alimenti diqualità, salubrità ed equilibri ambientali, paesag-gio e memoria storica, ricreazione e arricchimen-to culturale) (Whatmore, 1994); la “controurba-nizzazione” (Robinson, 1990) si diffonde e siconsolida come fenomeno non più solamentedemografico (l’inversione della tendenza storicaall’aumento della popolazione nelle aree urbane eal decremento in quelle rurali), ma anche cultura-le (Vartiainen, 1989), con l’affermarsi di unanuova concezione della ruralità presso gruppiurbani sensibili ai valori di integrità ambientale edi “autenticità”.

Comunicazione e sviluppo rurale. Alcune idee per una ricerca

Gianluca Brunori, Paolo Pieroni, Adanella Rossi Dipartimento di Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema, Università di Pisa

Francesco Di Iacovo - Dipartimento di Produzioni animali, Università di Pisa

Andrea Marescotti - Dipartimento di Scienze economiche, Università di Firenze

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Vecchie e nuove disparità

Se si considerano questi processi, le aree ruralinon possono più essere identificate con sottosvi-luppo e conservazione (Mormont, 1990). A fron-te di aree rurali remote, dove la bassa densità dipopolazione inevitabilmente si traduce in scarsitàdi servizi pubblici essenziali e questa a sua voltacontinua ad alimentare la tendenza all’abbandono,molte aree rurali mostrano oggi livelli di benesseree sviluppo economico in linea con quelli delle areeurbane (Commissione Europea, 1997). I casi piùinteressanti di questo “rinascimento rurale” sonoper la maggior parte dovuti a schemi “endogeni”di sviluppo, centrati su risorse locali come il capi-tale sociale (Putnam, 1993), il capitale culturale(Bourdieu, 1987) incorporato in repertori cultura-li (Ray, 1999), il capitale naturale (Costanza &Daly, 1997), che vengono mobilitate al fine di sta-bilire nuove relazioni tra locale e globale (Bryden,1998). È attraverso tali risorse, consolidate e con-divise all’interno delle reti di relazioni che coinvol-gono i soggetti sociali ed economici delle areerurali, che hanno luogo i processi di apprendimen-to e viene riprodotta e rinnovata la conoscenzalocale, viene creata l’immagine del territorio incor-porata nell’offerta di prodotti e di servizi, vengonoorganizzati i momenti collettivi di gestione e valo-rizzazione delle risorse locali, e creati nuovi legamitra città e campagna.

I processi sopra descritti, tuttavia, non hannorimosso tutte le fonti di disparità tra aree rurali earee urbane, o tra gruppi rurali e gruppi urbani. Laristrutturazione territoriale crea inoltre nuovi centrie nuove periferie, emergono nuovi vincitori e nuovivinti. Nella perdita di continuità territoriale che iprocessi di globalizzazione e l’avanzare della“network society” (Castells, 1998) producono, allecontraddizioni tra urbano e rurale si sovrappongonocosì contraddizioni interne alle stesse aree rurali.

Ad esempio, in alcune aree rurali in crescita gliabitanti locali hanno, talvolta, visto peggiorare leproprie condizioni di vita, sia in termini materialiche di status, per effetto dei fenomeni di gentrifi-cation, ovvero di “nobilizzazione” di aree rurali adopera di “neorurali”, il cui maggiore potere diacquisto fa lievitare i prezzi della terra e dei beni eservizi e il cui status sociale superiore crea nuovedivisioni sociali all’interno delle comunità locali.Stesso effetto ha la maggiore capacità organizzati-va dei “neorurali”, generalmente inseriti in reti piùampie dei contesti locali, la quale crea talvolta unaseparazione rispetto agli altri soggetti locali, svan-taggiati nell’accesso ai flussi informativi e quindi

nel dar vita o prendere parte ad iniziative di svi-luppo. Altre volte, invece, l’ingresso di nuove com-ponenti all’interno delle società rurali ha avutol’effetto di rigenerare un capitale sociale oramaideteriorato, rivitalizzando l’attenzione nei con-fronti di risorse culturali e ambientali poste allabase di nuove ipotesi di sviluppo e favorendo unamaggiore azione di protezione e riconoscibilità ditali risorse di fronte ad ipotesi alternative di impie-go. In generale, comunque, i profondi cambia-menti negli assetti sociali indotti dai processi diristrutturazione che continuano ad interessare lecomunità rurali inducono significative modifica-zioni nei modelli culturali e relazionali, nelle formedi governance e di organizzazione sociale, determi-nando, in molti casi, il venir meno di equilibripreesistenti e rendendo necessaria la diffusione e lacondivisione di nuovi linguaggi e nuovi codici.

Sebbene riconosciuto come un fattore poten-zialmente di grande rilevanza, anche l’impattodelle tecnologie dell’informazione nelle aree ruraliè ancora incerto per ciò che concerne la riduzionedelle barriere all’accesso alle opportunità (Grimes,2000). Se da una parte si consolidano esempi neiquali la creazione di reti di condivisione delleinformazioni e delle progettualità accentua ilpotenziale innovativo delle azioni intraprese nellearee rurali (Rete Europea LEADER), in alcuni casi,le caratteristiche sociali degli abitanti delle areerurali accentuano il digital divide, la disparità trachi ha la possibilità di accedere alla rete e chi nonce l’ha. In ogni caso, la diffusione dell’innovazionetecnologica ridefinisce i ruoli tra gruppi socialinelle aree rurali e il loro potenziale di scambio,come ad esempio nei rapporti tra i detentori delsapere locale – solitamente le persone più anziane– e i possessori dei codici di accesso ai nuovi stru-menti di informazione. Anzi, essa impone nuove epiù profonde relazioni di confronto e scambionella formazione e nella rielaborazione-diffusionedelle conoscenze su scala locale.

Il ruolo della comunicazione nella riduzione delle disparità

La disponibilità e la gestione dell’informazione,o meglio, la comunicazione rimane dunque unachiave importante, e spesso trascurata, per com-prendere i processi di cambiamento che interessa-no le popolazioni delle aree rurali e le loro relazio-ni nei confronti del resto del territorio.

Se si considerano gli approcci più recenti a que-sto tema, il significato di comunicazione non si

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riferisce solamente alle modalità di trasmissione deimessaggi a fini di informazione o di persuasione,ma concerne la definizione dell’informazione, ilsuo riconoscimento, l’orientamento e l’utilizzo daparte di specifici sistemi volti a produrre significatie conoscenza, il nesso tra comunicazione e azione.Secondo la teoria “costruzionista”, alla base deicomportamenti sociali sta il patrimonio di cono-scenze sedimentatosi nel tempo in ogni società: leazioni e le pratiche riflettono il sistema di valori,conoscenze, percezioni, condiviso in profonditàdagli attori (Burningham & Cooper, 1999). Se-condo Habermas (Habermas, 1984), le personeagiscono in “contesti comuni di significato”, ne-cessari alla comprensione reciproca, creati attraver-so l’interazione sociale. Infante et al. (1990) so-stengono che “...la comunicazione ha luogo ognivolta che uomini o donne manipolano simboli percreare significati in altri uomini o donne”. In altritermini, un concetto moderno di comunicazione èstrettamente legato a quello di interazione sociale.Ne consegue che la funzione della comunicazionenon è solo quella di trasmettere informazioni perindurre una qualche forma di reazione nelle perso-ne, ma anche e ancor prima quella di modificare il“contesto di significato” in cui le persone agisconoe condizionare, di conseguenza, la selezione delleazioni da compiere.

Solo recentemente le discipline economico-gestionali sono divenute consapevoli dell’intercon-nessione tra comunicazione e interazione sociale:l’impresa fordista, con la sua organizzazione gerar-chica interna e di produzione di massa per un con-sumo di massa (Piore & Sabel, 1984), aveva a chefare con un approccio comunicativo a senso unico(top-down), le cui chiavi erano la persuasione (deiconsumatori) e il comando (dei lavoratori). Lenuove forme di business, basate sul concetto direte (Castells, 1998; Peters, 1992), prendonomolto più in considerazione l’importanza dell’in-terazione sociale, puntando su “fiducia”, “fe-deltà”, “valori” che vengono a crearsi attraversouna comunicazione a doppio senso.

Anche in campo politico, la diffusione diapprocci dal basso nei processi di programmazionedetermina nuove responsabilità e distribuiscenuove chiavi di accesso ai momenti decisionali, maallo stesso tempo l’assenza di una struttura dicomunicazione pertinente agli strumenti di inter-vento contribuisce a consolidare centri di interessee di decisione preesistenti o a creare, anche a livel-

lo decentrato, aree di esclusione e quindi nuoveforme di dominanza.

La rilevanza della costruzione di contesti co-muni di significato per l’agire individuale e colletti-vo (e quindi per i processi evolutivi da essi genera-ti) richiama un altro requisito importante dell’atti-vità comunicativa. L’interazione tra gli attori di unacomunità e tra questi e l’esterno può assumere con-figurazioni spazio-temporali diverse, trascenderecioè la stessa dimensione comunitaria territoriale ola continuità nel tempo, portando a definire nuovicontesti relazionali, più ampi o più ristretti e più omeno durevoli, costruiti proprio sulla base della ca-pacità/volontà di scambio, costruzione e condivi-sione di contenuti conoscitivi, norme e simboli,abilità tecniche e progettualità. È in tal senso chealcuni autori affiancano alle comunità territoriali lecomunità epistemiche – “…gruppi di persone dedi-cate alla stessa pratica, nella quale l’apprendimento… genera nuovi significati e nuove strutture emer-genti da attività, esperienza e socialità comuni”(Ancori et al., 2000)1 – e le comunità discorsive,non caratterizzate da omogeneità culturale, mafondate sul riconoscimento delle differenze e sul-l’obiettivo di raggiungere intese specifiche, sullabase di conoscenze e valori condivisi (Meppen,2000). O come anche si facciano strada, con le op-portunità offerte dalle moderne tecniche di co-municazione, le comunità virtuali, costruite anchein assenza di interazioni dirette. La compresenza diambiti spaziali (reali e virtuali) e temporali diversiper l’interazione tra i soggetti fa anche sì che il sin-golo individuo non debba necessariamente appar-tenere ad un’unica collettività, identificandosi inessa e nel suo contesto di significati, ma possa con-temporaneamente far parte di più ambiti relaziona-li di dimensioni e caratteri diversi, con evidentiimplicazioni in termini di ampliamento della porta-ta e delle esigenze dei processi comunicativi.

La comunicazione rurale: un nuovo campo di interesse?

Il modo in cui la comunicazione è strutturata(ovvero, chi sono gli attori coinvolti, quali sono ilinguaggi e gli strumenti da essi utilizzati, qualisono le fonti di informazioni legittime, a chi è per-messo di avere accesso a specifiche informazioni)condiziona la distribuzione del potere sociale edeconomico nelle aree rurali. D’altra parte le strut-

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1 Un’esemplificazione efficace del concetto di comunità epistemica viene dall’agricoltura biologica, la cui diffusione non è legata adambiti territoriali definiti e il cui bagaglio di conoscenze e tecniche si è sviluppato a prescindere dalle specificità territoriali.

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ture comunicative seguono dei percorsi evolutivicondizionati dagli stessi strumenti di comunicazio-ne disponibili, ma anche dai soggetti che hannopotere nella loro continua ridefinizione.

Anche quella che possiamo chiamare la “comu-nicazione rurale”, la comunicazione cioè che vedei soggetti rurali coinvolti in qualità di ricettori otrasmettitori di messaggi, mostra dunque dei carat-teri che meritano un’attenzione di cui finora nonha goduto. Lo studio di tale comunicazione ri-guarda tanto le “strutture di comunicazione rura-le”, ovvero le suddette infrastrutture sociali, istitu-zionali e tecniche sulle quali si organizza la comu-nicazione che concerne gli attori rurali, che le“pratiche e strategie di comunicazione rurale”,ovvero le azioni attraverso cui le esistenti strutturedi comunicazione vengono utilizzate e le finalitàche guidano tali azioni.

Questi aspetti sono comuni a molti ambiti ope-rativi nelle aree rurali, come le relazioni Stato/so-cietà civile, il marketing, l’innovazione tecnica, laprotezione ambientale, e caratterizzano anche laloro dimensione socio-culturale.

• Nelle relazioni Stato/società civile, le strut-ture di comunicazione, come si è detto, possonolimitare o facilitare l’accesso dei cittadini alle deci-sioni politiche, alle strutture burocratiche o alleinformazioni strategiche (come fonti di finanzia-mento pubblico, know-how per l’ottenimento dicontributi pubblici). L’esperienza delle strategie disviluppo rurale mostra, per esempio, come struttu-re locali intermedie basate su modelli di organizza-zione gerarchica possano neutralizzare il potenzia-le democratico di approcci bottom-up, riproducen-do relazioni ingiuste invece di rimuoverle (Warner,1999).

• Nel marketing agricolo e agroalimentare, lestrutture di comunicazione condizionano la distri-buzione di valore tra i soggetti coinvolti: un mar-chio è un capitale di comunicazione, in quanto tra-mite per la fedeltà del consumatore verso il pro-duttore, che può essere premiato nel prezzo. Ladifferenziazione, che è la chiave per il vantaggiocompetitivo (Porter, 1990), è possibile quando laspecifica qualità è comunicata ai consumatori.Filiere corte e agriturismo (Brunori & Rossi,2000) migliorano la comunicazione tra produttorie consumatori, facilitando la capacità dei produtto-ri di conoscere i gusti e i comportamenti dei con-sumatori, e attivano processi di apprendimento perinterazione – learning by interacting – (Ancori etal., 2000). Schemi commerciali alternativi (distin-tività locale, alimenti biologici, fiere commerciali)sono incentrate sulla capacità dei produttori di

capitalizzare il loro patrimonio simbolico attraver-so movimenti sociali (Brunori, 2000).

Nel campo della qualità e della sicurezza ali-mentare, le regole sulla rintracciabilità e quelle sul-l’assicurazione di qualità rendono necessaria l’atti-vazione di sistemi informativi in grado di collegarei produttori con i consumatori attraverso un nu-mero molto ampio di soggetti, che include anche icontrollori, i certificatori, i detentori delle banchedati, ma la struttura di tali sistemi informativi e lestrutture di comunicazione che si svilupperannointorno a tali sistemi, e in particolare il loro gradodi trasparenza, potranno influenzare in un senso onell’altro il potere relativo dei produttori agricolinelle filiere agroalimentari.

• Nel marketing di area, la possibilità di pro-muovere un territorio è strettamente legata allapresenza o alla messa a punto di adeguate struttu-re e strategie comunicative, nelle reti globali maancor prima all’interno della comunità locale. Èdalla condivisione della percezione del proprio ter-ritorio e delle sue risorse e dalla coesione nella pro-gettualità, attraverso un approccio discorsivo rivol-to all’individuazione e valorizzazione delle poten-zialità endogene, e a tal fine esteso anche al recepi-mento degli input che provengono dall’esterno,che dipendono la coerenza, la forza e l’efficaciadelle strategie di differenziazione e posizionamen-to realizzabili. Le esperienze di sviluppo rurale inatto nell’Unione Europea confermano il ruolo chequesti aspetti rivestono nei processi di costruzionedell’identità locale (Kayser, 1994) e quindi nellacreazione e nel mantenimento della competitivitàterritoriale, in tutte le sue componenti di competi-tività economica, sociale, ambientale e di intera-zione nel contesto globale (LEADER European Ob-servatory, 1999, 2000 e 2001).

• Nel campo dell’innovazione tecnica, le strut-ture di comunicazione possono facilitare o limitarela capacità dei produttori di scegliere percorsiinnovativi di sviluppo. Come è oramai ben docu-mentato, fitte reti di interazione sociale facilitanol’innovazione, facendo circolare informazioni tra iproduttori e permettendo processi più veloci diapprendimento (Saxenian, 1994; Soete & Arundel1998). Appropriate strutture di comunicazione,come nel caso delle strutture di divulgazione e diassistenza tecnica, possono aiutare l’interazione trala conoscenza locale e la conoscenza scientifica persostenere processi innovativi basati sull’apprendi-mento (INEA, 2000; Meppen, 2000).

Per altro verso, le modificazioni intervenute sulpiano tecnico e organizzativo con l’evoluzionedelle pratiche e del ruolo dell’agricoltura, hanno

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determinato un’intensificazione delle interazioniche coinvolgono direttamente gli operatori agrico-li e, più in generale, accresciuto il peso delle strut-ture di comunicazione coinvolte nei momenti dellaproduzione e fruizione dei beni e servizi realizzati.

• Nel campo della tutela agroambientale, lapresenza di indicatori socialmente riconosciuti è lapremessa fondamentale per l’adozione di praticheeco-compatibili e per la valutazione dell’impattodelle politiche; l’efficacia di questi indicatori, d’al-tronde, dipende dalle strutture di comunicazioneall’interno delle quali essi vengono prodotti (appa-rati di rilevazione e di elaborazione) e divulgati.

La stessa affermazione di nuovi modelli com-portamentali nella gestione delle risorse agroam-bientali è il frutto di un processo di apprendimen-to sociale che, attraverso la costruzione di un qua-dro cognitivo e di un sistema di valori condivisi,consente di introdurre elementi di innovazione sulpiano tecnico e organizzativo nelle routines opera-tive. Accanto all’importanza rivestita dalle forme diinterazione sociale all’interno di contesti comuni-tari – comunità territoriali, epistemiche, discorsive,virtuali… (Ancori et al., 2000; Meppen, 2000) –ciò chiama nuovamente in causa il processo di inte-grazione che deve verificarsi tra i saperi contestua-li/locali e gli apporti del sistema tecnico-scientifi-co, e quindi anche il ruolo rivestito da eventualiazioni di interfaccia che favoriscano la comunica-zione tra i due.

• Nella dimensione socio-culturale, i processidi cambiamento in atto nelle aree rurali vedono unfattore importante nella presenza di relazioni conl’“esterno”, principalmente identificato nel mondourbano, ma anche con altre realtà rurali. Attraver-so tali relazioni, opportunamente strutturate egestite, il contesto rurale rompe l’isolamento cul-turale spesso connesso all’isolamento fisico, defini-sce se stesso, precisa e valuta le proprie caratteristi-che differenziali, rafforza il proprio senso di auto-stima, è disposto su tale base a ibridare il propriopatrimonio di conoscenze e di valori.

Allo stesso tempo, il potenziale endogeno dicambiamento delle aree rurali è alimentato daiprocessi di consapevolizzazione e di apprendimen-to organizzativo che si sviluppano all’interno dellereti di interazione sociale delle comunità locali. Intal senso, nei programmi europei di sviluppo rura-le l’animazione socio-culturale, rivolta a stimolarelo sviluppo dell’identità culturale e del senso diappartenenza al territorio e, quindi, i processi didinamicizzazione, socializzazione e cooperazioneagendo in modo particolare sugli strumenti e imeccanismi di interazione tra gli attori locali, ha

rivestito e continua a rivestire un ruolo strategiconel sostegno dei processi di empowerment e dicapacity building delle comunità rurali (Gaudio etal., 1999).

I principi della comunicazione ruraleprogressiva

Negli anni passati si sono registrate esperienzedi successo volte a rimuovere le disparità createsilungo le linee dicotomiche – rurale/urbano,uomo/donna, centro/periferia – dell’operatodelle istituzioni pubbliche e, più in generale, delledinamiche di sviluppo rurale. Miglioramento dellestrutture di governance, marchi commerciali collet-tivi creati dagli agricoltori, sostegno alla promo-zione commerciale, animazione socio-culturale,specifiche campagne di comunicazione, promozio-ne delle tecnologie dell’informazione nelle areerurali sono alcuni degli strumenti usati a talescopo. Tuttavia, il ruolo che le strutture e le prati-che di comunicazione rivestono in queste iniziati-ve non è sempre ben compreso. Una maggioreconsapevolezza di tale ruolo potrebbe apportareun importante contributo ai fini dell’efficacia diqueste iniziative.

L’analisi critica delle attuali pratiche di svilupponelle aree rurali può far emergere i principi di una“comunicazione progressiva”, cui dovrebbero ispi-rarsi le pratiche di sviluppo rurale per divenire stru-menti più efficaci per rimuovere le barriere diaccesso alle opportunità per gli attori rurali. Anzi,forzando la mano, le pratiche di sviluppo ruralenecessitano o hanno alla base una rivisitazioneconsapevole o inconsapevole delle strutture e dellepratiche comunicative.

Sulla base di quali criteri selezionare i principidi una comunicazione progressiva? In via prelimi-nare, possiamo assumere che una comunicazioneprogressiva:• favorisce l’inclusione, stimolando attivamente

l’accesso da parte dei soggetti più deboli allesedi di decisione politica, favorendone l’autosti-ma e quindi la motivazione a comunicare;

• favorisce comportamenti volti a stabilire la fidu-cia tra le parti coinvolte e il perseguimento diintese non strumentali;

• favorisce l’apertura nei confronti degli “ester-ni/nuovi/diversi”, creando condizioni di piùampia interazione;

• si basa su una visione ed un approccio operati-vo integrati e trasversali, interdisciplinari e in-tersettoriali, orientandosi a cogliere/considera-

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re la complessità delle situazioni, le relativeinterdipendenze (sociali, economiche, ambien-tali, a breve/medio/lungo termine), la conse-guente molteplicità degli strumenti e dei per-corsi per la loro gestione (tecnologici, econo-mici, sociali, culturali, normativi), la natura par-tecipativa degli stessi;

• si configura come un processo dinamico, ingrado di dare espressione (parole, immagini…)alla continuità e all’evoluzione del sentire (lepercezioni, i valori, gli atteggiamenti) e dell’a-gire (le pratiche, le routines) individuali e col-lettivi;

• agisce per la rimozione dei monopoli e dellebarriere informative, favorendo la circolazionedell’informazione e la diversificazione dei codi-ci comunicativi (molteplicità e adattabilità deilinguaggi, multimedialità e interattività deglistrumenti);

• si basa su tecnologie appropriate e su apparatisociali in grado di rendere fruibili a tutti (diret-tamente o indirettamente) i benefici delle tec-nologie più avanzate;

• consente un’effettiva interazione tra i soggetticoinvolti, garantendo la bidirezionalità dei flus-si informativi;

• fa leva sulle reti di interazione sociale a livellolocale e quindi sui processi di apprendimentosociale che più facilmente avvengono al lorointerno;

• favorisce percorsi di apprendimento rivolti allosviluppo progressivo di nuovi atteggiamenti,conoscenze più ampie, nuovi sistemi di valori,senso di responsabilità, capacità decisionale eprogettuale;

• favorisce l’interazione tra conoscenza locale econoscenza scientifica.

È evidente come le pratiche di comunicazioneprogressiva siano lungi dall’essere neutrali: esseimplicano una redistribuzione delle possibilità didecisione e una selezione di azioni e pratiche di svi-luppo con ricadute estese e meno puntuali, con-sentono la condivisione ampia di informazioni eidee, stimolano la ricerca di soluzioni specifiche einnovative piuttosto che standardizzate e ripetitive,introducono interdipendenze nella progettualità enell’agire di soggetti diversi.

L’adozione di pratiche di comunicazione pro-gressiva appre dunque fondamentale nell’avvio enella diffusione di percorsi di sviluppo nelle areerurali e, come tale, implica un forte processo di di-scussione e di negoziazione tra soggetti e istituzio-ni storicamente strutturate e soggetti emergenti.In breve, volendo parafrasare, la riflessione sullepratiche di comunicazione progressiva sta alla revi-sione istituzionale necessaria all’avvio di nuoveipotesi di sviluppo nelle aree rurali, come l’apertu-ra dei mercati sta al consolidamento delle possibi-lità di competizione tra imprese su scala mondiale.

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Premessa

Nello scenario rurale europeo, in visibile tra-sformazione, la comunicazione sta conquistandoun ruolo centrale.

Comunicazione, in primo luogo, come capacitàdi stabilire e sviluppare relazioni tra i soggetti dellosviluppo, e di autorganizzarsi (Brunori et al., 2001).L’epoca contemporanea si sta evolvendo semprepiù come società delle relazioni di network sociali(Murdoch, 2000).

In campo rurale si osserva lo sviluppo di‘alleanze’, partnership, iniziative collettive a diver-si livelli, che coinvolgono diverse tipologie di atto-ri (Assouline & Oerlemans, 2002; Edwards et al.,2000; Liepins, 2000). Queste ‘azioni comunicati-ve’ (Habermas, 1984) rivelano l’emergere di nuo-ve comunità e gruppi locali, nuove relazioni città-campagna, nuove esigenze di trasparenza e visibi-lità della qualità e dell’origine dei prodotti, cosìcome dello ‘stile’ produttivo – ad es. rispettoso del-l’ambiente, biologico, tipico etc. (Van der Ploeg,2000); tali dinamiche investono anche il livellopolitico, in quella che è una nuova diffusa prospet-tiva di programmazione e gestione concertata/partecipata del territorio locale (governance) (Ray,2000; Swanson, 2001; Pacciani, 2002).

L’accresciuta importanza della comunicazioneriflette, inoltre, l’importanza centrale acquisita da-gli aspetti socio-culturali nello sviluppo economicocontemporaneo – in un’era di modernità riflessiva,come definita da vari autori (tra gli altri, Ray,1999), in cui le ‘identità’ giocano un ruolo premi-nente. Questo è dovuto, in buona parte, anche al-l’ampia risonanza dei mass-media e del marketing,nel creare numerose ‘narrative’ – costruzioni sim-boliche socio-culturali – di produzione e consumo(Griffin, 1994).

Come si sviluppano queste dinamiche socialiinterorganizzative caratteristiche del nuovo scena-rio rurale? Quali sono i tratti salienti della comuni-cazione in tali processi? È possibile definirne alcu-ne chiavi ‘tipiche’, significative?

Gli aspetti della comunicazione appaiono talida poter determinare il successo o meno nello svi-luppo; inoltre, essi rivestono, similmente, ruolichiave nel determinare inclusione o esclusionesociale dalle dinamiche stesse di sviluppo, favoren-do o meno l’empowerment dei diversi ‘attori’ pre-senti nello scenario delle nostre campagne (Bruno-ri et al., 2001).

La base informativa del progetto di ricerca TRUC

(Transforming rural communication)

Nel capitolo presente saranno sviluppati alcunielementi di analisi sulle problematiche introdotte,facendo riferimento alle informazioni raccolte daivari partner di ricerca (Brunori et al., 2003;O’Connor et al. 2003; Oerlemans e Hees, 2003;Assouline, 2003; Tisenkopfs e Sumane, 2003)nella fase iniziale del progetto europeo TRUC

(Transforming rural communication) in avanza-mento (cfr. Prospetto 1).

Gli scenari nazionali: situazione contestuale dello sviluppo rurale e trend evolutivo

Paesi BassiLa storia recente del Paese (dal dopoguerra fino

all’ultimo decennio circa) è caratterizzata da unelevato e intenso sviluppo, grazie ad una cornice

Il ruolo della comunicazione nello sviluppo rurale: primi elementi di analisi sulla base di un progetto di ricerca europeo in progress

Paolo Pieroni, Gianluca BrunoriDipartimento di Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema, Università di Pisa

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istituzionale, politica e tecnica, particolarmentefavorevole; per contro si sono manifestate ampiericadute negative su ambiente e alimentazione.

A partire dall’ultimo decennio, stanno emer-gendo nuovi ambiti – natura, paesaggio, ricreazio-ne, gestione delle acque – e nuovi attori, ad essiconnessi, che mettono in discussione il ‘potere’consolidato del settore agricolo tradizionale.

Ne consegue un doppio tipo di risposta del set-tore agricolo: a) difesa della posizione tradiziona-le; b) riavvicinamento alle domande della societàattraverso una nuova attività di comunicazione,nella ricerca di una nuova accettazione sociale perla propria attività produttiva (una sorta di ‘licenza’per continuare a produrre).

FranciaIl valore della multifunzionalità in agricoltura e

delle pratiche eco-compatibili ha avuto recente-mente un significativo riconoscimento istituziona-le (legge nazionale di orientamento sull’agricoltu-ra, 1999). Tuttavia, i successivi sviluppi delle poli-tiche nazionali hanno messo in evidenza segnalicontraddittori.

Ciò ha determinato una spinta all’auto-organiz-zazione in queste direzioni – anche come conse-guenza di nuove crisi sulla qualità e la sicurezza ali-mentare (BSE, OGM, contaminazioni da diossina...);in particolare, emergono le seguenti iniziative:valorizzazione della qualità/prodotti con valoreaggiunto legati al territorio; organizzazione della

filiera ‘biologica’; attività di sviluppo rurale checreano nuove relazioni tra ‘rurali’ e non (cittadini).

La nuova situazione rurale ha portato alla lucenuovi protagonisti: leader agricolo-rurali, soggetticomunali e inter-comunali, associazioni ambientalie/o di consumatori, organizzazioni turistiche ealtri.

ItaliaLa marcata diversità strutturale (ambientale,

socio-culturale/storica) del territorio italiano si èrivelata un fattore favorevole al nuovo ‘trend’ mul-ti-funzionale assunto dallo sviluppo agricolo-rurale.Tale diversità, infatti, ha favorito una valorizzazio-ne delle risorse locali e dei nuovi significati associa-ti alla campagna: prodotti tipici e di qualità, pae-saggio, ambiente, tradizione culturale, arte.

Questo è anche conseguenza di un allineamen-to alle dinamiche europee più ampie – eco-compa-tibilità, qualità alimentare – e di una riorganizza-zione e un decentramento della gestione politica,con un più forte peso a livello locale. Ciò compor-ta l’esigenza di sviluppare nuovi strumenti e moda-lità organizzative per favorire la partecipazione el’organizzazione dello sviluppo a questo livello.Emergono nuovi soggetti quali le associazioni diconsumatori (es. Slow Food) e le associazioni am-bientaliste (es. WWF, Legambiente); anche l’opinio-ne pubblica e i mass-media mostrano una rinnova-ta attenzione per i temi dlla ruralità e il settore del‘biologico’ appare significativo e tuttora in crescita.

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Prospetto 1 - Setting, oggetto, finalità e approccio metodologico del progetto TRUC

Setting: progetto di ricerca europeo (’misura di ac-compagnamento’ del V Programma Quadro); par-tecipano al progetto 7 Istituzioni di ricerca nelcampo dello sviluppo rurale:

• Consorzio Pisa Ricerche, Pisa (Italia);• Agenzia regionale per lo Sviluppo e l’Innovazio-

ne nel settore Agricolo-forestale (ARSIA), Firenze(Italia);

• Università di Dublino, Dublino (Irlanda);• Centro per l’Agricoltura e per l’Ambiente, Utrecht

(Paesi Bassi);• QAP Decision, Grenoble (Francia);• Institute of Organic Farming, Westerau (Germania);• Baltic Studies Centre, Riga (Lettonia).

Oggetto: progetto della durata di due anni, volto allosviluppo della conoscenza del ruolo della comunica-zione nel quadro dello sviluppo rurale contempora-neo europeo, con particolare riferimento ai Paesi deisoggetti partecipanti.

Finalità: sviluppo di una conoscenza di carattere esplo-rativo sulla problematica. Gli obiettivi di ricerca sonorivolti all’analisi di iniziative di sviluppo rurale a carat-tere collettivo, di tipo auto-organizzativo. In particola-re, si mira all’esame e alla comprensione delle dina-miche di sviluppo sociale di tali iniziative, focalizzan-doli con attenzione sul ruolo della comunicazione.

Approccio metodologico: comune definizione di unacornice teorica di riferimento e di metodologie; svi-luppo di casi di studio secondo l’approccio condivi-so. Comparazione finale delle acquisizioni dei casi edefinizione di alcune acquisizioni generali sulla pro-blematica. In particolare, allo stato attuale è statocondotto un esame preliminare dei contesti di riferi-mento, gli scenari nazionali: caratteri generali dellosviluppo rurale e descrizione sintetica di alcune ini-ziative (‘repertorio di casi’), per lo più a carattere col-lettivo e auto-organizzativo, ritenute significative aifini della ricerca.

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IrlandaLo sviluppo rurale e il trend evolutivo sono carat-

terizzati da una crescente attenzione verso la ‘multi-funzionalità’ e lo sviluppo di nuove attività: turismo,aspetti culturali e ambientali. In realtà già negli annisessanta il Paese aveva cercato di attuare una politicadi ‘sviluppo rurale’, basata su una programmazioneintegrata su base locale. Le nuove politiche rappre-sentano un recupero di tali indirizzi, dopo un ab-bandono temporaneo negli anni settanta.

Tra gli altri, emergono, in positivo, i seguentiaspetti: buona esperienza dei progetti LEADER eradicamento di una logica di sviluppo basata su‘partnership’ locali, in cui tutti i principali soggettipartecipano attraverso loro rappresentati ad organigovernativi locali (County Boards); servizi di exten-sion (assistenza tecnica) efficienti, secondo il giudi-zio degli stessi agricoltori; sostegno pubblico ade-guato, anche se eminentemente rivolto al sostegnodelle produzioni di mercato (‘primo pilastro’ dellaPAC). L’opinione pubblica ha una percezione perlo più positiva del mondo rurale, nonostante le cri-si alimentari avute.

Le comunità rurali sono riconosciute dalle poli-tiche come soggetto centrale di riferimento. Alcentro del dibattito rurale, tra gli altri temi: soste-nibilità per le piccole e medie imprese, rischio diisolamento, pianificazione spaziale complessivadello sviluppo del Paese.

LettoniaL’epoca di transizione mostra un indebolimento

generale delle aree rurali. Queste appaiono semprepiù come aree con difficoltà economiche e sociali,per lo più emarginate dai centri decisionali urbani edalla partecipazione politica. Nelle campagne si deli-nea l’emergere di alcuni soggetti economici forti afronte di una maggioranza popolare indebolita so-cialmente, economicamente e politicamente.

Le politiche rurali cercano di preparare l’in-gresso del Paese nell’Unione Europea, introducen-do strumenti/approcci vicini a quelli comunitari;tra questi l’aiuto allo sviluppo di partnership locali(per lo più sostenute con fondi di donors esteri).L’associazionismo nelle comunità rurali è per lopiù molto debole e domina una sfiducia/distanzadalle Istituzioni.

GermaniaAnche in Germania si assiste a significativi pro-

cessi di cambiamento e ristrutturazione dell’agri-coltura e delle aree rurali. Con un ruolo produtti-vo probabilmente assai minore che in Francia, l’a-gricoltura interessa comunque una grande esten-

sione del Paese, rivestendo funzioni primarieambientali e sociali. L’obiettivo di ‘ecologizzazio-ne’ dell’agricoltura – trasformare le aree agricole erurali in aree di rigenerazione ecologica – nono-stante i significativi sforzi, appare ancora distante.In primo piano c’è il problema dell’inquinamentodelle falde di acqua potabile.

La crisi legata alla BSE ha avuto anche in questoPaese un forte effetto, spingendo verso lo sviluppodi nuovi sistemi di qualità, e la tutela del benesse-re animale. Più in generale, la stessa crisi ha pro-dotto una nuova attenzione dell’opinione pubbli-ca verso il mondo agricolo-rurale, riconducendoloal centro del dibattito politico.

Il tema della comunicazione assume un partico-lare rilievo nello sviluppo dell’innovazione socialeverso la sostenibilità, in particolare nei seguentiambiti: lo sviluppo delle filiere del ‘biologico’ e dellefiliere regionali; lo sviluppo di nuove relazioni traproduttori e consumatori e tra agricoltori, ammini-stratori e gruppi ambientalisti a livello locale oregionale. In termini generali, la comunicazionesembra rivestire un ruolo centrale nello sviluppo dinuove forme di cooperazione tra attori economici esociali diversi. Numerosi esperimenti di tale tipo (ades. partnership regionali, o forme cooperative diprotezione dell’ambiente rurale – schemi coordina-ti di gestione agroambientale) sono osservabili inatto a livello regionale. Uno sviluppo basato sullediversità regionali appare un aspetto fondamentale,così come la sperimentazione di nuove forme di par-tecipazione e di gestione democratica del territoriodal ‘basso’.

Quadro complessivo di sintesiComplessivamente, al di là di alcune differenze

storiche e contestuali dei differenti Paesi, sembradelinearsi uno scenario comune, che può esserecosì schematizzato: a. l’emergere di nuovi contenuti nello sviluppo

rurale – natura, ambiente, tempo libero, qualità– come processo di reazione a una marcata in-tensificazione produttiva di epoca precedente, ecome risposta a crisi/problematiche ricorrenti,che tuttora scuotono l’opinione pubblica (BSE,OGM, e altro);

b. l’emergere di nuovi soggetti nell’arena politicaagricolo-rurale, quali organizzazioni degli agri-coltori di tipo diverso rispetto a quelle tradizio-nali (es. biologico), organizzazioni ambientali edei consumatori, Ministero dell’Ambiente; ciòmette in discussione, e spesso ‘sulla difensiva’,le organizzazioni agricole convenzionali, cheper lo più avevano rappresentato per anni i

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soggetti unici di riferimento nello sviluppoagricolo-rurale;

c. l’emergere dei livelli regionali e locali, comescala organizzativa di un nuovo sviluppo agri-colo-rurale, con l’introduzione di nuove moda-lità organizzative e di governo del territorio;

d. l’emergere di dinamiche auto-organizzative,coinvolgenti diversi tipi di attori – produttoriagricoli e non, associati e non, pubblici o priva-ti, convenzionali e/o di nuovo tipo – volte arinnovare e/o allacciare nuove relazioni con lasocietà civile – i consumatori/fruitori dellacampagna e dei suoi prodotti. Una prima casi-stica di iniziative di tale tipo viene analizzata diseguito.

Il repertorio di casi

Il repertorio del progetto TRUC non intendeavere pretese di completezza, esaustività e rappre-sentatività, in termini quantitativi, delle varie realtànazionali. Si tratta di casi scelti, per lo più per ladiretta conoscenza dei ricercatori e ritenuti

comunque significativi, per gli aspetti della comu-nicazione implicati.

La scelta è stata orientata principalmente versoiniziative a scala locale e/o regionale; casi di auto-organizzazione di soggetti che si alleano tra lorocon indirizzi e finalità di sviluppo comuni e che,quindi si auto-promuovono all’esterno alla ricercadel favore della società civile e del supporto di unapropria ‘utenza’.

L’oggetto dei casiL’oggetto dei casi descritti da ogni Paese-part-

ner della ricerca è riportato, in estrema sintesi, neiProspetti 2a-2b-2c- 2d-2e.

Le varie iniziative, nella loro eterogeneità, testi-moniano lo scenario in trasformazione.

Tutti i casi appaiono generati da un tentativo diridefinizione e adattamento alle nuove istanze cor-renti, cui segue un tentativo di innovazione, checerca di ‘comunicarsi’ a terzi.

Lo sviluppo organizzativo delle iniziative coin-volge, per lo più, soggetti diversi – produttori agri-coli, organizzazioni professionali e soggetti tecni-ci, soggetti istituzionali (es. amministrazioni loca-

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Prospetto 2a - Oggetto dei casi descritti dai Paesi-partner della ricerca TRUC: PAESI BASSI

1. Fondazione ZieuwentUn gruppo locale, eminentemente ‘volontario’,cerca di recuperare lo ‘stile’ del paese di una volta(vecchi sentieri).

2. Convenzione DinkelGli agricoltori di un’area, col sostegno delle istitu-zioni, promuovono la gestione coordinata della reteidrica minore di un corso fluviale.

3. Associazione Den HanekerUn gruppo di agricoltori locali, col sostegno di asso-ciazioni ambientaliste e istituzionale (in parte), pro-muove lo sviluppo di schemi di gestione agricolarispettosi delle specie avicole e della natura, versouna valorizzazione a fini ricreativi dell’area.

4. Fondazione ‘Suini in vista’Un gruppo di produttori suinicoli, col sostegno delleorganizzazioni professionali e delle istituzioni, pro-muove la visibilità del proprio processo produttivo(visite in azienda dei consumatori).

5. Fondazione OosterwardUna fondazione collega un’azienda con numerosiconsumatori per il sostegno delle produzioni agrico-le (condivisione dei rischi e acquisto dei prodotti incambio di ‘trasparenza’/partecipazione).

6. Fondazione ‘Green Heart’Un gruppo di produttori lattiero-caseari promuovela vendita in azienda di prodotti regionali in un’arearurale posta tra i principali centri urbani.

7. Campagna sul ‘problema dello spazio’Iniziativa lanciata dall’organizzazione di giovani pro-duttori agricoli per la sensibilizzazione sul problemadel futuro dello spazio rurale.

8. Campagna ‘Mucca nel prato’Iniziative promosse da organizzazioni ambientaliste,di consumatori, di produttori (anche col sostegnoistituzionale e di certi settori industriali) per la sensi-bilizzazione/pressione verso il mantenimento dellemucche al pascolo ai fini del benessere animale,della qualità e del paesaggio tradizionale.

9. De DuinboerenUn gruppo di agricoltori, parte di una ‘piattaformaterritoriale’ locale, promuove iniziative di dibattitotra soggetti rurali ed urbani sui problemi della so-stenibilità e della qualità alimentare.

10. Associazione LandzijdeUn’organizzazione, parte di una fondazione rurale,collega agricoltori e Istituti di cura, per promuove-re l’ospitalità di soggetti disagiati nelle aziendeagricole.

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li), associazioni locali di diversa natura (ambienta-le, culturale, eno-gastronomica e altro), organizza-zioni turistiche, portando allo sviluppo di ‘allean-ze’ o network di varia natura.

Tali processi possono essere avviati più o menodall’alto, sotto la spinta di soggetti istituzionali, odal ‘basso’ – volontariato, soggetti privati e/oassociazioni non governative. Allo stesso modo, leiniziative possono più o meno evolversi verso con-figurazioni ‘strutturate’ e ‘formalizzate’, potendodar luogo a soluzioni organizzative significativa-mente diverse.

La dimensione comunicativa entra per lo più ingioco: a) nel processo sociale di apprendimento,dialogo, negoziazione tra i diversi soggetti coin-volti nella costruzione dell’iniziativa; b) nel ‘rac-contare’ alla propria utenza l’innovazione dellapropria offerta.

I diversi casi possono essere raccolti nelleseguenti tipologie, anche se i margini tra questesono spesso molto relativi:a) Produttori che, per lo più col supporto dell’as-

sistenza tecnica o delle Istituzioni, sviluppanostrategie coordinate di produzione su base ter-ritoriale, riorientando le stesse verso nuove pra-

tiche eco-compatibili e di qualità, e/o amplian-do il raggio di offerta della propria attività (es.gestione della natura e dell’ambiente, ospitalitàturistica): di questo tipo, vari casi francesi (F: 1,2, 3, 5, 7), e olandesi (NL: 3, 6); i primimostrano uno sviluppo in cui appare preminen-te il ruolo della ‘formazione’ (servizi di ‘exten-sion’) come elemento guida del processo di svi-luppo, i secondi appaiono più eminentementeauto-organizzativi.

b) Esperienze simili alle precedenti dove, più che iproduttori, risulta protagonista la comunità e lalocalità rurale in senso lato (NL: 1; LV: 2): ini-ziative che nascono più o meno spontaneamentedal basso o vengono supportate dall’alto, per lamaggior parte con un carattere ‘volontaristico’.

c) Esperienze simili ai casi di cui sopra, in cui peròle forme organizzative preminenti appaionoquelle imprenditoriali (servizi/agenzie privateper lo sviluppo rurale) e gli strumenti LEADER,con un accento più spiccato verso il ‘business’turistico (IR: 1, 8; I: 9; LV: 1).

d) Esperienze ‘territoriali’ vicine alle precedentima con un più spiccato carattere di nuoveforme di ‘governo locale partecipato/concerta-

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Prospetto 2b - Oggetto dei casi descritti dai Paesi-partner della ricerca TRUC: FRANCIA

1. Gruppo di agricoltura sostenibile, Noviant aux PresUn gruppo di agricoltori, in collaborazione con tec-nici e col sostegno delle istituzioni, sviluppa uncomune schema di gestione agricola sostenibile.

2. Gruppo agricolo, Alta SavoiaUn gruppo di agricoltori, in collaborazione con asso-ciazioni ambientaliste e col sostegno delle istituzio-ni, sviluppa nuove attività di gestione, conservazio-ne e valorizzazione del territorio montano.

3. CIVAM, SologneAll’interno di un’organizzazione agricola nasconoiniziative di valorizzazione/conoscenza della realtàrurale locale e dei suoi prodotti rivolte a sviluppareun diverso tipo di turismo.

4. Gruppo agricolo femminile, CreuseUn gruppo di donne sviluppa attività formative sullamultifunzionalità e molte di esse, conseguentemen-te, avviano nuove realtà produttive locali (agrituri-smo, valorizzazione del paesaggio e della culturalocale).

5. Aisne CountyI produttori di latte, in collaborazione con le istitu-zioni e l’industria del latte, avviano percorsi diapprendimento e riflessione per fronteggiare lanuova situazione del settore (contingentamentodella produzione).

6. GEDAR, Alpi MarittimeUna ‘vecchia’ organizzazione agricola, in collabora-zione con istituzioni e tecnici locali, sviluppa unsignificativo rinnovamento, aprendosi a nuove atti-vità di valorizzazione del territorio, e divenendo unimportante soggetto di riferimento locale.

7. FD CIVAM de Mayenne, LavalUn’organizzazione di supporto agli agricoltori mira arinnovarsi ed estendere il proprio raggio di azione.

8. CIVAM Bio, LavalUna nuova organizzazione a supporto dei produttoribiologici, e connessa ai consumatori, all’industria, aigrossisti e alle Istituzioni.

9. ADAB, GrenobleAssociazione a supporto della produzione biologica,che mira a promuovere rapporti con l’alimentazionescolastica.

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to’ (governance): (IR: 5, I: 10, LV: 1); analo-ghe ‘tavoli/piattaforme’ per la gestione concer-tata delle risorse ambientali (NL: 2), o networkdi negoziazione a livello nazionale (LV: 5).

e) Iniziative sempre rivolte al ‘locale’ ma più spe-cificatamente vicine al ‘marketing’ dei prodotti(marchi) e/o territoriale (strade del vino); ini-ziative di marketing/marchi di diversa natura –es. strategia della grande distribuzione (I: 4, 5;IR: 4).

f) Iniziative di attività rurali particolarmente‘diverse’ da quelle convenzionali (NL: 10).

g) Iniziative coordinate volte ad ‘avvicinare’ i con-sumatori ai produttori, sviluppare un rapportodiretto, di fiducia, trasparenza e collaborazionetra loro, per lo più in chiave etica (NL: 4, 5; I: 1).

h) Nel senso precedente, in particolare iniziativelocali di dibattito, conoscenza delle problema-tiche, educazione, sensibilizzazione dei cittadi-ni – più o meno nascenti dal ‘basso’ o dall’‘alto’(NL: 9, LV: 6, 8).

i) Attività specializzate di educazione, informa-

zione e comunicazione di diversa natura svilup-panti tematiche proprie del mondo rurale confinalità educative, artistiche, promozionali,commerciali, ‘movimentistiche’, di sensibilizza-zione (IR: 2, 3, 6, 9; I: 2, 3, 6, 7; NL: 7, 8).

j) Organizzazioni di supporto all’agricoltura bio-logica (F: 8, 9; LV: 7).

k) Ultime, ma non per importanza, iniziative,riportate in tre Paesi (LV: 3, 9; IR: 7; F: 4),legate sempre alla ‘multifunzionalità’ e allo svi-luppo locale, che coinvolgono in particolare ledonne.

Il ruolo e le funzioni della comunicazionePiù in dettaglio possiamo affermare che, nei

casi riportati, il ruolo della comunicazione appareimplicato sotto diversi aspetti, che possono esserecosì descritti:• stimolo, coinvolgimento, sviluppo di motiva-

zioni, animazione, inclusione e partecipazione;• informazione/aggiornamento degli avanza-

menti tra i sostenitori;

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Prospetto 2c - Oggetto dei casi descritti dai Paesi-partner della ricerca TRUC: ITALIA

1. Gruppi d’acquisto solidaleEsperienza di ‘consumo critico’, lanciata da un’asso-ciazione di consumatori e diffusa poi in tutto ilPaese, in cui gruppi di consumatori (per lo più citta-dini) e di produttori si costituiscono localmente inassociazioni di produzione-consumo.

2. KoinèUna compagnia teatrale sviluppa una sperimenta-zione creativa-artistica, creando performance sulletematiche rurali e ambientali, rappresentate con finieducativi e/o promozionali, col sostegno di numero-si soggetti del settore agricolo-rurale.

3. Slow FoodImportante associazione di consumatori a diffusionenazionale e internazionale, divenuta un importantesoggetto di riferimento per la valorizzazione/difesadei prodotti tipici locali e di una cultura del ‘gusto’ edella ‘qualità’.

4. Strade del vino - ToscanaIniziative diffuse in numerose aree locali, sotto laspinta congiunta di soggetti pubblici e privati, voltealla valorizzazione della fruizione del territorio insie-me al consumo di vini di qualità.

5. ‘Ciliegia di Lari’Un’iniziativa locale di organizzazione della produzio-ne e commercializzazione di un prodotto tipico,attraverso lo sviluppo di un marchio DOP.

6. Fieragricola di VeronaTradizionale spazio espositivo del settore agricolo erurale, che mostra un significativo rinnovamento eampliamento del raggio d’interesse negli ultimianni.

7. Viaggi e SaporiRivista commerciale che sviluppa tematiche legateal turismo rurale e ad un nuovo modo di ‘consumo’della campagna.

8. Coop ‘Prodotti con amore’Iniziativa promozionale della grande distribuzione(Coop) volta a garantire al consumatore la ‘qualitàambientale’ dei prodotti.

9. Garfagnana Ambiente e SviluppoUn gruppo di azione locale (LEADER) ben consolidato,attento a promuovere nuove modalità di comunica-zione interna ed esterna.

10. Sviluppo Monti PisaniUn’iniziativa di coordinamento tra varie aree comu-nali – soggetti pubblici e privati – verso una pro-grammazione e gestione integrata del territoriocomune (Monti Pisani).

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• formazione, riflessione, dibattito, apprendi-mento;

• caratterizzazione d’identità;• sviluppo di comunanza e coesione interna ai

‘collettivi’;• sensibilizzazione, sviluppo di consapevolezza,

educazione;• collegamento/scambio, sviluppo di sinergie tra

esperienze affini (networking);• collegamento tra produttori e consumatori e/o

‘cittadini’;• visibilità e/o trasparenza, sviluppo di fiducia

verso terzi;• sviluppo di relazioni tra produttori/attori eco-

nomici-sociali e istituzioni e/o azioni dilobbying/pressione verso i decisori politici;

• consultazione, facilitazione, dialogo, negozia-zione e sviluppo di consenso;

• valorizzazione dell’offerta di beni/funzioni divaria natura;

• promozione, marketing, finalità commerciali; • coordinamento, unificazione dell’azione (pro-

gettazione, gestione); • auto-valutazione condivisa.

Le modalità di comunicazioneI casi mostrano una vasta gamma di ‘pratiche’

di comunicazione, più o meno tradizionali o inno-vative: incontri, riunioni, corsi/stage formativi,materiali informativi di varia natura, giornali e bol-lettini, web sites e comunicazione telematica (o age-volata dalle nuove tecnologie, di altro tipo), ‘tavo-li negoziali’, ‘forum’, dibattiti, eventi, manifesta-zioni, feste, visite guidate, attività di animazione ericreazione e altro.

I contenuti della comunicazioneI contenuti riflettono con diverse sfumature i

temi di maggiore rilevanza nello scenario corrente(nazionale e internazionale), quali: sostenibilità;qualità ambientale e alimentare; paesaggio; fruizio-ne ricreativa/turistica della campagna; peculiaritàlocali e territoriali.

In realtà, le sfumature, gli accenti, l’enfasi attri-buita a diversi aspetti distinguono abbastanza sen-sibilmente un’iniziativa dall’altra. Il contenutodella comunicazione, in tal senso riflette l’identitàsocio-culturale del gruppo promotore e del ‘pub-blico’ a cui l’iniziativa si rivolge, comprendendo,allo stesso tempo, anche diversità di ‘gergo’.

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Prospetto 2d - Oggetto dei casi descritti dai Paesi-partner della ricerca TRUC: IRLANDA

1. Società ‘Sviluppo Bellyhoura’Società privata volta a sviluppare servizi locali versola ‘diversificazione’ economica e lo sviluppo di nuoveopportunità per l’area (LEADER), nata precedentemen-te come ‘tavolo’ comunitario per lo sviluppo.

2. Trust Agri-AwareSocietà senza fini di lucro supportata dalle principa-li istituzioni nazionali connesse al settore agricolo,volta a sensibilizzare il Paese verso un’agricolturasostenibile e la qualità alimentare.

3. Trust AirfieldSocietà volta allo sviluppo di un’offerta educativa,ricreativa e culturale sui temi agricoli e rurali, emi-nentemente indirizzata agli ambiti scolastici (alunnie insegnanti), in un contesto peri-urbano.

4. Fuchsia BrandsSocietà per la certificazione e la commercializzazio-ne di prodotti caratteristici locali del West Cork(’marchio’ locale).

5. ‘Tavolo’ di sviluppo della Contea di Rosocommon’Tavolo’ che riunisce i rappresentanti di tutte le orga-nizzazioni, agenzie di sviluppo e comunità della Con-tea, con l’intento di promuovere uno sviluppo localecoordinato.

6. Programmi di extension - TEAGASC

rivolti alle imprese familiariNuovi programmi del servizio nazionale di ‘exten-sion’ rivolti alle piccole-medie imprese a conduzionefamiliare.

7. Programma del gruppo femminile LongfordNuovi programmi formativi/iniziative di sviluppo dinuove opportunità per le donne di una regione svan-taggiata, sviluppate da un’associazione locale fem-minile.

8. Società Carlow TourismSocietà privata che promuove servizi turistici divalorizzazione del territorio locale.

9. Diploma di sviluppo rurale ‘a distanza’Programma d’insegnamento universitario di ‘svilup-po rurale ‘, impartito a ‘distanza’ (uso di nuove tec-nologie).

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Lo sviluppo dei contenuti della comunicazionepuò essere utilmente interpretato secondo unachiave ‘narrativa’ (Bruner, 2002; Griffin, 1994). Ipromotori delle iniziative attraverso l’azione co-municativa sviluppano una propria ‘narrazione’:raccontano la ‘storia’ che intendono offrire/svi-luppare in cerca di consenso/affermazione. Nellanarrazione, la ‘realtà delle cose’ è più o meno for-temente simbolizzata, e/o codificata in ‘icone’,slogan, parole-chiave; realtà e ideale sono per lopiù sempre intimamente intrecciati.

Anche lo stile e le caratteristiche estetiche silegano strettamente ai contenuti nel creare/carat-terizzare la narrazione.

I vari casi mostrano costruzioni narrative più omeno elaborate, riflettendo il livello di maturità diun’esperienza, e i background culturali dei sogget-ti coinvolti; tali costruzioni si rivelano così più omeno ‘originali’/‘personali’ o convenzionali/imi-tative; più o meno internamente coerenti; più omeno commerciali e/o strumentali o trasformati-ve; più o meno ‘fedeli’ alla realtà.

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Prospetto 2e - Oggetto dei casi descritti dai Paesi-partner della ricerca TRUC: LETTONIA

1. Programma ‘Partnership’ rurali, LatgaleProgramma di sviluppo (sostenuto dal governo bri-tannico) volto a far nascere dei partenariati di svi-luppo locale, coinvolgenti i principali ‘stakeholders’e secondo una logica partecipativa (prossimo almodello LEADER).

2. Centro comunitario Ozolaine pagastsCreazione di un centro comunitario dove sviluppareaggregazione e le prime attività economiche (inizia-tiva all’interno di un programma di sostegno allacreazione di ‘partnership’).

3. Associazione femminile BauskaSviluppo di un’associazione rurale femminile, per ilsostegno (e l’auto-promozione) della vita delledonne nelle campagne.

4. Creazione della regione di PreiliUnificazione di alcune amministrazioni locali nellaregione di Preili, come conseguenza di una riformaamministrativa, verso un coordinamento sovraco-munale del governo locale.

5. Associazione delle organizzazioni agricoleAssociazione di categoria che riunisce tutte le orga-nizzazioni agricole del Paese e svolge una continuaazione di concertazione col Governo Nazionale perlo sviluppo delle politiche agricole-rurali.

6. Forum LielvardeUn’associazione comunitaria (supportata da un pro-gramma filantropico degli USA) promuove un ‘forum’locale e altre attività per sviluppare coesione socialee partecipazione alla vita pubblica.

7. Cooperativa nazionale di agricoltura biologicaOrganizzazione per promuovere lo sviluppo del set-tore ‘biologico’ nel Paese.

8. Giornate delle ForesteIniziative di sensibilizzazione ed educazione, svilup-pate tradizionalmente da Istituzioni nazionali e loca-li, volte a promuovere il valore delle foreste e di unaloro gestione sostenibile.

9. Iniziativa Economica FemminileUn gruppo di ragazze, in seguito ad un percorsoauto-formativo imprenditoriale (supportato dalleistituzioni), sviluppa attività di artigianato riscuoten-do un buon successo.

Prospetto 3 - Un esempio (Fondazione Zieuwent; NL: 1) di come i contenuti della comunicazione

possano essere ‘letti’ secondo una chiave interpretativa narrativa

Titolo: Aprire le Campagne attraverso lo SviluppoComunitario (Gelderland, NL).

Trama: a) la campagna del luogo era un tempo riccamentepercorsa da numerosi sentieri;b) una modernizzazione eccessiva ha portato allascomparsa di tale ‘tessuto’;c) operiamo per rendere oggi di nuovo fruibile ilnostro territorio.

Protagonisti: la località rurale, la comunità, gli spazidi attraversamento/fruizione del luogo (quelli di ierie di oggi), i soggetti promotori dell’iniziativa di recu-pero e i fruitori di questa.

Valori: valore dello spazio rurale locale; valori comu-nitari; importanza di socialità/incontro; diversa frui-zione consapevole dello spazio rurale da parte di cit-tadini; apertura/scambio città-campagna

’Stile’: partecipazione, familiarità.

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In definitiva, dietro ogni iniziativa si può legge-re una ‘storia’, una costruzione simbolico-narrativache sostiene e distingue l’azione degli attori prota-gonisti, in cerca di una propria affermazione/con-senso sociale nell’arena rurale. Come nella narrati-va, tali storie presentano una trama, dei protagoni-sti, un ‘paesaggio di coscienza’ (una scelta di valori– cosa è bene e cosa è male) (Bruner, 2002), unostile: riflettono una prospettiva cognitiva comples-sa, fatta di ‘teoria, azione, percezione del contesto,valori, emozione’ (Roling, 2002), che definisce lapropria ‘visione’, il proprio ‘senso’ della realtà.

Emblematico il caso di Koinè (compagnia tea-trale; cfr. Italia/Caso 2 - Koinè), in cui la narrazio-ne rurale diviene esplicita, vera e propria elabora-zione culturale e artistica; nel materiale informati-vo di un loro spettacolo (‘l’agricoltore e l’architet-to’ – intervento di degustazione teatralizzata deiprodotti agricoli e architettonici delle terre lom-barde) si legge: “…troverai un architetto e un agri-coltore. Seguili… ti narreranno le misteriose storiedel fermentare del vino, del pane, del formaggio edella calce. Canteranno il mungere e lo scalpellare,drammatizzeranno il concimare e il tracciare. Bal-leranno lo zappare e l’intonacare. Rappresenteran-no il seminare e l’aggettare. Fino a quando ti saràmanifesto che ‘coltura’ e ‘cultura’ provengono daun unico seme…”.

Le ‘narrative’ della casistica esaminata presenta-no ‘trame’ diverse, ma tutte fondamentalmentevicine alla seguente: a) la campagna, l’ambiente, ilpaesaggio, la salubrità e la qualità degli alimentisono aspetti chiave per l’uomo (e tradizionalmen-te erano tenuti in grande considerazione); b) l’in-tensificazione eccessiva dell’agricoltura, e lo svilup-po secondo un modello industriale-urbano hannoportato, in molti casi, ad una compromissione ditali valori; c) operiamo per riqualificare la nostracampagna (ambiente etc.) e i suoi prodotti.

È questa la ‘storia’ della ‘sostenibilità’, ormaifortemente condivisa – almeno in linea di principio– dall’intera società europea (e mondiale), basatasull’opposizione sviluppo moderno vs. ambien-te/salubrità e che tende ad una risoluzione di que-sta stessa tensione verso un ‘lieto fine’ – il recupe-ro di un nuovo equilibrio; l’uomo – capace di azio-ne – ne è il protagonista principale, cui è posta lasfida per giungere a tale buon fine.

In realtà questa stessa ‘storia’ ha molte sfaccet-tature diverse – storie di località, di ambienti e pro-dotti specifici etc.; così come può vedere attribuitisignificati anche diversi agli stessi eventi: più enfasio meno al ruolo negativo della ‘modernizzazione’e dello sviluppo, e/o ai valori positivi del mondorurale tradizionale, e/o alle vie/modelli attraverso

cui giungere alla sostenibilità (ruoli preminenti al-l’efficienza tecnica e/o al recupero di modelli pre-moderni), e/o ai valori estetici o etici – impegno ofruizione consumistica del tempo libero – etc.

Elementi d’interpretazione complessiva della dinamica di sviluppo delle iniziative e del ruolodell’azione comunicativa

La dinamica di sviluppo delle iniziative puòessere generalizzata secondo chiavi interpretativecomuni, derivate, per lo più, da cornici teoriche giàpiù o meno note, come la teoria dell’apprendi-mento sociale (Roling e Wagemakers, 1998), la teo-ria actor-network (Latour, 1986; Callon, 1986), lateoria comunicativa narrativa (Griffin, 1994; epiù in generale sugli aspetti della narrazione Bru-ner, 2002), e riflessioni teoriche sul ruolo delleidentità e della ‘riflessività’ nello sviluppo econo-mico e sociale contemporaneo (tra gli altri, Ray,1999). In sintesi, le dinamiche in esame possonoessere descritte nei seguenti punti (fig. 1).

Cambiamento del contesto - apprendimento - innovazione - adattamentoIn risposta alle modifiche di scenario, gli ‘atto-

ri’ rurali sono spinti al cambiamento/l’innovazio-ne, a ridefinire il proprio ruolo e la propria linea disviluppo, a riorganizzare, più o meno fortementela propria attività, in molti casi, fino alle stesse fon-damenta ‘cognitive’ (il modo di vedere/concepireil proprio ‘Sé’ e il mondo’). Si tratta di un proces-so di apprendimento, il cui termine ultimo è unanuova ‘corrispondenza’ col proprio contesto, eduna nuova ‘coerenza’: un nuovo adattamento.

La spinta al cambiamento può maturare diret-tamente dai soggetti rurali (es. produttori), o piut-tosto essere provocata da soggetti cittadini (es.associazioni di consumatori e ambientaliste). Inmolti casi risulta importante il ruolo delle istitu-zioni e di speciali strumenti politici, come quelliatti a disciplinare e sostenere lo sviluppo di ‘part-nership’, l’imprenditoria, l’associazionismo femmi-nile, il coordinamento tra amministrazioni, la par-tecipazione alla formulazione delle politiche; inaltri casi, la formazione sembra avere un’importan-za primaria – ad esempio: corsi specifici, collabora-zione di tecnici/consulenti/servizi di extension eUniversità – che comunque possono entrare ingioco prima o dopo nel percorso di sviluppo, rive-stendo maggiore o minore importanza.

In generale si possono indicare i soggetti pro-motori come dotati di maggiori risorse di ‘cono-

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scenza’; ciò li rende capaci di maturare, prima dialtri, una prospettiva innovativa e dei nuovi obiet-tivi di sviluppo. Essi necessitano, comunque, diulteriori risorse (di varia natura – umana e non) persviluppare l’azione di cambiamento, e quindi delpotere di riuscire a mobilitarle e organizzarle per losviluppo delle nuove finalità.

Sviluppo di alleanze e networkL’azione di cambiamento e riorganizzazione

spinge allo sviluppo di nuovi contatti e relazioni trai soggetti coinvolti, e alla mobilitazione di forze erisorse. Attraverso dinamiche ‘discorsive’ – rifles-sione, dialogo, confronto, negoziazione (sensolato) – tali soggetti muovono verso una comuneacquisizione e definizione del contesto, e la costru-zione sociale della nuova realtà.

In molti casi, si tratta di un vero e proprio pro-cesso ‘interculturale’ – come nei casi di dialogo/dibattito città-campagna – o di ‘rigenerazione’ del-le radici socio-culturali delle località rurali.

Il processo porta quindi allo stabilirsi di ‘allean-ze’ e ‘reti organizzate’ (network), in cui soggetti erisorse, in modo coordinato, sviluppano nuove fun-zionalità – ad es. ‘alleanze’ locali/territoriali, al-leanze settoriali, alleanze produttori-consumatori.

La dominanza dei soggetti promotori nella faseiniziale e nello sviluppo successivo del network puòessere più o meno forte; lo sviluppo organizzativopuò essere più o meno ‘socializzato’/partecipato,‘orizzontale’ o ‘verticale’, di stampo imprendito-riale o meno, ‘grass-root’ o dipendente da ‘corni-ci’ esterne, rigido/strutturato o ‘fluido’/aperto; ilflusso di comunicazione può essere più o menofortemente interattivo o ‘unidirezionale’; ilnetwork può presentare maggiore o minore chiu-sura/apertura verso l’inclusione di nuovi soggetti.

La comunicazione, oltre che servire allo sviluppodelle relazioni e delle dinamiche interne al network,si rivolge verso l’esterno nella ricerca e l’arruola-mento di nuovi supporter – allacciare nuovi contatti,mettere in relazione risorse – nel tentativo di conso-lidare e rafforzare lo sviluppo del network stesso.

La costruzione identitaria, simbolico-narrativaIn entrambi i casi – comunicazione interna ed

esterna – un aspetto appare centrale: la costruzio-ne simbolico-narrativa e identitaria (la rappresenta-zione del proprio Sé).

Tale processo da un lato porta allo sviluppo e almantenimento di una coesione interna, dall’altrocrea quegli aspetti distintivi attraverso cui essere

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Fig. 1 - Nello schema sono illustrate le dinamiche di sviluppo di iniziative agricolo-rurali a carattere collettivo e i principali aspetti della ‘comunicazione’ coinvolti. Internamente al ‘collettivo’: traduzione delle prospettive / costruzione simbolico-narrativa; costruzione e mantenimento di incarichi e funzionalità, attraversoregole. Verso l’esterno: visibilità e partecipazione (rispetto alle proprie azioni) / ‘arruolamento’ di nuovi attori

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scelti/sostenuti da una propria utenza.Il network attraverso l’azione comunicativa crea,

sviluppa e racconta una sua ‘storia’ in cerca di unproprio pubblico: storie peculiari di località, di cibi,di paesaggi, di persone e culture, di stili di produ-zione e consumo (per lo più sostenibili) – per lo piùin competizione tra loro. D’altra parte, i consuma-tori/fruitori del ‘rurale’ e dei suoi prodotti trovanooggi la possibilità di scegliere, tra molteplici ‘storie’,quella in cui si riconoscono di più: una questione divalori, di stile – etica ed estetica.

Allo stesso tempo la ‘storia’ che il network ela-bora rappresenta l’identità – la propria visione delSé (in processo) e del mondo – attorno a cui sistruttura e sviluppa il ‘collettivo’ stesso.

Tale dinamica rappresenta un tratto tipico del-l’evoluzione della nostra modernità – caratterizza-ta dal benessere diffuso, dalla comunicazionemass-mediatica, e dal marketing – che fa parlare dinuova ‘riflessività’ (nel senso di possibilità/neces-sità per gli individui e i gruppi di definizione di unproprio Sé/ una propria identità), ‘economia deisegni’ (valore degli aspetti simbolici e di ‘design’su quelli materiali), ‘neo-tribalismo’ (sviluppo dinuove aggregazioni sociali attorno a nuove costru-zioni simbolico-identitarie).

D’altra parte, la dinamica di costruzione iden-titaria/simbolico-narrativa appare caratteristica diogni forma di aggregazione sociale (e di tutti itempi). Anche nei casi considerati, tale processosembra avanzare più o meno ‘spontaneamente’, o‘consapevolmente’, o guidato ‘strategicamente’ –come nel caso del marketing – allo scopo di colpi-re un determinato ‘bersaglio’ sociale (target).

Il momento di transizione di scenario consentenuovi spazi creativi per l’auto-organizzazione e l’e-laborazione di proprie narrative del ‘rurale’. Le‘nuove’ narrazioni rurali vengono spinte, tra l’al-tro, anche attraverso un’azione educativa, informa-tiva, comunicativa dalle Istituzioni – secondo prin-cipi di bene collettivo – o da movimenti d’opinio-ne o da soggetti operanti per interesse commercia-le proprio (es. riviste specializzate, mass-media).La comunicazione come narrazione è, in tal senso,il mezzo attraverso cui i vari attori – più o menoalleati tra loro – mirano a ‘riformare’ la ‘ruralità’ (lasua percezione, concezione, ‘uso e consumo’)nella direzione auspicata. La capacità di comunica-zione, in tal senso, oltre alla disponibilità di mezzi,appare quella di saper elaborare ‘storie’ coerenti efedeli alla realtà. In tal senso, si verifica sempre unacommistione con una logica di marketing, inmodo più o meno marcato. La ‘narrativa’ si riflet-te anche nello ‘stile’ che caratterizza l’azione

comunicativa – nei modelli organizzativi e nellepratiche di comunicazione.

Azione comunicativa-organizzativa e relazioni di potereUn’organizzazione-network ‘stabilita’ rappresen-

ta per i singoli partecipanti un elemento di empower-ment: il ‘sistema-rete’ rende il singolo più forte; laforza sta proprio nell’organizzazione sistemica, nellafunzionalità complessiva che questa sviluppa.

La funzionalità di tale sistema è fissata/garan-tita dai membri attraverso delle regole di compor-tamento (ad es. standard e disciplinari produttivi);il rispetto di tali norme, e la fiducia tra i membrisono in tal senso fondamentali; la comunicazionetrova un ruolo importante anche in questi aspetti.I ‘marchi’ sono emblematici in tal senso: essi rap-presentano una sorta di capitale simbolico delnetwork stesso, un potenziale di sviluppo economi-co e politico ulteriore.

È la stessa identità del network che è in gioco eche viene ad essere protetta attraverso la regola-mentazione. La ‘narrazione’ verso l’esterno vienecodificata e formalizzata; gli stessi tratti ‘stilistici’distintivi vengono accuratamente definiti eduniformati (ad es. norme di accoglienza agrituristi-ca o di confezionamento/esposizione dei prodot-ti) – una sorta di protezione dell’‘autorialità’ della‘storia’, per difenderla da possibili contraffazioni,garantirne i diritti di ‘autore’, permettere un suoriconoscimento da parte del ‘pubblico’.

Lo sviluppo del network procede quindi versouna progressiva strutturazione, chiusura e regola-mentazione dell’accesso di nuovi membri, semprein nome di una protezione della funzionalità delsistema stesso (e dei privilegi dei suoi membri).

Un network consolidato sviluppa una sua visibi-lità, divenendo per lo più ‘modello’ e ‘attrattore’ dinuove risorse (di varia natura), sviluppando unpotenziale ulteriore di comunicazione e sviluppo.

I network hanno quindi la capacità di acquisireprogressivamente rilevanza nell’arena politica e ditrasformare la realtà nella direzione auspicata,potendo altresì creare/discriminare inclusione oesclusione nello sviluppo.

Le esperienze esaminate mostrano tentativi dirafforzamento/difesa di network già stabiliti (ad es.il caso delle organizzazioni professionali in Letto-nia), come la ‘presa di potere’ da parte di nuovinetwork, sviluppati da nuovi soggetti (ad es. asso-ciazioni di consumatori, ambientali, turistiche oorganizzazioni territoriali/locali di varia natura, oorganizzazioni di produzione biologica).

Le dinamiche di sviluppo organizzativo di un

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network possono portare ad una maggiore o mino-re distribuzione di potere (es. decisionale) al suointerno.

Conclusioni

In questo capitolo introduttivo si è tentato disviluppare un quadro analitico e interpretativo delprimo materiale documentale del progetto TRUC,riesaminando, in sintesi, le caratteristiche degli sce-nari nazionali, e del ‘repertorio dei casi’ considerati.

Di questi ultimi, in particolare, si sono esami-nati: l’oggetto delle iniziative, il ruolo e le funzio-ni della comunicazione, le modalità di comunica-zione, i contenuti della comunicazione; in chiaveinterpretativa complessiva, quindi: i processi alla

base dello sviluppo delle iniziative, lo sviluppo di‘alleanze’ e network, la costruzione identitaria/simbolico-narrativa, le relazioni tra azione comu-nicativa-organizzativa e ‘potere’/empowerment.

Proprio quest’ultimo punto – le ‘relazioni dipotere’ – appare forse come l’aspetto più rilevantesu cui porre l’attenzione nel futuro approfondi-mento, anche nella prospettiva di riuscire a forniredegli indirizzi per le politiche di sviluppo rurale:come riuscire a guidare i processi / le dinamichedel tipo di quelle esaminate – la ‘trasformazionecomunicativa’ delle campagne – favorendo unosviluppo equo, ed un reale ‘progresso sociale’ deisoggetti rurali, in particolare quelli più deboli? Èquesto uno degli scopi ultimi, introdotti all’iniziodel progetto TRUC stesso con l’espressione-chiave“comunicazione progressiva”.

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Trasformare la comunicazione ruraleScenari ed esperienze in alcuni paesi europei

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Premessa

L’Olanda è un paese di dimensioni modeste,densamente popolato, la cui superficie è destinataad uso agricolo per il 70% pur occupando solo il5% della forza lavoro. Il numero delle aziende agri-cole presenta una diminuzione annua del 4-5% edè pari a 85.000 unità.

A partire dalla Seconda Guerra mondiale, l’a-gricoltura olandese ha conosciuto una crescita pro-duttiva enorme sfruttando pienamente le infrastrut-ture tecnoeconomiche e le condizioni estremamen-te favorevoli del policy network. Un simile sviluppoha però avuto ricadute negative in termini di dete-rioramento ambientale, benessere animale, saluteetc. e, di conseguenza, è oggi sempre più presentenelle aree rurali l’interesse per i temi della conser-vazione della natura e del paesaggio, per le attivitàricreative e per la gestione delle acque. Inoltre, nel-l’arena rurale sono entrati nuovi attori.

Nel settore agricolo sono stati imboccati per-corsi diversi per far fronte alle nuove tendenze:alcuni produttori e alcune organizzazioni hannocercato di ottenere una sorta di “free-zone” perl’agricoltura tradizionale, negando in maggiore ominore misura le istanze provenienti dalla società;altri – e sono ormai la maggioranza – hanno prefe-rito scegliere un atteggiamento diverso, impegnan-dosi verso forme di comunicazione tese a colmareil divario che si era venuto a creare tra i produtto-ri agricoli e il resto della società.

Tale ricerca di una nuova “licenza di produrre”trova riflesso nella crescente comunicazione ruraleche ha luogo in Olanda, nell’adozione di nuoviprodotti e nuovi processi, nell’offerta di serviziverdi, nello sviluppo di relazioni con i consumato-ri, di pratiche della gestione delle acque e così via.La comunicazione ha assunto forme molteplici,pur conservando come tratto caratteristico comu-

ne il compito di riconsolidare il legame tra i pro-duttori e gli altri attori rurali e non-rurali. Nel pre-sente stato dell’arte viene documentato e analizza-to il background di questa tendenza di sviluppo.Più avanti, vengono illustrate undici iniziative rela-tive alla nuova comunicazione rurale in Olanda etre di queste vengono descritte in dettaglio.

1. Lo sviluppo rurale in Olanda

1.1 I caratteri strutturali1

L’Olanda ha circa 16 milioni di abitanti ed èuno dei paesi più densamente popolati del pianeta.La forza lavoro conta 6,3 milioni di occupati, dicui 219.000 nel settore agricolo primario (1,3%),per la maggior parte agricoltori e loro familiari(89%). Solo nell’orticoltura una quota rilevantedella forza lavoro è composta da lavoratori esterni,per lo più stagionali.

L’Olanda è costituita da 3,4 milioni di ettari diterreno (82%) e 0,7 milioni di ettari di acqua(18%). Attualmente circa il 69% della superficie to-tale del suolo è destinata ad uso agricolo (circa2.350.000 ettari), ma la richiesta di infrastrutture,insediamenti abitativi, attività ricreative e sviluppodelle risorse naturali spinge verso una diminuzionedei terreni utilizzati esclusivamente per l’agricoltu-ra. Si stima che per soddisfare tali richieste sianonecessari almeno altri 600.000 ettari.

Comunicazione e sviluppo rurale. Lo scenario olandese

Natasja Oerlemans, Eric Hees

Tipologia d’uso (2000) Percentuale sul totale

Non agricolo 31

Pascolo 36

Coltivazioni 29

Orticoltura 4

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Nel 1998 le aziende agricole a tempo pienosuperavano le 100.000 unità, mentre nel 2000 ilnumero complessivo era sceso a 95.000 e quellodelle aziende agricole a tempo pieno a circa85.000 unità. Il decremento annuo costante inOlanda si aggira dunque intorno al 4-5%. Attual-mente, il 55% degli agricoltori supera i 50 anni dietà e il 60% di questi non ha successori.

L’indirizzo produttivo prevalente, rispetto alnumero delle aziende, è quello zootecnico da latte,seguito dalle altre produzioni zootecniche.

La dimensione media per azienda è in aumen-to, così come la produttività. Mentre nel 1990 soloil 10% delle aziende superava la capacità produtti-va di 100 NGE2, nel 2000 la percentuale era salitaal 25%, una quota che equivale al 64% della capa-cità di produzione totale del settore agricolo.L’ampliamento di scala e l’intensificazione rappre-sentano dunque a tutt’oggi una tendenza ben pre-sente nei processi di produzione agricola nel Paese.

Il settore primario contribuisce alla formazionedel reddito nazionale e all’occupazione in misurapari al 3% e al 3,6% rispettivamente (3,5% e 5,4%nel 1985). Circa il 75% dei prodotti agricoli vieneesportato, l’80% dei quali all’interno dell’UnioneEuropea.

Nel 2000, circa il 10% delle famiglie di agricol-tori registrava un bilancio in passivo, mentre il 13%superava i 70.000 euro. Il reddito medio derivan-te da fonti diverse dall’agricoltura è aumentato,passando da 11.000 euro nella prima metà deglianni novanta a 15.000 euro nel 1999; un’integra-zione di reddito, ad opera sia del produttore chedella/del partner, presente in circa il 50% delleaziende. Dal 1980 i redditi esterni sono aumenta-ti dal 15% al 25% del totale dei redditi familiari.Circa il 9% delle aziende ha intrapreso attività col-laterali di vendita diretta, trasformazione, gestionedelle risorse naturali o agriturismo.

1.2 I policy network

Dopo la Seconda Guerra mondiale, la politicaagricola olandese si è indirizzata verso una rapidacrescita produttiva sotto il controllo di un’alleanzatra le organizzazioni agricole (suddivise in treblocchi religiosi) e di politici vicini agli agricoltoripresenti in Parlamento e nel Governo. Nel 1954tale allenza venne formalizzata attraverso la crea-zione di un ente parastatale denominato ComitatoDirettivo Agricolo (Landbouwschap), nel qualeerano rappresentati gli agricoltori e i lavoratoriagricoli, che si incontrava mensilmente con il Mini-stro dell’agricoltura per negoziare i vari provvedi-menti politici. Tale policy network, caratterizzato daun obiettivo comune e dalla regolarità delle con-sultazioni tra settore pubblico e privato, agevolòuno sviluppo agricolo costante, consentendoall’Olanda di divenire, nonostante le dimensioniterritoriali modeste, uno dei giganti nel panoramadell’agricoltura mondiale.

Gli attori rimasti esclusi dal network furono ipiccoli agricoltori privi di un ampio piano produt-tivo (organizzati talvolta in sindacati minori), leassociazioni ambientaliste e il Ministero dell’Am-biente, e come in altri paesi europei, questi attorientrarono nell’arena politica del settore agricolosolo durante gli anni ottanta.

La politica agricola olandese è cambiata sottomolti aspetti: in primo luogo ha maggiormente unorientamento di tipo rurale, che considera la cam-pagna come uno spazio aperto nel quale l’agricol-tura rappresenta uno, e uno soltanto, dei diversiattori chiave; gli altri attori sono associazioni am-bientaliste e ricreative, aziende di fornitura delleacque e anche piccole e medie imprese industriali edi servizi. In secondo luogo, la politica agricolastessa ha subito un doppio processo di centralizza-zione, verso Bruxelles, e di decentralizzazione, ver-so le regioni (o più spesso le province). Infine, lapolitica nel suo insieme è di fronte a una svolta cru-ciale. L’ambizione della politica olandese è piutto-sto alta, la partecipazione agli obiettivi politici tra icittadini è forte (come è stato, ad esempio, per l’in-troduzione dell’euro), ma nel caso di grandi pres-sioni, il potenziale per controllare e rafforzare lacooperazione civile non è affatto ampio. Il cosid-detto “poldermodel” olandese, di cui il DirettivoAgricolo è stato un esempio di successo (nel 1996è stato chiuso), viene messo sotto accusa prima ditutto all’interno della stessa società olandese, datoche si tratta di un modello che come presuppostonecessita di fiducia, dialogo ed empatia tra le diver-se parti. Alcuni politici oggi dubitano che questo

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Tipo di azienda Percentuale sul totale

Zootecnica da latte 27

Altre produzioni zootecniche 19

Seminativi 14

Orticoltura (in pieno campo) 11

Allevamenti intensivi 10

Indirizzo misto 10

Colture in serra (ortaggi e funghi) 9

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tipo di mediazione politica sia in grado di affronta-re la concorrenza internazionale, rispetto alla qualetemono che il “circuito di discussione” previsto daquel modello richieda troppo tempo.

In breve, mentre in passato gli agricoltori e l’at-tività agricola erano gli attori principali nella cam-pagna olandese, oggi attori e tematiche sono mol-to più numerosi. Tale cambiamento si riflette nonsolo nei provvedimenti e nei temi politici, ma an-che nella struttura stessa dei policy network: neglianni cinquanta e sessanta, l’agricoltura occupavauna posizione forte al loro interno, in termini dirappresentanza di ministri, parlamentari, comitatiper le acque, associazioni di lavoratori etc., mentreoggi appare in crisi, sia per il minor numero diagricoltori che per la sua perdita di potere. In talsenso, un fattore importante è stato l’ingresso neipolicy network del Ministero dell’Ambiente, delleassociazioni ambientaliste e dei consumatori.

Una parte degli agricoltori continua ad ignora-re questa tendenza generale e combatte per unasorta di free zone da dedicare all’agri-coltura, in cui la produzione agricolaindustriale possa fiorire liberamentesenza tener conto di nessun’altra esi-genza. Molti di coloro che sostengo-no questo punto di vista si sonoorganizzati in tre sindacati agricoli disettore: lo NVV per i produttori disuini, il NAV per i coltivatori e lo NMV

per gli allevatori di bovini. Essi isola-no in maniera più o meno esclusivagli interessi degli agricoltori e fannoazione di lobby per loro conto all’in-terno dei policy network. Il sindacatotradizionale e più importante, loLTO-Nederland, al momento appareconfuso su come operare in questoscenario in mutamento, scegliendotalvolta la cooperazione e il raggiun-gimento di accordi con le associazio-ni di consumatori e ambientaliste opreferendo attestarsi altre volte suposizioni più radicali.

La tendenza generale fin quidescritta potrà forse essere rallentata

dal governo di destra eletto nel 2002. Attualmentei temi ambientali non rappresentano più delle prio-rità nell’agenda politica e le associazioni ambientali-ste hanno perso parte della loro influenza a vantag-gio delle associazioni degli agricoltori. Rimane davedere come questo cambiamento politico determi-nerà nuovi equilibri di potere nei prossimi anni.

1.3 Le tendenze nelle aree rurali

e i principali gruppi sociali

Le tendenze a medio e lungo termine nel pano-rama rurale sono rappresentate da controurbaniz-zazione, specializzazione e, paradossalmente, di-versificazione. Dopo decenni di dominio da partedei processi di urbanizzazione, a partire dagli annisettanta si assiste a una tendenza al ritorno verso ipiccoli centri e verso la campagna, mentre si ha unacrescente domanda di infrastrutture da parte deicittadini e delle imprese. A seguito di ciò, si sono

35T R A S F O R M A R E L A C O M U N I C A Z I O N E R U R A L E

Paesi Bassi. Den Haneker. “…oggi èsempre più presente nelle aree rurali

l'interesse per i temi della conservazio-ne della natura e del paesaggio,

per le attività ricreative e per la gestione delle acque…”

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avute ulteriori pressioni sull’agricoltura che hannoportato all’aumento del costo dei terreni.

Una parte degli agricoltori, per lo più nellezone meno popolate del Paese, aveva imboccato lastrada della specializzazione, acquistando diritti diproduzione, terreni e macchinari, competenze,nell’ottica di una gestione improntata alla ulterio-re razionalizzazione e riduzione dei costi. Altriproduttori invece, soprattutto nelle parti più den-samente popolate vicine ai centri urbani e nelleregioni ad alto valore paesaggistico e naturale,hanno preferito il cammino opposto, scegliendo ladiversificazione all’interno delle loro aziende.

Per come viene presentata dai mass media, l’a-gricoltura oggi assume spesso connotazioni estre-me: o inquina l’ambiente o preserva antichi valori,immagini e tradizioni, ma entrambe le rappresen-tazioni vanno oltre la realtà e inducono la popola-zione non rurale ad una visione distorta dell’agri-coltura. Molti agricoltori, da soli o in piccole coo-perative regionali, hanno usato i mutati equilibri dipotere come punto di partenza per definire nuovipercorsi di sviluppo delle aziende, spesso incorpo-rando la loro nuova posizione, maggiormentedipendendente dalla società, e scegliendo varieforme di co-produzione: hanno guadagnato pote-re prendendo l’iniziativa di confrontarsi vis-à-viscon la società. Nel repertorio di casi di studio chesegue, sono riportate undici esperienze di questenuove inziative di sviluppo, per la maggior parte alivello regionale, e viene discusso il ruolo che lacomunicazione ha in esse.

1.4 Le caratteristiche nazionali

Crescente pressione sul territorio in un paese densamente popolatoLa pressione sulle aree rurali e la richiesta di spa-

zio sono in aumento. Oggi in particolare la società

richiede spazio per vivere, lavorare, per le attivitàricreative, le riserve naturali e la gestione delle acque.La campagna, malgrado appartenga per la maggiorparte a privati, si appresta a diventare un bene pub-blico per una società prevalentemente urbana.

Aree rurali soffocate dai centri urbaniLa campagna, con i suoi caratteri di tranquillità,

spazi aperti e identità locale, assume sempre mag-giore importanza per i centri urbani e i loro abi-tanti, a scapito delle esigenze della produzioneagricola che non è più automaticamente al primoposto nelle aree rurali. Gli agricoltori vengonoincoraggiati a “proteggere” la campagna nel sensopiù ampio. Per esempio, vengono loro fornitenuove opportunità di sviluppo solo a patto dirispettare la qualità e le condizioni estetiche, poi-ché le nuove costruzioni di oggi saranno il patri-monio storico del 2050.

Lotta incessante contro l’acquaL’Olanda sorge su terreni alluvionali, creati

dalle sabbie di riporto dei fiumi, dall’impatto dellemaree, dal vento e dall’acqua, ma soprattutto dallavoro dell’uomo. I cambiamenti climatici, l’innal-zamento del livello dei mari, i fenomeni di subsi-denza etc., implicano che qualsiasi adattamentodelle aree rurali deve riguardare in primo luogo isistemi di gestione delle acque. Lo sforzo si con-centra nel rendere questi sistemi più flessibili eduraturi, capaci di sopportare condizioni estremedi abbondanza o di scarsità delle acque.

Pressione ambientale dell’agricoltura intensivaLe aree rurali in Olanda sono il prodotto di un

uso agricolo intensivo a lungo termine e si presen-tano come una configurazione molto varia intera-mente plasmata dall’uomo. Gli agricoltori formanoil gruppo più vasto di proprietari terrieri e dunque

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Quale è l’immagine complessiva della campagna olandese?

Da quale immagine deve partire la comunicazione rurale?

• 16 milioni di abitanti su un francobollo di terra Pressione sulla terra in un paese densamente popolato

• Il cortile dietro casa Aree rurali soffocate dai centri urbani

• Acqua, acqua dovunque... Lotta incessante contro l’acqua

• Più maiali che persone Pressioni ambientali dell’agricoltura intensiva

• Natura modellata dall’uomo Paesaggi diversi e su piccola scala

• Cibo anonimo nel piatto Distanza tra produttore e consumatore

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svolgono un ruolo chiave nel mantenere la qualitàfondamentale (ambientale) delle aree rurali. Ai sin-goli agricoltori viene chiesto di conformarsi a varicriteri di qualità legati all’ambiente, all’uso di pesti-cidi e minerali, alla salute e al benessere animale.

Paesaggi diversi e su piccola scalaLa gente attribuisce un significato alle aree rura-

li: esse mostrano la loro comunità e le tracce deglianni, in una parola l’identità. La diversità territoria-le si manifesta ovunque in questo piccolo paese,assolutamente particolare. L’acqua delimita i confi-ni di Amsterdam, le paludi Alblasserwaard si esten-dono sotto i fumi di Rotterdam, le dune sabbiosedi Hondsrug sono molto diverse dalle pianure ditorba di Veenkoloniën. Spesso questa diversità nonsi limita allo spazio, ma è anche di tipo socio-cultu-rale. Entro poche miglia quadrate si configura tuttauna gamma diversa di paesaggi, fenomeni culturalie credenze religiose. Ci sono buoni motivi per par-lare dell’Olanda al plurale: i Paesi Bassi, les PaysBas, die Niederlande, the Netherlands.

Distanza tra produttore e consumatoreI consumatori sono sempre più consapevoli

rispetto ai temi della qualità, il che rende l’agricol-tura maggiormente dipendente dai bisogni e dalletendenze. Tra queste, il benessere animale e lafiducia sono ai primi posti. Anche le richieste diprotezione e gestione dell’ambiente incoraggianodrastici cambiamenti e vanno a sommarsi ad altrifattori che hanno creato un mercato per prodottispeciali, mentre si assiste ad una crescita del setto-re biologico. Gli effetti sui prezzi del mercato glo-bale e l’allargamento dell’Unione Europea aprononuovi sbocchi, non solo per i prodotti speciali maanche per la gestione ambientale, delle acque e periniziative di marketing.

1.5 Strategie di sviluppo rurale3

La politica ufficiale di sviluppo rurale si fondasu sei obiettivi prioritari:• sviluppo dell’agricoltura sostenibile • miglioramento della qualità della natura e del

paesaggio • conversione ad un sistema di gestione delle

acque sostenibile • promozione della diversificazione nell’attività

economica • promozione del turismo e delle attività ricreative • promozione della vivibilità.

L’obiettivo generale per lo sviluppo rurale è di

conservare le aree rurali e svilupparne gli elementiqualitativi. Le misure per mantenere una campa-gna salubre non vanno in alcun modo tutte insenso top-down, ma spesso i residenti rurali e leassociazioni degli agricoltori prendono iniziative infavore dello sviluppo rurale.

Per uno sviluppo sostenibile dell’agricolturaI cambiamenti nelle aree rurali dell’Olanda non

possono essere visti solo in una prospettiva nazio-nale; anche gli sviluppi su scala internazionale sonodi primaria importanza e apporteranno radicalicambiamenti al settore. Quelli maggiormente si-gnificativi sono:• la politica europea, diretta verso un più proficuo

equilibrio nei mercati agricoli ed una riduzionedei surplus agricoli. La riduzione dei prezzi fissigarantiti nel campo dei prodotti agricoli è unamisura importante a tale riguardo;

• la liberalizzazione del commercio mondiale,come risulta dai negoziati del WTO;

• la generale aspettativa (da parte dei consumato-ri) che i prodotti agricoli siano prodotti nelrispetto dell’ambiente e degli animali e che nonrappresentino una minaccia per la salute.Gli sviluppi delineati mostrano una gamma di

possibili indirizzi per il comparto agricolo. Quantiancora desiderano operare in questo settore posso-no optare per economie di scala, passare da unaproduzione basata sull’offerta ad una guidata dalladomanda oppure caratterizzata da un alto livello dispecializzazione. Altrimenti, possono cercare occa-sioni per un reddito supplementare alternativo chevada a sommarsi al reddito da lavoro agricolo.

37T R A S F O R M A R E L A C O M U N I C A Z I O N E R U R A L E

Paesi Bassi. Den Haneker. “…la comunicazione haassunto forme molteplici, pur conservando come trattocaratteristico comune il compito di riconsolidare illegame tra i produttori e gli altri attori rurali e non-rurali…”

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Migliorare la qualità dell’ambiente naturale e del paesaggioIl governo cerca di migliorare largamente la

qualità dell’ambiente naturale e del paesaggio peraccrescere la vitalità della campagna. Ciò compor-ta l’assunzione di misure per preservare e sviluppa-re il valore intrinseco di ambiente naturale e pae-saggio, e accrescere l’attrattiva che l’ambientenaturale esercita sulla popolazione. Valori tradizio-nali, identità locale, pace, quiete e vastità sono icaratteri essenziali del paesaggio. L’uso multifun-zionale dello spazio può dare un contributo adottenere la qualità desiderata di ambiente naturalee di paesaggio.

Conversione ad una gestione sostenibiledelle acquePer assicurare il rifornimento idrico e provve-

dere alla protezione a lungo termine, l’Olandanecessita di un sistema di gestione delle acque inarmonia con i processi naturali. Nell’ambito dellapolitica di programmazione dello Stato, il punto dipartenza è che l’acqua giocherà un ruolo maggior-mente significativo se sarà considerata come unprincipio regolatore. Questo significa che la pro-grammazione dello sviluppo in agricoltura, nelleattività ricreative, nella gestione delle risorse natu-rali, urbanistica e infrastrutture sarà migliore searmonizzato ai requisiti specifici di una gestioneidrica sostenibile e flessibile.

Promuovere la diversificazione nell’attività economicaL’economia rurale potrà continuare a funziona-

re in maniera corretta solo a seguito di un signifi-cativo ampliamento delle attività, tanto nello stes-so settore agricolo quanto in combinazione conaltri settori. Le tendenze del mercato e i vincoliambientali e di programmazione fanno sì che chi èimpiegato nel settore agricolo necessiti spesso dientrate supplementari di tipo alternativo. Attual-mente circa il 10-40% degli agricoltori olandesi siprocura altre entrate valorizzando, diversificandooppure riorganizzando le proprie attività. In que-sta fattispecie, professionalizzazione e qualità sonole parole chiave. L’utilizzazione comune dello spa-zio per attività di tipo diverso è un aspetto daprendere in considerazione (per esempio nelle areedi passaggio fra città e campagna).

Promuovere attività ricreative e turismoLa campagna olandese deve misurarsi con una

maggiore, e tuttavia ancora crescente, richiesta disvago e di turismo. L’uso ricreativo condiviso del-

l’ambiente rurale è oggi in via di sviluppo e offreagli agricoltori buone prospettive per attività eco-nomiche aggiuntive. L’unicità delle caratteristichee la qualità delle attrezzature ricreative e turistichedelle varie regioni rivestono grande importanza,come la gestione improntata al rispetto dell’am-biente, lo sviluppo della filiera, le alleanze con leassociazioni di agricoltori e ambientalistiche, ilmiglioramento dell’immagine, lo sviluppo dinuove combinazioni di prodotti e mercati per for-nire una gamma variegata di possibilità di svago.

Migliorare la vivibilitàQualità della vita e benessere sono importanti

obiettivi di politica rurale. La vivibilità è la pietra diparagone di tale aspirazione e gli aspetti che influi-scono sulla vivibilità comprendono la partecipazio-ne e i contatti sociali, il coinvolgimento individua-le nell’ambiente in cui si vive, la coesione del tes-suto sociale, l’accesso ai servizi e il loro livello. Unapproccio di tipo regionale è mirato a mantenere illivello di vivibilità della campagna e a svilupparne ilpotenziale con l’introduzione di attività economi-che di nuovo tipo, migliorando il livello dei servi-zi, di impiego e di coesione sociale.

1.6 Trasformazione dell’agricoltura

e del sistema agroalimentare

L’economia olandese è un’economia di merca-to mista, nella quale tanto il pubblico che il priva-to giocano il proprio ruolo, e si fonda sulla liberaimpresa all’interno dei limiti definiti dal governo.Lo sviluppo dell’agricoltura in Olanda può vantareuna storia di grandi successi in termini di intensifi-cazione della produzione e crescita dell’esportazio-ne dei prodotti agricoli, contribuendo però all’in-quinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua comerisultato dell’applicazione intensiva di pesticidi eminerali e dell’alto livello di produzione di deie-zioni animali.

La vecchia organizzazione del sistema di pro-duzione agricolo in Olanda spiega almeno in parteil ruolo sociale attuale dell’agricoltura e sta allabase dei problemi di natura ambientale che il set-tore affronta oggi. Per oltre quarant’anni, il Diret-tivo Agricolo (Landbouwschap), nel quale eranorappresentate le associazioni degli agricoltori e isindacati del lavoro, è stato il partner principale neinegoziati condotti del Ministero dell’Agricoltura ilcui principio ispiratore forte e condiviso era unaferma fiducia nella modernizzazione.

Dal 1996 in poi si è registrato un aumento di

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contatti tra il Ministero e i portatori di interessiorganizzati al di fuori dell’agricoltura. Il ruolo del-l’agricoltura nella società, l’organizzazione dellaproduzione agricola e il futuro delle aree ruralisono divenuti in generale temi sui quali oggi discu-tono tutti gli attori e gli stakeholder coinvolti e nonsolo gli agricoltori e i loro rappresentanti. Unaconseguenza della mancanza di apertura del setto-re agricolo è stata la scarsa comunicazione tra con-sumatori e produttori. I consumatori non identifi-cano i propri oggetti di consumo con quantoavviene all’interno dell’azienda agricola, il cibo nelpiatto è anonimo. I recenti scandali, le epidemie ele altre malattie hanno ulteriormente ampliato ildivario presente tra la maggioranza dei consuma-tori e i produttori.

Insieme ad una minore influenza che gli agri-coltori esercitano nelle decisioni e nei processipolitici, pare in gioco anche la loro capacità di in-fluenzare il mercato. Dagli inizi del Novecento lacommercializzazione dei prodotti era principal-mente organizzata attraverso la licitazione coope-rativa (ortofrutta) e/oppure attraverso cooperative(prodotti lattiero-caseari e seminativi) posseduteda imprese collettive di agricoltori. Nel tempo,queste cooperative si sono trasformate in grandi

compagnie di tipo tradizionale nelle quali gli agri-coltori occupano un ruolo solamente marginale. Inparallelo, molti distributori e industrie di trasfor-mazione hanno stabilito contatti diretti con gliagricoltori. La sicurezza dei cibi e gli standard igie-nico-sanitari sono temi prioritari. Nell’insieme, ilpotere dei distributori e delle industrie di trasfor-mazione si è accresciuto a spese del produttore ini-ziale. Specialmente ora la gestione della filiera e larichiesta di una maggiore trasparenza nel processoproduttivo comportano un numero crescente diregolamenti, di certificazioni e di disposizioni dietichettatura a cui i produttori agricoli devonoconformarsi se vogliono ottenere una “licenza divendita”.

Quanto alla comunicazione nelle aree rurali, sipuò dire che il processo di produzione primaria dialimenti e i suoi attributi non hanno un ruolo diprimo piano nell’interazione tra consumatori eproduttori. Alcune organizzazioni che operano nelsociale (associazioni ambientaliste, associazioni perla protezione degli animali) esercitano pressioni sulsettore agricolo perché questo si conformi a certistandard minimi per quanto riguarda la salute, laprotezione dell’ambiente, e così via (“licenza diprodurre”). In generale, si assiste ad un sempre

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I temi di dibattito che emergono dal quadro delle tendenze che caratterizzano le aree rurali in Olanda

Livello Stadio del ciclo vitale Gruppo sociale di origine Tema di importanza (introduzione, sviluppo, (agricoltori, ambientalisti etc.)

maturità, declino)

Qualità alimentare – Introduzione Consumatori

Regionalismo / territorio – Sviluppo Agricoltori

Sicurezza alimentare XX Sviluppo Distribuzione, governo, consumatori

OGM X Maturità/declino Ambientalisti, governo

Lavoro – – –

Paesaggio X Sviluppo Ambientalisti, ass. ricreative, agricoltori

Pianificazione dello spazio XX Sviluppo /maturità Tutti

Patrimonio culturale X Introduzione Governo, ambientalisti, agricoltori

Servizi verdi/non-agricoli XX Intro/ Sviluppo Agricoltori

Partecipazione / società civile X Sviluppo Consumatori

Cooperazione economica – – –

Esclusione sociale – – –

Acqua potabile X Sviluppo /maturità Governo, enti di gestione dell’acqua

Protezione/benessere animale XX Sviluppo Animalisti, ambientalisti, ass. consumatori

Trasparenza della produzione alimentare X Maturità Associazioni degli agricoltori, produttori

Burocrazia- semplificazione XX Maturità Governo, associazioni degli agricoltori

Salute animale (controllo delle malattie) XXX Sviluppo /maturità Governo, produttori, industria agroalimentare, agricoltori

Sviluppo della natura XX Maturità Ambientalisti, agricoltori, governo

Agricoltura biologica X Maturità Governo, associazioni degli agricoltori, ambientalisti

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maggiore interesse da parte dei consumatori perciò che concerne la ruralità nel suo insieme, per gliaspetti ricreativi delle aree rurali e per i prodottiregionali. Ma per il momento, tutto ciò è ancorapiuttosto marginale se paragonato agli interessieconomici e alle cifre della produzione agricolaprimaria nell’insieme.

1.7 I temi del dibattito su agricoltura

e aree rurali

Nella tabella della pagina precedente è riporta-ta una rassegna dei temi di dibattito che emergonodal quadro delle tendenze che caratterizzano learee rurali in Olanda descritto nei paragrafi prece-denti.

1.8 Hot spot

In aggiunta ai fattori chiave dello sviluppo rura-le e all’elenco sopra riportato, ci sono alcune tema-tiche che sono oggetto di acceso dibattito e per lequali non si è ancora raggiunto un punto di intesatra attori rurali e non rurali.

Innanzitutto, la pianificazione dell’uso dellospazio e gli interessi del comparto agricolo a fron-te delle richieste che provengono dai nuovi attori edall’espansione dei centri urbani, un tema più chemai scottante a causa della forte pressione sullaterra presente in Olanda.

In secondo luogo, si è avviata un’ampia discus-sione sulla sicurezza alimentare e i problemi chesorgono considerando l’agriturismo e l’aperturadella campagna verso nuovi attori. In particolare lacrisi FMD nel 2001 ha ulteriormente aumentato ildibattito.

In terzo luogo, stimolato dalle discussioni circa ilfuturo della Politica Agricola Comunitaria dopoAgenda 2000, è divenuto un tema di discussioneanche il sostegno finanziario alla gestione di paesaggisocialmente desiderabili e del patrimonio culturale.

La definizione e la messa in atto di questi cosiddetti“servizi verdi”, forniti dagli agricoltori e finanziati daorganismi governativi, attira molta attenzione.

Oltre ai punti caldi sopra menzionati, la discus-sione sullo sviluppo rurale e sul futuro dell’agricol-tura ha utilizzato un gran numero di concetti.Come per la moda, queste idee vanno e vengono.Si riporta di seguito una lista di parole e concetti“di moda”, usati nella comunicazione e in politicanel corso degli ultimi dieci anni:• sostenibilità • innovazione di sistema e transizione• identità regionale• mercati globali• rinnovamento rurale• potere innovativo • diversificazione delle attività agricole• uso multifunzionale del territorio• trasparenza della produzione • gestione di filiera• provvedimenti su misura• diversità• networking• auto regolazione.

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Paesi Bassi. Den Haneker. “….protezione e migliora-mento dei valori legati all'ambiente naturale e di unpaesaggio attraente per gli agricoltori, i cittadini, i visi-tatori…”

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Caso 1 - Lo sviluppo della comunità offre opportunità all’ambiente rurale

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Circa 30 anni fa, le infrastrutture attorno al villaggio di Zieuwent subirono un radicale cambia-mento per adattarsi a un sistema agricolo moderno e razionale. Il reticolo di stradine e sentieripreesistente scomparve. Con l’apparire durante gli anni settanta di nuovi valori come protezio-ne del paesaggio, dell’ambiente etc., fu chiaro che la razionalizzazione si era spinta troppo oltre.Il ripristino e la conservazione dei vecchi sentieri che attraversavano i campi e i terreni aperti eche erano usati dai residenti per recarsi in chiesa si configurarono come nuovi obiettivi da rag-giungere.• Contributo della comunicazioneLa comunicazione rappresenta uno strumento importante per questa iniziativa, decisiva per con-tribuire a motivare i residenti locali. • Innovazione della comunicazioneL’aspetto innovativo più importante delle pratiche comunicative attuate consiste nella promozio-ne del dialogo e della collaborazione della comunità all’interno di un piccolo centro, tra giovanie anziani, mosso dal desiderio di recuperare un aspetto importante del passato.• Guidata dalle politiche?L’organizzazione è spontanea ed è stata avviata da un gruppo di residenti, agricoltori e cittadinilocali. Non dipende totalmente dai sussidi, ma è principalmente su base volontaria. I governi loca-le e regionale, tuttavia, hanno sostenuto l’iniziativa con vari aiuti, dato che è in relazione con lacrescente consapevolezza degli effetti negativi della modernizzazione delle aree rurali.

Sede/indirizzo Stichting Kerkepaden Zieuwent, Gelderland

Fasi • Una iniziativa locale avanza la proposta di recuperare (almeno in parte) il tracciato dei sentie-ri tradizionali. Nel 1994 viene creata la Fondazione Sentieri Parrocchiali di Zieuwent per pro-muovere la creazione e il mantenimento di sentieri e percorsi ciclabili nella zona di Zieuwent.• La fondazione invita i politici nazionali a collaborare ad un progetto pilota per aprire le areerurali ai visitatori. Dopo una risposta positiva, le istituzioni locali (provincia e municipalità) se nefanno carico e contribuiscono insieme al finanziamento del progetto pilota.• Nel frattempo, la fondazione ha scoperto una via giuridica per usare i terreni privati per lacostruzione di sentieri e percorsi senza doverli necessariamente acquistare. Questa consiste in unasomma da corrispondere annualmente in cambio del diritto di poter attraversare i terreni.

Attori principali• Comunità locale: Fondazione Sentieri Parrocchiali di Zieuwent e decine di volontari• Circa 30 proprietari terrieri, per lo più agricoltori• Provincia di Gelderland• Comitato di gestione dell’acqua Rijn en Ijssel• Ministero dell’Agricoltura• Comitato per le attività ricreative Achterhoek Liemers• Municipalità di Lichtenvoorde.

Aspetti e pratiche di comunicazione Parole chiave degli attori Paesaggio, storia, comunità, motivazione.

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2. Repertorio di iniziative organizzative

Con riferimento al contesto generale descritto nel capitolo precedente, è riportata di seguito una selezionedi iniziative, per lo più a carattere regionale.

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Attività di comunicazione Comunicazione interna ed esterna sono strettamente connesse.• Comunicazione interna: il sostegno di molti volontari fortemente motivati (molti dei quali nonpiù giovani) al ripristino dei sentieri e dei percorsi nella loro stessa regione ha favorito la coesio-ne della comunità e il riconoscimento del valore della loro storia culturale e sociale. Nel comuni-carla ai visitatori e anche attraverso delle pubblicazioni, essi hanno ispirato altri a sviluppare a lorovolta esperienze simili.• Comunicazione esterna: assistenza, escursioni, pubblicazioni.

Prospettive La fondazione ha circa 500 membri sostenitori, circa il 90% dei nuclei familiari locali. L’ambizioneè di mantenere l’intera infrastruttura dei percorsi, servendosi del lavoro volontario e in parte di finan-ziamenti pubblici. Oltre 10 villaggi nella stessa regione e in altre hanno di recente copiato l’iniziati-va di Zieuwent. Il libro che ripercorre questa esperienza è stato tradotto anche in giapponese.

Caso 2 - Vendere l’ambiente con i prodotti

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

• Promozione dei prodotti regionali con vendita diretta in azienda.• Combinare aspetti tipici del cosiddetto “cuore verde” (la regione rurale che si estende tra le 4maggiori città olandesi) e prodotti di qualità, principalmente latticini e frutta.• Contributo della comunicazionePoiché si tratta essenzialmente di un progetto di marketing alternativo, la comunicazione rivesteun’importanza primaria. I nuovi consumatori dei prodotti regionali si avvicinano e si legano aquesta iniziativa tramite la comunicazione. Opuscoli, un sito web, una newsletter e giornate aper-te sono i mezzi usati dall’associazione.• Innovazione della comunicazioneLa tipologia della comunicazione è tradizionale (passaparola, pubblicazioni, sito web) ma non èrivolta al pubblico in generale bensì ai potenziali acquirenti “alternativi”, ovvero membri delleassociazioni ambientaliste, di cicloturismo, di conservazione del paesaggio.• Guidata dalle politiche?L’associazione ha radici locali e fu avviata da un gruppo di agricoltori che producevano e vende-vano direttamente formaggio e latticini. Ben presto, il gruppo ottenne il sostegno del WLTO, l’as-sociazione di categoria degli agricoltori. Non dipende dai sussidi, anche se il WLTO cura una partedel lavoro amministrativo.

Sede/indirizzoGroene Hart Landwinkels Stichting Keurmerk, Groene Hart Producten p.o. WLTO/Haarlem

Fasi • Nei primi anni novanta molti produttori di latticini nella regione iniziarono ad esplorare qualiopportunità ci fossero per i prodotti regionali. Erano fortemente motivati a seguito di un viaggioeffettuato nel distretto del Parmigiano-Reggiano in Italia. • All’inizio incontrarono la forte opposizione delle associazioni di categoria ufficiali, legate allegrandi industrie e che ancora non davano valore a questo progetto di diversificazione.• Per diversi anni il gruppo ha provato a produrre e commercializzare il cosiddetto formaggioVeenweide, ma senza risultati.• Nel frattempo il WLTO assunse un diverso orientamento e diede il proprio appoggio all’ini-ziativa. Fu fondata un’associazioe per certificare e promuovere i prodotti regionali del Cuoreverde. Da allora, si è riservata una maggiore cura ai punti vendita che oggi sono luoghi particola-ri dove produttore e consumatore si incontrano, comunicano, assaggiano.• Un altro cambiamento è dato anche dalla professionalità del “messaggio”: ambiente rurale nelcuore di una realtà urbana dinamica e convulsa.

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Attori principali• Un gruppo di 7 agricoltori• Sindacato WLTO e Fondazione per i prodotti Cuore Verde.

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave Cooperazione, pubbliche relazioni, prezzi migliori, ospitalità, rapporto consumatore-produttore,

prodotti di qualità, naturalità, quiete, paesaggio.

Attività di comunicazione • Comunicazione interna: comunicazione interna tra punti vendita e WLTO, scambio di espe-rienze sulle relazioni con i consumatori.• Comunicazione esterna: opuscoli, web site, newsletter.

Prospettive L’obiettivo dell’iniziativa è diventare un circolo economicamente stabile di vendita diretta, cheoffre la produzione regionale di qualità ad un gruppo di consumatori consapevoli. La formula dellavendita diretta deve “competere” con i ritmi veloci della società in generale, laddove anche il con-sumatore consapevole tende ad acquistare prodotti di qualità nei supermercati. Comunicare unmix di qualità, quiete e ritmi tranquilli è dunque essenziale.

Caso 3 - Gestione idrica e agricoltura

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Superare la lunga storia di lotte tra interessi legati alle pratiche agricole da un lato e alla gestio-ne delle riserve idriche dall’altro.• Contributo della comunicazioneLa comunicazione in quanto tale non ha contribuito molto al successo dell’iniziativa, che parepiuttosto il risultato di lunghi negoziati che hanno assimilato idee creative provenienti da indivi-dui diversi.• Innovazione alla comunicazioneNon rilevante.• Guidata dalle politiche?L’iniziativa assume connotati politici in quanto trovare una soluzione per l’inondazione delleacque era un interesse di natura politica, con tutte le sue ripercussioni sia in campo agricolo, siaper le altre parti interessate.

Sede/indirizzo Dinkelconvenant Waterschap Regge en Dinkel – Overijssel

Fasi • Un fiume minore, il Dinkel, provenendo dalla Germania attraversa la provincia di Overijssel e creainondazioni con una certa regolarità. Per impedirle, il Comitato idrico avrebbe dovuto dare avvio amisure preventive costose e a lungo termine. I valori associati all’ambiente naturale del fiume, tutta-via, hanno reso queste misure non più socialmente accettabili nel corso degli anni novanta.• Il Comitato e gli agricoltori locali nel 1995 hanno intavolato una serie di discussioni per tro-vare una alternativa.• Il risultato è stato un provvedimento amministrativo, detto “Dinkeldal” (ConvenzioneDinkel), stipulato nel 2000 che prevede delle misure compensative per gli agricoltori.

Attori principali• Comitato idrico Regge en Dinkel• Agricoltori contraenti.

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Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave Remunerazione, misure compensative.

Attività di comunicazione • Comunicazione interna: la comunicazione interna consiste in intensi negoziati tra le parti, finoal provvedimento e al successivo accordo. • Comunicazione esterna: l’esperienza è documentata soprattutto su riviste specializzate e rivesteun grande valore di esempio per altre regioni.

Prospettive La Convenzione Dinkel ha ricevuto grande attenzione negli ultimi anni. È stata comunicata daipartecipanti in quanto esempio di risoluzione delle tensioni esistenti tra settore agricolo e di gestio-ne delle acque. In questo senso, ha un ruolo cruciale nella realizzazione del Progetto NazionaleIdrico e funziona come esempio eccellente di combinazione di funzioni (agricola e idrica) in unambiente rurale con pochi spazi a disposizione.

Caso 4 - Aprire il settore dell’allevamento suino intensivo

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

• Promuovere l’allevamento suino tramite visite per i cittadini e i consumatori• Colmare il divario tra produttore e consumatore di carne suina per raggiungere l’appoggiocostante alla produzione.• Contributo della comunicazione

La comunicazione è l’elemento principe di questo progetto. Permettendo il libero accesso alle stal-le, i produttori tentano di stabilire un dialogo con i consumatori in materia di allevamento dei suini,benessere animale etc., per cancellare l’immagine negativa assunta dal settore a seguito della scarsainformazione. Il contributo dipende da a) l’interesse del consumatore di visitare le stalle e b) lanuova immagine che viene a crearsi dopo la visita.• Innovazione della comunicazioneL’idea di accogliere i consumatori non è nuova di per sé, essendo già stata attuata dai produttoridi vetro, dagli agricoltori biologici etc., ma è davvero nuova per questo particolare comparto,caratterizzato dalle misure restrittive dovute ai regolamenti sanitari.• Guidata dalle politiche?L’iniziativa non è stata promossa in campo politico. Il governo, al contrario, favorisce una mag-giore chiusura, sempre per motivi sanitari. Tuttavia con le misure cautelative previste da questoprogetto, il settore politico non vi si oppone.

Sede/indirizzo Associazione ‘Varkens in Zicht’ (“Suini in Vista”).

Fasi • Negli ultimi anni, con le epidemie di peste suina, il settore ha sofferto della mancanza di fidu-cia che si riscontra nella società. Molti allevatori hanno compreso che la stabilità per il futuro delloro settore dipende da un dialogo con il resto della società, da relazioni costanti con i cittadini ei consumatori. Non soltanto con attività di pubbliche relazioni e di comunicazione sui media, masoprattutto mostrando cosa succede dentro le aziende stesse. L’obiettivo è di creare 25 alleva-menti “trasparenti”.• I regolamenti igienici prevedono il divieto di entrare negli allevamenti di animali, dato che irischi di malattie virali sono troppo alti. Dunque le strutture devono adattarsi, ovvero avere pare-ti di vetro. Il costo non può gravare sui soli agricoltori motivati, ma l’intero settore dovrà farsenecarico.• Nel 2001 fu steso un protocollo per selezionare e certificare gli allevamenti suini che avrebbe-ro preso parte all’iniziativa chiamata “Suini in Vista”.

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• Nell’ottobre 2001 il primo allevamento con strutture di stabulazione trasparenti fu aperto aAarle-Rixtel. I visitatori sono i benvenuti in qualsiasi momento e possono entrare liberamente esenza guida nelle strutture. Nei primi mesi, migliaia di cittadini e consumatori hanno accolto l’in-vito e, come testimoniato dal registro degli ospiti, l’iniziativa stessa favorevolmente.• Nel 2002 un conflitto tra diverse fazioni delle associazioni di allevatori suini sulla necessità diaprire il settore al resto della società ha impedito il finanziamento di altri allevamenti aperti di que-sto tipo. Tuttavia sembra che l’Associazione avrà la meglio nel dibattito e potrà proseguire nellarealizzazione del progetto.

Attori principali• Allevatori suini• Associazione agricoltori WLTO

• Governo provinciale.

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave Mirare al futuro, fiducia, conoscenza, permesso di produrre, benessere animale.

Attività di comunicazione • Comunicazione interna: la comunicazione interna si limita al direttivo dell’Associazione e agliallevatori interessati ad aprire strutture di questo tipo. • Comunicazione esterna: la comunicazione esterna non è il mezzo, ma il fine stesso di questoprogetto.

Prospettive Il futuro dell’iniziativa dipende innanzitutto dalla capacità di superare le opposizioni interne al set-tore stesso. In secondo luogo, avrà successo se la maggior parte dei visitatori avrà migliorato lapropria opinione sull’allevamento dei suini e se, eventualmente, gli allevatori saranno pronti adadattare le proprie aziende alle richieste dei consumatori. In questo senso, i partecipanti al pro-getto si assumono un certo rischio, che considerano tuttavia come una scelta obbligata.

Caso 5 - Uso del paesaggio e gestione professionale

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

• Protezione e miglioramento dei valori legati all’ambiente naturale e di un paesaggio attraenteper gli agricoltori, i cittadini, i visitatori. • Grazie all’entusiasmo dei membri e alla cooperazione di altri attori locali disegnare e realizza-re progetti di sviluppo rurale che mantengano le caratteristiche della zona. • Generare reddito (aggiuntivo) dai servizi verdi come gestione delle risorse naturali, agrituri-smo e attività ricreative.• Contributo della comunicazioneLa comunicazione è uno strumento importante per l’associazione Den Haneker per tenere aggiorna-ti i membri sulle attività e sui risultati ottenuti nella gestione delle risorse naturali. La comunicazioneviene anche usata nei negoziati con i partner dentro e fuori l’azienda, per esempio lavorando insiemead un progetto per il paesaggio o promuovendo le attività dei membri (agriturismo) in brochure.• Innovazione della comunicazioneIl principale aspetto innovativo è dato dalla promozione del dialogo e dalla ricerca di consensocon tutte le parti coinvolte. Innovativo, inoltre, è il riconoscimento dell’importanza di combina-re insieme “parole” e azioni. La comunicazione è intrecciata con le attività stesse che si basano suuna visione di cambiamento per ottenere uno sviluppo rurale sostenibile. • Guidata dalle politiche?L’associazione è locale, avviata da un gruppo di agricoltori. All’inizio non riceveva sussidi per le

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attività volontarie di protezione degli uccelli. Oggi non dipende dai sussidi. È legata alla sfera poli-tica in quanto le politiche rurali restrittive sono state il motivo principale per sviluppare propri pro-getti di sviluppo per la regione.

Sede/indirizzo Den Haneker, provincia di Zuid Holland, Alblasserwaard-Vijfherenlanden.

Fasi • Fondata nel 1994 alla fine di un programma di scambi con agricoltori di paesi del Terzomondo che avevano criticato il mancato rispetto per la natura e l’ambiente da parte degli agricol-tori olandesi. • I progetti iniziali riguardavano la protezione degli uccelli, lo sviluppo dell’ambiente naturale almargine delle coltivazioni e la riduzione dell’uso di fertilizzanti.• Fu sviluppato un progetto locale in risposta alle politiche nazionali restrittive e verticistiche. Il pro-getto fu accettato dalla Provincia e da altri enti e oggi viene realizzato per mezzo di una convenzio-ne, che definisce chiaramente scopi, obiettivi, procedure di sanzionamento e benefici.• Oltre alla realizzazione della convenzione centrata sullo sviluppo naturale, Den Haneker oggiesplora le opportunità di sviluppo agrituristico nella zona. Anche la gestione del paesaggio e di que-sti aspetti culturali importanti dal punto di vista storico acquisiscono sempre maggiore attenzione.• Nel 2002, Den Haneker si è trasformata in un’associazione cardine per lo sviluppo rurale dellazona e funziona come base di partenza per i negoziati con gli enti governativi e come motorepropulsivo delle iniziative individuali.

Attori principali• Dei circa 600 agricoltori presenti nella zona, 300 sono membri di Den Haneker. A questi siaggiungono circa 400 residenti. • Den Haneker ha rappresentanti in molti comitati per lo sviluppo rurale, pianificazione, gestio-ne della natura e del paesaggio e sviluppo ricreativo. Essi collaborano con gli enti statali a livellolocale, provinciale e nazionale nella definizione delle politiche di sviluppo regionali.• Collaborano inoltre con gruppi di interesse locali e provinciali, con associazioni impegnatenella tutela dell’ambiente e dello sviluppo del turismo.

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave Membri: religione, conservatori della natura, benefici per la collettività, orgoglio rurale,

responsabilità dei residenti per lo sviluppo locale. Non membri: responsabilità regionale perla progettazione territoriale, mantenimento e sviluppo dell’ambiente rurale. Organizzazione fortemente strutturata, con potere di mobilitazione a livello regionale.

Attività di comunicazione• Den Haneker è considerata un interlocutore principale per i progetti locali ed è rappresentatain molti gruppi di discussione, comitati etc. di sviluppo rurale.• I membri comunicano attraverso newsletters e incontri su argomenti specifici come protezio-ne degli uccelli, agriturismo, tutela dell’ambiente.• Comunicazione esterna: un sito web (www.denhaneker.nl), una brochure con il calendarioannuo delle varie attività, un centro di accoglienza e una newsletter.

Prospettive • Essere la piattaforma base per lo sviluppo rurale della zona• Assimilare idee innovative• Fornire agli agricoltori membri informazioni, conoscenza e idee per garantire loro un futuro,sia in campo agricolo che in altri campi.

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Caso 6 - A proposito di pianificazione

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

• Promuovere la discussione sulla pianificazione spaziale, la pressione sui terreni e il ruolo del-l’agricoltura tra i giovani agricoltori della regione, per arrivare a una maggiore consapevolezza deicomplessi processi di progettazione territoriale e sviluppare la capacità nei giovani di delinearestrategie e obiettivi per le loro aziende. • Instaurare un dialogo tra giovani agricoltori e altri stakeholder, assegnare una collocazione ter-ritoriale precisa alle zone agricole per il futuro, essere partner nella negoziazione invece di subire ediventare vittime della lotta per i terreni.• Contributo della comunicazioneLa comunicazione è impiegata per rendere i giovani agricoltori consci dell’importanza di parteci-pare al dibattito sulla progettazione territoriale. In particolare, il dibattito viene associato ad esem-pi e mappe della regione per renderlo concreto.• Innovazione della comunicazioneL’uso di mappe interattive e di meccanismi di pianificazione virtuale nel corso degli incontri alivello regionale appare innovativo, come anche la traduzione delle mappe di pianificazione regio-nale su brochures a diffusione nazionale.• Guidata dalle politiche?La NAJK è un’associazione di giovani agricoltori autofinanziata. Per i progetti speciali come quel-lo in questione, essi ricevono una donazione dalla Lotteria Nazionale o dal Governo. Dunque unaparte delle attività è guidata dalla sfera politica, l’altra rappresenta gli interessi dei giovani agricol-tori nel dibattito pubblico.

Sede/indirizzo NAJK, Utrecht. Marcel Vijn, Marieke Leentvaar, Nicolaas van Everdingen

Fasi • La crescente pressione sui terreni e la richiesta di spazio da parte dei vari attori influenzano lar-gamente i processi di sviluppo agricolo. In particolare, i terreni agricoli sono visti come l’unicafonte di spazio per tutte le altre funzioni.• Il tema della progettazione spaziale però non era mai stato oggetto di dibattito tra i giovani agri-coltori, nonostante il loro futuro dipenda proprio da questo. L’Associazione Giovani Agricoltori,con il sostegno di Rabobank, nel 1998 ha dato vita ad un progetto in cui tutti gli associati possa-no discutere di come vedono la propria collocazione futura nella mappa geografica dell’Olanda.• Il nucleo del progetto consiste in 15 gruppi di incontro organizzati a livello regionale in tutto ilpaese, cui hanno preso parte circa 2700 giovani agricoltori. Dopo una fase di orientamento in cuigli organizzatori locali cominciarono a motivare i membri, al termine di un primo incontro si deci-se di arrivare a disegnare una mappa delle varie richieste. Al secondo incontro, la mappa fu oggettodi discussione con altri stakeholder e si presero accordi per ulteriori fasi.• Il progetto ha suscitato la consapevolezza dei giovani agricoltori riguardo al loro coinvolgi-mento nel dibattito (locale) sulla pianificazione spaziale per poter inserire nelle mappe future iloro obiettivi e le loro esigenze. Il progetto ha ricevuto un premio come migliore iniziativa suitemi della ruralità dal Ministero della Salute, del Welfare e dello Sport nel 1999.

Attori principaliI membri dello NAJK, gli enti locali, regionali e nazionali, le associazioni ambientaliste, gli impren-ditori turistici, le Camere di commercio, i Rijkswaterstaat, gli enti idrici, i proprietari terrieri, le ban-che locali.

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave • Membri dello NAJK: “Puoi tracciare il tuo futuro”; “La pianificazione spaziale influenza il tuo

futuro”.• Esterni: “I giovani agricoltori sono partner negoziali nella pianificazione spaziale”.

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Attività di comunicazione • Associazioni locali con il sostegno dell’Associazione Nazionale Giovani Agricoltori• Materiale promozionale a colori vivaci (brochure, poster)• Pagine pubblicitarie sulle riviste regionali e nazionali (specializzate)• CD-rom con gli esiti finali della discussione• Programma software (Spatial Explorer) appositamente disegnato per mappare funzioni diversecon l’uso di GIS.

Prospettive Il progetto è concluso e gli obiettivi sono realizzati. Rimane da sviluppare ulteriormente la crea-zione di iniziative locali e il NAJK stimolerà questo processo attraverso la comunicazione sulle pro-prie riviste e il coinvolgimento a livello nazionale e regionale.

Caso 7 - Offerta di spazio e tranquillità come terapia curativa

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

• Persone che necessitano di terapie (pazienti psichiatrici, disabili) traggono beneficio dalle atti-vità che possono svolgere in un’azienda agricola.• Un numero crescente di agricoltori è attratto da questa tipologia di attività, motivati dallavolontà di allargare i propri interessi e di impegnarsi in un lavoro socialmente utile.• L’associazione Landzijde si propone come intermediario tra gli agricoltori e le persone chenecessitano di queste terapie.• Contributo della comunicazioneLa comunicazione è usata principalmente come mezzo per mettere in contatto le due parti inte-ressate.• Innovazione della comunicazioneLa parte innovativa di questo progetto sta nel mettere insieme persone che non hanno una rela-zione diretta.• Guidata dalle politiche?No. Questo nuovo tipo di servizio terapeutico è fuori dalle strutture sanitarie pubbliche.

Sede/indirizzo www.landzijde.nl

Fasi • Landzijde è un’associazione no profit che mette in contatto agricoltori e istituti di cura, forni-sce informazioni e corsi di formazione agli agricoltori.• Landzijde fa parte dell’associazione di rinnovamento rurale ‘De Beemster’.• Gli agricoltori possono diventare membri di Landzijde e aprire le proprie aziende ai pazienti.• Questi agricoltori si impegnano a fornire cure e attenzioni e a guidare i pazienti nel lavoro quo-tidiano in azienda. Gli agricoltori non sono terapisti, ma assistenti e per questo impegno ricevo-no un compenso (circa 50 Euro al giorno).• Vicino a Purmerend esistono già 14 agricoltori membri dell’associazoine. Essi rispettano lenorme dei contratti di lavoro e le necessarie forme assicurative.

Attori principali Agricoltori, istituti di cura, associazione di rinnovamento rurale ‘De Beemster’.

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave • Per gli agricoltori: lavoro socialmente utile, allargamento dei propri interessi. Lavoro in cam-

bio di cure.• Per i “pazienti” e gli istituti di cura: lavorare in un’azienda agricola favorisce il benessere deipazienti.• Altri: Agricoltura multifunzionale, funzioni sociali dell’agricoltura.

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Attività di comunicazione • Il sito web è lo strumento comunicativo principale per mettere in contatto gli istituti di cura egli agricoltori nella regione.• Colloqui personali tra istituti interessati e agricoltori.La comunicazione esterna non rappresenta una priorità, dato che lo scopo principale è creare lega-mi tra istituti di cura e agricoltori. Il sito web è tuttavia facilmente accessibile dalle persone poten-zialmente interessate.

Prospettive Landzijde è un’iniziativa che si svolge nella parte nord occidentale dell’Olanda (a nord di Amster-dam). I membri intendono estendere questa attività in altre regioni ed entrare anche a far partedi un Centro per i Servizi Verdi.

Caso 8 - Mettere in contatto produttore e consumatore tramite cooperative

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Agricoltura supportata dai consumatori per: – condividere i rischi del raccolto– colmare la distanza tra produttori e consumatori– coinvolgere i consumatori in azienda– stimare i costi e i ricavi con accessibilita a tutti i partecipanti

• Contributo della comunicazioneLa comunicazione è uno strumento importante per mettere in contatto agricoltori e consumato-ri. Oltre che sui prodotti stessi, i consumatori ricevono informazioni sui processi produttivi e suicosti necessari.• Innovazione della comunicazioneLa comunicazione non è innovativa di per sé, ma lo è piuttosto la relazione tra consumatori e agri-coltori, in particolare perché i primi pagano un prezzo reale (calcolato sulla base dei costi di pro-duzione).• Guidata dalle politiche? No.

Sede/indirizzo Oosterwaarde - Sallandsweg 6, Diepenveen (0570 593237)

Fasi • Fondata nel 1994 con un gruppo di 200 clienti.• Trasformata nel 1996 e costituitasi come fondazione. La fondazione è responsabile della stra-tegia a lungo termine, delle scelte organizzative e finanziarie.• Il piano produttivo viene presentato ogni anno insieme alla stima dei costi e dei ricavi in unincontro aperto a tutti i partecipanti, anche se vi si registra una scarsa partecipazione (ca. 22 mem-bri) dato che non vi sono grandi cambiamenti da un anno all’altro.• I membri ricevono una quota del raccolto, invece del più tradizionale sistema a “cassetta” incui si acquista mensilmente un certo quantitativo di prodotti.• 50 membri sono attivamente coinvolti, ma il coinvolgimento nelle attività dell’azienda (puntovendita, raccolto, confezionamento) si è rivelato di difficile attuazione. Il valore aggiunto per imembri attivi consiste nei contatti sociali, nel condividere l’ambiente rurale, nella disponibilità diprodotti alimentari, nella possibilità di praticare attività all’aperto.• 150 sono invece i membri passivi, che ricevono una newsletter mensile.• Si ha una rotazione annua dei membri pari a circa il 20%.• I membri possono ricevere personalmente i loro prodotti in 20 punti di distribuzione disloca-ti nella regione • A Oosterwaarde c’è un piccolo negozio dove si possono acquistare i prodotti (circa il 10% dellaproduzione).

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Attori principaliTre impiegati a tempo pieno (proprietari) conducono l’azienda, membri (attivi e passivi).

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave Contatto diretto con il produttore; coinvolgimento dei consumatori

Attività di comunicazione • Newsletter (mensile)• Bollettini presso i punti di distribuzione (per i membri)• Sito web (soprattutto per la comunicazione esterna)• Visite in azienda per le persone interessate.

Prospettive La Oosterwaarde vorrebbe aumentare il numero dei membri a 240, soprattutto perché vorrebbeiniziare l’allevamento di bovini. I profitti sono ancora bassi e il prezzo per le quote di acquistorimane più alto di quello dei prodotti acquistati con il sistema a “cassetta” di pari valore.

Caso 9 - Mucche al pascolo, il simbolo dell’agricoltura olandese

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

• A seguito dell’efficienza economica e delle severe norme ambientali, i produttori di latticinitendono a tenere i loro bovini in stalla un po’ in tutto il Paese. Attualmente circa il 15% del bestia-me è in stalla, ma la percentuale presenta una crescita costante.• Le associazioni di agricoltori, di consumatori, ambientaliste e il governo sono concordi nel ritene-re che questa sia una tendenza da non assecondare, per motivi diversi: benessere animale, salute, pae-saggio, qualità del latte, analogie con l’allevamento dei suini sono ragioni che giocano tutte un ruolo.• I produttori che praticano l’allevamento in stalla per tutto l’anno sostengono che i consuma-tori non sono pronti a pagare un prezzo più alto per tenere i bovini all’aperto, il benessere delbestiame non risente dell’allevamento ‘al chiuso’, questo è il solo modo per attenersi alle normesui nitrati, l’allevamento in stalla richiede un lavoro meno intenso, si ha una migliore prevenzio-ne delle malattie etc.• Al momento, la tendenza è verso l’allevamento ‘al chiuso’, mentre le richieste provenienti dal-l’ambiente sociale vanno nella direzione opposta. • Alcune associazioni (animaliste e di consumatori), un paese, un trasformatore di latticini e l’Uf-ficio centrale per le questioni alimentari hanno intrapreso delle iniziative per promuovere gli alle-vamenti all’aperto, anche se manca un’azione coordinata.• Contributo della comunicazioneLa comunicazione è il mezzo principale per creare consapevolezza tra i consumatori sulle conse-guenze degli allevamenti ‘al chiuso’. Dunque la comunicazione, sotto forma di pubblicità, cam-pagne promozionali e azioni dimostrative, è il cuore di questa iniziativa.• Innovazione della comunicazioneLa comunicazione impiegata non è particolarmente innovativa riguardo alla struttura (soprattut-to campagne sui mass media), ma si estende dalle associazioni animaliste e ambientaliste a quelledegli agricoltori. Questo reciproco interesse può costituire una piattaforma per combinare lediverse motivazioni in un’azione collettiva. • Guidata dalle politiche? No.

Sede/indirizzo Nessuno.

Fasi Esempi di azioni:• Il villaggio di Oostburg: solo gli allevatori che dimostrano di tenere gli animali all’aperto otten-gono una licenza per costruire.

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• Associazione Coscienza Animale: varie attività per promuovere il bestiame al pascolo, come larichiesta alle industrie di trasformazione di inserire la norma del pascolo obbligatorio nei discipli-nari di produzione, alla distribuzione di vendere solo latte proveniente da allevamenti estensivi; aqueste si aggiungono una promozione su internet e l’invio di lettere di protesta.

Attori principali Agricoltori, associazioni consumatori, associazioni ambientaliste, industrie di trasformazio-ne e governo.

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave • Per gli agricoltori: imprenditorialità sociale: mucche al pascolo come simbolo dell’ambiente

rurale• Per i consumatori: mucche al pascolo come tema concreto di discussione. Tutti amano le muc-che e queste sono la prima cosa che viene nominata quando si chiede di immaginarsi la campagna. • Gli animali al pascolo sono divenuti oggetto di una discussione più ampia che tocca il ruolo ela collocazione dell’agricoltura nel contesto sociale.

Attività di comunicazione Si conoscono solo pratiche comunicative rivolte all’esterno:• Articoli sui giornali• Pagine pubblicitarie• Sito web• Personaggi famosi come testimonial.

Prospettive Si tratta di un soggetto che attrae facilmente l’interesse del pubblico. La discussione si svilupperànel tempo.

Caso 10 - Nuovi fabbricati rurali nel rispetto dell’identità storico-culturale della regione

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

• Con la razionalizzazione dell’agricoltura, le tradizioni locali e regionali nelle strutture agrico-le scomparvero dagli anni sessanta agli anni ottanta. In qualsiasi parte dell’Olanda si trovava esat-tamente lo stesso tipo di edificio, estremamente funzionale (per il bestiame, per i prodotti) e privodi ogni valore estetico. La tradizione delle strutture caratterizzate dall’identità regionale era statainterrotta. Questo ha portato ad avere in tutte le aree rurali edifici uniformi, privi di qualsiasi lega-me con la zona in cui sono dislocati. • L’organizzazione ambientalista agricola Wierde en Dijk, nel nord del Paese, ha avviato un’ini-ziativa per creare una nuova tradizione di strutture agricole che rispettino l’identità regionale e lastoria culturale. Lo scopo è quello di sviluppare e stimolare la realizzazione di aziende che abbianoradici nella realtà locale e che siano conformi alla lunga tradizione e al retaggio culturale.• Contributo della comunicazioneLa comunicazione non è lo strumento principale per questa iniziativa, ma viene usata soprattuttoper mostrare le opportunità dell’agricoltura specificamente regionale con progetti virtuali e conopuscoli.• Innovazione della comunicazioneNon troppo innovativa, ma interessante per il fatto che questo tema riesce ad aggregare attori pro-venienti da contesti diversi (architetti, agricoltori, artisti, residenti rurali) nella promozione dellacostruzione di strutture specifiche della regione.• Guidata dalle politiche?No. La spinta principale è l’attenzione dei residenti rurali per il loro ambiente.

Sede/indirizzo Wierde en Dijk, Groningen.

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Fasi • La discussione sulle strutture agricole regionali ebbe inizio nel 1998, insieme alla creazionedell’associazione Wierde en Dijk.• Gli agricoltori trovarono un architetto interessato e presentarono una proposta di progettoall’Unione Europea.• In collaborazione con gli agricoltori, l’architetto preparò un progetto per dei magazzini cheintegrassero alle caratteristiche funzionali i tradizionali caratteri storici della regione.• Il costo per la realizzazione di questo tipo di edifici era di poco superiore rispetto a quello dellecostruzioni moderne prive di valore estetico.• Realizzazione di un magazzino in un’azienda biologica.• Promozione presso altri agricoltori.

Attori principali Wierde en Dijk (agricoltori), architetto, impresa di costruzione.

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave • La storia come fonte di sviluppo e di rinnovamento

• Costruire secondo la tradizione• Presentare un paesaggio vecchio di secoli con nuove costruzioni che conservino le caratteristi-che specifiche• Gli agricoltori si assumono la responsabilità di mantenere la bellezza della regione.

Attività di comunicazione • Articoli sulle riviste per i membri• Articoli sui giornali locali• Presentazioni con diapositive alle serate informative per gli agricoltori e per i politici.

Prospettive Stimolare la costruzione di specifiche strutture tra gli agricoltori e gli altri residenti delle aree rura-li. Promuovere l’identità storica e trovare i modi per coprire i costi aggiuntivi per le strutture nonstandardizzate.

Caso 11 - Dibattito sui temi rurali con gli abitanti dei centri urbani

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

• Nel sud dell’Olanda, nelle vicinanze del Parco nazionale Loonse e Drunense Duinen, circa 300agricoltori fanno parte della Piattaforma De Duinboeren. Lo scopo è di promuovere le prospet-tive economiche delle aziende agricole rispetto all’ambiente, alla natura e al paesaggio. La zona ècircondata da agglomerati urbani e De Duinboeren ritiene che il futuro legame con questi inse-diamenti sarà sempre più stretto, in termini di turismo rurale, attività ricreative, vendita diretta etc.• Insieme ad altri attori (associazioni ambientaliste, la Provincia e il Ministero dell’Agricoltura),essi hanno delineato un progetto per relazionarsi e discutere con gli abitanti dei centri urbani.• Contributo della comunicazioneLa comunicazione è lo strumento più importante per creare comprensione tra agricoltori e cittadini.• Innovazione della comunicazioneL’aspetto innovativo è quello di coinvolgere residenti rurali e urbani in un dibattito, un coinvol-

gimento non facile, che probabilmente è uno dei motivi per i ritardi che si sono verificati nella rea-lizzazione pratica dell’iniziativa.• Guidata dalle politiche? In parte.

Sede/indirizzo Duinboeren, Helvoirt, Brabant.

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Fasi • Lo scopo del progetto non si basa solo sul contenuto, ovvero discutere di uno sviluppo soste-nibile, le strategie e i metodi per creare i contatti sono parte del progetto stesso. L’intento è quel-lo di un processo di apprendimento collettivo tra cittadini e residenti rurali.• I temi del dibattito sono: qualità degli alimenti e produzioni regionali, attività ricreative, natu-ra e paesaggio, richieste di gruppi specifici (gruppi etnici presenti nei centri urbani).• Negli ultimi due anni all’interno del progetto si sono organizzati diversi incontri, ma si è rive-lato difficile concretizzare in forma pratica i risultati emersi dal dibattito.

Attori principali Duinboeren - Joost Reus, 0411 643639 en Bart Peijnenburg CIS.

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave Interdipendenza tra urbano e rurale nel processo di sviluppo rurale

Coscienza sociale come fattore importante per la sopravvivenza dell’attività agricolaGli agricoltori hanno qualcosa da offrire ai residenti nei centri urbani.

Attività di comunicazione • Giornate di visita alle aziende agricole• Serate di informazione per gli agricoltori.

Prospettive È risultato difficile entrare in contatto con il “consumatore” o il “fruitore di attività ricreative”.Attualmente Duinboeren cerca di identificare gruppi e associazioni target, come ad esempioun’associazoine per disabili mentali. Con questi contatti essi cercano di realizzare progetti con-creti. Appare difficile anche motivare fortemente gli agricoltori membri di Duinboeren nel dareavvio al dibattito perché i benefici immediati non sono ancora visibili.

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3. La dimensione comunicativa delle iniziative organizzative

Considerando gli undici casi presentati nel reper-torio, si possono trarre delle conclusioni generali sultema della comunicazione rurale in Olanda.

• Le pratiche di comunicazione riportate neicasi descritti sono iniziative relativamente recenti(in parte conseguenti alla rottura del Fronte Verdeavvenuta nel 1996).

• Le iniziative si orientano principalmenteverso il ripristino del legame/connessione tra pro-duttori/agricoltori/residenti rurali e popolazionenon rurale, dopo un periodo di tempo in cui sisono avuti processi di divergenza e allontanamen-to (come descritto nel primo capitolo). Con ciò, ilprincipio della “imprenditorialità sociale” (maat-schappelijk verantwoord ondernemen), emersocome principio guida per gli agricoltori solamentenel corso del decennio passato, è divenuto centra-le (anche se il suo significato, e soprattutto la suamessa in atto, sono ancora oggetto di molte inter-pretazioni diverse).

• Tutte le iniziative mostrano che le aree ruralinon sono più dominio eslcusivo degli agricoltori,che altri interessi emergono con sempre maggioreimportanza e che la tendenza principale è quella diassecondare il cambiamento di orientamento,tenendo conto dei nuovi interessi nelle proprieattività, invece di contrastarli. A fronte del cambia-mento emerge un atteggiamento positivo piutto-sto che una reazione di natura conservatrice. Talu-ni casi vanno anche oltre, incorporando nelle atti-vità agricole persino nuove funzioni come servizisocio-sanitari o gestione delle acque.

• La comunicazione degli attori rurali tende adessere regionalizzata, anche se poi si verifica facil-mente uno scambio di esperienze sul piano nazio-nale. Permane tuttavia un basso grado di azionecollettiva tra le molte diverse iniziative regionali. Ilregionalismo sembra dominare sulla cooperazionenazionale, indebolendo la base di potere dellapopolazione rurale nel suo insieme (a differenza diquanto accade per esempio in Gran Bretagna).

• Il numero di attori coinvolti nelle iniziative èspesso elelvato e gli attori appartengono a tipologiediverse (rurale e non rurale), ma nella maggior

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parte dei casi sono gli agricoltori/residenti rurali aprendere l’iniziativa. Questo significa che, al pari diquanto accadeva nei mercati agricoli passati, la pro-duzione è condotta dall’offerta e non dalla doman-da. Non ci sono esempi di nessuna iniziativa com-pletamente guidata dalla domanda, ovvero una ini-ziativa avviata da residenti urbani preoccupati delfuturo delle aree rurali. La novità di alcune iniziati-ve sta semmai in una rapida comunicazione (e coo-perazione) con i cittadini (ad es. Den Haneker e DeOosterwaarde).

• Al tempo stesso è presente una dicotomia. Daun lato, la comunicazione rurale assume semprepiù un carattere progressivo, in termini di separa-zione tra ruralità e momento produttivo agricolo edi ripristino della relazione naturale tra città e cam-pagna, in cui la vita rurale appare come qualcosa diattrattivo. I temi dominanti sembrano essere am-biente, natura e paesaggio, attività ricreative, ge-stione delle acque, prodotti regionali.

• Tuttavia, (o di conseguenza) la comunicazio-ne non ha ancora creato le condizioni per unamaggiore redditività del settore rurale, il qualerimane tuttora precario dal punto di vista econo-mico. Così, a seguito dei redditi ridotti, non sonopochi i nuclei familiari di agricoltori che continua-no a rimanere entro la soglia della povertà relativao ad oltrepassarla.

• Anche se il divario tra realtà rurali e urbanesi va a poco a poco colmando, la comunicazione

rurale non ha ancora raggiunto appieno i residentidei centri urbani, la cui immagine è in genere asenso unico e superficiale (ambiente rurale comeluogo romantico, totalmente dipendente dai sussi-di oppure “sporco”) e soprattutto gli interessi dellaruralità non sono tradotti in opportunità tangibilidi ricavare reddito da queste rinnovate relazioni.

• Quanto ai mezzi di comunicazione impiega-ti, si tende largamente a servirsi di newsletter, cuiva ad aggiungersi un crescente uso dei siti web(entrambi con carattere piuttosto professionale) edi campagne promozionali a sostegno di esperien-ze escursionistiche (Settimana della campagna,Giornata dei visitatori, Vieni nella Serra).

Note

1 Cfr. Land- en Tuinbouwcijfers 2001. LEI, Den Haag, NL;SILVIS H., VAN BRUCHEM C. (ed.) (2001) - Landbouw-Econo-misch Bericht. LEI, Den Haag, NL; MINISTERO DELL’AGRICOL-TURA, NATURA E PESCA (2000) - Rapporto 2000. Elementi del-l’agricoltura olandese, gestione delle risorse naturali e della pesca.Den Haag, NL. 2 NGE è un parametro olandese per calcolare la capacità pro-duttiva. Nel 2000 la capacità media per azienda era di 80 NGE.3 Programma di sviluppo rurale in Olanda 2000-2006, L’Aia,2000; Comitato delle aree rurali. ‘Made in Holland’ - Consiglioper le aree rurali, diversità e identità, marzo 1999.

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Premessa

Nel 1998, un importante processo di consulta-zione e negoziazione ha visto coinvolti i principaliattori presenti nell’arena agricola, processo chemirava a creare consenso su una nuova Loi d’O-rientation Agricole che avrebbe dovuto essere vota-ta in Parlamento nel 1999. Si tratta di una leggeprogrammatica a lungo termine1 il cui processo didefinizione costituisce il proseguimento del proces-so di elaborazione di Agenda UE 2000.

Un evidente consenso si è raccolto intorno adalcuni temi principali: • la sostenibilità economica dell’agricoltura deve

essere consolidata attraverso molteplici mezzi,come la diversificazione o le pratiche di coltiva-zione biologica;

• l’aspetto sociale, in termini di occupazione egestione del territorio, assume un rilievo diprimo piano;

• le funzioni non produttive, come la salvaguar-dia ambientale, devono costituire una prioritàe devono essere riconosciute sul piano socialeattraverso una compensazione di tipo finan-ziario;

• si deve promuovere l’adesione volontaria versopratiche rispettose dell’ambiente.Un tale orientamento presuppone la messa a

punto di nuovi strumenti e mezzi di gestione. Laposizione del Ministero dell’Agricoltura prevedeche i sussidi pubblici non debbano più essere ero-gati in maniera sistematica e proporzionata alledimensioni delle aziende agricole, ma che si debbaintrodurre un coinvolgimento dei produttori agri-coli sulla base di contratti specifici, volti a pro-muovere gli interessi della collettività. È stato indi-viduato, quale strumento atto a realizzare accordiprecisi tra Stato e agricoltori e a definire i rispetti-

vi impegni, il cosiddetto Contratto Territorialed’Uso (Contrat Territorial d’Exploitation), unostrumento che implica anche un riconoscimentodella multi-funzionalità dell’agricoltura e dellepratiche rispettose dell’ambiente come principio diqualità per l’agricoltura europea2.

A partire dal giugno 2002, il nuovo governofrancese ha però inviato alcuni segnali contraddit-tori, prendendo una posizione quanto mai difensi-va nei confronti della Politica Agricola Comunita-ria e bloccando i fondi per la politica di svilupporurale, arrivando a sospendere qualsiasi nuovo con-tratto territoriale. Viceversa, visitando il sito webdel Ministero, non si avverte niente di mutato inriferimento alle priorità nazionali in materia di svi-luppo rurale.

In questo contesto si stanno sviluppando molteiniziative con finalità disparate, come verrà illustra-to in dettaglio nella presentazione dei Casi di stu-dio che riguardano in particolare:• qualità, prodotti ad alto valore aggiunto e valo-

rizzazione dei prodotti del territorio;• organizzazione della filiera di prodotti alimen-

tari biologici, dalla produzione al consumo;• sviluppo rurale, multi-funzionalità dell’agricol-

tura e nuove relazioni tra agricoltori, nuoviresidenti rurali e popolazione urbana.Le tipologie di attori coinvolti in questi proget-

ti sono gli agricoltori, le municipalità, le inter-municipalità, le associazioni (ad esempio quelleambientaliste o dei consumatori), le organizzazio-ni turistiche etc.

Queste iniziative sono in parte il risultato dimolteplici eventi e crisi che hanno contribuito adaccelerare la maturazione di una riflessione suitemi dello sviluppo rurale e della qualità degli ali-menti in Francia: l’epidemia di BSE, gli OGM, lecontaminazioni da diossina etc.3.

Comunicazione e sviluppo rurale. Lo scenario francese

Gérald Assouline - QAP Decision

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1. Le politiche e gli attoridello sviluppo rurale

1.1 I caratteri strutturali4

La superficie agricola totale è leggermentediminuita, passando da 32,6 a 32,2 milioni di etta-ri. Tra il 1998 e il 2000, le aree a pascolo e a vigne-ti sono anch’esse diminuite, ma la diminuzione è

stata parzialmente compensata dall’incrementodella superficie coltivabile. Sempre nell’arco deglianni 1998-2000, il numero complessivo degli agri-coltori ha visto un decremento pari quasi al 30%,dovuto alla cesszione di attività da perte dellapopolazione superiore ai 55 anni di età. La quotadi agricoltori compresa tra i 30 e i 54 anni è inve-ce sensibilmente aumentata.

Queste linee evolutive concordano con i muta-menti rilevati nelle dimensioni delle aziende. Sia lepiccole aziende agricole (meno di 5 ettari), sia legrandi (oltre i 75 ettari) presentano un aumentocomplessivo per numero e per dimensioni, a fron-te della diminuzione del numero delle aziendezootecniche da latte che è sceso da 150.222 unitàpresenti nel 1998 a 74.584 nel 2000. Tutte letipologie di produzione sono diminuite ad ecce-zione delle coltivazioni industriali (grano, mais ecolza), il cui numero è salito da 72.034 a 102.883unità. Tali tendenze rispecchiano un duplice pro-

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Uso della superficie agricola in Francia (ha)

Tipologia 1998 2000

Seminativi 17.075.649 18.353.436

Pascoli 14.617.672 13.000.533

Vigneti 929.601 874.204

Totale 32.622.922 32.228.173

Età degli agricoltori, 1998-2000

1998 2000

numero % numero %

Sotto i 30 anni 81.479 7,5 41.389 5,4

30-39 anni 181.840 16,7 157.766 20,6

40-49 anni 200.113 18,4 206.454 27,1

50-54 anni 149.799 13,7 120.342 15,7

55-59 anni 193.483 17,7 81.739 10,7

60-64 anni 142.545 13,2 52.009 6,9

65 anni e oltre 139.472 12,8 104.254 13,6

Totale 1.088.731 100,0 763.953 100,0

(Multi-attivi*) (209.678) (19,2) (146.666) (19,2)

* Persone attive in azienda che svolgono un’attività principale o secondaria non agricola.

Dimensione delle aziende agricole, 1998-2000

1998 2000

n. aziende % n. aziende %

Meno di 5 ettari 278.252 27,3 193.358 29,1

5-20 ettari 278.473 27,4 131.753 19,8

20-35 ettari 178.249 17,5 75.644 11,4

35-50 ettari 109.806 10,8 62.162 9,4

50-75 ettari 89.625 8,8 75.463 11,4

75-100 ettari 38.636 3,8 46.680 7,0

100-125 ettari 18.676 1,8 29.161 4,4

125-150 ettari 9.658 0,9 17.229 2,6

150-200 ettari 8.744 0,9 17.908 2,7

200-300 ettari 4.865 0,5 10.827 1,6

300 ettari e oltre 1.771 0,01 3.622 0,005

Totale 1.016.755 663.807

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cesso di concentrazione dei terreni e delle unitàproduttive, a fronte del decremento delle aree apascolo permanente. Vi è stato un lieve aumentodimensionale nelle piccole aziende agricole, dovu-to probabilmente alla crescita della produzionebiologica e al numero delle aziende in conversione.

È opinione diffusa nel Paese che il 20% degliagricoltori riceva l’80% degli aiuti comunitari.Questo 20% controlla il più importante sindacato,la FNSEA, e da giugno 2002 è il principale interlo-cutore del nuovo governo.

1.2 Tematiche agricole e rurali

Impiegando lo stesso schema presente nel Rap-porto olandese5 riportiamo in alto alcuni temi im-portanti legati ad agricoltura, sviluppo rurale,ambiente e salute.

Come è ovvio, la discussione e i temi affrontatisalgono alla ribalta nella sfera pubblica a secondadella tipologia di attori coinvolti e delle strategiemesse in atto, ma anche del grado di percezione esensibilità da parte dell’opinione pubblica.

1.3 Il graduale cambiamento

dei policy network

A partire dalla Seconda guerra mondiale, lapolitica agricola francese è stata controllata daalcuni soggetti principali, ovvero le associazioniprofessionali agricole (APO) come la FNSEA (Fede-razione Nazionale dei Sindacati Agricoltori) e daassociazioni di alcune tipologie di agricoltori (col-tivatori di mais e grano).

Questa influenza è stata facilitata da alcuni fat-tori, come:• la concentrazione molto forte di interessi, che

ha conferito potere politico e contrattuale a unaminoranza (coltivatori di grano);

• la strategia dei sindacati basata sul sostegno aiprezzi, che nascondeva i reali conflitti di inte-resse tra diversi produttori e diverse regioni;

• il controllo del sistema di sviluppo agricolo checontribuiva alla coesione politica6.I principi di equità, responsabilità e giustizia del

sostegno pubblico all’agricoltura sono progressiva-mente scomparsi dalle tesi sostenute dalla APO innome della razionalità economica, lasciando comepriorità i volumi di produzione e di esportazioni. Il

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I temi di dibattito legati ad agricoltura, sviluppo rurale, ambiente e salute in Francia

Livello Stadio Gruppo sociale di origine Tema del dibattito (inizio, sviluppo, (agricoltori, ambientalisti etc.)

(media etc.) maturità, declino)

OGM XXX Ciclico. Sviluppo Ambientalisti, associazioni agricoltori, ONG, governo, istituti di ricerca

Qualità alimentare XX Sviluppo Consumatori, associazioni agricoltori

Sicurezza alimentare XX Sviluppo (specie dopo Distribuzione, governo, industriala BSE e gli OGM) alimentare, consumatori

Progettazione territoriale XX Sviluppo Municipalità, agricoltori, residenti

Servizi Verdi non-agricoli XX Intro/Sviluppo Agricoltori, municipalità

Acqua potabile XX Sviluppo Governo, enti idrici

Trasparenza della produzione alimentare XX Sviluppo (tracciabilità) Associazioni agricoltori, produttori

Regionalismo / territorio X Sviluppo Agricoltori

Burocrazia/semplificazione X Maturità Governo, associazioni agricoltori

Salute animale (controllo delle malattie) X Sviluppo /Maturità Governo, associazioni produttori, industriaagroalimentare, agricoltori

Protezione/benessere animale X Sviluppo Associazioni animaliste e ambientaliste, consumatori

Natura/ Paesaggio X Sviluppo Associazioni ambientaliste, attività ricreative, agricoltori, politici locali

Agricoltura biologica X Sviluppo Governo, associazioni agricoltori, associazioni ambientaliste

Cooperazione economica X - Sviluppo … … per le produzioni in aumento (biologiche)

- Declino … … per le attività tradizionali

Partecipazione / società civile X Sviluppo Consumatori, agricoltori, ONG, politici locali

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controllo esercitato dalla APO sullo sviluppo agri-colo e sul sistema formativo/educativo ha rappre-sentato uno strumento forte per plasmare e preser-vare la coesione del milieu agricolo (o comunitàagricola) intorno alla strategia sindacale di suppor-to al volume produttivo. I servizi di consulenzatecnica e di formazione sono stati attuati in manie-ra progressiva dalle aziende fornitrici (cooperativee industrie). Il sistema pubblico di formazione pro-fessionale, sotto il controllo della APO, ha modifi-cato il proprio orientamento indirizzandolo versoformazione e informazione di tipo più economico,promuovendo un messaggio di coerenza con lapolitica dei principali sindacati.

Il risultato di questo tipo di evoluzione è statoil costituirsi di un policy network agricolo basato suuna forte interdipendenza tra APO, protagonistidei processi di decisione politica pubblica, attorieconomici e intermediari, fino a creare una solida-rietà politica, economica e finanziaria tra i compo-nenti del network.

I soggetti più importanti rimasti esclusi dalnetwork sono stati i sindacati minori, come la Con-fédération Paysanne, le associazioni ambientaliste edei consumatori e il Ministero dell’Ambiente. Findall’inizio degli anni novanta, si è invece osservatoun ritorno di questi attori, che di norma non eranoinvitati e di fatto non prendevano parte all’elabo-razione dei processi decisionali. Gli esclusi hannocominciato a denunciare i costi causati dai danniambientali riferibili alla produzione agricola, eanche a mettere in discussione gli orientamentistrategici7 adottati sia dalla Francia che dall’Euro-pa. Una simile apertura del policy network agricolo

si può osservare in altri paesi europei come la GranBretagna, la Danimarca, la Svezia.

Il Ministero dell’Agricoltura e della PescaQueste alcune delle priorità presentate dal Mini-

stero dell’Agricoltura e della Pesca8:• attribuire maggiore importanza alle misure

agroambientali, che oggi comprendono a titolovolontario 50.000 agricoltori e 1 milione di etta-ri. Uno degli obiettivi è rappresentato dalla pro-mozione dei sistemi di allevamento estensivo;

• ampliare il sostegno all’agricoltura biologica at-traverso un piano quinquennale (1998-2002);

• elaborare una “tipologia” di programma di svi-luppo agricolo sostenibile basato su un’agricol-tura multifunzionale, agroambientale e tesa apreservare l’occupazione9. Non a caso questeproposte furono presentate al momento dellarevisione della PAC nel 1998;

• lanciare nel 2001 gli strumenti per fare dell’a-gricoltura integrata (agriculture raisonnée) ilnuovo futuro standard di produzione per l’a-gricoltura convenzionale.Lo sviluppo rurale di per sé non era e non è tut-

tora oggetto di dibattito politico.

Il Ministero dell’AmbienteDal 1997 al 2002, ovvero prima del cambia-

mento della maggioranza politica di governo, ilruolo di questo Ministero ha rappresentato un veroe proprio paradosso. A fronte dell’ampliamentodelle competenze ministeriali fino a includere lapianificazione regionale e territoriale (Aménage-ment du territoire) che in precedenza era riservata

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Francia. Mayenne. “… tutte le esperienze coinvolgono molteplici attori.Questo indica la volontà degliagricoltori di costruire o dientrare a far parte di network di attori, del settore agricolo e di altri settori, per legittimarei loro progetti …”

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al Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, eall’avvio di una serie di iniziative in materia di pia-nificazione regionale, idrica, tassazione sui prodot-ti inquinanti, caccia, Natura 2000 etc., nel concre-to si è avuta un’opposizione quanto mai forte daparte dei politici (di destra e di sinistra, in materiaper esempio di regolamentazione della caccia),delle lobby venatorie, dei sindacati dei grandi pro-duttori agricoli (per la gestione idrica e per la tassa-zione sugli inquinanti) e dell’industria, senza peral-tro che le risorse (umane, tecniche e finanziarie)messe a disposizione fossero mai adeguate all’avve-nuta ridefinizione dei compiti del Ministero.

Dal giugno 2002, si è avuta un’ulteriore ridefi-nizione delle competenze:• da un lato un Ministero dell’Ecologia• dall’altro un Segretariato per lo sviluppo soste-

nibile.Quali siano le strategie adottate da queste istitu-

zioni e quali i limiti precisi alla loro azione sono que-stioni riguardo alle quali è prematuro rispondere.

I principali sindacati degli agricoltori

• FNSEA10 e CNJA11

La FNSEA e la CNJA sono sempre state le duemaggiori organizzazioni sindacali tra gli agricolto-ri e rappresentano i partner storici del Ministerodell’Agricoltura. I produttori di grano hanno sem-pre avuto grande peso negli orientamenti assuntidalla FNSEA, la quale non nega l’impatto ambienta-le derivante dalle pratiche agricole (liquami, nitra-ti, pesticidi etc.) e sostiene la necessità di una com-pensazione economica e finanziaria per modificare

e controllare gli effetti inquinanti entro limitimolto contenuti, ovvero i cambiamenti devonoriguardare misure specifiche senza affrontare unmutamento globale del sistema.

La FNSEA sostiene una posizione vicina a quel-la del Ministero in materia di sostenibilità: l’agri-coltura deve essere valorizzata per le sue moltepli-ci funzioni, economica e produttiva, ambientale eterritoriale, sociale e di difesa dell’occupazione.

• La Confédération PaysanneLa Confédération Paysanne (CP) è un sindaca-

to degli agricoltori di dimensioni più contenute edi posizioni più radicali, con stretti legami con ilPartito Socialista e con i Verdi. Si oppone alle lineeattuali della PAC evidenziando il suo dannoso im-patto ambientale ed esprime un forte interesse peruna politica attiva rivolta alla promozione dellepratiche estensive e dell’agricoltura biologica. LaCP è totalmente contraria, ad esempio, agli OGM,in nome sia dei loro effetti reali o potenziali sul-l’ambiente, sia dello scarso interesse da parte degliagricoltori. I suoi rapporti con il precedente Mini-stero dell’Ambiente (1997-2002) erano considera-ti molto stretti.

Le associazioni ambientalisteSi può rilevare che le associazioni ambientaliste

in Francia sono piuttosto deboli in termini di par-tecipazione, e quindi di finanziamenti e influenzasulle politiche. Fino ad oggi non hanno mai ricevu-to un’adeguata considerazione come partner politi-ci di rilievo dalle diverse autorità istituzionali. Lasituazione tuttavia sta in parte cambiando, per

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Francia. Mayenne. “… il legame tra agricoltura eambiente a livello locale è piùevidente che mai: l’agricolturadeve contribuire a salvaguardare e preservarel’ambiente, traendo da essovantaggio, invece di contaminarlo …”

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diverse ragioni: il ruolo delle associazioni ambien-taliste, in particolare di Greenpeace, nel dibattitopubblico sugli OGM ha fornito a questi attori unanuova legittimazione politica, mentre la partecipa-zione del Partito dei Verdi al governo Jospin (finoal maggio 2002) ha dato forza ai rapporti tra asso-ciazioni ambientaliste e sistema politico, con l’inse-rimento dei responsabili delle più importanti asso-ciazioni nel Gabinetto del Ministro dell’Ambiente.

I diversi fattori che contribuiscono all’apertura del policy network agricolo

• Il moltiplicarsi delle crisi in campo alimentare(BSE, ormoni della crescita, diossina) ha messoin risalto l’importanza dei temi della qualità edella sicurezza derivanti dagli attuali modelli diproduzione agricola.

• La crescente consapevolezza dei rischi ambien-tali e per la salute legati alle attività agricole(residui di pesticidi nelle acque e, più di recen-te, OGM), in particolare nelle regioni dove lapresenza dell’agricoltura intensiva è più fortecome la Bretagna.

• I cambiamenti di equilibri politici indotti dallapartecipazione del Partito dei Verdi al governoJospin a partire dal 1997.

• La volontà politica del nuovo Ministro dell’Agri-coltura (1997), Louis Le Pensec, di stabilire ocomunque consolidare il dialogo con il sindacatoConfédération Paysanne, facendone un alleatopolitico per controbilanciare il peso della FNSEA.

• Il dibattito e gli effetti della riforma della PAC

del 1992, che ha provocato drastici mutamentinel mondo agricolo, lasciando spazio a una cre-

scente influenza della Confédération Paysanne.Dopo la crisi OGM, la CP ha ulteriormenterafforzato il suo ruolo all’interno del policynetwork agricolo: le massicce campagne orga-nizzate contro il WTO a Seattle (gennaio 2000)e a Millau (giugno 2000), così come il tema“La Mal Bouffe”12 (il cibo cattivo, il cosiddetto“cibo spazzatura”) hanno ricevuto l’appoggiodi molte categorie di cittadini, compresi gliagricoltori vicini alla FNSEA.

1.4 Le strategie di sviluppo rurale

Un concetto centrale emergente è quello diterritorio, l’agricoltura dovrebbe rappresentare unvettore di sviluppo economico, sociale, culturale eambientale dei territori. Ovviamente, parlare diterritori significa aprire un vaso di Pandora, datoche questo implica che sistemi agricoli diversidevono trovare corrispondenza nelle diverse realtàterritoriali ed essere riconosciuti come tali13.

Una linea evolutiva di questo tipo comportadiverse implicazioni:• le autorità locali e regionali hanno la possibilità

di pronunciarsi in riferimento allo sviluppo agri-colo e gli attori coinvolti nel processo sono piùeterogenei rispetto al passato, ovvero la APO

non è più la sola responsabile dello sviluppo;• il legame tra agricoltura e ambiente a livello

locale è più evidente che mai: l’agricoltura devecontribuire a salvaguardare e preservare l’am-biente traendo da esso vantaggio, invece dicontaminarlo;

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Francia. Mayenne. “… La discussione tra agricoltori, associazioni ambientaliste, strutture intercomunali, mostra una convergenza di interessi sulla presenza delle aziendeagricole come elemento principale dell’economia e della vita locale …”

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• il legame tra agricoltura e territorio significache una molteplicità di attività economiche (tracui l’agricoltura) sono connesse e interdipen-denti. L’interconnessione contribuisce in largaparte allo sviluppo rurale. Una delle principalicaratteristiche di tale connessione è il ruoloambiguo riservato agli agricoltori consideratiattori pari agli altri, mentre con ogni probabi-lità essi sono nel complesso gli attori maggior-mente organizzati. Il CTE (il contratto territoriale menzionato in

precedenza e chiarito in dettaglio più avanti) rap-presenta un tentativo di formalizzazione di questarelazione tra aziende agricole e territorio locale.

I Plans de Développement Durable (PDD – Progetti di sviluppo sostenibile)Nel 1993 il Ministero dell’Agricoltura francese

avviò un progetto sperimentale (PDD) per testare ilgrado di fattibilità dello sviluppo agricolo sosteni-bile, progetto che coinvolgeva 1200 agricoltori in59 dipartimenti e che prevedeva la partecipazionedi consulenti delle Chambres d’Agriculture per lacreazione di network e di nuovi referenti tecnici nelcampo dell’agricoltura sostenibile.

Il primo esperimento (1993-1997) fu finanzia-to dall’Unione Europea come progetto pilota(Reg. CEE 4256/88 art. 8) e non come misuraagroambientale (Reg. 2078/92), come invece

auspicava la Francia. Dal 1998 il programma èchiuso e si limita alla prosecuzione dei contrattiesistenti.

Alcune caratteristiche dei PDD erano:• la scala di analisi: a livello di azienda e non di appez-

zamento terriero (come nel Reg. 2078/92);• non solo i vincoli ambientali ma la vitalità eco-

nomica come obiettivo prioritario;• il budget usato per consulenze tecniche; se

necessario, i finanziamenti o i sussidi agli agri-coltori potevano essere stornati da altri fondi(Reg. 2078/92).Dopo un’importante fase di diagnosi generale,

fu approntato un progetto a livello aziendale e fustabilito un contratto di appalto per agevolare ilcambiamento. Gli agricoltori potevano anche con-correre alla stesura di contratti con altri disciplinariagroambientali. L’interesse primario per i parteci-panti a titolo volontario era l’incremento del reddi-to, il miglioramento delle condizioni di lavoro e divita, e una risposta alle tematiche importanti in quelperiodo, ovvero l’assunzione contemporanea dellediverse funzioni – produttiva, di gestione delle risor-se ambientali e di animazione del mondo rurale.

L’analisi14 dei primi 205 contratti stipulati nel1996 indica che il 48% dei progetti era orientatoverso un aumento del valore aggiunto e il 12% sirivolgeva al settore biologico, con una percentuale

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Alcuni temi chiave per lo sviluppo rurale

• Il rinnovamento delle relazioni tra aree urbane e ruraliDa un lato si ha una crescente importanza dei capo-luoghi di regione e dei maggiori centri urbani in ter-mini di crescita demografica, che però contribuisceallo spopolamento delle aree circostanti, soprattuttoa causa della pressione sui terreni. Dall’altro lato,molti piccoli centri vedono aumentare la popolazionee diventano nodi importanti di insediamento, occupa-zione e servizi. Abitanti rurali e urbani, piccoli impren-ditori, commercianti e un minor numero di agricolto-ri coesistono, dando luogo a un concetto di ruralità eurbanità in graduale modificazione.

• Il passaggio da inter-comunalità di gestione a inter-comunalità di progetto. Alcuni dei casi riportati in seguito mostrano questo tipo di processoDal 1992, sono state create circa 1700 comunità inter-municipali. Non tutte, naturalmente, sono soggettiprincipali di uno sviluppo dinamico dei loro territori,ma dimostrano comunque che il concetto di intermu-nicipalità sta mutando e l’obiettivo non è solo un ri-sparmio di denaro derivante dalla condivisione dei

servizi pubblici. Oggi, lo scopo appare piuttosto quel-lo di una migliore valorizzazione delle risorse esisten-ti attraverso la loro unione sinergica per nuovi pro-getti e finalità. Un nodo da risolvere rimane tuttora ilproblema della partecipazione di cittadini e stakehol-der su più livelli.

• Il ruolo degli attuali servizi pubblici nelle aree ruraliLa presenza di servizi pubblici efficienti è una variabi-le decisiva per la capacità di attrazione e conservazio-ne della popolazione e per mantenere vivi i paesi e ipiccoli centri. Essi rappresentano un fattore di gravediscriminazione sociale, culturale ed economica tra idiversi territori.

• Il consenso sul ruolo multi-funzionale dell’agricolturaLa discussione su come migliorare e attuare il pas-saggio da un modello di sostegno all’agricoltura adun altro appare molto intensa. Dalla discussione èemerso un nuovo concetto: quello di territorio, vale adire di uno spazio locale omogeneo per conformazio-ne geografica, cultura e condizioni agroclimatiche.

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più rilevante per le aree di montagna (16%). Si puòconcludere pertanto che i PDD sono stati un incen-tivo per la conversione all’agricoltura biologica.

Il Contrat Territorial d’Exploitation (CTE - Contratto agricolo territoriale)L’obiettivo di questo nuovo strumento fornito

dal Ministro dell’Agricoltura del governo Jospinnel 1998 era di proporre ad ogni singola aziendaun contratto con lo Stato e in alcuni casi con glienti locali, che aveva un duplice scopo e quindi unadoppia dimensione contrattuale:• una dimensione economica e sociale: aumentare

il valore aggiunto e il reddito aziendale invecedella concentrazione, promuovere la diversifica-zione delle attività, sostenere la conversioneall’agricoltura biologica, la produzione di qualitàe la commercializzazione attraverso il marchio;

• una dimensione di salvaguardia ambientale:dare priorità alla protezione delle risorse idri-che, del paesaggio, della biodiversità, introdur-re nuove pratiche per diminuire l’inquinamen-to, migliorare la gestione del territorio. Al fine di adeguare questa duplice finalità ai

contesti regionali e locali, furono elaborati obietti-vi concreti e termini di riferimento con gli sta-keholder presenti sul piano regionale e locale.

Un aspetto importante della discussione attualesui CTE è rappresentato dalla relazione tra aziendae territorio. Il contratto deve essere stabilito conuna singola azienda, e deve essere accompagnato daaltre misure volte a stabilire un legame reale tra

azienda e territorio. Appare difficile per una singo-la azienda assumere alcune delle “nuove funzionidell’agricoltura”. Chi e come definisce e valuta lanecessaria coerenza territoriale e ambientale e lacontinuità di molti contratti all’interno di una stes-sa micro-regione?15 Che relazione si stabilisce onon si stabilisce tra gli agricoltori attraverso un con-tratto? … Le risposte a queste domande sono statetrovate principalmente a livello dipartimentale: ildipartimento rappresenta il piano amministrativo epolitico rilevante per la definizione e l’attuazionedei CTE. Dunque, il contenuto dei contratti dipen-de direttamente dai rapporti politici di forza e dallarelativa influenza delle organizzazioni come laFNSEA o la Confédération Paysanne.

Nel 1999 i CTE dovevano essere testati in 12aree, con un obiettivo di 10.000 contratti, per arri-vare poi a 100.000 entro cinque anni. L’obiettivodel Ministero appariva piuttosto ambizioso: il 20%dei sussidi alle aziende agricole avrebbe dovutopassare attraverso i CTE (per un ammontare com-plessivo di circa 2,3 miliardi di euro). Tra il 1999 eil 2002 sono stati siglati 37.000 CTE.

Al momento, il nuovo governo eletto nel giu-gno 2002 ha sospeso la stesura di nuovi CTE, siaper ragioni di ordine finanziario, sia per le incer-tezze inerenti le priorità politiche legate all’agri-coltura e allo sviluppo rurale. Pare che da questoperiodo di transizione si debba giungere a unariformulazione dei CTE, ovvero si annuncia unaseconda generazione di contratti, più modesta intermini di ammontare dei sussidi da elargire.

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2. La costruzione di iniziative organizzative da parte degli attori rurali e la loro dimensione comunicativa

2.1 Repertorio di 10 esperienze

Caso 1 - Creare un gruppo che si occupa di agricoltura sostenibile

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

• Avviare una riflessione sul ruolo delle erbe infestanti nel sistema agricolo.• Dare impulso all’occupazione e limitare le dimensioni delle aziende• Preservare i sentieri e le rive dei fiumi• Implementare le pratiche agricole limitando l’uso di input e salvaguardando l’ambiente.

Sede/indirizzo Groupe Agriculture Durable, 54385 Noviant aux Prés.

Fasi • 1992: un gruppo di agricoltori organizza un corso di formazione sul tema “Cosa fare con leerbe infestanti?”, ma c’è un’incomprensione tra insegnanti e agricoltori.• 1993: si organizza di nuovo il corso tenendo maggior conto delle aspettative degli agricolto-ri. Il gruppo si consolida e continua la riflessione.• 1996: viaggio di studio nella Loira atlantica per visitare il CEDAPA (associazione di agricoltoriche lavora sul tema). Esso mostra l’efficacia dell’uso delle erbe quando si considera l’azienda agri-cola nella sua globalità. Il viaggio spinge gli agricoltori ad approfondire la nozione di agricolturasostenibile.• 1998: il gruppo vuole formalizzare i propri obiettivi e realizza un documento contenente glistandard che ne permetteno l’identificazione.

Attori principali Il gruppo di agricoltori, il Consiglio agricolo, i tecnici della formazione.

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave • Approccio globale dell’azienda

• Paesaggio • Riferimenti normativi • Forte dinamica collettiva interna.

Pratiche di comunicazione• Comunicazione interna: attraverso corsi di formazione con i tecnici.• Comunicazione fra gruppi attraverso viaggi di studio.

Prospettive Il gruppo vuole diffondere questi metodi e coinvolgere altri agricoltori. Sono presenti una fortemotivazione e un efficace spirito collettivo del gruppo, orientato verso l’agricoltura sostenibile.

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Caso 2 - Gestione dei terreni in Alta Savoia (Alpi)

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Un sistema agricolo estensivo con piccoli gruppi di bestiame chiamato a confrontarsi con l’au-mento delle superfici incolte nelle parti meno accessibili della montagna. In questo contesto, ilgruppo di agricoltori ha voluto ampliare il ruolo produttivo fino a comprendere anche la salva-guardia del suolo e del paesaggio.

Sede/indirizzo Le Petit Bornand, Haute Savoie.

Fasi • Nei primi anni novanta, il gruppo di agricoltori organizza un corso di formazione invernale sulfuturo della professione nel loro villaggio. Gli incontri con i politici locali favoriscono la messa inluce del ruolo problematico degli agricoltori all’interno del territorio e della gestione dei terreni.• La discussione tra agricoltori, associazioni ambientaliste, strutture intercomunali mostra unaconvergenza di interessi sulla presenza delle aziende agricole come elemento principale dell’eco-nomia e della vita locale, e come fattore positivo per la protezione dell’ambiente. Si organizzanocorsi di formazione sulla fauna e sulla flora per gli agricoltori. • Nel 1997, vengono firmati i primi contratti tra agricoltori e ambiti intercomunali sulle tecni-che di pascolo e il mantenimento della montagna. • Questa nuova attività comporta un surplus di lavoro per gli agricoltori. Si crea un gruppo diimpiegati addetti al reclutamento. • Da questa funzione di salvaguardia ambientale gli agricoltori traggono una valorizzazione per-sonale.• Vogliono comunicare con altri villaggi e con gli studenti. Vengono preparati nuovi progetti.

Attori principali• Consiglio agricolo • Gruppi di agricoltori • Politici locali • Associazioni ambientaliste.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

• Consolidamento dell’attività agricola• Gestione del suolo e del paesaggio• Produzione di latte.

Pratiche di comunicazione• Comunicazione esterna: basso profilo comunicativo verso l’esterno: informazione nelle scuole enei consigli municipali, informazione alla popolazione sul ruolo degli agricoltori e promozionedell’iniziativa sui giornali locali. • Comunicazione interna: alto profilo all’interno del gruppo, attraverso corsi di formazione,sostegno di un tecnico e prossimità nella valle.

Prospettive • Costruire un progetto finanziato per perpetuare l’iniziativa e preservare l’occupazione.• Continuare la riflessione e comunicare il ruolo degli agricoltori alla popolazione rurale.

Note • Forte convergenza tra ambientalisti e agricoltori.• Il gruppo è uno strumento di mobilitazione e di consapevolezza.• Ogni agricoltore ha un contratto individuale e lavora individualmente.

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Caso 3 - Sviluppare un’agricoltura sostenibile in un milieu16 sostenibile

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Nella regione turistica di Sologne, cosa possono fare gli agricoltori per incoraggiare i turisti a fer-marsi e scoprire l’agricoltura locale e i prodotti alimentari?

Sede/indirizzo CIVAM17 de Valencay – 36 600 Valencay.

Fasi • L’organizzazione delle “giornate della scoperta” ha inizio grazie a un agricoltore che era anchesindaco di un villaggio, durante un corso di formazione intitolato “Agricoltore e manager di pro-getto”.• Il CIVAM di Valencay recluta un tecnico per coordinare tutte le iniziative turistiche. Questo tec-nico, una donna, propone di continuare a organizzare giornate di visita e crea in ogni municipa-lità un team locale per moltiplicare le iniziative. • Nuovi team organizzano “giornate locali di conoscenza”.• Si crea informazione per valorizzare i prodotti locali, 6 aziende aprono le porte ai visitatori ecreano un network dei loro prodotti. • Si crea un gruppo ambientalista per preservare e mantenere il paesaggio e il territorio.• A fronte dell’attività in crescita, CIVAM ha creato diversi posti di lavoro grazie ai groupementd’employeurs (gruppi di impiego).

Attori principali• CIVAM (agricoltori)• Consiglio agricolo• Municipalità locali• Altri attori rurali.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

• Vita rurale• Paesaggio• Patrimonio rurale• Network di aziende.

Pratiche di comunicazione• Comunicazione esterna: queste giornate di conoscenza e di visita sono i principali strumenti dicomunicazione per valorizzare il patrimonio rurale e far conoscere questa zona ai residenti urba-ni e rurali.• Comunicazione interna: le dinamiche interne del gruppo CIVAM e i corsi di formazione sonoimportanti. Si organizzano viaggi di studio per conoscere altre esperienze simili.

Prospettive Un accordo programmatico per la regione pone il patrimonio rurale come obiettivo primario.Oggi promuove nuovi progetti realizzati da CIVAM, che è riuscito a far riconoscere il proprio ruolonello sviluppo di questo territorio. Agli inizi, lo scopo era di trarre benefici dal turismo, ma poinel processo di elaborazione delle iniziative, CIVAM ha contribuito a creare una dinamica tra diver-si tipi di attori locali. Ha valorizzato il patrimonio locale e al tempo stesso ha promosso la nasci-ta di un network di aziende agricole.

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Caso 4 - Essere protagonisti dello sviluppo rurale

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Ricevere e dare formazione per agire su scala locale.Essere riconosciuti come guide nello sviluppo della regione.

Sede/indirizzo GAF - Groupe agricole féminin18 de Combraille, Creuse.

Fasi • Questo gruppo di donne fu fondato nel 1971.• In venti anni, il gruppo ha organizzato molti corsi di formazione per rispondere all’esigenza diun reale riconoscimento professionale femminile.• Negli anni novanta, oltre 10 donne vogliono costruire progetti legati alle nuove funzioni del-l’agricoltura: diversificazione, fattorie pedagogiche, agriturismo.• Ogni anno esse organizzano corsi di formazione centrati sulla valorizzazione del patrimoniorurale e sui gruppi di comunicazione, coinvolgendo la popolazione agricola femminile, gli attoridello sviluppo locale, gli operatori turistici. L’obiettivo è costruire un progetto relativo alle visitealle aziende e la conoscenza del patrimonio locale. • La maggior parte delle donne del GAF ha firmato accordi CTE orientati verso i temi su cui ave-vano ricevuto formazione: agriturismo, valorizzazione del territorio, paesaggio, ambiente.

Attori principali• Gruppi di agricoltori donne• Attori dello sviluppo locale• Operatori del turismo• Strutture intermunicipali.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

• Gruppo di donne molto dinamico • Multifunzionalità • Sviluppo locale • Iniziative multi-stakeholder.

Pratiche di comunicazione• Comunicazione interna: è una dimensione importante per questo gruppo: hanno ricevuto unaformazione specifica per imparare la comunicazione interna ai gruppi.• Comunicazione esterna: la loro strategia di network con gli operatori del turismo e gli attori loca-li mira a far conoscere le risorse locali.

Prospettive Questo gruppo è realmente riconosciuto come un attore importante dello sviluppo locale.La multifunzionalità dell’agricoltura è uno dei maggiori temi da trattare insieme agli attori ruraliper migliorare la comprensione e la comunicazione in generale. È un gruppo molto autonomo nelmodo di definire le proprie strategie in relazione al territorio locale.I tecnici che lavorano a stretto contatto con questo gruppo sono principalmente orientati alla for-mazione. Hanno risposto alle aspettative del gruppo su come aprirsi al territorio e ai suoi attori.

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Caso 5 - Consolidare la produzione di latte nella contea di Aisne

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

In un contesto di produzione intensiva di cereali e latte gli agricoltori vogliono limitare la corsaalle quote latte e contribuire a mantenere il maggior numero possibile di aziende zootecniche dalatte nella regione dell’Aisne.

Sede/indirizzo Consiglio agricolo – Laon (Aisne).

Fasi • In un primo stadio, 10 produttori di latte si interrogano sulla diminuzione del numero di azien-de zootecniche da latte e sulle conseguenze per il loro ambiente rurale. Essi mettono in discus-sione il sistema intensivo che era stato sostenuto fin dagli anni ottanta, aiutati nella riflessione daun tecnico del Consiglio agricolo.• In una seconda fase, essi analizzano i sistemi di produzione presenti nella contea e lo scenarioevolutivo fino a identificare 9 modelli di produzione vitali.• Questa analisi permette di mettere in luce diverse priorità:

- consolidare le aziende esistenti ottimizzando il reddito e la qualità della vita senza aumenta-re le quote;- promuovere l’impiego di nuovi agricoltori costruendo reti di supporto e comitati;

• Il tutto si trasforma in una serie di iniziative:- comunicazione: pubblicazione di una rivista e organizzazione di incontri con i produttori dilatte per promuovere la riflessione su come ottimizzare i redditi senza aumentare le quote ecreare nuove aziende;- sostegno all’insediamento di giovani agricoltori: sensibilizzazione presso gli agricoltori piùanziani per cedere le aziende ai giovani e negoziazione di sussidi con le istituzioni locali.

Attori principali• Consiglio agricolo• Agricoltori• Industria del latte • Enti pubblici locali.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

• Salvaguardia dell’attività agricola (produzione di latte) • Insediamento di giovani agricoltori• Trasferimento delle aziende• Paesaggio.

Pratiche di comunicazione• Comunicazione interna: informazione e formazione, rivolte agli agricoltori, sul tema dellequote. Sensibilizzazione degli agricoltori anziani sul trasferimento delle aziende.

Prospettive Non è semplice convincere che i sistemi meno intensivi siano altrettanto o maggiormente vitalidelle pratiche produttive più intensive. La diffusione di esperienze di successo deve continuare.Per quanto riguarda la formazione dei tecnici, tutti gli attori della filiera latte devono avere posi-zioni più incisive nella contea alla quale appartengono.

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Caso 6 - Un gruppo di agricoltori si apre ai progetti e agli attori dello sviluppo rurale

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Nella quieta valle di Vésubie un gruppo di agricoltori vuole rivitalizzare l’associazione professio-nale per creare nuovi progetti orientati allo sviluppo della zona.

Sede/indirizzo GEDAR – Vésubie (Alpi Marittime).

Fasi • Nel 1998, il vecchio sindacato degli agricoltori locali viene riattivato e trasformato in un’asso-ciazione denominata GEDAR19.• L’associazione si impegna nella progettazione di strategie per consolidare e valorizzare l’eco-nomia agricola locale.• Vecchi e nuovi leader si impegnano nell’associazione e cercano risposte di tipo formativo:come si organizzano i gruppi? Come essere attori del milieu rurale?• Esso contribuisce a rinnovare gli orientamenti della GEDAR verso il territorio e non solo versol’agricoltura in senso stretto.• Viene negoziato un CTE dalla GEDAR, per incentivare la produzione di carne e la vendita diret-ta, la produzione di formaggi, le attività di agriturismo nella valle e la vendita diretta anche di altreproduzioni.• Oggi la GEDAR è un punto di riferimento per la zona, grazie alla sua capacità di assimilareaziende marginalizzate e di negoziare con gli enti pubblici locali.

Attori principali• GEDAR, gruppo di agricoltori presieduto da una donna• Consiglio agricolo• Enti locali• Agenzie di formazione.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

• Ruolo delle donne leader nei processi di apertura.• Formazione attiva sul management di gruppo e sullo sviluppo rurale.

Pratiche di comunicazione• Comunicazione interna: forte comunicazione interna al gruppo. I leader sono stati formati per ilmanagement di gruppo. I progetti sviluppati dalla GEDAR costituiscono una prova dell’importanzadella strategia. • Comunicazione esterna: comunicazione permanente e negoziazione con gli enti locali.

Prospettive Le prospettive di sviluppo sono positive. Tutti i progetti necessitano di risultati concreti e di esse-re portati a compimento in tempi limitati. È importante l’influenza del presidente, una donnamolto carismatica. Forte spirito collettivo.

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Caso 7 - Sostegno alle iniziative degli agricoltori e degli altri attori rurali

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Sostenere le associazioni per i progetti rurali e i gruppi di attori rurali.

Sede/indirizzo FD CIVAM de Mayenne – Laval.

Fasi • Questa associazione fu creata alla metà degli anni ottanta per stimolare la solidarietà Nord-Sude lo sviluppo agricolo e rurale sostenibile. Alla fine degli anni novanta la FD CIVAM sosteneva 11gruppi locali, di agricoltori, giovani, donne etc.• Oggi il focus è mutato: si hanno meno gruppi di agricoltori (grazie alla fusione di più gruppi)e più progetti trasversali sull’agricoltura sostenibile, l’energia rinnovabile, l’insediamento di nuoviagricoltori e sui giovani residenti nelle aree rurali. • Questi obiettivi puntano ad espandere l’influenza dell’associazione e a coinvolgere gli agricol-tori tradizionali o gli abitanti dei centri urbani (con progetti sull’energia rinnovabile).• Durante questa transizione la FD CIVAM ha riscontrato problemi organizzativi: mancanza diinvestimenti da parte dei gruppi membri, vincoli finanziari e difficoltà nel costruire la comunica-zione interna ed esterna.

Attori principali Agricoltori, popolazione rurale, istituzioni, consumatori, residenti urbani.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

• Solidarietà• Sviluppo rurale sostenibile• Agricoltura sostenibile• Democrazia.

Pratiche di comunicazione• Comunicazione interna: il legame tra gruppi locali e associazione è controverso: i gruppi voglio-no ampliare la loro influenza sviluppando iniziative a livello locale. La FD CIVAM intende svilup-pare progetti trasversali, portati avanti non direttamente dai gruppi locali, ma da tecnici interni.Da qui la riflessione sul ruolo dei diversi partner. I gruppi locali non sono coinvolti nella vita del-l’associazione. Giornale interno. Incontri regolari del Consiglio direttivo.• Comunicazione esterna: la FD CIVAM vuole sviluppare progetti in cui la comunicazione si rivol-ge alla popolazione non agricola. Tali progetti riguardano le fonti di energia rinnovabile o i gio-vani nelle aree rurali. Un altro progetto sull’agricoltura sostenibile mira poi a creare un networkdi aziende di riferimento e un logo con la dicitura ‘Agricoltura Sostenibile’. Pubblicazioni. Incontri. Partecipazione alle fiere locali.

Prospettive Appare chiara la necessità di elaborare strategie e strumenti di comunicazione per sostenere i pro-getti portati avanti direttamente dalla FD CIVAM. Inoltre, è necessario riconsolidare i rapporti trai gruppi e l’associazione. L’adozione di altri tipi di comunicazione dipende da questa riflessioneinterna. Come rilegittimare l’associazione? FD CIVAM manifesta interesse a collaborare con il pro-getto TRUC.

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Caso 8 - Sostegno e promozione dell’agricoltura biologica

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Essere un sostegno per la crescita dell’agricoltura biologica nella Mayenne, fornendo il supportoe l’assistenza tecnica e promuovendo la conversione al biologico e la comunicazione presso i con-sumatori.

Sede/indirizzo CIVAM Bio – Laval.

Fasi • All’inizio del 1998 erano presenti 70 aziende biologiche, mentre oggi il numero è salito a 143.120 di queste fanno parte dell’associazione CIVAM Bio. Dapprima le attività principali consisteva-no nell’assistenza tecnica e nella promozione alla conversione, mentre oggi gli obiettivi si svilup-pano anche verso l’insediamento di giovani agricoltori e verso i rapporti con gli agricoltori nonbiologici e con i consumatori. Il grado di mobilitazione dei soci è forte, così come il coinvolgimento e il dibattito. Vi sono stretti contatti con il Consiglio agricolo della Mayenne.Al momento vi sono problemi nella filiera biologica, con le forti diminuzioni dei prezzi di latte ecarne. Si hanno anche forti pressioni dai settori della trasformazione e della distribuzione.L’associazione ha anche problemi di ordine finanziario a seguito dei tagli operati dal Ministerodell’Ambiente e la scarsità di fondi del sistema di formazione agricola nazionale.

Attori principali Agricoltori, in relazione con consumatori, industria, distribuzione, istituzioni.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

• Solidarietà• Sostenibilità• Sviluppo rurale• Vitalità economica dell’agricoltura biologica.

Pratiche di comunicazione• Comunicazione interna: molto attiva grazie al coinvolgimento dei membri del CIVAM, dei corsidi formazione, dei gruppi locali membri del CIVAM. Progetti: espandere la vendita diretta, pro-muovere i trattamenti omeopatici per gli animali, dare impulso al dibattito interno sulla ristruttu-razione della filiera alimentare biologica. Corsi di formazione, pubblicazioni.• Comunicazione esterna: è considerata debole dai tecnici. Questa si dovrebbe consolidare versoi consumatori sui temi dei prodotti di qualità e sulle pratiche sostenibili, nonché verso le istitu-zioni in vista di un riconoscimento del CIVAM. Guida dell’agricoltura biologica 2001. Giornatedell’agricoltura biologica. Presentazione nelle scuole.

Prospettive L’agricoltura biologica nella contea sta crescendo, cosicché alcune necessità, commerciali e tecni-che, diventano importanti. Tuttavia sussiste un problema di ordine finanziario per l’associazioneche necessita di un riconoscimento istituzionale per poter sviluppare il proprio ruolo.

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Caso 9 - Sviluppare l’agricoltura biologica nella contea d’Isère

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Sviluppare la produzione e il consumo di prodotti biologici.

Sede/indirizzo ADAB - Association pour le Développement de l’Agriculture Biologique, Grenoble.

Fasi • L’ADAB fu istituita nel 1984 da alcuni produttori ortofrutticoli della contea della Savoia con l’o-biettivo di organizzarsi e dotarsi di assistenza tecnica.• Nel 1995 il territorio si è ampliato fino a comprendere le contee di Isère, Savoie, Drome, Ain.• Negli ultimi cinque anni, la conversione degli agricoltori tradizionali alle pratiche biologiche èdiventata un obiettivo prioritario, grazie anche alla spinta delle istituzioni che hanno finanziatol’ADAB per queste finalità.• Oggi si contano 130 soci, fortemente coinvolti nell’associazione.• Il supporto tecnico ai produttori biologici è molto minore che in passato, nonostante i biso-gni crescenti. Esso è svolto principalmente attraverso i corsi di formazione. Un terzo dei soci pra-tica la vendita diretta, su base individuale. Si avverte invece il bisogno di una gestione collettiva.• Priorità: conversione, gestione collettiva per la commercializzazione dei prodotti, strutturazio-ne della catena alimentare, sviluppo dei cibi biologici nelle mense scolastiche.• Problemi finanziari.• Ruoli e relazioni devono essere ridefiniti tra i tecnici e il direttivo dell’ADAB.

Attori principali Agricoltori, istituzioni, consumatori, direttori scolastici, tecnici, industria, distribuzione.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

• Qualità del cibo• Educazione alimentare nelle scuole• Dimostrazione attraverso le esperienze.

Pratiche di comunicazione• Comunicazione interna: attività intensa all’interno dell’ADAB, sono importanti gli incontri delConsiglio. Rivista interna e incontri di informazione con i gruppi di produttori biologici locali.Contatti individuali. • Comunicazione esterna: molteplici incontri con attori diversi per i progetti riguardanti le scuolefinanziati con fondi pubblici locali. Viaggio di studio di 70 partecipanti nella contea di Gard, dovei prodotti biologici sono già presenti nelle mense scolastiche. Dimostrazioni in azienda per sensi-bilizzare altri agricoltori convenzionali.

Prospettive L’ADAB è ben inserito in diverse tipologie di network: degli agricoltori, degli agricoltori-consu-matori, dei soggetti istituzionali, … Il potenziale di sviluppo dell’associazione è dunque piuttosto alto: a livello locale il progetto sulcibo biologico nelle scuole è considerato un buon progetto che tende a modificare le abitudini eil know-how in termini di comunicazione.

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Caso 10 - Sviluppare l’agricoltura

Consolidare l’agricoltura di montagna nella regione alpina di Belledonne

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Promuovere la conservazione dell’agricoltura di montagna e sviluppare la multifunzionalità del-l’agricoltura, attivare lo sviluppo rurale nelle aree di montagna. Essere un intermediario tra atto-ri agricoli e rurali e politici locali.

Sede/indirizzo ADABEL - Association pour le Développement de l’Agriculture en Belledonne, Grenoble.

Fasi • Fu costituita nel 1985 da rappresentanti degli agricoltori, politici eletti localmente e dal Consi-glio agricolo allo scopo di sviluppare progetti che migliorino la vivibilità economica dell’agricol-tura di montagna nella regione alpina di Belledonne. • L’associazione ha convinto le municipalità montane locali a far eseguire studi sul futuro del ter-ritorio e sul ruolo dell’agricoltura per il futuro della vita rurale. Ha messo in luce molti problemicon cui si confronta l’agricoltura di montagna: pressioni dei centri urbani per gli insediamenti,scarsità dei terreni a causa dell’urbanizzazione e pressioni anche da parte del turismo. • ADABEL incanala i sussidi pubblici verso l’agricoltura di montagna e in questo senso si può direche contribuisce alla modernizzazione del settore in quelle aree. Ha anche avviato iniziative pervalorizzare i prodotti locali attraverso dei marchi.• Gli obiettivi prioritari sono:

- affrontare la questione dei terreni - allacciare buoni rapporti con gli utenti della montagna adottando un codice di comporta-

mento in Belledonne per rendere compatibili settore agricolo e settore ricreativo - promuovere la stipula dei contratti territoriali - promuovere l’insediamento di giovani agricoltori - promuovere la solidarietà tra gli agricoltori.

Attori principali Agricoltori, politici locali, Consiglio agricolo, attori locali non appartenenti al settore agricolo, consumatori.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

• Comunicare e rappresentare l’agricoltura in molti progetti• Sviluppo rurale • Agricoltura nelle aree di montagna• Solidarietà • Supporto pubblico.

Pratiche di comunicazione• Comunicazione interna: i tecnici sono i canali privilegiati per ricevere e diffondere informazio-ni su progetti, sussidi e altre iniziative attraverso incontri locali, individuali e collettivi. Le assem-blee annuali sono momenti di comunicazione interna e di valutazione dell’operato. Il coinvolgi-mento dei soci in queste assemblee è scarso.• Comunicazione esterna: modo molto convenzionale di intendere la comunicazione (opuscoli,articoli sulla stampa) e una circolare annua. È stato adottato un piano che ha i seguenti obiettivi:migliorare le relazioni tra ADABEL, i politici e gli altri partner; migliorare gli strumenti comunica-tivi aumentando gli articoli sulla stampa e identificando delle persone di riferimento.

Prospettive I tecnici e i membri del direttivo sono alla guida di questa associazione. Sono molto poche le ini-ziative e le proposte che arrivano dai gruppi di attori locali. Le iniziative esistono, ma non passa-no attraverso l’associazione. È interessante il modo in cui si tengono le assemblee annuali, ovve-ro come momenti di comunicazione che indicano che i modi dell’associazione sono simili a quel-li dei sindacati di categoria o delle municipalità locali: pochi dibattiti e poche reazioni o contributidal basso, tutto è preparato in precedenza…

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2.2 Una tipologia di queste esperienze

Proponiamo di differenziare i 10 casi descritticostruendo delle tipologie. Alcune variabili discri-minanti sono:• il gruppo o l’orientamento dell’iniziativa o lo

scopo principale;• il tipo di organizzazione che intraprende l’ini-

ziativa;• i modi in cui si pensa e si attua la comunicazio-

ne secondo il tipo di organizzazione e di scopo.

Gli obiettivi maggiormente presenti sono:• sostegno alla produzione agricola• sviluppo rurale• promozione dei prodotti di qualità.

Dalla tab. 1 si vede che la maggior parte dei casiha molti scopi interrelati, riflettendo la crescentetendenza a costruire iniziative multi-funzionalilegate al settore agricolo e allo sviluppo rurale:• il caso 7 è maggiormente orientato verso obiet-

tivi diversificati con 4 finalità identificabili;• nei casi 3 e 10 i tre obiettivi menzionati sono

connessi;• tre casi hanno un solo obiettivo: i casi 2, 4 e 5;• i casi 1, 6, 8 e 9 hanno duplice obiettivo.

• Delle dieci iniziative, la metà è stata intrapresada agricoltori, 4 con il sostegno delle organiz-zazioni vicine alle associazioni professionali, eprincipalmente con il supporto dei Consigliagricoli delle contee o regioni, e solo 1 con ilsostegno di un’organizzazione non strettamen-te legata alla APO.

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Tab. 1 - Tipologia dei casi a seconda degli orientamenti principali

Principali obiettivi

Sostegno alla Promozione alimenti Gestione dei terreni Sviluppo rurale Casi produzione agricola di qualità + ambiente + turismo Altro Totale

1 X X 2

2 X 1

3 X X X 3

4 X 1

5 X 1

6 X X 2

7 X X X X 4

8 X X 2

9 X X 2

10 X X X 3

Totale 8 4 3 5 1

Tab. 2 - Tipologia dei casi a seconda del tipo di organizzazione

Organizzazione

Gruppi locali composti da: Associazione di supporto a livello di contea o regionale

Casi Agricoltori Altri attori Vicini ad APO Lontani da APO

1 X X

2 X X

3 X X

4 X X

5 (X) X

6 X (X)

7 X X

8 X X?

9 X X?

10 (X) X

Totale 5 10 4 1

(X) = Diverso grado di forza degli stakeholder coinvolti.

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1 Come avviene in Francia anche per altri settori particolar-mente sensibili, come ad esempio la difesa.2 Il Ministro francese dell’Agricoltura, Louis Le Pensec, nellaCommissione Agricoltura di Bruxelles nel 1998 ha confermatol’evoluzione della posizione della Francia: l’esportazione dimaterie prime agricole non può rappresentare una strategia alungo termine né una strategia sostenibile per l’agricoltura fran-cese, e la diminuzione delle aziende e dell’occupazione deveessere fermata. È troppo presto per valutare la consistenza e lericadute concrete di questo nuovo orientamento. 3 Può essere interessante uno sguardo alla pagina web delMinistero dell’Agricoltura dove ora si trovano due argomentispeciali “permanenti”: gli OGM e la BSE. Vedi il sito www.agri-culture.gouv.fr/4 Dati Agreste, in www.agriculture.gouv.fr/5 OERLEMANS N., HEES E. (2002) - Progressive rural com-munication in the Netherlands: State of the Art. CLM, Utrecht.TRUC European project.6 MAHÉ L.P., LAROCHE-DUPRAZ C. (2000) - La politiqueagricole française dans les négociations internationales. In Eco-nomie Rurale, n. 255/256, January-April 2000, Paris.7 DAUGBJERG C. (1996) - Policy networks under pressure:policy reform, pollution control and the power of farmers. AarhusUniversity, Aarhus, Denmark.8 Louis Le Pensec, al Convegno dei Direttori regionali edipartimentali del Ministero dell’Agricoltura, 26 marzo 1998.

9 Louis Le Pensec ha dichiarato al Consiglio dei Ministri sul-l’agricoltura del 31 marzo 1998 che dal 1992 al 1997 il setto-re agricolo francese ha subito una perdita pari a 200.000 azien-de e 300.000 posti di lavoro.10 FNSEA - Fédération Nationale des Syndicats d’ExploitantsAgricoles (Federazione nazionale dei sindacati degli agricoltori).11 CNJA - Centre National des Jeunes Agriculteurs (Sindacatonazionale giovani agricoltori).12 BOVÉ J., DUFOUR F. (2000) - Le monde n’est pas une mar-chandise. Des paysans contre la malbouffe, La Découverte, Paris.13 PUJOL J.L., DRON D. (1998) - Agricoltura, mondo rurale eambiente: la qualità come elemento imprescindibile. Rapporto alMinistero dell’Ambiente. Documentation Française, Parigi.14 Cellule d’Animation des PDD, ANDA, Paris, 2 e 3 novembre1997.15 MATHIEU N. (1998) - Point de vue d’une citoyenne géo-graphe ordinaire. In Campagnes Solidaires, aprile 1998.16 La parola milieu in francese indica al tempo stesso il conte-sto socioeconomico e l’ambiente fisico.17 CIVAM - Centre d’Information et de Valorisation de l’Agri-culture et du Milieu. Si tratta di un gruppo di agricoltori soste-nuto per lo più dal Consiglio agricolo.18 GAF - Groupe agricole féminin (Gruppo di agricoltoridonne). 19 GEDAR - Groupe d’Etudes et de Développement Agricole etRural (Gruppo di studio e sviluppo agricolo e rurale).

Agreste, in www.agriculture.gouv.frASSOULINE G., SUMANE S. (2002) - Social innovation

processes, contents and forms and the assessment dilem-ma. Working paper, TRUC Project

BOVÉ J., DUFOUR F. (2000) - Le monde n’est pas unemarchandise. Des paysans contre la malbouffe, LaDécouverte, Paris.

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PUJOL J.L., DRON D. (1998) - Agriculture, rural worldand environment: quality as a must. Report to theFrench Minister of Environment. DocumentationFrançaise, Paris.

Note

Riferimenti bibliografici

• Tutte le esperienze coinvolgono molteplici atto-ri. Questo indica la volontà degli agricoltori dicostruire o di entrare a far parte di reti di attori,del settore agricolo e di altri settori, per raffor-zare o legittimare i loro progetti. In molti casi laseconda categoria di attori è rappresentata daipolitici eletti localmente che si occupano di svi-

luppo rurale. Una terza categoria è quella delleassociazioni di consumatori e ambientaliste pre-senti sia nelle aree rurali che nei centri urbani.Più raramente compaiono attori economici chenon fanno parte del comparto agricolo, come leimprese alimentari o la distribuzione.

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Il contesto agricolo e rurale nazionale

Un contesto eterogeneo storicamente definitoLe caratteristiche del contesto agricolo e rurale

in Italia sono il risultato di percorsi specifici che sisono sviluppati durante la fase di modernizzazionedel sistema agricolo e, in seguito, dei mutamentisopraggiunti nel corso degli anni novanta.

A differenza di altri paesi europei, l’agricolturaitaliana non ha conosciuto un processo di moder-nizzazione omogeneo. Il territorio si presenta mol-to diverso in termini di orografia, condizioni agri-cole e del territorio, strutture agricole, contestisociali e istituzionali. La presenza di una tradizioneagricola profondamente radicata nel sistema socio-economico locale, le diverse forme di integrazionetra agricoltura e altri comparti economici, in parti-colare il settore industriale, sono alla base di unimpatto fortemente differenziato della PAC e dellestrategie messe in atto dagli agricoltori. In genera-le, si può dire che si sono mantenuti e sostenutistretti legami con la specificità del territorio e unforte grado di integrazione con la società.

Una diversificazione adatta all’agricoltura italianaNel corso degli anni novanta, tra i paesi euro-

pei l’Italia ha dimostrato il miglior grado di adat-tamento alle nuove tendenze dell’agricoltura. Ladiversificazione ha rafforzato la dimensione localee integrata dei processi di sviluppo e ha fornito unnuovo impulso al diffondersi di diverse traiettoriedi sviluppo. Durante il processo sono emerse nuo-ve opportunità per le aziende agricole e per i terri-tori che erano rimasti al margine dei precedentiprocessi di sviluppo, mentre risorse che erano ri-maste inutilizzate sono divenute centrali con l’e-mergere delle nuove tendenze.

Nuove richieste per l’agricoltura italianaA seguito delle nuove richieste poste dalla

società nei confronti del sistema agricolo, i proces-si produttivi si sono allineati sui criteri di sosteni-bilità ambientale, diversificazione, valorizzazionedella qualità e dei prodotti tipici. L’agricoltura si èdiversificata attraverso la valorizzazione delle risor-se locali, come il paesaggio e l’ambiente, la tradi-zione culturale, il patrimonio artistico. L’agricoltu-ra assume un ruolo che si connota come semprepiù multifunzionale ed è sempre più integrato nelcontesto rurale.

Nuovi sforzi organizzativi a livello localeL’evolversi del ruolo dell’agricoltura e delle

aree rurali e la crescente importanza assunta dallestrategie di sviluppo integrato hanno contribuito adar vita a un importante cambiamento nell’appara-to istituzionale.

Di fatto, la varietà di interessi legati all’agricol-tura e alle aree rurali ha favorito l’emergere dinuovi stakeholder (consumatori di prodotti e servi-zi, nuovi residenti, ambientalisti, nuovi gruppiinteressati al consumo etico, turisti, imprese eagenzie coinvolte nello sviluppo locale) e la nasci-ta di nuovi network (tra agricoltori, tra agricoltorie istituzioni, tra agricoltori e consumatori) portan-do a una modifica delle precedenti interrelazionitra gli attori, locali e nazionali.

Insieme alla devoluzione amministrativa e allalocalizzazione dei processi di decisione politica do-vute all’evoluzione dell’Unione Europea e dellepolitiche nazionali, questi mutamenti hanno datoorigine alla necessità di nuovi strumenti e modelliorganizzativi, capaci di promuovere una più vastapartecipazione degli attori sociali ed economici edelle istituzioni a livello locale.

Comunicazione e sviluppo rurale. Lo scenario italiano

G. Brunori, P. Pieroni, A. RossiDipartimento di Agronomia e Gestione dell'Agroecosistema, Università di Pisa

F. Di Iacovo - Dipartimento di Produzioni Animali, Università di Pisa

A. Marescotti - Dipartimento di Scienze Economiche, Università di Firenze

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Strutture rurali

Il background storicoSono due le chiavi di lettura che illustrano i

principali elementi dell’agricoltura italiana, che nehanno influenzato l’evoluzione e ne condizionanole recenti tendenze:• diversità ambientale e geografica• concentrazione dello sviluppo economico nelle

pianure e nel Centro-Nord del Paese.Lo sviluppo economico è stato intenso in Italia

dopo la Seconda Guerra mondiale e in tempimolto rapidi si è passati da un’economia rurale auna di tipo industriale, nonostante il processo nonsia stato omogeneo in tutte le regioni del paese.Nel Centro-Nord e nelle principali aree pianeg-gianti si è avuto un processo di modernizzazioneche ha interessato anche l’agricoltura, mentre nellearee montuose e collinari – che coprono circa il77% della superficie del paese – e in molte regionidel Sud si sono verificati processi di marginalizza-zione e di spopolamento.

Le aziende agricole di tipo intensivo e full-timesi sono sviluppate soprattutto nelle principali pia-nure e nel Nord, dove le risorse del suolo e unasolida organizzazione agricola hanno costituito ilpunto di forza per la crescita di un’agricolturaintensiva. Nel Centro Italia la crisi del sistema dimezzadria, insieme allo sviluppo industriale nellepianure e alle dimensioni più contenute sono statele cause principali di una struttura agricola basatalargamente sul lavoro part-time. E lo stesso è acca-duto nel Sud e nelle aree di montagna, dove lamigrazione della popolazione giovane verso le areeindustriali ha portato all’erosione delle comunitàrurali. Al tempo stesso la mancata modernizzazio-ne ha permesso la sopravvivenza di un sistema agri-colo tradizionale auto-sufficiente.

Dagli anni cinquanta agli anni settanta si sonocreate le condizioni per la transizione e mercifica-zione dell’agricoltura italiana che avrebbe infinedeterminato l’inizio di numerose disparità territo-riali e organizzative (tabb. 1-2).

Un’agricoltura forteL’agricoltura riveste grande importanza per l’e-

conomia così come per la cultura italiana. Da unpunto di vista economico, il Prodotto Lordo del-l’agricoltura italiana si classifica al terzo posto tra ipaesi europei e al secondo per valore aggiunto,coprendo il 2,4% del Prodotto Interno Lordo ecirca il 5,2% della manodopera. Considerando poil’intero settore agroalimentare, il Prodotto Lordo-sale al 15,6%.

La particolarità della struttura agricola italiana èspesso associata con:• l’alto numero di aziende (cfr. tab. 1), il che

comporta: a) un forte peso politico delle asso-ciazioni degli agricoltori; b) la necessità di coor-dinare i processi produttivi e della distribuzione;

• una notevole intensità: mentre la dimensionemedia (5,9 ettari è una delle più basse nell’U-nione Europea, il rapporto tra manodopera esuperficie è pari a circa lo 0,08 unità/ha (circail doppio della media UE). Gli imprenditoriagricoli italiani hanno sviluppato strategie disopravvivenza per ottimizzare il valore aggiun-to per unità di superficie.

• Al tempo stesso, se si considerano solo le azien-de che superano 1 ettaro, il numero totale siriduce della metà;

• un marcato dualismo tra zone ricche (dislocateper lo più nelle aree pianeggianti) e zone mar-ginali (dislocate principalmente nelle aree dimontagna).

Specializzazione territorialeIn Italia riflettere sul futuro delle zone rurali

significa avere a che fare con una significativa ric-chezza di contesti produttivi, interdipendenza trasettori e, non meno importante, tra attori sociali.Abbiamo individuato cinque principali tipi diambiente agricolo:• pianure altamente fertili (concentrate soprat-

tutto nel Nord e intorno a Roma) dove preval-gono le produzioni animali e cerealicole. LaPianura Padana segna il più alto valore aggiun-to per unità di manodopera agricola in Europa;

• pianure irrigue specializzate nella produzioneortofrutticola (Trentino e Romagna nel Nord,Puglia e Campania al Sud);

• zone collinari e pianure aride dove domina laproduzione di grano (Centro e Sud Italia), lar-gamente dipendenti dagli interventi comunitari;

• zone di montagna con potenzialità produttivelimitate, soggette all’abbandono.Le risorse locali ambientali, umane e culturali,

l’assetto geografico, il retaggio storico hanno tuttiinfluenzato la modernizzazione delle aree rurali inItalia. Nelle pianure più ricche, PAC e innovazionetecnologica hanno favorito percorsi di sviluppo adalta intensità di capitale, come ad esempio le pro-duzioni di latte e carne bovina basate sul mais, leproduzioni in serra (in particolare in Liguria e piùrecentemente in Campania e Sicilia), orticolturairrigua su larga scala (Campania e Puglia).

In tempi più recenti, le zone collinari hannoriacquistato forza e competitività dato che le loro

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condizioni ambientali e i loro sistemi produttivihanno consentito di rispondere prontamente al-l’aumento di domanda da parte dei consumatori diqualità e varietà di prodotti.

L’instant book dell’agricoltura italianaNell’arco dell’ultimo decennio il numero delle

aziende agricole è diminuito di circa il 14,2%. Ladimensione media è aumentata solo nel Nord,dove il numero di aziende ha visto un decrementodi circa il 30%, mentre nel Centro e nel Sud ilnumero di aziende e la dimensione media nonsono variate molto.

Le aziende sono a conduzione diretta per il 95%circa, mentre l’81,3% non ha accesso al mercato dellavoro. Al tempo stesso, nello scorso decennio leaziende capitaliste sono aumentate (+12%). Quan-to all’occupazione, circa l’85% delle unità lavorati-ve sono rappresentate dalle famiglie di agricoltori,mentre per il resto i lavoratori a tempo pieno rap-presentano il 4% e quelli temporanei l’11%.

I livelli di età vedono circa il 6% degli agricolto-

ri sotto i 35 anni e oltre il 59% sopra i 55. Al pari dialtri paesi dell’Unione Europea (cfr. Rapporto sul-l’Irlanda), gli incentivi comunitari volti a promuo-vere e agevolare i giovani agricoltori non hannoavuto effetto nel cambiare la sproporzione, special-mente in molte zone meridionali e di montagna.

L’alto numero di imprese dimostra come inItalia, forse ancor più che negli altri paesi dell’U-nione, la gestione della terra è spesso una questio-ne totalmente diversa dall’effettiva partecipazionealle dinamiche economiche dell’attività primaria.La popolazione agricola italiana si può divideresecondo due modelli:• aziende che, sebbene organizzate in modi di-

versi, sono integrate nei mercati internazionali,nazionali e locali;

• sistemi produttivi che col tempo hanno visto in-debolirsi i legami con le filiere agroalimentari, mache sono diventati importanti dal punto di vistasociale e in termini di gestione del territorio.La superficie italiana corrisponde a circa 30 mi-

lioni di ettari, di cui l’agricoltura impiega il 37%.

77T R A S F O R M A R E L A C O M U N I C A Z I O N E R U R A L E

Tab. 1 - Principali caratteristiche strutturali dell’agricoltura italiana

Manodopera Aziende Superficie SAU

Anno (migliaia UL) (migliaia) (migliaia di ettari) (migliaia di ettari)

1950 8.610 4.500 27.000 18.900

1960 6.118 4.294 26.572 18.600

1970 3.605 3.607 25.065 17.491

1980 2.760 3.269 23.631 15.843

1990 2.070 3.023 22.702 15.046

1996 1.403 2.800 22.500 15.000

2000 1.359 2.591 19.607 13.212

Fonte: ISTAT. I numeri delle aziende e degli ettari nel 1950 sono una stima, le persone impiegate sono lavoratori permanenti. Il numero complessivo nel 2000 è stato di circa 6,75 milioni di persone.

Tab. 2 - Principali caratteristiche economiche dell’agricoltura italiana

Prezzi in milioni di Euro correnti Prezzi in milioni di Euro costanti al 1996

Prodotto Input Consumi Prodotto Input Consumi Auto Anno Lordo alimentari Lordo alimentari sufficienza

1951 1,324 0,161 1,771 30,961 3,7783 41,415 74,8%

1960 n.d. n.d. 3,177 n.d. n.d. 57,750 n.d.

1970 3,481 0,775 7,469 43,235 9,6272 92,760 46,6%

1980 16,001 4,548 29,662 53,468 15,198 99,115 53,9%

1990 30,025 8,675 80,758 39,925 11,535 107,385 37,2%

1996 36,117 10,192 105,350 36,117 10,192 105,357 34,3%

2000-01 30,754 14,610 112,000 n.d. n.d. n.d. 34,3%

Fonte: ISTAT. n.d. = non disponibile

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Circa il 55% delle aree agricole sono riservate aiseminativi, circa il 20% alla produzione di frutta(olivi, vigneti e altri prodotti), il 25% è coperto daforaggere e pascolo. Quanto al valore aggiunto,circa il 32% deriva dai seminativi, quasi il 36% dalleproduzioni animali e foraggere e circa il 23% dalleproduzioni frutticole. Appena il 26% delle aziendepratica l’allevamento zootecnico, con una notevo-lissima diminuzione negli ultimi dieci anni (–35%).

Nel 2001, il reddito medio da agricoltura delleaziende agricole italiane superava appena i 23.000euro, con ampie variazioni a seconda delle dimen-sione, del sistema agricolo e della collocazione geo-grafica. Ad esempio nel Nord, il reddito medio èdue volte quello del Sud, e circa lo stesso rapportoviene registrato tra le pianure (30.000 euro) e learee di montagna (20.000 euro). Le aziende chepraticano l’allevamento intensivo di suini e pollamerisultano avere il reddito più alto (circa 75.000 eu-ro), le aziende specializzate in orticoltura mostranoun reddito di circa 25.000 euro, mentre quelle spe-

cializzate nella produzione di cereali presentano ivalori medi più bassi (15.000 euro).

Una popolazione pari a 56 milioni di persone euna media di 187 ab./km2 fanno dell’Italia un paesedensamente popolato. Seguendo le tendenze dellacrescita economica, la popolazione si concentra so-prattutto nel Nord e nelle pianure (circa 40% e47,5% rispettivamente). Le aree di montagna copro-no circa il 35% della superficie territoriale italiana,ma la popolazione è pari ad appena il 13% del tota-le. Se si escludono le zone turistiche di montagna,rimangono seri problemi di vitalità demografica.

Le recenti tendenze nell’agricoltura e nella vitarurale in Italia si basano sul turismo e, insieme, suiprodotti di qualità. I punti deboli della moderniz-zazione dell’agricoltura si stanno oggi trasforman-do in opportunità per le realtà economiche rurali.

Circa 10.000 aziende agricole in Italia sonoagriturismi, concentrati per la maggior parte nelCentro (Toscana, Umbria e Marche), sia per lecaratteristiche del paesaggio collinare, sia per la

presenza di importanti siti culturali. In Italia c’è anche la più alta per-centuale UE di superfici coltivatecon metodi biologici, pari a circa 1milione di ettari dislocati soprattut-to al Sud e al Centro della penisola. Il ritardo del processo di moderniz-zazione dell’agricoltura italiana haconservato la diversità della culturae dei prodotti locali. Quasi in tuttoil Paese vengono registrati prodottitipici in base ai regolamenti dell’U-nione Europea e si hanno in totale118 produzioni con il marchio DOP

o IGP. Si tratta per lo più di produ-zioni locali minori, ma la loro rile-vanza per l’Italia è piuttosto alta.Per esempio nel settore latte, il 60%circa della produzione italiana vieneimpiegato per prodotti DOP, cheprovengono soprattutto dai distrettidel Parmigiano-Reggiano, ma com-prendono anche produzioni di for-

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Italia. Koiné, gruppo teatrale di ricercaed educazione sui temi agroambientali.“… il teatro diventa uno dei linguaggipossibili per comunicare contenutisociali, culturali, politici, tecnici …”

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maggi ovini nel Centro e nel Sud. Esistono poialtri 3000 tipi di prodotti registrati secondo lenormative nazionali, spesso prodotti “di nicchia”venduti sui mercati locali.

La rilevanza economica dei prodotti tipici, adesclusione dei vini, si può stimare intorno al 7,5%del valore aggiunto del comparto agricolo.

Malgrado le nuove opportunità emergenti perle aree rurali italiane, l’esclusione sociale e la mar-ginalità permangono tuttora evidenti in particola-re al Sud e nelle zone di montagna.

La questione meridionale è ancora ben presen-te, soprattutto se si considerano i tassi di sviluppodell’economia settentrionale. I programmi deigruppi LEADER contribuiscono a introdurre nuoveopportunità e soluzioni istituzionali in molte areerurali, ma il loro impatto concreto rimane ancoraoggetto di dibattito.

Policy network

L’analisi dell’evoluzione dellosviluppo rurale in Italia e le principa-li questioni che stanno emergendoall’interno del dibattito nazionalemostrano, anche se parzialmente, lacomplessità di attori che progressiva-mente sono coinvolti nei diversinetwork e, dunque, anche nei policynetwork che hanno radici storiche egeografiche, sia a livello locale chesovralocale.

Lo studio dell’evoluzione del ruo-lo dei diversi attori e le implicazionicorrelate permettono di individuaretre fasi principali: pre-modernizzazio-ne, modernizzazione e diversifica-zione.

Nella fase di pre-modernizzazio-ne, il contesto locale e l’interazionediretta tra attori locali sono fonda-mentali. Nei contesti rurali, produt-tori e consumatori spesso coincido-

no. In Italia si hanno due momenti importanti perquesta fase: il passaggio dal modello di produzionepre-capitalista a quello capitalista, con una fase cri-tica corrispondente al periodo del fascismo, quandofu attivata una politica corporativa e centralista; ilmomento dei conflitti agrari caratterizzato dallelotte tra classi di agricoltori proletari e proprietariterrieri fino allo sviluppo di una classe di agricolto-ri-proprietari.

La modernizzazione rompe questo meccanismoaprendo lo spazio per un consolidamento dellerelazioni tra sistema locale e sovralocale. Nelle areerurali innovazione tecnologica e PAC consolidanoreti di relazioni gerarchiche. Come in altri paesieuropei, i meccanismi di decisione della PAC hannorafforzato il coordinamento gerarchico tra le sedicentrali e periferiche, sia delle organizzazioni pub-bliche che delle forze sindacali di rappresentanza efavorito lo spostamento delle sedi decisionali nellearene sovralocali, riducendo in modo consistente leazioni e le relazioni con gli attori del territorio. Le

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Italia. Slow Food, iniziativa promozionale. “… raccogliere

la conoscenza dei cibi tradizionali e diffondere informazioni per

promuovere la cultura del gusto e del cibo di qualità …”

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stesse imprese finiscono per privilegiare relazionilunghe di filiera, e basare i rapporti con i consuma-tori solo sulle relazioni di mercato.

La fase di diversificazione segna un ulteriorepassaggio nell’organizzazione dei network. In uncontesto di globalizzazione, il sistema locale acqui-sisce nuovo vigore e diviene il luogo all’interno delquale elaborare nuove risposte attraverso una piùdiretta collaborazione tra gli attori. Ciò non impli-ca una nuova chiusura all’esterno, anzi, tanto ilvantaggio competitivo della località, quanto le re-lazioni sociali ed istituzionali, si sviluppano attra-verso una duplice direzione: all’interno dell’arenalocale e nei rapporti con il sistema sovralocale.

Altri processi contribuiscono all’evoluzione deipolicy network: la definizione di meccanismi didevoluzione amministrativa e politica imprimonoun cambiamento di rotta alla formazione deinetwork decisionali. Cresce il numero degli attorichiamati a confrontarsi, e si modifica – seppureattraverso un processo in divenire – il loro poteredi condizionamento e controllo delle decisioni. Lestesse politiche segnano questa tendenza attraver-so un progressivo processo di apertura ad approc-ci partecipativi di tipo bottom-up.

Il precedente pilastro dei network di decisionecostituito da un forte legame tra filiera istituziona-le e di rappresentanza delle imprese vede alterata lapropria centralità. Tanto i consumatori che leforme organizzate della società civile (associazioniambientaliste, gruppi etici ecc.) riacquisisconopeso ed influenza, seppure attraverso un processodi negoziazione non sempre scontato.

Rappresentazione sintetica dei policy network italianiL’insieme degli attori che attualmente rivesto-

no un ruolo significativo nella creazione dei policynetwork in Italia può trovare classificazione secon-do tre tipologie principali:• il sistema istituzionale, composto dall’apparato

delle istituzioni pubbliche e organizzazioni disviluppo locale;

• il sistema delle imprese, composto dagli impren-ditori, dalle loro associazioni e organizzazionidi rappresentanza;

• la società civile, composta da attori individuali eda associazioni e gruppi etici, i consumatori ri-vestono un ruolo particolarmente importante. Le reti si creano sulla base degli interessi speci-

fici e su scale diverse a livello locale o sovralocale.Il tipo di relazioni dipende dai modelli di esercizioe di rappresentanza del potere e all’interno di unastessa tipologia di attori possono essere diverse,soprattutto nel caso di attori che operano su scale

territoriali diverse. Un esempio può essere quellodell’amministrazione pubblica, in cui i rapporti sipossono leggere in una chiave gerarchica oppure,viceversa, possono improntarsi verso un approcciodi governance e di sussidiarietà.

Lo schema della fig. 1 rappresenta le tre tipolo-gie di attori in una descrizione dettagliata dellerelazioni tra loro esistenti che hanno luogo a livel-lo locale e sovralocale.

In una lettura necessariamente semplificata, ilsistema pubblico è posto al centro del rapporto trasocietà ed imprese. La società ne condiziona l’agi-re attraverso specifiche espressioni di rappresentan-za ma a sua volta ne risulta condizionata, in rela-zione agli spazi di espressione da questo assicurati.D’altro canto, il sistema pubblico è chiamato aregolare il sistema delle imprese e le loro attività ea subirne i relativi condizionamenti, anche dietropressione dei gruppi sociali. Allo stesso tempomantiene la funzione di produrre conoscenza –direttamente attraverso la ricerca scientifica o indi-rettamente attraverso la promozione di processi diapprendimento o creando un contesto favorevoleallo sviluppo delle attività economiche.

Il sistema di imprese, ovviamente, entra instretta relazione con i consumatori all’interno dellasocietà; anche in questo caso la direzione e l’inten-sità dei rapporti si modificano in relazione alle stra-tegie aziendali e ai modelli gestionali praticabili,ma anche in funzione di quelle che sono le moda-lità di scelta e di tutela assunte dai consumatorinell’esercizio delle loro attività di acquisto, condi-zionati a loro volta dal contesto sociale. Il ruolodelle imprese rimane tuttavia più complesso inrelazione sia alla pubblica amministrazione che allasocietà e viene caratterizzato da due altre funzioniche vanno ad aggiungersi l’una alla produzione insenso stretto e/o l’altra alla distribuzione: la pro-duzione di conoscenza e l’azione di lobbying. Difatto, attraverso le attività di ricerca e sviluppo leimprese possono contribuire a generare granditematiche di confronto con il sistema pubblico(apparato di ricerca e di prevenzione e controllo) econ la stessa società (che attraverso associazioni enetwork tematici si confronta con il sistema diimprese e con quello pubblico). Per quanto riguar-da il secondo aspetto, il sistema di associazionismodi imprese tende a svolgere funzione di contropar-te e di lobbying negli spazi decisionali politici e tec-nici, a livello locale come a livello sovralocale.

I consumatori, da parte loro, possono esercitarei loro diritti di scelta ed esprimere la loro domandadi garanzia attraverso azioni di tipo individuale, maanche azioni collettive e di collaborazione. In que-st’ultimo caso i bisogni di consumo sono espressio-

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ne dell’appartenenza a specifici gruppi all’internodella società. I network tematici rappresentano ap-punto la tendenza a formare comunità epistemiche,vale a dire comunità di attori, non necessariamentedeterminate territorialmente, che condividono ecercano di far affermare specifici valori (etici, am-bientali etc.) e identità.

Gli attori dei policy network in ItaliaI soggetti che appartengono al sistema istituzio-

nale, al sistema delle imprese e alla società civilecoinvolti nei processi di decisione politica nel conte-sto rurale vengono descritti di seguito brevemente.

All’interno del sistema istituzionale, gli entipubblici svolgono un ruolo di particolare significa-to nei processi di devoluzione e sviluppo di model-li di governance locale. Tra questi vi sono:

Il Ministero dell’Agricoltura e delle ForesteIn un processo di crescita del potere decisiona-

le e politico del ramo esecutivo, il ruolo politicodel Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste è cre-sciuto nel corso degli anni novanta, sia per le re-sponsabilità istituzionali previste dal contesto del-l’Unione Europea (rappresentanza politica, messain atto della PAC) e dalla situazione interna (ne-goziazione diretta con i sindacati degli agricoltori(tavole verdi), regolamentazione delle relazioni tra

imprese e società (consumatori), vincoli di naturafinanziaria. In questo ultimo caso, il Ministero è alcentro del dibattito e delle misure necessarie peraffrontare grandi tematiche di rilievo nazionale(come la qualità e la sicurezza alimentare, gli OGM,il rapporto agricoltura-ruralità) e interagisce con irappresentanti delle imprese e con gruppi di inte-resse collocati nella società (consumatori, gruppiambientalisti ecc.). Molte iniziative di legislazionesono espressione di questa tipologia di attività: ilDM 350/88 che regolamenta la classificazione deiprodotti “tradizionali”, il decreto sui mangimi ani-mali come misura cautelativa contro il rischio diBSE, il DM 228/01 riguardante l’orientamento ela modernizzazione del settore agricolo. Dietro lepressioni delle Regioni1, la devoluzione politica eamministrativa ha tuttavia ridimensionato il ruolodel Ministero nella definizione e realizzazionedelle politiche locali.

Gli altri MinisteriAltri Ministeri prendono parte ai policy network,

in particolare il Ministero dell’Ambiente e il Mini-stero della Sanità.

Malgrado i limiti stabiliti dalla devoluzione,soprattutto in materia di pianificazione territoriale, ilMinistero dell’Ambiente riveste un ruolo primarioin molti degli aspetti che sono al centro dello svi-

Fig. 1 - La costruzione di sistemi locali di governance, una schematizzazione

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luppo delle aree rurali, come gestione delle acque,inquinamento, trattamento dei rifiuti, aree protette,caccia, biodiversità, OGM, conservazione di siti. Afronte di una crescente consapevolezza ambientale,le iniziative del Ministero vanno spesso a scontrarsicon le resistenze esercitate dalle lobby economiche,dando luogo a un acceso dibattito politico.

Negli anni novanta, il Ministero della Sanità èstato investito del compito di definire nuove nor-me per la produzione e distribuzione degli alimen-ti miranti a salvaguardare la sicurezza dei cibi, inparte a seguito dell’attuazione dei regolamenti del-l’Unione Europea, ma anche a seguito delle cre-scenti pressioni scatenate dalle numerose e gravicrisi in campo alimentare (ormoni negli omoge-neizzati, vino al metanolo, BSE, OGM, residui didiossina). In questo campo, talvolta entra in con-flitto con il Ministero dell’Ambiente, come adesempio nel caso degli OGM.

Le RegioniL’importanza dei governi regionali (politiche

specifiche, controllo delle azioni di governo nazio-nali, autonomia nell’arena comunitaria) è derivatadal fenomeno della devoluzione amministrativarealizzata nel corso degli anni novanta, come attofinale di un crescente conflitto con il Ministero.Questo ha portato in Italia a un rafforzamentodegli effetti della direzione stabilita dalla PAC,ovvero una crescente regionalizzazione delle poli-tiche di mercato e di sviluppo rurale in aggiuntaalle politiche strutturali. Attualmente, essi hannocompetenza in materia di: formulazione e attua-zione delle politiche regionali di sviluppo econo-mico, affari sociali, pianificazione del territorio e inparticolare in materia di agricoltura, agriturismo,foreste, pesca, ambiente, aree regionali protette,turismo, cultura, istruzione e formazione. Dunquehanno assunto un ruolo centrale nei processi didecisione politica sul piano locale, anche attraversoil dialogo e la negoziazione con le rappresentanzeeconomiche e gli attori sociali.

Gli enti pubblici locali: Province e ComuniCon la devoluzione, gli enti pubblici locali

hanno assunto nuove competenze e responsabilitànel programmare e amministrare lo sviluppo loca-le, ma anche un nuovo ruolo nella creazione del

sistema locale di concertazione con le imprese econ i soggetti sociali. Il centralismo a cui sonoancora improntati i rapporti con le Regioni pone almomento dei limiti al loro ruolo decisionale edunque alla loro autonomia gestionale.

In relazione al sistema delle imprese, in Italia ilprocesso di decisione politica è dominato dalleassociazioni dei coltivatori2 e, più indirettamente,dall’operare dei principali attori del sistema agroa-limentare.

I sindacati degli agricoltoriEsistono tre organizzazioni sindacali primarie

che in passato hanno rappresentato tipologie diaziende e di interessi dissimili con orientamentiideologici e sociali assai diversi. La Coldiretti, lega-ta al partito cattolico di centro e, fino alla metàdegli anni novanta, alla Federconsorzi, rappresen-tante dei grandi interessi politici ed economici, cheriuniva le aziende agricole di piccole dimensioni aconduzione diretta; la Confagricoltura, orientata adestra e in rappresentanza delle grandi aziendecapitaliste; la Confederazione Italiana Agricoltori,vicina alla sinistra in rappresentanza dei lavoratoriagricoli e delle piccole aziende.

Oggi non si notano differenze apprezzabili nel-le posizioni ideologiche e neanche nei programmipolitici, che sostanzialmente avanzano richiestesimili tra loro. Dopo la crisi degli anni ottanta enovanta, nel quadro dei recenti mutamenti delsistema istituzionale e politico italiano, le organiz-zazioni sindacali hanno riguadagnato importanzain qualità di principali interlocutori del governocentrale e regionale in materia di formulazionedelle politiche nazionali/regionali (almeno dalpunto di vista formale, ma spesso in maniera pres-soché esclusiva). C’è da aggiungere che tali orga-nizzazioni sono state coinvolte direttamente nel-l’attuazione della nuova PAC. Rivestono poi unafunzione di rilievo nel promuovere i valori dellaruralità e del ruolo multifunzionale dell’agricoltu-ra, in particolare attraverso tre associazioni diaziende agrituristiche (Terra Verde, Terranostra,Agriturist) da loro istituite e che ne riflettono lerispettive strategie.

L’organizzazione dei tre sindacati è improntataa un modello gerarchico e centralizzato di rappre-sentanza, decisione e controllo che non ha lasciato

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1 In Italia, la devoluzione ha riguardato in primo luogo le funzioni legate alla gestione delle risorse territoriali e, tra queste, l’agri-coltura, trasferendo sempre maggiore autonomia operativa ai governi regionali.2 A differenza di altri paesi europei, le associazioni di produttori sono nate dopo e sotto il controllo di tre sindacati di agricoltorie riflettono necessariamente i diversi approcci politici e sociali. Solo di recente, a seguito delle problematiche legate alle norme dellaPAC, hanno assunto un ruolo più indipendente e maggiormente orientato a rappresentare gli interessi del settore.

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spazio alle specificità e alle diverseesigenze sul piano locale, rafforzan-do così la leadership nazionale e por-tando a un indebolimento dellagestione locale (legata attualmentesolo ai servizi di informazione e diconsulenza tecnica e finanziaria, ealla pianificazione aziendale in rela-zione alla PAC).

Le grandi aziende di trasformazione e distribuzioneTra gli attori economici, l’opera-

to delle grandi industrie di trasfor-mazione e delle imprese di distribu-zione presenta una valenza impor-tante soprattutto come azione dilobby o azione diretta per promuo-vere nuovi standard tecnologici egestionali nella produzione e distri-buzione alimentare, con particolareriguardo alla qualità e sicurezza ali-mentare. Negli anni novanta, sono state in parti-colare le catene di supermercati ad avere un ruolochiave nell’influenzare i comportamenti dei consu-matori, attraverso la comunicazione di nuovi signi-ficati legati al cibo e nuovi stili di consumo. Intempi più recenti, alcune catene (ad esempio,Coop) servendosi di strategie comunicative eattuando un sistema di controllo e certificazionehanno acquisito la fiducia dei consumatori e hannoassunto un ruolo guida nell’affrontare i temi dellaqualità.

Tra le organizzazioni della società civile che sisono guadagnate una legittimazione politica e svol-gono un ruolo significativo nei processi decisionalisi ricordano in particolare:

Le organizzazioni ambientalisteAlcune grandi associazioni, come WWF, Legam-

biente, Italia Nostra, LIPU operano su tutto il ter-ritorio nazionale articolandosi localmente. Neglianni novanta, a fronte di un panorama di crescen-

te consapevolezza sulle problematiche ambientali esalutistiche legate ai modelli produttivi moderni,hanno visto crescere la loro rilevanza nell’esercita-re funzioni di lobbying nella formazione delle poli-tiche nazionali e regionali in materia di ambiente e,recentemente, di sviluppo rurale. Negli ultimi an-ni, un contesto particolarmente favorevole è statocreato dal precedente Ministro dell’Agricoltura ap-partenente al Partito dei Verdi. In aggiunta allapartecipazione al dibattito e ai processi decisionalisul piano nazionale, in ambito locale un contribu-to importante è dato da gruppi minori, attivi nelcampo della sostenibilità della gestione di risorseambientali-rurali e in genere maggiormente inte-grati nel sistema di concertazione locale.

Le associazioni di consumatoriNegli anni novanta, assieme allo sviluppo di un

sistema normativo per affrontare i problemi inmateria di qualità e sicurezza alimentare determi-nati dagli attuali modelli di produzione, alcune

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Italia. Monti Pisani, iniziativa promozionale. “… lo sviluppo integratodell'area, considerata marginale, tramite la valorizzazione dei luoghi, delpatrimonio culturale e architettonico,del turismo, dei prodotti tipici, dei percorsi di sviluppo delle risorseumane …”

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associazioni di consumatori sono diventati gruppidi pressione importanti in difesa dei consumatori,in special modo per le tematiche della sicurezza ali-mentare e della trasparenza del mercato.

Un’associazione di consumatori atipica è inve-ce Slow Food, nata in Italia alla metà degli anniottanta e sviluppatasi molto velocemente, fino adiventare un’organizzazione internazionale (SlowFood International, fondata a Parigi nel 1989);oggi essa costituisce un punto di riferimento per lapromozione della cultura del “gusto” e della qua-lità in Italia (cfr. Caso 5 - Slow Food).

Altre associazioni localiSul piano locale, esistono altre organizzazioni

che possono concorrere alla formazione delle poli-tiche interagendo con le istituzioni pubbliche. Sitratta di organismi strutturati o informali impegna-ti a vario titolo nelle iniziative a favore dello svi-luppo socioeconomico locale (ad esempio, gruppiLEADER GAL, associazioni o consorzi per la valo-rizzazione di risorse locali specifiche).

Strategie di sviluppo rurale

Sebbene privo di una strategia di sviluppo rura-le precisa, fino agli anni sessanta il Governo italia-no ha mantenuto un ruolo di primaria importanzanel definire gli interventi politici da attuare nelcomparto agricolo e nelle aree rurali. Dagli annisettanta in poi, viceversa, il potere del Governocentrale è andato diminuendo a favore della CEE edelle amministrazioni regionali.

Da un lato la politica agraria è stata centralizza-ta a livello della CEE, processo favorito dalla sceltadi un “approccio” orientato al mercato piuttostoche al territorio; dall’altro lato si è avviato un pro-cesso di “devoluzione” (prevista dall’art. 117 dellaCostituzione) che ha portato al ruolo di crescenteimportanza delle Regioni nell’attuazione e nelladefinizione delle politiche agricole, processo tutto-ra in corso, anche se non mancano i motivi di con-flitto tra i due corpi amministrativi al riguardo.

La partecipazione dell’Italia alla CEE non hacontribuito a creare una politica agricola e ruraleprecisa, dato che il centro di interesse fin dagli inizi(anni cinquanta e sessanta) è sempre stato rivoltoai processi di industrializzazione nazionale e all’ac-cesso ai ricchi mercati dei paesi membri della CEE.Gli interventi nazionali più importanti di quelperiodo erano focalizzati sul sostegno alle aziendeagricole a conduzione diretta e sull’accesso allaterra, per poi sostenere nel corso degli anni settan-

ta il processo di modernizzazione di alcuni settoridel comparto agricolo.

Gli squilibri evidenti nello “sviluppo rurale”non hanno ricevuto grande attenzione, riservatainvece al crescente divario economico, sociale etecnologico presente tra Nord e Sud.

Dal 1978 in poi, le amministrazioni regionalihanno continuato ad assumere sempre maggioricompetenze in materia di gestione e progettazionedelle politiche agricole, insieme al potere crescentedella CEE e alla nascita di una politica strutturaleche nonostante la modesta entità in termini finan-ziari ha aperto la via a una serie di interventi subase territoriale.

Negli anni ottanta, questa doppia compressione(CEE e Regioni) delle competenze del governocentrale insieme alla carenza di una politica nazio-nale sì è fatto sempre più evidente. Al momento, leautorità governative e il Ministero dell’Agricolturain particolare, hanno un ruolo importante neldifendere gli interessi nazionali sul piano dei nego-ziati UE e della gestione delle OMC (Organizzazio-ni del Mercato Comune) oppure in occasione dellegrandi crisi sanitarie, come avvenuto nel caso dellaBSE in collaborazione con il Ministero della Sanità.

Negli anni novanta, la generalizzata diversifica-zione dell’agricoltura, la crescita del modello disviluppo rurale e la territorializzazione delle politi-che hanno contribuito a rendere il ruolo dei gover-ni regionali e delle amministrazioni locali semprepiù importante. Questo comporta un certo livellodi diversificazione delle strategie, ma un’analisicomparativa dei Piani regionali di sviluppo ruraleindica la presenza di una cornice comune poggiatasu tre assi strategiche principali:• aumentare la competitività delle aziende agri-

cole, laddove la qualità è l’obiettivo primario;• migliorare l’ambiente naturale rurale, laddove

una larga parte delle risorse viene destinata allemisure relative all’agricoltura biologica e inte-grata e alla selvicoltura;

• migliorare la qualità della vita nelle aree rurali,laddove il turismo e le infrastrutture rurali sonogli obiettivi più comuni.Di conseguenza, grazie anche alla crescente at-

tenzione per l’ambiente e il paesaggio e all’esigen-za di mantenere in vita tradizioni e culture, crescela domanda da parte dei livelli amministrativi piùbassi (Comuni, Comunità montane, Province, am-ministrazioni regionali) di ridefinire le competen-ze e le autonomie tra i livelli territoriali, insieme al-la richiesta di nuovi strumenti politici.

Sebbene ancor lontani da un piano strategicovero e proprio, va tuttavia messa in luce una recen-

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te legge nazionale (il D.lgs. 228 del 18 maggio2001) intitolata “Orientamento e modernizzazio-ne del settore agricolo” che, seguendo il passo giàintrapreso dalla Francia nel 1999, introduce modi-fiche sostanziali al quadro normativo generaledelle attività e delle produzioni agricole, mirando acomprendere tutte le dimensioni “multifunziona-li” delle attività agricole in base alle attuali esigen-ze sociali. Il Decreto legislativo:• cambia la definizione di agricoltura e allarga le

tipologie delle attività permesse (“diversifica-zione” delle attività agricole); l’agriturismo vie-ne riconosciuto a pieno titolo come attivitàagricola;

• sottolinea l’esigenza di promuovere prodotti diqualità (alimenti biologici, alimenti tradizionalie tipici);

• affronta i temi della sicurezza alimentare (trac-ciabilità, informazione ai consumatori, OGM);

• va nella direzione di una semplificazione delleprocedure burocratico-amministrative;

• prende in considerazione la dimensione am-bientale delle pratiche agricole;

• rafforza le associazioni di produttori e gli orga-nismi interprofessionali;

• crea nuovi strumenti politici per incrementarel’autonomia delle istituzioni pubbliche locali(distretti agroalimentari di qualità, distrettirurali, contratti tra amministrazioni pubblichelocali e agricoltori).

Agricoltura e trasformazione agroalimentare in Italia

Lo stile di vita e il consumo alimentare in Italiarimangono a tutt’oggi largamente influenzati dal-l’agricoltura. Il declino della rilevanza economica eoccupazionale del settore primario è una tendenzarelativamente recente, e fino agli anni cinquanta lapopolazione italiana era per la maggior parte ditipo rurale.

Prima della modernizzazione, la vita nelle cam-pagne era profondamente caratterizzata da pressio-ne demografica sui terreni, basso reddito, aziendedi piccole dimensioni, disoccupazione, tutti fattoriche portarono a un forte flusso migratorio.

Il regime fascista (1921-1944) fece ampio usodella comunicazione per promuovere una visionerurale della società. Di fatto era necessario mante-nere la popolazione nelle aree rurali e limitare l’ur-banizzazione per dare forza alla politica economi-ca autarchica e anche per soddisfare l’esigenza dicontrollo sociale.

La ripresa economica degli anni cinquanta cam-biò profondamente la struttura sociale italiana el’assetto spaziale. I flussi migratori che fino alloraerano rivolti soprattutto verso paesi d’oltremare,presero la direzione sud-nord e dalle montagnealle pianure. L’effetto conseguente sul sistemaagricolo e agroalimentare fu profondo: gran partedelle aree svantaggiate furono abbandonate, perconcentrare lo sviluppo economico, industriale eurbano nelle zone di pianura.

L’agricoltura vide l’inizio di un processo di mo-dernizzazione. La crescita rapida del numero diconsumatori aspiranti a modelli di vita urbani, fa-vorirono il consolidarsi di grandi aziende alimenta-ri a livello nazionale che sostituirono la produzio-ne industriale a quella di tipo artigianale.

Il processo di modernizzazione, applicato allespecifiche condizioni del sistema produttivo italia-no, ha tuttavia avuto esiti singolari.

In questa fase, le grandi aziende alimentari so-no i soggetti più importanti, influenzando profon-damente l’introduzione di nuove tecniche produt-tive e imponendo standard di qualità ai loro forni-tori. Gli standard igienici e qualitativi previsti dal-l’Unione Europea hanno inoltre beneficiato questatipologia di aziende, penalizzando viceversa moltisistemi di produzione tradizionali.

L’impatto di questo processo è stato largamen-te negativo per tutti quei sistemi produttivi tradi-zionali basati su circuiti di consumo locali. Le pro-duzioni di latte e carne hanno subito un processodi concentrazione territoriale, mentre le produzio-ni dislocate nelle aree marginali (in special modo dimontagna) hanno subito un vero e proprio collas-so. Tutti quei prodotti tradizionali che non si adat-tavano alle strategie o alla tecnologia delle grandiaziende sono scomparsi.

In alcuni comparti, come quelli della produzio-ne di latte fresco, carne bovina e pomodori in sca-tola, la modernizzazione ha permesso la crescita dimoderne tecniche di produzione e la tendenzaverso la deterritorializzazione e standardizzazione.

In altre industrie, come quelle del vino e del for-maggio, una forte identità regionale del prodotto,(come nel caso del prosciutto di Parma o del Par-migiano-reggiano) ha impedito la standardizzazio-ne delle produzioni, favorendo i sistemi di produ-zione localizzata su piccola scala. Di fatto, un mer-cato dei terreni rigido e l’alta densità demograficanon hanno lasciato spazio per una crescita significa-tiva delle aziende agricole in termini di dimensionie le famiglie di agricoltori hanno sfruttato la possi-bilità di ulteriori fonti di reddito dalla conduzionepart-time e dalla pluriattività, sfruttando anche le

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relazioni sociali all’interno della comunità di appar-tenenza per perseguire l’integrazione attraversoampi insiemi di accordi di tipo cooperativo.

La disponibilità di tecniche produttive moder-ne, tuttavia, insieme alla rapida crescita dei merca-ti ha creato una pressione sugli standard di qualità,sottoponendoli a una progressiva erosione nel ten-tativo di ridurre i costi e aumentare la produttività.

Per l’Italia è possibile parlare di una precocecrisi della modernizzazione, concepita in terminidi ampliamento di scala e standardizzazione dellaqualità. Tre eventi si possono considerare comepunti di svolta di questo processo evolutivo:• lo scandalo della presenza di ormoni negli

omogeneizzati per l’infanzia. Gli ormoni sonoproibiti in Europa, ma sussiste un fiorente mer-cato nero;

• lo scandalo del vino contenente metanolo, cheha causato la morte di diverse persone in Italiae all’estero e ha inoltre rappresentato un durocolpo per la reputazione dei vini italiani;

• un referendum sull’uso dei pesticidi in agricol-tura promosso dalle associazioni ambientaliste.Insieme ad altri avvenimenti minori, questi in

particolare hanno portato un cambiamento sia nel-l’atteggiamento dei consumatori che nelle prioritàpolitiche. A partire da questi eventi, la qualità el’ambiente sono diventati i punti chiave delle poli-tiche agricole e alimentari pubbliche e private.

Nella nuova fase, che chiameremo diversifica-zione, il cibo si presenta in associazione con uninsieme di concetti sempre più numeroso: salute,cultura, ambiente, qualità della vita, piacere. Afronte di questi mutamenti, le industrie alimentaririspondono con innovazioni di prodotto e strate-gie di comunicazione più mirate, mentre i distri-butori, che in questa fase vedono crescere l’impor-tanza del loro ruolo, reagiscono con l’attivazionedi politiche di qualità mirate.

Un numero crescente di consumatori ha persofiducia nell’industria alimentare e cerca genuinità enaturalità. Ai loro occhi l’agricoltura comincia adessere più trasparente, dopo una fase in cui il ciboera associato unicamente alle industrie alimentari.

In Italia, all’avanguardia delle nuove tendenzenon troviamo i medesimi attori e le stesse regioniche hanno guidato la fase precedente. Le tendenzedi consumo nei prodotti alimentari di qualità apro-no e consolidano nuove opportunità per quelle areeche non hanno tratto vantaggio dal processo dimodernizzazione, ma che oggi sono in grado dioffrire valore aggiunto in termini di valori locali eprodotti tipici. In questa prospettiva, una “moder-nizzazione in ritardo” dell’agricoltura italiana è

stata il primo passo verso una “diversificazioneanticipata”.

Reti locali di produttori agricoli, associazioni diconsumatori ed enti pubblici si stanno impegnan-do attivamente e dibattono questo tema, ottenen-do già buoni risultati. L’Italia è il primo produtto-re di prodotti biologici e uno dei maggiori paesidell’Unione Europea per i prodotti a marchio DOP

e IGP (circa il 60% del latte italiano viene trasfor-mato in formaggio a marchio regionale).

Sul piano della produzione, sta emergendo unnuovo modello imprenditoriale. Il modello che haprevalso durante la modernizzazione è stato quel-lo di un’azienda gestita da lavoratori uomini, conconoscenze di tipo meccanico, specializzati in unnumero limitato di prodotti che vendevano comematerie prime alle cooperative di trasformazione oall’industria alimentare.

Il nuovo modello prevede:• la ricerca di una identità di azienda forte e

“unica”, basata in genere su un mix di qualità,ambiente, tradizione, localizzazione, etica e suuna larga dose di autostima;

• intense attività di relazione con turisti, consu-matori, società civile, amministratori;

• un ruolo primario per la componente femminile;• il tentativo di incrementare il valore aggiunto

per unità di produzione differenziando i pro-dotti, impiegando circuiti brevi di distribuzio-ne, trasformazione diretta;

• una ricerca attiva di diversificazione sia della pro-duzione agricola che delle altre attività rurali.Il processo di controurbanizzazione che sta alla

base della riscoperta della molteplicità di funzionipresenti in agricoltura e nelle aree rurali, in Italia èstato avviato da cittadini di origine straniera.Migliaia di persone provenienti da Germania, GranBretagna e Stati Uniti hanno comprato piccole fat-torie abbandonate e insediamenti rurali comeseconda casa o per iniziare una nuova vita. Anchel’agricoltura biologica è stata in larga parte avviatada stranieri, e lo stesso per l’agriturismo.

Le aree, aziende e attività marginali hanno co-minciato a recuperare le loro risorse endogene –storia, ambiente, alimenti tipici – come costituentidelle strategie di sviluppo. Il concetto di svilupporurale, per lungo tempo abbandonato e fatto coin-cidere con quello di modernizzazione dell’agricol-tura, ha dato nuova forza ai nuovi attori: popola-zione femminile, giovani, municipalità, associazionilocali che hanno costruito attivamente nuove con-nessioni tra l’agricoltura e l’ambiente circostante.

La modernizzazione in ritardo e incompleta èstata a lungo considerata un punto debole per il

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settore agricolo italiano, investendo solo le areerurali ricche e non promovendo moderne struttu-re aziendali come in Francia o in Olanda. Oggi,tuttavia, è diventata una opportunità, che racchiu-de le risorse necessarie per fornire ai mercati emer-genti l’offerta di prodotti speciali e tempo libero.A titolo di esempio valga la produzione biologicaitaliana, che è al primo posto nell’Unione Europeao il turismo rurale in Toscana, che giorno per gior-no assume sempre maggiore importanza comefonte di reddito.

Temi principali

L’evoluzione dei bisogni socialiInsieme alla crisi dell’agricoltura convenziona-

le, cresce il dibattito sul ruolo dell’agricoltura inuna società in mutamento. A fronte dell’importan-za del cibo nella cultura del paese, non inaspettata-mente tale dibattito verte soprattutto sul cibo e suisignificati connessi. Il turismo rurale sta diventan-do una fonte economica di rilievo per molte aree eregioni. Un forte movimento di opinione e di per-sone guarda positivamente alle aree rurali, intornoalle quali si sta organizzando un mercato forte.

QualitàLa qualità è al centro del dibattito che si svolge

in Italia, ma proprio per questo è una arena di forticontrasti. Inizialmente due significati conflittuali diqualità erano messi a confronto: a) qualità indu-striale, basata principalmente sull’innovazioneindustriale, standardizzazione, formalizzazione deiprocessi, certificazione; b) qualità sostanziale,basata sui fattori intrinseci del prodotto come lecaratteristiche sensoriali e gli effetti della sua pro-duzione sull’ambiente. Il contrasto nasce poiché lecaratteristiche dei prodotti tradizionali non sono difacile formalizzazione e quindi di facile controllo.In una certa misura la formalizzazione è conside-rata un pericolo per la qualità sostanziale.

I due significati col tempo tendono a converge-re. Da una parte, le industrie alimentari e di distri-buzione hanno cominciato a introdurre elementisostanziali nelle politiche di qualità da loro attuate,come omogeneizzati privi di ormoni (Plasmon-Heinz), verdure con un livello minimo di residuichimici (cfr. Caso 4 - Coop ‘Prodotti con amore’).Dall’altra, sono state approntate procedure di cer-tificazione che individuano i metodi di controlloper certificare la qualità sostanziale.

Al tempo stesso, si assiste a una tendenza a co-prire tutti i contrasti sotto l’ombrello dell’origine

locale, regionale o nazionale. La richiesta delgoverno contro l’uso da parte delle industrie ali-mentari dell’indicazione “prodotto in Italia” sulleconfezioni di olio d’oliva ne è un esempio.

• Qualità e luogo di origineAgli occhi dei consumatori, in assenza di altri

metodi, l’origine del prodotto è un forte indicato-re di qualità. Il rapporto tra luogo di origine e qua-lità è un nodo centrale per comprendere l’evolu-zione di queste tematiche e i relativi conflitti.

Quando un marchio regionale presenta un van-taggio per le aziende (e per il territorio) in terminidi competitività, gli attori locali formano dellealleanze per ottenere il riconoscimento dei prodot-ti regionali. Questo implica un lungo processo dicoordinamento tra tipologie di attori diversi intor-no agli standard di qualità e la definizione dei con-fini delle zone coinvolte nella produzione sia dellematerie prime che del prodotto finale. In genere, iconflitti sorgono quando i maggiori trasformatorivogliono ampliare i confini o abbassare gli stan-dard qualitativi per incrementare la produzione eridurre i costi.

• Qualità e sicurezza alimentareI timori dei consumatori in materia di sicurez-

za alimentare sono ben noti in tutta l’UnioneEuropea e il confronto su questi temi vede impe-gnati tutti i principali attori del settore agricolo ita-liano sul piano locale e nazionale. L’esigenza di unmaggior grado di responsabilità da parte di diversisoggetti implica una forte attenzione sulle relazio-ni di filiera, sulla comunicazione e sulla trasparen-za dei processi di trasformazione dei prodotti ali-mentari.

A livello nazionale, le agenzie e le associazioniprevedono un approccio normativo più deciso perdefinire nuove regole e linee guida da attuare nelprocesso organizzativo e per ristabilire la fiduciadei consumatori.

Quando la sicurezza alimentare è divenuta unadelle principali preoccupazioni dei consumatori inseguito ai vari scandali, le industrie e la grande di-stribuzione hanno dato vita a una combinazione disistemi di tracciabilità – per permettere ai consu-matori di identificare i produttori (e le relativeresponsabilità) – e di strategie di comunicazionevolte a collegare valori e standard e a fornire lanecessaria informazione ai consumatori. La nascitadi questi sistemi informativi promuove necessaria-mente il coordinamento tra gli attori della filiera.

L’introduzione di norme di sicurezza non ri-mane priva di effetti per l’insieme della struttura

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agroalimentare. In questi anni molti piccole azien-de di trasformazione hanno dovuto chiudere acausa dei costi legati all’attuazione di tali norme. Ilconflitto è emerso spesso in relazione alle normeigieniche, sotto accusa per aver messo fuori leggediversi prodotti tipici (come, ad esempio, il lardodi Colonnata). In risposta alla preoccupazione del-l’erosione della qualità, le istituzioni pubblichehanno intrapreso iniziative volte ad adattare le nor-me a prodotti specifici, in special modo quelli chehanno una circolazione limitata.

Più in generale, l’applicazione di tali norme èstata influenzata da tre attori principali: i produt-tori e le associazioni di produttori, tese a salva-guardare il loro reddito; le associazioni di consu-matori e ambientaliste, che chiedono una rigorosaapplicazione delle norme; la pubblica amministra-zione incaricata dell’effettiva attuazione. Unamancanza di comunicazione tra questi gruppi èspesso all’origine di conflitti nell’implementazionedelle norme, i quali generano una scarsa flessibilitàda parte degli organismi pubblici e un basso gradodi attuazione da parte dei produttori.

• Qualità e canali di distribuzioneNuove tendenze negli atteggiamenti dei consu-

matori aprono spazio a nuovi circuiti costruiti suquantità limitate e un alto livello di qualità, chepermettono anche una comunicazione più efficacetra produttori agricoli e consumatori. I gruppid’acquisto, i mercati di agricoltori, le vie temati-che, gli itinerari gastronomici rientrano tra questi.Sono molte le tipologie di attori che concorronoalla costruzione di questi canali, associazioni diconsumatori, ambientaliste, municipalità, ufficituristici locali, ecc. Tra questi, Slow Food Italia (cfr.Caso 5 - Slow Food) ha modificato profondamenteil concetto di “valorizzazione”.

In altri casi, i nuovi circuiti sono costruiti suivecchi modelli di interazione (residenti urbani checombinano una visita in campagna con l’acquistodiretto di alimenti dai produttori).

• OGM

Attualmente solo pochi organismi pubblici eprofessionali si stanno confrontando veramente suquesto tema. I consumatori e le associazioni am-bientaliste mostrano un alto grado di preoccupa-zione, ma anche gli enti pubblici e le associazionisindacali degli agricoltori sono contrari alle biotec-nologie. Alcune Regioni, come la Toscana e l’Emi-lia Romagna, hanno preso posizione contro l’in-troduzione degli OGM.

Il modello su piccola scala dell’agricoltura italia-

na non si adatta a queste tecnologie di scala, e conogni probabilità anche un certo grado di preoccu-pazione per l’immagine dei prodotti tipici italianigioca la sua parte. Alcune aziende nazionali all’in-terno del sistema agroalimentare (come Coop perla grande distribuzione e Barilla sul lato della pro-duzione) pubblicizzano la propria immagine for-nendo ai consumatori prodotti privi di OGM.

Il versante dei sostenitori degli OGM si dimostrainvece molto potente. Si basa principalmente sul-l’alleanza tra settore agroalimentare e una partedella comunità scientifica, per lo più coinvoltadirettamente nella ricerca sulle biotecnologie.

Ambiente e risorse paesaggisticheAmbiente e paesaggio rappresentano altre te-

matiche importanti per le aree rurali in Italia,entrambe sia in senso negativo che positivo. È notoche le pratiche agricole intensive nelle zone di pia-nura hanno creato problemi ambientali, in partico-lare nella Pianura Padana e nei distretti di coltiva-zioni in serra. La diffusione del sistema di gestionedei rifiuti ha contribuito a ridurre l’inquinamentoderivante soprattutto dagli allevamenti intensivi.

Oggi, un nodo centrale di non facile soluzionederiva dalla gestione delle risorse paesaggistiche. Inmolti luoghi il paesaggio stesso è un simbolo dellosviluppo rurale. Al tempo stesso i mutamenti dellepratiche agricole e della gestione dei terreni hannocontribuito a modificare la struttura paesaggistica tra-dizionale. A livello locale, le amministrazioni stannointroducendo la pianificazione paesaggistica, spessoaffidata ad architetti che però talvolta sono ben lonta-ni dal comprendere il contesto in cui l’attività agrico-la viene attuata. D’altro canto, le pressioni sulla terrasono ancora molto forti e le amministrazioni di fre-quente cercano soluzioni di compromesso.

Nelle aree di montagna e di collina, l’erosionedei suoli rappresenta un grave problema, nelle areespopolate in particolare, ma anche laddove l’agri-coltura estensiva non è in grado di conservare lesistemazioni agrarie tradizionali (ad esempio, i ter-razzamenti).

Edonismo ruraleAl pari di altri paesi, in Italia si assiste allo svi-

luppo della tendenza propria della tipica classemedia urbana, verso una “ruralità immaginaria”;tendenza di cui si nutrono intensamente i media eche è guidata principalmente dalle associazioni cul-turali che puntano alla scoperta dei valori dellaruralità, delle sue tradizioni e della sua cultura, eche crea un mercato per i servizi rurali (cfr. Caso 8- Viaggi e Sapori).

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Gli scenari evolutivi della ruralitàInsieme a un rinnovato interesse per la conserva-

zione della campagna, si assiste a un processo diristrutturazione legato ai cambiamenti dei modellidi sviluppo economico e dei loro effetti socio-spa-ziali. A distanza di quaranta anni dal boom econo-mico italiano, gli agricoltori che hanno deciso dimantenere l’attività e di non emigrare oggi stannoinvecchiando e in diversi si sono già ritirati. Ilricambio generazionale rimane difficile, specienelle aree più svantaggiate, ma non solo in queste.L’agricoltura italiana è fortemente specializzatanelle produzioni ad alta intensità di lavoro. I taglioccupazionali stanno generando una nuova crisisul mercato del lavoro, e una crescente richiesta dilavoratori stagionali si lega sempre più ai flussimigratori extracomunitari.

La conseguenza per la struttura sociale rurale èun veloce cambiamento, talvolta a scapito dellespecificità culturali locali, mentre i nuovi arrivatiportano l’introduzione di nuove idee e stili di vita.I giovani e le donne rappresentano delle nuoverisorse per le aree rurali, a patto però di costruireun legame tra vecchie e nuove generazioni.

In generale, i nuovi modelli socioeconomicideterminano nuovi conflitti e nuovi equilibri. Diseguito, riportiamo le questioni più importanti cheemergono al riguardo.

Insediamenti ruraliCome in altri casi di conflitto sociale derivante

dall’uso delle risorse rurali, il cambiamento dellastruttura degli attori rurali ha generato conflittianche sotto l’aspetto degli insediamenti abitativi.Di recente i nuovi residenti, che di solito hannouna maggiore disponibilità finanziaria rispetto agliabitanti locali, hanno determinato un aumentodella domanda e dunque dei costi delle abitazionia scapito dei residenti locali. Il numero crescente dinuovi residenti, di solito scarsamente integratinella società rurale locale, crea un effetto dirom-pente per la rete di relazioni e la coesione sociale.Di fatto il modo di interpretare la ruralità da partedei nuovi residenti è spesso molto diversa dallavisione locale preesistente. Da qui, il sorgere diconflittualità tra nuovi e vecchi residenti, in parti-colare in materia di risorse paesaggistiche.

CacciaLa caccia è sempre stata un’attività molto po-

polare e diffusa sul territorio italiano. A partire da-gli anni ottanta, la diminuzione di prede disponi-bili determinata da una eccessiva pressione venato-

ria, insieme ad altri fenomeni di inquinamento eurbanizzazione, unitamente a un rinnovato inte-resse dei cittadini per le questioni ambientali, hafatto emergere un’aspra conflittualità tra i diversigruppi. In particolare, i cacciatori sono stati con-trastati a livello nazionale dal WWF e dalla LIPU; isindacati degli agricoltori non hanno espresso nes-suna posizione chiara, poiché molti agricoltorisono anche cacciatori, ma diversi agricoltori noninteressati alla caccia sono stati danneggiati dai cac-ciatori che, in base alle normative vigenti, possonoentrare dovunque per recuperare le loro prede,secondo un principio che rappresenta una derogaevidente al diritto di proprietà.

Nel corso degli anni novanta, i temi di conflittosi sono gradualmente attenuati grazie alle nuovenorme (L. 157/92) che hanno introdotto i cosid-detti ATC (Ambiti Territoriali di Caccia: un caccia-tore deve scegliere solo una piccola parte di territo-rio come terreno di caccia), limitato il numero delleprede consentite, aumentate le tasse legate all’atti-vità venatoria e introdotto nuove regole per il calen-dario venatorio e per le specie animali permesse.

Vale la pena ricordare che la Federazione Na-zionale Cacciatori, insieme al sindacato Coldirettie allo Ekoclub Internazionale organizza un con-corso fotografico sul tema “Conosci la campagna”(cfr. www.mondocaccia.it).

Discariche Strettamente legato alle tematiche riguardanti

l’ambiente e il paesaggio, la localizzazione dellediscariche di rifiuti nelle aree rurali è stata oggettodi un vasto dibattito. Malgrado la presenza di unadiscarica su un dato territorio riversi, attraverso letasse, una enorme quantità di denaro nelle cassedel Comune che decide di accettarla, per i residen-ti, anche se in parte compensati dai maggiori inve-stimenti pubblici locali, si creano gravi problemi diricadute ambientali, ricadute che vanno a toccareanche i residenti dei Comuni circostanti e, in que-sto caso, senza nessuna forma di compensazione.

Nel 1998, un disegno di legge prevedeva ildivieto di dislocare impianti di discarica in quellearee che vedono la presenza di attività agrituristi-che e di prodotti di alta qualità (come gli alimentibiologici o a denominazione DOP e IGP, DOC eDOCG per i vini). Il disegno di legge, però, non èmai stato approvato dal Parlamento.

Nuovi temi in agricolturaA seguito dei cambiamenti esterni, gli agricol-

tori e le organizzazioni sindacali hanno spostato ilfocus delle loro richieste. Gli agricoltori italiani

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hanno sempre denunciato la penalizzazione deri-vante dal modello di politiche agricole stabilite dalTrattato di Roma in poi nei confronti delle produ-zioni agricole mediterranee. Nonostante ciò, perlungo tempo essi hanno difeso la struttura genera-le delineata dalla PAC e si sono attestati su posizio-ni di scetticismo al momento della riforma Mac-Sharry. Quando è diventata innegabile l’impossibi-lità di sostenere oltre la PAC, gli agricoltori si sonorivolti ad altre tematiche.

Burocrazia Uno dei temi maggiormente condivisi nel

nuovo scenario è il rapporto tra agricoltori e pub-blica amministrazione. La percezione degli agricol-tori è di essere sommersi dalla burocrazia, dai con-trolli, dalle autorizzazioni e di passare troppotempo a negoziare con una miriade di enti pubbli-ci. Di fatto, si ammette generalmente che la pub-blica amministrazione è uno dei punti più debolidell’economia italiana.

Con una recente legge nazionale sono stateintrodotte molte innovazioni di rilievo che miranoa semplificare le procedure e si sono delegati molticompiti alle amministrazioni locali. Al tempo stes-so, i governi regionali hanno cominciato a delega-re a organismi privati, nati per lo più dalle orga-nizzazioni degli agricoltori, il completamento delleprime fasi delle procedure amministrative. Partedel dibattito è centrato oggi sulle possibilità cheemergono dall’informatizzazione delle procedure,che al momento è molto scarsa.

Hot spot

Alcuni argomenti legati all’agricoltura e allaruralità hanno avuto grande rilevanza sui massmedia negli ultimi anni.

La carenza di acqua è uno dei più recenti. Ungrado di siccità fuori dal comune ha portato nel2002 a una “crisi acqua” in molte regioni meri-dionali, mettendo in luce l’inefficienza dell’attualesistema di distribuzione. La crisi ha messo anche inevidenza la vulnerabilità di interi distretti produtti-vi basati su un uso intensivo delle acque.

La BSE ha mantenuto viva per settimane l’at-tenzione dei media, soprattutto dopo la scopertadi alcuni casi nelle aziende agricole italiane. Leautorità hanno mostrato una mancanza di coordi-namento impressionante nella gestione dellacomunicazione rivolta ai cittadini.

La tradizione culinaria italiana, insieme ai vini eai cibi, trovano enorme riscontro sui media. IlSalone del gusto, una manifestazione organizzatada Slow Food, è stato una degli eventi di comuni-cazione più importanti dell’anno.

Gli OGM hanno trovato larga copertura media-tica a seguito delle proteste di un gruppo di scien-ziati che sostenevano la “libertà di ricerca”, oppo-nendosi al divieto del precedente Ministro dell’A-gricoltura di sperimentazioni in campo di coltiva-zioni OGM.

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Analisi delle tematiche descritte

Temi Livello di importanza Fase del ciclo vitale Gruppo sociale di origine

Qualità *** maturità Associazioni di consumatori, grandi produttori/distributori, enti pubblici

Qualità e localismo *** maturità Associazioni di consumatori, grandi produttori/distributori, enti pubblici

Qualità e sicurezza alimentare *** in via di sviluppo Associazioni consumatori

Qualità e canali di distribuzione * in via di sviluppo Associazioni di consumatori e ambientaliste

OGM *** in via di sviluppo Associazioni ambientaliste e di consumatori

Nuovi modelli occupazionali * introduzione Enti pubblici, sindacati

Sviluppo rurale e multifunzionalità dell’agricoltura

*** in via di sviluppo Enti pubblici, associazioni locali

Edonismo rurale * introduzione Associazioni culturali

Paesaggio e ambiente ** in via di sviluppo Ambientalisti e governi locali

Caccia * maturità-declino Ambientalisti / agricoltori

Rifiuti * in via di sviluppo Ambientalisti e residenti locali

Abitazioni rurali ** introduzione Nuovi residenti / originari

Burocrazia *** maturità Associazioni agricoltori

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2. La costruzione di iniziative organizzative da parte degli attori rurali

Caso 1 - Gruppi di Acquisto Solidale (GAS)

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Tema principale: ‘consumo critico’• “I Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) sono un’esperienza di acquisto collettivo guidata da crite-ri di salute, benessere, rispetto della natura, solidarietà verso i produttori, diritti di tutti i popolidel mondo e delle future generazioni”. • “Ogni GAS nasce per motivazioni proprie, spesso però alla base vi è una critica profonda versoil modello di consumo e di economia globale ora imperante, insieme alla ricerca di una alternati-va praticabile da subito”.• “Il gruppo aiuta a non sentirsi isolati nella critica al consumismo, a scambiare esperienze e soste-gno, a verificare le proprie scelte”; inoltre “permette di scambiare informazioni, accedere a listedi possibili produttori, orientarsi su alcuni problemi comuni, conoscere altre persone che si muo-vono nella stessa direzione…”.• L’iniziativa ha principalmente una dinamica di sviluppo ‘spontanea’.• “GAS, forte dell’aggettivo solidale che lo contraddistingue e lo connota, è un soggetto atipiconel contesto attuale del commercio e del consumo”.

Sede/indirizzo CoCoRiCò c/o: Andrea Saroldi, corso Turati 25/5 - 10128 Torino e-mail: [email protected] http://pages2.inrete.it/cocorico/gas.html/

Fasi • L’iniziativa è nata spontaneamente da un piccolo gruppo di cittadini a Torino, che fondaronouna prima associazione “CoCoRiCò” (Consumatori Coscienti Riciclanti Compatibili) nel 1994.• Sono nati altri gruppi che hanno seguito l’iniziativa di CoCoRiCò, costituendosi in nuove asso-ciazioni locali secondo un regolamento-tipo.• Il loro numero è in crescita e supera sicuramente quello dei gruppi finora censiti (al momentocirca 70 in tutta Italia).• I gruppi sono collegati da un network.• Il network dei GAS fa parte di una rete nazionale di persone e associazioni “per un’economia digiustizia” (Lilliput).

Attori principali• Gruppi di acquisto locali (GAS);• CoCoRiCò (associazione iniziale e nodo centrale della rete);• “Lilliput” (rete nazionale di associazioni che ha lo scopo di creare “un’economia di giustizia”).

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave/affermazioni

Solidarietà; relazioni; sostenibilità; salute; rispetto delle persone e dell’ambiente; consumo critico;etica dei processi produttivi; qualità e giusto prezzo dei prodotti agricoli; piccola scala, organiz-zazioni locali; networking, unione, superare l’isolamento. Affermazione: “La relazione è la vera natura dei prodotti”.

Pratiche di comunicazione • “Insieme ci si occupa di ricercare nella zona piccoli produttori rispettosi dell’uomo e dell’am-biente, di raccogliere gli ordini tra chi aderisce, di acquistare i prodotti e di distribuirli”. Altre attività:• creazione di una rete per lo scambio di informazioni; bollettino di collegamento (BOGAR); sitoInternet; collegamenti con altre associazioni, campagne e iniziative (rete di Lilliput); libro-guidaacquistabile presso le Botteghe del Mondo (fair trade), presso le librerie Feltrinelli, le librerie cat-toliche; convegni di confronto e approfondimento dell’esperienza tra i diversi gruppi.

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Prospettive • Impegnarsi nella costruzione di progetti locali insieme a tutte le altre forze che sul territoriointendano muoversi nella stessa direzione;• promuovere la nascita di filiere locali; • divenire struttura di servizio a supporto di produttori; • collaborare con Botteghe del Mondo (fair trade) e favorire la nascita di Botteghe Etiche, luo-ghi dove si possono trovare prodotti garantiti e di maggior uso quotidiano; • redigere Pagine Gialle Locali (Pagine Arcobaleno) per far emergere una rete di servizi utili e difruizione territoriale comune.

Caso 2 - Koinè, Teatro di ricerca ed educazione sui temi agroambientali

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

• “La Compagnia teatrale Koinè ha deciso di caratterizzare il proprio lavoro agendo al di fuoridegli spazi omologati dei teatri. Ciò che viene normalmente da noi rappresentato non è un eventoesterno trasferito in contesto insolito, ma il territorio stesso in cui si agisce, con la sua comunità, lasua storia e le sue caratteristiche, utilizzando il linguaggio specifico e le professionalità del teatro”.• “Questa attività di rappresentazione ha avuto il maggior sviluppo attorno a tematiche di carat-tere agroambientale: spettacoli su simbologie vegetali rappresentati nei boschi dei parchi natura-li, spettacoli che nelle aie, nelle case coloniche, nelle fiere tematiche e negli istituti agrari raccon-tano la fertilità, le azioni fondamentali dell’agricoltura e della trasformazione dei prodotti, conparticolare attenzione ai processi di produzione che maggiormente veicolano contenuti culturali,i processi dell’agricoltura biologica”.• “Il teatro diventa in modo scoperto uno dei linguaggi possibili per comunicare contenuti socia-li, culturali, politici, tecnici”.• Gli eventi teatrali sono sviluppati come progetti speciali, sviluppati in collaborazione con diver-se istituzioni.

Sede/indirizzo Koinè di Panini Silvio, via Ca’ Basinelli 266 - 41050 Roccamalatina (Modena) tel. e fax 059 795988 cell. 347 5864735 e-mail: [email protected]

Fasi • Koinè nasce nel 1980 da un gruppo di artisti, coordinati da Silvio Panini.• Ad oggi Koinè ha sviluppato oltre 20 diversi spettacoli/eventi teatrali, rappresentati con speci-fici riadattamenti, in giro per l’Italia (in alcuni casi anche all’estero) in numerosi luoghi naturali,architettonici, storici, così come presso mercati, fiere, scuole e altro.• Tra gli enti partner dei progetti: Parchi, istituti scolastici, Regioni, Province e Comuni, musei,televisioni - Rai (Radio Televisione Italiana), ORF (Televisione di Stato austriaca) - Ministero perle Politiche agricole, ISMEA, organizzazioni ambientaliste e di agricoltura biologica.

Attori principali Silvio Panini (direttore della compagnia) - Artisti/attori - staff organizzativo - istituzionipartner/(donor) nell’organizzazione di eventi teatrali - pubblico dei diversi contesti coinvolti(“contadini, escursionisti, guardia-parco, produttori enogastronomici, consumatori, studenti,anziani, cittadini”).

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave/affermazioni

“Lo spettacolo e il suo cambiamento logico come logica dei suoi cambiamenti di contesto”.“Rivitalizzare la cultura della coltivazione e l’estetica dell’agricoltura”.Recupero dell’unione originaria tra: Coltura/Cultura - Etica/Estetica - Sapere/Sapore.

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Pratiche di comunicazione • Creazione artistica:“Creazione artistica di eventi che si strutturano scenicamente intorno alle peculiarità storiche, lin-guistiche e morfologiche dei luoghi prescelti per la rappresentazione. Tali iniziative nascono conlo scopo specifico di trasformare, amplificare e moltiplicare le destinazioni d’uso di tali luoghi, nelrispetto delle loro caratteristiche e nell’incontro con chi abita e frequenta abitualmente tali aree”. • Ricerca di finanziamenti e relazioni con soggetti partner:“La ricerca di finanziamenti per le nuove produzioni si muove in linea convergente con la creazio-ne artistica, sollecitando il coinvolgimento di settori che agiscano su tematiche pertinenti al tematrattato, spesso alla loro prima esperienza in materia di finanziamento di un’attività teatrale”.• Relazione col pubblico:“Il pubblico coinvolto varia a seconda dei contesti e nella maggior parte dei casi si tratta di per-sone che non hanno relazioni professionali con il settore teatrale e che raramente frequentano lesedi tradizionali di rappresentazione. Il lavoro si rivolge a: contadini, escursionisti, guardia-parco,produttori enogastronomici, consumatori, studenti, anziani, cittadini”.“L’atteggiamento dei soggetti coinvolti diventa debole e permeabile alle informazioni che giun-gono dal contesto; l’attività drammaturgica conseguente coniuga tali elementi con testi creativi,utilizzando strumenti comunicativi prettamente teatrali”.“Non siamo soliti richiedere il pagamento di un biglietto per assistere ai nostri eventi, in quantotale barriera costituirebbe elemento contraddittorio all’interno delle dinamiche di relazione con ilterritorio messe in atto”.

Prospettive Approfondire l’esperienza di ricerca teatrale e di cultura esplorando e interagendo con contestidiversi.

Caso 3 - “Ciliegia di Lari”, Richiesta del marchio di Denominazione di Origine Protetta (DOP)

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Temi principali: qualità del cibo; regionalismo/territorio.La produzione di ciliegie vanta una tradizione secolare sulle colline della provincia di Pisa, in par-ticolare nel Comune di Lari, un piccolo centro di 1.200 abitanti. Tuttavia, la produzione localedi ciliegie ha sofferto degli effetti di una crisi generalizzata e della riorganizzazione delle attivitàagricole nella zona legate a un vasto processo di industrializzazione (mobili e industria automo-bilistica), dando luogo alla diminuzione del numero di produttori (in particolare quelli commer-ciali) e dell’offerta.Anche se di fatto quasi tutte le piccole aziende o le case coloniche nella zona di Lari coltivanoalberi di ciliegio, i produttori commerciali sono pochi. Il grosso della produzione totale è perciòdestinato all’auto-consumo, alla cerchia dei conoscenti o a canali di mercato brevi e arriva solo inminima parte sui mercati tradizionali o alle imprese di distribuzione.Grazie a un rinnovato interesse dei consumatori, locali e non, per i prodotti tipici e di qualità, laciliegia di Lari ha acquisito rinomanza negli ultimi tempi, grazie anche alle sue particolarità. Nelterritorio di Lari ci sono infatti 17 varietà di ciliegi autoctoni. Per lungo tempo le iniziative volte alla valorizzazione del prodotto si sono limitate alla tradizio-nale Festa della Ciliegia annuale, che ha sempre coinvolto una larga fascia della popolazione loca-le nell’organizzazione e nella realizzazione (istituzioni locali, scuole, cittadini, associazioni turisti-che e culturali), attirando un alto numero di visitatori dalle zone e dalle città vicine.Oggi la fama acquisita dal prodotto in relazione al territorio di produzione richiede una diversastrategia di protezione e di valorizzazione in aggiunta alla sagra annuale. Molte iniziative sono inprogetto presso i produttori e altri attori locali, pubblici e privati, individuali e collettive, la piùimportante delle quali consiste nella richiesta del marchio DOP.

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La richiesta di Denominazione di Origine Protetta per la Ciliegia di Lari sulla base del Regola-mento 2081/92 intende fornire ai produttori locali uno strumento promozionale per raggiunge-re nuovi canali e nuovi segmenti di mercato, prevenendo l’abuso del nome in relazione al luogodi origine. Inoltre, la reputazione della ciliegia di Lari come prodotto DOP servirà anche a raffor-zare l’immagine del paese e della zona in termini di promozione del turismo.

Sede/indirizzo “Comitato per la Tutela e la Valorizzazione della Ciliegia di Lari”via della Porta Maremmana 4 - Lari (Pisa).

Fasi • Dal 2000 – Incontri informali tra produttori per definire i problemi e le opportunità legate allarichiesta del marchio.• Sostegno del Comune di Lari e dell’Associazione locale di Promozione del Turismo.• Febbraio 2002 – Creazione del “Comitato per la Tutela e la Valorizzazione della Ciliegia diLari”, come previsto dal Ministero dell’Agricoltura in caso di richiesta di marchio DOP o IGP. IlComitato è incaricato di redigere il Disciplinare di Produzione e di notificarlo al Ministero del-l’Agricoltura e alla Commissione Europea.• Incontri formali e informali tra i produttori per discutere degli articoli da includere nel Disci-plinare di Produzione.

Attori principaliAttori locali: produttori agricoli.Altri attori locali: Associazione per il Turismo locale, Comune di Lari.Attori esterni: organizzazioni di categoria (Coldiretti, CIA), Provincia di Pisa, ARSIA, RegioneToscana, altri consulenti (Università di Pisa, Università di Firenze, CNR).

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave/ affermazioni

Qualità, tipicità, tradizioni e cultura rurale; gusto e giusto prezzo per i prodotti agricoli; rappor-to tra produttori e solidarietà; organizzazione locale; networking; unirsi; superare l’isolamento;consapevolezza.

Pratiche di comunicazioneA Lari la ciliegia riveste una funzione di “indicatore culturale” per la popolazione, un elemento dicoesione e di identità, e anche se il suo contributo all’economica locale è parzialmente ridotto visono numerose iniziative per contrastare questa tendenza.La richiesta del marchio DOP ha spinto i produttori ad avere contatti più stretti e ad avviare discus-sioni approfondite sui problemi relativi alla produzione di ciliegie. Le discussioni, sia formali cheinformali, hanno toccato anche vari aspetti dell’agricoltura e dello sviluppo rurale in generale.Anche in caso di rifiuto del marchio, l’attivazione del processo per arrivare a stilare il Disciplina-re di Produzione ha stimolato i produttori a prendere coscienza delle loro potenzialità e oppor-tunità. La discussione con esperti esterni (economisti agrari e tecnici) li ha aiutati a mettere afuoco i problemi e individuare possibili soluzioni. Gli agricoltori più giovani hanno dimostrato uncrescente interesse per l’iniziativa e alcuni hanno espresso la volontà di fare nuovi investimentinella coltivazione dei ciliegi e in laboratori di trasformazione per la produzione di confetture.Al momento, la dimensione comunicativa della richiesta di marchio è solo interna.

Prospettive Quando sarà concesso il marchio DOP, si attiveranno altre pratiche di comunicazione per entrarein contatto con i compratori locali e i consumatori. La dimensione interna sarà allora congiuntacon la dimensione esterna.

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Caso 4 - Coop ‘Prodotti con amore’

Un marchio di qualità per i prodotti rispettosi dell’ambiente

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Tema principale: qualità del ciboCoop, la più grande catena di distribuzione in Italia, nel 1989 ha introdotto un marchio di qua-lità per segnalare ai consumatori i prodotti rispettosi dell’ambiente.Il crescente interesse dimostrato dai consumatori per gli aspetti igienici e nutrizionali del ciboaveva creato un tipo di concorrenza non più basata unicamente sul prezzo, ma anche sulle carat-teristiche qualitative dell’offerta. Per rispondere a queste istanze, Coop Italia creò il marchio Pro-dotti con amore, ovvero un marchio privato per alcuni prodotti freschi (ortofrutta e carne bovina)maggiormente sensibili alle sostanze chimiche impiegate nei processi produttivi. L’obiettivo eraquello di ridurre i rischi derivanti dai punti critici dei processi produttivi e garantire così ai con-sumatori in tutta Italia un tipo di produzione attuato secondo le migliori caratteristiche qualitati-ve, in particolare in termini igienico-salutistici e nutrizionali. I prodotti con questo marchio dove-vano corrispondere a degli standard di qualità imposti da Coop Italia ai fornitori, più severi diquelli dei prodotti “convenzionali” sia per il processo di produzione (adozione dei metodi di pro-duzione integrata) sia per le caratteristiche qualitative del prodotto finale, in particolare gli aspet-ti igienico-salutistici. Il sistema Prodotti con amore rendeva necessario per Coop Italia consolida-re il coordinamento con altre imprese della filiera e una migliore gestione dell’informazione.

Sede/indirizzo Coop Italia

Fasi • Il marchio Prodotti con amore fu introdotto da Coop Italia nel 1986 per i prodotti ortofrutti-coli freschi.• Nel 1988 il marchio fu esteso alla carne fresca (bovina) e poi alla frutta trasformata (succhi).• Dopo un periodo di co-presenza con i prodotti convenzionali, Coop decise di lasciare neisupermercati solo i prodotti con il marchio. • Nel 2001, Coop ha creato un proprio marchio per i prodotti biologici e Prodotti con amore èstato cancellato. Oggi ortofrutta e carne commercializzati con il marchio Coop seguono le speci-fiche previste per il sistema Prodotti con amore. Coop Italia ha lanciato una campagna per chiede-re una nuova legge contro l’uso di pesticidi.

Attori principali Coop Italia, agricoltori, grossisti, consumatori.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

Qualità, sicurezza dei cibi, prodotti eco-compatibili, cura dei consumatori.Comunicazione interna: rapporti tra Coop e fornitori (agricoltori e grossisti). Disciplinare (specifiche di prodotto e del metodo di produzione).

Pratiche di comunicazioneL’iniziativa intrapresa da Coop (altre imprese di trasformazione e distribuzione hanno adottatoiniziative simili) si può considerare una pratica di comunicazione che mira ad avvicinare produt-tori e consumatori in modo indiretto.Attraverso i marchi di qualità l’impresa di distribuzione vuole comunicare ai consumatori la filo-sofia dell’azienda e rassicurarli. Al tempo stesso, la creazione del marchio ha reso indispensabileper l’azienda il consolidamento delle relazioni con alcuni fornitori sulla base di un disciplinaresevero e di un rigido sistema di controllo.

Prospettive Con il proprio marchio Coop mira a migliorare gli standard qualitativi, in particolare rispettoall’uso di sostanze chimiche nel processo di produzione ortofrutticolo. Coop vuole comunicare aiconsumatori il proprio impegno per una maggiore sicurezza dei “suoi” prodotti promovendoun’immagine complessiva di azienda “rispettosa dei consumatori”.

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Caso 5 - Slow Food Italia, Associazione di consumatori per la cultura del cibo di qualità

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

• L’attenzione crescente riservata dai consumatori per i vari aspetti della qualità del cibo e in par-ticolare all’origine e alla genuinità, era frenata in Italia dalla carenza di associazioni di consuma-tori e di informazione.I timori suscitati dalla standardizzazione del cibo, la perdita di gusto di molti prodotti alimentariindustriali, il rinnovato interesse per i cibi della tradizione e il turismo enogastronomico, hannopreparato il terreno per la nascita di movimenti di vario tipo (riviste specializzate, programmi tele-visivi, strade del vino, associazioni più o meno strutturate di consumatori e di produttori).A simbolo della massificazione dei consumi e della perdita di valori si sono sempre indicati i cibifast food. La nuova associazione “Slow Food” scelse il termine opposto per connotare in manieraforte la direzione del proprio impegno.• Slow Food è un’associazione di consumatori nata in Italia nel 1986 e orientata verso la con-servazione e lo sviluppo della cultura del cibo di qualità. In particolare lo scopo di Slow Food èquello di difendere i prodotti alimentari locali, tradizionali e specifici dal cibo globalizzato, supe-rando la spinta all’omologazione globale dei cibi e ri-generando una nuova coscienza del cibo edella cultura.• L’associazione aiuta i consumatori a sviluppare consapevolezza e a evitare la standardizzazioneculturale e i produttori a incrementare le opportunità di mercato creando nuovi legami per avvi-cinarsi ai consumatori.

Sede/indirizzo Slow Food - via Mendicità Istruita, 14 - 12042 Brà (Cuneo).

Fasi • Slow Food nacque alla fine degli anni ottanta in un contesto culturale urbano. Si è poi svilup-pata molto velocemente fino a coinvolgere un vasto numero di persone. Nel 1989 fu creata a Pari-gi Slow Food International che conta oggi 65.000 membri in 45 paesi, metà dei quali circa in Ita-lia. La solida reputazione che oggi può vantare Slow Food la rende un punto di riferimento perla promozione della cultura del “gusto” e del cibo di qualità in Italia.

Attori principali Associazione Slow Food. Consumatori, produttori agricoli.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

• Qualità, tipicità, tradizioni rurali e cultura;• Rapporti tra produttori e solidarietà; auto-consapevolezza;• Approccio “filosofico”: rallentare il ritmo di vita, gustare, rilassarsi.

Pratiche di comunicazioneLe pratiche di comunicazione di Slow Food si possono dividere in due differenti livelli, quellonazionale/globale e quello locale.• Livello nazionale: le pratiche di comunicazione si concentrano sul raccogliere la conoscenza deicibi tradizionali per mezzo di ricerche e altre analisi e sul diffondere informazione per promuo-vere la cultura del cibo di qualità. I principali strumenti utilizzati sono guide, atlanti di prodottitipici (“Arca del Gusto”), riviste “slow”, strumenti educativi, rassegne cinematografiche, televi-sione, sito web (www.slowfood.it), città “slow”, corsi, fiere, incontri, eventi gastronomici.L’incontro più noto è il Salone del Gusto che si tiene a Torino ogni due anni e che catalizza l’in-teresse degli specialisti e dei mass media.• Livello locale: le pratiche di comunicazione a livello locale puntano a due diversi target: i pro-duttori (tramite la costituzione dei cosiddetti Presidi), organizzati intorno a un prodotto tipico inmodo da preservarlo dall’estinzione e promuoverne la produzione a livello locale; i consumatori(tramite associazioni di consumatori locali denominate Convivi) che si considerano “paladini”incaricati di diffondere informazione.

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A seconda della diversa tipologia delle pratiche di comunicazione, il target di Slow Food com-prende consumatori urbani, produttori agricoli, pubbliche amministrazioni locali, amministrazio-ni regionali e nazionali, scuole a vario livello, associazioni turistiche.

Prospettive L’Associazione sta crescendo sempre più velocemente, acquistando anche grande influenza nell’o-rientare gli interventi di politica pubblica. Sarebbe importante analizzare come l’approccio parti-colare utilizzato da Slow Food (più vicino al modo urbano di pensare la ruralità) abbia apportatocambiamenti nei comportamenti e nelle strategie dei produttori e come li influenzerà in futuro.

Caso 6 - Strade del Vino in Toscana. Itinerari enogastronomici

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Le Strade del Vino sono itinerari tematici, centrati sulla produzione vinicola di aree ben definite,che puntano a favorire la “scoperta” dei grandi vini locali e del contesto ambientale e culturale incui vengono prodotti (paesaggio, patrimonio culturale e storico, altre produzioni tradizionali).Come avvenuto anche in altri paesi, durante gli anni novanta l’Italia ha assistito a una forte cre-scita del turismo rurale, soprattutto dell’agriturismo, sull’onda della riscoperta della ruralità e dellesue espressioni materiali e non (paesaggio, prodotti tipici, cultura e valori). Nel contesto delle ini-ziative di sviluppo locale per la valorizzazione dello stretto legame tra territorio e relativi prodot-ti di qualità, la realizzazione e la promozione di itinerari enogastronomici ha assunto un rilievoparticolare. Soprattutto in Toscana la crescita del turismo rurale ha trovato una nuova opportu-nità di sviluppo attraverso la promozione congiunta di ospitalità rurale e produzione vinicola loca-le. Quest’ultima è stata inoltre caratterizzata da un processo di incremento della qualità, diversi-ficazione e crescita di circuiti brevi di distribuzione, riscuotendo un buon successo a livello inter-nazionale. Il processo ha poi favorito la cooperazione tra produttori vinicoli, la cui espressione for-male si attua nei diversi Consorzi di Protezione dei Vini presenti nella regione.Una specifica Legge Regionale del 1996 ha inoltre creato un contesto istituzionale particolar-mente favorevole.

Sede/indirizzo Italia - Toscana.

Fasi Da una stretta integrazione tra attori pubblici e privati, negli ultimi anni sono state avviate 14“Strade” che coinvolgono circa 1500 fattorie. Essendo un processo dinamico, il processo di nasci-ta/consolidamento/allargamento del network è tuttora in corso, attraverso l’incremento o l’in-troduzione di attività comuni o nuove e di strumenti diversi (centri di informazione, iniziativepromozionali, partecipazione congiunta alle fiere, nuove imprese).In un processo di networking più ampio, il sistema regionale delle Strade del Vino è caratterizza-to anche da un forte grado di interazione con altri itinerari tematici legati alla valorizzazione dellerisorse locali (prodotti tipici, aree protette, artigianato e siti storici-architettonici) e anche conaltre iniziative promozionali.

Attori principaliUna Strada del Vino può essere vista come un network che si crea intorno a un tema (il vino e ilsuo territorio), i cui punti nodali comprendono i produttori vinicoli singoli o le loro associazioni,la distribuzione (che in alcuni casi coincide con il produttore) e gli attori economici che sono col-legati indirettamente al turismo, come la ristorazione, gli imprenditori rurali e gli agriturismi, gliartigiani e i rappresentanti delle comunità locali e delle istituzioni.

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave • percezioni comuni, identità, significati comuni, codici di egemonia culturale

• identità, immagine del territorio, apprendere dall’interazione.

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Pratiche della comunicazioneLa creazione di una Strada del Vino si può vedere come un processo di progressiva interconnes-sione tra elementi umani e non umani, di creazione di un sistema comune di percezioni, cono-scenza, obiettivi, norme di comportamento, significati condivisi, simboli. In questo processo rurale gli attori interagiscono tra loro, sviluppando una visione comune delluogo e delle sue risorse, e con i turisti, comunicando la specificità del territorio ma anche impa-rando da un diverso modello culturale. Queste percezioni condivise, conoscenze e scopi sono poi tradotti, in modo coerente, in normedi comportamento che riguardano le relazioni umane (con altri imprenditori, con i turisti). Que-sta coerenza investe anche la produzione, gli elementi dell’ambiente plasmati dall’uomo (la qua-lità dei prodotti, la morfologia delle aziende agricole e le strutture paesaggistiche) e la rappresen-tazione simbolica (segnaletica, mappe, guide turistiche ed etichette dei prodotti).La Strada, dunque, diventa oggetto di conoscenza condivisa tra uno specifico insieme di attori,una fonte potenziale di codici di egemonia culturale, importanti per interpretare i simboli e daresignificato all’azione. In tale contesto, le interazioni tra attori rurali generano sinergie e, progres-sivamente, facilitano la creazione di nuovi network (l’integrazione in altri itinerari tematici o ini-ziative promozionali) e, con questi, di nuove sinergie. Il crearsi di un tale sistema di relazioni, allineate secondo scopi comuni e significati condivisi, haeffetti importanti sulla distribuzione del potere a livello locale e sui rapporti tra locale e globale,e di conseguenza sull’accesso alle opportunità.

Prospettive Lo strutturarsi di codici di egemonia culturale rappresenta una condizione fondamentale per ilsuccesso della strategia collettiva attuata negli specifici network.

Caso 7 - Fieragricola di Verona. La più grande fiera agricola italiana

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

• Fieragricola fu creata per presentare e discutere i temi principali a livello nazionale, per farconoscere le nuove tendenze di mercati, tecnologie, prodotti, ricerca, politiche e normative lega-te al settore agroalimentare e al mondo rurale.• Si tratta di un evento fortemente organizzato, che rappresenta i più importanti attori naziona-li del panorama agricolo italiano. Si potrebbe considerare come uno specchio del dibattito italia-no sull’agricoltura e sulla produzione alimentare, che investe tutti i produttori agricoli nazionalie che, al tempo stesso, si configura come evento molto formale. • Si tiene a Verona, considerando la Pianura Padana uno dei maggiori centri per l’agricoltura italiana.• Verona Fiere normalmente organizza molte mostre e fiere, sia in riferimento al mondo ruraleche ad altri settori. Ogni anno nello stesso luogo si tiene un’altra grande manifestazione, più spe-cializzata, ovvero Vinitaly, l’evento italiano più rappresentativo per la produzione vinicola.• Fieragricola viene organizzata annualmente e ha la durata di una settimana.• Riceve largo sostegno dalle principali riviste specializzate e dai mass media. Viene pubblicizza-to anche in rete.• Durante la settimana dell’esposizione, ci sono varie manifestazioni. Fieragricola è una mostradei principali prodotti dell’agricoltura italiana (circa 65.000 metri quadri, circa 700 espositori dal-l’Italia e da altri 15 paesi), ma sono presenti anche nuovi strumenti e tecnologie di settori diversidel sistema agroalimentare.• Si tengono incontri e dibattiti sui temi più rilevanti per l’agricoltura italiana (nel 2002 sonostati circa 40). Si presentano le nuove tendenze della domanda e dell’offerta, dei servizi e delletecnologie.• Tutti i principali attori dell’agricoltura italiana prendono parte alla Fieragricola di Verona, comevisitatori (116.000 nel 2002), come espositori, come partecipanti attivi o passivi agli incontri e ai

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dibattiti. Sono presenti imprese, agricoltori, consumatori, politici, ricercatori, lavoratori del setto-re, agronomi.• Alla Fieragricola partecipano visitatori da ogni parte d’Italia e dall’estero.

Sede/indirizzo Ente Fiera, Verona; www.fieragricola.com

Fasi • La Fiera è cambiata nel tempo di pari passo con la modernizzazione dell’agricoltura italiana.• Nella fase iniziale, l’orientamento dominante era quello di presentare nuove tecnologie agrico-le e in questo senso la Fieragricola di Verona è stata la migliore cassa di risonanza per promuo-vere la modernizzazione.• Oggi presenta prodotti, funzioni diversificate del settore agricolo (prodotti di qualità, turismo,prodotti di massa, tecnologie non alimentari), insieme ai temi più rilevanti per l’agricoltura e learee rurali in Italia e in Europa. • È una tipica mostra agricola, ma l’Ente Fiera è riuscito a rinnovarla nel tempo.• Nuovi generi di esposizioni, talvolta più specializzate, stanno rapidamente aumentando in molteparti del paese. Alcuni esempi sono: il Salone del Gusto a Torino, organizzato da Arcigola SlowFood, specializzato nei prodotti tipici di qualità; Cibus a Parma, una mostra riguardante in primoluogo il settore agroalimentare; Sana a Bologna, orientata sulle produzioni eco-compatibili, sia inagricoltura che al di fuori del settore primario.• Nelle ultime edizioni Fieragricola ha introdotto nuovi temi, dalla tecnologia ai prodotti di qua-lità, alla qualità della vita.

Attori principali• Comitato Ente Fiera, imprese, organizzazioni professionali agricole, politici, ricercatori, comi-tato scientifico.• Coloro che hanno dato vita all’iniziativa sono l’Ente Fiera, le autorità locali, privati. I gruppitarget sono agricoltori, imprese, consumatori, industria agroalimentare, ricercatori, politici, pro-fessionisti. • Fieragricola può rappresentare il tradizionale network agricolo che opera in Italia a livello nazio-nale. In questa prospettiva, essa presenta una struttura gerarchica nelle pratiche comunicative enon è molto aperta a nuovi attori.• In quanto pratica comunicativa, la concorrenza con altre manifestazioni, più specialistiche e piùaperte agli attori innovativi, sta cambiando la Fieragricola stessa.• La Fiera è tuttora uno degli eventi più importanti per l’agricoltura italiana, ma il suo impattoe la sua rilevanza a livello nazionale stanno diminuendo.

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave / affermazioni

• Consolidare le percezioni comuni, comunicare codici tecnologici e istituzionali, mutamentidella comunicazione rurale tradizionale.• Costruire l’identità dell’agricoltura italiana, interagire in riferimento ai maggiori temi dell’a-groalimentare, creare un compromesso tra modernizzazione e diversificazione dell’agricoltura.• Dichiarazione: “Una nuova agricoltura da pensare e da esercitare”.

Pratiche di comunicazione• L’organizzazione di un grande evento come Fieragricola coinvolge un ampio numero di sog-getti delle aree urbane e rurali.• La comunicazione è principalmente rurale-rurale, rurale-non rurale ed è rivolta a partecipantidiversi.• Forum nazionale, mostre, esposizioni e incontri sono i diversi strumenti utilizzati.• La comunicazione opera tramite strumenti simbolici, orali e scritti (riviste, saggi e report),recentemente anche con la rete.• È organizzata in maniera gerarchica ma, al tempo stesso, lascia spazio alla maggior parte degliattori importanti dell’agricoltura italiana.

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• Il caso della Fieragricola rappresenta piuttosto bene il mutamento della comunicazione ruralein Italia, e la transizione dalla fase di modernizzazione a quella di diversificazione dell’agricolturaitaliana. • Fieragricola non corrisponde alle nuove tendenze edonistiche dei consumatori e alla richiestadi ruralità, e in questo senso rappresenta significativamente la parabola discendente della moder-nizzazione dell’agricoltura in Italia. • Riesce comunque a fissare le linee guida per il dibattito nazionale in tema di agricoltura.

Prospettive • Fiera Agricola è molto conosciuta in Italia ed ha ancora un forte impatto.• Come evento “generalizzato” potrebbe cambiare nel prossimo futuro. Altre manifestazionispecialistiche attireranno maggiormente i diversi gruppi (il Salone del Gusto nel caso dei consu-matori e piccoli produttori, Cibus per la grande distribuzione e le industrie agroalimentari, Vini-taly per i vini, Oleum per l’olio d’oliva).• Al tempo stesso Fieragricola è l’unica arena pubblica per i dibattiti sull’agricoltura a livellonazionale. Per questo motivo contribuirà anche in futuro al mutamento dell’agricoltura italiana.

Caso 8 - Viaggi e Sapori. Una nuova rivista sulla campagna

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

• Viaggi e Sapori è una rivista nuova in Italia, che si propone di presentare le risorse della cam-pagna alle classi urbane. Offre consigli per soddisfare ed esplorare un tipo di approccio edonisti-co alla conoscenza delle aree rurali e dei relativi siti culturali.• Nella campagna italiana, le aree rurali e i prodotti tipici di qualità stanno diventando un impe-rativo di moda.• I movimenti come Slow Food hanno saputo creare nuovi bisogni orientati in questa direzione.Altri soggetti e media contribuiscono a consolidare questa idea.• I risultati sono una forte domanda di prodotti e servizi che contengano valori rurali.• L’iniziativa è aperta a un vasto gruppo di target non esperto, non necessita di conoscenza spe-cifica e tende a dare informazione generale, talvolta superficiale, su alcune aree rurali.• A differenza di altre iniziative, non richiede un approccio etico-politico alla ruralità e ai suoi valo-ri, ma mette a profitto e stimola le tendenze edonistiche e l’individualismo della società italiana.• Al tempo stesso ha una qualche influenza sulla percezione locale della ruralità e la riorganizza-zione dell’offerta e della vita locale.• Questo tipo di rivista è strettamente legato alle iniziative locali come gli itinerari enogastrono-mici e la valorizzazione dei prodotti locali. Cerca tuttavia di semplificare il messaggio e opera unaselezione scegliendo gli aspetti più commerciabili.

Sede/indirizzo Pubblicata a Milano, Viaggi e Sapori è diffusa a livello nazionale e all’estero (Austria, Svizzera, Spagna, Belgio); Editrice Quadratum spa, piazza Aspromonte 13 - [email protected] (www.viaggiesapori.it)

Attori principali• Gli attori locali intervistati e rappresentati sulla rivista (soprattutto agricoltori, esperti locali,artigiani, negozianti, cuochi).• Consumatori esperti di alimenti, consumatori di fascia medio-alta.• Una rivista può essere vista come un network che si crea intorno a un soggetto (qualità e cibodella tradizione, turismo, patrimonio culturale locale). È un mezzo per un network tematico mira-to a condividere e migliorare la conoscenza e i significati del tema prescelto. In questo senso, l’im-pegno è piuttosto basso perché mirato verso l’individualismo. Con la rete, tuttavia, è richiesta unacerta dose di partecipazione diretta a una comunità virtuale, per lo più urbana, legata alle ten-denze rurali.

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Avviata dall’editore Quadratum, l’iniziativa comprende principalmente consumatori urbani italia-ni e, indirettamente, attori rurali, imprese, comunità locali.

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave / affermazioni

• Costruire un network tematico intorno al cibo e alle aree rurali, creare nuove identità tra i con-sumatori urbani, condividere significati della ruralità tra persone non rurali, influenzare i valoridella ruralità nelle aree rurali.• Esplorare e cercare nuovi stili di vita e alternative.Dichiarazione: “Viaggi e Sapori, la rivista per il viaggiatore che assaggia”.

Pratiche di comunicazione• La direzione della comunicazione è principalmente non-rurale/non-rurale, ma può compren-dere un target rurale.• È indiretta, ma può assumere connotazioni dirette per mezzo del sito web.• Comunicazioni scritte, rivista, web, comunicazioni simboliche.• La rivista è necessariamente organizzata in maniera gerarchica, la posta e il forum web sonoaperti ai lettori; sulla rivista si introducono anche degli attori locali e le loro opinioni.• Può rafforzare l’approccio edonistico tra il pubblico italiano alle aree rurali e alle loro risorse.• Il caso è utile nel presentare il cambiamento del dibattito italiano su agricoltura e aree rurali.• Introduce e rafforza la percezione della ruralità in un vasto gruppo di persone, collega areerurali e tempo libero, contribuendo a cambiarne la percezione e i valori così come vengono rap-presentati sulla rivista.

Prospettive Essendo una rivista nuova è difficile prevederne le sorti il futuro. Al momento si configura solocome ultima entrata in un settore molto dinamico.

Caso 9 - Garfagnana Ambiente e Sviluppo, Gruppo di Azione Locale LEADER

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

• Il GAL ha preso avvio con le iniziative LEADER I ed è tuttora attivo. Durante i programmi LEA-DER II, il GAL si è fortemente interessato alla comunicazione. LEADER+ sta cominciando adesso,dedicando particolare attenzione alla comunicazione. • La comunicazione era pensata come uno strumento per promuovere la partecipazione, la fidu-cia e l’impegno della popolazione locale nei confronti del GAL e delle sue iniziative.• L’organizzazione dell’informazione interna era considerata anche uno strumento per consoli-dare l’azione del GAL nella zona e la sua credibilità rispetto all’amministrazione pubblica locale eregionale.• Si adottò uno specifico progetto di comunicazione per stimolare il coinvolgimento nelle attivitàdi pianificazione e per consentire ai beneficiari locali di partecipare equamente al programma.• Il GAL opera in una zona montana nella parte settentrionale della Toscana.• La zona era nota in passato per i forti flussi migratori verso l’estero e, più recentemente, all’in-terno della regione. Nell’ultimo decennio si sono avuti dei mutamenti: i flussi sono cessati e nuoviresidenti arrivano da altre parti della regione o del paese. L’invecchiamento della popolazionerimane tuttavia un fenomeno rilevante nella zona. • L’area è scarsamente popolata ma con forti variazioni tra centri urbani e piccoli paesi.• I prodotti tipici e il turismo rurale sono le sfide della locale agricoltura. Negli ultimi anni, ilFarro della Garfagnana ha ricevuto il marchio DOP, aumentando così, insieme ad altri prodottitradizionali, la sua importanza soprattutto simbolica per la zona. Il rafforzamento del repertoriolocale di prodotti tipici comunica con successo i valori locali all’esterno.

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• Nuovi comportamenti cooperativi sono emersi per rafforzare l’identità e l’immagine locali. UnConsorzio dei prodotti locali è uno di questi.• La pubblica amministrazione e lo stesso GAL hanno investito fortemente nella partnership enella pianificazione della cooperazione per incrementare i risultati delle loro azioni. • Anche i giovani si dimostrano attivi nel promuovere la specificità locale e i suoi valori.• Si verifica una forte domanda di informazione e partecipazione nell’area, sia da parte delle orga-nizzazioni pubbliche e private, sia da parte della popolazione locale.

Sede/indirizzo GAL Garfagnana Ambiente e Sviluppo, Comunità Montana della Garfagnanavia Vittorio Emanuele, 9 - 55032 Castelnuovo di Garfagnana (Lucca); www.galgarfagnana.it

Fasi • Durante il LEADER I, il GAL era impegnato nell’organizzazione interna e nella introduzione dinuove metodologie. I compiti amministrativi richiedevano molto tempo e il gruppo lavoravasoprattutto con organizzazioni locali pubbliche e private. Il comitato direttivo era l’arena princi-pale per i processi decisionali. L’animazione sul territorio si limitava a incontri pubblici e ai rap-porti con i beneficiari del progetto. Dopo il primo programma, si sono avviate alcune iniziativepubbliche e private. Dal punto di vista sociale, i risultati immateriali del primo programma sonostati: mancanza di informazione e animazione all’interno della comunità locale, impegno e parte-cipazione della popolazione locale alle diverse fasi preliminari del programma.• Con il LEADER II, l’area venne estesa e la comunicazione divenne una necessità più pressante. IlGruppo decise di accantonare dei fondi da impiegare in azioni di informazione e di comunicazione.• La prospettiva era di gestire l’informazione per tre tipi di esigenze diverse:

- rendere più efficiente l’amministrazione interna;- migliorare l’immagine e la credibilità del Gruppo nei confronti degli enti pubblici locali

e regionali;- fornire informazioni alla popolazione locale sulle iniziative e le attività del Gruppo.

• Venne definita un’organizzazione interna e un’accurata pianificazione delle attività del GAL alfine di facilitare l’informazione.• Fu creato un sito web contenente tutte le informazioni relative alle attività del Gruppo (PAL,azioni, richieste di progetti, beneficiari, presentazioni e incontri).• Di recente, per estendere la comunicazione a coloro che non hanno accesso alla rete, è statorealizzato un tele-video. • Il LEADER+ è stato iniziato da pochi mesi. Dopo una negoziazione a livello regionale, l’area delGAL è stata ulteriormente estesa. I problemi organizzativi stanno crescendo e con questi l’esigen-za di una informazione più ravvicinata e di un sistema partecipatorio più efficace, sia internamen-te che per comunicare meglio con gli attori locali.

Attori principaliEnti pubblici o a partecipazione pubblica: Comuni, Parco delle Alpi Apuane, Comunità Montane,sindacati, Camera di Commercio di Lucca.Enti privati: UNCI (Unione Nazionale Cooperative Italiane)SOGESA srl Associazione Libera ArtigianiSOGESETER srl Associazione Commercianti Terra Uomini e Ambiente scrl Lega delle Cooperative Cassa di Risparmio di San Miniato spaBeneficiari locali direttiPopolazione locale.

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave degli attori

• Costruire e condividere conoscenze nel gruppo, consolidare le attività organizzative e di moni-toraggio.• Incrementare la fiducia, facilitare il coinvolgimento nell’azione del GAL, rafforzare il valore dellapartnership locale all’interno dell’area e nei confronti degli enti pubblici.

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Affermazioni: aumentare la conoscenza delle azioni del GAL, stimolare la cooperazione e la part-nership attiva all’interno dell’area.

Pratiche della comunicazioneIl GAL Garfagnana non si è discostato dalle pratiche comunicative tipiche utilizzate di norma nelleiniziative LEADER come:• incontri e seminari di informazione e di consultazione con la popolazione e i potenziali bene-ficiari;• articoli sui quotidiani locali (La Nazione, Il Tirreno);• collegamento con il network LEADER europeo;• incontri e seminari con altri GAL nazionali e internazionali. In questo caso il GAL adotta un approccio di condivisione dell’informazione per aumentare lafiducia tra gli stakeholder pubblici e privati e il Gruppo stesso.Da questo punto di vista essi forniscono:• attività di monitoraggio trimestrali e semestrali strutturate in diverse fasi pratiche e finanziarie.Il programma viene distribuito ai membri del GAL e agli incaricati regionali della valutazione. • Sito web (www.galgarfagnana.it) contenente:• richiesta pubblica di finanziamento• selezione pubblica dei beneficiari• specificazione dei criteri di selezione• programmi di monitoraggio trimestrali• attuale stato dell’arte di diversi progetti• rassegna delle notizie locali sulle iniziative del GAL.• Presenza su una TV locale con un televideo contenente molte delle informazioni presenti sulsito web.

Prospettive • Il GAL vorrebbe migliorare gli strumenti e le pratiche della comunicazione per approfondire icontatti con i potenziali beneficiari, informandoli e coinvolgendoli.• Il GAL sta anche costruendo una rete civica nella zona, che dovrebbe servire a scambiare infor-mazioni, documenti ed esperienze con gli enti pubblici locali per migliorare la cooperazione econsolidare l’azione di partnership.

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Caso 10 - Sviluppo Monte Pisano. Un corso applicato verso un’iniziativa territoriale condivisa

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

• Sviluppo Monte Pisano è un progetto della Provincia di Pisa finanziato dal Fondo Sociale Euro-peo, dal Ministero del Lavoro e dalla Regione Toscana.• “Lo scopo principale è lo sviluppo integrato dell’area Monte Pisano, considerata marginale, tra-mite la valorizzazione dei luoghi, del patrimonio culturale e architettonico, del turismo, dei pro-dotti tipici, dei percorsi di sviluppo delle risorse umane”• In questo quadro è stato creato un corso speciale, aperto a un numero limitato di operatoripubblici e privati della zona e mirato all’apprendimento della progettazione e realizzazione dipiani di sviluppo integrato.

Sede/indirizzo http://www.pegasolavoro.it/ [email protected] tel. 050 503825 fax 050 25099

Fasi • Nel corso degli ultimi anni, l’Amministrazione provinciale di Pisa e le organizzazioni professio-nali hanno avviato diverse iniziative di negoziazione per lo sviluppo locale, sulla spinta della neces-sità di adattarsi al cambiamento e di cogliere le opportunità presenti.• Attraverso materiali pubblicitari e iniziative di comunicazione è stato avviato un progetto – “LaStrada dell’Olio” – per promuovere la valorizzazione dell’area e del suo prodotto più importante.• Sotto la spinta di alcune cooperative locali è stato promosso uno speciale corso di formazione,aperto a 20 operatori pubblici e privati dell’area e finalizzato a sviluppare la capacità di progetta-zione e realizzazione di progetti comuni di sviluppo, ottimizzando l’utilizzo dei fondi disponibi-li per lo sviluppo rurale/territoriale.• La gestione del corso è stata affidata ad una agenzia di formazione professionale – Pegaso Lavo-ro – che a sua volta si è affidata ad alcuni consulenti dell’Università di Pisa e di uno studio pro-fessionale di Firenze specializzato nella presentazione di progetti europei.

Attori principali• Operatori pubblici e privati dell’area, rappresentanti delle Amministrazioni di 4 diversi Comu-ni della Provincia (Buti, Calci, San Giuliano Terme e Vicopisano) • Agenzia di formazione professionale (Pegaso Lavoro)• Consulenti (professori e ricercatori dell’Università di Pisa e dell’Università di Firenze).

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

Sviluppo locale sostenibile integrato; bottom-up; negoziazione; metodi partecipativi di apprendi-mento e pianificazione; valorizzazione del turismo e dell’ambiente nelle aree marginali.

Pratiche della comunicazione Partecipazione all’apprendimento e alla pianificazione all’interno del corso, che comprende: analisi/diagnosi situazionale, definizione degli scopi/obiettivi, pianificazione, visite di scambio/apprendimento.“Il coinvolgimento territoriale che ci si attende dal progetto sarà indirizzato alla promozione diincontri tra attori individuali, dialogo tra settori diversi, scambio di conoscenza e di capacità, crea-zione di nuove idee”.

Prospettive “… lo scopo finale sarà di tradurre le idee in progetti e porre le basi per creare una partnershipampia ed efficace, stabile nel tempo e che sia il motore dello sviluppo dell’area”.

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Caso 11 - Terranostra. Associazione di agriturismo, ambiente e territorio

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

“Terranostra è un’associazione che si occupa di agriturismo, ambiente e territorio promossa dallaColdiretti. Entro un framework di nuovi rapporti bilanciati tra ambiente, agricoltura, turismo ecultura, Terranostra promuove, sostiene ed estende l’agriturismo e la valorizzazione del mondorurale attraverso iniziative e attività volte a proteggere la natura, il territorio agricolo, il patrimo-nio paesaggistico e forestale, migliorando il rapporto tra uomo e ambiente, agricoltura e turismo,produttori agricoli e consumatori, mondo urbano e rurale”.

Sede/indirizzo [email protected] http://www.terranostra.it/

Fasi • Fondata nel 1973 su iniziativa e sostegno della Coldiretti, Terranostra è un’associazione nazio-nale suddivisa in 18 associazioni regionali e 96 provinciali.• Nel 1999 Terranostra ha ottenuto il riconoscimento di “Associazione per la ProtezioneAmbientale” dal Ministero dell’Ambiente.

Attori principaliLa base associativa di Terranostra è composta da diversi membri:• gli operatori sono agricoltori che esercitano attività di agriturismo, produzioni biologiche oeco-compatibili e tutte le attività indirizzate alla protezione e alla valorizzazione dell’ambienterurale;• i consumatori e i sostenitori sono coloro che utilizzano i servizi di agriturismo e le organizza-zioni con obiettivi simili a quelli di Terranostra interessate a supportare le attività delle associa-zioni territoriali;• i fondatori sono la Coldiretti e le istituzioni che l’hanno promossa;• gli operatori collegati sono coloro che, senza far parte del settore agricolo, si occupano di turi-smo, commercio, artigianato e attività culturali nelle aree rurali e che lavorano alla valorizzazionedei prodotti locali tipici, la difesa e l’uso corretto dell’ambiente e delle tradizioni rurali, che col-laborano e non competono con gli operatori agrituristici.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave/ affermazioni

Agriturismo; ambiente; territorio; prodotti tipici e di qualità; cultura rurale; fruizione della cam-pagna. “Se ami le passeggiate, la buona cucina… se cerchi una vacanza sportiva e alternativa, rela-zioni umane semplici… l’agriturismo è la vacanza ideale per te!”.

Pratiche della comunicazione • Accoglienza agrituristica secondo i seguenti principi:atmosfera amichevole e familiare; presentazione della fattoria, se richiesta; informazioni sul terri-torio, sui prodotti tipici, le tradizioni e la cultura locale, le altre fattorie associate; cura attenta perassicurare il benessere e la sicurezza; valorizzazione della tradizione gastronomica del territorio,garantendo la genuinità, tipicità e qualità dei prodotti/riscoprendo gli antichi gusti della culturacontadina; evitare OGM e sottoprodotti; ampliare il grande patrimonio vinicolo italiano, rispet-tando le diversità geografiche e i processi produttivi tradizionali (prodotti di alta qualità, marchiDOC, DOCG e “indicazioni d’origine”);• organizzazione di eventi culturali, iniziative e vendita diretta dei prodotti tipici agroalimentari;• networking e sostegno allo sviluppo di progetti eco-compatibili e/o altre metodologie;• iniziative e campagne speciali: concorsi per bambini (“Disegna la campagna” /“Educazione allacampagna”), finesettimana in fattoria, guide turistiche etc.

Prospettive Stimolare costantemente e qualificare l’offerta, incoraggiare rapporti positivi con la campagna.

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3. Dimensioni della comunicazionedelle iniziative

Risorse e valori sono costruiti socialmente tra-mite l’azione comunicativa in un processo lungo ilquale si possono individuare i soggetti che lohanno avviato, i mediatori e gli obiettivi. La distin-zione rurale-non rurale è molto importante come

strumento di classificazione nell’analisi dei cambia-menti. Insieme ai tre stadi di sviluppo agricolo erurale in Italia sopra identificati, si può notareanche uno slittamento delle principali caratteristi-che delle strutture e delle pratiche di comunicazio-ne (cfr. schema in basso).

A paragone della comunicazione rurale/ruraleprevalente in una società rurale pre-moderna, la

STRUTTURE

Spazio

Attori prevalenti/

emergenti

Relazioni

Pre-modernizzazione

Rurale/rurale

Agricoltori, Comuni,

proprietari terrieri,

istituzioni religiose

Comunicazione diretta

Modernizzazione

Non-rurale/rurale

Produttori, industrie

agroalimentari, grande

distribuzione, agenzie

di sviluppo per l’assistenza

tecnica, sindacati

Comunicazione mediata

Diversificazione

Rurale/rurale

rurale/ non rurale

Agricoltori, consumatori,

turisti, neo-rurali,

produzioni artigianali,

istituzioni locali

Comunicazione mediata

e diretta

PRATICHE

Iniziatori

Contenuti

Coerenza

Gerarchia/parità

Scopi/obiettivi

Attori rurali

Localmente definiti

Tra etica, società e tecnica

Parità. Socializzazione

e autosostegno

Attori non-rurali

Esternamente definiti

Rottura tra dimensioni

diverse

Gerarchia, scientifizzazione,

omologazione, normalizza-

zione, sostegno allo stile di

vita industriale-urbano

Rurale/non rurale

Definiti esternamente

e localmente. Interazioni

Nuova integrazione tra

dimensioni diverse.

Cooperazione e conflitti

Entrambe.

Sostegno ai valori

e all’immagine della ruralità

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modernizzazione implica un’inversione dei princi-pali flussi di comunicazione. I modelli tecno-econo-mici, gli stili di vita e i modelli culturali sono soprat-tutto importati dalla città e in una certa misura sonoimposti agli attori rurali. Lo stadio attuale, la diver-sificazione, indica una tendenza alla rivitalizzazionedei modelli rurale/rurale (iniziati soprattutto daigruppi LEADER) e nel frattempo gli attori rurali rive-lano una crescente determinazione a mostrare ecomunicare questa rinnovata identità all’esterno.

La fase della diversificazione mostra inoltre unritorno alla comunicazione diretta (sia rurale-rura-le, sia rurale-non rurale). Insieme a un miglioreuso delle pratiche della comunicazione di massa edelle nuove tecnologie, nella nuova fase si assistealla riscoperta del valore dell’interazione da perso-na a persona, sia rurale-rurale che rurale-non rura-le, e a un fiorire di iniziative mirate a rafforzarequesto aspetto: strade del vino, fattorie aperte,mercati di agricoltori, fiere locali etc.

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Profilo e caratteristiche dell’economiaagricola e rurale in Irlanda

Malgrado il suo contributo alla formazione delPIL sia sceso dal 17% (1973, quando il paese entròa far parte dell’Unione Europea), al 3% nel 2001,la voce “agricoltura” risulta più importante nel pa-norama dell’economia irlandese di quanto non ap-paia negli altri paesi dell’Unione Europea, ad ecce-zione di Grecia e Spagna.

Il settore agricolo irlandese attualmente occupail 7% della forza lavoro nazionale. Eppure questodato medio nazionale mostra al suo interno lasostanziale disparità che si riscontra a livello regio-nale, laddove alcune aree, ad esempio quella occi-dentale, raggiungono il 15% della forza lavorototale. A livello nazionale, le dimensioni dell’agri-coltura part-time sono provate dal fatto che nel1999, a fronte di quasi 270.000 persone impiega-te nelle aziende agricole, a tempo pieno o parziale,solo poco più di 191.000 risultavano avere impie-ghi a tempo pieno equivalenti.

Il numero delle aziende agricole in Irlanda èsceso del 37% circa tra il 1975 e il 1999, quando illoro numero totale risultava pari a 143.900. Conogni probabilità, gran parte di questa diminuzionesi è verificata tra le aziende minori. La dimensionemedia per azienda, nello stesso arco di tempo, è cre-sciuta fino a poco più di 29 ettari nel 1999. In quel-lo stesso anno, quasi la metà di tutte le aziende risul-tava inferiore ai 20 ettari e solo il 14% delle aziendesuperava i 50 ettari. La diminuzione del numero diaziende sembra destinata a continuare secondo unaproiezione che prevede in Irlanda la presenza diappena 100.000 aziende nel 2010 (Department ofAgriculture, Food and Rural Development, 2002).

Per quanto riguarda l’età degli agricoltori, inIrlanda coloro che sono sotto i 35 anni equivalgo-no quasi all’11%, mentre oltre il 45% supera i 55

anni. Nonostante le numerose iniziative intrapresenell’arco degli ultimi dieci anni, iniziative volte apromuovere e supportare gli agricoltori più giova-ni, i cambiamenti riscontrati in tal senso sono statiassai pochi e, in particolare, gli agricoltori che su-perano i 65 anni rappresentano attualmente il 25%del totale degli agricoltori irlandesi.

La superficie dell’Irlanda corrisponde a circa 6,9milioni di ettari e di questi 4,4 milioni vengonoimpiegati per l’agricoltura. Circa l’80% della SAU ècoperta da foraggere (per insilaggio, fieno e pasco-li), l’11% da pascoli naturali e il 9% è destinato allaproduzione di raccolti. La produzione bovina e dilatte rappresentano le principali attività e copronocirca il 60% dell’intera produzione agricola.

In Irlanda, nel 2000, nel comparto agricolo siregistrava un reddito medio per famiglia pari a pocopiù di 14.600 euro, anche se con notevoli variazio-ni a seconda delle dimensioni dell’azienda e delsistema agricolo praticato. In quello stesso anno, adesempio, il 40% delle aziende agricole irlandesiindirizzate prevalentemente nell’allevamento dibovini e ovini risultava avere un reddito inferiore a7.600 euro, mentre le aziende ad indirizzo misto(zootecnia da latte e coltivazioni) facevano registra-re i redditi più alti, pari rispettivamente a 28.000 e30.500 euro. Studi recenti dimostrano inoltre chenel 45% delle aziende circa o il gestore o il coniu-gesono impiegati al di fuori dell’azienda agricola(Department of Agriculture, Food and Rural Deve-lopment, 2002). Secondo i dati di più recente pub-blicazione, oltre il 40% della popolazione irlande-se, ovvero 1,5 milioni di persone, risiede nelle areerurali (Department of Agriculture, Food and RuralDevelopment, 2002).

Quasi il 10% della popolazione vive in aree clas-sificate come “marginali” o “strutturalmente de-boli”, per lo più collocate nella parte occidentale ecentrale del paese. In queste aree è ancora forte la

Comunicazione e sviluppo rurale. Lo scenario irlandese

Deirdre O’Connor, Julie Tritz, Monica Gorman, Joe Mannion, Susan WilsonDipartimento di Agronomia e Sviluppo rurale, Facoltà di Agraria, University College Dublino, Irlanda

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dipendenza dai sussidi diretti e spesso si incontra-no problemi di capacità demografica. Circa il 16%della popolazione vive in vaste aree a Est e a Sud,dove l’agricoltura è forte, e sono queste le zoneche si trovano ora ad affrontare la sfida per ade-guarsi alle restrizioni sulle produzioni agricole. Lezone prossime ai centri urbani sono classificatecome “peri-urbane” e oltre l’11% della popolazio-ne vive in queste aree che sono caratterizzate dauna bassa dipendenza dal comparto agricolo. Unapercentuale relativamente piccola (2,5%) vive inaree classificate come “altamente diversificate” cherappresentano un’economia rurale quasi “post-agricola”. Nell’insieme, circa l’80% della popola-zione rurale vive a un’ora di distanza dai maggioricentri urbani dell’Irlanda.

Come è stato ampiamente documentato altrove,l’economia irlandese è cresciuta molto rapidamentenell’ultimo decennio e di conseguenza il tasso didisoccupazione è sensibilmente diminuito passandodal 13% nel 1990 a meno del 4% nel 2001. Studirecenti dimostrano che alla metà degli anni novan-ta, prima del pieno impatto del boom economico,almeno 6 dei 155 distretti rurali del paese hannovisto crescere il numero totale di occupati, in parti-colare grazie alla crescita dell’occupazione femmini-le. Ci sono prove evidenti che gli standard di vitaregionali in Irlanda negli ultimi vent’anni si sonolivellati, come indicato dal rapporto tra PIL regiona-le e nazionale, ma ci sono anche prove evidenti dellapovertà rurale, in particolare tra le famiglie che nonrientrano nel settore agricolo. Impiegando un indi-catore di povertà relativa, risulta che oltre il 40% diesse rimane al di sotto del 60% del reddito medionazionale del settore agricolo, laddove la popolazio-ne urbana che non raggiunge la stessa percentuale èpari al 28% e le famiglie di agricoltori corrispondo-no al 33% (Department of Agriculture, Food andRural Development, 2002).

Attualmente in Irlanda c’è una crescente consa-pevolezza, e richiesta, di molti beni e servizi chesono associati ad un’agricoltura “multifunziona-le”, come qualità dell’ambiente, patrimonio cultu-rale, produzioni etiche e attività ricreative. I con-sumatori sono meglio informati e più esigenti suitemi di nutrizione, sicurezza e qualità degli ali-menti. In parte questo rinnovato interesse è unareazione al susseguirsi delle crisi agricole cui abbia-mo assistito negli ultimi anni, specie in relazione aicasi di BSE e all’epidemia di afta (FMD) scatenatasinel 2001 nel Nord-Est dell’Irlanda. Ma malgrado

i timori, gli studi più recenti indicano che l’opinio-ne pubblica irlandese mantiene un atteggiamentopositivo nei confronti del settore agricolo, cui at-tribuisce notevole importanza all’interno dell’eco-nomia nazionale, e anche gli investimenti dell’U-nione Europea e dello Stato nel settore incontranoil consenso dell’opinione pubblica. Tuttavia, noninaspettatamente, sull’onda dei recenti “scandali”alimentari l’immagine dell’industria agricola irlan-dese appare peggiorata negli ultimi anni1.

Malgrado la forte dipendenza dall’agricolturaconvenzionale, l’occupazione in attività di svilupporurale risulta crescente. Soprattutto nel corso deglianni novanta, le strategie degli imprenditori agri-coli irlandesi si sono sviluppate nella direzione diuna più ampia gamma di attività di sviluppo ruralesvolte e di un maggior numero di famiglie coin-volte. L’attuale impatto dello sviluppo rurale saràdiscusso in seguito.

Evoluzione della politica di svilupporurale irlandese

Lo sviluppo rurale entrò a far parte dei teminazionali all’ordine del giorno negli anni sessanta,quando fu creata una Commissione interministe-riale per stabilire quali misure adottare di fronte aiproblemi specifici del settore agricolo nella parteoccidentale del paese, ovvero in una zona caratte-rizzata da piccole aziende, suolo poco produttivo emassime percentuali di spopolamento.

A parere della Commissione “il solo sviluppoagricolo con ogni probabilità non avrebbe postorimedio al rapido diminuire della popolazione ru-rale e sarebbe stato più appropriato percorrere lavia dello sviluppo di industrie rurali, turismo estrutture turistiche, e altre attività collaterali nellearee a rischio di spopolamento” (O’Hara & Com-mins, 1991). La Commissione suggeriva anche dipredisporre un comitato di sviluppo della conteaper un maggiore coordinamento tra i dipartimentiministeriali, gli enti locali e l’impegno volontariosu base geografica. Tutto questo segnò un cambia-mento nel modo di concepire lo sviluppo rurale,sebbene poi il concetto si sia tradotto in provvedi-menti concreti in misura quanto mai scarsa (O’Ha-ra & Commins, 1991).

La spinta verso lo sviluppo rurale integratovenne meno alla metà degli anni settanta, soprat-tutto in conseguenza dell’entrata nella Comunità

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1 Perceptions of Agriculture: General Public Survey, A Study for Agri-Aware, Department of Agribusiness, Extension and RuralDevelopment, University College Dublin.

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Europea e dei problemi legati all’economia in gene-rale, che continuarono a farsi sempre più gravi pertutti gli anni settanta. Sebbene fosse percepitacome la panacea di tutti i problemi legati alle zonerurali, la Politica Agricola della Comunità portò auna polarizzazione che configurava largo sostegnoe benefici sproporzionati per i grandi produttoriagricoli, che non veniva riequilibrata neanche daglispeciali finanziamenti aggiuntivi previsti per le areepiù svantaggiate.

L’emergere del tema “sviluppo rurale” sul tavolodella Comunità Europea con la riforma delle politi-che agrarie della metà degli anni ottanta portò laquestione nuovamente alla ribalta nel contesto poli-tico irlandese. L’introduzione delle quote e lo sman-tellamento della politica del sostegno ai prezzi pre-visti dalla Politica Agricola Comunitaria diedero im-pulso alla discussione all’interno della ComunitàEuropea sulla necessità di ottenere un maggioreequilibrio nelle politiche di sostegno per le aziendeagricole e il mantenimento delle economie rurali.Per l’Irlanda, questo rinnovato interesse per lo svi-luppo agricolo significò il ritorno ad alcuni dei con-cetti base di sviluppo rurale integrato che erano statiintrodotti per la prima volta negli anni sessanta.

Precedentemente alle misure previste dalla Co-munità Europea nel programma LEADER, misureche divennero operative in Irlanda nel 1992, fudato inizio ad un progetto pilota di sviluppo rura-le integrato in 12 aree di diverse contee (sub-coun-tee) tra il 1988 e il 1990. In ciascuna di esse, uncoordinatore aveva la funzione di dare impulso alleattività locali e di promuovere i rapporti tra le

comunità locali e i vari enti pubblici. Questo tipodi approccio fu in seguito adottato anche nelprimo programma LEADER attuato in Irlanda ilquale, sebbene di modeste proporzioni quanto aspesa pubblica (44,5 milioni di euro), permise tut-tavia ai gruppi che avevano ricevuto l’approvazio-ne di analizzare il potenziale delle rispettive aree edi coordinare le iniziative volte a promuovere stra-tegie innovative di sviluppo locale. Sempre nellostesso arco di tempo si individuarono 12 partner-ship territoriali2 su base pilota per arrivare a unarisposta locale integrata alla disoccupazione nellungo periodo.

Il programma LEADER II (1994-99) fu la pro-secuzione del programma iniziale stabilito dallaComunità Europea e fu esteso a tutte le aree rura-li. La differenza stava nella maggior enfasi attribui-ta alla “innovazione”, oltre che alla complementa-rietà, conservazione e sviluppo dell’ambiente edegli standard di vita, e nella maggiore attenzioneper la struttura dei gruppi locali. L’animazionedivenne un fattore specifico, richiesto in tutti ipiani d’azione locali.

Dal 1989 al 1993 e di nuovo tra il 1994 e il1999, il sostegno governativo allo sviluppo ruralefu co-finanziato dall’Unione Europea nel quadrodi successivi progetti di sostegno e tramite unaserie di programmi operativi. Lo scopo precipuo diquesti programmi a livello nazionale era di diversi-ficare l’economia rurale per arrivare a un aumentodell’occupazione e del reddito. Nel periodo 1994-99, due programmi in particolare furono rivolti al-l’agricoltura e allo sviluppo rurale: il Programma

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2 Con il programma di governo per il progresso economico e sociale finanziato dalla Comunità Europea.

Irlanda, Benbulben. “… stanno crescendo le pressioni per ottenere alti standard di benessereanimale, migliorare la sicurezza alimentare e preservare l’ambiente …”

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operativo per l’Agricoltura, lo Sviluppo rurale e leForeste e il Programma operativo per lo Sviluppolocale, urbano e rurale.

Il primo consisteva in una serie di misure a largospettro, di cui le più importanti erano legate ai finan-ziamenti per la costruzione di strutture agricole e dismaltimento rifiuti, per il miglioramento degli stan-dard di benessere animale e delle misure igienichedel settore lattiero. Anche i sussidi delle quote lattepresso i piccoli produttori, i finanziamenti a fondoperduto per i giovani agricoltori, il sostegno econo-mico per l’edilizia e la gestione di imprese alternati-ve e i fondi per il mantenimento delle aree forestaliebbero un’influenza significativa. Il Programmaoperativo per lo Sviluppo locale, urbano e ruraleportò alla creazione di una rete di 35 Comitati d’im-presa di Contea (uno per ogni area amministrativalocale). Questi Comitati fornivano supporto finan-ziario e tecnico per le micro-imprese a livello locale.Consorzi, associazioni locali e organizzazioni veni-vano sostenuti dal punto di vista finanziario peraffrontare i problemi economici e sociali legati alladisoccupazione, all’esclusione e all’emarginazionenelle aree più svantaggiate. Il Programma operativoprevedeva anche fondi destinati agli enti locali perprogetti riguardanti i villaggi situati in aree rurali diparticolare rilievo paesaggistico e la conservazionedel patrimonio rurale, al fine di sostenere il futurosviluppo economico dei villaggi e delle comunitàagricole da cui in parte dipendono.

Le misure di accompagnamento (il secondo

pilastro) della Politica Agricola Comunitaria preve-devano il supporto al pre-pensionamento, fondicompensativi per le aree più svantaggiate, riforesta-zione e sostegno ambientale in quelle agricole. C’èperò da sottolineare che solo il 5% dell’impegno dispesa complessiva della PAC andò a sostegno diqueste misure di accompagnamento, mentre il 95%era riservato a sostenere il mercato.

Nel 1999 ci fu la pubblicazione di una dichiara-zione di intenti in materia di sviluppo rurale daparte del governo irlandese che prevedeva “unapproccio inclusivo allo sviluppo sostenibile, l’inte-grazione delle politiche, una dimensione regionalee il partenariato con la comunità rurale”3. Comeprincipio guida, fu stabilito che tutte le future poli-tiche nazionali venissero “testate sulla comunitàrurale”, per assicurarsi che i soggetti alle decisionipolitiche fossero ben consci delle eventuali ricadutedelle loro proposte sul benessere economico, socia-le, culturale e ambientale delle comunità rurali.

Stato attuale dello sviluppo rurale in Irlanda

Di seguito vengono riportati i risultati di unaricerca mirata a descrivere e quantificare l’impattodi una serie di attività di sviluppo rurale per il so-stegno economico alle aziende agricole irlandesi.La fonte principale di informazione impiegata è lostudio dell’Università di Dublino svolto all’interno

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3 Ensuring the Future. A Strategy for Rural Development in Ireland. Department of Agriculture, Food and Rural Development, 1999.4 IMPACT – The Socio-Economic Impact of Rural Development: Realities and Potentials – EU FAIR Research Programme (CT-4288)Research partners: Wageningen Agricultural University (The Netherlands); Institut für Ländlische Strukturforschung (Germany);University of Wales - Cardiff (UK); Università degli Studi di Perugia, Università degli Studi di Pisa - Centro Ricerche ProduzioniAnimali (Italy); Universidad de Córdoba, Universidad de Vigo, Universidad de Pais Vasco (Spain); UCD (Ireland).

Irlanda. “… c’è una crescenteconsapevolezza, e richiesta, di moltibeni e servizi che sono associati adun’agricoltura multifunzionale,come qualità dell’ambiente, patrimonio culturale, produzioni etiche e attività ricreative ...”

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del progetto di ricerca IMPACT, ovvero una ricercaeuropea inter-universitaria condotta tra il 1998 e il2002. Scopo del progetto è stata la valutazionedell’impatto socioeconomico attuale e potenzialedella politica di sviluppo rurale in sei paesi membridell’Unione Europea a livello nazionale e regiona-le4. Un aspetto della ricerca era quello di valutarel’importanza di una larga serie di attività di svilup-po rurale in termini di un certo numero di indica-tori, prendendo il 1998 come anno base. Gli indi-catori comprendevano il numero delle aziendeagricole coinvolte, il “valore aggiunto” generatodalle nuove attività, il potenziale di tali attività per-cepito in termini di sviluppo futuro e valoreaggiunto all’anno 2008, l’influenza delle misurepolitiche su ognuna di queste attività. Stando all’a-nalisi condotta in Irlanda, l’impatto totale delleattività di sviluppo rurale a livello di aziende agri-cole equivale al 50% del valore aggiunto totaleregistrato nel settore agricolo nel 1998, vale a dire1.555 milioni di euro. Le attività di sviluppo rura-le sono state classificate in: valorizzazione, diversi-ficazione e riorganizzazione. La valorizzazione siriferisce a quelle attività che prevedono il coinvol-gimento dell’azienda nella filiera alimentare chevada oltre la produzione primaria dei prodotti,come la lavorazione, la commercializzazione deiprodotti o il garantire specifiche qualità degli stes-si. Le attività di sviluppo rurale associate compren-dono anche l’agricoltura biologica, la venditadiretta e la produzione di prodotti alimentari. Ladiversificazione si riferisce allo sviluppo di attivitànon agricole presso le aziende, volte a creare nuovefonti di reddito e di impiego e altresì orientateverso settori emergenti, come agriturismo e gestio-ne delle risorse naturali. La riorganizzazione si rife-risce a una diversa allocazione delle risorse umane

e naturali, orientata verso forme di agricolturasostenibile, e comprende occupazioni al di fuoridelle aziende e nuove forme di tagli alle spese deri-vanti da un minore apporto di fattori esterni.

Stando all’analisi IMPACT, le principali e piùcomuni strategie adottate dalle aziende agricoleirlandesi sono quelle di riorganizzazione, laddovel’impiego esterno all’azienda assume un ruolodominante, a conferma di quanto detto in prece-denza nel presente studio. Inoltre, anche la dimi-nuzione delle spese appare una strategia largamen-te diffusa. Invece di cercare la massimizzazione deiprofitti, la ricerca indica che nel 1998 il 53% delleaziende agricole perseguiva strategie di coltivazio-ne a minor costo e maggiore sostenibilità chehanno dato un risparmio medio di oltre 5.000euro a produzione.

All’interno dei processi di diversificazione, l'at-tività più significativa è risultata la gestione dellerisorse naturali tramite la partecipazione al discipli-nare di protezione ambientale rurale (REPS). Intermini economici, questo ha significato nel 1998un ulteriore reddito di circa 3.600 euro per ognu-na delle 34.700 aziende a conduzione familiarecoinvolte. Questo disciplinare è stato applicato alivello nazionale in seguito alla Direttiva CEE

2078/92 ed è stato operativo a partire dal 1994.Circa 16.600 piccole aziende agricole operavano ladiversificazione nel 1998, ma questa includeva tut-ta una serie di attività diverse, ad esempio foresta-zione, allevamento di cavalli da maneggio, alleva-mento di daini, orticoltura ornamentale e produ-zione di latte caprino. Le attività di agriturismosono risultate una componente significativa dellosviluppo rurale per le piccole aziende. Nel 1998,secondo le stime, quasi 2000 piccole aziende svol-gevano attività legate al turismo, tra cui Bed &

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Irlanda. “… i servizi di sviluppo hanno avuto un ruolo cruciale nel supportare nuove strategie di vitanelle aree agricole…”

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Breakfast, alloggi, campeggi, visite, musei, maneg-gi. È noto che la gamma di nuove attività presso leaziende agricole cresce costantemente e con ogniprobabilità nella categoria si hanno delle sottosti-me. Anche se lo studio ha dimostrato che le atti-vità di valorizzazione sono le meno importanti intermini di numero delle aziende e di valore ag-giunto, rimane tuttavia innegabile un notevolepotenziale di sviluppo per molte di queste attività.Ad esempio, al momento si nota un crescente inte-resse e anche una diffusa adozione dei “disciplina-ri di qualità” per la carne. L’agricoltura biologica sista sviluppando rapidamente e nel 1998 era prati-cata in circa 900 piccole aziende. Si prevede poiuna forte ulteriore crescita nel settore biologico(Cowen et al., 2001; Bord Bia, 2000). Il contribu-to potenziale allo sviluppo rurale delle piccoleaziende attraverso i prodotti di qualità è stato stu-diato da O’Reilly (1997), McDonagh & Commins(1999) e da Henchion & McIntyre (2000). InIrlanda, la vendita diretta o la filiera breve produt-tore-consumatore sono molto limitate.

Un’altra componente del progetto IMPACT èstata un’indagine condotta tra gli agricoltori irlan-desi nel 2001, volta ad analizzare il grado di inte-resse e l’effettiva adozione di varie attività nelcampo dello sviluppo rurale. I componenti delcampione di indagine avevano un reddito copertoalmeno al 25% dagli introiti derivati dall’agricoltu-ra. È poi emerso che tra questi “agricoltori com-merciali” c’era un notevole livello di impegno perallargare le loro attività e un alto livello di interes-se, in particolare riguardo alla gestione delle risor-se naturali, ai metodi di produzione biologica e allaproduzione di alimenti di alta qualità.

La diminuzione dei prezzi dei prodotti agricoli,che è stata un fattore importante fin dai primi anniottanta, è forse la forza trainante decisiva di tutte leattività di sviluppo rurale delle aziende agricoleirlandesi. La necessità di ulteriori fonti di redditoper le famiglie degli agricoltori è il motivo primarioche sta dietro l’adozione di attività aggiuntive.

Come già sottolineato in precedenza, il buonandamento dell’economia irlandese a partire daiprimi anni novanta – andamento che le ha guada-gnato il soprannome di “tigre celtica” – è statoun fattore significativo sia per le opportunità di la-voro esterne alle aziende agricole, sia come miglio-ramento generale del reddito e delle condizioni divita. Il che, a sua volta, ha portato a una crescenterichiesta di nuovi prodotti da parte dei consuma-tori, come i prodotti biologici e di qualità o servi-zi per il turismo rurale.

Il miglioramento delle infrastrutture e l’avanza-mento della tecnologia hanno creato una maggio-

re mobilità per gli abitanti delle zone rurali, anchese sono in molti a lamentare che i trasporti pubbli-ci, e in particolare per le aree più remote, sono an-cora insufficienti. La maggiore importanza attri-buita alla parità tra i sessi ha portato diverse oppor-tunità per la popolazione femminile delle areerurali, mentre un’accresciuta consapevolezza ri-guardo ai temi dell’emarginazione e dell’esclusio-ne sociale sta ad indicare la maggiore attenzioneche viene ad essi riservata.

Nella società irlandese, così come in quellaeuropea in generale, stanno crescendo le pressioniper ottenere alti standard di benessere animale,migliorare la sicurezza alimentare e preservarel’ambiente. Livelli di istruzione più alti hanno do-tato gli imprenditori di ulteriori capacità e anche dimaggiore sicurezza, mentre l’accresciuta frequenzadei viaggi all’estero ha elevato il grado di consape-volezza delle possibilità di crescita degli imprendi-tori.

I policy network nello sviluppo rurale in Irlanda

Nel caso dell’Irlanda, la politica è stata uno sti-molo importante per molti campi di attività. Lagestione dell’ambiente e del paesaggio e del patri-monio forestale a livello aziendale sono state pres-soché interamente guidate dai meccanismi di sup-porto degli enti pubblici, e anche la diversificazio-ne e l’agriturismo hanno ricevuto un largo soste-gno. Sono iniziate di recente anche specifiche poli-tiche di supporto all’agricoltura biologica, dal mo-mento che si è riconosciuto il potenziale di svilup-po del settore. Anche la produzione dei prodottitipici e di qualità ha ricevuto supporto pubblico,ma in questo caso ha rappresentato anche un fre-no, laddove l’impossibilità di adeguarsi agli stan-dard e ai regolamenti della produzione alimentareindustriale per molte piccole aziende ha significatorinunciare a trasformare un’abilità produttiva inun’impresa che genera reddito.

Lo schema della pagina seguente vuole rappre-sentare le diverse istituzioni che operano ai vari livel-li delle politiche di sviluppo rurale in Irlanda e leinterrelazioni esistenti tra di loro. Le politiche del-l’Unione Europea creano il background per lo svi-luppo rurale, ma l’influenza di altri attori a livellonazionale, regionale e locale ha un peso notevole nelprocesso e nei risultati di tali politiche di sviluppo.

I principali dipartimenti governativi relativi allepolitiche di sviluppo rurale sono: il DipartimentoAgricoltura e Prodotti alimentari, il Dipartimentodegli Affari locali, rurali e gaelici, il Dipartimento

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dell’Ambiente e del Governo locale, il Dipartimen-to delle Comunicazioni, della Marina e delle Risor-se naturali, il Dipartimento degli Affari sociali edella Famiglia. Tutti i dipartimenti devono “testarein area rurale” le loro politiche e i loro programmi.

I servizi di sviluppo (extension services) chehanno svolto un ruolo cruciale nel processo dimodernizzazione dell’agricoltura, hanno ancheavuto un ruolo critico nel supportare nuove stra-tegie di vita nelle aree agricole. Durante gli anninovanta, il servizio nazionale irlandese – TEAGASC

– ha fornito alle imprese agricole formazione eservizi di consulenza. Nel 2001 ha dato vita a unnuovo servizio di “Sostenibilità economica rura-le” (Rural Viability) che mira ad aiutare le fami-glie di agricoltori a valutare le loro opportunitàeconomiche e sociali. Tra gli agricoltori intervista-ti, il 75% ritiene che il TEAGASC abbia un’influen-za positiva per lo sviluppo rurale: la percentualedegli agricoltori irlandesi soddisfatti dei serviziforniti da TEAGASC è assai maggiore rispetto aquella che si registra in altri paesi europei nei con-fronti di analoghi organismi.

Le principali organizzazioni di agricoltori inIrlanda sono meno favorevoli allo sviluppo rurale e sisono opposte con forza all’introduzione delle nuovemisure finanziarie di accompagnamento a sostituzio-ne delle vecchie politiche di supporto del mercatodegli agricoltori. Esse sono state tra i maggiori criti-ci della revisione di medio termine del 2002 del PAC.

A seguito dell’importanza attribuita al concetto“bottom-up” (dal basso verso l’alto) nella progetta-zione dello sviluppo delle aree locali, i gruppi LEA-

DER hanno avuto un ruolo significativo nel valutaregli assetti economici e le ulteriori opportunità dellearee rurali e nel creare condizioni favorevoli per leimprese rurali. In generale, lo sviluppo sostenutodall’Unione Europea, quello su base locale e i pro-getti di sviluppo delle comunità rurali hanno pro-mosso la partecipazione e il partenariato.

Il riconoscimento dell’efficacia di un tipo di ap-proccio basato sullo “sviluppo della comunità” inquanto fondamentale per lo sviluppo rurale appareevidente dal modello del partenariato adottatonelle nuove strutture note come Comitati per loSviluppo della Contea o della Città (CDBs) chesono responsabili delle strategie di sviluppo econo-mico, sociale e culturale in ogni città e in ogniregione dell’Irlanda. I Comitati rappresentano ilgoverno locale, le organizzazioni di sviluppo loca-le (partnership di area, gruppi LEADER, comitatid’impresa contea/città), le agenzie statali e i part-ner sociali che operano localmente (nel settorecommerciale e agricolo, i sindacati, le associazionilocali e di volontariato). Tutte le associazioni loca-li e di volontariato possono entrare a far parte diuna rete locale che elegge dei rappresentanti neiComitati.

Attori, contesto e ruolo all’internodello sviluppo rurale in Irlanda

Nello schema che segue si presentano gli ope-ratori dello sviluppo rurale in Irlanda, il loro ruoloe il contesto delle loro attività.

UNIONE EUROPEA

LIVELLO REGIONALE / NAZIONALE

Assemblee regionaliDipartimenti governativi (Agricoltura, ambiente etc.)

Organizzazioni parastataliONG nazionali / Lobby

LIVELLO DI CONTEA

Consigli di Contea e Comitati di sviluppo della ConteaNetwork di Comunità e associazioni

LEADER su base territoriale

LIVELLO LOCALE

Agricoltori e residenti ruraliImprese e servizi ruraliComunità e associazioni

(sociali, culturali, sportive, religiose, politiche, economiche, ambientaliste)

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Attori, contesto e ruolo all’interno dello sviluppo rurale in Irlanda - 1

IL SISTEMA ISTITUZIONALE

Tipo di attore Attore Contesto Ruolo

Agro-alimentare nazionale • Sviluppa il settore agroalimentare in modo competitivo,sostenibile e centrato sui consumatori insieme a un’economia rurale forte.

• Fornisce sostegno politico e serve come istituto regolatore per le industrie agricole e alimentari

• Sviluppa e promuove i progetti nazionali e comunitari • Regola e controlla le varie agenzie statali pertinenti.

Arte, Sport e Turismo nazionale Promuove il turismo sostenibile insieme allo sviluppodello sport e dell’arte e la conservazione dei beni artistici.

Comunicazioni, nazionale Sostiene e sviluppa la marina, le risorse naturali,Marina e le fonti energetiche e le telecomunicazioni.Risorse NaturaliAffari Rurali, Urbani nazionale Promuove lo sviluppo delle comunità locali, le regioni e Gaelici gaeliche, le isole, la lingua irlandese e il settore volontariato. Ambiente nazionale Promuove lo sviluppo sostenibile e il miglioramento dellae Governo Locale qualità della vita attraverso la protezione ambientale,

la creazione di infrastrutture, lo sviluppo regionale equilibrato e il buon governo locale.

Educazione nazionale Prevede e controlla un sistema educativo di alta qualità. Sanità e Infanzia nazionale Protegge, promuove e regola gli standard sanitari attraverso

la pianificazione e la messa in atto di servizi.Affari esteri nazionale Promuove e protegge gli interessi dell’Irlanda.Finanza nazionale Fornisce e sostiene la pianificazione economica e sociale.Giustizia, Parità, nazionale Sviluppa una politica di promozione della sicurezzaLegge e Riforme e della parità.Affari Sociali nazionale Promuove il benessere sociale attraverso aiuti economici e della Famiglia e altri mezzi di sostegno.Trasporti nazionale Promuove la creazione, la crescita e la regolamentazione

di servizi di trasporto competitivi, sicuri e di alta qualità.Parlamento Oireachtast nazionale Ha un ruolo legislativo a livello nazionale con le due camere,

il Dáil e il Senato.Partiti politici nazionale L’attuale governo è una coalizione di Fianna Fáil e dei

↔ locale Democratici Progressisti. Altri partiti minori, come i Verdi, hanno opinioni diverse e contrastanti riguardo alle politiche agricole dei partiti maggiori, sostenendo la necessità di supportare le aziende agricole sulla base di un “sistema di ricompense” per la qualità e la sicurezza. Essi promuovono anche migliori standard ambientali e l’incremento del settore biologico.

Consigli Regionali regionale • due consigli regionali governano le seguenti aree: 1. Border Midlands-West (BMW)2. South & Eastern (S&E)

I loro programmi operativi mirano allo sviluppo delle infrastrutture e delle imprese locali, alla promozione dell’integrazione sociale nelle rispettive regioni.• Il Consiglio per lo Sviluppo Occidentale (Western Develop-ment Commission) fu creato nel 1997 ed è un ente parasta-tale sotto l’egida del Dipartimento Agro-alimentare e delloSviluppo rurale, per promuovere e incrementare le iniziativedi sviluppo economico e sociale nelle 7 conteee dell’Irlanda dell’Ovest.En

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Attori, contesto e ruolo all’interno dello sviluppo rurale in Irlanda - 2

IL SISTEMA ISTITUZIONALE

Tipo di attore Attore Contesto Ruolo

Agenzie di Stato nazionale • Sono enti parastatali finanziati dal governo, spesso creati a seguito di norme legislative e i Consigli direttivi vengono nominati dai rispettivi Dipartimenti del governo. Quelli che seguono sono alcuni tra gli esempi più significativi.TEAGASC - Fornisce formazione, ricerca e attività consultive per il settore agroalimentare e per le comunità rurali. È un’orga-nizzazione parastatale istituita con legge e dotata di un Consi-glio formato da 11 membri nominati dal Ministero per il set-tore agroalimentare. È un servizio rivolto agli operatori diogni comparto delle industrie agricole e alimentari. TEAGASC

svolge un ruolo più che mai importante in termini di ricercainnovativa per gli agricoltori e le zone rurali. Negli ultimi anniha modificato il suo approccio di tipo consultivo dedicandoun’attenzione speciale alle aziende e focalizzando in primoluogo le possibilità di sviluppo rurale.AGENZIA DI PROTEZIONE AMBIENTALE (ENVIRONMENT PROTECTION

AGENCY) - Protegge e gestisce le risorse ambientali, oltre adare licenze e a esercitare funzioni di controllo sulle grandiattività che potenzialmente possono causare danni ambien-tali su larga scala.FAS - Opera per migliorare la mobilità, le conoscenze e laflessibilità dei datori di lavoro e dei dipendenti. Ha uffici intutto il paese.ENTE PER LA SICUREZZA ALIMENTARE (FOOD SAFETY AUTHORITY

OF IRELAND) - Fondato nel 1998 dal Dipartimento della Sanitàe dell’Infanzia con lo scopo di proteggere la salute pubblicae gli interessi dei consumatori nel campo dell’igiene e dellasicurezza alimentare. Ha contratti d’appalto con il Diparti-mento dell’Agricoltura, Alimentazione e Sviluppo rurale inmateria di igiene della carne, del latte e prodotti caseari, delle uova e sul controllo dei pesticidi.

Comitati per lo Sviluppo locale Riunisce operatori chiave a livello locale per strategie aurbano e rurale lungo termine. Il Comitato è composto da rappresentati del

governo locale, degli enti di sviluppo locale, delle agenzie statali e dei partner sociali, che operano tutti localmente.È parte di una vasta riforma del governo locale in tutta l’Irlanda. Pone l’accento sul concetto di “visione comune” tra operatori locali volta a fornire uno scopo comune condiviso all’interno di ciascuna contea e città.

Terzo livello / Scuole secondarie• Università nazionale nazionale • Prevede insegnamento e ricerca, insieme a progetti condi-

visi tra tutte le università, a livello comunitario e internaz.• Istituti Tecnici regionale • Forniscono istruzione di terzo grado attraverso programmi

di laurea specializzati, che interessano studenti, imprenditorie comunità nelle rispettive regioni.

Altri centri sperimentali nazionale • La ricerca nel campo dell’agricoltura in Irlanda è per lo piùe di ricerca legata al TEAGASC. Questa comprende centri di ricerca nel

settore lattiero-caseario e suinicolo, alimentare (carne e prodotti non derivati da latte), bovino, cerealicolo, ortofrutticolo, zootecnico, ambientale, dello sviluppo economico e agricolo.• La ricerca indipendente è portata avanti da privati• I dati sono disponibili gratuitamente e/o a pagamento.

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Attori, contesto e ruolo all’interno dello sviluppo rurale in Irlanda - 3

IL SISTEMA ISTITUZIONALE

Tipo di attore Attore Contesto Ruolo

Gruppi di azione locale locale • Dal 1990, molte associazioni locali sono state il• LEADER fulcro del rinnovato sviluppo agricolo e locale che si è• CLAR avuto in Irlanda. Le associazioni locali che fanno parte di• Società locali (Ltd.) questo movimento hanno cominciato con un unico• Gruppi delle comunità obiettivo e si sono poi allargate verso progetti e strategie

o della chiesa a lungo termine.Istituzioni locali locale • Promuovono risorse locali, quali strutture turistiche,

patrimonio locale, genealogia, biblioteche pubbliche etc. Direzione dei parchi nazionale • In Irlanda vi sono 6 parchi nazionali, diretti e gestitinazionali e regionalI ↔ regionale dall’Ufficio dei Lavori Pubblici.

LE IMPRESE AGRICOLE

Tipo di attore Attore Contesto Ruolo

Settore carne regionale • Coprono diversi ruoli legati alla lavorazione, al confeziona-mento e alla commercializzazione. È una presenza forte e spesso controversa nel settore agricolo irlandese, sempre in contrasto con gli agricoltori e con l’Associazione Agricoltori Irlandesi a causa dei prezzi.

Cooperative Latte nazionale Le aziende cooperative in Irlanda rappresentano una quota↔ locale importante del mercato alimentare.

Grossisti cereali regionale • Controllano una larga parte della produzione cerealicola in Irlanda e stabiliscono i prezzi che i produttori ricevono per i loro prodotti.

Rivenditori nazionale I supermercati controllano quasi l’80% del commercio↔ locale alimentare al dettaglio. Hanno assunto maggiore importanza

nel campo della qualità in termini di etichettatura e per una più vasta offerta di prodotti, come ad es. i prodotti biologici.

Aziende specializzate nazionale • Forniscono una serie di servizi al pubblico a mezzo stampa,nell’informazione ↔ locale televisione, radio, internet.Associazione Produttori locale • Nota come uno dei mezzi più efficaci tra i produttori per

trasferire tecnologia e informazione.Associazioni agrituristiche nazionale Per la maggior parte organizzazioni private o

↔ locale semi-commerciali che provvedono al marketing e alla promozione, oltre al supporto logistico (informazioni generali, trasporti, prenotazioni etc.).

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Attori, contesto e ruolo all’interno dello sviluppo rurale in Irlanda - 4

LE IMPRESE AGRICOLE

Tipo di attore Attore Contesto Ruolo

Consorzi/Associazioni nazionale • Provvedono alla certificazioni e ai meccanismi di controllodi certificazione e controllo qualità e, in alcuni casi, anche ai marchi che produttori

e rivenditori possono usare per promuovere prodotti di qualità. Di queste fa parte lo IOFGA - Associazione Agricoltori Biologici Irlandese.

Sindacato Agricoltori nazionale • Opera come rete a livello nazionale, fornendo supporto, ↔ locale informazione e assistenza tecnica agli agricoltori;

rappresenta un forte gruppo di pressione a livello nazionale e comunitario. L’Associazione Agricoltori Irlandese (IFA) è la voce dei grandi produttori agricoli. Nessun altro gruppo ha lo stesso peso nelle funzioni di lobbying per la PAC e nella formazione delle politiche agrarie nazionali e comunitarie.

Altri gruppi nazionale In Irlanda vi erano una miriade di diverse associazioni che↔ locale rappresentavano i diversi interessi in campo agricolo, ma

molte di queste si sono poi riunite nella IFA. Altri gruppi ancora presenti sono:• Macra na Feirme: gruppo molto attivo, orientato verso i giovani, opera nelle zone rurali• Cooperativa Nazionale di supporto alle aziende agricole (Coop Farm Relief Services)• Associazione Produttori Latte Irlandesi (prenotazioni etc.).

LE SOCIETÀ

Tipo di attore Attore Contesto Ruolo

Consumatori locale • Costituiscono una forza sempre maggiore nell’intero sistema agroalimentare. Sempre più informato e attento ai temi della qualità, sicurezza e tracciabilità. I media hanno un ruolo importante nel fornire al pubblico informazioni su questi e su altri temi legati all’alimentazione, oltre alla pubblicità di alimenti e bevande.

Imprenditori immigrati locale • Imprenditori irlandesi rientrati o immigrati che si sono stabiliti nelle aree agricole portando nuove idee; visti inizialmente come fuori dal comune (pionieri) per il loro approccio alla vita e per le loro attività, col tempo questa percezione si è attenuata. Hanno portato cambiamenti alla cucina locale come attori principali nello sviluppare una cultura del ‘cibo di qualità’.

Turisti locale • Sono molto importanti per la vitalità economica in molte aree rurali. I recenti disagi dell’economia globale e la pubblicità negativa per lo scarso rapporto tra qualità e prezzo sono le sfide primarie dell’industria turistica.

Emarginati locale • La disparità tra ricchi e poveri è cresciuta in particolare dagli anni novanta. Nei recenti studi e programmi di governo sono state individuate le seguenti categorie: nomadi, donne, bambini, anziani e piccole aziende agricole depresse.

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Attori, contesto e ruolo all’interno dello sviluppo rurale in Irlanda - 5

LE SOCIETÀ

Tipo di attore Attore Contesto Ruolo

Associazioni • Operano come stanza di compensazione per l’informazionee gruppi ambientalisti mirata a un pubblico diverso

• Promuovono una maggiore coscienza ambientale• Forniscono informazione aggiornata e pertinente sulle questioni ambientali e sulla relativa legislazioneAttivi su “temi caldi” come lo smaltimento dei rifiuti, la progettazione, il patrimonio ambientale.

Associazioni nazionale • Promuovono la storia, la cultura e l’immagine dell’Irlanda.e gruppi culturali ↔ locale L’esempio più rilevante è l’Associazione Atletica Gaelica

(GAA) che supporta la cultura irlandese nello sport ed è fortemente presente a tutti i livelli della società irlandese.

Associazioni e gruppi • Forniscono informazioni al pubblicodi consumatori • Rappresentano gli interessi e i bisogni dei consumatori

a livello locale, regionale e nazionale• Educano i consumatori sui propri diritti e su cosa fare se questi diritti vengono violati.

Associazioni nazionale • Promuovono il turismo a livello locale, naz. e internaz.e gruppi turistici ↔ locale • Forniscono un’ampia serie di servizi, quali informazione,

visite guidate, trasporti etc.Network tematici nazionale • Danno voce e risonanza a valori comuni e istanze su certi

↔ locale temi (ambiente, etica, qualità della vita, degli alimenti etc.).Altre organizzazioni nazionale • Strutturano e danno visibilità a certi bisogni sociali.non profit ↔ localeGruppi di attivisti locali locale • Lobbies che favoriscono certi temi legati a questioni

socioeconomiche internazionali che influenzano le economie e le risorse locali.

Stampa nazionale • Diversi quotidiani nazionali danno informazioni correnti suagricoltura, mercati, politiche, stili di vita rurali. Lo Irish Farmers Journal è un settimanale che fa da portavoce all’Associazione Agricoltori Irlandesi (IFA), è il più diffuso e letto tra gli agricoltori.

Televisione nazionale • Programmi che trattano di agricoltura, ambiente, alimentazione e aree rurali attraggono un pubblico vasto e variegato in tutta l’Irlanda.

Radio nazionale Programmi settimanali che trattano di agricoltura, ↔ locale delle ultime tendenze e di questioni legate al settore agricolo

e rurale e hanno un vasto seguito.Internet globale Ampia gamma di informazioni disponibili via Internet. Quasi

tutte le pubblicazioni su carta che trattano di agricoltura, alimenti, ambiente e sviluppo rurale offrono servizi e informazioni on-line.

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121T R A S F O R M A R E L A C O M U N I C A Z I O N E R U R A L E

Il dibattito attuale sul tema dello sviluppo rurale in Irlanda

A metà del 2002, il tema all’ordine del giornotra agricoltori, associazioni e media connessi al set-tore agricolo era in Irlanda la revisione di mediotermine della Politica Agricola Comunitaria e lepreoccupazioni e la confusione sulla direzionefutura degli aiuti all’agricoltura dell’Unione Euro-pea. La proposta di spostare i finanziamenti dagliaiuti al mercato al sostegno allo sviluppo rurale èaccolta con timore per quanto concerne i critericon cui gestire il finanziamento alle aree.

Anche le questioni burocratiche associate a que-sto tema sono argomento di accesa discussione.Non è raro per i produttori agricoli cercare l’assi-stenza a pagamento o del TEAGASC, l’agenzia diservizi irlandese, o di consulenti privati che forni-scano informazioni accurate e precise. Di conse-guenza, i costi di transazione crescono immanca-bilmente ogni volta che si affrontano nuovi disci-plinari o nuovi programmi. Sia i produttori che iconsulenti cercano il modo di diminuire e/o otti-mizzare il lavoro burocratico connesso alle formedi supporto finanziario.

L’introduzione della Direttiva dell’Unione Eu-ropea sui nitrati continua ad essere largamentedibattuta. La direttiva mira ad ottenere una qualitàdi acqua potabile accettabile attraverso la riduzio-ne dell’inquinamento da nitrati conseguente allepratiche agricole, che si traduce in una riduzionedell’uso dei nitrati e in un miglioramento dellecondizioni di stoccaggio presso le aziende agrico-le. Le principali associazioni di agricoltori sosten-gono la necessità di un sostegno finanziario signi-ficativo per l’adeguamento delle strutture.

L’interazione tra agricoltura e ambiente rimaneun tema scottante, dato che nuovi e diversi argo-menti tendono di continuo a rientrare in questodibattito. Le Organizzazioni Non Governativeambientaliste assumono sempre maggiore impor-tanza ed esercitano sempre maggiori pressioni perarrivare a provvedimenti legislativi che assicurinola protezione delle aree selvagge, insieme a unacorretta gestione del territorio. Pratiche agricoleinappropriate sono spesso citate come causa deldegrado di importanti zone selvagge, pratiche cheincludono lo sfruttamento intensivo dei pascoli,delle acque, del suolo etc. Anche se gli agricoltoriin Irlanda hanno in genere un atteggiamento posi-tivo rispetto alle questioni ambientali, permango-no tuttavia punti di conflitto tra i gruppi di pres-sione ambientalisti e le associazioni dei produttoriagricoli.

Attualmente, si sta sviluppando nel paese unapolitica regionale nazionale destinata ad avere rica-dute importanti sul futuro dello sviluppo rurale, inquanto cerca di bilanciare l’attuale grave squilibriodello sviluppo economico dell’area costiera orien-tale attraverso la promozione di luoghi strategici,ad esempio vie d’accesso e snodi importanti. I cen-tri minori rimarranno essenzialmente semplici sa-telliti che ruotano intorno a questi centri di svilup-po a seconda della capacità di fornire personale ostrutture abitative o altre funzioni in base alle ri-spettive potenzialità di offerta in termini di costicontenuti e qualità della vita.

Questa politica nazionale rappresenta comun-que un tema di dibattito anche per una serie di al-tre ragioni. Si è detto, per esempio, che l’orienta-mento rivolto a uno sviluppo regionale “bilancia-to” non corrisponderà ai reali bisogni delle comu-nità rurali che richiedono, invece, un approccio“sub-regionale” che tenga in maggior conto lediverse esigenze locali specifiche (McDonagh &Commins, 2002).

Le conseguenze di questa politica nazionaleavranno un concreto riscontro nelle aree rurali an-che in termini di edilizia e politiche abitative, temiche si stanno già rivelando quanto mai controversi.Una strategia edilizia continuativa “senza vincoli” ela mancanza di adeguati piani regolatori alla lungapotrebbero erodere molti fattori essenziali dell’as-setto economico, sociale e ambientale della zonarurale in Irlanda. E tuttavia i piani regolatori sonoun tema altrettanto scottante e altamente politiciz-zato nelle aree rurali, in particolare quando toccanoi “diritti” degli abitanti a costruire case.

Sempre nell’ambito di tale politica spazialerientra anche il tema della gestione dei rifiuti. Glisforzi volti a risolvere i problemi legati a questotema, ad esempio la costruzione di inceneritori odiscariche, incontrano la più ferma opposizione alivello locale, un tipo di risposta che ha addiritturameritato una sigla a sintetizzare i termini della que-stione: la reazione NIMBY (Not In My Back Yard),ovvero “non nel mio cortile, non dietro casa mia”.I politici sono imputati di non promuovereapprocci alternativi allo smaltimento dei rifiuti,come ad esempio strutture di riciclaggio. Le disca-riche abusive costituiscono ormai un vero e pro-prio problema in molte aree rurali.

I temi della parità e della marginalizzazionestanno diventando sempre più presenti nella que-stione dello sviluppo rurale. In questo senso si alli-neano il ruolo delle donne nell’agricoltura e nellosviluppo rurale, ma anche il tema della povertà edell’isolamento. I suicidi, in particolare tra uomini

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Repertorio di 10 esperienze di sviluppo rurale in Irlanda

Caso 1 - Ballyhoura Development Ltd.

Presentazione generale dell’iniziativa Motivazione → problematiche → scopi

Ballyhoura Development Ltd. è una società a responsabilità limitata che mira a diversificare la baseeconomica della comunità locale e ad assistere gli abitanti locali nell’accesso alle risorse che per-mettano loro di migliorare la qualità della vita.

Sede/indirizzo Kilfinane, Co. Limerick e-mail: [email protected] www.ballyhoura.com/

Fasi • L’interesse per lo sviluppo della comunità rurale porta nel 1986 alla creazione della Ballyhou-ra Faille per promuovere la crescita turistica della zona. Segue l’individuazione della necessità didiversificare e allargare l’area d’azione, con sostanziali investimenti nelle infrastrutture e un ap-proccio integrato per conseguire tale sviluppo.• Nel 1988 viene creato il Comitato di Sviluppo di Ballyhoura, come sottocomitato della Bal-lyhoura Faille, con il compito di redigere un progetto di sviluppo integrato per la regione di Bal-lyhoura, basato su quattro principi:

- partnership e partecipazione- fondare strutture per il raggiungimento di obiettivi e la creazione di fiducia- pianificazione di strategie- formazione e investimento di risorse nei promotori di qualità.

• Il Comitato di sviluppo Ballyhoura redige il progetto LEADER nel 1991.• Nel 1992 la società fu ricostituita come Ballyhoura Development s.r.l. con piena responsabilitàdell’amministrazione e dello svolgimento del progetto LEADER I.• Il LEADER I inizia nel 1992 e termina nel 1994.• Erogazione dei fondi del LEADER II e svolgimento 1994-1999.• Selezione per il LEADER+ e finanziamento nel 2001.

Attori principali• Gruppi di volontariato e comunità locale• Imprese locali • Fornitori di servizi• Partner sociali• Rappresentanti delle istituzioni.

giovani, sono diventati una questione preoccupan-te. In un’Irlanda che sta transitando dalla condi-zione di paese monoculturale a quello di societàmulticulturale, si presentano alla ribalta i temi delrazzismo e della discriminazione. Il numero cre-scente di rifugiati e di profughi ha suscitato un cre-scente interesse riguardo al trattamento della Co-munità Nomade Irlandese. Nell’estate del 2002,ad esempio, un dibattito dai forti toni emotivi haseguito il rifiuto dei gestori di locali pubblici nel-l’Ovest dell’Irlanda di ammettere i nomadi, in pa-

lese contravvenzione con quanto disposto dallaEquality Authority recentemente costituita.

Argomenti all’ordine del giorno • Aspetti della qualità ambientale• Politica regionale• Sicurezza, qualità e tracciabilità degli alimenti • Orientamento della riforma della Politica Agraria • La forma dell’economia “Post Tigre Celtica”• Isolamento ed esclusione sociale.

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123T R A S F O R M A R E L A C O M U N I C A Z I O N E R U R A L E

Aspetti e pratiche di comunicazione Alcune parole chiave

• Comunicazione interna: partnership, partecipazione, capacity building, pianificazione di strategie.• Comunicazione esterna: sostenibilità, rinnovamento rurale, sviluppo integrato, sviluppo locale,sviluppo di impresa, creazione di strutture partner, tecnologia e trasferimento di know-how.

Attività di comunicazioneAnimazione, promozione, capacity building, formazione, brokerage.

Prospettive 1. Forte accento su tutti gli aspetti della sostenibilità – economica, ambientale, organizzativa – ecoinvolgimento di operatori locali.2. Una solida struttura organizzativa con forte senso di vicinanza alle autorità/enti locali.3. Vede l’organizzazione come “laboratorio di apprendimento” che accoglie studenti e gruppi alivello regionale, nazionale e internazionale costruendo così un suo capitale sociale e umano. Nondipendente dalle forme convenzionali di turismo.

Caso 2 - Agricultural Awareness Trust (Agri-Aware)

Presentazione generale dell’iniziativa Motivazione → problematiche → scopi

Agri-Aware (in italiano = Agri-Consapevole) è una fondazione che punta a suscitare una maggio-re comprensione del settore agroalimentare irlandese; ad aumentare la consapevolezza dei pro-duttori agricoli sulla necessità di pratiche agricole volte a proteggere l’ambiente, il benessere ani-male e la sicurezza alimentare; ad operare come coordinatore dell’informazione sui prodottiagroalimentari, con particolare attenzione all’ambito scolastico.

Sede/indirizzo Waverly Office Park, Old Naas Rd, Dublin 12e-mail: [email protected] www.agriaware.ie/

Fasi • Agri-Aware fu creata per affrontare la scarsa comprensione del pubblico rispetto al settore agri-colo in Irlanda.• Fondata nel 1996.• L’ente è finanziato dai suoi fondatori – Irish Food Board, FBD Trust, Irish Dairy Board, l’Asso-ciazione Agricoltori Irlandesi, lo Irish Farmers Journal – e da un numero crescente di sostenitori.

Attori principali• Operatori del settore agricolo• Operatori del settore agroalimentare• Scuole • Enti pubblici inerenti.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiaveComunicazione interna: immagine, informazione accurata, percezione/atteggiamenti del pubblico.Comunicazione esterna: sviluppo della ricerca e dell’educazione, campagne informative, iniziative urbane/rura-

li, legami con la scuola, educazione ambientale, educazione agricola, aumento della consapevo-lezza, pubbliche relazioni.

Attività di comunicazioneSviluppo delle risorse educative, ricerca su commissione, campagne sui media (TV, radio, giorna-li nazionali e locali, bollettini), aziende agricole mobili.

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Prospettive L’innovazione in Agri-Aware sta nel coinvolgere tutti i principali attori del settore nella creazio-ne di una immagine positiva e di un’informazione accurata attraverso una serie di mezzi diversi.

Caso 3 - Fondazione Airfield

Presentazione generale dell’iniziativa Motivazione → problematiche → scopi

La Fondazione Airfield è una tenuta nei sobborghi di Dublino. Lo scopo è quello di fornire atti-vità educative, ricreative e culturali ai residenti. Offre programmi di educazione ambientale e agri-cola orientati verso gli studenti elementari e delle medie inferiori, e anche di aggiornamento pergli insegnanti.

Sede/indirizzo Airfield, Upper Kilmacud Rd, Dundrum, Dublin 14 www.airfield.ie

Fasi • La tenuta di Airfield fu comprata nel 1894 dalla famiglia Overend. • La Fondazione Airfield, creata per operare nella tenuta lasciata dalla famiglia Overend, era stata

fondata per amministrare Airfield House che in precedenza era una proprietà privata.• La fattoria e i giardini sono diventati risorse educative per studenti e insegnanti.• Le strutture ospitano ora attività culturali come mostre d’arte, conferenze e concerti.• Le strutture ricreative comprendono un ristorante, un punto vendita di prodotti biologici, per-corsi lungo la fattoria e i giardini.

Attori principali• Collegio sindacale• Fornitori di servizi • Volontariato locale • Educatori.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

• Comunicazione interna: attività e servizi, il senso della campagna in un ambiente suburbano• Comunicazione esterna: educazione urbana/rurale; strutture culturali e ricreative; coltivazionee prodotti biologici; educazione agricola e ambientale.

Attività di comunicazioneSviluppo di programmi educativi, eventi culturali e artistici, educazione agricola, educazioneambientale, promozione dei prodotti agricoli biologici.

Prospettive La Fondazione Airfield è situata in un ambiente unico nella Dublino suburbana e ha il potenzia-le per diventare una notevole risorsa in termini di attività educative, ricreative e culturali nellacomunità locale e non solo.

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Caso 4 - Fuchsia Brands Ltd.

Presentazione generale dell’iniziativa Motivazione → problematiche → scopi

Fuchsia Brands Ltd. è una società a responsabilità limitata mirata allo sviluppo e alla commercia-lizzazione di un marchio di identità per beni e servizi selezionati prodotti localmente che riflet-tono caratteristiche locali positive, qualità dell’ambiente e ricchezza del patrimonio culturale epaesaggistico del Cork Occidentale.

Sede/indirizzo Fuchsia Brands Ltd., South Square, Clonakilty, West Corke-mail: [email protected] www.fuchsiabrands.com/

Fasi • Gli operatori locali nella regione del Cork occidentale prendono atto dei segni rivelatori deldeclino economico – diminuzione dell’impiego in campo agricolo e perdita di servizi locali –seguiti dalla diminuzione della popolazione nelle aree rurali.• Essi riconoscono anche i punti di forza della regione: la cultura del cibo di qualità e il turismoecocompatibile.• Nel 1991, la cooperativa West Cork LEADER organizza gli operatori locali per capitalizzarequesto potenziale e creare un marchio d’immagine che catturi l’essenza della regione, mettendoin evidenza l’eccellenza e la qualità.• La fucsia, da lungo tempo un simbolo della regione, viene scelta come elemento centrale del logo.• La Fuchsia Brand Ltd. viene creata per includere produttori alimentari, operatori turistici e laWest Cork LEADER.• Vengono realizzati programmi di formazione che sono un requisito per tutti gli operatori chevogliono partecipare e usare il marchio Fuchsia.• Il marchio viene lanciato a livello commerciale nel 1998 da 26 produttori alimentari e 17 ope-ratori turistici.• Nel febbraio del 2002, il numero dei detentori del marchio è salito a 41 produttori alimenta-ri e 67 operatori turistici.

Attori principali• Società LEADER

• Organizzazioni locali e di volontariato • Settore imprenditoria locale • Produttori alimentari• Operatori turistici.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

• Comunicazione interna: coscienza del lavoro collettivo per uno scopo comune, cultura del cibodi qualità, turismo ecocompatibile. • Comunicazione esterna: creazione di una rete, sviluppo della coesione sociale, identità regiona-le, sviluppo del marchio, aumento di consapevolezza, filiere alternative.

Attività di comunicazioneMobilitazione, incentivi, formazione, marketing, promozione.

Prospettive Con LEADER+ lo scopo principale è fare della Fuchsia Brands Ltd. una entità che si autofinanzi,assieme allo sviluppo di progetti per estendere i settori complementari come quello dell’artigia-nato locale.

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Caso 5 - Roscommon County Development Board, RCDB

Presentazione generale dell’iniziativa Motivazione → problematiche → scopi

RCDB è un ente locale che ha lo scopo di sviluppare e promuovere un progetto strategico a lungotermine che riguardi le esigenze economiche, sociali e culturali della Contea di Roscommon tra-mite una partecipazione attiva di tutti i settori.

Sede/indirizzo Roscommon County Development Board, Roscommon County Council, Time House, Roscommon, Co. Roscommon e-mail: [email protected]/

Fasi • Nell’agosto 1988, l’Unità Operativa per l’Integrazione dello Sviluppo Locale e per il Sistemadi Sviluppo Locale raccomandò la costituzione di un Comitato di Sviluppo della Contea per crea-re una struttura formale in cui tutte le agenzie e i gruppi potessero cooperare con attività di svi-luppo coordinate. Lo scopo generale era quello di riformare il Governo Locale.• Nel 1999, fu creato lo RCDB in base alla considerazione che se tutti i settori della contea aves-sero lavorato insieme, avrebbero potuto fornire servizi in modo più coordinato, accessibile e stra-tegico.• È formata da 28 rappresentanti nominati da 19 organizzazioni e comunità di tutta la Conteadi Roscommon.• Lo RCDB è suddiviso in 4 gruppi di lavoro: Sociale, Economico, Culturale e di Inclusionesociale, con 4-8 sottogruppi ciascuno.• Nel gennaio 2002, lo RCDB individuò un progetto strategico chiamato “Visione Comune”. Dauna serie di incontri pubblici e consultazioni emersero i seguenti temi da affrontare nei prossimidieci anni: identità culturale, strutture ricreative, trasporti, giovani, imprese, salute, istruzionemedia superiore, agricoltura, viabilità, ospitalità e turismo.

Attori principali• Governo locale• Enti di sviluppo locale• Agenzie statali• Partner sociali – che comprendono rappresentanti dei due Forum di Comunità di Roscommon(nord e sud) che operano nei settori del volontariato e delle attività sociali.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

• Comunicazione interna: partnership, partecipazione, efficienza, pianificazione strategica, visio-ne comune.• Comunicazione esterna: sviluppo integrato, valore aggiunto, nuovo approccio allo sviluppo dellaContea, valorizzazione.

Attività di comunicazioneIncentivi, discussioni, consultazioni, gruppi di lavoro, seminari pubblici, approccio democratico.

Prospettive RCDB fa parte di una grande riforma del governo locale in tutta l’Irlanda, laddove operano e fun-zionano diversi istituti indipendenti fondati e supportati dagli Enti locali. Fornisce uno scopocomune alla crescita generale della Contea di Roscommon. Mette in primo piano l’idea di “visio-ne comune” tra operatori locali laddove fornisce un forum tra i quattro principali attori menzio-nati prima.

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Caso 6 - Programma TEAGASC di Opportunità per le aziende a conduzione familiare

Presentazione generale dell’iniziativa Motivazione → problematiche → scopi

Si tratta di un nuovo programma di consulenza per le aziende agricole a conduzione familiare delTEAGASC, il servizio di consulenza nazionale. La motivazione del progetto nasce dalla mancanzadi formazione e di iniziative rivolte alle piccole e medie aziende. Gli obiettivi comprendono:• affrontare il tema della vitalità dell’azienda e la generazione di reddito alternativo per i piccolie medi agricoltori;• soddisfare la necessità di uno strumento di valutazione della crescita socioeconomica per i pic-coli e medi agricoltori.

Sede/indirizzo TEAGASC, 19 Sandymount Avenue, Ballsbridge, Dublin 4www.teagasc.ie/advisory/oppsforfarmfamilies.htm/

Fasi • A seguito del declino del settore agricolo e la crescita delle fonti di reddito esterne, il TEAGA-SC (Ente nazionale del settore agroalimentare) ha rifocalizzato alcuni dei servizi offerti alle picco-le e medie aziende agricole.• Messa a punto di un programma di formazione per i consulenti TEAGASC nello svolgimento diquesto progetto. Il programma è articolato in tre fasi:

- Fase 1: Valutazione della possibilità di sviluppo – modulo formativo centrato sui temi dellacrescita delle aziende e individuazione di fonti di reddito alternative che meritino ulterioreapprofondimento e analisi;- Fase 2: Analisi delle opzioni – analisi dettagliata delle opzioni discusse nella fase 1; piano d’a-zione dettagliato su come realizzare questi obiettivi per ogni singola azienda con un consulen-te TEAGASC;- Fase 3: Sviluppo delle opportunità – comprende la messa a punto e la revisione del piano d’a-zione.

• L’attuale ricerca della UCD per supportare la crescita delle opportunità per le piccole aziendecomprende: analisi dell’efficacia delle azioni promosse, monitoraggio e analisi dei metodi consul-tivi impiegati e l’efficacia dei legami stabiliti (con altre agenzie).

Attori principali• Consulenti e clienti TEAGASC

• Compagnie LEADER

• Consorzi • Agenzie di formazione • Settore delle imprese • University College di Dublino.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

• Comunicazione interna: crescita dell’azienda a conduzione familiare, esplorazione delle opzioni,approccio olistico.• Comunicazione esterna: ricerca, costruzione di capacità, impegno delle famiglie di agricoltori,identificazione dei bisogni, incoraggiamento all’azione, stimolo e supporto, esigenze di consu-lenza e formative, feedback sulla fornitura dei servizi, sviluppo delle abilità, identificazione delleopportunità.

Attività di comunicazione• Realizzazione ottenuta tramite programmi di formazione e consulenze su base uno-a-unoinsieme a consulenze esterne.• Enfasi particolare sul contatto diretto con gli agricoltori per sviluppare un progetto per il futu-ro e definire le loro esigenze di consulenza e formative.

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• Legami stabiliti con altre agenzie cruciali per il progetto (agenzie di formazione, istituti edu-cativi, consorzi, società LEADER etc.).• Focus sulla comunicazione con i partecipanti per generare la fiducia di essere capaci di miglio-rare le possibilità di crescita dell’azienda.

Prospettive • Comunicare/entrare in contatto con un settore dei produttori agricoli che tradizionalmenteha legami minimi con i servizi di consulenza.• Mira a incoraggiare, stimolare e supportare le famiglie di agricoltori che sono “sotto pressio-ne” nel costruire la capacità dell’azienda di raggiungere e sostenere la vitalità, contribuendo quin-di alla sostenibilità delle comunità rurali.• Esplora tutte le opzioni e le opportunità per migliorare la vitalità delle aziende (sia interna-mente che esternamente all’azienda).• Le informazioni e le esperienze ottenute dalla messa a punto del programma possono essereusate dal TEAGASC e dal Dipartimento Agroalimentare per dare forma alle politiche mirate alleaziende agricole su piccola scala.

Caso 7 - Programma New Opportunities for Women (NOW)

dell’Associazione Longford Irish Countrywomen

Presentazione generale dell’iniziativa Motivazione → problematiche → scopi

Lo scopo del programma è di migliorare la vita della popolazione femminile svantaggiata nellazona di Longford e fornire alle donne che lavorano a casa abilità personali e professionali per unapartecipazione più attiva nelle attività commerciali e della comunità.

Sede/indirizzo Irish Countrywomen’s Association, County Longford.

Fasi • Nel 1995, le responsabili dell’Irish Countrywomen’s Association (ICA) di Longford individua-rono l’esigenza per la popolazione femminile di avere un ruolo più attivo nella vita economica,culturale e politica della comunità.• Il gruppo ricevette il finanziamento del programma Nuove Opportunità per le Donne (NOW)per realizzare cinque attività separate:

- Corsi di formazione- Centro risorse e informazioni femminili- Costruzione di capacità- Generazione di reddito- Attività transnazionale.

• Queste attività hanno dato luogo a un vasto numero di risultati e di effetti che hanno portatoalla popolazione femminile formazione personale, aumento dell’occupazione o reimpiego e inparticolare la creazione del Centro Informazione e Risorse Femminili di Longford.

Attori principali• Irish Countrywomen’s Association (ICA) di Longford • Popolazione femminile rurale • Agenzie di formazione e istruzione • Agenzie di sviluppo locale.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

• Comunicazione interna: costruzione di capacità, inclusione, empowerment, generazione di reddito.• Comunicazione esterna: genere, parità, crescita personale, accesso a risorse e servizi, coopera-zione nazionale e transnazionale.

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Attività di comunicazioneAumento della consapevolezza, animazione, partecipazione, agevolazioni, formazione, istruzione,offerta di informazioni, sviluppo delle abilità.

Prospettive Solide basi per lo sviluppo delle capacità della popolazione rurale femminile e creazione di nuoveopportunità per le donne per una piena partecipazione allo sviluppo economico e della comunità.

Caso 8 - Carlow Tourism Ltd.

Presentazione generale dell’iniziativa Motivazione → problematiche → scopi

Carlow Tourism Ltd. è una società privata a responsabilità limitata che punta a stimolare la rige-nerazione socioeconomica e culturale delle aree rurali nella Contea di Carlow e a promuovere losviluppo del turismo sostenibile e di alta qualità.

Sede/indirizzo 37 Dublin St., Carlow, Co. Carlow.

Fasi • Un corso del TEAGASC del 1992 analizzava gli aspetti e le opportunità legate al settore turisti-co nella Contea di Carlow.• Da qui, un nucleo di persone decise di puntare sul turismo rurale, dato il ricco patrimonio diCarlow, le notevoli risorse naturali e la facilità di accesso. Su queste premesse fu creata la CarlowRural Tourism. Gli obiettivi specifici comprendono:

- creare consapevolezza su Carlow come possibile destinazione turistica;- sviluppo delle necessarie infrastrutture per supportare la crescita dell’industria turistica;- identificare, espandere e commercializzare assetti turistici che incrementino il numero

dei visitatori;- ottimizzare la durata del soggiorno e le spese dei turisti in visita.

• Sono state usate molteplici forme di finanziamento, che comprendono azioni, commissionisulle vendite, fidi, raccolte di fondi, pubblicità e sponsor, donazioni.• La Carlow Tourism Ltd. è condotta dagli azionisti, che pagano una sottoscrizione annuale e rice-vono profitti dagli strumenti di marketing usati per promuovere il turismo. Questi comprendono:produzione di pubblicazioni turistiche, fiere commerciali e dei consumatori, promozione, pubblicitàe viaggi di conoscenza, un sito web e profitti di partecipazione per i fornitori di servizi.

Attori principali• Azionisti• Operatori turistici• Enti locali• Comunità e gruppi di volontariato.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

• Comunicazione interna: pianificazione strategica, espansione e approfondimento della base delprodotto turismo.• Comunicazione interna: marketing e promozione dell’assetto locale, azionariato, sviluppo delleinfrastrutture.

Pratiche di comunicazioneI membri si impegnano in una costante revisione della crescita e nell’elezione di comitati. Meetinginformativi, newsletter e website. Pianificazione strategica per il marketing, lo sviluppo e il finanzia-mento del turismo, crescita di consapevolezza, commercializzazione e promozione, direzione di even-ti e partecipazione.

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Prospettive Migliorare le infrastrutture turistiche nella Contea di Carlow tramite l’espansione e l’approfondi-mento della base di produzione e lanciare un marchio immagine che identifichi Carlow comedestinazione turistica. Sfida costante per mantenere adeguati finanziamenti per l’organizzazione.

Caso 9 - Programma di istruzione a distanza delle Università nazionali Irlandesi

Diploma/Laurea in Scienze dello Sviluppo rurale

Presentazione generale dell’iniziativa Motivazione → problematiche → scopi

Il diploma/laurea in Scienze dello Sviluppo rurale fu una iniziativa di quattro Università irlande-si per offrire agli studenti la possibilità di conseguire un diploma o una laurea in Sviluppo ruralea distanza; per incrementare negli studenti la piena conoscenza e abilità che sono fattori costi-tuenti dello sviluppo rurale; per fornire un percorso educativo agli adulti attivi in questo campo;per usare moderne tecnologie educative nel supportare l’apprendimento a distanza.

Sede/indirizzo Department of Agribusiness, Extension & Rural Development,Faculty of Agriculture, NUI, Dublin, Belfield, Dublin 4e-mail: [email protected] www.ruraldev-learningonline.ie/

Fasi • Nel 1992, il Comitato di Formazione Sviluppo rurale fu creato dal TEAGASC con i seguenti ter-mini di riferimento:

- individuare i principali gruppi che necessitavano di formazione- indicare i bisogni formativi- promuovere attività di collaborazione tra organizzazioni coinvolte nella fornitura di pro-grammi di formazione.

• Nel 1993 fu pubblicata la Strategia per la Formazione per lo Sviluppo rurale, che identificavatre programmi di formazione, tra cui un Diploma in Sviluppo rurale. • Nel 1993 fu creato il Comitato Consultivo Formazione rurale (RUTAC), nel quale erano rap-presentate le Università Statali irlandesi di Cork (UCC), Dublino (UCD), Galway (UCG) e May-nooth (NUIM), che portò alla definizione del corso di laurea.• Il primo corso di diploma a distanza in Sviluppo rurale ebbe inizio nel 1996.• La prima laurea a distanza in Sviluppo rurale risale al 2002.

Attori principali• Gruppo accademico direttivo dalle Università di Cork, Dublino, Galway e Maynooth• Personale accademico delle università costituenti• Studenti adulti• Professionisti dello sviluppo rurale• Comunità e settore volontariato.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

• Comunicazione esterna: campus virtuale, collaborazione interuniversitaria, percorsi educativi,istruzione teorica e pratica di sviluppo rurale, valutazione critica della molteplicità di approcci estrategie di sviluppo rurale.

Pratiche di comunicazioneIstruzione a distanza, campus virtuale, seminari interuniversitari, laboratori di gruppo, apprendi-mento a distanza.

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Prospettive Questo è il primo corso di laurea a distanza via Internet in Irlanda, la prima laurea in Sviluppo ru-rale e il primo corso progettato e prodotto dalle quattro Università nazionali. Una opportunità diistruzione accessibile a professionisti maturi non tradizionali per ottenere un diploma e/o una lau-rea in Sviluppo rurale.

Caso 10 - University College Dublin (UCD)

Attestato di Pianificazione strategica per l’Impresa rurale

Presentazione generale dell’iniziativa Motivazione → problematiche → scopi

Questo attestato in Pianificazione Strategica per l’Impresa rurale fu promosso dall’Università diDublino per fornire istruzione e al tempo stesso:• mantenere e migliorare l’attività economica delle aree rurali; • coinvolgere le aziende agricole a conduzione familiare nella valutazione strategica della lorosituazione presente e affrontare scelte di percorsi alternativi che permettessero loro di risiederenelle rispettive aree rurali.

Sede/indirizzo Department of Agribusiness, Extension & Rural Development, Faculty of Agriculture, University of College Dublin, Belfield, Dublin 4

Fasi • Uno studio del 1994 nell’area di Ballon-Rathoe nella Contea di Carlow indicava:- una stretta dipendenza dall’agricoltura convenzionale- la percezione dell’agricoltura come modo di vivere, laddove in molti non adottavano nessunapproccio di tipo imprenditoriale nella conduzione delle aziende.

• Non esisteva nessun programma di formazione adeguato, a livello locale o statale, rivolto allepiccole aziende agricole.• Questi dati portarono alla creazione di un programma di istruzione che permettesse alle azien-de a conduzione familiare di valutare la loro attuale situazione, sviluppare capacità di pianifica-zione ed esplorare le opportunità di fonti di reddito alternative.• Il programma pilota fu condotto nel 1997-98, seguito poi da un maggior numero di corsi l’an-no seguente in quattro diversi centri, e da un numero ancora maggiore nel 1999-2000.

Attori principali• University College di Dublino• Gruppi di sviluppo della comunità locale• Società LEADER locali.

Aspetti e pratiche di comunicazioneAlcune parole chiave

• Comunicazione interna: approccio di partnership al programma di sviluppo, pianificazione stra-tegica, sviluppo di abilità, analisi SWOT, capacità di pianificazione commerciale, diversificazionedell’azienda, impresa rurale.• Comunicazione eterna: pianificazione commerciale, diversificazione dell’azienda, impresa rurale.

Pratiche di comunicazioneCrescente consapevolezza, analisi della situazione corrente e opzioni future, ricerca e analisi dellefonti di reddito alternative, promozione di gruppi di discussione e seminari, studio a distanza.

Prospettive Questo programma mira a testare la fattibilità per le piccole aziende agricole di esplorare altri per-corsi, opzioni e fonti di reddito alternative e pianificarne la realizzazione.

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Riferimenti bibliografici

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Descrizione generale del contestosocioeconomico agricolo e rurale in Lettonia

Nei processi di trasformazione post-socialista,le aree rurali sono in genere considerate perdenti.Gli studi sociologici si riferiscono soprattutto alleconseguenze negative della transizione e alla scar-sa gamma di opportunità di sviluppo. La campagnalettone non fa eccezione nel panorama rurale post-socialista, tristemente caratterizzato da declinodella produzione agricola, sistema di imprese scol-legato, crescente disoccupazione e povertà. Glistudi mettono anche in evidenza la scarsità di infra-strutture, la grande distanza dai centri urbani, lamancanza di professionalità, i bassi livelli di densitàdi popolazione, l’invecchiamento della popolazio-ne rurale e la debolezza delle associazioni nongovernative. Di norma, questi studi concludonoche il moderno sviluppo capitalista si concentranelle città, lasciando più che mai in disparte le areerurali. Sono pochi gli studi teorici o le indagini chemettono in luce aspetti di sviluppo positivi per learee rurali della Lettonia, in particolare riguardoall’impulso che le idee e le politiche rurali possonoesercitare sull’insieme dello sviluppo economico edella coesione sociale.

Gli indicatori socioeconomici come il redditoper famiglia, gli investimenti di capitali, l’attivitàimprenditoriale, i salari, il tasso di disoccupazione,che si aggiungono all’atteggiamento generale eall’approccio usato dai media, sono tali che la cam-pagna lettone è considerata un concentrato di pro-blemi di natura economica e sociale, una sorta diarea svantaggiata nella società contemporanea.

Durante il periodo di transizione economica, lasocietà rurale è stata frammentata in un insieme diattori deboli e in parte esclusi, privi di ogni svilup-po di nuovi network di integrazione civile, sociale,economica e politica. Le comunità rurali hanno inlarga parte perduto i loro modelli tradizionali dicomunicazione e solidarietà, dando luogo a unindebolimento complessivo economico e socialedella società rurale nel suo insieme.

La parziale esclusione sociale della società rura-le va di pari passo con la sostanziale esclusione poli-tica degli attori rurali dai processi decisionali, chehanno luogo prevalentemente nelle istituzioni delgoverno centrale nella capitale e all’interno dei cir-coli chiusi dei partiti di governo e dei rappresentatidelle maggiori forze economiche. Le municipalitàlocali, i piccoli centri, le comunità e le associazionirurali, in genere hanno peso assai scarso nei proces-si di decisione politica in Lettonia, processi chesono gestiti dal governo centrale, dalle istituzionistatali e dai negoziati di accesso dell’Unione Euro-pea senza una sufficiente rappresentanza dei biso-gni e degli interessi di tutti i gruppi della popola-zione rurale.

La società rurale si stratifica in una minoranzaeconomicamente benestante (grandi agricoltori,imprenditori), un gruppo relativamente stabile dalpunto di vista economico (impiegati pubblici) euna maggioranza che versa in gravi difficoltà eco-nomiche e sociali (lavoratori saltuari, lavoratorisottopagati nel settore agricolo e forestale, piccoliagricoltori di sussistenza, disoccupati rurali). Ladivisione della popolazione rurale tra attori forti edeboli appare ovvia. Mentre gli attori forti dispon-gono di maggiori risorse e in qualche misura co-

Comunicazione e sviluppo rurale. Lo scenario lettone

Talis Tisenkopfs, Sandra SumaneCentro Studi Baltici, Riga

* Gli Autori desiderano ringraziare Anita Kalnina e Aleksejs Snitnikovs per il loro contributo e per la raccolta dei dati da loro effet-tuata per i casi di studio.

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municano con le istituzioni in relazione alla pro-mozione dei propri interessi, gli attori deboli dinorma sono privi di risorse, scollegati a livellosociale ed esclusi dalla partecipazione politica.

1. Sviluppo rurale in Lettonia

La privatizzazione dell’agricoltura e la restitu-zione post-collettivista delle proprietà precedentila guerra ha dato luogo in Lettonia alla formazio-ne di strutture agricole di piccole dimensioni eall’incremento delle aziende a coltivazione diretta.Nonostante la presenza di un numero limitato diaziende agricole di tipo imprenditoriale, con atti-vità di trasformazione e di servizi, l’orientamentopredominante è quello delle aziende su piccolascala, a basso input/output e di sussistenza.

1.1 La nuova struttura agricola

dopo l’indipendenza

A seguito della restituzione dei diritti di pro-prietà precedenti la guerra iniziata in Lettonia nel1990 e dopo l’approvazione di una riforma agraria,le 800 imprese collettive statali e su larga scala sonostate sostituite da circa 200.000 aziende, per lo piùindividuali e di piccole dimensioni. Al momento cisono 70.000 aziende a conduzione familiare (che sisuppone siano a tempo pieno e abbiano un redditodalla commercializzazione della produzione) conuna dimensione media di 20 ettari; 126.000 azien-de a conduzione familiare o part time pari in mediaa 6 ettari, oltre ad appezzamenti privati dove la pro-duzione agricola è una fonte di reddito comple-mentare, destinata all’autoconsumo. Attualmente,circa il 40% della superficie agricola viene utilizzatada aziende che non vendono i prodotti sul mercatoma sono dipendenti da fonti di reddito non agrico-le (OECD, 1996).

Gli indicatori oggettivi testimoniano il fatto chemolte aziende agricole in Lettonia sono in praticacase coloniche, i cui proprietari possiedono unappezzamento di terreno coltivato prevalentemen-te per soddisfare il fabbisogno familiare. Il ritornoa un modello di piccoli proprietari è stato il risul-tato fondamentale della riforma agraria. Gli ele-menti più evidenti del modello di produzione supiccola scala sono: strutture agricole inadeguate,mancanza di capitali, di macchinari e strutture edi-lizie, piccoli volumi di prodotto commercializzatoe, di conseguenza, bassi livelli di reddito.

D’altro canto, le tendenze verso l’efficienza, la

produzione su larga scala e la concentrazione diaziende sono tutte insite nelle leggi economichestesse e stanno perciò emergendo. Gli sviluppirecenti hanno dimostrato che gli imprenditoriagricoli stanno trovando una loro strada. Secondoalcune stime, ci sono solo 10.000 aziende com-merciali o a conduzione familiare che sono all’al-tezza degli standard agricoli dell’Occidente. Laquestione fondamentale oggi concerne quali alter-native offrire a una larga parte dei piccoli proprie-tari. Il divario tra marginalizzazione e sviluppo sista aggravando e questo significa che il sistemadelle piccole aziende si trova a confrontarsi conprofondi cambiamenti strutturali.

1.2 Mercato del lavoro rurale e condizioni

di vita della popolazione rurale

Secondo l’Ufficio centrale statistico , il 31% degliabitanti della Lettonia vive nelle aree rurali. Il 69,6%dei residenti rurali ricade nella fascia di età lavorativa(nei centri urbani la percentuale sale al 72,2%). Negliultimi anni, si assiste a una generale tendenza versol’invecchiamento e lo spopolamento.

La campagna lettone, tuttavia, non costituisceuno spazio omogeneo, ma differisce sensibilmentein base a diversi indicatori sociali, economici, de-mografici e naturali. Per esempio, la proporzionedella superficie agricola varia tra il 30% e il 60% e iltasso di disoccupazione oscilla dal 2,5 al 30% aseconda delle diverse regioni.

Al pari della maggior parte dei paesi post-socia-listi, il collasso dell’agricoltura collettivizzata hacreato notevoli problemi di adattamento. Produtti-vità e occupazione nel settore agricolo si sonoridotte senza nessun incremento visibile di oppor-tunità di impiego alternative in altre attività rurali onei piccoli centri. La percentuale rappresentata dalsettore agricolo nel PIL è scesa dal 12% nel 1993 al4% nel 1999, malgrado il settore contribuisca tut-tora in maniera notevole al tasso di occupazionecomplessivo – 19% nel 1993 e 17% nel 1999 (Uffi-cio centrale statistico della Lettonia, 2001). Difatto, tuttavia, una parte sostanziale di questa forzalavoro rappresenta un surplus in termini di diffe-renza tra il lavoro agricolo attuale e quello richiestodal mercato. In altre parole, ad esclusione delle a-ziende imprenditoriali, l’impiego nel settore agrico-lo deve essere visto piuttosto come disoccupazionesommersa.

Le opportunità di lavoro nelle aree rurali sonoscarse. L’agricoltura e i servizi pubblici (scuole, uffi-ci postali, enti municipali e statali etc.) sono le fonti

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di lavoro più importanti nelle aree rurali in Lettonia.Oltre al lavoro nelle aziende agricole, alcune occu-pazioni nascono anche dall’industria di trasforma-zione, dal settore forestale e dalle associazioni di ser-vizi al mercato. Una piccola parte della popolazionerurale è impiegata nei centri urbani.

Studi recenti hanno dimostrato il basso livello direddito della popolazione rurale rispetto alla popo-lazione urbana, con livelli più alti di disoccupazio-ne e di povertà (tab. 1, UNDP, 2001). La disoccu-pazione è attualmente il doppio di quanto dichiara-no le cifre ufficiali e tende ad essere a lungo termi-ne, toccando in particolare le fasce con basso livellodi istruzione, gli ex lavoratori agricoli non specializ-zati precedentemente impiegati nelle cooperative, lapopolazione femminile in genere e quella maschilein età di pre-pensionamento (Keune, 1998; Rungu-le et al., 1998). Gli studi effettuati in aree specifichedimostrano che sebbene il tasso di disoccupazioneregistrato nel distretto di Bauska, nella Lettoniacentrale, sia pari al 4% e quello del distretto di Prei-li, nella parte orientale del paese, sia il 26%, le per-centuali reali sono invece del 35% nel distretto diBauska e oltre il 55% in quello di Preili (Centro sta-tistico nazionale, 1998a; Davies, Slee & Tisen-kopfs, 1997).

Lo studio intitolato Chi sono e dove sono i poveri inLettonia? (UNDP, 1998; http://www.undp. riga.lv/undp/programme/poverty) indica che sia l’inci-denza, sia il grado di povertà sono peggiori nellearee rurali che in quelle urbane. Dopo aver identi-ficato i fattori che contribuiscono alla povertà lostudio conclude: “Ciò che davvero fa la differenzaè se si vive in un’area urbana o rurale”.

Ci sono gruppi di residenti rurali che sono par-ticolarmente colpiti dalla disoccupazione e dallapovertà, tra cui gli ex lavoratori agricoli delleaziende cooperative, i braccianti non specializzati,gli operatori di macchina e i lavoratori del settorezootecnico. Molti, in queste categorie, sono disoc-cupati da anni senza nessuna fonte di reddito rego-

lare. Cadono spesso preda di fenomeni di alcoli-smo e vengono lasciati privi di assistenza socialesostanziale. I disoccupati a lungo termine riman-gono intrappolati nel circuito della povertà, quan-do la mancanza di lavoro e il basso reddito restrin-gono le possibili scelte e limitano l’accessoall’informazione e ai servizi sociali. Le persone per-dono la capacità di lavorare e la professionalità e ilpeggioramento delle condizioni di vita porta all’e-sclusione sociale ed economica. Conseguenze indi-viduali simili sono comuni anche tra gli agricoltoridi sussistenza e tra coloro che sono impiegati inlavori saltuari e sottopagati.

1.3 Evoluzione delle politiche di sviluppo

rurale e agricolo

Politiche liberisteLa politica agricola in Lettonia durante gli anni

novanta è stata soprattutto dominata dalla visioneneoliberista che associa lo sviluppo alle forze del libe-ro mercato e alla diminuzione del ruolo dello Stato(UNDP, 1998). Durante la fase iniziale della riformaagraria non si è avuto un serio dibattito su comedebba essere economicamente vitale la strutturaemergente dell’agricoltura nel contesto del mercatoaperto, così come sulla richiesta della Lettonia di en-trare a far parte dell’Unione Europea. Il maggiorobiettivo politico era di passare in un periodo ditempo breve dal sistema statale dell’approvvigiona-mento e dei prezzi a un regime di libero mercato peri prodotti agroalimentari. Altro obiettivo strategicoera la privatizzazione delle aziende di Stato e collet-tive per creare un settore agricolo privato.

Agli inizi degli anni novanta, la nuova élite po-litica scelse una strategia di transizione radicalmen-te neoliberista che enfatizzava la riforma agraria e imutamenti nella struttura proprietaria, riservandoscarsa considerazione alle conseguenze sociali diuna politica economica così orientata. Il circolo

Tab. 1 - Reddito familiare e disoccupazione nelle aree urbane e rurali

1996 1997 1998 1999 2000

Proporzione tra il reddito mensile per componente nelle aree rurali 90% 86% 76% 71% 68%e in quelle urbane

Persone in cerca di occupazione Rurale* 10,8% 6,9% 7,4% 10,7% 10,8%tra i residenti economicamente attivi Urbano 21,3% 17,6% 16,4% 16,0% 16,0%

* Il monitoraggio della manodopera secondo la metodologia della ILO indica che i residenti rurali che lavorano in proprio la terra enon sono registrati come disoccupati di solito non si considerano disoccupati, anche se non lavorano al di fuori della loro azienda.Fonte: UNDP, 2001

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politico lettone si ispirava alla visione economicaliberista per sostenere l’attuazione dello svilupporurale attraverso la modernizzazione di tipo capita-lista. I sostenitori dell’alternativa liberista afferma-vano che la crescita economica deve trovare stimo-lo dal sostegno ai produttori efficienti e dal liberocommercio, e che in seguito ne avrebbe beneficia-to tutta la comunità rurale in termini di maggioriredditi, economia diversificata, invito agli investi-menti e nuova occupazione.

Questa visione fu modificata alla metà degli anninovanta, quando lo stato si avocò un ruolo più atti-vo nel regolamentare e supportare il settore agricolo.Fu introdotto un programma di sussidi al settore,mirato principalmente a realizzare la modernizzazio-ne della produzione agricola e delle imprese di tra-sformazione, stimolando la produzione di alta qua-lità e le funzioni sociali e di salvaguardia ambientaleche ci si attendevano dal settore nel contesto dell’in-tegrazione della Lettonia all’interno dell’UnioneEuropea (Ministero dell’Agricoltura, 1998 “Strate-gie del settore agricolo”).

L’attuale programma di aiuti comprende il sup-porto alle imprese agricole per migliorare la qualitàdei prodotti e ricercare una gestione efficiente,promovendo l’uso di input di alta qualità, attraver-so finanziamenti diretti, un sostegno limitato aiprezzi come misura di intervento per stabilizzare ilmercato, programmi di credito garantito per pro-getti agricoli di successo. I sussidi vengono inoltreconcessi per la formazione e la ricerca, ad enti dicertificazione e controllo della qualità, e per pro-getti agricoli rispettosi dell’ambiente.

In Lettonia, la legge quadro in materia agrico-la stabilisce che il volume degli aiuti debba esserepari al 3% del bilancio statale. Nel 2001 questierano pari a 24 milioni di lats, che corrispondono

all’8% come percentuale di valore della produzio-ne, a fronte del 49% registrato nell’Unione Euro-pea. Il basso valore assoluto del supporto statale,tuttavia, si deve vedere come conseguenza dellagenerale debolezza dell’economia nazionale, piut-tosto che come scarsa volontà del governo. Il livel-lo dei finanziamenti totali per finalità legate al set-tore agricolo in Lettonia è pari all’1,4% del PIL, afronte dell’1,6% dell’Unione Europea. I grandiproduttori agricoli e le industrie di trasformazionesono i maggiori beneficiari del sostegno pubblico.In assenza di un adeguato supporto per le fascedeboli della popolazione rurale, i sussidi all’agri-coltura devono essere visti come strumento di poli-tiche economiche di stampo liberista.

Le politiche liberiste presentano punti di forzae di debolezza al tempo stesso. Un mercato liberi-sta in cui vari attori operano e competono può for-nire un impulso potente all’attività imprenditoria-le. Liberalizzazione e privatizzazione hanno pro-mosso lo sviluppo dell’imprenditorialità rurale, l’e-mergere di aziende agricole produttive ed efficien-ti, l’apparire di nuove aziende di trasformazione edi servizi nelle aree rurali. Tuttavia, le politicheliberiste non hanno in alcun modo garantito larisoluzione di tutti i problemi presenti nelle areerurali. La logica della modernizzazione insegnache non necessariamente l’espansione di aziendeefficienti e competitive, che spingono i piccoli pro-duttori fuori dal mercato, crea nuova occupazione.Può accadere esattamente il contrario, i livelli diimpiego nelle aree rurali coinvolte possono dimi-nuire. Le aziende agricole in Lettonia si sviluppa-no soprattutto attraverso investimenti in macchi-nari e tecnologie, ma senza aumentare i livelli dioccupazione. Lo sviluppo capitalista concerne unaconcentrazione di superfici e di proprietà, non

Lettonia. “… la divisione dellapopolazione rurale fra attori forti e attori deboli appare ovvia …”

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priva di conseguenze sociali, dato che i terrenisono importanti per un vasto numero di residentirurali come fonte di alimentazione. I metodi diagricoltura intensiva nelle aziende su larga scalapossono anche condurre a un deterioramento del-l’equilibrio ecologico in Lettonia.

Sono necessarie una prospettiva teorica e dellepolitiche complementari capaci di spiegare gli esitidella riforma agraria post-socialista – microstruttu-re agricole, tendenza alla decommercializzazione,una produzione insignificante, la “ruralizzazione”delle aziende – e soprattutto di indicarne le moda-lità di superamento.

Passaggio verso politiche di sviluppo rurale integratoDalla fine degli anni novanta, si sono avute in

Lettonia nuove politiche di sviluppo rurale basatesui concetti di sviluppo integrato. Quest’ultimo èmolto vario quanto ai contenuti e presume la diver-sificazione dell’economia rurale, il consolidamentosia della produzione primaria che dei settori di tra-sformazione e servizi, la promozione delle piccoleaziende e delle opportunità di occupazione. Con-cerne inoltre una pianificazione regionale equilibra-ta e un sostegno speciale per le aree svantaggiate.

Un presupposto chiave è poi la decentralizza-zione del potere e la presenza di agenzie di svilup-po rurale efficienti, così come la partecipazionedella popolazione ai processi di sviluppo. Compo-nenti importanti sono anche la protezione ambien-tale, la gestione delle risorse paesaggistiche, ilmiglioramento delle infrastrutture e la capacità diattrarre investimenti. Tutti questi fattori sono ilpunto di partenza per ampliare le scelte e le oppor-tunità offerte alla popolazione rurale.

La formulazione e l’attuazione di una politica disviluppo rurale integrato è una sfida difficile. Richie-de il coordinamento di politiche diverse, la collabo-razione tra molte istituzioni per avere un equilibriodi compiti e di interessi. In Lettonia i primi passiverso una politica di questo tipo furono intrapresinel 1998, quando il governo adottò il Programmadi Sviluppo rurale, stilato dal Ministero della Prote-zione Ambientale e dello Sviluppo Regionale in col-laborazione con i Ministeri dell’Agricoltura, dell’E-ducazione e delle Scienze, dei Trasporti, del Welfa-re e della Cultura, oltre che di ricercatori, governilocali e associazioni rurali. La finalità era quella diridurre i problemi delle aree rurali e colmare l’enor-me divario dei livelli di sviluppo tra Riga e le areerurali. Il programma prevede obiettivi di svilupporurale diversi e sostenibili, e mette in evidenza chetale sviluppo comprende non solo l’agricoltura, le

foreste e la pesca, ma anche altri settori. Incoraggiala diversificazione dell’economia rurale, la protezio-ne ambientale e la messa in atto di servizi di istru-zione, culturali e di salvaguardia della salute per lapopolazione rurale (UNDP, 2001). Per raggiunge-re queste finalità, il programma prevede diversisottoprogrammi suddivisi tra Agricoltura, Educa-zione e Cultura nelle Aree rurali, Salute nelle Areerurali, Viabilità rurale e altri ancora. La loro attua-zione è compito dei relativi Ministeri.

Ma la politica rurale rimane frammentata traistituzioni diverse. Ogni Ministero attua la partedel Programma di Sviluppo rurale che gli competein maniera indipendente ed eroga i fondi alle areerurali secondo sotto-programmi specifici. Dunqueil Programma rimane essenzialmente una compila-zione meccanica dei progetti dei diversi Ministeri,che manca di trasformarsi in una politica coordina-ta. Sebbene i fondi destinati allo sviluppo rurale inLettonia siano piuttosto consistenti, la strutturaeclettica del Programma di Sviluppo rurale e l’i-nefficienza della sua gestione attuativa ne hannoreso difficile il monitoraggio e l’effettiva valutazio-ne dei risultati conseguiti (UNDP, 2001).

La parte più consistente dei fondi del bilancionazionale viene allocato attraverso il Ministero del-l’Agricoltura. Negli ultimi anni, si può notare unatendenza all’uso di aiuti finanziari per sostenereprogetti di educazione rurale, ricerca, agricolturanon tradizionale e salvaguardia ambientale. Fonda-mentalmente, tuttavia, gli aiuti finanziari all’agri-coltura tendono ad incrementare la competitivitàdei singoli specifici comparti.

In Lettonia solo un numero limitato di agricol-tori e di impianti di trasformazione (vale a dire ipiù competitivi) ricevono i sussidi previsti dal go-verno. L’80% viene destinato alle grandi aziendeagricole e solo il 20% del totale delle aziende riceveuna forma di sussidio. Questa proporzione 80:20sussiste anche nei paesi dell’Unone Europea e starichiamando una crescente quantità di critiche.Tale politica promuove la modernizzazione emigliora le condizioni degli agricoltori economica-mente più forti, ma non soddisfa i bisogni degliagricoltori più piccoli e della popolazione ruralepiù svantaggiata.

Un passo avanti verso una politica rurale integra-ta è stato intrapreso tra il 2000 e il 2001, una voltache il Ministero dell’Agricoltura è diventato il princi-pale coordinatore del Programma di Sviluppo ruraledel paese manifestando la volontà politica di con-frontarsi con i gravi problemi delle aree rurali e dipromuovere lo sviluppo rurale in tutta la Lettonia.Esso amministra i fondi strutturali di preadesione

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dell’Unione Europea per l’agricoltura e lo svilupporurale e ha preparato un piano da sottoporre all’U-nione, indicando cinque linee di sviluppo agricolo erurale in Lettonia durante il periodo di preadesione:investimenti nel settore agricolo, miglioramento delsettore di trasformazione ed espansione dei mercati,diversificazione delle produzioni agricole, migliora-mento delle infrastrutture rurali, promozione di pra-tiche agricole rispettose dell’ambiente. Il governoconsidera tale piano uno dei più importanti stru-menti del Programma di Sviluppo rurale in Lettonia.

Tutto considerato, l’attuazione del Program-ma di Sviluppo rurale non è stata soddisfacente, inparticolare perché non si hanno effetti positivivisibili sul benessere dei residenti rurali. Il redditoattuale della popolazione rurale è di fatto dimi-nuito negli ultimi anni, a fronte di indicatori del-l’occupazione, dell’istruzione e della salute chenon sono migliorati.

L’attuazione del programma è resa difficile nonsolo dalla gravità dei problemi presenti nelle areerurali, ma anche dalla mancanza di coordinamentoe di indirizzo politico tra i Ministeri nel confron-tarsi con queste problematiche. La politica ruraleviene ostacolata da politiche regionali incoerenti edai ritardi nelle riforme amministrative territoriali.La politica rurale è dominata dalla politica agrico-la. Educazione, innovazioni rurali e nuove tecno-logie non hanno ricevuto né sufficiente attenzione,né finanziamenti adeguati.

1.4 Strategie e priorità

dello sviluppo rurale

Esistono diversi documenti di politica rurale,che definiscono le priorità e le linee dello svilupporurale in Lettonia. Essi sono:

Programma di Sviluppo ruraleIl programma fu elaborato nel 1998 dal Mini-

stero della Protezione Ambientale e dello SviluppoRegionale in collaborazione con altri Ministeri (A-gricoltura, Economia, Scienza ed Educazione,Welfare, Cultura), con rappresentanti della Bancamondiale e responsabili del progetto dell’UnioneEuropea di Sviluppo rurale, con ricercatori, gover-ni locali e altre associazioni pertinenti.

Questo programma viene controllato e incre-mentato periodicamente e si può interpretare co-me un tentativo di coordinare e integrare strategiee attività elaborate e attuate da diversi Ministeri inmateria di sviluppo rurale.

L’obiettivo del programma è di creare le pre-

messe per uno sviluppo rurale sostenibile, integra-to e multifunzionale. È suddiviso in otto obiettivisecondari:1. accrescere la competitività e le potenziali espor-

tazioni dell’agricoltura lettone e promuovereattività agricole e forestali sostenibili;

2. sostenere lo sviluppo dei settori non agricoli;3. incoraggiare gli investimenti nelle aree rurali e

la crescita delle infrastrutture;4. agevolare lo sviluppo delle regioni più svantag-

giate;5. salvaguardare l’ambiente, il paesaggio e la cul-

tura rurale;6. promuovere la collaborazione e il coordina-

mento tra Ministeri;7. pubblicizzare e promuovere la politica rurale

lettone nel paese e all’estero;8. preparare la Lettonia per l’applicazione dei fondi

strutturali e di coesione dell’Unione Europea.

Orientamento di Sviluppo agricolo Elaborato dal Ministero dell’Agricoltura nel

1997, questo documento definisce gli scopi preci-pui della politica agricola, che sono:1. favorire lo sviluppo agricolo attraverso il poten-

ziale naturale e socioeconomico della Lettonia;2. espandere l’agricoltura come settore economi-

co capace di integrarsi e di competere sul mer-cato unico europeo;

3. migliorare le condizioni di vita dei lavoratoriagricoli, in particolare con l’aumento dei redditi;

4. promuovere l’agricoltura multifunzionale, in-crementando così le opportunità di occupazio-ne nelle aree rurali.

Programma di Sviluppo agricoloIl programma definisce i compiti e le attività

specifiche e i meccanismi dello sviluppo agricoloper ciascun anno, insieme ad alcuni obiettivi gene-rali per un periodo di tre anni.

Per il 2002 il governo ha individuato le seguen-ti priorità:1. formazione degli agricoltori in vista dell’inte-

grazione nell’Unione Europea;2. introduzione di meccanismi amministrativi

volti a implementare le trasformazioni struttu-rali nel campo dello sviluppo agricolo e rurale;

3. miglioramento della gestione del settore pesca.Questo programma ha avuto un ruolo chiave

nel sostanziare la posizione della Lettonia neinegoziati con la Commissione Europea in campoagricolo, definenendo come priorità della produ-zione i settori lattiero-caseario, suinicolo e quelloortofrutticolo.

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1.5 Discussione sulle tematiche rurali

in Lettonia

La discussione sulle tematiche rurali in Lettoniasi discosta da quanto avviene in altri paesi europeie deve essere analizzata nel suo contesto di transi-zione economica e politica.

I temi del conflitto consumatori/agricoltori eurbano/rurale non sono trattati in Lettonia perdiversi motivi. Intanto i problemi agroambientalinon si presentano come particolarmente gravi;inoltre nella nascente classe media urbana è diffu-so un sentimento radicato che vede le aree ruralicome il luogo d’origine personale o della famiglia,una “culla” delle tradizioni nazionali e culturali,nonché della storia dello Stato. E, non meno im-portante, gli attori rurali sono politicamente debo-li, incapaci di portare all’attenzione dell’agendapolitica le contraddizioni intrinseche causate dallacolossale disparità economica e dal ritmo enorme-mente diverso dell’attuale sviluppo tra centri urba-ni e aree rurali.

In Lettonia non si sono avuti grandi scandalialimentari o, quando ci sono stati casi di contami-nazione, questi sono stati presentati dai mediacome mancanze occasionali del settore agroali-mentare e non come una minaccia provenientedall’intera industria per il benessere dei consuma-tori urbani. La discussione su queste tematiche èdunque molto scarsa.

La diversificazione rurale sta invece diventandoun tema sempre più popolare tra gli agronomi, gliesperti del settore e anche presso una parte deipolitici legati al settore agricolo. Tutti costorohanno richiamato l’attenzione sulla grave crisi delmondo rurale e sul bisogno di confrontarsi contematiche di sviluppo che trascendano la mera pro-duzione agricola. La diversificazione di solito com-prende l’idea della crescita del turismo rurale, del-l’agricoltura non tradizionale, del settore biologicoe dei servizi rurali. Gli specialisti dello svilupporurale vedono la diversificazione come uno deimodi possibili per risolvere il problema della disoc-cupazione, il basso reddito e i problemi socialiconnessi. Le ipotesi di soluzione avanzate com-prendono:• la promozione di agricoltura non tradizionale;• lo sviluppo delle risorse forestali, del biologico,

della pesca;• lo sviluppo del turismo rurale;• la promozione dello sviluppo del settore priva-

to e delle piccole e medie imprese;• un sistema fiscale agevolato e incentivi finanzia-

ri per le attività rurali;

• la formazione imprenditoriale;• una nuova occupazione finanziata tramite linee

di credito speciale;• la promozione dell’occupazione giovanile;• lo sviluppo delle reti di informazione rurale: tra

istituzioni, tra lavoratori e istituzioni educative,tra popolazione e pubblici servizi. Malgrado la tendenza verso la diversificazione,

sono ancora pochi gli esempi concreti di aree rura-li multifunzionali, ad eccezione forse di alcuni casidi integrazione regionale tra territori rurali e semi-urbani che verranno presentati più avanti nel re-pertorio dei casi di studio.

La discussione sui problemi e le esigenze sociali èmolto diffusa, e comprende i bisogni di comunica-zione e politici della fascia dei piccoli agricoltori,quelli impegnati nell’agricoltura di sussistenza eche si trovano in gravi difficoltà economiche esociali. Le loro idee rispetto allo sviluppo rurale sibasano su una visione tradizionale dell’agricolturae spesso sulle ingiustificate speranze di una cresci-ta delle aziende esistenti. I piccoli proprietari chie-dono un coinvolgimento attivo dello Stato, misu-re di protezione e di sostegno, non essendo suffi-cientemente attivi nella ricerca di alternative occu-pazionali e di reddito. Le loro richieste sono fon-damentalmente di natura sociale, e riflettono l’ideache molti piccoli produttori crolleranno sotto ilpeso della concorrenza.

Il tema dei residenti urbani contrapposti ai resi-denti rurali è un fenomeno nuovo per la Lettonia,laddove invece a livello europeo esiste il problemadi un numero crescente di nuovi residenti che vivenei piccoli centri rurali senza nessun contatto conla comunità locale. Essi vanno al lavoro e fanno ac-quisti nelle città, determinano l’aumento dei prez-zi dei terreni e delle proprietà, influenzano le deci-sioni delle autorità locali, comunicano internamen-te, creano immagini alienate della ruralità e costi-tuiscono un’élite extraterritoriale. Questo stessoprocesso comincia gradualmente ad apparire inLettonia, in particolare nella regione di Riga e nel-le regioni costiere. Gli interessi dei nuovi residentisono principalmente di ordine abitativo, ma rima-ne difficile valutare l’impatto del flusso migratoriodella classe media cittadina sul mondo rurale.

Impegno dei cittadini e partecipazione pubblica.L’atteggiamento moderno verso lo sviluppo ruraleprevede la partecipazione delle comunità, delleONG, dei gruppi locali al processo di decisione dellestrategie, dei progetti e degli interventi di sviluppo.Attualmente in Lettonia si hanno due linee didiscussione che si evolvono in parallelo: quello delleONG e quello collettivo di strategie/partnerniship.

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Le associazioni sono considerate elementi dellasocietà civile che coinvolgono e uniscono le perso-ne sulla base di interessi, idee e valori comuni atitolo volontario. Secondo vari studi, le associazio-ni promuovono la creazione di relazioni orizzon-tali tra i membri della comunità e si impegnano neirapporti con lo Stato e gli enti locali. Le più attivenelle associazioni rurali sono le donne, i giovani ei pensionati coinvolti nei problemi di assistenzasociale, ma anche associazioni di agricoltori cheprincipalmente promuovono i loro interessi pro-fessionali. Le nuove associazioni funzionano sullabase del lavoro volontario e di piccole donazioniprovenienti per lo più da donatori internazionali.

C’è un generale consenso sul ruolo attivo dellasocietà civile nel promuovere lo sviluppo locale,affrontare i problemi sociali, alleviare la povertà,favorire l’integrazione sociale, attivare la popola-zione rurale e coinvolgere i cittadini nella pianifi-cazione territoriale. In Lettonia purtroppo le fascepovere della popolazione rurale sono relativamen-te poco coinvolte nelle associazioni, in buona parteper l’isolamento e per uno sfortunato retaggio sto-rico che si oppone alle formazioni cooperative.

Nell’insieme si stanno evolvendo nuovi dibattitie nuove politiche di partecipazione pubblica, undiscorso di strategie collettive/partnership rurale.Queste sono viste come risorse e dinamiche impor-tanti per lo sviluppo rurale, e verranno analizzatecome uno dei casi di studio più avanti. Lo stru-mento di assistenza preaccesso denominato SAPARD

(Azione speciale per il preaccesso allo sviluppo agri-colo e rurale) e i programmi di finanziamento strut-turale che potenzialmente sono in arrivo per lo svi-luppo regionale e rurale prevedono un approccioimprontato sulla partnership come uno dei principibasilari. L’accesso a questi fondi di notevole rile-vanza può dipendere direttamente dalla capacitàdelle comunità locali di stabilire efficienti partena-riati con i governi locali, le associazioni, i gruppi diazione dei cittadini, enti governativi e locali, asso-ciazioni del settore privato che preparino e imple-mentino strategie e progetti di sviluppo locale.

1.6 Caratteristiche nazionali

della comunicazione rurale

In generale la comunicazione rurale in Lettoniaappare caratterizzata da un numero limitato di atto-ri, dal breve raggio delle pratiche comunicative, dalegami orizzontali deboli e dalla prevalenza dellacomunicazione delle istituzioni di stampo verticisti-co. La società civile nelle aree rurali, anche se sta

lentamente maturando, rimane debole e le istitu-zioni statali, come il Ministero dell’Agricoltura, leagenzie di sviluppo regionale, i servizi di supportorurale e altri enti del governo centrale e localehanno un ruolo guida nella comunicazione rurale.

Tra gli attori forti si annoverano anche gli im-prenditori rurali, le associazioni di produttori, leorganizzazioni degli agricoltori, le banche, l’indu-stria di trasformazione alimentare, che hanno rap-porti politici con le autorità locali e con le ammi-nistrazioni regionali volti a promuovere i loro inte-ressi economici.

Dalla prospettiva degli attori si possono indivi-duare due tipologie di comunicazione rurale: quel-la tra attori forti e quella tra attori deboli economi-camente e politicamente. Questi ultimi compren-dono segmenti della popolazione rurale ordinaria evaste fasce di piccoli agricoltori, pensionati, disoc-cupati in età di pre-pensionamento, residenti diaree remote, popolazione femminile rurale, giovanie altri gruppi ancora. Alcuni di questi gruppi sonocaratterizzati dalla povertà e dall’esclusione sociale.

Le aree principali di intervento per la comuni-cazione rurale dipendono dalle strategie attuatedagli attori. Le associazioni di produttori e le isti-tuzioni politiche agricole comunicano sulle temati-che della modernizzazione, dello sviluppo del set-tore forestale, delle politiche statali di sostegno,dei disciplinari di finanziamento, delle quote diproduzione, degli interessi e della posizione dellaLettonia nel contesto europeo, della riforma regio-nale. Gli attori deboli sono più interessati ad altritemi, come la rivitalizzazione del mercato del lavo-ro rurale, combattere la disoccupazione, crearenuova occupazione, fornire servizi sociali allapopolazione rurale, benefici sociali per i disoccu-pati, i pensionati e le famiglie con bambini piccoli.Tutti temi che sono radicati nelle condizioni realidi vita delle fasce povere e socialmente escluse dellapopolazione rurale.

La comunicazione settoriale ed economica traattori rurali è più attiva e più progredita di quel-la basata sul territorio e sulla comunità. Ad esem-pio, si contano 50 associazioni attive di produt-tori agricoli che operano a livello nazionale (ades. Associazione lettone produttori di cereali,Associazione lettone produttori latte etc.) e chehanno creato un “consorzio” di associazioniimpegnate nel comparto agricolo. Queste pro-muovono gli interessi degli associati nel dialogocon il governo. Al tempo stesso si hanno pochi“consorzi” nazionali che rappresentano gli inte-ressi delle comunità rurali, dei gruppi civici e inparticolare gli interessi della popolazione più

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svantaggiata. L’attuale Associazione delle Muni-cipalità lettoni (Latvijas Pasvaldìbu savienìba) èstata di frequente criticata per la sua incapacità dipromuovere gli interessi della popolazione ruralenel suo insieme.

Appare evidente la mancanza di una comunica-zione di tipo LEADER tra le comunità rurali e alloro interno, che si aggiunge alla scarsità di scam-bi tra abitanti delle diverse comunità rurali. Ilnumero pro capite di associazioni registrate nellearee rurali è inferiore a quello dei centri urbani: inuna comunità tipica di 2000 residenti c’è forse uncoro, un gruppo artistico, un gruppo giovaniledello sport, un club femminile e un’associazione diassistenza sociale. Con ogni probabilità non visono gruppi impegnati nella pianificazione o inprogetti di sviluppo sociale, economico e ambien-tale. Non c’è neanche un luogo fisico che funzionicome punto d’incontro dei diversi gruppi di citta-dini attivi e come centro delle iniziative locali. Ilegami civici nelle comunità rurali sono molto piùdeboli che nei centri urbani, e ci sono ragioni eco-nomiche, sociali, politiche e di ordine demograficoche sono alla base di questo fenomeno.

La composizione demografica, l’invecchiamen-to e i flussi migratori sono fattori di blocco impor-tanti per la comunicazione rurale. La popolazionerurale sta invecchiando più velocemente di quellaurbana e molte coppie giovani lasciano le aree rura-li in cerca di lavoro e di opportunità di istruzioneper i figli. I giovani che vanno a studiare in città dirado rientrano nei paesi o nei piccoli centri. Unodei leader delle municipalità intervistato ha sintetiz-zato il problema in questo modo: “I giovani, i piùattivi e i più intelligenti si spostano in città”. Lamancanza di legami comunicativi crea sfiducia. Gliattori deboli e isolati esitano a impegnarsi nei grup-pi e nelle associazioni e sono scettici sui possibilivantaggi di queste forme di comunicazione.

Le necessità e gli interessi della popolazionerurale ordinaria sono espressi e comunicati nellavita sociale locale soprattutto sulla base delle rela-zioni personali. La voce della gente comunerispetto al potere politico locale si esprime solo subase individuale e ad hoc. Ci sono pochi meccani-smi strutturati di comunicazione costante trapotere locale e società civile. La gente si rivolge alpotere municipale quando deve affrontare un pro-blema e ci sono pochi meccanismi per un coinvol-gimento regolare della popolazione nella risolu-zione dei problemi a lungo termine o nella pro-gettazione dello sviluppo. Gli attori sociali debolisono passivi nel creare associazioni di rappresen-tanza e con funzione di partner con i governi loca-

li. Questo crea fraintendimenti e tensioni suentrambi i lati.

La comunicazione rurale è gravata dal fatto chegli attori deboli che sperimentano difficoltà econo-miche e sociali hanno anche poca autostima emolta sfiducia nelle istituzioni da cui dipendono.Questi soggetti hanno accesso limitato all’informa-zione e alle altre risorse, problemi di mobilità,necessitano di assistenza comunicativa per averviaccesso, essere coinvolti nella vita della comunità eassumere un potere personale. Secondo l’opinionedi un esperto da noi intervistato, “vi è la necessitàdi un facilitatore, una figura di riferimento in ognimunicipalità. Sarebbe una persona di fiducia pergli agricoltori, cui si potrebbero rivolgere per avereconsigli. La popolazione rurale non si fida del-l’informazione ufficiale del Ministero dell’Agricol-tura e desidera ricevere personalmente informazio-ni dagli impiegati del Servizio di Supporto rurale.Gli agricoltori preferiscono canali più informali”(da un’intervista con un funzionario del Ministerodell’Agricoltura).

1.7 Trasformazione agricola

e agroalimentare

Le relazioni tra produttori agricoli, industria ditrasformazione, intermediari, organizzazioni com-merciali e consumatori si devono inquadrare nelcontesto della recente privatizzazione, della libera-lizzazione del mercato e della ristrutturazione delsistema agricolo.

I piccoli produttori agricoli che rappresentanola maggioranza della comunità agricola lettonedipendono strettamente dagli intermediari e dal-l’industria di trasformazione, che sono passati at-traverso una fase di consolidamento del mercato. Ipiccoli produttori sono politicamente frammentatie poche delle organizzazioni esistenti hanno in-fluenza sia all’interno dell’Associazione lettonedelle Organizzazioni agricole, sia verso l’industriadi trasformazione.

L’industria di trasformazione e quella alimenta-re hanno un ruolo dominante nella filiera agroali-mentare nei confronti sia dei fornitori, sia dei con-sumatori. Le industrie alimentari si interessanomaggiormente ai grandi fornitori piuttosto che aipiccoli produttori. Le grandi compagnie hannoaccesso alle moderne tecnologie, riducono i costi diproduzione e dominano sulle compagnie più picco-le. Si ritiene che questo spesso vada a scapito dellaqualità. Le grandi compagnie sono anche sospetta-te di importazioni e di forniture illegali. È questo il

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segmento della filiera agroalimentare più problema-tico in riferimento alle condizioni veterinarie, allenorme fitosanitarie e ai controlli effettuati.

Marketing e distribuzione hanno forse cono-sciuto la crescita più rapida in Lettonia durantel’ultimo decennio. Il mercato alimentare ha vistoaumentare le catene di supermercati, i piccoli ne-gozi e i mercati alimentari locali. Secondo le valu-tazioni degli esperti, la vendita è più progredita aparagone degli altri componenti della filiera. Ilproblema sta nel fornire informazione adeguata aiconsumatori e consolidare le norme di qualità.

Le relazioni tra consumatori e produttori nellapercezione comune e sui media sono migliori diquelle tra produttori e industria alimentare. L’im-magine pubblica dei produttori agricoli risultapositiva ed è opinione diffusa che gli agricoltorilettoni creino meno inquinamento e producanopiù alimenti biologici a paragone degli alimentiimportati. Si crede comunemente, e di recenteanche grazie a campagne promozionali, che il cibolettone sia ecologicamente sicuro e salubre. Taleatteggiamento favorevole per gli agricoltori è giàstato messo a frutto dalle imprese di trasformazio-ne che si servono di una retorica improntata all’e-cologia con lo slogan “buoni ed equi rapporti congli agricoltori” e con l’etichetta “Prodotto di qua-lità della Lettonia” come strategie di marketing.

Il Ministero dell’Agricoltura e gli enti statalisubordinati hanno una funzione normativa e dicontrollo nella filiera agroalimentare improntataalla modernizzazione della produzione e della tra-sformazione e al rispetto degli standard di qualitàdell’Unione Europea. Il Ministero interviene an-che in situazioni conflittuali tra agricoltori e indu-strie di trasformazione, fornendo servizi di consu-lenza legale gratuiti attraverso la rete dei Servizi diSupporto rurale.

1.8 Hot spot

Sono molti i temi largamente discussi nel con-testo dello sviluppo rurale in Lettonia, molti rice-vono gradi di attenzione diversi e interpretazione adiversi livelli.

L’eguaglianza e la competitività degli agricol-tori lettoni dopo l’entrata nell’Unione EuropeaQuesto tema comprende tutta una serie di pro-

blematiche collaterali:• Sussidi. Ci sono vari dibattiti in corso nella

società e tra le associazioni degli agricoltori sullivello degli aiuti proposti dall’Unione Europea

per gli agricoltori degli Stati candidati all’am-missione che sono pari al 25% degli aiuti negliStati membri. La maggior parte delle associa-zioni di agricoltori in Lettonia li consideraingiusti e discriminatori e chiede un livello disussidi paritario.

• Quote di produzione. Dopo il declino della pro-duzione agricola sperimentato negli anninovanta, l’attuale volume produttivo in Letto-nia è pari solo alla metà del consumo naziona-le. Il calcolo delle quote di produzione è basa-to su volumi di produzione ridotti, a seguitodel periodo di declino. Gli agricoltori lettoniritengono che le quote debbano essere incre-mentate tenendo conto del potenziale di cre-scita agricola e della domanda interna.

• Standard e norme sanitarie e veterinarie. Quel-le che saranno introdotte in Lettonia dopol’entrata nell’Unione Europea suscitano timoritra quegli agricoltori che non hanno fatto alcuninvestimento nelle moderne tecnologie.

Concentrazione delle aziende e tagli all’occupazione nel settore agricoloGli studiosi in campo agrario e i politici preve-

dono una diminuzione del numero di aziende agri-cole in Lettonia dovuta ai fenomeni di concentra-zione territoriale e di modernizzazione, fenomeniche avranno una ricaduta sul mercato del lavororurale dando luogo a una diminuzione dell’occupa-zione stimata intorno alle 50.000 unità. Necessa-riamente il tema dell’occupazione alternativa nellearee rurali è ampiamente dibattuto. La soluzionepuò venire dalla diversificazione, dallo sviluppodelle attività rurali di servizi e del turismo, dallamigrazione verso i centri urbani.

La povertà rurale La povertà rurale è una preoccupazione presen-

te nel dibattito pubblico e molti studi hanno dimo-strato una più alta incidenza nelle aree rurali rispet-to a quelle urbane. La povertà è associata alla di-soccupazione, ai redditi bassi, e limita le opportu-nità per i residenti rurali, restringe l’accesso all’i-struzione, al mercato del lavoro, ai servizi sociali.Sebbene sia vista come un problema prioritario,per molti anni il governo ha elaborato solo unastrategia nazionale di alleviamento della povertà.

Contrabbando e commercio illegaliLe importazioni illegali in Lettonia sono puni-

te con la detenzione. Le più influenti organizza-zioni di agricoltori, come la Federazione Agricol-tori e il Sindacato Agricoltori Lettoni, hanno chie-

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sto con urgenza al governo di imporre tasse doga-nali sui prodotti agricoli importati che limitereb-bero gli accordi di libero commercio tra i paesi bal-tici e tra la Lettonia e l’Unione Europea. Le inda-gini hanno provato che i prodotti di contrabbandosono venduti sui mercati locali e ci sono stati arre-sti a causa dell’utilizzo di forniture illegali da par-tedi grandi imprese di trasformazione. Gli interes-si degli importatori illegali e dei produttori localisono diametralmente opposti. Gli agricoltori accu-sano i politici di alto livello e i funzionari di vere opresunte pressioni politiche a favore degli importa-tori, sottolineando la possibilità di corruzione. Èopinione piuttosto comune tra gli agricoltori che ilgoverno abbia maggiormente a cuore gli interessidegli importatori e distributori piuttosto che quel-li dei produttori interni.

La riforma amministrativa e territorialeLa riforma amministrativa e territoriale è uno

dei temi più dibattuti. Il governo intende ridurre ilnumero attuale delle 500 municipalità locali a 102,sulla base di argomentazioni che intendono mi-gliorare l’efficienza di governance locale. La discus-sione mette in luce i punti di conflitto tra governocentrale, locale e residenti rurali. Il governo sostie-ne che per municipalità più grandi sarebbe piùsemplice migliorare le infrastrutture, promuoverel’imprenditorialità, creare nuova occupazione eincrementare la qualità dei servizi pubblici. Moltiamministratori locali controbattono puntando ildito contro i possibili tagli occupazionali nelleamministrazioni locali e contro l’eventualità dimarginalizzare i territori remoti. I residenti ruralitemono in particolare il trasferimento dei servizipubblici e la maggiore distanza dai nuovi centriamministrativi. A fronte della marcata resistenzapopolare, nessun partito politico sta cercando dipromuovere attivamente questa riforma.

Conflitti di natura ambientaleCon la costruzione di centrali idroelettriche sui

piccoli corsi d’acqua e di strutture edilizie nellazona costiera sul Mar Baltico, in diverse aree rura-li si evidenziano i problemi legati alla salvaguardiadell’ambiente. Di recente i media hanno dato noti-zia dei danni agli ecosistemi dei bacini fluviali cau-sati dalle centrali idroelettriche e della distruzionedelle dune costiere a seguito della costruzione diinsediamenti abitativi.

Libero mercato dei terreniIl mercato dei terreni è libero e i cittadini del-

l’Unione Europea possono comprare terreni in

Lettonia. Secondo le stime, il 3-5% dei terreni agri-coli e forestali è di proprietà straniera e si assiste auna tendenza all’acquisto dovuta ai prezzi che sonofino a 10 volte più bassi che in altri paesi dell’U-nione Europea. Le associazioni degli agricoltorihanno espresso le loro critiche in materia sostenen-do che una vendita incontrollata dei terreni ai citta-dini stranieri diminuisce le future possibilità diaccesso per gli agricoltori lettoni e chiedendo suquesto capitolo specifico la riapertura dei negoziatidi adesione all’Unione Europea, chiusi nel 1996dopo una vasta serie di consultazioni pubbliche.

Emigrazione temporanea verso l’Europa occidentale Questo è un nuovo fenomeno presente in molte

comunità rurali. Un numero crescente di residentirurali emigra all’estero in cerca di lavoro stagiona-le, a breve termine e per lo più non specializzato. Ilfenomeno crea effetti controversi per le relazionidei nuclei familiari e pone la questione della prote-zione dei diritti dei lavoratori stagionali all’estero.

1.9 I policy network per lo sviluppo

agricolo e rurale

In Lettonia, le associazioni attive nelle areerurali comprendono: la Federazione Agricoltori, laSaeima Agricoltori, il Club Giovani Agricoltori,l’Associazione Supporto rurale, l’Associazione delleCompagnie a Statuto Agricolo e circa altre 40 asso-ciazioni di settore. Nel 1999 fu costituita una Asso-ciazione delle Organizzazioni Agricole per parteci-pare alla stesura delle normative del Ministero del-l’Agricoltura e promuovere l’apertura e la parteci-pazione orientata alle tematiche riguardanti le poli-tiche agricole. Purtroppo, gli interessi delle fasce dipopolazione rurale più marginali non trovano rap-presentanza in questo nuovo policy network.

Gli interessi degli attori rurali economicamenteforti hanno maggiori opportunità di organizzazio-ne politica e di rappresentanza nel dialogo con ilgoverno rispetto agli interessi e ai bisogni delle fa-sce povere e marginali dei residenti rurali. Si pos-sono tuttavia intravedere segnali di policy networkmaggiormente onnicomprensivi nell’attuazionedel Programma di Partnership rurale in Lettonia edelle Misure per lo Sviluppo Locale – attualmentein preparazione – che saranno un nuovo strumen-to di sviluppo rurale dopo l’accesso all’UnioneEuropea. Il futuro della politica rurale, tuttavia,dovrebbe essere ulteriormente decentralizzato e sidovrebbe raggiungere una partecipazione paritaria

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di tutte le regioni e dei gruppi di popolazione rura-le in tutto il paese, attraverso sforzi volti a pro-muoverne la partecipazione e le consultazioni conle varie organizzazioni rurali. Il governo lettone staattualmente preparando un Documento Unico diProgrammazione, volto alla definizione delle esi-genze e delle priorità della Lettonia per ricevereassistenza dai fondi strutturali dell’Unione Euro-pea. Il Ministero dell’Agricoltura, responsabiledelle politiche di sviluppo agricolo e rurale, hacostituito un comitato consultivo e un gruppo didialogo politico che prepara provvedimenti deltipo LEADER+ per l’allocazione dei fondi struttura-li. Queste misure dovrebbero sostenere la partner-ship rurale e i gruppi di azione locali nell’attuazio-ne di progetti riferiti alle aree della pianificazionelocale, sviluppo delle infrastrutture sociali, istru-zione, ambiente ed economia sociale.

Le attività congiunte del Ministero dell’Agricol-tura e dei gruppi di dialogo politico che compren-dono rappresentanti di altri Ministeri e organizza-zioni governative, esperti e rappresentanti di altreassociazioni sono un esempio di policy network allar-gato. Questa nuova iniziativa sta incontrando diver-se difficoltà. Nonostante l’ampliamento del net-work decisionale, il Ministero mantiene un ruologuida e il grado di inclusione delle competenzelocali nella formulazione politica rimane insuffi-ciente, mentre proprio la convergenza di compe-tenze locali e centrali rappresenta la sfida da affron-tare per questo policy network esteso. I funzionarigovernativi manifestano la volontà di cooperare conle rappresentanze delle comunità locali, sebbenespesso non abbiano tempo per farlo. Gli attori loca-li spesso dimostrano scarsa autostima e capacità diformulazione nelle loro proposte politiche. Il casodel gruppo di dialogo politico dimostra che i policynetwork estesi, per raggiungere un grado accettabi-le di efficienza, richiedono meccanismi continuatidi cooperazione tra attori diversi.

2. La costruzione di iniziative da partedegli attori rurali

2.1 Caratteristiche generali

della comunicazione rurale

Abbiamo scelto i casi da includere nel reperto-rio sulla base di varie fonti: precedenti studi, quo-tidiani rurali, ricerche mirate di esempi di comuni-cazione tramite interviste agli esperti di svilupporurale, analisi della documentazione delle organiz-zazioni di supporto rurale, interviste agli attorirurali e ai politici. Nella fase iniziale abbiamo rac-colto oltre 30 esempi, brevi descrizioni di attivitàrurali. L’impressione principale è stata quella diuna estrema limitatezza degli aspetti e delle dimen-sioni comunicative presenti negli esempi, a frontedi una prevalenza di pratiche, comportamenti estrategie individuali centrate sul soggetto/attore.Solo una minoranza della serie iniziale di esempicomprendeva relazioni comunicative salienti e unamolteplicità di attori.

La debolezza generale della comunicazione rura-le è stato il dato ovvio emerso dalla ricerca. Unodegli esperti intervistati si è così espresso: “La comu-nicazione rurale è debole e si sta anche ulteriormen-te indebolendo. Una causa sta nella profonda depres-sione rurale, l’altra va trovata nei cambiamenti dellostile di vita durante la transizione delle aziende agri-cole da collettive a private. All’epoca dei kolkoz, lagente comunicava di più. C’erano eventi sociali e piùoccasioni di uscire. E anche se gli eventi erano ideo-logicamente orientati, ora è molto più difficile faruscire di casa le persone. Inoltre ci sono anche pochiluoghi d’incontro. La depressione e l’individualismodominano la comunicazione rurale”.

Nei 12 casi inclusi nel repertorio abbiamo cerca-to di illustrare le tendenze e le aree principali dellacomunicazione rurale in maniera rappresentativa.

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2.2 Repertorio di iniziative organizzative

Caso 1 - Partnership per lo sviluppo rurale: il caso di Latgale

Presentazione generale dell’iniziativaIl Programma di Partnership rurale di Latgale è un’iniziativa di sviluppo rurale avviata nella parteorientale della Lettonia grazie al supporto del governo britannico, che mira alla creazione di formedi partenariato rurale come strumenti per lo sviluppo, che comprendano stakeholder diversi: go-verni locali, imprese, enti statali, ONG e associazioni locali. Scopo delle partnership è l’elabora-zione di processi di partecipazione alle strategie di sviluppo su base locale, l’individuazione dellepriorità e la realizzazione di queste strategie grazie alla cessione di piccoli fondi alle associazionilocali. Il progetto vuole essere un banco di prova in vista della formazione di altre partnership inLettonia, che si considerano un elemento chiave per la realizzazione del Programma LEADER+ neifuturi Stati membri.

Motivazione → problematiche → scopiIl progetto ha diversi obiettivi chiave:• creare una struttura di partnership, sperimentarla in concreto e dimostrare i vantaggi di que-sto tipo di approccio nella soluzione dei problemi locali;• raggiungere risultati tangibili nel diminuire la povertà e l’esclusione sociale nelle comunitàrurali tramite la partecipazione attiva e l’avvio di progetti;• formulare proposte politiche a sostegno delle partnership rurali per un Documento Unico diProgrammazione, che è il “programma principale” nazionale per l’assorbimento dei fondi strut-turali dell’Unione Europea.

Sede/Indirizzo Rezekne, distretti di Daugavpils e Balvi nella Lettonia orientale.

Fasi • Il Programma di Partnership fu iniziato nel 2001 con la creazione di un Comitato di Partner-ship. Questo era un processo di partecipazione bottom up in cui le comunità e le istituzioni dele-gavano loro rappresentanti a far parte del Comitato.• Il Comitato ha tenuto delle assemblee con la comunità, dove si sono elaborate strategie perdiminuire il grado di povertà. Nel frattempo, si è individuato un gruppo di facilitatori che ha rice-vuto formazione come gruppo di lavoro. I facilitatori hanno poi iniziato ad attivare i gruppi dellacomunità e a coinvolgerli nella discussione delle strategie.• Nell’estate 2002 le strategie di sviluppo sono state approvate dal Comitato ed è iniziata la fasedi preparazione e valutazione dei progetti. Il Programma dovrà essere realizzato entro la fine del2003.• Contemporaneamente è stato avviato un processo di lobbying in collaborazione con il Comita-to, il team del progetto e i Ministeri. È stato stabilito un dialogo tra i gruppi che dovrebbe por-tare alla stesura delle cosiddette Misure di Sviluppo Locale a sostegno delle associazioni locali, daincludere nei provvedimenti di sviluppo rurale della Lettonia e nelle politiche di integrazione nel-l’Unione Europea.• Esiste anche un’attività specifica di creazione e formazione di un gruppo di esperti di svilupporurale che dovranno esercitare funzioni di lobbying.

Attori principali• Comitato di Partnership. • Municipalità locali.• Comunità, ovvero 11 comunità locali coinvolte direttamente nel partenariato del distretto diRezekne.• Facilitatori di comunità: volontari che lavorano con le associazioni locali.• Associazioni locali: possono essere diverse e numerose in una stessa comunità.

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• Rappresentanti di enti statali, imprese, ONG.• Il gruppo del Progetto, che comprende consulenti ed esperti, tra cui membri dei team delRegno Unito e della Lettonia.• Il Ministero dell’Agricoltura e rappresentanti di altri Ministeri e istituti del governo centrale.• Gruppo di dialogo politico.• Ambasciata Britannica in Lettonia.• Esperti di sviluppo rurale che seguono corsi di formazione al Programma.• Una partnership allargata come network delle organizzazioni coinvolte.

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave Questo caso è interessante per entrambi gli aspetti della comunicazione, interna ed esterna. La

comunicazione può essere analizzata a tre livelli: di comunità, di distretto (Comitato di Partner-ship) e nazionale. Quella interna si attua principalmente tra attori diversi, ovvero associazioni loca-li, leader della municipalità e facilitatori. Il Comitato comunica sia internamente che esternamen-te con le comunità e con i politici a livello nazionale.Alcune parole chiave che caratterizzano la comunicazione interna sono:

• mutua comunicazione, sostegno e fiducia• mantenere la motivazione a partecipare• affrontare i problemi che possono sorgere nelle relazioni tra associazioni e autorità locali• individuare partner e supporti finanziari• apprendimento collettivo di azione e autoriflessione.

Alcune parole chiave per la comunicazione esterna sono:• volontà di gruppi e partnerhsip di creare partenariati sostenibili e legami tra le istituzioni• volontà delle partnership di formulare proposte politiche• reciprocità e sostegno dei politici nazionali verso le iniziative di partnership.

Pratiche di comunicazione • Comunicazione interna:

- Incontri mensili del Comitato- I facilitatori di comunità lavorano con le associazioni locali- Interazione tra il Comitato e i facilitatori- Apprendimento dei membri dei diversi aspetti delle attività di partnership- Partecipazione alla formazione di strategie di sviluppo nelle comunità- Autovalutazione e apprendimento a scadenza regolare- Preparazione e realizzazione del progetto nelle comunità.

• Comunicazione esterna:- Comunicazione tra partnership e istituzioni politiche nazionali.

Prospettive Nonostante sia operativo solo da 14 mesi, il Programma ha già messo in moto diversi processidinamici di comunicazione. Per il futuro la sfida consisterà nel rendere i partenariati sostenibili,nel raggiungere effettivi risultati per diminuire la povertà e l’esclusione nelle aree rurali e nel com-prendere i principi del partenariato nelle politiche di sviluppo della Lettonia.

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Caso 2 - Rivitalizzare la comunità: il caso delle associazioni di Ozolaine

Presentazione generale dell’iniziativaQuesta iniziativa va inquadrata nel contesto del Programma di Partnership rurale di Latgale eriguarda un’associazione locale che vuole creare un Centro per la Comunità, cioè un luogo dovegli abitanti del paese possano incontrarsi, socializzare e intraprendere alcune attività economicheper rompere l’isolamento, dare speranza e potenzialmente produrre reddito e creare occupazione.

Motivazione → problematiche → scopiOzolaine è un paese di 400 abitanti e in passato era il centro di un collettivo agricolo. Dopo laprivatizzazione, molti hanno perso il lavoro. Le donne si sono riunite e hanno formato un’asso-ciazione femminile allo scopo di affrontare questi problemi. Dopo l’avvio del progetto di part-nership, l’associazione ha ritrovato nuova vita. Si è creata un’altra associazione, giovanile, diversi-ficando così le azioni della comunità.I due gruppi hanno collaborato nello sviluppare un progetto ambizioso: costruire un Centro perla comunità. L’idea è di trasformare una vecchia officina in un edificio pubblico, dotato di pale-stra e sauna, di una serra e di una lavanderia. Essi ritengono così di poter creare occupazione ereddito. Altre attività comprendono la pubblicazione di un quotidiano locale, un club di cucitodove le donne possano imparare e poi commercializzare i loro prodotti, un centro fitness per igiovani e corsi per bambini, organizzazione di eventi e di manifestazioni.

Sede/Indirizzo Comunità di Ozolaine nel distretto di Rezekne, nella parte orientale della Lettonia.

Fasi • Zinaida Skredele ha dato spontaneamente avvio al progetto nel 1999, dopo aver partecipato aun convegno femminile a Valka e aver incontrato un’attivista canadese. Ella confidava nello svi-luppo della comunità e si era interessata alle associazioni femminili per qualche tempo.• Dopo l’inizio del Programma di Partnership rurale, Zinaida ne è entrata a far parte come faci-litatore e ha preso parte ai corsi di formazione.• Ha quindi creato un gruppo più ampio di attivisti che ha portato a un progetto più dettagliato.• L’associazione giovanile è nata come organizzazione separata, ma i due gruppi collaborano davicino con il sostegno, anche economico, delle autorità locali.

Attori principali• Associazione femminile, 24 membri• Associazione giovanile, 29 membri• Zinaida Skredele, presidente dell’associazione femminile e facilitatore della comunità• Residenti locali• Autorità locali• Partnership del distretto di Rezekne• Organizzazioni di aiuto USA..

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave • Associazioni a livello di comunità

• Donne e giovani come attori del cambiamento• Volontari dedicati ed esperti.

Pratiche di comunicazione • Comunicazione interna:

- Incontri regolari: l’associazione femminile si incontra due volte a settimana.- Pianificare le attività risulta importante, come anche il riconoscimento istituzionale

dell’associazione per poter ricevere aiuti economici.- Proposte e realizzazioni di progetti.

• Comunicazione esterna:- Importanza dell’atteggiamento positivo e di sostegno delle autorità locali.

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• Relazioni con associazioni simili in altre zone del paese e all’estero.• Organizzazione di feste ed eventi nella comunità per mobilitare l’intero territorio e creare socia-lizzazione.• Collaborazione tra associazioni e autorità locali. Includere un’associazione in una partnershippiù ampia crea fiducia e apre nuove opportunità.• Inclusione delle associazioni locali in una partnership di sviluppo che copra un’area territorialepiù vasta.

Prospettive Le associazioni di Ozolaine sono tra le più avanzate nella partnership di Rezekne, con una gammadi attività diverse e di progetti ambiziosi per il futuro. Possono contare su una solida automotiva-zione delle persone coinvolte, oltre a conoscenze e capacità. Il coinvolgimento dei giovani, tra cuimolti studenti del Rezekne University College, aggiunge forza alle azioni della comunità. In futu-ro, possibili problemi potranno derivare da un’eccessiva dipendenza dell’azione collettiva da pochileader e da difficoltà nel reperire i fondi per l’ambizioso progetto del Centro per la Comunità.

Caso 3 - Associazioni femminili in Lettonia, con particolare attenzione

per l’associazione del distretto rurale di Bauska

Presentazione generale dell’iniziativaL’iniziativa dell’associazione femminile del distretto rurale di Bauska è riconducibile a una cresci-ta generale delle associazioni femminili sia nelle aree rurali che nei centri urbani avvenuta in tuttoil paese negli ultimi anni. Le aree di interesse comprendono i diritti politici e sociali delle donne,l’educazione e l’assistenza sociale. Caratteristica di queste associazioni femminili è che spesso loscopo primario è la socializzazione di per sé. Le donne si incontrano per condividere le esperien-ze quotidiane, discutere delle faccende locali e ricevere un reciproco sostegno. Sono molte ledonne nelle aree rurali che si trovano in condizioni sociali svantaggiate – ragazze madri, lavora-trici saltuarie etc. La partecipazione alle associazioni femminili offre loro anche un sostegno mora-le. Talvolta da questi incontri nascono invece delle attività come, per esempio, mostre di prodot-ti fatti a mano, escursioni, corsi di psicologia sociale o d’impresa.

Motivazione → problematiche → scopi• Stabilire un centro femminile in Bauska e unire le associazioni femminili rurali del distretto ealtre organizzazioni non governative in un consorzio che possa coordinare e supportare il lavorodelle associazioni nel distretto di Bauska.• Stabilire relazioni con associazioni in altre regioni della Lettonia e all’estero per favorire i con-tatti commerciali dei residenti.• Fornire informazione e formazione ai residenti.• Motivazione politica: proteggere gli agricoltori e le comunità rurali dal “lavaggio del cervello”dei partiti politici.

Sede/Indirizzo Distretto di Bauska, Lettonia.

Fasi • 1999: viene fondata l’associazione femminile di Bauska (BRWC) che tiene programmi di forma-zione in materia di impresa e di psicologia;• si creano anche molte altre associazioni femminili in altre comunità rurali del distretto;• 2000: la BRWC organizza un convegno della popolazione femminile rurale;• 2001: la BRWC prende parte all’organizzazione della conferenza femminile della regione diZemgale e stabilisce contatti in quella regione.• 2002: l’associazione crea il network delle associazioni nel distretto di Bauska.

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Attori principali• Associazione femminile di Bauska • Agenzie di consulenza rurale• Programma di Partnership Baltico-Americano (BAPP)• Centro Assistenza Sociale di Bauska• Associazioni rurali di Bauska (pensionati, agricoltori etc.).

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave • Cooperazione tra associazioni

• Protezione e rappresentanza degli interessi locali• Facilitazione delle attività d’impresa.

Pratiche di comunicazione• Comunicazione interna: le leader dell’associazione femminile di Bauska hanno un ruolo guidacruciale nell’avvio e nella realizzazione dei progetti.• Comunicazione esterna: comunicazione tra associazioni e altri attori; ruolo specifico della comu-nicazione non formale.

Prospettive Stabilire un centro per le associazioni del distretto è il progetto più grande della BRWC. L’asso-ciazione era nata con l’obiettivo di favorire incontri sociali, ma attualmente ha acquisito il poten-ziale per avviare attività economiche e anche politiche collettive. Il sostegno finanziario che deri-va dal Programma di Partnership Baltico-Americano renderà possibile alle associazioni di Bauskamantenere la posizione di gestione del network.

Caso 4 - Collaborazione e fusione delle municipalità in Lettonia:

il caso della regione di Preili

Presentazione generale dell’iniziativaLa creazione della regione di Preili tramite la fusione tra la città di Preili e altre municipalità rura-li confinanti è avvenuta a seguito di una riforma territoriale e amministrativa, che intendeva razio-nalizzare e migliorare il lavoro delle municipalità locali.

Motivazione → problematiche → scopi• La fusione delle municipalità dovrebbe contribuire allo sviluppo delle infrastrutture pubblichetramite la maggiore disponibilità di risorse.• Prospettive di sviluppo di progetti economici, come ad esempio il turismo ecologico.• La fusione dovrebbe razionalizzare l’amministrazione del distretto, ottimizzare le risorse finan-ziarie, migliorare la qualità dei servizi.• Nel frattempo, mette in luce gli interessi conflittuali esistenti tra politici, governi locali e resi-denti rurali.

Sede/Indirizzo Regione di Preili, Lettonia.

Fasi • 1998: Legge di riforma del Territorio e dell’Amministrazione.• 1998: viene creato il Consiglio delle municipalità della regione di Preili; vengono proposti, esa-minati e discussi pubblicamente vari progetti riguardanti il distretto unificato di Preili (costituitodall’attuale distretto e da diverse municipalità confinanti).• 2000: il governo approva con un decreto la creazione del distretto unificato di Preili.• 2000: il Consiglio della città di Preili accetta il progetto di unificazione del distretto.• 2000: il distretto di Preili riceve un finanziamento statale per la realizzazione del progetto difusione.

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Attori principali• Politici locali, deputati • Lo staff delle autorità locali • Gruppi di residenti • Media locali(ad es. insegnanti, imprenditori etc.)

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave • Riforma territoriale e amministrativa

• Fusione della comunità• Cooperazione a livello di municipalità• Relazione tra comunità rurali e centro urbano• Cambiamento della struttura e delle relazioni di potere• Fornitura di servizi • Sviluppo locale

Pratiche di comunicazione• Comunicazione interna:

- Comunicazione tra autorità locali. Ci sono state intense discussioni tra i vari rappresentanti.- Ogni municipalità coinvolta nel processo di unificazione ha tenuto degli incontri per i residenti. La partecipazione variava considerevolmente a seconda della municipalità. In generale, il livello di competenza nella popolazione era basso.

• Comunicazione esterna::- Comunicazione tra autorità locali e governo centrale.

Prospettive Diversi studi indicano che la fusione favorirebbe lo sviluppo rurale e regionale migliorando lacapacità amministrativa, le infrastrutture e i servizi sociali, attirando finanziamenti, creando con-dizioni più favorevoli per le imprese. Essa faciliterebbe inoltre gli scambi economici e di forzalavoro tra piccoli centri urbani e insediamenti rurali. L’unificazione del distretto ha portato consé una certa centralizzazione del potere. Tra i politici locali e i residenti rurali ci sono persone afavore e persone contro questo processo. I timori principali riguardano la possibile perdita di postidi lavoro e le difficoltà di accesso ai servizi per i residenti delle zone più remote. I più interessatiall’unificazione erano i deputati locali e, in minor misura, le imprese, mentre le amministrazionimunicipali e alcuni gruppi di residenti erano contrari all’iniziativa. La maggior parte della popo-lazione non ha avuto parte attiva nel processo.

Caso 5 - Policy network di attori forti: il caso dell’Associazione Lettone

delle Organizzazioni Agricole

Presentazione generale dell’iniziativaL’Associazione Lettone delle Organizzazioni Agricole (LAAO) è un consorzio di 40 diverse asso-ciazioni di produttori agricoli e imprese di trasformazione. Scopo principale è proteggere e pro-muovere gli interessi dei produttori agricoli nei processi decisionali del governo. La LAAO è gover-nata da un comitato eletto e l’organizzazione è presente in tutte le regioni della Lettonia.

Motivazione → problematiche → scopiPer proteggere e promuovere gli interessi degli agricoltori, la LAAO è presente in un Comitato diConsultazione di politica agricola con il Ministero dell’Agricoltura. Tale Comitato è costituito darappresentanti della LAAO (tutte le associazioni che ne fanno parte sono rappresentate nel Comi-tato) e del Ministero dell’Agricoltura (il Ministro, il Segretario di Stato, i Direttori di diparti-mento ed esperti su invito). Si tengono degli incontri a scadenza regolare per discutere di temiconnessi alle politiche agricole, elaborare e rivedere le proposte stilate dal Ministero riguardantiper esempio i sussidi agli agricoltori, i regolamenti per l’allocazione dei fondi del Programma

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SAPARD dell’Unione Europea etc. Esiste un accordo tra il Ministero e la LAAO che prevede cheogni documento importante di politica agricola prima di essere sottoposto al governo vengadiscusso e votato dal Comitato.

Sede/indirizzo L’organizzazione ha un ufficio centrale a Riga (nell’edificio che ospita il Ministero dell’Agricoltura) e sedi distaccate in tutte le regioni.

Fasi • 1992-1999: fondazione di diverse associazioni agricole• 1999: fondazione della LAAO

• 2000: creazione del Comitato di Consultazione come istituto di dialogo politico tra la LAAO

e il Ministero dell’Agricoltura• 2000-2002: regolari consultazioni politiche tra la LAAO e il Ministero.

Attori principali• 40 associazioni di produttori agricoli e industrie di trasformazione• grandi produttori agricoli• industrie di trasformazione• Ministero dell’Agricoltura• agronomi, esperti, consulenti.

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave • Comunicazione tra imprese

• Consolidamento di interessi delle imprese• Comunicazione tra imprese e governo• Promozione delle imprese nelle decisioni del governo• Network decisionali tra imprese e governo.

Pratiche di comunicazione• Comunicazione interna: struttura interna dell’Associazione che aiuta a comunicare e a consoli-dare gli interessi degli agricoltori; dialogo, negoziati, compromesso degli interessi d’impresa indi-viduali.• Comunicazione esterna: il Ministero sottopone ogni proposta politica alla LAAO, che la rivede alivello regionale. Solo dopo che la LAAO ha espresso il proprio parere, il Ministero presenta le pro-poste al Gabinetto dei Ministri. Pochi anni fa la LAAO rivedeva le bozze di legge preparate dal Mini-stero dell’Agricoltura. Oggi partecipa invece a tutte le proposte politiche che possono influenzaregli interessi agricoli provenienti da tutti i Ministeri. La LAAO ha dunque accumulato esperienze dicollaborazione con il Ministero dell’Agricoltura e questo è stato un processo di apprendimento. Larecente politica di governo orientata verso processi decisionali più aperti e consultazioni pubblicheevidenzia ulteriormente il coinvolgimento della LAAO nei processi di formulazione politica. Esclusione di attori deboli, ad es. piccoli agricoltori, gruppi svantaggiati della popolazione rurale.Esclusione di altri attori forti, come gli importatori del settore agroalimentare.

Prospettive Questo caso è interessante e rappresenta significativamente il punto di vista sulle pratiche comu-nicative degli attori agricoli economicamente forti e il network strategico con le istituzioni digoverno. Questa esperienza dimostra anche il successo e la crescente efficacia dei network traimprese e governo in termini di rappresentanza non bilanciata di pubblici interessi. Il problemaprincipale consiste nella scarsa rappresentanza degli interessi di gruppi di popolazione rurale pove-ri o svantaggiati. La LAAO ha dimostrato di avere delle riserve nell’ingaggiare un dialogo politicocon questa tipologia di gruppi, come anche nei confronti dei piccoli agricoltori. Il Ministero del-l’Agricoltura in questo contesto deve determinare quali policy network intende sviluppare per con-frontarsi con gli attori rurali deboli.

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Caso 6 - Sviluppo della comunità: il caso del Forum dei cittadini di Lielvarde

Presentazione generale dell’iniziativaLielvarde è una cittadina che dista circa 50 km da Riga. Nel 2000 la comunità fece richiesta di unfinanziamento all’interno del Programma di Partnership Baltico-Americano (BAPP) per scopi filan-tropici da attuare nella comunità. Il finanziamento venne concesso e le città di Lielvarde e Talsisono state le prime due comunità in Lettonia a costruire una tradizione di filantropia locale. Gliscopi sociali obiettivo del progetto consistono in una cooperazione tra associazioni e tra la popo-lazione e le istituzioni per risolvere problemi concreti tramite le risorse disponibili all’interno dellacomunità. L’enfasi è riposta sulla mobilitazione e sull’uso di tempo, capacità e risorse finanziariedei residenti, delle autorità e delle imprese locali. La filantropia sociale si configura come un’ulte-riore forma di volontariato che, per così dire, si centra sulla cooperazione tra residenti. Circa 101persone prendono parte al progetto. Temi di discussione e potenziali aree di lavoro comprendo-no lo sviluppo delle infrastrutture, il miglioramento delle strutture ricreative, le attività sportive,le condizioni edilizie, l’educazione, la cultura e l’immagine della città.

Motivazione → problematiche → scopi• Coinvolgere gli abitanti di Lielvarde nella governance locale e nella soluzione concreta di pro-blemi locali.• Stabilire la comunicazione tra governo locale e cittadini• Promuovere la filantropia sociale.

Sede/indirizzo Città di Lielvarde, Lettonia

Fasi • 1998: il Parlamento lettone approva la Legge sulla pianificazione e lo sviluppo territoriale, se-condo la quale la popolazione locale ha diritto di prendervi parte. Rimane competenza del gover-no locale individuare i modi della partecipazione.• 2000: la comunità riceve un finanziamento BAPP. • 2002: si organizza un Forum dei cittadini che coinvolge 70 residenti nella discussione dei temidello sviluppo locale.

Attori principali• Programma di Partnership Baltico-Americano• Governo locale di Lielvarde• Centro ONG di Riga• Ufficio di Lielvarde per le Relazioni Internazionali e lo Sviluppo dell’Educazione• Comitato Direttivo del Forum • Abitanti di Lielvarde • Media• Imprese• Istituzioni scolastiche locali.

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave filantropia sociale, pianificazione territoriale, partecipazione.

Pratiche di comunicazione• Comunicazione interna: indagine tra i cittadini di Lielvarde sulle loro opinioni rispetto alle prin-cipali tematiche che interessano la comunità locale; comunicazione tra organizzatori, ComitatoDirettivo del Forum e gruppi di residenti.• Comunicazione esterna: comunicazione tra BAPP, governo locale di Lielvarde, centro ONG, eComitato Direttivo del Forum.

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Prospettive Si sono formati cinque gruppi di lavoro su diverse aree tematiche. Tutte le idee proposte al Forumsono state riesaminate dalle istituzioni locali e integrate nel Piano di Sviluppo Territoriale di Liel-varde. Rimane da vedere se la forte motivazione e l’entusiasmo dei partecipanti al Forum conti-nuerà nel tempo e se questo è riuscito a stabilire una nuova tradizione di comunicazione tra gover-no locale e popolazione. Si prevede che il Comitato Direttivo del Forum darà avvio a un Comi-tato per gli Affari Sociali. Tre fattori si sono finora rivelati cruciali per il successo dell’iniziativa: ladisponibilità di capacità e risorse dei partecipanti, la rivitalizzazione dello spirito comunitario dellapopolazione (la composizione monoetnica della zona è stata forse fondamentale) e il sostegnofinanziario derivato dal Programma di Partnership Baltico-Americano e dal centro ONG.

Caso 7 - Cooperativa nazionale di agricoltura biologica

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Dati i limiti del settore biologico in Lettonia (assenza di trasformazione e distribuzione separate,bassa capacità d’acquisto, scarsa conoscenza dei prodotti biologici tra i consumatori etc.) e le stra-tegie di marketing individuali che sono per lo più insufficienti a superare questi limiti, la formacooperativa è considerata una soluzione per il biologico in quanto permette di consolidare pro-duzione, marketing e vendita.

Sede/indirizzo Riga, Lettonia.

Fasi • Nel 1998 durante un incontro di associazioni di agricoltori biologici, diversi attori presenti sulmercato espressero la volontà di instaurare relazioni con gli agricoltori per trasformare e distribui-re i loro prodotti. Dato che la richiesta prevedeva forniture regolari di prodotti biologici che nonpotevano essere soddisfatte dai singoli agricoltori, essi scelsero di collaborare con una cooperativa.• Riconoscimento della necessità di cooperare in una prospettiva di mercato tra le associazioniregionali di agricoltori biologici.• Discussione sulla opportunità di fondare una cooperativa alla riunione nazionale annuale degliagricoltori biologici del 2000.• Decisione di rimandare la fondazione della cooperativa a seguito di carenze organizzative, finan-ziarie e produttive.

Attori principali• Agricoltori biologici• Operatori del mercato (ad es. supermercati, ristoranti, hotel)• Consiglio dell’Associazione Lettone delle Organizzazioni di Agricoltura Biologica.

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave Mercato dei prodotti alimentari biologici, consolidamento dell’agricoltura biologica.

Comunicazione top-down, mancanza di legami economici orizzontali.Comunicazione esterna individuale.

Pratiche di comunicazione • Comunicazione interna:- Diversi incontri tra i gruppi di agricoltori biologici a livello locale e nazionale in vista della crea-zione della cooperativa.- Gli agricoltori biologici sono dislocati in tutto il paese e questo ostacola un’efficace comunica-zione giornaliera e la cooperazione economica. Tuttavia, ci sono alcuni casi di cooperazione inriferimento a macchinari, scambi di sementi etc.- Differenze e conflitti interni tra gli agricoltori biologici ostacolano un’efficace comunicazionecon altri operatori del mercato. I conflitti riguardano le strategie di mercato (agricoltori impren-

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ditori e di sussistenza) ed è anche conflittuale la relazione tra motivazione forte orientata verso imetodi biologici e le necessità di marketing. • Comunicazione esterna:la maggior parte degli agricoltori biologici ha sviluppato attività di mer-cato e network individuali; le iniziative per sviluppare strategie comuni sono state promosse (anchese senza risultato) dagli operatori del mercato interessati.

Prospettive La creazione della cooperativa rimane un progetto per il futuro che dipenderà dalla volontà ecapacità degli agricoltori biologici (e non solo dei loro leader) di superare gli attuali ostacoli, comela mancanza di capacità d’impresa e l’individualismo.

Caso 8 - Cooperativa di credito rurale a Veselava

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Stabilire una cooperativa di credito rurale per migliorare l’accesso ai piccoli crediti per le impreserurali e per la popolazione.

Sede/indirizzo Veselava, Lìgatne e Taurene nel distretto di Cesis, Lettonia.

Fasi • Negli anni 1920-1930 c’era un vasto movimento di cooperative di credito in Lettonia.• Nel 1995 non esistevano cooperative di credito nel Paese.• Nel 1996 viene fondata la prima cooperativa di credito a Veselava.• Nel 1997 ne vengono fondate altre nelle vicine municipalità di Lìgatne e di Taurene.• Tra il 1998 e il 2002 vengono fondate almeno 12 cooperative di credito.• Nel 2000 nasce l’Associazione Lettone delle Cooperative di Credito.

Attori principali• Leader delle municipalità locali• Azionisti delle cooperative di credito• Imprenditori locali• Residenti e famiglie come membri della cooperativa• Il Progetto di Sviluppo rurale della Banca Mondiale in Lettonia• Istituti bancari• Associazione delle cooperative di credito• Consulenti finanziari e legali.

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave • Fiducia

• Sviluppo graduale• Larga partecipazione• Estensione dei network economici della comunità.

Pratiche di comunicazione • Comunicazione interna:- Creazione della cooperativa e crescita dei partecipanti sono stati processi graduali di costruzio-ne di fiducia, persuasione delle persone, apprendimento delle norme, acquisizione di conoscenzedi natura finanziaria, organizzazione pratica e amministrativa per registrare la cooperativa, distri-buzione di prestiti.- Relazioni di comunità, comunicazione, fiducia e controllo sono state tutte parti essenziali perrendere operativa questa particolare tipologia di impresa cooperativa. I membri sono passati dagliiniziali 20 azionisti agli attuali 102.

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• Comunicazione esterna: i prestiti sono disponibili anche per i non membri che sono residentinella comunità.

Prospettive All’epoca della fondazione, la motivazione principale stava negli interessi convenienti offerti dallacooperativa, che erano molto più bassi di quelli delle banche commerciali. Attualmente le banchecommerciali invece offrono prestiti a interessi ancora più bassi di quelli delle cooperative di credito.La fiducia della comunità nella cooperativa, che ha dei progetti di espansione, rimane comunque alta.La competizione del settore bancario potrebbe tuttavia compromettere questo progetto locale.

Caso 9 - Comunicazione tramite eventi e manifestazioni:

Giornate dei Boschi, un’attività locale per una selvicoltura sostenibile

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Le cosiddette Giornate dei Boschi sono eventi educativi popolari che si tengono ogni anno inmolte comunità rurali della Lettonia, allo scopo di aumentare la pubblica consapevolezza per unaselvicoltura sostenibile, la necessità di ri-forestazione e la protezione dell’ambiente forestale. Que-ste Giornate sono organizzate dal Servizio Forestale dello Stato e dalle municipalità locali. Lemanifestazioni prevedono diversi eventi, tra cui corsi di formazione per i selvicoltori, lezioni infor-mative per i bambini nelle scuole, gare di pulizia dei boschi e impianto di nuovi alberi.

Sede/indirizzo Municipalità di Zasas, Kùkas, Viesìtes e Sùnas nel distretto di Jèkabpils.

Fasi • A Zasa, le Giornate dei Boschi hanno una lunga tradizione storica e le prime furono organiz-zate nel 1932.• Il comitato organizzatore, che comprende personale del Servizio Forestale, rappresentanti loca-li, imprenditori e insegnanti si incontra sei mesi prima dell’evento per tracciare un piano d’azionee determinare i gruppi di lavoro.• I gruppi di lavoro pianificano gli eventi didattici, i corsi informativi e le varie gare.• Il programma viene distribuito alle parti interessate e pubblicato sui quotidiani locali.• In concomitanza con la manifestazione nelle scuole si organizza un progetto settimanale.

Attori principali• Servizio forestale statale • Servizio forestale di Jèkabpils• Scuole locali • Associazione infantile ‘Mazpulki’• Municipalità locali • Media locali• Imprese • Selvicoltori

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave • Tradizione locale

• Selvicoltura sostenibile• Rafforzamento della comunità.

Pratiche di comunicazione • Comunicazione interna: molteplicità e diversità degli attori coinvolti; efficace coinvolgimentoistituzionale e personale nell’azione collettiva.• Comunicazione esterna: accurata pianificazione degli eventi e informazione sulla manifestazionee sui suoi scopi.

Prospettive • Le Giornate dei Boschi sono un tipo di comunicazione che è espressione della tradizione loca-le e si può prevedere che continueranno anche in futuro.• Coinvolgimento della comunità in una selvicoltura sostenibile.• Costruzione di consapevolezza ecologica.

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Note Le Giornate dei Boschi sono eventi di comunicazione con una lunga tradizione storica. Il loro suc-cesso deriva dal sostegno pubblico-istituzionale e dal coinvolgimento di attori diversi.

Caso 10 - Iniziativa economica giovanile

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Cinque ragazze undicenni della scuola media di Nereta in gruppo hanno avuto l’idea di creareun’impresa di studenti durante il loro corso di economia elementare. La motivazione di base eradi mettere in pratica la conoscenza teorica e di migliorare la situazione economica personale. Lalegge permette agli studenti di creare le cosiddette “imprese di apprendistato”. Dopo aver svilup-pato un progetto e creato l’impresa, le ragazze si sono divise le responsabilità. L’attività principa-le riguarda la produzione e la vendita di oggetti artigianali. La reazione della comunità è statapositiva.

Sede/indirizzo Nereta, nel distretto di Jèkabpils.

Fasi • Creazione dell’impresa studentesca e registrazione legale.• Creazione della struttura organizzativa e inizio delle attività.• Individuazione dei mercati e dei consumatori, principalmente tra gli insegnanti e i compagni,ma anche tra gli abitanti della comunità.• Attività di marketing, pubblicità nelle scuole e sui quotidiani locali, elaborazione del logo delladitta.• Organizzazione del mercato mensile alla scuola.• Cooperazione con i negozi locali.• Formazione nel programma “Realizzazioni giovanili” e certificazione.

Attori principali• Studenti • Insegnante• Autorità scolastiche • Negozianti locali• Residenti locali • Realizzazioni giovanili, aiuto USA

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave

• Educazione economica • Impresa di apprendistato• Sviluppo dell’artigianato • Network economico

nella comunità locale • Iniziative economiche giovanili

Pratiche di comunicazione • Comunicazione interna:- Forte motivazione economica e interesse individuale come basi per la cooperazione; sussisteva-no ancora problemi di comunicazione nel gruppo al momento della divisione dei compiti.Comunicazione e iniziativa fornite principalmente da un leader.

• Comunicazione esterna:- Il ruolo dell’insegnante nello sviluppo dell’iniziativa economica.- Determinate attività di marketing hanno creato relazioni efficaci con i clienti e i negozi dellacomunità.• Supporto e consulenza fornite dal programma “Realizzazioni giovanili” e atteggiamento posi-tivo della comunità verso le giovani imprenditrici.

Prospettive L’iniziativa è percepita come una fonte di conoscenza e di esperienza che può essere utile per ilfuturo, anche se in questo caso il tema della sostenibilità non è appropriato.

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Note I giovani sono tra i gruppi di popolazione più socialmente attivi nelle comunità rurali, e tuttaviail loro ruolo futuro dipende dai percorsi educativi e dalla mobilità. Sebbene i giovani possanomobilitare network comunicativi piuttosto facilmente, la loro attività non porta necessariamentealla realizzazione di progetti più vasti nelle loro comunità locali.

Caso 11 - Comunicazione economica: il caso di un’azienda cerealicola diretta

di medie dimensioni

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

Il proprietario ha creato un’azienda di successo di produzione di grano da otto anni a questaparte. Egli è consorziato con altri produttori per il trasporto e il marketing. Gli agricoltori riten-gono che la produzione specializzata e la cooperazione siano condizioni cruciali per il successo.Si considerano reciprocamente competitori e partner.

Sede/indirizzo Municipalità di Viesìte nel distretto di Jèkabpils.

Fasi • Nel 1994 viene avviata l’azienda agricola su soli 6 ettari di terra e una resa pari a 2 tonnellatedi grano per ettaro.• Comincia la comunicazione con i possibili partner.• Si prendono contatti con la sede locale del Servizio di Consulenza agli Agricoltori.• Acquisto di un nuovo trattore e altri macchinari.• Miglioramento del suolo, tuttora in atto.• La superficie dell’azienda è cresciuta gradualmente fino agli attuali 74 ettari, mentre la produ-zione è arrivata a 4 tonnellate per ettaro.

Attori principali• Un produttore agricolo • Allevatori locali• Altri produttori di grano locali • Cooperativa agricola “Lemesis”;• Servizio di Consulenza

agli agricoltori di Jèkabpils.

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave

• Specializzazione produttiva • Produzione di grano• Network economico • Il profitto come stimolo• Competizione di mercato

Pratiche di comunicazione • Comunicazione interna: agricoltori motivati e con una marcata imprenditorialità hanno datoluogo a un efficace network che facilita la loro ulteriore crescita economica. Il loro slogan è: “Iltuo vantaggio è il mio vantaggio”.• Comunicazione esterna: esiste una comunicazione esterna piuttosto forte che assicura che ilnumero di clienti aumenti di anno in anno.

Prospettive In quanto partner interessati al reciproco successo, la loro comunicazione è molto stretta e il loronetwork tende ad espandersi. Questo caso può essere classificato come un successo di comunica-zione economica rurale. Il produttore agricolo ha convinto i clienti ad acquistare grano di altaqualità da lui e dai suoi partner nonostante il prezzo più alto rispetto ad altri produttori. Ora lesue preoccupazioni riguardano il miglioramento della qualità del suolo e il sostegno ai partner percontinuare ad ottenere un mutuo profitto anche in futuro.

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Caso 12 - Impresa di legnami a Valmiera

Presentazione generale dell’iniziativaMotivazione → problematiche → scopi

L’impresa di legname “Ciedra” è una delle più grandi e tecnologicamente progredite nell’area set-tentrionale di Vidzeme ed è proprietà di due fratelli.Fin dall’inizio essi hanno lavorato con clienti internazionali nella lavorazione di legname di betul-la. Con la crescita dell’impresa, il bisogno di manodopera specializzata e di impiegati è aumenta-to. La comunità locale non era in grado di soddisfare tale richiesta o, secondo le parole di uno deidue imprenditori: “Le aree rurali non sono pronte per il business”. Essi hanno così trasferito l’im-presa nei dintorni della città di Valmiera, dove le infrastrutture, la disponibilità di manodopera edi personale specializzato sono migliori. I proprietari progettano di modernizzare la loro impresatramite prodotti ad alto valore aggiunto.

Sede/indirizzo Municipalità di Valmiera.

Fasi • Quando una vecchia fattoria collettiva fu chiusa, i fratelli avviarono la loro segheria.• Poco tempo dopo essi ricevettero la prima proposta di esportare i loro prodotti e avviarono leattività di export che hanno generato un reddito notevole.• L’impresa cominciò a partecipare alle aste per l’acquisto di foreste e a operare nel taglio dellegname.• L’acquisizione di un cliente inglese a lungo termine ha determinato la loro specializzazione,legno di betulla per la produzione di mobili.• Come membri dell’Associazione Lettone Lavorazione del Legno ed Export Industriale essihanno visitato imprese straniere simili alla loro, hanno partecipato a incontri e mostre in Germa-nia, Francia, Russia e nei paesi scandinavi.• Nel 2001 è stato aperto un nuovo impianto di produzione a Valmiera, perché le vecchie strut-ture non erano più adeguate.

Attori principali• Due fratelli, proprietari della ditta • Clienti locali e internazionali• Fornitori di legno locali • Associazione Lettone Lavorazione

del Legno ed Export Industriale

Aspetti e pratiche di comunicazioneParole chiave: lavorazione del legno; nuove tecnologie; esportazione.

Pratiche di comunicazione • Comunicazione interna: forte comunicazione interna tra imprenditori, condivisione dei rischi edelle responsabilità manageriali.• Comunicazione esterna: efficaci consulenze fornite dall’Associazione Lettone Lavorazione delLegno ed Export Industriale; espansione della comunicazione con i potenziali clienti al di fuoridella Lettonia.

Prospettive Questo è un caso di successo all’interno dell’imprenditoria rurale. Come punto di svolta per lacrescita si configura l’immediato avvio di nuove relazioni attuato al momento della dissoluzionedelle strutture di tipo socialista. I fratelli hanno ora raggiunto il punto di sviluppo più alto dellaloro impresa e hanno in progetto ulteriori investimenti nella moderna tecnologia. Essi guardanoall’allargamento dell’Europa senza temere la competizione e dicono: “L’Europa è venuta da noi”.

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3. Le dimensioni comunicative

3.1 Diversità e tipologie

di comunicazione rurale

Un campione di 30 esempi iniziali e di 12 casidi studio ci consentono di trarre delle conclusionigenerali sulla comunicazione rurale in Lettonia edi individuare alcuni fattori distintivi tipici.• La comunicazione tende ad essere localizzata.• Il numero delle parti coinvolte è minimo.• L’azione comunicativa tende a svolgersi come

evento singolo, di rado appare regolare e alungo termine.

• Le aree tematiche di comunicazione si limitanoin prevalenza ai campi sociali e culturali.

• Ci sono poche iniziative di comunicazione nelcampo della cooperazione economica.

• Ci sono poche storie di successo in termini dirisultati della comunicazione.

• I singoli leader promuovono la comunicazione,che dipende a sua volta da loro.

• La comunicazione si estende da un progettoall’altro, non riesce ad autosostenersi.

• Esiste una generale mancanza di informazione,conoscenza e capacità di comunicazione tra lapopolazione rurale.

• Mancano in generale esperienze positive nellacomunicazione rurale.

• La diffusa depressione sociale ed economicanelle aree rurali ostacola la comunicazione.

• Gli attori forti comunicano meglio degli attorideboli.

Molti esempi di comunicazione sono eventi sin-goli, che mobilitano la collettività, si sviluppanonell’azione, attraggono sostenitori, raggiungonoanche dei risultati, ma poi vengono a decadere enon procedono oltre. Per esempio, un gruppo gio-vanile di danza a Mezvidi nel distretto di Ludza havinto la selezione regionale e ha acquisito il dirittodi partecipare al Festival Nazionale del Canto edella Danza a Riga, mentre le autorità locali hannosostenuto le spese. Dopo la fine del festival, però, ilgruppo si è sciolto. Questo esempio è sintomaticodi una fondamentale dipendenza della comunica-zione dall’entusiasmo da un lato e dalla mancanzadi risorse dall’altro. Questo particolare caso di co-municazione ha avuto successo solo perché i sog-getti individuali erano reattivi, determinati e capacidi auto-organizzarsi solo fin quando è stato dispo-nibile un supporto, anche se limitato. In assenza difinanziamenti regolari l’automobilitazione puòsostenere l’azione collettiva solo a breve termine.

La mancanza di informazione appare come unostacolo primario per la comunicazione rurale. Lapopolazione non conosce i servizi disponibili e iprocessi comunicativi in generale. Secondo leparole di un intervistato, sindaco di un piccolocentro: “La comunicazione rurale è bloccata, c’èuna complessiva mancanza di informazione alriguardo. La comunicazione è associata alla solu-zione di problemi specifici, sui quali la popolazio-ne acquisisce la necessaria informazione, ma nonesiste comunicazione in termini di uno sviluppopiù vasto. La gente non sa come ottenere questeinformazioni”. Gli individui trovano i loro canalispecifici per risolvere i problemi personali, mamanca la volontà o la capacità di comunicare pertrovare soluzioni collettive.

Il sostegno finanziario per le iniziative di comu-nicazione rurale in Lettonia è molto circoscritto.In pratica non ci sono progetti, né misure di sup-porto per le iniziative a livello locale, sul tipo deiprogrammi LEADER negli Stati che già fanno partedell’Unione. L’unica disponibilità è quella dei Pro-grammi di Sostegno delle ONG, finanziati per lamaggior parte da donatori internazionali. Solo nel2002 è stato formato il gruppo di dialogo politicoche dovrebbe essere responsabile dell’elaborazionedelle misure di sviluppo LEADER in Lettonia. I po-litici tuttavia ritengono che nel prossimo futurouna parte degli attuali sussidi all’agricoltura possa-no essere reindirizzati a sostegno dei gruppi di ini-ziative locali, anche se sembrano più interessati adincrementare gli aiuti diretti che a un cambiamen-to nella loro struttura. Le fonti di finanziamentoche appaiono più credibili per il Programma LEA-DER+ in Lettonia potrebbero essere i fondi struttu-rali dell’Unione Europea.

Oltre alle aree o domini della comunicazionerurale delineati in precedenza, come la pianifica-zione territoriale, la coesione sociale, le associazio-ni dei produttori agricoli, il movimento femminilerurale e le partnership di sviluppo, un’area specifi-ca di interazione sociale è rappresentata dalla co-municazione culturale. La cultura è una compo-nente estremamente importante per la vita socialerurale. I collettivi di teatro, gruppi di danza, cori,festival canori, feste nazionali e celebrazioni tradi-zionali fanno tutti parte della vita rurale. Questetradizioni culturali sono però frammentate e c’èuna minore partecipazione nei cori e nei gruppifolcloristici. Al tempo stesso c’è una continuazionedelle tradizioni e anche una loro rivisitazione. Peresempio, i maestri di una scuola rurale nel distret-to di Cesis hanno dato vita a un gruppo teatraleamatoriale, portando gli spettacoli anche in altre

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comunità e incontrando il favore del pubblico. Ep-pure, quando l’attrice principale ha lasciato il grup-po, l’intero progetto è crollato. Questo caso dimo-stra l’alto livello individuale della comunicazioneculturale, come anche la natura precaria dei singo-li progetti.

La protesta è un tipo particolare di comunica-zione rurale. In molti casi la comunicazione ruraleè stata attivata dalle proteste degli agricoltori con-tro le politiche agricole statali. Ad esempio, nell’e-state del 2000 in tutta la Lettonia gli agricoltorihanno organizzato blocchi stradali per protestarecontro i prezzi bassi e le importazioni di prodottiagricoli protetti. Gli agricoltori raggiunsero unaforte mobilitazione e impegno politico, che nonsono presenti invece nella comunicazione regolaree istituzionalizzata del governo. La comunicazionedi protesta è di norma a breve termine e dipen-dente dalla mobilitazione.

La comunicazione rurale può trarre impulsodai grandi progetti di sviluppo. Per esempio, lacostruzione di un vasto impianto di smaltimentorifiuti a livello regionale nelle aree rurali o di unagrande industria di cellulosa hanno suscitato undibattito pubblico. I progetti, però, sono spessodeterminati e dominati dagli investitori e dagliesperti provenienti dai centri urbani e non dagliabitanti delle zone rurali, come nel caso della fab-brica di cellulosa nel distretto di Ozolsalas. Il peri-colo è che nei progetti di sviluppo la comunicazio-ne rurale possa essere sostituita dalla campagna direlazioni pubbliche degli investitori urbani.

I donatori stranieri e le agenzie di sviluppo in-ternazionale possono promuovere la comunicazio-ne rurale. Per esempio, nella zona di Nigrande, neldistretto di Kuldiga, un gruppo di giovani danesiha iniziato un programma di scambi con gli stu-denti locali, che attraverso questa esperienza sisono arricchiti culturalmente e sono diventati piùattivi nella vita della comunità.

3.2 Ulteriori ipotesi di ricerca

L’azione collettiva si sviluppa gradualmentenel processo di comunicazione e necessita di una fase di apprendimento e di riflessioneLe strategie cooperative di sviluppo rurale sono

ostacolate in Lettonia dall’amaro ricordo del col-lettivismo durante il periodo totalitario sovietico,dalla generica sfiducia nella sfera pubblica, dallamancanza di leadership tra la popolazione locale edal senso di esclusione sociale. La recente costitu-zione di associazioni rurali non statali, il loro rap-

porto con i governi locali e con il settore privatofanno ben sperare in un rapido sviluppo dellacomunicazione rurale. I benefici delle strategiecollettive sono piuttosto evidenti. In primo luogo,queste strategie consolidano la partecipazionedemocratica, permettono di costruire una identitàdi comunità per fronteggiare i problemi economi-ci e sociali specifici, hanno dimostrato di poter tra-mutare le iniziative di una comunità in un vantag-gio sia per il pubblico che per il privato.

La mancanza di coordinamento politico ostacola la comunicazione ruraleUno dei principali ostacoli si deve individuare

nella divisione settoriale delle politiche rurali. Oggila politica rurale in Lettonia non ha un centro isti-tuzionale, ma è frammentata tra diversi Ministeri. IlMinistero dell’Agricoltura si concentra sul consoli-damento del settore produttivo agricolo, ma gesti-sce anche un programma di aiuti per la diversifica-zione. Il Ministero delle Finanze incoraggia la cre-scita delle piccole imprese nelle aree rurali permezzo di agevolazioni fiscali. Il Ministero dell’Eco-nomia gestisce un fondo regionale per gli investi-menti pubblici e privati nelle aree meno sviluppatee sta attuando il Programma di Sviluppo SME. IlMinistero della Protezione ambientale e dello Svi-luppo regionale controlla l’allocazione dei fondiper le spese dei governi locali, assistendoli nella pre-parazione della pianificazione territoriale e dellestrategie di sviluppo. Il Servizio di CollocamentoStatale opera con una politica di occupazione attivaattraverso i suoi distaccamenti nelle aree rurali(PHARE, 1998). Ogni Ministero gestisce un pro-gramma specifico in maniera verticistica e manca dicoordinamento. Questo può rivelarsi un grave osta-colo per la comunicazione rurale.

I policy network degli attori rurali forti tendono a escludere gli attori deboliLa collaborazione tra grandi produttori agrico-

li e altri attori rurali “forti” è più efficace dellacomunicazione tra piccoli agricoli e altri attorirurali “deboli”. I produttori agricoli hanno creatodiverse associazioni di categoria che comunicanoattivamente e che hanno costituito un consorzio diassociazioni. La loro comunicazione è rafforzatadalle politiche del Ministero dell’Agricoltura, chesono prevalentemente orientate al sostegno allamodernizzazione del settore agricolo produttivotramite diversi programmi di aiuti. Dunque, sihanno nuovi policy network tra attori forti come loStato e le associazioni di produttori, con una con-seguente potente influenza sulle politiche statali.

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Viceversa, le fasce povere e socialmente esclusedella popolazione rurale sono disorganizzate so-cialmente e politicamente e i loro policy networkprocedono a un ritmo molto più lento. Le politi-che del Ministero dell’Agricoltura e dello Stato ingenerale non appaiono dunque favorire l’organiz-zazione degli attori deboli come invece accade conle associazioni di attori forti.

L’esistenza di attori rurali diversi non indicanecessariamente una comunicazioneLa ruralità può essere vista come uno spazio

aperto nel quale si costruisce per mezzo della capa-cità creativa e degli atteggiamenti (percezioni, pen-sieri e azioni) dei soggetti che vi agiscono (Bour-dieu, 1990). Nella società contemporanea è attivauna molteplicità di gruppi e associazioni che ope-rano nelle aree rurali. Nuove tipologie di attori e dinetwork intrecciano relazioni tra società urbana erurale, tra città e campagna, regioni remote e mer-cati rurali e urbani (Whatmore & Thorne, 1997).Questa complessità di attori amplia le opportunitàdi sviluppo rurale. Gli attori nel nuovo panoramarurale in Lettonia comprendono:• Imprenditori agricoli come attori rurali influen-

ti. Di solito sono produttori su larga scala cheimpiegano tecnologie moderne, vasti appezza-menti di terreno e manodopera dipendente.Svolgono anche una funzione di concentrazio-ne dei terreni e, in qualche misura, della mano-dopera. Sono spesso figure leader nelle associa-zioni di agricoltori e rappresentanti influentidelle élite locali.

• Gli imprenditori non agricoli sono pochi nellamaggior parte dei distretti rurali in Lettonia, mail loro numero tende a crescere. La gamma delleattività rimane limitata e comprende la distribu-

zione, i trasporti e i servizi all’agricoltura, la tra-sformazione. È indicativo, però, che le impresedi maggior successo sono quelle che hanno tro-vato sbocchi commerciali fuori dalla comunità.

• Le élite locali nei distretti rurali e nei piccoli cen-tri sono composte da grandi produttori agricoli,imprenditori e rappresentanti dell’intellighenzialocale. Le élite si sono sviluppate con maggiorerapidità in quelle regioni dove la stratificazionesociale è più forte. Attraverso gli stretti contatticon le autorità locali, le élite partecipano alla pia-nificazione territoriale e in alcuni casi cercano diconsolidare il loro potere a scapito di altri seg-menti delle realtà sociali locali.

• In Lettonia stanno lentamente emergendonuove forme cooperative. Molti tentativi dicreare un uso cooperativo dei macchinari sonofalliti, mentre l’industria casearia è l’area in cuila cooperazione è cresciuta di più. Il successo inun settore e l’insuccesso in altri dimostrano chela cooperazione non dipende in maniera decisi-va dalla marcata impronta individualista delcarattere nazionale lettone, come comunemen-te si ritiene, ma che dipende piuttosto dal livel-lo di produzione, trasformazione e marketingdei rispettivi prodotti. Quanto più sono pro-gredite le tecnologie produttive, di trasforma-zione e di marketing, tanto più numerose sa-ranno le probabilità di attuare la cooperazionein quel determinato settore.

• Ci sono pochi investitori presenti nelle areerurali con capitali provenienti dai centri urbani.Essi sono spaventati dalla carenza di infrastrut-ture, dal basso potere d’acquisto dei residentirurali, dalla scarsa presenza di manodoperaqualificata e dal lungo periodo necessario per ilrecupero degli investimenti.

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Lettonia. Latgale. “… le associazioni promuovono la creazione di relazioni orizzontalitra i membri della comunità e si impegnano nei rapporti con lo Stato e gli enti locali.Le più attive nelle associazioni ruralisono le donne …”

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• Le banche si dimostrano riluttanti a fornire cre-diti alle imprese rurali, perché spesso hannoproblemi collaterali (la registrazione dei terreninelle aree rurali è assai lontana dall’essere com-pletata) e mancano di piani d’impresa adeguati.

• Gli attori economicamente più forti presentinelle aree rurali in Lettonia sono oggi le indu-strie di trasformazione alimentare e del legno,settori in cui è presente una competizione forteche spinge le imprese ad investire. E sonoappunto le industrie alimentari e del legno imaggiori investitori nelle aree rurali e le mag-giori fonti di occupazione. Gli investimenti nel-le tecnologie hanno fatto sì che molte impresemigliorassero la qualità dei prodotti e trovasse-ro mercati per l’esportazione. In questi settorisi sta verificando anche una rapida concentra-zione di mercato.

• Le industrie di trasformazione dislocate neicentri urbani rivestono comunque una certaimportanza in termini di sviluppo rurale perchépotenzialmente o concretamente creano occu-pazione per la popolazione delle aree circostan-ti. Tuttavia, i settori rappresentati non sonomolti e le imprese tessili e di confezionamentosono prevalenti.

• Le compagnie multinazionali sono un fenome-no relativamente raro nella Lettonia rurale, mahanno comunque conquistato la maggioranzadei mercati di pesticidi, fertilizzanti e attrezza-ture agricole. Spesso sono presenti non solocon i prodotti ma anche con servizi di consu-lenza e in questo si trovano in concorrenza conle agenzie di consulenza locali.

• La crescente classe media urbana assume unsempre maggiore impatto sullo sviluppo ruralesia in termini di consumo delle risorse che diproprietà dei terreni e di residenza temporanea.Non è ancora chiaro quali siano gli effetti degliatteggiamenti specifici in riferimento alle realtàrurali e dei nuovi modelli di consumo urbanosull’economia rurale e sulla vita delle comunità.

• Il numero delle organizzazioni non governativee i gruppi di azione rurale, in particolare fem-minili, è cresciuto sensibilmente dal 1996, annoin cui fu lanciato un programma di supporto didonatori stranieri per il terzo settore in Lettonia.

• Le organizzazioni internazionali e le politicheintegrative dell’Unione Europea sono fattorichiave per l’elaborazione delle politiche ruralilettoni e per fornire assistenza tecnica per l’at-tuazione dei progetti di sviluppo ambientale e

rurale. Le nozioni di sviluppo integrato, insie-me ai programmi specifici, sono maturate inLettonia grazie alla cooperazione internaziona-le e ai processi di integrazione europea.

Maturazione di un nuovo spazio istituzionale?Un aspetto critico dello sviluppo rurale è lega-

to all’equilibrio tra una politica, anche finanziaria,centralista e le idee di sviluppo, le esigenze e la par-tecipazione della popolazione locale. È importanteriuscire a fondere politiche verticistiche con inizia-tive che partono dal basso. Il paradigma dello svi-luppo rurale negli anni novanta si basava sull’as-sunzione che i gruppi oggetto del processo di svi-luppo oltre che beneficiari dovessero essere parte-cipanti e autori del processo stesso. Questo sugge-risce che le strategie di successo sono impossibilisenza la partecipazione attiva e collettiva dei resi-denti locali, delle ONG, dell’imprenditoria e deigoverni locali.

Sono molte le iniziative intraprese per affronta-re i problemi rurali e favorire lo sviluppo in Letto-nia, e queste comprendono la pianificazione regio-nale, la creazione di nuovi enti istituzionali, la rivi-talizzazione dei gruppi di azione locali e delleONG, la costituzione di fondi regionali, ambientalie di altra natura, l’avvio di specifiche linee di credi-to rurale e disciplinari di sostegno governativo, lamessa a punto del Programma di Sviluppo rurale edel Programma di Supporto per le Regioni svan-taggiate, così come diversi progetti di assistenzastraniera a livello nazionale, regionale e locale.Molte di queste iniziative richiedono un approcciointegrato top-down e bottom-up.

Sviluppo rurale significa “creare un nuovocampo sociale con nuove regole e nuovi attori. Inquesta partita intervengono nuove relazioni tra gliattori e alle loro disparate forme di capitale si attri-buiscono valori diversi” (Almas, 1998). Per porrerimedio agli urgenti problemi sociali ed economicinella realtà rurale della Lettonia e ottenere unimpatto positivo sistematico sulla vita economica esociale, è necessario percorrere la via del compro-messo tra interessi dei vari attori, conferire la giu-sta considerazione allo sviluppo sia delle risorseumane che delle istituzioni di supporto rurale,implementare l’impulso dato dal libero mercatocon incentivi governativi e adeguare le politichenazionali alle opportunità di accesso all’UnioneEuropea, fino a comprendere una larga partecipa-zione civica a tutti gli stadi di decisione e di attua-zione delle politiche rurali.

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Conclusioni

In Lettonia nella maggior parte dei casi di azio-ne rurale manca una comunicazione propositiva.Prevalgono l’individualismo e la disgregazione, inconseguenza della frammentazione dei preesistentirapporti di proprietà collettiva di stampo socialista.Insieme alla produzione materiale e tecnica di basesi è avuto anche un degrado dei valori collettivi.

In una situazione di povertà rurale diffusa,molti si trovano in regime di sopravvivenza e quin-di hanno scarse opportunità di accesso alla comu-nicazione sociale.

La comunicazione rurale in Lettonia non è isti-tuzionalizzata ed è priva di sostegno organizzativoe finanziario. Dipende strettamente dagli individuie dall’automotivazione, e presenta scarse capacitàdi attrazione e di costruzione di vaste reti di comu-nicazione esterna. Le risorse circoscritte dei gover-ni locali e la carenza di fondi pubblici di sostegnoalle associazioni costituiscono un freno alla comu-nicazione rurale.

Le principali aree di comunicazione rurale sonoquella sociale, culturale e civica sotto forma di par-tecipazione ai gruppi di azione locali e alle ONG.La comunicazione economica e politica rimane insecondo piano.

Le iniziative locali di natura ricreativa, cultura-le e sportiva sono una buona base di partenza percreare nuovi network sociali e progetti collettivi, apatto di ricevere il sostegno delle imprese locali edelle istituzioni.

La comunicazione tra attori forti economica-mente e politicamente appare più intensa ed effica-ce di quella esistente tra attori rurali deboli.

L’attuazione delle politiche agricole nazionali edi sviluppo rurale, insieme alle politiche di integra-zione nell’Unione Europea (ad es. il programma dipre-accesso SAPARD) tendono a privilegiare la co-municazione e i policy network tra attori rurali eco-nomicamente forti. Si può notare il costituirsi dinuove alleanze politiche con un impatto altamenteasimmetrico, che favorisce solo una parte dellapopolazione economicamente avvantaggiata.

Una comunicazione rurale efficiente ha biso-gno dell’accumulo di capitale economico ma anchesociale, a livello di attori individuali che diventinocapaci di formare network comunicativi. La comu-nicazione si sviluppa gradualmente e richiede auto-motivazione, riconoscimento, reciproco supporto,nuove conoscenze, esperienze positive e autorifles-sione.

Le premesse necessarie per una comunicazionedi successo all’interno e all’esterno dei gruppi diazione rurali sono diverse:• interesse e motivazione dei partecipanti;• supporto della comunità;• cooperazione con altri attori locali ed esterni

interessati;• risultati concreti per costruire esperienze positive;• altri esempi positivi in progetti similari e la pos-

sibilità di uno scambio di esperienze;• ricevere consulenza e formazione;• un piano di azione definito.

Riferimenti bibliografici

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Premessa

Prima di entrare nel merito dello studio, rite-niamo importante delineare la prospettiva genera-le della nostra analisi. Una tesi comunemente ac-cettata sostiene che agricoltura e aree rurali si tro-vano a fronteggiare nuove realtà e nuove sfide,ovvero temi politici che dominano il dibattito pub-blico riguardante il comparto agricolo. Questitemi, tuttavia, richiedono un’analisi più accuratadal punto di vista sociale.

La cosiddetta “nuova questione agraria” ricorrespesso nelle citazioni dei sociologi (Van der Ploeg,1993), ma in realtà non si tratta di un tema ineren-te il settore agricolo, quanto piuttosto di un indica-tore di problematiche di natura più generale, ovve-ro di come integrare i temi riguardanti lo svilupporurale all’interno di un più ampio cambiamentosociale. Per questo motivo è necessario per noi ridi-segnare una nuova concezione di cambiamento.

Tale nuova concezione è necessaria in partico-lare per la Germania, paese in cui si sono verificatinegli ultimi anni mutamenti significativi nel setto-re agricolo e nelle aree rurali. Oggi molti cittadini(nonché consumatori) guardano all’agricoltura inmaniera assai critica sebbene in Germania, al con-trario di quanto avviene ad esempio in Francia, ilsettore agricolo e quello agroalimentare non rap-presentino più un pilastro importante per l’econo-mia: nel 2001 il totale delle aziende agricole erapari a 410.000 unità e ormai il settore agricolo co-pre circa solo l’1% della bilancia dei pagamenti.

Il settore, tuttavia, occupa oltre il 50% dellearee non urbane, ovvero aree che sono statemodellate e poi conservate dagli agricoltori e nellequali le pratiche agricole contribuiscono alla mi-gliore utilizzazione del suolo, in particolare permotivi di natura ecologica come ad esempio la pro-

tezione e la rigenerazione delle risorse idriche. Ilruolo sostanziale delle aree a destinazione agricolanel soddisfare obiettivi ecologici è innegabile.Sarebbe perciò fuorviante minimizzare l’importan-za dell’agricoltura in Germania e calcolarne il rilie-vo sociale solo in termini di manodopera impiega-ta, quota di prodotto interno lordo etc.

I temi che riguardano il settore agricolo sonosicuramente molto concreti. I timori di natura eco-logica, inoltre, si basano su dati scientifici che sipossono riassumere in fatti e in cifre, come i livellidi inquinamento e così via. Tuttavia, quando siparla di aree non urbane si deve sicuramente tenerconto anche degli intrinseci fattori culturali pre-senti. La dimensione culturale ha un ruolo moltoforte nel decidere la stabilità o instabilità dellestrutture sociali, così come l’omogeneità delle co-munità. L’attaccamento a una regione o il senso diappartenenza si possono interpretare come forzesociali e culturali passibili di mobilitazione, ancheper scopi economici.

Ma che tipo di nuove realtà e che tipo di sfidesi presentano? Chi sono gli attori e che cosa vo-gliono? Quali sono i prerequisiti per ulteriori cam-biamenti e che tipo di realtà sociale può emergereda questi?

1. Realtà e sfide per gli attori sociali e politici

Questi sono i punti chiave che vogliamo tratta-re di seguito. Dati i molteplici aspetti, non è facilericondurre i problemi entro categorie precise, mavi sono tuttavia due temi principali che vale la penamettere in evidenza.

In primo luogo si devono trovare soluzioni per

Comunicazione e sviluppo rurale. Lo scenario tedesco

Gerold Rahmann, Rainer Oppermann

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gli operatori economici delle aree rurali (in parti-colare gli agricoltori e tutta la filiera alimentare), ingrado di combinare diversi fattori come successoeconomico, progresso ambientale e un insieme dialtri aspetti sociali.

La moderna agricoltura danneggia l’ambientenaturale sotto molti aspetti e spesso in manieramolto grave. Sebbene si notino dei progressi nellaconservazione della natura e nella protezione delleprincipali risorse (suolo, acque, aria), permangonoancora molti problemi derivanti dalle pratiche agri-cole (Rapporto sull’Ambiente, 2002; Umweltbun-desamt, 2002).

Questo è un tema scottante dal punto di vistapolitico perché un vero e profondo cambiamentonel processo di ecologizzazione dell’agricolturanon ha avuto luogo, nonostante gli studi accuratidei problemi e l’abbondanza di iniziative indivi-duali cui abbiamo assistito negli ultimi anni.

Si tratta di un tema socialmente rilevante, per-ché il perseguimento di uno sviluppo sostenibilenon può ignorare il fatto che una società moderna,per poter mantenere le aree rurali come aree dirigenerazione ecologica, necessita urgentemente diun’agricoltura che abbia un futuro.

In Germania questo tema si lega in particolarealla protezione delle risorse di acqua potabile, mavanno indubbiamente ricordate altre questioniconnesse alla rigenerazione che riguardano la pro-tezione del suolo, dell’aria e delle acque in genere.

Da un lato l’agricoltura ha un ruolo importan-te per il mantenimento delle aree non urbane, inparticolare per quanto concerne la biodiversità el’uso delle campagne come aree ricreative, e inalcune regioni tale ruolo deve addirittura essererafforzato: il lavoro degli agricoltori è assoluta-mente necessario per un uso sostenibile del suolo.D’altra parte, in molte zone l’agricoltura ha ancheun ruolo primario per il futuro economico e socia-le. Questo significa che l’agricoltura deve necessa-riamente affrontare un cambiamento, sebbene l’i-dea debba ancora essere accettata e debba tuttoratrovare un sostegno politico.

Anche il tema della protezione animale richiedenecessariamente una nuova o diversa politica agri-cola. Il 21 giugno 2002, il Parlamento tedesco haapportato un cambiamento alla Costituzione cherende la protezione degli animali un obiettivodello Stato. In altri termini, i diritti degli animalinon sono gerarchicamente subordinati ai dirittiumani ma, in caso di conflitto, si deve giungere aduna decisione equilibrata.

Il cambiamento della Costituzione è il puntod’arrivo di un mutamento generale avvenuto nel-

l’opinione pubblica che vede gli animali come“coabitanti” dell’uomo. Chiunque voglia impedireche gli animali soffrano deve insistere sullo svilup-pare e mantenere condizioni di benessere animale.

I sondaggi d’opinione indicano che tali richie-ste trovano largo consenso nell’opinione pubblicae le grandi associazioni di consumatori sostengonola necessità di forme di allevamento appropriatecome base per la decisione rispetto all’acquisto diprodotti di origine animale. Si può presumere cheanche la domanda di prodotti alimentari di qualitàsia legata al tipo di allevamento, alle condizioni ditrasporto e alle forme di macellazione che evitinoinutili sofferenze. Dunque, anche il tema delbenessere animale è un fattore che influenza ilfuturo dell’agricoltura e che si lega direttamentealla richiesta di processi di comunicazione rurale.

In ultimo, ma non per importanza, il dibattitosul cambiamento dell’agricoltura degli ultimi anniindica che le richieste di qualità investono in modototale l’intera filiera, dal processo produttivo agri-colo alla commercializzazione dei prodotti. Qui, lacrisi BSE ha agito come un catalizzatore per inten-sificare la protezione dei consumatori, in particola-re sulla base di due fattori principali. Da un lato siè assistito a una mobilitazione di tutti gli attori eco-nomici del settore agricolo e alimentare interessatia favorire la trasparenza dei processi produttivi e dimarketing, come soluzione per rafforzare la fiduciadei consumatori e trasformarla in successo com-merciale. Dall’altro, si è avuta una richiesta rivoltaalle istituzioni per una maggiore ricerca di qualità eprotezione dei consumatori in termini di supervi-sione da parte del governo dell’auto-controllo eser-citato attualmente dagli attori economici.

Nel dibattito politico cui si assiste in Germaniala nozione di multifunzionalità è usata per lo piùper descrivere la miriade di funzioni legate a unanuova agricoltura. Il problema politico, tuttavia,non è quello di formulare una descrizione onni-comprensiva delle diverse funzioni e ruoli da asse-gnare al settore agricolo, di cui in via teorica nes-suno dubita. Il punto cruciale è, invece, da un latocome convincere concretamente la maggioranzadegli agricoltori ad assumere un nuovo ruolo eaccettare di svolgere nuove funzioni; dall’altro,come convincere un insieme di gruppi sociali pre-senti nelle aree rurali che non è possibile raggiun-gere condizioni di sviluppo sostenibile ignorandogli interessi economici e sociali degli agricoltori ecercando di imporre le proprie soluzioni.

Rimane da chiarire cosa questo significhi per gliagricoltori in termini di reddito, di percezione delproprio lavoro e del proprio ruolo nelle comunità

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rurali e in termini di comunicazione tra agricoltorie altri attori delle aree rurali.

Per esempio, è semplice chiedere agli agricolto-ri di assumere un ruolo sempre più consapevole inqualità di “conservatori” delle aree rurali, ma èassai più complicato tradurre in pratica concettichiari che tengano conto dei loro bisogni, delleprospettive della regione e degli interessi di moltialtri gruppi sociali presenti nelle comunità rurali.

Negli ultimi anni, il dibattito politico in Ger-mania si è dunque focalizzato sempre più sullasoluzione dei conflitti e la realizzazione di struttu-re innovative di cooperazione e comunicazioneche puntassero alla coesione dei vari attori. Dainfruttuoso confronto di principi, il dibattito hapoi portato a sperimentazioni reali a livello regio-nale, e il nodo cruciale riguarda attualmente ilcomportamento e l’interazione degli attori econo-mici e sociali nelle diverse realtà.

La prospettiva di base della nostra analisi miradunque a identificare quali siano queste forme dicomunicazione in determinati campi. Vogliamoindividuare attori e network di relazioni che consi-deriamo promettenti. Di conseguenza vogliamostudiare più a fondo quegli attori che cercanonuove vie di produzione economica, che presenta-no un marketing innovativo e che cercano di inte-ragire a vicenda secondo nuovi modelli.

Un certo numero di casi diversi presenti in Ger-mania pare rispondere a questi requisiti, ma i quat-tro campi di indagine che seguono ci sembrano as-sumere un particolare rilievo:• lo sviluppo dell’agricoltura biologica e la comu-

nicazione degli agricoltori biologici con altrioperatori della filiera alimentare;

• l’emergere di produzioni e canali di marketingregionali e le loro opportunità di sviluppo nellearee rurali;

• le forme di comunicazione intensiva tra i pro-duttori agricoli – sia biologici, sia convenziona-li – e i consumatori sulla base di una comuneridefinizione di ruralità;

• la comunicazione tra agricoltori, amministra-zioni locali e gruppi ambientalisti.In seguito, torneremo sulle ragioni della nostra

scelta. Per il momento è sufficiente fare riferimen-to alla crescita del settore biologico avvenuta negliultimi anni, alla miriade di programmi di svilupporegionali, alle molte nuove forme di cooperazionesempre a livello regionale e ai processi innovativi dicomunicazione che si sono diffusi in Germania.

A nostro avviso, ulteriori fattori, in tema dinuove vie per l’agricoltura e per le aree rurali, sonola globalizzazione dell’industria alimentare e i

cambiamenti delle politiche agricole da parte dellaComunità Europea.

Non c’è dubbio che l’agricoltura sia un settoreorientato al mercato. I mercati hanno avuto unruolo chiave nel ristrutturare il settore negli ultimiquaranta o cinquanta anni, a partire dalla fine dellaSeconda Guerra mondiale. Tuttavia, i mutamentieconomici avvenuti negli ultimi decenni nel com-parto agricolo sono stati sempre accompagnati dapesanti interventi dello Stato.

Il sistema agricolo si trova oggi di fronte a unasvolta cruciale. I segnali che si rilevano attualmen-te e che influenzano le decisioni di tutti gli opera-tori del comparto indicano una netta e forte ten-denza alla deregolamentazione.

Inoltre, si devono considerare anche le nuovesfide poste dalla PAC. Certamente non possiamo co-noscere il futuro, ma sembra ragionevole aspettarsiun cambiamento (relativamente) rapido a seguitodelle potenti spinte che si individuano oggi alla basedelle riforme introdotte dalla politica comunitaria.L’allargamento dell’Unione Europea è solo una diqueste, cui vanno aggiunti gli esiti della politicafinanziaria restrittiva dovuta agli enormi debiti, ilrilievo economico delle compagnie multinazionalisui mercati alimentari e la loro influenza politica.

Non è ancora chiaro se il risultato sarà unamaggiore uniformità dei mercati dominati daigrandi produttori o se si apriranno delle opportu-nità di consolidare o perfino estendere le produ-zioni del settore agroalimentare a livello regionale.Sono presenti in Germania dei programmi politiciche offrono maggiore supporto agli attori regiona-li o locali, ma rimane ancora da vedere se funzio-neranno o meno.

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Germania. Lubeck. Fattoria didattica. “… l’agricolturaha un ruolo importante per il mantenimento delle areenon urbane, in particolare per quanto concerne la biodi-versità e l’uso delle campagne come aree ricreative …”

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A favore delle strategie regionali sussiste co-munque una motivazione forte, ovvero le questio-ni ambientali sono localizzate a livello regionale.Sebbene gli obiettivi generali (ad esempio, i livellidi inquinamento) siano definibili a livello dell’U-nione Europea o dei vari Stati, nella RepubblicaFederale Tedesca la realizzazione di tali obiettivideve tener conto delle specifiche condizioni mor-fologiche, della diversità degli attori rurali, delledistinte situazioni economiche e sociali e perfinodel diverso clima politico. Questo significa chequalsiasi politica di natura ambientale deve conser-vare ampi margini per possibili adattamenti daeffettuarsi a livello regionale.

Di conseguenza attori, istituzioni e mercatilocali o regionali assumono un particolare rilievoche non deriva da una scelta riconducibile allavisione tradizionale riassunta come “piccolo èbello”, ma che invece è sostenibile da una prospet-tiva meramente utilitaristica. Questo non implicache siano inutili le argomentazioni di natura mora-le o a sostegno della decentralizzazione del poterepolitico, bensì vuol dire che sono temi di natura di-versa ma che insieme possono contribuire a raf-forzare lo sviluppo di strategie regionali grazie allapossibilità di formare ampie coalizioni sociali epolitiche di attori e istituzioni.

Il nostro obiettivo è quindi di identificare que-gli attori che, consapevoli delle pressioni derivantia livello globale, scelgono deliberatamente di raf-forzare approcci e strutture di tipo regionale. L’in-dividuazione degli attori, delle caratteristiche co-muni e dei meccanismi delle strategie regionalisono temi centrali per lo sviluppo delle aree rurali,ma rivestono anche un’importanza politica genera-le in quanto connessi ai timori che nel panoramadella globalizzazione non vi sia spazio per approc-ci politici bottom-up.

1.1 Stratificazioni delle regioni rurali

in Germania

Le differenze presenti tra le aree rurali in Ger-mania sono importanti in quanto possono portarea strategie di sviluppo diverse.

In alcune regioni il settore agroalimentare rive-ste tuttora un ruolo chiave per l’economia e la so-cietà rurale; in particolare laddove si pratica l’alle-vamento zootecnico intensivo. Al tempo stesso,sono proprio queste le regioni dove si presentano iproblemi di natura ecologica più gravi e dove è piùforte l’opposizione dei residenti non impiegati nelsettore agricolo. In un simile contesto sorgono

quotidianamente molti conflitti sociali e politiciche hanno ricadute negative in termini di coesionesociale e che investono anche gli agricoltori.

La stessa situazione conflittuale si verifica anchenelle zone che circondano i maggiori centri urbanirispetto all’uso del suolo. In alcuni casi intorno adun’area specifica vanno a sommarsi due, tre o piùrichieste di attori diversi da soddisfare contempo-raneamente: destinazione agricola da parte degliagricoltori; spazio per la costruzione di infrastrut-ture o di nuovi insediamenti da parte delle istitu-zioni centrali, locali e da parte dei cittadini; areeprotette da parte delle istituzioni o delle associa-zioni ambientaliste; produzione di acqua potabileda parte delle istituzioni e dell’industria; interessidi natura turistica e così via.

La risoluzione dei conflitti appare dunque divitale importanza in queste regioni, pena la mancatarealizzazione di uno sviluppo equilibrato fin quandola maggior parte degli attori rurali impiegheranno lapropria influenza politica per combattersi invece dilavorare insieme per un futuro comune.

La situazione opposta si verifica invece nelleregioni che soffrono di specializzazioni economi-che o spaziali, di processi di concentrazione delsettore agricolo e della filiera alimentare. Anchequi possono esservi conflitti sull’uso della terra, mahanno minor rilievo perché quest’ultima non scar-seggia. Il problema principale è piuttosto l’assenzadi operatori agricoli che abbiano interessi econo-mici e sociali consolidati all’interno della regione.Se le attuali tendenze continuano, avremo addirit-tura nel prossimo futuro fenomeni di campagneprive di agricoltori e all’economia locale verrannoa mancare quelle fonti di occupazione e quellerisorse che in precedenza avevano origine dal set-tore alimentare e dall’indotto agricolo.

Il dibattito sul futuro delle aree rurali deve tenerconto di queste differenze di carattere regionale edovrà trovare risposte e soluzioni diversificate.

In Germania è necessario in particolare consi-derare le enormi diversità che si configurano tra laparte occidentale del paese e le regioni orientali acarattere marcatamente rurale. A dodici anni di di-stanza dalla riunificazione, per molte regioni orien-tali il problema principale non è rappresentatodalla crisi dell’agricoltura. A paragone con l’indu-stria e con i servizi, il settore agricolo, nonostanteil permanere di alcuni problemi, si dimostra vitale.Qui il nodo cruciale è semmai l’alto tasso di disoc-cupazione (intorno al 20%), che nasce in parte daldeclino dell’industria alimentare, delle industrielegate al settore agricolo e dei servizi.

Si hanno qui fenomeni di emigrazione della

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popolazione giovanile più specializzata verso leregioni occidentali, che danno origine all’invec-chiamento della popolazione in generale e minanole prospettive economiche della parte orientale,suscitando nuovi problemi di ordine sociale.

In altre parole, non è l’industrializzazione,bensì la de-industrializzazione a creare i maggioriproblemi in queste regioni. Il mutamento delle ca-ratteristiche dei piccoli centri urbani, che diventa-no aree rurali, avviene a seguito di fenomeni dispopolamento piuttosto che di nuovi insediamentio di nuove tipologie di residenti. Il futuro dipendedunque in maniera drammatica dalla creazione dinuova occupazione, spesso legata allo sviluppo diinfrastrutture adeguate.

Dato che il settore appare più redditizio di altri,nella Germania orientale l’agricoltura è vista comepossibile fonte di nuova occupazione, e questo valein particolare per l’industria alimentare e per lefiliere del settore agroalimentare.

Da un simile quadro nascono una miriade diproposte politiche controverse, che tralasciamo didescrivere in dettaglio. La maggior parte degliesperti, comunque, concorda sulla necessità di tro-vare soluzioni innovative, ma il problema è comeindividuarle e come analizzarle, anche in fase ini-ziale. E tuttavia, se lo snodo centrale verte sull’in-novazione, potrà risultare utile tenere conto diquelle strategie innovative che stanno già riscuo-tendo successo.

2. Possibili opzioni per una nuovapolitica agricola e per le strategieregionali

Indipendentemente dall’orientamento politico,qualsiasi osservatore dello sviluppo della politicaagricola e delle aree rurali in Germania si trova difronte a due dati innegabili: che queste arene poli-tiche sono di nuovo attive e che il tema assumesempre maggiore centralità nel dibattito pubblicodivenendo oggetto di un vasto interesse a differen-za di pochi anni fa quando riguardava soltanto glispecialisti o i raggruppamenti di lobby.

La crisi della BSE, che è scoppiata in Germaniaalla fine dell’anno 2000, può e deve essere vista co-

me responsabile di questo mutamento, oltre adaver rappresentato una spinta diretta al cambia-mento del vertice del Ministero dell’Agricoltura ead aver portato all’attribuzione di nuovi compitiper lo stesso Ministero alla fine del 20001.

La crisi è stata anche il punto di partenza per unaserie di iniziative di governo volte a migliorare l’of-ferta di prodotti alimentari e soprattutto per unanuova scelta di obiettivi da includere nelle politicheagricole, che si possono ben riassumere nello slogan“Klasse statt Masse” (letteralmente “classe invece dimassa”, ovvero “qualità e non quantità”). Un’ampiagamma di iniziative politiche individuali trovanoconferma in questo slogan, che fondamentalmentesottende un sistema agricolo orientato secondo gliinteressi dei consumatori, i quali oggi si preoccupa-no maggiormente dei temi della qualità, e al tempostesso vuole sviluppare nuove linee guida per il set-tore. Lo stesso vale per i programmi politici che sirivolgono in particolare alle aree rurali.

Ma per quanto i movimenti politici negli ultimidue anni e l’interesse per il tema delle aree rurali sipossano interpretare come una reazione diretta allacrisi, sarebbe errato trascurare le radici strutturalidella crisi e la pressione derivata da problemi già dalungo tempo presenti. In Germania il cambiamen-to agricolo e lo sviluppo di nuove possibbilità perle aree rurali sono attualmente in discussione. Acosto di apparire cinici, si potrebbe dire che la crisiprovocata dalla BSE è arrivata al momento giustoper smuovere i blocchi contrapposti all’internodelle arene politiche e anche coloro che non con-cordano con le scelte dell’attuale governo si ren-dono conto che un ritorno allo stato precedentesarebbe ormai impossibile. Riportiamo di seguitoun breve elenco dei problemi fondamentali.

Il mutamento strutturale in agricoltura ha por-tato alla chiusura forzata delle aziende agricole alritmo del 3% annuo a partire dagli anni novanta.Nei prossimi anni la tendenza continuerà. Si pre-vede un aumento ulteriore di questa percentualeperché secondo gli esperti il margine tra le struttu-re agricole esistenti e quelle necessarie alla soprav-vivenza è troppo alto2.

Il cambiamento strutturale probabilmente siintensificherà ulteriormente a causa di altri fattorisociali, quali il numero molto alto di aziende agri-

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1 K.H. Funke (SPD) è stato sostituito da R. Künast (Verdi), mentre il Ministero è stato riorganizzato come Ministero dei Consu-matori.2 Nel 2002 su 410.000 aziende agricole in Germania con più di 2 ettari di superficie coltivata, solo 26.000 superavano i 100 etta-ri. Poiché 100 ettari è il valore di riferimento da raggiungere a medio termine per le aziende a conduzione diretta, si può calcolarequanto sia forte la pressione allo sviluppo per le circa 100.000 aziende che attualmente impiegano tra 20 e 50 ettari e che costitui-scono il settore a conduzione diretta (cfr. Agrarbericht 2002, p. 27).

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cole che non hanno un successore. Nel 2001, ilnumero dei giovani agricoltori è rimasto per laprima volta sotto la soglia delle 5.000 (4.275)unità3 e tutte le analisi disponibili sull’argomentoindicano che questo dato mostra l’incertezza o ladifficoltà di prospettive di sviluppo economico,insieme allo stress sociale che investe le famiglie diagricoltori, dovuto a fattori come lunghi periodi dilavoro, scarsa accettazione dell’agricoltura nellasocietà – anche nelle zone rurali – e in particolarelo stress che influenza le donne delle famiglie diagricoltori (Kleine, 1999).

Se si considerano le prospettive delle aziendeagricole dal punto di vista dell’impiego della super-ficie agricola regionale, va ricordato come ulterioreelemento il fenomeno della sub-urbanizzazionecontinua nelle aree rurali. Attualmente, ogni giornosi verifica una perdita di terreno pari a 130 ettaricirca dovuta all’espansione urbanistica, ai progettiper la costruzione di infrastrutture e ad altre formedi edilizia o di insediamenti. Sebbene il compartoagricolo non sia il solo ad essere toccato da questatendenza, ne rimane tuttavia la vittima principale, etale spinta espansionistica suburbana impedisce lacrescita agricola in molte zone geografiche4.

Come conseguenza di questo sviluppo, ma an-che grazie ai processi di concentrazione economicanel comparto della trasformazione alimentare, lestrutture del settore appaiono fortemente ridotte.La concentrazione di mulini e zuccherifici è datempo molto alta. Le industrie lattiero-casearie e

quelle di trasformazione della carne presentano unprocesso di concentrazione molto attivo. Questo èvero anche per il settore dei mangimi, il che signi-fica che siamo di fronte a un mutamento struttura-le delle aree di stoccaggio più importanti in termi-ni di produzione pre- e post agricola. Ciò porta inlarga misura al venir meno di queste potenziali sor-genti di valore dalle aree rurali. Momenti di una de-industrializzazione agricola si possono leggere nelcambiamento strutturale dell’agricoltura e simulta-neamente, il cambiamento strutturale è forzatonelle aree di stoccaggio delle produzioni pre- e postagricole.

Mentre si classificano le conseguenze politichedi tale cambiamento, non ci si può ragionevolmen-te attendere che questo avvenga senza la creazionedi strumenti politici adatti a limitarne gli effetti, omeglio ancora, senza percorsi alternativi in grado diguidare il cambiamento stesso. Questo tocca ancheun insieme di problemi che vanno sotto l’etichettagenerica di questioni ambientali. A questo punto cilimitiamo a menzionare brevemente i deficit ecolo-gici della moderna agricoltura intensiva e rimandia-mo alla letteratura disponibile sull’argomento(Agenzia ambientale tedesca, 1997).

3. Nuovi obiettivi e compiti della comunicazione nelle aree rurali. I diritti alla “comuncazione rurale”

La definizione di obiettivi nuovi o ampliati aseguito delle mutate problematiche è cosa deltutto diversa dall’individuare quali attori debbanorealizzarli e abbiano la volontà di farlo. Il puntocentrale della ricerca per tutti coloro che si occu-pano di “politica di sviluppo rurale” è come colle-gare questi obiettivi alle concrete esigenze impren-ditoriali e quali siano le azioni da intraprendere.

Perciò, allo stato attuale della discussione degliobiettivi e della loro attuazione in Germania, lacosa più importante è studiare le reazioni degliattori regionali coinvolti nei problemi che abbiamoelencato. La realizzazione pratica e le reazioni deidiversi attori, infatti, avranno luogo a livello regio-nale a fronte dei cambiamenti legislativi e dellerisposte dei cittadini o dei consumatori in generale.

A questi aspetti viene dato particolare rilievonella descrizione dei livelli di sviluppo, che segue.

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3 Cfr. BMVEL, Report 3 maggio 2002.4 Si possono osservare tre stadi di intensità del problema. Vicino ai centri industriali e urbani il problema è molto grave. In altrearee rurali non rappresenta un problema grave per gli agricoltori, ma piuttosto l’ipotesi di una seconda fase di sviluppo. Nelle zonescarsamente popolate della Germania orientale, questo non rappresenta assolutamente un problema.

Germania. Lubeck. “… le richieste di qualità investonoin modo totale l’intera filiera, dal processo produttivoagricolo alla commercializzazione dei prodotti …”

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3.1 Produzione e commercializzazione

dei prodotti alimentari eco-compatibili

L’agricoltura biologica ha conosciuto un forterilancio a partire dalla crisi provocata dalla BSE esecondo le stime degli esperti il numero di aziendeagricole biologiche ha oltrepassato la soglia delle15.000 unità.

La quota di mercato per gli alimenti biologici siattesta intorno a un solido 2%. Le stime delle quo-te di mercato in qualche modo possono esserefuorvianti, perché i metodi di rilevamento e le basiper la stima possono variare. È chiaro tuttavia chel’andamento dell’agricoltura biologica in Germa-nia, se confrontato alle quote di mercato, non rap-presenta uno dei primi settori, ma si attesta tutta-via al margine superiore di una larga fascia media esi è sviluppato particolarmente bene negli anni2000 e 2001. Il quadro di un settore dinamicotrova riscontro anche nei dati sulle strutture delleaziende agricole nei settori della trasformazione edella commercializzazione e l’insieme del settorealimentare biologico ha fatto notevoli progressianche nel campo dell’innovazione dei prodotti esta penetrando nei canali di marketing dei puntivendita di alimenti convenzionali.

Poiché i cambiamenti della politica agricolatedesca si basano in misura significativa sul miglio-ramento dell’agricoltura biologica, e sui program-mi che offrono sostegno all’auto-aiuto e tentano dimigliorare le condizioni generali di tutti gli attori,è possibile che l’obiettivo del governo federale diraggiungere un 20% di aziende agricole biologichenel 2010 sarà effettivamente realizzato.

A parte questo, e indipendentemente dalle con-troversie politiche sull’effettivo raggiungimentodello scopo, la crescita dell’agricoltura biologicarappresenta una base primaria per lo studio dei pro-cessi innovativi in agricoltura e nelle aree rurali.

3.2 Il regionalismo come base

dello sviluppo rurale

Una larga parte dei problemi legati allo svilup-po delle aree rurali assume forme specifiche daregione a regione. La soluzione può partire da unastruttura generale prevista dal governo nazionale,ma si devono perseguire concretamente forme emetodi che meglio si applichino alle situazioni re-gionali specifiche. Il regionalismo è un compitoprimario centrato sulla sostenibilità dell’economiaalimentare e sull’assicurare un potenziale di svilup-po economico.

Mettere alla prova le possibilità di svilupporegionale in vari campi economici e in altre aree èdunque per questo motivo un punto di partenzacentrale per l’analisi e la valutazione della comuni-cazione rurale.

3.3 Esperimenti con la protezione

delle falde acquifere nelle aree rurali

Il nostro terzo gruppo di casi di studio è lega-to alla protezione delle falde acquifere e alla dispo-nibilità e sicurezza delle riserve di acqua potabile.Questo genere di inquinamento rappresenta at-tualmente uno dei maggiori punti di conflitto nellearee rurali e secondo molti studiosi, l’inquinamen-to delle acque, che riguarda sia quelle di superficie,sia le falde profonde, rappresenta un problemamolto grave.

I problemi di inquinamento delle acque deriva-no in larga misura dalle pratiche agricole. Essirisultano infatti significativi nelle aree ad agricoltu-ra intensiva, in particolare di allevamento. Insiemeall’uso dei fertilizzanti azotati, gli eccessivi livelli dinitrati presenti nelle deiezioni, che sono molto piùalti della capacità di assorbimento del suolo dispo-nibile per gli allevatori, rappresentano un proble-ma centrale.

Sebbene negli ultimi anni il limite per le sostan-ze azotate sia stato abbassato, rimane ancora moltoda fare. In media in Germania si riscontra un ecces-so di azoto pari a 100 kg per ettaro, con picchi dioltre 160 kg negli allevamenti di suini e pollame.In alcune regioni del Nord (in particolare la partenord-occidentale della Bassa Sassonia e parti dellaNorde-Rhine Westfalia) il livello medio di azoto èancora più alto.

D’altro canto, cittadini e consumatori considera-no l’acqua potabile come un bene pubblico e noncome un prodotto commerciale privato. Renderedisponibile acqua di buona qualità in quantità suffi-cienti è considerato un dovere politico dello Stato.Dato che il problema della quantità di acqua potabi-le al momento non sussiste, il focus politico si con-centra sulla qualità delle acque. Poiché solo in unnumero molto limitato di regioni si verifica un pre-lievo non sostenibile delle risorse idriche, il dibattitopolitico ruota intorno alle strategie da adottare percombattere invece l’inquinamento idrico.

In Germania, l’acqua potabile è prodotta da piùdi 8.000 imprese, per la maggior parte di proprietàdei governi locali. Le imprese private sono un’ec-cezione, anche se risultano maggiormente presen-ti che in passato. Le sorgenti pulite sono la risorsa

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principale per la produzione di acqua potabile e ladepurazione di quelle inquinate è un processocostoso. Dunque, le industrie di acque mineralihanno un forte interesse nella protezione dellerisorse idriche e cercano per esempio di stabiliredegli accordi con gli agricoltori per contrastare lacontaminazione derivante dalle pratiche agricole.Inoltre, le preoccupazioni del pubblico per la sal-vaguardia ambientale e la rilevanza politica chespesso la qualità dell’acqua potabile assume a livel-lo locale portano a concludere che una soluzione aqueste problematiche si trova solo in nuove formedi cooperazione tra tutti gli attori interessati.

In realtà gli attori locali e i diversi livelli di go-verno stanno sperimentando forme istituzionaliz-zate di cooperazione, cercando di individuaremisure di prevenzione che siano accettate da tuttie che siano economicamente vitali.

Per il nostro studio abbiamo individuato le strut-ture cooperative della Bassa Sassonia che contanoormai su un’esperienza decennale, legate a partico-lari aree di protezione delle acque, e dove si hannoforme particolari di compensazione finanziaria pertutte le attività che aiutano a diminuire il livello diinquinamento (in particolare gli agricoltori ricevonodei sussidi per le pratiche agricole che aiutano adiminuire la contaminazione derivante dai nitrati).

Ognuna di queste forme di cooperazione deveessere considerata singolarmente e non può quindiessere generalizzata. Inoltre, appare forte il contra-sto tra i risultati di questi sforzi cooperativi, chedimostrano che il livello di inquinamento idricopuò essere notevolmente ridotto e che gli attoricon interessi diversi possono collaborare, e il per-durare dell’inquinamento idrico del sottosuolo inaltre parti del paese.

Gli attori, le istituzioni e i risultati generali diquesta cooperazione sono noti. L’analisi socialepuò aiutare a completare la nostra conoscenza e afornire un quadro dettagliato degli attori e delleloro realtà economiche e sociali.

Non è facile comprendere perché la coopera-zione abbia successo in alcuni casi e perché sia cosìdifficile migliorare la protezione delle acque incondizioni normali. Presumiamo che l’influenzadelle strutture di comunicazione sia molto forte eche soprattutto lo spirito democratico e nuoveforme di partecipazione siano le ragioni principalidietro al successo di queste cooperazioni. In breve,vogliamo verificare la correttezza dei nostri pre-supposti e identificare un modo per generalizzarequeste forme di comunicazione.

3.4 Integrazione degli attori sociali

nei conflitti economici e politici

I modelli concettuali di riferimento per lo svi-luppo delle aree rurali si sono concentrati sugli atto-ri economici e politici. In maniera simile, la discus-sione sulle opportunità di partecipazione sono statein gran parte ridotte alla questione di come coinvol-gere maggiormente gli attori nella pianificazione delgoverno e nei processi decisionali e come questi ulti-mi possano essere resi più democratici.

Qui non vengono considerate le forme allarga-te di partecipazione che devono comprendere gliattori sociali nei processi decisionali. Il sistemabipolare (governo e impresa) si deve trasformare inun sistema a tre polarità (governo, impresa e atto-ri sociali).

La base di partenza per le aree rurali è la costi-tuzione di un network tripolare di attori in materiadi protezione dell’ambiente, del paesaggio, dellosviluppo spaziale e della pianificazione di infra-strutture (ad esempio: progetti riguardanti il traffi-co) fino a trovare un accordo sulle forme di comu-nicazione per un network di questo tipo.

Il punto che abbiamo scelto per affrontare que-sti temi è laddove i programmi di governo offronospazio a nuovi o più ampi concetti di formazione.Lo scopo qui non è una valutazione dei program-mi, ma il punto chiave è che venga dato accesso asistemi di accordi particolarmente innovativi.

In Germania, si hanno una serie di programmidi avanzamento politico come i LEADER+ che sonocollegati a livello europeo ma decisi a livello nazio-nale o a livello dei singoli Stati federali. Questi pro-grammi hanno in comune l’uso di incentivi finan-ziari per spingere gli attori a cercare nuove oppor-

172 Q U A D E R N O A R S I A 3 / 2 0 0 4

Germania. "….nelle regioni dove si presentanoproblemi di natura ecologica gravi è più forte

l'opposizione dei residenti non impiegati nel settore agricolo…"

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AGRARBERICHT (2002) - Ernährungs- und agrarpoliti-scher Bericht der Bundesregierung, Bonn.

AG REGION LÜBECK (2001) - Entwicklungskonzept Re-gion Lübeck (ERL), Lubecca [non pubblicato].

Report nazionale sull’ambiente (2002), adottato dalGabinetto Federale, Berlino.

Frauen in der Landwirtschaft zwischen Tradition undModerne, Münster.

NIEDERSÄCHSISCHES UMWELTMINISTERIUM UND NIE-DERSÄCHSISCHES LANDESAMT FÜR ÖKOLOGIE (2001)- Umweltbericht 2001 - Teil 2: Politische Bewertung.

NIEDERSÄCHSISCHES LANDESAMT FÜR ÖKOLOGIE (2002)- Grundwasserworkshop des Niedersächsischen Lande-samtes für Ökologie am 29. Novembre 2001 a Hilde-sheim-Tagungsband, Hildesheim.

DASS. (2001) - Anwenderhandbuch für die Zusatzbera-tung Wasserschutz, Hildesheim.

DASS. (2001) - Niedersächsische Wasserwirtschaft aufeinen Blick. Hildesheim.

DASS. (2000) - Ökologischer Landbau in Niedersachsenals ein Beitrag zur nachhaltigen Landwirtschaft undzum Grundwasserschutz - Ergebnisse aus vier Pilot-projekten, Hildesheim.

REGIONALPARTNERSCHAFT LÜBECKER BUCHT (2002) -Bewerbung Regionale Partnerschaft Lübecker Bucht -Stufe II Integriertes Regionales Entwicklungskon-zept [non pubblicato].

UMWELTBUNDESAMT (2002) - Nachhaltige Entwicklungin Deutschland. Berlin.

VAN DER PLOEG J.D. (1993) - Rural Sociology and theNew Agrarian Question. In: Sociologia Ruralis,33(1993): 240-260.

173T R A S F O R M A R E L A C O M U N I C A Z I O N E R U R A L E

tunità di sviluppo per l’agricoltura, il settore ali-mentare o le aree rurali e coprono perciò uncampo di argomenti molto vasto che spazia daiproblemi economici, sociali e politici alle opportu-

nità di sviluppo sotto ogni prospettiva, dall’ecolo-gia alla regionalizzazione della produzione e allestrutture di marketing.

Riferimenti bibliografici

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Collana Quaderni ARSIA

1/97. Supporti conoscitivi per l’attività di consulenza gestionale alle imprese agricolea cura di G. Franchini, G. Lorenzini

2/97. Progetto di meccanizzazione di vigneti su pendici terrazzate a forte declivitàa cura di M. Vieri, M. Giovannetti, P.P. Lorieri, S. Tarducci, M. Zoli, M. Beltrami

3/97. Indagine sugli aspetti ecologici ed economici dei vaccinieti nell’Appennino Tosco-emilianoa cura di I. Ronchieri, T. Mazzei

4/97. L’analisi del processo decisionale in agricoltura secondo il modello EPAAV nell’applicazione ad un caso concreto. I. Malevolti

5/97. Vitigni extraregionali: osservazioni comparative sul comportamento agronomico e tecnologico di 17 cultivar ad uva bianca in ambiente collinare toscano. G. Di Collalto, S. Mancuso, R. Bandinelli

6/97. Alcuni vitigni regionali minori tradizionalmente coltivati in Toscana: principali caratteristiche descrittiveG. Di Collalto, R. Bandinelli

7/97. Osservazioni comparative su alcune forme di allevamento della vite in ToscanaG. Di Collalto, R. Bandinelli, P. Petroni

8/97. Osservazioni comparative sulla produttività delle viti e la maturazione dell’uva in alcuni cloni di vitigni toscaniG. Di Collalto, M. Giovannetti

9/97. Ricerche sul germoplasma viticolo della Toscana: 1. Vitigni ad uva da coloreP.L. Pisani, R. Bandinelli, A. Camussi

1/98. Il bacino idrografico del torrente Sova in Casentino. Studio preliminare per la pianificazione degli interventi di sistemazione idraulico-forestale in un bacino montano. R. Chiarini, C. Fani, M. Miozzo, G. Nocentini

2/98. Introduzione alla “Qualità” nel settore agroalimentare. P. De Risi, R. Moruzzo3/98. Linee guida per l’applicazione del D.Lgs. 155/97 nelle aziende agricole toscane. Settore vinicolo4/98. Linee guida per l’applicazione del D.Lgs. 155/97 nelle aziende agricole toscane. Settore oleicolo5/98. Linee guida per l’applicazione del D.Lgs. 155/97 nelle aziende agricole toscane. Settore miele6/98. Linee guida per l’applicazione del D.Lgs. 155/97 nelle aziende agricole toscane. Settore ortofrutticolo7/98. L’innovazione nell’agricoltura toscana. Analisi del fabbisogno e criteri per la definizione delle priorità di azione

G. Brunori8/98. Il Vin Santo in Toscana. Composizione e caratteri sensoriali. P. Buccelli, F. Giannetti, V. Faviere

ARSIA, la comunicazione istituzionaleal servizio dell’agricoltura

L’attività editoriale

L’ARSIA svolge la propria attività editoriale attraverso unaspecifica linea, articolata in varie collane (monografie, qua-derni tecnici, atti di convegni e seminari, manuali tecnici) eprovvede direttamente alla loro diffusione. L’Agenziaregionale, infatti, pubblica i risultati di studi, ricerche e spe-rimentazioni, realizzati dai propri tecnici o commissionati

all’esterno, con l’intento di fornire attraverso la stampa (outilizzando gli strumenti telematici) il materiale tecnico perla divulgazione e l’aggiornamento.L’elenco aggiornato di tutte le pubblicazioni edite dal-l’ARSIA è consultabile in internet all’indirizzo:

www.arsia.toscana.it/vstore

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1/99. Linee guida per l’allevamento di galliformi destinati al ripopolamento ed alla reintroduzioneF. Dessì Fulgheri, A. Papeschi, M. Bagliacca, P. Mani, P. Mussa

2/99. Il latte ovino in Toscana. Indagine sulle aziende di produzione e studio dell’influenza dei fattori alimentari sulla qualità del latte

3/99. Rapporto sull’economia agricola della Toscana, a cura di R. Pagni4/99. Strategie delle imprese agricole familiari e sviluppo rurale integrato, a cura di I. Malevolti5/99. I danni causati dal cinghiale e dagli altri ungulati alle colture agricole. Stima e prevenzione6/99. Linee guida per l’applicazione del D.Lgs. 155/97 nelle aziende agricole toscane. Settore cerealicolo7/99. Il formaggio pecorino toscano, a cura di R. Bizzarro8/99. Linee guida per l’applicazione del D.Lgs. 155/97 nella produzione delle conserve vegetali9/99. Il legno di castagno e di douglasia della Toscana. Qualità del legno e selvicoltura.

Classificazione e valori caratteristici del legname strutturale

1/2000. Le tecniche di immissione della piccola selvaggina. R. Mazzoni della Stella2/2000. Risultati delle prove funzionali su linee gocciolanti integrali (Parte I). M. Bertolacci3/2000. La coltivazione del fungo pioppino in Toscana. Valutazione della fattibilità tecnica ed economica

di un sistema produttivo. G. Nocentini, M. Coluccia, G. Gaggio, S. Salvadorini

1/2001. L’oidio della vite in Toscana. P. Cortesi, M. Ricciolini2/2001. Linee guida per la ricerca europea nel settore agricolo-forestale e della pesca. G. Torta3/2001. L’igiene dei prodotti agroalimentari. Guida pratica4/2001. Metodologie alternative di lotta alle parassitosi gastrointestinali degli ovini

1/2002. Il miele in Toscana. Miglioramento della qualità e valorizzazione2/2002. Il monitoraggio fitosanitario delle foreste, a cura di A. Guidotti3/2002. Risultati delle prove funzionali su linee gocciolanti integrali e irrigatori a pioggia. Parte II. M. Bertolacci

1/2003. Anagrafe bovina - Istruzioni per l’uso2/2003. Uso razionale delle risorse nel florovivaismo: i fabbisogni energetici (+ CD). M. Vieri, M. Ceccatelli3/2003. Come produrre energia dal legno. G. Mezzalira, M. Brocchi Colonna, M. Veronese4/2003. Interventi di ingegneria naturalistica in Toscana. Prime esperienze di monitoraggio

A.L. Freschi, G. Nocentini, F. Dinardo5/2003. Macchine irroratrici agricole: controlli e tarature per una maggiore efficienza e sicurezza di impiego

R. Russu, M. Vieri

1/2004. Miglioramento qualitativo delle produzioni vitivinicole e del materiale di propagazionea cura di A. Gemmiti

2/2004. Uso razionale delle risorse nel florovivaismo: la fertilizzazionea cura di P. Baroncelli, S. Landi, P. Marzialetti, N. Scavo

3/2004. Trasformare la comunicazione rurale. Scenari ed esperienze in alcuni paesi europeiG. Brunori, P. Proietti, A. Rossi

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Finito di stampare nel maggio 2004

da Tipografia Il Bandino srla Firenze

per conto diARSIA • Regione Toscana

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Quaderno ARSIA 3/2004

Trasformare la comunicazione ruraleScenari ed esperienze in alcuni paesi europei

Nello scenario rurale europeo, in visibile trasformazione,la comunicazione appare acquisire un ruolo centrale.Comunicazione, in primo luogo, come capacità di stabiliree sviluppare relazioni tra i soggetti dello sviluppo e di autorganizzarsi,in un’epoca che appare evolversi sempre più come società delle relazioni– di network sociali.Come si sviluppano queste dinamiche sociali interorganizzativecaratteristiche del nuovo scenario rurale?Quali sono i tratti salienti della comunicazione in tali processi?È possibile definirne alcune chiavi “tipiche”, significative?Gli aspetti della comunicazione appaiono tali da poter determinareil successo o meno nello sviluppo; ancor più, essi rivestono, similmente,ruoli chiave nel determinare inclusione o esclusione socialedalle dinamiche stesse di sviluppo, favorendo o meno l’“empowerment”dei diversi “attori” presenti nello scenario delle nostre campagne.

L’ARSIA,AgenziaRegionale per loSviluppo el’Innovazionenel settoreAgricolo-forestale,istituita con laLeggeRegionale37/93, èl’organismotecnicooperativo dellaRegioneToscana per lecompetenze nelcampo agricolo-forestale,acquacoltura-pesca efaunistico-venatorio.