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PRINCIPI GENERALI C’era una volta…… Charles Dow (più noto, in binomio con Jones, per la creazione dell’indice Dow-Jones) il quale paragonava gli andamenti di Borsa alle maree. Come, infatti la progressiva accentuazione o il progressivo indebolimento delle successiva ondate rivela una fase di alta marea o una di bassa marea, così un indice di Borsa o il prezzo di un titolo, tradotto in grafico, rispecchia un ciclo al rialzo quando le fluttuazioni successive toccano punte sempre maggiori e, viceversa, rispecchia un ciclo al ribasso quando le fluttuazioni successive toccano livelli sempre minori. Questa concezione rappresenta la prima pietra di quell’edificio che va sotto il nome di “analisi tecnica di borsa” e racchiude in sé, nella sua estrema semplicità, il germe di tutte le evoluzioni che si sono succedute fino a oggi. Emergono, principalmente, due concetti basilari: - la possibilità di rilevare l’esistenza di una tendenza attraverso l’osservazione di una successione di picchi e avvallamenti crescenti (tendenza al rialzo) o decrescenti (tendenza al ribasso); - lo sganciamento dello studio dei prezzi dall’esame dei fattori economici, sociali, ambientali, ecc. che incidono sulla loro formazione. Quest’ultimo aspetto, in particolare, caratterizza l’analisi tecnica sulla base del principio che i prezzi scontano tutto: non solo gli aspetti economici di fondo, ma anche speranze, paure, umori, razionali e irrazionali, dei compratori e dei venditori; tutti fattori che, normalmente, sono ritenuti inquantificabili ma che, invece, alterano sistematicamente e significativamente il valore teorico di un bene quotato. TREND Premessa La tendenza o trend non è altro che la direzione lungo la quale si muove il grafico delle quotazioni di un bene finanziario. Di norma, il movimento presenta una serie di oscillazioni che possono rendere poco evidente questa direzione di marcia se non si definiscono prima le regole interpretative. Se si osserva l’andamento di un grafico di lungo periodo, diciamo di più anni, si può rilevare, all’interno di una tendenza di massima ben definita, l’esistenza di finestre temporali ridotte durante le quali il movimento si sviluppa in direzione opposta a quella principale; se si scende ancora in maggiore dettaglio si possono osservare ulteriori movimenti in controtendenza rispetto a quelli precedenti; e così via.

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PRINCIPI GENERALI  

C’era una volta…… Charles Dow (più noto, in binomio con Jones, per la creazione dell’indice Dow-Jones) il quale paragonava gli andamenti di Borsa alle maree.

Come, infatti la progressiva accentuazione o il progressivo indebolimento delle successiva ondate rivela una fase di alta marea o una di bassa marea, così un indice di Borsa o il prezzo di un titolo, tradotto in grafico, rispecchia un ciclo al rialzo quando le fluttuazioni successive toccano punte sempre maggiori e, viceversa, rispecchia un ciclo al ribasso quando le fluttuazioni successive toccano livelli sempre minori.

Questa concezione rappresenta la prima pietra di quell’edificio che va sotto il nome di “analisi tecnica di borsa” e racchiude in sé, nella sua estrema semplicità, il germe di tutte le evoluzioni che si sono succedute fino a oggi.

Emergono, principalmente, due concetti basilari:

- la possibilità di rilevare l’esistenza di una tendenza attraverso l’osservazione di una successione di picchi e avvallamenti crescenti (tendenza al rialzo) o decrescenti (tendenza al ribasso);

- lo sganciamento dello studio dei prezzi dall’esame dei fattori economici, sociali, ambientali, ecc. che incidono sulla loro formazione.

Quest’ultimo aspetto, in particolare, caratterizza l’analisi tecnica sulla base del principio che i prezzi scontano tutto: non solo gli aspetti economici di fondo, ma anche speranze, paure, umori, razionali e irrazionali, dei compratori e dei venditori; tutti fattori che, normalmente, sono ritenuti inquantificabili ma che, invece, alterano sistematicamente e significativamente il valore teorico di un bene quotato.

TREND

Premessa

La tendenza o trend non è altro che la direzione lungo la quale si muove il grafico delle quotazioni di un bene finanziario.

Di norma, il movimento presenta una serie di oscillazioni che possono rendere poco evidente questa direzione di marcia se non si definiscono prima le regole interpretative.

Se si osserva l’andamento di un grafico di lungo periodo, diciamo di più anni, si può rilevare, all’interno di una tendenza di massima ben definita, l’esistenza di finestre temporali ridotte durante le quali il movimento si sviluppa in direzione opposta a quella principale; se si scende ancora in maggiore dettaglio si possono osservare ulteriori movimenti in controtendenza rispetto a quelli precedenti; e così via.

Tutto questo significa che l’individuazione di una tendenza non può prescindere dalla preventiva definizione dell’arco temporale di osservazione: ciò che, ad esempio, può apparire come una tendenza al ribasso di breve periodo, se guardata in un quadro più generale, si rivelerà probabilmente come una semplice correzione temporanea di una tendenza al rialzo di più lungo periodo.

Trendlines

Una volta stabilito quale deve essere l’ambito di osservazione, si adotta generalmente una tecnica molto semplice per l’evidenziazione della tendenza da rilevare: si uniscono con una retta più punti di minimo relativo in caso di movimento ascendente o più punti di massimo relativo in caso di movimento discendente. Queste rette prendono il nome di trendlines o linee di tendenza.

Naturalmente, una volta tracciata la trendline, può accadere che il movimento, pur mantenendo la stessa direzione, accentui significativamente angolazione accelerando. Sta alla sensibilità dell’analista la decisione sull’opportunità di

mantenere la vecchia trendline o di tracciarne una nuova. Normalmente, a meno che non si vogliano rilevare tendenze di periodo minore rispetto a quello sotto osservazione, si provvederà a tracciare una nuova trendline solo se le nuove oscillazioni presentano all’incirca la stessa ampiezza di quelle precedenti; in caso contrario sarà opportuno considerarle come movimenti minori nell’ambito di un trend più ampio.

Un grafico che viola o, come più comunemente si dice, perfora la trendline segnala un esaurimento del trend in atto. Pertanto, un trend si considera esaurito se il grafico scende sotto il livello della trendline nel caso di movimento ascendente o sale sopra il livello della trendline nel caso di movimento discendente.

Per quanto detto prima, naturalmente, l’esaurimento di un trend di una determinata ampiezza rappresenta la ripresa del trend di ampiezza superiore: la fine di un trend in discesa da un mese significa ripresa del trend rialzista di un più lungo periodo.

Canali

Si usa spesso tracciare una parallela alla trendline facendola passare per almeno un punto di massimo se la trendline è ascendente o un punto di minimo se la trendline è discendente.

Si ottiene, così, un canale la cui logica interpretativa è identica a quella delle trendlines.

Il canale dà, in più, la visione dell’ampiezza delle oscillazioni e, quindi, la possibilità di valutare lo spessore del mercato. Canali più ampi, infatti, derivano da un maggiore spessore del mercato e sono solitamente riferiti a periodi temporali più lunghi; pertanto, proprio perché maggiormente consolidati, riflettono maggiori probabilità di persistenza del trend.

Viceversa, canali ristretti, specie se particolarmente ripidi, risultano abbastanza fragili e poco affidabili.

Osservazioni

Può accadere, naturalmente, che il valore quotato del quale si traccia l’andamento si snodi, tra alti e bassi, in direzione laterale. La scarsa direzionalità prende il nome, in tal caso, di congestione, ma restano ugualmente validi i concetti sopra esposti.

 

SUPPORTI E RESISTENZE

Definizione

Nel grafico delle quotazioni di un valore finanziario si possono rilevare dei livelli di prezzo che, in qualche maniera, ostacolano il proseguimento della tendenza in corso: questi ostacoli prendono il nome di supporti e resistenze.

In altri termini, il supporto non è altro che un livello che si oppone al proseguimento di un trend discendente: visivamente, si può osservare che il grafico arresta la sua discesa, tentenna, rimbalza una o più volte per poi invertire la rotta o proseguire definitivamente nella direzione iniziale; in questo secondo caso, la violazione del supporto racchiude implicazioni fortemente negative per il successivo andamento delle quotazioni, dal momento che le forze che si opponevano all’ulteriore discesa vengono sconfitte.

Ribaltando il concetto, la resistenza è un livello di prezzo che ostacola il proseguimento di un trend ascendente: in prossimità di una resistenza, il grafico arresta la sua ascesa, tentenna, rimbalza una o più volte all’ingiù prima di ridefinire la direzione di marcia; così come per il supporto, anche la violazione di una resistenza implica delle conseguenze, questa volta positive, dovute alla sconfitta delle forze che si opponevano all’ascesa dei prezzi.

 

Tipologie

Si possono individuare diversi tipi di supporti e resistenze, tutti con le stesse implicazioni appena viste.

Un primo tipo è costituito da un livello di prezzo che, nell’esame della serie storica, ha più volte dato prova di impedire il proseguimento della tendenza. In questi casi, l’efficacia del supporto o della resistenza è tanto maggiore quanto più è recente la sua presenza nella serie storica, soprattutto se il fenomeno si è ripetuto più volte nel tempo. La sua efficacia, inoltre, sarà ancora maggiore se, nel passato, il freno alla tendenza in atto si è manifestato in presenza di volumi consistenti.

Oltre a questi livelli, statici, possono essere individuati anche livelli dinamici, sia di supporto che di resistenza, i quali svolgono la stessa funzione di quelli appena visti. Così è, ad esempio, per una trendline. Le linee di tendenza, infatti, assolvono per definizione a una funzione di delimitazione della tendenza in corso e, di conseguenza, a una funzione di supporto, se la trendline è ascendente, o di resistenza, se la trendline è discendente.

Anche una media mobile delle quotazioni, della quale parleremo nel capitolo relativo all’analisi algoritmica, si può opporre, con gli stessi effetti, a un ulteriore sviluppo dell’andamento in corso.

 

Efficacia

Benché supporti e resistenze svolgano un ruolo primario nell’esame dei grafici dei prezzi, è necessario puntualizzare che la loro corretta individuazione non è sempre agevole a causa della mancanza di punti realmente oggettivi che ne costituiscono la base.

Persone diverse tendono a tracciare trendlines su punti di svolta diversi, a costruire medie mobili con parametri diversi, a individuare livelli statici di prezzo sulla base della propria esperienza e degli obiettivi temporali dei propri investimenti.

Tutto questo, pur non sminuendo la validità dei supporti e delle resistenze, ne subordina la reale efficacia segnalatoria alla competenza dell’analista.

In considerazione della natura propedeutica di questi appunti, non è il caso di addentrarsi nell’esame delle motivazioni che portano alla formazione di supporti e resistenze e nell’analisi dei fattori che ne giustificano l’attendibilità. E’ sufficiente sapere che, il più delle volte, si tratta di motivazioni di carattere psicologico che spingono la massa degli investitori a reagire a certi stimoli in maniera uniforme; inoltre, la conoscenza del fenomeno talvolta costituisce di per sé stessa causa di determinati comportamenti

 

ANALISI GRAFICA

Principi di base

Uno dei dogmi dell’analisi tecnica si fonda sul principio che la storia ripete sé stessa.

Partendo da questo assunto, viene spontaneo ipotizzare che alcuni comportamenti si riproducano con sistematicità rendendo possibile, se individuati in tempo, la formulazione di ipotesi sulla successiva evoluzione.

La branca dell’analisi tecnica che si dedica allo studio di questi patterns ripetitivi, detta analisi grafica o chartismo, individua, nei grafici dei prezzi, alcune figure standard alle quali assegna dei significati ben precisi.

Prima di descrivere le più importanti occorre precisare che, in relazione alla evoluzione normalmente manifestata nel tempo, queste figure possono assumere caratteristiche di:

n     consolidamento

n     inversione

Le figure di consolidamento si formano nel corso di una fase di assestamento, in attesa che le quotazioni riprendano la tendenza originaria o invertano il loro andamento.

Le figure di inversione, invece, si formano al culmine di una tendenza definita e anticipano l’avvio di un movimento contrario.

 

Figure di consolidamento: triangoli

Si formano con successive oscillazioni del grafico all’interno di due rette che delimitano massimi e minimi convergenti.

Si distinguono in tre tipi:

a) simmetrici, caratterizzati dall’esistenza di due trendlines convergenti, inclinate nella stessa misura ma in direzione opposta;

 

b) ascendenti, caratterizzati dall’esistenza di una retta di supporto ascendente e di una di resistenza orizzontale; hanno carattere previsivo prevalentemente rialzista;

 

c) discendenti, caratterizzati dall’esistenza di una retta di resistenza discendente e di una di supporto orizzontale; hanno carattere previsivo prevalentemente ribassista.

A prescindere dal tipo di triangolo in corso di formazione, solo la perforazione del supporto o della resistenza può dare indicazioni sulla futura evoluzione della tendenza.

 

Figure di consolidamento: bandiere

Si formano, dopo una forte espansione del trend sottostante, con uno sviluppo temporaneo del grafico all’interno di un canale orientato in direzione contraria a quella del trend principale, la cui ripresa ha origine solo con la perforazione del lato del citato canale opposto a quello della pendenza.

 

Figure di consolidamento: rettangoli

Sono caratterizzati da una serie di oscillazioni del grafico all’interno di due rette parallele orizzontali. E’ la perforazione del supporto (parallela inferiore) o della resistenza (parallela superiore) che fornisce indicazioni in merito alla futura evoluzione della tendenza.

 

Figure di inversione: testa e spalle - testa e spalle rovesciato

La più nota figura di inversione prende il nome di testa e spalle.

Nel corso di un trend rialzista, il grafico ripiega formando un primo picco, la spalla sinistra. Successivamente, i prezzi riprendono a salire portandosi al disopra del primo picco prima di ripiegare approssimativamente a livello del precedente avvallamento; il nuovo picco prende il nome di testa. Infine, i prezzi hanno un’ultima impennata, fino a un livello più basso di quello della testa, per poi ripiegare una terza volta formando così la spalla destra.

La figura, a questo punto, non è ancora confermata. Perché si abbia conferma della inversione della tendenza in corso è necessario tracciare una retta passante per i primi due minimi, la linea del collo o neckline; solo dopo che il grafico avrà perforato verso il basso questa linea si potrà considerare avviata una nuova tendenza ribassista. Occorre tenere presente peraltro che, solitamente, dopo essere sceso al disotto delle neckline, il grafico rimbalza provvisoriamente a livello della stessa neckline prima di riprendere definitivamente la strada del ribasso.

Specularmente al testa e spalle, si può parlare di testa e spalle rovesciato quando l’analoga figura si forma, all’inverso, al termine di una tendenza ribassista.

 

Figure di inversione: doppio massimo - doppio minimo

Il doppio massimo si forma al culmine di una tendenza rialzista con l’apparizione di un primo ripiegamento, un successivo rimbalzo a livello del precedente picco e, infine, un ultimo ribasso al disotto del supporto passante per l’avvallamento formatosi tra i due picchi. Solo la perforazione di tale supporto costituisce conferma dell’avvenuta inversione di tendenza. Peraltro, così come visto anche per il testa e spalle, è frequente rilevare la presenza di un rimbalzo del grafico fino a livello del precedente supporto, ora resistenza, prima dell’avvio definitivo della nuova tendenza ribassista.

Specularmente al doppio massimo, si può parlare di doppio minimo quando l’analoga figura si forma, all’inverso, al termine di una tendenza ribassista.

 

Figure di inversione: triplo massimo - triplo minimo

Il triplo massimo presenta le caratteristiche, congiunte, del testa e spalle e del doppio massimo. Anche il triplo minimo, ovviamente, presenta le caratteristiche del testa e spalle rovesciato e del doppio minimo.

 

 

Osservazioni

Le figure esaminate sono solo alcune, le principali, tra quelle individuate dai chartisti. Caratteristica comune è che esse rappresentano sempre la lotta in atto tra rialzisti e ribassisti e trovano conferma solo con la perforazione dei livelli di supporto o di resistenza tipici di ciascuna di esse.

ANALISI ALGORITMICA

Premessa

Con l’avvento dei computers, l’analisi tecnica ha fatto un enorme balzo in avanti: non solo grazie alla possibilità di tracciare istantaneamente quei grafici che, prima, dovevano essere disegnati con righello e matita, ma anche e soprattutto per la possibilità di manipolare quantità enormi di dati e di estrarre da essi informazioni di vario tipo attraverso la costruzione di specifici indicatori.

Per la verità, alcuni di questi indicatori erano stati ideati tempo prima dell’era informatica, ma solo successivamente si è resa possibile sia la loro sofisticazione che la loro diffusione di massa. Solitamente non vengono utilizzati, singolarmente, in chiave operativa ma hanno funzioni di supporto all’esame dei grafici; in alternativa, se utilizzati congiuntamente, possono formare la base di sistemi operativi complessi (i trading systems) che forniscono segnali di acquisto o di vendita al verificarsi di determinate condizioni.

In linea col resto del lavoro, illustreremo solo gli indicatori più semplici la cui comprensione è presupposto essenziale per approfondimenti successivi:

n     medie mobili;

n     momentum e roc;

n     pista ciclica.

 

Medie mobili

Una media mobile non è altro che la media delle ultime N quotazioni; ogni giorno che passa, si aggiunge il valore nuovo e si procede al ricalcolo.

Presenta alcune caratteristiche:

n     è un indicatore di tendenza, tanto più sensibile quanto minore è la quantità degli elementi che ne compongono la base di calcolo; una media a 5 giorni è estremamente più sensibile alle variazioni di tendenza rispetto a una media a 200 giorni;

n     le sue segnalazioni non possono essere tempestive; qualunque sia la base di calcolo, la corrispondente tendenza non può che essere rilevata con ritardo, dal momento che il calcolo viene effettuato all’ennesimo giorno e, a quel punto, l’inversione può già aver avuto inizio da tempo;

n     smussa l’erraticità delle quotazioni riducendo il rumore, cioè quelle oscillazioni che non sono dovute a variazioni di tendenza ma a fattori estemporanei di mercato.

Esistono diversi tipi di medie mobili, ma le più diffuse sono:

n     media aritmetica semplice;

n     media esponenziale.

La prima si calcola facendo il rapporto tra la somma delle quotazioni degli ultimi N giorni e il loro numero:

                                      q1 + q2 + q3+ . . . . . . . .qn

                                                       n                         

La seconda tiene traccia della serie storica delle quotazioni, privilegiando quelle più recenti.

Il primo valore si calcola come media aritmetica semplice.

I valori successivi vengono calcolati con la seguente formula:

C*2/(ng+1)+M*(1-2/(ng+1))

con:

C = ultima chiusura

M = media precedente

ng = numero giorni (ampiezza della media)

Al costo di un procedimento di calcolo un po’ più complesso, la media esponenziale presenta il vantaggio di attenuare notevolmente il fenomeno degli sbalzi, tipici delle medie aritmetiche semplici, dovuti non all’effetto del dato più recente ma a quello della eliminazione del dato più antico.

 

 

L’utilizzo più semplice che si può fare di una media mobile è quello di procedere ad acquisti di titoli quando il prezzo passa da sotto a sopra (perfora al rialzo) la propria media e di procedere a vendite nel caso inverso.

Tale tecnica, sicuramente pagante nei periodi di tendenza fortemente definita, presta il fianco sia a una operatività poco tempestiva per via dei ritardi nelle segnalazioni che, in periodi poco direzionali, a una serie di falsi segnali allorquando i prezzi cominciano a oscillare ripetutamente sopra e sotto la propria media.

Un’alternativa, sempre inficiata dall’inconveniente del ritardo e, un po’ meno, dai falsi segnali, può essere quella di procedere ad acquisti quando la media svolta verso l’alto e a vendite quando svolta verso il basso.

 

Momentum e Roc

Il momentum è un indicatore di velocità della tendenza: sapendo che la velocità è data dal rapporto tra lo spazio percorso e il tempo impiegato a pecorrerlo, possiamo dire che il momentum è il rapporto tra una variazione di prezzo e il tempo in cui tale variazione è avvenuta.

Quindi, il momentum non è altro che la risultante della seguente formula:

prezzo attuale - prezzo N giorni addietro

                           N

Ora, a differenza della velocità di percorrenza di uno spazio, nel nostro caso N è una costante in quanto, una volta fissato, viene preso a base invariabile per i calcoli; può quindi essere tolto tranquillamente dal denominatore così che il momentum diventa:

prezzo attuale - prezzo N giorni addietro

Più che il momentum, calcolato come differenza dei prezzi, si utilizza spesso il ROC (rate of change) che relativizza le variazioni con la seguente formula:

100 * (prezzo attuale - prezzo N giorni addietro)

                   prezzo N giorni addietro

Momentum e ROC oscillano intorno allo zero e segnalano trend rialzista se assumono valori crescenti e trend ribassista se assumono valori decrescenti.

Per ridurre l’erraticità del segnale, si calcola normalmente una media mobile del momentum o del ROC e ci si riferisce ad essa piuttosto che all’indicatore puro.

Segnali operativi possono essere ricavati quando l’indicatore perfora la propria media mobile verso l’alto (segnale di acquisto) o verso il basso (segnale di vendita), oppure quando attraversa la linea dello zero. Ribadiamo comunque il concetto che tali segnalazioni presentano tanti di quei punti deboli da non risultare realmente efficaci se utilizzate nella maniera appena indicata.

Altri segnali che possono essere forniti dagli indicatori in esame si riferiscono alla rilevazione di situazioni di eccesso (ipercomprato e ipervenduto):  infatti, in un grafico dell’andamento storico del momentum o del ROC, si possono individuare dei picchi estremi, a livello dei quali il mercato o il titolo hanno arrestato o invertito la loro direzione di marcia; questi livelli possono essere considerati dei campanelli di allarme qualora dovessero essere toccati dall’indicatore nella situazione corrente.

 

 

Pista ciclica

E’ data dalla differenza percentuale tra una quotazione e una sua media mobile. Fatta uguale a zero la media mobile, la pista ciclica può essere rappresentata graficamente come una linea che oscilla a cavallo di un asse orizzontale (la media mobile) rivelando un rafforzamento della tendenza, positivo e negativo, tanto maggiore quanto più il suo andamento si allontana dalla linea dello zero.

Inoltre, così come visto anche per momentum e ROC, si possono individuare dei livelli storici di ipercomprato e ipervenduto ai quali ci si può riferire per valutare il grado di tensione della situazione corrente.

 

 

Osservazioni

Malgrado gli sforzi effettuati dagli analisti, non è stato ancora individuato, e probabilmente non lo sarà mai, l’indicatore perfetto.

Ognuno, tra pregi e difetti, permette di cogliere solo alcune caratteristiche di un andamento dei prezzi, e non sempre con efficacia costante.

Fra l’altro, accade spesso che indicatori diversi offrano segnali discordanti a fronte di una medesima situazione: sta alla bravura dell’analista coglierne il significato di sintesi in relazione anche ai segnali che provengono da altri tipi di analisi.

Premessa al corso avanzato di AT

Questo lavoro non intende essere una replica delle informazioni che si possono trovare con facilità nei sempre più numerosi libri di analisi tecnica in circolazione alla cui proliferazione, purtroppo, non sempre corrisponde un reale salto di qualità dei contenuti.D'altronde, le tecniche di lettura dell'andamento di un mercato o di un valore finanziario sono così tante (bar charts, candlestick, point and figure, Fibonacci, ecc.) che solo la personale esperienza dell'analista può portare a privilegiare quelle che, più delle altre, si addicono a uno specifico temperamento e a uno specifico modo di porsi nei confronti del rischio. E questa sensibilità non può essere acquisita con la semplice lettura di un lavoro altrui ma deve necessariamente passare attraverso un processo di crescita fondato su esperienza e, spesso, sofferenza personale.

Lo scopo che ci proponiamo, invece, è del tutto particolare.Partendo, infatti, dal presupposto che questo vuole essere un lavoro di analisi tecnica avanzata, rivolto quindi a un pubblico che ha già dimestichezza con le tecniche di base, l'obiettivo è quello di evidenziare alcuni aspetti che, spesso, o vengono del tutto trascurati o, in alternativa, non vengono correttamente valutati nella loro funzionalità e nella loro efficacia.

Nulla di nuovo, quindi, ma solo un occhio diverso nei confronti di tecniche che taluni autori, interessati esclusivamente 

alla stesura di un libro, trovano più comodo ignorare o illustrare in termini piatti senza approfondirne la reale portata.

In relazione al citato obiettivo, non seguiremo una trattazione organica. Ogni capitolo farà storia a sé e, se riferimenti ci saranno tra un capitolo e l'altro, questi saranno del tutto casuali e non determinati da propedeuticità o susseguenza necessarie.

GRAFICI

Premessa

La rappresentazione grafica è il modo più ovvio e intuitivo di tradurre in forma immediatamente visibile e interpretabile l’andamento di una serie storica di quotazioni.

Esistono diversi tipi di grafici utilizzabili a tale scopo, ciascuno con caratteristiche e obiettivi specifici, ma quelli più diffusi sono i grafici a barre o bar charts.

Grafici a barre

I grafici a barre sono costituiti da una successione di barrette verticali con delle stanghette a destra di ciascuna e, eventualmente, anche a sinistra.

A ciascuna barra corrisponde una unità di rilevazione che può essere un anno, un mese, una settimana, un giorno, un’ora o anche meno.

L’altezza della barra rappresenta l’escursione che il bene quotato presenta nell’unità di osservazione, così che il valore minimo corrisponde all’estremo inferiore del segmento e il valore massimo corrisponde all’estremo superiore.

Il prezzo di chiusura viene evidenziato con una stanghetta orizzontale a destra della barra; l’espressione “prezzo di chiusura”, tuttavia, è solo un concetto terminologico.

Infatti, in mercati azionari come il nostro, la stanghetta orizzontale corrisponde solitamente al prezzo ufficiale se il periodo di osservazione è giornaliero. Se la rilevazione è settimanale, mensile o annuale, per prezzo di chiusura si intende il prezzo ufficiale dell’ultimo giorno del periodo di rilevazione. Se la rilevazione è infragiornaliera, per prezzo di chiusura si intende quello dell’ultima rilevazione.

A sinistra del bar chart appare, talvolta, un’altra stanghetta orizzontale corrispondente al prezzo di apertura. Anche in questo caso, per osservazioni di estensione superiore a quella giornaliera, il prezzo adottato è quello di apertura del primo giorno del periodo, mentre, nel caso di rilevazione infragiornaliera, è quello della prima rilevazione.

Non essendoci regole fisse e immutabili, nulla impedisce all’analista di adottare convenzioni diverse.

Funzione

Dicevamo sopra che obiettivo dei grafici è quello di rendere visibile l’andamento di una serie storica di quotazioni. La 

percezione oggettiva dello svolgimento storico fornisce all’analista tutta una serie di informazioni che sicuramente sfuggirebbero all’osservazione arida di una tabella contenente le sole quotazioni di periodo. Queste informazioni sono essenzialmente di due tipi: tendenze e figure.

Tendenze

La tendenza o trend è la direzionalità assunta nel tempo da una serie di quotazioni. Può anche non essere ben definita, quando i prezzi si muovono lateralmente, e, in tal caso, si parla più propriamente di congestione.

Per una migliore evidenziazione, è prassi tracciare una retta ascendente, nel caso di tendenza al rialzo, passante per due punti di minimo relativo del grafico e una retta discendente, nel caso di tendenza al ribasso, passante per due punti di massimo relativo. Nei casi di congestione si può tracciare o solo una retta orizzontale passante per i minimi o anche una retta passante per i massimi in modo da formare un canale orizzontale.

L’analisi tecnica non è una scienza esatta; per questo risulta spesso conveniente usare il buon senso piuttosto che il rigore tecnico. Pertanto, se i punti di svolta sui quali si traccia la retta di tendenza presentano delle escursioni violente dovute a momenti di panico o di esuberanza, è bene prendere a riferimento non gli effettivi estremi di svolta, dovuti solo a momenti di eccitazione, ma i punti che riflettono un più equilibrato e corrente comportamento.

Naturalmente, su uno stesso grafico possono esistere più trendlines in funzione dell’estensione temporale alla quale si vuole riferire la tendenza da osservare.

Così, ad esempio, su un grafico a barre giornaliere si possono cogliere i due punti di minimo relativo o i due punti di massimo relativo più evidenti per i quali passerà una trendline ascendente o discendente di lungo periodo. Allo stesso tempo si possono tracciare trendlines minori, orientate nella stessa direzione di quella principale o in direzione contraria, su punti di svolta di parti del grafico riferiti a periodi inferiori a quello precedente, al fine di rilevare delle micro-tendenze nell’ambito di quelle di estensione maggiore.

Ora, poiché il segnale di interruzione di una tendenza in atto è dato dalla perforazione della trendline, diventa fondamentale, per una consapevole scelta della tempestività della segnalazione, l’individuazione dei punti di svolta più opportuni sui quali costruire la retta. Al riguardo, più è lungo il periodo del quale si studia la tendenza, più ampie appaiono normalmente le oscillazioni sopra (trendline rialzista) o sotto (trendline ribassista) di essa. Di conseguenza, per quanto sia utile e necessario avere la rappresentazione contemporanea degli andamenti di finestre temporali di diversa ampiezza, l’osservazione da privilegiare è quella della trendline più adeguata al tipo di operatività da mettere in atto: più è frequente tale operatività minore deve essere l’arco temporale sul quale costruirla. Tanto per fare un esempio sarebbe assurdo costruire una trendline rialzista sui due minimi relativi dell’ultimo anno e tentare di trarne segnali per una operatività giornaliera o quasi.

Fondamentale, infine, appare l’osservazione del grado di inclinazione della trendline. Rette meno inclinate presentano di solito una maggiore stabilità; viceversa, rette fortemente inclinate sono maggiormente esposte al rischio di improvvisi e violenti rovesciamenti della tendenza.

Figure

E’ noto che particolari configurazioni di un grafico a barre sono state standardizzate dagli analisti così da formare dei patterns ai quali sono connessi specifici segnali previsivi.

Così, ad esempio, una formazione di “testa e spalle” fa presagire la fine di un trend rialzista e l’avvio di una inversione. 

Scarso accento, tuttavia, viene solitamente posto sui rapporti esistenti tra figure e trendlines. Ad esempio, potrebbe essere che una trendline rialzista venga perforata molto tempo prima del completamento della citata figura. E, dal momento della perforazione a quello del completamento del testa e spalle, si potrebbero presentare delle circostanze che possono costituire specifiche opportunità di sfruttamento per alcuni e causa di errori operativi per altri.

Si può dire allora, per restare nell’esempio, che il segnale fornito dalla formazione sarà di tipo ribassista; a questo punto, però, le trendlines più veloci saranno già state perforate da tempo, mentre quelle più lente non lo saranno state ancora. Ecco quindi che un’operatività di tipo veloce non può attendere il completamento della figura mentre un’operatività più lenta potrebbe trovarne prematuro lo spunto previsivo.

Con ciò non vogliamo togliere valore alle informazioni fornite dalle figure ma solo far rilevare che la chiave previsiva di arresto della tendenza in corso o di inversione della stessa potrebbe essere ricercata nella perforazione della trendline. 

L’avvio di una nuova tendenza, segnalato dal completamento della figura, può benissimo riferirsi a un arco temporale del tutto diverso da quello evidenziato dalla trendline.

Un esempio può chiarire il concetto: si supponga di operare solo per il lungo periodo e, quindi, di seguire i segnali ottenuti con una trendline molto solida passante per i minimi di oscillazioni molto ampie. In questa ottica, sarebbero del tutto irrilevanti le indicazioni fornite da una figura di testa e spalle formatasi al culmine di un movimento secondario dal momento che, fino alla perforazione della trendline, non verrebbe comunque compromesso il movimento principale.

Le considerazioni appena espresse possono essere estese, con gli opportuni adattamenti, a tutte le figure, siano esse di inversione che di consolidamento.

TENDENZA E CONGESTIONE

Lo sviluppo di un ciclo completo di mercato passa attraverso una serie di fasi, rigorosamente classificate sotto il profilo teorico, che caratterizzano situazioni specifiche.

Si possono individuare:

n una fase di “accumulazione” durante la quale le “mani forti”rastrellano grossi quantitativi di titoli evitando accuratamente di farepressione sui prezzi che, quindi, si muovono lateralmente all’interno diminimi e massimi pressoché costanti per qualche tempo;

n una fase di “espansione” durante la quale gli stessi protagonisti dell’accumulazione, avendo rastrellato ingenti quantitativi di titoli, considerano giunto il momento di fare pressione sulle quotazioni per accrescere il valore dei loro acquisti; a questi soggetti si aggiungono sia coloro che si accodano alla tendenza rialzista appena iniziata che gli scopertisti i quali si affrettano a chiudere le loro posizioni;

n una o più fasi “riaccumulazione” caratterizzate da prese di beneficio e da eventuale riassunzione di posizioni lunghe sia da parte dei precedenti soggetti che da parte di nuovi arrivati;

n una fase di “distribuzione”, che segna il culmine della precedente fase di espansione, caratterizzata dalla liquidazione delle posizione lunghe con contestuale sostegno delle quotazioni;

n una fase di “flessione” caratterizzata dalla prevalenza delle posizioni ribassiste e dalla liquidazione delle posizioni lunghe precedentemente assunte;

n una o più fasi di “redistribuzione” che interrompono temporaneamente la fase di flessione;

n una nuova fase di “accumulazione” e il ciclo riprende.

L’identificazione delle varie fasi di mercato, interessante sotto il profilo teorico, lo è un po’ meno sotto l’aspetto pratico sia per la difficoltà, e spesso l’impossibilità, di determinare lo stato corrente prima che il successivo si sia chiaramente sviluppato e sia per l’impossibilità di prevederne in anticipo violenza e durata.

La classificazione, tuttavia, ci permette di individuare due ben distinte dinamiche di mercato:

n tendenza (espansione e flessione);

n congestione (accumulazione e distribuzione).

Anche in questo caso si tratta, purtroppo, di una distinzione che sposta i termini del problema ma non fornisce chiare indicazioni risolutive. E’infatti necessario attendere che l’evoluzione abbia fatto gran parte del suo corso prima di poter correttamente classificarne lo stato.

Non si tratta, d’altronde, di pura questione terminologica dal momento che,a ciascuna delle due fasi, devono corrispondere ben precisi atteggiamenti operativi: nel caso di tendenza definita, cioè, si asseconda il mercato muovendosi in sintonia con la sua direzione; nel caso di congestione,invece, si tenta di cogliere minimi e massimi di movimenti minori operando, sostanzialmente, in controtendenza.

Tendenza

Abbiamo già fatto cenno alle tendenze nel capitolo relativo ai charts. Ci sembra opportuno, adesso, approfondirne alcuni aspetti.

Vengono solitamente individuati tre tipi di tendenza:

n primaria; di durata pluriennale, esprime la direzione di fondo del mercato;

n secondaria; esprime dei movimenti di durata inferiore a quella della tendenza primaria, nella stessa direzione o in direzione contraria; questi movimenti, in un grafico, si presentano come ampie oscillazioni al disopra o al disotto della trendline di lungo periodo;

n minore; si comporta nei confronti della tendenza secondaria così come quest’ultima si comporta nei confronti della primaria.

E’ evidente che la classificazione citata è solo una classificazione di larga massima e non esaurisce tutte le possibilità; è intuibile infatti che, nell’ambito di ciascuna tendenza, è possibile individuare delle tendenze di livello immediatamente inferiore a partire dai lenti movimenti pluriennali e scendendo via via fino ai micromovimenti infragiornalieri: il fenomeno, quindi, ha proprietà frattali nel senso che presenta sempre le stesse caratteristiche ai vari livelli.

Scoperto questo, non è che abbiamo fatto notevoli passi avanti sotto il profilo pratico. Sappiamo già che, una volta definito il nostro atteggiamento operativo, il compito principale è quello di individuare il tipo di tendenza più coerente per lo sfruttamento dei movimenti di mercato tendendo presente che, più è lungo il periodo di riferimento della tendenza, maggiori sono le oscillazioni alle quali dovremo assistere senza intervenire. Fra l’altro, mentre è sufficiente che la quotazione violi di poco una brevissima trendline perché possa essere ipotizzata la fine della tendenza in atto, è necessario che una trendline di lungo periodo venga violata abbondantemente prima di giungere alle medesime conclusioni.

Da non sottovalutare, nelle nostre scelte, una considerazione estremamente importante: minore è la durata della tendenza presa in considerazione,maggiore è il rumore, cioè quella volatilità impressa al mercato da comportamenti estemporanei dettati da fattori del momento, quindi improvvisi ed imprevedibili.

Questo significa che l’atteggiamento verso il mercato non può rimanere sempre costante in quanto ogni tipo di operatività richiede delle tecniche specifiche: più si allunga il periodo di osservazione e più i sistemi da adottare saranno del tipo trend following. Al limite, anche una semplicissima operatività fondata sull’osservazione dell’incrocio tra prezzi e media mobile può risultare più che adeguata in un lungo periodo di tendenza definita; il ritardo delle segnalazioni connesso a tale sistema sarà più che compensato dall’utile prodotto dalla fase in cui resteremo nella direzione giusta del mercato.

Viceversa, un sistema trend following applicato a un brevissimo periodo di osservazione, caratterizzato da rumore piuttosto che da tendenza, non produrrebbe alcun profitto e dovrebbe essere invece sostituito da un sistema imperniato sulla volatilità, in grado quindi di cogliere le oscillazioni piuttosto che la direzione.

Congestione

Durante i periodi di congestione il mercato si muove lateralmente,oscillando tra minimi e massimi. Anche in questo caso, naturalmente, non si può prescindere dal fattore tempo. Una congestione di breve periodo,inserita in un trend secondario, non assume alcuna rilevanza per chi opera sul trend primario così come in una congestione rilevabile su un movimento pluriennale si possono individuare dei movimenti ascendenti e discendenti di periodo minore che rappresentano delle vere e proprie tendenze.

Comunque, una volta definito il periodo di osservazione, occorre attendere qualche tempo prima di verificare l’avvio di una fase di movimentolaterale. A quel punto, a meno che non si decida di sfruttare le tendenze presenti nei movimenti oscillatori, si può anche optare per una operatività in controtendenza comprando sui minimi di ciascuna oscillazione e vendendo sui massimi, pronti a riparare all’errore non appena la quotazione dovesse perforare i livelli di supporto o di resistenza (breakout) segnalando la fine della congestione e l’avvio di una nuova fase di tendenza definita.

Non esistono tecniche affidabili per l’individuazione e lo sfruttamento difasi di congestione: in proposito sono stati ideati e costruiti indicatori di vario tipo che, più che risolvere il problema, il più delle volte determinano ulteriore incertezza.

La soluzione migliore è probabilmente quella dell’osservazione del grafico accompagnata dall’utilizzo di oscillatori che misurano situazioni di ipercomprato e ipervenduto in prossimità di massimi e minimi e di indicatori di velocità che misurano il rallentamento del movimento in prossimità dei punti di svolta. 

INDICATORI Premessa

Come noto, gli indicatori sono degli algoritmi di calcolo, più o meno complessi, utilizzati per rilevare determinati aspetti dell’andamento di una successione di quotazioni: velocità della tendenza, forza della tendenza, esistenza di eccessi, volatilità e altro.La “materia prima” utilizzata non può che essere sempre la stessa, quella disponibile: la serie storica delle quotazioni e, talvolta, i volumi; solo in alcuni casi, quando si vogliono rilevare informazioni sullo spessore del mercato nel suo insieme, si ricorre anche al numero dei titoli in rialzo e in ribasso e a quello dei titoli che toccano nuovi massimi o nuovi minimi.Ora, fatti salvi questi ultimi casi, se la materia prima è sempre la stessa, anche le risultanze non possono che essere quasi sempre correlate fortemente, qualunque sia l’algoritmo di calcolo che si adotta: e la consapevolezza che gli indicatori non fanno altro che illuminare le diverse facce di uno stesso poliedro ha indotto gli  analisti a ricercare algoritmi sempre più complessi che, di fatto, nulla aggiungono all’armamentario disponibile se non il disorientamento e la confusione.Infatti, il desiderio di differenziare gli strumenti di ricerca porta, quand’anche si riesca a ridurre la correlazione di fondo, a risultati che, anziché essere integrabili in una sintesi efficace, appaiono spesso discordanti e inconcludenti. 

Caratteristiche

Alcuni programmi professionali di analisi tecnica includono decine e decine di indicatori, alcuni addirittura superano il centinaio, il cui unico scopo è sicuramente quello di rendere appetibile il programma agli occhi dell’utilizzatore che ritiene, così, di avere a disposizione una smisurata serie di possibilità alle quali attingere.In effetti, già dopo le prime sperimentazioni, ci si rende conto che ciascun indicatore presenta percentuali di insuccesso tali da risultare inefficace nella maggior parte dei casi. E questo è dovuto essenzialmente a due fattori:n     incapacità di qualsiasi indicatore a rilevare correttamente e tempestivamente determinati movimenti di mercato;n     incapacità di qualsiasi indicatore a risultare adeguato a ogni fase di mercato. Per quanto riguarda il primo aspetto, l’alternanza di successi e insuccessi porta automaticamente a dubitare dell’efficacia dei segnali di volta in volta ricevuti e, di conseguenza, a giustificare quel tipo di interferenza “ragionata” dell’operatore che finisce per compromettere anche quei casi in cui le indicazioni dell’algoritmo potrebbero risultare corrette.Per quanto riguarda il secondo aspetto, invece, il successo, anche se parziale, dell’indicatore presuppone che l’operatore abbia fatto una preventiva e corretta analisi del mercato che lo abbia portato a identificare sia le caratteristiche del movimento sotto indagine (tendenza o congestione) che i tempi di sviluppo di tale movimento.E questo è un altro dei grossi punti deboli degli indicatori. Per ciascuno, infatti, la teoria propone dei parametri pressoché standard che, in quanto tali, non sono assolutamente in grado di stare dietro alle caratteristiche tipiche di ciascuna fase di mercato; e pretendere di ottenere risultanze attendibili da un indicatore che utilizza parametri non sintonizzati sulle caratteristiche del movimento corrente (velocità, volatilità, ecc.) appare eccessivo. Esistono, è vero, delle tecniche di ottimizzazione dei parametri, e cioè di adozione di quei parametri che si sono dimostrati più efficaci di altri quando provati sulla serie storica disponibile. Ma questi parametri ottimizzati, non solo non garantiscono un uguale successo in futuro, ma anzi, proprio perché forzati, in qualche misura, ad adattarsi alle caratteristiche della serie analizzata, possono addirittura presentare una minore flessibilità di quelli generici quando utilizzati nell’operatività corrente.

 Utilizzo

E allora? Sono forse da rigettare gli indicatori esistenti e, con essi, tutti gli sforzi e tutta la letteratura in materia?Niente affatto, anche se la tentazione di fare piazza pulita di certe ciarlatanerie è forte. Se ne possono però identificare alcuni, pochissimi, idonei a cogliere differenti aspetti della rilevazione, e utilizzare sempre e solo quelli.

Il loro utilizzo, peraltro, può assumere due forme:n     utilizzo congiunto in un sistema meccanico di trading che porti all’assunzione o alla liquidazione di determinate posizioni al verificarsi di certe condizioni;n     utilizzo in combinazione con analisi soggettiva dei grafici e delle tendenze al fine di lasciare alla discrezionalità dell’analista l’individuazione del momento più appropriato per un intervento sul mercato. Dei sistemi meccanici di trading parleremo, al momento opportuno, in una serie di appunti specifici. Al momento, concentriamoci brevemente sul secondo degli aspetti sopra evidenziati.Di solito, ciascun indicatore prevede l’adozione di un’iniziativa al verificarsi di una determinata condizione: così è, ad esempio, per un indicatore di momento che perfora una propria media mobile, per un Macd che cambia direzione o che perfora la linea dello zero, per un Rsi che perfora determinati livelli, ecc.La corretta operatività presuppone che, estratti certi segnali dall’analisi grafica, se ne cerchi conferma nell’indicatore più appropriato, tra quelli utilizzati, alla corrente fase di mercato. Solo quando analisi grafica e indicatore punteranno nella stessa direzione si darà concretezza ai segnali ricevuti. Accade, purtroppo, che spesso una delle due componenti produca con ritardo eccessivo la conferma del segnale prodotto dall’altra e, allora, o si agisce d’istinto vanificando le proprie regole di comportamento o si agisce con ritardo perdendo così, salvo rari casi, la fase più rilevante di un movimento.Il sistema migliore, per superare l’inconveniente, è quello di evitare di “inseguire” la concordanza dei segnali. Se, infatti, si riesce a monitorare contemporaneamente più mercati o più titoli, si può invertire il processo logico andando ad operare solo ed esclusivamente su quelli che presentano una combinazione efficace trascurando, invece, quelli che non offrono completezza di segnalazione.In tal modo, se il proprio sistema operativo è efficace, se ne valorizzano gli aspetti segnalatori riducendo o eliminando la deleteria fase psicologica di attesa che, spesso, porta ad anticipare i segnali incompiuti o, anche, a trascurare quei segnali che la propria discrezionalità porta a ritenere tardivi nella loro conferma reciproca. 

FORZA RELATIVA

 

Premessa

Uno degli aspetti di analisi tecnica sovente trascurati è quello della forza relativa. Con tale espressione si intende la misura che scaturisce dal confronto tra due serie di quotazioni, generalmente quelle di un indice di settore e di un indice generale o quelle di una azione e del corrispondente indice di settore. Nulla esclude, naturalmente, che si possano mettere a confronto anche due diversi titoli, oppure un titolo e l’indice generale, oppure, ancora, due qualsiasi serie storiche.

Lo scopo dell’analisi di forza relativa è quello di verificare la posizione di un valore rispetto a un altro preso a base di riferimento: in proposito, maggiore è la forza del primo, migliore è stata, e si presume possa continuare a esserlo fino a prova contraria, la performance rispetto al secondo; viceversa, naturalmente, nel caso di bassa forza del primo valore rispetto al secondo.

 

Rilevazione

I valori di forza relativa si ottengono facendo il rapporto tra ciascun termine di una serie storica e il termine corrispondente, sotto il profilo temporale, di una seconda serie.

Si ottiene una successione di numeri che, in sé, non significa nulla ma che, se rappresentata graficamente, dà l’esatta percezione di come un valore quotato si sia mosso nel tempo rispetto a un altro.

Se, infatti, il grafico assume andamento ascendente ciò significa che il rapporto tra ciascun valore della prima serie e il corrispondente valore della seconda è andato crescendo; quindi, o il primo termine del confronto si è 

progressivamente apprezzato più del secondo oppure si è deprezzato meno del secondo: in entrambi i casi si è rivelato più forte.

Il contrario avviene se il grafico assume andamento decrescente.

I grafici di forza relativa possono essere letti e interpretati come qualsiasi altro grafico: su di essi può essere effettuata l’analisi grafica con tutte le variabili di tendenze e figure, così come su di essi possono essere calcolati sia una media mobile che tutto l’armamentario di indicatori previsti dall’analisi tecnica.

 

Interpretazione

Come detto sopra, la forza relativa può essere calcolata anche su due singoli titoli. In tal caso la funzione della rilevazione è solo quella di mettere in evidenza le risultanze del confronto.

Di solito, però, lo scopo di questo tipo di analisi è quello di osservare la performance di un titolo rispetto a un indice oppure di un indice di settore rispetto all’indice generale. In tal caso, dall’analisi si possono trarre anche considerazioni sull’evoluzione della tendenza del titolo o dell’indice di settore.

In proposito, esemplificando su un confronto tra indice di settore e indice generale, si supponga di calcolare sia sull’indice di settore che sui valori di forza relativa una media mobile di ampiezza adeguata alle proprie esigenze; si applichino, quindi, le seguenti regole interpretative:

n     se l’indice di settore e la forza relativa si trovano notevolmente al disopra delle rispettive medie mobili il trend è ascendente ma necessita di una correzione;

n     se l’indice di settore e la forza relativa si trovano sopra le rispettive medie mobili, senza eccesso, la situazione è favorevole ad acquisti di titoli del settore;

n     se l’indice di settore si trova sopra la media mobile mentre la forza relativa scende sotto la propria, questo è un segnale di allarme;

n     se l’indice di settore e la forza relativa si trovano notevolmente al disotto delle rispettive medie mobili il trend è in discesa ma è prevedibile un rimbalzo;

n     se l’indice di settore e la forza relativa si trovano sotto le rispettive medie mobili, senza eccesso, il trend è negativo;

n     se l’indice di settore si trova sotto la media mobile mentre la forza relativa sale sopra la propria, questo è un segnale di possibile inversione al rialzo.

 

Benché le regole sopra indicate non pretendano di essere interpretate con rigore meccanico, un primo criterio generale è quello di considerare come segnale di intervento il contemporaneo incrocio, nella stessa direzione, dell’indice di settore e della forza relativa con le rispettive medie mobili.

Analogamente, un secondo criterio di interpretazione è quello di considerare in situazione di eccesso (ipercomprato o ipervenduto) quei settori che, unitamente alla corrispondente forza relativa, si trovano a una distanza significativa dalla corrispondente media mobile.

 

 

 

 

ALFA E BETA

 

Premessa

Le tecniche adottate per la selezione dei titoli sui quali operare si basano, normalmente, sullo studio dei trend, delle figure, degli oscillatori.

Poca o nessuna importanza viene attribuita a quei parametri che, seppure un po’ articolati nelle modalità di calcolo, offrono un valore informativo aggiunto di grande portata: parliamo dei coefficienti alfa e beta.

E’ grazie a questi parametri che possono essere valutate, con sufficiente approssimazione, le caratteristiche di aggressività e di variabilità, in sintesi il grado di rischiosità, di un titolo, così da rendere più complete e consapevoli le scelte di investimento.

 

Coefficiente beta

Il coefficiente beta misura il grado storico di aggressività di un titolo rispetto al mercato. Assume valori che oscillano intorno allo zero e misura l’attitudine storica di un titolo a variare in misura maggiore (valore assoluto di beta >1)  o minore (valore assoluto di beta<1) dell’indice di riferimento. Inoltre, misura l’attitudine storica del titolo a variare nella stessa direzione (beta>0) dell’indice di riferimento oppure in direzione contraria (beta<0).

Si possono avere, quindi, 4 casi:

1)    beta>1: il titolo presenta attitudine ad aumentare o a diminuire, in un determinato arco temporale, in misura maggiore dell’indice; ad esempio, a un beta di 1,20 corrisponderà una variazione tendenziale del titolo dell’1,20%, sia in aumento che in diminuzione, per ogni punto percentuale di variazione dell’indice;

2)    0<beta<1: il titolo presenta attitudine ad aumentare o a diminuire, in un determinato arco temporale, in misura minore dell’indice; ad esempio, a un beta di 0,80 corrisponderà una variazione tendenziale del titolo dello 0,80%, sia in aumento che in diminuzione, per ogni punto percentuale di variazione dell’indice;

3)    beta<-1: vale quanto detto al punto 1, con l’avvertenza che, in questo caso, il titolo tenderà a muoversi in direzione contraria a quella dell’indice;

4)    -1<beta<0: vale quanto detto al punto 2, con l’avvertenza che, in questo caso, il titolo tenderà a muoversi in direzione contraria a quella dell’indice.

 

Naturalmente, la capacità dei coefficienti beta a fornire indicazioni attendibili è strettamente legata alla loro stabilità nel tempo; e tale stabilità risulta tanto maggiore quanto più lunga è la serie storica sulla quale il coefficiente viene calcolato: si calcolano, quindi, coefficienti a 3 mesi, a 6 mesi, a un anno e anche più. Coefficienti di durata inferiore forniscono risultati estremamente variabili. La stabilità dei coefficienti beta viene altresì migliorata con la diversificazione del portafoglio.

 

Calcolo del coefficiente beta

Per la descrizione dell’algoritmo di calcolo proponiamo una tabella di pochi elementi riportante, nella prima colonna, le ipotetiche quotazioni di un titolo e, nella seconda, il corrispondente ipotetico valore di un indice di riferimento.

1000 21500            

1010 21600            

1030 21900            

990 21900            

978 21850            

1000 21790            

1020 21820            

1035 21900            

1040 22100            

1020 22100            

1020 22000            

 

 

Nella terza e nella quarta colonna calcoliamo il rendimento giornaliero del titolo e quello dell’indice secondo la seguente formula: 100*(Qt - Qt-1)/Qt-1

 

1000 21500            

1010 21600 1 0,465116        

1030 21900 1,980198 1,388889        

990 21900 -3,8835 0        

978 21850 -1,21212 -0,22831        

1000 21790 2,249489 -0,2746        

1020 21820 2 0,137678        

1035 21900 1,470588 0,366636        

1040 22100 0,483092 0,913242        

1020 22100 -1,92308 0        

1020 22000 0 -0,45249        

 

Calcoliamo, quindi, la media aritmetica dei rendimenti del titolo (0,2164) e dell’indice (0,2316) e lo scarto tra i valori giornalieri di rendimento del titolo e del mercato e la corrispondente media (colonne quinta e sesta).

 

1000 21500            

1010 21600 1 0,465116 0,783533 0,2335    

1030 21900 1,980198 1,388889 1,763731 1,157273    

990 21900 -3,8835 0 -4,09996 -0,23162    

978 21850 -1,21212 -0,22831 -1,42859 -0,45993    

1000 21790 2,249489 -0,2746 2,033021 -0,50622    

1020 21820 2 0,137678 1,783533 -0,09394    

1035 21900 1,470588 0,366636 1,254121 0,13502    

1040 22100 0,483092 0,913242 0,266624 0,681626    

1020 22100 -1,92308 0 -2,13954 -0,23162    

1020 22000 0 -0,45249 -0,21647 -0,6841    

 

 

Moltiplichiamo, giorno per  giorno, gli scarti del titolo per i corrispondenti scarti di mercato (colonna quinta * colonna sesta) ottenendo così una settima colonna in tabella.

 

1000 21500            

1010 21600 1 0,465116 0,783533 0,2335 0,182955  

1030 21900 1,980198 1,388889 1,763731 1,157273 2,041117  

990 21900 -3,8835 0 -4,09996 -0,23162 0,949618  

978 21850 -1,21212 -0,22831 -1,42859 -0,45993 0,657046  

1000 21790 2,249489 -0,2746 2,033021 -0,50622 -1,02915  

1020 21820 2 0,137678 1,783533 -0,09394 -0,16754  

1035 21900 1,470588 0,366636 1,254121 0,13502 0,169331  

1040 22100 0,483092 0,913242 0,266624 0,681626 0,181738  

1020 22100 -1,92308 0 -2,13954 -0,23162 0,495553  

1020 22000 0 -0,45249 -0,21647 -0,6841 0,148086  

 

La somma dei valori della settima colonna (3,6287) è la codevianza del titolo sul mercato.

Eleviamo al quadrato gli scarti di mercato (colonna sesta) ottenendo un’ottava colonna.

1000 21500            

1010 21600 1 0,465116 0,783533 0,2335 0,182955 0,054522

1030 21900 1,980198 1,388889 1,763731 1,157273 2,041117 1,33928

990 21900 -3,8835 0 -4,09996 -0,23162 0,949618 0,053646

978 21850 -1,21212 -0,22831 -1,42859 -0,45993 0,657046 0,211533

1000 21790 2,249489 -0,2746 2,033021 -0,50622 -1,02915 0,256254

1020 21820 2 0,137678 1,783533 -0,09394 -0,16754 0,008824

1035 21900 1,470588 0,366636 1,254121 0,13502 0,169331 0,01823

1040 22100 0,483092 0,913242 0,266624 0,681626 0,181738 0,464614

1020 22100 -1,92308 0 -2,13954 -0,23162 0,495553 0,053646

1020 22000 0 -0,45249 -0,21647 -0,6841 0,148086 0,468

 

La somma dei valori dell’ottava colonna (2,9285) è detta devianza del mercato.

Il rapporto tra la codevianza del titolo sul mercato e la devianza del mercato è il coefficiente beta cercato: 1,23

 

Il coefficiente beta, in altri termini, è il coefficiente angolare della retta di regressione passante per  i punti individuati dall’incontro tra le proiezioni delle quotazioni del titolo riportate sull’asse delle ordinate e le proiezioni dei valori dell’indice riportati sull’asse delle ascisse.

 

Coefficiente alfa

Mentre il coefficiente beta misura l’attitudine di un titolo a variare in funzione del mercato (rischio sistematico), il coefficiente alfa esprime l’attitudine di un titolo a variare indipendentemente dal mercato (rischio specifico).

A un alfa positivo, quindi, corrisponde la capacità di un titolo a generare autonomamente reddito in linea capitale mentre a un alfa negativo corrisponde la tendenza di un titolo a subire perdite indipendentemente dall’andamento di mercato.

In un sistema di assi cartesiani, il coefficiente alfa non è altro che l’intercetta sull’asse delle ordinate della retta di regressione il cui coefficiente angolare è il coefficiente beta.

Sia l’equazione della retta Y = a + bX

Allora:

 

a = Y - bX

 

Riprendendo l’esempio precedente poniamo:

 

Y = media aritmetica dei rendimenti del titolo (0,2164)

X = media aritmetica dei rendimenti del mercato (0,2316)

b = coefficiente beta (1,23)

 

alfa = -0,068

 

Osservazioni

Il corretto uso dei coefficienti citati permette di orientare le proprie scelte in funzione delle caratteristiche delle fasi di mercato che si ritiene siano in atto di volta in volta.

Così, in caso di trend ascendente ci si orienterà su titoli con beta maggiore di uno e, a parità di beta, su titoli con alfa positivo.

Viceversa, nel caso si voglia rimanere sul mercato con atteggiamento difensivo in vista di possibili ripiegamenti, ci si potrà orientare su titoli a basso beta.

Se si vuole operare al ribasso (ad esempio con l’acquisto di opzioni put) si possono scegliere titoli ad alto beta (in previsione di mercato riflessivo) e alfa negativo.

Sono, queste, osservazioni del tutto esemplificative dal momento che è solo da una corretta combinazione dei coefficienti prescelti, unita a una appropriata analisi tecnica grafica e quantitativa (indicatori), che può scaturire una elevata probabilità di successo.

 Operatività:tecnica e modi

 

INTRODUZIONE

Esistono diversi modi di operare nel mercato azionario: col fiuto, sulla base di letture di giornali e reports, con l'aiuto di "dritte" e "soffiate", con tecniche più metodiche.

Fiuto. Esistono indubbiamente delle persone che riescono, con l'ausilio di un grosso intuito, a fare cose eccezionali in Borsa. Il fiuto, tuttavia, è qualcosa di innato. O lo si ha o non lo si ha. Quindi, non è una tecnica che si può apprendere. C'è da aggiungere, però, che anche chi opera col fiuto (e mi viene automaticamente da pensare ai vari Warren Buffet, Peter Lynch, George Soros) non opera caoticamente sulla base di quello che gli passa per la mente, ma si avvale comunque di tecniche operative al cui vaglio sottopone le proprie intuizioni; basta leggere la letteratura su questi personaggi per rendersene conto.

Letture di giornali e reports. Sorvolerei proprio sui giornali. Quando la notizia appare sulla stampa è già vecchia e superata. Al massimo può far rumore ancora per un paio di giorni grazie all'intervento dei ritardatari. Nulla di più.

Qualche spunto maggiore lo offrono talvolta i reports delle istituzioni finanziarie più serie. Intanto sono il frutto di valutazioni ponderate e poi, per loro natura, vanno ad alimentare lo stesso processo che propongono. E' probabile che un buy di una grossa banca d'affari provochi degli acquisti che altrimenti non si avrebbero. La controindicazione è che qualche volta i suggerimenti dei reports possono non essere del tutto obiettivi o possono essere determinati forzatamente da situazioni contingenti. Si pensi a una situazione di forte rialzo e alla necessità per gli uffici studi delle istituzioni finanziarie di alzare i target dei vari titoli prima ancora, e non dopo, di trovare una giustificazione agli obiettivi di prezzo indicati.

Dritte e soffiate. Le soffiate, quelle vere, le possono dare solo gli insider, con gli effetti giuridici che la diffusione delle notizie provocherebbe. Non è escluso che grosse istituzioni finanziarie (Sim, Banche, Società di gestione) possano essere in possesso di notizie qualificate di qualche utilità. Ma  allora la notizia si trova, diciamo, a metà strada tra la riservatezza e la diffusione. Il titolo interessato, con ogni probabilità, ha già cominciato a manifestare dei movimenti anomali che possono essere già stati colti con un'attenta analisi anche da chi non è in possesso della notizia. Anche questi casi, tuttavia, sono abbastanza limitati e nulla hanno a che vedere col fenomeno, del tutto dilettantesco, delle dritte che nel corso di forti rialzi di borsa vengono sparate da tutte le parti. Se chiunque di noi, in una fase di accentuata tendenza rialzista del mercato, spaccia per dritte le proprie opinioni su 10 titoli quotati è più che probabile che almeno in un paio di casi faccia un'eccellente figura.

Tecniche operative. La tecnica costituisce l'arma di chi  vuole operare razionalmente per conseguire profitti costanti non soggetti all'erraticità dei mercati. Si rinuncia a degli extra-profitti connessi talvolta a un atteggiamento disinvolto, ma si ha la quasi certezza di non incorrere nelle catastrofi alle quali quello stesso atteggiamento prima o poi inevitabilmente conduce. La tecnica, inoltre, non esclude necessariamente la possibilità di beneficiare dei metodi più empirici prima elencati. Semmai, costituisce uno strumento per sottoporli a un vaglio di verosimiglianza.

Nell'ambito delle tecniche operative si inserisce l'annosa, ma ormai pressoché universalmente definita, questione della competizione tra analisi tecnica e analisi fondamentale. E, come se non bastasse, ha fatto da qualche tempo apparizione tutta una serie di tecniche sperimentali ispirate all'intelligenza artificiale.

Analisi fondamentale. I fondamentalisti sostengono che, nel lungo andare, i corsi azionari tendono a riflettere il reale valore delle società quotate; deducono quindi che, individuando realtà attuali e potenzialità patrimoniali ed economiche di queste società attraverso un'attenta lettura dei loro bilanci, si possono formulare valide previsioni sui futuri livelli di prezzo delle azioni con grande beneficio per una corretta strategia di investimento.

Analisi tecnica. L'analista tecnico non mira a conoscere il valore reale di un'azione bensì quel valore che ad essa attribuirà, a breve, il mercato. Egli è infatti convinto di poter rilevare, con l'ausilio di particolari procedure, le speranze, le paure, gli umori, razionali e irrazionali, dei compratori e dei venditori giungendo così a sintetizzare e fotografare, a un dato istante, tutti quei fattori che normalmente sono ritenuti inquantificabili ma che, nondimeno, incidono in maniera preponderante sul processo di formazione dei prezzi; gli diventa più facile, a questo punto, decidere quando comprare e quando vendere e cosa comprare e cosa vendere in perfetta sintonia con la tendenza e le prospettive del momento.

Intelligenza artificiale. E' una branca a sé stante. Più che una scuola di pensiero è un insieme di tecniche che mirano a simulare il processo di ragionamento umano (sistemi esperti e sistemi fuzzy), il funzionamento biologico del cervello (reti neurali) o l'evoluzione delle specie viventi (algoritmi genetici). Prescinde, in sé, dai principi del pensiero tecnico e di quello fondamentale in quanto si può avvalere di elementi di uno solo di essi, di tutti e due o di altri ancora.

Non c'è motivo di affrontare l'accademica questione, peraltro generalmente superata,   della competizione tra scuola fondamentale e scuola tecnica. Entrambe hanno una propria ragione di essere ed entrambe presentano delle caratteristiche che le rendono più appropriate in certe circostanze con riferimento a obiettivi specifici.

L'analisi fondamentale si propone di verificare la salute generale, per così dire, di un titolo. E' un check-up il cui fine non è quello di individuare l'esistenza o la possibilità di insorgenza di un comune raffreddore. L'analisi tecnica, al contrario, si orienta soprattutto verso i sintomi piuttosto che verso le cause.

Si pensi alle variazioni che i titoli quotati hanno in un breve periodo di tempo. Forse un aumento o una diminuzione generalizzata delle quotazioni può indurre automaticamente a ritenere che, contemporaneamente, sia realmente variato l'effettivo valore delle società quotate? Viceversa, stabilito che i valori fondamentali fanno prevedere una crescita economica e patrimoniale della società, si può forse automaticamente ritenere che le quotazioni azionarie siano destinate ad aumentare? Nel breve periodo ben altri elementi assumono preponderanza: esistenza di un trend generale rialzista o ribassista, situazione politica, influenza delle borse estere e chissà quant'altro.

In sintesi, se nell'analisi fondamentale è prevalente l'aspetto previsionale, nell'analisi tecnica è prevalente l'aspetto gestionale, la logica dell'una non è la logica dell'altra, gli obiettivi dell'una non sono gli obiettivi dell'altra.

Ognuna delle due ha una sua ragion d'essere determinata dalle esigenze delle società di gestione di fondi comuni o di altri investitori istituzionali e da quelle dei traders più o meno sfrenati.

In ogni caso, un'analisi di tipo fondamentale che faccia da sfondo alle scelte di breve periodo non può che accrescere le probabilità di successo del trader. Ugualmente, il ricorso all'analisi tecnica per la scelta del momento di intervento non può che giovare a un investimento strategico da attuare sulla base dei fondamentali.

Nessun conflitto, fortunatamente, sussiste con le tecniche di intelligenza artificiale che, come si vedrà, possiedono come denominatore comune la capacità di apprendere le regole, di qualsiasi genere,  che soggiacciono a processi noti per applicarle a situazioni in corso di evoluzione. Paradossalmente, il punto di forza delle tecniche di intelligenza artificiale è allo stesso tempo un punto di debolezza. Se, infatti, il processo in evoluzione non trova affinità, affinità e non uguaglianza, in uno dei processi che hanno costituito la base dell'apprendimento, l'intelligenza artificiale è, con molte probabilità, destinata a fallire.

Piano di lavoro. Individuati i principi che possono caratterizzare il tipo di approccio alla borsa e i metodi di lavoro che ci devono accompagnare nelle decisioni, è ora possibile tracciare uno schema del percorso che occorre seguire per dare efficacia agli interventi sul mercato.

E' bene, in proposito, fare qualche precisazione.

L'interesse primario dell'operatore di borsa non è quello di fare previsioni ma quello di conseguire utili e, ancor prima, quello di preservare il capitale disponibile.

E' abbastanza naturale che tutti noi, supportati dalle informazioni in nostro possesso, ci cimentiamo continuamente, in misura più o meno consistente, a fare previsioni sul futuro andamento della tendenza e sugli obiettivi di prezzo di questo o quell'altro titolo.

Non che questo sia sbagliato ma, si sa, il mercato raramente asseconda le previsioni; le variabili che agiscono sono tali e tante che basta poco per vanificare gli sforzi intrapresi in dipendenza della valutazioni personali.

In questo, probabilmente, sono avvantaggiati i fondamentalisti che, nella loro ottica di lungo periodo, mostrano propensione a non curarsi delle erraticità correnti.

Chi opera a breve invece, ha sì il vantaggio di potere approfittare anche delle possibilità offerte da limitate escursioni delle quotazioni ma, di contro, ha l'onere di stare dietro ai movimenti piuttosto che davanti. Per questo è costretto ad accettare alcune condizioni:

- rinunciare a operare sulla base delle previsioni; queste si facciano pure ma solo come punto di partenza per individuare i titoli sui quali si vuole approfondire l'analisi con tecniche che poco o nulla hanno in comune con la previsione;

-  non illudersi      di essere in grado di cogliere punti di svolta  o di essere capaci di valutare la durata del trend in corso;

- non aspettarsi che tutte le operazioni siano profittevoli; al limite, non è nemmeno necessario che la percentuale delle operazioni chiuse in profitto sia elevata; ciò che conta è l'entità dell'utile che si è capaci di incassare rapportato alle perdite che si è costretti a subire;

-  non essere pavidi; se le tecniche adottate danno un segnale di entrata è necessario mettere da parte le titubanze; altrimenti  si mettano da parte le tecniche; se una volta si asseconda il segnale perché è coerente con le aspettative e un'altra volta, invece, lo si respinge perché non convince, allora si è completamente fuori strada; questo non significa, naturalmente, che si debbano acquistare tutti i titoli sui quali scattano dei segnali di acquisto; significa solo che, se si è interessati alle FIAT,  per esempio, e le si sta seguendo per un possibile acquisto, allora il momento di entrata non può che essere quello fornito dai sistemi adottati;

- non essere avidi; se si riceve un segnale di uscita, lo si assecondi con decisione: la titubanza può costare cara;

-    non rammaricarsi mai: chissà quante volte accadrà di vendere un titolo che, immediatamente dopo, prende il volo.

Sono regole non facili, anzi decisamente dure da seguire, ma può essere di aiuto il pensiero che la Borsa è sempre lì ad aspettare e che una, due, mille occasioni perdute non significano nulla finché facciamo utili sistematicamente.

Stabilito quale deve essere l'atteggiamento mentale corretto, è possibile ora schematizzare il processo logico che deve accompagnare l'operatività:

- scelta di un sistema appropriato di tecniche operative;

-    intervento e fissazione dei criteri di uscita sia in caso di utile che in caso di perdita;

-  monitoraggio costante delle posizioni assunte;

-  uscita e imputazione dell'utile o della perdita sia alla singola operazione che al complesso delle operazioni che costituiscono la strategia di periodo.

SISTEMI DISCREZIONALI

 

Premessa

Una corretta tecnica operativa presuppone la fissazione di regole ben precise per l’individuazione del momento più appropriato per un intervento sul mercato, sia in entrata che in uscita.

Infatti, così come l’intervento iniziale viene normalmente subordinato al verificarsi di certe situazioni generali di mercato o specifiche di un titolo (es.: inversione di una tendenza, perforazione di determinati livelli di supporto o resistenza), l’uscita da una posizione, oltre ad essere connessa a fattori analoghi a quelli presi in considerazione per la sua assunzione, può anche essere determinata dal raggiungimento di certi obiettivi di profitto o dal conseguimento di una perdita massima prefissata.

Ora, la verifica dell’esistenza di condizioni favorevoli a un intervento può essere lasciata alla discrezionalità dell’operatore o può essere ancorata al rigoroso rispetto delle condizioni prefissate: nel primo caso avremo dei sistemi ragionati di intervento, nel secondo dei sistemi meccanici.

Per la naturale tendenza dell’uomo a dare elasticità alle proprie opinioni, l’impostazione di un sistema meccanico, o trading system, viene di solito effettuata al computer che, con indiscutibile obiettività e precisione, fornisce i propri segnali di acquisto o di vendita ai quali l’operatore si attiene ben sapendo che questi segnali, non solo rispondono alle logiche operative stabilite in precedenza, ma lo sollevano anche dallo stress connesso a un momento decisionale fondato sulla discrezionalità.

Ed è proprio quest’ultimo aspetto che, probabilmente, costituisce la caratteristica principale dei trading systems i quali, di per sé, non danno necessariamente luogo a un’operatività più redditizia di quella che può essere messa in atto da un investitore capace e disciplinato.

Per la loro particolarità, i trading systems verranno trattati nel prossimo capitolo; in questo, invece, affronteremo le regole che devono essere osservate da chi scende nell’arena dei mercati finanziari armato solo del proprio buon senso.

Trend di mercato

La regola principale che sta alla base di una sana operatività è quella di assecondare il trend generale del mercato. Salvo casi particolari, le operazioni in controtendenza presentano dei rischi notevolmente maggiori di quelli ai quali si va incontro con le operazioni in tendenza. Saremo, quindi, compratori di titoli in un mercato al rialzo e punteremo al ribasso nel caso contrario.

Diversa è la situazione di un mercato congestionato, un mercato, cioè, che si muove lateralmente con andamento oscillatorio. E’ consentito, in questi casi, il tentativo di anticipare i punti di svolta non dimenticando, però, che ciò che può apparire come un prossimo punto di svolta può facilmente trasformarsi in un punto di rottura del canale laterale.

E’ estremamente difficile riconoscere una fase direzionale da una di congestione se non dopo che l’una o l’altra si sia già manifestata inequivocabilmente. E, a questo punto, è elevato il rischio che la tendenza subisca un arresto o inversione oppure che la fase di congestione abbia termine con l’avvio di una direzionalità imprevista.

Gli analisti tecnici si sono prodigati abbondantemente nel tentativo di costruire degli indicatori in grado di distinguere le due situazioni in modo tempestivo e con sufficiente chiarezza, ma i risultati sono stati abbastanza deludenti.

Proviamo, comunque, a vedere come un operatore attento deve porsi nei confronti del mercato al fine di individuarne la direzionalità e sfruttarne i movimenti.

Tendenza definita

La rappresentazione dei prezzi in un grafico che si snoda, verso l’alto o verso il basso, con una buona angolazione è sicuramente l’evidenza migliore dell’esistenza di una tendenza ben definita.

La pendenza ideale, tuttavia, non deve essere né troppo né troppo poco ripida: nel primo caso potrebbe essere indicativa di un particolare stato di euforia pronto a trasformarsi in panico da un momento all’altro; nel secondo caso, invece, potrebbe tradire l’esistenza di un diffuso senso di incertezza che fa da sfondo alla spinta direzionale.

Occorre tenere conto, poi, se la tendenza osservata si muove nella stessa direzione di quella di più lungo periodo oppure costituisce semplicemente un movimento di correzione.

Non è che questi ultimi non siano utilizzabili operativamente; è solo che la presa di coscienza del corretto significato del movimento esaminato deve condizionare diversamente il tipo di intervento.

Se, infatti, si coglie il momento di svolta verso l’alto di una tendenza di breve discendente che rimbalza su una trendline di più lungo periodo, si effettua un intervento più razionale di quello che può essere effettuato su un movimento avulso da un contesto più generale.

L’esame visivo del grafico può essere accompagnato dall’analisi di indicatori di tipo algoritmico: un ROC che perfora una propria media mobile o la linea dello zero, un Rsi che perfora il livello di 50, un MACD a istogrammi in ascesa o in discesa o, ancor meglio, in ascesa sopra la linea dello zero o in discesa sotto la linea dello zero, sono tutti segnali che possono convalidare le conclusioni dedotte dell’esame del grafico.

Molto efficace, sotto il profilo previsivo, viene ritenuta la presenza di divergenze grafiche riscontrate su alcuni indicatori: ad esempio, l’andamento discendente di un indicatore di momentum in presenza di un grafico di mercato ascendente, segnala la perdita di forza della tendenza e, quindi, la possibilità di un arresto o di una inversione.

Dispersiva e controproducente appare invece l’analisi contemporanea di molti indicatori: questi si presentano spesso in discordanza tra loro ingenerando incertezza e confusione; meglio sceglierne pochi, quelli con i quali ci si trova maggiormente a proprio agio e che, in passato, hanno dimostrato di funzionare frequentemente, e solo su questi concentrare la propria attenzione.

Congestione

Abbiamo detto che è meglio assecondare una tendenza di mercato piuttosto che contrastarla. Il mercato, tuttavia, si trova in fase di tendenza molto meno frequentemente di quanto si muova lateralmente.

In quest’ultimo caso, non essendoci una tendenza da sfruttare, si può cercare di operare sulle oscillazioni comprando sui minimi e vendendo sui massimi.

L’individuazione dei punti di massimo e di minimo, cioè dei punti di svolta, non è delle più agevoli. Tuttavia, verificata visivamente l’esistenza di un canale orizzontale, si può supporre che le parallele di supporto e resistenza possano continuare a respingere i movimenti e, su tale presupposto, si possono impostare i propri interventi.

C’è, ovviamente, il rischio che le quotazioni, anziché invertire la direzione di marcia, perforino i livelli citati dando l’avvio a una nuova tendenza: come nel caso della tendenza definita, però, anche lo studio delle zone di congestione può essere accompagnato dell’esame di oscillatori che segnaleranno, in prossimità dei presunti punti di svolta, se il movimento in corso si sta rafforzando, facendo presagire un breakout, o si sta indebolendo, convalidando così l’ipotesi della svolta. Analogamente, l’esistenza di livelli di ipercomprato o di ipervenduto sugli oscillatori depone a favore di una svolta delle quotazioni.

Insomma, nulla di certo, come sempre, ma solo un insieme di indizi che, una volta dimostratisi validi strumenti di valutazione sulla base dell’esperienza personale, ci fanno ragionevolmente ritenere che anche nel futuro esplicheranno analoga efficacia.

Oggetto dell’investimento

Una volta individuata la tipologia di intervento più adeguata al particolare momento, qualora non si voglia o non si possa operare direttamente sugli indici di mercato, è necessario scegliere i titoli sui quali orientare le proprie scelte.

Anche in questo, nulla deve essere lasciato al caso.

Non appare logico il concetto di chi opera esclusivamente sui titoli ai quali è affezionato, prescindendo dalla loro situazione del momento; è invece necessario individuare quelli che presentano delle caratteristiche coerenti con la situazione generale del mercato.

Se, quindi, si opera in acquisto, si sceglieranno titoli il cui grafico evidenzia la perforazione di un livello di resistenza, la formazione di una figura di inversione al rialzo, o comunque l’esistenza di un trend rialzista confermato dalla configurazione assunta dagli indicatori algoritmici. Il contrario, naturalmente, se si opera al ribasso.

Questo non è ancora sufficiente: per avere una certa sicurezza che il titolo non si muova in maniera autonoma, è necessaria l’esistenza di un buon livello di correlazione con l’intero mercato; e questo può essere verificato anche sulla base del coefficiente beta che, come noto, misura l’attitudine del titolo a muoversi in sintonia col mercato, amplificandone o contraendone le variazioni.

Non è male, tra più candidati, privilegiare quelli che presentano una forza relativa ascendente (rapporto tra quotazione del titolo e indice di mercato) e quelli che hanno un coefficiente alfa positivo, in caso di acquisto, o negativo, in caso di vendita.

Alla fine, la rosa delle opzioni disponibili si sarà fortemente ristretta rendendo quasi automatico l’orientamento dell’investitore.

I concetti esposti, tuttavia, non vanno interpretati rigidamente, ma devono servire solo come guida di riferimento per un intervento ragionato tenendo presente che è sempre l’investitore, sulla base della propria esperienza, a dover distinguere le circostanze nelle quali è più opportuno privilegiare certi aspetti da quelle nelle quali occorre privilegiarne altri.

Uscita

La scelta del momento di uscita dal mercato è altrettanto, e forse anche più, importante dell’individuazione del momento di entrata.

Esiste tutta una serie di detti del tipo “Compra ai minimi e vendi ai massimi” oppure “Taglia le perdite e lascia correre i profitti”: in pratica, come si fa a tradurre, sul piano pratico, queste affermazioni di principio? Una volta assunta una posizione, sia essa rialzista che ribassista, quand’è che bisogna abbandonarla, perché conseguito l’obiettivo di profitto o perché in perdita?

I concetti relativi all’uscita dal mercato sono così importanti che meritano una trattazione separata in apposito capitolo. Adesso si può anticipare che l’azzeramento di una posizione non deve essere affatto un evento occasionale o 

umorale; esso richiede un’attenzione forse anche maggiore di quella riservata al momento dell’intervento originario. Se si è in perdita, bisogna avere la forza di riconoscere l’errore e agire di conseguenza, anziché sperare in un rovesciamento della tendenza che porti a un recupero; se si è in profitto bisogna avere il buon senso di capire quando l’obiettivo è stato raggiunto anziché lasciarsi sopraffare dall’avidità che, portando a sperare in una amplificazione del movimento favorevole, induce a prolungare la propria presenza sul mercato col rischio di perdere di colpo il guadagno non ancora monetizzato o, peggio, di andare in perdita.

Conclusioni

Visto che stiamo trattando di interventi discrezionali dell’operatore, vorremmo elencare alcuni principi che, quali che siano le tecniche adottate, devono ispirare la sua condotta:

n      E’ necessario che esista sempre un piano di entrata e di uscita dal mercato; nulla deve essere lasciato al caso né agli umori del momento. E’ bene che l’investitore scriva su carta, al momento dell’intervento originario, i criteri che hanno orientato il suo intervento e quelli che dovranno portare alla individuazione del momento di uscita. Tale abitudine, oltre a conferire maggiore obiettività all’azione, fornirà anche una traccia storica dei punti di forza e di debolezza che serva da guida per il futuro.

n      Collegata alla opportunità della predisposizione di un piano è quella di non ondeggiare col rumore del mercato. Una volta adottato un atteggiamento sulla base dell’esame dei grafici e degli oscillatori, è importante non lasciarsi fuorviare dai movimenti contrari, determinati da oscillazioni di brevissimo periodo, che portano all’azzeramento affrettato di posizioni sane o, peggio, al raddoppio di posizioni perdenti.

n      Per operare proficuamente in Borsa non è necessario che l’investitore sappia prevedere il futuro. Quello che gli è richiesto è di saper valutare correttamente la situazione corrente individuando, secondo buon senso, la prevalenza delle forze rialziste su quelle ribassiste o viceversa. Adeguerà quindi il suo comportamento a quello prevalente sul mercato, pronto a rimediare senza esitazioni qualora dovesse accorgersi di essersi sbagliato.

n      E’ necessario non lasciarsi ispirare da preconcetti sentimenti rialzisti o ribassisti. Quanto spesso, dopo forti discese dei prezzi, si sente dire che “a questi prezzi conviene comprare”! Perché bisogna comprare a tutti i costi se la tendenza rimane ribassista? Perché invece, in caso di forte rialzo, non si sente quasi mai dire che “a questi prezzi conviene vendere”? In effetti, visto che in Borsa si può operare in entrambe le direzioni, l’atteggiamento più appropriato è quello che porta a valutare serenamente la situazione e ad agire con coerenza.

n      E’ fondamentale non contrastare il mercato. Agire controtendenza, sperando di anticipare improbabili inversioni è il modo più rapido per perdere il proprio denaro. Può pure essere che qualche volta vada bene, ma questa è sicuramente l’eccezione e non la  regola. Meglio quindi attendere che il mercato assuma una direzione da assecondare anche se questo significa, spesso, perdere la parte iniziale di un movimento. E’ solo apparente la contraddizione di questo principio con quello, prospettato sopra, di vendere sui massimi e acquistare sui minimi di una zona di congestione. In quest’ultimo caso, infatti, non esistendo una vera e propria tendenza, non esiste neppure la possibilità di contrastare il comportamento del mercato. 

TRADING SYSTEMS

 Premessa

Man mano che, nel corso degli anni, l'analisi tecnica deludeva sempre di più, non per mancanza di validità intrinseca, ma per la discutibile soggettività delle sue risultanze, gli operatori cominciavano a sentire l'esigenza di introdurre un elemento che sottraesse il più possibile le segnalazioni operative agli effetti dell'emotività  personale.Dapprima presero a parlare di autodisciplina, riferendosi a un'autoimposizione a seguire le indicazioni dell'analisi tecnica, anche quando non convinti sotto il profilo razionale, senza rendersi probabilmente conto che il problema 

restava ugualmente senza soluzione: intanto con l'autodisciplina, comunque la si intendesse, non veniva ancora risolta l'eterna questione del conflitto tra i vari indicatori; inoltre, qualsiasi sforzo interiore l'analista facesse, continuava a non esserci modo di svincolare l'operatività da grafici e calcoli soggetti a interpretazione.Con la diffusione dei personal computers, però, si è scoperto che, trasformando in algoritmo il processo valutativo,  poteva essere delegato alla macchina il compito di analizzare le informazioni disponibili e di generare dei segnali operativi direttamente utilizzabili.L'oggettività veniva così assicurata e l'autodisciplina acquistava il senso dell'osservanza, senza discussioni, del responso del computer; erano nati i trading systems. Non bisogna naturalmente equivocare: un trading system non presuppone necessariamente un lavoro al computer; l’algoritmo può essere, nei casi più semplici, sviluppato anche dall’operatore, ma è solo quando quest’ultimo non interferisce in alcuna maniera nell’elaborazione dei fattori decisionali che può essere assicurata l’obiettività di valutazione necessaria per fare la differenza tra un sistema meccanico e uno discrezionale. 

Principi di base

Nei trading systems vengono fondamentalmente forniti al computer tre tipi di informazioni:* una serie storica di quotazioni;* dei parametri da utilizzare per il calcolo degli indicatori prescelti;* delle regole da utilizzare per la generazione dei segnali operativi.Benché, a rigore, sia sufficiente la predisposizione di un solo indicatore, i trading systems sono di solito programmati per la elaborazione congiunta  di più strumenti di analisi tecnica;  il problema della eventuale conflittualità tra le risultanze viene risolto con il ricorso a un algoritmo di calcolo che produce segnalazioni di acquisto o di vendita solo nei casi in cui queste siano compatibili con tutte le regole prefissate.

 Progettazione

La realizzazione di un trading system passa attraverso una serie di fasi.Intanto la progettazione. Un'intuizione, una lettura, un'emulazione fanno talvolta scattare la convinzione che, combinando opportunamente certe tecniche di analisi, si possa aumentare la frequenza dei successi.Non è esattamente così, non almeno in assoluto. Anzitutto il trading system deve essere progettato con specifico riferimento alle caratteristiche intrinseche di un mercato o di un indice o di un titolo, alla frequenza connessa al tipo di attività, alla strategia che si intende adottare. Anche il grado di predisposizione al rischio da parte dell'operatore costituisce fattore fondamentale da prendere in considerazione, perché da esso dipende lo spessore dei filtri che il sistema deve superare prima di produrre i suoi segnali.La progettazione richiede, poi, un'oculata scelta degli indicatori sulla cui azione congiunta dovrà basarsi l'elaborazione. Dovranno essere quindi scelti degli strumenti che siano in grado non solo di rilevare con sufficiente approssimazione l'esistenza di una tendenza o di una fase di congestione, ma anche di rapportare alle varie situazioni di mercato le segnalazioni operative.Dovrà, infine, essere pianificato un equilibrato criterio di gestione delle uscite dal mercato sia in caso di guadagno che in caso di perdita.(°) Insomma, prima di procedere alla realizzazione di un trading system o, ancor  più, al suo utilizzo operativo, è necessario ricercare con estrema attenzione l'esistenza della massima compatibilità tra il prodotto e le proprie strategie di investimento.

 Realizzazione

L'idea progettuale prende corpo con la identificazione degli indicatori e dei parametri di massima che devono essere utilizzati dal programma computerizzato di analisi tecnica per la generazione dei segnali operativi.Anche se la progettazione è stata accurata, è comunque necessario porre estrema attenzione a non mettere in piedi un modello in grado di funzionare ottimamente, in sede di simulazione, su un determinato andamento storico, ma privo di qualsiasi capacità di valutazione del presente. E' facile, infatti, ed avviene solitamente quando si usano troppi indicatori oppure indicatori fortemente correlati l'uno all'altro, arrivare attraverso successivi aggiustamenti alla realizzazione di un sistema capace di produrre utili favolosi nella sperimentazione su dati passati, ma del tutto inidoneo a cogliere le dinamiche di mercato o, come comunemente si dice, a generalizzare.In ogni caso, per quanta attenzione si possa dedicare alla costruzione del sistema, non esiste alcuna garanzia che un modello che ha funzionato in passato possa continuare a funzionare in futuro; è tuttavia molto difficile, al contrario, che un modello inefficace in fase di simulazione possa poi funzionare bene nella realtà operativa.

 Ottimizzazione

E' sicuramente la fase più delicata. Consiste nell'aggiustamento dei parametri, successivamente alla loro fissazione su valori di massima, per renderli idonei a raggiungere contemporaneamente il duplice scopo di massimizzare i profitti e di dimostrare efficienza su tutto il periodo di simulazione.Occorre quindi procedere sperimentando le varie possibilità fino all'individuazione di quella che produce i migliori risultati. E' intuibile che più numerosi sono i parametri da ottimizzare, più lungo è il processo di aggiustamento; bastano pochi valori, da provare in tutte le combinazioni possibili, per rendere interminabile questa fase, anche con l'uso di un computer potente.Per poter confidare, poi, nelle capacità di generalizzazione del sistema, cioè nella sua attitudine a funzionare nell'operatività reale, è necessario che esso venga provato, con risultati soddisfacenti, su più intervalli temporali che riflettano condizioni di mercato differenti; da respingere senza esitazione quei modelli sulla base dei quali vengono conseguiti utili favolosi i quali, a un'attenta analisi, si rivelano dovuti a ben precise situazioni di mercato di natura eccezionale. In proposito, è abbastanza diffuso un convincimento insidioso il cui vizio di fondo, evidentemente, sfugge a molti. In pratica, si prova un modello su un determinato periodo di tempo (training) e, quando i risultati sono soddisfacenti, lo si riprova su un diverso periodo (testing). Se l’esito è positivo anche questa volta il modello viene adottato, altrimenti si ricomincia daccapo. Ora, la ripetuta ricerca di parametri che soddisfino anche l’intervallo di test significa che quest’ultimo, in effetti, non diventa altro  che un prolungamento del periodo di training o, in altri termini, che il vero test può essere effettuato solo con l’applicazione pratica del modello.Una buona via d’uscita può essere trovata, come detto più sopra, nella suddivisione dell’intero periodo in più intervalli temporali (3 o 4) e nella ricerca di risultati soddisfacenti in ognuno di essi tenendo presente che, in presenza di più soluzioni apparentemente simili, va privilegiata quella che garantisce maggiore stabilità di risultati, quella cioè che consegue una maggiore omogeneità nella distribuzione dei profitti su tutti i periodi presi in esame.E' necessario verificare, in fase di ottimizzazione, che la frequenza delle operazioni sia adeguata al tipo di attività che il modello è chiamato a disciplinare e che esista un rapporto favorevole tra numero di operazioni in utile e numero di operazioni in perdita e tra utile medio e perdita media per operazione, tenuto conto dell'entità delle commissioni operative.  Da non sottovalutare, ovviamente, il fenomeno per il quale al trading system viene richiesto di produrre segnali su quotazioni che, al momento poi dell'intervento operativo, per quanto tempestivo, non sono più attuali.Errato il concetto, per la verità piuttosto diffuso, relativo all'esigenza di una riottimizzazione frequente del trading system.Infatti, o il modello ha la capacità di generalizzare, cioè di cogliere aspetti diversi del mercato, e in tal caso possiede già delle caratteristiche di autoadattamento, oppure è stato male progettato. 

Non esistono alternative. Se l'operatore avverte l'esigenza di monitorarne frequentemente l'adeguatezza, vuol dire che i risultati non sono soddisfacenti. In tal caso è probabilmente meglio rivedere l'intera struttura  piuttosto che i parametri.

 Esempio

Nell'esempio che segue non possono essere rigorosamente rispettati tutti i principi sopra esposti in quanto:* manca il presupposto fondamentale della definizione di una strategia operativa;* non si conoscono i costi relativi all'attività che scaturisce dai segnali del trading system.La dimostrazione, tuttavia, pur non prefiggendosi alcun obiettivo operativo, propone un modello che può essere agevolmente integrato o modificato nella sua struttura per essere adattato a diversi tipi di esigenze.L’oggetto della sperimentazione è l'indice Comit,(°) del quale è disponibile una lunga serie storica, e si suppone che l'intervento venga effettuato sul valore di chiusura del giorno successivo a quello di generazione del segnale. Il modello, pertanto, tiene già conto delle divergenze, prima evidenziate, che possono esistere tra il livello della quotazione al momento della generazione del segnale e quello dell'epoca di intervento.Gli strumenti di analisi tecnica prescelti sono il rate of change (ROC), per la rilevazione della velocitàdella tendenza, e il relative strength index (RSI), per l'individuazione delle situazioni di maggior forza del mercato, corrispondenti a un livello posto in prossimità della zona di ipercomprato; non esiste alcuna valida controindicazione al fatto che si tratta di due indicatori di momento fortemente correlati tra loro, visto che la struttura dell’uno è completamente diversa da quella dell’altro.L'adozione di parametri piuttosto lenti fa emergere un sistema non molto aggressivo ma solido, con segnali di acquisto in presenza di un mercato fortemente orientato al rialzo e segnali di azzeramento delle posizioni in caso di indebolimento della tendenza.Fissato un livello abbastanza elevato dell'RSI, il sistema genera, infatti, un segnale di acquisto non appena il valore dell'indicatore o di una sua media mobile viene a trovarsi  sopra tale livello e, contemporaneamente, il valore del ROC viene a trovarsi in posizione superiore a quello di una sua media mobile; genera, invece, un segnale di vendita quando il valore del ROC perfora al ribasso la sua media mobile.Per la definizione esatta di ciascun parametro, viene fissato un minimo ed un massimo lasciando al programma di ottimizzazione l'incombenza di provare iterativamente tutte le combinazioni possibili e di scegliere quella che massimizza il profitto.Le sole condizioni poste, dopo aver suddiviso il periodo di ottimizzazione (dall'1.6.1990 al 28.6.1996) in tre intervalli di uguale lunghezza, prevedono il conseguimento di utili in ciascuno di essi e una distribuzione la più equa possibile. La suddivisione in più intervalli soddisfa pienamente la necessità, generalmente avvertita, di provare il trading system su un periodo e di verificarlo su un altro al fine di misurarne l’efficacia, come già detto sopra, in condizioni di mercato differenti.Il programma realizza il massimo profitto proponendo l'adozione dei seguenti valori limite:* media mobile a 2 giorni dell'RSI su base di 14 giorni rapportata al valore di 74;* ROC a 13 giorni riferito alla sua media mobile a 56 giorni.L'utile conseguibile, complessivamente del 107,85% su base 1000 (a fronte di un indice rimasto complessivamente invariato) con 22 operazioni di acquisto e altrettante di vendita, risulta così suddiviso(°) : - 1.6.90/26.6.92 - 508 sedute di Borsa: +10,69% su base 1000 (buy and hold: -38,06%)- 29.6.92/24.6.94 - 507 sedute di Borsa: +59% su base 1106,90 (buy and hold: +51,28%)- 27.6.94/28.6.96 - 507 sedute di Borsa: +18,10% su base 1759,96 (buy and hold: -5,87%) Tenuto conto che il sistema è stato progettato per la sola gestione di posizioni lunghe nell'ambito di tendenze al rialzo e che la liquidità risulta impegnata solo per  poco più del 21% dell'intero periodo (330 giorni su 1522), i risultati possono essere considerati ampiamente soddisfacenti.Nella figura che segue si può rilevare chiaramente come il grafico dell'andamento dei profitti cumulati (equity line), 

sovrapposto a quello dell'indice Comit, formi regolarmente dei gradini in salita in occasione dei rialzi di mercato e si stabilizzi in occasione dei ribassi. 

Nel periodo 1.7.96 - 30.6.97, non incluso nel training,  il sistema suindicato avrebbe conseguito un utile dell’11,13% a fronte di un aumento dell’indice del 26,94%, con un impegno della liquidità per 67 giorni su 250.Nel periodo 1.7.97 - 26.6.98, infine, il profitto sarebbe stato del 45,98% a fronte di un incremento dell’indice del 70,64% e un impegno della liquidità per 90 giorni su 250.

 

 Conclusioni

Non abbiamo la pretesa di aver trattato adeguatamente l’ampia problematica connessa alla costruzione di un trading system: non era questo lo scopo. Ci prefiggevamo, invece, di dare indicazioni di larga massima, da approfondire eventualmente su pubblicazioni specializzate, in merito alla possibilità di progettare dei sistemi meccanici idonei a sostituire proficuamente l’operatore nella individuazione dei momenti appropriati per un intervento sul mercato.Aggiungiamo, in chiusura, che i trading systems più evoluti non si limitano alla generazione di segnali sulla sola base dell'elaborazione di alcuni indicatori con parametri statici, così come fatto nell’esempio, ma incorporano fattori di adattamento che imprimono una tempestività di segnalazione variabile in funzione della volatilità corrente.

(°) I concetti relativi alla scelta del momento di uscita dal mercato in funzione dei guadagni conseguiti o delle

perdite subite formeranno oggetto di trattazione specifica in un capitolo a parte.(°) Trattandosi di esempio didattico, non ha alcuna importanza il fatto che l’indice Comit non sia direttamente negoziabile.(°) Se non fosse stata tenuta presente l’esigenza di una buona distribuzione dell’utile tra i vari periodi, sarebbe stato possibile ottenere risultati ancora migliori.

 

TRADING e SCALPING

Nozioni di base di analisi finanziaria

Trading & Scalping segue le nuove impronte Americane del tipo di operatività sul mercato azionario: accontentarsi di piccoli guadagni, già da noi stabiliti, essendo disciplinati nell'osservazione degli obiettivi prefissati. Take profit e stop loss saranno sempre le prime e più importanti due regole da non dimenticare mai; accontentarci di piccoli guadagni senza farsi prendere dai rimpianti se il titolo, dopo che noi abbiamo liquidato la nostra posizione, sale repentinamente.La speculazione in Borsa è una valida alternativa agli investimenti a lungo termine, perché nei lunghi giorni in cui il nostro titolo è debole ( anche se siamo ferma-mente convinti della sua ripresa) noi continueremo a guadagnare a piccoli passi, anziché tenere il nostro capitale immobile fino a che si verifichi il trend da noi sperato. Nulla ci vieterà, quando il trend diventerà davvero ben definito, ed avrà rotto gli argini del suo canale, di mettere i nostri risparmi sullo stesso titolo seguendo la sua salita con tranquillità.

Questo testo vuole essere un valido supporto per chi opera sul mercato finanziario allo scopo di guadagnare anche quando il mercato non manifesta un trend ben definito.Si tratta di un modello operativo che a me ha dato tante soddisfazioni.Il tipo di operatività preferita è quella intraday, per trarre guadagno anche dai più piccoli movimenti del mercato.

Analisi tecnica e analisi fondamentale

La grande famiglia degli osservatori delle Borse com-prende due grandi ranghi: gli analisti fondamentali e gli analisti tecnici. I fondamentali sono quelli che danno grande considerazione alla valutazione economica delle società: essi si fanno un'idea degli sviluppi futuri dell'attività monitorando i bilanci economici; si avvalgono di indicatori che in base ai dati certi sono in grado di aiutarli a formulare previsioni sull'andamento futuro dell'azienda.

Terremo in considerazione solo uno di questi: il rapporto prezzo/utili (price/earning), che se correttamente valutato è il primo indicatore cui guardare per capire cosa stiamo comprando. Se un'azienda ha un rapporto p/u di 20, vuol dire che ci vogliono 20 anni di crescita costante di tali utili per rientrare nel prezzo pagato. L'analista fondamentale tiene in considerazione mezzi patrimoniali, debiti, avviamento, utili, costo del lavoro, costo delle materie prime: insomma tutti i fattori che partecipano alla formazione dell'azienda in questione; e non ultima, la situazione economica nel suo complesso sia a livello paese sia a livello globale.

Gli analisti tecnici, invece, studiano i grafici dei titoli, ed in base a teorie di grandi personaggi della finanza comeDow, Gann, Elliott, si avvalgono di indicatori derivanti da formule algoritmiche che costituiscono un ulteriore aiuto per la previsione delle future fluttuazioni della linea dei prezzi sul grafico del titolo considerato. Il metodo a voi proposto in questo studio tiene in gros-sa considerazione i principi dell'analisi tecnica, pur non disprezzando notizie che arrivano dagli analisti fondamentali, sempre utili per la valutazione del mercato. 

Approfondiremo adesso la conoscenza degli indicatori ed oscillatori che ci interessano in questo sistema operativo.

La costruzione di un grafico

Un grafico è formato da due assi perpendicolari fra loro: l'asse delle X che rappresenta il tempo, l'asse delle Y che rappresenta la quotazione. La prima scelta da fare, quindi, riguarda la compressione temporale: nel caso di un grafico giornaliero (daily) le quotazioni saranno misurate di giorno in giorno, nel caso di un grafico settimanale (weekly) saranno misurate ogni settimana; abbiamo poi anche grafici mensili (monthly), annuali (yearly).E' anche possibile (ed importantissimo nel nostro caso) la costruzione di grafici intraday, cioè grafici che si aggiornano a periodi di alcuni minuti (normalmente cinque) nell'arco della stessa giornata.All'interno dei due assi descritti, si disegna una linea congiungendo tutti i valori di chiusura registrati quotidianamente (grafico daily), ottenendo una line chart; abbiamo appena descritto il grafico lineare, studiando il quale nulla ci viene detto riguardo la storia del titolo all'interno della stessa giornata.Il tipo di grafico più utilizzato è senza dubbio il grafico a barre, che ci fornisce tutte le notizie sulle quotazioni del titolo all'interno della giornata: prezzi di apertura e chiusura, minimi e massimi di giornata; insomma è in grado di sintetizzare in un'unica barra l'intera giornata borsistica del titolo preso in esame. Ogni barra è costituita da una linea verticale, la cui punta superiore rap-presenta il massimo raggiunto dalle quotazioni in quella seduta, e la punta inferiore rappresenta il minimo raggiunto nella stessa seduta; attaccate alla stessa linea verticale, due barrette orizzontali: una a destra che rappresenta il livello di chiusura, una a sinistra che rappresenta il livello di apertura.Esistono molti altri tipi di grafici in analisi tecnica, ma noi ci soffermeremo a conoscere quelli appena descritti, che sono quelli a noi utili per lo sviluppo degli studi di questo libro.

Trend e trendline

Il trend esprime la tendenza del mercato, la trendline è la linea che la raffigura nel grafico. La trendline rialzista viene tracciata congiungendo da sinistra verso destra i minimi crescenti, dando così origine ad una trendline posizionata al di sotto della linea dei prezzi e inclinata verso l'alto. Viceversa una trendline ribassista viene tracciata congiungendo allo stesso modo i massimi decrescenti, dando così origine ad una trendline al di sopra della linea dei prezzi ma inclinata verso il basso.Tutti sanno che il trend di Borsa sale oppure scende; in realtà tutto dipende da che punto di vista osserviamo il grafico. Infatti la tendenza dell'andamento di un titolo sul grafico, cambia sicuramente a seconda del periodo considerato. Così è possibilissimo che, se nel grafico di un mese un titolo ha un trend rialzista ben definito, se guardiamo il grafico di un anno (all'interno del quale figura lo stesso visto prima), lo stesso titolo ha un trend laterale o addirittura ribassista.

Supporti e resistenze

In ogni grafico le basi per ipotizzare le nostre previsioni sull'andamento del titolo sono rappresentate daisupporti e dalle resistenze. Un supporto è un livello sul quale l'andamento ribassista di un titolo trova un limite, e sul quale va ad appoggiarsi e a rimbalzare mentre prosegue il suo movimento oscillatorio; nel momento in cui tale livello non frena il prezzo in discesa, ma viene bucato dal movimento dei corsi ed il prezzo continua a scendere oltre esso, tale supporto diventa una resistenza. Si sarà capito che una resistenza è quel livello all' interno del grafico contro il quale la linea dell' anda-mento rialzista di un titolo trova un limite e sotto il quale va a rimbalzare nel suo movimento oscillatorio; quando tale resistenza viene sfondata grazie ad un forte rialzo dei prezzi, la resistenza diventa un supporto.

Osservando un grafico , che sia giornaliero, mensile o settimanale, possiamo tracciare i nostri principali sup-porto e resistenza, disegnando una retta al di sopra dei picchi massimi del grafico (resistenza) ed una retta al di sotto dei picchi 

minimi del grafico (supporto). La differenza tra la quotazione della resistenza e la quotazione del supporto è il range all'interno del quale trac-ceremo altri limiti.

STUDI DI ANALISI TECNICA

I ritracciamenti di Fibonacci

Grazie  alle preziose scoperte del matematico pisano Leonardo Fibonacci, risalenti agli inizi del 1200, gli studiosi dei secoli seguenti arrivavano a conclusioni di estremo interesse applicando le stesse regole nel campo finanziario.

Infatti  all'interno del range delimitato da un livello massimo e uno minimo, esistono altri supporti e resistenze dove i prezzi dei titoli, per effetto dei rimbalzi, vanno a fermarsi con frequenza. Tali movimenti, definitiritracciamenti, vengono calcolati sulla base delle seguenti percentuali:

23.6%,

38.2%,

50%,

61.8% ,

78.6%.   

Ai livelli di tali percentuali tracceremo delle rette sul grafico, definendo così supporti e resistenze dettate dai rapporti numerici di Fibonacci.

La teoria di Fibonacci  la maggior parte delle volte ci svela la veridicità della sua formula; tuttavia quando si parla di supporti e resistenze, più indicazioni si hanno, meglio si riesce a fare le analisi. Ed i veri livelli di supporto e resistenza sono proprio dove coincidono quelli indicati congiuntamente da diversi studi.

È opportuno ricordare che riguardo all'arco temporale ottimale di applicazione dei livelli di Fibonacci mai c'è stato un chiarimento specifico; ragion per cui avremo l'accortezza di applicare tale formula làddove i minimi e i massimi del range si dimostrano più significativi.

Più avanti parleremo anche dei livelli suggeriti dal cal-colo dei Pivot, ma sappiate che i primi livelli sul grafico li traccerete voi stessi, guardando un grafico, e tracciando le rette làddove notate che la quotazione si appoggia con frequenza senza bucare tale livello.

   

La teoria di Dow

E' di fondamentale importanza partire con il nostro progetto dalle basi gettate da un pioniere della finanza Americana: Charles Dow. Egli asseriva il concetto, ormai adottato da tutti gli analisti, che in Borsa il ciclo completo di mercato di un titolo, una volta arrivato al termine, si ripete. Le fasi che compongono tale ciclo sono sintetizzate in:

fase di accumulazione durante la quale le mani forti rastrellano grossi quantitativi di titoli evitando accuratamente di fare pressione sui prezzi che, quindi, si muovono lateralmente all'interno di minimi e massimi pressochè costanti per qualche tempo;

fase di espansione durante la quale le mani forti, avendo raccolto grossi quantitativi di titoli, considerano giunto il momento di fare pressione sulle quotazione per accrescere il valore dei loro acquisti ( a loro si ag-giungono i rialzisti e gli shorter che si affrettano a vendere);

fase di distribuzione che si trova al culmine della precedente fase di espansione, caratterizzata dalla liquidazione delle posizioni lunghe con contestuale sostegno delle quotazioni;

fase di flessione- con prevalenza di posizioni ribassiste e liquidazione delle posizioni lunghe precedentemente assunte.

All'interno delle fasi di espansione e flessione, spesso si verificano fasi intermedie di riaccumulazione e redistribuzione che interrompono temporaneamente i trend ribassisti o rialzisti.

Questa classificazione ci permette di individuare due ben distinte dinamiche di mercato: tendenza (espansione e flessione) e congestione (accumulazione e distribuzione)

L'analisi tecnica è l'insieme di tecniche e valutazioni dei titoli che si basa sullo studio della forma, del grafico dei prezzi, e dei volumi del passato.

Essa permette di sapere quando comprare o vendere un titolo tramite grafici e algoritmi.

Principio dell'analisi tecnica è che i prezzi scontano tutto: non solo gli aspetti economici, ma anche speran-ze, paure, umori dei compratori e dei venditori.

La direzione lungo la quale si muove il grafico delle quotazioni di un bene finanziario è il trend, che può essere uptrend (rialzista), downtrend (ribassista), sideway trend (laterale).

 

L'importanza dei volumi

Perché i prezzi possano sfondare con successo un livello di resistenza o raggiungere nuovi massimi, è necessario che la loro corsa sia sostenuta da una forte partecipazione da parte del mercato.

 Un altro dei cardini della teoria di Dow è relativo al fatto che i volumi di scambio si dovrebbero espandere nella direzione del trend. I volumi, quasi sempre presenti sotto il grafico di un titolo, offrono una chiave di lettura che è in grado di rivelare i reali spostamenti delle masse di denaro che si riversano su un determinato titolo.

In parole povere, se a seguito di un movimento rialzista si verifica un forte incremento dei volumi, c'è una partecipazione di massa al movimento stesso, mentre in caso contrario la situazione è molto meno credibile, e più rischiosa, poiché la mancanza di grossi volumi contribuirebbe ad invertire a breve il trend rialzista del titolo.

Nello studio del nostro sistema, quindi, saremo interessati sicuramente solo a situazioni di scambi con grossi volumi: tale fattore ci confermerà la direzione del trend i atto, e non ci farà rischiare di non trovare compratori quando vorremmo uscire alla nostra posizione di investitori.

 

Medie mobili

Tali strumenti di valutazione del mercato stanno alla base dei vari indicatori di analisi tecnica creati sui loro supporti. Vengono calcolati sulla base del concetto di media aritmetica, ma con la differenza che i valori della serie cambiano nel tempo, in modo che all'aggiunta del più recente corrisponda l'eliminazione del più vecchio, mentre il numero degli elementi contenuti nella serie resterà invariato.

 Per spiegarvi meglio: se io voglio conoscere la media mobile a dieci giorni dell'andamento di un titolo, non farò altro che sommare le quotazioni degli ultimi dieci giorni dello stesso, e poi dividere la somma ottenuta per dieci; se io volessi calcolare la stessa media il giorno dopo, dovrei eseguire le stesse operazioni, ma elimi-nando il primo dato (il giorno meno recente) ed aggiungendo l'ultimo valore acquisito del giorno odierno.

Quando nel grafico il prezzo si trova al di sopra della media, il trend si rivela rialzista; quando invece è al di sotto, il trend è ribassista.

Una media di un periodo più breve è più veloce, è cioè molto più simile alla stessa trendline del titolo; invece più il periodo considerato nella media è lungo, più la relativa media sarà lenta.

Interessanti indicazioni sono fornite dalle interazioni tra i prezzi e le medie mobili. In linea di massima, quando i prezzi bucano al rialzo la media mobile, indicano una condizione potenzialmente positiva, mentre in caso contrario evidenziano una fase di debolezza.

Nel caso in cui i prezzi al rialzo mostrino una flessione che li porta ad appoggiarsi alla media per poi rimbalzare nuovamente verso l'alto si ottiene un forte segnale rialzista generato dalla rinnovata forza che il titolo ha trovato grazie al sostegno della media mobile.

Analogamente in caso di configurazione ribassista: un rialzo temporaneo di un titolo discendente che trova un ostacolo nella media mobile orientata negativamente è da intendersi come segnale ribassista. 

Gli strumenti finanziari: approfondimenti sui covered warrant

Esistono titoli di capitale (azioni) e titoli di debito (obbligazioni); acquistando le azioni si diventa soci della società emittente, partecipando per intero al rischio della medesima; acquistando obbligazioni si diventa finanziatori della società emittente, e si ha diritto a percepire gli interessi previsti alla scadenza al rimborso del capitale prestato.

Le azioni sono, per loro natura, più rischiose delle obbligazioni, ma esiste uno strumento finanziario ancor più rischioso: si tratta dei derivati.

Approfondiamo la conoscenza di quelli che andremo a trattare in questo studio: i covered warrant. 

Essi sono titoli che conferiscono al loro possessore il diritto, ma non l'obbligo, di acquistare (call) o di vendere (put) una determinata quantità di un'attività (sottostante) ad una data prestabilita (contratto europeo) o entro una certa data (contratto americano) e ad un prezzo prefissato (strike price) a fronte del pagamento di un premio.Naturalmente chi acquista warrant call esprime orientamento rialzista, chi invece acquista warrant put esprime orientamento ribassista. È uno strumento che con un limitato impegno finanziario consente di controllare un elevato ammontare dell'attività sottostante.

L'acquirente di un covered warrant stabilisce in anticipo la perdita massima che potrà subire su tale investimento: il premio pagato per l'acquisto del warrant stesso, a fronte di guadagni potenzialmente illimitati.Ricordiamo però che è uno strumento con alto potenziale di rischio, che può generare grosse perdite in pochissimo tempo con la stessa velocità con cui può aumentare di valore. Tuttavia tali strumenti, se ben studiati e controllati, possono comunque essere oggetto di preziosi investimenti. Per conoscerli meglio, andiamo subito ad analizzare un covered warrant per capire quali sono i suoi elementi caratteristici. Prendiamo in esame il seguente: CW UC CMIB30 SET01 . Tale covered warrant è emesso da Unicredito (UC), è di tipo call (C ), il sottostante in questo caso è l'indice Mib30, e la scadenza del warrant è settembre 2001. Il premio per acquistare il warrant descritto è oggi pari a 0.0345 euro. Essendo il mib30 l'indice che comprende i 30 titoli più capitalizzati del mercato Italiano, se volessi effettuare un investimentosu di esso, dovrei comperare i lotti minimi di ogni società che è compresa nell'indice, quindi dovrei impegnare decine di milioni. Il covered warrant sull'indice mi permette, invece, di controllare tutto l'indice e partecipare ai suoi rialzi con una somma di gran lunga inferiore. Supponiamo che decida di acquistare un lotto di 10000 covered warrant: spenderei (10000 x 0.0345)= 345 euro.Una volta entrato nella posizione, mi metto a monitorare incessantemente i movimenti del titolo, aspettando di vedere un rialzo per uscire dalla posizione con un guadagno. Dopo un po' la quotazione del warrant è 0.0395; l'incremento può sembrare piccolissimo, infatti (0.0395 - 0.0345) = 0.005; ma facciamo un rapido calcolo per vedere quanto guadagniamo: 0.005 x 10000 = 50 euro - Un aumento del 15% circa! Significa che se avessi investito 10000 euro, avrei guadagnato circa 1500 euro.

Attenzione, però: lo stesso poteva capitare in negativo se il titolo avesse perso valore, anche di poco. Più in avanti approfondiremo la conoscenza dell' operatività su questo affascinante strumento, e vi illustrerò il modo per non farvi sorprendere da grosse perdite se il titolo perde valore. Il covered warrant potrebbe essere esercitato alla scadenza (cioè si potrebbe pagare la restante somma considerando il premio pagato come anticipo), ma il trader preferisce negoziarlo, perché esercitarlo signifi-cherebbe perdere il suo valore temporale; senza dubbio ci si guadagna di più rivendendolo in Borsa. Il warrant è caratterizzato dall' effetto leva (gearing): esso consente di investire un capitale ridotto rispetto a quello necessario per un investimento sui titoli a parità di controllo di una determinata quantità di sottostante (come abbiamo già visto). La leva ci dice in sostanza di quante volte il rendi-mento potenziale di un warrant è percentualmente superiore rispetto a quello di un investimento sul sottostante.

Altro fattore importante è il Delta ovvero la sensibilità del warrant al movimento del sottostante.

 La scelta del warrant in base al suo Delta riflette il grado di esposizione al rischio dell'investitore, in corrispondenza della posizione più o meno aggressiva che intende realizzare. Esso misura la variazione del premio rispetto ad una variazione del sottostante. Se il Delta è 0.70, significa che  la variazione di un punto del sottostante farà variare il premio di 0.70: si deduce che bisogna scegliere i warrant con un Delta più alto possibile. Il Delta per un warrant call è positivo; per un warrant put è negativo.

Il Theta misura la variazione del premio rispetto al tempo. Infatti qualità importante dei warrant è che perdono sempre più valore con l'avvicinarsi della scadenza; il Theta ci fornisce dati sul decadimento temporale del warrant.Un Theta pari a -15, ci indica che al passare di un giorno, il premio perde 15 punti.

Il warrant può essere: in the money, quando la quotazione del titolo sottostante è maggiore dello strike price;

at the money, quando la quotazione del titolo e lo strike price sono uguali;

out of the money: quando la quotazione del titolo è

inferiore allo strike price.

Ricordiamo che il valore intrinseco di un warrant è il valore che l'investitore riceverebbe in caso di immediato esercizio del diritto. Il valore intrinseco ci è dato dalla differenza fra quotazione del sottostante e strike price.

 

Il book

È questo un strumento per il trading che noi terremo in grossa considerazione.

 Mentre l'analisi tecnica ci suggerisce di studiare con attenzione i grafici dei titoli soprattutto considerando i dati storici, e di agire solo in conseguenza di determi-nati segnali che ci provengono dai grafici stessi, nello studio che ci apprestiamo ad applicare al breve periodo, dedicheremo il 40% del nostro tempo allo studio dei grafici, ed il 60% allo studio ed analisi del book.

Il book è il prospetto messo a disposizione del trader dalla Sim o dalla Banca con cui si opera in Borsa, sul quale si possono rilevare in tempo reale le proposte di vendita e quelle di acquisto, il numero dei contratti, i quantitativi di titoli, i prezzi, le contrattazioni in corso: insomma tutti i dati che riguardano le contrattazioni del titolo preso in considerazione.

A proposito della legge della domanda e dell' offerta, la prima considerazione da fare guardando un book è relativa al totale delle domande denaro e al totale delle domande lettera presenti sui cinque livelli.

Nel caso del book raffigurato, abbiamo un totale di  domande di acquisto di gran lunga superiore al totale delle domande di vendita; si nota subito una netta maggioranza delle quantità in denaro, e ne deduciamo che la quotazione del titolo entro breve aumenterà di valore, spinta dalla pressione in acquisto; viceversa, se avessimo trovato una netta 

prevalenza delle quantità in lettera su quelle in denaro, tale quotazione sarebbe stata destinata, nell'immediato futuro, a perdere di valore.

Alcuni book forniscono anche un prospetto delle ultime cinque contrattazioni che si stanno eseguendo, e questo sarebbe un'ulteriore dato utile per poter vedere cosa succede effettivamente nelle contrattazioni mentre il book non cambia alcun dato; possiamo anche notare, se la nostra proposta è la prima in classifica, se stanno eseguendo proprio l'ordine da noi impartito.

Tengo a ribadire che il book, quando si opera giornalmente, va monitorato incessantemente per poter programmare i nostri movimenti con il giusto timing; quando i volumi sono molto alti, il book che abbiamo davanti cambia i suoi dati in continuazione, per cui ci vorrà molto allenamento visivo per riuscire a fare rapidi calcoli in tempi brevissimi, e negli stessi tempi prendere decisioni affrettate, ma ben ponderate.

Vi consiglio di aprire un book di un titolo molto scambiato, e stare a guardarlo e studiare i suoi movimenti; imparerete così a conoscerlo meglio, prima di cominciare ad operare.

Riprenderemo ampiamente gli studi del book quando più avanti parleremo di sistemi operativi.

PSICOLOGIA DEL TRADING

Prima di passare alla fase di studio dell'operatività, è fondamentale soffermare la nostra attenzione su un argomento di estrema importanza nel trading: la disciplina.

 Quando si opera in Borsa, ve ne renderete conto,  spesso siamo presi da fattori emotivi che condizionano moltissimo le nostre decisioni, a tal punto da farci sbagliare nella scelta dei momenti di entrata ed uscita dal mercato.

1) Se per esempio acquistiamo un titolo e ci accorgiamo di aver centrato l'investimento, attenderemo di uscire dalla nostra posizione quando avremo ottenuto il nostro guadagno. Ma qual è il nostro guadagno? Se la nostra disciplina non ci ha imposto un guadagno già prefissato, noi attenderemo senza porre limiti al nostro guadagno che il titolo smetta di salire; ad un certo punto il titolo comincia ad avere dei tentennamenti, e noi pensiamo di uscire, o forse no… nell'incertezza, restiamo in posizione aperta, sperando che il titolo ri-prenda la sua ascesa, per moltiplicare i nostri guadagni. Pensiamo dopo un piccolo pullback il titolo ricominci a salire; ma piano piano esso s'incammina verso il ribasso. L'ingordigia di riprendere almeno il guadagno al quale abbiamo appena rinunciato, ci fa restare in posizione aperta, vivendo nella speranza, perché ormai non ci accontentiamo di un piccolo guadagno, di rivedere presto i livelli precedenti.

 Quando decideremo di vendere perché ormai il trend è cambiato, probabilmente avremo perso anche quel piccolo guadagno, o addirittura avremo liquidato la no-stra posizione in perdita.

2) Se invece dobbiamo decidere quando acquistare un titolo che ha grosse prospettive di crescita, e che già ha iniziato la sua salita, se una disciplina non regola le nostre decisioni, probabilmente attenderemo di entrare nel mercato quando il titolo avrà un piccolo ritracciamento, per non acquistarlo ad un prezzo troppo alto; ma il titolo continua a salire, e ormai ha raggiunto un prezzo alto, ma noi non vogliamo perdere l'occasione di acquistare un titolo che sta andando così bene.

 Così lo acquistiamo adesso, accontentandoci di un pur piccolo guadagno. Ma cosa succede? Appena entriamo in posizione, il titolo ferma la sua ascesa, per iniziare ad invertire il trend.

Siamo appena all'inizio, e siamo già in leggera perdita: non vogliamo uscire sconfitti da questo investimen-to. Così speriamo in un rialzo immediato rimandando la nostra vendita.

 Anche in questo caso, quando decideremo di vendere sarà ormai troppo tardi.

Sono solo due esempi di quante ce ne potrebbero suc-cedere se il nostro trading non è regolato da una ferma disciplina e strategia di azione.

Prima di prendere posizione sul mercato, è indispensabile stabilire con precisione a che prezzo vogliamo comprare, a che prezzo vogliamo vendere, e quindi quanto vogliamo guadagnare, e quanto siamo disposti a perdere se abbiamo preso la decisione sbagliata.Chiaramente tali limiti ce li imporremo solo dopo aver effettuato le dovute analisi sul titolo mediante le tecniche apprese fino ad ora.

 Sul mercato vincono coloro che hanno un trading regolato da una ferma disciplina, e perdono quelli che si lasciano prendere dall'euforia nei momenti di rialzo, o dal panico nei momenti di ribasso. Se i nostri studi ci hanno dimostrato che il titolo va acquistato ad un certo prezzo, noi eseguiremo l'ordi ne della nostra strategia, senza tenere in considerazione come si muovono quelli che non hanno una disciplina d'azione; lo stesso faremo per la vendita del titolo stesso.

I primi importanti fattori della nostra disciplina saranno: stop loss (limite massimo di perdita), che è un limite massimo di perdita oltre il quale non siamo disposti a restare in posizione aperta; e take profit (limite massimo di guadagno), e cioè il nostro obiettivo di guadagno.

 È possibile che dopo che noi abbiamo venduto il titolo continui a salire: la nostra disciplina ci detta che non bi-sogna guardare ai possibili mancati guadagni in questo caso, ma a quelli certi che abbiamo realizzato.

All'interno della nostra disciplina, costruiremo la nostra strategia: come affrontare tutte le possibili eventualità di variazioni del mercato durante il nostro investimento, per non trovarci impreparati al presentarsi di qualsiasi situazione.

Dopo le più importanti nozioni di analisi tecnica, dopo la conoscenza  degli strumenti di studio dei titoli necessari per il nostro sistema operativo, e dopo aver imparato che un trading senza disciplina e strategia non ha futuro, ci apprestiamo allo studio di un  trading system che se seguito con attenzione e applicato con la massima scrupolosità come descritto in questo testo, ci darà grosse soddisfazioni e ci renderà consapevoli che non esiste attività più affascinante e remunerativa del trading.

 

Scelta del time frame

Prima di operare, è importante individuare il giusto dominio temporale (time frame) sul quale si intende operare. Sicuramente nella scelta del titolo e del time frame, scarteremo quello che graficamente presenta un trend che procede lateralmente con un range di oscillazione tra i minimi e massimi limitato.

 E sicuramente saremo portati a considerare solo i titoli che fanno grossi volumi; potremmo trovarci, infatti, pur avendo fatto un'investimento oculato e giusto, nella si-tuazione di non trovare compratori quando vogliamo li-quidare la posizione precedentemente aperta perché i volumi sono bassi, e noi proponiamo un grosso quanti-tativo; rischieremmo così, pur avendo previsto bene il rialzo del titolo, di poterlo rivendere solo a prezzi più bassi, perché solo a quel livello troveremo dei compra-tori che soddisfino le quantità della nostra proposta di vendita.

Fatta la considerazione che in questo testo non parlere-mo di investimenti a lungo termine, poiché essi sono applicabili solo in periodi di trend ben definiti, ed in quel caso è facilissimo prendere profitti dai mercati, ci troviamo a scegliere fra tre tipi di operatività:

medio periodo;

breve periodo;

brevissimo periodo.

Analizzeremo questi tre tipi di operatività, affinchè ognuno possa decidere quale si avvicina di più al proprio stile di trading.

 Esistono trader molto bravi nel medio che non sono capaci nel breve, e viceversa; di conseguenza ognuno di noi è più portato ad una specifica operatività, ma questo non significa che non sia un bravo trader.

Comunque la migliore performance si otterrebbe con un misto dei tre sistemi, al fine di poter approfittare di ogni momento del mercato.

 

Scelta dei titolo giusto

La prima funzione importante, prima di cominciare ad operare in Borsa,è rendersi conto degli andamenti dei mercati.

 Per fare ciò dobbiamo cominciare dall'esame  della chiusura dei mercati USA (specialmente il Nasdaq) del giorno prima: sappiamo bene che i nostri mercati sono altamente influenzati da quelli Americani, per cui se il Nasdaq ieri ha chiuso positivo, oggi avremo grosse probabilità di vedere i nostri indici salire.

Dagli indici passiamo ai settori: bancario, assicurativo, tecnologico, telefonico; dall'apertura delle Borse e per mezz'ora circa, abbiamo chiari segnali di definizione dei trend di ogni settore, ed abbiamo anche l'opportunità di controllare se i nostri indici  sentono l'influenza di quelli Americani, oppure se la hanno già scontata il giorno prima.

Una volta scelto il settore, sarà facile scegliere il mi-glior titolo su cui operare, grazie all'esame della forza relativa rispetto all'indice specifico. Giorno per giorno conviene andare ad esaminare quelle azioni che mostrano una forza relativa rispettivamente superiore o in-feriore all'indice di mercato. Se ci si attende un recupe-ro da parte del mercato è presumibile che il titolo a maggiore forza relativa faccia meglio dell'indice, quindi è su quello che andremo a puntare i nostri soldi.

Quando ciò accade faremo in modo da prendere posizioni long su quella determinata azione fin da subito, non appena il titolo confermi di essere ancora in grado di battere l'indice. Per tale conferma bisogna stare molto attenti alle primissime fasi di contrattazione. Molto spesso i primi trenta minuti sono ingannevoli, per cui è consigliabile non prendere posizione fino a quando la situazione non appare chiara.

Seguiamo quindi i titoli prescelti  per alcuni minuti, e se siamo rialzisti, quindi vogliamo investire acquistando titoli, sceglieremo quello con l'uptrend più definito; se siamo ribassisti, quindi vogliamo andare short (vendere allo scoperto), sceglieremo naturalmente quello con il downtrend più definito; se invece saremo speed scalper (se approfitteremo cioè di piccoli guadagni da raggruppare nella giornata in grosso numero) sceglieremo quello che, pur essendo in una fase laterale, crea un range di azione molto ampio, così da darci modo di poter approfittare spesso dei piccoli guadagni all'interno del sideway (canale), sempre attenti al momento di uscita dal canale, che movimento ribassista o rialzista che sia, più lungo il canale, più  sarà esplosivo il nuovo trend.

 Naturalmente nulla esclude che tale canale non sia laterale ma rialzista o ribassista: l'unico fattore che ci fa scoprire se è o no un canale, è la possibilità di tracciare due rette più o meno parallele sul grafico del titolo, una sui massimi, ed una sui minimi.

OPERATIVITA’ SUI MERCATI

La vendita allo scoperto

Abbiamo spesso parlato di "andare short", ossia vende-re; ma come si fa a vendere se non abbiamo il titolo in portafoglio? Finalmente in Italia stiamo ereditando dall'America anche questa facoltà: poter vendere un titolo perché prevediamo che scenderà di quota-zione ,  pur non avendolo in  portafoglio; quando vor-remo chiudere tale posizione, non faremo altro che andare ad acquistare lo stesso titolo ad un prezzo più basso, rea-lizzando il nostro guadagno. Tale fa-coltà si sta renden-do disponibile presso molte Sim, e la fascia di titoli compresi in questa operazione va allargandosi sempre più. Capite bene che,  con que-sta possibilità,  non esiste momento sfavorevole sul mercato per noi che operiamo: se il trend è rialzista,  noi compriamo,  se è ribassista, vendiamo allo sco-perto.  Inoltre è bene 

ricordare che, per questo tipo di operazione, non ci viene richiesto di investire l'intera somma, bensì solo una parte a titolo di ga-ranzia: il cosiddetto margine di garanzia. Facciamo un esempio per capirci meglio.

Facendo le mie analisi, scopro che la quotazione del titolo Telecom oggi subirà un ribasso: decido di ven-derlo allo scoperto. La mia Sim richiede per tale ope-razione un margine di garanzia del 20%, cioè se io de-cido di investire 5000 euro su tale ti-tolo, potrò invece controllare un pacchetto di azioni dello stesso titolo del valore complessivo di 25000 euro. Una volta effettuata la mia vendita allo scoperto, e il titolo effettivamente comincia a perdere quota, deciderò di riacquistare al raggiungimento del mio ideale guadagno.

Andrò quindi a riacquistare, sempre con soli 5000 euro in portafoglio, un valore complessivo di azioni per 25000 euro + la plusvalenza. Conclusione: se alla ven-dita il titolo quotava 10 euro, ed all'acquisto quotava 9 euro, io vendevo 2500 azioni Telecom, per poi riac-quistarle e guadagnare in tota- le 2500 euro (investen-done solo 5000!)

Nel seguente esempio, vi illustro come in America il numero di contratti degli shorter sia determinante per l'andamento di un titolo; infatti sul sito di YAHOO Fi-nance, per ogni titolo quotato, oltre a tutte le altre notizie riguardanti la società, esiste un prospetto che ci in-dica quanti shorter hanno ven-duto su quel titolo in quel momento, con tutti i nu-meri relativi:

Short Interest

As of 8-June-2001

Shares Short    40.3M

Percent of Float    13.2%

Shares Short (Prior Month)   39.5M

Short Ratio     4.76

Daily Volume     8.48M

Shares Short (numero di titoli acquistati allo sco-perto)

Percent of Float (percentuale di titoli short rispetto al totale in circolazione)

Shares Short (Prior Month) (media titoli acquistati allo scoperto nel mese precedente)

Short Ratio ( rapporto tra titoli short e titoli scam-biati giornalmente)

Daily Volume (media giornaliera di titoli scambiata sul mercato).

 

Operatività nel breve periodo

Breve periodo: entriamo nel pieno della speculazione finanziaria, dato che qui si parla di operazioni che vanno effettuate e chiuse in giornata, o al mas-simo in due o tre giorni. È un sistema validissimo nei mercati in fase laterale, che peraltro caratterizzano il 60/70% dei movimenti borsistici,  fase che si ripete spesso in Borsa e durante la quale gli investitori a lungo periodo preferi-scono non guardare le quotazioni dei loro titoli per non entrare in preda del panico. È un sistema che comunque richiede massimo impegno e tempo da dedicare alla borsa; non si può assoluta-mente pensare di poter fare speculazione in Borsa fissando gli obiettivi ed allonta-nandosi tranquilli dal proprio computer. Si può allentare la presa solo dopo aver chiuso la propria posizione; nel caso che la posizione resti aperta per qualche gior-no, biso-gna fare analisi e previsioni alla fine di ogni giornata di borsa, preparando le strategie di difesa e di uscita dal mercato per il giorno seguente. È co-munque un sistema scelto dai trader più attivi, coloro cioè che non riescono a 

stare lontani dalle quotazioni in attesa che si realizzi lo sperato guada-gno; essi preferiscono trarre i guadagni da ogni fase di mercato, per approfitta-re di periodi più lunghi solo quando il trend sarà ben definito.

Dopo le preventive e solite scelte di settori, titoli e time frame, calcoleremo i Pivot già studiati in pre-cedenza, in base ai movimenti dell'ultimo giorno precedente: come già detto, due livelli di supporto e due di resistenza. In base alla teoria di Fibonacci, poi, calcoleremo i livelli di ritracciamento sullo studio del range dei cinque giorni precedenti.

 Inu-tile dire che, avendo bisogno dei massimi e minimi più significativi, se in tale periodo non troviamo grossi movimenti di mercato, andremo ad analiz-zare a tale scopo il periodo immediatamente precedente che ci mostri invece validi valori di massimo e minimo.

Esempio: se nei 5 giorni precedenti il trend è stato pressocchè piatto, andremo a ritroso alla ricerca di un range che ci dia valori più concreti per il calcolo dei livelli di Fibonacci. Quindi, se troveremo tale range altri cinque o dieci giorni prima, sarà quello il periodo da prendere in considerazione per definire i livelli. L'oscillatore che ci aiuterà in questo sistema, e che terremo sempre sotto stretto monitoraggio, è lo sto-castico: nel breve periodo è sorprendente come sappia anticipare, anche se di poco, le inversioni di movimento del trend. Indubbiamente non possiamo programmare le nostre entrate ed uscite dal mercato solo in base ad es-so, poiché ci farebbe aprire e chiudere posizioni in con-tinuazione, dato che per lo stocastico sono evidenti an-che le più piccole oscillazioni. Gli altri aiuti che terre-mo in grossa conside-razione nell'operatività del breve periodo sono:

grafico lineare del future sull'indice del titolo scelto;

grafico lineare dell'indice del titolo scelto;

grafico a barre ogni cinque minuti del titolo scelto.

Il grafico del future sull'indice anticipa e dirige i mo-vimenti del grafico dell'indice stesso; il grafico dell'indice ci dà conferma del trend accennato dal futu-re; il grafico a barre del titolo ci aggiorna ogni cinque minuti sugli sviluppi del trend, e ci mostra la formazione di figure che ci indicano rialzi o ribassi. Esistono figure che non fanno che segnalarci che la congestione continuerà, ed altre che ci allarmano sulla possibilità che il break out è vicino ad avverarsi: noi studieremo queste ultime, poiché nostro obiettivo è proprio l'individuazione del break out. Ora quindi, avvalendoci anche dell'aiuto dei livelli di supporto tracciati dentro e fuori il canale, studieremo il trend del titolo per scovare tali segnali. Porremo attenzione al trend quando l'oscillazione dello stesso diventa più accentuata, lo stocastico ci segnala entrata in zona di ipervenduto o ipercomprato, e l'uso dei livelli tracciati all'interno del canale diventa inutile a causa proprio della forte oscillazione: i volumi sicu-ramente in questo caso si ingrosseranno im-provvisamente, e noi ci prepareremo ad aprire la nostra posizione.

 

Analisi delle figure di rottura

Le figure già studiate  (higher than first, lower than first, doppio o triplo massimo, doppio o triplo minimo) sono validissime per l'applicazione su questo sistema, e per la loro spiegazione vi rimando ai paragrafi precedenti.L'argomento su cui andremo a focalizzare la nostra attenzione in questo paragrafo è il momento in cui il break out si verifica. Abbiamo già detto che si-tuazioni di pull back ( subito dopo il break out il trend prende la direzione esattamente opposta) sono frequenti, e per cautelarci da questa eventualità abbiamo fissato i livelli di Fibonacci, ossia rette di supporto e resistenza cautelative prossime agli stessi livelli di supporto e resistenza. Ma sovente capita che il pull back inverte sì la rotta del trend, ma solo fino al precedente supporto (in caso di break out ribassista) o alla precedente resistenza (in  caso di break out rialzista): a questo punto rim-balza, per prendere definitivamente la direzione presa all' inizio del break out.

OPERATIVITA’ SUI MERCATI

Operatività nel brevissimo periodo: lo scalping

L'operatività che sta finalmente prendendo piede fra tutti i trader Italiani, dopo anni che viene praticata in America, si chiama scalping: la parola deriva dall'inglese "scalp", speculazione fulminea che sfrutta ogni movimento delle quotazioni. Trattasi di operazioni a durata molto limitata, da pochi secondi a qualche minuto; l'obiettivo di tali operazioni è un veloce anche se contenuto guadagno.

Anche se questo sistema non necessita di un grande uso di indicatori e segnali grafici, è sicuramente indicato per chi ha avuto già molta esperienza con i mercati finanziari. Infatti il neofita che si avventu-rerebbe a praticare lo scalping, pagherebbe a caro prezzo la sua conoscenza di questo affascinante  metodo di trading: impa-rerebbe solo testando con i suoi capitali le entrate e le uscite sbagliate dal mer-cato, subendo notevoli perdite con il rischio di trovarsi, quando ormai ha imparato il sistema, di non avere il capitale per investire.

Cerchiamo ora di individuare quale è il giusto time frame per operare in scalping. Durante la giornata la maggior parte dei movimenti ha un carattere incerto; prima di prendere una posizione  di acquisto o vendita bisogna saper discernere ed individuare quei momenti che sono in grado di produrre un allungo dellequotazioni del singolo titolo: solamente allora quando le prospettive sono soddisfacenti, si può pensare di prendere posizione sul mercato. Una volta scelto il giusto time frame, dovremo scegliere il titolo giusto su cui investire, argomento già ampiamente trattato in un paragrafo precedente.

Ora abbiamo il time frame, abbiamo il titolo giusto: prima di entrare è consigliabile controllare il grafico a barre ogni 5 minuti del titolo in questione, ed aiuta molto (se si tratta di titoli del Mib30) seguire anche il grafico lineare del Mib30 e del Fib30. Infine, è importantissimo avere a disposizione un book a 5 livelli che ci mostra le offerte di acquisto e vendita secondo per secondo. Pur se non possediamo un  software sofisticato, oggi molte Sim offrono l'opportunità di avere tali dati a disposizione, senza alcun pagamento aggiuntivo all'apertura del conto corrente.

Sempre prima di entrare sul mercato, sul grafico a barre del titolo controlleremo l'andamento della congestione dei prezzi: durante tale fase assisteremo ad uno spread denaro-lettera (differenza fra miglior offerta di acquisto e miglior offerta di vendita)  abbastanza ristretto, che non consente di fare operazioni. I grafici lineari del Mib30 e del Fib30 ci daranno indicazioni sull'andamento del mercato in generale; in particolare, andrebbe seguito il gra-fico del Fib30, che influenza a sua volta il Mib30.

Il Fib30 è l'indice future del Mib30; in breve, mentre il Mib30 indicizza le quotazioni dei trenta titoli più capi-talizzati della Borsa Italiana, il Fib30 non è altro che l'opzione di acquisto sul Mib30. In pratica chi opera con il Fib scommette sulla quotazione futura dell'indice Mib30; va da sé che chi acquista Fib, operando su un future, paga il prezzo dell'indice più gli interessi, e per tale motivo la sua quotazione è maggiore di quella del Mib. Ora, facendo le debite considerazioni, cosa fa l 'investitore se all'improvviso ha un grosso gua-dagno sul Fib30? Vende subito per realizzare l'incasso, e poi sùbito investe sui titoli del Mib30, che saliranno all'improvviso a loro volta grazie alla grossa domanda di acquisto; di conseguenza tali titoli salgono di quota-zione, e con loro anche il Mib30. Concludendo: sale il Fib30, salgono i titoli, sale il Mib30. Sperando che questa piccola nota sia servita ai neofiti per afferrare il concetto, proseguiamo.

 

Analisi del book

L'analisi del book ha grande importanza nello scalping: è proprio con il book che lavoreremo prima, ma so-prattutto dopo aver preso posizione sul mercato. Prima di tutto,è importante considerare che, secondo la legge della domanda e dell'offerta, se ci sono più prenotazioni d'acquisto il titolo è destinato a salire, se invece sono maggiori le proposte di vendita, il titolo è destinato a scendere; quindi tutte le proposte nella colonna denaro (proposte di acquisto) e nella colonna lettera (proposte di vendita) andranno sempre monitorate durante l'operazione. Nel primo rigo del book abbiamo la quotazione del titolo in tempo reale, che per noi sarà puramente indicativa; dove infatti andremo a trovare il prezzo sarà nella seconda colonna, dove troviamo: bestbid (miglior proposta denaro) e bestask (miglior proposta lettera). Questi sono i fattori che fanno il prezzo; la differenza fra le due propo-ste è lo spread, che normalmente 

comprende pochi tick. Il tick varia in funzione della quotazione del titolo secondo i parametri indicati nella seguente tabella:

Se il titolo quota più di 0.3 euro, il tick sarà 0.0005

Se il titolo quota da 0.3 a 1.5 euro,il tick sarà 0.001

Se il titolo quota da 1.5 a 3 euro, il tick sarà 0.005

Se il titolo quota da 3 a 30 euro, il tick sarà 0.01

Se il titolo quota più di 30 euro, il tick sarà 0.05

Monitorando quindi grafico a barre 5 minuti, grafici lineari dell'indice e del Fib30, e il book del titolo che ci interessa, seguiamo questa fase di con-gestione, studiando i movimenti del titolo e degli investitori. Alla rottura del supporto o della resistenza dei prezzi, immediata-mente prenderemo posizione sul mercato: long (acqui-stare) se il trend è in salita, o short (vendere)se il trend è in discesa.

A questo punto le fasi seguenti possono essere due:

1) se la congestione non è durata molto, non si pre-vedono grossi balzi, quindi è preferibile immedia-tamente fissare il nostro obiettivo di guadagno (uno o massimo due tick) ed impostarlo nel book, per prenotare la nostra operazione di uscita dal mercato; chiaramente non esistono mai certezze, quindi fissarsi anche uno stop loss raggiunto il quale uscire immediatamente dal mercato, anche se in pareggio o con una leggera perdita;

2) se la congestione è durata molto, si prevede una grossa esplosione dei prezzi, quindi avremo come obiettivo un guadagno  più alto dei soliti uno o due tick: seguiremo l'andamento a nostro favore del titolo, ed appena noteremo un ritracciamento dei prezzi, provvederemo sùbito a liquidare la nostra posizione per portare a casa i guadagni.

 

Anche in questo caso, sarebbe opportuno fissare uno stop loss, e visto che il titolo si muove velocemente nel trend che noi desideriamo, porteremo tale stop loss sempre più su in caso di trend positivo, o sempre più giu' in caso di trend negativo. Tale tecnica di posizionamento dinamico dello stop prende il nome di trailing stop loss.E' importante considerare che nel momento della rottura dei prezzi, essi si muoveranno talmente in fretta che ci sarà difficile entrare se non siamo tempestivi; sarebbe quindi opportuno anticipare la rottura, carpendo i segnali che preve-dono il breakout. Tali se-gnali possono solamente venire da un'attenta osserva-zione delle proposte in acquisto e in vendita presenti sul book.

Se abbiamo acquistato, monitorando incessante-mente il book, ci prepareremo a liquidare la nostra posizione allorquando noteremo che il titolo dà se-gni di ripiegamento, e vediamo le proposte in acquisto sparire dal book: la più debole pressione del denaro sarà sicuramente sopraffatta dalla pressione della lettera. Allo stesso modo, se abbiamo venduto allo scoperto, ci allarmeremo solo quando vedremo la lettera scomparire velocemente dal book, per farsi sopraffare dalla cre-scente proposta di denaro.  Con questo sistema di operati-vità, naturalmente, non si può pretendere di effet-tuare dieci operazioni su dieci andate a buon fine; l'obiettivo per avere ottimi risultati è di fare sette o otto operazioni positive su dieci, e due  o tre nega-tive. E' sottinteso che se l'esito ci dà cinque opera-zioni positive su dieci, è lampante che questa per noi non è la giusta operatività, e probabilmente siamo portati per quella a medio termine, oppure dobbiamo allenarci molto con la simulazione prima di esporre a rischio i nostri capitali.

Nello scalping è indispensabile prendere una posi-zione per volta; se si sta contemporaneamente den-tro a due titoli non si riesce a valutare con preci-sione qual è il momento più opportuno per uscire, e spesso si finisce col perdere anziché guadagnare.

Il segreto per chiunque, prima di cominciare ad operare, è l'analisi del book: controllare incessantemente i movimenti dei volumi e dei prezzi all' interno del book fino ad imparare i movimenti degli investitori, al fine di prevederli quando 

si dovrà inpegnare il proprio capitale. Sì, abbiamo parlato proprio di analisi del book: come dicevamo all'inizio di questo studio, nello scalping l'analisi di questo strumento è di gran lunga più im-portante dell'analisi grafica. Come nei grafici, all'interno del book troveremo supporti e resistenze, trend definiti o fasi laterali, volumi e umore del mercato; ma il lato positivo è che i dati ci arrivano tempestivamente (tecnologia push) quindi ci danno la possibilità di prendere immediatamente decisioni operative.

Troviamo un supporto all'interno di un book làddove vediamo la maggiore quantità di titoli in pro-posta di acquisto; dove invece troviamo una grossa quantità di titoli in proposta di vendita, vedremo una resistenza. Attenzione, però: se i quantitativi in acquisto o in ven-dita spariscono senza che si siano verificate compra-vendite, può darsi che si tratti di ordini revocati e, in tal caso, i livelli dove si credeva di aver individuato supporti o resistenze rischiano di cedere sotto la pressione delle contrattazioni.

Un altro elemento da tenere sempre presente, soprattutto se si opera con i coverei warrant, è la presenza del market maker, l'operatore specializzato il cui compito è quello di mantenere liquidità su tale tipo di strumento.

I market maker, detti anche "mani forti",  si pongono con grossi quantitativi in denaro e lettera, pressochè uguali come nu-mero, e limitano l'operatività dei trader ponendosi con una proposta di acquisto leggermente inferiore alla loro stessa proposta di vendita; il range fra il prezzo di acquisto da loro proposto e quello di offerta, è lo spread all'interno del quale ci permettono di operare senza grossi problemi; tale spread in genere è formato da

quattro o cinque tick (che è pari alla minima differenza tra il prezzo denaro e il prezzo lettera del titolo), ma sovente lo troviamo di range più ampio, per esempio sette o otto tick.

Per lo scalping con i covered warrant, per esempio, la situazione ottimale è quella di pochi tick: lo spread va a favore dello scalper, più è basso, meglio è. Se il market maker restringe lo spread, limita la volatilità del titolo: ecco che noi allora ci accontentiamo di molti piccoli guadagni, entrando ed uscendo più volte dalla posizione operativa.

OPERATIVITA’ SUI MERCATI

 

Sfruttare l'opera dei market maker

Esiste un modo di operare in scalping, in presenza di contratti dei market maker, che generalmente usa chi ha un po più esperienza nel campo: osservare i loro movi-menti, assecondandoli; se il supporto si trova all'interno dello spread dei Market Maker, posizionarsi in acquisto nel prezzo appena sopra il supporto; se il supporto sta alla prima proposta di acquisto, acquistare senza esitazioni al prezzo della prima proposta di vendita per essere sicuri di concludere.

Spesso vediamo apparire e scomparire grossi quantitativi di richieste in lettera o in denaro. Cosa sta succedendo? Sono i market maker che pilotano l'andamento del titolo. Per esempio: aggiungono grosse proposte in lettera ai vari livelli, per far scendere il prezzo del titolo; quando il titolo avrà un prezzo più basso, loro lo acquisteranno, arricchendo le proposte in denaro e revocando le proposte in lettera. In questo modo spingeranno il titolo ad aumentare di valore in modo da poterlo poi rivendere ad un prezzo più alto di quanto lo hanno pagato.

In questi momenti noi possiamo approfittare di tali ma-novre per guadagnare insieme ai market maker. Come? Se notiamo che fra i 5 livelli del book stanno dimi-nuendo sensibilmente le proposte in lettera, deduciamo che il market maker sta effettuando la sua operazione di speculazione, revocando le proposte di vendita. Allora acquisteremo sul primo livello in lettera, prefiggendoci l'obiettivo di rivendere appena avremo guadagnato due tick, o comunque prima della prossima resistenza (rap-presentata, come già sappiamo, da grosse proposte in lettera).

 Ricordiamo quindi che quando  si ha necessità di acquistare o vendere  subito, proporsi appena sopra alla prima offerta di acquisto, oppure appena sotto la prima offerta di vendita ( metodo da non usare per i covered warrant). Quando oggetto del nostro scalping sono i covered warrant, ricordarsi che sono strumenti di alta volatilità, e di conseguenza molto rischiosi; il lato posi-tivo , come saprete, è che si possono raggiungere grossi guadagni con in-

vestimenti minimi di capitale. Nella scelta dei covered warrant, preferire quelli che hanno uno spread favorevole: se tale spread viene colmato da sette o otto tick, l'operazione non è conveniente; ri-schi- eremmo infatti, una volta entrati in acquisto, di aspettare ore per vedere il piccolo guadagno da noi prospettato realizzarsi, e comunque ci sarebbe difficile uscire vincitori dalla nostra posizione.

Lo spread ideale è dai  due ai quattro tick: tale si-tuazione ci offrirà sicuramente l'opportunità di entrare ed uscire dal mercato più volte, ogni volta con in piccolo guadagno

 

Congestione e breakout

Ricordiamo, prima di entrare in posizione di acquisto, che lo scalping va applicato o durante le fasi di congestione (sideway) con un range abbastanza ampio, o subito dopo le fasi di congestione con un basso range; come detto in precedenza, più è lunga tale fase, più il breakout del titolo sarà esplosivo, dandoci guadagni maggiori. Quindi conviene sem-pre scegliere fasi laterali piuttosto lunghe all' interno della giornata. Non dimentichiamo però che può verificarsi un falso breakout: il prezzo rompe la resistenza, ma subito dopo si avvia al ri-basso. In questo caso, ci conviene uscire subito dalla nostra posizione, anche alla pari o addirittura in leggera perdita.

Possono capitare momenti, nell'osservazione del book, in cui vediamo un grosso afflusso di denaro assorbire velocemente le proposte in lettera, ed al-tre proposte di acquisto che vanno ad arricchire le proposte di denaro  in attesa; quando si verificano momenti del genere, normalmente gli ordini di vendita vengono cancellati progressivamente e velocemente. Questo accade perché il trend di brevissimo risulta decisamente positivo, così i venditori si cancellano dal book  per poter vendere il titolo più tardi a prezzi maggiori. In questi casi è consi-gliabile affrettarsi ad acquistare il titolo, poiché la pressione in acquisto è troppo forte per essere fermata; si deciderà di chiudere la posizione, invece, appena gli ordini di vendita si ingrosseranno rapidamente .

La principale differenza fra lo scalping e il trading intraday non risiede tanto nella scelta del momento in cui entrare, quanto nell'uscire, dato che lo scalping è alla ricerca di un profitto facile e veloce. Per lo scalper non ha importanza se un titolo sale o scende, basta che ci sia un range abbastanza ampio su cui  poter speculare.

 

Liquidi in chiusura

Lo scalper alla fine della giornata di Borsa non possiede titoli in portafoglio, ma tiene pronta la sua liquidità per poter intervenire sul mercato il giorno dopo. Prima di aprire la posizione,considerare sempre,nella determinazione del guadagno che vogliamo raggiungere, i costi di commissioni e capital gain, che sulle operazioni di scalping hanno rilevante importanza.

Note sull'uso dello stop loss

Quando si parla di uno o due tick, il titolo va seguito senza interruzione fino alla chiusura della posizione. Se impostiamo una vendita su stop loss, e dopo pochi secondi abbiamo intenzione di revocarla perché controllando il titolo notiamo che una piccola correzione ci farebbe vendere inopportunamente,  tale revoca potrebbe costarci secondi preziosi che manderebbero in fumo il nostro piano strategico: in questi casi lo stop loss non va impostato nel software,ma va impresso nella nostra mente: per fare questo, però, dovremo aver ben acquisito il concetto disciplina nel trading menzionato precedentemente.

 

Scalping sui covered warrant

Quanto detto fin ad ora per l'operatività in scalping è validissimo anche e soprattutto per i covered warrant. Raccomandando ai neofiti di non iniziare la loro pratica di scalping con tali strumenti estremamente rischiosi, e 

rivolgendomi soprattutto ai trader che sono ormai abbastanza pratici, voglio ricordare che prima di operare con i covered bisogna essere molto selettivi nella scelta degli stessi.

Fattore fondamentale per tale valutazione sono i volumi: ci interesseranno covered warrant con forti volumi di scambio, affinchè non abbiamo difficoltà, una volta raggiunto il nostro guadagno obiettivo, a liquidare la nostra posizione.

Se penseremo che il titolo sottostante possa avere un movimento di dimensioni relativamente contenute, preferiremo covered in the money; se invece saremo convinti dell'avverarsi di un cospicuo movimento delle quotazioni, sceglieremo i covered out of the money ( i covered warrant out of the money hanno un valore co-stituito solo dal time value, cioè la componente tempo mancante alla scadenza; i covered in the money, invece, nel loro valore hanno anche la componente proventi derivanti dall' esercizio del diritto, cioè il valore intrinseco). Ricordiamo che all'avvicinarsi della scadenza un Warrant sarà più reattivo alle variazioni del sottostante, beneficiando di un effetto leva più elevato ma conseguentemente necessita un'analisi delicata sul timing di negoziazione (poiché la sua perdita di valore temporale sarà più elevata). Operando in scalping con i covered warrant non ci interesseremo assolutamente al grafico del sottostante, né tantomeno al grafico del warrant stesso: il nostro monitoraggio sarà costante solo sul book e sui grafici lineari dell'indice di riferimento e del future sull' indice. Specialmente nello scalping sui covered warrant aventi il Mib30 come sottostante, è sorprendente notare come il grafico del Fib30 anticipi ogni movimento dell'indice e del warrant stesso. Nello scalping con i covered riusciamo a concludere sicuramente molte operazioni nell'arco di una giornata, grazie alla grande instabilità dei prezzi; perché la grande maggioranza di esse sia chiusa con esito positivo, è indispensabile in questo caso più che negli altri:

a) rispettare fermamente i limiti imposti dal  nostro metodo;

b)non chiudere mai la giornata di Borsa con i covered warrant restanti in portafoglio. Essi sono suscettibili di grosse escursioni all'apertura dei mercati nel giorno seguente, che sicuramente, in caso di perdita, sarà impossibile recuperare.

CONSIGLI E CONCLUSIONI

- Analizzare il mercato per almeno mezz'ora senza operare dopo l'apertura, per inquadrare il vero trend del Mercato: per i guadagni c'è molto tempo a disposizione dopo.

- Lo studio dei grafici va fatto con la massima calma ed attenzione: il grafico nasconde in sé tutti i segnali che noi cerchiamo, basta individuarli. Tale operazione va fatta a mercati chiusi, con calma, guardando se necessario un grafico anche per un'ora. Tale esercizio ci renderà sempre più attenti, e ci insegnerà a notare su-bito i segnali quando guardiamo un grafico: basta esercitarsi.

- Buy the rumors and sell the news: compra sulle voci e vendi sulle notizie. Spesso il mercato ha già scontato una notizia che può muovere il mercato: lo ha fatto quando se ne è sentito parlare. Così gli scaltri hanno investito su quella voce, per poi vendere quando invece tutti acquistano sulla notizia. Gli scaltri arrivano sempre prima della massa.

- Essere disciplinato nel rispetto dei limiti imposti: quando hai raggiunto il guadagno prefissato, vendi subito, senza aspettare anche se il mercato sta ancora salendo. Allo stesso modo rispetta lo stop loss: in caso di pullback, vendi subito anche in leggera perdita: non si può guadagnare dieci volte su dieci.

- Se il titolo su cui hai investito sta scendendo, un motivo c'è: l'investimento è sbagliato. Ed è sbagliato mediare al ribasso, cioè comprare altri titoli della stessa azienda durante il ribasso per mediare il prezzo di acquisto: in tale modo non farai altro che accrescere il tuo capitale passivo.

- Ogni volta che devi prendere posizione sul mercato, prima di farlo prepara la tua strategia di acquisto e vendita nei minimi particolari, pianifica tutto e rispetta in seguito tutte le regole che ti sei riproposto di rispettare.

- L'emozione è nemica della disciplina: è difficilissimo non farsi prendere dal panico in fase di perdita o dall'euforia in caso di guadagni: seguendo la tua strategia di azione ed essendo disciplinato ce la farai sicuramente.

- Non si è obbligati ad operare sempre: se in seguito alle tue analisi non ti senti sicuro di investire, rimanda tutto al giorno dopo. Quando non si hanno certezze, è meglio restare a riposo.

- Prima di cominciare ad investire seriamente, opera con un portafoglio simulato, per studiare e testare il tuo system trading; se proprio non ci riesci, investi piccolissime somme per provare. In questo modo, in caso di perdite non sarà la catastrofe. Se riuscirai ad applicare positivamente il tuo sistema con piccole somme, saprai così che puoi farlo anche con quelle più grandi.

- Occhio nella scelta della Sim con la quale volete operare: oggi alcune di loro offrono commissioni bassissime, possibilità di vendere allo scoperto, disponibilità di piattaforme professionali di trading: sono quelle che dovete cercare.

- Nella scelta del time frame per voi più indicato, ricordate che non necessariamente dovete essere solo uno scalper, o solo un'investitore a medio termine, o solo un cassettista: a seconda del trend dei mercati, potete alternarvi ad essere ora uno, ora l'altro.

CONCLUSIONI

Nel presente testo ho illustrato le basi per apprendere questo studio ai profani della materia, che però hanno voglia di guadagnare in Borsa, e la passione di seguire l'evolversi degli eventi nei mercati finanziari.

Ho descritto il mio modello operativo sul trading a breve e sullo scalping, modello che a me ha dato grosse soddisfazioni non senza però aver avuto parecchie esperienze negative prima di riuscire a forgiarlo.

Tali cattive esperienze a voi sono risparmiate, poiché io vi passo direttamente il risultato finale, quello che alla fine mi ha premiato.

Però non dimenticate che tale sistema va comunque testato attentamente sui titoli che sceglierete, prima di metterlo in pratica con denaro reale.

Vi renderete conto nello studio applicativo di esso sui dati storici, così imparerete a ricordarlo ed ad eseguirlo con perfezione.

Ora siete dei trader professionisti, ora potreste probabilmente vivere di trading: a noi poco importa se imperversa la furia dell'Orso sul mercato, o l'imponenza del Toro.

A noi basta capire i giusti momenti che si ripetono   con frequenza sui mercati finanziari per trarne profitto.

Non smettete mai di leggere e studiare approfondimenti sui sistemi operativi e l'analisi tecnica; i libri sono un tesoro prezioso, da custodire gelosamente, da rileggere frequentemente, e da usare ogni volta che un dubbio ci tarla la mente: i testi di studio serviranno a perfezionare sempre di più il vostro modello operativo personale, fino a renderlo infallibile.

Non è difficile: ci vogliono passione e ambizione.

Passione per i movimenti dei mercati finanziari, e ambizione di guadagni e successo.

Siti utili

Yaoo finance | Bloomberg | Market mover

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