Toscana Oggi n. 43

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L’EDITORIALE Il nostro pessimo bipolarismo non deve contagiare i cattolici di DOMENICO DELLE FOGLIE on si può rimanere indifferenti dinanzi all’uno-due sferrato dai cardinali Bertone e Bagnasco in tema di «disarmo politico». Usiamo la metafora pugilistica perché ben si addice a quel «deponete le armi» pronunciato ad Assisi dal Segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, e rivolto alle forze politiche e sociali del nostro Paese in vista della «ricostruzione di un tessuto della convivenza pacifica, della solidarietà, della comunità». Parole, quelle del braccio destro di Benedetto XVI, che ribadiscono e rafforzano l’analogo appello rivolto dal presidente della Cei, in occasione della recente assemblea dei vescovi. Allora il cardinale Angelo Bagnasco ebbe a dire: «È necessario e urgente svelenire il clima generale, perché da una conflittualità sistematica, perseguita con ogni mezzo e a qualunque costo, si passi subito ad un confronto leale per il bene dei cittadini e del Paese intero. Davvero ci piacerebbe che, nel riconoscimento di una sana – per quanto vivace – dialettica, inseparabile dal costume democratico, si arrivasse a una sorta di disarmo rispetto alla prassi più bellicosa, che è anche la più inconcludente». «Disarmo» è dunque la parola chiave sulla quale confrontarsi e sulla cui filigrana passare in rassegna i comportamenti pubblici e privati. Certo, il dibattito pubblico segna ancora il passo. Non si trova, ad esempio, il bandolo della matassa per l’intricatissima quanto essenziale riforma della Giustizia. Per non parlare dei veleni versati nello spazio pubblico da alcune scabrose vicende private. Il tutto con una dose aggiuntiva di disistima sui singoli personaggi coinvolti, ma anche sul sistema politico nel suo complesso. Ma ciò che più sorprende è che la «lezione» pare non sia servita a nulla. Cioè non sembra indurre i contendenti a «deporre le armi», quanto a radicalizzare le posizioni. In barba anche ai ripetuti appelli del capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Una quota altissima di responsabilità è certamente da attribuire ai media, tanto che c’è chi ha parlato di «guerra civile di carta», ma non basta a giustificare l’alto tasso di odio che talvolta si respira nel dibattito pubblico. Un clima generale, dunque, che a qualcuno ha ricordato i miasmi della Prima Repubblica che fecero da incubatore per gli Anni di piombo. Di qui la necessità, per i cattolici, di tenere la mente fredda per discernere la realtà italiana e soprattutto per lanciare un chiaro messaggio di pacificazione al Paese. Il non farsi trascinare nella mischia, a questo punto, è essenziale. Come il mantenere sempre i nervi saldi, pur simpatizzando per l’uno o per l’altro campo politico, per far valere sempre le ragioni del confronto. Il modo giusto per testimoniare il nostro amore per l’Italia è proprio quello di coltivare la qualità del dialogo all’interno delle nostre associazioni, dei nostri gruppi, delle nostre aggregazioni e delle nostre parrocchie. Senza mai importare le artificiose divisioni della politica. Di tutto, infatti, hanno bisogno le nostre comunità, tranne che del farsi contagiare dal pessimo bipolarismo nel quale siamo immersi. Guai a dividerci in base all’appartenenza politica: sarebbe un grave tradimento per le comunità dei cristiani. N AVVENTO Riscoprire il senso del futuro nell’epoca dell’eterno presente di ADRIANO FABRIS e ne siete accorti? Già da qualche settimana i negozi sono pronti con gli addobbi natalizi, le vetrine, nonostante la crisi, espongono i regali, molte città hanno già arredato le strade del centro con luci e abeti. E a Natale manca ancora un mese. Ormai ci siamo abituati. Quando le cose sono belle e possiamo permettercele subito, non è necessario aspettare. Può essere Natale in ogni momento. Anzi: è Natale in ogni momento, visto che torrone e panettone possiamo procurarceli per la maggior parte dell’anno. Lo stesso vale, ancora di più, per il Carnevale. Proliferano mascherate estive, feste di Halloween, travestimenti vari da esibire quando si vuole. Che cosa significa tutto questo? Viviamo ormai in una sorta di appiattimento del tempo. Il tempo è fatto di istanti tutti uguali, dei quali possiamo fare l’uso che vogliamo e che quindi vanno goduti al meglio. Il tempo è neutro: siamo noi a potervi immettervi occasioni di piacere. Il tempo è reale: concentrato nella sua immediatezza e, proprio perciò, da sfruttare fino in fondo. Ma allora, se le cose stanno così, che senso ha aspettare? Se tutto può essere colto istantaneamente e immediatamente goduto, se tutto può essere anticipato a piacimento, perché aprirci ancora al futuro? Che cosa vuol dire attendere chi deve venire? In questo quadro, in questa mutazione della nostra esperienza, l’avvento, che ci apprestiamo a celebrare, rischia di non essere più compreso. Nell’epoca del tutto e subito la possibilità di predisporci all’incontro col Dio che viene, col Dio che viene a salvarci, non appare più significativa. Non tanto perché riteniamo di essere noi coloro che, con le nostre forze e con l’aiuto degli apparati tecnologici, siamo in grado di tutelarci. Quanto perché è il futuro stesso che sembra essere in nostro potere. Possiamo anticiparlo quanto vogliamo. Possiamo renderlo presente. Insomma: abbiamo perso il senso del futuro. Avere futuro significa infatti non solo pretendere di controllare ciò che mi potrà accadere, ma essere in grado di aprirsi a quanto può avvenire: e che può ancora avvenire perché, magari, è già avvenuto. Significa essere capaci di cogliere le occasioni che possono capitare: ma solo se le riconosciamo come tali, cioè come occasioni che non siamo noi a creare. Pensare e vivere l’avvento, oggi, significa proprio questo. Significa riappropriarci di una possibilità che abbiamo e che rischiamo di perdere, nella prospettiva di un tempo ridotto ad eterno presente. Significa imparare nuovamente ad aprirci al di là di quanto riteniamo di poter controllare: per cogliere, con meraviglia e timore, quanto ci viene donato. Significa, insomma, sperimentare la possibilità di un Dio che, pur aspettato, contro ogni aspettativa ci viene incontro. Un’ultima riflessione. Oggi diciamo che, in questi tempi di crisi, i nostri ragazzi non hanno futuro. Forse non ce l’hanno non solo perché manca loro il lavoro; perché il lavoro che c’è è sempre di meno. Forse, al di là di questo, i nostri ragazzi non hanno futuro perché hanno appunto perso il senso del futuro: dal momento che vivono in quell’eterno presente, artificioso, che abbiamo costruito per loro e nel quale possono baloccarsi, finché dura, a loro piacimento. L’esperienza dell’avvento, anche da questo punto di vista, può aprirci forse nuovi orizzonti. V 43 29 novembre 2009 Anno XXVI 1,20 REDAZIONE Via de’ Pucci, 2 50122 Firenze OLTRE LA CRISI L’INCONTRO Alle sorgenti della Bellezza, gli artisti toscani dal Papa alle pagine VI e VII del secondo fascicolo DOSSIER È quando crescono le domande che si cercano le risposte DI ANDREA MORANDI* eniamo da una stagione del mondo del lavoro, soprattut- to nel dibattito tra i lavoratori, nella quale si sono con- frontati valori, ideologie tutte desiderose di risposte assolute. Se ne avvertiva certo la fragilità, talvolta la contraddittorietà, mai però l’inutilità, perché alla fine era ricerca per la dignità dell’uomo ed il suo futuro. L’arrivo di questa crisi economica e finanziaria che reca incertezze e precarietà, nuova disoccu- pazione e povertà, ha segnato anche una nuova stagione: quella ricerca pare scomparsa. Prevale cioè il particolare, si at- testa la propria condizione o privilegio, si cerca la via d’usci- ta, non si ragiona sul futuro. Eppure questo nostro tempo è nel tempo, non è il tempo ultimo, anche esso chiama il futu- ro come è sempre stato. Ne è riprova che talvolta anche noi insegnamo ai nostri figli a «durare» più che a «vivere», mentre invece è di loro novità e coraggio del domani; e poi siamo dolenti magari per un dia- logo in famiglia che non è quello che avremmo voluto, o rat- tristati nell’accorgersi che la domenica a Messa all’età di cin- quantasei anni forse sei il più giovane dei presenti. continua a pagina 7 V C C Postale: n° 15501505 intestato a Cooperativa Firenze 2000 Poste Italiane s.p.a. – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma, 1, DCB (Firenze1) In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio P.T. di Firenze C.M.P. CASTELLO, detentore del conto per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. IN PRIMOPIANO a pagina 3 LA VIGNETTA IN PRIMOPIANO a pagina 3 Contiene I.P.

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Fascicolo generale del n. 43 del 29 novembre 2009

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Page 1: Toscana Oggi n. 43

L’EDITORIALE

Il nostro pessimo bipolarismonon deve contagiare i cattolici

di DOMENICO DELLE FOGLIE

on si può rimanere indifferenti dinanziall’uno-due sferrato dai cardinaliBertone e Bagnasco in tema di

«disarmo politico». Usiamo la metaforapugilistica perché ben si addice a quel«deponete le armi» pronunciato ad Assisi dalSegretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, erivolto alle forze politiche e sociali del nostroPaese in vista della «ricostruzione di un tessutodella convivenza pacifica, della solidarietà,della comunità».Parole, quelle del braccio destro di BenedettoXVI, che ribadiscono e rafforzano l’analogoappello rivolto dal presidente della Cei, inoccasione della recente assemblea dei vescovi.Allora il cardinale Angelo Bagnasco ebbe a dire:«È necessario e urgente svelenire il climagenerale, perché da una conflittualitàsistematica, perseguita con ogni mezzo e aqualunque costo, si passi subito ad unconfronto leale per il bene dei cittadini e delPaese intero. Davvero ci piacerebbe che, nelriconoscimento di una sana – per quantovivace – dialettica, inseparabile dal costumedemocratico, si arrivasse a una sorta di disarmorispetto alla prassi più bellicosa, che è anche lapiù inconcludente».«Disarmo» è dunque la parola chiave sullaquale confrontarsi e sulla cui filigrana passarein rassegna i comportamenti pubblici e privati.Certo, il dibattito pubblico segna ancora ilpasso. Non si trova, ad esempio, il bandolodella matassa per l’intricatissima quantoessenziale riforma della Giustizia. Per nonparlare dei veleni versati nello spazio pubblicoda alcune scabrose vicende private. Il tutto conuna dose aggiuntiva di disistima sui singolipersonaggi coinvolti, ma anche sul sistemapolitico nel suo complesso. Ma ciò che piùsorprende è che la «lezione» pare non sia servitaa nulla. Cioè non sembra indurre i contendentia «deporre le armi», quanto a radicalizzare leposizioni. In barba anche ai ripetuti appelli delcapo dello Stato, Giorgio Napolitano.Una quota altissima di responsabilità ècertamente da attribuire ai media, tanto che c’èchi ha parlato di «guerra civile di carta», manon basta a giustificare l’alto tasso di odio chetalvolta si respira nel dibattito pubblico. Unclima generale, dunque, che a qualcuno haricordato i miasmi della Prima Repubblica chefecero da incubatore per gli Anni di piombo.Di qui la necessità, per i cattolici, di tenere lamente fredda per discernere la realtà italiana esoprattutto per lanciare un chiaro messaggio dipacificazione al Paese. Il non farsi trascinarenella mischia, a questo punto, è essenziale.Come il mantenere sempre i nervi saldi, pursimpatizzando per l’uno o per l’altro campopolitico, per far valere sempre le ragioni delconfronto.Il modo giusto per testimoniare il nostro amoreper l’Italia è proprio quello di coltivare laqualità del dialogo all’interno delle nostreassociazioni, dei nostri gruppi, delle nostreaggregazioni e delle nostre parrocchie. Senzamai importare le artificiose divisioni dellapolitica. Di tutto, infatti, hanno bisogno lenostre comunità, tranne che del farsi contagiaredal pessimo bipolarismo nel quale siamoimmersi. Guai a dividerci in baseall’appartenenza politica: sarebbe un gravetradimento per le comunità dei cristiani.

N

AVVENTO

Riscoprire il senso del futuronell’epoca dell’eterno presente

di ADRIANO FABRIS

e ne siete accorti? Già da qualche settimana i negozi sono pronticon gli addobbi natalizi, le vetrine, nonostante la crisi,espongono i regali, molte città hanno già arredato le strade del

centro con luci e abeti. E a Natale manca ancora un mese.Ormai ci siamo abituati. Quando le cose sono belle e possiamopermettercele subito, non è necessario aspettare. Può essere Natale inogni momento. Anzi: è Natale in ogni momento, visto che torrone epanettone possiamo procurarceli per la maggior parte dell’anno. Lostesso vale, ancora di più, per il Carnevale. Proliferano mascherateestive, feste di Halloween, travestimenti vari da esibire quando si vuole. Che cosa significa tutto questo? Viviamo ormai in una sorta diappiattimento del tempo. Il tempo è fatto di istanti tutti uguali, deiquali possiamo fare l’uso che vogliamo e che quindi vanno goduti almeglio. Il tempo è neutro: siamo noi a potervi immettervi occasioni dipiacere. Il tempo è reale: concentrato nella sua immediatezza e,proprio perciò, da sfruttare fino in fondo.Ma allora, se le cose stanno così, che senso ha aspettare? Se tutto puòessere colto istantaneamente e immediatamente goduto, se tutto puòessere anticipato a piacimento, perché aprirci ancora al futuro? Checosa vuol dire attendere chi deve venire?In questo quadro, in questa mutazione della nostra esperienza,l’avvento, che ci apprestiamo a celebrare, rischia di non essere piùcompreso. Nell’epoca del tutto e subito la possibilità di predisporciall’incontro col Dio che viene, col Dio che viene a salvarci, non apparepiù significativa. Non tanto perché riteniamo di essere noi coloro che,con le nostre forze e con l’aiuto degli apparati tecnologici, siamo ingrado di tutelarci. Quanto perché è il futuro stesso che sembra essere innostro potere. Possiamo anticiparlo quanto vogliamo. Possiamorenderlo presente. Insomma: abbiamo perso il senso del futuro. Avere futuro significainfatti non solo pretendere di controllare ciò che mi potrà accadere, maessere in grado di aprirsi a quanto può avvenire: e che può ancoraavvenire perché, magari, è già avvenuto. Significa essere capaci dicogliere le occasioni che possono capitare: ma solo se le riconosciamocome tali, cioè come occasioni che non siamo noi a creare.Pensare e vivere l’avvento, oggi, significa proprio questo. Significariappropriarci di una possibilità che abbiamo e che rischiamo diperdere, nella prospettiva di un tempo ridotto ad eterno presente.Significa imparare nuovamente ad aprirci al di là di quanto riteniamodi poter controllare: per cogliere, con meraviglia e timore, quanto civiene donato. Significa, insomma, sperimentare la possibilità di unDio che, pur aspettato, contro ogni aspettativa ci viene incontro.Un’ultima riflessione. Oggi diciamo che, in questi tempi di crisi, inostri ragazzi non hanno futuro. Forse non ce l’hanno non solo perchémanca loro il lavoro; perché il lavoro che c’è è sempre di meno. Forse,al di là di questo, i nostri ragazzi non hanno futuro perché hannoappunto perso il senso del futuro: dal momento che vivono inquell’eterno presente, artificioso, che abbiamo costruito per loro e nelquale possono baloccarsi, finché dura, a loro piacimento. L’esperienzadell’avvento, anche da questo punto di vista, può aprirci forse nuoviorizzonti.

V

4329 novembre 2009Anno XXVI

€ 1,20REDAZIONEVia de’ Pucci, 250122 Firenze

OLTRE LA CRISI

L’INCONTRO

Alle sorgentidella Bellezza,gli artisti toscanidal Papa

alle pagine VI e VII del secondo fascicoloD

OSS

IER

È quando crescono le domandeche si cercano le risposte

DI ANDREA MORANDI*

eniamo da una stagione del mondo del lavoro, soprattut-to nel dibattito tra i lavoratori, nella quale si sono con-

frontati valori, ideologie tutte desiderose di risposte assolute.Se ne avvertiva certo la fragilità, talvolta la contraddittorietà,mai però l’inutilità, perché alla fine era ricerca per la dignitàdell’uomo ed il suo futuro. L’arrivo di questa crisi economicae finanziaria che reca incertezze e precarietà, nuova disoccu-pazione e povertà, ha segnato anche una nuova stagione:quella ricerca pare scomparsa. Prevale cioè il particolare, si at-testa la propria condizione o privilegio, si cerca la via d’usci-ta, non si ragiona sul futuro. Eppure questo nostro tempo ènel tempo, non è il tempo ultimo, anche esso chiama il futu-ro come è sempre stato.Ne è riprova che talvolta anche noi insegnamo ai nostri figli a«durare» più che a «vivere», mentre invece è di loro novità ecoraggio del domani; e poi siamo dolenti magari per un dia-logo in famiglia che non è quello che avremmo voluto, o rat-tristati nell’accorgersi che la domenica a Messa all’età di cin-quantasei anni forse sei il più giovane dei presenti.

continua a pagina 7

V

C C Postale: n° 15501505 intestatoa Cooperativa Firenze 2000

Poste Italiane s.p.a. – Spedizione inAbbonamento Postale – D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma, 1, DCB (Firenze1)In caso di mancato recapito rinviareall’Ufficio P.T. di Firenze C.M.P.CASTELLO, detentore del conto per larestituzione al mittente che siimpegna a pagare la relativa tariffa.

IN PRIMOPIANO a pagina 3

LA VIGNETTA

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Contiene I.P.

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PRIMO PIANOTOSCANA OGGI29 novembre 20092

FILIGRANE,la «2 giorni»a Firenze

UNA GENERAZIONEDINAMICA, MADIFFIDENTE VERSOISTITUZIONI E VALORI

l primo appuntamento della duegiorni di «Filigrane», è stato il

seminario «Generazioni 2009. Focussu idee, bisogni e desideri dei giovanitoscani», presso la Facoltà di ScienzePolitiche a Novoli. Nell’incontro –introdotto dall’assessore regionalealle politiche sociali, GianniSalvadori – Enzo Risso, direttore dellaIARD di Milano, ha presentato«1999-2009, i giovani toscani comesono cambiati», infagine su 600toscani tra i 15 e i 34 anni. «Dallanostra ricerca – spiega Risso – emergeuna situazione fluida, propria di unagenerazione più dinamica di quantosi creda normalmente. Senza dubbionegli ultimi dieci anni si è verificatoun crollo della fiducia nei confrontidi alcune istituzioni, figureprofessionali, mezzi dicomunicazione: anzitutto le banche,complice la crisi, poi la televisione, igiornali, gli industriali e i sacerdoti,mentre si continua a fareassegnamento su scienziati e forzedell’ordine. Abbiamo riscontratoinoltre – al pari di quanto avviene inaltre realtà nazionalieconomicamente sviluppate – unamaggiore diffidenza nei confronti divalori come l’amicizia, la solidarietà,la famiglia, ma anchel’autorealizzazione. Parallelamenteemerge un massiccio ritorno allapartecipazione politica e alle forme divolontariato. Si tratta di dati difficilida interpretare in maniera univoca,ma che credo ci mostrino non unagenerazione “R” (come ripiegata),quanto una “Alfa”, che vuole fare cosenuove, sentendosi appesantita dalfardello di una società gerontocratica.Una generazione dalla reticolaritàsociale complessa e compressa, mache ha benzina nel motore».Come contraltare della ricercamilanese della IARD, StefaniaLorenzini dell’Irpet (Istituto regionaleprogrammazione economica dellaToscana) ha riproposto i risultati diun’indagine simile, risalente al 2007 enella quale erano stati intervistati 4mila giovani toscani: «Il primoaspetto che emerge è unapermanenza in famigliaestremamente lunga: il 60% degliunder 35 vive con i genitori, contro il10% della Svezia e il 39% delcontesto spagnolo, simile aquello italiano. Mentre inprecedenza chi restava con igenitori lo faceva per scelta,adesso si tratta di unanecessità scaturita dallaprecarietà occupazionale, daibassi redditi e dal costo degliimmobili. Ma, nonostanteuna situazione nella quale ilmercato del lavoro èasfittico, soprattutto per ilaureati, che nella nostraregione hanno un tasso didisoccupazione molto piùelevato delle altre realtà delcentro-nord, abbiamoriscontrato una scarsadisponibilità a spostarsidalla propria città per trovareun impiego. Tutti questifattori non aiutano aincrementare una mobilitàsociale insufficiente, cheprovoca pessimismo nellefasce di estrazione più umile,e dimostrano come inToscana esista un problemadi efficienza, dato che stiamorinunciando alle nostrerisorse migliori».

Federico Fiorentini

IDI FEDERICO FIORENTINI

utopia è realizzabile. Siintitola così ildocumento redatto daun gruppo di giovani,

presentato il 19 e 20 novembrescorsi al Saschall di Firenze,durante gli «Stati giovanili2009», cuore dellaprogrammazione di «Filigrane»,il percorso volutodall’assessorato regionale allepolitiche sociali per mettere inrete gli oltre 140 progettigiovanili cofinzanziati dallaRegione.Il testo si compone di una primaparte, nella quale si trovanoaffermazioni programmatiche dicarattere generale: gli autori sisentono «parte integrante dellasocietà», rifiutandosi di «essereridotti a mera appendice delmondo degli adulti»; desideranocancellare «termini inutili estereotipati, come disagiogiovanile», preferendo parlare «diquestione giovanile, la quale devetornare ad essere al centro delladiscussione politica edell’attualità, e non più e nonsoltanto in connessione al temadel disagio»; inoltre, purritenendo «l’individualità unconcetto positivo», respingono«l’individualismo sfrenato chespinge a vivere i problemi e leprospettive come fattistrettamente personali e noncome occasioni per svilupparepercorsi condivisi». Vengono poi inquadrati quattropunti fondamentali, educazione,formazione, lavoro e abitare, permigliorare la condizionegiovanile, con una serie diproposte pratiche: libri di testoopen-source, gratuiti epoliticamente non schierati; unapista ciclabile per ogni scuola.Una «università a misura dimamma e babbo», con nidouniversitario per aiutare igiovani genitori e, sempre inambito universitario, stageall’estero e tirocini lavorativiobbligatori. Anche agli studentidovrebbe inoltre essereconsentita l’iscrizione ai centri

’Lper l’impiego, e quantirimangono senza lavoro fra uncontratto co.co.pro e ilsuccessivo dovrebbero averediritto a sussidi didisoccupazione. E ancora,maggiore «socialità in piazza» e«sostegno al co-housing», datoche la coabitazione viene vistacome un mezzo per imparare atessere rapporti interpersonali,risparmiare e «consumaremeno».Il documento si chiude con larichiesta di risposte da partedelle istituzioni, rappresentatenell’incontro da figure politicheregionali e nazionali. GianniSalvadori, assessore toscano allePolitiche Sociali e principalepromotore della due giorni, haricordato le linee guida delprogetto «Filigrane»: «Il domanisi costruisce a partire da oggi,perché i giovani non sono solo ilnostro futuro, ma anche ilnostro presente. Questoappuntamento è un’occasioneper ascoltarvi, riflettere esoprattutto prendersi impegniconcreti, sia da parte nostra chevostra. Ormai viene dato perscontato che i giovani starannopeggio dei loro genitori, con unarassegnazione che mi indigna; civuole invece un cambiamentoprofondo, avviando un processoche può iniziare qui, ma chenon deve riguardare solo igiovani, ma l’intera societàtoscana». Enrico Rossi,assessore al Diritto alla Salute ecandidato del Pd alla presidenzadella Regione, ha prospettato iprimi interventi: «Per la vostragenerazione è normale uscire dicasa a 30 anni, una situazioneinsostenibile. La Regione deveaiatarvi a soddisfare il vostrobisogno di autonomia: stiamoinfatti pensando di istituire unfondo – che solo in alcuni casiassumerà la forma del prestito –per darvi l’opportunità di

invertire almeno parzialmentequesta tendenza. Per quantoriguarda l’assegno didisoccupazione ai co.co.pro noncredo sarebbe giusto attribuirloindiscriminatamente, ma solo inseguito alla presentazione daparte dell’interessato di unprogetto convincente: vogliamoincentivare la voglia discommettere su se stessi. Fatebene a non volere parlare di“disagio giovanile”, dato chenon dovete essere un problemaper la società, ma la risposta aisuoi problemi, per vincerne lastanzialità sempre più marcatacon il vostro naturaledinamismo». Su scala nazionale ha provato aoffrire alcune risposte SergioFantoma, responsabile delDipartimento ministeriale dellaGioventù: «Crediamo siaessenziale mettere in risaltoanche la formazione nonformale, le capacità acquisiteautonomamente o nelle sedinon canoniche, in modo daricucire il gap con le altre realtàeuropee: nessuno all’università tiinsegnerà come diventare unweb master, figura professionaleattualmente molto richiesta.Inoltre stiamo cercando direndere quella del co.co.pro unasituazione dignitosa, dato che sitratta di un passaggioimportante, che permette diimparare a compiere unpercorso nel quale accadesempre più spesso di doversireinventare».Agli «stati giovanili» hannopartecipato anche artisti come Paola Turci e Niccolò Fabi,convinto, quest’ultimo, che «isogni siano una bella cosa, ma lacrescita passa attraverso ledifficoltà della lororealizzazione pratica». «Avetefatto delle proposte – ha dettoFabi ai giovani – e ora deveesservi fornita l’occasione, e il

supporto, di assumervil’impegno di concretizzarle inprima persona: non è giustodelegare ad altri tutta questaresponsabilità».«Filigrane 2009» si è chiusa conun confronto del tutto informalefra Paolo Ruffini, showmanlivornese, fondatore de «Il Nidodel Cuculo», e l’attualepresidente della RegioneToscana, Claudio Martini, cui èstato presentato L’utopia èrealizzabile: «Per questodocumento – ha commentatoMartini – avete scelto un titolomolto simile a “l’utopia è alpotere” che usavamo nel ’68.Passano le generazioni, ma leesigenze rimangono le stesse:farsi ascoltare dalle istituzioni.Spero possiate trovare menodifficoltà, dato che avete difronte persone disponibili, chehanno già vissuto situazionisimili. Il mondo politico hasenza dubbio una colpa neiconfronti dei giovani, dato chenon riusciamo a coinvolgervi:siamo troppo staccati dallarealtà, troppo autoreferenziali.Dobbiamo ripartire dalle basi,da temi semplici efondamentali, come laquestione occupazionale equella ambientale. Chi si puòinteressare alle nomine Rai?Eppure la politica – e i media –vi danno estremo rilievo, invecedi parlare di argomentisignificativi come la gestionedell’acqua. La responsabilità èperò anche dei giovani, chedevono capire che è necessariocontinuare a rivolgersi a unapolitica che, pur con tutti i suoidifetti, rimane l’interlocutoreprivilegiato per provare arisolvere i loro problemi».Martini ha comunque terminatosu una nota di ottimismo:«Questi sono gli ultimi quattromesi del mio mandato: in questidieci anni ho incontrato spesso igiovani toscani, imparando aconoscerli, e scoprendo chesono una bella generazione, sucui scommetto volentieri. Vifaccio quindi i miei miglioriauguri».

arte integrante di «Filigrane 2009», numerosi«cantieri», laboratori nei quali sono stati presentati

progetti e ci si è confrontati. Due quelli promossi da«Toscana Impegno Comune» (T.I.C.), associazione diassociazioni che intende coordinare le maggioriorganizzazioni cattoliche regionali per ottimizzarne glisforzi e suggerire obiettivi comuni. All’interno dellostand di «Edizione Straordinaria: i Giovani per laToscana», patrocinato insieme alle MisericordieToscane, si è voluto riunire giovani volontari afferenti adiverse realtà toscane (servizio civile, Caritas…), perdiscutere, stimolarli a riflettere sul significato del loroimpegno e acuire la consapevolezza del fatto che, perusare le parole di Marina Mariottini dell’Opera «GiorgioLa Pira», «le attività di volontariato, contrariamentealla percezione comune, non si svolgono solamente neicasi di emergenza, ma nel quotidiano. Il titolo cheabbiamo scelto per l’incontro di oggi è infattiprovocatorio: non dobbiamo puntare a essereprotagonisti di una “edizione straordinaria”, ma acercare di aiutare chi ha bisogno di noi giorno pergiorno».Il cantiere «Osserviamoci per bene» ha presentatoinvece l’esperienza dell’«Osservatorio del Bene

Comune», progetto «pensato dai giovani per i giovani»,che si declina sul territorio regionale per mezzo dei«Centri di Prossimità», con l’intento di scoprire dei«punti di criticità». Il programma di questi Centri èscandito da tre fasi, riassunte dalla formula inglese«listening, exploring, acting»: l’acquisizione, ossial’osservazione dei problemi che interessano unadeterminata zona; l’analisi di queste informazioni einfine l’azione, la risoluzione pratica del problema. Unesempio concreto del modo di operare dell’Osservatorioè stato fornito da Francesco Fantauzzi: «Insieme ad altridue ragazzi di Prato abbiamo trovato una sede,l’oratorio di Sant’Anna, dove riunirci; in seguitoabbiamo raccolto le sollecitazioni provenienti dalleassociazioni del territorio, finché non siamo arrivati aidentificare un problema specifico, l’integrazione: larealtà pratese è etnicamente molto eterogenea, con piùdi 5 mila stranieri under 18 di prima e secondagenerazione. Lavoriamo già da un anno, ma c’è ancoramolto per far capire agli adulti che l’integrazione è unprocesso non solo necessario, ma anche molto piùsemplice di quanto non si pensi, in particolare quandoparte dai giovani, che sono più aperti ai cambiamenti».

F.F.

P

le RICERCHE L’utopiapossibile

Da protagonisti, giorno per giornoI «LABORATORI»di Tic e Misericordie

Dal lungo percorso voluto dall’assessoreSalvadori è scaturito un documento presentatoalle istituzioni regionali e nazionali

Nelle foto di Lorenzo Curradi, la «2giorni» al Saschall. In alto, l’incontrocon il presidente Martini

GIOVANI

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PRIMO PIANO TOSCANA OGGI29 novembre 2009 3

TUTTO NACQUEA FIRENZE NEL 1975DA ALLORA ASSISTITE600 MILA DONNE

l Movimento per la Vita trae la suaorigine dall’esperienza del primo

Centro di Aiuto alla Vita sorto aFirenze nel 1975. Da allora altri 314Centri (18 in Toscana) si sonostrutturati su tutto il territorionazionale, coadiuvati anche da 271sezioni del Mpv locali di cui fannoparte anche le 21 realtà toscane. Inoltre trent’anni di attività sono staticirca 115 mila i bambini aiutati anascere e più di 600 mila le donneaccolte, assistite, ascoltate, sostenutenella diverse necessità.Più delle migliaia di operatrici deiCentri, sono quei bambini e le loromamme (ogni anno più di 20miladonne vengono assistite nei diversiambiti, di esse almeno la metà sonogestanti) che potrebbero raccontarestorie drammatiche – quasi tutte,però, a lieto fine – di speranzeperdute e ritrovate, di fiducia smarritae restituita, di bambini felicementenati . Un altro punto di forza dei Cavsono le Case di Accoglienza.Queste realtà, federate o vicine alMovimento per la vita, sono circa unanovantina e coprono tutto ilterritorio nazionale. In Toscana sonopresenti quattro realtà: «CasaSperanza» a Firenze, «Casa Aurora» aPrato, «Casa coniugi Ciampi» aMarina di Massa e «Casa S.Margherita» a Capannori (LU).Le donne in attesa di un figlio sonoaccolte nella Casa perché senzamarito o compagno, senza mezzi disostentamento o una famiglia allespalle che si prenda cura di loro. NellaCasa di Accoglienza le madriimparano ad affrontare la gravidanzae il parto dal punto di vista medico-sanitario, a saper allevare il bambino,a relazionarsi con le altre mamme, inun clima familiare sereno ed affettivo.Le madri imparano soprattutto adiventare autonome, cercandosi unlavoro e poi anche una casa,ricostruendosi legami familiari ereinserendosi nella società. Nel 1994 è nato Progetto Gemma,servizio per l’adozione prenatale adistanza di madri in difficoltà, tentatedi non accogliere il proprio bambino.Attraverso questo servizio e con uncontributo minimo mensile di 160euro, si può adottare per 18 mesi unamamma e aiutare così il suo bambinoa nascere. Dalla nascita di ProgettoGemma i bambini così aiutati sonostati circa 16 mila. Importante è ricordare anche ilTelefono Rosso Telefono Rosso:06/3050077. Questo numero permettedi contattare i medici specialisti delPoliclinico Gemelli di Roma, nel casodi gravidanze ritenute a rischio perfattori ereditari, assunzione difarmaci, o per altri motivi. Non c’èniente di meglio che parlare con unesperto, per comprendere che – il piùdelle volte – tali rischi sonoimmaginari, o frutto di paureimmotivate.Il 28 dicembre del 1992 è arrivata laprima telefonata a SOS vita,800.81.3000, cioè al numerotelefonico gratuito che il Movimentoper la vita tiene aperto 24 ore su 24 e365 giorni l’anno per ascoltare,aiutare, soccorrere e accogliere ledonne che si trovano in difficoltà acausa di una gravidanzaproblematica, perché inattesa o subitao rifiutata. Da allora le chiamate nonsi sono più fermate, ad oggi se necontano più di 33 mila. Per chidesidera saperne di più può visitare ilsito www.mpv.org oppure telefonareallo 06/6892732.

M. G.

I

DI MARCO GIORGETTI

on lasceremodormire in pacei deputati.Faremo tutto il

possibile affinché il testo uscitodal Senato sia adottato anchealla Camera. Non ci lasceremoostacolare dai 2600emendamenti presentati aMontecitorio. Ed è unacoincidenza singolare che laproposta di legge sul “Fine-vita” venga dibattuta allaCamera proprio nei giorni incui Eluana Englaro avrebbefesteggiato il suo 39°compleanno». Èl’europarlamentare CarloCasini, storico presidente efondatore del Movimento perla Vita, ad aprire i lavori delXXIX Convegno nazionale deiCentri di aiuto alla vita,svoltosi a Montecatini Termedal 20 al 22 novembre. Sultema dell’incontro: «La dignitàdella vita» si sono orientate leattenzione ed i lavori diun’assemblea diquattrocentocinquanta delegatiprovenienti da tutta Italia.Della dignità umana in tutti isuoi aspetti si è parlato nellatavola rotonda iniziale,moderata da Lucio Romano,vice presidente Mpv epresidente di «Scienza & Vita».«La parola dignità, oggi,subisce molte manipolazioni estrumentalizzazioni – hasottolineato nel suo interventomons. Elio Sgreccia – una certacultura cerca di forviarne ilvero significato tentando diallontanarla dallaindissolubilità del suoconnubio con la vita di ogniessere umano. La dignità è intutti gli uomini fin dal loroprimo istante di vita e rimanesempre nell’uomo,indipendentemente dai suoimeriti, dal suo valore, dairiconoscimenti o dai suoicrimini».La dottoressa Marina Casini hatracciato con precisione ilpercorso fatto dal tema delladignità umana attraverso leCarte dei diritti dell’uomonella storia, per poisottolineare alcuni aspetti diestrema attualità. «Occorredare solidità e verità ai dirittiumani – ha detto –sottraendoli alla deriva chegiunge persino ad utilizzarlicontro l’uomo. In questo sensola riflessione nell’ambito dellabioetica offre una straordinariaoccasione per rifondaresull’uomo i diritti dell’uomo.L’umanità che incontra labioetica è, infatti, la più fragilestrutturalmente e socialmentea rischio della più aspraemarginazione, quellaautorizzata dalla legge. Il

campo della bioetica si puòconsiderare, dunque, il campodella “verità sull’uomo”». «Sepensiamo all’essere umanonella fase embrionale, oppureall’essere umano che si trova inquella situazione clinica didevastante disabilità chiamata“stato vegetativo”, a un malatograve o a un malato di mente, aun anziano in stato didemenza senile e diprogressivo rapido declinofisico e psichico… comevalutiamo la “dignità”umana?», si è chiesta ancoraMarina Casini. «In termini diuguaglianza rispetto a unbambino appena nato, a ungiovane, a un soggetto sano dicorpo e di mente, a chi èautosufficiente? Anna Arendtha scritto che la concezione deidiritti umani è naufragata nelmomento in cui sonocomparsi individui cheavevano perso tutte le altrequalità e relazioni specifiche,tranne la loro qualità umana. Ilmondo non ha trovato nulla disacro nell’astratta nuditàdell’essere uomo».«Come evitare il naufragiototale e recuperare,rinsaldandola un’autenticaantropologia che sappiarendere le carte sui diritti

umani espressione di saggezza,di maturità, e non di condannanei confronti di chi nonpossiede nulla se non la nuditàdell’essere uomo?», si è chiestain conclusione Marina Casini.«La risposta esige ancora unavolta l’accettazione del“mistero”. La via è quella dicollocare la dignità umanaall’interno di un “mistero”positivo percepibile con laforza della mente pensante edella coscienza ragionante dichi osserva».Il senatore Raffaele Calabrò,primo firmatario dellaproposta di legge sul «Fine-vita» approvata al Senato e inesame alla Camera, haevidenziato i pericoli di unacerta cultura neo-illuministacon il « libero arbitrio comeunico punto di riferimento el’autodeterminazione comesolo criterio per soddisfare ipropri bisogni personali; iltutto svincolato da qualsiasicriterio etico, morale e sociale.Cercano di sostituire, ad unareligione spirituale un altrareligione di tipo “civile”; nonpossiamo consentire che sia unlegislatore a stabilire il dirittoalla morte. Non si è liberi discegliere di morire e non si puònemmeno pretendere che lo

stato aiuti e assista questa“autodeterminazione”,organizzandosi e attrezzandosicon strutture che favoriscano lamorte di una persona». Il prof. Giuseppe Noia, delPoliclinico Gemelli di Roma èintervenuto stigmatizzandol’importanza di una corretta eampia informazione sul temadell’aborto e delle tematichebioetiche. «Oggi – ha detto –siamo a volte testimoni di unamentalità che ripropone neifatti l’affermazione “Ti ameròfino ad ammazzarti”. Se nonsei in grado di vivere, per

motivi patologici, tiamerò a tal puntoda...ucciderti. Èincredibile madrammaticamentevero: molti bambiniconsiderati, daalcuni, “imperfetti”si possono curare emolte volte ancheguarire». «Noiconfondiamo spessola conoscenza conl’informazione», haproseguito.«Abbiamo tanta

informazione, scarsaconoscenza e molto spessonessuna consapevolezza dicerti argomenti: questa è labase di partenza per un cattivodiscernimento e quando sitratta di decidere su una vitaumana non si può agirenell’ignoranza».Carlo Casini ha quindiricordato i risultati conseguitidal Movimento in questitrent’anni: 115 mila bambinisottratti all’aborto, 600 milacirca i contatti personali etelefoni con donne in difficoltàdi vario genere, 315 sezioni deiCentri di Aiuto alla Vita intutta Italia con alcune migliaiadi operatrici e operatorivolontari, circa 92 le case diaccoglienza sorte in questidecenni. Facendo un’analisigenerale del lavoro dei Cav hapoi delineato gli impegnifuturi. Nella seconda giornata l’on. Paola Binetti ha portato il suocontributo ricordando lavicenda di Eluana Englaro ealtri casi in cui i valori cristiani,etici e morali in genere sonostati messi a dura prova: «Senoi italiani – ha detto la Binetti– cedessimo su alcunequestioni fondamentalirelative ai temi bioetici, sipotrebbe sviluppare unareazione a catena pericolosadegli altri paesi dell’areaoccidentale che si sentirebberoculturalmente legittimati nelprendere in considerazionidecisioni finora inespresse.Siamo ancora un punto diriferimento su certe tematicheper varie realtà internazionali».

la SCHEDA

Dignità della vita: difenderlaanche in punto di morte

CATTOLICI E «BIPOLARISMO MALATO»egli interventi del Convegno è risuonato spesso il richiamo al comuneimpegno dei cattolici in parlamento a favore di alcune tematiche etiche.

Su questo argomento abbiamo rivolto alcune domande all’on. Paola Binetti.All’interno del Pd troverà un sostegno per la legge sul «fine vita»?«Il mio partito ha cambiato in 18 mesi tre segretari e quindi tre lineedirettive. Non ho idea di cosa farà Bersani. Mi piace sperare che nel nuovocorso di questa nuova segreteria sia messa al centro dell’attenzione,veramente, la libertà di coscienza di tutti i parlamentari. Altrimenti si corre ilgrosso rischio del pensiero unico».Come vede il momento politico attuale?«È evidente che stiamo vivendo in un bipolarismo malato, Prodi non èriuscito a governare nella precedente legislatura perchéaveva solo due voti di differenza, Berlusconi non riesce agovernare adeguatamente pur avendo cento voti di scarto.C’è qualcosa che non gira. Il problema a parer mio è di tipoculturale profondo; riguarda una omogeneità di pensiero euna condivisione di valori.Vedremo se dal centro sarannocapaci di creare questa forza realmente in grado diproporre al paese valori cultura e tradizioni in cui gli italianisi riconoscono».C’è spazio per una riaggregazione di chi siriconosceva un tempo nella Dc?«Credo che l’unità dei cattolici in politica, per certi aspetti,è terminata. Questa per me è una ricchezza per tutto ilmondo politico italiano, perché in ogni formazione ci sonocattolici convinti, impegnati, persone veramente eccellentie questa è una ricchezza. Il punto è riuscire a mettere inmoto nel paese, andando oltre all’immobilismo provocato da questobipolarismo malato, una linea forte di tendenza in cui la maggioranza degliitaliani riconoscano i propri valori, vedano proporre concretamente lesoluzioni ai loro problemi e che nell’ambito delle riforme non siano attaccatiin quelli che sono i “fondamentali”delle proprie convinzioni, cioè la famiglia, itemi bioetici e l’educazione».

M.G.

N

L’ INTERVISTA

Da Montecatini,dove si sono ritrovati

450 delegati,provenienti da tuttaItalia, il presidente

del Mpv, Carlo Casini,ha lanciato un appello

per una rapidaapprovazione

anche alla Cameradella legge

sul «fine-vita»

Convegnonazionaledei Cav

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REGIONETOSCANA OGGI29 novembre 20094

SETTEGIORNIin toscana

di Simone Pitossi

■ COOPERAZIONE Convegno di Confcooperative e Federazione delle Bcc che celebra il 50º

Martini: federalismo? Dalla società civileDI JACOPO MASINI

ederalismo eCooperazione pervalorizzare ilterritorio» questo il

tema del convegno che si èsvolto, sabato 21 novembre, alPalazzo degli Affari di Firenze.Un’occasione importante –quella organizzata daConfcooperative Toscana e dallaFederazione delle Banche dicredito cooperativo – perdiscutere, assieme ad autorevolipersonalità in rappresentanzadel mondo istituzionale eaccademico dei possibili scenariderivanti dalla riformafederalista del titolo V dellaCostituzione. Ad introdurre iltema Paolo Caretti, docente diDiritto Costituzionaleall’Università di Firenze che nelsuo intervento ha chiarito lepossibilità legislative delleRegioni nell’ambito delfederalismo e della cooperazioneinvitando al contempo «lapolitica regionale a tenere contodel valore sociale dell’impresacooperativa e quindi ad operarea loro favore». «Con la riformadel Titolo V della CartaCostituzionale si è aperta nelnostro paese una fase nuovanell’organizzazione dellefunzioni dello Stato e delle sueregioni – ha detto il presidente diConfcooperative Toscana Gianfranco Tilli –. Transitanogià per i canali regionali, fra lealtre, le grandi spese inerenti lasanità, il sociale, la scuola, itrasporti, l’agricoltura e, con ilfederalismo fiscale, vi saràun’ulteriore spinta allaregionalizzazione delle strutturedel governo centrale». «Siapriranno scenari nuovi ancheper gli organi di rappresentanzadella società civile, politica ed

economica – ha aggiunto Tilli –.È quindi opportuno cominciarea riflettere sui cambiamenti inessere e su quelli che potrannovenire per essere pronti a tutelarenel migliore dei modi gliinteressi delle nostre cooperative.Quello che noi chiediamo è unamaggiore autonomia delleRegioni perché abbiamo uncontatto continuo e puntualecon l’economia del territorio».Ad approfondire il tema delfederalismo in Toscana ilpresidente della Regione, Claudio Martini. «Il problema –ha detto – è che non si riuscirà aportare avanti il federalismo finoa quando la politica sarà staccatadall’economia reale. La solasperanza di riuscire a farlo benesarà grazie alla spinta dellasocietà civile». Il PresidenteMartini ha dato inoltre merito allavoro delle Bcc che hannocontinuato a sostenerel’economia del territorio: «Sonovenuto qui per testimoniarequanto stanno facendo leBanche di Credito Cooperativomostrando una particolare

attenzione nei confronti delmondo dell’artigianato e dellepiccole e medie imprese eincoraggiando anche gli altriistituti a fare altrettanto. Chiudocomunque il mio mandato conpreoccupazione perché il futuronon prevede anni di ripresa, masolamente uno stop della crisi».A seguire Giorgio Clementi,presidente della FederazioneToscana Bcc: «Questo convegnochiude un anno importante peril nostro Movimento. Sonocinquanta anni esatti che ilCredito Cooperativo si èricostituito in una Federazionein Toscana con un sistema a reteche rappresenta di per sé unaconcreta forma di federalismo.Le Banche di CreditoCooperativo affondano le radicida sempre nei loro territori ecostituiscono una risorsapreziosa per realizzare queiprincipi di solidarietà sociale daiquali non si può prescindere aifini dello sviluppo effettivo di unfederalismo vicino alle famiglie,alle piccole e medie imprese ed atutta l’economia locale». «Le

nostre 33 banche – ha conclusoClementi – hanno un cuoreantico, ma proprio lo strettocontatto con il territorio è la viamigliore per affrontare le attualiproblematiche e per dareun’importante mano per laripresa». La mattinata di lavoriha visto anche la presentazionedel libro «La ragione e l’anima»,realizzato dal professore di storiaeconomica Pietro Cafarodell’Università Cattolica diMilano in occasione dei 50 Annidella Federazione Toscana Bcc.«Nella storia che hacontraddistinto il movimentoregionale delle Bcc – ha dettoCafaro – le caratteristichepeculiari dell’azione concretastavano e stanno tuttora nellacapacità di coniugare al meglioautonomia e rete. La ricerca diuna coesione ottimale senzaledere le esigenze di ogni singoloistituto, oggi importanteelemento competitivo delMovimento del creditocooperativo, è in un certo sensoil filo conduttore più rilevante ditutta questa vicenda».

TRAGEDIA A PISA: CADE AEREOMILITARE, CINQUE VITTIME

a procura e la commissione d’inchiestadell’Aeronautica Militare stanno

incrociando dati e indizi per ricostruirecome e perché lunedì scorso a Pisa unC130J si è schiantato durante un volomilitare di addestramento, provocandocinque vittime: tre piloti e due assistential carico. Al vaglio degli inquirenti ilcontenuto delle due scatole nere, alcunetestimonianze, gli elementi dei piani divolo. Le conversazioni fra l’equipaggio ela torre di controllo potrebbero invece nonrisultare utili: «Probabilmente – haspiegato il comandante della base pisana,il generale di brigata Stefano Fort –l’equipaggio non ha avuto il tempo dichiedere aiuto o di segnalare l’emergenza.L’aereo era in volo da pochi secondi». Ècaduto da un’altezza che i responsabilidell’Aeronautica militare ipotizzano possaessere stata di 100-150 metri. Dopoessersi alzato in volo l’aereo ha viratoverso sinistra poi si è inclinato sulladestra ed è precipitato. La prossimasettimana sarà nominato il perito chedovrà «leggere» le due scatole nere, cheregistrano le conversazioni in cabina e lostato di «salute» del velivolo. Intanto,emerge qualche elemento: alle cloche delC130J c’era l’istruttore, il maggiore BrunoCavezzana, 40 anni, comandante del volo,e, probabilmente, il tenente SalvatoreBidello: con i suoi 30 anni, era il più«anziano» fra i due allievi pilota cheCavezzana stava addestrando. L’altro eraGianluca Minichino, 28. Il procuratore diPisa Ugo Adinolfi ha incontrato ilcolonnello Giuseppe Gimondo, che guidala commissione d’inchiestadell’aeronautica. «Verificheremo tutti glistandard di sicurezza dell’aereo – haspiegato il magistrato – anche se risultache aveva appena effettuato lamanutenzione senza evidenziareparticolare anomalie». In mattinata, ilministro della difesa, Ignazio La Russa, èarrivato in volo a Pisa per incontrare ifamiliari delle vittime. È stato un faccia afaccia riservato: attorno a mogli, figli egenitori è stato eretto uno scudoprotettivo. In questi giorni, ad assisterlic’è anche un team di psicologi.

L

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REGIONE TOSCANA OGGI29 novembre 2009 5

in BREVESupplemento d’Anima,assemblea a Fiesole

cattolici per l’Europa - Le prime“Giornate sociali” di Danzica». Su

questo tema si terrà la riflessionedell’incontro organizzatodall’associazione Amici di Supplementod’Anima che si svolgerà sabato 28novembre presso il Seminario vescoviledi Fiesole. Relatore sarà Paolo Bustaffa,direttore dell’agenzia Sir e tra ipartecipanti della delegazione italianaalle Giornate sociali. In questaoccasione si svolgerà anche l’assembleaelettiva dell’associazione: si potràaderire anche nel corso della mattinatadel 28/11. L’incontro inizierà alle 10 conla conferenza, alle 12 è prevista laMessa. Nel pomeriggio l’assembleaelettiva e la conclusione alle ore 17. Perinformazioni: 055/59242, 055/430647,055/5001063.

Strage Viareggio: il 29città ricorda esplosione

omenica prossima, 29 novembre, acinque mesi dalla tragedia del 29

giugno scorso, Viareggio ricorderàancora una volta le 31 vittimedell’esplosione del vagone di Gpl. Unpensiero particolare sarà rivolto ai 5feriti che ancora si trovano in diversiospedali: uno di questi è MarcoPiagentini che ieri ha festeggiato il suo42° compleanno all’ospedale diPadova. Le sue condizioni migliorano ei sanitari sperano che possa tornare acasa per Natale unico superstite,insieme al figlio Leonardo di 8 anni, diuna famiglia distrutta: nell’esplosionemorirono gli altri due figli di 2 e 5 anni,mentre la moglie morì qualche giornodopo all’ospedale Pisa. Domenicamattina alle 9.30 nella chiesa dellaMisericordia sarà celebrata una Messa disuffragio in ricordo delle vittime. La seraalle 21.30 raduno in piazza dellastazione da dove alle 23.15 partirà unamarcia silenziosa che arriverà in viaPonchielli, la strada più colpita, alle23.50. L’iniziativa, spiegano gliorganizzatori, è fatta per ricordare chinon c’è più in attesa che venga fattagiustizia: fino ad oggi nel fascicoloaperto dalla procura di Lucca non cisono indagati.

Breda: Cisl, Regionee Governo si attivino

uella annunciata dalla Breda èuna ristrutturazione pesante,

tanto più grave perché parte dalla“testa” e dunque solleva inquietantidubbi sulle prospettive del gruppo inToscana. È indispensabile un interventodella Regione e un’assunzione diresponsabilità del Governo, a cui facapo in ultima istanza il gruppo». Loafferma il segretario generale della Cisltoscana Riccardo Cerza, dopo che ilgruppo Ansaldo Breda di Pistoia haannunciato 279 licenziamenti e 300provvedimenti di cassa integrazione,che riguarderanno personale nondirettamente addetto alla produzione,come ingegneri, progettisti e impiegati.

D

Il difensore civico:rimborsare i pendolari

er i pendolari toscani, non muniti di abbonamento,una legge toscana prevede un rimborso per i ritardi

superiori ai 30 minuti dei treni regionali: lo stesso in caso disoppressione. Questa legge non viene però rispettata daTrenitalia». È quanto sostiene il difensore civico dellaToscana Giorgio Morales. «Trenitalia ha fatto, e perso, unricorso al Tar e successivamente ne ha presentato un altro alConsiglio di Stato che è attualmente pendente – aggiungeMorales – Finché non si esprimerà,Trenitalia non intendepagare i rimborsi anche se la legge rimane in vigore e loprevede». Per questo il difensore civico ha predisposto degliappositi moduli per chiedere il rimborso scaricabili dal sitowww.consiglio.regione.toscana.it/difensore. «Presentandoquesti moduli alle biglietterie delle stazioni – precisa – ilrimborso verrà negato, ma inviando una copia delladocumentazione ai nostri uffici, ci permetterà di raccogliereun numero congruo di risposte negative da parte diTrenitalia in modo da poter intervenire con più forza versola Regione affinché faccia rispettare la legge». «Il contrattodi servizio che la Regione ha siglato con Trenitalia –conclude Morales – non prevede alcun tipo di indennizzodiretto nei confronti dell’utenza a differenza, per esempio, diquanto avviene nell’ambito del servizio idrico. Questocomporta che tutti i disservizi lamentati dagli utenti(soppressione di treni, ritardi, mancate informazioni, trenisporchi ed affollati) si concludano con una semplice letteradi scuse per il disagio subito». Sull’argomento parla anchel’assessore regionale ai trasporti Riccardo Conti: «Gliinterventi del difensore civico sono utili, come sempre.Conciliazione e maggiori controlli sono, infatti, tra i cardinidel nuovo contratto. Anche in relazione all’iniziativa per ilrimborso del biglietto, la Regione non mancherà disanzionare Trenitalia nel caso non dia esito positivo allerichieste di rimborso».

Ritardi e scarsa puliziamaximulta a Trenitalia

■ TRASPORTI Penali per 167 mila euro comminate dalla Regione per i disservizi sulla rete ferroviaria

DI ENNIO CICALI

aximulta a Trenitaliaper i disservizi sullarete ferroviariaregionale: 167.000

euro, 70 mila dei quali per lapulizia delle vetture, è il totaledelle penali che dovrà pagare aseguito delle ispezioni che laRegione Toscana ha fatto neiprimi 10 mesi del 2009, con1344 ispezioni ai treni e 147nelle stazioni. A questoimporto sono da aggiungere leeventuali multe per la regolaritàdel servizio, il cui dato saràdisponibile a fine anno. Negliultimi 5 anni, le sanzioni aTrenitalia sono state in mediapari a 900.000 euro l’anno.A 9 anni dal trasferimento dellecompetenze dallo Stato alleregioni, le sanzioni comminatein Toscana sono state di oltre 5milioni di euro. Questo unprimo sintetico quadro diquanto la Regione sta facendoper tutelare gli utenti e il lorodiritto alla mobilità. Dal 2002ad oggi i controlli su treni e

Mstazioni in Toscana sonocresciuti del 30%. Le penalisono essenzialmente legateall’osservanza degli orari,soppressioni di convogli,carenza di informazione,pulizia e sovraffollamento. Lerisorse ottenute dalle sanzioninegli anni passati sono stateutilizzate per fini diversi: dalmiglioramento delleinformazioni ai bonus per gliabbonati delle linee che hannoavuto maggiori disagi, maanche al miglioramento delservizio ferroviarioQuest’anno sono cresciute lemulte, rispetto al 2008, perl’inadeguatezza del servizio dipulizia che riguarda soprattuttole vetture più vecchie.Nettamente migliore lasituazione sulle carrozze piùrecenti, come «Minuetto» e«Vivalto», il treno a due pianiad alta frequenza.All’accertamento dellasituazione del servizioferroviario regionale hannocontribuito anche lesegnalazioni degli utenti (2000

soltanto nell’ultimo anno), chesi sono rivolti al numero verde800 – 570530 istituito dallaRegione Toscana per segnalare idisservizi nei trasporti.«In Toscana non accettiamoservizi di serie A e di serie B – hacommentato l’assessoreregionale ai trasporti edinfrastrutture, Riccardo Conti,di fronte ai dati aggiornati –. Ilnuovo contratto di servizio e lesue clausole, le ispezioni emulte fatte negli anni,dimostrano il nostro impegnoper gli utenti del trasportoregionale. Non possiamo –ribadisce – pensare di gestire evalutare i servizi soltanto con ilcriterio economico. Gli ultimidati evidenziano luci ed ombre.Ci sono miglioramenti sullapuntualità e la soppressione deitreni; abbiamo inasprito gliindicatori e con l’indispensabilelavoro degli ispettori i risultatisi vedono». Il nuovo contratto,che verrà sottoscritto nonappena sarà emanato il decretodi assegnazione delle risorseaggiuntive dello Stato, ha tra gli

obiettivi anche un puntualecontrollo del servizio offerto eduna maggiore attenzione etutela per chi viaggia. La Cartadei Servizi sarà allegata alcontratto e comprenderà itermini e le modalità per laconciliazione in caso dicontenzioso fra utenti eazienda. Inoltre, sono previstiincontri ogni 6 mesi con ipendolari per la verifica sugliimpegni presi e controlliperiodici in stazione, in officinae verifiche dell’ispettoratoregionale. Infine, l’accordostabilisce una maggioreassistenza al viaggiatore, con lacostante implementazione delContact Center - Numero Verde,con campagne annuali diindagine della Regione Toscana.Previsto anche l’innalzamentodel livello minimo di efficaciadel 98% entro il 2014 per lapulizia, l’affollamento e tuttequelle norme che garantiscanoun comfort minimo di viaggio(riscaldamento,condizionamento, toilette,porte, informazione).

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REGIONETOSCANA OGGI29 novembre 20096

■ LA COMPAGNIA DEL CUORE All’istituto «Sarocchi» di Siena ambasciatori dell’organizzazione

Quando soffiano venti di pace«Windows for peace» tra israeliani e palestinesi

DI MARCO PIERACCIOLI

ercoledì scorso, la«Compagnia delcuore» ha raggiuntola città di Siena.

Ospite della carovana solidale èstato Eyal Pundik, un ragazzoisraeliano di 27 anni,ambasciatore di «Windows forpeace», l’organizzazione no-profit che favorisce il dialogo ela pace tra ragazzi israeliani epalestinesi. L’incontro,rientrante nelle iniziative delladecima edizione de «Il Cuore siscioglie», si è tenuto presso lasezione IV B dell’Istituto TecnicoIndustriale «Tito Sarrocchi».Coordinatori dell’incontroerano: Marco Savelli diUnicoop, Alessia Gozzi dellaCooperativa Arancia Blu, e laprofessoressa Elisabetta Ricci.Ma che cos’è «Windows forpeace?». A far luce su una realtàcomplessa ma forse pococonosciuta, ci ha pensato lostesso Eyal che, ormai daquattordici anni, collabora conquesta organizzazione: «Si trattadi un’associazione – nata nel ’91– che opera tra Israele ePalestina, con l’obiettivo difavorire il dialogo e la pace tra ledue parti. Per fare questo,Windows, si affida ai piùgiovani: ebrei e palestinesiriescono a dialogare tra di loro,e a far conoscere agli altri lapropria condizione, attraversoun giornale che loro stessiscrivono. Il giornale – che vienedistribuito nelle scuole – èscritto in doppia lingua, proprioper cercare di abbattere le

resistenze linguistiche».Eppure di resistenze –difficili da vincere – cene sono molte, comeconfessa lo stesso Eyal:«la maggior parte dellepersone, anche a TelAviv, non ci conoscemolto bene, e forsenemmeno lo vuole. Inpiù, le istituzioni non ciaiutano, e così finisceche in molte scuoleviene insegnata unastoria – quella di Israelee Palestina - manipolata,distorta, che ha

l’obiettivo di puntare il ditocontro il nemico, più che a farluce sulla verità. E questo non faaltro che alimentare –soprattutto tra le generazionipiù giovani - un clima di odio erancore». Per i ragazzi delSarrocchi però, «Windows forpeace» non rappresenta uninterlocutore sconosciuto. Loscorso anno infatti, ad aprile, iragazzi della IV B si sono recatiin Terra Santa, dove hannopotuto incontrare alcuneragazze dell’organizzazione.Abbiamo raccolto alcune brevi

M

dichiarazioni degli studenti, percapire che idea si siano fatti di«Windows for peace» e dei suoiattivisti. I ragazzi si sonomostrati concordi intorno allabontà dell’iniziativa: costruire lapace, attraverso il dialogo e laconoscenza reciproca, anzichécoi trattati firmati a tavolino,rappresenta senz’altro la stradagiusta da percorrere. Ma ledifficoltà a cui far frontesembrano davveroinsormontabili, e non solo peril clima di odio e diffidenza cheanima ebrei e palestinesi:«grazie al viaggio in Palestinaabbiamo conosciuto moltiragazzi – afferma Niccolò –magari alcuni vorrebberoentrare in contatto conWindows for peace, ma molti diessi hanno paura ad esporsi: gliestremisti dell’una e dell’altraparte non vedono certo di buonocchio questo atteggiamento diapertura nei confronti delnemico». «Windows for peace»,nonostante tutto, va avanti:grazie all’impegno dei suoiattivisti – come Eyal li definisce– e dei suoi sostenitori. Nel suopiccolo, la classe dellaprofessoressa Ricci haorganizzato una raccolta fondiper alimentare il sogno di questigiovani ambasciatori della pace,mentre Unicoop, per voce delsuo rappresentante – MarcoSavelli – si è detta disponibile a«collaborare anche in futurocon Windows for peace:un’organizzazione che ognigiorno, si adopera per dare unfuturo di pace e serenità allenuove generazioni». La carovanase ne va, missione compiuta:anche stavolta un piccolopezzetto di ghiaccio si è sciolto,ed il cuore, nuovamente rosso epalpitante, è tornato a batterevita e speranza. E mentre vediandar via Eyal, hai quasi lasensazione che qualcosa –nonostante tutto – possadavvero cambiare.

A S. Giovanni Valdarnoper incontrare il Perùe la Palestina

DI PAOLA CONTI

n interscambio di esperienze fra popoliè lo strumento migliore per una vera

conoscenza e l’aiuto per un’effettivasolidarietà. La punta di diamante in questavisione sono i giovani. È stata una bellaesperienza ascoltarli in occasione di unainiziativa – «La Compagnia del Cuore» –delle sezioni Coop di Montevarchi e S.Giovanni Valdarno, sabato 21 novembrenella Pieve di S. Giovanni Valdarno, contestimonianze vissute sui luoghi visitati,insieme a quelle dei loro amicicorrispondenti venuti in Toscana. Parole fortiinsieme ad immagini hanno colpito perautenticità ed emozioni condivise. Latematica che ha segnato la prima fasedell’incontro, introdotta da una ragazza,Beatrice, è stato un concetto di Guerra:molti a combattere e a morire per «il benecomune», su ordine di pochi a difesa dei lorointeressi personali. Il viaggio e l’esperienzadi un gruppo di giovani in Palestina ha fattocomprendere e vivere la sofferenza di questopopolo, prigioniero dietro un Muro, chesoffoca ogni sogno e speranza di vita.L’economia, prevalentemente basata sullacoltivazione di ulivi, è stata messa al tappetoa causa dei terreni sottratti dagli israeliani, edella distruzione delle loro colonie agricole.E poi il problema del Muro. Per andare daBetlemme a Gerusalemme, a mezz’ora didistanza, i palestinesi impiegano più tempodi un volo dall’Italia.Altrettantostraordinario il racconto di giovanivaldarnesi del Clan Scout «La Piccozza» chesi sono reincontrati con alcuni amici delPerù, presenti per una campagna disensibilizzazione verso i diritti dell’infanzia.Il filmato, realizzato dal gruppo Scout, hapermesso di ripercorrere un itinerario, fattodi realtà lontane dagli agi e comodità delmondo occidentale, ma soprattutto diaccoglienza, di amicizia disinteressate, allacui base c’è il valore dell’Essere e non lastrumentalità dell’Avere.Al termine dellaproiezione alcune testimonianzesull’esperienza. Secondo Barbara «ci hasvegliato da una routine quotidiana», perBianca Maria «il cambiamento è nelladiversa attenzione verso i nostriatteggiamenti: se prima andavo dai mieinonni a pranzo per abitudine, oggi per me èuna fortuna» e, infine, Martinache ha cambiato la suavisione del quotidiano: «Tiaccorgi che i problemi diprima non hanno piùimportanza». Latestimonianza del gruppoperuviano, per il quale hafatto da interprete il delegatoregionale Coop, LucaMengozzi, ha evidenziatoquanto il nostro mondo,nonostante i mezzi mediatici,abbia bisogno di conosceredirettamente fatti e realtà.Aquesto scopo, prima, duegiovani rappresentanti, poi lapresidente dell’Esecutivo AssociativoManthoc (Movimento bambini lavoratorifigli di lavoratori cristiani) hannotestimoniato lo sforzo e l’impegno per dareun futuro lavorativo ai ragazzi, secondo leggieque per i loro diritti, oggi riconosciuti senon parzialmente. Gravi gli abusi: bambiniche lavorano dall’età di 4 anni e il lavoronero. «Il Governo peruviano – ha sottolinato– non fa abbastanza per risolvere il disagio eil degrado dei bambini e delle loro famiglie,quando queste esistono». «Occorre unapartecipazione importante per tuttal’umanità – ha concluso – per cambiare lasituazione e la società, coltivando lasperanza di un mondo migliore».

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Al teatro Metastasio di Pratola festa del «Cuore si scioglie»

omenica 29 novembre al Teatro Metastasio di Pratogrande festa dedicata alla solidarietà. Sarà un viaggio

fra immagini, musica, poesia, danza, tante storie edemozioni, per raccontare e riflettere sui dieci anni di vitadi un grande progetto di solidarietà, quello de «Il Cuore siscioglie». Oltre ai tanti protagonisti e volontari che inquesti anni hanno partecipato al progetto, interverranoanche l’attrice Daniela Morozzi, il comico Andrea Muzzi,l’attore Paolo Hendel, l’attore Alessio Sardelli, l’attriceAnna Meacci, il musicista Leonardo Brizzi, l’attriceMartina Melani e il Laboratorio Accademico Danza. Cisaranno anche i ragazzi della Compagnia del cuore.

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REGIONE TOSCANA OGGI29 novembre 2009 7

DI GRAZIELLA TETA

a dialettica fra societàreligiosa e società civile è iltema-guida della prossima«3 giorni Toniolo»,

convegno nazionale inprogramma tra Pisa e SanMiniato, da martedì 3 a giovedì5 dicembre. Autorevoli relatorisono chiamati a confrontarsilungo un percorso che partedalla lectio magistralis storicadel professor FrancescoMargiotta Broglio, su «Societàcivile e società religiosa in Italiadal fascismo alla democrazia»(martedì 3, ore 17, Università diPisa, La Sapienza aula V), perapprodare all’enciclica sociale diBenedetto XVI, dispiegatadall’intervento conclusivo dimonsignor Angelo Casile(direttore nazionale dell’UfficioCei per i problemi sociali e illavoro), intitolato «Caritas inveritate: una luce per l’impegnosociale e politico» (giovedì 5, ore10, convento di San Francesco aSan Miniato).«Tappe intermedie di questasettima edizione, che intendeoffrire spunti interdisciplinari diriflessione su un rapporto chesegna e caratterizza la storia e lavita dell’Italia, ieri come oggi,saranno le relazioni di tagliopedagogico, sociologico edeconomico, su alcuni temi diattualità che sono al centro deldibattito ecclesiale e pubblico»,spiega il professor Paolo Nello,presidente della FondazioneToniolo di Pisa, intitolata aduno degli artefici delmovimento cattolico delNovecento, promotrice delconvegno insieme con una retenazionale di associazionicattoliche.Aprirà la seconda giornata(mercoledì 4, a San Miniato,dalle 10 in poi), una riflessionesu «La politica ecclesiastica della“prima repubblica”: il camminodella revisione concordataria»dello storico professor RobertoPertici (Università di Bergamo),seguita dall’intervento di CarloNanni, rettore della PontificiaUniversità Salesiana di Roma,

Lintitolato «Famiglia ededucazione». Il sociologoStefano Martelli (Università diBologna) interverrà su«Religione o sport? Le istituzionidi dis/integrazione sociale tramodernità e post-modernità».Docente di storia del pensieroeconomico all’Università diFirenze, il professor AntonioMagliulo intitola il suointervento «L’autentico sviluppo.La proposta della dottrinasociale cattolica». Anticipal’economista: «Si possono vivererapporti autenticamente umanianche nel mercato, non solofuori di esso – è la novitàdell’enciclica papale, che sfida esupera la mentalità comune e letradizioni contrapposte delpensiero economico – ma acondizione che si perseguano treprincipi basilaridell’insegnamento sociale dellaChiesa: giustizia, bene comune egratuità. E non solo nelleimprese non profit». Chissà semr. Obama, impegnato atraghettare verso la ripresa gliStati Uniti (dove ha avutoorigine la crisi economicainternazionale) ha lettol’enciclica donatagli dal Papa.Probabilmente non l’hannoletta, ma i tre principi li hannoben chiari, quegli allevatori sardiche nei giorni scorsi hannodonato centinaia di pecore aicolleghi dell’Abruzzo (400aziende dissestate dal terremoto,danni per 100 milioni di euro),in omaggio ad un’anticatradizione isolana che prevede ildono di un ovino a chi cade indisgrazia. E, per una volta, la«buona notizia» ha avuto laribalta di un Tg di prima serata.Per informazioni e percomunicare le eventualiprenotazioni: SegreteriaFondazione «Opera GiuseppeToniolo» (Piazza G. Toniolo, 4 -56125 Pisa), tel. 050/28515, fax050/503532, [email protected], sito internetwww.operatoniolo.it. Lasegreteria organizzativa èaffidata alla Cooperativa«Impegno e Futuro».

■ CONVEGNO A Pisa e S.Miniato il 3-5 dicembre

La «Tre giorni Toniolo»tra società religiosa e civile

arà un anno intensoquello che aspetta gliscout toscani. Domenicascorsa, 22 novembre, a

Prato, presso il Conservatoriodi San Niccolò, si è tenutal’assemblea per delegatidell’Agesci Toscana, convocataper approvare il programmacontenente le iniziative perl’anno scout appena iniziato.Presenti all’appuntamento circa130 capi in rappresentanza dei102 gruppi esistenti nellanostra regione. Come detto,punto principale del riccoordine del giorno, è stata lavotazione del programmacomposto da attività propostedai vari livelli associativiregionali. Punto di partenza edi riferimento, per l’ideazionedei contenuti programmatici, èil progetto regionale, nato loscorso anno nel corso di unConvegno tenutosi a Lucca. Gliobiettivi che l’Agesci(l’associazione delle guide edegli scout cattolici) si ponescaturiscono dallaconsapevolezza che fede,felicità e speranza siano trepunti cardine per impostarel’odierna azione educativa. Eproprio per sviluppare eapprofondire questi obiettivi,nel mese di marzo sono inponte due eventi di formazionerivolti ai capi dei lupetti ecoccinelle (i bambini e le

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bambine dagli 8 agli 11 anni) edei rover e scolte (i giovani e legiovani dai 16 ai 19 anni). Per icapi branco l’argomento diconfronto sarà «Incontro con laParola di Dio», metodo eriflessione sul modo di fare eproporre ai bambini lacatechesi; mentre per i capi clanil tema sarà «La progressionepersonale», nome tecnico chein «scautese» significa ilcammino di crescita compiutoda ciascun rover e scolta.Evento clou dell’anno peròriguarderà i ragazzi e le ragazzedai 12 ai 15 anni, chiamatiesploratori e guide, ma suquesto punto l’Agesci Toscanasi riserva l’effetto sorpresa,

rimandando la comunicazioneufficiale dell’iniziativa.Possiamo solo anticipare cheuna grande avventura sta percoinvolgere, a partire dal mesedi gennaio, gli oltre duemilaesploratori e guide della nostraregione. Il settore «Formazionecapi» ha invece messo in pontealcuni incontri e un vero eproprio campo di tre giorni, instile scout, per i sacerdotichiamati a seguire i gruppi.Non tutti sanno che per aprireun gruppo scout è necessario,da statuto, che vi sia la presenzadi un prete (normalmente ilparroco della parrocchia doveha sede il gruppo) nel ruolo diassistente ecclesiastico. Per

avvicinare e far conoscere aisacerdoti il mondo (soloapparentemente complesso)dello scautismo, l’Agesci, inparticolare il suo assistenteregionale padre AlessandroSalucci, organizza un primoevento, questo venerdì 27novembre, presso il seminariodi Fiesole rivolto ai «pretiscout». Tanti altri sarebbero ipunti del programma ancorada citare, chiudiamoricordando che anchequest’anno la pattuglia TerraSanta dell’Agesci, organizza dal27 febbraio al 6 marzo 2010,un pellegrinaggio nei luoghi diGesù.

G.C.

Dall’assembleatoscana dei capidell’Agesci Toscanail programma delleattività per i varisettori. Punti cardine:fede, felicità e speranza

Un anno con gli scout È quando crescono le domandeche si cercano le risposte

segue dalla prima paginauesta crisi può diventare possibi-lità per il futuro. Ritengo che il

mondo del lavoro debba incontrarequesta possibilità. Subito si obietteràche è difficile nel momento in cui lacrisi si fa pesante; risponderò che èproprio in questi momenti, quandocrescono le domande, che si cercanorisposte.Credo che occorra ripartire dalle moti-vazioni verso il lavoro, per la crescitadella persona, affinché queste motiva-zioni diventino una nuova propostada condividere.Ho chiesto a Lucia che è una giovanedonna che opera in una struttura peranziani (della «generazione 1000 eu-ro») che cosa pensasse del proprio la-voro: «Lo amo» mi ha risposto. Non èvero che questo è un pensiero di pochio che rappresenti un proprio egoi-smo, è vero invece che si pone comeun valore fondamentale, lavorare si-gnifica stare con gli altri e per gli altri.Il sindacato deve incontrare questapossibilità, svilupparla nelle politichecontrattuali, perché Lucia ha bisognodi un sindacato in cui riconoscersi e illavoro ha bisogno di una nuova sta-gione.Come Cisl siamo già impegnati (mol-to da soli purtroppo) con la fatica del-le cose nuove, ne è riprova il coraggiodimostrato, che non è quello dellosciopero «a prima vista» ma è quellodelle riforme -come quella della con-trattazione già ottenuta-, della parteci-pazione dei lavoratori alla vita delleimprese, in definitiva di quella ricercaper un nuovo Umanesimo che è ne-cessità anche nel mondo del lavoro enon mero artificio letterario e filosofi-co.

Andrea Morandi*segretario generale Funzione pubblica

Cisl Toscana

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ATTUALITÀTOSCANA OGGI29 novembre 20098

Sette giorniNEL MONDO

di Claudio Turrini

FILIPPINE, STATO D’EMERGENZAA MINDANAO DOPO MASSACRO

l presidente delle Filippine, Gloria Arroyo, hadecretato lo stato di emergenza in una parte

del sud dell’arcipelago in seguito al massacrosull’isola di Mindanao seguito ad un tentativo diun sequestro di massa, di un gruppo di unacinquantina di persone, tra giornalisti e seguacidi un leader politico locale, EsmaelMangudadatu, che voleva presentare la suacandidatura a governatore provinciale ilprossimo maggio. Il bilancio provvisorio parla di46 morti. I cadaveri delle vittime, tra cui almeno14 donne - ha riferito la polizia locale - sonocrivellati da colpi di arma da fuoco e le donnedel gruppo sono state violentate prima di essereuccise. Gli investigatori accusano la famiglia diDatu Andal Ampatuan, governatore diMaguindanao da tre mandati e intenzionato alasciare l’incarico in eredità al figlio.

CONGO, LIBERI 22 BAMBINIRAPITI DALLA GUERRIGLIA

n segnale di speranza»: così ilmissionario comboniano Romano

Segalini, da Watsa, città nel nord-est dellaRepubblica Democratica del Congo, al confinecon l’Uganda, ha raccontato all’agenzia Misna laliberazione di 22 bambini avvenuta qualchegiorno fa a Lukuku, nei pressi del centrominerario di Durba. I bambini, 11 maschi e 11femmine, erano stati rapiti dai ribelli del Lord’sresistance army, Lra, e da mesi vivevano nellaforesta. I più piccoli hanno 10-11 anni e tuttiquanti hanno subìto violenze fisiche epsicologiche: «Sono traumatizzati e alcuni di loronon sono in buone condizioni di salute -continua il comboniano - speriamo di entrare incontatto con le loro famiglie e riportarli ai lorocari, se lo vorranno».

NAGORNO-KARABAKH, COLLOQUITRA ARMENIA E AZERBAIGIAN

colloqui a Monaco di Baviera tra i presidenti diArmenia e Azerbaigian sul Nagorno-Karabakh

hanno fatto registrare un «progresso» neglisforzi di soluzione della lunga disputa tra le duerepubbliche caucasiche. Lo hanno detto irappresentanti del «Gruppo di Minsk» in senoall’Osce, che fungono da mediatori nellatrattativa. Il prossimo appuntamento sarà unincontro dei capi delle due diplomazie alla vigiliadel Consiglio ministeriale dell’Osce, inprogramma l’1 e 2 dicembre ad Atene

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Viceministro Fazio: tornarea «medico-cittadino»

otenziare il medico di medicinagenerale, la medicina sul territorio, e

sviluppare un’idea di rischio che «nonincluda più soltanto il pericolo di erroreclinico, ma venga considerato anche ilrischio del cittadino di essere curato aldi sotto degli standard ottimali». È ilmessaggio lanciato dal viceministro allaSalute Ferruccio Fazio, intervenuto alquarto «Forum Risk Management inSanità» di Arezzo. «È necessaria, inoltre,una definizione del percorso delcittadino che si ammala che non sia“ospedalecentrica”», ha sottolineatoFazio, che ha poi evidenziatol’importanza della medicina delterritorio e del ruolo del medico dimedicina generale come riferimento peril cittadino. Il viceministro ha quindiauspicato che in futuro ci siano ospedalicon degenze brevi, all’insegna dellaspecializzazione e dell’alta tecnologia.L’appello è dunque a ritornare alcontatto medico-cittadino, potenziandola figura del medico di medicinagenerale anche al fine di evitare praticheinutili presso i pronto soccorso. Ilsecondo aspetto fondamentale daaffrontare, ha aggiunto Fazio, è quellolegato alla prevenzione: «Si tratta di unaspetto centrale – ha avvertito ilviceministro – in particolare se si pensache il 40% dei ricoverati èultrasessantenne e nel 2050 il 35% dellapopolazione avrà più di 65 anni».

Mcl, al «Palace» di Pratoil congresso regionale

ovimento cristiano lavoratori acongresso in questo fine settimana.

Sabato 28 novembre, presso l’HotelPalace di Prato, l’inizio dei lavori alle 9con la Messa celebrata da mons.Francesco Rosso, assistente nazionaleMcl. Alle 10 la relazione del presidenteregionale Federico Gorbi, alle 11 ildibattito. Nel pomeriggio, alle 14.30 laripresa dei lavori e alle 17 l’elezione delnuovo consiglio regionale.

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■ BANCO ALIMENTARE Grave lutto per uno dei fondatori

La Colletta del 28nel ricordo di Chiara

hiara se n’è andata quandotutto sembrava mettersi almeglio. Quando i valori, letac dicevano: Natale a casa.

Se n’è andata in un notte una po’nebbiosa, in mezzo alla Bassa, dentro ungrande cascina così diversa dai giardini diCampo di Marte, dov’era cresciuta, o ilmare di Donoratico, dov’era andata peramore di Sandro e dove stava tirando suPaolo e Filippo, i suoi bambini, in mezzoad amicizie granitiche, quelle che ti fannodire grazie alla vita. Però Chiara se n’èandata. È spirata in un attimo fra lebraccia di sua madre e di fronte agli occhiincreduli di suo padre». Le parole scrittesu Facebook da Giampaolo Cerri, giànostro collaboratore e oggi direttore di«Campus», narrano della scomparsa diChiara Fioravanti, figlia di Lucia e Mauro,uno dei fondatori del Banco Alimentaredella Toscana e tradizionale capo-équipedel punto vendita fiorentino dove nellagiornata della Colletta Alimentare sonostate sempre realizzate le migliori raccolte.Per questo l’appuntamento di sabato 28novembre con la «spesa della solidarietà»

C«acquista per la grande famiglia del Bancodella Toscana, per i volontari e soprattuttoper i tanti amici che hanno avuto mododi conoscere e frequentare Mauro e i suoi,un senso particolare, un altro segno diquel grande abbraccio già manifestatosinella cascina lombarda dove i Fioravantierano ospiti per le cure che Chiara stavasostenendo a Milano e, successivamente,al funerale celebrato nel pomeriggio dimartedì 26 a Marina di CastagnetoCarducci. Quell’abbraccio che ha fattoscrivere ancora a Giampaolo Cerri: «Èbastato vedere il dispiegarsi di questagrande amicizia, quel piccolo particolaredella Chiesa di Cristo che Chiara avevaabbracciato e seguito, per poter ridire,come e con Paolo, oh morte dov’è la tuavittoria? E riaffermare, con il vecchiocatechismo, che Dio permette il male soloin vista di un bene maggiore. La storia diChiara, la vita di Chiara e persino la suamorte produrranno frutti di bene. Anzi lostanno già facendo».Nella foto, un momento della Colletta delloscorso anno. I punti vendita interessati sonoconsultabili sul sito www.bancoalimentare.org

in BREVE

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SPECIALE

INFORMAZIONINEWS

COMMENTINORMATIVA

DIRITTI

l 19 novembre è statopresentato il rapporto «Italiani

nel mondo 2009». Bastaosservare i numeri riportati nelrapporto per capire l’attualitàdell’affermazione del presidenteNapolitano: «Nondimentichiamo di essere stati unPaese di emigrazione». Il numerodegli italiani residenti all’estero(3.915.767) è all’incirca pari aquello dei cittadini stranieriresidenti in Italia (3.891.295). Ilnumero degli italiani nel mondonon è stabile e cresce sia per lapartenza di nuove personedall’Italia, meno numerosirispetto al passato (circa 40 milal’anno) ma con una preparazionepiù elevata e per questo si parladi un salasso di laureati, sia, inmisura più consistente, percrescita interna delle collettività(figli di italiani o persone cheacquistano la cittadinanza perdiscendenza italiana).Contrariamente a quanto spessosi pensa, non si tratta di unarealtà in diminuzione. Le donnesono il 47,6% (1.864.120). Laripartizione continentaleconferma una prevalenza euro-americana: Europa (2.184,534, il55,8%), America (1.520.652, il38,8%), Oceania (126.413, il3,2%), Africa (51.232, l’1,3%) eAsia (32.936, lo 0,8%). Nellagraduatoria dei primi dieci paesisi inseriscono 3 continenti(Europa, America, Oceania), congrande diversità di latitudine,longitudine, storia e cultura. Iprimi tre paesi sono la Germania,l’Argentina e la Svizzera, seguitida Francia, Brasile, Belgio, StatiUniti, Regno Unito, Canada eAustralia. I connazionaliresidenti all’estero incidono sultotale della popolazione italianaper il 6,6%. Paradossalmentesolamente poco più della metàdegli italiani residenti all’estero(57%) è effettivamente emigrata,spostandosi dall’Italia nei paesidi emigrazione dove ha poideciso di stabilirsidefinitivamente; più di un terzo,invece, è nato all’estero (36%) e il2,9% è iscritto all’Aire peracquisizione della cittadinanzaitaliana, il che nella quasi totalitàdei casi equivale alla nascitaall’estero. In conclusione mons.Piergiorgio Saviola, direttoredella Fondazione Migrantes, inrelazione a quanto riportato dalRapporto Italiani nel Mondo2009 afferma che bisognasuperare il disinteresse neiconfronti degli italiani all’estero e«un impegno conoscitivo benconcepito altro non deve fare senon recuperare il passato eservirsene per megliocomprendere il futuro, senza conquesto lasciar intendere che,essendo ormai l’Italia un paese diimmigrazione, sia finito il tempodi occuparsi degli italianiall’estero». È importante chel’«Altra Italia», quella che viveall’estero, non sia (o nonrimanga) una realtà lontana.Infine, bisogna riuscire a legareinsieme emigrazione eimmigrazione. Diversi aspetti,che si riscontrano attualmentenella presenza straniera in Italia,già si ritrovano nell’emigrazioneitaliana e così anche in moltedelle richieste presentate dagliimmigrati, riecheggiano quelleavanzate nel passato dai nostriemigrati.

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GLI ITALIANINEL MONDO

ome mai quest’anno il dossierstatistico presenta questosottotitolo «Immigrazione:conoscenza e solidarietà»? Lo

abbiamo chiesto a don GianromanoGnesotto, direttore nazionale Migrantesper gli immigrati e i profughi.«Con questo slogan, il Dossier Statistico diquest’anno – spiega Gnesotto – dà il sensodi un impegno che la Caritas e laMigrantes portano avanti da due decennicon questa pubblicazione, vale a dire checonoscere in maniera il più possibile realela consistenza e le caratteristiche degliimmigrati presenti in Italia è una basenecessaria per fare spazio alla solidarietà eall’accoglienza».In questi mesi cresce l’allarmeclandestini, da questo punto di vistaqual è il contributo portato dalDossier?«C’è una prospettiva mediatica che èfuorviante quando continua adinquadrare il fenomeno migratorio

nell’otticadell’irregolarità edegli sbarchiirregolari. Bastipensare che glisbarchi sulle costeitalianecoinvolgono menodell’1% dellepresenze regolari, eche oltre la metàdelle personesbarcate sonorichiedenti asilo,quindi personemeritevoli diprotezionesecondo leconvenzioniinternazionali e laCostituzioneitaliana. Il Dossierè dunque un

sussidio a disposizione di quanti voglionofarsi carico di una seria operad’informazione, per certi aspetti anche dicontroinformazione».Qual è la crescente minaccia chedovremo affrontare?«Se non iniziamo a parlare benedell’immigrazione a partire dai datisignificativi e positivi brevementeillustrati, ma ci adagiamo sul negativo dialcuni fatti di cronaca e sui discorsi legatiall’irregolarità, resteremo incapaci digestire responsabilmente l’Italia che si vacostruendo, nella quale già adesso 1 ogni14 abitanti è un cittadino stranieroregolarmente soggiornante. Intantol’immigrazione, che continua adaumentare a ritmi serrati con 300/400mila unità l’anno, mostra di essere

connaturale alla crescita del nostro Paese.La vera emergenza, stando alle statistiche,è il catastrofismo migratorio, l’incapacitàdi prendere atto del ruolo assuntodall’immigrazione nello sviluppo delnostro Paese».Quindi potremmo dire l’immigrazionecome risorsa?«Tra i fattori di positiva presenza degliimmigrati, va sottolineato che diventanoessi stessi creatori di posti di lavoro. Ititolari d’impresa con cittadinanzastraniera, aumentati del 10% anche inquesta fase di crisi, sono attualmente 187mila. Se ad essi aggiungiamo un numeroquasi uguale di soci e amministratori ecirca 200 mila dipendenti, arriviamo a unarealtà occupazionale di mezzo milione dipersone. Allo stesso tempo va detto che lariflessione sull’immigrazione restaincompleta se limitata all’utilità deilavoratori immigrati, mentre va estesa allasua considerazione come nuovi cittadini.Va ricordata la lezione dei nostriconnazionali all’estero e la considerazionecritica espressa dalla nota frase di MaxFrish: “Abbiamo cercato braccia, sonoarrivati uomini”. Per un’inclusione realenelle nuove società, il rispetto dei dirittiumani diviene la strada maestra e allostesso tempo porta ad un più efficacecontributo degli immigrati. La personacon la sua dignità unica deve rimanere alcentro di ogni politica. L’attualeimpostazione normativa italianaconsidera l’immigrato come un lavoratore,che può fare ingresso nel territorio italianoper sostare per un periodo che supera i tremesi solo se ha un contratto di lavoro,peraltro secondo una modalità nonfacilmente praticabile. È un’impostazionemutuata dal concetto di immigrato comedi "lavoratore ospite", che ha creatoproblemi anche ai nostri italiani emigratiin Svizzera e Germania, e che ha generatola frase prima ricordata di Max Frish».Le recenti normative sull’immigrazionecontrastano con questa visione?«Ci rendiamo conto che siamo di frontead una sfida culturale, comprendendonell’accezione cultura anchel’imprescindibile aspetto religioso. Laquestione culturale ha una suaesasperazione nel nuovo reato previstodall’attuale normativa sulle migrazioni: il“reato di clandestinità”. Una fattispecie direato, problematizzata daicostituzionalisti, inefficace nelle misurepenali previste, ma operazione che puòminare uno dei valori fondanti la societàcivile, oltre che cristiana, postulando il“reato di solidarietà”. In aggiuntamettiamo l’incitamento alla delazione,ponendo un primario atteggiamento disospetto e di rivalsa nello stesso tessutosociale».

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CON IL CONTRIBUTO DI

Nell’ambito del ProgettoMigraMente

Parla il direttorenazionale Migrantesper gli immigrati e iprofughi: «Conoscerela consistenza e lecaratteristiche degliimmigrati presentiin Italia è una basenecessaria per farespazio alla solidarietàe all’accoglienza»

DOSSIER STATISTICO

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SPECIALE TOSCANA IMMIGRAZIONE10

uperano le 187mila unità,operano al Nord (EmiliaRomagna, Veneto,Lombardia, Piemonte,

Toscana e Lazio) e, in prevalenzanell’artigianato. Sono questi inumeri dell’imprenditoriaextracomunitaria in Italia,spiegate nel dossier CaritasMigrantes 2009.L’impresa tipo, come detto, èartigianale: con oltre 90milaaziende, rappresenta il 51% ditutte le attività degli immigrati. Ipiù intraprendenti sono imarocchini, seguiti da romeni,cinesi ed albanesi. Quanto aisettori di attività la palma d’orova alle costruzioni, seguite astretto giro dal commercio e dallariparazioni. Gli immigrati poisono sempre più specializzati e sispartiscono i settori a secondadell’etnia. Se i romeni continuanoad andare forte nel compartoedile, in quello commercialeprimeggiano gli africani e gliasiatici. Il contributo delle cassedell’Inps è di 7 miliardi di euro,mentre la stima del gettito fiscaleè di oltre 3,2 miliardi di euro.

Le ragioni dell’impegnoimprenditorialedegli immigratiSono diversi i motivi che hannospinto gli immigrati alla scelta dinatura imprenditoriale.Diverse indagini hanno posto inevidenza che il livello diistruzione degli imprenditoristranieri si pone al di sopra diquello dei lavoratori dipendentiimmigrati,peraltro tutt’altro che trascurabile.Considerate le difficoltà per farriconoscere i titoli conseguitiall’estero, essi si adoperano pervalorizzare nel concreto il loroelevato livello di formazione e lecapacità che non possonoesprimere nei lavori più umili cheaffidiamo loro.Vogliono guadagnare di più,perché come lavoratoridipendenti mediamentepercepiscono il 60% del salariocorrisposto agli italiani, mentredagli archivi previdenziali risultache il lavoro autonomo si collocaa un livello più elevato e consentedi avere più tempo libero peroccuparsi della famiglia e deipropri interessi.Alcuni di loro già in patria hannolavorato come artigiani, piccoliimprenditori o liberiprofessionisti e possono cosìvalorizzare le competenzeacquisite.Diversi, tra gli imprenditori cheoperano nel commercio, possonoesprimere una «sensibilità etnica»in quanto commerciano prodottitradizionali del Paese di origine,che aiutano a mantenere vivi ilegami di appartenenza.Tra i nordafricani, come anche trai senegalesi, la vocazione

commerciale è in prevalenzamaschile, così come lo è tra ipakistani, i bengalesi e i cinesi,mentre la presenzaimprenditoriale di altrecollettività si tinge più spesso dirosa. In media solo un sesto diqueste imprese ha come titolare ledonne, che invece costituiscono lametà della popolazioneimmigrata.

I numeridegli immigratiimprenditoriIl settore maggiormenteprivilegiato dagli imprenditoriimmigrati è quello dell’industria eal suo interno prevale di granlunga il comparto edile, seguito adistanza dal comparto tessile,abbigliamento e calzature, nelquale si sono posti in evidenza icinesi.È differenziato il protagonismodelle diverse collettività, tra lequali si riscontra una maggiore ominore propensione, comeattestano l’esempio deimarocchini, che detengono unsesto di tutte le iniziative e quello

dei filippiniche hanno,all’opposto,poche imprese.Le imprese create da cittadinicomunitari erano appena 1.000nel 1998 e a dieci anni di distanzasono diventate 31.000. Questo èavvenuto specialmente a seguitodell’allargamento a Est, che hafavorito anche i flussiimprenditoriali in senso inverso,tanto che Timisoara, regioneromena confinante conl’Ungheria e la Serbia, vieneconsiderata l’ottava provincia delVeneto per il gran numero diaziende che vi operano. Tra le grandi collettività, ilMarocco è maggiormente deditoal commercio e la Romania, comel’Albania, all’edilizia, mentre laCina si ripartisce tra l’industriamanifatturiera e il commercio

I benefici dal lavoroe dall’imprenditoriadegli immigratiI benefici, che gli immigrati con illoro lavoro assicurano al Paeseche li ha accolti, sono di natura

occupazionale, economica,previdenziale. A livellooccupazionale l’impresa nonrappresenta solo la viadell’autoccupazione del titolare,ma serve anche a dare lavoro adaltri, in misura maggiore ominore a seconda del tipo

d’impresa.A livello economicobisogna tenere contoche la presenzalavorativa degliimmigraticontribuisce allaformazione di circa undecimo del ProdottoInterno Lordo.Uno studio diUnioncamere edell’IstitutoTagliacarne,utilizzando datirelativi al 2006, haaccertato che è dovutoagli immigrati il 9,2%del valore aggiunto,corrispondente a unaquota di 122 miliardidel Pil. Si tratta di

un’incidenza superiore rispetto aquella che gli immigrati hannosulla popolazione residente e ciòsi giustifica per il fatto che essihanno un tasso di attività piùelevato rispetto agli italiani.A livello previdenziale, poi, nonva dimenticato che l’Inps haaccertato che gli immigratiassicurano annualmente unammontare di 7 miliardi di eurocome contributi previdenziali,mentre come risaputo sonominimali percettori di prestazionipensionistiche in considerazionedella loro giovane età.

Le buone praticheper incentivarel’imprenditoriaInnanzi tutto è indispensabileprecisare che se le politiche diintegrazione diventeranno piùincisive (per quanto riguarda leprocedure d’inserimento, la casa,la lingua, la burocrazia, leincentivazioni) il numero di

S

Lo SPORTELLO UNICO

per l’immigrazione

AREZZO

Piazza Dante, 152100 Tel.0575 3181 Fax 0575 318666

FIRENZE

Via Giacomini, 850132 Tel. 055 27831 Fax 055 2783334 / 282203

GROSSETO

Piazza Fratelli Rosselli, 1 58100 Tel. 0564 433111 Fax 0564 433666

LIVORNO

Piazza Unità d’Italia57123 Tel. 0586 235111 Fax 0586 235412

MASSA CARRARA

Piazza Aranci54100Tel. 0585-89111 Fax 0585-891666

PISA

Piazza Mazzini, 756100 Tel. 050 549511 Fax 050 549666

LUCCA

Piazza Napoleone55100 Tel. 0583 4245 Fax 0583 424666

SIENA

Piazza Duomo, 1453100 Tel. 0577-201111 Fax. 0577-201666

PISTOIA

Piazza Duomo, 1051100 Tel. 0573-9791 Fax 0573-979666

PRATO

Via dell’Accademia, 2659100 Tel. 0574-4301 Fax 0574-430222

DA SAPERE

ANOLF AREZZO Tel 0575/355632 Fax 0575/24867Viale Michelangelo, 11652100 Arezzo (AR)

ANOLF FIRENZE Tel 055/3269029/30 Fax 055/3269099Via Carlo Del Prete, 13550127 Firenze (FI)

ANOLF GROSSETO Tel 0564/422301Fax 0564/418753Via Mameli, 13 58100 Grosseto (GR)

ANOLF LIVORNO Tel 0586/898942Fax 0586/882093Via Goldoni, 73 57126 Livorno (LI)

ANOLF LUCCATel. 0583/508811Fax 0583/508888Viale Puccini, 178055100 Lucca (LU)

ANOLF MASSTel. 0585/41Fax 0585/45Piazza Mercu54100 Massa

Gli sportelli per l’immigrazione dell’ANOLF TOSCANA

IlLAVOROdegli stranieri

TOSCANA OGGI29 novembre 2009

I requisiti dell’alloggioper il ricongiungimento familiare

l Ministero dell’Interno con la circolare n. 7170 dello scorso18 novembre 2009 ha fornito i necessari chiarimenti sui re-

quisiti dell’alloggio richiesti per le procedure di ricongiungi-mento familiare, alla luce delle modifiche introdotte dalla leg-ge n. 94/2009.Il nuovo testo dell’art. 29, comma 3, del T.U. immigrazione, invigore dall’8 agosto 2009, dispone infatti che «lo straniero cherichiede il ricongiungimento deve dimostrare la disponibilitàdi un alloggio conforme ai requisiti igienico-sanitari, nonchédi idoneità abitativa, accertati dai competenti uffici comunali».Secondo la nuova formulazione dell’articolo 29 citato quindi lacertificazione igienico-sanitaria rilasciata dalle Asl non è più al-ternativa al certificato rilasciato dal Comune, ma gli stessi com-petenti uffici comunali dovranno procedere a tale verifica.Inoltre è stato soppresso ogni riferimento ai parametri dellalegge regionale per l’edilizia residenziale pubblica.I Comuni, chiamati a rilasciare il certificato di idoneità abitati-va secondo i nuovi criteri introdotti, hanno fino ad oggi incon-trato non poche difficoltà nell’affrontare la situazione: alcunienti locali chiedevano la certificazione riguardante l’agibilità,l’idoneità degli impianti, eccetera, mentre altri mantenevano iparametri di riferimento alla legge regionale.La circolare ministeriale ha specificato che la certificazione re-lativa all’idoneità abitativa potrà fare riferimento alla normati-va contenuta nel decreto ministeriale del 5 luglio1975 che stabilisce i requisiti igienico-sanitariprincipali dei locali di abitazione e precisa anchei requisiti minimi di superficie degli alloggi, in re-lazione al numero previsto degli occupanti.Al fine quindi di assicurare una interpretazioneomogenea su tutto il territorio nazionale la nuo-va tabella di riferimento sarà la seguente:Superficie per abitante1 abitante - 14 mq2 abitanti - 28 mq3 abitanti - 42 mq4 abitanti - 56 mqper ogni abitante successivo +10 mq

I

La NORMATIVA

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SPECIALE TOSCANA IMMIGRAZIONE 11

queste imprese è destinato acrescere notevolmente, perché è ilclima generale a favorire la vogliae la capacità degli immigrati difare impresa e a soddisfare la loro

esigenza di inserimento dignitosocome nuovi cittadini.Il sistema bancario ha iniziato acapire l’importanza dovuta aquesta quota crescente di clienti e

ha dato luogo amoltepliciiniziative, percui oggi dueogni tre adultiimmigratihanno il contoin banca e siavvalgonoanche di altristrumentibancari, ma sirendononecessariulteriori passi inavanti perpervenire astrategie piùinclusive,specialmenteper quantoriguarda laconcessione delcredito.Invece, laburocrazia è unfattore che frenafortemente losviluppoimprenditoriale.Per aprireun’attivitàautonoma sononecessarie unpaio disettimaneNon a casol’Italia è stataclassificata versocirca il 60esimoposto nellagraduatoriamondiale dellafacilità con sui siapre un’azienda.Secondoindaginicondotte daConfartigianatoeConfederazioneNazionaleArtigianato(Cna), l’avvio e

la gestione delle attività ha uncosto di circa 15 miliardi di eurol’anno, mentre, se si riuscirà aridurre queste lungaggini, laproduttività potrà aumentare di

almeno il 2%.Per porre rimedio a questa pesantesituazione, dal mese di agosto2008 si può utilizzare sulterritorio italiano un modelloinformatico unificato riguardantequattro uffici (Registro delleimprese, Inail, Inps, Agenzia delleentrate).Un altro obiettivo consiste nelproporre un maggiore sostegnofinanziario all’imprenditoriasociale, che gli immigrati sonocapaci di svolgere a sostegno deiloro connazionali dando uncontributo valido alle politiche diaccoglienza. Anche collettività chenon mostrano una spiccatapropensione a impegnarsi in altrisettori, lofarebbero per gestire servizi afavore dei connazionali. Nonconta solo la fase dell’avvio, maanche quella della gestionequotidiana per la quale gliimmigrati hanno bisogno diinformazione, assistenza,sostegno: questi sono i compitipropri delle organizzazioniprofessionali, delle strutturecreditizie e degli Enti Locali.L’imprenditoria immigrata puòessere di grande aiuto anche persostenere i paesi di origine. Neipaesi emergenti nel 2007 sonopervenuti circa 250 miliardi didollari risparmiati dagli immigratie dall’Italia 6 miliardi di euro (datidella Banca d’Italia).Queste somme, se sostenute daadeguate politiche, possonocostituire una speranza per ilfuturo: gli imprenditori immigratisono una pedina importante inquesta strategia perché possonodiventare agenti transnazionaliper lo sviluppo, sia con le loroattività sul posto sia conl’imprenditoria di ritorno.Recentemente Caritas Italiana, conil progetto "Welcome Again:Return Migrants" ha provato con ifatti che lo stesso rientro deimigranti irregolari nonnecessariamente è destinato alfallimento e con i fondi delprogetto ha dato l’avvio a 36imprese, creando cosìoccupazione sul posto.

DA SAPERE

Le CARITAS diocesane

AREZZO-CORTONASANSEPOLCROVia Fonte Veneziana 19 52100 - AREZZO Tel. 057522932 Fax 0575406542

FIESOLEPiazza Indipendenza 1150060 - TOSI (FI)Tel. 055864506 Fax 055864506

FIRENZEVia de' Pucci 2 50122 - FIRENZEtel. 055267701 Fax 05526770249

GROSSETOVia V. Alfieri 1158100 - GROSSETOTel. 056428344 Fax 056428344

LIVORNOVia delle Cateratte 13/1557122 - LIVORNOTel. 0586884693 Fax 0586829595

LUCCAPiazzale Arrigoni 255100 - LUCCATel. 0583430938 Fax 0583430939

MASSA CARRARAPONTREMOLIVia F.M. Zoppi 14 54100 - MASSA CARRARATel. 05858990241 Fax 0585810287

MASSA MARITTIMA - PIOMBINOVia del Prato 157025 - PIOMBINO (LI)Tel. 0565220831 Fax 0565229779

MONTEPULCIANO - CHIUSI - PIENZAVia Francesco Redi 6/a 53045 - MONTEPULCIANO (SI)Tel. 0578757717 Fax 0578756945

PESCIAVia GIUSTI 151017 - PESCIA (PT)Tel. 0572477916 Fax 0572477916

PISAPiazza Arcivescovado 18 56126 - PISATel. 050560952 Fax 050560892

PISTOIAVia Puccini 3651100 - PISTOIATel. 0573976133 Fax 057328616

PITIGLIANO - SOVANA - ORBETELLOFortezza Orsini 558017 - PITIGLIANO (GR)Tel. 0564616074 Fax 0564614419

PRATOVia del Seminario 3659100 - PRATOTel. 057432858 Fax 057435760

SAN MINIATOVia Scala Vescovado 156027 - SAN MINIATO (PI)Tel. 0571401125

SIENA - COLLE di VAL D’ELSA - MONTALCINOVia della Diana 453100 - SIENATel. 0577280643 Fax 0577271099

VOLTERRAVia Vittorio Veneto 256048 - VOLTERRA (PI)Tel. 058888379 Fax 058888399

SA CARRARA17725460rio , 25/A a (MS)

ANOLF PISA Tel 050/518111 Fax 050/29467Via Corridoni, 36 56125 Pisa (PI)

ANOLF PISTOIA Tel 0573/97011 Fax 0573/33155V.le Matteotti, 37 51100 Pistoia (PT)

ANOLF PRATO Tel 0574/6991 Fax 0574/699127Via Pallacorda, 5 50047 Prato

ANOLF SIENA Tel 0577/289206 Fax 0577/43411Via Toselli,14/A 53100 Siena (SI)

ANOLF POGGIBONSITel. 0577/982574Fax 0577/982574Via Largo Usilia, 453053 Poggibonsi (SI)

A Presso gli sportelli dell'ANOLF - nelle sedi Cisl della Toscana -è possibile usufruire di assistenza e consulenza per tutte le problematiche relative all'immigrazione

TOSCANA OGGI29 novembre 2009

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SPECIALE TOSCANA IMMIGRAZIONE12

A CURA DI

Anolf Cisl - Caritas Toscana - Fondazione MigrantesCentro Internazionale Studenti «La Pira»

Marco Noci e Sara Vatteroni [email protected]

Immigrazione,questione planetaria

amministrazione Obama punta ariformare l’immigrazione, entro il

2010. L’obiettivo è quasi proibitivo:regolarizzare i dodici milioni di straniericlandestini, che da anni vivono elavorano negli Stati Uniti senzadocumenti. L’annuncio è arrivato daJanet Napolitano, la ministra per laSicurezza Interna, parlando al Center forAmerican Progress. Le attuali condizionidi sicurezza alle frontiere, ha spiegatoNapolitano, «fanno sperare nellariforma». La notizia oltre a sottolineareche oramai l’immigrazione è unaquestione planetaria, ripropone nelcognome della Ministra, appuntoNapolitano la ricchezza di un processo diintegrazione da cui non si può piùprescindere.

Come regolarizzareil titolo di medico

n cittadino extracomunitario che haconseguito all’estero un titolo

professionale dell’area sanitaria, peresercitare in Italia regolarmente laprofessione deve chiedere al Ministerodella Salute il riconoscimento del titolo,la domanda deve essere presentata anchenel caso in cui il titolo sia statoriconosciuto in un altro paesedell’Unione. Una volta ottenuto ildecreto di riconoscimento bisognaiscriversi entro due anni al relativo alboprofessionale, altrimenti il decretoperderà di efficacia. Nel caso diprofessioni non costituite in ordini ocollegi i decreti perdono efficacia se perdue anni l’interessato non ne ha fatto usoa fini lavorativi. Per ottenere ilriconoscimento del titolo per tutte leprofessioni sanitarie bisogna utilizzare ilmodello d2 e presentare i documentidell’allegatod2, forniti dal Ministerodella Salute.

Gli stranierie i concorsi pubblici

na cittadina albanese ha presentatoricorso contro l’Azienda Sanitaria

Locale di Rimini, perché l’aveva esclusadalla graduatoria di un concorsopubblico per operatori socio sanitari.Lacittadina albanese già lavorava pressol’azienda sanitaria con contratto atempo determinato. L’asl gli rifiutava ilposto perchè carente del "requisito dellacittadinanza italiana".Il tribunaleaccoglie il ricorso e obbliga la Ausl adassumere a tempo indeterminato lasignora albanese considerandodiscriminatorio l’operato del’azienda,l’accesso all’occupazione deve "esseregarantito allo stesso modo al cittadinoitaliano e allo straniero anche nellapubblica amministrazione, salvo, cosache non ricorre in questo caso, l’attivitàlavorativa non comporta l’eserciziodiretto o indiretto di poteri pubblici oche attenga alla tutela di interessinazionali".Inoltre, per il Tribunale laqualifica di operatore socio sanitario nonrientra tra quelle per le quali siaimprescindibile il requisito dellacittadinanza italiana.

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enerdì 20 novembre, aFirenze, presso ilCentro Studenti La Pirasi è chiuso il corso

«Immigrazione, Diritto eCittadinanza». All’incontro erapresente don GianromanoGnesotto, direttore dellaMigrantes settore immigrati eprofughi che si è soffermato sulruolo della Migrantes e lemotivazione del corso appenaconclusosi a firenze. «I principidella dottrina sociale dellaChiesa, con i quattro capisaldi(centralità della persona,solidarietà, sussidiarietà, benecomune), animanonaturalmente l’Ufficio nazionaleMigrantes che dirigo – haspiegato donGnesotto –. Abbiamodei punti di forzainternazionali, grazieai confronti periodicisul tema in legamecon le ConferenzeEpiscopalispecialmente europee.Abbiamo dei punti diforza nazionali, tre inparticolare: ungruppo di studiocomposto da 60esperti stannoelaborando per la fine del 2010delle linee riguardantil’integrazione sociale edecclesiale degli immigrati inItalia. In questa prospettiva diapprofondimento rientrano iCorsi di formazione giuridica subase regionale come quello cheabbiamo appena chiuso inToscana, che raccolgono sia ilvolontariato che le pubblicheamministrazioni, affinché ilcammino dell’integrazioneavvenga sotto il segno dellalegalità».Don Gnesotto si è soffermatoanche sull’importanza delladimensione religiosadell’immigrazione: «Ci sononelle diocesi italiane più di 700Centri pastorali in cui siincontra la grande maggioranzadegli immigrati cattolici presentiin Italia (quasi un milione dipersone). Sono luoghi in cui sicelebrano i sacramenti secondola loro lingua e tradizione, masono allo stesso tempo luoghi diaggregazione».

L’ultima lezione èstata poi tenutadallaprofessoressa

Caterina Rapetti (nella foto quisopra) che ha presentato laMostra fotografica «Gente diToscana», sull’emigrazionetoscana dalla fine dell’800 aglianni ’60, concessa dal Museo delCastello di Lusuolo e dallaComunità Montana dellaLunigiana.Le Prime migrazioni sirealizzarono nella prima metàdell’800 dall’appennino allacosta. Nella seconda metàdell’800 assistiamo a unamassiccia immigrazioneall’estero. Questo è il primoaspetto che dobbiamosottolineare, da sempre si pensache l’immigrazione italianaabbia coinvolto regioni del Sudoppure il Veneto, mentre inveceanche la Toscana venneinteressata dal fenomenosoprattutto dalle realtàdell’appennino, ma anchedall’aretino e dalla stessa Isolad’Elba. In quel periodo la finedelle epidemie e le miglioratecondizioni igeniche

determinarono un’aumentodella popolazione, nelcontempo un sistema agricoloancora arretrato basato sullamezzadria, che prevedeva che lametà del raccolto andasse alproprietario del fondo, produsseun impoverimento dellapopolazione contadina e lafame per intere popolazionidell’appennino. È la fame e lepossibilità di vita migliore chespingono a emigrare soprattuttogiovani che vanno verso leAmeriche senza sapere chi liavrebbe accolti, spesso personedello stesso paese. Le difficoltàdel viaggio spesso di mesi,richiedeva un grande coraggio. Iprimi paesi coinvolti furonoquelli vicini all’Italia: Francia,Belgio, Germania ma, nellaseconda metà dell’800 imiglioramenti dei mezzi navalipermise grandi traversate e lameta diventarono le americhesia del sud che dal nord, attrattida questa immensa ricchezza diterre prima nel sud dell’Americae dopo il nord che vienepopolato nella seconda metàdell’800. Parallelamente anchel’Europa viene coinvolta, si

recano in questi paesisoprattutto: i lucchesi cherealizzano figurine di gesso - ifigurinai, la prima immaginepresente alla mostra è della fine800, da Carrara partono gliscalpellini destinati ai portidell’America del sud le ferrovie,Odessa del mar nero ecc…, dallamontagna pistoiese i lavoratoridel carbone, la presenza deiboschi in quella zona li avevacontraddistinti nella lavorazionedel legno nelle carbonaie, e sirecano in tutto il mondo. Inmolti si riducono a fare ivenditori ambulanti cherichiedeva un investimentobassissimo e un immediatoguadagno, o l’elemosinasuonando per strada, la mostraricostruisce il percorso di unmusicante e sulla base deipermessi documentati nel suolibretto, abbiamo mappato isuoi passaggi in 4 anni in tuttala Francia.La mostra, oltre a ricostruire idiversi motivi che portavano amigrare (fame, ricerca di unmondo migliore, ma anchemotivi politici), ricostruisce lastoria dei protagonisti attraversole immagini e le lettere ritrovatein lunigiana ma è difficile fareuna stima di quanti furono apartire, anche se pensiamo chesi sia trattato per la sua entitànon di semplici esperienzepersonali ma un vero e propriofenomeno sociale. Le immaginiriportano spesso una realtà fintacioè un progetto migratorioriuscito, in realtà il migrare ècomunque vissuto come unasconfitta: l’impossibilità direalizzarsi nel proprio paese,separarsi da propri affetti, e nelleinterviste realizzate si annidasempre il dubbio … Se fossirimasto? Anch’io mi sareirealizzato in Italia. In realtà laloro partenza, le rimesse in Italia(in molti casi si trattava del 80%di quanto guadagnato)permisero la crescitadell’economia italiana.La mostra, che è stata presentataall’estero in più di 70 sedi ditoscani, è corredata di un videoe rimarrà aperta ancora per 15giorni, sarà possibile visitarlatelefonando al Centro Studentila Pira.

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«Gente di Toscana», in mostrale storie dei nostri emigranti

Pistoiaa Caritas Diocesana di Pistoia organizza Sabato 5 Dicembrealle ore 10 a Pistoia presso l’Aula Magna del Seminario

Vescovile via Puccini 36 la Rilevazione dei Dati dei Centri diAscolto.All’incontro saranno presenti il Direttore della CaritasMarcello Suppressa che introdurrà i due relatori Stefano Simonidell’Osservatorio Povertà e risorse e don Paolo Tofani a cui saràaffidata la lettura pastorale, le conclusioni a Mons. MansuetoBianchi Vescovo della Diocesi di Pistoia.

Massa Carrararesentazione del Dossier Statistico. Sabato 28 novembre laCaritas e la Migrantes Diocesane e l’azione cattolica

presentano il Dossier statistico: immigrazione conoscenza esolidarietà. La mattina l’incontro si svolgerà presso il Liceo di

Scienze Sociali «G. Pascoli», viale Stazione 49 e saràrivolto a scuole e istituzioni mentre alle ore 17.00 sisvolgerà l’incontro con Associazioni e Movimenti aMassa presso la Parrocchia di San Pio X, via F.liRosselli 14. Il dossier verrà presentato da AlessandroMartini direttore della Caritas di Firenze, mons.Eugenio Binini vescovo di Massa Carrara-Pontremoli,Raffaele Giumetti direttore della Caritas di Massa eCarrara e Sara Vatteroni della Fondazione Migrantes.

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TOSCANA OGGI29 novembre 2009

dalle ASSOCIAZIONI

le NEWSPresentata

a conclusionedel corso

«Immigrazione,diritto

e cittadinanza»la rassegnafotografica

sull’emigrazionedalla fine dell’800

del Museodel Castellodi Lusuolo

e della Comunitàmontana

della Lunigiana

Page 13: Toscana Oggi n. 43

FIRENZE TOSCANA OGGI29 novembre 2009 13

Page 14: Toscana Oggi n. 43

Le lettere per questarubrica vanno inviatealla redazione di

TOSCANA OGGIVia dei Pucci, 250122 Firenze

email: [email protected]

Si raccomanda di non superare le trenta righedattiloscritte.

14

aro direttore, apprendo oggi (martedì 24 novembre,ndr) la notizia della nomina del nuovo direttore di

«Avvenire». Se non sbaglio sono passati quasi tre mesidalle dimissioni di Boffo. Perché tutto questo tempo?Ci sono stati a suo giudizio problemi sulla persona delnuovo direttore? Vorrei anche chiederle se la scelta fattarappressenta una continuità o meno con la precedentelinea di «Avvenire»?

Alessandro Azzoliniindirizzo email

l Consiglio d’amministrazione di «Avvenire», a cui formal-mente compete la nomina del direttore dopo l’ovvia indica-

zione della presidenza della Cei, ha parlato di «approfonditariflessione» intesa a «valorizzare in primo luogo la grandeesperienza professionale che il giornale ha maturato in questiultimi anni, divenendo un punto di riferimento del mondocattolico ed un autorevole interlocutore della società e dellacultura del nostro Paese».Marco Tarquinio, il nuovo direttore, «ha confermato con in-telligenza e passione – a giudizio del Cda – la linea editoria-le di “Avvenire”, quotidiano che offre da sempre un’originalelettura della realtà prima ancora della sua interpretazione,ispirandosi al primato della verità e noncurante di logicheomologanti che a volte piegano l’informazione del nostroPaese». Tarquinio, «con la sua esperienza professionale, la fi-nezza delle sue analisi, lo stile diretto e incisivo contribuiràad imprimere un nuovo slancio ad “Avvenire”».L’«approfondita riflessione» io credo fosse doverosa per i fatti

I

C che hanno preceduto questa nomina, ovvero le imprevedibilidimissioni di Dino Boffo in seguito agli ormai noti attacchistampa da parte di chi (Vittorio Feltri), domenica scorsa (v.«il Giornale», pagina 3), ha avuto la faccia tosta di chiudereil suo editoriale sui tragici sviluppi del «caso Marrazzo» chie-dendo il ritorno «in pista» di Boffo, che si sarebbe «autocon-dannato alle dimissioni» per una «bagatella».In un contesto così complesso e in un clima da «disarmare» e«svelenire» (come ci ricorda questa settimana l’editoriale diDomenico Delle Foglie), forse gli 82 giorni passati tra le di-missioni di Boffo e l’ufficializzazione della nomina di MarcoTarquinio, che già firmava il giornale come «vicedirettore re-sponsabile», non sono nemmeno tanti. Lo sarebbero stati perun giornale in balia, ma non era il caso di «Avvenire», che hauna redazione di giornalisti di grande livello, professionalità,responsabilità e in molti casi con una forte sensibilità eccle-siale. Potrei fare tanti nomi. Non lo faccio per non rischiaredi dimenticarne qualcuno.C’era dunque il tempo per valutare, come è giusto che sia inquesti casi, anche più ipotesi. Il che non sminuisce certo ilnominato, anzi: dal confronto esce rafforzato. E Marco Tar-quinio, che conosco bene per averci lavorato insieme proprioad «Avvenire» (fummo chiamati entrambi a Milano nel ’94da Dino Boffo all’inizio della sua direzione), ha le carte inregola per essere il degno successore di Boffo, di cui non biso-gna dimenticare, al di là della vicenda che lo ha visto suomalgrado coinvolto, il livello a cui ha portato «Avvenire» in15 anni di direzione. In questo senso la nomina di Tarquinio(a cui vanno i migliori auguri) è una scelta di continuità.

Dal relativismo eticoal sacrificio di don Mei

i può spiegare che cos’è il relativi-smo etico? Ho un vocabolario vec-

chio che non mi ha soddisfatto. Spesso il mio parroco parla dell’obbe-dienza e dice che è stato scritto ancheun libro per affermare che non è piùuna virtù, ma non è vero: è una virtù.Penso si riferisca a don Milani, di cuiho letto la vita e le opere, però non ilvolumetto sull’obbedienza. Però misembra che volesse riferirsi all’obbe-dienza a ordini cattivi, o sbaglio?Su Toscana Oggi di questa settimanaho letto che don Renzo Rossi è statomandato alla Comunità delle Piagge, asostituire don Santoro. Ma si tratta diun grande amico di don Milani, a queltempo parroco di Vicchio e primo mis-sionario mandato in Brasile dalla dio-cesi di Firenze? Mi piacerebbe sapere lasua età.Che cosa vuol dire pregare per le inten-zioni del Papa. Forse ne può avere dicattive? Mi sembra assurdo.Sono lucchese e quindi molto contentache il vescovo Bartoletti venga al piùpresto beatificato. Però non so perchénon è stato mai avviato un processo dibeatificazione per don Aldo Mei, un sa-cerdote ucciso dai tedeschi e costretto ascavarsi la fossa nel lontano 1944 enon solo questo: ha lasciato un testa-mento spirituale scritto in carcere suimargini del suo breviario, con parole digrande amore a Dio e di perdono per isuoi carnefici.Grazie anticipate per le risposte che po-trà darmi.

Lettrice lucchese

rovo a rispondere sinteticamente e conparole semplici alle sue tante domande.

Partiamo dalla più diffcile. Il «relativismoetico» è una concezione della vita nellaquale si nega che possano esistere dei «valo-ri» immutabili, accettati da tutti e ai qualiogni cultura o società deve adeguarsi. A lo-ro posto – affermano i «relativisti» – an-drebbero adottati quei valori scelti, di voltain volta, dalla maggioranza delle persone,a seconda dei tempi e delle culture. Così,per fare un esempio, per loro aborto oschiavitù sono legittimi se la maggioranzadelle persone li ritengono «giusti». Il «rela-

P

Mtivismo etico» è perciò il contrario di ognifede religiosa (non solo di quella cristiana)perché esclude alla radice che possa esserciun fondamento del bene e del male. Quan-to all’obbedienza le consiglio di leggere loscritto di Don Milani, così si potrà rendereconto che il suo insegnamento era perfetta-mente in linea con la dottrina della Chie-sa. Per il cristiano la «virtù» è «una disposi-zione abituale e ferma a fare il bene» (Ca-techismo Chiesa cattolica, § 1803). Oltrealle virtù «teologali» che hanno per oggettoDio (fede, speranza e carità) ce ne sonoanche «umane», di cui quattro vengonoconsiderate «cardinali» (perché costituisco-no i «cardini» della vita virtuosa): pruden-za; giustizia, fortezza e temperanza. Attor-no a queste quattro si collocano tutte le al-tre (come la gioia, la mitezza) tra cui an-che l’«obbedienza» a chi ha legittimamenteautorità su di noi. Ma la Chiesa ha sempreripetuto – come disse Pietro davanti al Si-nedrio – che «bisogna obbedire a Dio piut-tosto che agli uomini». Perciò il cristianodeve ascoltare prima di tutto la sua coscien-za, illuminandola con la Parola di Dio econ il magistero della Chiesa. Don Milaniusò questa espressione in risposta a parolefuori luogo scritte in un comunicato da 20cappellani militari (che bollavano come«vili» gli obiettori di coscienza). Voleva soloribadire il primato della coscienza di frontead un ordine palesemente ingiusto, comepoteva capitare ad un soldato. E sottolinea-re l’impossibilità di una «guerra giusta»nell’era atomica. Concetti che oggi sonotranquillamente accettati, anche se allorascandalizzarono molti buon pensanti.Più brevemente le altre risposte. Don RenzoRossi, incaricato dall’arcivescovo di Firen-ze, mons. Giuseppe Betori di sostituire donAlessandro Santoro come cappellano dellePiagge è proprio quel don Rossi che nel1964 partì missionario per il Brasile dovesi è fatto amare da tutti, anche dai più«lontani». Nonostante i suoi 84 anni hadetto ancora una volta «sì» al suo vescovo,rendendosi disponibile ad un incarico deli-cato.Pregare per le intenzione del Papa, signifi-

ca solo unirsi a lui nella preghiera. Lui che,come successore di Pietro, vede i problemidella Chiesa e del mondo da una prospetti-va unica e sicuramente conosce ciò di cuihanno più bisogno. Quanto a don AldoMei, fucilato a 33 anni dai militari tede-schi, sugli spalti delle Mura di Lucca, la se-ra del 4 agosto 1944, non so dirle perché laChiesa non abbia mai iniziato per lui unacausa di beatificazione. Anche se sono statitanti i sacerdoti e religiosi uccisi in queglianni in situazioni analoghe. Ma alla finenon credo sia poi così importante. La suatestimonianza è viva ancora oggi, indipen-dentemente dall’essere innalzato agli onoridegli altari. Vorrei ricordare quanto scrissepoche ore prima della sua morte nel testa-mento spirituale: «Muoio travolto dalla te-nebrosa bufera dell’odio io che non ho vo-luto vivere che per l’amore! “Deus Charitasest” e Dio non muore. Non muore l’Amore!Muoio pregando per coloro stessi che miuccidono. […] Che il Signore accetti il sa-crificio di questa piccola insignificante vitain riparazione di tanti peccati – e per lasantificazione dei sacerdoti».

Su Halloweenun articolo opportuno

articolo a firma di Franco Cardini,pubblicato su Toscana Oggi (n. 38

del 25 ottobre 2009) è stato davveroopportuno e tempestivo. Giusto sta-mattina ho accompagnato a scuola miafiglia e ho trovato le finestre della suaclasse tutte addobbate con immagini dizucche con cappelli da strega. Tanta so-lerzia non la vediamo più nemmenoper il Natale! E tutto questo con l’inse-gnante principale che è nota cattolicapraticante e impegnata nella parroc-chia! E i nostri pastori – i Vescovi – chedicono?

Carloindirizzo email

uno dei tanti paradossi del nostro viverequotidiano. Maestre, magari anche cat-

toliche praticanti, che evitano di parlaredel Natale o vietano l’allestimento di unpresepe, per non «turbare» alunni non cre-denti o di altre fedi, ma che non si fannoscrupoli ad addobbare le aule con le «zuc-che vuote» di Halloween (per riprendere iltitolo del bell’articolo di Cardini).

È

’L

Il Crocifissoe la nostracattiva coscienza

e cerchiamo di superarel’amarezza per la sentenza

sul crocifisso (ed è giustofarlo: un cristiano non siabbandona allerecriminazioni), dobbiamoriconoscere che ilpronunciamento della Corteeuropea non ha solo l’effettodi ferirci in un simbolo che ciè caro, ma ci colpisce anchenella nostra cattiva coscienza. Noi siamo bravi a riempircila bocca del nome di Cristo,ma pigri nel riconoscere chela sua sequela dovrebbecomportare un radicalecambiamento del nostrocostume civile, fatto diillegalità diffusa (alimentata,o quantomeno accettata), diidolatria del denaro e delpotere, di cinica indifferenzaverso i bisogni e i diritti delpovero e dello straniero, ecc.:un costume che travalica icomportamenti individuali, eha ormai impregnato vastistrati sociali, la loro visionedel mondo, il loroorientamento politico.Così, non si sa se essere piùallibiti o più sdegnatiascoltando parole come quelledi La Russa («Possono moriretutti, noi il crocifisso non lotogliamo») o della Santanché(che aggrediva l’interlocutoreislamico al grido di«Maometto era un pedofilo»):e tutto questo – è incredibile– in nome di Colui cheinvitava a porgere l’altraguancia, e disse a Pietro diriporre la spada nel fodero…Ma la vicenda del crocifissoinveste una questione piùgenerale. Indubbiamente noicristiani abbiamo il diritto diveder valorizzata e sostenutapubblicamente la nostraesperienza religiosa, i nostriprincìpi, le nostre tradizioni.Chiediamoci però: far valerequesto diritto (tanto più nelleforme esagitate che si è detto)è davvero nel nostro interesse? è davvero – vogliodire – nell’interesse dellatestimonianza evangelica,dell’annuncio del Regno? Io penso che i tempirichiedano oggiun’evangelizzazione fondatasu quella che Dossettichiamava una fede «nuda»,povera di potere, e per ciòstesso libera di esercitare laprofezia senza compromessi ecautele di sorta. Come diceEnzo Bianchi (la differenzacristiana), «la chiesa nonpuò sentirsi e comportarsicome una fortezza assediata… Nessuna tentazione dimobilitazione di ordinepolitico, nessuna chiamata insoccorso lanciata a quegli“atei devoti” – o meglio “ateiclericali” – che oggi scopronoil cristianesimo comepossibile strumento utile aconsolidare il loroposizionamento nella società… Quando i cristianimanifestano sfiducia nellaforza evangelica propriadell’umiltà cristiana edell’inermità della fede,quando progettano una“religione civile” cercando diinstaurare presìdi e tentandoalleanze strategiche conchiunque offra un appoggioalla forza di pressionecristiana nei confronti dellasocietà, allora confondono lachiesa con il regno di Dio,progettano una cristianitàche appartiene al passato, chenon può essere risuscitata eche, soprattutto, contraddicela buona notizia di Gesù».

Francesco Michelazzo

S

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TOSCANA OGGI29 novembre 2009

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INVENTARIO

Tra scienza e filosofiauna frattura assurda

DI SARA D’ORIANO

igura carismatica ed affascinante,protagonista di apprezzaticapolavori come “Tutti pazzi perAgazzi”, “Il Signore degli Agazzi”,

“Biancaneve e i sette Agazzi”, “Il CodiceAgazzi”, ecc.». Vero o no, è il curioso, ironico,ritratto che di Evandro Agazzi si trova sullasua pagina personale di Facebook (mapotrebbe anche non essere stato lui ascriverlo).Classe 1934, un curriculum lunghissimo tracui spiccano la sua duplice formazioneaccademica, in filosofia e fisica, toccandoOxford e Muenster e i suoi lunghi anni diinsegnamento sia in facoltà scientifiche(come la Scuola Normale Superiore di Pisa)che in facoltà di Lettere, ha insegnatoall’Università Cattolica di Milano, EvandroAgazzi è oggi presidente dell’AccademiaInternazionale di Filosofia della scienza ed è

riconosciuto come uno deimassimi esponenti delmondo filosoficocontemporaneo. O meglio,il Filosofo della scienza.A Firenze in occasione delconvegno internazionalesu «Evoluzionismo eReligione» che si è tenutoall’Istituto Stensen da 19 al21 novembre scorsi percelebrare i 200 anni dallanascita di Charles Darwin,ha risposto così alle nostredomande.Prof. Agazzi, colpiscemolto la sua dupliceformazione in ambiti ingenere considerati moltodiversi, se non opposti.Da che nasce questo suointeresse? E lei siconsidera più filosofo opiù scienziato?«Il mio interesse

primordiale è stato da sempre la filosofia,intesa come sforzo per comprendere il nostrotempo, il senso della nostra vita. E la nostraattualità è pervasa dalla scienza. Come si puòallora non soffermarsi a conoscerla? Horitenuto di fondamentale importanza, perproseguire nella mia “vocazione”, andare aconoscere la modalità di approccio al mondomoderno, attraverso i miei studi scientifici.Quello che apparentemente sembraappartenente a due mondi inconciliabilitrova una sua logica e tutto il mio percorsosegue il desiderio di approfondire il sensodella nostra realtà attuale».In uno dei suoi ultimi libri, «Lerivoluzioni scientifiche e il mondomoderno» (Fondazione Boroli, 2009, pag405), sottolinea il valore culturale dellanostra tradizione scientifica. Crede che lascienza sia troppo sottovalutata oggi?Che sia relegata a mera tecnicità rispetto

al valore attribuito alle culturaumanistica?«Vede, c’è sempre stata una dicotomiaoscillante tra la filosofia e la scienza. Ilproblema è essenzialmente pedagogico. Finda piccoli, infatti, ci educano a vedere comedue ambiti separati la scienza e la filosofia.Nelle aule accademiche, la filosofia vieneinsegnata all’interno della Facoltà di lettere. Ilsuo humus, cioè, è puramente umanistico e acontatto con la storia. Lo stesso avviene per lefacoltà scientifiche. Non si sottolinea cioè cheun ingrediente altrettanto fondamentale perla filosofia è la scienza e viceversa. Esiste unlegame molto stretto tra queste dueformazioni che però ci si ostina a tenereseparato. Nella mia attività di direttore di“Nuova Secondaria”, un mensile diorientamenti educativi per la scuolasecondaria superiore, cerco appunto dipromuovere un avvicinamento delle scienzealle materie umanistiche nell’insegnamentosoprattutto tra i professori e piano pianoqualche risultato lo si ottiene, ma la strada èancora lunga».Un’altra dicotomia imperante è quella trala religione e la scienza, entrando anchenell’ambito della bioetica. Lei come sipone di fronte a questo aspetto?«È il medesimo problema. La scienzaconstata, dice cioè le cose come stanno,ponendosi con un atteggiamento empirico difronte alla realtà, basando le sue risposte sullapercezione. Ma non ha alcun potere sulcampo dell’ultra sensibile, che è inveceambito della religione. Purtroppo porsi inatteggiamento dicotomico nei confronti diqueste due discipline è molto rischioso. Sirischia cioè di assumere atteggiamenti moltospinti e deterministici, nell’uno comenell’altro caso. Ed è ciò che ultimamente misembra stia accadendo. La sintesi tra questedue realtà rientra nella sfera dellaresponsabilità personale, trovare cioè unpunto di equilibrio tra la realtà scientifica e ilproprio limite “operativo”, di cui fa parteanche la bioetica. Le conclusioni spettanoperò alla singola persona, ma solo dopo averconsiderato entrambi questi due mondi».E cosa pensa della ricerca? Secondo lei c’èlibertà di ricerca oggi in Italia?«Il discorso è molto ampio è bisognerebbeapprofondirlo. Riassumerlo in poche battuteè limitativo. I problemi dell’Italia siconoscono e sono ben noti. La cosidetta“fuga dei cervelli” c’è, ma bisogna comunquestare attenti. Nella mia esperienza, ancheinternazionale, all’interno di altre accademieuniversitarie e nel confronto con i mieicolleghi stranieri, non vedo delle grosseprospettive nemmeno all’estero. Si fa presto aparlare delle problematiche, che pure ci sono,qui in Italia. Bisognerebbe però soffermarcianche sui problemi che ci sono all’estero eche a mio avviso non sono pochi. La fortunadi questo o di quello studioso non devedistogliere dalla realtà, che è quella di unadifficoltà comune mi sembra, ovunque».

DI MARIA PIA PAOLI *

l convegno internazionaledi studi storici sulla figurae l’opera del domenicanoAntonino Pierozzi (1389-

1459), arcivescovo di Firenzedal 1446 al 1459 (in corsofino al 28 novembre aFirenze), intende riproporreuna lettura del primoQuattrocento svincolata dalleetichette consuete diUmanesimo, Rinascimento,«umanesimo civile» ecc.La graduale trasformazionedelle città-stato italiane in«stati regionali», il persisteredelle controversie fra Papato eImpero, fra guelfi e ghibellini,magnati e popolani, loscisma della Chiesa e nel1453 la caduta diCostantinopoli, lacircolazione di forme direligiosità più intima comeespressione della cosiddetta«devotio moderna», ilcrescente apporto degli studiumanistici al «vivere civile» ealla riflessione speculativa piùprofonda, costituirono losfondo vasto e variegatodell’azione pastorale e dellamonumentale operateologica e storica diAntonino Pierozzi, la Summamoralis e la Summa historialis. Opera, che è nel propositodel convegno di valorizzarecon studi mirati da parte dispecialisti diversi, col fine diraggiungere il più possibileuna visione d’insieme,tenendo conto dei risultati giàprodotti dalla storiografiasulla figura e sui tempi diAntonino a cominciare dallasua prima biografia dicarattere scientificopubblicata nel 1914 inFrancia. Dunque l’epocacomplessa in cui visseAntonino segnata dalloscisma della Chiesa, dagliappelli alla crociata, dalleguerre ed epidemie di pesteche impoverivano le cittàeuropee è anche quella in cuipastori zelanti comeAntonino cercarono diriportare la società civile e ilclero ad un maggior rispettoper il «bene comune» eall’osservanza delle leggipositive in sintonia con gliscrupoli della coscienza, apatto che si trattasse di leggigiuste. Autore prolifico e disuccesso, Antonino fu ilprimo a scindere la teologiamorale dalla teologiaspeculativa e dogmatica,interessandosi soprattuttoagli attori sociali della civiltàurbana in generale e inparticolare della Firenze delsuo tempo: chierici, laici,artisti, artigiani, coniugati,vedove, pupilli, tuttirichiamati ad essere buonicristiani nell’ambito dellerispettive condizioni e deirispettivi ruoli privati e/opubblici. Un convegno,dunque, che è ancheoccasione di confrontonell’approfondimento di unafigura poliedrica e di unperiodo che la storiografia haritenuto fondante nellosviluppo della cosiddettasfuggente «modernità»; unmotivo, infine, per rinnovareo suggerire piste di ricercaulteriori in una prospettiva dilungo periodo checomprenda il rinasceredell’interesse per Antoninonel Settecento, la suatradizione agiografica, lapromozione del suo cultonell’Ottocento, il sensostesso, infine, di una suapossibile attualità nellaFirenze multietnica che viveoggi all’ombra, e/o nella luce,di vetusti monumenti dipietra e di carta.

* Scuola NormaleSuperiore di Pisa

I

LA POSSIBILEATTUALITÀ DIS.ANTONINOPIEROZZI

la NOTA

INV

ENTA

RIOCULTURA

SOCIETÀARTE

SPETTACOLOTELEVISIONE

SPORT

A colloquiocon EvandroAgazzi, intellettualedi spicco dalladoppia formazioneaccademica,in margineal convegnodello Stensen per ilsecondo centenariodi Darwin. Criticheanche alla crescentedicotomiatra l’approccioscientificoe quello religioso

l’ INTERVISTA

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INVENTARIOTOSCANA OGGI29 novembre 200916

Sesta edizione dello «Zipoli»orna nel mese di dicembre, con un’anteprimasabato 28 novembre, il Festival Zipoli,

promosso biennalmente dagli assessorati allaCultura del Comune e della Provincia di Prato.Alle collaborazioni consuete con la diocesi diPrato, la Società dei concerti «Roberto Fioravanti»,l’associazione pratese «Amici dei musei», la scuolacomunale di musica «G. Verdi» e l’associazione«Musicatemporis» si aggiunge quest’annol’importante contributo della Banca Fideuram.Domenico Zipoli, lo ricordiamo, è stato il piùimportante musicista di Prato (vi nacque nel1688), anche se la sua fama è tutt’oggi maggiore inAmerica Latina piuttosto che in patria. Com’ènoto, infatti, pur essendo ben introdotto nelmondo musicale italiano e romano in particolare,preferì impegnarsi in un’avventura umana eartistica a dir poco radicale. Poco dopo aver datoalle stampe le splendide Sonate d’Intavolatura perOrgano e Cimbalo nel 1716 (l’opera che gli avrebbeassicurato fama imperitura) prese la decisione diseguire le missioni della Compagnia di Gesù,imbarcandosi nel 1717 per l’America Latina, dovemorì nel 1726.In effetti, la bellezza delle sue pagine musicali –che punteggiano i programmi concertistici diorganisti e cembalisti di ogni dove, incontrandosempre il favore del pubblico – non spiega da solala curiosità che muove musicisti, musicologi,storici, financo registi a indagarne la singolarefigura.Nell’edizione 2009 del Festival, accanto allamusica del maestro pratese, ascolteremo pagine dialtri autori dell’epoca barocca, come JohannSebastian Bach, Antonio Vivaldi, Georg FriedrichHaendel e di un nutrito gruppo di musicisti ibericie sudamericani, le aree geografiche dove Zipolisoggiornò a lungo. C’è un filo rosso che tesse latrama del festival, ossia la capacità che possiede lamusica barocca di trasformarsi continuamente,variando i profili melodici e passando da unostrumento a un altro pur rimanendo sempre sestessa. Ecco che ascolteremo, ad esempio, lafamosa Pastorale natalizia di Zipoli in tre concertidistinti, sia all’organo (cioè nella versioneoriginale, il 27 dicembre in S. Giusto) che all’arpa(strumento all’epoca popolarissimo in SudAmerica, concerto del 7 dicembre a Palazzo BanciBuonamici) che, addirittura, inun’improvvisazione jazz (concerto del 18dicembre al Teatro Magnolfi Nuovo): come imusicisti del barocco variavano con estro le paginemusicali aggiungendo ornamenti, fioriture epassaggi virtuosistici, così i jazzisti improvvisanosu bassi prefissati e giri armonici, creando di voltain volta una musica sempre nuova.L’antico e il moderno s’incontrano, dunque, inquesto festival. Del resto la città di Prato,giustamente da sempre aperta al nuovo e allacontemporaneità, ha forse particolarmentebisogno in un momento come questo di nondimenticare le proprie radici, nella consapevolezzache è conservando la memoria del nostro passatoche si costruisce al meglio il futuro.IL PROGRAMMA COMPLETOLunedì 7 dicembre (ore 18): Magia dell’arpabarocca. In coproduzione con la Società deiconcerti «Roberto Fioravanti». Palazzo BanciBuonamici, via Ricasoli, Prato. All’arpa AndrewLawrence-King. Musiche di A. de Cabezòn, L.Venegas de Henestrosa, L. de Milan, L. Ruiz deRibayaz e Domenico Zipoli. Venerdì 11 dicembre (ore 21,15): L’organobarocco fra Italia e Nord Europa. Chiesa di S.Francesco, piazza S. Francesco a Prato. All’organoMatteo Imbruno. Musiche di J. S. Bach, A. Vivaldi,D. Zipoli e altri.Sabato 12 dicembre dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle16, chiesa di S. Francesco Seminario diinterpretazione organistica dal titoloReminiscenze del barocco italiano nel NordEuropa (rivolto ad allievi attivi e uditori chepagheranno una quota di eur 25 la mattinastessa).Venerdì 18 dicembre (ore 21,15): Barocco in Jazz.Teatro Magnolfi Nuovo, piazza S. Maria dellaPietà, Prato. Ensemble Laus Concentus eMusicarte Jazz Project. Musiche di Caccini,Frescobaldi, Monteverdi, Purcell e Zipoli sia nelleversioni originali che in improvvisazioni stile jazz.Domenica 27 dicembre (ore 17,30): Natalebarocco. Pieve di S. Giusto in Piazzanese. PaoloPollastri all’oboe, Luca Magni al flauto e SimoneValeri all’organo. Musiche di Bach, Galuppi,Haendel e Zipoli.

Gabriele GiacomelliDirettore artistico del Festival Zipoli

T

il FESTIVAL

DI GIOVANNI PALLANTI

er iniziativa del «Circolo deiliberi» e dell’associazione«Scienza e Vita» è statopresentato a Firenze in

Palazzo Strozzi il volume «La Pira,don Milani, padre Balducci. Illaboratorio Firenze nelle sceltepubbliche dei cattolicidal fascismo a fineNovecento».Il libro di 498 pagineè stato curato daPietro De Marco,docente di Sociologiadelle religioniall’Università diFirenze. Allapresentazione,introdotta da MarcelloMasotti, presidente di«Scienza e Vita», e daLeonardo Tirabassi,presidente del«Circolo dei liberi»,hanno partecipatoAldo Schiavone,Gaetano Quagliariello e PaoloErmini oltre al curatore Pietro DeMarco. Era presente ai lavoril’arcivescovo di Firenze e presidentedella Conferenza episcopaletoscana Giuseppe Betori.Il volume raccoglie gli atti delconvegno sulle tre figure delcattolicesimo fiorentino e italianoche si tenne in Palazzo Vecchio aFirenze il 23 e 24 maggio del 2008.La presentazione di lunedì scorso23 novembre doveva essere unaridefinizione delle tre personalitàche hanno contrassegnato la storiadei cattolici fiorentini nellaseconda metà del Novecento, comesi è capito dall’interventoconclusivo di Pietro De Marco, che

ha praticamente bocciato come«profeti» don Milani e Balducci eassegnato una striminzitasufficienza a Giorgio La Pira. Inverità in due interventifondamentali per acutezza dianalisi e valutazioni politiche ilprofilo di questi personaggi è statotratteggiato in modo anche diverso.

Infatti, nella suaprolusione, MarcelloMasotti ha volutosottolineare come letre figure non fosseroper nullasovrapponibili e hamesso in luce comementre padreBalducci è stato perun lungo periodo uncompagno di stradadel Partito comunistaitaliano, Giorgio LaPira, pur essendointerprete di unagrande politicapopolare edemocratica, nel

1976 si schierò nella lista dellaDemocrazia Cristiana (capolistaper la Camera dei deputati nellacircoscrizione Firenze-Prato-Pistoiae candidato al Senato per il collegiodi Montevarchi), mentre MarioGozzini, Raniero La Valle e AdrianoOssicini si candidarono nelle listedel Pci. Secondo Masotti questascelta fu determinante per lariaffermazione dell’appartenenzaideale di Giorgio La Pira, in quelcontesto storico, alla luce delmagistero sociale della Chiesa.Questa affermazione è molto veraperché sono stato testimone direttodell’incontro tra il cardinalErmenegildo Florit e Giorgio LaPira, avvenuto nell’arcivescovado di

Firenze alla presenza deldomenicano padre ReginaldoSantilli nel 1976 in occasione dellaaccettazione della candidatura delProfessore per la Dc al Parlamentoitaliano.Un’ulterioretestimonianza inquesto senso verràpresto pubblicata nellibro «La preghieraspezzata», che usciràin gennaio per i tipidella Lef, damonsignor PaoloRistori, oggiarciprete delDuomo di Firenzee allora segretarioparticolare delcardinal Florit, chericordaquell’incontro ecome si svolse.GaetanoQuagliariello, in unraffinatoragionamento, hatratteggiato unalettura storica di LaPira, don Milani epadre Balducci,confermandoanch’egli che nonsono tre figuresovrapponibili eche Giorgio La Pira aveva neiconfronti del Pci un atteggiamentocon cui cercava di esercitareun’egemonia politica sullaquestione sociale che era il puntoprogrammatico più alto dellapolitica comunista.Per Quagliariello è stata proprio laquestione sociale l’epicentro ditutte le lotte politiche, coninevitabili riflessi anche nella vita

ecclesiale italiana, che hacontraddistinto il confronto delleidee dalla fine della seconda guerramondiale e fino agli ultimi giornidel Novecento.Anche per quanto riguarda la figuradi don Lorenzo Milani, il vicecapogruppo del Pdl al Senato èstato critico con l’esperienza delprete fiorentino. Invece nel libro invia di pubblicazione «La preghiera

P

a signora Isa ci chiede informazioni sulsignificato e l’etimologia della parola

balla nel senso di bugia.In realtà fra le altre accezioni in cui vieneutilizzata, la parola balla viene spesso

usata nei nostri tempi nel senso di«frottola, fandonia, bugia».Ecco, per balla si può ipotizzare unpossibile collegamento con ilsettentrionale balla «palla» oppure,secondo il Dizionario etimologico italiano,si può ammettere il passaggio dalsignificato proprio – «quantità di roba o dimercanzia stretta insieme e ravvolta in telao altro, o anche semplicemente legata, inmodo da poter essere spedita o trasportatada luogo a luogo» – a quello figuratoattraverso una citazione del Fagiuoli («Némen per ombra potessi mai dirvi unabugia. – Fin’ora se n’è detto una balla»,prima del 1742).

Ma ancor più numerose delle ragioni chespingono a mentire sono le voci di cui ci sipuò variamente servire per indicare una«falsa affermazione, fattaintenzionalmente per trarre altri in errore,o per nascondere una propria colpa, peresaltare se stesso, o anche per celia e sim»: bubbola, ciancia, crostolo, fandonia,fanfaluca, fola, frappa, frottola, galano,palla, panzana. Da un punto di vistaetimologico, per molte di queste parole sidispone di ipotesi più o meno attendibili,ma non di certezze. È questo il caso, peresempio, di bubbola da connettersiprobabilmente con bubbolo «sonagliosferico d’ottone con una fessura e una

pallottolina dentro», inteso come «simbolodi sonora vuotezza e inconsistenza»(Dizionario etimologico italiano).Oscure o incerte devono essereconsiderate le etimologie di fandonia e panzana. Certo, invece, è l’etimo delsostantivo femminile fanfaluca che deriva,per l’appunto, dal latino medievale famfaluca, a sua volta derivato dal greco pomphólyks -ygos «bolla d’aria». Pertanto,in italiano, risulta inequivocabile ilpassaggio dal significato proprio, antico,di «frammento leggerissimo di paglia o dicarta bruciata che si leva in aria» a quellofigurato di «ciancia, frottola, fandonia».

[email protected]

L

Che siano «balle» o «bubbole»pur sempre di bugie si parla

CATTOLICI E NOVECENTO

LA PIRA,MILANI

e BALDUCCI, tre esperienze

a confronto

PAROLAper parola

di Lorella Pellis

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INVENTARIO TOSCANA OGGI29 novembre 2009 17

Emergenza educativamass mediae comunicazione

mergenza educativa, mass media ecomunicazione» è il tema di un

seminario di studio nel quale siconfronteranno giornalisti come LuigiAccattoli («Corriere della Sera») e sociologicome Mario Pollo (docente alla Lumsa).L’iniziativa, promossa del Centrointernazionale dello spettacolo e dellacomunicazione sociale (CiSCS), sarà ospitataa La Spezia, in collaborazione con l’Ufficioscuola della diocesi e il sostegno dellaProvincia, presso la Sala di Tele Liguria Sud,sabato 12 dicembre a partire dalle 15. Alseminario, che si ispira agli orientamentipastorali della Chiesa italiana per i prossimianni, porteranno il loro contributo anche idocenti del CiSCS e i membri del comitato didirezione della rivista «Edav - Educazioneaudiovisiva», edita dallo stesso Centro efondata 38 anni fa dal gesuitamassmediologo padre Nazareno Taddei. Perinformazioni: 0187-778147.

«La bellezza nella Parola»,nuovo volumedi Timothy Verdon

ercoledì 2 dicembre, alle 16,45, pressol’Auditorium della Cassa di Risparmio di

Firenze, Via Folco Portinari, 5, avrà luogo lapresentazione del nuovo volume di TimothyVerdon «La Bellezza nella Parola: l’arte acommento delle letture festive – Anno C»,Edizioni San Paolo. Si tratta del 3° volume diun’opera che ripercorre l’intero ciclo triennaleliturgico delle letture festive, per offrire uncommento biblico e liturgico-omiletico allaluce del messaggio delle più significativeopere dell’Arte cristiana. La presentazione diquesto 3° volume dell’originale e preziosaopera, che avrà dei relatori d’eccezione, qualiMassimo Naro, docente della FacoltàTeologica di Sicilia, Giovanni Pallanti,giornalista e scrittore, e lo stesso autoredell’opera Timothy Verdon, direttoredell’Ufficio per la Catechesi attraverso l’arte,viene promossa e organizzata dalla LibreriaSan Paolo e dal Centro culturale San Paolo, incollaborazione col predetto Ufficio direttodallo stesso Mons. Verdon.

Mostre, Carla Fracci:tributo alla grande étoilea firma di Lucia Baldini

arla Fracci, Immagini 1996-2007» è iltitolo della mostra fotografica che si

svolge nell’ambito della decima Festa dellaToscana. Un tributo alla grande étoile a firmadi Lucia Baldini, che propone una selezionedi immagini realizzate durante i suoi dodicianni di collaborazione come fotografa discena della regina della danza classica italianae internazionale. L’esposizione, in palazzoPanciatichi a Firenze (via Cavour 4) restaaperta fino al 3 dicembre. Lunedì 30novembre inoltre, alle ore 17 Carla Fracciterrà, sempre a Palazzo Panciatichi, una liberaconversazione su «Arte e Danza».

«Fiorino d’oro» a Stefanoe Vincenzo Giannettiper «Firenze, città magnifica»

abato 5 dicembre alle ore 17 nel Salone deiCinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze si

svolgerà la cerimonia di consegna del«Fiorino d’oro» attribuito quest’anno ex-aequo a Stefano e Vincenzo Giannetti, autoridel volume «Firenze, città magnifica. La storiadalle origini ad oggi» (Angelo Pontecorbolieditore, pagine 432, euro 29,50). «Firenze,città magnifica» espone per la prima volta levicende vissute da questa città, dalle sueorigini ai giorni nostri: avvenimenti epersonaggi cronologicamente narrati conrigore storico, con sobrietà di linguaggio,accompagnati da un interessante materialeiconografico ed elaborazioni grafiche capacidi offrire momenti di piacevole riflessione allettore facilitando la già scorrevole lettura.

S

M

in BREVE

spezzata» Michele Gesualdi,testimone diretto eprotagonista dell’esperienzadella scuola di Barbiana,parlerà di don Milani comedi un sacerdote fedelissimoai vescovi e al Papa.Quagliariello, alla lucedegli atti pubblicati dallaFondazione «MagnaCarta», ha sviluppatoquesto suo ragionamentonon potendo, ovviamente,conoscere altre

testimonianze se nonquelle pubblicate nel volume

presentato in Palazzo Strozzi.Di particolare interesse è stato ilconfronto con cui GaetanoQuagliariello ha messo in rilievo,come Ermini, la differenteimpostazione politica edeconomica che hacaratterizzato le esperienze di

don Luigi Strurzo e di Giorgio LaPira. Don Sturzo sosteneva unaeconomia liberale e solidalementre La Pira, insieme a Fanfani ea Dossetti (ma più con Fanfani checon il politico e sacerdoteemiliano), una partecipazioneattiva e propulsiva dello Statonell’economia. Certamente, dalpunto di vista storico, ilragionamento di Quagliariello è

preciso. Va però sottolineato che selo Stato non fosse intervenuto conmassicce iniezioni di miliardinell’asfittico panorama industrialedel secondo dopoguerra, l’Italianon sarebbe mai diventata uno deisette più grandi Paesi industriali delmondo.Una delle caratteristichedell’imprenditoria privata italiana,salvo lodevoli eccezioni, è statainfatti quella di privatizzare iguadagni e di socializzare i debiti.Non a caso l’Iri ha avuto unafunzione di supplenza che nonviene storicamente messa indiscussione da nessuno, tanto piùche ancora oggi il senatore dellaLega nord Roberto Castelli, giàministro della Giustizia nelsecondo governo Berlusconi eattualmente viceministro alleInfrastrutture, parla diFinmeccanica e dell’Eni come didue gioielli dell’economia di Statoche non vanno privatizzati omeglio regalati ai privati.Anche sulla recente legge per laprivatizzazione delle acque, è benericordarlo, sempre la Lega nord hafatto approvare un emendamentodove si dà facoltà ai Comunivirtuosi che gestisconodirettamente gli acquedotti di nonprivatizzarli…

Tutti gli intervenuti al convegno inPalazzo Strozzi hanno dato uncontributo interessante alladiscussione ma l’elemento piùsignificativo del dibattito è statol’apprezzamento sulla grandepreparazione culturale di La Pira,Milani e Balducci ricordata daQuagliariello. Proprio quest’ultimoha voluto terminare il suo

intervento ricordando che con lafine del Novecento, in Italia, si èsostanzialmente chiusa laquestione sociale e si è aperta unanuova stagione dei dirittiimpiantati su una culturapermissiva di tipo radicale, che hamesso fuori gioco antichi parametripolitici appartenenti, secondo lui,anche ad una parte del mondo

cattolico ed esauritisi con lafine del secolo ventesimo.Ovviamente il dibattito suquesto periodo storico nonsi può dire concluso ebisogna avere il coraggio el’umiltà, per comprenderlomeglio, di ascoltare anchealtre voci per fare unconfronto tra le diverse tesied avvicinarsi, per quantopossibile, alla ricostruzionedi una stagione che è stata,tra luci ed ombre,immensamente più fecondasul piano culturale diquanto non lo sia quellaattuale.Questo significa che lapreparazione e lo studiodevono tornare ad essere perl’oggi e per il domani ilfondamento selettivo diogni impegno personale alservizio del bene comune.

omenica 29 novembre. Torna la FirenzeMarathon. E lo fa per la ventiseiesima

volta con uno dei percorsi più affascinantial mondo che riesce ad unirecaratteristiche di scorrevolezza del

tracciato con scorci paesaggistici emonumenti di rara bellezza. Dallapartenza di Piazzale Michelangeloall’arrivo in piazza Santa Croce, a parte iltratto iniziale in lieve discesa, gli atletinon dovranno confrontarsi con alcundislivello e vivranno la sfida dei 42,195 kmpassando da Piazza della Signoria, PonteVecchio, Piazza Pitti, Piazza del Duomo.A conferma di un percorso agevole, visono i record che negli anni si sonoavvicendati alla Firenze Marathon finoall’attuale 2h 08’ 40’’ stabilito dal kenianoJames Kutto nel 2006. Anche in campofemminile spicca il 2h 28’ 15’’ della slovenaHelena Javornik nel 2002. Tempi

importanti che proveranno ad essereinfranti questa domenica dai favoriti incampo: sul fronte maschile si profilaun’avvincente sfida fra top runner azzurrie un debuttante di lusso, keniano, già oroolimpico e mondiale sui 3 mila siepi. Sitratta di Danilo Goffi, 37 anni di Legnano,tesserato per i Carabinieri Bologna;Daniele Caimmi, 37enne jesino delleFiamme Gialle, e Denis Curzi, 35ennemarchigiano dei Carabinieri Bologna, giàsecondo e quarto nella classica fiorentinanel 2003 e 2007. L’avversario più atteso èReuben Seroney Kosgei, trentennekeniano, vincitore dell’oro olimpico nel2000 a Sydney e del titolo mondiale nel

2001 a Edmonton sempre sui 3 mila siepi.In campo femminile, grande attesa perl’azzurra Ivana Iozzia, 36enne comascadella Corradini Rubiera, che vanta unpersonale di 2h34’32”.Al di là dell’attraente aspetto competitivo,i veri vincitori della Firenze Marathonsono le tante iniziativa di solidarietàconnesse all’iniziativa ed i 10mila iscritti,provenienti da 63 Paesi, cheattraverseranno Firenze allungandosi inun lungo fiume di uomini, di donne e dicolori che ci ricorda quanto lo sport possaessere un collante per una città e per lasocietà, oggi più che mai in cerca dimomenti di aggregazione e di incontro.

D

SPORTIVAMente

di Riccardo Clementi

Torna la «Firenze Marathon»e tante iniziative di solidarietà

DI MICHELE BRANCALE

n un testo poco noto, una poesia, Wojtyla scriveche «l’uomo soffre soprattutto per mancanza divisione». Se soffre, «deve allora aprirsi la strada fra isegni…». Giorgio La Pira ha aperto più di una

strada quando il mondo era paralizzato dalle dittaturefascista e nazista, poi nel mondo ingessato dalla

guerra fredda, quandol’Unione Sovietica, forgiatadal terrore di Stalin, sipresentava come un Molochambiguo. E d’altra parte le«teste d’uovo» dellademocrazia occidentale siimpantanavano, colnapalm, nel Vietnam, ladecolonizzazione davaluogo a nuove forme didittatura sotto diverseegemonie, il nonallineamento diventava loscudo dietro il quale nonpochi Paesi, con lo slogandella non interferenza,azzeravano i diritti umani.Sono passati 50 anni dalviaggio di Giorgio La Pira aMosca, espressione di

quella visione che nonrinuncia a creare pontiquando tutto sembraperduto oimpossibile. «L’uomosoffre per mancanzadi visione» e a questotema è stata dedicatamercoledì 18novembre, nel Salonedei Duecento di Palazzo

Vecchio a Firenze, la «La Pira Lecture

2009», convocata dalpresidente dellaFondazione LaPira Mario

Primicerio e dalsindaco Matteo

Renzi, e che è statatenuta da Andrea

Riccardi, professoredi Storia

contemporaneaall’Università di Roma 3 e

fondatore della Comunità

di Sant’Egidio.Dalla mancanza di visione, ha osservato Riccardi,nasce nei nostri giorni l’ansia per la sicurezza, mentrecontemporaneamente si dissociano politica e culturaa favore di una più stretta connessione tra politica emedia. La costruzione di un mondo solido e nonspaventato nasce dall’essere uomini del sottosuolo,per riprendere l’espressione di Dostoevskij, gente checoltiva il rapporto umano con una visione ancorata alVangelo e al volto degli altri. Di fatto il rapportoumano determina la storia di Giorgio La Pira.Proprio in questo periodo, dopo la pubblicazionedelle lettere di La Pira a Pio XII, sotto il titolo di«Beatissimo Padre», è uscito «Il sogno di un temponuovo». Curato da Andrea Riccardi con AugustoD’Angelo per le edizioni San Paolo, getta luce sulrapporto tra il sindaco santo e il «Papa buono» graziea quell’approccio storico che dissipa i luoghi comunie l’aneddotica. 98 lettere e 5 telegrammi, preceduti daun’introduzione di Riccardi, un intervento di AugustoD’Angelo, un’interessantissima postfazione di LorisCapovilla, segretario di Giovanni XXIII. Roncalli, haosservato Riccardi, apparirà da Papa «congeniale allevisioni di La Pira, non solo per la conoscenza che ilsindaco ne aveva, ma anche per la sua sensibilità e ilsuo modo di affrontare il mondo degli altri, le realtàesterne alla Chiesa cattolica». L’attitudine geo-politicadel Papato, che trovò in Leone XIII il primo accentosintonico alla nostra sensibilità contemporanea,acutizzato in Benedetto XV dal senso dell’«inutilestrage» del primo conflitto mondiale, quindideclinato con sempre maggiore e progressivaconsapevolezza da Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI,fino a trovare in Giovanni Paolo II l’interprete più alto(vedi «Il Papato carismatico» di Riccardi), è motivo diattrazione e condivisione per Giorgio La Pira che ladeclina con una concretezza (la «poesia» di cui lorimproveravano è in lui, semmai, intuizione, logicaalta di connessioni), da amministratore e da politicocristiano planetario, con un senso forte del rapportopersonale, che oggi appare tanto più sorprendenteperché anticipatrice dei movimenti storici delpresente. La Pira, ad esempio, avverte e trasmette aGiovanni XXIII la sua convinzione che l’anello piùdebole del colosso sovietico è la Polonia. Si fa forierodella necessità di coinvolgere nel confrontointernazionale e culturale del Papato Islam edEbraismo, e di tenere conto della ricaduta che ilconfronto interreligioso può avere in Asia ed Africa.Non manca mai la difesa dell’uomo come persona edogni occasione è buona per farsi «ambasciatore» disituazioni sensibili, come quando prendeindirettamente le difese del priore di Barbiana,scrivendo a Giovanni in opposizione alla «difesa deldisordine costituito, come con amarezza sacerdotalescriveva don Milani» (lettera 2, del 1959).

I

«L’uomo soffre per mancanza di visione»Andrea Riccardi alla «La Pira Lecture»

Presentato a Firenzeun volume cheraccoglie gli attidel convegnosulle tre figuredel cattolicesimofiorentino e italianoche si tenne in PalazzoVecchio il 23 e 24maggio del 2008

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INVENTARIOTOSCANA OGGI29 novembre 200918

SABATO 28 NOVEMBREAlle 20,35 su RaiUno va in onda Affarituoi. Speciale per due – La Lotteria, conMax Giusti. Su RaiTre alle 21,30nell’ultima puntata di Ulisse. Il piaceredella scoperta, Alberto Angelaintraprende un viaggio all’internodell’amore, per capire meccanismi esegreti di questo sentimento.

DOMENICA 29 NOVEMBRESu RaiUno alle 21,30 quarta puntata delvarietà con Gianni Morandi Grazie atutti. Alla stessa ora su RaiTre la settimapuntata di Report è dedicata a «I signoridella Sanità».

LUNEDÌ 30 NOVEMBRESu RaiTre alle 21,10 tredicesima puntatadi Chi l’ha visto? con Federica Sciarelli (vedi la recensione in questa stessa pagina).

MARTEDÌ 1° DICEMBRESu RaiUno alle 21,10 va in onda la primapuntata della seconda serie della fiction Medicina generale. Tornano i medici, gli

infermieri, le storie d’amore e i guai delSant’Angelo, ospedale dove operanoNicole Grimaudo, Antonello Fassari etanti altri beniamini del pubblico.

MERCOLEDÌ 2 DICEMBREAlle 21,10 su RaiUno seconda puntatadella fiction Medicina generale. Secondaserie. Alle 21,05 su RaiDue ultimapuntata del talent musicale X Factor.

GIOVEDÌ 3 DICEMBRESu RaiUno alle 21,10 torna in replica laprima puntata di Don Matteo 6. Allastessa ora su RaiTre va in onda Che tempoche fa. Speciale che Fabio Fazio dedica a«Una notte all’Opera». Alle 20,55 su Rete4 torna l’Europa league di calcio con Roma-Basilea.

VENERDÌ 4 DICEMBREAlle 21,10 su RaiUno dodicesima puntatadel varietà I migliori anni, con CarloConti. Alla stessa ora su RaiTre AndreaVianello dedica la terza puntata di Mimanda Raitre al mondo delle diete.

gni lunedì sera va in onda suRaiTre una storicatrasmissione che il pubblicoitaliano conosce bene e che

dal 1989 viene dedicata alla ricerca dipersone scomparse e ai misteri insolutisia italiani sia esteri. Chi l’ha visto? èuna programma di Pier GiuseppeMurgia, condotto da Federica Sciarelliper la regia di Patrizia Belli, che sicolloca in un filone che potremmodefinire «di servizio», cioè dedicato aquelle persone che non si trovano più,che si sono allontanate da casa o chesono state uccise e alle loro famiglieche chiedono giustizia o che venganoritrovate.Dal 2004 l’attuale conduttricecaratterizza Chi l’ha visto? attraversouna mutazione dello stesso e conl’inserimento di un filonemaggiormente di inchiesta: si èoccupata – infatti – di numerosi fatti dicronaca pressoché irrisolti, rivelandosianche di grande aiuto per le forzedell’ordine, con le quali ha lavorato inpiena collaborazione. Nel caso – peresempio – della scomparsa del bossmafioso Bernardo Provenzano, latrasmissione si era rivelata preziosanel diffondere gli identikit dell’uomo,come pure lo è stata nelle indagini peri delitti da parte di Matteo MessinaDenareo oppure nelle ricerche diminori scomparsi, come la piccolaDenise Pipitone, i fratelli Gravina eAngela Celentano.Nelle ultime due edizioni ilprogramma si è occupato più voltedella vicenda di Emanuela Orlandi,scomparsa nel 1983 e del cui caso si starecentemente riparlando per novità etestimonianze inedite.Si segnala anche una campagna peruna banca dati nazionale degli obitoriche permetta un confronto tra ledenunce di persone scomparse e icadaveri che non hanno un nome.Altrettanto di servizio è il sito dedicatoalla trasmissione, che si compone diuna serie di rubriche e di paginecorrelate (Li riconoscete? – Scomparsi –Dove sei? – Auto pirata – Misteri –Bambini – Corpi senza nome) ecorredate di descrizione e fotografie.Questo è l’impianto di unatrasmissione senza tanti fronzoli echiacchiere, dove il ritmo è consolidatoda una buona conduzione, seria eaffidabile, per una serata che non sicaratterizza certo per amenità eleggerezza, ma per la volontà di essereutile e alleviare le sofferenze di moltagente. Il tutto anche con un discretosuccesso: nella puntata del 23novembre scorso ha raccolto davanti alteleschermo 2.338.000 telespettatori,con uno share del 8,52% contro dueconcorrenti molto forti come l’ultimapuntata de «Un medico in famiglia 6» e«Grande Fratello 10». Il lato negativodel programma è legato al fattoreansiogeno che non può mancarequando si tratta di argomenti delgenere: nel seguire i vari casi esegnalazioni, nell’ascoltare i doloridelle persone, non si può fare a menodi immedesimarsi ed empatizzare, o –peggio – di lasciarsi sopraffare da unsenso di pericolo ed emergenzacontinui e «senza scampo».Quasi che la moltitudine di persone ebambini che scompaiono, l’incalzare diomicidi efferati e spesso impuniti, lapesante esistenza di molti casimisteriosi ed irrisolti ci debba portaread una percezione del mondo comeluogo essenzialmente di tragediaincombente e di sfiducia nel prossimoe nel futuro.Il telespettatore interessato per motivipersonali alla ricerca di qualcuno oalla soluzione di un caso traesicuramente beneficio dal servizio di Chi l’ha visto?, per il resto dellapopolazione è una fonte diinformazione e di possibile aiuto esoccorso non immune, però, da tonidrammatici e che preoccupano.

Elisa Zambarbieri

ODI MAURO BANCHINI

d eccoci ai tg apertamente«schierati», quelli che sai come lapensano e dunque, quando liguardi, sai bene dove fare la tara.

Non c’è dubbio che il tg di Emilio adori –di un amore viscerale, orgoglioso, carnale– Silvio Berlusconi, mentre quello diBianca si ispiri a modelli opposti. Nelleedizioni principali, alle 19, sisovrappongono. Una cosa, però, liaccomuna e unisce buona parte delgiornalismo odierno: la tendenza almarchettificio. Esaltare un prodottocommerciale è il modo oggi normale perchiudere un qualunque tg. Nell’edizione dimartedì scorso il Tg3 paga lo scotto a dueartisti: Claudio Baglioni per l’ultimoalbum e Checco Zalone per il primo film.Fede aveva appena finito di presentare illibro di Benedetta Tobagi. Per inciso:l’editore del libro è Mondadori; ildistributore del film è Medusa. Di Baglionista per uscire un libro (con Mondadori) eun film (con Medusa).Ma torniamo al Tg4. Gli fa da traino ilfilmone del pomeriggio: stasera sono diturno Ava Gardner e Robert Taylor in«Vaquero», western storico. Fra i due deveessere accaduto qualcosa di grave, ma ilfinale è lieto. «Mi perdonerai?» chiede Ava.«Posso perdonare, se tu puoi dimenticare»,risponde Robert. Sale la musica e dopo tredolci parole di lei («Andiamo a casa») eccoil «The end» che precede di un soffiol’arrivo di lui, il mitico Emilio.Per motivi pubblicitari, cioè per ospitaresette spot in più rispetto alle regole cheimpedirebbero spot dentro un tg, c’è ilsolito trucco dell’anteprima. Due le notiziechiave: la riforma della giustizia e ilcomputer di Brenda. Emilio,orgogliosamente fido, lancia un’altra perladel suo tg: il sondaggio.«Rino», il fornitore di droga a trans eclienti, l’hanno ucciso o è stato unincidente? La domanda è retorica: alla finele risposte saranno «migliaia» (quante nonsi sa mai, ma per dire la sua in questiinutili «sondazzi» ogni fessacchiotto paga,di tasca sua, un euro): per l’89% «Rino» è

stato ucciso.Dopo i «4 salti in padella» (spot), rientraEmilio per il tg. Lo conduce sempre lui(quando c’è un altro, il Tg4 diventainguardabile. Troppo normale). È lui,Emilio, a renderlo gustoso: parla con lalingua ma soprattutto con le mani e con ilviso. Gesticola, blandisce, esalta (Silvio),demolisce (chi non vota Silvio). Sa diessere atipico rispetto ai canoni di ungiornalismo normale, ma è troppo buffo; eil suo assoluto ardore per Silvio risultatrasparente, quasi come quello di SandroBondi.Pezzo forte del giorno è la legge sulprocesso breve. Chi non la vuole, fa solo«polemica». Chi la vuole, lo fa solo «pergarantire i diritti di tutti i cittadini». Neldifenderla, il ministro Alfano ha svolto «unintervento rigoroso e non di parte». Nelcriticarla, «il solito Di Pietro» (viso diEmilio: schifato) vorrebbe solo «cacciareBerlusconi» (viso: ultra schifato). A proposito: Lui, «oggi è nel Qatar ma èpronto ad andare in Tribunale perdimostrare la sua innocenza». La colpa deiprocessi lunghi? Ovvio: «un problema chequesto governo ha ereditato». Un serviziodà voce a cinque big per le solite battute:quattro, inquadrati nel modo migliore,sono pdl e uno, ripreso che sembrariportato dalla piena, è del piddì.Fra i servizi: le liste di attesa nella sanità(interviste a cittadini di Bologna. Silamentano. Emilio ha la risposta giusta:«con buona pace dell’ex ministro Bindi,ora i tempi di attesa sono dimezzati eBerlusconi recupera sui ritardi lasciati dalprecedente governo»); un servizio suTremonti («La crisi dell’economia c’è –ammette Emilio – ma molte impresevanno avanti, le scelte del governo sonogiuste, l’economia è in ripresa»).Ma dove Emilio gode alla grande è nel darenotizia di due assoluzioni in processiimportanti: mani, faccia, lingua gridanoche questa giustizia fa davvero schifo e chela legge per i «processi brevi» ci vuole,eccome.E il tg3? Offre un giornalismo opposto:anch’esso schierato, ma in modo diverso.Ne riparliamo in una prossima puntata.

E

piccolo grande SCHERMO

di Francesco Mininni

la MESSA

la RECENSIONE

RAIUNODomenica 29 novembre, ore10.55, Santa Messa in diretta dallaChiesa di Santa Maria del Sepol-cro in Potenza.

TV PRATO TV9TELEMAREMMA TELESANDOMENICOOgni sabato alle18 Messa in di-retta dalla catte-drale di Prato.

Ogni sabato alle18 Messa in direttadalla cattedrale diGrosseto.

Ogni domenica alle10,30 Messa dalla cat-tedrale di Arezzo.

TELETIRRENOOgni domenica e altrigiorni festivi Messa al-le ore 11.

Domenica 29 novembre, 21,25 Italia1

UN’IMPRESA DA DIO

di Tom Shadyac. Con Steve Carell,Morgan Freeman, Lauren Graham,Johnny Simmons.

van Baxter, ex-anchorman, è statoeletto al Congresso e lascia Buffalo

per la Virginia. Ma, quando riceve lavisita di Dio in persona che gli comandadi costruire una nuova arca in previsionedi un nuovo diluvio, la sua vita cambieràradicalmente… Steve Carell era il rivaledi Jim Carrey in «Una settimana daDio». In questa seconda puntata, inassenza del mattatore, prende le redinidel carrozzone e, non essendo dotato diparticolare simpatia, fa temere per ilpeggio. In effetti il film è molto debole efunziona a corrente molto alternata. MaMorgan Freeman non solo è un Diocredibile e rassicurante: riesce persino aparlare di alta teologia in veste dicommedia. Basta saper cogliere il pocoe gettare tutto il resto.

Lunedì 30 novembre, 21,10 RaiUno

LE VITE DEGLI ALTRI

di Florian Henckel von Donnersmarck.Con Ulrich Mühe, Sebastian Koch,Martina Gedeck.

ella Germania dell’Est, ai primi anniOttanta, la Stasi (la polizia politica)

era praticamente in grado di controllarela popolazione. Il drammaturgoDreyman, insospettabile, ha una mogliedi cui s’innamora il ministro dellacultura. Da quel momento la sua vitapubblica e privata sarà attentamentemonitorata dall’agente Wiesler… Unostraordinario contributo politico eumano alla riflessione sul fallimentodelle ideologie. Donnersmarck, registaesordiente, controlla tutti i tonidall’esistenzialismo brechtiano almelodramma fiammeggiante, ottenendoun risultato denso e coinvolgente. UlrichMühe, recentemente scomparso, dà diWiesler un’interpretazioneindimenticabile. Premio Oscar per ilmiglior film straniero.

Giovedì 3 dicembre, 21,10 Canale 5

UNA SETTIMANA DA DIO

di Tom Shadyac. Con Jim Carrey, MorganFreeman, Jennifer Aniston, Steve Carell.

ruce Nolan, reporter televisivo,ambisce al ruolo di anchorman e

inviato speciale. Nonostante unafidanzata innamorata e un buonsuccesso professionale, è scontento ditutto. Allora Dio in persona gli appare egli propone di sostituirlo, in tutto e pertutto, per una settimana. Al terminedella quale Bruce capirà molte cose…Shadyac è il regista «storico» di JimCarrey. Il che implica che, anche avendoper le mani una storia suscettibile diinteressanti sviluppi, ad essereprivilegiate saranno comunque lefrenetiche boccacce del comico. Che,naturalmente, rappresentano il latodebole del film. L’idea di essere Dio,invece, merita una riflessione piùattenta, anche se il film è comunque unpasticcio più indirizzato verso le newage che verso una seria disamina dellaquestione. Morgan Freeman, Dio dicolore, è decisamente il più bravo.

B

N

E

dentro i TG

L’informazione schieratadel «mitico» Emilio Fede

«CHI L’HA VISTO?»,TV DI SERVIZIO CON QUALCHEANSIA

TELEcomando

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INVENTARIO TOSCANA OGGI29 novembre 2009 19

a prima cosa su cui riflettere è unadichiarazione di Francis FordCoppola: «Oggi guadagno con il vinoe con gli alberghi. I soldi mi servono

per fare i miei film». Dunque si deve pensareche adesso Coppola racconti proprio lestorie che vuole, che sente di doverraccontare, e che non lo interessi più ditanto l’incondizionato gradimento delpubblico. Per uno che ha sbancato il mondocon «Il padrino» e «Apocalypse Now», non èuna cosa da poco. Se questo valevasoprattutto per «Un’altra giovinezza», filmcriptico ed enigmatico totalmente ignoratodal box-office, vale anche per «Segreti difamiglia» (banalizzazioneitaliana dell’originale,secchissimo «Tetro»), che tornaa ribadire come il concetto difamiglia per l’autore siarealmente fondamentale, alpunto da mettere sottosopra il mondopur di ottenerne un’immagine coerentee sensata. Ovvero, ciò che prima («Ilpadrino») rispondeva alle esigenzedello spettacolo, adesso mette radicinel cuore dell’autore che, per far capireesattamente di cosa parla, recupera il biancoe nero a suo tempo utilizzato in «Rusty ilselvaggio» e riprende il discorso interrottodei fratelli, del passato e del futuro.La famiglia Tetrocini è sparsa un po’ per ilmondo. Il padre, Carlo, è un grandedirettore d’orchestra con tutte lecaratteristiche del patriarca assoluto. Il figliomaggiore, Angelo, si è trasferito in Argentinapregando la famiglia di non cercarlo maipiù. Il minore, Bennie, fa il cameriere su unanave e, di passaggio in Sudamerica, va atrovare il fratello, che ora si fa chiamareTetro (come a dire: non dimentica le origini,ma non le riconosce per intero). Lui, perqualche motivo, non è affatto contento divederlo ma si adatta alla temporaneaconvivenza. Che, seguendo vie moltocomplesse, darà i suoi frutti: nellafocalizzazione del passato e nellariconquista di un futuro.Di più non possiamo raccontare, perché«Segreti di famiglia» è concepito come unthriller della memoria e della coscienza chesarebbe inopportuno svelare prima del

L

tempo. Diremo però che il film dà confermadi alcune passioni di Coppola: a parte l’ideadella famiglia come una realtà tutta dascoprire, ci sono il melodramma, lamemoria nelle pieghe del sogno (evocatodai frammenti a colori de «I racconti diHoffmann» di Powell e Pressburger del1951), la durezza del vivere quotidiano e lacertezza che non esistano certezze. Il cheporterebbe a una conclusione amaramentepessimista che trasformerebbe Coppola inun esistenzialista con poche sfumature digrigio tra il bianco e il nero. Ma non è così.Coppola si dimostra invece un conoscitoredell’animo umano al punto da essereconvinto che alla fine, indipendentementedai traumi cui una persona possa esseresottoposta, tutto trova un suo posto nellavita. Anche la morte, anche la confusionedei ruoli, anche un’idea di amore più comemèta irraggiungibile che come valoreassoluto. In questo contesto la vicenda deidue fratelli su cui incombe il padre padroneassume valenze che potremmo definireaddirittura bibliche, nel senso che la storia

di Angelo e Bennie è comunqueun’immagine di un pezzo di storia delmondo. Il percorso di Coppola,naturalmente, non è lineare: ora onirico, orapsicanalitico, ora disperato, ora grintoso edeciso a tutto, dà continuamentel’impressione che, per quanto complichi lecose, abbia comunque come primoobiettivo quello di condurci da qualcheparte. Il che significa che, se avremo lapazienza di seguirlo, non correremo ilrischio di essere lasciati sull’orlo di qualcheabisso senza strade per tornare indietro. Èaffascinante «Segreti di famiglia», così comeil recupero di Vincent Gallo protagonista ela spettacolare fotografia di MihaiMalaimare jr. Per quanto il film non siaomogeneo né rigoroso, continuiamo apreferire un grande regista imperfetto a unmeraviglioso produttore di vini.

SEGRETI DI FAMIGLIA (Tetro) di FrancisFord Coppola. Con Vincent Gallo, Aiden Ehrenreich,Maribel Verdù, Klaus Maria Brandauer, Carmen Maura.USA 2009; Drammatico; Bianco e nero/Colore

di Francesco Mininni

IL FILMdella settimana

Gli affari di famigliatra passato e FUTURO

su e giù per laTOSCANA

di Simone Spadaro

FIERA DI SANTA CATERINASabato 28 e domenica 29 novembre a MonteSan Savino (AR) si tiene la «Fiera di SantaCaterina». Conosciuta anche come la «Fieradell’equino e dello scaldino col fischio» o«Fiera Grossa», era già presente nelle cronachelocali del 1551. Le merci sono poste in venditain modo assortito: prodotti tipici toscani, quellidi stagione e quelli più marcatamente da fiera.

RASSEGNA DELL’OLIO EXTRA-VERGINELa XXXVII Rassegna dell’Olio extra-vergine dioliva si tiene a Reggello il 28 e 29 novembree dal 5 all’8 dicembre presso il palazzetto dellosport. È una delle manifestazioni più ricche elongeve tra quelle dedicate alla valorizzazionedell’olio di oliva in un territorio che hacaratteristiche particolari dovute all’altezzadelle olivete e alla composizione del terreno.

7° MERCATINO DI NATALESabato 28 e domenica 29 novembre a Signa (FI) si svolge il 7° Mercatino di Natale diOberdrauburg. Il classico appuntamento conl’artigianato natalizio e stand gastronomicidella Carinzia e della Normandia.

CARNEVALMARLIA FESTA DELL’OLIOSabato 28 e domenica 29 novembre a Marliadi Capannori (LU) si terrà la «Festa dell’Olio»nell’ambito de «L’olio e i tesori di Lucca».Previste visite guidate ai laboratori artigianidel CarnevalMarlia con degustazione dei piattitipici nella cucina ungherese preparati dacuochi magiari utilizzando l’olio di Lucca.

FESTA DELL’OLIOSempre in questo fine settimana, sabato 28 edomenica 29 novembre a Chiusi (SI) sisvolgerà la «Festa dell’Olio» in occasione dellamanifestazione nazionale «Pane e olio infrantoio». Oltre all’esposizione dei produttoridella Filiera e «Oliovagando», il 29 si tieneanche il Mercatino etrusco per le vie del centrostorico.

MERCATINO ETRUSCOQuesta domenica, 29 novembre, nel Centrostorico di Chiusi (SI) ha luogo il «Mercatinoetrusco» con esposizione e vendita di prodottitipici locali, antiquariato e artigianato locale.Presente anche una sezione di bancarellededicate ai prodotti biologici locali con assaggidi olio nuovo.

la MOSTRA

avole, tele, polittici, pagine dicodici miniati, pezzi unici di arteorafa e lignea: è questo il preziosopatrimonio allestito nella mostra

Aspetti del sacro ritrovato che celebral’arma dei Carabinieri e il suo operato. Incomune, infatti, queste opere espostehanno una storia di rapina, sottratte,ognuna di esse, dai luoghi di culto incui si trovavano e che, per caso o perinvestigazione, il Comando deiCarabinieri a tutela delPatrimonio Culturale hatrovato e restituito allacittadinanza.Non è a caso una mostra delgenere, inaugurata lo scorso20 novembre a Palazzo Pitti aFirenze e che si protrarrà finoal 6 aprile del prossimo anno,che celebra, con un percorsoche ha già toccato Napoli eRoma, i 40 anni di attività diquesto particolare comandodei Carabinieri, formato nelmaggio del 1969 con unorganico iniziale di soli 16militari.Incentrata in particolare sull’arte sacra,esempio di come i ladri colpiscanosoprattutto i «fragili» e più esposti luoghidi culto, l’allestimento mette in luceopere d’arte più o meno note nelpanorama artistico: una Madonna introno con bambino in legno intagliatodel XVI secolo trafugata a Roma nel 1986e ritrovata durante un ispezione,all’interno di una barca capovolta sullerive del Lago di Como, una Madonna colBambino benedicente e due angelidipinta da Piero della Francesca, rubatanel 1975 da ladri introdottisi nellaPinacoteca di Urbino, un’urna cinerariain marmo di Carrara del I secolo dopoCristo, ritrovata in un appartamentonelle vicinanze di Ponte Vecchio aFirenze nel 2009, solo per citare alcunedelle numerose opere esposte.

Nello spirito della mostra anche lavolontà di educare al rispetto dellalegalità, attraverso strumenti didattici chefanno da corollario a tutto il percorsoespositivo, con un occhio di riguardo allescuole: «Non si può demandare la tuteladel nostro patrimonio artistico alle soleforze militari – ha spiegato il Generale

del comando, Giovanni Nistri –bisogna far capire, soprattutto alle

nuove generazioni, che sta adognuno di noi il compito di

proteggere l’arte da chi invecevorrebbe sottrarla alla nostragodibilità».Oggi, il comando puòcontare su un organico dicirca 300 persone e nel corsodi questa storiaquarantennale sono statirecuperati circa 390 milabeni culturali e 823 milareperti archeologici, oltrealle 26 mila denunce perreati attinenti ai beniculturali: «La storia ciinsegna che la tutela si basasulla quotidianità e sulla

presenza costante e capillare sul territorio– ha continuato il generale Nistri, che èstato insignito dell’attestato diApprezzamento per l’anno 2007-2008, lapiù alta onorificenza che il Rotary Clubha assegnato al comando dei Carabinieriper il prestigioso servizio offerto allacittadinanza.Nel catalogo della mostra, edito daSillabe, sono intervenuti anchemonsignor Giovanni Betori, arcivescovodi Firenze e il teologo monsignorGiovanni Ravasi, per ribadire il profondolegame tra la Chiesa e l’Arma deiCarabinieri, la cui patrona, la VirgoFidelis, eretta a simbolo della celebreFedeltà all’arma, viene festeggiata proprioil 21 novembre.Per info: 055-294883

Sara D’Oriano

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I Carabinieri per l’arteAspetti del sacro ritrovato

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TOSCANA OGGI29 novembre 200920