Torino (h)a senso

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TORINO (H)A SENSO? Una passeggiata a Torino attraverso i cinque sensi. Lasciatevi avvolgere dalle sue forme, odori, paesaggi, melodie e sapori…

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Presentazione ideata dalle ragazze e dai ragazzi del corso di Arte del liceo Spinelli di Torino. Progetto proposto dal Club di Territorio di Torino del TCI.

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TORINO (H)A SENSO?

Una passeggiata a Torino attraverso i cinque sensi. Lasciatevi avvolgere dalle sue forme, odori, paesaggi, melodie e

sapori…

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Sommario(per non perdersi nel fascino della città)

• VISTA• Punti panoramici (Basilica di Superga, Mole Antonelliana, Monte dei Cappuccini) • Luoghi artistici (Castello del Valentino, Palazzo Carignano, Museo del Risorgimento Italiano, Museo

Nazionale del Cinema)

• UDITO• Templi della musica (Teatro Regio, Auditorium Rai)• Band torinesi • Modi di dire

• TATTO• Palazzetti dello sport (Palavela, Stadio della Juventus)• Scrittori torinesi• Municipio (Palazzo di città)

• OLFATTO• I giardini (Valentino, Venaria Reale)• I vini

• GUSTO• Eventi golosi (Salone del Gusto, Salone del Vino, Cioccolatò)• Caffè storici (Fiorio, Baratti & Milano)

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VISTA

Chi ama l’arte e la storia italiana non può certo perdersi le grandi opere presenti nei musei torinesi. Inoltre passeggiando per il centro verrete attratti dalla sinuosità dell’architettura barocca, le sagome che riescono a trattenere l’infinito con una sola curvatura e l’effetto chiaroscuro dei palazzi costruiti con il solo scopo di suscitare meraviglia (e ce la fanno veramente!).

Invece per gli amanti della natura consigliamo vivamente di puntare in alto. Torino è una città con molti piazzali panoramici, alcuni facilmente raggiungibili, come ad esempio il Monte dei Cappuccini ed altri un po’ più lontani, ma vale la pena cogliere con un solo sguardo tutto l’animo della città. Alzate lo sguardo al limite dell’orizzonte, dove le montagne si confondono con il cielo e godetevi un abbraccio caloroso da parte di una città pronta ad accogliervi.

La vista è l’organo principale attraverso cui percepiamo la bellezza. Grazie agli occhi riusciamo a catturare l’armonia e la proporzione delle forme, l’emotività e il fascino dei colori.

Allora, dove rifarsi gli occhi a Torino?

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I punti panoramici• Per i più «comodi»

Se non volete allontanarvi troppo dal centro ma volete cambiare punto di vista e sentirvi per un momento padroni della città, ci sono due luoghi principali adatti a voi:

- La MOLE ANTONELLIANA, simbolo di Torino, palazzo che sovrasta la città e la osserva dall’alto quasi come per controllare che sia sempre tutto a posto. Una grande madre comune, pronta a consolare i cuori dei suoi figli e ad accogliere a braccia aperte gli stranieri che si presentano al suo cospetto.

Se vi perdete non disperate, alzate lo sguardo e rivolgetevi a lei, così potrete facilmente ritrovare la strada e orientarvi secondo le sue coordinate.

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ALL’INTERNO DELLA MOLE È PRESENTE UN ASCENSORE PANORAMICO DI VETRO, CHE VI FARÀ APPREZZARE LA MAESTOSITÀ DELLA CUPOLA. ATTENZIONE A CHI SOFFRE DI VERTIGINI! UNA VOLTA ARRIVATI IN CIMA LO SPETTACOLO È GARANTITO, SOPRATTUTTO SE CAPITATE AL TRAMONTO, QUANDO LA CITTÀ VIENE INVASA DA UN’ATMOSFERA MAGICA E LE OMBRE DEI PALAZZI SI CONFONDONO IN UNA DANZA CHE FA SCIVOLARE VIA TUTTE LE PREOCCUPAZIONI DEL GIORNO.

LE ORIGINI… un po’ di storia

La costruzione della mole iniziò nel 1863 da Alessandro Antonelli (da cui il nominativo «antonelliana»). Originariamente doveva essere una sinagoga, ma per mancanza di fondi la comunità ebraica dovette cedere il progetto al comune di Torino che la terminò, dedicandola a Vittorio Emanuele II. Nel 1961, per il centenario dell’unità di Italia, venne illuminata da piccole fiammelle a gas, fu la prima costruzione di Torino a venire illuminata con questo metodo! I più esperti sapranno certamente della vita infelice della mole: l’opera ha infatti sofferto a lungo di problemi strutturali, accresciuti da alcune catastrofi naturali. Infatti durante la costruzione ci furono prima un assestamento del terreno e inseguito un terremoto che costrinsero a modificare il progetto. Ma questo era solo l’inizio delle sventure, infatti la punta del monumento venne colpita spesso da fulmini, che prima fecero crollare la statua di un genio alato (di tre tonnellate !) e poi distrussero la cuspide.Chissà quali sventure si abbatteranno ancora contro la madre dei torinesi?

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- Il MONTE DEI CAPPUCCINI è la famosa chiesa a pianta ottagonale situata al di là del Po su una collinetta. Classico posto per innamorati, facile da raggiungere e lontano dalla frenesia della città. Alla fine della salita, breve e ripida, si può vedere tutta Torino, circondata dalle montagne che sembrano stringerla in un gesto

d’affetto.

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• Per i più «sportivi»Se siete appassionati di natura e volete scoprire i suoi segreti lasciandovi cullare dalla bellezza dei paesaggi, non potete mancare la Basilica di Superga. Potete giungere lì con la curiosa «Dentera» partendo da Sassi, o facendo una graziosa passeggiata nei boschi della collina torinese. Godetevi gli odori, i rumori e i colori di un parco brulicante di vita e giungete infine alla sommità del colle, dove verrete accolti da una costruzione imponente. La chiesa risale al 1717 e fu eretta dal celebre Filippo Juvarra.

Godetevi il panorama. A differenza della Mole e del Monte dei Cappucini, potrete avere una visuale più ampia sulla pianura torinese. Da quest’altezza non si distinguono più i particolari ed è questa la magia: tutto sembra essere fermo nel tempo e nello spazio. Assaporate questi attimi di immortalità!

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Musei

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UDITOPassiamo all’udito. Ascoltare è fondamentale per qualsiasi essere umano, comunicare con gli altri e sentirsi parte di una società. Tra i cinque sensi l’udito è quello più facile da stuzzicare, allegri motivetti per tenere la mente occupata, grandi opere di musica classica per far ragionare e semplice ritmo strumentale per ballare. Malinconia, euforia, sconforto e tenerezza, come fare a definire con semplici parole tutto ciò che la musica può esprimere? Torino è una città che ama profondamente la musica e la ospita volentieri, ma sembra esserne gelosa e per questo difficilmente si sa dove andare se non si fa parte «del giro».

L’unico consiglio che possiamo dare è: allungate le orecchie!

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• Se avete delle orecchie raffinate non potete certo mancare i templi della musica più importanti di Torino, il Teatro Regio e l’Auditorium Rai, dove i suoni si creano e si riproducono secondo melodie che non stancano mai, capaci di trasmettere ogni volta nuove emozioni.

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Gustav Klimt «Musica»

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IL TEATRO REGIOIl grande teatro di Torino, centro della cultura cittadina e piemontese, imperdibile! Situato in Piazza Castello si nasconde sotto il porticato, sembra essere timido, una discrezione dovuta al fatto che è circondato da palazzi molto più antichi e pregiati. Ma anche lui ha goduto di grande fama in passato.

Le origini del Teatro Regio risalgono al XVIII secolo, quando l’architetto Benedetto Alfieri decise di erigere un teatro di grande prestigio destinato a diventare un punto di riferimento internazionale. Negli anni a seguire il teatro venne spesso ritoccato, diventando così un particolare sovrapponimento di stili che variano dal neoclassico al barocco. Ma la magnifica sala che aveva ospitato Napoleone e i Savoia era destinata a sparire. Nel 1936 un violento incendio ridusse tutto in cenere. Nonostante i lavori affrettati il teatro tornerà a essere un centro culturale solo quarant’anni dopo.

121936 - Il Teatro Regio prima e dopo l’incendio

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Il teatro oggi.

Lasciatevi coccolare dalle sue linee curve, c’è chi dice assomigli al corpo di una donna formosa. Se avete la fortuna di visitare gli interni, e magari assistere ad una rappresentazione, alzate lo sguardo ai buffi lampadari e al soffitto. Spilli di luce appuntiti che minacciano di cadere da un momento all’altro infilzando gli spettatori come bamboline voodoo, ma non lasciatevi ingannare, è solo un effetto straordinario dovuto all’abbinamento con il soffitto violaceo. Tra l’altro è molto interessante la scelta di questo colore, odiato da tutti gli artisti, una provocazione per tutti i superstiziosi!

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Infatti solo alla fine dell’ottocento verrà ospitata una prima stagione di concerti, il successo fu enorme e il teatro vittorio iniziò una carriera prevalentemente concertistica. Torino divenne la prima città italiana ad organizzare regolari stagioni sinfoniche tenute da un’ orchestra stabile: stiamo parlando dell’orchestra sinfonica Nazionale.

L’AUDITORIUM RAIA breve distanza dall’isolato che ospita il Teatro Regio, non può mancare nella lista dei templi della musica l’Auditorium Rai. Un palazzo di discreta rilevanza artistica, ma decisamente importante per la fama concertistica. Inizialmente chiamato Teatro Vittorio, fu il centro della vita mondana della borghesia torinese. Chiudete gli occhi. Immaginate di essere protagonisti della Torino del XIX secolo, vestiti con abiti ottocenteschi e frequentatori dei caffè. Avete un appuntamento al Teatro Vittorio, cosa vi aspettate? Ebbene non immaginatevi nulla di particolarmente teatrale, perché il palazzo offriva corse equestri e manifestazioni atletiche.

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- SUBSONICATutto è iniziato nel ‘97, quando pubblicarono il loro primo

album: musica nuova, rock e reggae accostato al nascente utilizzo dell’elettronica. Così si sono conquistati un palco ai «Murazzi» , sul lungo Po, nel fulcro della vita notturna torinese. Si sono fatti conoscere e apprezzare, fino a godere dell’appoggio di tutta Italia.

- EIFFEL 65I più conosciuti della dance internazionale, specializzati

nell’elettronica e nella dance commerciale. Un trio piemontese che ha saputo viaggiare senza dimenticare le sue origini, infatti nella loro musica si percepisce il carattere di Torino, cittadina che non si lascia andare in fanatismi insensati, ma è capace di apprezzare la buona musica.

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Adesso basta con i grandi templi della musica classica, passiamo a qualcosa di un po’ più giovanile. Torino ha dato vita a parecchie band che iniziando la carriera in questa città si sono poi ritrovate ad essere conosciute a livello europeo!

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GUSTOIl gusto è tra i cinque sensi il più buffo. Non è considerato molto perché usato in modo intermittente, ma appena viene stuzzicato dona sensazioni incredibili. É un organo sensoriale essenziale per scoprire a fondo l'animo di una città. Infatti per capire una società bisogna anche guardare alle abitudini alimentari, soprattutto per le città italiane: una cultura fortemente fondata sulle prelibatezze culinarie. Lasciatevi trascinare dai gusti torinesi e vedrete che riuscirete a comprendere meglio i pensieri di chi vi circonda. Buon appetito!

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Questo percorso gastronomico vi porterà alla scoperta dei più celebri caffè di Torino, famosi non solo per le loro leccornie, ma anche per essere stati da secoli i punti di ritrovo della borghesia torinese. Sulle graziose poltroncine di velluto sono stati dibattuti i più alti discorsi del Risorgimento e ancora oggi sono organizzati spesso incontri culturali, dove si parla dalla filosofia alla politica, magari in compagnia di una tazza di tè fumante.

I più ghiotti non potranno certo mancare gli eventi golosi della città. Infatti Torino ospita tre manifestazioni di importanza internazionale: il Salone del Gusto, il Salone del vino e Cioccolatò. Durante queste iniziative la città si trasforma, tutti girano per la città con borse piene di manicaretti e i portici vengono impregnati da profumi squisiti, non dimenticherete mai questa atmosfera.

Infine, per i più coraggiosi, proponiamo una ricetta esclusiva piemontese: il Bicerin. Una gustosa bevanda formata da una mescolanza di caffè, cioccolato e crema di latte.

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Caffè«Che si dice stamattina nei caffè?» Questa era la domanda che Carlo Alberto di Savoia era solito fare per informarsi sulla politica della giornata. Infatti molti dei caffè storici di Torino sono stati testimoni degli intrighi che hanno portato poi all’unità d’Italia. Molti personaggi illustri sono passati da questi tavolini, dai politici che hanno guidato il Risorgimento italiano, come Cavour e Massimo d’Azeglio, ai grandi scrittori amati ancora oggi, come Cesare Pavese e Guido Gozzano.Sedetevi su una poltroncina e godetevi l’atmosfera, vi ritroverete protagonisti nel XIX secolo. La raffinatezza e l’ordine di ogni singolo oggetto rende questi caffè perfetti per la degustazione delle loro specialità.A seguire avrete alcuni posti caldamente consigliati per stuzzicare il palato.

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Caffè San CarloInizialmente chiamato Caffè Piazza d’Armi dal nome originale della piazza sulla quale si affacciava, poi Caffè Vassallo, entrò nella storia con il nome di Caffè San CarloSituato nell’attuale piazza omonima, venne inaugurato nel 1842, magnifiche sale che devono la loro bellezza a cinque lunghi anni di lavoro di decorazione. Questo lo rende uno dei caffè più affascinanti di tutta la città. I lavori di abbellimento vennero iniziati nel 1837, sotto la guida dell’architetto Leoni.

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Guardate le pitture dorate del salone centrale e proseguite nella sala più piccola, qua vedrete il vero tesoro del caffè: il cosiddetto «gabinetto cinese». Ricco di decori, specchi e statue che coinvolgono gli avventori in un gioco di luci e forme. Alzate lo sguardo allo spettacolare lampadario di cristallo realizzato con vetro di Murano e perdetevi nei suoi mille luccichii.

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«Di nobilitade emporiochiuso alla plebe vile risplende il caffè Fiorio che in sua grandezza umile solo ornamenti apprezza del tempo di Noè: evviva la bellezza del nobile Caffè»

(1845, anonimo)

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Fiorio

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Un caffè diverso dagli altri, non solo per la sua origine antica, ma anche per la sua inconsueta vivacità. Aperto nel 1780 e preso poi in gestione dai fratelli Fiorio all’inizio dell’ottocento, vide nei suoi tavolini i più svariati clienti. Meta preferita dagli aristocratici, diplomatici e intellettuali, chi voleva capire i movimenti politici italiani negli anni in cui si faceva l’unità doveva recarsi al caffè Fiorio. Ma nel 1850, dopo un rinnovamento dei locali da parte di una schiera di giovani artisti, la clientela passò ad essere più borghese e a comprendere anche esponenti dei partiti politici opposti, donnette equivoche, preti, militari e facchini.Questo scomodò in particolare l’ aristocrazia torinese. Cavour che era solito rifocillarsi nel caffè di via Po, tutto d’un tratto lo abbandonò, considerandolo troppo affollato e rumoroso, e come lui anche Rattazzi, Lamarmora, D’Azeglio e molti altri esponenti della nobiltà. In questi anni Fiorio cambiò nome e divenne Caffè della Confederazione, denominazione che rispecchiava meglio i frequentatori. Il nome originale tornò, insieme all’aristocrazia alla fine del secolo scorso.

Quali cambiamenti sono avvenuti durante questi duecento anni di tradizione dietro al bancone? Quasi nessuno, perché sebbene il caffè sia stato testimone di svariati eventi, il tempo sembra essersi conservato nelle mura, nei divanetti e nelle grandi specchiere. Un vero salto nel tempo. 21

Fiorio

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RistorantiMeno tradizionali dei caffè, offrono comunque un’inebriante varietà di cibi, con menù che variano dalla cucina piemontese a piatti originali, tratti dall’ispirazione momentanea di chef capaci di abbinare sapori differenti con incredibile professionalità. Non esitate a lasciarvi trasportare da nuovi sapori.

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Stratta Locale elegante, un po’ di nicchia, offre piatti tipici della tradizione piemontese e dolcetti come praline e gianduiotti tutt’oggi molto rinomati. Inaugurato nel 1757 fu il ristorante preferito da Cavour, che lo ingaggiò in occasione dei ricevimenti al Ministero degli Esteri. Il palazzo è un gioiello ottocentesco, che conserva all’interno la mobilia originale. Non lasciatevi sfuggire la splendida facciata in legno, un portale che sembra essere parte di un’altra Torino, quella dove il re passeggiava vanitosamente sotto i portici, godendosi la bellezza di una città tutta sua.

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San GiorsRistorante storico, ma meno elegante di Stratta, ha stuzzicato i palati dei torinesi sin dal 1714 e accolto viandanti che si trovavano affamati all’ombra delle Porte Palatine. Purtroppo in occasione dei centocinquant’anni dall’unità d’Italia, ha abbandonato la sede storica per spostarsi in un locale vicino.È uno dei ristoranti torinesi che conserva una lista lunghissima di piatti rigorosamente di tradizione piemontese, il classico bollito, le acciughe al verde e il vitello tonnato sono solo degli esempi dei ricchi piatti che potrete trovare al San Giors. Le ricette, conservate con estrema avidità, sono semplici, ma attraverso i sapori antichi sono capaci di riportare ad un mondo popolare ormai estinto.

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EVENTI GOLOSI

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Il Salone del GustoEvento internazionale che ospita la miglior produzione gastronomica artigianale. I produttori presenti sono stati accuratamente selezionati da una giuria. Non imbarazzatevi davanti all’offerta di qualche assaggino, perché è questo lo spirito del Salone: presentare le proprie specialità culinarie coinvolgendo attivamente il consumatore. In questo evento si trova di tutto, sapori antichi e nuovi, dolci e salati, provenienti da ogni parte del mondo. Lasciatevi accompagnare dolcemente dai profumi, dai sapori e dai personaggi caratteristici, che non indugeranno certo a coinvolgervi in un’allegra chiacchierata. Ma non è solo questione di allietare i palati. Infatti durante la manifestazione vengono organizzati convegni che trattano temi di grande attualità, come l’agricoltura sostenibile e la biodiversità gastronomica. Questo con l’obiettivo di arrivare ad avere dei consumatori responsabili, pronti ad avere uno sguardo critico sulle tecniche di produzione.

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A partire dal 2012 il Salone del Gusto sarà pronto ad accogliere contadini, allevatori e pescatori di tutti i continenti, questo grazie alla fusione con Terra Madre, una manifestazione simile più attenta alla gastronomia internazionale. Così al Lingotto Fiere verrà organizzato, in contemporanea, il congresso internazionale Slow Food, con delegati provenienti da ogni angolo del mondo.

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Il Salone del VinoUn’esposizione simile al Salone del Gusto, ma molto più specifica, ospita infatti solo viticoltori. Un paradiso per gli intenditori, con oltre mille espositori che presentano una vasta scelta tra le migliori produzioni piemontesi, italiane e estere. Un salone dell’eleganza, dove accanto ai profumati calici, vengono esposte le nuove tecnologie, macchinari e attrezzature agricole specializzate nel settore.Il tutto accompagnato da conferenze, approfondimenti, presentazioni editoriali e premiazioni.Un’atmosfera coinvolgente, che gli appassionati non scorderanno, per le sue storie e i suoi luoghi, raccontati con entusiasmo da chi in quel mondo è stato coinvolto per generazioni.

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CioccolaTòQuesta tra tutte è sicuramente l’esposizione più amata, da adulti e bambini, sono davvero pochi coloro che odiano il cioccolato. Ma come fa Torino ad aver sviluppato una così alta arte cioccolatiera se nelle sue terre è impossibile produrre fave di cacao?

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Il merito di aver introdotto il cioccolato in Piemonte è del duca Emanuele Filiberto di Savoia. Ma ci vorrà un secolo per far apprezzare il cioccolato a tutti i torinesi. Infatti, inizialmente era un prodotto di lusso, che veniva consumato occasionalmente nelle corti aristocratiche. Solo a partire dal 1678, data di rilascio della prima licenza da cioccolataio, diventa un prodotto di consumo collettivo, giungendo poi nel settecento ad essere il prodotto maggiormente apprezzato nei caffè. Attorno al cioccolato si crea così una tradizione fatta di incontri, riti e galanteria, specchio di una società amante del «savoir vivre». Nel 1800 il cioccolato si diffonde ulteriormente, prendendo le più svariate forme e consistenze. Nasce così il Bicerin, tipica bevanda fatta da un misto di caffè e cioccolata. Ma non solo, in questo secolo verrà ideato anche il primo Gianduiotto, cioccolatino tutt’ora amato dai torinesi, diventato ormai simbolo di una città amante del cacao.

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CioccolaTò è una fiera che ha come obiettivo quello di creare occasioni di incontro tra produttori e consumatori, offrendo assaggi e lo spettacolo della lavorazione in diretta del cioccolato. Un’occasione imperdibile che stupisce gli avventori con la sua originalità. Banchetti dei produttori tra le vie del centro, che impregnano i muri dei palazzi storici di odori amati dai torinesi, riportando la città ai tempi delle cioccolate nei caffè. Un’iniziativa a livello internazionale, da qui infatti l’Academy of Chocolate di Londra selezionerà i migliori cioccolati italiani.Nel 2012, alla nona edizione, l’evento si terrà dal 2 all’11 marzo, con il motto «O ci vai o ci sei». Non mancate!

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IL BICERIN

1/3 di cioccolato caldo, 1/3 caffè caldo zuccherato,1/3 crema di latte montata

Versare il caffè zuccherato in un bicchiere, meglio se a calice in vetro spesso. Aggiungere la cioccolata calda e completare con la crema di latte montata.

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Il Bicerin, che in piemontese significa bicchierino, è una bevanda calda e analcolica tipica di Torino fatta di una mescolanza di caffè, cioccolato e crema di latte. Il rituale del bicerin prevedeva che i tre ingredienti fossero serviti separatamente. Inizialmente erano previste tre varianti: pur e fior (l’odierno cappuccino), pur e barba (caffè e cioccolato), ’n pòc ’d tut (ovvero un po' di tutto), con tutti e tre gli ingredienti miscelati. È stata quest’ultima formula ad avere più successo e a prevalere sulle altre ed è questa la ricetta che vi consigliamo.

La Ricetta

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OlfattoSi dice che l’olfatto sia il senso più antico, anche se poco considerato ai giorni nostri. Con il naso si possono riscoprire ricordi lontani, che si pensavano dimenticati per sempre, è il senso per eccellenza capace di solleticare l’inconscio. I profumi di Torino sono svariati, in particolare ci soffermeremo sulle caratteristiche di alcuni vini della zona, molto rinomati in tutto il mondo, ma non dimentichiamo certamente le essenze più delicate della città, quelle date dai fiori freschi e dalle erbe aromatiche. Così vi accompagneremo alla scoperta dei giardini di Torino, germoglianti di nuove emozioni, capaci di commuovere e rilassare chiunque decida di fare una passeggiata nei loro sentieri.

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I GIARDINITorino è molto attenta alle aree verdi. Per questo è ricca di parchi e viali alberati, che oltre a colorare la città la rendono anche più pulita. Un paradiso per gli amanti della natura: orti medievali, giardini reali, antiche riserve di caccia. Lasciatevi cullare dai profumi e dalle essenze di questa terra e ascoltate le storie che ha da raccontarvi.Nel percorso prenderemo in considerazione:

- Il giardino medievale di Palazzo Madama

- Il parco La Mandria e i giardini della Reggia di Venaria

- L’orto botanico

- Il Parco del Valentino

- Parco della Maddalena33

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Il giardino medievaleSe siete curiosi e vi trovate in Piazza Castello, avrete sicuramente già notato il grazioso giardino situato nel fossato di Palazzo Madama. Dalla piazza si può infatti avere una visuale su tutto l’orto medievale, con le aiuole di erbe medicinali, il roseto del principe e un giovane frutteto. Il giardino è esito di un’accurata ricerca che ha permesso di riprodurre fedelmente l’antico orto quattrocentesco voluto da Ludovico il Principe d’Acaia, signore di Torino e del Piemonte. Era parte essenziale della vita del castello, un luogo per la meditazione, la lettura e la conversazione, ma non solo. Qui venivano coltivate le piante destinate al sostentamento degli abitanti della fortezza. Un elemento che spinge inesorabilmente a una riflessione sul presente, in questo secolo dove le merci commestibili viaggiano più dell’uomo e la biodiversità è sottovalutata, forse dovremmo rimettere in discussione il nostro concetto di sviluppo?

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La MandriaIl parco, nato nel XVI secolo, è stato una riserva di caccia per la corte sabauda fino alla fine dell’ottocento, quando la riserva passò di proprietà ai Marchesi Medici del Vascello. Dopo svariate opere di bonifica, il parco prese l’aspetto attuale, ma a questo punto era diventato troppo impegnativo supportarlo economicamente e iniziarono i primi frazionamenti. La Fiat ne ricava così una pista di collaudo per automobili, altri ettari furono destinati ad un campo da golf e un appezzamento venne addirittura ceduto alla costruzione del complesso residenziale «I Roveri». Fortunatamente nel 1976 la Regione Piemonte ottiene i restanti terreni e due anni dopo istituisce il parco regionale La Mandria.Un luogo di incredibile biodiversità a pochi passi da Torino: rapaci di ogni genere, ungulati, insetti, anfibi e una vasta gamma di alberi ad alto fusto. È il parco per passare i caldi pomeriggi estivi, per passeggiare e andare in bicicletta, sembra essere una distesa infinita di prati e boschi con sentieri nascosti che meravigliano i passanti con i loro colori, la musicalità, le forme e i profumi avvolgenti.

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I giardini della Reggia di VenariaPasseggiando per La Mandria, si possono vedere al di là di una cinta i magnifici giardini della Reggia di Venaria. Sono stati aperti al pubblico da pochi anni, dopo un lungo periodo di restauri che hanno saputo riportare i paesaggi originari a tutta la loro sontuosità. Soprattutto durante la stagione calda la varietà di fioriture si svela un’esplosione di colori e profumi, indimenticabili!Un luogo dove passare giornate intere e perdersi nell’infinità dei suoi spazi, fatti di lunghe distese di siepi fiorite, fontane sfavillanti e viali illimitati.

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Giocare con le prospettive e la profondità, per poi vedere oltre le montagne nient’altro che il proprio stesso essere e sentirsi per un attimo sia padroni che frammenti di un mondo molto più grande.

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L’Orto BotanicoGli orti botanici sono musei viventi, per la divulgazione scientifica e il confronto. Inaugurato nel 1729 da Vittorio Amedeo II, fin dall’inizio l’Orto era destinato all’insegnamento di materie botaniche, in particolare per le piante medicinali. Così Torino divenne una delle città italiane preferite dagli studiosi di tutta Europa.La storia delle piante studiate nell'Orto si ritrova non solo nelle opere pubblicate dai botanici torinesi, ma anche nei volumi dell‘«Iconographia Taurinensis», un insieme di tavole ad acquerello illustrate da quattro artisti che si sono susseguiti per 140 anni. Un’opera unica nel suo genere. L’Orto è aperto al pubblico solo da Aprile a Settembre, mentre è utilizzato tutto l’anno dall’Università di Torino nel campo della ricerca.

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Parco del ValentinoIl parco del Valentino è il più famoso e antico parco pubblico della città. Situato vicino al centro, sulla sponda del Po, presenta una interessante avifauna che vi solleticherà l’udito mentre passeggiate, fate sport o vi riposate nei suoi prati. I primi segni del parco risalgono al seicento, anche se non a scopo pubblico. Solo nel 1863, grazie all’ architetto francese Barillet-Deschamps, viene realizzato il verde pubblico. Il curioso borgo «medievale» che sorge nel parco risale in realtà all'Esposizione Generale Italiana del 1884: una ricostruzione completa dello stile architettonico piemontese e valdostano del medioevo. Godetevi un attimo di pace fuori dal traffico cittadino e, guardando lo scorrere del Po, lasciate scorrere liberi i vostri pensieri.

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Parco della MaddalenaAnche noto come Parco della Rimembranza, è un giardino pubblico della collina di Torino che si snoda in una serie di sentieri minori che portano alla vetta: il Colle della Maddalena, punto più alto della città con i suoi 720 metri di quota. Salendo vi accorgerete che ogni albero ha una targhetta con il nome di un torinese caduto durante la Grande Guerra. Questo crea un’atmosfera particolare, dove convivono la vita e la morte, grazie alla natura che con la sua esuberante vivacità avvolge le fotografie in bianco e nero dei giovani scomparsi.

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All’arrivo vi accoglierà un ampio piazzale panoramico, con al centro il Faro della Vittoria, alta statua bronzea commissionata da Giovanni Agnelli, che decise di donarlo alla città per commemorare la vittoria dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Da qui si può godere di un panorama mozzafiato su tutta Torino e l’arco alpino, in particolare nei giorni ventosi.

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I VINI

- Il Barolo, prodotto nella zona del cuneese, è il vino dei nobili, considerato pregiatissimo dalle corti europee del XIX secolo;

- Il Barbaresco, prodotto nei comuni della zona di Alba, è ottimo con carne rossa e selvaggina;

- Il Barbera, è il vino più amato dai piemontesi, che gli attribuiscono anche facoltà medicinali, ottimo durante i pasti;

- Il Grignolino, prodotto sulle colline astigiane, di un color rosso rubino, si accompagna bene con tutto;

- Il Moscato, prodotto in provincia di Asti, uno dei pochi vini bianchi della zona, profumo intenso, perfetto con i dessert.

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La zona del torinese e in generale tutto il Piemonte godono di fama mondiale nella produzione di vini di alta qualità. Una tradizione nata secoli fa ai confini della città, tra vendemmie e feste popolari, uniche occasioni di incontro e divertimento in una civiltà prevalentemente contadina. Sentite nei calici profumati la storia e la cultura di questa popolazione, assaporate lentamente e ogni sorso vi suggerirà qualche nuova emozione. Tra i vini più famosi della zona ci sono:

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TattoOrgano sensoriale diretto, con il tatto non si possono certo lasciare ambiguità. Le mani sono tra le prime parti del corpo che impariamo ad usare, attraverso queste percepiamo le forme, il calore, la consistenza degli oggetti che ci circondano, ma non solo. Con le mani possiamo creare e distruggere, menare e accarezzare. Una lama a doppio taglio, che fin da piccoli ci affascina, ricordandoci di continuo la nostra diversità dal mondo animale.

Imparate a sfiorare Torino con le vostre dita, a percepire i suoi profili caratteristici e non dimenticherete i suoi lineamenti, morbidi e dolci, aggrovigliati secondo complessi schemi geometrici.

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Dove sono le mani di Torino? Senza dubbio al municipio, Palazzo di Città, dove le istituzioni si impegnano per realizzare concretamente una città attiva e accogliente, in continua evoluzione. Il luogo in cui le manifestazioni prendono forma, fino ad arrivare ad essere presentate ai cittadini.E i piedi? Gli appassionati di sport non potranno mancare i palazzetti dello sport, veri templi dell’agonismo, molti dei quali ristrutturati in occasione dei giochi olimpici invernali del 2006 da architetti di fama mondiale.

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le MANI: Palazzo di CittàIl Palazzo di città è la sede del municipio di Torino. Posto nel cuore del centro, ha una storia antica e piena di aneddoti. Alcuni studi recenti fanno risalire le fondamenta all’epoca romana, una storia iniziata secoli fa. Secondo le ricerche il sito ospitò a lungo il foro, centro dell’attività politica, economica e sociale della città. In seguito, con l’arrivo del medioevo, l’attività politica venne abbandonata e la piazza ebbe una vocazione prevalentemente commerciale. Così venne scavata una cisterna per raccogliere l’acqua piovana e costruito un arco di mattoni, che la divideva in due. Una parte, la cosiddetta Piazza delle Erbe, era dedicata alla vendita degli ortaggi, mentre l’altra, chiamata Piazza del Grano era riservata al commercio del pane e delle granaglie.

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Il mercato restò a lungo, finché nel 1756 iniziò l’opera di restauro, che abbellì la piazza con un elegante porticato e il monumento ad Amedeo VII di Savoia, il Conte Verde. Fu per lo stato sabaudo un eroe, capace di amministrare con saggezza e giustizia. Era conosciuto con questo nomignolo perché nei tornei era solito indossare armi e vessilli di colore verde. Nei secoli su di lui fiorirono molte leggende che lo vedevano come fondatore di un ordine cavalleresco.Infine nel XVII secolo nella piazza più antica di Torino venne costruito il palazzo municipale dall’architetto Lanfranchi, un uomo amante dell’ordine e della disciplina, che ha reso il municipio un palazzo rigorosamente geometrico. Con una scala che porta al loggiato, un salone principale e una balconata sorretta da colonne.Soffermatevi sulla particolare posizione del terrazzo, sembra aprirsi con passione alla città per accogliere a braccia aperte le richieste dei suoi cittadini.

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i PIEDI: Lo Stadio OlimpicoDa sempre gli esseri umani sono affascinati dalla competizione, fin dall’antica Grecia si organizzano giochi e gare, per il puro gusto del divertimento. Ogni città possiede almeno un tempio dello sport, e a Torino il luogo per eccellenza è lo Stadio Olimpico. Una tappa obbligatoria per gli amanti del calcio, ha ospitato fino al 2011 le partite della Juventus e del Toro. Un’opera nata nel 1933 in occasione dell’inizio dei Littoriali, manifestazioni sportive universitarie volute dal fascismo. Inizialmente non ospitava partite di calcio, era un campo di atletica, solo dal 2006 divenne la sede delle due squadre torinesi, anno in cui venne restaurato per le olimpiadi. Lo Stadio Olimpico è stata la prima struttura a rispettare rigorosamente la legge Pisanu, per la sicurezza negli stadi. Se avete la fortuna di entrare, ammirate l’imponenza della struttura, sembra essere sospesa nel tempo e nello spazio, una sorta di portale verso un altro mondo fatto di appassionanti competizioni, impegno e sogni avverati.

45Anni ‘30 Oggi

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Il PalavelaPalazzo incredibile per la sua originalità, chiunque provi ad osservare le sue forme resterà sbalordito dalla fluidità e dalla complessità dei diversi volumi che lo compongono. A seconda del punto di vista varia, una struttura in continuo movimento che sembra riflettere più l’anima dell’osservatore che una solida struttura architettonica. Il suo fascino è nato in occasione del primo centenario dell’unità d’Italia, a opera degli architetti Annibale e Giorgio Rigotti, che costruirono una grande volta di cemento armato chiusa verticalmente da grandi vetrate.Per ospitare una pista di pattinaggio durante le olimpiadi, venne ristrutturato, cambiando aspetto parecchie volte davanti ai torinesi, che seguirono la metamorfosi con entusiasmo, in particolare quando, tolto tutto l’interno, il Palavela era diventato un’unica leggera volta di cemento, bellissima ma poco funzionale. Quando i lavori terminarono, il palazzo si presentò come lo vediamo noi oggi. All’interno c’è una piastra polivalente, in inverno aperta ai pattinatori.

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GUSTO: Chiara Di Maria

UDITO/OLFATTO: Caterina Accotto

TATTO: José SantoroVISTA: Pauline Diakhaté

Progetto di Storia dell’Arte della classe IV del liceo Altiero Spinelli di Torino (prof. P. Bormida e J.Holmes) a cura di:

Fonte delle Immagini: internetCoordinamento e grafica: Caterina Accotto