Topi morti nei fagiolini veleno nell'insalata, cinghiali al Cesio 137... che succede?

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Topi morti nei fagiolini, veleno nell'insalata, cinghiali al Cesio 137... che succede? Dopo il caso Findus, che ha animato le coscienze in tutta Europa e nel resto del mondo, le notizie riguardanti alimenti sospetti o dichiaratamente rischiosi per la salute si sono susseguite a catena. Ogni giorno ne scopriamo una nuova e ogni giorno ci troviamo a osservare con titubanza il nostro piatto chiedendoci "sono sicuro di sapere cosa sto mangiando?". Gli articoli sui quotidiani e i servizi sui telegiornali nazionali hanno dell'incredibile: dalle torte al cacao e mandorle di Ikea, ritirate dal mercato perché sospettate di contenere batteri fecali (cosa a dir poco sconvolgente, sinonimo di scarso igiene e di controlli approssimativi), passando per icinghiali radioattivi della Valsesia (risultato delle emissioni radioattive di Chernobyl... ah sì? Non ci avevano detto che potevamo stare tranquilli?), fino ad arrivare al topo morto nei fagiolini in barattolo. Eh già, proprio così, un topo morto. Questa volta "Sua Eminenza Grigia" è un altro colosso dell'economia mondiale, la catena di supermercati Carrefour: in Francia un cliente, aprendo una scatola di fagiolini "Grand Jury" (che tra l'altro aveva ricevuto recentemente un premio qualità), si è trovato faccia a faccia con un topo morto... Ok, il Servizio Consumatori si è scusato con gli acquirenti, ma mi chiedo, come è possibile che un topo finisca dentro un barattolo? Dove sono finiti i controlli? Davvero dobbiamo credere agli spot pubblicitari che raccontano di biscotti "fatti come una volta", fette biscottate "lievitate naturalmente", uova "controllate una ad una"? Non sarà che, per caso, ci troviamo invece di fronte a catene di montaggio dove la massima preoccupazione riguarda il profitto e non la salute e la soddisfazione del consumatore? Allora, uno si dice, va bene smetto di mangiare carne, roba in barattolo e dolci preconfezionati... ma, vi assicuro, nemmeno così si può star tranquilli. Sì, perché la buona nuova di questi giorni ha a che fare con l'insalata, quella tenera e verde lattughina che nel nostro immaginario rappresenta la frontiera perduta del benessere. In Germania è stata sequestrata una partita di lattuga prodotta in Campania, perché contenente veleno per topi. Giustamente, avranno utilizzato il veleno proprio per non fare la figura del Carrefour con il caso del topo morto (!!!)... ma pensate a cosa sarebbe potuto succedere se quelle verdure fossero arrivate al consumatore... Il problema è serio, e giorno dopo giorno lo diventa ancora di più. Senza voler per forza cadere nel complottismo, c'è sicuramente qualcosa che non quadra, il "non detto", la mancanza di comunicazione, il dare per scontato il consumatore è qualcosa che non si avvicina neppure lontanamente alle belle espressioni che i boss del settore alimentare utilizzano oramai quasi come intercalari: "tracciabilità", "qualità", "tutela del consumatore". Va bene, allora magari stasera fate una pazzia e provate un bel ristorante di lusso, buttate un pò di soldi per mangiare qualcosa di buono e controllato... sceglietene uno simile al Noma, raffinato ristorante di Copenhagen, il migliore al mondo secondo l'elenco stilato da San Pellegrino... attenti però alla gastroenterite virale, visto che proprio in questo ameno tempio della gastronomia, poche settimane fa, 63 clienti si sono ritrovati a concludere la serata alla toilette. E' proprio vero, di questo passo il genere umano si avvicinerà sempre di più all'estinzione. E forse, dico forse, l'estinzione ce la meritiamo tutta.

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Topi morti nei fagiolini, veleno nell'insalata, cinghiali al Cesio 137... che succede?

Dopo il caso Findus, che ha animato le coscienze in tutta Europa e nel resto del mondo, le notizie riguardanti

alimenti sospetti o dichiaratamente rischiosi per la salute si sono susseguite a catena. Ogni giorno ne

scopriamo una nuova e ogni giorno ci troviamo a osservare con titubanza il nostro piatto chiedendoci "sono

sicuro di sapere cosa sto mangiando?".

Gli articoli sui quotidiani e i servizi sui telegiornali nazionali hanno dell'incredibile: dalle torte al cacao e

mandorle di Ikea, ritirate dal mercato perché sospettate di contenere batteri fecali (cosa a dir poco

sconvolgente, sinonimo di scarso igiene e di controlli approssimativi), passando per icinghiali radioattivi

della Valsesia (risultato delle emissioni radioattive di Chernobyl... ah sì? Non ci avevano detto che potevamo

stare tranquilli?), fino ad arrivare al topo morto nei fagiolini in barattolo. Eh già, proprio così, un topo morto.

Questa volta "Sua Eminenza Grigia" è un altro colosso dell'economia mondiale, la catena di supermercati

Carrefour: in Francia un cliente, aprendo una scatola di fagiolini "Grand Jury" (che tra l'altro aveva ricevuto

recentemente un premio qualità), si è trovato faccia a faccia con un topo morto... Ok, il Servizio Consumatori

si è scusato con gli acquirenti, ma mi chiedo, come è possibile che un topo finisca dentro un barattolo? Dove

sono finiti i controlli?

Davvero dobbiamo credere agli spot pubblicitari che raccontano di biscotti "fatti come una volta", fette

biscottate "lievitate naturalmente", uova "controllate una ad una"? Non sarà che, per caso, ci troviamo invece

di fronte a catene di montaggio dove la massima preoccupazione riguarda il profitto e non la salute e la

soddisfazione del consumatore? Allora, uno si dice, va bene smetto di mangiare carne, roba in barattolo e

dolci preconfezionati... ma, vi assicuro, nemmeno così si può star tranquilli.

Sì, perché la buona nuova di questi giorni ha a che fare con l'insalata, quella tenera e verde lattughina che nel

nostro immaginario rappresenta la frontiera perduta del benessere. In Germania è stata sequestrata una

partita di lattuga prodotta in Campania, perché contenente veleno per topi. Giustamente, avranno utilizzato

il veleno proprio per non fare la figura del Carrefour con il caso del topo morto (!!!)... ma pensate a cosa

sarebbe potuto succedere se quelle verdure fossero arrivate al consumatore...

Il problema è serio, e giorno dopo giorno lo diventa ancora di più. Senza voler per forza cadere nel

complottismo, c'è sicuramente qualcosa che non quadra, il "non detto", la mancanza di comunicazione, il

dare per scontato il consumatore è qualcosa che non si avvicina neppure lontanamente alle belle espressioni

che i boss del settore alimentare utilizzano oramai quasi come intercalari: "tracciabilità", "qualità", "tutela del

consumatore".

Va bene, allora magari stasera fate una pazzia e provate un bel ristorante di lusso, buttate un pò di soldi per

mangiare qualcosa di buono e controllato... sceglietene uno simile al Noma, raffinato ristorante di

Copenhagen, il migliore al mondo secondo l'elenco stilato da San Pellegrino... attenti però alla gastroenterite

virale, visto che proprio in questo ameno tempio della gastronomia, poche settimane fa, 63 clienti si sono

ritrovati a concludere la serata alla toilette. E' proprio vero, di questo passo il genere umano si avvicinerà

sempre di più all'estinzione. E forse, dico forse, l'estinzione ce la meritiamo tutta.