Tofana di Rozes - Paolo VI

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Pilastro di Rozes, Paolo VI Relazione da una ripetizione del Luglio 2014. Primi salitori : Lorenzo Lorenzi, Albino Michielli, Bruno Menardi, Carlo Gandini, e Arturo Zardini dal 17 al 22 giugno 1963. Difficoltà : VI+/A1, EDinf. Lunghezza : circa 600 metri. Tempi : 10/12 ore. Materiale : nei primi 4 tiri, con roccia grigia e molto compatta, la chiodatura è essenziale. Il resto della via invece è decisamente ben chiodato (portare 18/20 rinvii), ma non sempre in modo affidabile. Nel 2013 (in occasione del cinquantenario della prima salita) a quasi tutte le soste è stato aggiunto (almeno) un fix ed anche sui tiri più duri se ne incontra qualcuno; tale operazione ha senza dubbio ridotto l’ingaggio complessivo della via, ma ha altresì permesso di percorrerla senza rischi eccessivi azzardando anche la libera nei tratti più duri. La maggior parte dei chiodi tradizionali sono spessorati con zeppe di legno dall’aspetto non proprio sano e richiedono pertanto un po’ di attenzione e delicatezza nei tratti di artificiale.

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Pilastro di Rozes, Paolo VI

Relazione da una ripetizione del Luglio 2014. Primi salitori: Lorenzo Lorenzi, Albino Michielli, Bruno Menardi, Carlo Gandini, e Arturo Zardini dal 17 al 22 giugno 1963. Difficoltà: VI+/A1, EDinf. Lunghezza: circa 600 metri. Tempi: 10/12 ore. Materiale: nei primi 4 tiri, con roccia grigia e molto compatta, la chiodatura è essenziale. Il resto della via invece è decisamente ben chiodato (portare 18/20 rinvii), ma non sempre in modo affidabile. Nel 2013 (in occasione del cinquantenario della prima salita) a quasi tutte le soste è stato aggiunto (almeno) un fix ed anche sui tiri più duri se ne incontra qualcuno; tale operazione ha senza dubbio ridotto l’ingaggio complessivo della via, ma ha altresì permesso di percorrerla senza rischi eccessivi azzardando anche la libera nei tratti più duri. La maggior parte dei chiodi tradizionali sono spessorati con zeppe di legno dall’aspetto non proprio sano e richiedono pertanto un po’ di attenzione e delicatezza nei tratti di artificiale.

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Oltre alla normale dotazione ed una serie di friends (fino al due), si consiglia pertanto anche il fiffi ed una staffa a testa (per sollecitare meno i chiodi sull’artificiale e per faticare meno), martello ed una scelta di chiodi (attualmente non indispensabili ma possono risultare utili per rimpiazzare/ribattere eventuali chiodi mancanti o fuoriusciti). Commento: nel vedere il lavoro di chiodatura certosino realizzato da Strobel e compagni su una parete così severa non si può non rimanere affascinati e pensare a quanta fatica e sia loro costato !! La parete è costantemente aerea e, strabiliantemente, regala molti tratti in arrampicata libera su difficoltà più contenute (6a/6b) rispetto a quanto si potrebbe pensare guardandola dal basso; pur mantenendo tratti in artificiale, infatti, c’è sempre anche molta arrampicata libera … e anche molto divertente (sicuramente si arrampica e ci si diverte molto di più rispetto alla “sorella maggiore” Hasse-Brandler) !! Chiaramente (essendo la parete molto aggettante) l’arrampicata è in generale fisica; tuttavia, la roccia nel complesso è buona (tranne qualche tiro come il 9° ed il 14°) e contribuisce a rendere l’arrampicata molto piacevole… assolutamente da non perdere, sia per quanti, fortissimi, vogliano provare la libra che per quanti prediligano ravanare in artificiale !! Avvicinamento: dal Rifugio Dibona seguire la carrozzabile che sale verso il Rif. Giussani (oppure le innumerevoli scorciatoie/sentieri che salgono più direttamente) fino a portarsi all’altezza della base delle pareti. Seguire quindi il comodo sentiero che in piano traversa a sx passando alla base del primo spigolo; poco oltre quest’ultimo si sale nel canale tra il primo spigolo ed il pilastro di Rozes portandosi sotto la verticale di una evidente macchia bianca. Si attacca in prossimità di una cengetta che traversa verso sx (la più alta delle due). 45’ circa dal Rifugio Dibona. Descrizione: � 1° tiro: traversare sulla cengia fin sotto l’evidente breve diedrino sovrastante e risalire la placchetta fino a raggiungerlo (chiodo spessorato con una zeppa di legno); ribaltarsi alla sx del diedro con passo difficile e proseguire quindi più facilmente su terreno articolato (clessidra) fino ad un piccolo gradino dove si sosta su 1 fix e 2 chiodi. [40 m, VI] � 2° tiro: a dx con passo non banale a prendere una lama; proseguire su terreno più facile (2 chiodi) puntando una evidente scaglia sopra la quale si sosta su 1 fix ed 1 chiodo [30 m, V+] � 3° tiro: superare la placca sulla sx della sosta e proseguire quindi verso dx (2 chiodi) in un diedro; traversare a metà del diedro a sx puntando a una sosta su 2 chiodi con cordone (da saltare), poco più sopra sulla sx si trova la sosta su un fix ed un chiodo. [30 m, V] � 4° tiro: a sx a prendere l’evidente diedro che si segue scalando la placca alla sua dx fino a raggiungere delle rocce facili che conducono alla prima cengia; sosta su un fix e due chiodi alla base di una evidente fessura [50 m, V] � 5° tiro: si segue la fessura per qualche metro (fix) e ci si sposta quindi a dx (chiodo) verso un evidente diedro (fix). Si segue il diedro fino a sotto un piccolo strapiombo dal quale si esce a dx (fix); si seguono quindi i numerosi chiodi (non sempre affidabilissimi) fino alla sosta su 1 fix e due chiodi su comodo terrazzino. [40 m, VI/A0 oppure VII, 14/15 chiodi] � 6° tiro: non seguire i fix di una via sportiva a sx, bensì salire obliquando a dx seguendo dapprima una evidente lama e spostarsi successivamente ancora verso dx (chiodo); proseguire

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quindi verticalmente su bella placca (8/9 chiodi) fino a sotto l’evidente tetto dove si sosta su due fix (a dx c’è la vecchia sosta su 2 chiodi a pressione). [30 m, VI–/A0 oppure VII] � 7° tiro: si supera il tetto con l’ausilio di due chiodi rovesci, una clessidra ed un fix e si traversa quindi due metri a dx a prendere un piccolo diedro che si segue per qualche metro (scomoda sosta eventuale su chiodi); proseguire sulla placca sovrastante fino alla sosta su 2 fix sotto il tetto successivo. [20 m, VI/A1] � 8° tiro: superare il tetto sulla dx (2 chiodi + fix + chiodo a pressione) e continuare con andamento obliquo sulla dx (numerosi chiodi) fino a portarsi pochi metri sotto l’evidente seconda cengia (clessidra); un passo difficile in libera permette di raggiungere la suddetta cengia dove si sosta comodamente (qualche metro sulla sx) su un fix e 2 chiodi [40 m, VII–/A1] � 9° tiro: si prosegue nel diedrino terroso e friabile fino al primo fix e si aggira il marcio risalto successivo sulla dx (chiodo); reimmettersi nel sovrastante diedrino (fix) e superarlo su roccia friabile (numerosi chiodi e 2 fix) fino ad una zona appoggiata. Traversare a sx 6/7 metri e superare un muretto verticale (fix) fino ad un buon terrazzino dove si sosta su un fix e 2 chiodi. Tiro scabroso. [40 m, VI/A0 oppure VII] � 10° tiro: superare il muretto sovrastante la sosta sulla sx (chiodi + 1 fix) fino ad un ballatoio (chiodo) che permette di traversare due metri a sx (chiodo) fino ad immettersi in un diedro che si segue fino alla sosta su un fix e due chiodi. [20 m, VI+/A0] � 11° tiro: rinviare poco sopra e a dx della sosta l’evidente chiodo spessorato con 7 zeppe di legno (record) e con passo atletico arrivare a brancare il fix sovrastante; si prosegue in artificiale su muro leggermente strapiombante (numerosi chiodi non sempre ottimi) fino ad un piccolo gradino dove si sosta su 2 fix. Tiro quasi completamente in artificiale. [20 m, VI+/A1] � 12° tiro: il famoso tiro degli occhiali. Si supera la placca a sx della sosta (chiodo + fix) e si traversa fino a prendere una fessura (chiodi). Con passo atletico si rimonta un gradino e si continua (tratto in libera duro) fino a dove la fessura si esaurisce contro un muro strapiombante che si supera in artificiale (numerosissimi chiodi); dall’ultimo chiodo l’inclinazione della parete si abbatte e traversando sulla sx si giunge alla comoda sosta su 1 fix e 2 chiodi [25 m,VI+/A1]

� 13° tiro: si supera il breve muretto sopra la sosta (3 chiodi) e si traversa a sx fino ad immettersi in una facile rampa ascendente verso dx; superare il breve muretto al termine della rampa (2 chiodi) e proseguire più facilmente fino ad un buon terrazzo con clessidrone gigante. [60 m, VI+] Da questa sosta eventualmente è possibile ricongiungersi ed uscire dalla Costantini-Apollonio (traversare/obliquare a sx sotto la fascia gialla della parete fino a raggiungere lo spigolo e continuare nel facile canale retrostante) � 14° tiro: sulla sx con percorso non obbligato fino a dove la roccia diventa gialla e friabile; non salire fino alla fine del diedro sulla sx, bensì uscire a dx per un friabile diedro fino ad un piccolo terrazzo con una buona clessidra sulla sx. [50 m, V] � 15° tiro: traversare 10 metri a dx fino ad una zona più facile e salire circa 5 metri (chiodo); superare quindi sulla sx un breve muretto (chiodo) e traversare successivamente a dx (chiodo) seguendo una fessura orizzontale per 3/4 metri. Superare il sovrastante muretto (4 chiodi) fino alla sosta su 3 chiodi (di cui uno mio) su piccolo terrazzino. [40 m, VI/A0]

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� 16° tiro: traversare a sx fino a sotto la verticale del camino nero (2 chiodi). Proseguire nel camino nero (chiodo) e superare la strozzatura fino a quando questo piega a sx; uscire quindi sul muretto di dx (4 chiodi) e traversare facilmente a dx (chiodo) fino ad un bellissimo terrazzo dove si sosta su un fix ed un chiodo [30 m, V+/A0 oppure VI+] � 17° tiro: traversare a dx 3 metri fino al termine del terrazzino ed allungarsi fino a moschettonare il primo chiodo; posizionare la staffa, spaccare su di essa ed appendersi al chiodo come uno scoiattolo (passo funambolico). Da qui ci si allunga al chiodo successivo e si esce più facilmente sulla dx (chiodo). Si prosegue nel facile diedro successivo e poi sulla cresta di dx fino ad un ripiano dove si incontra la sosta su un fix ed un chiodo. [45 m, V+/A1] Discesa: traversare sulla dx e salire leggermente fino a ricongiungersi sulla evidente traccia all’uscita della Costantini-Apollonio/Costantini-Ghedina. Seguire tale traccia verso dx perdendo leggermente quota fino a ricongiungersi con la traccia di discesa dall’uscita del primo spigolo (che traversa in piano sul ghiaione sottostante. Da qui seguire una evidente cengia esposta che si segue verso dx (anelli cementati) fino ad una zona facile. Da qui in breve al Rif. Giussani ed al parcheggio tramite comoda mulattiera. In caso di innevamento la discesa può risultare complicata e può richiedere qualche variante a seconda delle condizioni.

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Sulle compatte placche grigie iniziali (2° tiro).

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Nel diedro del 5° tiro, poco sopra la prima cengia.

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Vecchio e nuovo a confronto…

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Sulle bellissime placche gialle della parte centrale.

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Sulla placca che permette di raggiungere il camino nero (16° tiro).

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Poco sopra il passo di artificiale dell’ultimo tiro.