Diocesi di Como - Scuola per operatori di pastorale familiare - 19 gennaio 2013.
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La pastorale familiare in cammino
Diocesi di Crema Ufficio per la Pastorale della Famiglia
Anno pastorale 2012 -‐ 2013
In ascolto delle relazioni d’amore
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Prefazione del Vescovo
Il breve testo che state sfogliando, proposto dall’Ufficio per la Pastorale della Famiglia, porta un sottotitolo significativo: “la pastorale familiare in cammino”.
Non potrebbe essere altrimenti! Parlare di “pastorale” e, nello specifico, di “pastorale familiare”, significa entrare nell’universo di persone concrete, di uomini e donne, di volti segnati dal cammino quotidiano fatto di lavoro, di scuola, di gioia e sofferenza, di relazioni a volte problematiche, di attese e della grazia che il Signore continua a concedere.
Pastorale è cammino che parte da tappe già percorse (il testo ricorda il grande appuntamento mondiale del “Family 2012” con Papa Benedetto a Milano, ma anche i percorsi di preparazione al matrimonio cristiano e le molte altre iniziative della Diocesi e delle parrocchie) e indica mete raggiungibili, a condizione, appunto, di camminare.
Di ritorno dall’incontro coi giovani a Rio de Janeiro, ai giornalisti che lo intervistavano, Papa Francesco ha anticipato che il tema della pastorale familiare (e non solo quello dei separati/divorziati!) sarà prioritario nell’agenda dei Cardinali che a ottobre dovranno dare indicazioni sulla vita di tutta la comunità ecclesiale. E anche la Settimana Sociale dei Cattolici Italiani (12/15 settembre 2013), tanto per fare un esempio, avrà come tema: “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana”.
Tutto questo spiega lo sforzo fatto dall’Ufficio diocesano per la Pastorale della Famiglia, che ringrazio di vero cuore, per offrire indicazioni operative valide per tutti coloro che lavorano nei diversi ambiti della pastorale delle famiglie.
A partire da alcune considerazioni teologiche, che andranno ulteriormente approfondite per divenire tesoro consapevole di ogni credente, il testo indica prospettive e proposte da sperimentare “in sinergia con le diverse Parrocchie”. Credo che a nessuno sfugga la necessità di lavorare insieme, anche tenendo conto della grande mobilità che caratterizza oggi la vita delle nostre famiglie e la “trasversalità” degli ambiti che si toccano: la scuola e i cammini educativi, il mondo del lavoro, l’assistenza sanitaria, l’economia, la vita ecclesiale….
Esistono già dei “cammini in corso”, che vanno ulteriormente sostenuti: i percorsi verso il matrimonio cristiano (la CEI ha da poco dato alle stampe un testo molto significativo al riguardo), le esperienze dei “gruppi famiglia” – mi auguro che essi possano crescere sia in ambito parrocchiale che zonale -‐ la costituzione di un “Tavolo dei Referenti” e l’accompagnamento delle relazioni in difficoltà.
Ci sono poi dei “cammini da percorrere”, secondo quanto indicato nell’ultima parte di questo testo e… secondo quello che la fantasia dello Spirito Santo non mancherà di suscitare ancora!
Con la mia benedizione:
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1. La Pastorale familiare in cammino A partire dalle riflessioni compiute negli scorsi anni con don Franco Mandonico e le coppie accompagnatrici del percorso di preparazione al matrimonio cristiano, e da quanto emerso dal lavoro dello scorso anno da parte di tutte le componenti della pastorale che lavorano per il bene della famiglia, dal tavolo dei referenti all’Ufficio Famiglia all’esperienza del “Family 2012”, abbiamo ritenuto di considerare come fondamentali alcune linee guida che orienteranno il cammino della pastorale familiare. 1.1 Favorire una maggiore consapevolezza del valore del Sacramento del Matrimonio e della differenza cristiana del matrimonio, in termini di fiducia nella bontà dell’amore di coppia e nella presenza benedicente di Dio con noi. “Il patto con cui l’uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita... tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento” (Catechismo Chiesa Cattolica – Codice di Diritto Canonico)”.
Il Catechismo collega il sacramento dell’Ordine e del Matrimonio sotto il titolo “I sacramenti del servizio della comunione” (nn. 1533-‐1535) ed afferma: “L’Ordine e il Matrimonio sono ordinati alla salvezza altrui. Se contribuiscono anche alla salvezza personale, questo avviene attraverso il servizio degli altri. Essi conferiscono una missione particolare nella Chiesa e servono all’edificazione del popolo di Dio” (1534).
E nel Compendio è scritto: “Due Sacramenti, l’Ordine e il Matrimonio, conferiscono una grazia speciale per una missione particolare nella Chiesa a servizio dell’edificazione del popolo di Dio. Essi contribuiscono in particolare alla comunione ecclesiale e alla salvezza degli altri” (n. 321).
Alla luce di questi testi, è possibile prendere consapevolezza e riconoscere effettivamente che Ordine e Matrimonio sono tutti e due sacramenti “posti per manifestare Gesù: l’uno in nome di Gesù a pascere la Chiesa, l’altro a manifestare di Gesù il suo amore alla Chiesa”. Da questa riconosciuta dignità sacramentale può già emergere molto. Tra l’altro il testo conciliare Lumen gentium afferma: “I coniugi cristiani, in virtù del sacramento del matrimonio significano e partecipano il mistero di unità e di fecondo amore che intercorre fra Cristo e la Chiesa” (n. 11).
Quanto scrive il Catechismo della Chiesa cattolica porterebbe a riconsiderare l’approccio che solitamente abbiamo quando consideriamo la famiglia nella pastorale, in particolare quando al termine “matrimonio” viene preferito quello di “famiglia”. L’abbandono del termine “matrimonio” per usare quello di “famiglia” provoca uno spostamento di prospettiva, non del tutto positivo. Si passa a ritenere la famiglia destinataria dell’azione pastorale mentre, più propriamente e primariamente, il matrimonio con il sacramento dell’Ordine, in base a quanto scritto nel Catechismo, sono soggetti integrali della missione della Chiesa. L’attenzione prioritaria non è quella di “fare qualcosa per...” ma è quella di “dare e riconoscere” al sacramento del Matrimonio il compito e la missione che il Signore gli ha affidato nella Chiesa e nella storia degli uomini: essere segno dell’unione di Cristo con la sua Chiesa.
Siamo soliti segnalare che “mancano in genere nelle nostre comunità proposte pensate espressamente per le famiglie”; con questo rischiamo di perdere di vista la questione essenziale: consentire al sacramento del Matrimonio di esplicitare il suo essere ordinato alla salvezza altrui.
Contributo di don Franco Mandonico all’Assemblea Ecclesiale 2011
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Sposarsi in chiesa vuol dire rispondere ad una chiamata al servizio nella comunità cristiana: il servizio dell’amore. L’amore di due sposi è il segno più forte dell’amore di Dio. Egli ci vuole bene attraverso l’amore umano; ogni volta che vediamo due sposi che si vogliono bene – che si amano, si perdonano, si accolgono, costruiscono insieme nell’ascolto e nel dialogo continuo la loro vita, che “si impegnano” l’uno per l’altro – lì noi incontriamo la presenza dell’amore di Dio che si fa carne, diventa storia, diventa un incoraggiamento a lasciarsi coinvolgere nell’avventura cristiana dell’amore, della carità di Dio, amore gratuito, incondizionato, inesauribile.
Il sacramento dà una particolare grazia per esprimere qualcosa del mistero di Dio: esprime non solo che Dio ama, ma esprime in modo concreto, umano, sperimentabile da tutti, come Dio ama. C’è un progetto che affonda le sue radici nella Creazione e questo progetto è l’amore; l’amore che è contenuto e vissuto in ogni amore. C’è quindi un sacramento specifico in senso cristiano ma anche una dimensione originaria del sacramento che affonda la sua radice nella creazione dell’uomo e della donna. 1.2 Mettere al centro la relazione: ‘custodire, curare e far crescere’ la relazione di coppia e quindi la famiglia; la relazione e ciò che genera è il primo grande valore benedetto da Dio. Da quanto detto emerge che il sacramento è il segno della benedizione di Dio su una relazione che è da custodire, che può crescere nell’amore ma solo con il nostro libero consenso, con la nostra volontà e la nostra dedizione. Gli sposi e Dio ne sono in un certo modo “corresponsabili”, perché ciascuno deve fare la sua parte. Dio non fa niente senza il nostro assenso.
“Il prendersi cura” non è uno sfizio per la coppia ma un servizio e una ricchezza che la coppia/famiglia offre alla Chiesa, in quanto amandosi sempre più autenticamente manifesta l’amore di Gesù per la sua Chiesa, di Dio per il suo popolo.
Qual è la specificità del sacramento che viviamo e che incarniamo?
È attenzione alla relazione, è “il prendersi cura”, è vivere incarnati nel quotidiano, inteso come ricchezza e non come peso. Non a caso ci è affidata la quotidianità della vita, nei suoi aspetti più semplici e concreti, non perché la viviamo come un peso o qualcosa che ha poco valore, ma perché vi troviamo il senso profondo e la trasformiamo in gioia, in valore, in momento di grazia. Affinché nella relazione non si cerchi tanto di cambiare l’altro, ma soprattutto ognuno cerchi, grazie all’azione dello Spirito di Gesù risorto, di lavorare su sé stesso (questo si che ci è chiesto, e si fa già una gran fatica…).
Il modello è quello della famiglia di Nazareth dove Gesù figlio di Dio si è “accontentato” di vivere 30 anni della sua vita in modo semplice, come tutti i suoi coetanei, giocando, mangiando, studiando, lavorando, pregando e relazionandosi con le persone che lo circondavano senza in questo distinguersi dai concittadini (non è costui il carpentiere, il figlio di Giuseppe?..).
Dio stesso dice a ognuno di noi (Apocalisse, Cap. 3, versetto 20): “ecco io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”; Dio non ci chiede quindi gesti eclatanti ma ci chiede “solo” di aprirgli la porta della nostra vita per poter condividere con noi, per esempio, un aspetto in apparenza così banale come una cena.
Ma qual è l’identità della coppia, se non essere un luogo di amore e di comunione? Partendo dall’estrema diversità raggiungere la massima unità e renderla feconda per la vita e per il mondo.
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Non è piccola cosa. Mettere in moto nella profondità dello Spirito, con la totalità della propria vita, il proprio dinamismo di amore.
Questo amore è la grande ricchezza da valorizzare, la pianta buona (e fragile) da coltivare! Non è forse la fragilità dei rapporti affettivi e di coppia una delle grandi questioni del nostro tempo, prima ancora delle difficoltà della formazione cristiana dei giovani? 1.3 Valorizzare le coppie e le famiglie non per i servizi che possono prestare in Parrocchia, ma per quello che esprimono e manifestano: essere con il loro amore segno dell’amore di Dio per la Chiesa. Annunciamo l’identità sponsale specifica che vada oltre il generico, mettendo in atto delle strategie di formazione dei fidanzati, e ancor prima dei giovani all’amore e dei genitori nel loro compito formativo ed educativo.
E’ necessario mettere in atto delle realtà di formazione al Sacramento, non basta prepararsi con pochi incontri; occorrerebbe un cammino per cui quegli incontri siano il vertice di un’intera maturazione, anche se è un cammino che deve durare anni.
Aiutiamo la coppia man mano che cresce, soprattutto quando è giovane, a vivere la propria esperienza, a vivere la pienezza di sé anche nella partecipazione ecclesiale, sociale, ecc. C’è anche tutto un arco di ministerialità, di servizio, di missione della coppia, da riscoprire.
La pastorale familiare/matrimoniale dovrebbe quindi muovere la sua azione a partire da questa prospettiva. C’è la tentazione di chiedere sempre qualcosa alle famiglie ma non di ascoltarle e valorizzarle per quello che esprimono. C’è attenzione alla famiglia in quanto supporto per alcuni servizi (oratorio, bar, catechisti…ecc.), non al suo valore in sé.
Compito delle nostre comunità è mettere in campo un aiuto alle famiglie ad essere sempre meglio coppia/famiglia, ad essere sempre più segno d’amore.
Per cui dovrebbe starci a cuore che questa “lampada” possa risplendere e dare i suoi benefici. “Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro?” (Mc 4,21) Come? E’ da ascoltare, condividere e confrontarci.
1.4 Farsi prossimo verso tutte le famiglie, anche quelle non inserite nella Comunità cristiana, sapendo guardare cioè anche oltre i ‘soliti noti’, oltre la soglia delle nostre chiese.
Accogliamo con rispetto i cammini differenti di vita e di fede di ciascuno, ponendo in essere percorsi che tengano conto delle diverse esperienze di vita, anche cercando con coraggio di uscire dai soliti schemi e di trovare linguaggi differenti. La complessità della vita vale per tutti, ma possiamo comprendere che l’amore è comunque la realtà fondamentale, essenziale. C’è un tema su cui ci ritroviamo tutti ed è l’amore.
Chi può dire a quale punto del cammino di amore, anche familiare, una persona si trovi?
Dobbiamo avere la chiarezza esistenziale: che siamo tutti nella barca della medesima umanità che Dio ama; e che Dio non ama di più colui che è arrivato in fondo al cammino rispetto a
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chi ha appena iniziato questo cammino, o chi sta facendo delle grosse fatiche in questo cammino. O per colpa, dovuta alla fragilità, alla debolezza, al peccato. O perché subìte, a causa della fragilità, della debolezza e del peccato di altri. Siamo tutte coppie in cammino, immerse nelle fatiche e nelle gioie quotidiane. Abbiamo un’umanità di coppie in cammino.
Però se come cristiani abbiamo una speranza in più, una consapevolezza in più, queste devono servire a nutrire una mentalità unificante, che ci renda missionari, prossimi.
Il cardinal Martini, in risposta alla domanda di un giornalista se i divorziati possono fare la comunione, afferma che dovrebbe essere capovolta: “Come può la Chiesa arrivare in aiuto con la forza dei sacramenti a chi ha situazioni familiari complesse?”.
Appare quindi come fondamentale avere uno stile accogliente, che si fonda sull’ascolto dei bisogni dell’altro e sul porsi come compagni di viaggio.
1.5 Comunicare l’essere Chiesa mediante una autentica condivisione di vita con gli uomini del nostro tempo. Condividere ciò che è terreno comune a tutte le famiglie: la vita concreta delle relazioni, le difficoltà e le speranze. L’accompagnamento come metodo, stile e contenuto. L’esperienza di molte coppie che accompagnano i fidanzati nei percorsi di preparazione al matrimonio insegna che è possibile riaccendere la luce della fede facendosi compagni di viaggio, appassionati comunicatori della bellezza del matrimonio.
L’accompagnamento, in quanto pone l’accompagnatore nel percorso di formazione in una condizione di condivisione personale e profonda del proprio vissuto, non è solo uno stile o un metodo ma esso stesso un “contenuto“ dell’azione pastorale.
Infatti, il cammino di accompagnamento non si limita ad essere una metodologia, ma esplica in modo coerente l’incontro che deve avvenire tra Vangelo e vita. Esso coniuga in maniera efficace i contenuti del Vangelo con la vita concreta delle coppie. Ciò richiede un forte salto di qualità della pastorale, da realizzare con una vera e propria conversione. Fondamentale allora sarà rispettare i tempi e i luoghi della famiglia.
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In conclusione se, come famiglie, accanto ai sacerdoti, ci troviamo a parlare di famiglia, è perché ci sembra fondamentale mettere in atto una conversione pastorale, un cambio di prospettiva, che non è nuova di oggi ma che oggi ci sollecita sempre più a rendercene conto e a sperimentarne la strada.
Una prospettiva che non guarda la famiglia solo come oggetto o solo come un settore fra i tanti, ma che la vede come soggetto della Chiesa, dell’annuncio del Vangelo, come soggetto che taglia trasversalmente tutto l’impegno della pastorale; una prospettiva che guarda alla parrocchia come “famiglia di famiglie”, non come insieme di persone che si adopera per la famiglia, ma come comunità; una prospettiva che richiede a ogni famiglia di prendere consapevolezza di essere originale e vera proprio nella sua identità.
Prendere consapevolezza, attuare una conversione, per la famiglia, vuol dire che non
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dobbiamo scontrarci con il tempo che non abbiamo o che abbiamo sempre meno, ma che dobbiamo iniziare a parlare di stile familiare…
Prendere consapevolezza per la famiglia vuol dire non guardare alla chiesa, alla comunità parrocchiale come a un “centro di servizi religiosi” a cui, a “turno” rivolgerci. Per come siamo abituati, probabilmente, il luogo dove si “fanno le cose religiose” è la parrocchia. Ogni componente lascia la famiglia e va in parrocchia e pertanto viene sempre meno valorizzato il luogo “famiglia” come depositario di un sacramento e della espressione di Chiesa domestica. La famiglia è di fatto solo destinataria dei servizi della parrocchia.
E la Chiesa, per essere fedele alla natura della famiglia cristiana, è chiamata a trovare il modo coerente di guardarla: riconoscendo e rispettando i tempi e luoghi propri della famiglia nella pianificazione pastorale delle attività, non smembrandola in singole persone o in categorie, ma rispettandola e promuovendola nella sua tipica comunione e unità di persone: appunto in quanto famiglia!
Proviamo a darci fiducia, cioè aver fiducia che lo Spirito Santo, anche attraverso noi, attraverso la nostra storia/esperienza spirituale-‐umana, parla, vuole dire, illuminare, guidare... noi, le nostre famiglie, la Diocesi. Referenze Diverse parti del testo sono state tratte da contributi di: Don Franco Mandonico
Contributi all’Assemblea Ecclesiale 2011 – scritti vari Don Francesco Pilloni
La famiglia nella missione della Chiesa Relazione di don Francesco Pilloni, tenuta il 19 gennaio 2005, per il IV incontro formativo, nella XXVII Prefettura, in preparazione alla missione alle famiglie della Diocesi di Roma E’ tempo di relazioni – Arcidiocesi di Milano – Schede per gruppi familiari
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2. Gli ambiti della pastorale per le famiglie: prospettive e proposte
Come Ufficio per la Pastorale della Famiglia vorremmo sperimentare e realizzare un cammino pastorale che si faccia vicino a tutte le coppie e le famiglie, al fianco di tutte le esperienze di vita e di tutte le realtà; un cammino che diventi sempre più trasversale nelle nostre comunità.
Sottolineiamo l’importanza e la necessità di una maggiore sinergia con le diverse Parrocchie, per approfondire la conoscenza delle singole realtà, capirne i bisogni e valorizzare le esperienze già in atto verso le famiglie. Questo si potrebbe eventualmente realizzare attraverso un contatto diretto con il Parroco (o con il Consiglio Pastorale Parrocchiale) e con l’individuazione di una o più coppie che, come referenti parrocchiali, supportino le attività con l’Ufficio Famiglia Diocesano e insieme al Parroco tengano alta l’attenzione per la famiglia nell’intero suo cammino: l’educazione dei giovani alla affettività e al matrimonio; la cura delle coppie di sposi; l’attenzione alle coppie e alle famiglie in difficoltà.
Evidenziamo nel seguito i diversi percorsi, alcuni già in corso, altri ancora da costruire e attuare con la collaborazione, il confronto e il contributo di tutti. 2.1. Cammini “in corso” Percorso di accompagnamento al matrimonio cristiano Come esortava il Direttorio di Pastorale familiare, ripreso recentemente anche dagli “Orientamenti Pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia”: “La pastorale prematrimoniale costituisce uno dei capitoli più urgenti, importanti e delicati di tutta la pastorale familiare”.
Il percorso in preparazione al Sacramento del Matrimonio è un’occasione privilegiata per la nostra comunità diocesana per incontrare ogni anno circa 150 coppie di giovani adulti, spesso non inseriti nella comunità parrocchiale e nella Chiesa, e fare insieme a loro un breve tratto di un cammino importante per la loro vita. Durante l’anno (da Settembre a Giugno) si svolgono 6 percorsi di accompagnamento, ai quali partecipano in media 20-‐25 coppie ognuno; siamo quindi di fronte a circa 300 giovani (dai 20 ai 40 anni circa).
Per molti di loro la partecipazione è un “obbligo da assolvere”; si avvicinano infatti a questa esperienza un po’ costretti e un po’ prevenuti, con motivazioni e disponibilità diverse, tutte ugualmente rispettabili. Però, alla conclusione, rimangano spesso colpiti dal clima di accoglienza, dalla testimonianza delle coppie, dal vissuto che sentono.
Il percorso diventa l’occasione per approfondire e verificare il loro cammino con una particolare attenzione all’essere coppia, attraverso l’ascolto e la condivisione delle esperienze, affinché si possano sentire protagonisti.
Per alcuni, a partire da personali cammini di ricerca, diventa anche un’occasione per tornare ad avvicinarsi all’esperienza di fede abbandonata ai tempi della celebrazione dei sacramenti.
I principali obiettivi del percorso di accompagnamento al matrimonio sono i seguenti:
Per le coppie accompagnatrici
• mantenere un clima positivo ed accogliente con tutte le coppie, nel rispetto dei differenti cammini di vita e di fede di ciascuno;
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• inserire la proposta in una modalità esperienziale, attraverso momenti di coinvolgimento specifici, l’accompagnamento ed il porsi come punto di riferimento durante il percorso;
Per i partecipanti
• divenire maggiormente consapevoli del cammino che stanno per intraprendere, sia nella dinamica umana che in riferimento alla presenza del divino;
• saper riconoscere la ricchezza cristiana del matrimonio.
L’accompagnamento nell’esperienza dei gruppi famiglia.
Per le coppie e le famiglie:
è la possibilità di avere un momento costante di sosta e di riflessione sul vissuto personale, di coppia, di famiglia, illuminati dalla Fede e accompagnati da altre coppie che condividono le stesse gioie e fatiche nelle relazioni d’amore.
Per la Chiesa:
è una delle esperienze attraverso cui è possibile sostenere e accompagnare le coppie e le famiglie nel loro cammino d’amore che, soprattutto in determinate fasi della vita insieme, non è sempre facile e mai può essere dato per scontato.
Oltre ai gruppi famiglia (18 nella nostra Diocesi) che hanno intrapreso già da tempo un cammino insieme, e che l’Ufficio Famiglia accompagna con alcuni momenti comuni di riflessione, di formazione e di spiritualità nel corso dell’anno pastorale, una importante occasione per incontrare le famiglie è quella offerta dagli incontri proposti nelle nostre parrocchie ai genitori in occasione della preparazione ai Sacramenti dell’iniziazione cristiana. Questi incontri possono essere per i genitori una possibilità non solo per un momento di catechesi, ma anche per un’esperienza di condivisione, di incontro e di relazione con sé stessi, con gli altri, con Dio che parla alla vita concreta di ciascuno, momenti in cui la Fede può accompagnare e diventare ‘luce’ per la vita quotidiana. È, questo, un aspetto che va coordinato con la proposta in atto di rinnovamento della iniziazione cristiana.
“Tavolo dei Referenti” delle Famiglie e dei Gruppi famiglia
In seguito al positivo scambio di esperienze avvenuto tra le famiglie in occasione del Convegno diocesano per le Famiglie del novembre 2011 (presenti i rappresentanti di quindici parrocchie e gruppi della Diocesi), è maturata l’idea di proseguire nella condivisione tra famiglie e gruppi famiglia, per giungere alla costruzione condivisa di una riflessione sul tema ‘Quale pastorale familiare?’ che fosse di supporto all’attività dell’Ufficio Famiglia diocesano.
Gli incontri successivi al Convegno hanno visto la presenza e la disponibilità di un buon numero di laici che vivono la realtà dei gruppi famiglia e della pastorale per le famiglie in ambito parrocchiale e diocesano, in rappresentanza di parrocchie e realtà ecclesiali, oltre ad alcuni sacerdoti, in un’ottica di collaborazione e scambio di idee reciproco.
La riflessione comune ci ha portati a far emergere alcune criticità e a delineare alcune linee che appaiono sempre più strategiche, in quanto la famiglia e le relazioni familiari rappresentano la sfida di oggi per la nostra Chiesa. “La Pastorale familiare è uno strumento importante per una Chiesa che va a interpellare le persone nelle dimensioni fondamentali della loro esistenza”, intercettando i bisogni delle coppie e delle famiglie e camminando con loro in atteggiamento di
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ascolto.
Dalla discussione è emerso che vi è una scarsa consapevolezza del pari valore della vocazione al Sacerdozio e al Matrimonio, a volte considerata una vocazione di serie B. Spesso si intende la Pastorale familiare solo come “utilizzo” delle famiglie in alcune attività (catechesi, oratorio, etc.) e non come “servizio per” le famiglie; quando si parla di famiglia si parla quasi esclusivamente di genitorialità, quasi mai di coppia e di attenzione alla relazione di coppia.
Le famiglie notano a volte poca disponibilità da parte di alcuni sacerdoti a riconoscere e accogliere la bontà della riflessione e del contributo dei laici nell’ambito della pastorale familiare e a collaborare “alla pari”, pur nel rispetto dei diversi ruoli e ministeri. Inoltre, si segnala la mancanza di sacerdoti specificatamente formati per il sostegno alle coppie e alle problematiche familiari; si sottolinea che questa specifica formazione sarebbe molto utile anche nella vita quotidiana in Parrocchia.
Si evidenzia anche una impermeabilità diffusa delle famiglie alle proposte di tipo formativo e la difficoltà nel proporre esperienze di condivisione come quella dei gruppi famiglia.
La riflessione è proseguita nel tentativo di delineare, in modo condiviso e con spirito propositivo, alcune linee guida di pastorale familiare (indicate al punto 1 di questo documento), riconoscendo la necessità di dedicare uno spazio e un’attenzione privilegiata alla Pastorale per le famiglie e di arrivare ad una pastorale “d’insieme”, che cerchi cioè di superare i confini del nostro “piccolo orticello”, per una maggiore collaborazione e scambio tra laici e sacerdoti, tra parrocchie e Ufficio Famiglia, tra parrocchie e parrocchie.
Si tratta adesso di tradurre le linee guida in azioni che possano sintetizzare le attività pastorali ormai consolidate con le nuove proposte, e procedere così in sinergia con le parrocchie, le varie realtà diocesane e il “Tavolo dei Referenti” (anche attraverso momenti informali di scambio a partecipazione libera con chi ha collaborato finora e con tutti coloro che volessero aggiungersi, in rappresentanza di gruppi famiglia/parrocchie/realtà diocesane) per:
• proseguire e approfondire insieme la riflessione sul Sacramento del Matrimonio;
• individuare insieme il tema e le proposte di lavoro annuali per i gruppi famiglia e le parrocchie;
• proporre un percorso annuale con 2/3 momenti diocesani di riflessione, scambio, approfondimento e spiritualità;
• condividere i metodi e le esperienze più significative delle singole realtà (diversi gruppi famiglia, parrocchie o realtà diocesane) per un arricchimento reciproco e per un aiuto a quelle realtà o gruppi che stanno iniziando un cammino;
• mettere a disposizione l’esperienza di gruppi-‐famiglia che hanno alle spalle anni di lavoro insieme e un metodo consolidato;
• sollecitare l’individuazione dei referenti parrocchiali: pensare in prospettiva ai passi più opportuni per avere la loro presenza nelle parrocchie, arrivando in futuro ad un coordinamento più strutturato in Diocesi;
• incontrare le varie realtà parrocchiali o zonali (famiglie e sacerdoti) per conoscerle e capire quali i bisogni , le esigenze, i problemi riscontrati con le famiglie;
• ipotizzare un percorso di formazione per operatori di pastorale familiare e referenti parrocchiali; dare unità ai diversi ambiti della pastorale familiare anche attraverso alcuni incontri di formazione insieme, proprio perchè ciascuno, secondo le proprie specificità, dia il contributo alla definizione di un progetto e di un'azione pastorale per la famiglia condivisa e
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costruita insieme
• sviluppare un sito internet dedicato alla famiglia che possa mettere in collegamento i gruppi famiglia e veicolare informazioni e materiale da utilizzare nei gruppi e in parrocchia.
L’accompagnamento delle relazioni in difficoltà Come in altre Diocesi, anche nella nostra si è avviata l'esperienza di un gruppo che, all'interno della Pastorale Familiare, riunisce persone che vivono nella condizione della separazione coniugale, del divorzio e di una nuova unione. Questo cammino vorrebbe anche esprimere come la Chiesa, in quanto Popolo di Dio, si faccia attenta ad ogni storia personale e interpersonale, soprattutto la più ferita, per accoglierla teneramente e illuminarla con la Parola di Dio, imparando insieme a riconoscere le tracce della Divina Scrittura nella vita di ciascuno dei suoi figli.
Occorre però anche chiedersi: in quale modo nella nostra comunità è cresciuta l’attenzione umana ed evangelica alle convivenze e alle famiglie in situazione matrimoniale difficile?
Questo impegno ad aprirci al dialogo e all’attenzione anche verso famiglie in difficoltà, famiglie separate, sempre più numerose anche nelle nostre comunità parrocchiali, è la nostra prossima sfida: aprire le porte dei nostri incontri di spiritualità, dei nostri cammini di Gruppi familiari, della nostra vacanza con le famiglie anche a mamme o papà ‘soli’ di fronte al grave, e forse nelle loro condizioni ancor più difficile e delicato compito educativo, mamme e papà che comunque cercano e chiedono un aiuto e un sostegno alla Chiesa.
E i nostri Gruppi familiari non dovrebbero tirarsi indietro ma accettare e far propria questa nuova sfida. 2.2. Cammini da percorrere L’Ufficio Famiglia sta cercando di attivare una rete di contatti con gli altri Uffici diocesani per poter collaborare a pianificare alcuni percorsi di pastorale familiare insieme, ma anche per essere in grado di attivare sinergie per alcune iniziative. In particolare, in queste prime fasi, l’attenzione è stata posta sui temi elencati nel seguito. Giovani Coppie In questo ambito ci sembra importante focalizzare due obiettivi:
• offrire ai giovani sposi occasioni di incontro, per una crescita umana, di coppia e di fede;
• in parrocchia prestare particolare attenzione e accoglienza alle giovani coppie.
I primi anni di matrimonio sono spesso i più bisognosi di cura e di un autentico accompagnamento, perché la coppia e la famiglia divenga sempre più una vera comunità di amore.
Ai ragazzi che abbiamo incontrato nei percorsi in preparazione al Matrimonio in questi anni, abbiamo sempre chiesto la disponibilità a voler proseguire un cammino di condivisione, ascolto, preghiera con altre coppie di fidanzati e giovani sposi a partire dalla vita quotidiana vissuta insieme, dalla relazione di coppia.
Anche quelli che hanno lasciato una “timida” disponibilità a essere ricontattati
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probabilmente non si aspettano di trovarsi direttamente coinvolti in un gruppo-‐famiglia. Di fatto non sappiamo quanti di loro hanno già fatto la scelta di poterne far parte o ne sentano la necessità. Forse qualcuno nel frattempo si è già sposato e magari è quello che cerca… forse qualcuno invece vuole un po’ proseguire e approfondire il cammino di ricerca e condivisione intrapreso con il percorso in preparazione al Matrimonio…
Al momento, crediamo quindi che ci sia bisogno di una “passaggio intermedio”, che ci permetta inizialmente di riavvicinare le giovani coppie e che sia poi il luogo dove poter far crescere il desiderio spontaneo da parte delle coppie e delle famiglie, di cercare momenti per fermarsi ed ascoltare quello che la vita mette davanti e nel cuore, il desiderio di condivisione e comunione con altre coppie, il desiderio di appartenenza alla comunità in cui vivono o andranno a vivere; desideri questi, sui quali ciascuno farà luce secondo i propri tempi.
La proposta che è nata, come naturale continuazione del percorso diocesano in preparazione al Matrimonio, è quella dell’ “Aper…Incontro”, un cammino in semplicità e amicizia, proprio per riprendere i contatti e far sentire accolte le giovani coppie.
Il percorso è iniziato quest’anno e continua nel prossimo anno con tre incontri: -‐ il 23 marzo, il 3 Maggio e l’8 Giugno 2014, dalle 17:30 alle 19:30 circa, all’Ufficio Famiglia presso il Centro di Spiritualità.
Dopo un momento di accoglienza un po' informale ma familiare, l'aperitivo appunto, e le chiacchiere spontanee di quando ci si incontra e ci si rivede o ci si inizia a conoscere, approfondendo insieme le riflessioni e la condivisione, per alcuni già iniziate nei percorsi in preparazione al Matrimonio, per raccogliere le stimolazioni e i bisogni di ciascuno, per mettere in luce le ricchezze e le diversità delle nostre coppie e saperle accogliere, per mettersi in ascolto.
Oltre a riprendere la condivisione degli incontri precedenti, dedicheremo un momento in cui incontreremo anche qualche giovane coppia che già sta vivendo l’esperienza dei gruppi-‐famiglia parrocchiali. Vuole essere un’occasione per incontrarsi, conoscersi e conoscere altre realtà, che potrà permettere di iniziare a gettare i ponti per eventuali coinvolgimenti in gruppi avviati, farne nascere di nuovi o iniziare a farne emergere il desiderio; analogamente potrebbe essere di stimolo alle famiglie già inserite nella vita parrocchiale per prestare particolare attenzione, offrendo una calorosa accoglienza alle giovani coppie della propria parrocchia.
È questa una priorità su cui condividere una riflessione con i sacerdoti e con i gruppi famiglia. Giovani In collaborazione con la Pastorale Giovanile ci si sta confrontando per offrire ai giovani occasioni di incontro per suscitare, consolidare un approccio all’affettività e alla relazione di coppia, alla luce della vocazione all’amore di ognuno. Costituzione della Commissione Famiglia La Commissione Pastorale per la Pastorale Familiare, organo consultivo del Consiglio Pastorale Diocesano, verrà presto ricostituita per collaborare con l’Ufficio Famiglia al raggiungimento dei diversi obiettivi della Pastorale Familiare, condividendone il cammino. Nella Commissione saranno presenti i rappresentanti delle Zone Pastorali, del Consultorio diocesano e delle principali Associazioni laicali presenti nel nostro territorio.
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2.3 Family 2012: un bel cammino percorso insieme Guardando all’indietro, quando si iniziava a parlare dell’Incontro Mondiale delle Famiglie di Milano (Family 2012), sembrava di parlare del “grande evento”, con anche la diffidenza e la paura di vederlo come qualcosa che avrebbe potuto esaurirsi nella settimana prefissata, con il susseguirsi di relazioni e momenti in base al programma. Da lontano poteva sembrare un’ulteriore carico per le nostre parrocchie e per le nostre case, un carico fatto di “cose da organizzare” (e lo è anche stato).
Probabilmente, il primo sguardo all’evento è stato proprio quello ma, in seguito, ha permesso di iniziare ad attuare il cambio di prospettiva che ci sta sollecitando.
L’Incontro Mondiale delle Famiglie è stata infatti, anche per le famiglie della nostra Diocesi, un’occasione di arricchimento che ha permesso di attualizzare i temi legati alla famiglia e di rilanciare la pastorale familiare.
La riflessione e il riflesso che l’evento mondiale ci ha donato è quella di trasmettere e testimoniare l’amore che alimenta la coppia, che si riversa nella famiglia, che contagia quanto la circonda. Condividiamo quindi con tutti voi, alcuni stimoli e riflessioni:
1. La sensibilizzazione e la diffusione dell’evento attraverso le “coppie referenti”: non è stata solo un’intuizione legata a problemi organizzativi o per sgravare il lavoro del Parroco, ma un primo tentativo concreto di avere in ogni parrocchia una coppia/famiglia che si facesse particolarmente vicina alle altre famiglie e che, collaborando con i Sacerdoti, se ne prendesse cura.
2. L’iniziativa delle domeniche in famiglia: ha visto la collaborazione e la sinergia di vari ambiti e realtà diocesane. Gli appuntamenti non sono stati pensati solo “per adulti”, dove i ragazzi si trovavano “parcheggiati” ad animatrici-‐baby sitter mentre i grandi riflettevano sulla famiglia oppure, viceversa, pensate per “ragazzi” dove agli adulti spettava solo di rispettare l’orario di “arrivo e di ritiro” dei figli. Sono state invece iniziative della famiglia, nelle quali si è cercato di rendere protagonisti grandi e piccoli insieme che, a livelli e con propri linguaggi diversi, hanno cercato di parlare a tutti dello stesso tema.
3. La riflessione comune sulle catechesi: si sono dimostrate attuali e vicine e sono stato il filo conduttore che ha dato unità al cammino di avvicinamento delle varie realtà, anche nostre diocesane e parrocchiali.
4. La richiesta di accoglienza per altre famiglie: la risposta delle famiglie cremasche si è dimostrata attenta, pronta e disponibile all’invito per l’accoglienza; anche se il tutto non si è poi concluso con l’esperienza effettiva dell’ospitalità in casa propria di altre famiglie (per cause indipendenti dalla nostra volontà), è stato comunque segno tangibile di una Chiesa aperta che si fa vicina alla Chiesa universale.
5. La partecipazione agli eventi del sabato e della domenica con il Papa: le famiglie della nostra diocesi hanno partecipato numerose (in proporzione ai numeri e alle dimensioni della nostra piccola diocesi, eravamo non pochi…) ed entusiaste agli eventi (nonostante i tanti chilometri di camminata per raggiungere i luoghi degli incontri col Santo Padre).
Queste sono solo alcune sottolineature che potremmo tenere presenti, semplicemente per rileggere come le famiglie della diocesi hanno risposto a un evento, seppur particolare (e forse, per vicinanza, anche unico), con entusiasmo, condivisione e voglia di mettendosi in gioco.