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Guida al cinema mostruoso per ragazzi

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Guida al cinema mostruoso per ragazzi

THE MONSTER SHOWGuida al cinema mostruoso per ragazzi

Un percorso che si snoda dall’inizio del ‘900 a oggi, tra mostri dalle origini antichissime e creature nate in tempi più recenti: un viaggio nell’immaginario, attraverso figure straordinarie che continuano a spaventare e meravigliare gli spettatori di ieri e di oggi, per ritrovare il significato originario della parola monstrum, ovvero il “mostrarsi improvviso” di qualcosa di straordinario, che viola la natura. Ammonimento che noi esseri umani dobbiamo interpretare e capire.

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INTRODU-ZIONE

INTRODUZIONEdi Gian Luca Farinelli

Già dai primi del Novecento, compaiono sullo schermo cinematografico figure che la letteratura del ’700-’800 aveva inventato e fatto conoscere al grande pubblico. Sono entità di varia natura, accomunate dal fatto che lanciano una sfida contro le certezze razionali che ogni uomo crede di possedere. Tra ombre e luci, intense sugge-stioni e inquietanti atmosfere si dipana la lunga storia della rappresentazione della paura al cinema e dei suoi protagonisti, i mostri.Volti deformati e mutazioni inaspettate, visioni di nebbie e attese angoscianti insinuano nel pubblico il dubbio sul fatto che la razionalità umana possa spiegare qualsiasi fenomeno: il potere della fantasia spinge l’uomo a confrontar-si con la dicotomia sempre esistente tra la norma che la società impone e le inclinazioni personali. I mostri del cinema raccontano l’irruzione di elementi “non familiari” all’interno della reale esperienza quotidiana e permettono di fare

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protagonisti possiamo capire molto della società che li ha generati.Questa pubblicazione e la relativa programma-zione in corso da settembre 2013 a maggio 2014 nasce dalla volontà e dalla necessità di discutere e riflettere con i ragazzi sul valore, le caratteristiche e i significati di una particolare emozione: la paura. È attraverso il genere horror, spazio narrativo privile-giato per dare forma alla paura, che molto spesso i ragazzi si avvicinano e cercano chiavi interpretative

emergere le personali zone d’ombra, accompa-gnando gli spettatori alla scoperta della dimensione dell’inconscio, sia individuale che collettivo.I film del terrore rappresentano una risposta al bisogno di essere spaventati (necessario anche nel processo di crescita di ogni individuo) stando però al sicuro nel buio della sala, in modo da potersi con-frontare con le proprie paure senza avere nulla da temere davvero. Se osserviamo come nel corso dei decenni sono cambiati i mostri e i film che li vedono

relative ad aspetti inquietanti quali il rapporto con il proprio corpo, la trasformazione di quest’ultimo du-rante la crescita, il rapporto con la morte, l’ansia per il futuro, lo smarrimento nel presente. Ansie, inter-rogativi, dubbi tutti rintracciabili, a livello simbolico, nelle icone (il vampiro, lo zombie, il fantasma…), che il cinema del terrore ha creato.Il crescente consumo e la richiesta di libri, film, fumetti orrorifici da parte dei ragazzi vale sia come segnale per comprendere la condizione, gli interessi, le paure dei bambini e degli adolescenti di oggi, sia per riflettere sulla natura e i processi di mutamento dell’immaginario della nostra contemporaneità. Per questo è necessario affrontare il genere horror con la massima serietà, considerandone la forte valenza pedagogica. Questo volume vuole tracciare una mappa delle principali creature mostruose della storia del cinema, per raccontare ai ragazzi e ai lorogenitori ed insegnanti in quale contesto sono nati, quali sono le loro “cattive abitudini” e le loro caratteristiche specifiche. Un percorso che si snoda dall’inizio del ‘900 a oggi, tra mostri dalle origini antichissime e creature nate in tempi più recenti: un viaggio nell’immaginario, attraverso figure straordi-narie che continuano a spaventare e meravigliare gli spettatori di ieri e di oggi, per ritrovare il significato originario della parola monstrum, ovvero il “mo-strarsi improvviso” di qualcosa di straordinario, che viola la natura. Ammonimento che noi esseri umani dobbiamo interpretare e capire.

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ALIENI UN gIOCO DI

ALIENINASCITA E ORIgINE

Un gioco di prospettive

FREqUENTAZIONI E CATTIvE ABITUDINI

Le prime testimonianze di avvistamenti UFO o dischi volanti risalgono agli anni Quaranta del ‘900. L’avvento della guerra fredda (1945-1989) e la psicosi americana di essere invasi hanno dato l’avvio alle migliaia di avvista-menti di UFO dagli anni ’50 in poi e alla proliferazione sia dell’armamentario nucleare negli arsenali USA e URSS, che dei film sugli alieni che hanno invaso gli schermi di tutti i cinema dell’occidente. Qualche anno più tardi si sviluppano teorie che riportano addirittura a migliaia di anni fa il contatto tra l’uomo e gli alieni. La paleo-astronautica o la teoria del paleocontatto ad esempio, ipotizzano l’incontro di civiltà extraterrestri con antiche civiltà umane quali Sumeri, Egizi e popolazioni precolombiane.

Impossibile stabilire con certezza le fattezze degli extraterrestri. Molto dipende dalle condizioni clima-tiche delle galassie e dei mondi da cui provengono. Generalmente sono tecnologicamente e scientifica-mente più avanzati di noi e non sempre rappresen-tano una minaccia. A volte vengono per insegnarci il rispetto reciproco e per il mondo in cui viviamo ma quando hanno cattive intenzioni fanno sul serio. Conquista, saccheggio o distruzione della Terra sono le opzioni più gettonate.

Missili o bombe di ogni tipo si possono tentare contro un’astronave ma la schiacciante superiorità tecnologica rende molto difficile la difesa dalla mi-naccia aliena, anche se spesso il pericolo più grande per entrambe le civiltà è rappresentato dall’uomo stesso.

ARMI E MEzzI PER COMBATTERLIdi Andrea Meneghelli

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Come è fatto un uomo astrale? La domanda echeg-gia nelle fasi iniziali di Ultimatum alla Terra (1951), classico della fantascienza USA anni ‘50, che a prima vista può somigliare a uno dei tanti film in cui gli alieni sbarcano col disco volante sul nostro pianeta (davanti alla Casa Bianca, nello specifico), con inten-

zioni poco concilianti. Un bambino risponde senza esitare: ha la testa quadrata e tre occhi. Sicuri? Dopo una giusta dose di suspense, finalmente il film ci svela il mistero, ponendoci di fronte a una fisionomia extraterrestre tra le più inaspettate. Non perché gli occhi siano anche più di tre. Al contrario: l’uomo astrale è fatto esattamente come noi.Il tema dell’alieno in fantascienza si può racchiudere dentro questa traiettoria, accidentata e inquieta, tracciata nelle prime sequenze di Ultimatum alla Terra. Nel genere, l’alieno appare sovente come cre-atura completamente estranea alle nostre abitudini e aspettative di “normalità”; talvolta però è una figura in cui specchiarsi, un alter ego che almeno all’apparenza ricorda in tutto e per tutto l’uomo. Tra questi due estremi, che non sempre si escludono a vicenda, si consumano le vicende intricate, votate talvolta al conflitto e talaltra al rispetto, che mettono a confronto terrestri ed extraterrestri, noi e gli altri, i “normali” e gli alieni. Con una postilla necessaria: gli alieni, a volte, siamo noi. Dalla prospettiva del visitatore di Ultimatum alla Terra, ad esempio, la specie umana è un fenomeno incomprensibile, e per giunta trascurabile nel novero delle civiltà progredite che popolano il cosmo. Lo scopo del suo viaggio è pedagogico e ammonitore: smettetela, cari terrestri, di accumulare armi e di combattervi a vicenda. Ci permettiamo di non essere troppo ottimisti circa la buona accoglienza del suggerimento. Quello di Ultimatum alla Terra è però un caso piut-tosto isolato nel novero della fantascienza cinema-

tografica “classica”: l’alieno, in molti altri casi, è un predatore belligerante, senza un briciolo di pietà, sbarcato apposta con l’intenzione di annientarci. L’umanità, sotto minaccia imprevedibile, è chiamata a tenere l’attenzione sempre desta: “Keep watching the skies”, ammonisce il finale della Cosa da un altro mondo (1951). L’invasore spesso ci mette in soggezione (e temporaneamente in ginocchio) con le sue mirabolanti capacità tecnologiche, come in La guerra dei mondi (2005) o La Terra contro i dischi volanti (1956), mentre in altri casi è una forza della natura vorace ma inconsapevole, per esempio in The Blob (1958), La meteora infernale (1957). Siccome però il concetto di alieno non si rivolge solo agli altri mondi, la tentazione di vedere nell’invasore dall’altrove i segni più o meno celati di fobie sociali radicate nella contemporaneità è forte e giustificata. Un esempio su tutti. In molti, non a torto ma con

qualche semplificazione, hanno interpretato l’esplo-sione fantascientifica nell’America anni ‘50 come una risposta metaforica a una paranoia che attraversava febbrilmente il paese in quegli anni di guerra fredda e caccia alle streghe maccartista: quella di vedersi so-praffare dal pericolo rosso, capace di devastare i valori consolidati della civiltà occidentale e di annichilire le coscienze coi “germi” del temutissimo comunismo. L’invasione degli ultracorpi (1956), in questo contesto, è un capolavoro emblematico, contorto e particolar-mente angosciante. L’ultracorpo è un parassita che non si limita a invadere il nostro pianeta. Più subdolamente, penetra nei corpi, risucchia le personalità, annienta il libero arbitrio individuale, di umano lascia al posseduto solo l’involucro. Come è fatto questo essere? Come me, ma peggio. Trasforma gli uomini in alieni. Mi impedisce di riconoscere come tale il vicino di casa, la mia fidanzata, mia madre. Altrettanto destabilizzante

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è il caso del Villaggio dei dannati (1960): chissà come, le donne di un paesello inglese danno alla luce una squadriglia compatta di bambinetti biondi dagli occhi glauchi, che presto scopriamo essere extraterrestri animati da scopi devastatori. L’inevi-tabile scelta (distruggerli) deve passare attraverso un processo di convincimento straziante: in fondo, sono usciti dal grembo di donne terrestri, che li hanno allevati come figli, per quanto strambi e dediti alla violenza. Gli alieni, in casi come questi, fanno paura non tanto per la loro irrimediabile diversità da noi, ma per quanto ci assomigliano.La lotta violenta e senza quartiere, in questi frangenti, assume i caratteri della difesa sacrosan-ta. Ma cosa succede quando è invece l’umanità (o almeno una sua porzione poco onorevole) ad assumere i panni del predatore? Lo specchio si rigira, e gli alieni siamo in tutto e per tutto noi, a prescindere dalla testa tonda e dai due occhi che abbiamo avuto in sorte: lo siamo per come ci ar-miamo di peculiare stoltezza, sfoggiando ottusità razziste e istinti prevaricatori. Tra i vari esempi pos-sibili dal favolismo di E.T. L’extraterrestre (1982) ai climi angosciosi dell’Uomo che cadde sulla terra (1976), mi piace qui ricordare un piccolo film indipendente degli anni ‘80, Fratello da un altro pianeta (1984), dove un alieno in fuga da due killer cosmici non trova di meglio che rifugiarsi ad Harlem e incarnarsi nel corpo di un afroamericano, sommando all’alienità astrale un’altra (presunta) diversità, molto tristemente terrestre.

vEDERE• Scott R., Alien, USA/GB, 1979• Sonnenfeld B., Men in Black,

USA, 1997• Siegel D., L’invasione degli

ultracorpi (Invasion of the Body Snatchers), USA,1956

• Rilla W., Il villaggio dei dannati (Village of the Damned), GB, 1960

• Kubrick S., 2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odyssey), USA/GB, 1968

LEggERE• Mourlevat J.-C., Terrestre, Rizzoli, 2012• Ness P., ll buco nel rumore, Rizzoli, 2008• Meyer S., L’ospite, Rizzoli, 2008

vIDEOgIOCARE A• Destroy All Humans! Path of the Furon, THQ, 2008, PEGI 12 • Earth Defense Force: Insect Armageddon, D3 Publisher, 2011, PEGI 12• Space Invaders, Taito, 1978

SI CONSIgLIA DI

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Ma esiste un altro fenomeno, che è in contraddizione con il trionfo del “vampiro bello”: il recidivo boom degli zombi.È un fenomeno meno recente, data ormai da una decina d’anni circa ma è dimostrato dall’obiettività delle cifre: dal 2003 a oggi sono stati prodotti in tutto il mondo circa quattrocentocinquanta film horror dove appaiono morti viventi contro i ‘soltanto’ trecentosessanta titoli nel corso degli ottanta anni precedenti (per l’esattezza dal 1920 al 2002).Perché? Forse una ragione può essere ricercata prosaicamente nell’economicità degli effetti speciali (truccare un qualsiasi individuo da zombi non richie-de un elaborato make up tant’è vero che George A. Romero realizzò a basso costo l’ormai leggendario La notte dei morti viventi nel 1968).Ma è probabile che esista una ragione più profonda: l’anonimia degli zombi, il loro abbrutimento di can-nibali, lo squallore ripugnante della loro condizione di cadaveri insepolti che si trascinano per le strade (talvolta ripetendo i rituali di quando erano vivi e frequentavano i grandi magazzini, come già mostrò Romero in Zombi nel 1978), è una condizione che ci terrorizza perché ci tocca più da vicino. Infatti quei goffi, lerci, idioti burattini passivi come telespettatori medi, ridotti all’automatismo di camminare-uccidere-mangiare, costituiscono la più crudele caricatura di quello che siamo diventati. Gli zombi ci fanno paura perché ci riconosciamo in loro, dato che sono carat-terizzati dalla stessa apatia - ma pericolosa e feroce - di chi non vive più ma si trascina di giorno in giorno come un morto vivente.

INDICE 3 Introduzione di Gian Luca Farinelli

7 Mostri e bambini di Goffredo Fofi

10 Dottori prometeici eD esseri proteiformi La creatura di Frankenstein e i suoi fratelli di Carlo Tagliazucca

16 per fAVore NoN morDermi iL coLLo Vampiri, non morti e creature della notte di Giampiero Raganelli

22 iL mostro ALLo speccHio Il bene e il male, il doppio, il gemello e la metà oscura di Gabriele Veggetti

28 VisitAtori NottUrNi Fantasmi, case infestate e desideri reconditi di Cristina Piccinini

34 tUttA coLpA DeLLA LUNA Licantropi e lupi mannari di Luisa Ceretto

40 GUArDA come DoNDoLo! Zombie e morti viventi di Simone Fratini

46 ALieNi Un gioco di prospettive di Andrea Meneghelli

52 AZioNi mUtANti Metamorfosi postatomiche e cambiamenti climatici di Luca Della Casa

58 freAk(s) me oUt! Mostruose bizzarrie di Marcello Baboni

64 i mostri oGGi Due o tre annotazioni sull’essere mostri, oggi di Roberto Chiesi