TESTO FINALE 5 GbC 17-6 x 25 - cehic.it · Fino agli anni ottanta, “Clinica Odontoiatrica” era...

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PHILODONZIA SALUTE HORO-DENTALE ALDO ČEHIĆ

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PHILODONZIA

SALUTE HORO-DENTALE

ALDO ČEHIĆ

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INTRODUZIONE

Fino agli anni ottanta, “Clinica Odontoiatrica” era un esame com-plementare per il corso di laurea in Medicina e Chirurgia, poi venne istituito un corso di laurea in Odontoiatria e di conseguenza sorse un relativo Ordine professionale.

L’interesse per l’Odontoiatria è cresciuto di pari passo con le altre discipline mediche, Olodonzia, Dentosofia, Psicodonzia, Philodonzia sono neologismi coniati per un approccio più allargato della discipli-na odontoiatrica. Così come la Natura esprime attraverso l’armonia dei propri regni il piano coerente del creato, la stessa coerenza si esprime fisiologicamente nell’uomo con il suo stato di salute.

“La coerenza in noi e la coerenza intorno a noi sono collegate e si rafforzano a vicenda.”

E.Laszlo Risacralizzare il cosmo (pag. 74) Ed. Urra

Un’antica massima orientale recita che “La Verità ha il proprio centro ovunque, la propria circonferenza da nessuna parte”. La ricer-ca di questa Verità vede la scienza accademica impegnata a trovare sempre nuovi limiti finiti a un contesto che di per sé è infinito, per altro, un cerchio con al centro un punto è il simbolo astrologico del Sole.

Mentre a livello viscerale ossa, muscoli ed organi sono sostan-zialmente simili, le caratteristiche somatiche si manifestano in modo diverso da soggetto a soggetto. Non c’è un volto uguale a un altro, una mano che sia uguale a un’altra, non ci sono due iridi uguali, né ci sono due bocche uguali e meno che meno ci sono dei denti uguali per forma, colore, consistenza e disposizione spaziale. Lo scopo di questo volume è di mettere in risalto lo stretto rapporto che c’è tra l’odontoiatria e lo stato di salute del paziente e contestualmente, si vuole gettare lo sguardo sui concetti di Coscienza, Forma e Materia attraverso una visione analogica. L’utilizzo di un’interpretazione non prettamente scientifica si aggancia a una visione olistica in cui ogni elemento è unito all’altro da un nesso infinitesimale.

L’impostazione materialista degli scienziati, li spinge a sbattere contro qualche muro magnetico gli atomi, pretendendo così di capir-ne la natura studiandone i cocci, oppure fanno sperimentazioni su animali che hanno habitat biologici così diversi dal nostro! Essi

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fanno lo stesso errore dei marinai di Ulisse che vollero conoscere cosa c’era nell’otre che gli aveva regalato il Dio Eolo nel suo ritorno ad Itaca, ma una volta aperta, era troppo tardi! La materia va rispet-tata nella sua essenzialità trina e capita dai suoi moti, non seviziata, se no se ne perde l’intima essenza e, come accade con l’atomo, le particelle che troveranno gli scienziati saranno essi stessi a crearle con la loro mente alla fine dei loro esperimenti: vedi l’Anomalone. La scienza accademica crede che scomponendo anatomicamente l'uomo lo si possa poi ricomporre uguale a prima, ma come spiegare le nuove sensibilità che insorgono nei pazienti che hanno subito un trapiantato d’organo o una trasfusione di sangue? Bisogna intendere in assoluto che la vera Natura dell'uomo e di ogni ente di Natura è trina e la parte più sottile si focalizza in quella realtà invisibile chia-mata Anima. Essa perpetua la propria presenza ad ogni divisione cellulare perché è insita nella "vacuità" della materia, ovvero nel suo stato di intima indeterminazione pre-Logica o pre-Formale, in cui è l’idea che precede il pensiero e l’intuizione che precede l’atto.

Di fronte al mistero, l’uomo dovrebbe abbandonare la colonna della propria Intelligenza cerebrale e affidarsi di più a quella della Saggezza dettata dal suo “cuore”.

“Vi sono nell’uomo un’intelligenza cerebrale e un’intelligenza innata, detta “del cuore “

che risulta dalla fusione per identità della natura della causa cosmica, contenuta nella sua

materializzazione, con questa medesima causa in noi” S. de Lubicz- Esoterismo e Simbolo (pag. 12), Ed. Tre Editori.

L’alleato ideale del “vero” ricercatore è il paradosso che è tale perché non può essere compreso dalla logica. L’apparente contrap-posizione sfugge alle maglie della ragione, semplicemente perché esprime concetti che la mente non sa capire, vista la sua impostazio-ne duale di causa-effetto. Lo stesso Cristo era un paradosso vivente essendo contemporaneamente Dio e uomo, o un morto-risorto. È solo quando si rinuncia a capire che si inizia a conoscere! È l’ignoranza preconcetta che rende veramente libero l’uomo, ma è così difficile rinunciare alle proprie illusioni perché ognuno è portato a identificarsi con ciò che crede. Il mistero non è un limite, è un invito all’apertura di nuove strade investigative, perché ci sono tante stelle in cielo, quanti sogni nel cuore.

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Nell’affrontare l’ignoto non si può che esplorare la propria igno-ranza. È grazie alla facoltà di sapersi mettere in discussione che l’uomo può uscire dai propri schematismi Locali e, libero dalle pro-prie attrazioni mentali, può percepire la eco Non Locale della Co-scienza. La dinamica vitale è talmente varia che non la si può foca-lizzare con rigidi schematismi, tant’è che il corpo umano è così sensibile agli eventi cosmici che il semplice orientamento cardinale ne modifica il metabolismo, (vedi Abrams) la stessa biologia varia con il variare delle fasi solari (vedi Piccardi). La saggezza sa che la funzione di una mano è ben diversa dalla somma delle singole dita. La scienza riesce a fare trapianti di mano, ma la saggezza del proprio Sé del ricevente, poi gliele ha fatto espiantare non riconoscendole come proprie.

“Diciamo Dio e non sappiamo cos’è, diciamo Spirito e non comprendiamo questa astrazione, diciamo Energia

e ignoriamo tutto della sua natura. Vediamo gli effetti e attribuiamo loro una causa che talvolta è Dio,

talvolta Spirito-Verbo, talvolta Energia” S. de Lubicz Esoterismo e Simbolo (pag. 29) Ed. Tre Editori.

La scienza studia in senso logico i fenomeni della natura, la cono-scenza, è una condizione prelogica che studia la natura dei fenomeni. Molto di quanto scritto è da provare e forse molto non lo è affatto, mi scuso quindi con il lettore che è alla ricerca di prove provate, ma questo testo è volto a un sapere partecipativo, laddove navigando tra le Tenebre della propria ignoranza si insegue la Luce della Cono-scenza e non della sapienza.

Con queste pagine si è cercato di esprimere con doveroso rispetto e nel modo più comprensibile possibile, l’amore per la Vita e al mistero che la sottende. “Philodonzia” è un neologismo coniato per esprimere questo amore.

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ANALOGIA ODONTOIATRICA

IL MODO IN CUI LO SPIRITO È UNITO AL CORPO NON PUO’ ESSERE COMPRESO DALL’UOMO E

TUTTAVIA IN QUESTA UNIONE CONSISTE L’UOMO S. Agostino

Il concetto di Universalità è legato a Principi che reggono il senso del divenire attraverso l’intervento armonioso di Forze cosiddette Archetipali. Queste Forze sono delle figure comportamentali pri-mordiali che si esprimono con un linguaggio pre-Logico e pre-Formale e sono rivolte sia all’Uomo Ordinario, votato alla sopravvi-venza e al mantenimento della specie che all’Uomo Straordinario, teso a una integrazione macrocosmica.

Quando l'uomo inizia a porsi delle domande esistenziali, di fatto inizia a sentire la voce del proprio Io Superiore e con ciò inizia a percepire il senso del mito racchiuso in sé. Ora più che mai c'è biso-gno di richiamare l'umanità alle proprie origini, ma in questo tempo decadente, è poco frequente trovare uomini che intuiscano il senso arcano delle cose e di conseguenza che capiscano il senso mitologico del proprio essere. Essere se stessi è essere Universali! In questa coerenza l'uomo è Universale, tanto quanto l'Universo è uomo.

Il mistero dell’Universo è lo stesso che si cela nel corpo umano e nell’atomo, visto che tutti sottostanno alle stesse leggi e, visto che non abitiamo su Marte o Giove, è più saggio cercare il bandolo della matassa in noi che chissà su quale galassia. In fin dei conti, da questa distanza, il nostro dito è ben più grande della Luna! Fyman definì la scienza come “La fede nell’ignoranza degli esperti.”

La teoria Newtoniana ha cercato di spiegare i fenomeni da un punto di vista quantitativo e non qualitativo, cioè essa ha messo in relazione solo elementi noti per una loro visione "Locale". È un tipo di Fisica finito, è una scienza limitata.

La teoria della relatività ha smosso i dogmi di questa visione quantitativa dello studio dei fenomeni mettendo in discussione il concetto della costanza, introducendo quello della relatività.

La teoria quantistica cerca di spiegare i fenomeni da un punto di vista qualitativo, evidenziando il concetto di indeterminazione. È un tipo di scienza aperta al mistero Non Locale.

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Mentre la teoria della relatività descrive un Universo fatto di par-ticelle (tipico dell’emisfero cerebrale sinistro), la teoria quantistica descrive un Universo non materiale che sconfina nell'irrazionale (tipico dell’emisfero cerebrale destro). Sicché da una Fisica determi-nata si è passati a una Fisica relativa per giungere a quella indeter-minata.

L’atomo, l’uomo, la Terra, il Cosmo, non sono altro che enti e-quidistanti tra due misteri: uno infinitamente piccolo e l’altro, infini-tamente grande. Non si può avanzare nella conoscenza della non-materia (Materia oscura) con i mezzi della fisica classica, come d'altra parte non si può avanzare nella conoscenza del corpo umano con i mezzi della medicina classica. La teoria Quantistica ha infranto la validità dei concetti meccanicisti, ma la accademica rigidità men-tale continua a sopravvivere ai paradossi Impliciti ed Espliciti di Bohm, alla legge della indeterminazione di Heinsemberg e a quella di “diseguaglianza” di Bell dove si dimostra che le particelle suba-tomiche possono comunicare tra loro istantaneamente ovunque si trovino, perché hanno origine Non Locale. Nel 1964 Bell teorizzò che la materia comunicasse a distanza a tempo zero perché tutto fa parte di un’unica macrorealtà. La realtà duale che si presenta all’uomo è solo un’area ristretta delle frequenze possibili, quella percepita dai sensi. Ma all’uomo che sale lungo il proprio “albero della vita” si aprono aree più coerenti di percezione.

È attraverso la scissione dei dogmi della logica razionale che si aprono le porte alla vera conoscenza, perché se nella nostra piccola verità ci sono dei paradossi è indubbio che nel paradosso ci sia un seme di verità.

Nell’antichità la realtà veniva rappresentata allegoricamente con delle Opere, le quali non facevano altro che esprimere il travaglio esistenziale dell'uomo in rapporto alla sua compiutezza. Era il mutuo agire di queste “Forze comportamentali primordiali” a dare il senso profondo all'Opera che in parallelo, non faceva altro che esprimere il senso analogico della vita. La mitologia va diretta al cuore, è un messaggio che va oltre il filtro mentale e giunge direttamente alla Coscienza. Però la monodimensione letteraria non riesce a mettere in piena luce un portato che è multidimensionale.

“La scrittura per immagini è il solo mezzo per trasmettere un pensiero direttamente all’Intelligenza del Cuore” S.de Lu-

bicz - Esoterismo e Simbolo (pag. 69) Ed. Tre Editori.

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Ci sono varie “Forme” di linguaggio, ognuna delle quali è rivolta a un livello corrispondente di comprensione. La leggenda, la mitolo-gia la parodia, l’allegoria a parabola sono tutte espressioni di un linguaggio simbolico, il cui portato si relaziona alla sfera prelogica della dimensione intuitiva. Il loro senso Archetipale ha radici eterne come è eterno lo Spirito che aleggiava biblicamente sulle acque prima che queste si separassero.

Le Forze Archetipali, sono Forme di energia la cui irradiazione è universale; a livello orale per esempio, sono rappresentate dalla chiostra dentale e sono poste a difesa del Tempio in cui prende e-spressione il Verbo. La bocca è una realtà androgina composta da una cavità vaginale e gestante il Verbo e da un organo virile rappre-sentato dalla lingua. (è l’analogo della stele posta nella cavità uterina di Piazza S. Pietro a Roma) La saliva, in virtù della simpatia tra gli analoghi è simile alla funzione dei liquidi seminali.

"Speriamo che..." È una tipica espressione che il più delle volte l’uomo rivolge a se stesso affinché un certo evento abbia un decorso favorevole. Perché mai una persona sente l’esigenza di esprimersi in senso plurale per realizzare un proprio desiderio? Perché l'auspicio deve essere amplificato con un appello alla pluralità e non ci si ri-volge alla sfera dei conoscenti o degli amici? In realtà, con l’invocazione, si fa appello a delle Forze celate in una dimensione non ben definibile, chiamata “inconscio collettivo”.

“..come il corpo umano presenta al di là di ogni differenza razziale, un’anatomia comune, anche la psiche possiede, al di

là delle differenze di cultura e di coscienza, un substrato co-mune da me definito inconscio collettivo….. L’inconscio col-

lettivo è semplicemente l’espressione psichica dell’identità della struttura cerebrale al di là di ogni differenza di razza.”

C.G.Jung e R. Wilhelm Il segreto del fiore d’oro (pag.34) Bollati Boringhieri

La mente è abituata a rivolgersi all’esterno perché è programmata per essere la mediatrice di ogni relazione. L'uomo scrive, cammina, gesticola, parla attraverso tutte le sue cellule, e ognuna di esse è patrimonio di un insieme gestito dalla sfera mentale. In altri termini è attraverso il controllo mentale che si determina nell’uomo ogni realtà psichica, biologica, posturale ed energetica.

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La così detta "apertura mentale" è una dinamica senziente non preconcetta basata sull’analogia che porta l’uomo a spaziare tanto in alto quanto in basso e tanto in fuori quanto in dentro.

L'essenzialità della mente ha creato, con la sua trama logica e il suo ordito razionale, una rete talmente fitta di connessioni da rendere concreta una realtà che di base è pura frequenza. È in questa realtà virtuale che l'Uomo Ordinario muove i suoi passi, pur percependo nel proprio intimo l’esistenza di una natura con coordinate diverse.

La teologia del Cristianesimo afferma che l'uomo è fatto a imma-gine e somiglianza di Dio. In realtà è lo stesso Ente Supremo che si manifesta a livelli diversi e in tempi diversi. Se questo Ente Supremo è in ogni sua creazione, se ne deduce che ognuna di esse è in realtà un suo Tempio. Cioè, ogni individuo di natura ha in sé il seme della Coscienza Universale la cui Luce originale si riflette di particella subatomica in particella subatomica, di atomo in atomo, di molecola in molecola.

L'uomo, essendo l’ente vivente più emancipato in Natura, può es-sere preso a ragione quale suo Tempio più rappresentativo. Studiare la natura dell'uomo quindi, è andare alla ricerca di Dio, ovvero cono-scendo se stessi, si conosce Tutto. Il Tutto è compreso nel tutto, anche…. nei denti.

Ogni parte dell'uomo riflette il suo insieme, tanto che dall'esame di una singola parte si può risalire allo stato di salute generale. At-traverso l'iridologia, lo studio delle mani e dei piedi, l'ispezione della lingua, l’ispezione auricolare, la presa del polso, il test kinesiologico e altre forme di indagine, persino dei denti, si può testare lo stato di efficienza della macchina psico-bio-posturo-energetica (p-b-p-e) dell’uomo.

L’UNITÀ DENTO-PARODONTALE L'apparizione già dal 4° mese di gestazione delle impronte digitali

(la cui volute paiono seguire quelle delle circonvoluzioni cerebrali e cerebellari e quelle intestinali) indica un evidente percorso di indivi-dualizzazione del feto verso una forma di vita unica e irripetibile. In senso Philodontico, la bocca è il palco dove sono espresse le trame esistenziali dell’uomo ed è una mappa su cui sono rappresentati gli organi e le funzioni (vedi relativo capitolo). Storicamente fu Ippo-crate il primo a mettere in luce il nesso tra la salute dentale e la salu-

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te globale dell'uomo. Quindi, entrare in relazione con la salute del-l'uomo non si può non considerare lo stato di salute dei denti, o me-glio dell'unità dento-parodontale. La bocca è un organo elettivo attraverso il quale il macrocosmo e il microcosmo si integrano. In questa visione unificatrice il dente esprime in sé il Principio Univer-sale della Tetrade Pitagorica:

É 1 come entità anatomica. É 2 perchè è scomponibile in una radice e una corona. É 3 perchè è composto da polpa, dentina e smalto (o ce-

mento per la radice). É 4 perché sono quattro i tipi di denti: incisivi, canini,

premolari e molari.

La strutturazione del dente esprime in sé l'armonia dei tre regni della Natura:

Minerale SMALTO: la parte insensibile e maggior-

mente mineralizzata. Vegetale DENTINA: la parte sensibile data dalla ra-

mificazione dentinale. Animale POLPA: la parte vitale interna al dente.

Il dente è inserito nell'organizzazione spaziale del corpo tramite le

funzioni somato-posturali dell'Articolazione Temporo Mandibolare (ATM) e del sistema delle fibre parodontali e contemporaneamente è collegato alla componente viscero-energetica di tutto il corpo attra-verso il peduncolo vasculo-linfo-nervoso che esce dall’apice della radice.

Dente

Parodonto superficiale

A T M

Così come l'Entità Divina ha creato l'uomo a sua immagine e so-

miglianza, altrettanto ha fatto l'uomo creando nel tempo attorno a sé

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nuove realtà dettate dal suo piano mentale. Ma c’è una differenza tra le due creazioni: la prima è stata fatta su un piano multidimensionale legato al concetto di Amore, la seconda è una realtà virtuale, basata sul bisogno, sulla necessità, sul desiderio, perché l’uomo “ordina-riamente” rincorre sempre a nuove soddisfazioni e a nuovi appaga-menti per saziare la brama competitiva del suo Io Inferiore.

LE TRE SCIMMIETTE La realtà Naturale ha direttrici cosmiche, quella creata dall'uomo,

è una realtà limitata dal suo labirinto mentale. Le infinite norme che l'uomo ha posto a firmamento del suo vivere quotidiano, sono lonta-ne dalla semplice, ma Universale legge del buon senso. Anticamente le realtà esteriori avevano una risonanza con quelle interiori e la vita scorreva in un armonioso gioco di reciprocità.

La società moderna, orientata dalle deità del profitto e del consu-mismo ha un'impronta sempre più “Lunare”, ovvero è basata più sulle Forme che sui contenuti “Solari”. Il passaggio a un mondo ad impronta sempre più Lunare lo si può constatare anche a livello dentale.

Vestigia di un “nono” dente del giudizio

Al di la della iper o ipodonzia, l’uomo è predisposto ad avere 9

coppie di denti per arcata, per un totale di 36 denti. (9 sono le molti-plicazioni dello zigote fino alla sua esplosione blastocistica, 9 sono i gradini della scala ai piedi della Sofia di Notre Dame di Parigi, in certe raffigurazioni Egizie 9 sono le figure che viaggiano sulla barca di Osiride, che tra l’altro viaggia sulla superficie dell’acqua, non ha cioè una linea di galleggiamento). C'erano cioè altri 4 molari poste-

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riormente a quelli attuali, per altro sempre più malposizionati o assenti, detti “dente-del-giudizio".

Il dente è un relè inserito in un circuito viscero-energetico del corpo, per cui è facile dedurre che la mancanza degli ultimi 4 denti (potrebbero essere definiti come "noni") ha privato l'uomo di colle-gamenti analogici con altre dimensioni energetico-viscerali. Oltre tutto c’è da aggiungere che:

1. le dimensioni del massiccio mandibolo-mascellare si sono ri-dotte nel tempo, mentre le dimensioni dei denti sono rimaste più o meno le stesse, come a dire che le figure comportamen-tali sono fisse e immutabili nel tempo.

2. la forma delle arcate dentarie tende a essere sempre più arro-tondata rispetto alla squadratura naturale. C'è quindi una spe-cie di ingentilimento delle arcate.

Vista la sempre più frequente mancata eruzione o assenza degli “ottavi”, da una impostazione cosiddetta "Solare", data da una chio-stra dentale di 36 elementi, si sta' passando a una chiostra dentale di 28 elementi (14 per arcata).

36 è la metà di 72 e questo numero ha molte implicazioni Solari. 28 è il numero che rappresenta l'aspetto quadri-settenario della

Luna. L’assenza degli ultimi quattro “denti del giudizio” (più gli altri 4

denominati “noni”) deputati alla triturazione del cibo provoca una relativa riduzione di altezza del morso e un aumento relativo delle funzioni anteriori di incisione e lacerazione del cibo. Queste ultime sono funzioni legate a un concetto di possesso e non di interiorizza-zione, legata a sua volta alla funzione trituratrice dei molari. Così, la perdita degli ultimi quattro denti deputati alla triturazione, ha ridotto nell’uomo la capacità di “aprire la materia” quindi, si è ridotta paral-lelamente anche la capacità di liberare lo Spirito Vitale contenuto in essa, riducendo di fatto la propria sintonia con le leggi della Natura. Nel tempo quindi, è venuta sempre meno la facoltà di fare proprio il profondo messaggio vitale dell'Ente Supremo contenuto nell’alimento.

Lo studio antropologico, ha evidenziato che nel tempo c’è stato un progressivo aumento volumetrico della volta cranica e di conver-so, un progressiva riduzione del terzo inferiore del massiccio maxil-lo-facciale.

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La riduzione progressiva dello spazio orale, oltre che a ridurre lo “spazio vitale” della lingua, ha portato l’uomo a una riduzione della percezione del proprio spazio interiore. L’ipodonzia quindi, condi-zionando la materiazione del Logos (formazione della parola), in-fluenza di fatto la dinamica espressiva delle nature dell’uomo.

La difficile e faticosa “discesa nella materia” attraverso il mecca-nismo della triturazione, trova un parallelo nell’impervio “viaggio interiore”. La discesa nella “propria materia” alla ricerca della fonte esistenziale anticamente espressa con l’acromio V I T R I O L, (Visi-ta Interiorum Terra Renovatur Inveniet Occultum Lapidem) si pre-senta all’osservazione dentale con il logorio della superficie occlusa-le e la conseguente riduzione dell’altezza dei denti, dovuta all’effetto abrasivo, è causa di variazioni della postura e delle varie funzioni ad essa correlate. In definitiva, una riduzione verticale del piano occlu-sale e la relativa presenza di curve di compenso,

sono segni evidenti di una discesa dinamica nella “propria mate-

ria” e il fenomeno della “lotta interiore” è tanto più evidente quanto è maggiore l’abrasione dentale e l’entità delle curve di compenso.

Se è vero, olisticamente parlando, che ad ogni dente corrispondo-no capacità integrative particolari, è indubbio che con la perdita dei “noni” si sia atrofizzato un canale di comunicazione di qualche fa-coltà del corpo umano, la cui presenza era senz’altro predeterminata nel progetto divino dell’uomo. E siccome ciò che è interno, per risonanza, è come fosse esterno, si è persa con il tempo la possibilità di comunicazione con una analoga Forza esterna all'uomo.

Ci sono facoltà caratteristiche (chiaroudenti, chiaroveggenti...) non ancora esplorate che evidentemente sono andate scemando con la trasformazione da uomo antico a uomo moderno.

Ora, qual è la normalità? "vedere" o "non vedere", o "sentire" o "non sentire"? È che il "NON VEDERE" e il "NON SENTIRE" sono

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diventate prassi comuni, tanto che chi "vede" o "sente" è considerato pericoloso all’equilibrio convenzionale del sistema per cui è da alienare socialmente. È l'eterno conflitto tra la realtà e la verità! Entrambi sono concetti importanti ma uno fa ombra all'altro.

Le tre scimmiette

L’estrazione dei quattro premolari è una procedura estrattiva pre-

vista dalla tecnica ortodontica di Tweed per le 2° classi. Così facen-do però, si favorisce l’implosione delle arcate dentarie e di conse-guenza si ha anche una contrazione del loro portato psico-funzionale. Con questa tecnica si è voluto risolvere meccanicamente il problema ortodontico con l'avulsione asimmetrica dei quattro premolari invece di aumentare il piano trasversale delle arcate con il conseguente recupero di una spazialità che così facendo si è persa per sempre. Riducendo lo spazio alla lingua si è imprigionata la natura espressiva dell’uomo e la potenzialità del suo “Verbo”. E con ciò l'uomo moderno, seviziando la propria intima natura, ha aggiunto il "NON PARLARE" alla propria menomazione. Così il quadro delle tre scimmiette è completo!

Con l'implosione dentale, si sono ridotte anche le dimensioni tra-sversali della bocca. Di fatto, con questo deficit spaziale, si sono ridotte le possibilità di accesso ai piani più sottili della propria con-sapevolezza legati al senso di libertà. Se a ciò si associano altri a-spetti organo-funzionali, sempre legati ai premolari, si possono ben capire i danni funzionali collegati a tale tecnica serialmente estratti-va. Questa tecnica è tutt'ora molto diffusa e prevede, una volta otte-nuto l'allineamento dentale, una contenzione linguale degli incisivi inferiori affinché non ci siano recidive. C’è da notare che gli incisivi inferiori da un punto di vista psico-funzionale indicano le aspettative future nei propri ruoli di padre e madre, i premolari invece, hanno

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relazione con la sfera affettiva e a loro volta sono relazionati ante-riormente con quella della consapevolezza sessuale dei canini e posteriormente con la stabilità del mondo reale dato dai primi mola-ri. Bastano questi aspetti psico-affettivi per vedere l'influenza nega-tiva che ha portato all’intima natura dell'uomo la tecnica ortodontica di Tweed. Invece di salvaguardare il lato multidimensionale del-l'uomo, si è privilegiato ortodonticamente un progetto “terapeutico” che ne appiattisse il senso di consapevolezza e riducesse le possibili-tà di maturazione interiore.

Se le cause che hanno portato al disordine posturale, ortodontico e gnatologico non vengono corrette, i denti, bloccati con una conten-zione nella loro nuova posizione che si può definire “abusiva", in quanto non integrata olisticamente con l’intero organismo, non fa-ranno altro che fissare ancora di più le cause che sono all'origine del disordine ortodontico. È più importante quindi, porre attenzione alla persona e alle origini del suo problema che crogiolarsi in un risultato ortrodontico che solo apparentemente è valido ma, nella sostanza, è un artefatto. Mi sembra di vedere un medico soddisfatto che la che-mioterapia prescritta al suo paziente abbia cancellato ogni traccia del tumore, peccato che il paziente sia morto per insufficienza renale o quant'altro! Forzare la realtà, dandole nuovi aspetti Formali, è un atto che va contro le leggi Naturali. È verso il Principio, verso la Verità delle cause che deve essere teso l'impegno di ogni terapeuta (di buona volontà) affinché l’atto terapeutico sia valido.

Perché un dente erompe in ritardo o non erompe affatto? Perché sono così frequenti le problematiche ortodontiche? Perché la percentuale delle recidive ortodontiche è così alta? Perché si caria un solo dente se la mancanza di igiene orale con-

sente una diffusa presenza della placca? Perché alcuni pazienti hanno più gengiva aderente di altri? Perché alcuni pazienti hanno molto tartaro, o si forma velocemen-

te? Perché in alcuni pazienti non ci sono problemi parodontali pur se

non si puliscono bene i denti? Perché in gioventù sono più frequenti le patologie di tipo carioge-

no rispetto quelle parodontali e viceversa negli anziani? Attraverso il peduncolo vasculo-nervoso che fuoriesce dall’apice

della radice, il dente è collegato funzionalmente con tutto il corpo, quindi attraverso questa porta animico-sensitiva esso è in collega-

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mento olistico con la fonte vitale e psico-affettiva dell’organismo. Attraverso il ventaglio delle fibre del legamento parodontale, il

dente è ancorato strutturalmente all’osso, ma è sempre attraverso gli stessi legamenti che il dente esprime in senso frattale le proprie capacità di relazione.

Ogni organo è legato a uno stato d’animo e ha una propria fre-quenza che risuona in specifici denti, in specifiche aree dei piedi, in specifiche aree dell’iride e del padiglione auricolare eccetera.

Quantisticamente parlando si può dire che ogni singola cellula si

riflette in tutto l’organismo. Nella Non Località, come detto, il cen-tro è ovunque e la circonferenza è in ogni punto, per cui il tutto e l’unità non sono altro che due punti di vista della stessa “cosa” che nell’antichità veniva definita come “frutto dell’alto e del basso”.

In definitiva, il sistema parodontale è più relazionato ad una di-mensione spaziale rispetto l’organo dentale, in più, le sue due com-ponenti gengivali (aderente e libera), indicano la consistenza caratte-riale: più è esile la gengiva e più è sensibile la persona, più la gengi-va marginale è spessa e più è coriacea. Le fissurazioni gengivali indicano un’instabilità caratteriale.

SINTESI PHILODONTICA La sintesi Philodontica è un metodo di studio che si usa non solo

in grafologia, ma anche in astrologia, laddove si sintetizzano affinità

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tra elementi apparentemente lontani, in cui ognuno ha la sua impor-tanza ed è unito analogicamente agli altri per dare una sensazione di insieme.

Il dente è un organo complesso, è una entità unica nel suo genere: è morfologicamente polidifferenziato e funzionalmente poliedrico. Ritornando alla tecnica di Tweed, i canini sono collegati Philodonti-camente alla sfera sessuale e visto che normalmente la loro eruzione è secondaria all’eruzione dei premolari, come detto, legati alla sfera dell’affettività, se ne deduce che la mancanza dei premolari porta a una incompleta maturazione della sfera sessuale, in quanto privata della dovuta maturazione affettiva. Si è più portati al sesso che all’amore.

Le fissazioni orali sono epifenomeni comportamentali che si ri-chiamano alla gratificazione della fase orale dell’infanzia, esse si esprimono in vario modo: dal mordicchiamento delle unghie, dell’epinichio e delle labbra, per finire alla straordinario fenomeno del bacio. L'atto di avvicinare le dita alla bocca, riflette in sé un atteggiamento di timidezza, il successivo mordicchiamento dell'un-ghia esprime un atteggiamento sostanzialmente aggressivo, mentre il mordicchiamento dell’epinichio riflette un atteggiamento formal-mente ansiogeno. È lo stesso atteggiamento di base che porta a mor-dicchiare le matite o le penne. Anche il vizio del fumo e del bere si possono ricondurre in un ritorno alla fase orale di autogratificazione.

Le abitudini viziate a livello orale, portano lentamente l’apparato dentale a una deriva funzionale. Quindi non sono i denti il vero problema, ma i conflitti delle funzioni fini cui essi sottendono.

I rapporti spaziali dei denti seguono orientamenti dettati dalle for-ze muscolari che si esprimono con “corridoi funzionali” dati dal tono tridimensionale della lingua, delle labbra e delle guance. A comple-tare il quadro, c’è poi la vis a tergo vitale dell’osso alveolare e lo stop occlusale. Il numero, la forma, la variabilità dei rapporti tra tinta, valore e croma, nonché la sistemazione spaziale rendono il dente un organo straordinariamente unico nel suo genere.

Nella bocca e in particolar modo nella struttura dento-parodontale, sono incisi i segni dello scorrere del tempo. La dinami-ca esistenziale del paziente è osservabile attraverso:

1 i profili dei condili dell’Articolazione Temporo Mandibolare, (ATM)

2 le faccette di usura delle superfici occlusali,

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3 le microfratture dello smalto, 4 le discromie 5 il rapporto spaziale dei denti. Se il dente fosse deputato alla sola funzione masticatoria, perché

mai ha al suo interno un fascio linfo-vasculo-nervoso? La durezza superficiale dello smalto esprime senz’altro l'importanza del suo ruolo nella funzione masticatoria, ma il dente incarna anche altre funzioni, non meno importanti.

Anche il parodonto ha una strutturazione trina, data dalla gengiva, dalla distribuzione tridimensionale delle fibre parodontali e dall'osso alveolare. Dente e parodonto sono strutture diverse ma parlano la stessa lingua che del resto, è comune a tutto il corpo. Il corpo non mente con i suoi sintomi lo stato delle sue parti.

Il dente emerge nel vuoto della cavità orale trattenuto dal sistema

ligamentoso parodontale, quasi fosse un albero. Attraverso i fusi neuromuscolari contenuti tra le fibre parodontali, il dente si relazio-na con il sistema posturale segnalando al cervelletto, al sistema vestibolare e alla corteccia cerebrale la posizione spaziale della mandibola.

Il viso ha un supporto scheletrico ed è sostenuto dinamicamente

da fasci muscolari, ma l’espressione è data dal sistema connettivale. Come si vede, sono sempre tre i principi di base che caratterizzano ogni manifestazione e in questo caso abbiamo:

Sale / Zolfo / Mercurio

tipi di espressioni

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1 il principio SALE ovvero la struttura di base 2 il principio ZOLFO ovvero la capacità dinamica 3 il principio MERCURIO ovvero l’espressione Il principio trino è universale e può essere anche inteso come

Corpo, Anima e Spirito. Ogni essere umano è abbastanza simile agli altri se visto nella sua

strutturazione ossea e muscolare, si diversifica quando si completa la sua tipizzazione periferica. Da struttura coerente (vedi la costanza morfologica dei tessuti ossei, muscolari e viscerali) l’uomo evolve in modo incoerente diversificando la propria morfologia periferica. Al di la delle singole razze, gli uomini sono assolutamente diversi gli uni dagli altri a differenza degli animali, dei vegetali e dei minerali. Ciò perché la rappresentazione fenotipica è in linea con la comples-sità psichica. Le ossa, i muscoli, gli organi stessi, possono variare volumetricamente nella loro struttura, ma rimangono sempre uguali a se stessi. È difficile riconoscere il fegato di Mario da quello di Carlo, lo stesso vale per le ossa e i muscoli. Certo che c’è un’impronta genetica per ogni uomo, ma qui si vuole solo sottolinea-re che la differenzazione fenotipica tra le varie persone si basa su dinamiche di natura psichica.

La pelle, i capelli, le mani, i piedi e il viso esprimono la straordi-narietà con la quale la macchina Psico-Bio-Posturo-Energetica (p-b-p-e) dell’uomo esprime la propria unicità.

Il viso, in particolare, ha estrema importanza nella tipizzazione morfologica dell’uomo. La bocca, esternamente con le labbra e internamente con la lingua e i denti, esprime in pieno questo senso di personalizzazione dell’essere umano.

Le variabilità gengivali e osseo-ligamentose del tessuto parodon-tale esprimono in pieno le varie dinamiche psichiche, posturali, immunitarie ed energetiche. Lo spessore esile della gengiva libera per esempio, esprime la qualità del piano sensibile della persona, il senso femminile, recettivo, tanto quanto la gengiva aderente esprime la tenacia, il piano maschile, volitivo. Le variabilità del tessuto paro-dontale profondo, sono in relazione al senso di integrità personale.

Non si spiega perché alcune persone abbiano problemi parodonta-li marginali (gengivali) e altre abbiano problemi parodonali profon-di.

Non si spiega perché certi pazienti pur non lavandosi bene i denti non hanno problemi parodontali e meno che meno cariogeni, a diffe-

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renza di altre che ne hanno in continuazione, pur mantenendo un buon tenore di igiene dentale. Ci deve essere dell’altro che va al di la della famigerata azione deleteria della placca dentale. Il dente è una struttura reattiva e lo dimostra il fenomeno del movimento del Cal-cio durante la gravidanza o del blocco dell’avanzata del processo carioso, o in altri casi ancora con la presenza di pulpoliti o ancora, del fenomeno del riassorbimento interno o esterno della radice.

È necessaria una nuova visione per comprendere il fenomeno vi-tale e lo si può fare utilizzando le antiche leggi con le quali la Natura si esprime da sempre, ben esposte nella tetrade Pitagorica.

Il dente è un Ente duale avente una corona e una radice, come è duale la lingua con una sua radice e un corpo mobile. La lingua ha in sé le due Nature (destra e sinistra) ed ha anche due versanti (superio-re e inferiore) caratterizzati da una notevole diversità strutturale e funzionale. In definitiva la lingua è un Ente androgino. Anche il dente ha Nature opposte nei rispettivi quadranti della bocca ed ha anche la complessità di una Natura superiore (corona) e una inferiore (radice). Il dente quindi, si presta a una espressività ben complessa come la lingua. Il tessuto parodontale ha anch’esso una doppia Natu-ra duale, intesa nei suoi aspetti marginale (gengiva libera e gengiva aderente) e profondo (legamento parodontale e osso alveolare).

La Coscienza che anticamente veniva chiamata Mercurio è un’Essenza creativa che sostiene ogni Forma di Genesi, essa è il seme di ogni Forma possibile che entra in manifestazione attraverso la generazione di un sistema duale. Sicché ogni Ente di Natura è un essere la cui vitalità si base sulla dinamica polare degli opposti ed è sorretta funzionalmente da tre principi che regolano una realtà strut-turalmente quaternaria. Il senso duale è insito perfino nella materia con l’antimateria.

Il rapporto tra le dimensioni unitaria, duale, ternaria e quaternaria è alla base della Tetrade Pitagorica. Studiare le caratteristiche del dente e del parodonto è un processo di sintesi in cui ogni segno esprime la sua importanza, in quest’ottica olistica quindi, studiando le modalità espressive del dente e del parodonto, si studia sostan-zialmente la natura duale, trina e quaternaria dell’uomo. Ogni organo è portatore di una propria specificità, ma parla a nome di tutto il corpo per cui in ogni settore anatomico si afferma il disegno unita-rio:

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È straordinario come si riescano a prevedere i caratteri patologici di una malattia non ancora in atto attraverso lo studio dell’iride e dell’orletto pupillare ed è sorprendente che ogni organo di senso ha una propria disciplina diagnostica. Di fatto non c’è una branca tera-peutica migliore o più importante di un’altra: sono tutte finestre che portano olisticamente alla vera natura dell’uomo, ovvero alla sua Coscienza.

ERUZIONE DENTALE ED EMANCIPAZIONE L'eruzione seriale dei denti permanenti di un bambino rappresenta

una sua graduale presa di posizione spaziale nei confronti della real-tà. Il parametro orizzontale del piano bipupillare, del piano parallelo tra le spalle le anche e i piedi è lo stesso piano che condiziona la dinamica dentale. Nei denti decidui non ci sono curve di compenso come accade per la dentatura permanente con le curve di Spee e di Wilson(Sono gli andamenti curvilinei e non rettilinei dei denti visti in senso antero-posterore e di lato) e anche la pianta dei piedi è piatta nei primi tempi, segno che non ci sono ancora conflitti di personalità e crisi di adattamento. La ripidità delle cuspidi nel disegno occlusale, cioè quando i denti sono “aguzzi”, è relazionata alle asperità del piano mentale. Più sono intatte le cuspidi e meno il mentale è messo in discussione perché i conflitti tra le varie personalità della legione egoica si decifrano sulle usure delle superfici occlusali dei denti, mentre i conflitti tra le tendenze relazionali, si decifrano nella loro disposizione spaziale.

Formalmente i confini anteriori dello spazio orale, sono dettati dalle labbra, ma nella sostanza sono dati dai denti incisivi. Essi sono i primi a erompere e proprio per questo sono i primi a dare un rife-rimento al senso di spazialità interiore. L’emancipazione orale passa poi attraverso l'eruzione seriale degli altri denti definitivi. Si può mettere in relazione il mondo degli istinti e delle emozioni relativi al

occhiorecchie

nasomani

linguabocca/denti

→ → → → → →

iridologia auricoloterapia aromaterapia chiromanzia aree del dorso filodonzia

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campo sottocorticale, con l'eruzione dei “denti di latte” e quello cosciente (corticale) con l'apparizione dei denti permanenti. La filo-genesi precede sempre l'ontogenesi.

La presa di posizione che distingue ciò che è proprio da quello che è degli altri passa dalla delimitazione di uno spazio vitale e l'ar-ticolata eruzione dei denti, sottolinea perfettamente questa disposi-zione psico-attitudinale. Il senso del mio passa attraverso le maglie selettive del senso del possesso, il potere invece è legato alla possibi-lità di sentire proprie le cose e di gestirle a proprio piacimento. Il godimento è quando se ne assaporano i frutti.

Il possesso, il potere e il godimento sono i tre grandi pilastri su cui regge il regno dell’Io Inferiore dell’uomo. I denti riflettono que-sti tre Principi devianti attraverso la natura archetipale degli incisivi, (possesso) dei premolari (godimento) e molari (potere). I canini sono la "pietra angolare", nel senso che si trovano all'apice della curvatura delle arcate dentarie e differenziano un avanti da un dietro. Sono legati alla forza lacerante della Volontà, organicamente al fegato e psicologicamente alla sfera sessuale. L’aspetto ortodontico quindi, riflette la qualità dell’armonia della propria rappresentazione spazia-le sia a livello interiore (tra le varie componenti psico-affettive e caratteriali) che a livello esteriore (integrazione sociale).

RAPPORTI DENTO – SCHELETRICI Dalla tipologia del rapporto occlusale dei denti nel movimento di

lateralità si apprezza il lato funzionalmente più attivo, mentre l'am-piezza del profilo condilare segnala quello strutturalmente più inten-so.

Il morso aperto, a differenza di quello profondo, segnala una dif-ficoltà di radicamento e una mancata presa diposizione verso la realtà quindi la mancanza del contatto tra i denti riflette un'immaturi-tà di valutazione del mondo reale. Si è sospesi in un limbo di irre-sponsabilità e si lascia passivamente che gli eventi precedano le decisioni.

L'assetto della linea mediana, dato dalla simmetria interincisiva degli incisivi centrali superiori e inferiori o quella dell’inserzione del frenulo mediano superiore, consente di valutare una inclinazione verso un aspetto maschile o femminile. (maschile e femminile sono da intendere come qualità comportamentali, altrimenti dette Forze

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Archetipe, che non hanno niente a che vedere con gli aspetti volgar-mente sessuali).

La sinistra ha affinità con le Forze cosiddette “femminili” che so-no rappresentate da qualità recettive, sensitive, armonizzanti, centri-pete (Yin nella MTC) che sono collegate alla sfera cerebrale destra, che è intuitiva.

La destra è legata alla sfera cosiddetta “maschile”, ovvero alle qualità decisionali, emanative, centrifughe. (Yang nella MTC) Sono forze collegate alla sfera cerebrale sinistra, che è più incline al mon-do razionale.

Quindi si vede che i conflitti, prima ancora di manifestarsi a livel-lo fisico, sono localizzati nell'inconscio con caratteristiche di “sini-stra” e di “destra”.

Le anomalie dei rapporti tra la mandibola e il mascellare possono essere di tipo orizzontale: 2° e 3° classe e morso incrociato di tipo verticale: morso aperto o profondo

Morso aperto

Morso profondo

Nel morso profondo è maggiore il senso di radicalità, di attacca-

mento al piano del dovere e delle responsabilità. Si incide, per fare proprio e per non lasciare nulla agli altri. È una netta demarcazione tra il proprio mondo e quello degli altri. La realtà è vissuta a piccole dosi perché spezzettata poco per volta dal muro incisivo. La perdita di verticalità relativa all’altezza occlusale, dovuta all’abrasione dei denti, esprime simbolicamente un conflitto di relazione con la realtà e le sue regole formali. Più il morso è profondo, maggiori sono le curve di compensazione e maggiore è la limitazione del senso di libertà, cioè ci si sente trattenuti nelle intenzioni e soffocati nelle aspirazioni.

Il morso aperto esprime un mancato radicamento al piano del rea-le, una difficoltà di afferrare le cose e farle proprie. La realtà pare sfuggire perché inafferrabile nella sua concretezza. Si vive senza

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incidere, ci si lascia trasportare dai fatti più che precederli con una propria impronta volitiva. Si fa una cosa e si assiste al volgere degli eventi che ne conseguono, cioè si inseguono le conseguenze speran-do che portino alla meta voluta. Si è passivi di fronte alla realtà, non si è "incisivi" nelle proprie affermazioni. Si vuole raggiungere la meta attraverso la forma invece che sostanziarla con i fatti.

Il peso delle aspettative dato dal mascellare imbriglia e tiene a freno la possibilità di manifestazione data dalla libertà di movimento della mandibola. Mentre nel morso profondo il muro degli incisivi superiori impedisce a quelli inferiori di manifestare la propria volon-tà di movimento (la mandibola è intrappolata dal mascellare), nel morso aperto invece, gli incisivi inferiori (e con essi la mandibola) sono fin troppo liberi di muoversi.

Nel morso profondo si vive il proprio tempo fino in fondo, fran-tumandolo in frammenti di minute realtà. Esso è indice di un ecces-sivo lavorio interiore e di una entrata forzata nella “propria materia”. Nel morso aperto si vive fuori dal tempo perché non ci sono parame-tri anteriori di riferimento.

Morso latero-deviato

La verticalità è in relazione al concetto di tempo, ovvero alla ca-

pacità di sapere chi si è ora, in questo momento e chi si vorrebbe essere.

L’orizzontalità è in relazione al concetto di spazio, ovvero alla capacità di sapere dove si è e verso dove si vuole andare.

Mentre la lateralità riflette il concetto materiale del fare, la verti-calità rispecchia il piano concettuale del sapere.

La semplice osservazione del rapporto tra gli incisivi superiori e inferiori offre l'immagine di come il soggetto è orientato nel tempo (vivere sulle nuvole o essere terra-terra / morso aperto o profondo) o nello spazio (essere più o meno libero di avanzare / 2° o 3° classe).

Nelle 2° classi c’è un avanzamento del piano incisale superiore su quello inferiore. La beanza della 1° divisione, ha relazione con una

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incapacità di coordinare le proprie intenzioni con le proprie possibi-lità. La realtà è in anticipo rispetto alle possibilità di afferrarla. In queste seconde classi si è mentalmente avanti, di fatto si è indietro. Si è avanti potenzialmente, ma di fatto, si è indietro. Qui c'è una mancata presa di coscienza del piano reale. Nelle beanze di 2° divi-sione invece, è accentuato il senso di realizzazione, di ambizione e di possesso.

Nelle 3° classi l'anteroposizione della mandibola rispetto il ma-scellare getta le basi per un diverso modo di vedere la realtà. Qui si è dinamicamente attivi, ma il potere del "come fare" non è sincroniz-zato alla sfera del "cosa fare". L'elaborazione concettuale è seconda-ria a quella concretizzante.

La tridimensionalità nel rapporto dento-maxillo-mandibolare è strettamente legata alla dimensione posturale e si esprime attraverso:

1 i recettori delle fibre paradontali 2 la Articolazione Temporo Mandibolare 3 la dinamica dell'osso Ioide Attraverso questi tre parametri, il distretto stomatognatico è parte

integrante della catena posturale di tutto il corpo.

Rapporti ortodontici e postura

Visto che l’Articolazione Temporo-Mandibolare (ATM) è la pri-

ma articolazione che entra in attività, è lecito pensare che sia anche la prima sede anatomica di trasformazione psico-emozionale e quin-di, di fatto è la sede più arcaica del vissuto. Non per altro, l’ATM è l’articolazione più legata alle problematiche psico-emotive.

Frattalmente nella bocca trovano riflesso vari tipi di disfunzioni o malattie. Si è vista una significatività tra la tendenza a masticare a destra e:

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patologie di tipo allergico come asma, eczemi alcolismo sclerosi multipla a placche artriti e artrosi arteriosclerosi Chi tende a masticare di più a sinistra va statisticamente incontro

a: depressione aids cancro A livello analogico un moto sinistrorso (antiorario) è legato alla

“raccolta”, al prendere e tenere per se, un moto destrorso è orario, centrifugo, è un moto che tende a “seminare”, a dare. Il vino si ossi-gena con un movimento sinistrorso del calice e si liberano di più i suoi aromi quando il calice viene roteato a destra. La tendenza di scrivere con una inclinazione dell’asse delle lettere rivolto a sinistra sono indicative di un moto di chiusura, quella con asse rivolto verso destra esprimono un moto di apertura. Si raccoglie muovendo la mano verso l’interno e si semina muovendo la mano verso l’esterno, ciò vale per i mancini e i destrimani.

Il profilo condilare dell’ATM può variare al variare della funzione strutturale di destra o di sinistra. Il masticare di più a destra significa mettere in moto di più la funzione destra che è legata alla parte ma-schile (Yang per la MTC). Masticare di più a sinistra stimola un rimodellamento del profilo condilare sinistro. È un po' quello che succede agli angoli delle mandibole, in cui i Gonion(l’angolo man-dibolare) sono più o meno marcati dall’azione dei muscoli masseteri.

Ortopantomografia

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Il sistema odonto-stomato-gnatico fa perno sull'ATM, posterior-mente, ma il suo corretto funzionamento dipende dall'attività sincro-na del sistema Ioideo, posto anteriormente. Questo osso satellitare al sistema stomatognatico, consente l’antagonismo dei muscoli elevato-ri.

GLI ATTIVATORI POLIFUNZIONALI DI SOULETTE E BESOMBES

Gli attivatori poliunzionali di Soulette e Besombes hanno la parti-colarità di stimolare il sistema ritmico craniale, quindi il loro utilizzo più che essere ortodontico può essere considerato ortopedico. Con questo trattamento si interviene primariamente a livello craniale, per cui si attivano funzioni posturali e craniali piuttosto che dentali, sicché i denti, come "bravi soldatini", ritornano nei loro ranghi orto-dontici a funzione ripristinata.

Riorientando le funzioni al loro regime regolare, si riorienta l'es-sere completo, perchè a un orientamento esteriore, quale è quello posturale, corrisponde un orientamento psico-affettivo interiore. Tutti i circuiti neuro-vegetativi dell’uomo sono orientati al manteni-mento della stabilità globale dell'essere e a un rapporto ideale con le Forze della Natura. Discostarsi dalle leggi della Natura equivale a discostarsi dal piano della salute.

Gli attivatori polifunzionali ideati dai professori Soulette e Be-sombes consentono una terapia ortopedica-ortodontica di tipo co-sciente, perché con essa il paziente partecipa con appositi esercizi al proprio progresso terapeutico. Essa è una terapia informazionale con cui si danno delle microstimolazioni che riorientano l’osso e il dente verso un rapporto più coerente, è una terapia basata olisticamente sulla saggezza del corpo.

Il dente, in quanto struttura cristallizzata di Forze Archetipali, par-la a nome di tutto il corpo, perché l'equilibrio del sistema odonto-stomato-gnatico riflette l'equilibrio dell’essere intero. E viceversa.

È l'insieme integrato di tutte le strutture che dà all'uomo la facoltà di sentirsi padrone del proprio tempo e del proprio spazio e gli offre di fatto la possibilità di essere profondamente se stesso, ovvero di sentirsi libero. Essere, non equivale ad esistere: sono stati esistenziali con Nature distinte.

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Placca di Soulette e Besombes.

Attraverso attivatori polifunzionali come le solette morbide Sou-

let-Besombes, si coinvolge il paziente in un’attività di recupero non solo stomatognatica. Essi sono dei presidi plastici che consentono delle microstimolazione ortopedico-ortodontiche atte a ripristinare un ordine non solo orale ma anche posturale. Essi sono fondamen-talmente dei condiziona tori spaziali. Questo approccio “simil-omeopatico” trova un valido presidio fisso nella tecnica ortodontica di Demond.

Nell’ortodonzia fissa si lavora solo a livello sottocorticale perché gli stimoli meccanici sono passivi e non c’è partecipazione corticale alla dinamica ortodontica. Con l'attivatore S. B. si riacquista una visione più partecipativa della realtà. Da questa prospettiva funzio-nale, si orienta il rapporto verticale, trasversale e antero-posteriore dei denti verso una integrazione più funzionale. In particolare poi, con le placche di Planas, si riassapora il senso di libertà dato dalla facilitazione allo svincolo laterale. Il senso analogo di questa nuova dimensione è uno status mentale privo di conflitti e preconcetti. È una libertà di sostanza, non solo di Forma.

Nel ridare terapeuticamente al paziente una verticalità perduta, e-gli riscopre la spazialità delle proprie frazioni destra e sinistra, che è relativa alle personalità destra e sinistra degli emisferi cerebrali, ovvero delle Nature maschili e femminili.

Il riequilibrio della bocca è un processo terapeutico che tende ad armonizzare non solo le funzioni orali, ma mira al ripristino della completezza dell'essere in tutte le sue componenti. Nel ripristinare la tridimensionalità fisiologica del rapporto dento-maxillo-mandibolare, si gettano le basi non solo per un ripristino biomecca-nico del distretto orale, ma si favorisce il ritorno all’integrità origina-le dell’uomo, cioè al suo stato di Uomo Naturale.

L’Organizzazione Spaziale della Bocca (OSB) è un tipo di terapia polifunzionale che può essere intesa come un vero e proprio percor-

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so di risveglio perché, attraverso l’attivazione spaziale, vengono stimolate dimensioni sopite dell’intima natura dell’uomo.

Le due direttrici spaziali verticale e orizzontale, sono le linee di base sulle quali si esprimono le Forze Archetipali della dualità. L’Ente Universale è un principio datore di vita e come tale è assolu-to. La sua entrata in manifestazione, cioè il suo passaggio dallo stato di potenza a quello in atto, come detto, si esprime attraverso la duali-tà delle Nature, la triplicità dei Principi e il quaternario degli Ele-menti. La dualità è il mezzo con il quale il Verbo mette in atto ogni sua genesi e l’incrocio rappresenta il fulcro di una dinamica sulla quale si reggono le nature degli opposti. Spazio e Tempo sono le direttrici attraverso le quali si esprimono i concetti di Forma e Fun-zione e ciò è tanto vero che ogni Spazio ha la sua Forma, così come ogni funzione è ritmata con un suo Tempo.

Con l’aumento della dimensione verticale si ha modo di percepire una realtà di Luce intimamente riflessa negli Inferi della propria Legione egoica, sicché la “ricerca del Sé” è un percorso ascensionale teso all’esperienza diretta delle proprie sfere Solari (superiori) e Lunari (inferiori) attraverso la percezione laterale delle proprie due Nature.

Generalmente nell’aumentare la dimensione verticale si predispo-ne il paziente a riscoprire le sue Nature maschili e femminili e nell’aumentare le dimensioni trasversali si predispone il paziente alla scoperta delle sue due polarità Soli-Lunari. Con il trattamento poli-funzionale si attivano entrambe le dinamiche spaziali e si opera un riordino “dimensionale” generale non solo dentale. Tutto ciò che in natura è vivo è interdipendente. Ecco che le parole di Ippocrate hanno un senso quando invitava a vedere nella salute della bocca la salute di tutto il corpo. Nel suo insieme la neo-spazialità indotta dall’aumento della dimensione verticale non è solo un’esperienza di liberazione delle nature sinistre e destre dell’uomo ma è anche una liberazione dalle configurazioni consce e inconsce legate al piano del presente, ovvero eliminando il contatto tra i denti che rappresenta il presente, si svincola il paziente dai conflitti legati alle polarità supe-riori (consce) e inferiori (inconsce), o in altri termini dalle polarità del passato e dell’avvenire. Questo nuovo senso di libertà viene percepito a livello craniale, con un’apertura delle ali dello Sfenoide e quindi viene cristallizzato osteopaticamente con un nuovo rapporto Sfeno-Basilare.

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L’orizzontalità è legata al piano greve della materia e la verticalità a quello sottile dello spirito. La contemporanea attivazione attraverso l’O S B è una stimolazione animica molto profonda che non è da confondere con la dimensione energetica. La stimolazione della tecnica OSB è informazionale. Dopo questa attivazione nulla è più come prima, è un po’ come quando si è conosciuta la verità, tutti i parametri cambiano. È come dire a livello Quantistico che la realtà Locale è stata illuminata da un’esperienza Non Locale di tipo olisti-co

L’O S B è un straordinario mezzo di autoconoscenza e per chi è già in cammino, diventa uno straordinario compagno di viaggio perché non si può parlare di armonia della bocca, prescindendo da quella di tutto l'essere. È sempre l'Essere la vera meta di ogni tratta-mento terapeutico, ben espressa dell’"..Essere o non Essere..".

IL FLUIDO VITALE Nella Natura c'è un libero fluire della dinamica vitale attraverso il

ritmo dei giorni, delle stagioni e degli anni. Così il "Fluido Vitale" dell’uomo è simile a quello che anima la Natura e cosmicamente “..muove il Sole e le altre stelle..”. Questa dinamica vitale ha radici cosmiche e il Principio che la anima sostiene i ritmi della Natura e quelli circadiani dell'uomo. Quindi, lo stato di salute dell’uomo deriva all'integrazione di questo Principio nei propri ritmi vitali. Questo concetto è ben espresso nella MTC con la dinamica dei 5 Elementi ma è ignorato dalla medicina accademica occidentale, basata sul potere curativo del farmaco. Nota bene curativo e non guaritivo

Il battito del cuore, il respiro, la peristalsi intestinale, il dinami-smo cranio-sacrale, sono tutti ritmi con-naturati all'uomo, ciò che ne ostacola il regolare fluire sono soprattutto i condizionamenti sociali, le abitudini, gli atteggiamenti stereotipati. Per cui, come già detto, un corretto recupero dello stato di salute deve essere sostenuto prima-riamente dalla risoluzione dei conflitti psico-emozionali. Non esiste una salute psichica, una salute fisica, una salute biologica e una salute energetica dell’uomo. Esiste il senso olistico dello stato di salute che è un bene comune a tutti gli organi e verso cui tutte le funzioni convergono. La riabilitazione orale, come ogni atto terapeu-tico, è un evento frattale e ha senso solo se è impostata su basi olisti-

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che perché il dente riflette lo stato di salute psico-organico del pa-ziente.

PATOLOGIE DENTO - PARODONTALI Perché mai si cariano solo alcuni denti e relativamente spesso in

una superficie rispetto alle altre? Perché il parodonto marginale (gengiva) ha delle recessioni più o meno localizzate in certi punti e il parodonto profondo (osso alveolare) ha dei riassorbimenti ossei a volte orizzontali e a volte verticali e, relativamente, solo su alcuni denti o settori?

Recessioni gengivali

Entrambe le patologie (dentale e paradontale) hanno diversi livelli

di gravità, ma ci sono anche casi in cui il processo si arresta. Quindi perché dare importanza solo alla placca batterica come fattore ezio-patogenico? Sicuramente il processo può essere condizionato dalla presenza della placca batterica ma in realtà, esso ha origini interne alla struttura dentale e parodontale. Ovvero, sono l’organo dentale e il sistema parodontale che in qualche punto creano il terreno predi-sponente alla formazione delle rispettive patologie. La causa dei mali è sempre interna, cioè è il singolo elemento che, indebolito olisticamente nella propria integrità, si lascia sopraffare dall’azione litica della placca. Ciò è facilmente dimostrabile dalle molte persone che pur non lavandosi bene i denti, non hanno problemi dentali o parodontali e di converso, altre che ne hanno sempre uno, pur curan-dosi con attenzione! Analogamente nel periodo invernale, la diffu-sione del virus dell’influenza è generale, ma solo alcuni si ammala-no. In realtà se l'organo dente o la struttura paradontale fossero inte-gre nella loro costituzione, ovvero riflettessero olisticamente lo stato di salute, non ci sarebbe nessun processo patologico anche in pre-senza di placca, né ci sarebbero raffreddori invernali.

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La vera causa è nell'abbassamento dei livelli immunitari ed ener-getici o, in altri termini, è nelle crisi del proprio senso di integrità. In questo caso la località dello scompenso energetico-biologico è in relazione a specifici stati psico-affettivi che si riflettono in una cadu-ta dell’efficienza delle difese immunitarie. E ciò è ben documentato dall’incremento dei livelli serici e intrasulculari (nel solco della gengiva) di Cortisolo nel personale d’aereo.

Fondamentalmente le patologie dento-parodontali sono caratteriz-zate da un rimaneggiamento della componente minerale rispettiva-mente dentale ed ossea. La dinamica dello ione Ca, da un punto di vista astrologico è sottesa all'Archetipo MARTE che è un tipo di Forza attivante, promuovente. Quindi la sua mobilitazione che pro-venga dal dente o dal tessuto osseo, (non solo alveolare) è l'espres-sione di una liberazione più o meno severa del fattore "Marte" che biochimicamente attraverso lo ione Ca, sostiene ogni tipo di attività biologica. Per cui, nel caso di un bambino in crescita, il Ca servirà per tutte le fasi anaboliche e cataboliche, se c’è invece una infiam-mazione, il richiamo del Ca servirà a supportare l’attività antin-fiammatoria. Se l’infiammazione, o il dismetabolismo sono severi, ci sarà una liberazione massiva e più o meno prolungata di ioni Ca dai suoi depositi. Il Calcio ha relazioni strette con il Silicio e lo dimo-strano le reazioni di trasmutazione atomica a bassa energia fatte dalle galline nella produzione dei loro gusci d’uovo (Kevran).

I denti, come già accennato, rappresentano simbolicamente le Forze Archetipe che, come statue di avorio, sono messe a guardia del Tempio orale, per cui un sorriso non è altro che l'apertura di un sipa-rio, o di un fiore. Così come la Natura mette in mostra le proprie bellezze, a livello orale, l’uomo non fa altro che esprimere il meglio di se stesso e della propria armonia interiore attraverso l’esposizione della propria chiostra dentale. Il moto che spinge al sorriso è un moto “Mercuriale” di apertura delle Forze Archetipali. La cupezza fa nascondere i petali delle Forze Archetipali in un moto coagulante (Saturniano). La rabbia fa esporre dalla rima labiale il bordo degli incisivi inferiori. La gioia fa esporre la chiostra dei denti superiori.

FATTORE PIEZOELETTRICO Il contatto occlusale dei denti produce effetti piezoelettriche che si

espandono lungo le terabecolature della matrice ossea e vano a sca-

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ricarsi sulla corticale e sulla Crista Galli. I segnali elettromagnetici legati alle ondate piezoelettriche sono come un mare pieno di onde che quando si infrangono sulla Crista Galli, attivano di fatto il siste-ma delle meningi. L’attivazione piezoelettrica vale per qualsiasi tipo di struttura collegabile a una Forma.

Effetto piezoelettrico

In questo punto interno dell'osseo etmoide (Crista Galli) converge

la media vettoriale delle linee di forza assiali dei denti, la conse-guenza è una ritmica stimolazione della Falce cerebrale che lì si ancora quindi, contattando i denti, viene automaticamente stimolato anche il sistema meningeo.

La componente mascellare (Solare) è la base irradiante di riferi-mento e la mandibola (Lunare) è quella che modula il dinamismo orale con le sue 4 funzioni. Queste due ossa sono come i due Lumi-nari, dal loro matrimonio nasce il tavolato occlusale. Le caratteristi-che di questo figlio filosofico sono individuali perché poggiano su una dinamica assolutamente personale.

1. Il tavolato occlusale fa da riferimento all’attività masticatoria e di conseguenza le faccette di usura dei denti è normale che ci siano, qualora fossero eccessive sono il segno di un vizio fun-zionale. In questo caso si parla di parafunzione, ovvero di una disfunzione in cui l’atto masticatorio è mosso e sostenuto dalla difficoltà psichica a “digerire” situazioni soggettive.

2. Il tavolato occlusale rappresenta Philodonticamente il presen-te. L'attualità su cui si scaricano le forze relative al passato so-no rappresentate dalla staticità mascellare e quelle legate alla propensione dell'avanzamento, sono relative alla dinamica mandibolare.

3. Il tavolato occlusale è una lavagna sulla quale è segnato ogni passaggio del vissuto del soggetto. Ciò che il Tempo ha inciso sui denti è indelebile. Non si può modificare il passato perché è un atto assoluto.

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EFFICIENZA MASTICATORIA E SISTEMA IMMUNITARIO

Il male dell’uomo moderno è quello di non avere il tempo di fare le cose, e ciò è espresso a livello odontoiatrico con la riduzione del tempo di masticazione. La ovvia conseguenza è una minore efficien-za del sistema digestivo e a caduta, una ridotta integrazione dell’uomo con la Natura.

Il recupero terapeutico di un deficit occlusale verticale, dovuto al-la mancanza di denti o ad una loro abrasione, consente di riottenere una più libera rappresentazione del concetto di Tempo che come detto, consente automaticamente di gettare le basi per un corretto rapporto spaziale tra le componenti destra e sinistra. Ovvero, stabili-to un buon rapporto tra componenti consce (Superiori) e inconsce (Inferiori), si gettano le basi per un armonioso rapporto tra le com-ponenti maschili e femminili.

Così come l’uomo integro è fondamentale al disegno del macro-cosmo, una bocca integra è fondamentale per lo stato di salute dell’uomo.

I protocolli terapeutici e scientifici indicano nella placca il vero agente patogeno sia della carie che della malattia parodontale, non sono escluse predisposizioni su base genetica o ad abitudini viziate. Vista la bassa virulenza dei ceppi batterici è difficile spiegare la gravità dei danni che essi provocano a livello dento-paradontale. È l’insufficiente soccorso del sistema immunitario che è alla base di ogni deriva patologica, compresa quella dento-parodontale.

Ig E erano significativamente calate dopo una “cura di baci”. Pa-zienti con rapporti sessuali regolari avevano una reattività più nor-male ai test allergici. Una gratificazione tende a spostare la bilancia immunitaria verso il sistema TH2 (immunità cellulo-mediata), ecco perché il buon umore tende a riequilibrare il sistema immunitario.

La risposta di tipo TH1 è veloce e offre una difesa immunitaria di tipo immediato a differenza di quella TH2 che è più lenta a manife-starsi. La disfunzione del rapporto tra il sistema TH1 e TH2 è relati-vo a una disfunzione del rapporto tra il passato (TH2- lento a mani-festarsi) e il presente (TH1-veloce a manifestarsi). La loro integra-zione, intesa come equilibrio immunitario porta alla normalità.

Il Cortisolo è un immunosoppressore naturale prodotto dall’asse Ipotalamo-Ipofisi-Surreni in seguito a situazioni per lo più croniche

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di stress. Si è constatato che il suo livello salivare è direttamente proporzionale alla presenza di stressori biologici e alla perdita di osso alveolare. Si è visto con il PNEI (Psico-Neuro-Endocrino-Immunitario) che lo stress pur avendo basi psichiche, provoca rispo-ste di tipo neurologico, endocrino e immunitario. In altri termini, il pensiero e l'emozione possono influire sulla stabilità immunitaria, ormonale e posturale.

FORZE ARCHETIPALI Il Principio Universale della Coscienza è chiamato in ermetismo

Mercurio, esso è una fonte creativa allo stato potenziale che si e-sprime per l’intervento di vettori chiamati Archetipi. Essi sono delle direttrici Forma-tive che portano in manifestazione quanto prima era solo potenziale. L’Archetipo è invisibile, ma si rivela attraverso la manifestazione che mette in atto attraverso il ritmo delle funzioni che induce. Le Forze Archetipali, in quanto tali, sono l'espressione attiva dell'armonia “arcaica” sulla quale poggia la “tipizzazione” del creato, esse agiscono in Natura e nell’uomo in modo integrato al fine di mantenere sempre viva la risonanza con il Principio Universale. È il Verbo che si esprime attraverso le Forze Archetipe per essere sempre se stesso in ogni istante e in ogni luogo. Queste Figure Com-portamentali sono analoghe alle Forze vitali dei Neter Egizi, dei Veda Indiani, delle Forze Angeliche dei Cristiani, degli Elohim degli Ebrei, delle Forze Naturali degli Sciamani. La direzione di ogni ricerca scientifica quindi, dovrebbe essere rivolta verso quest’Essenzialità piuttosto che perdersi nei meandri dei suoi effetti. La scienza accademica quanto sa della legge Naturale con la quale il Verbo entra in manifestazione attraverso la dualità? La visione Ar-chetipale è una concezione filosofica che va oltre la nebbia dell’illusione.

Ma come! Einstain voleva unire le 4 forze fondamentali in una so-la e la scienza medica continua a frammentarsi in nuove discipline universitarie! Nel creare nuovi filoni di studio, si è perso di vista che l'uomo ha radici cosmiche. Le Forze Archetipali a livello macroco-smico e microcosmico sono le stesse e non può essere che le stesse forze nell'infinitamente piccolo si esprimano in un modo e nell'infi-nitamente grande si esprimano in un altro.

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Il Mercurio, in quanto Coscienza Cosmica, è un pensiero pensante che sostiene ogni genesi, esso è il seme di ogni Forma possibile, è una Forza Intelligente che si manifesta attraverso Forme che si ani-mano con la dinamica degli opposti. L’animazione oltre che essere sostenuta dalla dinamica polare è resa possibile dalla coordinazione trina dei quattro elementi. Il senso della continuazione è simbolica-mente rappresentato dalla figura dell’Uroborus, in cui l’unità circola-re Assoluta ritorna a se stessa e la testa e la coda non sono altro che le porte finite di un moto infinito. Analogamente la nascita e la mor-te non modificano il ciclo esistenziale della Coscienza, ma lo con-sentono.

Ecco che i Greci e non solo loro, avevano ragione nell’insistere di conoscere se stesso per conoscere l'Universo! Il microcosmo si ri-flette nel macrocosmo e in questa realtà unica nulla succede a caso perché tutto è intimamente collegato. I traumi, le conoscenze gradite o sgradite che si fanno nella vita, ogni evento di cui si è protagonisti non è fortuito, ma è portatore di un significato che semplicemente è da decifrare, è una specie di “sintomo spazio-temporale”, che al pari del sintomo fisio-patologico, diventa uno straordinario terreno di auto conoscenza. Il corpo “parla” attraverso un ampio ventaglio di sintomi e il suo linguaggio arcaico, non mente mai. La mente sì. La mente, mente.

Per quanto sia lodevole l’impegno nella ricerca, l’uomo e la mate-

ria rimangono un mistero! Si scoprono stelle sempre più lontane e nuove particelle subatomiche, ma si ignora il Principio Universale cui sottendono. La scienza basa il proprio sapere sulla ripetibilità degli eventi, ben sapendo che la materia e la realtà stessa sono fatte di frequenze legate a un fenomeno basato sull’indeterminazione. Come si fa a spiegare un qualcosa che sfugge alla spiegazione, ma

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che si può solo percepire o intuire? Non ci sono parole che giungano tanto in profondità, solo il simbolo quale cristalizzazione di una Forma, può comunicare in modo risonante con l’Ente che ha creato la Forma stessa.

Il nocciolo della questione è nel rispetto delle regole Naturali, a partire dalla considerazione dall’aspetto trino di ogni individuo di Natura che sia pietra, pianta, animale o uomo. Non si può escludere l’aspetto animico da quello informazionale o da quello strutturale, sono tutti e tre parti integranti di un’unica entità polifunzionale.

L’ottica meccanicistica vuole dimostrare che è vero solo ciò che è scomponibile e ricomponibile, perché è scientifico solo quello che si può dimostrare. Ma come si fa a dimostrare un mistero? Scomporre il vino con distillazioni frazionate nei suoi tantissimi elementi e poi rimetterli insieme non da lo stesso risultato. La struttura c’è, ma l’anima, l’elemento fondamentale della sua individualità, dov’è? A tal proposito si sa che gli organi trapiantati da vivo a vivo sono stati-sticamente accettati molto di più dal ricevente.

L’uomo non può sezionare la realtà e poi sperare di ricomporla, la sua potenza logica si deve arrendere di fronte alle Forze Archetipali che sono a monte di ogni fenomeno vivente. Causa ed effetto sono alla base della concezione meccanicistica Locale, sono espressioni di una realtà duale, limitata al controllo della logica. Nella Non Locali-tà, causa ed effetto non esistono. In essa non c’è dualismo o antago-nismo, ma solo Essenza. Il volto del Budda e della Gioconda di Leonardo sono eloquenti per la loro enigmatica Essenza inespressi-va. L’androginia è una situazione integrata di polarità opposte.

IL FILO ANALOGICO DI ARIANNA L'osservazione analogica porta l’attenzione verso una dimensione

unitaria e non settaria, invece l'orientamento scientifico, basato sulla potenza del microscopio e del telescopio, cerca di conoscere la mate-ria attraverso l'osservazione dei suoi limiti fisici. Ma la materia è fatta più di spazi "vuoti", che di particelle! La materia è un mistero perché è fatta più di sostanza non visibile che visibile. La materia oscura (perché non riflette la luce) dell’Universo è la stessa che c’è nell’atomo, tra le varie particelle subatomiche. dove il vuoto è il nulla Formale di una sostanza incorporea.

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Non si nega il fatto che la scoperta dell'atomo abbia portato alla conoscenza di nuove particelle subatomiche, ma di fatto è stata solo la scoperta di un nuovo ordine cosmico, di una nuova dimensione. Pur tuttavia la scienza rimane al punto di partenza malgrado la sco-perta di nuovi iperspazi o di microelementi. Quanto sarebbe più saggio trovare il filo d’Arianna che indichi la via con cui si manife-sta il creato, invece di studiarne i limiti formali dei suoi frutti! Que-sto filo d’Arianna è il buon senso della legge di Natura

Questa sì che sarebbe una vera scoperta, non certo la localizza-zione di una chissà quale galassia lontana non si sa quanti anni luce o di un non si sa quale elemento subatomico (vedi l’Anomalone). In un sistema infinitamente integrato come è quello micro-macrocosmico, ci sarà sempre qualcosa di più lontano e di più picco-lo perché l’infinito è un concetto Non Locale che di per sé unisce ogni opposto. È tempo che si faccia un umile passo indietro, che si abbandonino pila e lente e ci si concentri di più su una visione inte-grata dell'affascinante e misteriosamente efficiente funzionamento della macchina p-b-p-e umana. E lo si può fare semplicemente os-servando la Natura e le sue leggi. Un primo passo in senso olistico è stato l’avvento del sistema PNEI che è una visione integrata della materia vivente nella sua intima strutturazione frattale e olistica. Il senso olistico è legato al concetto di integrazione spaziale.

Aspetto frattale

Aspetto olografico

L’eternità e l’infinito sono le espressioni Non Locali dei concetti

Locali di Tempo e Spazio. Per cui, in un'ottica puramente duale, si può dire odontoiatricamente che il collegamento spaziale del dente al corpo abbia il suo aspetto frattale a livello del legamento parodonta-le, mentre il collegamento olistico lo si ha attraverso il peduncolo linfo-vasculo-nervoso apicale che è in immediata connessione con la

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dimensione "animica" del corpo attraverso la vitalità ematica e la sensibilità nervosa.

Quindi il fascio linfo-vasculo-nervoso mette “olisticamente” in di-retta comunicazione il dente con la ritmicità delle funzioni vitali dell'intero organismo, tanto quanto i sensori nervosi collocati tra le fibre parodontali legano il dente alla tridimensionalità della costitu-zione posturale, o “frattale”. Il dente comunica con il corpo e il cor-po parla attraverso il dente e lo stesso vale per il sistema parodonta-le.

La Natura perpetua il proprio equilibrio attraverso la ciclicità del-le sue evoluzioni. La Genesi si ripete con le stesse leggi perché è semplicemente Spirito Universale in azione. La Natura non ha nor-me o decreti ma solo leggi, poche, ma spietate nella loro applicazio-ne. Non ci sono condoni, indulti, prescrizioni brevi o quant’altro! Le basi del linguaggio della Natura sono semplici, a complicarle ci pensa la mente umana. La Natura, con il suo sistema di autoregola-zione è complessa, la mente è labirintica, è complicata. Il mistero, se mai, non è da cercare nella perfetta riuscita di un trapianto delle mani, ma alla rinuncia dello stesso paziente agli arti, seppur perfet-tamente integrati, oppure alla scoperta di nove pulsioni o affinità in pazienti con trapianti di organo, anche qui perfettamente riusciti, oppure a livello odontoiatrico, nell’elevata percentuale di recidive ortodontiche.

RUOLO DEL DENTISTA "…ogni ora ha la sua importanza…" vuol dire che ogni segno e-

sprime un significato. Le discromie, le microfratture dello smalto dei denti, il loro affollamento o la presenza di diastemi, così come la disposizione e il rapporto tra gengiva aderente e libera, sono tutti segni con un "portato analogico".

Perché ci sono vizi nella dinamica occlusale? Perché invece di di-grignare si bruxa o viceversa? Perché l’uomo ha atteggiamenti così diversi a livello occlusale e l’animale no?

C'è da chiedersi: a livello spaziale il perchè delle edentulie e dei morsi aperti,

profondi e latero-deviati a livello istologico il perchè dei processi cariosi e delle paro-

dontopatie

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a livello biomeccanico il perché delle abrasioni occlusali e condilari

C’è da invertire la prospettiva. La figura del dentista deve avere

un nuovo ruolo perché il dente è funzionalmente parte integrante dell'organismo e, come detto, non serve solo nella triturazione del cibo. Di fatto, il dentista nell'osservare un paziente entra nel suo Tempio, per cui ogni osservazione e relativo consiglio, devono esse-re indirizzati più che alla risoluzione della “patia” odontoiatrica, alle cause che l’hanno prodotta, che sono quasi sempre sistemiche. È da questo tipo di approccio, su base sottilmente Non Locale, che si dovrebbe fondare il vero rapporto tra paziente e terapeuta. Solo da questo presupposto empatico può nascere un vero atto terapeutico, che vede nell'operatore sanitario una figura intermedia, non certo l’eroe della situazione! Ciò che veramente porta a guarigione è l'inte-razione tra le due coscienze: del paziente e del terapeuta affinché si attivi il sistema di autoguarigione.

Più che vedere la singola carie si dovrebbe scavare nel vissuto del dente (e di conseguenza del paziente) al fine di eliminare la vera causa che ha indotto la formazione del processo carioso. E questo lo si fa interpretando i segni statici e dinamici che hanno i denti, il parodonto e l’ATM.

LO SMALTO DENTALE Lo smalto è strutturato in unità prismatiche esagonali riccamente

mineralizzate circondate da una sostanza interprismatica parzialmen-te permeabile ai liquidi. La struttura esagonale è tipica anche delle

Cambio di prospettiva

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cellule corneali e retiniche, dell'epitelio vescicale e dello strato cor-neo della pelle. Questo per dare ragione a un concetto di compattez-za, perché a parità di area, l'esagono ha un perimetro minore del triangolo equilatero e del quadrato. L'esagono e il pentagono sono le strutture geometriche del DNA e del RNA, nonché le stesse su cui gli antichi liutai costruivano le proprie opere di legno.

Nell'esagono vi è la completezza dei simboli del Fuoco, dell’Aria, dell'Acqua e della Terra, in altri termini, nello smalto vi è la pienez-za della Luce. È rimarchevole il danno che si fa allo smalto con le pratiche dello sbiancamento dei denti, perché l’acido ortofosforico che si usa depaupera il tessuto interprismatico, così i prismi smaltei rimanendo privi di collante, tendono a sfaldare. Il dente perde così un po’ della sua matrice smaltea. L’uomo perde un po’ del suo “smalto”, della sua brillantezza.

Struttura istologica dello smalto

IL FATTORE “MARTE” Che ci siano denti più "duri", cioè più mineralizzati in certe popo-

lazioni è un dato di fatto, come è un dato di fatto che in certi pazienti ci siano denti più "teneri", cioè più facilmente aggredibili dalla fresa del dentista. Ora è chiaro che i denti più predisposti alla carie sono quelli meno "duri", ma c'è da capire allora cosa rende un dente più o meno duro, ovvero più o meno aggredibile dal processo carioso. Non lo decide certamente il dente stesso! Ci saranno pure motivazioni genetiche, ma non è neanche questo la risposta, seppure ci siano aspetti predisponenti. Il fulcro del problema è nel processo di calcifi-cazione e decalcificazione, ovvero nel metabolismo del Ca, in altri termini, del “Fattore Marte”.

La mobilitazione dello ione Ca, come già accennato, è un proces-so altamente dinamico, specie in gravidanza ed è anche uno degli

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epifenomeni che accompagnano la menopausa. Ci sono processi cariosi che si arrestano, a testimonianza di un'attività di neoapposi-zione minerale localizzata come accade con la dentina di reazione. Evidentemente c'è una reattività individuale nei confronti del proces-so di mineralizzazione e demineralizzazione che condiziona il singo-lo dente e, visto nella sua epifunzione olistica, coinvolge l'intero organismo.

La demineralizzazione dentale è un segno locale di una disfunzio-ne recente legata a un organo o a una funzione specifica legata al dente stesso. La demineralizzazione ossea è un segno di una disfun-zione più profonda e accentuata nel tempo, quale può essere un processo infiammatorio cronico, autoimmunitario, una perturbazione ormonale o psico-depressiva.

Certo che la placca batterica è un gente eziologico importante nel processo carioso e parodontale, ma è il terreno predisponente che ne condiziona il vero insorgere quindi, c'è da cercare quali sono i lega-mi che vincolano il dente all'intero organismo e più ancora con quali trame l'organismo estende la propria organizzazione psico-bio-posturo-energetica allo stesso dente.

È fin troppo speculativo dare tutte le colpe alla placca! Al mondo d’oggi la colpa è sempre degli altri e sarà sempre una pillola “magi-ca” che guarirà i mali dell’uomo moderno! Il processo carioso è un processo che ha radici nella reattività biologica recente, le cause invece che sono alla base della disfunzione parodontale sono da ricercare nei meandri del vissuto.

LA MATERIA VIVENTE “Ciò che è vivente si muove; questo moto è sia quantitativo

nello spazio e ne tempo, sia qualitativo o formale; ossia defi-nisce lo spazio e il tempo, essendo qui la forma considerata

come idea che precede la sostanza formata o materia. Vi sono pertanto la vita apparente e quella che è causa di questa ap-

parenza.” S. de Lubicz Esoterismo e simbolo (pag 27) Ed. tre Editori.

In realtà la materia vivente è una sola e si esprime a livelli diversi in diverso modo, in quest'ottica olistica, la milza non è che sia più importante della cistifellea, per quanto sia sperimentata la capacità di vivere senza di esse.

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La materia vivente si manifesta nella sua circolarità con conden-sazioni e diradazioni articolate in cui l'aspetto olografico non è affer-rabile con l'ordinaria visione bidimensionale della logica razionale. Nella tradizione ermetica le due fasi sono dette “Solve e Coagula”, nella tradizione Induista sono dette “Il respiro di Brahman”.

Lo stesso oggetto può essere visto in modo diverso a seconda da dove lo si osserva ed è visto in modo ancora più diverso a seconda di come lo si osserva. Un animale posto in una gabbia, visto contempo-raneamente da due differenti punti di osservazione farà movimenti differenti nello stesso istante. La coincidenza dei movimenti dei due animali nella gabbia darà l’impressione che siano legati da un filo misterioso che ne sincronizza le movenze, ma l’animale è uno solo. Ciò che cambia è la prospettiva dell’osservatore. Quindi c'è una sola verità: l’animale nella gabbia. E ci sono tante realtà quante sono i punti di vista.

Gli opposti si uniscono perché la materia di cui sono composti è la stessa, se no non si potrebbero mai unire. Ciò che si unisce quindi, è sempre e solo lo stesso Principio Universale che spazia attraverso gli Elementi. Dal rapporto tra i 3 Principi e i 4 Elementi si ha la spazialità del 12 e la ritmicità del 7.

LA MATERIA OSCURA Si conosce molto poco del nostro metabolismo, per alcuni si co-

nosce solo l’1% di tutte le molecole presenti nell’organismo, il re-stante 99% è l’omologo della cosiddetta “Materia oscura” dell’Universo. Già questo fatto da solo dovrebbe far orientare lo sguardo del ricercatore verso nuovi approcci necessariamente non convenzionali.

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Così come usava parafrasare il mio capo macchina ai tempi di quando ero dipendente della CRI:”…un ombrello non serve per una pioggia sola..” altrettanto si può affermare che ogni singolo neurone, fibroblasto, cellula immunitaria eccetera, produce diversi modulatori biochimici in modo da interagire con più “piogge funzionali”.

Se è vero che secondo Rubbia si conosce un miliardesimo della materia, vuol dire che se ne sa veramente poco di come è fatta! La Verità è da ricercare non tanto nella scopertra di nuovi elementi, ma è nell'ambito dell'invisibile collegamento tra le sue componenti. È straordinario come l'uomo sia un cieco in un mare di Luce! Ed è paradossale come ogni scoperta sollevi questioni irrisolte.

In questa fase storica si è come dei bambini che volgono lo sguar-do verso la luce esterna, invece si dovrebbe essere dei volenterosi esploratori della propria “materia oscura”. Con il chiarore dell’unica fiamma che ha a disposizione, (la Coscienza) l’uomo può accedere a mondi infiniti, semplicemente volgendo lo sguardo verso il proprio mondo interiore.

Ci vuole un nuovo approccio, una uova disposizione “interiore” che guidi il ricercatore nei suoi studi perché l’Universo e l’uomo sono strutture partecipative, così come lo sono ogni cellula e ogni atomo, ogni stella e ogni elemento subatomico. La vera Luce che l’uomo dovrebbe studiare è quella Biofotonica (che ha in sé), piutto-sto che perdersi nei meandri stellari.

La”Materia oscura” è un termine con il quale la scienza Accade-mica ha dato un nome alla propria ignoranza. Il campo dell’ignoranza è vario:

1. si ignora circa il 99% dell’organizzazione della materia (Rub-bia)

2. si ignora circa il 95% delle funzioni del nostro cervello 3. si ignora circa il 90% delle funzioni dell’acqua 4. si ignora quasi tutto della Luce 5. si ignora molto del DNA 6. si ignora quasi tutto della psiche, malgrado tutti ne parlino

la lista può continuare …..… Vista la sterilità dei risultati, non dovrebbe sorgere il dubbio che

forse è sbagliato il tipo di approccio della ricerca? Nell’antichità si era giunti a vette filosofiche e scientifiche che oggi ce le sognamo, perchè si dava voce a un pensiero integrato e partecipativo tra l’uomo e la Natura e, di conseguenza con il cosmo. Oggi abbiamo i

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cibi transgenici! Certo che l’anima e lo Spirito non sono dimostrabili scientificamente, ma nel contempo sono alla base di ogni manifesta-zione della Natura. Non si può negare l’impegno del ricercatore moderno, ma ci vuole un approccio diverso della scienza accaded-mica che preveda di essere al servizio della Verità (di origine Non Locale), piuttosto che della realtà (di origine Locale).

È paradossale come certe scuole di pensiero non sapendo spiegare l’origine di certe spade antiche dei Samurai, o non potendo spiegare la costruzione delle piramidi Egizie o di quant’altro di non spiegabi-le, pensino ad un intervento di chissà quale civiltà aliena! In realtà tutto ciò che è vivente è una costituzione informazionale-materico-energetica.

La storia è piena di ricercatori per lo più sconosciuti che hanno dedicato la propria vita alla conoscenza:

-G.B. Ferlini, G. Lakhowsky, L Tourenne e gli studi sul magneti-smo

-A. Abrams e i suoi studi sull’effetto psicotattile -A. Sorti e D: Iero e i loro studi sulla somatologia -i coniugi De La Warr, M. Rae e i loro studi sulla radionica -H. S. Burr e i gli studi sul campo elettrodinamico vitale del corpo -C.Kamzhen e gli studi sui campi bioelettromagnetici -G.Piccardi e gli studi sulla VES delle sostanze colloidali -L. E. Eeman e gli studi sui biocircuiti -D.Tansley e gli studi sulle influenze cosmiche sul DNA -Y. Manaka e la terapia ionica -F.A.Popp e gli studi sui biofotoni -C.L: Kevran e gli studi sulla trasmutazione degli elementi

-G. Calligaris e gli studi sulle facoltà psico-cutanee -G. Mancini e gli studi elettrici sul sistema nervoso -W. Reich e l’orgone _P.L. Ighina e gli studi sull’atomo magnetico