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Opera pubblicata con il contributo della Regione Autonoma della SardegnaAssessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali,

Informazione, Spettacolo e Sport

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CENTRO DI STUDI FILOLOGICI SARDI / CUEC

LE CHIESE E I GOSOSDI BITTI E GOROFAI

Fonti documentarie e testi

a cura di Raimondo Turtas

e Giovanni Lupinu

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TESTI E DOCUMENTI

coordinamento editorialeCENTRO DI STUDI FILOLOGICI SARDI / CUEC

Le chiese e i gosos di Bitti e Gorofai

ISBN 88-8467-301-1CUEC EDITRICE © 2005

prima edizione novembre 2005

CENTRO DI STUDI FILOLOGICI SARDIPRESIDENTE Nicola Tanda

DIRETTORE Giuseppe MarciCONSIGLIERI Marcello Cocco, Mauro Pala, Maurizio Virdis

Via Principessa Iolanda, 6807100 Sassari

Via Bottego, 709125 Cagliari

Tel. 070344042 - Fax 0703459844www.centrostudifilologici.itinfo@centrostudifilologici.it

CUECCooperativa Universitaria

Editrice CagliaritanaVia Is Mirrionis, 1

09123 CagliariTel. 070271573 - Fax 070291201

[email protected]

Realizzazione grafica Biplano, CagliariStampa Grafiche Ghiani, Monastir (Ca)

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Il presente volume nasce da un'idea di Raimondo Turtas, che è autore del contri-buto Le chiese di Bitti e Gorofai. Storia e documenti dal Medioevo fino ai nostri gior-ni e curatore della sezione dedicata alle Fonti documentarie; Giovanni Lupinu èautore del contributo intitolato Lingua sarda e gosos, mentre Sara Guazzo ha cura-to l'edizione del testo dei gosos; a Melchiorre Delogu si deve la realizzazione del-l'apparato iconografico.

Illustrazione nella pagina precedenteNorme per la corretta successione triennale dei priori dell'Annunziata; per la tra-scrizione del testo, cfr. infra, p. 102.

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RAIMONDO TURTAS

Le chiese di Bitti e Gorofai.Storia e documenti dal Medioevo fino ai nostri giorni

Agli inizi del 1777 il vicario generale capitolare di Cagliari,il nuorese Francesco Maria Corongiu, inviava ai responsa-bili delle 15 parrocchie superstiti che erano appartenute alladiocesi medievale di Galtellì e dal 1495 erano state unitecon l’archidiocesi di Cagliari, un questionario molto detta-gliato sullo stato delle stesse: negli anni immediatamenteprecedenti, infatti, erano intervenuti precisi accordi tra il redi Sardegna e la Santa Sede che prevedevano il ripristino diquell’antica diocesi, che ebbe effettivamente luogo con labolla Eam inter coeteras del 21 luglio 17791. Fra le doman-de di quel questionario, la seconda del paragrafo 17 chiede-va «se i parrocchiani frequentassero i sacramenti [soprattut-to quelli della confessione e comunione] e se fossero – gene-ralmente parlando – inclini alla pietà e alla devozione»2.

1 Sul contesto di questa complessa operazione, che era stata avviata giàdagli inizi degli anni Sessanta e prevedeva lo smembramento dell’archi-diocesi di Cagliari, da cui nel 1763 venne staccata l’antica diocesi di Igle-sias e che sarebbe continuata con il ripristino di altre due diocesi medie-vali, quella di Galtellì (prima col titolo di Galtellì-Nuoro, ora Nuoro)che qui ci interessa, e quella di Suelli (Ogliastra, ora Lanusei) nel 1824,cfr. RAIMONDO TURTAS, Storia della Chiesa in Sardegna dalle origini finoal 2000, Roma, Città Nuova, 1999, pp. 522-527; per ciò che riguardaquella di Galtellì, vedi anche OTTORINO PIETRO ALBERTI, I duecento annidi storia sulla diocesi di Nuoro dalla ricostituzione della diocesi di Galtellì-Nuoro. 1779-1979, in Pacificazione e comunione. Atti del bicentenariodella diocesi di Nuoro (1779-1979), a cura di ROSARIO MENNE, Sassari,Stamperia artistica, 1982, pp. 117-151 e RAIMONDO TURTAS, Diocesi diNuoro, in Dizionario delle diocesi d’Italia, in corso di stampa.2 L’intero questionario con le relative risposte – in castigliano – è stato

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Con varie sfumature, le risposte dei parroci erano positi-ve e spesso sottolineavano la maggiore frequenza della pra-tica religiosa tra le donne rispetto agli uomini; solo il pie-vano di Bitti dava la ragione del diverso comportamento diquesti ultimi: rispetto all’assidua frequenza delle donne,scriveva, quella «della maggior parte degli uomini» eraminore, «trovandosi questi quasi sempre in campagna,intenti a pascolare le greggi; ciononostante, anch’essi sem-brano alquanto inclini alla pietà»; questa stessa situazioneemergeva anche in altre risposte, come quelle relative all’os-servanza del precetto pasquale e del riposo festivo3.

Sorprende che, per provare la religiosità dei suoi parroc-chiani, il pievano bittese Antonio Fanari, originario diCagliari, non abbia mai fatto menzione dei numerosi edifi-ci di culto presenti sia dentro il villaggio che nel suo agro:la loro presenza non poteva di certo prescindere dall’attivocoinvolgimento anche degli uomini. In quel momento,oltre la parrocchiale, di chiese se ne contavano ben 18, tutteancora in uso nonostante le regole molto severe introdottedagli arcivescovi di Cagliari che, proprio tra le parrocchieappartenenti all’antica diocesi di Galtellì, non avevano esi-tato a sconsacrarne circa duecento, perché ritrovate in unostato di scarso decoro4. Nelle pagine che seguono verrannoesposte prima le vicende e poi la documentazione relativa a

VIII RAIMONDO TURTAS

pubblicato in modo esemplare da MICHELE CARTA, Nell’anno del Signo-re 1777. Risposte dei parroci della diocesi di Galtellì al questionario di Fran-cesco Maria Corongiu, Orosei, Centro Studi “G. Guiso”, 1995, p. 114.Nelle pagine che seguono, nella parte dedicata alle Fonti documentarie,infra, pp. 37-78, sono state riportate le risposte relative alle parrocchie diBitti e Gorofai, più altri tre documenti coevi contenenti la lista delle pro-prietà della parrocchia di Bitti e dei legati pii fondati nella stessa.3 Cfr. CARTA, Nell’anno del Signore, § 19, p. 135; vedi anche in questostesso volume, infra, stesso paragrafo, doc. 22.4 TURTAS, Storia della Chiesa in Sardegna, p. 500. Sulle chiese allora pre-senti a Bitti, cfr. infra, pp. 37-41.

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questi edifici presenti a Bitti e Gorofai dal tardo medioevofino ai nostri giorni. L’inclusione di Gorofai è giustificatadal fatto che, almeno a partire dalla metà del XIV secolo, efino a quasi tutto il XVIII, la sua parrocchia dipese dal pie-vano di Bitti; solo nel 1772, infatti, il villaggio ricuperò lasua autonomia ecclesiastica che conserva ancora; quellacivile, invece, venne a cessare nel 18815.

1. Chiese a Bitti e Gorofai nel medioevo

La prima chiesa che si possa riferire con una certa probabi-lità a Bitti è quella di «Santa Felecita de Bitthe», di cui siparla in una donazione fatta dal giudice di Gallura Gosan-tine de Laccon (1146-ante 1173) al monastero di San Feli-ce di Vada presso Pisa, donazione confermata dal suo suc-cessore Barisone (1173-ante 1203). In essa è contenuta, conlo stesso grado di affidabilità, anche la prima notizia relati-va a Bitti, la cui esistenza però si trova affermata con sicu-rezza alcuni decenni più tardi nel testamento del pisanoUbaldo Visconti, giudice di Gallura e di Torres (1232-1238), a favore del cugino Giovanni Visconti del fu Ubal-do (ovviamente, un altro Ubaldo diverso dal testatore): vi sidisponeva che fino a quando Giovanni non avesse raggiun-to la maggiore età, «la “villa” detta Bitti», possedimento per-sonale del giudice, fosse amministrata da certo AlbertoVisconti, dal quale egli riconosceva avere ricevuto in passa-to importanti servigi6.

IXLe chiese di Bitti e Gorofai

5 Sul ricupero dell’autonomia ecclesiastica si veda SALVATORE BUSSU, IlMiracolo. Linee di storia della devozione e del santuario di N. S. del Mira-colo di Gorofai (Bitti), (Dorgali, 19822), p. 30; sulla fine dell’autonomiacivile, vedi FRANCESCO CORRIDORE, Storia documentata della popolazio-ne di Sardegna (1479-1901), Torino 19022, p. 120.6 RAIMONDO TURTAS, Bitti tra medioevo ed età moderna, Cagliari, Cuec,

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Nulla però veniva detto sulla chiesa principale della “villa”che, da documenti posteriori, sappiamo essere stata dedica-ta a S. Pietro; non è tuttavia fuori luogo ricordare che anchela chiesa della vicina “villa” di Onanì (a poco più di 6 km)aveva lo stesso titolare – un santo molto familiare a Pisa – eche essa ci è pervenuta ancora mirabilmente integra nellesue originali forme romanico-pisane risalenti alla metà delXII secolo7, quindi quasi coeva alla donazione di S. Felici-ta: un indizio piuttosto significativo di come l’influenzapisana fosse giunta anche in quella zona, una fra quelleanche allora meno densamente popolate della Sardegnainterna; come dire che non si può escludere che il titolo epersino la stessa costruzione della primitiva chiesa parroc-chiale di Bitti, ora non più esistente neanche allo stato dirudere8, potesse essere un esito dell’influsso pisano, anchedal punto di vista architettonico: tra fine Cinquecento-iniziSeicento essa ci viene descritta come una piccola chiesa(«sacellum») caratterizzata da un’architettura antica («priscastructura»), ancora in buone condizioni9.

Per avere qualche notizia sulla chiesa principale di Bitti sideve aspettare al secolo seguente; le Rationes decimarum

X RAIMONDO TURTAS

2003 (University Press, Ricerche storiche, 7), pp. 13-14 e 49-50, doveviene esposta e discussa, a proposito della chiesa di Santa Felicita, l’arti-colata posizione di DIONIGI PANEDDA, Il Giudicato di Gallura. Curatoriee centri abitati, Sassari, Libreria Editrice Dessì, 1978, p. 435, n. 1; vedianche ivi, p. 504.7 Cfr. ROBERTO CORONEO, Architettura romanica dalla metà del Mille alprimo ‘300, Nuoro, Banco di Sardegna, 1993 (Storia dell’arte in Sarde-gna, collana coordinata da SALVATORE NAITZA), pp. 161 e 163; l’A. nesottolinea le analogie con gli «apparati murari e […] schema di facciata»della pieve di S. Lorenzo a Marciana nell’isola d’Elba, dominio pisano,che un’iscrizione assegna alla seconda metà del XII secolo: ivi, p. 164.8 Il fatto di trovarsi nell’immediata periferia del villaggio può dare forseragione del perché dal rudere siano state rimosse le pietre della primitivacostruzione.9 TURTAS, Bitti tra medioevo, p. 50.

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della Sardegna – un registro della Camera apostolica, l’or-ganismo che curava le finanze della Santa Sede da alcunidecenni residente ad Avignone –, ci informano che il 24agosto 1341, il collettore pontificio per l’isola certo Gio-vanni Amalrici aveva ricevuto 21 lire di alfonsini minuti daPietro «Quiso», pievano di «Bisti», diocesi di Galtellì (sche-da n. 698), come saldo per quell’anno10; ignoriamo però segli fossero stati versati eventuali anticipi; la stessa sommaveniva versata a saldo anche il 19 ottobre 1342 per questostesso anno (n. 1074) dalla stessa persona, Pietro «Quisi»pievano di «Bissi» che, in quel contesto, versava anche 5 liree 8 soldi di alfonsini minuti «per la chiesa di Garefa» (n.1075): l’unione delle parrocchie di Bitti e Gorofai sottouno stesso pievano era dunque molto antica e veniva riaf-fermata non solo al n. 2098 (relativo al 5 marzo 1347)

XILe chiese di Bitti e Gorofai

10 PIETRO SELLA (a cura di), Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII eXIV. Sardinia, Città del Vaticano, 1945 (Studi e testi, 113). Si trattava didecime pontificie, tasse che i papi imponevano in casi straordinari e avolte soltanto su singole regioni (soprattutto per la crociata, ma ancheper combattere principi cristiani che si opponevano alla loro politica:così, nel 1290 Nicola IV fece raccogliere in Sardegna una decima «pronegotio regni Sicilie», dopo la rivolta del Vespro: Les Registres de NicolasIV, I-II, a cura di E. LANGLOIS, Paris, De Boccard, 1886 (Bibliothèque del’École française d’Athène et de Rome), nn. 3261 e 3263); esse gravavanoper 1/10 sulle rendite nette dei benefici ecclesiastici, dopo cioè che eranostate pagate le spese per la produzione della stessa rendita: G. MOLLAT,Les papes d’Avignon, Paris, Letouzey & Ané, 1965, pp. 533-534. Sull’or-ganizzazione della collettoria pontificia in Sardegna, cfr. RAIMONDO

TURTAS, L’attività del collettore pontificio a Sassari nel 1354-1355, in GliStatuti sassaresi. Economia, società, istituzioni a Sassari nel Medioevo e nel-l’età moderna (Atti del convegno di studi. Sassari, 12-14 maggio 1983),a cura di ANTONELLO MATTONE e MARCO TANGHERONI, pp. 253-263.La forma in cui ci è pervenuto il cognome del pievano («Quiso» o«Quisi») è stato probabilmente il risultato della trascrizione catalana del-l’originario sardo «Guiso» o «Ghisu»: vedi TURTAS, Bitti tra medioevo, n.40 e testo corrispondente.

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quando Raimondo de Moncada11, «canonico e rettore dellechiese di Bissi e di Gorefa», versava al collettore pontificio29 lire e 14 soldi della stessa moneta, ma anche al n. 2481(riferito al già citato 5 marzo) e al n. 2744, relativo al 23gennaio 1358.

Dai dati appena riportati emerge che la “villa” di Bitti erasede di chiesa plebana12 e che la contribuzione del suo bene-ficio alle decime pontificie, era una delle più cospicue delladiocesi di Galtellì13, anche se si deve, purtroppo, lamentare

XII RAIMONDO TURTAS

11 Latinizzato in «de Monte Catano», nelle Rationes: si trattava quindi diun ecclesiastico catalano o valenzano, un segno che anche il clero iberi-co non aveva perduto tempo per profittare della conquista dell’isola avve-nuta poco più di vent’anni prima.12 Per la Sardegna, le attestazioni letterarie nel periodo tardo antico dichiese battesimali, dalle quali poi si formeranno le plebes (= pievi o chie-se plebane) medievali, sono inesistenti; non sembra invece che manchi-no del tutto gli indizi archeologici, anche se gli studi sono ancora agliinizi: vedi la relazione di PIER GIORGIO SPANU, La Sardegna, in Alle ori-gini della parrocchia rurale (V-VIII sec.). Atti della giornata tematica deiSeminari di Archeologia Cristiana (École Française de Rome, 19 marzo1998), a cura di PHILIPPE PERGOLA e con la collaborazione di PALMIRA

MARIA BARBINI, Città del Vaticano, Pontificio Istituto di ArcheologiaCristiana, 1999, (Sussidi, XII), pp. 181-204. Per il periodo medievale,molto cauto e tendente ad escludere il fenomeno per l’isola si mostraVINCENZO LOI, Pievi e parrocchie in Sardegna: la documentazione, in Pievie parrocchie in Italia nel Basso Medioevo (sec. XIII-XV). Atti del VI con-vegno di Storia della Chiesa in Italia (Firenze, 21-25 sett. 1981), Roma,Herder, 1984: malauguratamente, l’A. non poté rivedere il suo mano-scritto essendo deceduto nel marzo 1983, ivi, p. 1045. Quella di Bitti èl’unico esempio di plebania presente nell’allora diocesi di Galtellì: quel-la di Posada, avanzata dallo stesso Loi, ivi, p. 1048, si riferisce invece alladiocesi di Castra; effettivamente, esistevano due toponimi simili,entrambi attestati da SELLA, Rationes decimarum. Sardinia: aveva la ple-bania la “villa” di Bossata/Posada (= l’attuale Pattada) in diocesi di Castra,vedi i nn. 191 e 2708, mentre non l’aveva quella di Possata/Posata (= l’at-tuale Posada), in diocesi di Galtellì: vedi i nn. 691, 1055, 1073, 1257,2000, 2003, 2255.13 Basti pensare che la quota versata dal pievano di Bitti (21 lire, scheda

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la completa mancanza di informazioni durante gli anni1343-1346; forse anche per questo non è possibile cono-scere con sicurezza l’esatto ammontare del prelievo annualedella decima effettuato sullo stesso beneficio bittese. Tutta-via, siccome l’entità del prelievo della Camera apostolica inoccasione delle decime corrispondeva effettivamente alladecima parte della rendita netta dei benefici colpiti da que-sto genere di tasse, si può concludere che il patrimonio ple-baniale di Bitti insieme con quello della “villa” di Gorofaiera probabilmente in grado di produrre – o almeno cosìriteneva la Camera – ogni anno una somma netta aggiran-tesi attorno alle 300 lire di alfonsini minuti: un gruzzolo ditutto rispetto14.

Purtroppo, le Rationes decimarum non fanno mai il nomedei santi titolari delle chiese parrocchiali di Bitti e di Goro-fai; questa informazione si trova per la prima volta solo allafine del secolo XV, in un documento redatto ad uso dellacuria arcivescovile cagliaritana, dopo che nel 1495, surichiesta di Pietro Pilares, arcivescovo di quest’ultima sede,e col consenso di Ferdinando il Cattolico sovrano dellaCorona d’Aragona a cui anche la Sardegna apparteneva,Alessandro VI aveva unito la diocesi di Galtellì a quella diCagliari15. In seguito a questa operazione, il presule caglia-

XIIILe chiese di Bitti e Gorofai

n. 698, era superata solo da quella del vescovo di Galtellì (50 lire, n.680); tutti gli altri rettori pagavano cifre molto al disotto delle 10 lire esoltanto i rettori di Onanì (678), Orosei (694), Siniscola (696), Loculi(702) vi si avvicinavano; lo stesso arciprete di Galtellì, la più alta dignitàecclesiastica della diocesi dopo quella del vescovo, ne pagava 15 (701).14 Per avere un’idea sul potere d’acquisto di questa cifra, cfr. BARBARA

FOIS, Per una storia dell’alimentazione in Sardegna: prodotti alimentari eprezzi nel XIV secolo, «Archivio storico sardo», XXXIV, I (1983), Caglia-ri, pp. 81-110.15 Per il contesto storico di questa operazione, cfr. RAIMONDO TURTAS,Erezione, traslazione e unione di diocesi in Sardegna durante il regno di Fer-dinando II d’Aragona (1479-1516), in Vescovi e diocesi in Italia dal XIV

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ritano aveva ordinato che venisse steso l’inventario di tuttele chiese della diocesi appena acquisita e delle loro rendite.Per Bitti veniva menzionata la chiesa di S. Giorgio, indica-ta come nuova parrocchiale, dal momento che l’antica dedi-cata a S. Pietro, risultava ormai «fuori della “villa”»16; oltre aqueste due, venivano elencate le chiese intitolate a S. Gio-vanni, S. Giuliana, S. Clestina (presumibilmente S. Cristi-na, della quale tuttavia non si hanno più altri riscontri), S.Elia, S. Anna, S. Tommaso e S. Salvatore17. Doveva esserestata quindi già abbandonata – se veramente si trovava inagro di Bitti – la chiesa di S. Felicita di cui si è parlato nellepagine precedenti e che da allora non sarà più ricordata.Dell’attigua “villa” di Gorofai venivano nominate la chiesaparrocchiale dedicata a S. Michele e altre due intitolate

XIV RAIMONDO TURTAS

alla metà del XVI secolo. Atti del VII convegno di Storia della Chiesa inItalia (Brescia, 20-25 settembre 1987), I-II, Roma, Herder, 1990, II, pp.736-737.16 Benché non venisse detto esplicitamente quando era avvenuto il tra-sferimento del titolo, si lasciava capire che non era passato molto tempoe che, comunque, la chiesa di S. Giorgio era preesistente al nuovo titolo(«de la qual han fet yglesia parroquial»): OTTORINO PIETRO ALBERTI, Ladiocesi di Galtellì dalla sua soppressione (1495) alla fine del secolo XVI, I,2, Cagliari, 2D Ed. Mediterranea, 1978., I, 2, doc. 1, p. 21. Niente sidice in questo documento sulle spettanze che la pievania di Bitti dovevaversare all’arcivescovo di Cagliari; lo si apprende invece da ivi, doc. 73,pp. 88-89: si trattava di un ducato da versare ogni anno come riconosci-mento della dipendenza da quella sede, e di 10 lire ogni volta che nellachiesa parrocchiale veniva sepolto un defunto.17 Ivi, p. 21. Questa lista (riportata infra, doc. 2) è da confrontare con quel-la di Giovanni Arca riferita da TURTAS, Bitti, pp. 22-23, n. 52 e testo cor-rispondente, e con quelle, ugualmente incomplete, relative alla visita fattaa Bitti e a Gorofai da Cristoforo Gessa il 16 aprile 1598 (data del decretodi visita), per conto dell’arcivescovo di Cagliari; in quella circostanza, oltrela parrocchiale Bitti, vennero visitate anche le chiese di S. Giovanni evan-gelista (ubicata tra le «ville» di Bitti e Gorofai), di S. Antioco, S. Angelo,S. Giuliana, S. Elia, S. Lucia, S. Giorgio, SS. Trinità: ARCHIVIO DIOCESA-NO DI NUORO (= ADN), Quinque libri di Bitti, I, 136r; vedi infra, Fontidocumentarie, docc. 13 (per Bitti) e 14 (per Gorofai).

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rispettivamente a S. Cosma e a S. Sofia18. Infine, della vici-na di Dure, ormai «spopolata», venivano ricordate soltantole chiese di S. Lucia, di S. Maria e della SS. Trinità19.

Sebbene il documento sia molto avaro di informazionisui santi appena nominati, non si può far a meno di nota-re, almeno di alcuni, lo spiccato ‘sapore’ bizantino, nontanto per il titolare della chiesa nominata per ultima nellalista di Bitti e dedicata non ad un qualsiasi S. Salvatore, maal Salvatore per eccellenza, Gesù Cristo stesso20, o per gliapostoli Pietro, Giovanni – anche se non specificato nelnostro testo, quest’ultimo era sicuramente l’evangelista21 – eTommaso, che erano venerati in Oriente non meno che inOccidente; l’ascendenza bizantina sembrava senz’altro piùchiara per Giorgio martire, Giuliana di Nicomedia verginee martire come Cristina di Tiro, Elia profeta e, infine,Anna, il nome che le leggende orientali passate poi in Occi-dente attribuivano alla madre di Maria, madre di Cristo:questi ultimi santi e sante erano di gran lunga più veneratiin Oriente che in Occidente22; altrettanto si può dire perbuona parte delle chiese di Gorofai e di Dure.

XVLe chiese di Bitti e Gorofai

18 ALBERTI, La diocesi di Galtellì, I, 2, p. 23; anche questa lista dev’essereincompleta, perché non vi si fa menzione della chiesa di S. Pietro marti-re, di cui si parlerà in seguito. Da notare che la chiesa di S. Sofia noncompare più nelle liste di Gorofai; a partire dal 1777, invece, è docu-mentata una cappella dedicata a questa santa nella parrocchiale di S.Michele: CARTA, Nell’anno del Signore, p. 185; vedi anche infra, doc. 24,§1, 3.19 ALBERTI, La diocesi di Galtellì, I, 2, p. 21 (per Dure).20 Pur essendo questa chiesa andata distrutta verso la fine dell’Ottocento(cfr. infra, in corrispondenza alla n. 119), ne sopravvive il titolo nellacappella dell’attuale cimitero comunale; nella parlata locale essa è indica-ta come dedicata a su Sarvatore (= il Salvatore).21 Lo sappiamo dalla lista del 1777: vedi CARTA, Nell’anno del Signore, p.121.22 Tutti questi santi che erano titolari di una chiesa a Gorofai, a Dure enella vicina Onanì (dove a S. Pietro, S. Maria e S. Elena, attestati nel

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2. Chiese a Bitti e Gorofai nel Cinquecento

Non si può fare a meno di affrontare anche la questione sela lista del 1496 fosse completa o meno, come pure quellarelativa all’ubicazione precisa di queste chiese, un argomen-to, quest’ultimo, col quale sarà meglio cimentarsi solo allafine, quando il problema del loro elenco sarà del tutto esau-rito. Quanto alla completezza della lista sembra comunquetroppo azzardato darla per sicura: basta confrontarla con idati che emergono dalla documentazione raccolta da Otto-rino Pietro Alberti per il Cinquecento (che verrà esposta inquesto paragrafo) e dalla testimonianza di Giovanni Arca alquale, sul finire del secolo XVI-inizi del XVII, dobbiamoanche la prima menzione di tutte le 5 chiese di Dure e diuna chiesa di S. Croce che, insieme a quella tuttora super-stite di S. Giuliana e già nota, rappresenta tutto ciò che erarimasto – seconda la testimonianza dello stesso Arca – delvillaggio abbandonato di Jumpatu, attiguo a Bitti23. Se lalista del 1496 fosse stata completa per davvero bisognereb-

XVI RAIMONDO TURTAS

1496, bisognerebbe aggiungere i SS. Cosma e Damiano, S. Michele, S.Caterina, S. Angelo, menzionati nella visita pastorale del 1602, per nonparlare di S. Bakis, una variante del più noto Bacco – infelicemente ita-lianizzato in Bacchisio –, ricordato in ivi, p. 317) erano e sono moltovenerati nella Chiesa bizantina come consta dal suo calendario: cfr. Traitéd’Études byzantines, publié par Paul Lemerle, I. La Chronologie, par V.GRUMEL, Presses Universitaires de France, 1958 (Bibliothèque byzanti-ne, publiée sous la direction de PAUL LEMERLE), pp. 320-327; vedi ancheANTON FRANCESCO SPADA, Storia della Sardegna cristiana e dei suoi santi.Il primo millennio, Oristano, S’Alvure, 1994, passim. Nulla sappiamopurtroppo del periodo in cui queste chiese erano state costruite; si puòtuttavia ritenere che durante i secoli VI-IX, nei quali la Sardegna si trovònell’orbita dell’impero romano d’Oriente, la religiosità bizantina vi abbialasciato tracce così profonde tali da mantenersi anche nei secoli successi-vi, quando ormai i legami politici si erano completamente dissolti: TUR-TAS, Storia della Chiesa in Sardegna, pp. 169-175.23 TURTAS, Bitti, p. 53 e infra, doc. 11, dell’appendice.

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be supporre che, per ciò che riguarda Bitti, la chiesa di S.Angelo menzionata come esistente da Alberti nel 158224,non fosse ancora costruita e soprattutto, per ciò che riguar-da Dure, che le chiese di S. Stefano e di S. Giorgio di Suel-li fossero in quel momento talmente malandate da essereconsiderate già definitivamente abbandonate; e non è tutto:in tal caso, bisognerebbe anche ammettere che esse furonorestaurate nei decenni seguenti, perché le troviamo attesta-te senza incertezze dal già citato Giovanni Arca.

Non va inoltre dimenticato che negli ultimi decenni delXVI secolo sono sicuramente attestati a Bitti numerosiesempi di altre chiese restaurate, progettate e persinocostruite ex novo, per cui la completezza di quella lista nonpuò essere accettata a cuor leggero. Si può iniziare con lachiesa di S. Anna, della quale si sa che nel 1592 era statarestaurata poco prima da certo Giovanni Arca (che perònon ha niente a che vedere con il noto autore bittese)25;dopo la sua morte gli obrers – gli amministratori che ades-so, come anche allora, vengono denominati sos piores (ipriori) – l’avevano lasciata «decadere e rovinare» a tal puntoche un suo figlio, Antonio, aveva chiesto all’arcivescovocagliaritano del Vall di potersene occupare per impedire chesi riducesse a rudere26.

Di pari passo con l’attività di restauro delle chiese, a Bittiera andata avanti anche quella del loro abbellimento: nel1583 l’arcivescovo Novella aveva autorizzato il pievano bit-tese Virde a benedire e collocare nell’antica chiesa parroc-chiale di S. Pietro apostolo un «nuovo retablo» dedicato aS. Giovanni – non è specificato se si trattava dell’evangeli-

XVIILe chiese di Bitti e Gorofai

24 ALBERTI, La diocesi di Galtellì, I, 2., doc. 209, pp. 213-214: Cagliari, 8giugno 1582.25 TURTAS, Bitti, p. 53.26 ALBERTI, La diocesi di Galtellì, I, 2., doc. 421, pp. 368-369: Cagliari, 7settembre 1592.

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sta o del Battista – commissionato dai bittesi Anna e Gio-vanni Goddi, non si sa dove né a chi27; fin dagli anni Ses-santa, inoltre, erano in pieno svolgimento i lavori per l’in-grandimento della nuova chiesa parrocchiale di S. Giorgio(un indizio della crescita demografica della “villa”)28, lavoriche erano stati iniziati senza neanche chiedere il permessodell'arcivescovo Antonio Parragues de Castillejo; nella tardaprimavera-inizi estate del 1564, questi interveniva autoriz-zandone la prosecuzione e assolvendo la popolazione daeventuali censure in cui questa poteva essere incorsa peraver intrapreso quell’opera senza la debita licenza29. Altra

XVIII RAIMONDO TURTAS

27 Ivi, doc. 233, pp. 231-232: Cagliari, 18 settembre 1583.28 Tra il 1555 e il 1583, la popolazione di Bitti e Gorofai ebbe un impor-tante incremento, rispettivamente da 400 a 495 “fuochi” fiscali per Bittie da 102 a 151 per Gorofai (a queste cifre che si riferivano ai “fuochi”che pagavano le tasse bisognerebbe aggiungere un 10% in più di “fuo-chi” che non potevano pagare; si ottengono quindi 440 e 545 “fuochi”per Bitti e 110,2 e 165,1 per Gorofai) ; attribuendo, secondo i calcoli diGiuseppe Puggioni, ai “fuochi” di quella zona della Sardegna un coeffi-ciente medio di 3,7 abitanti, si ottiene una crescita della popolazione da1628 abitanti a 2016 per Bitti e da 445 a 611 per Gorofai; per i dati del1555, si veda TURTAS, Bitti, pp.145-146; per quelli del 1583, cfr. GIU-SEPPE SERRI, Due censimenti inediti dei «fuochi» sardi: 1583, 1627,«Archivio sardo del movimento operaio, contadino e autonomistico»,nn, 11-13 /1980, pp. 387 e 389, ora anche in BRUNO ANATRA, GIUSEP-PE PUGGIONI, GIUSEPPE SERRI, Storia della popolazione in Sardegna nel-l’epoca moderna, Cagliari, AM&D, 1997, p. 111. Vedi anche TURTAS,Bitti, pp. 25-26, n. 66.29 ALBERTI, La diocesi di Galtellì, I. 2, doc. 73, pp. 88-89: doc. senza datama, presumibilmente, tra il 18 maggio e il 16 luglio 1564; sebbene vi sidica che gli «habitadors e incoles de la vila de Bitti [...] han comensatobrar la iglesia de Sant Jordi», dando quasi l’impressione che si trattassedi costruzione ex novo, più avanti si specifica meglio quali fossero i lavo-ri da portare a termine: «fer capelles, altars, retaules, organs, vestiments ytot lo que en dita iglesia sera menester»; non si deve, oltretutto, dimen-ticare che la chiesa di S. Giorgio figurava già come nuova parrocchialenell’inventario appena esaminato del 1496. Ad ogni buon conto, nelconcedere la licenza, l’arcivescovo Parragues ribadiva che la mensa arci-

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chiesa di cui veniva concesso l’ampliamento era quella di S.Pietro martire a Gorofai, non menzionata nella lista del1496, perché rivelatasi troppo piccola da quando, nel corsodella visita pastorale del 1583, l’arcivescovo Novella avevadeciso che in essa venissero trasferite le funzioni parroc-chiali, fino ad allora svolte nell’ormai troppo scomoda chie-sa di S. Michele, «molto fuori della “villa”»30.

Non mancano neanche gli esempi di costruzione dinuove chiese; due casi riguardavano Gorofai dove, nel1587, la locale confraternita dei disciplinati bianchi di S.Croce veniva autorizzata, a condizione che ciò non pregiu-dicasse i diritti della parrocchia, a costruirsi un oratorio perle proprie pratiche di devozione31. La seconda chiesa dove-

XIXLe chiese di Bitti e Gorofai

vescovile continuava a conservare sulla stessa chiesa i diritti che in passa-to vi aveva esercitato e che sono stati già ricordati supra, n. 16.30 Ivi, doc. 227, p. 227: Cagliari, 25 giugno 1583. In entrambe le par-rocchie, sebbene in tempi diversi, si era dunque verificato il trasferimen-to del titolo parrocchiale da una chiesa ad un’altra: non sappiamo, pur-troppo, se ciò fosse avvenuto in seguito allo spostamento dell’abitatooppure se, fin dall’inizio, la chiesa parrocchiale era stata costruita in posi-zione alquanto isolata dalle case del villaggio.31 Ivi, doc. 325, pp. 298-299: Cagliari, 27 febbraio 1587. Sui disciplina-ti bianchi, cfr. GIUSEPPE ALBERIGO, Flagellants, in Dictionnaire d’histoireet de géographie ecclésiastiques, XVII (1971), coll. 327-337; per il lororadicamento in Sardegna, vedi DAMIANO FILIA, Il laudario lirico quattro-centista e la vita religiosa dei disciplinati bianchi a Sassari, Gallizzi, Sassa-ri 1935; ANTONIO VIRDIS, Sos Battudos. Movimenti religiosi penitenzialiin Logudoro, Sassari, Asfodelo ed., 1987. Non si ha notizia di un’analogaconfraternita a Bitti; ovviamente, ciò non significa che non ce ne fossegià una; anzi, la notizia data da Giovanni Arca sull’esistenza – nell’alloraestinto villaggio di Jumpatu ora annesso a Bitti – di una chiesa col titolodi S. Croce (cfr. supra, n. 21) fa presumere il contrario, anche se l’ubica-zione della chiesa confraternale in una zona così eccentrica rispetto al vil-laggio sembri piuttosto problematica: in effetti, le prime notizie sull’esi-stenza di una confraternita risalgono alla fine del secolo XVI, negli stes-si anni in cui scriveva Arca: vedi anche MICHELE CARTA, Biglietto specia-le per il paradiso. Confraternite della diocesi di Galtellì-Nuoro, (Nuoro,Centro studi G. Guiso, Orosei, 1991), pp. 12-13. Sul ruolo di queste

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va essere dedicata a S. Antioco: in quello stesso anno il vica-rio generale di Cagliari ricordava che nei mesi passati –forse fin dal 12 luglio dell'anno precedente, una data chericorrerà qui appresso – cinque abitanti di Gorofai gli ave-vano sollecitato la licenza di edificarla e, una volta termina-ta, di fornirla di «altare, retablo, paramenti e ornamenti,come conviene ad una chiesa»; avendo anche chiesto chefosse loro indicato il luogo dove costruirla, il vicario neaveva incaricato il commissario della diocesi di Galtellì chel’aveva individuato «accanto alle aie adiacenti ai muri peri-metrali della chiesa di S. Michele e dell’annesso cimitero».In seguito a ciò, i cinque si erano ancora presentati davantial vicario, impegnandosi con atto notarile che, se entro 6anni a partire dal 12 luglio 1586 non avessero costruito aloro spese la detta chiesa con «altare, retablo, calice, para-menti, tovaglie e campana», ne avrebbero risposto con iloro beni patrimoniali sui quali, fin da ora, essi autorizza-vano un’eventuale esecuzione giudiziaria32.

Avrebbe dovuto invece sorgere a Bitti la chiesa che il«maestro Salvatore Bandinu» aveva chiesto edificare a pro-prie spese e dedicare ad onore di S. Antonio di Padova;anche stavolta (13 dicembre 1591), l’arcivescovo cagliarita-no del Vall incaricava il suo rappresentante a Galtellì direcarsi in quel villaggio per individuare il luogo più adattodove costruire l’edificio di culto ed autorizzava il «maestro»

XX RAIMONDO TURTAS

confraternite e sul loro influsso nel trasformare in profondità la religio-sità popolare, si veda RAIMONDO TURTAS, Due diversi tipi di statuti diconfraternite di Santa Croce nella Sardegna settentrionale (secolo XVI), inStudi in onore di mons. Francesco Amadu, Sassari 2004, pp. 107-116.32 ALBERTI, La diocesi di Galtellì, I, 2, doc. 332, pp. 303-304: Cagliari, 7agosto 1587; nella stessa lettera, il vicario incaricava il pievano di Bitti dibenedire e collocarvi la prima pietra. I nomi degli abitanti di Gorofai cheavevano fatto quella richiesta erano «Salvador Guigine, Joanne Mayale,Thomeu Delogo, Andria Mayale y Salvador Mayale»: ibidem.

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Bandinu, a cui veniva riconosciuto il diritto di patronatosulla futura chiesa, a costituire anche una rendita perpetuadi 8 lire annue per l’arredamento, il retablo e la manuten-zione della stessa33.

Come si può constatare, negli ultimi decenni del secoloXVI risultano funzionanti almeno 7 altre chiese che nonerano presenti nella lista del 1496; difficile pensare chesiano state costruite tutte dopo quest’ultima data, ancheperché a queste bisognerebbe aggiungerne altre 5 che cisono note solo in seguito alla recentissima acquisizione dinuova documentazione relativa al 1602 che verrà resa notatra poco, ciò che costringerebbe a supporre che in poco piùdi un secolo (1496-1602) siano state costruite a Bitti nonmeno di 12 nuove chiese, senza contare quelle restaurate,ingrandite e arricchite di suppellettili importanti: uno sfor-zo eccessivo se confrontato con le risorse di un solo villag-gio34: un ulteriore argomento per dimostrare che ben diffi-cilmente la lista del 1496 può essere considerata completa eche più d’una di quelle chiese – anche se non sappiamo pre-

XXILe chiese di Bitti e Gorofai

33 Ivi, doc. 407, pp. 358-359: Cagliari, 13 dicembre 1591; non ci sonoriscontri che questa chiesa sia stata costruita; a quel santo ne venne inve-ce dedicata una a Gorofai nel 1684: CARTA, Nell’anno del Signore 1777,p. 185, un segno che la venerazione verso quel santo era molto radicatanelle due comunità.34 Altrettanto si dovrebbe dire per la lista delle chiese di Gorofai; per ciòche riguarda, ad esempio, la già citata chiesa di S. Pietro martire che noncompare nella lista del 1496, questo fatto non significa che essa fossenecessariamente posteriore a questa data; anzi, una datazione più anticasarebbe coerente con l’influsso pisano menzionato a suo tempo, essendoil culto di questo santo ben attestato a Pisa; alla sua canonizzazione, avve-nuta nel 1253, era stato presente anche Federico Visconti, che di lì apoco sarebbe stato designato arcivescovo della stessa città da InnocenzoIV: cf. BÉRIOU, Les sermons et la visite pastorale, pp. 42-43 e 579. A pro-posito di influssi pisani nella «villa» di Onanì e forse anche di Bitti, vedisupra, in corrispondenza alle nn. 7-9.

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cisare quali e quante – doveva esistere già prima di questadata.

Tra l’aprile 1598 e il novembre 1602, le parrocchie diBitti e Gorofai ricevettero tre visite pastorali, la prima e laterza compiute da commissari inviati dall’arcivescovo diCagliari Alonso Laso Sedeño, la seconda da questo stessopresule: tutte e tre lasciarono un’importante documentazio-ne – rispetto alle visite fatte in altri periodi – sullo stato diavanzamento della riforma tridentina tra quelle popolazio-ni, ivi compresa l’esistenza e la tenuta dei luoghi di culto.Nonostante la lontananza di queste «ville», quindi, durantequei primi decenni dopo la celebrazione del concilio diTrento che aveva molto insistito sulla frequenza della visitapastorale, gli arcivescovi di Cagliari si erano mostrati moltoassidui, personalmente o per mezzo di commissari, nell’a-dempimento di questo loro specifico dovere episcopale35.

Alla pari della lista del 1496, neanche il nuovo elencodelle chiese di Bitti menzionate nella relazione della visitacompiuta dal commissario Cristoforo Gessa (16 aprile1598) aveva la pretesa di essere esaustivo: viene da pensareinfatti che comprendesse solo quelle che, a giudizio del visi-tatore, presentavano qualche aspetto da correggere omigliorare; rimandando per queste informazioni al corri-spondente documento riportato in appendice (n. 13), milimito a riferire qui i titolari di quelle chiese:1. S. Antioco36

2. S. Angelo3. S. Giovanni evangelista4. S. Giuliana5. S. Elia

XXII RAIMONDO TURTAS

35 Cfr. TURTAS, Bitti tra medioevo, pp. 85-90, anche per ciò che riguardai decenni immediatamente dopo il concilio.36 È la prima volta che si parla di questa chiesa.

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6. S. Lucia7. S. Giorgio di Suelli37

8. SS. TrinitàCome si può agevolmente constatare nel testo dell’appe-

na citato documento, la lista si occupa prevalentementedegli aspetti architettonici di queste chiese; di esse vienespecificato il materiale di costruzione (per lo più «pietra efango», ma anche «paredes de barro»: solo fango o argilla?),il numero delle campate, le dimensioni dell’altare (talmen-te piccolo che più d’una volta se ne ordinava l’ampliamen-to, almeno un palmo per parte), le condizioni del tetto,della porta, del campanile.

Le stesse osservazioni valgono per la nuova lista dellechiese di Gorofai:1. S. Pietro martire2. S. Antioco3. Santi Cosma e Damiano. Nessuna menzione della chie-sa di S. Sofia.

Prima di passare alle altre due visite effettuate nelle par-rocchie di Bitti e Gorofai, sarà opportuno riportare anche lechiese menzionate nella Naturalis et moralis historia de regnoSardiniae, un’opera ancora inedita del già citato autore bit-tese Giovanni Arca38; le riportiamo in questo posto perchél’opera venne scritta post gennaio 1599-ante 1° dicembre160439, cioè quasi in contemporanea alle visite appenaricordate.

XXIIILe chiese di Bitti e Gorofai

37 Questa chiesa non era stata nominata nella lista del 1496; vedi, a pro-posito, quanto detto supra, dopo il rimando della n. 24.38 Si possono vedere ampie notizie biografiche su questo autore in GIO-VANNI ARCA, Barbaricinorum libelli. Edizione e traduzione a cura diMARIA TERESA LANERI. Introduzione di RAIMONDO TURTAS, in corso distampa in questa stessa collana; si veda anche TURTAS, Bitti tra medioevo,pp. 111-139.39 Per le ragioni di questa datazione, cfr. ivi, p. 155

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Di per sé, alla “villa” di Bitti Arca non attribuiva alcunachiesa; egli però ricordava i nomi di alcuni antichi villaggivicini a questa “villa” che, secondo lui, erano stati in prece-denza abbandonati, anche se di qualcuno di essi era rimastain piedi la chiesa: si trattava di Jumpatu con le chiese di S.Croce e di S. Giuliana, dei villaggi di S. Elia e di S. Pietrocon le omonime chiese, e infine di Dura (così egli menzio-nava il villaggio abbandonato di Dure) con S. Stefano, l’an-tica parrocchiale, S. Lucia, S. Giorgio <di Suelli>, S. Mariae la SS. Trinità; inoltre, pur facendo menzione di molti altrivillaggi abbandonati nelle vicinanze di Bitti, egli non parla-va delle loro eventuali chiese; neanche a Gorofai egli attri-buiva alcuna chiesa: ricordava solo l’attiguo villaggioabbandonato di S. Cosma40; nessuna menzione della chiesaparrocchiale, attestata invece nel 149641.

3. Chiese a Bitti e Gorofai nel Seicento

Dalle 9 chiese attestate a Bitti nel 1496, alle quali si posso-no aggiungere le 3 attribuite a Gorofai, tra il 1602 e il 1603si passa rispettivamente a 19 per Bitti e 5 per Gorofai, conun incremento del 100%; come si è già accennato nellepagine precedenti, molte di queste chiese dovevano esserestate costruite non solo nel Cinquecento, quando Bitticonobbe un importante crescita nella popolazione e nell’e-conomia42, ma fin dai secoli precedenti la lista del 1496. Iltrend demografico positivo venne comunque continuatoanche durante la prima metà del Seicento, mentre la secon-da metà conobbe un andamento piuttosto agitato, con altri

XXIV RAIMONDO TURTAS

40 Per le chiese ricordate da Arca nelle vicinanze di Bitti e Gorofai, cfr. ivi,p. 157.41 Vedi infra, Fonti documentarie, n. 2.42 Cfr. supra, n. 28.

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e bassi improvvisi, propri della cosiddetta demografia diancien régime43.

Per ciò che riguarda le prime attestazioni di edifici diculto in questo secolo, va ricordato che non si dispone pur-troppo di alcun documento diretto della visita effettuatadall’arcivescovo Laso Sedeño a Bitti nell’aprile del 1602; siha notizia però di vari provvedimenti presi da lui in questaoccasione e riguardanti per lo più lo stato patrimoniale edeconomico delle chiese: essi sono menzionati con sufficien-te precisione dall’ultimo visitatore, il commissario AntonioSanna44. Di costui, infatti, si è fortunatamente conservato ilcodice che contiene le relazioni delle visite da lui effettuate

XXVLe chiese di Bitti e Gorofai

43 I “fuochi” fiscali di Bitti passano dai 495 del 1583 ai 603 del 1627, ai365 del 1655 (da notare la drastica contrazione dopo la grande peste del1652), ai 575 del 1678, ai 505 (con 1771 “anime”, forse non erano com-presi i minori sotto i 7-8 anni) del 1688, ai 536 (con 1830 “anime”) del1698; quelli di Gorofai, invece, passano dai 151 “fuochi” del 1583 ai 232del 1627, ai 160 del 1655, ai 179 del 1678, ai 120 (con 369 “anime”)del 1688, ai 146 (con 225 “anime”) del 1698; per i dati fino a tutto il1655, si veda SERRI, Due censimenti inediti e ID., Il censimento dei «fuo-chi» sardi del 1655, in BRUNO ANATRA, GIUSEPPE PUGGIONI, GIUSEPPE

SERRI, Storia della popolazione sarda, rispettivamente a pp. 111 e 142; pergli altri censimenti della seconda metà del Seicento, cfr. CORRIDORE, Sto-ria documentata, p. 120. Per qualche informazione di carattere economi-co su Bitti nella prima metà del Seicento, cfr. TURTAS, Bitti¸ pp. 46-47.44 Si veda, ad es., infra, Fonti documentarie, doc. 15, con l’informativa delcommissario Sanna relativa alla chiesa di S. Giovanni: vi si diceva chel’amministratore di questa aveva seguito le istruzioni ricevute dall’arcive-scovo di spendere tutte le entrate realizzate dopo la visita di quel presulenel riparare la stessa chiesa; quelle istruzioni, scriveva il commissario,erano state a suo tempo registrate nei Quinque libri della parrocchia.Dobbiamo aggiungere che, essendo andati malauguratamente perduti iQuinque libri di Bitti tra il 1600 e il 1662, anche quelle istruzioni nonsono più disponibili: cfr. DIOCESI DI NUORO, Archivio storico … dal1560 al 1930, a cura di PIETRO ORUNESU, PAOLINA SANNA, GINO PAPO-LA, COSTANTINO CONGEDDU, GIUSEPPINA MANCA, Nuoro, Arti Grafi-che Solinas, 2001, p. 51.

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alle parrocchie dell’antica diocesi di Galtellì tra il novembre1602 e il gennaio 1603, incominciando con quella di Bitti:è in quel codice che si trovano vari riferimenti alla visitapastorale di quell’arcivescovo e, insieme, l’elenco più detta-gliato degli edifici di culto di questo villaggio e di Gorofai.Qui di seguito, si riportano prima quelli di Bitti, ma nonsenza avvertire che la relazione della visita a questo villaggioci è pervenuta mutila (non vi figura, ad esempio, la visitadella chiesa parrocchiale di S. Giorgio che però è menzio-nata nella parte riguardante le disposizioni prese dal com-missario; inoltre, non si può escludere che prima della chie-sa di S. Salvatore, con la quale si apre il codice così come ciè pervenuto45, ve ne fosse nominata qualche altra; come direche non si può escludere la possibilità che anche la listadelle chiese contenuta in questo codice sia incompleta; altracosa utile da segnalare è che nei relativi documenti nn. 15(per Bitti) e 16 (per Gorofai) sono riferiti i nomi dei prioriche amministravano in quel momento i beni delle stessechiese che vengono qui riferite nello stesso ordine in cuisono elencati dal codice più volte citato:1.<S. Giorgio>2. S. Salvatore3. S. Angelo4. S. Giovanni [evangelista]5. S. Nicola6. S. Lucia7. S. Anna

XXVI RAIMONDO TURTAS

45 Con tutta probabilità, il codice si apriva con il decreto dell’arcivescovodi Cagliari Laso Sedeño che indiceva la visita pastorale nelle parrocchiedell’antica diocesi di Galtellì e nominava il canonico Antonio Sanna suocommissario per effettuarla; dal codice manca non solo questa parte ini-ziale, ma anche l’intera relazione dello svolgimento della visita canonicaalla chiesa parrocchiale di Bitti: come si è appena detto, esso si apre conla notizia relativa alla chiesa di S. Salvatore.

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8. S. Maria di Dure9. S. Croce10. S. Antioco11. S. Giuliana12. S. Elia13. S. Giorgio di Dure14. S. Anatolia15 S. Bonaventura16. SS. Trinità17. S. Tommaso18. S. Pietro19. S. Stefano20. S. Agostino

Quelle di Gorofai erano invece dedicate a:1. S. Michele2. S. Pietro [martire]3. S. Antioco4. Santi Cosma e Damiano5. S. Croce.

Dalla lettura del codice si può dedurre che lo svolgimen-to di ciascuna visita si articolava in tre momenti, per cia-scuno dei quali il notaio e il segretario che accompagnava-no il commissario Sanna provvedevano a stendere l’apposi-to processo verbale: il primo era costituito dalla visita dellachiesa parrocchiale, il secondo dall’esame dei conti di que-sta e delle altre chiese esistenti nel territorio del villaggiovisitato, il terzo dalle disposizioni lasciate dal visitatore edalle relative sanzioni contro eventuali inosservanze delledisposizioni precedenti; era inteso che, anche in occasionedella prossima visita, il visitatore di turno avrebbe control-lato tutto e si sarebbe comportato di conseguenza.

Il primo momento della visita si svolgeva ovviamenteseguendo il rito prescritto dal Pontificale Romanum: il visi-

XXVIILe chiese di Bitti e Gorofai

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tatore veniva ricevuto dall’ecclesiastico responsabile dellaparrocchia – non viene detto se ai confini di questa o allaporta della chiesa parrocchiale – e ciò dava inizio ad unaprocessione che, al canto dell’inno Veni, creator Spiritus,raggiungeva l’altare maggiore; recitata o cantata l’orazionepropria della visita, veniva celebrata la messa fino allacomunione, finita la quale, mentre si cantava l’inno Pangelingua, si procedeva alla visita del tabernacolo con la descri-zione minuziosa di quanto vi si trovava; da quel momento,ciascuno dei poveri manufatti facenti parte degli arredi diculto della chiesa, veniva “visitato” e il responsabile dellachiesa veniva sottoposto a una serie di domande, registratedalla relazione insieme con le risposte46. Come si sa già,tutta la parte iniziale relativa alla visita della chiesa parroc-chiale manca nella sezione riservata a Bitti47, la cui relazio-ne inizia, appunto, con l’elenco delle chiese appena citato;va precisato che al nome del titolare di ogni singola chiesa48

fanno seguito notizie, oltre che sui nomi dei suoi ammini-stratori (obrer o obrers) come si è già accennato, sulla situa-zione economica della stessa e su eventuali disposizionilasciate dal visitatore.

Si può presumere che le altre chiese sia dentro il villaggioche nell’agro non siano state “visitate” con la stessa metico-losità riservata alla parrocchiale, se anche a Bitti si verificò

XXVIII RAIMONDO TURTAS

46 Per il testo di queste domande-risposte, cfr. infra, Fonti documentarie,doc. 16, carte 18-19. Uno scambio più vivace di domande-risposte è rife-rito da MARIO RUZZU, La Chiesa Turritana dall’Episcopato di Pietro Spanoad Alepus (1420-1566), Sassari, Collegium Mazzotti, 1974, durante levisite effettuate nel 1553 e 1555 da Salvatore Alepus, arcivescovo di Sas-sari, a Ittiri (p. 182), a Sorso (p. 192), Usini (195), Ossi (p. 197), ecc.47 La descrizione appena fatta è stata tratta dalla relazione della visita allaparrocchia di Gorofai: vedi infra, doc. 16.48 A volte, proprio il nome del santo titolare è occasione di curiose distra-zioni del verbalizzante che riporta al femminile alcuni santi maschi (ades., Santa Helias e Santa Bonaventura): vedi infra, Fonti documentarie,doc. 15.

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la stessa cosa che avvenne a Gorofai, dove «lo stesso giorno»che era stata effettuata la visita della parrocchiale, il visita-tore aveva proceduto all’esame dei conti preparati dagliamministratori delle altre chiese e contenuti «nel libro dellestesse amministrazioni (obrerias) conservato presso JoanCarta Sanna, procuratore delle stesse chiese»; solo dopoquesto esame, i singoli amministratori furono ricevuti sin-golarmente dal visitatore per discutere i loro conti49.

Un fatto che balza subito agli occhi è l’elevato numero dichiese che facevano capo alla “villa” di Bitti per cui la lorovisita dovette richiedere più tempo: ben 20, compresa laparrocchiale intitolata a S. Giorgio. Vi si ritrovano sia quel-le della lista del 1496, ad eccezione di S. Cristina50, sia quel-le menzionate nella documentazione raccolta da Alberti peril XVI secolo51, sia quelle ricordate da Giovanni Arca52; oltrequeste ne compaiono alcune che sono menzionate in asso-luto per la prima volta (S. Nicola, S. Antioco, S. Anatolia,S. Bonaventura, S. Agostino)53. Indicare con certezza quan-do esse sono state costruite lo si può dire solo per alcune,come per quella in onore di S. Antioco che fu costruita aBitti poco prima del 159854, e per altre due chiese, già ricor-

XXIXLe chiese di Bitti e Gorofai

49 Cfr. ivi, doc. 16.50 Per Bitti sono S. Giorgio, S. Pietro, S. Giovanni evangelista, S. Giulia-na, S. Elia, S. Anna, S. Tommaso e S. Salvatore; per Gorofai: S. Miche-le, S. Sofia, S. Cosma; per Dure: S. Maria, S. Lucia, SS. Trinità.51 Per Bitti: vi compare quella di S. Angelo, ma non quella di cui Salva-dor Bandinu aveva progettato la costruzione in onore di S. Antonio diPadova (vedi ivi, doc. 9); per Gorofai: S. Pietro, S. Croce, S. Antioco.52 Per Bitti: S. Croce (che però è collocata, poco credibilmente, nell’atti-guo villaggio abbandonato di Jumpatu); per Gorofai, Arca menziona soloil villaggio abbandonato di S. Cosma e l’omonima chiesa; quelle di Dure,invece, sono nominate tutte e cinque con l’informazione che quella di S.Stefano ne sarebbe stata la chiesa parrocchiale.53 Vedi ivi, doc. 15, 1-8.54 Vedi ivi, doc. 13: Cristoforo Gessa, che visitò Bitti in quell’anno, neparla come di «nueva iglesia».

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date a suo tempo, per le quali era stata concessa la licenzadi costruzione a Gorofai nel 158755; a parte queste tre e peri motivi già espressi, ripetiamo che buona parte delle altrechiese – ma non sappiamo dire quante e quali – non com-prese nella più volte citata lista del 1496 dovevano essere giàesistenti prima di quest’ultima data.

Lasciando al lettore la cura di controllare nei documenti15 e 16 lo stato economico delle singole chiese di Bitti e diGorofai, ci limitiamo ad esprimere alcuni rilievi di caratte-re più generale. Anzitutto sugli amministratori (obrer,obrers), per i quali si ignora il criterio e le modalità di sele-zione e di avvicendamento e la durata nell’incarico56: sonotutti maschi, quasi sempre laici (solo 3 su 19 sono ecclesia-stici), per lo più svolgono da soli il loro incarico (solo per 4casi su 19, essi sono più di uno, ma mai più di tre); nelnostro caso, novembre 1602, essi danno i conti di quantohanno incassato e speso a partire dall’ultimo rendicontoreso in occasione della visita dell’arcivescovo nell’aprile del160257; dispongono perciò di somme modeste, a voltemolto modeste: in 9 casi su 19 le entrate per i mesi tra apri-

XXX RAIMONDO TURTAS

55 Vedi infra, docc. 7 (per quella di S. Croce) e 8 (per quella di S. Antio-co).56 È possibile che la loro durata fosse annuale, come lascia capire il prov-vedimento del commissario Antonio Sanna nel 1602, che cioè le entratee le uscite di ogni singola chiesa venissero annotate ogni anno: vedi infra,doc. 15, c. 13; lo spoglio dei conti della chiesa dell’Annunziata (doc. 27)lascia supporre che l’avvicendamento degli amministratori avvenisse incorrispondenza della festa annuale, che per quella chiesa cadeva allora ametà giugno.57Si ha anche l’impressione che in quell’occasione gli amministratori fos-sero stati cambiati, salvo qualche caso (ad es., quello della chiesa di S.Giovanni evangelista, che era stato trovato debitore di 27 ll. e 11 s.;essendo povero e non avendo la possibilità di restituire immediatamen-te, l’arcivescovo gli aveva prorogato l’incarico con l’obbligo di sdebitarsiquanto prima; effettivamente egli doveva avere già incominciato a paga-re perché il suo debito era sceso a 21 ll. 11s.)

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le e novembre non superano le 3 lire sarde; ci sono casi dichiese che dispongono di entrate maggiori che però nonsuperano le 16 lire e 14 soldi (è il caso di S. Giuliana).

Ne segue che, disponendo soltanto di questi dati, riescedifficile indicare la rendita annua di una determinata chie-sa e ancora meno quella complessiva di tutte le chiese;eppure, nonostante l’esiguità delle loro entrate, di nessunaè denunciato uno stato di indecenza tale che ne richieda lachiusura o l’interdetto; vero è che vengono segnalate alcunesituazioni limite piuttosto preoccupanti, come si vedràsubito quando di parlerà dei provvedimenti emanati dalvisitatore. Ci pare, infine, importante notare che non vi èancora traccia dell’esistenza di chiese sottoposte a regime digiuspatronato58.

Il terzo momento della visita delle chiese consisteva neiprovvedimenti lasciati dal visitatore e miranti sia a favorireun buono stato di conservazione delle stesse sia a togliere glieventuali abusi che lo potevano ostacolare. Ciò presuppo-neva che un incaricato del commissario avesse fatto almenoun rapido sopralluogo delle stesse in modo da informarne ilsuo superiore. Le disposizioni emanate dal commissarioSanna ci informano che, durante la sua ultima visita dell’a-prile del 1602, l’arcivescovo Laso Sedeño aveva lasciato, tral’altro, un ordine preciso che non era stato osservato: tenen-do forse conto della tenuità delle rendite delle chiese, quelpresule aveva disposto che le spese per la loro manutenzio-

XXXILe chiese di Bitti e Gorofai

58 Vedi però la disponibilità del presule del Vall a concedere questo dirit-to: supra, in corrispondenza alla n. 33. Il giuspatronato era il diritto chespettava al “patrono” – d’ordinario, colui che aveva fatto costruire (oanche ricostruire) la chiesa e/o le aveva assegnato una dotazione econo-mica che ne avrebbe garantito un decoroso mantenimento – di ammini-strarne i beni ed, eventualmente, nel caso cioè che essa disponesse di ren-dite sufficienti, di presentare al vescovo l’ecclesiastico che l’avrebbe offi-ciata (di solito si dava la preferenza a qualcuno imparentato col fondato-re o con i suoi eredi, ai quali questo diritto veniva trasmesso).

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ne venissero coperte unicamente con le somme raccoltequestuando di porta in porta («ostiatim») sia nella diocesi diGaltellì che nelle altre da lui dipendenti; egli si riservava,volta per volta, di concedere la licenza perché fossero utiliz-zate le somme derivanti da offerte e dalle rendite del bestia-me o delle terre appartenenti alla chiesa59.

Il commissario non si era contentato di rinnovare que-st’ultima disposizione, ma ne aveva emanato altre tre vale-voli anch’esse per tutte le chiese: la prima stabiliva che,sotto pena di 10 ducati, il pievano, i curati e i procuratoridelle chiese di Bitti si dovevano adeguare ad una norma giànota e cioè procurarsi entro un mese una cassa fornita di treserrature: non era quindi sufficiente quella che era stata giàacquistata, ma che aveva una sola serratura; si davano per-ciò 15 giorni di tempo al procuratore delle chiese PietroAntonio Farre perché sotto la stessa pena vi facesse aggiun-gere altre due serrature, le cui chiavi dovevano essere tenu-te, la prima dal pievano, la seconda dall’«oficial» (verosimil-mente lo stesso procuratore) e la terza dal «sindaco della“villa”»60; la cassa era destinata a custodirvi i soldi delle chie-se e i loro libri di amministrazione. La seconda disposizio-ne, infatti, prescriveva che gli amministratori di ogni chiesaacquistassero quanto prima un registro del prezzo di 15-20soldi, per annotarvi tutti gli anni i conti della chiesa, «scri-vendo da un lato le entrate e dall’altro le uscite, in modo

XXXII RAIMONDO TURTAS

59 Cfr. infra, Fonti documentarie, doc. 15, cc. 9-10.60 Ivi, c. 11. A Gorofai, invece, si era già data esecuzione alla «caxa de tresclaus»; di solito, il termine di «síndich» (síndico, in castigliano) indicavauna persona designata dalla comunità per rappresentarla nel portare acompimento un particolare negozio che la interessava; si trattava quindinon di una carica stabile ma di un incarico finalizzato ad uno scopo pre-ciso; per questo mi viene da sospettare che, qui, il termine non sia usatocon proprietà, forse si voleva indicare il mayor de la villa: a proposito del-l’incarico di síndico e della carica di mayor de la villa vedi TURTAS, Bitti,pp. 27-30.

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che tutto potesse essere controllato con grande facilità»; senon si disponeva di quella somma, acquistassero almenouna mezza dozzina di fogli di carta che avrebbero piegatofino ad ottenere un fascicolo cucito in 4°, nel quale avreb-bero registrato i conti: ricordassero infine che, d’ora inavanti, sarebbero stati ritenuti «fraudolenti e maliziosi» iconti presentati in fogli staccati («en paperets»).

La terza disposizione non di limitava all’amministrazionefinanziaria, ma toccava anche un grave problema di costu-me che era stato già denunciato fin dal 1550 da Sigismon-do Arquer, lo sfortunato magistrato cagliaritano che finìcondannato al rogo come eretico a Toledo nel giugno 1571;nella sua compendiosa Sardiniae brevis historia et descriptio,egli aveva parlato di un’usanza assai diffusa nell’isola,soprattutto nelle chiese campestri: dopo la celebrazionedella messa, aveva scritto, si trascorreva il resto della gior-nata e tutta la notte in baldoria, mangiando, bevendo, dan-zando e cantando nella stessa chiesa, uomini e donne insie-me61. Sicuramente, qualche arcivescovo di Cagliari avevatentato di sradicare quell’abuso perché il commissarioSanna ordinava al clero del villaggio di dare esecuzione allepene previste in quei provvedimenti, di cui però non cono-sco altri riscontri; la situazione di Bitti, tuttavia, sembravameno ‘scandalosa’ di quella che era stata descritta daArquer; in effetti Sanna parlava soltanto dell’usanza di«mangiare e dormire all’interno delle chiese» e di «ballarenelle porxadas» (probabilmente negli spazi delimitati dalletettoie adiacenti alle chiese): per entrambe le cose il com-missario rinnovava la proibizione, mentre quanto ai balliegli disponeva – ma non sappiamo se in questo caso egli si

XXXIIILe chiese di Bitti e Gorofai

61 L’opuscolo di Arquer è stato ristampato da MARCELLO M. COCCO,Sigismondo Arquer dagli studi giovanili fino all’autodafé, Cagliari, Edizio-ni Castello, 1987, pp. 401-414; l’informazione riferita nel testo si trovaa p. 414.

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limitasse a riproporre le disposizioni precedenti o se viintroducesse qualche novità – che si potessero svolgere, ma«a condizione che si effettuassero in luogo distante, inmodo che un tale scandalo non potesse mai verificarsiall’interno delle chiese», una spia abbastanza eloquente sulrischio che simili episodi si potessero ripetere.

Insieme a queste provvidenze di carattere generale, ilcommissario ne emanava altre, specifiche, per le singolechiese; lasciando alla curiosità del lettore di scoprirle perso-nalmente nel doc. 15 dell’appendice documentaria (carte15-17 per Bitti) e nel n. 16 (carte 18-27 per Gorofai), milimito a qualche osservazione relativa alle chiese di Bitti.

Anzitutto che, su 20 edifici di culto, soltanto per la metàdi essi venivano lasciati provvedimenti per garantirne unmaggiore decoro: un probabile indizio della convinzionedell’autorità ecclesiastica che il rispetto dovuto ai luoghi diculto era soddisfacente? Va notato tuttavia che in 8 casi su10 si richiamava ad una maggiore attenzione per la sicurez-za delle porte o, quantomeno delle serrature, e per la buonatenuta del tetto; in 7 casi si raccomandava o di restaurare ilretablo (non c’è bisogno di pensare a retabli monumentali;forse si trattava soltanto di semplici quadri senza grandipretese) o di acquistarne uno nuovo (4 casi), quasi si trat-tasse di un arredo chiesastico indispensabile e che tutte lechiese ne dovessero essere fornite; un’osservazione similepare possa essere fatta anche nei confronti del campanal, ilmodesto campaniletto a vela, e della campana: in 3 casi, sic-come essa «giace a terra», se ne ordinava la ricollocazionenel suo luogo naturale62.

XXXIV RAIMONDO TURTAS

62 Cfr. infra, Fonti documentarie, doc. 15, cc. 15-17. A proposito del reta-blo come arredo indispensabile di una nuova chiesa, vedi supra, in corri-spondenza alla n. 32. Sull’uso delle campane, qui documentato in unadata molto alta anche per le chiese campestri, vedi TURTAS, Storia dellaChiesa in Sardegna, p. 420, n. 350.

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Sebbene la costruzione delle nuove chiese di Bitti riferitenell’elenco posto all’inizio di questo paragrafo sia da attri-buire più probabilmente al Cinquecento che al Seicento –sono state menzionate qui solo perché la documentazioneche le riporta risale ai primi anni di questo stesso secolo –anche durante il prosieguo del Seicento viene svolta unanotevole attività edilizia sia nella costruzione di nuove chie-se, qualcuna persino molto impegnativa per le ordinarieabitudini di un villaggio sardo dell’interno, sia nella manu-tenzione delle altre, già molto numerose: così, nel giro diappena 10 anni, tra il 1618 e il 1628, viene chiesta all’arci-vescovo di Cagliari la licenza per la costruzione di tre nuovechiese: la prima domanda venne presentata dal pievanoJuan Gallego che aveva chiesto di potere, «in territorio diBitti, in località detta volgarmente tancat de su Burbale pres-so la chiesa di S. Pietro, l’antica chiesa parrocchiale di detta“villa”, edificare, fondare ed erigere una chiesa sotto l’invo-cazione della Beata Maria Vergine col titolo del Bon Camí(Bonu Caminu, Buon Cammino) e di costruirvi un altare»:in data 12 maggio 1618 essa otteneva risposta affermativa63.L’anno seguente, un’altra iniziativa partì da quattro fratellibittesi, Pietro, prete, Giovanni Cosma, Bernardo e AntonioGasole, per dare esecuzione al testamento della loro defun-ta madre Giovanna Meli Gasole: in data 2 settembre 1619l’arcivescovo Francesco Desquivel concedeva loro la licenzadi poter «fondare, erigere ed edificare in località detta vol-garmente sa Queja de sa nugue, in territorio della stessa“villa” di Bitti, una chiesa sotto l’invocazione dell’Annun-ciazione della Beata Maria Vergine e dell’Angelo custode; viavrebbero potuto costruire anche un altare», ma soltantodopo avere terminato la costruzione della chiesa. Ai quattroveniva concesso il diritto di patronato e il pievano Giovan-ni Gallego veniva autorizzato a recarsi sul posto «per eriger-

XXXVLe chiese di Bitti e Gorofai

63 Cfr. infra, Fonti documentarie, doc. 17.

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vi una croce e benedire e collocarvi la prima pietra»64. Laterza richiesta, fatta dai fratelli Pietro Lorenzo e StefaniaAsproni e dal loro cognato Giovannangelo Quiguine, veni-va accolta dal presule cagliaritano Ambrogio Machín il 4settembre 1628: molto devoti del martirio di S. GiovanniBattista, avevano chiesto di poter costruire a loro spese inagro di Bitti, in località denominata Mandra de Pitales, unachiesa in onore di quel santo, con retablo, altare e campa-na; la concessione comprendeva anche il diritto di patrona-to e l’obbligo di spendere non meno di 200 lire per acqui-stare le suppellettili necessarie per una chiesa65.

Tutte e tre queste chiese vennero effettivamente costruite,la loro esistenza si trova attestata nella lista del 1777, cheverrà esaminata tra poco e sono tuttora aperte al culto. Nonsarà inutile osservare che la già citata chiesa dedicata allaMadonna del Buon Cammino, eretta nelle immediate vici-nanze dell’antica chiesa parrocchiale di S. Pietro, contribuìad attirare su di sé la venerazione e il rispetto tributati finoa quel momento verso quest’ultima, che nel 1651 fu anchetestimone di una rissa per cui venne momentaneamentesottoposta ad interdetto66. È un fatto, comunque, che nel-l’appena citata lista del 1777 essa appare ormai «crollata»67:non si sarebbe più rialzata.

Tuttavia, la più importante costruzione chiesastica ese-guita a Bitti nel Seicento fu senza dubbio quella del con-vento dei cappuccini con l’annessa chiesa intitolata a S.Francesco nell’atto di ricevere le stimmate. Il doc. 21, nonsi riferisce ad un pezzo isolato ma piuttosto ad un insieme

XXXVI RAIMONDO TURTAS

64 Ivi, doc. 18. Dell’amministrazione dei beni di quella chiesa ci è rima-sto, ma solo per gli anni 1788-1850, un quinterno mutilo che viene pub-blicato integralmente infra nell’Fonti documentarie, n. 26.65 Ivi, doc. 19.66 Ivi, doc. 20.67 CARTA, Nell’anno del Signore, p. 119 e infra, doc. 23, § 1.

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di documenti, un dossier che registra alcune delle fasi attra-verso cui si articolò l’iter di quest’importante impresa diedilizia religiosa, almeno dal punto di vista burocratico.

Dobbiamo subito dire che il dossier di cui disponiamonon è completo; si ignora, ad esempio, come sia nata a Bittila decisione di avere un convento di cappuccini: si devequantomeno supporre che questa congregazione religiosa vifosse già conosciuta, magari per via di qualche quaresimaleo missione popolare come, a partire dalla seconda metà delsecolo XVII, anche i cappuccini cominciavano a fare in Sar-degna68 seguendo un’iniziativa inaugurata dai gesuiti quasiun secolo prima69. Nessuna meraviglia che il contatto conquei religiosi così austeri e allo stesso tempo tanto vicini alpopolo e che, soprattutto dopo quella data, si sarebberodedicati con passione alla predicazione e alle confessionianche fuori delle loro chiese, avesse suscitato nel villaggioqualche vocazione: doveva, ad esempio, avere lasciato il suovillaggio natale da almeno 10-15 anni prima per entrare tra

XXXVIILe chiese di Bitti e Gorofai

68 TURTAS, Storia della Chiesa in Sardegna, p. 425. Fin dal 1633 il capi-tolo generale dell’ordine aveva disposto che i cappuccini potessero ascol-tare anche le confessioni dei secolari fino ad allora interdette, purché ciòavvenisse all’interno delle chiese conventuali: MIRIAM TURRINI, La con-fessione, in GIOVANNI POZZI, PAOLO PRODI (a cura di), I Cappuccini inEmilia-Romagna. Storia di una presenza, Bologna, EDB, 2002, p. 544, n.86; non si capisce quindi perché, solo nel 1656, i cappuccini sardi discus-sero apertamente se usufruire o meno di quella licenza concessa dal capi-tolo generale; l’avevano fatto giustificandosi che «così si usava in Spagnae il regno di Sardegna era adiacente alla Spagna e soggetto alla Coronaaragonese»: GIOVANNI SECCHI, Cronistoria dei Frati minori cappuccini diSardegna, Parte prima Dalla fondazione alla divisione della provincia(1591-1697), Cagliari, Curia provinciale dei Frati minori cappuccini diSardegna, 1991, p. 86; è possibile, però, che essi avessero incominciatoad imitare il costume spagnolo già prima del 1656: cfr., ad esempio, larelazione ad limina del 1646 per Alghero (vescovo Vincenzo AgostinoClaveria), in ARCHIVIO SEGRETO VATICANO, Congregazione del Concilio,53r-v.69 TURTAS, Storia della Chiesa in Sardegna, p. 342.

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i frati cappuccini, quel p. Giuseppe da Bitti, che nel capi-tolo della provincia sarda riunito a Cagliari del 1655 erastato eletto maestro dei novizi della custodia di Sassari, unacircoscrizione che comprendeva i conventi della Sardegnasettentrionale70. Ora, fu proprio a questo capitolo che giun-se la richiesta del «síndico dei vassalli e della comunità della“villa” di Bitti» che chiedevano la fondazione di un conven-to dell’ordine; la risposta era stata affermativa, a condizioneche la fondazione ricevesse la previa licenza dell’arcivescovodi Cagliari da cui Bitti dipendeva ecclesiasticamente e,soprattutto, quella del sovrano71.

Tutto lascia pensare che non si era trattato di un entusia-smo passeggero; il desiderio di avere stabilmente quei fratidoveva essere stato talmente forte che almeno la maggio-ranza della comunità non esitò ad accollarsi le spese per ilmantenimento di quell’intrapresa che doveva essere piutto-sto impegnativo. Come, infatti, viene affermato espressa-mente dalla documentazione, «i vassalli e la comunità della“villa” di Bitti, per la grande devozione che hanno verso ilglorioso serafico padre S. Francesco, desiderano fermamen-te che sia fondato nella loro “villa” un convento di cappuc-cini e si obbligano ad offrire loro, a spese degli stessi vassal-

XXXVIII RAIMONDO TURTAS

70 SECCHI, Cronistoria, p. 84. Dopo avere retto vari conventi (fra cui quel-lo di Bitti nel 1664 e 1665) come guardiano, nel 1673 e 1675 fu elettoanche superiore di tutta la provincia che allora contava 19 conventi, circa300 religiosi, di cui quasi 60 predicatori, altri 70 sacerdoti, una cin-quantina di studenti già tonsurati e 116 laici: ivi, pp. 115 e 123.71 Ivi, p. 87; vedi anche infra, Fonti documentarie, doc. 21, f ); sulla figu-ra del «síndico», di cui si parlerà anche in seguito, vedi supra, n. 60. Daricordare, inoltre, che alcuni anni prima il sovrano aveva dato ordinianche ai prelati «a no admitir nuevas fundaciones de religiones y stinguirlas que no tienen los requisidos que disponen las bullas apostólicas» diapprovazione degli stessi ordini religiosi: Cagliari, 4 ottobre 1649, ilviceré cardinale Trivulzio a Filippo IV, in ACA, Secretaría de Cerdeña,legajo 1158; questo spiega la necessità di ottenere l’autorizzazione regiaper la fondazione del convento di Bitti.

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li e comunità, una chiesa e un convento, dove i detti reli-giosi possano celebrare i divini uffici e vivere secondo glistatuti e le regole del loro ordine»: una decisione a cui sidovette arrivare dopo ampia discussione in un’assemblea deicapifamiglia convocata secondo la consuetudine, e nellaquale venne preso solennemente quell’impegno; nella stes-sa circostanza si dovette procedere anche alla nomina delsíndico, la persona alla quale sarebbe stato conferito l’inca-rico di curare gli aspetti burocratici dell’impresa, e cheabbiamo visto già all’opera72.

Ben difficilmente, tuttavia, questo complesso meccani-smo si sarebbe potuto mettere in moto se a monte non cifosse stato un importante lascito testamentario o una dona-zione da parte di un persona, presumibilmente originariadello stesso villaggio73 ma di cui purtroppo la documenta-zione rinvenuta presso l’Archivo de la Corona de Aragón aBarcellona non rivela il nome né ci offre appigli per con-getturare chi fosse o a quale categoria sociale appartenesse.La lacuna viene parzialmente colmata da un documentorinvenuto presso l’Archivio storico diocesano di Nuoro,secondo cui il fondatore del convento sarebbe stato certodon Carlos Satta Sotgiu, verosimilmente della stessa fami-glia che fin dal Cinquecento aveva espresso l’ufficiale feu-dale dell’incontrada di Bitti, una circoscrizione che, comesappiamo, comprendeva anche Gorofai ed Onanì; se questainformazione è esatta, egli poteva essere ancora in funzionecome rappresentante e amministratore in loco del signore

XXXIXLe chiese di Bitti e Gorofai

72 Sulle modalità seguite dalle comunità di villaggio in circostanze simili,vedi TURTAS, Bitti, p. 27 ss.73 Cfr. infra, Fonti documentarie, doc. 21 a), del 30 marzo 1657, Caglia-ri: lettera al re di don Bernardino Matthías de Çervellón, presidente delregno di Sardegna; su costui cfr. JOSEFINA MATEU IBARS, Los virreyes deCerdeña, II (1624-1720), Padova, CEDAM, 1968, pp. 61-69.

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feudale dell’incontrada che faceva parte del marchesato diOrani, il cui titolare risiedeva in Spagna74.

Poco sappiamo sul «síndico», salvo il nome, Paolo Anto-nio Pala; doveva, comunque, sapere il fatto suo perché con-dusse a buon termine tutto il negozio: dopo essersi rivoltoalla più alta autorità dell’ordine in Sardegna e questa, a suavolta, al proprio superiore generale, tra marzo e aprile del1657 egli inoltrò regolare domanda sia alla curia arcivesco-vile75 retta dal vicario capitolare sede vacante in seguito allamorte dell’energico Bernardo de la Cabra durante la pesti-lenza, sia al presidente del regno in assenza del viceré per-ché la trasmettesse al sovrano76; all’inizio di maggio la

XL RAIMONDO TURTAS

74 Il documento che contiene questa notizia (ivi, doc. 24) offre un qua-dro sintetico della situazione della parrocchia di Bitti e sembra esseredella stessa mano del primo vescovo di Galtellì-Nuoro, Giovanni Antio-co Serra Urru, subito dopo la sua prima visita pastorale (10 giugno1782); l’ultima informazione riportata nel documento riguardava il con-vento dei cappuccini; alludendo ai documenti compulsati in quell’occa-sione e alle notizie ivi contenute, il vescovo concludeva in latino: «Inoccasione della visita generale ho visto e letto attentamente tutte questenotizie [presumibilmente sul convento] che però mi sono state mostratein maniera amichevole», forse un’allusione al clima di confidenza daparte della comunità conventuale che il vescovo aveva percepito nei suoiconfronti durante la visita pastorale; a proposito dei nobili Satta residen-ti a Bitti, cfr. TURTAS, Bitti, pp. 44-45 e n. 116.75 Per il nome del «síndico» vedi GIOVANNI SPANO, Emendamenti eaggiunte all’Itinerario dell’Isola di Sardegna del conte Alberto Della Mar-mora, Cagliari, Tip. di A. Alagna, 1874, pp. 159-160, con altre interes-santi notizie sul convento e sugli arredi della chiesa. Cfr. anche, infra,Fonti documentarie, doc. 21, d), la supplica al re del provinciale sardo deicappuccini, e b), la risposta affermativa di Onofrio Gerona, decano delcapitolo metropolitano di Cagliari sede vacante (Cagliari, 20 aprile1657); il nuovo arcivescovo, Pietro de Vico, sarebbe stato nominato il 27agosto 1657: CONRADUS EUBEL (e cont.), Hierarchia catholica medii etrecentioris aevi, IV, Münster 1905, rist. Padova 1957, p. 129: fu propriolui che il 9 settembre 1858 dette l’approvazione ecclesiastica definitiva.76 Vedi infra, Fonti documentarie, doc. 21, a): Cagliari, 30 marzo 1657,don Bernardino Matthías de Çervellón al re.

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richiesta del presidente, alla quale si era aggiunta nel frat-tempo sia la risposta affermativa della curia cagliaritana, siala domanda del provinciale dei cappuccini sardi, fra Nicolada Ploaghe, veniva già discussa a Madrid presso il Consigliodella Corona d’Aragona che dava parere favorevole, accoltosubito dal sovrano (14 maggio); nel dicembre dello stessoanno, due carte regie ordinavano al viceré di Sardegna diautorizzare la fondazione del convento77, che cominciò afunzionare già dal 165978.

Troppo poco per la nostra curiosità; la rapidità della rea-lizzazione, anche se alcuni importanti adempimenti venne-ro soddisfatti soltanto negli anni seguenti79, depone certa-mente per la tenace determinazione della comunità, per labravura del suo «síndico» e la generosità del suo “fondato-re”80; molto probabilmente, fin dagli anni precedenti era

XLILe chiese di Bitti e Gorofai

77 Ivi, doc. 21, g) e h): 14 e 20 dicembre 1657.78 SECCHI, Cronistoria, p. 90.79 Solo nel 1663 il convento poté essere retto da un guardiano; fino adallora il superiore aveva solo il titolo di «presidente»; tuttavia, ancora nel1664, le residenze di Bitti e di Ploaghe, le ultime fondate, «mancavanoancora della prescritta clausura»; si dava loro 2 anni di tempo per prov-vedervi, perché «in difetto, s’intendono ex nunc pro tunc ridotte a presi-denze»: ivi, p. 100. L’intoppo dovette essere presto superato, anzi nel1667 il guardiano era proprio p. Giuseppe da Bitti: ivi, p. 108.80 Le informazioni del vescovo Serra Urru (cfr. supra, n. 74) sull’identitàdel fondatore del convento e sulla «dexa pía» da lui disposta vanno inte-grate con quelle di SPANO, Emendamenti e aggiunte, p. 160, secondo cuiessa comprendeva 4000 lire sarde «e la tanca di Donigala col diritto disepoltura a lui e ai successori nel Presbiterio e facendo il quadro in cuifosse rappresentato S. Diego e S. Carlo, ed ai piedi il di lui ritratto». Èpossibile che, oltre la predetta somma di denaro, il fondatore abbia messoa disposizione del nuovo convento un terreno piuttosto ampio con spa-zio sufficiente non solo per le costruzioni ma anche per lo svolgimentodi un minimo di colture ortofrutticole che sarebbero state condotte daifratelli laici per le necessità di un convento composto mediamente da 15-20 soggetti: non si dimentichi che la stretta osservanza della povertà nonconsentiva ai cappuccini di avere rendite fisse. Il ruolo di Satta Sotgiu,

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stata già accantonata per questo scopo una somma impor-tante; nulla purtroppo sappiamo sull’intero costo dellacostruzione e dell’arredo essenziale per rendere abitabile ilconvento; ancora meno conosciamo le modalità seguite perraggranellare l’eventuale somma iniziale e per portare a ter-mine l’impresa, chi sia stato il capomastro per organizzare illavoro e il probabile architetto per il disegno del convento,della chiesa e dell’altare monumentale: questo, giusto pernon accennare che ad alcune delle cose più importanti, chepotranno essere chiarite da ulteriori ricerche d’archivio.

Fino a questo momento, se si eccettua la chiesa parroc-chiale di S. Giorgio, quella di Santa Croce appartenenteall’omonima confraternita e quella intitolata all’«Angelodella guardia»81, tutte le numerose altre chiese erano consi-derate come rurali anche se alcune di esse si trovavano aimargini del villaggio; lo erano anche il convento e l’annes-sa chiesa di S. Francesco82. Che, in ogni modo, l’impegna-tiva costruzione di quest’ultimo complesso non avesse sod-disfatto del tutto la voglia dei bittesi di regalare al loro paesequalche altra nuova chiesa lo si vide nel 1682 quando, suiniziativa del pievano Gabriele Carta Guiso, di origine bit-tese, venne costruita quella intitolata alla Madonna delle

XLII RAIMONDO TURTAS

tuttavia, non può far dimenticare quello della comunità del villaggio, sulquale – secondo la documentazione prodotta – doveva gravare il peso piùimportante di tutta l’intrapresa, soprattutto per ciò che riguardava ilsostentamento dello stesso convento attraverso le elemosine.81 «S’Antzelu de sa guardia!» è un’esclamazione che ricorre ancora nellaparlata delle persone anziane quando si apprende l’accadimento di unfatto particolarmente doloroso e inaspettato, quasi ad esorcizzarlomediante l’invocazione dell’“Angelo della guardia”.82 Non è un caso che le più antiche mappe del catasto urbano di Bitti,risalenti alla seconda metà dell’Ottocento e conservate presso l’archiviodi Stato di Nuoro – le ho potuto consultare grazie alla cortesia delladirettrice dott. Angela Orani – non riportano né il convento con la rela-tiva chiesa, né le altre chiese ai margini del villaggio.

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Grazie83: era la prima, dopo le tre ricordate all’inizio delcapoverso, che veniva fatta sorgere all’interno della “villa”.

È possibile che durante questo stesso secolo – ma nonsiamo per ora in grado di indicarne una data più precisanemmeno per approssimazione – sia stata costruita anche lachiesa di S. Matteo, a «poco meno di due ore di cammino»84

ad ovest del paese; dopo quella dell’Annunciata, distante 4ore e a nord-est, era di sicuro la chiesa più lontana. Il fattoche l’elenco del 1777 non faccia menzione della data dellasua costruzione, lascia supporre che essa sia da collocare inun passato piuttosto remoto, come dire circa un secoloprima; sappiamo però che questa è solo una congettura,non una prova. È più corretto, dunque, dire che per ora siignorano la data e le circostanze della costruzione dellachiesa di S. Matteo.

Anche la parrocchia di Gorofai, pur continuando adipendere dal pievano di Bitti, aveva mantenuto una suavivace edilizia religiosa: nel 1684 era stata eretta quelladedicata a S. Antonio da Padova e nel 1690 quella del SantoSalvatore; si ignora invece – persino se sia da collocare nelSeicento o nel Settecento – la data di costruzione di quelladella Madonna della Difesa85.

4. Chiese a Bitti e Gorofai nel Settecento

La consistenza demografica dei due villaggi non conosceràpiù, dopo la metà del Settecento, l’andamento drammati-

XLIIILe chiese di Bitti e Gorofai

83 Così dalla lista del 1803 che la dice «eretta l’anno 1682 dal pievanoGabriele Carta»: vedi infra, Fonti documentarie, doc. 27, §1; anche la listadel 1777 l’attribuisce «al pievano Carta di detta “villa”», senza però indi-care l’anno: infra, doc. 22, §1, 1.84 Ibidem.85 CARTA, Nell’anno del Signore, p. 185.

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camente altalenante sperimentato nel secolo precedente: sipuò dire anzi che dal primo censimento del secolo XVIIIfino alla metà del XX secolo, nonostante qualche energicabattuta d’arresto, la popolazione di Bitti conobbe un incre-mento costante. Relativamente al secolo che qui ci interes-sa, i dati offerti da Francesco Corridore, il cui testo a dettadi Giuseppe Serri «costituisce ancor oggi l’unico riferimen-to per un quadro della popolazione sarda in età moderna»86,sono soltanto due e si riferiscono al 1728 e al 1751: in que-sto breve arco di tempo la popolazione bittese sperimentaun ricupero folgorante passando dai 265 “fuochi” del 1728(con 1170 “anime”)87 ai 573 del 1751 (con 1021 maschi,1026 femmine, un totale di 2047 “anime”); non è da menoquello di Gorofai che passa dai 38 “fuochi” del 1728 (con78 “anime”) ai 135 del 1751 (con 250 maschi, 262 femmi-ne, equivalenti a 512 “anime”)88

Come si è appena visto, il motivo che mi ha spinto a pre-ferire la collocazione della costruzione della chiesa di S.Matteo nel Seicento piuttosto che nel Settecento sta nelfatto che, se la data della sua costruzione fosse effettiva-mente caduta in quest’ultimo secolo, non sarebbe stato dif-ficile per gli estensori delle liste del 1777 e del 1803 ricor-darla con maggiore precisione, ciò che invece non è il caso.Che però questo motivo sia stato solo una congettura e non

XLIV RAIMONDO TURTAS

86 SERRI, Il censimento dei “fuochi” sardi del 1655, p. 123.87 Da questi dati emerge che tra il 1698 (536 “fuochi” e 1830 “anime”)eil 1728 (265 “fuochi” e 1170 “anime”) Bitti dovette conoscere una deva-stante crisi demografica che portò ad una diminuzione dei suoi “fuochi”nell’ordine del 50%: un impatto superiore a quello della grande peste del1652, cfr. supra, n. 43 e testo corrispondente; il fenomeno era in nettacontrotendenza con l’andamento generale della popolazione sarda cheregistrava un incremento del 23,46% nel numero dei “fuochi”: 66.778nel 1698 e 82.445 nel 1728: BRUNO ANATRA, La peste del 1647-1658 nelmediterraneo occidentale: il versante italiano, in ID., PUGGIONI, SERRI, Sto-ria della popolazione in Sardegna, p. 159.88 CORRIDORE, Storia documentata, p. 120.

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una vera prova emerge dal fatto che il ragionamento su cuisi basa non vale per la chiesa di S. Michele, per la quale nes-suna delle due liste ricorda l’anno della sua costruzione;eppure, come si vedrà, essa venne costruita nel Settecento.Fortunatamente, la lista del 1803 fornisce un elemento pre-zioso per la sua datazione con l’informazione che «essa èstata fondata dal quondam rettore Azori Pau, che fu retto-re di Gonostramaza»89. A questo punto ci viene in soccorsol’opera di un grande erudito locale, il canonico SeverinoTomasi della diocesi di Ales che in suo articolo sui Rettori diGonnostramatza ci offre qualche notizia sul nostro: il «ret-tore Ignazio Atzori-Pau (1717-1724)» era licenziato in teo-logia e aveva partecipato al sinodo del vescovo di Ales, Isi-doro Masones del 1721; purtroppo, Tomasi non ci informase la fine del rettorato di Atzori Pau abbia coinciso con lasua morte, né sa che egli fosse originario di Bitti: secondolui, invece, sarebbe stato «probabilmente nativo di Gonno-stramatza»90. La costruzione della chiesa di S. Michele, dun-

XLVLe chiese di Bitti e Gorofai

89 Vedi infra, doc. 28, §1, 1.90 Questo articolo, insieme con gli altri dovuti allo stesso erudito, sta inSEVERINO TOMASI, Memorie del passato. Appunti di storia diocesana pub-blicati su «Nuovo Cammino» dal gennaio 1960 al dicembre 1964, II, Vil-lacidro, Edizioni Cartabianca, 1997, p. 354. La sua origine bittese con-sta da una lista di legati «istituiti nella chiesa parrocchiale di Bitti per lacelebrazione di messe semplici per mezzo di cappellanie quotidiane»; alprimo posto – il documento è in spagnolo – è nominata la «cappellaniadella chiesa di S. Michele arcangelo sita dentro il popolato di detta“villa”; la cappellania fu istituita dal reverendo quondam Ignazio AzoriPau, nativo della detta di Bitti e rettore di Gonnostramatza, con unadotazione di 675 scudi, equivalenti a 1687 lire sarde e 10 soldi». Il doc.(Nomina de los legados particulares) si trova insieme agli altri richiesti dalvicario generale capitolare Francesco Maria Corongiu ma che non è statopubblicato nel libro di CARTA, L’anno del Signore. Se ne deve dedurre che,oltre ad avere fatto costruire la chiesa in onore di S. Michele – una scel-ta non casuale perché anche la chiesa parrocchiale di Gonnostramatzaaveva lo stesso titolare –, egli la dotò fondandovi una cappellania cheavrebbe consentito ad un ecclesiastico locale di avere un’elemosina garan-

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que, va posta verosimilmente dopo il 1724, forse in esecu-zione di una disposizione testamentaria dello stesso rettoreAtzori Pau: ulteriori tentativi fatti presso gli Archivi dioce-sani di Ales e di Nuoro, tramite la cortese collaborazionedei rispettivi direttori, Francesco Tuveri e Pasquale Grecu,non hanno permesso di precisare né il luogo né la data dimorte di questo ecclesiastico bittese.

Non pare, invece, ci debbano essere dubbi sulla data dicostruzione della chiesa dedicata alla Madonna della Pietà:secondo la lista del 1777, essa venne «eretta negli anni 56 o58, salvo errore, dai priori della Vergine santissima dell’An-nunziata», una formulazione – così pare di capire – chesembrerebbe equivalere all’affermazione che la chiesa inquestione fu eretta tra il 1756 e il 175891.

Con la costruzione di quest’ultima chiesa, l’occupazionedello spazio urbano da parte di edifici di culto non ebbeulteriori modifiche, salvo quella della demolizione di altrechiese fra cui l’oratorio di Santa Croce che era attiguo allachiesa parrocchiale e il trasferimento del suo titolo alla chie-sa dei cappuccini; è un argomento che verrà ripreso nelprossimo paragrafo dedicato all’Ottocento.

Si è già detto delle circostanze in cui vennero redatte leliste del 1777, dovute rispettivamente al pievano AntonioFanari (1772-1798) per Bitti92 e al rettore Antonio MiguelFadda (1772-1789)93 per Gorofai. Esse sono di gran lungale più ricche di informazioni che tenteremo di riportare qui,almeno sinteticamente. Accanto al nome di ciascuna chiesavengono riportati la distanza dal villaggio, espressa o con la

XLVI RAIMONDO TURTAS

tita per la celebrazione della messa quotidiana; l’elemosina che venivasolitamente offerta dai fedeli per chiedere ad un ecclesiastico la celebra-zione di una messa si aggirava mediamente attorno ai 3-5 soldi: cfr. infra,Fonti documentarie, doc. 22, c).91 Ivi, doc. 22, §1, 2.92 Ivi, doc. 22.93 Ivi, doc. 23.

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sua posizione relativa rispetto a quello (ad esempio: aibordi) o col tempo necessario per percorrerla (mezz’ora,mezzo quarto, ecc.) e il suo stato di idoneità per il culto.Ecco l’elenco delle chiese di Bitti, incominciando da quellesite nell’abitato (per avere un’idea di come una grande partedelle famiglie del villaggio fosse coinvolta nel loro manteni-mento, si consiglia di dare uno sguardo al doc. 22, § 1 e 2,riportato infra tra le Fonti documentarie: vi sono indicate lefamiglie e le casate («heredad», ereu nella parlata bittese)legate a ciascuna chiesa, sulla quale esse esercitavano di soli-to anche il diritto di patronato):1. S. Giorgio martire, parrocchiale;2. Madonna delle Grazie;3. Madonna della Pietà;4. S. Michele arcangelo;5. S. Angelo della Guardia;6. S. Croce.

Erano invece chiese rurali le seguenti:7. S. Pietro, antica parrocchiale, crollata;8. S. Tommaso, mezzo quarto, già «profanata», ora «riedifi-cata»;7. S. Salvatore, ai bordi del villaggio; già «interdetta», oranon più perché restaurata («ajustada»);10. S. Anna, mezz’ora; già «profanata», ma da due anni «rie-dificata»;11. Madonna del Buon Cammino, 1 quarto d’ora; già «pro-fanata», ora «riedificata»;12. S. Giovanni evangelista, detta «del vado [= guado]», aibordi del villaggio94; già «profanata», ora «riedificata»;13. S. Bonaventura, 6-7 minuti; già «profanata» e «nonancora riedificata»;

XLVIILe chiese di Bitti e Gorofai

94 Ivi, doc. 22, §2, 5: si trovava quindi vicina al punto dove si attraversa-va il torrente formato dalla confluenza tra Rivu ‘e podda e Rivu de Tzor-danu, a nord-est del villaggio.

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14. S. Lucia, poco meno di mezz’ora; già «profanata», ora«riedificata»;15. S. Giorgio di Suelli, mezz’ora; è stata e resta ancora«interdetta»;16. SS. Trinità, mezz’ora; «ben tenuta»;17. S. Maria, mezz’ora; «non è tanto decente», ma «stannoper restaurarla quanto prima»;18. S. Giuliana, 1 quarto; «da molti anni è profanata, ora èdel tutto demolita»;19. S. Agostino, «profanata e demolita»;20. S. Matteo, poco meno di 2 ore; già «interdetta», «è statarestaurata»;21. S. Giovanni Battista, 1 ora,;«stato decoroso»;22. Madonna dell’Annunziata, quattro ore; «stato moltodecoroso», «è stata riedificata al tempo del defunto pievano[Michelangelo] Serra [1724-1739]»95;23. S. Stefano, sicuramente dimenticata dall’estensore diquesta lista96;24. S. Elia, sicuramente dimenticata dall’estensore di que-sta lista97;25. S. Francesco, nel convento dei cappuccini.

XLVIII RAIMONDO TURTAS

95 Ivi, doc. 23, §2, 15. Le date sono state gentilmente riscontrate daPasquale Grecu, responsabile dell’Archivio della Curia di Nuoro; non vaquindi accettata la notizia che «a sue spese [del pievano Serra] si edificòla chiesa dell’Annunziata», data da MAURO SALE, Archivio storico delladiocesi di Nuoro, Numero primo [senza seguito], p. 55, Nuoro, Tipogra-fia «Ortobene», 1954, solitamente poco attendibile; da questa fonte l’at-tinse, insieme con molte altre, GIULIO ALBERGONI, XXXV crejas. Le chie-se di Bitti, Villanova Monteleone, Soter ed., 2002, p. 76. Dell’anticaamministrazione di questa chiesa (1788-1850) si conserva un fascicolomutilo originale: viene trascritto per intero infra, nelle Fonti documenta-rie, doc. 26.96 Essa infatti compare nelle liste del 1782 (vedi ivi, doc. 24) e del 1803(vedi ivi, doc. 28, §1); è vicinissima alla chiesa di S. Lucia..97 Essa infatti compare nelle liste del 1782 (vedi infra, doc. 25) e del 1803(vedi infra, doc. 28, §1).

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Con gli stessi criteri si riporta la lista delle chiese di Goro-fai:1. S. Michele, parrocchiale, «decorosa e ben fornita»;2. S. Salvatore;3. S. Antonio da Padova;4. Madonna della Difesa;5. S. Croce;esiste una sola chiesa rurale, quella dei6. SS. Cosma e Damiano, più o meno 350 passi; «già inter-detta», ma «quest’anno [1777] è stata riconciliata».

Un rapido confronto con la lista del 1602 permette diconstatare che alcune chiese non compaiono più: per Bittiè il caso di S. Nicola, S. Anatolia e S. Antioco, e per Goro-fai, quello di S. Pietro Martire; si devono però segnalareanche nuove presenze che rimpiazzano abbondantemente leassenze: per Bitti ci sono la Madonna di Buon Cammino,S. Giovanni Battista, Madonna dell’Annunziata, S. France-sco del convento dei cappuccini, S. Michele arcangelo,Madonna delle Grazie, Madonna della Pietà, S. Matteo; perGorofai: S. Salvatore, S. Antonio da Padova, Madonnadella Difesa.

L’informazione che ci sembra più interessante nella listadel 1777 è quella che dà la misura della determinazionedegli arcivescovi di Cagliari, tutti piemontesi, nell’imporreun livello più elevato nel mantenimento del decoro dei luo-ghi di culto98; com’è stato già accennato, essi non esitarono

XLIXLe chiese di Bitti e Gorofai

98 Va detto però che un’analoga determinazione venne dispiegata anchedagli altri vescovi, piemontesi o sardi che fossero; premeva su di loro il‘decisionismo’ dell’onnipotente ministro regio Giambattista LorenzoBogino che nel 1759 aveva anche ottenuto a questo scopo il breve Pasto-ralis officii dal pontefice Clemente XIII: con esso si esortavano i vescovia conformarsi alle norme di pubblica sicurezza che volevano stroncarel’abuso di molti malviventi che si rifugiavano nelle chiese, soprattutto

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a ricorrere a varie misure come l’interdetto, che vietava –per un determinato periodo di tempo – l’esercizio del cultopubblico in chiese non ritenute idonee a questo scopo, epersino la profanazione, una dichiarazione che quell’edifi-cio aveva ormai perduto la consacrazione che in passato l’a-veva ufficialmente dedicato al culto e, conseguentemente,poteva avere una destinazione d’uso completamente diver-sa da quella originaria.

L’esito non s’era fatto attendere: su 16 chiese rurali men-zionate nella lista appena citata di Bitti (senza cioè contarele due omesse per dimenticanza), 1 era detta semplicemen-te «crollata» (S. Pietro), lasciando però capire che non vi eraalcuna intenzione di risollevarla; di 3 che erano state dichia-rate «interdette», 1 lo restava ancora (S. Giorgio di Suelli),2 erano state riaperte al culto dopo essere state restaurate (S.Salvatore, S. Matteo); di 8 che erano state «profanate», 2erano, rispettivamente, o «demolita» (S. Agostino), o «deltutto demolita» (S. Giuliana), 1 restava ancora «profanata»ma ci si aspettava che fosse «riedificata» (S. Bonaventura), 5erano state «riedificate» (S. Tommaso, S. Anna, Buon Cam-mino, S. Giovani evangelista, S. Lucia) e riaperte al culto;1, benché lasciasse alquanto a desiderare, non era statachiusa perché era in procinto di essere restaurata (S. Maria);soltanto 3 non avevano avuto bisogno di particolari inter-venti, o perché «ben tenuta» (SS. Trinità), o perché in «statodecoroso» (S. Giovanni Battista) o «molto decoroso»(Annunziata).

Non siamo in grado di dire se ci fosse corrispondenza, ein quale misura, tra la tipologia della sanzione punitiva(interdetto / profanazione) e quella dell’intervento di salva-guardia (restauro / riedificazione); la differenza terminolo-gica doveva pur significare qualcosa, ma fino a che punto si

L RAIMONDO TURTAS

campestri, per sfuggire alla giustizia: TURTAS, Storia della Chiesa in Sar-degna, pp. 502-504.

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poteva dire che una chiesa era stata soltanto «ajustada/aco-modada» o, addirittura, «reedificada»? Che cosa si celavadietro quest’ultimo termine? Comunque sia, tutto ciò lasciacapire che il Settecento non rappresentò affatto un secolo distasi nell’edilizia cultuale: tutt’altro. Per convincersene,basterebbe dare uno sguardo ai conti che ci sono rimasti deilavori eseguiti, non tanto nella chiesa dell’Annunziata che,come sappiamo era stata riedificata negli anni Trenta dellostesso secolo99, ma sugli ambienti attigui durante gli ultimidue decenni dello stesso100.

C’è, infine, un altro elemento di forte novità. Si è giànotato che una caratteristica delle chiese bittesi, fino a quel-le elencate nella lista del 1602, era l’assenza del regime digiuspatronato. Del tutto diversa, invece, è la situazione didue chiese, la cui costruzione era stata richiesta nel secondoe ne terzo decennio di quel secolo e che dovevano esserededicate rispettivamente alla Madonna dell’Annunziata e aS. Giovanni Battista, nel 1619 e 1628101; se è sicuro che laloro costruzione venne in entrambi i casi richiesta da priva-ti, nulla si sa a proposito del diritto di patronato, se cioèanche la sua concessione sia stata richiesta esplicitamente,come per la seconda, dagli stessi privati, oppure se questasia stata elargita motu proprio dall’autorità ecclesiastica,

LILe chiese di Bitti e Gorofai

99 Vedi supra, n. 95 e testo corrispondente. Anche una rapida occhiata allastruttura architettonica di questa chiesa lascia intendere che la parte riser-vata a presbiterio (più stretta e bassa rispetto all’aula, e voltata con cro-ciera ogivale) è quanto rimane della primitiva chiesa costruita subitodopo aver ottenuta la licenza di edificazione nel terzo decennio del seco-lo XVII (cfr. infra, Fonti documentarie, doc. 19); la parte riedificata unsecolo più tardi, invece, dal pievano Michelangelo Serra è molto piùampia, alta e voltata a botte; di qui la necessità degli edifici lungo i fian-chi della nuova chiesa che fungono da contrafforti per reggere la spintadella pesante volta.100 Vedi ivi, doc. 26.101 Vedi ivi, docc. 18 e 19.

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magari allo scopo di rendere più stabile l’interessamento deirichiedenti alla futura manutenzione delle stesse chiese.

Ciò che è certo è che nella lista del 1777 si assiste ad unadiffusione generalizzata del diritto di patronato anche neiriguardi delle chiese costruite nei secoli precedenti: si puòanzi dire che, con le ovvie eccezioni della chiesa parrocchia-le, di quelle di S. Croce affidata alla cura della confraterni-ta dei disciplinati e di S. Francesco curata dai frati cappuc-cini del convento, tutte le altre sono sottoposte a questoregime102. Si ha anche l’impressione che questa tendenza siastata vista di buon occhio dalla stessa autorità ecclesiastica:così, parlando delle chiese situata dentro il popolato, il pie-vano osservava che «le suddette chiese non possiedono beni[immobili]; è ai priori che corre l’obbligo del loro manteni-mento nel decoro dovuto, perché solo così essi possonoconservarne il patronato (“patronasgo”) all’interno delleloro famiglie»; la stessa riflessione sembra si possa applicareanche alle chiese rurali: non è un caso che per ciascuna chie-sa vengono sempre indicate le famiglie che avrebbero garan-tito per il loro mantenimento, le stesse che, verisimilmente,si erano date da fare perché le chiese «interdette» o «profa-nate» avessero potuto riacquistare la loro destinazione d’usooriginaria. Sembra cioè di osservare una certa tendenza alla“privatizzazione” delle chiese, un regime affatto diverso daquello che sembra scaturire dalla lista del 1602, nella qualeinvece si aveva a che fare con «obrers» o «priori» che si alter-navano nella gestione delle singole amministrazioni: ora,invece, ciascuna di esse è nelle mani di una famiglia o di ungruppo di famiglie.

LII RAIMONDO TURTAS

102 Di solito (10 casi) esso è affermato esplicitamente («de derecho patro-nato»), per gli altri casi in maniera equivalente (si parla di «patronasgo»,di «compatronos», di «heredad» o «heredades» a cui la chiesa era stataaffidata).

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A distanza di due anni dalla lista del 1777, l’antica dioce-si di Galtellì veniva ricostituita con il titolo di Galtellì-Nuoro e con sede a Nuoro e il 18 settembre 1780 ne veni-va nominato come primo vescovo, il vicario generale e capi-tolare di Oristano Giovanni Antioco Serra Urru; questi, nelgiugno 1782, faceva la sua prima visita pastorale alle par-rocchie di Bitti e di Gorofai: di entrambe egli stendeva inquell’occasione, probabilmente di sua mano, un quadrosintetico103. Riportiamo le informazioni relative alle chiesedi Bitti, rispettandone l’ordine che elenca prima, ma senzadirlo esplicitamente, le chiese dell’abitato e poi quelle del-l’agro:1. chiesa parrocchiale intitolata a S. Giorgio;2. oratorio di Santa Croce;3. Madonna delle Grazie;4. Madonna della Pietà;5. S. Michele arcangelo;6. Angelo della Guardia;7. S. Salvatore;8. S. Tommaso;9. S. Maria di Duri [così];10. SS. Trinità;11. S. Lucia;12. S. Stefano;13. S. Giovanni Battista, detto “Dessena” (così);104

14. S. Matteo;15. Madonna dell’Annunziata;

LIIILe chiese di Bitti e Gorofai

103 ARCHIVIO VESCOVILE DI NUORO (= AVNU), Libro mastro della diocesidi Galtegli [così], vedi infra, doc. 24. La stesura autografa del quadro sin-tetico sembra emergere dalla notazione in prima persona relativa allachiesa del convento.104 Si dovrà intendere de s’ena, con ena che vale “tratto di terreno basso,acquitrinoso d’inverno e verde in estate” (MAX LEOPOLD WAGNER,Dizionario Etimologico Sardo, Heidelberg, Carl Winter, 1960-64, vol. II,p. 569, s.v. vèna).

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16. Madonna del Buon Cammino;17. S. Anna;18. S. Elia; «sono 18», annotava il vescovo alla fine della sualista, indicando così che si trattava di chiese aperte al culto;subito dopo, infatti, egli continuava il suo elenco:19. S. Giorgio di Duri, «interdetta perché indecente»;20. S. Giovanni evangelista, detta del guado, è in restauro;21. S. Pietro apostolo, «profanata»;22. S. Giuliana, «profanata»;23. S. Agostino, «profanata»;24. S. Bonaventura, «profanata»;25. a parte veniva menzionata la chiesa di S. Francesco,nel convento dei cappuccini.

Nella stessa occasione105 il vescovo Serra Urru visitavaanche la parrocchia di Gorofai e ne tracciava un analogoquadro sintetico:1. S. Michele, antica parrocchiale;2. S. Salvatore, attuale chiesa parrocchiale;3. Madonna della Difesa;4. S. Antonio da Padova;5. oratorio di Santa Croce;6. l’unica chiesa rurale è quella di S. Cosma

«Sono tutte in stato decoroso»106.

A soli 5 anni di distanza le differenze tra gli elenchi del1777 e quelli del 1782 erano minime e riguardavano nontanto il numero delle chiese, quanto la loro idoneità per ilculto.

Per Bitti, l’unica vera differenza riguarda la chiesa di S.Giovanni evangelista, ai bordi dell’abitato: nel 1777 era

LIV RAIMONDO TURTAS

105 Ivi, doc. 25, che però è datata con maggiore precisione: «8 junio1782».106 Ibidem.

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qualificata come «reedificada», mentre nel 1782 di essa sidiceva che «è in via di restauro»; non vale la pena di soffer-marsi sulla situazione delle chiese di S. Pietro, S. Giuliana,S. Agostino, S. Bonaventura che, secondo la lista del 1782erano indicate come «profanate», mentre nel 1777 si insi-steva sullo stato rovinoso della loro muratura: le conse-guenze circa la loro idoneità al culto erano identiche.

Più rilevante, invece, la differenza intervenuta a Gorofaidove la titolarità della parrocchia, che nel 1777 era ancoranella chiesa di S. Michele, nella lista del 1782 risultava tra-sferita a quella del S. Salvatore107.

5. Chiese di Bitti e di Gorofai nell’Ottocento

In nessuno dei secoli precedenti i due villaggi conobbero unincremento demografico pari a quello sperimentato nelsecolo XIX108. Alquanto diverse, invece, furono le vicendedei loro rispettivi edifici di culto.

Il 12 luglio 1803 il vescovo di Nuoro Alberto Maria Soli-nas Nurra inviava al capitolo e ai parroci della diocesi unquestionario perché, «con precetto formale di santa ubbi-dienza e sotto pene a nostro arbitrio riserbate», lo rispedis-sero entro tre mesi debitamente compilato, rispondendo «a

LVLe chiese di Bitti e Gorofai

107 Ivi, docc. 23 e 25; su questo trasferimento cfr. SALVATORE BUSSU, IlMiracolo, che riporta anche la traduzione del relativo decreto emanatodal primo vescovo Galtellì-Nuoro, Giovanni Antioco Serra Urru, datatoGorofai, 8 giugno 1782, pp. 308-311.108 I dati sulla popolazione dei nostri due villaggi durante l’Ottocentomostrano una crescita del 61%: 1821: 2374 “anime” a Bitti e 408 aGorofai; 1824: 2481 “anime” a Bitti e 342 a Gorofai; 1838: 2686 a Bittie 257 a Gorofai; 1848: 2743 a Bitti e 308 a Gorofai; 1857: 3003 a Bittie 276 a Gorofai; 1861; 2882 a Bitti e 276 a Gorofai; 1871: 3072 a Bittie 267 a Gorofai; 1881: 3486 (da quest’anno Bitti e Gorofai formano ununico comune); 1891: 4566 abitanti (una crescita sbalorditiva in soli 10anni!); tutti i dati sono tratti da CORRIDORE, Storia documentata, p. 121.

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ciascuno dei quesiti che in esso vi facciamo, senza invertire,nemmeno per poco, l’ordine qua disposto, ma rispondendoad una ad una ad ogni qualunque domanda, paragrafo perparagrafo e numero per numero»; di fatto si trattava di unquestionario fatto sul calco di quello del 1777109.

Malauguratamente, ci sono giunte solo le risposte riguar-danti Bitti (datate 18 ottobre 1803) e queste stesse mutile,perché di ogni carta è stata strappata la parte superiore,equivalente a circa 1/3 dell’intera superficie nel recto e nelverso110. Come si può vedere dalla trascrizione, al § 1, primadell’elenco delle chiese vi è l’espressione «sedici chiese»,senza comprendervi presumibilmente né la chiesa di SantaCroce, che più propriamente avrebbe dovuto essere qualifi-cata come “oratorio”, né quella del convento dei cappucci-ni, che non rientrava nella giurisdizione parrocchiale111:ecco, comunque, la lista che è stato possibile ricavarne,avvertendo però che in essa non è specificato se esse erano

LVI RAIMONDO TURTAS

109 Vedi ARCHIVIO PARROCCHIALE DI BITTI, <Libro dei decreti e delle cir-colari dei vescovi di Galtellì-Nuoro>, pp. 97-110, dove vengono riportatitutti i paragrafi (21) del questionario; al vescovo Solinas Nurra si devo-no numerosi documenti relativi alla richiesta di dati statistici sulla popo-lazione, sullo stato economico della diocesi e sui beni ecclesiastici: que-ste circolari vescovili erano spesso ispirate da pressanti dispacci dellaSegreteria di Stato con sede a Cagliari, alla ricerca disperata di nuoverisorse finanziarie per far fronte al mantenimento della casa regnante edel governo cacciati dagli “Stati di Terraferma” e costretti a “vivere sulterritorio” isolano; nel codice appena citato se ne contano almeno unadecina tra il 1803 e il 1808; su questi problemi, cfr. TURTAS, Storia dellaChiesa in Sardegna, pp. 546-554. Si veda anche ANTONIO SEDDA, Ilgoverno pastorale di mons. Alberto Maria Solinas-Nurra nella diocesi diGaltellì-Nuoro (1803-1827). Ricostruzione storica sugli editti, Nuoro, ArtiGrafiche Solinas, 2004.110 Esse ci sono pervenute in una fotocopia del fascicolo originale conser-vata presso l’AVNU: vedine infra la trascrizione nelle Fonti documentarie,doc. 27.111 Nonostante l’esclusione di queste due chiese e della parrocchiale, iconti non tornano perché vengono di fatto nominate 17 chiese e non 16.

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site nell’abitato o nell’agro e che le chiese non nominatenella lista sono incluse tra parentesi angolate:<1. S. Giorgio martire, titolare>;2. Madonna delle Grazie;3. S. Michele;4. Madonna della Pietà;5. Madonna dell’Annunziata;6. Madonna di Buon Cammino;<7. Santa Croce>;8. SS. Salvatore;9. S. Giuliana;10. S. Elia;11. S. Maria di Dure;12. SS. Trinità;13. S. Lucia;14. S. Stefano;15. S. Tommaso;16. S. Anna;17. S. Matteo;18. S. Giovanni Battista;19. Angelo della Guardia;<20. S. Francesco, del convento dei cappuccini>.

Al paragrafo 2, relativo alle chiese rurali, si diceva chequeste erano 12, «senza quelle che sono distrute [così] edirocate [così], che sono tre», ma senza che ne venisseroriportati i loro nomi. Neanche in questo caso però i contitornano perché di chiese rurali la lista ne contiene 13 e non12 e non è facile sapere quali fossero quelle distrutte ediroccate; confrontando questa lista con quella del 1782,queste ultime dovevano essere almeno 5 (S. Pietro, S. Gio-vanni evangelista, S. Agostino, S. Bonaventura, S. Giorgiodi Suelli) e non soltanto 3. Eppure, persino la lista del 1803ci offre qualche informazione degna di nota: la chiesa di S.Giuliana – che nella lista del 1782 figurava come «profana-ta» – ora si trovava elencata fra quelle aperte al culto, un

LVIILe chiese di Bitti e Gorofai

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chiaro segno che il lavoro di manutenzione e di restaurodelle chiese era sempre in attività.

Tuttavia, la novità maggiore per chi vorrà confrontare traloro le relazioni del 1777 e del 1803 è il differente modo diseppellire praticato all’interno della parrocchiale di Bitti,documentato in entrambe. Come si ricorderà, la primavolta che si parla di sepolture dentro questa chiesa appare inun provvedimento di Parragues de Castillejo ricordato nel1564, ma non si dice se ve ne fossero effettivamente112. Persapere qualcosa di più preciso, bisogna aspettare la visita delcommissario Carta del 1602, la cui relazione come si sa èmutila perché manca della descrizione della visita alla chie-sa parrocchiale; nonostante questo, ci sono pervenuti alcu-ni provvedimenti da lui presi nei riguardi di questa chiesa:il primo raccomandava, appunto, che si riparasse «il cimite-ro perché, essendo per qualche tratto i suoi muri piuttostobassi, vi entrano maiali ed altri animali»; si ordinava inoltreche ne venisse «riparato il portone con una serratura»113.Fermo restando che non sappiamo di certo se si seppellisseo no all’interno della chiesa, possiamo ritenere che il cimi-tero fosse attiguo alla stessa, nella stessa area che le personeanziane denominano tuttora come Zimitoriu.

Più ricche di informazioni sulle sepolture si dimostrano,invece, le risposte ai questionari del 1777 e del 1803. Esa-miniamo il primo: non tanto la risposta contenuta nel § 1,su dove fossero il cimitero e l’ossario e come fossero tenuti(si rispondeva che quest’ultimo stava all’interno della chie-sa parrocchiale, mentre il cimitero era «ben chiuso ed avevala sua croce»)114, quanto piuttosto quelle del § 7, relative alnostro argomento; qui ci interessa soprattutto la netta affer-mazione che, ad eccezione degli ecclesiastici che avevano un

LVIII RAIMONDO TURTAS

112 Vedi ivi, doc. 3.113 Ivi, doc. 15, p. 15.114 Ivi, doc. 22, § 1.

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luogo fisso dove essere inumati (presbiterio e coro), all’in-terno della chiesa non vi erano altre sepolture ma soltantoossari, 5 dei quali stavano nel corpo della chiesa e altri inquasi tutte le cappelle laterali; siccome poi «tanto gli ossariche le sepolture sono ben sigillate con le rispettive pietretombali, non ne fuoriesce alcun cattivo odore». Soltantonella chiesa di S. Michele, non molto distante dalla parroc-chia, «si scava qualche volta il pavimento e pochi giornidopo esso viene richiuso a spese della famiglia del defunto».Seguivano interessanti informazioni dettagliate sui com-pensi esigiti dal clero per le diverse tipologie di sepoltura esu alcune usanze tradizionali come i lamenti funebri(«endechas», attitidu: vedi infra, Fonti documentarie, doc.27, § 7) che si facevano in casa del defunto, non in chiesa;secondo il pievano che aveva firmato la relazione, non vi siriscontrava «alcun rito superstizioso», anzi gli stessi parentiaccompagnavano il morto in chiesa e, in seguito, osservava-no l’obbligo della messa nei giorni prescritti115; sembravadire cioè che l’usanza detta de su corruttu (il lutto stretto inricordo del defunto), non impediva la frequenza della chie-sa in occasione delle feste comandate.

Benché manchi la relazione del 1802 relativa a Gorofai,di questa parrocchia si è conservata quella del 1777 e saràutile confrontarla con quella coeva di Bitti che è stata appe-na esposta: ebbene, a Gorofai l’ossario stava nel cimitero enon nella chiesa116, mentre le sepolture pare si facessero sol-tanto all’interno della chiesa, ma «senza che ci fosse unluogo particolare riservato ad una determinata persona», adeccezione degli ecclesiastici che venivano sepolti sotto ilcoro della chiesa. Si faceva però attenzione a che le tombefossero scavate molto profonde; il muratore addetto rimet-teva poi in sesto le lastre del pavimento e «in tal modo non

LIXLe chiese di Bitti e Gorofai

115 Ivi.116 Ivi, doc. 23, § 1.

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c’è pericolo che fuoriesca cattivo odore dai corpi sepolti».Non si può fare a meno di sottolineare una discrepanzatanto forte tra due villaggi così vicini che, per di più, dallametà del secolo XIV, vale a dire da almeno 4 secoli, eranostati sotto la stessa autorità ecclesiastica immediata, il pie-vano di Bitti: un segno, viene da pensare, che la comunitàdi Gorofai continuava ad essere tenacemente attaccata aconsuetudini ancora più antiche.

La sorpresa è ancora maggiore se si confronta il modo diseppellire a Bitti nel 1777 con quello attestato per lo stessovillaggio nel 1802; si stenta a credere che esso sia cambiatotanto e in così breve tempo perché, a fronte dell’usanza atte-stata per il 1777 di seppellire solo in cimitero e di tenere gliossari solo nella chiesa parrocchiale, nel 1802 si faceva esat-tamente il contrario: «per essere la parochia a tombe […],se sucede qualche volta di vuotare per la pienezza delletombe si sepelliscono le ossa dei defonti nel cemeterio»,come dire che seppellire in cimitero costituiva l’eccezione,mentre la regola era quella di seppellire nella chiesa parroc-chiale. È possibile che il motivo per cui il cimitero nonveniva usato se non in casi eccezionali stava nel fatto cheesso si trovava praticamente «in aperto per averlo tantissimevolte dirocato per mettersi a passagio quei che vivono die-tro la chiesa»117; anche questa era una spiacevole novitàrispetto alla situazione del 1777 (cimitero ben recintato: cfr.infra, doc. 21, alla fine del § 1) e un ritorno a quella del1602, quando nel cimitero di Bitti razzolavano porci edaltri animali. L’usanza di seppellire nelle chiese era confer-mato dal § 7 della stessa relazione: «nel corpo della chiesamatrice [= plebaniale] e delle chiese figlie [le tre dedicaterispettivamente alla Madonna delle Grazie, della Pietà e a S.Michele] si sepelliscono i cadaveri»118.

LX RAIMONDO TURTAS

117 Ivi, doc. 27, § 1, 9.118 Ivi, § 7.

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Le conseguenze si possono facilmente immaginare: alladomanda se le sepolture fossero «ben coperte e ben sigilla-te, in guisa che non tramandino fettore alcuno» si rispon-deva che «quando si sepellisce nella parochia non si puòofficiare del fettore e puza che tramandano i cadaveri, quan-tunque siano sigillate le tombe per non essere dette tombea volta ma a travi e lastricate a pietra»119. Per quanto non siafacile, partendo da questa descrizione, farsi un’idea precisadelle modalità seguite per la sepoltura nella chiesa parroc-chiale, la cosa certa è che le inumazioni avvenivano propriodentro quella chiesa. Che, poi, la situazione si fosse fattainsopportabile – forse proprio a motivo di quei «fettore epuza» –, lo si può dedurre dalla conferma riferita trent’annidopo da Vittorio Angius nel suo articolo su «Bitti», appar-so nel Dizionario geografico storico-statistico-commercialediretto da G. Casalis.

Essa informa che, pur continuando a seppellire «nellechiese», già da qualche tempo, «i più poveri» venivano «inu-mati in un cimitero poco distante dall’abitato, sull’unicabreve passeggiata che si abbia, e strada per dove vassi allapubblica fonte»120; l’informazione di Angius, molto precisa,è confermata dalla tradizione orale e, unita a questa, con-sente di localizzare questo cimitero nel sito attualmenteoccupato da Piazza Asproni, che si trova a poca distanzadalla fonte denominata su Cantaru, la «pubblica fonte» chefino a pochi decenni fa forniva l’acqua potabile preferitadalla popolazione (s’abba ‘e su Cantaru).

Da un controllo sui registri parrocchiali dei defunti diBitti emerge, infatti, che a partire dalla metà degli anni

LXILe chiese di Bitti e Gorofai

119 Ibidem.120 Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. ilRe di Sardegna [...] per cura del professore GOFFREDO CASALIS, I-XXVIII,Torino 1833-1856; l’articolo su Bitti sta nel vol. II, Torino, G. Masperolibraio, Cassone, Marzorati e Vercellotti tipografi, 1834, pp. 344-362; lacitazione sta a p. 357.

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Venti dell’Ottocento i morti si seppellivano sempre più fre-quentemente «in ecclesia rurali sanctissimi Salvatoris»121. Nesegue che l’ubicazione esatta della chiesa del Salvatore, unadelle più antiche perché già attestata nella lista del 1496, masulla quale la documentazione disponibile non offriva altrainformazione che non fosse quella reperibile nella relazionedel 1777, che cioè essa fosse «situata ai bordi della “villa”» –la stessa espressione, che veniva attribuita anche alla chiesadi S. Giovanni Evangelista, che però stava sul lato oppostodel villaggio122 –, diventa ora facilmente localizzabile: è suf-ficiente incrociare le informazioni di V. Angius con quelletratte dal registro dei defunti da cui consta che tanto quel-la chiesa che il terreno ad essa circostante erano diventatil’unico cimitero del villaggio dopo la definitiva interruzio-ne della sepoltura in tutte le altre chiese, per concludere cheessa si trovava in quella stessa area che nei primi decenni delNovecento sarebbe stata chiamata Piazza nova, durante ilVentennio fascista Piazza Martiri ed ora, a partire daglianni Settanta, Piazza Asproni.

Ma era destino che quel cimitero si dovesse spostare anco-ra: siccome già dagli ultimi decenni dell’Ottocento il villag-

LXII RAIMONDO TURTAS

121 AVNU, Quinque libri di Bitti, vol. 22, 1800-1856, 85r; a partire daglianni Trenta inoltrati, l’espressione è sostituita da «in cemetterio sanctis-simi Salvatoris», o anche da quella «in campo sancto» da sola o con l’ag-giunta «sanctissimi Salvatoris».122 Anche SPANO, Emendamenti e aggiunte, p. 158, che scrive nel 1874, citramanda una situazione non molto diversa da quella descritta daAngius; aggiunge che il villaggio «ha una bella fontana, il Cantaru informa di tempietto con quattro colonne, eseguito dall’Ingegnere Galfrè[lo stesso a cui si deve il disegno della ricostruita chiesa di S. Giorgio, dicui infra nelle Fonti documentarie, n. 28, dotata anch’essa di un prospet-to neoclassico] già sul finire degli anni Cinquanta. L’acqua si attinge avalvole ch’è il miglior metodo. Ma in vece non ha Campo Santo, perchél’attuale è indegno di una popolazione così vasta e ricca. Credo però chesiansi fatti gli studii per costruirne un più decente, la moralità non puòsoffrire più tanta vergogna».

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gio si stava espandendo verso sud-est, sempre più vicino allarecente area cimiteriale, fu giocoforza per il Comune spo-stare quest’ultima e metterla in zona lontana da un’even-tuale ulteriore espansione dell’abitato: fu scelta così la zonadetta sa ‘e Feizza, a circa un km e mezzo ad est del villaggio.Ne fa fede, ancora una volta, il registro parrocchiale deidefunti di Bitti che, dopo avere annotato la morte – avve-nuta il 7 novembre 1883 – di Punchietti Deffenu Giusep-pe, ne registrava il seppellimento avvenuto il giorno seguen-te con una annessa «Memoria: Primo seppellimento nelnuovo campo santo, nello stesso giorno otto novembre chesi benediceva, di quest’anno 1883. Il canonico pievanoMarras»123. Oltre al cimitero venne trasferito anche il titolodell’antica chiesa del Salvatore alla nuova cappella delnuovo cimitero, tuttora intitolata al Santissimo Salvatore.

La seconda metà dell’Ottocento è ricca di importantiavvenimenti che riguardarono gli edifici di culto di Bitti edi Gorofai. Il più traumatico fu quello prodotto dalla leggeche stabiliva la soppressione delle congregazioni religiose(1855) e che ebbe come conseguenza la chiusura del con-vento dei cappuccini di Bitti, i cui immobili passaronoautomaticamente al demanio dello Stato. Attorno al 1834,secondo il già citato articolo su Bitti di Vittorio Angius, icappuccini del convento erano 15 e vivevano «agiatamenteper le larghe oblazioni del popolo»124. Non sappiamo qualesia stata la loro sorte durante gli anni seguenti la soppres-sione del 1855, se dovettero sloggiare immediatamente o se

LXIIILe chiese di Bitti e Gorofai

123 AVNU, Quinque libri di Bitti, vol. 27 (Registro dei defunti 1881-1889), atto n. 66 del 1883.124 Ibidem. Negli anni seguenti entrarono in vigore altre leggi eversive delpatrimonio ecclesiastico nel 1866 e 1877: vedi TURTAS, Storia della Chie-sa in Sardegna, pp. 576-578; ne fecero le spese, tra l’altro, i legati pii perla celebrazione di messe o altri riti religiosi, spesso connessi ad una deter-minata chiesa.

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fu data loro qualche tregua; la tradizione orale ricorda laprotesta dei bittesi contro il provvedimento governativo algrido di «prates kerimus!» e, in modo meno preciso, la per-manenza per qualche tempo di alcuni cappuccini pressodiverse famiglie del villaggio; è certo comunque che a par-tire dai decenni seguenti e fin quasi alla metà del Novecen-to, i locali del convento vennero adibiti a vari usi pubblici:scuole elementari, pretura e carcere. Si ignora l’uso imme-diato che venne fatto della chiesa, anch’essa requisita125. Ècerto, però, che verso la fine del secolo avvenne uno scam-bio tra la parrocchia e il comune: da una parte la primacedeva al comune la chiesa di S. Croce, situata – come sap-piamo – nelle adiacenze della chiesa parrocchiale di S. Gior-gio o, meglio, ciò che ne rimaneva dopo che una buonaparte dell’area occupata da quella chiesa era stata ritagliataper il tracciato del nuovo corso, dopo la prima Guerramondiale intitolato a Vittorio Veneto, che attraversava ilpaese da nord-est verso sud-est (se ne ricavò la Piazzedda ‘eMarcatu), dall’altra il comune cedeva alla parrocchia lachiesa dell’ex convento dei cappuccini, che da circa mezzosecolo era in mano del demanio; avvenne così che anche iltitolo di S. Croce passò alla chiesa del convento dove tutto-ra persiste (sa Creja ‘e Santa Ruke); essa servì anche da ora-torio per la locale confraternita dei disciplinati bianchi di S.Croce fino al secondo dopoguerra, quando quell’associazio-ne, durata per circa tre secoli e mezzo, si estinse.

Non era finito: nel frattempo e dopo qualche incertezza,Bitti aveva imboccato una crescita demografica che, nono-stante il già segnalato brusco arretramento (dai 3003 abi-tanti del 1857 era sceso ai 2882 del 1861), passò altrettan-to rapidamente ai 3072 del 1871, ai 3486 del 1881 e ai

LXIV RAIMONDO TURTAS

125 Per notizie più precise sull’origine del grido «prates kerimus!» e dell’u-so dei locali del convento e della chiesa si veda SPANO, Emendamenti eaggiunte, pp. 159-160.

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4566 del 1901)126; di ciò dovette tenere conto GiovanniMarras, pievano a Bitti per oltre 40 anni dal 1852 al 1893:nel 1864 egli procedette a riedificare e ingrandire la chiesaparrocchiale di S. Giorgio, dandole la forma rimasta sostan-zialmente uguale a quella officiata ancora oggi; è quantoviene raccontato nei documenti 28 e 29 dell’Appendicedocumentaria.

Negli anni seguenti pare che egli si sia dedicato anche alrestauro di buona parte delle altre chiese di Bitti sia nell’a-bitato che nell’agro. In questo stesso periodo, e comunqueentro la fine del secolo, vennero abbandonate del tuttoalcune altre chiese, presumibilmente perché già in precariostato di conservazione e che stavano ai margini dell’abitato,probabilmente perché impedivano il tracciato di alcunenuove strade pubbliche: scomparvero così la chiesa dell’An-gelo, ai bordi meridionali del villaggio, quasi all’imboccatu-ra del ponticello che attraversava rivu ‘e Podda sulla stradaverso il convento dei cappuccini127, e quella di S. Giovannievangelista che, come si ricorderà, si chiamava Santu Juan-ne ‘e su adu, perché situata accanto al ponte che attraversa-va il torrente formato dalla confluenza dell’appena citatocorso d’acqua con l’altro detto rivu Tzordanu o rivu ‘e SantuJuanne. A queste vanno aggiunte quelle che già all’inizio delsecolo erano indicate come in stato di grave decadimento,cioè S. Pietro, S. Agostino, S. Bonaventura: di esse non siparla più. In effetti, una carta catastale dell’abitato di Bitti,datata al 14 giugno del 1900, non contiene più l’indicazio-ne delle chiese di Santa Croce, di S. Agostino, del SS. Sal-vatore, di S. Angelo e di S. Giovanni evangelista; contiene

LXVLe chiese di Bitti e Gorofai

126 CORRIDORE, Storia documentata, p. 121; il calo tra il 1857 e il 1861va probabilmente addebitato ad una ritardata registrazione degli effettidel colera del 1855: vedi ivi, pp. 70-74. Non è facile, invece, dare ragio-ne della crescita di oltre 1000 unità dal 1881 al 1901.127 Il sito da essa occupato è ancora indicato come s’Anzelu e serve a deno-minare il rione circostante.

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invece il tracciato dell’antico convento dei cappuccini (conl’annessa chiesa che appare come già ricuperata al culto),ciò che invece non era indicato in due precedenti carte cata-stali della seconda metà di quel secolo, forse perché ancoraconsiderato facente parte dell’agro128. Curiosamente, pro-prio le informazioni relative ad avvenimenti più vicini neltempo sono meno precise di quelle riguardanti periodi piùlontani; come viene spiegato nella nota critica ad doc. 28, èpossibile che ciò sia dovuto anche all’impossibilità in cui cisiamo trovati di consultare l’Archivio parrocchiale, unmotivo che vale per tutto il periodo successivo.

Se della parrocchia di Gorofai si fosse conservata la rela-zione del 1803, vi avremmo probabilmente trovato unatraccia della decisione del vescovo di Galtellì-Nuoro Alber-to Maria Solinas di accedere alla richiesta di alcuni ecclesia-stici (Saverio Carru, Salvatore Gadde e Bonifacio Codias) elaici, tutti di Bitti, presentatagli proprio quell’anno, di com-mutare il titolo della chiesa dedicata a S. Antioco, che sor-geva accanto all’antica chiesa parrocchiale di S. Michele aGorofai, «in quello della Madonna del Miracolo», unadenominazione verso cui, fin dalla seconda metà del Sette-cento, è attestata una crescente devozione e a cui era statointitolato persino un altare nell’antica chiesa parrocchiale diGorofai129. Purtroppo, di quella decisione menzionata in

LXVI RAIMONDO TURTAS

128 Tutte queste carte catastali dell’abitato di Bitti sono conservate pressol’Archivio di Stato di Nuoro.129 Sull’altare della Madonna del Miracolo eretto nell’allora chiesa par-rocchiale di San Michele, si veda infra nelle Fonti documentarie il doc. 23,§ 6, e sulle celebrazioni festive dedicate a questo titolo, vedi i § 18 e 19.Va ricordato che l’antica parrocchiale di Gorofai dedicata a S. Micheleera detta sa creja ‘e Santu Miali, mentre quella che sorgeva nell’abitato diBitti, dedicata allo stesso S. Michele, era chiamata – e lo è tuttora – sacreja ‘e Santu Mikelli.

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apertura di capoverso manca la documentazione diretta;essa ci è nota solo da una lettera di un altro vescovo di Gal-tellì-Nuoro Salvator Angelo Demartis del 27 novembre1881, dalla quale si apprende anche che gli eredi degliecclesiastici e dei laici che avevano fatto quella richiesta ave-vano finito di comportarsi come veri e propri compatroninei confronti di quella chiesetta e delle offerte che i fedeli videstinavano, pur non essendo in grado di esibire la docu-mentazione dei loro pretesi diritti. La situazione era tantopiù imbarazzante per l’autorità ecclesiastica in quanto quelnuovo titolo e la relativa devozione riscuotevano il crescen-te favore e la generosità dei fedeli.

Per risolvere il problema il vescovo Demartis aveva inca-ricato il pievano di Bitti Giovanni Marras che «in meno didue anni» era riuscito a costruire e inaugurare nel 1886 lanuova chiesa, aiutato da offerte provenienti soprattutto daBitti. L’anno seguente, quella nuova chiesa fu testimone delpreambolo al solenne patto di pace tra Bitti e Orune chesarebbe stato stipulato nella chiesa campestre di S. Giovan-ni Battista, detta de s’Ena, il 5 dicembre 1887: in essa, infat-ti, il 24 novembre, alla presenza del prefetto di Sassari, delsottoprefetto di Nuoro, del locale capitano dei carabinieri,il pievano Marras aveva diretto la solenne riconciliazione fragli uomini di alcune famiglie di Bitti, un atto senza il qualenon sarebbe stato possibile quello di 11 giorni dopo tra idue paesi130. Ormai, la fama del nuovo santuario aveva var-

LXVIILe chiese di Bitti e Gorofai

130 Le notizie relative alla storia della devozione e della chiesa dellaMadonna del Miracolo sono tratte da SALVATORE BUSSU, Il Miracolo.Linee di storia della devozione e del santuario di N. S. del Miracolo di Goro-fai (Bitti), con prefazione di BACHISIO BANDINU, (Dorgali 19862), pas-sim. Sulle paci del 1887, vedi LORENZO DEL PIANO, Proprietà collettiva eproprietà privata della terra in Sardegna. Il caso di Orune (1874-1940),Cagliari 1979, pp. 76-94.

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cato i limiti del villaggio e la sua novena e la sua festa, fis-sata quest’ultima per il 30 settembre, cominciava a diventa-re meta di pellegrinaggio da molti paesi della regione131.

6. Chiese di Bitti e di Gorofai nel Novecento

Durante la prima metà del Novecento, la popolazione diBitti (che dal 1881 forma un solo comune con Gorofai,sebbene le parrocchie continuino ad essere indipendenti)conosce una continua espansione pur non registrando piùbalzi in avanti paragonabili a quello tra il 1881 (3.486 abi-tanti presenti) e il 1901 (4.566): i dati del 1901 e del 1911registrano infatti ritmi di crescita molto modesti (dai 4.566ai 4.796 abitanti); piuttosto inatteso invece è l’aumento del1921 (4.964), che può essere apprezzato in pieno solo se sitiene conto delle perdite subite in occasione della primaguerra mondiale (circa 110 caduti), delle diverse centinaiadi giovani e uomini chiamati sotto le armi e del conseguen-te calo della natalità durante gli anni del conflitto (1915-1918). Nei tre decenni seguenti la crescita moderata conti-nua: 5.183 nel 1931, 5.381 nel 1936 e 5.584 nel 1951, untraguardo che rappresenta il punto più alto dell’espansionedemografica del secolo; da allora la popolazione imboccaun movimento di discesa, prima contenuto con i 5.358 abi-tanti presenti nel 1961, poi con la caduta brutale del 1971(4.375), in seguito, con una progressione non altrettanto

LXVIII RAIMONDO TURTAS

131 Ivi, pp. 97 ss. Nel 1894, sette anni dopo la stipula di quelle paci, Gra-zia Deledda ambientava nella stessa chiesa di Nostra Signora del Mira-colo la novella Due miracoli, apparsa per la prima volta in «Roma lette-raria», 5 febbraio 1894 e poi, sotto il nome della stessa autrice, in L’ospi-te. Novelle, Rocca San Casciano, Cappelli, 1897.

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drammatica ma, comunque, a prima vista inarrestabile:4.141 nel 1981, 3675 nel 1991 e 3280 nel 2001132.

Dopo la scomparsa di alcune chiese, verificatasi durantegli ultimi decenni dell’Ottocento e segnalata verso la finedel paragrafo precedente, il nuovo secolo vede il patrimonioedilizio chiesastico della parrocchia di Bitti ridotto a 18chiese; eccone l’elenco proposto secondo l’ordine di anti-chità dei singoli titoli:1. S. Giorgio martire, parrocchia;2. S. Giuliana vergine e martire, ora conosciuta anche sottoil titolo di Madonna di Bonaria;3. S. Elia profeta;4. S. Tommaso apostolo;5. SS.mo Salvatore, il cui titolo, attestato fin dal 1496, èstato trasferito alla cappella del cimitero;6. S. Lucia vergine e martire;7. S. Maria;8. SS. Trinità;9. S. Stefano;10. S. Giorgio vescovo di Suelli; 11. S. Croce (già S. Francesco del convento);12. Madonna dell’Annunziata;13. S. Giovanni Battista;14. Madonna del Buon Cammino;15. Madonna delle Grazie;16. S. Matteo;17. S. Michele;18. Madonna della Pietà.

Con l’eccezione della chiesa dedicata a S. Tommaso133,

LXIXLe chiese di Bitti e Gorofai

132 Per i dati sulla popolazione, fino al 1901 si sono seguiti quelli del Cor-ridore, citato alla nota 126; gli altri sono stati attinti ai censimenti pub-blicati dall’Istituto Centrale di Statistica.133 Per smottamento del terreno subì un crollo irrimediabile tra gli ultimi

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queste chiese sono tuttora (2005) in esercizio. Vale la penadi sottolineare la persistenza dei primi 11 titoli – 10 se sitiene conto dell’infortunio toccato a quello di S. Tommaso– che sono sicuramente anteriori al Cinquecento: un’inte-ressante segno di tenacia e di attaccamento alle rispettivedevozioni.

Quanto alla parrocchia di Gorofai, sono tuttora efficien-ti le seguenti chiese:19. SS.mo Salvatore, parrocchia;20. S. Antonio;21. Madonna della Difesa;22. Madonna del Miracolo, ricostruita – molto ampliata –a partire dagli anni Sessanta.

Le vicende delle chiese di Bitti sotto il lungo governo delpievano Sebastiano Respano (1908-1962) costituisconol’argomento del documento 30 nell’Appendice documenta-ria: ad esso si rimanda. Per il periodo successivo, non essen-do possibile in questa sede passare in rassegna le singolechiese, ci si limiterà ad alcune notizie relative alla chiesaparrocchiale di S. Giorgio e quella della Madonna dell’An-nunziata. Altrettanto si farà per la chiesa della Madonna delMiracolo di Gorofai.

Dai documenti appena citati appare ampiamente ricon-fermato l’attaccamento della comunità bittese alle sue chie-se, anche in un periodo in cui la sua popolazione è in con-tinuo e apparentemente inarrestabile decremento; non solo.Lo sforzo economico da essa compiuto non si rivolge piùalla costruzione di nuove chiese quanto piuttosto ad un più

LXX RAIMONDO TURTAS

anni Quaranta e i primi Cinquanta del Novecento. Verso la fine deglianni Trenta-inizi dei Quaranta, chi scrive la conobbe funzionante anchese in condizioni precarie; negli anni immediatamente precedenti losmottamento era rovinato il tetto e parte della muratura. Non venne piùricostruita.

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decoroso mantenimento delle stesse, lasciando spazio – econ quanta passione! – all’introduzione di una nuova tipo-logia di solidarietà che si è concretizzata con la messa apunto di una Casa di accoglienza per anziani: non più sol-tanto Orate muros!, come avrebbe detto Segnor Giaveri, ilvecchio parroco di Gorofai, ma Orate frates e sorres!

Sul restauro della parrocchiale di S. Giorgio, effettuato trala fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settantadurante la gestione del pievano don Francesco Lai (1962-1971), si rimanda alle Fonti documentarie, doc. 31: vi siparla di un’iniziativa incominciata con molto entusiasmoma, per varie circostanze, terminata con più d’un rimpian-to, non solo per il cambiamento radicale impresso alla fac-ciata della chiesa che perse il suo originario prospetto neo-classico, ma anche per l’eliminazione di tutte le pitture del-l’interno che venne metodicamente imbiancato. «Questio-ne di gusti!», commenta P. Rusta, che nel suo articolo ha ilpregio sia di utilizzare il racconto fatto in prima personadallo stesso pievano nel suo Liber Chronicon, sia di nontacere le delusioni suscitate dai risultati di quel restauro.

Don Lai volle anche «incrementare la devozione allaMadonna» dell’Annunziata promuovendo la costruzione dinuove cumbessías; fino a quel momento se ne contavanoalcune decine, per lo più di proprietà del santuario. Nelventennio 1960-1980 ne vennero costruite ex novo circa60, quasi tutte da privati; ad essi il pievano don Lai e poi ilsuo successore don Francesco Crisponi (1971-1996) – cheagirono sempre di concerto col priore del tempo GiovanniPintus – concessero di volta in volta le relative aree fabbri-cabili. Sebbene le concessioni di cui è rimasta testimonian-za nell’archivio parrocchiale non siano state fatte con laclausola che la cumbessía sarebbe tornata al santuario dopomorte del concessionario, questi si impegnava a riconosce-re che la proprietà della nuova costruzione apparteneva uni-

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camente al santuario; da ciò scaturivano altri impegni che ilconcessionario dichiarava di rispettare e che verranno stu-diati più accuratamente quando si disporrà di un numerosufficiente di concessioni che consentano di tracciare unquadro affidabile di tutta la questione. Che da quel feno-meno stessero comunque per sorgere dei problemi appareevidente dal fatto che il pievano don Francesco Crisponisollecitò l’intervento della curia vescovile di Nuoro, che indata 18 marzo 1978 bloccò le concessioni stabilendo di non«consentire, d’ora in avanti, ad alcuno la costruzione dilocali nelle aree di proprietà della chiesa della SS.maAnnunziata, in agro di Bitti, ad uso privato».

Deceduto il priore unico già menzionato, fu eletto uncomitato – rinnovato periodicamente negli anni seguenti –che diede nuovo impulso all’amministrazione del santuario,riparò le vecchie cumbissías, ne costruì di nuove, tutte dota-te dei servizi essenziali, eresse altri locali ad uso della comu-nità, tra cui quelli «pro ammentu de Paskale Turtas e dePeppa Lizzos» inaugurati il 26 ottobre 1985.

Attualmente, nel santuario dell’Annunziata ci sono,esclusi i luoghi di culto e la casa del cappellano, 94 cumbis-sías, 52 di proprietà del santuario che vengono sorteggiatetra i novenanti o assegnate ai richiedenti durante il restodell’anno e 42 di uso privato.

Riguardo alla chiesa della Madonna del Miracolo inGorofai si rimanda il lettore a due documenti, il 32a e il32b:

– il primo esprime il punto vista di don Salvatore Bussu,parroco di Gorofai (1956-1965), allora presidente del con-siglio direttivo del Comitato permanente per la costruzionedel nuovo santuario, colui che con l’appoggio unanime delconsiglio e del Comitato, l’approvazione della Commissio-ne di Arte sacra della diocesi di Nuoro, del vescovo e deibittesi portò avanti il progetto di demolizione della vecchia

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chiesa in vista della costruzione di un nuovo santuario, peri motivi espressi in maniera concisa quanto efficace dallostesso «Sovrintendente alle Gallerie e ai Monumenti anti-chi», dottor Roberto Carità, che in un primo momento siera opposto;

– il secondo documento riporta il parere contrario allademolizione espresso, peraltro garbatamente, dal bitteseNatalino Piras che, forse dominato dal «rimorso impotentedi fronte alle ruspe», attribuisce alla precedente chiesa delMiracolo un’esistenza plurisecolare, addirittura «quasi mil-lenaria», com’egli afferma nel suo pezzo riportato tra leFonti documentarie, come doc. 32b. Lui che mostra diconoscere molto bene il libro di don Bussu, sa di sicuro chequella chiesa non aveva raggiunto neanche i 100 anni:quando venne demolita ne contava appena 78.

Altra cosa, invece, è la scelta del nuovo progetto e la suarealizzazione in quel luogo: su questo è difficile non con-cordare sull’impressione di ‘pugno in faccia’ che si ricevedalla vista della nuova chiesa; è d’accordo lo stesso donBussu, che circa un anno fa mi scriveva: «Solo di una cosaoggi mi pento: di avere accettato allora il suggerimento delComitato di adottare il progetto del giovane ingegner PierLuigi Monni, che oggi sembra chiaramente ‘non attonato’al contesto ambientale, ma allora ero troppo giovane perimpormi a uomini abbastanza navigati [...] e agli altri com-ponenti [del Comitato], uomini di primo piano nellacomunità bittese. Per il resto, farei la stessa cose ancoraoggi, per le ragioni esposte» proprio dal dottor Carità.

Ma, forse, non tutto il male vien per nuocere: a chi haassistito a importanti funzioni religiose nel nuovo santua-rio, come i funerali di Gianfranco Cossellu celebrati il 28agosto 2004 o la prima messa di don Michele Pittalis l’8dicembre dello stesso anno, difficilmente è venuto da rim-piangere il vecchio santuario.

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A questo punto, vale la pena di proporre qualche datorelativo alla nuova costruzione (845 mq di superficie); l’in-dicazione sommaria dei lavori affrontati e delle spese soste-nute per circa 40 anni, in un periodo non proprio facile perla comunità bittese, lasciano emergere la costante passioneprofusa dalla stessa comunità per le sue chiese.

1) Alla fine della sua gestione (13 settembre 1965) donBussu poteva fare le consegne del lavoro fatto (tutto il rusti-co eccetto il tetto) e dichiarare lire 18.424.753 di entrate,14.330.405 di uscite e 4.094.348 di differenza attiva.

2) Gli successe don Giovanni Carta (1965-1974) che ese-guì il tetto preventivato in 24-26.000.000; di fatto si spese-ro lire 42.451.000 con una differenza passiva di18.151.000.

Il debito venne ripianato con la consegna degli oggettid’oro e d’argento regalati alla Madonna, un valore venale dicirca 8.000.000, all’Istituto Etnografico e Museo del Costu-me di Nuoro; questo ente, tuttavia, considerato il valoreartistico e storico di molti di quegli oggetti versò unasomma molto maggiore per cui, non solo il debito vennecoperto, ma si ebbe un avanzo attivo di 9.700.000 (alcunidi questi dati li ho appresi telefonicamente dallo stesso donCarta).

3) Restava l’interno (pavimento, altare, vetrate, dipinti,altri arredi): vi contribuirono le gestioni degli altri parroci:don Sandro Dettori (1979-1987) con circa 300.000.000,don Nicola Porcu (1987-1989) con circa 30.000.000, donGiuliano Calvisi (1991-2002) che fece spese per circa500.000.000, di cui 427.000.000 furono assorbiti dalnuovo tetto.

4) Si era aperto nel frattempo un altro capitolo: si vollerimettere in sesto un edificio attiguo, che tra gli anni Qua-ranta e gli anni Ottanta era servito da orfanotrofio femmi-nile, per farne una Casa di accoglienza per gli Anziani delpaese e di quelli vicini: nel giro di una decina d’anni furo-

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no raccolte e spese offerte per oltre un miliardo e mezzo divecchie lire e il nuovo istituto, attrezzato a regola d’arte, dacirca un anno ha aperto le porte per ricevere i primi ospiti.

Da notare che tutti questi soldi sono venuti da contribu-zioni private. Regione e Comune sono intervenuti in lavo-ri esterni (muri di contenimento, scale di accesso, risana-mento del complesso delle cumbessías).

7. Quadro riassuntivo delle chiese di Bitti e di Gorofai tra pas-sato e presente

Vengono elencate le chiese di Bitti e di Gorofai, in ordinecronologico di apparizione nella documentazione, connotizie sintetiche sul relativo titolo e funzione (1), ubica-zione (2), anni in cui vengono menzionate (3) e attualestato di conservazione (4).

7a. Chiese di Bitti

11. S. Felicita di Bitthe (non è affatto sicuro che si tratti diBitti), donata da Barisone giudice di Torres e di Gallura almonastero pisano di S. Felice di Vada;2. località sconosciuta;3. prima menzione nel 1173; poi, non più menzionata;4. scomparsa.

21. S. Giorgio martire, nuova parrocchiale in sostituzione diquella di S. Pietro;2. nell’abitato; servirà in questo elenco come punto di rife-rimento geografico rispetto alle altre chiese situate nel vil-laggio e nell’agro;

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3. prima menzione nel 1496; poi anche nel 1564, <1602>,1777, 1782, 1803; ricostruita negli anni Sessanta del seco-lo XIX;4. attuale chiesa parrocchiale.

31. S. Pietro apostolo, già chiesa parrocchiale;2. rurale, ha perduto la precedente funzione forse perché«fuori del villaggio» (a ovest-nord-ovest);3. prima menzione nel 1496; poi anche nel 1583, 1598-1604, 1602, 1651, 1777 («crollata»), 1782, 1803;4. scomparsa, probabilmente nella prima metà del XIXsecolo.

41. S. Giovanni evangelista, detta anche dessu adu, perché col-locata presso il luogo di attraversamento del torrente for-mato dalla confluenza di Rivu Tzordanu (detto anche Rivu‘e Santu Juanne) con Rivu ‘e podda;2. rurale, ma ai bordi del villaggio (nord-est);3. prima menzione nel 1496; poi anche nel 1598, 1602,1777, 1782;4. scomparsa, probabilmente nella seconda metà del XIXsecolo;

51. S. Giuliana vergine e martire;2. rurale, ai bordi del villaggio (sud-est);3. prima menzione nel 1496; poi anche nel 1598, 1698-1604, 1602, 1777 («completamente demolita»), 1782,1803;4. esistente; forse a partire dal secolo XVIII vi si praticòanche la devozione alla Madonna di Bonaria, il cui titolo hafinito per prevalere.

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61. S. Clestina (probabilmente per: Cristina);2. ubicazione sconosciuta;3. prima menzione nel 1496; da allora non più menzionata;4. scomparsa.

71. S. Elia profeta;2. rurale, ai bordi del villaggio (sud-est) su un’altura;3. prima menzione nel 1496; poi anche nel 1598, 1598-1604, 1602, 1777, 1782, 1803;4. esistente.

81. S. Anna;2. rurale, ai bordi del villaggio (sud-ovest);3. prima menzione nel 1496; poi anche nel 1592, 1602,1777, 1782, 1803;4. scomparsa probabilmente nella seconda metà del XIXsecolo;

91. S. Tommaso apostolo;2. rurale; ai bordi del villaggio (est);3. prima menzione nel 1496; poi anche nel 1602, 1777,1782, 1803;4. scomparsa (per smottamento) verso la metà del XX secolo;

101. SS.mo Salvatore; cfr. infra, n. 32;2. rurale; ai bordi del villaggio, nel luogo attualmente occu-pato da Piazza Asproni (sud); a partire dal terzo decenniodel secolo XIX diventa l’oratorio del nuovo cimitero; è statasostituita in questa funzione (1883) dall’oratorio dell’attua-le cimitero (est), alla quale è stato trasferito il suo titolo;

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3. prima menzione nel 1496; poi anche nel 1594, 1602,1777, 1782, 1803;4. dopo il 1883, scomparsa la prima, è subentrata la secon-da (n. 32), tuttora esistente;

111.S. Lucia vergine e martire; dopo il 1496, quando vieneattribuita al villaggio abbandonato di Dure, questa chiesa,le due seguenti e quelle indicate infra con i nn. 17 e 19 ven-gono sempre menzionate tra quelle di Bitti;2. rurale, a circa 2 km ad est da Bitti;3. prima menzione nel 1496; poi anche nel 1598, 1598-1604, 1602, 1777, 1782, 1803;4. esistente.

121. S. Maria; vedi supra, n. 11, 1;2. rurale, a circa 2 km ad est da Bitti;3. prima menzione nel 1496; poi anche nel 1598-1604,1602, 1777, 1782, 1803;4. esistente.

131. SS. Trinità; vedi supra, n. 11, 1;2. rurale, a circa 2 km ad est da Bitti;3. prima menzione nel 1496; poi anche nel 1592, 1598,1598-1604, 1602, 1777, 1782, 1803;4. esistente.

141. S. Angelo;2. ai limiti dell’abitato (est-sud-est);3. prima menzione nel 1582; poi anche nel 1598, 1602,1777, 1782, 1803;4. scomparsa forse negli ultimi decenni del XIX secolo.

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151. S. Antonio da Padova;2. si ignora se sia stata costruita e dove fosse ubicata;3. prima menzione nel 1591: autorizzazione per individua-re il luogo e per costruirla;4. forse non venne mai costruita.

161. S. Antioco martire;2. forse è quella di cui è rimasta traccia nella memoria tra-dizionale come dedicata a Sant’Anzocru: sarebbe stata lacappella del carcere; era ubicata nel rione Lopiu, vicino a saCorte ‘e sa Comuna, un’area attualmente compresa tra l’at-tuale Via Oslavia (prima: Via delle Scuole, perché c’erano lescuole) e Via Nino Bixio;3. prima menzione nel 1598: appare costruita da poco; inseguito viene menzionata solo nel 1602;4. scomparsa.

171. S. Giorgio di Suelli vescovo; vedi supra, n. 11, 1;2. rurale, in località Dure, a circa 2 km ad est da Bitti;3. prima menzione nel 1598; poi anche nel 1598-1604,1602, 1777, 1782, 1803;4. esistente.

181. Santa Croce,2. secondo Giovanni Arca stava nel villaggio abbandonato diJumpatu; la localizzazione rurale però sembra poco credibi-le, perché quel titolo indicava di solito l’oratorio destinatoalle riunioni della confraternita omonima, sicuramente atte-stata a Bitti nel 1602, in data cioè contemporanea ad Arca(vedi Fonti documentarie, doc. 15): difficile quindi pensareche quel luogo di culto fosse ubicato fuori dell’abitato; essa,

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invece, doveva essere situata in pieno centro, adiacente allachiesa parrocchiale, come consta chiaramente dalla mappadel catasto urbano di Bitti della seconda metà del XIX seco-lo (conservata presso l’Archivio di Stato di Nuoro);3. prima menzione nel 1598-1604; poi anche nel 1602,1777, 1782, 1803;4. ceduta al comune di Bitti in cambio della chiesa di S.Francesco e abbattuta negli ultimi decenni del XIX secolo;cfr. infra, n. 27.

191. S. Stefano protomartire; secondo Giovanni Arca sarebbestata la chiesa parrochiale di Dure; vedi supra, n. 11, 1;2. rurale, a circa 2 km ad est da Bitti;3. prima menzione nel 1598-1604; poi anche nel 1602,1777, 1782, 1803;4. esistente.

201. S. Nicola vescovo;2. forse rurale: nell’agro di Bitti, località Guru Muru, c’è unsito che porta il suo nome (nord-est);3. prima menzione nel 1602; poi non più menzionata;4. scomparsa.

211. S. Anatolia vergine e martire;2. si ignora se sorgesse nell’abitato o nell’agro;3. prima menzione nel 1602; poi non più menzionata;4. scomparsa.

221. S. Bonaventura vescovo e dottore della Chiesa;2. di incerta ubicazione, forse accanto alla località detta sasFurcas, ad est dell’abitato;

LXXX RAIMONDO TURTAS

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3. prima menzione nel 1602, poi anche nel 1777, 1782,1803;4. scomparsa, non più menzionata dopo il 1803.

231.S. Agostino, vescovo e dottore della Chiesa;2. rurale, poco fuori dell’abitato, presso l’angolo dell’attua-le Piazza Asproni (sud), di dove partono le carreggiabili perNuoro e per Onanì e Lula;3. prima menzione nel 1602; poi anche nel 1777 («demo-lita»), 1782, 1803;4. scomparsa: non più menzionata dopo l’ultima data.

241. Madonna del Buon Cammino;2. rurale, vicino alla chiesa di S. Pietro apostolo (n. 3), pocofuori dell’abitato, ad ovest;3. nel 1618 se ne chiede la licenza di costruzione; menzio-nata nel 1777, 1782, 1803;4. esistente.

251. Madonna dell’Annunziata;2. rurale, a oltre 30 km a nord-est;3. nel 1619 se ne chiede la licenza di costruzione; ricostrui-ta tra il terzo-quarto decennio del Settecento; menzionatanel 1777, 1782, 1803;4. esistente.

261. S. Giovanni Battista, detto de s’Ena;2. rurale, a circa 8 km a nord-ovest;3. nel 1628 se ne chiede la licenza di costruzione; menzio-nata nel 1777, 1782, 1803;4. esistente.

LXXXILe chiese di Bitti e Gorofai

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271. S. Francesco d’Assisi che riceve le stimmate; annessa alconvento dei cappuccini;2. rurale, poco fuori dell’abitato, ad est;3. nel 1659 entra in funzione il convento dei cappuccini; lachiesa è menzionata nel 1777, 1782, 1803; dopo la sop-pressione dei cappuccini nel 1855, convento e chiesa passa-rono al demanio; la chiesa venne ceduta alla parrocchia che,a sua volta, cedette al comune di Bitti la chiesa di SantaCroce (cfr. supra, n. 18);4. esistente con la denominazione di Santa Croce.

281. Madonna delle Grazie;2. nel centro dell’abitato;3. nel 1682 data di costruzione; menzionata nel 1777,1782, 1803;4. esistente.

291. S. Matteo apostolo;2. rurale, a circa 12 km ad ovest;3. data di costruzione sconosciuta, forse tra la fine del XVIIe gli inizi del XVIII; menzionata nel 1777, 1782, 1803;4. esistente.

301. S. Michele arcangelo;2. al centro dell’abitato;3. costruzione attorno al 1724; menzionata nel 1777, 1782,1803;4. esistente.

311. Madonna della Pietà;

LXXXII RAIMONDO TURTAS

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2. al centro dell’abitato;3. costruita probabilmente attorno al 1756; menzionata nel1777, 1782, 1803;4. esistente.

321. SS.mo Salvatore; oratorio del cimitero; cfr. supra, n. 10;2. rurale, a circa 1 km ad est;3. costruzione tra la fine del secolo XIX e gli inizi del XX,in sostituzione del precedente oratorio;4. esistente.

7b. Chiese di Gorofai1

1. S. Michele, chiesa parrocchiale ancora nel 1777;2. fuori del centro abitato, a nord-est dello stesso;3. prima menzione nel 1496; poi anche nel 1587, 1602,1777, 1782;4. demolita alla fine degli anni Trenta del XX secolo per fareluogo all’orfanotrofio femminile;

21. SS. Cosma e Damiano2. rurale, a poco meno di mezzo km a nord-nord-est;3. prima menzione nel 1496; poi anche nel 1598, 1602,1777;4. ruderi;

31. S. Sofia;2. di incerta ubicazione;3. prima menzione nel 1496; poi, non più menzionata;4. scomparsa.

LXXXIIILe chiese di Bitti e Gorofai

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41. S. Pietro martire;2. nell’abitato, ma di incerta ubicazione;3. prima menzione nel 1583, come sede temporanea dellefunzioni parrocchiali; menzionata poi anche nel 1598 e nel1602 (ultima menzione);4. scomparsa.

51. S. Croce, oratorio della confraternita omonima;2. nell’abitato;3. nel 1587 se ne chiede la licenza di costruzione; menzio-nata nel 1602, 1777, 1782;4. scomparsa.

61. S. Antioco;2. rurale, situata «presso le aie vicine alla chiesa di S. Miche-le»: vedi cfr. docc. 8 e 14 delle Fonti documentarie;3. nel 1586: se ne chiede la licenza di costruzione; menzio-nata nel 1598 (è in costruzione: ivi, doc. 14), nel 1602 e neiQuinque libri della parrocchia fino alla metà del sec, XVIII(BUSSU, Il Miracolo, p. 45); nella seconda metà del secolodoveva essere in stato di abbandono perché non comparepiù nella lista del 1777 né in quella del 1782 (vedi infra,Madonna del Miracolo, n. 10);4. scomparsa.

71. S. Antonio da Padova;2. nell’abitato;3. nel 1587 se ne chiede la licenza di costruzione, ma vienecostruita solo nel 1684; menzionata nel 1777, 1782;4. in fase di restauro.

LXXXIV RAIMONDO TURTAS

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81. SS.mo Salvatore; è già subentrata come chiesa parroc-chiale a quella di S. Michele nel 1782;2. nell’abitato;3. 1690, 1777, 1782;4. esistente; ricostruita nella seconda metà del XX secolo.

91. Madonna della Difesa2. nell’abitato;3. si ignora se fu costruita nel XVII o nel XVIII secolo;menzionata nel 1777, 1782;4. esistente.

101. Madonna del Miracolo; santuario diocesano:2. rurale, accanto alla chiesa di S. Michele;3. prima menzione nel 1803: attorno a questa data, il tito-lo della Madonna del Miracolo sostituisce quello di S.Antioco (cfr. supra, n. 10) nella chiesa dedicata in prece-denza a questo santo, che al momento si trovava in stato digrave abbandono perché non era stata nominata nelle listedel 1777 e del 1782; ricostruita attorno al 1886; a distanzadi un secolo, ricostruzione su scala più grande (1964-1984);4. esistente.

LXXXVLe chiese di Bitti e Gorofai

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GIOVANNI LUPINU

Lingua sarda e gosos

1. Col termine log. gosos e simm. (dallo sp. gozos), camp.goccius, goggius e simm. (dal cat. goigs) – biforcazione lessi-cale non isolata che documenta uno dei casi in cui, peresprimere un medesimo significato, nella regione setten-trionale dell’isola si impiega una voce di origine spagnola ein quella meridionale una di origine catalana1 – si indicanoin Sardegna dei componimenti poetici destinati al canto,non di rado anonimi e di cronologia incerta, sino a nonmolto tempo fa di grandissima diffusione popolare (e anco-ra oggi, in ogni caso, ben radicati). Essi hanno fra i temi piùcomuni le lodi della Madonna, di Gesù Cristo o dei Santi2,

1 Si veda MAX LEOPOLD WAGNER, La lingua sarda. Storia, spirito e forma,a cura di G. Paulis, Nuoro 1997, pp. 189-190: allo studioso tedesco casisimili servirono per dimostrare che l’influsso linguistico catalano fuintenso nella regione di Cagliari, scarso invece nel Logudoro, ove siradicò maggiormente l’uso dello spagnolo. Utili precisazioni sull’argo-mento si trovano anche in GIULIO PAULIS, Le parole catalane dei dialettisardi, in JORDI CARBONELL, FRANCESCO MANCONI (a cura di), I Catala-ni in Sardegna, Cinisello Balsamo 1984, pp. 155-163, e ID., L’influsso lin-guistico spagnolo, in FRANCESCO MANCONI (a cura di), La società sarda inetà spagnola, vol. II, Cagliari 1993, pp. 212-221. Avvertiamo ora che nelpresente contributo rinunciamo a ogni forma di trascrizione fonetica, siapure semplificata, per ragioni tipografiche e di uniformità con le nota-zioni presenti nei testi dei gosos sui quali ci basiamo.2 Cfr. MAX LEOPOLD WAGNER, Dizionario Etimologico Sardo (d’ora inavanti, semplicemente DES), Heidelberg 1960-1964, s.v. gosare. Sia ilsostantivo log. che quello camp. compaiono soltanto al plurale, sicché,ad es., quando si parla dei gosos o goccius di un certo Santo si può fareriferimento a uno solo come anche a più componimenti poetici. Sull’u-so del termine grobbe (dal cat. cobla: cfr. DES, s.v. kòpla) per indicarequeste poesie a Bitti e in altri centri del Nuorese, si veda RAIMONDO

TURTAS, Alle origini della poesia religiosa popolare cantata in Sardegna, in

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con finalità catechetiche e di preghiera più o meno accen-tuate; esistono poi i gosos che appartengono al “ciclo deiNovissimi” (sono legati, cioè, agli eventi cui l’uomo vaincontro al termine della sua vita terrena: la morte, il giu-dizio particolare, il paradiso o l’inferno), altri composti peroccasioni particolari (matrimoni, richiesta di pioggia incaso di siccità, etc.), così come sono pure presenti ancoraoggi con una certa vivacità i gosos di argomento profano,specie quelli polemici o satirici (rispolverati in alcuni centridella Sardegna interna, ad es., “in onore” dei vari candidatiin occasione delle elezioni amministrative)3. Oltreché dal-l’argomento, questi testi sono caratterizzati in modo piut-tosto tipico dallo schema strofico: composti di ottonari,principiano con una quartina a rima incrociata (AB.BA) oalternata (AB.AB), il cui distico finale costituisce il ritornel-lo (in sardo sa torrada4: qui, frequentemente attraverso un

LXXXVIII GIOVANNI LUPINU

RAIMONDO TURTAS, GIANCARLO ZICHI (a cura di), Gosos. Poesia religio-sa popolare della Sardegna centro-settentrionale, Cagliari 2004, pp. 11-25,specialmente a p. 11. Per una puntuale e approfondita trattazione delleproblematiche relative a questa forma di canto devozionale, accompa-gnata da riferimenti bibliografici ampi e aggiornati, rimandiamo a GIAM-PAOLO MELE, Il canto dei Gòsos tra penisola iberica e Sardegna. MedioEvo, epoca moderna, in ROBERTO CARIA (a cura di), I Gòsos: fattore uni-ficante nelle tradizioni culturali e cultuali della Sardegna, Atti del Conve-gno di Senis (26 settembre 2003), Mogoro 2004, pp. 11-34.3 Per un inquadramento più puntuale delle tematiche toccate dai gosos, èutile vedere l’organizzazione del materiale raccolto nel volume curato daR. Turtas e G. Zichi che abbiamo citato alla nota precedente.4 Il termine, rileviamo per inciso, non sembra derivare dal sardo torrare,-ai, come opinava Wagner (DES, s.v. torrare), ma costituisce più verosi-milmente un imprestito dal cat. o dallo sp. tornada (riaccostato a torrare,secondo quanto mostra l’esito del gruppo consonantico -rn-: cfr. MAX

LEOPOLD WAGNER, Fonetica storica del sardo, a cura di G. Paulis, Caglia-ri 1984, § 277), ciò che è facile attendere in questo settore del lessico.Un’origine catalana del termine è stata prospettata anche da MELE, Ilcanto dei Gòsos tra penisola iberica e Sardegna, p. 23: in questo contribu-

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imperativo, è condensata l’invocazione e la richiesta deifedeli) e la cui ultima rima è ripetuta alla fine delle strofeche seguono. In successione si ha una sestina, sempre diottonari, con andamento – a seconda che la quartina ini-ziale ricalchi il primo o il secondo dei tipi descritti – CDDC-CA+BA o CDDCCB+AB; le restanti sestine, in numero varia-bile (nella nostra raccolta, ad es., si va da un minimo di 4a un massimo di 19 in totale), mantengono inalterato loschema della prima, ma le rime, di regola, cambiano.Chiude una quartina che, se non identica con quella ini-ziale, ha normalmente in comune con essa le rime e ilritornello. Ecco un esempio che illustra il primo tipo, rica-vato dai gosos dell’Annunziata (diamo la quartina iniziale ela prima strofa):

De Cristos, lughe increada, (A)sezis dorada aurora, (B)amparadenos, Segnora, (B)Virgo de s’Annunziada. (A)

Ab eternu fit previstu (C)in sa corte celestiale (D)esser bois mama tale (D)de su fizu Gesu Cristu (C)pro tenner s’omine tristu (C)reparu a sa prima errada. (A)

Amparadenos, Segnora, (B)Virgo de s’Annunziada. (A)

Ecco, invece, un esempio del secondo tipo, tratto dai gososdi San Giorgio:

LXXXIXLingua sarda e gosos

to torrada è impiegato dall’autore sia per indicare la quartina iniziale equella conclusiva, sia il distico finale che funge da ritornello.

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Cavaglieri valorosu, (A)de s’ecclesia santa onore, (B)Giorgi martire gloriosu (A)sias nostru intercessore. (B)

Cappadocia t’at donadu (C)illustres riccos natales, (D)de fide ardente signales (D)dae minore as dimustradu, (C)cresches de grazia adornadu (C)innantis de su Segnore. (B)

Giorgi martire gloriosu (A)sias nostru intercessore. (B)

Non mancano altri sistemi strofici (come anche, non dirado, commistioni fra tipi diversi, imputabili astrattamentea molteplici ragioni, ma soprattutto, è da credersi, allemodalità di trasmissione dei gosos): per restare alla nostraraccolta, ci limitiamo a segnalare quello – presente, ad es.,nella prima composizione in lode di San Francesco – ove laquartina iniziale a rima alternata (in altri casi incrociata) èseguita da strofe con schema CDCDDB+AB (o CDCDDA+BA)etc.:

Padre de esemplu tantu (A)ch’ a tantos fizos as dadu, (B)umile Franziscu Santu (A)siades nostru avvocadu. (B)

Sezis caminu divinu (C)de s’afflittu peccadore, (D)in forma de serafinu (C)bos apparet su Segnore, (D)de celeste risplendore (D)bos lassesit infiammadu. (B)

XC GIOVANNI LUPINU

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Umile Franziscu Santu (A)siades nostru avvocadu. (B)

2. La provenienza catalana di questa forma di poesia reli-giosa semipopolare è trasparente, anzi, si può affermare chei gosos recano impresse le stimmate della propria origine, ciòche del resto non stupisce, considerando in generale l’im-portanza del lascito catalano-spagnolo in Sardegna in rela-zione a tutto ciò che ha a che fare con la chiesa, ivi inclusala terminologia5. Come osserva August Bover i Font, «i goigscostituiscono il genere più caratteristico del repertorio dicanti popolari catalani. Sono canti religiosi che tessono lelodi di Gesù Cristo, della Vergine e dei Santi e allo stessotempo chiedono, quasi sempre in forma di invocazione,tutta una serie di favori, cha vanno dalla protezione per lepersone o per il bestiame al buon esito dei raccolti. Di soli-to si cantavano collettivamente in occasione di pellegrinag-gi, processioni, novene, feste del santo patrono, ecc… Itratti caratteristici dei goigs a stampa (il formato in folio,l’impaginazione con il titolo in testa e l’incisione su legnoche rappresenta l’immagine della divinità invocata, il testoin colonna ed alla fine il responsorio e l’orazione in latino,il tutto chiuso da una cornice) sembra che non siano dive-nuti definitivi fino alla metà del Seicento»6.

Basterebbero, da sole, queste osservazioni a portare insuperficie, per chi abbia con i gosos sardi una qualche fami-liarità, la traccia nitida che essi conservano della propriaradice, traccia che permane, oltreché nelle denominazioni

XCILingua sarda e gosos

5 Si vedano, ad es., RAIMONDO TURTAS, Storia della Chiesa in Sardegnadalle origini al Duemila, Roma 1999, pp. 419-420, e WAGNER, La linguasarda, pp. 197 ss.6 AUGUST BOVER I FONT, I goigs sardi, in CARBONELL, MANCONI, ICatalani in Sardegna, pp. 105-110, a p. 105.

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con cui sono conosciuti nell’isola, in tutta una serie di ele-menti interni ed esterni che vanno dai contenuti alla vestestrofica, alle occasioni in cui erano e sono recitati, allemodalità di diffusione tramite fogli sciolti. Tuttavia, perpercepire meglio la natura e l’intensità di tale rapporto didipendenza – che determinò anche l’acquisizione, attraver-so traduzioni e prestiti più o meno integrati, di tutta unaserie di moduli espressivi, similitudini, metafore, i piùvistosi fra i quali sono gli epitheta riservati ai dedicatari deicomponimenti – sarà ora di qualche giovamento proporrel’attacco (quartina iniziale e prima strofa) di analoghe poe-sie redatte in catalano e in castigliano7. Iniziamo col testocatalano:

Vostres goigs, Verge sagrada,cantarém ab veu sonora:Assistiunos, gran Senyora,de Falgás intitulada.

Vos sou la conxa d’Orientde més perfecta hermosura,d’ahont la perla més puranasqué sense detriment;Vos sou lo sol resplandenty estrella de matinada: &c

Ecco, poi, il testo castigliano:O divina Emperadoramas que rosa en hermosura

XCII GIOVANNI LUPINU

7 Si tratta, rispettivamente, dei Goigs de Nostra Senyora de Falgás que secantan en la sua Capella en lo Terme y Parroquia de la Pobla de Lillet bisbatde Solsona, e dei Gozos de Nuestra Señora de Buenayre, che traiamo dallaEnciclopedía universal illustrada europeo-americana, XXVI, pp. 842 e 843(s.v. gozo).

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hazednos merced Señora,Virgen de Buenayre pura.

Este ayre os imbióel sagrado Emanuel,quando el Angel Gabrielave Maria os llamó,soys de Buenayre dadorasoberana criatura,

hazednos, &c.

Come si vede anche a un esame cursorio, analogie mar-cate con i componimenti sardi sono offerte, oltreché daglischemi strofici8, da taluni elementi agevolmente individua-bili: prendendo un po’ a caso, e restando sulla superficie deidati segnalati, menzioniamo l’impiego nel ritornello di unimperativo accompagnato da un pronome pers. di 4a perso-na con funzione sintattica di accusativo o dativo (assistiu-nos, hazednos merced), l’invocazione alla Vergine Maria conl’appellativo di Emperadora, l’accostamento alla rosa (masque rosa en hermosura) o, infine, vocaboli e sintagmi qualisagrado, hermosura, soberana criatura etc. che si incontranoanche nei nostri gosos. Si tratta soltanto di una percentualeminima di quei fatti, di ordine diverso e di diversa spiega-zione, che balzano agli occhi leggendo dei goigs catalani odei gozos castigliani nel confronto con gli omologhi sardi,permettendo di cogliere senza difficoltà un’aria di famigliaspiccata e tenacemente perdurante.

Giunti, dunque, al séguito dei dominatori catalani, i goigsfurono successivamente composti e recitati nell’isola anchein castigliano e in sardo9: relativamente ai gosos in sardo,

XCIIILingua sarda e gosos

8 Per un esame della struttura strofica dei goigs catalani in confronto coigosos sardi rimandiamo a MELE, Il canto dei Gòsos tra penisola iberica eSardegna, pp. 15 ss.9 BOVER I FONT, I goigs sardi, p. 106.

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anzi, si può affermare con certezza che dovettero avere unaqualche diffusione sin dalla prima metà del Seicento (senon già nella seconda parte del Cinquecento), in piena etàspagnola10. Particolarmente interessante, a questo riguardo,è la testimonianza offerta dal cosiddetto codice di Nuoro,in cui è trascritto il libro della locale confraternita di SantaCroce11, ove, alle cc. 63v-65v si trovano i Gosos qui si narancun su officiu dessos mortos, che precedono immediatamenteuna sezione vergata dalla stessa mano intitolata Sos settedocumentos pro yntender missa (cc. 66r-72v), al cui termineè indicata la data del 6 febbraio 162812. Poiché siamo inpresenza di un documento di eccezionale interesse e impor-tanza, che attesta sin da epoca precoce i legami stretti fra ilgenere dei gosos e l’ambiente confraternale, dalla cui spiri-tualità e dalle cui preoccupazioni in ordine alla vanità e allafallacia della vita mondana risulta permeato, ne proponia-mo il testo per intero13:

Trista die qui ispetamussos qui in su mundu vivimus,cada die nos morimuset niente bi pensamus!

Considera christianucustu mundu falçu et levequi si passat tantu yn breve

XCIV GIOVANNI LUPINU

10 Cfr. TURTAS, Alle origini della poesia religiosa popolare cantata in Sarde-gna, p. 12 e MELE, Il canto dei Gòsos tra penisola iberica e Sardegna, pp.21-22.11 Cfr. GIOVANNI LUPINU (a cura di), Il libro sardo della confraternita deidisciplinati di Santa Croce di Nuoro (XVI sec.), Cagliari 2002.12 Cfr. BRIGITTA PETROVSZKI LAJSZKI, Sos sette documentos pro yntendermissa, in “Nae” 6 (2004), pp. 65-68. 13 Si veda TURTAS, ZICHI, Gosos, pp. 224-225 (abbiamo anche effettuatoil riscontro col manoscritto).

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pius qui non su sonnu ynvanuqui beninde assu mangianusu ventu nos agatamus.

Cada die nos morimus…

Est custu mundu hunu fiorequi si sicat per momentos,sugietu a totu sos ventosest humidu et cun calore,est hunu fumu et vapore,cun hunu cascu agabamus.

Cada die nos morimus…

Su exemplu ja lu vidimusdae sos frades difuntosqui dessu mundu disgustosfeos, tristos, sensa lugue,solus sas manos a ruguelos vidimus et notamus.

Cada die nos morimus…

Vidan cun itte reposunos corcan yn sa leteralassendo donni quimerade custu mundu yngannosu,sende qui est tantu forçosucustu passu qui ispetamus.

Cada die nos morimus…

Dae sa yntrada assa essidanara itte no ‘nde leamusde totu qui triballamusyn custa mortale vida,si sa anima venit validatrista de bista, ahue andamus.

XCVLingua sarda e gosos

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Cada die nos morimus…

Hue est sa galantaria,ynhue est cudda bellesa,ynhue est sa gentilesadessa prima teraquia?Ynhue est sa valentiaqui tantu nos preciamus?

Cada die nos morimus…

Custos frades qui pianguimuseris fin bios et hoe mortos,et gasi demus esser totus,et puru no lu credimus:totu su corpus fuimus,assu puntu non mancamus.

Cada die nos morimus…

Ind’ unu oscuru et profunduet bettadu yn molimentutenen hoe su aposentupienos de ferme et de fumu:custa paga dat su munduassos qui yn issu fidamus!

Cada die nos morimus…

Timida morte ispantosasensa yntragnas de piedade,cun nexunu as amistade,de totu ses odiosa:mostradi, morte, piadosa,pero no nos ajustamus.

Cada die nos morimus…

O morte tantu acortada

XCVI GIOVANNI LUPINU

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qui a dognihunu fagues reu,finça assu Figiu de Deuti atrivisti et balangiadu!Niente rispetu non bi ata,totu ynd’ una porta yntramus.

Cada die nos morimus…

Sennore crucificadu,o ynvitissimu Marte,mirade qui in su istandartedessa rugue sun alistadostotu sos frades et soldadosdessu abidu qui portamus.

Cada die nos morimus…

Maria consoladoradessas almas afligidas,dessas qui sun ja partidasde custu mundu in custa hora,sucurridenos, Sennora,ajudu bos dimandamus.

Cada die nos morimus…

Apostolicu senadu,martires et confessores,virgines qui cun primoressa puresa agis guardadu,si yn carqui cosa an faltadua bois las incumandamus.

Cada die nos morimus…

Animas de purgatoriu,sas qui istades pro partireassu quelu pro godire,dagielis carqui ajutoriu

XCVIILingua sarda e gosos

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a tale yn su consistoriutotu juntos nos vidamus.

Cada die nos morimus…

Trista die qui ispetamussos qui yn su mundu vivimus,cada die nos morimuset niente bi pensamus.

3. Raimondo Turtas ha lumeggiato il quadro storico in cuii gosos trovarono diffusione nella Sardegna centro-setten-trionale, prendendo le mosse dalla fortunata consuetudine,promossa sin dagli anni ‘60 del Cinquecento dalla comu-nità gesuitica di Sassari (la cui fondazione risale al 1559), diinsegnare la dottrina cristiana in versi sardi, con ciò adat-tando nell’isola esperienze maturate dall’ordine in altrerealtà14. Al di là dei risultati più o meno persistenti che unasimile pratica poté raggiungere nel campo della catechesi,sotto altra ottica è facile opinare che essa abbia contribuitoin certa misura a forgiare duraturamente – dietro l’impulsodei membri della Compagnia di Gesù, capaci di veicolarenell’operazione i necessari modelli culturali di riferimento –una lingua sarda che sapesse parlare dei contenuti della fedenei modi della poesia e con appropriate risorse espressive,aprendo così un filone assai fecondo in cui i gosos andaronoa innestarsi. È per questa via, ad es., che può essere megliointeso e contestualizzato un componimento come i Gososqui si naran cun su officiu dessos mortos, del quale abbiamopoc’anzi terminato di dire, ove è dato scorgere una maturitàdi esiti formali e un respiro dottrinale che fanno capo aun’elaborazione colta che porta a sintesi un insieme di ele-

XCVIII GIOVANNI LUPINU

14 TURTAS, Alle origini della poesia religiosa popolare cantata in Sardegna,pp. 13-15.

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menti (modelli, mediazioni, apporti originali etc.) per noisolo in piccola parte apprezzabili, almeno allo stato attualedella ricerca: il dato sicuro, sul quale converrà appuntare infuturo l’attenzione, è che i codici confraternali più antichi– specialmente quello inedito di Nule, con le sue sette laudiin italiano e le dieci in logudorese15 – documentano una fio-ritura di poesia religiosa davvero non trascurabile e, in ognicaso, non scindibile da fermenti ampi e complessi.

Un simile processo non fu interrotto nemmeno, nel1567, dalla disposizione del generale dell’ordine dei gesuitiFrancesco Borgia, il quale, spinto dal sovrano Filippo II,stabiliva che la lingua da impiegare all’interno delle duecomunità di Sassari e di Cagliari (quest’ultima fondata nel1564), nella predicazione e nell’insegnamento, fosse il casti-gliano, con ciò, di fatto, precludendo al sardo la possibilitàdi occupare prestigiosi àmbiti d’uso nella cultura scritta. Ilsardo, ciononostante, continuò comunque a essere usatodai membri della Compagnia in determinati luoghi e indeterminate circostanze, quali «confessioni, predicazioni inaltre parrocchie della città diverse dalla cattedrale e, soprat-tutto, la predicazione nei villaggi, che fin dagli anni Settan-ta cominciò ad essere praticata da alcuni gesuiti come atti-vità principale e in maniera continuata da novembre fino amaggio»16. Proprio nell’àmbito della predicazione nei villag-gi della Sardegna centro-settentrionale, uno dei risultati piùsignificativi e duraturi ottenuti dalle missioni popolarigesuitiche fu quello di favorire la fioritura dell’associazioni-smo confraternale, attraverso il quale si cercava di mante-

XCIXLingua sarda e gosos

15 Cfr. ANTONIO VIRDIS, Sos battúdos. Movimenti religiosi penitenziali inLogudoro, Sassari 1987, pp. 181-226, e GIANCARLO ZICHI, Le raccolte dalXVI al XX secolo, in TURTAS, ZICHI, Gosos, pp. 27-39, a p. 28.16 TURTAS, Alle origini della poesia religiosa popolare cantata in Sardegna,p. 18. Più ampiamente si veda ID., Missioni popolari in Sardegna tra ’500e ’600, in “Rivista di storia della Chiesa in Italia” XLIV/2 (1990), pp.369-412, specie alle pp. 376 ss.

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nere ardente e fattiva la pietà religiosa: in questo periodo siassiste così all’istituzione di un numero elevato di compa-gnie di disciplinati dedicate, di solito, alla Santa Croce17, icui libri, in alcuni casi fortunati, sono pervenuti sino a noi,consentendoci di acquisire un’idea abbastanza precisa deicontorni e delle dinamiche del fenomeno. Veniamo a sape-re, soprattutto, che la tradizione disciplinante sarda setten-trionale prese impulso da Sassari in veste linguistica italia-na, ma, avanzando verso il centro dell’isola, dovette gio-coforza dotarsi di strumenti – uffici, rituali, laudari, statuti– in sardo: in queste regioni, infatti, il sardo era l’unica par-lata a essere compresa, circostanza che depotenziava drasti-camente ogni opzione linguistica diversa che avesse a cuorela possibilità di comunicare in modo efficace con la popo-lazione. Inoltre, ciò che qui particolarmente interessa, è nel-l’àmbito della religiosità confraternale – come ha mostratoTurtas e in parte si è anticipato – che, nel corso del tempo,fu composto e recitato un numero rilevante dei gosos tra-mandati, spesso per tradizione orale, sino ai nostri giorni:oltreché espressione intensa della fede dei battudos, essicostituirono presso le masse analfabete veri e propri stru-menti di catechesi (in senso più o meno stretto) e di edifi-cazione morale, attraverso i quali erano fatti conoscere ememorizzare i principi elementari della dottrina cristiana,la vita di Maria, di Gesù Cristo e dei Santi, realizzandoinsomma una sorta di abbecedario del sacro che, attraversola coralità del canto, riusciva a coinvolgere e infervorare ifedeli18.

C GIOVANNI LUPINU

17 Cfr. TURTAS, Storia della Chiesa in Sardegna dalle origini al Duemila,pp. 416 ss.18 Significativo, a questo proposito, è quanto scrive MELE, Il canto deiGòsos tra penisola iberica e Sardegna, p. 29: «E i gòsos sono anche questo:una sorta di “bibbia” dei semplici, a cui attingere per alimentare la fedein Sardegna attraverso racconti di santi, le loro passioni e supplizi, le

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4. Dal punto di vista linguistico, i nostri componimenti siinquadrano nell’alveo del cosiddetto logudorese illustre, lalingua letteraria ben conosciuta e apprezzata nell’isola sullaquale Max Leopold Wagner, pur non trovando la materia digrande interesse, espresse nei suoi scritti maturi una valuta-zione severa, definendola, in sostanza, una sorta di ibridosenz’anima, nella cui compagine spiccano alcune caratteri-stiche di tipo settentrionale19. Un approccio più descrittivoalla questione, nell’àmbito di un discorso incentrato sugliinflussi reciproci fra i vari dialetti sardi, si coglie invece inun articolo giovanile dello studioso tedesco, per noi oradoppiamente interessante perché contiene anche un riferi-mento al paese di Bitti e alla diffusione e fruizione che quisi aveva della lingua illustre: «Nel Logudoro poi esiste unalingua artificiale e convenzionale che conosce ciascuno cheha letto poesie dialettali logudoresi. È un logudorese quasicivilizzato al quale serve di base il dialetto centrale delLogudoro, press’a poco quello di Bonorva, chiamata daiSardi la “Siena Sarda”. In questo dialetto cosidetto puro sifanno versi nel Sassarese e nel Meilogu, dove si parla un dia-letto molto diverso, nella valle del Tirso e con una leggeraadazione [sic: si intenda “adattazione”] ai suoni nuoresianche in tutto il nuorese. Il logudorese centrale è pure lalingua del catechismo e della predica. A Bitti p. es. s’espone

CILingua sarda e gosos

virtù della Madonna, le sue gioie e i suoi dolori… nonché i principi delladottrina».19 WAGNER, La lingua sarda, p. 88: «Ma questo “sardo illustre” è in realtàun sardo che non si parla in nessun luogo e costituisce un vero e propriocompromesso, che non si può dire felice. Si afferma che il “sardo illustre”sia la lingua della “Siena sarda”, cioè di Bonorva, ma anche ciò non èesatto; in realtà si tratta di un logudorese del tipo settentrionale, concerte caratteristiche di quello, come l invece di r nelle combinazioni con-sonantiche (p. es. saldu invece di sardu, folte invece di forte, ecc.), coi pas-sati remoti in -esi e con un lessico in gran parte convenzionale. Questalingua artificiale è non solo quella dei mutos, ma anche quella dei poetipiù o meno aulici o popolareggianti del Logudoro».

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il Vangelo nel sonoro dialetto della valle del Tirso; i Bittesilo vogliono così e sarebbero indignati se si predicasse loro inbittese: assistetti io stesso un giorno a Bitti alla spiegazionedel catechismo e osservai come un ragazzo bittese fu severa-mente ripreso perché pronunziava: In su nomine de subabbu, de su izzu e dessu spiritu santu, con su izzu alla bitte-se invece del logudorese su fizu. È chiaro che questa linguaartificiale lascia anche tracce nel dialetto natio e soltantocosì si spiega qualche irregolarità nei dialetti centrali cosìconservativi»20.

Fra le caratteristiche più evidenti di questa lingua lettera-ria, nel raffronto con una varietà caratterizzata molto benenei suoi tratti arcaici quale è il bittese21 (cui è opportunofare riferimento, ché da Bitti provengono i componimentiqui raccolti), cursoriamente ricordiamo, dal punto di vistafonetico, soprattutto la lenizione delle occlusive sorde esonore in posizione intervocalica secondo modalità logudo-rese22 e le palatalizzazioni di tipo settentrionale23. Dal puntodi vista morfologico, poi, si potranno menzionare la gene-ralizzazione dei gerundi in -ende per tutte le coniugazioni

CII GIOVANNI LUPINU

20 MAX LEOPOLD WAGNER, Gli elementi del lessico sardo, in “Archivio Sto-rico Sardo” 3 (1907), pp. 370-419, a p. 413. Lo stesso episodio è riferi-to da Wagner nella Fonetica storica del sardo, § 491, sempre a proposito«dell’influsso, sempre crescente, esercitato sui dialetti centrali dal log.della Valle del Tirso, assunto a funzione di norma, quale lingua della poe-sia e del pulpito».21 Rammentiamo, a mo’ di curiosità, che Wagner ebbe a definire Bitti «ilpalladio dell’arcaicità» (WAGNER, La lingua sarda, p. 120).22 Si vedano, giusto per fare qualche esempio, forme quali fogu “fuoco”(bitt. focu ~ ocu), lughe “luce” (bitt. luche), meda “molto” (bitt. meta),rodas “ruote” (bitt. rotas), pes “piedi” (bitt. pedes), nou “nuovo” (bitt.novu), i participi passati in -adu (bitt. -atu) etc. Cfr. WAGNER, Foneticastorica del sardo, §§ 101 ss., 120 ss.23 Segnaliamo forme quali fiore “fiore” (bitt. frore), pius “più” (bitt. prus),ojos “occhi” (bitt. okros), giamare “chiamare” (bitt. kramare) etc. Cfr.ibid., §§ 247 ss.

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(processo estraneo ai dialetti centrali)24 e l’impiego dei per-fetti in -esi25. Più interessante, però, è soffermarsi sulla com-pagine lessicale che sostanzia il volgare illustre, giacché datempo è stata richiamata l’attenzione, nel quadro di unagenerale imitazione dei modelli spagnoli all’interno dellapoesia sarda, sulla quantità davvero rilevante di castigliani-smi esibita dai gosos26. In diversi casi si tratta di espressioniperegrine e altisonanti, delle quali – come rilevava Wagner– difficilmente i sardi incolti, che erano poi la grande mag-gioranza, potevano cogliere il significato reale (si pensi, ades., a vocaboli quali log. cisne, camp. cìsini, sìsini “cigno”,dallo sp. cisne; log. assussena “giglio bianco”, dallo sp. azu-cena; log. norte “stella polare”, fig. “guida”, dallo sp. norte,etc.), ciò che in qualche modo stride, almeno all’apparenza,con la funzione catechetica e di educazione religiosa che igosos assunsero presso il popolo. Il fatto è che quei vocabolireboanti e inconsueti, retaggio storico della matrice ibericache li ha riprodotti in Sardegna, risultavano adatti, circon-dati com’erano (specie con l’andar del tempo) da un’aura diindefinitezza e di grandiosità, a esprimere nel modo piùsolenne le qualità della Vergine, di Gesù Cristo e dei Santi:perciò, coglie bene nel segno lo studioso tedesco quando,ad es., commentando la voce log. assussena nel DizionarioEtimologico Sardo, afferma che «nelle laudi della Vergine edei santi, applicato alla sante (senza che il popolo conosca ilvero significato della parola), vale “qualche cosa di estrema-mente puro e bello”»27.

CIIILingua sarda e gosos

24 Cfr. MAX LEOPOLD WAGNER, Flessione nominale e verbale del sardoantico e moderno, in “L’Italia dialettale” 14 (1938), pp. 93-170 e 15(1939), pp. 1-29, specialmente il § 74; ID., La lingua sarda, p. 301.25 Cfr. WAGNER, Flessione nominale e verbale, § 139, e ID., La linguasarda, p. 302.26 WAGNER, La lingua sarda, p. 357.27 DES, s.v. assussèna.

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La sostanza di questa affermazione può essere facilmenteestesa a numerosi casi simili, giacché, leggendo i nostricomponimenti, di frequente accade di imbattersi in voca-boli di comprensione non semplice da parte di coloro chesi trovarono e si trovano a pronunziarli: basterà ricordareespressioni come addelentadu (cherubinu addelentadu, dettodi San Matteo), pps. con funzione aggettivale di addelenta-re(si) “avvantaggiar(si), prosperare, migliorare condizione”,dallo sp. adelantar28; alma “anima”, dallo sp. alma, se nondall’it. ant.29; altivu “superbo, orgoglioso”, dallo sp. altivo30;arreu “di continuo”, dallo sp. ant. arreo31; aseidade “aseità,condizione dell’essere che ha in sé stesso la ragione dellapropria esistenza”, probabilmente dallo sp. aseidad (piutto-sto che dall’it. aseità); atturdidu, pps. con funzione aggetti-vale di atturdire “stordire, sbigottire”, dallo sp.-cat. aturdir32;cattiveriu “schiavitù”, dallo sp. ant. cativerio33; cumprensore“che gode il paradiso, beato”, dallo sp. comprensor34; cunser-tadu (giubilu cunsertadu), pps. di cunsertare “concertare,accordare”, dallo sp.-cat. concertar35; degogliare “decollare,decapitare”, dal cat. o dallo sp. degollar36; disfrassu “travesti-

CIV GIOVANNI LUPINU

28 DES, s.v. ad(d)elantare(si).29 DES, s.v. álma («in poesia, spec. in quella religiosa»).30 DES, s.v. altívu (ove la voce, data solo per il camp., è censita come «indisuso»).31 DES, s.v. arrèu («oggi fuori d’uso»).32 DES, s.v. atturdire.33 DES, s.v. kautívu. Il caso di questo vocabolo è interessante, in quantonel sardo si conserva, della medesima parola castigliana, sia la forma piùantica (cattiveriu, appunto, dallo sp. ant. cativerio), sia quella più recen-te (cautiveriu, dallo sp. cautiverio): cfr. PAULIS, L’influsso linguistico spa-gnolo, p. 214.34 DES, s.v. kumprèndere («si usa nella poesia religiosa nel senso spagn. “elque goza la bienaventuranza”»).35 DES, s.v. kuntsertare.36 DES, s.v. degol’are (il significato di “decapitare” è presente soltantonella poesia religiosa: cfr. WAGNER, La lingua sarda, p. 228).

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mento”, dallo sp. disfraz37; ermosu “bello”, ermosura “bellez-za”, dallo sp. hermoso, hermosura38; increadu “non creato”(attributo di Dio), dallo sp. increado (cfr. anche it. increa-to)39; ingendrare “concepire, generare”, dallo sp. engendrar40;istragnu “prodigioso, singolare” (grazias istragnas), dallo sp.extraño41; malvadu “malvagio, cattivo”, dallo sp. malvado,cat. malvat42; manansiale “sorgente, fonte”, dallo sp. manan-tial43; mina “miniera” (de grassias mina, de tesoros ricca mina,detto di Maria Vergine), dal cat. o sp. mina44; morada “abi-tazione, dimora” (de Deus trinu sacradu templu e morada,detto sempre di Maria), dal cat. o sp. morada45; primore“cosa eccellente, perfezione, pregio”, dallo sp. primor46;recreu “sollazzo, piacere”, dallo sp. recreo47; rezelu, regelu“timore, dubbio”, dallo sp. recelo48; sobradu “intenso, ecces-sivo” (penas sobradas, gosu sobradu), dallo sp. sobrado49; sove-ranu, soberanu “sovrano”, soverania “sovranità”, dallo sp.soberano, soberanía50; vara, fara “verga, bastone”, dal cat. o

CVLingua sarda e gosos

37 DES, s.v. disfalsai.38 DES, s.v. ermósu.39 DES, s.v. inkreádu («nella poesia religiosa, attributo di Dio»).40 DES, s.v. ingendrare.41 DES, s.v. istráñu (il vocabolo è dato soltanto come sostantivo, col sign.di “prodigio, cosa inusitata”).42 DES, s.v. malvádu («sempre detto dei nemici della religione»).43 DES, s.v. manantiále (come agg., “che scorre, perenne”), e PIETRO

CASU, Vocabolario sardo logudorese-italiano, a cura di G. Paulis, Nuoro2002, s.v. manantiàle (come sost., “sorgente, fontana”, e come agg.,“perenne”).44 CASU, Vocabolario sardo logudorese-italiano, s.v. mìna.45 DES, s.v. moráda («solo nella poesia religiosa»).46 DES, s.v. primòre.47 DES, s.v. rekréu.48 DES, s.v. reselare.49 DES, s.v. sobrare.50 DES, s.v. soberánu.

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sp. vara51; viadore “viatore, pellegrino sulla terra, mortale”,probabilmente dallo sp.-cat. viador52, etc. A quelle appenacitate occorre aggiungere poi espressioni che, anche se nonin tutti casi attribuibili (con certezza) allo spagnolo o alcatalano, certamente risultavano ostiche ai fedeli: pensia-mo, giusto per fare qualche esempio, a un crudo latinismocome il sintagma ab eternu, oppure alla denominazione Eri-treu con cui è indicato il Mar Rosso, a vocaboli come almu(s’alma fide cristiana), latria, taumaturgu (taumaturgaReina), transustanziale (transustanziales formende / divinasrelaziones) o, infine, alla probatica pischina menzionata inun paio di occasioni53.

Che molti di questi termini non fossero realmente com-presi dalla massa dei fedeli è dimostrato anche dalla circo-stanza che – in assenza di una tradizione scritta precoce,con i gosos affidati a fogli sparsi nei quali, di solito, si rece-piscono passivamente le incrostazioni dell’oralità – alcunidi essi sono stati non di rado rimodellati secondo altri piùvicini all’uso comune dei parlanti, oppure semplicemente

CVI GIOVANNI LUPINU

51 DES, s.v. vára («anticamente, nella poesia religiosa, vara si usava anchenel senso proprio di “verga, bastone”»).52 Nel DES, s.v. fiadòre, “mallevadore, garante”, la voce è ricondotta allosp.-cat. fiador: si tratta certamente di una svista di Wagner, giacché ancheil passo proposto (Santos tottus, intercedide / Pro tottus sos viadores) malesi presta a esemplificare un tale significato. Si veda anche CASU, Vocabo-lario sardo logudorese-italiano, s.v. viadòre. Si osservi, infine, che una deri-vazione diretta dal lat. VIATORE(M), per quanto foneticamente ammissi-bile, si spende con difficoltà per un vocabolo colto quale è quello di cuitrattiamo.53 Cfr. Ioh. V.2-4: est autem Hierosolymis probatica piscina, quae cogno-minatur Hebraice Bethsaida, quinque porticus habens. In his iacebatmultitudo magna languentium, caecorum, claudorum, aridorum exspec-tantium aquae motum. Angelus autem Domini descendebat secundumtempus in piscinam, et movebatur aqua. Et qui prior descendisset inpiscinam post motionem aquae, sanus fiebat a quacumque detinebaturinfirmitate.

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sfigurati e resi irriconoscibili: a questo riguardo è paradig-matica la sorte toccata al sostantivo vara, già ricordato, inluogo del quale si incontrano non di rado gli aggettivi rarao vera, con un mutamento del senso complessivo dei con-testi di ricorrenza ben immaginabile.

Tuttavia, al di là dei vocaboli aulici, spesso confinati nelregistro letterario, dei quali abbiamo dato qualche esempio,è opportuno rimarcare ora che i gosos pullulano di termini– ma il discorso potrebbe spingersi oltre il livello lessicale,che è quello di più immediata percezione, e interessare, peres., i morfemi – di origine catalana e, soprattutto, castiglia-na che hanno goduto di una qualche integrazione, più omeno profonda a seconda dei casi, anche al livello della lin-gua d’uso. Si pensi a vocaboli, giusto per citarne qualcuno,come accudire “accorrere” (dallo sp. acudir)54; accunortu“conforto, consolazione” (deverbale di accunortare, a suavolta dallo sp. ant. conhortar, cat. ant. aconhortar)55; affemi-nadu “effeminato” (dallo sp. afeminado, cat. afeminat)56;affortunadu “fortunato, felice” (dallo sp. afortunado, cat.afortunat)57; alcansare “ottenere” (dallo sp. alcanzar)58; ami-stade “amicizia” (dallo sp. amistad)59; amparare “proteggere,difendere”, amparu “protezione, difesa” (dallo sp. amparar,amparo)60; a porfia “a gara” (dallo sp. a porfía)61; ausente“assente, lontano” (dallo sp. ausente)62; azzottare “frustare”,

CVIILingua sarda e gosos

54 DES, s.v. akkudire.55 DES, s.v. akkunortare; cfr. anche PAULIS, L’influsso linguistico spagnolo,p. 214.56 DES, s.v. affeminádu.57 CASU, Vocabolario sardo logudorese-italiano, s.v. affortunàdu.58 DES, s.v. alkansare.59 DES, s.v. amistádi (la voce è data solo per il camp.).60 DES, s.v. amparare.61 DES, s.v. porfía.62 DES, s.v. ausènte.

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azzotta “frusta; punizione, tormento” (dallo sp. azotar,azote)63; buzzinu “boia, carnefice” (dal cat. botxí, butxí, sp.ant. bochín)64; coidadu “cura, diligenza” (dallo sp. cuidado)65;cumpassivu “compassionevole, pietoso” (dallo sp. compasivo,cat. compassiu)66; curreu “corriere, messo” (dal cat. correu, sp.correo)67; derramare “spargere, versare” (dallo sp. derramar)68;de veras “veramente, sinceramente” (dallo sp. de veras)69; dic-cia “fortuna, felicità”, dizzosu “fortunato, felice” (dallo sp.dicha, dichoso; cfr. anche cat. ditxa)70; disterrare “esiliare,sbandire” (dallo sp.-cat. desterrar)71; duda “dubbio”, dudosu,dutosu “dubbioso” (dallo sp. duda, dudoso)72; feu “brutto”(dallo sp. feo)73; fortilesa “fortezza, forza d’animo” (dallo sp.fortaleza)74; galanu “bello, leggiadro, elegante” (dallo sp.galano)75; ghiare “guidare”, ghia “guida” (dallo sp.-cat. guiar,guía)76; impleu “impiego” (dallo sp. empleo)77; intragnas“viscere” (dallo sp. entrañas)78; intregare “consegnare” (dallosp. entregar)79; ispantare “spaventare, meravigliare”, ispantu“stupore, meraviglia” (dallo sp. espantar, espanto)80; istimare

CVIII GIOVANNI LUPINU

63 DES, s.v. attsottare.64 DES, s.v. boccínu.65 DES, s.v. kwidare.66 CASU, Vocabolario sardo logudorese-italiano, s.v. cumpassìvu.67 DES, s.v. kurréu.68 DES, s.v. derramare.69 DES, s.v. béru.70 DES, s.v. díccia.71 DES, s.v. disterrare.72 DES, s.v. dudare.73 DES, s.v. féu2.74 DES, s.v. fòrte.75 DES, s.v. galánu.76 DES, s.v. ghiare.77 DES, s.v. impleare.78 DES, s.v. intráñas.79 DES, s.v. intregare.80 DES, s.v. ispantare.

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“amare” (dal cat. estimar)81; lastimosu “compassionevole”(dallo sp. lastimoso)82; lograre “ottenere, conseguire” (dallosp. lograr)83; losa “lastra, lapide” (dallo sp. losa, cat. llosa)84;luego “sùbito” (dallo sp. luego)85; Lusbèl “Lucifero, demonio”(dallo sp. Luzbel)86; maledade “malvagità” (dallo sp. mal-dad)87; manzadora “che macchia” (nomen agentis f. di man-zare, dallo sp. manchar)88; margura “amarezza, sofferenza”(dallo sp. amargura)89; marineri “marinaio” (dal cat. mari-ner, sp. marinero)90; osadia “audacia, ardimento” (dallo sp.osadía)91; partera “puerpera” (dal cat. partera)92; passenzia“pazienza” (dallo sp. paciencia)93; pelea “combattimento,lotta, fatica” (dallo sp. pelea)94; prenda “cosa cara, personaamata” (dallo sp.-cat. prenda)95; ramalettu “mazzo di fiori”(dallo sp. ramillete)96; sepultare “seppellire, sotterrare” (dallosp. sepultar)97; serrare “chiudere”, inserrare “rinserrare, rin-chiudere” (dallo sp. cerrar, encerrar)98; soledade “solitudine”(dallo sp. soledad)99; sussegare “calmare, acquietare” (dallo sp.

CIXLingua sarda e gosos

81 DES, s.v. istimare.82 DES, s.v. lástima.83 DES, s.v. lograre.84 DES, s.v. lòsa.85 DES, s.v. luègo.86 DES, s.v. lusbèl.87 DES, s.v. málu.88 DES, s.v. máncia.89 DES, s.v. amárgu (manca il sost. (a)margura, segnalato, ad es., in CASU,Vocabolario sardo logudorese-italiano, s.v. amargùra e s.v. margùra).90 DES, s.v. marinéri.91 DES, s.v. osare.92 DES, s.v. pártu (partera è indicata come voce camp.).93 DES, s.v. passièntsia.94 DES, s.v. peleare.95 DES, s.v. prènda.96 DES, s.v. ramal’ètte.97 DES, s.v. sepultare.98 DES, s.v. serrare.99 DES, s.v. sólu.

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sosegar, cat. assossegar)100; tristesa, tristura “tristezza” (rispetti-vamente dal cat. tristesa, sp. tristeza, e dallo sp.-cat. tristu-ra)101; uffanu “contento, allegro” (dallo sp. ufano)102; verda-deru “verace, vero” (dallo sp. verdadero)103 etc.

Se quella che abbiamo cercato di tratteggiare rapidamen-te è la fisionomia linguistica dei nostri gosos, in conclusionevale la pena di rilevare che in essi – in aggiunta a un com-ponimento, di datazione recente, scritto in limbazu nugore-su in onore di San Francesco d’Assisi – non è difficile rin-venire qua e là tratti che testimoniano di un acclimatamen-to all’ambiente della Sardegna centrale, donde provengonole raccolte in cui sono conservati: tanto per citare qualchecaso, in luogo del più consueto cun si incontra talora chin,al posto di pius, fiore si hanno qualche volta prus, frore,compare qua e là son(o) per sun(u) come 6a pers. del pres.ind. di essere104, vi sono dei gerundi in -ande e -inde (accet-tande, dande, esaudinde, patinde etc.), delle forme non leni-te (bocare, facher, lucore etc.) o ipercorrette (dutosu, sichiduetc.)105 e così via. Anche questi sono segni dell’oralità,dimensione in cui molti di tali testi si trovarono a lungoconfinati e con la quale occorre fare i conti allorché ci siconfronta con i frequenti problemi di congruenza semanti-ca, costruzione dei versi, trasposizione dei versi e delle stro-fe, disposizione delle rime etc.

5. Qualche anno fa, dando alle stampe il già più volte men-zionato libro della confraternita dei disciplinati di SantaCroce di Nuoro, svolgemmo alcune riflessioni preliminari

CX GIOVANNI LUPINU

100 DES, s.v. sossegare.101 DES, s.v. trístu.102 DES, s.v. uffánu.103 DES, s.v. verdadéru.104 Cfr. WAGNER, Flessione nominale e verbale, § 89.105 Cfr. WAGNER, Fonetica storica del sardo, § 493.

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sulla questione dell’origine del logudorese illustre106. Ilpunto di partenza del ragionamento era costituito da unavalutazione negativa formulata da Max Leopold Wagnersulla lingua dell’eloquenza ecclesiastica, nata dall’incontrodi due opposte esigenze dei sacerdoti: da un lato, quellabasilare di rendere accessibili ai fedeli i contenuti dei proprisermoni, ciò che portava giocoforza, specialmente nei paesi,alla scelta del sardo; dall’altro, quella di poter contare suuno strumento linguistico che accompagnasse degnamentela solennità dei contenuti espressi, tali da non poter esseresviliti nella parlata quotidiana. Questa duplice urgenzadeterminò spesso, da parte di coloro che erano in possessodi adeguati strumenti culturali (e qui corre sùbito allamente, per restare a tempi non lontani, la figura di PietroCasu107), l’opzione in favore del logudorese illustre, registroin cui – in parte lo si è già visto – soprattutto la presenza dinumerosi cultismi (vocaboli di origine latina, iberica e ita-liana) assicura il desiderato scarto rispetto alla lingua ordi-naria: si venne così a creare l’unico genere di prosa colta,quella appunto dell’omiletica religiosa, che abbia goduto dibuona diffusione popolare. Nell’operazione, tuttavia, resta-va implicito una sorta di paradosso (che abbiamo rilevatoanche discorrendo della lingua dei gosos), costituito dal fattoche, se da una parte si ricorreva al sardo per rendere possi-bile la comunicazione con i parrocchiani, dall’altra si sele-zionava un registro alto della lingua, con una porzione dilessico di difficile comprensione, ciò che limitava, in parte,l’efficacia della scelta: «ma – chiosava con una punta di iro-nia Wagner – siccome ai sardi, che sentono ripetutamentequesti discorsi sacri, piace molto, come a tutti i popoli

CXILingua sarda e gosos

106 Si veda LUPINU, Introduzione a Il libro sardo della confraternita deidisciplinati di Santa Croce di Nuoro (XVI sec.), pp. XXXIII ss. e XLVI ss.107 Per la quale rimandiamo a GIULIO PAULIS, Introduzione a CASU, Voca-bolario sardo logudorese-italiano, pp. 7-60.

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meridionali, la lingua aulica con le sue voci dotte e peregri-ne, quei fioretti retorici finiscono col passare facilmentenella poesia più o meno popolare»108. Anche il libro dellacompagnia di Santa Croce di Nuoro offre una testimonian-za significativa di tale lingua letteraria, resa per alcuni versipeculiare dalla circostanza che questo prezioso documentocostituisce, per buona parte, la traduzione di un originaleitaliano, il che amplifica la quota di italianismi all’internodel lessico adoperato.

Muovendo da siffatto quadro e, soprattutto, dal datoincontrovertibile di un legame forte e costante fra l’omileti-ca religiosa e la lingua illustre, la nostra ipotesi conclusivainsisteva sulla possibilità di scorgere alla base della genesi edella diffusione di tale modalità espressiva anche necessitàdi ordine pratico, oltreché letterario: negli anni Settanta delCinquecento, infatti, i gesuiti realizzarono in modo siste-matico le proprie missioni popolari anche nella Sardegnacentrale, attuando le già ricordate forme di «predicazioneintensiva»109, attività per le quali si servirono, secondocostume dell’ordine e necessità, del sardo. Per fare ciòdovettero attivarsi per voltare in questa favella le prediche,l’istruzione catechistica, l’apparato paraliturgico e tuttoquanto risultasse necessario all’impresa (compresi i libriconfraternali, secondo quanto spinge a credere il caso delcodice di Nuoro), dando così il proprio contributo allacostruzione di una lingua che, anche attraverso l’assunzionedi prestiti da altri idiomi in cui i testi di riferimento per lapredicazione e la catechesi avevano già trovato codificazio-ne, risultasse duttile ed elegantemente appropriata allamateria trattata.

Esaminando i gosos, è possibile scorgere una linea di con-tinuità con quanto asserito sinora: mantenendo validi i rife-

CXII GIOVANNI LUPINU

108 WAGNER, La lingua sarda, p. 354.109 TURTAS, Missioni popolari in Sardegna tra ’500 e ’600, p. 378.

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rimenti cronologici fissati in precedenza, infatti, questofenomeno rimanda sempre, in certa misura, all’àmbito dellapredicazione e della catechesi, per quanto attuate con unostrumento affatto peculiare; inoltre, non allontana neppuredall’àmbito confraternale (e dall’orizzonte di attività deigesuiti), ciò che conviene tener presente anche quando siaffronta il discorso dei processi di comunicazione fra idiversi generi, accennato da Wagner nel passo citato appe-na più sopra, laddove si discorre di fioretti retorici che pas-savano dai discorsi sacri alla poesia più o meno popolare.Rispetto a una siffatta opinione, vale la pena di precisareche il canale che funzionò meglio in termini di filiazione dimoduli espressivi colti fu quello aperto fra la poesia religio-sa, i gosos in particolare, e la prosa dell’omiletica (anche inquesto caso sono illuminanti la figura e l’attività di PietroCasu); in secondo grado, quello che operò fra questo àmbi-to religioso e la poesia in generale, considerato anche –opportunamente il glottologo tedesco lo sottolineava – chenumerosi fra i poeti sardi furono uomini di chiesa (perrestare a epoca alta, sarà sufficiente ricordare Antonio Canoe Girolamo Araolla, al quale ultimo, anzi, è comunementefatta rimontare la tradizione del logudorese illustre)110.

A ciò occorre aggiungere che grazie ai gosos il logudoreseillustre poté sviluppare e arricchire la propria fisionomia dilingua che, per assurgere a dignità letteraria, si aprì verso l’e-sterno, verso idiomi dai quali trarre una consistente quotadi prestiti, investiti, nelle intenzioni degli autori e nella per-cezione dei fruitori, di una funzione nobilitante. Nel con-tempo, si avvalse della forza espansiva di un vettore per-meante, dando vita a manifestazioni precoci e significative:questa è certamente una delle ragioni che determinarono ilprestigio e la diffusione ampia di un registro alto della lin-gua presso il popolo, l’apparente paradosso che trova la sua

CXIIILingua sarda e gosos

110 WAGNER, La lingua sarda, p. 355.

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spiegazione, in definitiva, nell’interesse e nel coinvolgimen-to per le tematiche trattate, dalle quali si attendeva unaguida per la salvezza dell’anima. Dal punto di vista lingui-stico, naturalmente, tutto questo dovette produrre conse-guenze durature, che non si limitarono alla penetrazionenei dialetti centrali di “qualche irregolarità” provenientedalla “lingua artificiale”: se è vero, infatti, che vocaboli conesiti fonetici di tipo settentrionale dovettero prender piedenelle parlate dell’interno attraverso la mediazione prestigio-sa del logudorese illustre111, e in particolare attraverso queicanali d’uso di questa modalità espressiva più a fondo insi-nuati fra la grande massa della popolazione (come nel casodei gosos), è pure lecito pensare che simili influssi abbianoplasmato in qualche misura anche le “regolarità” del logu-dorese (e, più ampiamente, del sardo), attraverso i normalirapporti osmotici che si creano fra registri diversi di unamedesima lingua. In particolare, appurato che l’influsso delcatalano e dello spagnolo sul sardo è stato intensissimo,anche nelle regioni centrali dell’isola, tradizionalmente piùconservative, occorrerà ricercare i tramiti attraverso i qualiun simile influsso agì così in profondità. In tal senso, certa-mente, fu rilevante il ruolo della chiesa, ciò che equivale adaffermare, al di là della constatazione che numerose “paro-le” e “cose” di àmbito ecclesiastico provengono dalla Spa-gna, che questa istituzione fu un veicolo efficientissimo perla fissazione del superstrato catalano e spagnolo, circostan-

CXIV GIOVANNI LUPINU

111 Cfr., ad es., WAGNER, Fonetica storica del sardo, § 168. Per un esempiomolto interessante, fra i numerosi possibili, si può vedere il DES, s.v.preikare, ove Wagner, muovendo dall’osservazione che le forme centraliesibiscono inopinatamente la lenizione sino al dileguo dell’occlusiva den-tale sonora presente nella base latina (PRAEDICARE), argomenta che «sonoprobabilmente mutuate dal log. gen., ciò che è tanto più probabile inquanto si tratta di una voce ecclesiastica». Il discorso può essere estesoanche alla morfologia: cfr., ad es., WAGNER, Flessione nominale e verbale,§§ 74 e 139.

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za comprovata anche, in modo indiretto, dalla significativacoincidenza fra i confini amministrativi ecclesiastici e lelinee di espansione di alcuni fenomeni linguistici. A questoproposito, Max Leopold Wagner aveva rilevato che «le cartelinguistiche ci mostrano all’evidenza che i catalanismi edanche molti spagnolismi si sono diffusi da Cagliari e dalCampidano ed hanno spesso raggiunto le Barbagie e ilNuorese, e talvolta persino la Baronía»112; in tempi piùrecenti, scrivendo delle pagine che hanno il merito di sal-dare il ragionamento dello storico con quello del linguista,Raimondo Turtas ha preso le mosse da tali osservazioni persottolineare come una simile distribuzione dei fatti lessicalilasci intravedere chiaramente «il peso della amministrazio-ne ecclesiastica»113. È noto, infatti, che la diocesi di Suelli fuunita a Cagliari nel 1420 e identica sorte ebbero, tra la finedel Quattrocento e i primissimi del Cinquecento, le dioce-si di Dolia, Galtellì e, di fatto, anche quella di Sulci114,venendosi in tal modo a circoscrivere uno spazio che corri-sponde egregiamente a quello individuato da Wagner nelpasso citato: così, per es., l’area di diffusione di un catalani-smo quale baldufa “trottola” (in sardo barduffula e simm.)– che, «partendo da Cagliari e dal Campidano, ha conqui-stato tutta la regione delle Barbagie e il Nuorese fino a Sini-scola»115 – corrisponde ottimamente alle dipendenze dell’ar-civescovo di Cagliari nel periodo indicato.

CXVLingua sarda e gosos

112 WAGNER, La lingua sarda, p. 188.113 RAIMONDO TURTAS, Pastorale vescovile e suo strumento linguistico: ivescovi sardi e la parlata locale durante le dominazioni spagnola e sabauda,in “Rivista di storia della Chiesa in Italia” XLII/1, pp. 1-23, a p. 19.114 Cfr. TURTAS, Storia della Chiesa in Sardegna dalle origini al Duemila,p. 328.115 DES, s.v. bardúf(f )ula. Si vedano anche MAX LEOPOLD WAGNER, Lastratificazione del lessico sardo, in “Revue de Linguistique romane” 4(1928), pp. 1-61, alle pp. 44-45.

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Un esempio come quello appena prodotto – insieme anumerosi altri messi a disposizione da Wagner – serve natu-ralmente a dimostrare che, nell’azione e nella strutturazio-ne del superstrato iberico in Sardegna, l’articolazione dio-cesana è un fattore che merita da parte dei linguisti consi-derazione maggiore rispetto a quella accordata sino a oggi,ciò che deve valere anche quando si discorre dei vettori checoncretamente realizzarono un siffatto processo linguistico.In questo contesto, i gosos giocarono in una posizione diassoluto vantaggio, sia per la propria matrice, sia per la pro-pria diffusione, contribuendo a far penetrare, una con lafede, prestiti iberici non soltanto nella lingua letteraria maanche, in qualche misura, nell’uso quotidiano. È una pro-spettiva che nuove ricerche filologiche potranno approfon-dire e sostanziare di dati, contribuendo a predisporre, fra lealtre cose, strumenti lessicografici con cronologie di attesta-zione dei singoli vocaboli, ausilio imprescindibile per unamigliore messa a fuoco degli episodi che danno sostanza allastoria della lingua sarda.

CXVI GIOVANNI LUPINU

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NOTA AL TESTO DEI GOSOS

I gosos della presente raccolta provengono da tre fonti:1) un quaderno manoscritto di Francesco Giuseppe Calvi-

si, viceparroco di Dorgali e a lungo parroco di Sarule,scomparso nel 1997;

2) fogli dattiloscritti di Antonio Bulloni, sacrista a Bitti dal1941 al 1991, anno della sua morte;

3) fogli sciolti provenienti da Bitti recuperati da Maria Tur-tas.

Avvertiamo che nel testo compaiono in corsivo quei passiche offrono evidenti difficoltà dal punto di vista semantico-sintattico o nella strutturazione strofica.

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CHIESE ESISTENTI NEL COMUNE DI BITTI

in ordine cronologico

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CXXIChiese esistenti nel comune di Bitti

S. Giorgio martire, chiesa plebaniale prima e dopo gli ultimi restauri(1969-1970)

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CXXII Chiese esistenti nel comune di Bitti

S. Giuliana vergine e martire (ora anche Nostra Segnora ‘e Bonaera)

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CXXIIIChiese esistenti nel comune di Bitti

S. Elia profeta

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CXXIV Chiese esistenti nel comune di Bitti

S. Lucia vergine e martire

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CXXVChiese esistenti nel comune di Bitti

S. Maria

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CXXVI Chiese esistenti nel comune di Bitti

SS. Trinità (Babbu Mannu)

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CXXVIIChiese esistenti nel comune di Bitti

S. Giorgio di Suelli, vescovo (Santu Jorgeddu ‘e Dure)

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CXXVIII Chiese esistenti nel comune di Bitti

S. Stefano

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CXXIXChiese esistenti nel comune di Bitti

Madonna del Buon Cammino

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CXXX Chiese esistenti nel comune di Bitti

Madonna dell’Annunziata

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CXXXIChiese esistenti nel comune di Bitti

S. Giovanni Battista

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CXXXII Chiese esistenti nel comune di Bitti

S. Francesco d’Assisi, poi Santa Croce (nell’antico convento dei Cappuc-cini)

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CXXXIIIChiese esistenti nel comune di Bitti

Madonna delle Grazie

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CXXXIV Chiese esistenti nel comune di Bitti

S. Antonio da Padova, di Gorofai

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CXXXVChiese esistenti nel comune di Bitti

SS.mo Salvatore, chiesa parrocchiale di Gorofai

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CXXXVI Chiese esistenti nel comune di Bitti

S. Matteo apostolo

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CXXXVIIChiese esistenti nel comune di Bitti

S. Michele arcangelo

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CXXXVIII Chiese esistenti nel comune di Bitti

Madonna della Pietà

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CXXXIXChiese esistenti nel comune di Bitti

Madonna della Difesa, Gorofai

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CXL Chiese esistenti nel comune di Bitti

SS.mo Salvatore, cappella del cimitero

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CXLIChiese esistenti nel comune di Bitti

In alto: plastico rappresentante a sinistra le cumbessìas del santuario delMiracolo, al centro la chiesa di S. Michele (Santu Miali) con il suo cam-panile rotondo, antica parrocchiale di Gorofai demolita per fare spazioall’orfanotrofio femminile costruito alla fine degli anni Trenta del Nove-cento, a destra il primo santuario della Madonna del Miracolo costruitonel 1886 e demolito nel 1964.

In basso: il nuovo santuario del Miracolo

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CHIESE SCOMPARSE NEL COMUNE DI BITTI

in ordine cronologico(cfr. supra, pp. LXXV-LXXXV)

1. S. Felicita di Bitthe (non è sicuro che Bitthe sia Bitti; e, incaso affermativo, dove?)

2. S. Pietro apostolo (in località Santu Pretu ‘e su Muscreddu)3. S. Giovanni evangelista (detta anche de su Adu)4. S. Clestina (dove?)5. S. Anna6. S. Tommaso apostolo7. SS.mo Salvatore (dove ora sta Piazza Asproni)8. S. Michele (antica chiesa parrocchiale di Gorofai)9. SS. Cosma e Damiano, Gorofai10. S. Sofia, Gorofai 11. S. Pietro martire, Gorofai12. S. Croce, Gorofai13. S. Antioco, Gorofai14. S. Angelo (in località s’Anzelu)15. S. Antonio da Padova (a Bitti, dove? Forse mai costruita)16. Santa Croce (in località Piazzedda ‘e marcatu)17. S. Antioco martire (Sant’Anzocru? Pare fosse ubicata nel

rione Lopiu, vicino a sa Corte ‘e sa Comuna, in un’areaattualmente compresa tra Via Oslavia – prima: Via delleScuole, perché c’erano le scuole – e Via Nino Bixio);

18. S. Nicola vescovo (forse a Guru Muru)19. S. Anatolia vergine e martire (dove?)20. S. Bonaventura vescovo e dottore della Chiesa (forse in sa

Matta)21. S. Agostino, vescovo e dottore della Chiesa (attigua all’at-

tuale sede del Banco di Sardegna)

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CXLVI

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CXLVII

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Illustrazione nella pagina precedenteIncipit dei conti dell'amministrazione della chiesa dell'Annunziata; per la trascri-zione del testo, cfr. infra, p. 81.

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FONTI DOCUMENTARIE

11173

Barisone, giudice di Gallura, conferma al monastero di S. Felicedi Vada la donazione di alcune chiese fatta dal padre Costantino,tra cui quella di Santa Felicita di Bithe.

E d i z i o n e : PASQUALE TOLA, Codex diplomaticus Sardiniae (= CDS), I, Torino,Stamperia regia, 1861 (Historiae Patriae Monumenta, X), p. 244, che mutua il doc.da PAOLO TRONCI, Annales Pisani, Livorno 1682, riferito all’anno 1173; per la parteche qui interessa si rimanda a RAIMONDO TURTAS, Bitti tra medioevo ed età moder-na, Cagliari, Cuec, 2003 (University Press. Ricerche storiche), pp. 141 e 1315.

21496

Chiese site nei territori delle “ville”di Bitti, Dure e Gorofai appar-tenenti alla diocesi di Galtellì, da poco unita all’arcivescovado diCagliari per disposizione di papa Alessandro VI e su richiesta diFerdinando re d’Aragona, quindi anche di Sardegna; l’elenco faparte dell’inventario dei beni della diocesi di Galtellì steso perconto della curia arcivescovile di Cagliari.

C o p i a d i r e g i s t r o [R], in ARCHIVIO STORICO DELLA DIOCESI DI CAGLIA-RI (= ASDCA), Liber diversorum I, 91v (per Bitti e Dure) e 92v (per Gorofai); siriportano qui solo le parti che interessano.E d i z i o n e : OTTORINO PIETRO ALBERTI, La diocesi di Galtellì dall’unione aCagliari (1495) alla fine del secolo XVI, Cagliari, 2D Mediterranea, 1993, I, 2, pp.21 (per Bitti e Dure) e 23 (per Gorofai); l’edizione citata è stata riscontrata conl’originale.

En la vila de Biti hay cambras del bisbe:et primo la esglesia de Santo Jorgio de la qual han fet yglesia per-raquial, per quant està la yglesia de Sant Pere, que es la yglesiaantiga perroquial, fora de la vila;item Sant Iohan,item Santa Iuliana,item Santa Clesthina,

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item Sant Helias,item Santa Anna,item Sant Thomeu,item la esglesia de Sant Salvador:paga<n> oliello XIIII liures.

En la vila de Dure:item la yglesia de Santa Lucia, la qual està en la vila Dure despo-blada que es del arcipreste,item Santa Maria,item Santa Trinitat.

En la vila de Gorofay:et primo Sant Miquel perroquia,item Sancta Sophia,item Sancto Gorme [sul margine destro, di altra mano forse sette-centesca: San Gorme forsan San Gumero].

3post 2 maggio 1564-ante 16 luglio 1564, Cagliari

Su richiesta di Antonio Arca, scriba dell’incontrada di Bitti, l’arci-vescovo di Cagliari Antonio Parragues de Castillejo, rimette lepene nelle quali la popolazione di detto villaggio fosse eventual-mente incorsa per avere iniziato il restauro della chiesa di SanGiorgio senza avere ottenuto la licenza dello stesso arcivescovo eautorizza a continuare l’opera, costruirvi cappelle e altari, portarvil’organo e altri arredi, senza però dimenticare che essa appartienealla mensa di Galtellì – e quindi a quella di Cagliari – che vi godedi particolari diritti, come sono il pagamento di una somma [quinon specificata] per potervi esercitare gli uffizi parrocchiali e il ver-samento di 10 lire per ogni sepoltura che vi si effettua.

C o p i a d i r e g i s t r o [R], in ASDCA, Registrum commune 5, 1v.E d i z i o n e : ALBERTI, La diocesi di Galtellì, I, 2, pp. 88-89.

417 novembre 1582, Cagliari

Giovanni Ferrer, vicario generale della curia arcivescovile di

4 Fonti documentarie

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Cagliari, informato da Urbano Fadda di Bitti che suo padre avevalasciato alla chiesa di Sant’Angelo di detto villaggio un terrenosito in località Guillafai, terreno da lui finora coltivato dietro ilpagamento di un livello a favore di detta chiesa ma che ora vor-rebbe coltivare tale Barsolo Farre di Bitti, ordina a Nicola Virdepievano di Bitti che Urbano Fadda non venga turbato nei suoidiritti acquisiti.

C o p i a d i r e g i s t r o [R], in ASDCA, Registrum ordinarium 4, 142v.E d i z i o n e : ALBERTI, La diocesi di Galtellì, I, 2, pp. 213-214.

525 giugno 1583, Cagliari

Gaspare Vincenzo Novella, arcivescovo di Cagliari, ricorda aNicola Virde pievano di Bitti che durante l’ultima visita pastora-le, avendo constatato che la chiesa di San Michele, parrocchiale diGorofai, era troppo distante dal detto villaggio, aveva ordinatoche d’ora in avanti per tale funzione venisse utilizzata quella diSan Pietro martire che si trova entro lo stesso villaggio, fermorestando che per questo si sarebbe dovuto versare un livello annuodi mezzo ducato alla mensa cagliaritana; siccome però la dettachiesa di San Pietro è molto piccola, l’arcivescovo ordina che lametà di tutte le rendite della parrocchia di Gorofai godute dallachiesa di San Michele vengano applicate a quella perché sia con-venientemente ingrandita.

C o p i a d i r e g i s t r o [R], in ASDCA, Registrum commune 7, 315.E d i z i o n e : ALBERTI, La diocesi di Galtellì, I, 2, pp. 227-228.

618 settembre 1583, Cagliari.

Gaspare Vincenzo Novella, arcivescovo di Cagliari, ordina aNicola Virde pievano di Bitti di benedire il nuovo retablo cheAnna e Giovanni Goddi di Bitti hanno fatto realizzare per la chie-sa di San Pietro dello stesso villaggio.

C o p i a d i r e g i s t r o [R], in ASDCA, Registrum ordinarium 5, 91v.E d i z i o n e : ALBERTI, La diocesi di Galtellì, I, 2, pp. 231-232.

5Fonti documentarie

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727 febbraio 1587, Cagliari

Giovanni Ferrer, vicario generale sede vacante di Cagliari, infor-ma il canonico Pietro Proto, commissario della diocesi di Galtel-lì e il dottor Antioco de Doni pievano di Bitti di avere concessol’autorizzazione per la costruzione di una chiesa che è stata richie-sta dalla confraternita dei Bianchi di Santa Croce di Gorofai perle loro devozioni, a condizione che essa non porti pregiudizio allachiesa parrocchiale.

C o p i a d i r e g i s t r o [R], in ASDCA, Registrum ordinarium 7, 127v.E d i z i o n e : ALBERTI, La diocesi di Galtellì, I, 2, pp. 298-299.

87 agosto 1587, Cagliari

Giovanni Ferrer, vicario generale sede vacante di Cagliari, infor-ma il commissario della diocesi di Galtellì e il pievano di Bitti chenei mesi scorsi ha ricevuto una richiesta da parte di Salvatore Gui-gine, Giovanni Mayale, Tommaso Delogo, Andrea Mayale e Sal-vatore Mayale, tutti di Gorofai: essendosi impegnati il 12 luglio1586 – come consta da atto rogato dal notaio Giovanni Carta ySanna – a costruire a loro spese una chiesa in onore di Sant’An-tioco fornita di retablo e paramenti e con la condizione che seentro sei anni non fossero riusciti a completarla ne avrebberorisposto con i loro beni, avevano anche chiesto che fosse loro indi-cato il sito dove essa avrebbe dovuto sorgere; questo essendo statofissato «nelle aie che stanno al di fuori del muro del cimitero (enlas arjolas foras de la paret y simiteri)» della chiesa di San Miche-le, si incarica il pievano di Bitti perché si rechi sul posto a bene-dire la prima pietra di quella futura chiesa.

C o p i a d i r e g i s t r o [R], in ASDCA, Registrum ordinarium 7, 224r.E d i z i o n e : ALBERTI, La diocesi di Galtellì, I, 2, pp. 303-304.

913 dicembre 1591, Cagliari

Francesco del Vall, arcivescovo di Cagliari, informa Pietro Protosuo vicario a Galtellì, che mestre Salvatore Bandinu di Bitti gli ha

6 Fonti documentarie

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chiesto la licenza di costruire a sue spese una chiesa in onore diSant’Antonio di Padova nello stesso villaggio; l’arcivescovo gliordina pertanto di recarvisi e di individuare il sito più adatto; ildetto Bandinu godrà del diritto di patronato ma non di sepoltu-ra nella stessa, senza bisogno di un’ulteriore licenza arcivescovile.

C o p i a d i r e g i s t r o [R], in ASDCA, Registrum ordinarium 10, 412r.E d i z i o n e : ALBERTI, La diocesi di Galtellì, I, 2, pp. 358-359.

107 settembre 1592, Cagliari

Francesco del Vall, arcivescovo di Cagliari, è stato informato dagliobrers o priors della chiesa della Santissima Trinità di Bitti che que-sta chiesa possiede alcuni terreni che essi intendono coltivare abeneficio della stessa ma che, al presente, sono richiesti anche damossèn Bernardino Satta e altri cappellani che li vorrebbero colti-vare a loro profitto; si ordina al pievano di Bitti e Gorofai di deci-dere regolandosi secondo l’interesse di quella chiesa.

C o p i a d i r e g i s t r o [R], in ASDCA, Registrum ordinarium 10 bis, 144r.E d i z i o n e : ALBERTI, La diocesi di Galtellì, I, 2, p. 367.

117 settembre 1592, Cagliari

Francesco del Vall ricorda a Bernardino Meli, pievano di Bitti,che Antonio Arca, anch’egli di Bitti, lo ha informato che suopadre Giovanni aveva curato per molti anni la chiesa di Sant’An-na della stessa “villa”; gli obrers che gli sono succeduti, invece,l’hanno lasciata decadere. Ora, insieme con altri fratelli egli vor-rebbe prendere la obrería di quella chiesa per ripararla; l’arcive-scovo ordina a Meli di prendere informazioni e se corrispondonoa verità di farli giurare di servire lealmente.

C o p i a d i r e g i s t r o [R], in ASDCA, Registrum commune 9, 284v.E d i z i o n e : ALBERTI, La diocesi di Galtellì, I, 2, pp. 368-369.

7Fonti documentarie

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1218 gennaio 1594, Cagliari

Francesco del Vall, arcivescovo di Cagliari, ordina a Pietro Protosuo commissario a Galtellì di appurare se sono vere le informa-zioni di Stefano Doneddu priore della chiesa di San Salvatore diBitti e Gorofai, secondo cui il fu Giovanni Arca, di propria ini-ziativa, avrebbe occupato e piantato a vigna un terreno che appar-tenente a quella chiesa in località Murisinu, senza dare nulla incambio.

C o p i a d i r e g i s t r o [R], in ASDCA, Registrum ordinarium 11, 145r.E d i z i o n e : ALBERTI, La diocesi di Galtellì, I, 2, pp. 381-382.

1316 aprile 1598, Bitti

Cristoforo Gessa, commissario visitatore a ciò delegato dall’arci-vescovo di Cagliari Alonso Laso Sedeño, riferisce sulla situazionedi alcune chiese presenti a Bitti e sulle disposizioni prese.

O r i g i n a l e , in ARCHIVIO VESCOVILE NUORO (= AVNU), Quinque Libri, Bitti1, 133v-137v; si riportano solo le parti che interessano: non si riportano – salvosia necessario – le note marginali, di solito nient’altro che rimandi sintetici a ciòche viene detto nel testo a lato.

133r: Mandatos y orde particular que Christòphol Gessa comocomissari y visitador de sa señoria reverendíssima en la visita de lapresent villa de Bitti, quals mandatos y orde son fets per sa seño-ria reverendíssima.Primerament, per que se a entès que en algunas villas hi a granfalta en enpendre la doctrina christiana, que no tant solament loschichs no la saben pero encara hi a alguns grans, del que redun-da y ve gran dañy de les consienties de aquells, per çò mana ditcomissari y visitador de part de sa señoria reverendíssima que devuy avant los plebà y curats que son y seran en la present villacada diumenje en la missa conventual en lo pulpit a la hora aco-stumbrada enseñyen al poble en llengua sardesca la doctrina chri-stiana, a saber és lo Pater noster, Ave Maria, Credo y Salve, los arti-cles de la fe, los deu manaments, los peccats mortals, las obras demisericordia y los cinch manaments de la santa mare Iglesia y los

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dits diumenjes al aprés dinar trametan una campaneta tocant perla villa, per que tots accudescan a la parrochia en la qual ditscurats fassan lo mateix en enseñyarlis dita doctrina com està diten llengua sarda per que tots la entengan y lo qui hu dexarà defer…// …133v: 3. Item se mana a dits plebà y curats que vuy són y peravant seran que en lo dir les misses serven aquest orde, ço és queen lo estiu en los diumenjes y festes de guardar comensen a tocara missa major a les set horas de dematí y al punt de les vuyt iscala dita missa y en lo invern comensen a tocar a les vuyt horas dedematí y al punt de les nou isca la dita missa major y acabadaaquella, ço és aprés haver alsat lo santíssim sacrament, isca unamissa baxa y totas las demés que hi seran, advertint que en la pri-mera missa baxa que de las susditas hixirà, digan la dottrina, festasy demés coses que en la dita missa major se aurà dit y los dies defayner se mana que hu de dits curats diga una missa baxa a l’albaper que la hojan los qui aniran a traballar y les dites coses manase fassan com està dit sots pena per cada volta de quatre ducatsaplicadors a llochs pios a arbitre del sa señoria, y axibé sots lamatexa pena se lis mana que declaren el poble en la dita missamajor ab brevetat lo sant Evangeli de aquel die y lis digan cosasspirituals sens mesclarhi cosas profanas y vientos.…// …10. Item, considerant la gran indecentia que és tractar, parlar ytenir negocis y vanas conversations en les iglesies y culto divino,per lo que moltes voltes y succexen crits y revoltas en deservey dela divina majestat y mal exemple del poble, perçò per remediar yreparar dites coses se ordena y mana que en ningunes yglesias par-ticularment en las que estarà reservat lo santíssim sacrament no setrate negosi digú profano ni se jarle per diguna persona tanthomes com dones ni la justicia seglar fassa ajuntament en ditsiglesies sots pena de quatre ducats aplicadors a albitre de sa seño-ria sots la qual pena també se mana que a ninguna yglesia ancaraque sia rural se menje sino fora de aquelles. …// …135r: 12. Item, se diu y mana que en la sacrestia de la parrochialde la present vila se fassa un armari qual servesca per archiu, loqual estiga tancat ab sa clau y aquella tinguen dits curats en loqual ajen y degan posar lo present llibre de quinque librorum ylos demés vells que hi seran o sen fassan nous; lo que se mana tanta dits curats com procuradors de las yglesias y obrers de dita par-rochia sots pena de quatre ducats a cadahù aplicadors a albitre de

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sa señoria reverendíssima. …// …

136r: Reparos de iglesias y ropas dellas.Se halló dentro de dicha villa otra iglesia de la invocasión de SantAntioco, es una capilla, y el cuerpo della está para hazer, hay dosimàgenes de dicho santo, una grande y otra pequeñya metidasdentro de un armario de tabla nueva. Esta nueva yglesia está acargo de Antonio Hierónymo Satta, official por haverla hecha porsu industria y devosión y porque la quiere augmentar no se le ahecho contraditión de no passar adelante y dixo dicho official quetiene para la fábrica della algunas ovejas quales son desiocho y sele a dado lisensia las venda para dicho effecto, pués no a tenidoprovecho dellas hasta aquí y que haga quinternio de todo;visitóse también otra iglesia debaxo de la invocasión de SantÁngel, la qual es pequeñya, de paredes de barro, tiene un altar ypor ser pequeñyo se a mandado le añyadan por cada parte unpalmo de pared y a la peañya también;visitó otra iglesia çituada entre dicha villa y Gorofay, la qual erade piedra y barro so invocasión de Sant Joan [Bautista cancellato]evangelista; // tiene una puerta con su llave y porque nunca se ser-rava, mandó a los obreros la serrassen cada día y noche so pena dedies ducados [alla nota marginale si riperte l’errore, ma senza can-cellarlo: Sant Joan Bautista];visitóse también la iglesia de Santa Juliana la qual también es sercade dicha villa, la qual iglesia es de tres andanas y fabricada de pie-dra y barro y dentro su altar de la dicha invocasión con su retabloya viejo y dos frontales, uno de panyo viejo roxo y otro de liensoy tres tovajas; la dicha iglesia tiene dos puertas, una de las qualesquiere aconchar y la otra es buena; el tejado está desecho, tienecampanario y campana; la dicha iglesia es muy pobre y se a encar-gado al obrero, qual le ha dado quenta y no tiene nada: que pro-cure coxer alguna caridad y aconche todo lo susodicho;también se visitó la iglesia de Sant Elías que es a media milla dedicha villa y fabricada de pedra y barro y de tres andanas, ay cam-panario y campana y dentro una campanilla; tiene altar y retablomuy viejo; tiene necessidad de reparo el tejado y ay una casetadonde hasen la comida el día de la fiesta los obreros; se a encar-gado a los obreros de dicha iglesia que reparen dicho tejado;visitóse también la iglesia de Santa Lusía en la qual se ha halladoel altar pequeñyo que apenas se puede dezir missa; mandó dicho

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comissario a los obreros Hierónymo Man<n>o presbítero, MartínDeyana y Miguel Ángel Lara lo hagan más grande como unpalmo a cada parte y que para ello se sirvan de las desiocho librasy dése nueve sueldos que en poder dellos se a dexado que devíana dicha iglesia en las cuentas que aora han dado y también se hagalo demás que fuere necessario y que de todo den cuenta quandosabrán de sus offisios;fue también visitada otra iglesia de la invocasión de Sant Jorgio yel altar de dicha iglesia es pequeñyo que apenas se puede dezirmissa; mandó dicho commissario se cresca un palmo de cadaparte sin mover nada lo que hoy es y per ello ha dado lisenzia alos curas susodichos;los obreros de la santíssima Trinidad han dado cuenta que sonEstevan Murro, Tomás Frau, Gavino Pira y quedan hoy deudoresa dicha obraría sinquenta libras y quatro sueldos; las qualesmanda que paguen dentro tres meses dicha quantidad por prove-cho de dicha iglesia, reparando aquella lo necessario con pareserdel plebán y procurador de la iglesia nuevamente puesto; //

Reparo de la parrochiaQue el retablo del santíssimo sacramento se aconche y lo hagandorar en la parte que se a hallado que es quemado; …// …Datum en la visita y en la villa de Bitti a XVI de abrilMDLXXXXVIII.

Christophorus Gessa comissarius et visitator.

1422 aprile 1598, Gorofai

Cristoforo Gessa, commissario visitatore a ciò delegato dall’arci-vescovo di Cagliari Alonso Laso Sedeño, riferisce sulla situazionedi alcune chiese presenti a Gorofai.

O r i g i n a l e , in ARCHIVIO VESCOVILE NUORO (= AVNU), Quinque Libri, Goro-fai 1, 165r-168v; si riportano solo le parti che interessano: non si riportano quin-di – salvo sia necessario – le note marginali, che sono di solito rimandi sintetici aciò che viene detto nel testo.

165r: Mandatos y orde particular que Christòphol Gessa com acomissari y visitador de sa señoria reverendíssima en la visita de la

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present villa di Gorofay, quals mandatos y orde son estats fets persa señoria reverendíssima.Primerament que se observen tots los contrascrits mandatos fetsy ordenats per lo quondam reverendíssimo archibisbe del Vaill[così] en sa visita en la present villa feta a 22 del mes de abril delany proppassat 1594…// … [le prescrizioni che seguono nelle cc.165r-167r sono la ripetizione di quelle emanate per Bitti: si vedasupra, cc. 133r-136v, doc. n. 13].

167r: Reparos de las iglesias y cuentas dellasSe an visto las cuentas de la parrochial iglesia desta dicha villa deGorofay // dadas por los obreros nombrados Tomás Carvisi yAugustín Gasole de la ultima visitatión hasta aquí y visto todo ybien mirado consta que hoy deven dichos obreros a dicha iglesianoventados libras, tres sueldos y diez dineros, onze quartos ymedio de trigo y dos quartos de avas; todo lo qual tienen dichosobreros para lo necessario de dicha iglesia;dentro de la dicha villa ay otra iglesia de la invocatión de SantPedro, cámara de su señoría, la qual visitó dicho comissario y ésfabricada de pedra y barro y en ella ay dos altares, el uno de ladicha invocasión donde ay su retablo bueno y en el se tiene porcostumbre reservar el santíssimo sacramento de ordinario, porestar la parrochia susodicha fuera del poblado; y por no estar deordinario el santíssimo sacramento dessa manera mandó el reve-rendíssimo quondam del Vall que lo tuviessen en dicha cámara,la qual no tiene renta sierta, solo un pedaso de tierra de la qualdan sinco sueldos de olivelle y lo que coxe el obrero aunque éspoco; la dicha iglesia y por ella tiene en su poder según lo adenuntiado Joan Carta Sanna quinze libras, las quales son de unlegado pío que hizo cierta mujer y dicho Sanna las cobró y con-fessa tenerlas en su poder; también Bernardo Carta de Addes, dela villa de Benettuti, de la dicha iglesia tiene 20 libras, las qualesdieron de caridad dicho Juan Carta Sanna y Joan Antonio de Juay, como aquellos las pagaron al vicario Prompto, dicho vicario lasdepositó en poder de dicho de Addes que entonces era offisial deaquí y aún no se an cobrado, mándase al cura y obreros de dichaiglesia que avisen a dicho vicario porque haga diligentias que secobre y, no haziéndolo dicho vicario, den aviso a su señoría y poraora, porque no ay obreros siertos, se a encargado dicho offisy alsusonombrado Joan Carta Sanna y Paulo de Jua, todos desta villa,

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que sirvan dicha obrería hasta otro aviso del vicario de su señoríadeste obispado a los quales obreros manda dicho comissario, porquanto dicha iglesia de Sant Pedro está mala del tejado, que lohagan nuevo y aconchen las paredes que estén bien y lo demásque terná necessidad, haziendo también un campanil y para todoesto se sirvan de las dichas quinze libras que tiene dicho Sanna,de las demás 20 libras, 10 sueldos y de todo den aviso a su señoríareverendíssima;en esta villa, un poco fuera della junto a la parrochia de SantMiguel, ay una yglesia que és fabricada de pedra y barro por lainvocación // de Sant Antiogo, que se va poco a poco fabricandoy el obrero es Salvador Quíquine y ha dado cuenta de todo y laiglesia deve al dicho Quíquine el qual ha dicho que no quierenada y dize que el tiene cuenta con otros de devosión de acabardicha fábrica y ansí se le encargó lo aga conforme el ánimo quetiene; la dicha iglesia y obrería de Sant Antiogo tiene dos comu-nes de ovejas, uno de los quales tiene a cargo Sebastián Farris y,por estar él enfermo, las trae un su hijo nombrado Joan Farris ydenuntia que son hoy desiocho ovejas como corre [così?] común,sin los corderos que se hallan este año; el otro común tiene Gavi-no Ferro el qual denuncia ante mí notario infrascripto tener oyveintesinco ovejas come corre [come sopra] común sin los corderi-cos deste anno [così] y las trae a común tres años y va en quatro ytodos dichos pastores dan cuenta al dicho obrero Salvador Quí-quine que tiene cuenta de todo;visitó también dicho comissario la iglesia de la invocatión de SantCosme y Sant Damián distante de dicha villa media milla la quales de pedra y barro sin campanal y todo lo demás está bien y den-tro ay dos altares, el uno de la dicha invocasión con su retablo ydos frontales de pañyo y tres tovajas y el otro altar es de la invo-casión de Sant Andrés; tiene su puerta con tancadura y llave; lascuentas desta yglesia y no se le deve nada per ser muy pobre queno tiene nada más de un pedaço de tierra la qual está todo al rede-dor de dicha iglesia y está toda serrada de piedra hecha a paret,qual confronta con viñya de Joan Antonio de Jua y de viñya deJayme [?] Moro; los obreros costumbran labrar dicha tierra per serpoca y no havía benefisio, se a mandado aora a los obreros qualesson dicho Joan Antonio de Jua y Jayme Sequi, que de oy en ade-lante dicha tierra labren en benefisio de dicha iglesia so pena depagar de sus casas el benefisio que dicha iglesia podria tener. La

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dicha parrochia de Sant Miguel tiene algunos pedaços de terra lasquales son scritas y assentadas en el libro de la dicha iglesia.

Reparos de la dicha parrochia…// … Datum en la visita y en la villa de Gorofay a 20 de abril1598.

Christophorus Gessa comissarius et visitator.

15novembre 1602, Bitti

Verbali dei rendiconti delle chiese site nel territorio della parroc-chia di Bitti presentati dai rispettivi obrers, redatti durante la visi-ta delle parrocchie dell’antica diocesi di Galtellì condotta daAntonio Sanna, vicario e visitatore della stessa per conto dell’ar-civescovo di Cagliari Alonso Laso Sedeño, nel novembre 1602.

O r i g i n a l e , in un codice manoscritto, privo delle carte iniziali (che doveva-no comprendere anche la visita della chiesa parrocchiale di Bitti), con cuciturapiuttosto sconnessa e con urgente bisogno di restauro conservativo, custoditopresso l’AVNU; contiene i <Verbali della visita fatta alle parrocchie dell’antica dio-cesi di Galtellì dal canonico di Cagliari Antonio Sanna, vicario e visitatore della stes-sa diocesi per conto dell’arcivescovo di Cagliari Alonso Laso Sedeño, tra il novembre1602 e il gennaio 1603>; qui si riportano solo le parti che interessano gli edifici diculto di Bitti e di Gorofai. Le parti comprese tra parentesi angolate, in corsivo ein italiano, sono integrazioni del curatore per sopperire a lacune del supporto car-taceo; per questa operazione il curatore si è servito di una trascrizione fatta neglianni Ottanta da Ottorino Pietro Alberti, allora rettore del Seminario regionale,dell’originale ancora in buone condizioni; quelle invece comprese tra parentesiquadre sono o spiegazioni o resoconti sommari preparati dallo stesso curatore par-tendo dal testo originale catalano, talvolta inframmezzati da brani tratti da que-st’ultimo. La numerazione delle pagine, a matita, è recente.

/1/ De Sant Salvador [il titolo di questa e delle altre chiese si trovasempre sul margine sinistro]:Antiogo Doneddu, obrer de la yglesia de sant Salvador de dita vilade Bitti, <presenta i conti su> lo que li a entrat en poder y lo queha gastat <per riparare> la dita yglesia; <al presente, egli risulta>cobrador de aquella 16 ll. [= lliures], 10 s. [= sous], las quals haperdonat en benefissi de dita yglesia, segons està notat en lo libre

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de dites obrerias.

De Sant Ángel:Pere Attene, obrer de la yglesia de sant Ángel de dita vila, a datsos comptes de lo per ell administrat després la visita dessa senyo-ria reverendíssima fins la present jornada inclusive y per ells se avist haverli entrat en poder 2 ll., lo que a gastat en repar de ditayglesia 2 ll., 8 s.; dit obrer restaria cobrador de 8 s. com axí estàanotat en lo dit llibre.Sebastiana Porcu de dita vila ha comparegut y diu que lo quon-dam Joan Art[…] son pare se feu deutor en son testament a ditayglesia de Sant Ángel de 1 ll., 5 s. y aquells per descàrrech dessaconsiensia ha buidat y se són entregats en poder del procuradorde las yglesias Pere Antoni Farre y sen fa nota; diuse: 1 ll. 5 s.

Sant Joan:Joan Solinas, obrer de la yglesia de Sant Joan, ha dat sos comptesy, cotegiat lo que ha entrat en poder després la visita dessa senyo-ria reverendíssima ab lo que a gastat en reparar dita yglesiaconforme al orde dexat per sa senyoria reverendíssima en lo llibreintitulat quinque librorum, és restat deutor a la susdita iglesia lasuma /2/ de 21 ll., 11 s. y per ser <povero e non avere> comoditatde pagar se li a dat temps de un més; lo qual no avent, se a datfacultat al procurador de la yglésia Pere Antoni Farre que lo exe-cute sots pena de pagar de sos bens, en les quals 21 ll., 11s. vancomprésas las 27 ll., 11 s. que sa senyoria illustríssima y reve-rendíssima lo feu deutor en dita visita, de manera que no estàdeutor si no de las ditas 21 ll. 11 s.

Sant Nicolau:Antoni Gasole, obrer de la yglésia de Sant Nicolau, a dat soscomptes de entrada com de exidas que ha tingut y fet dende lavisita dessa senyoria reverendíssima fins la present jornada inclu-sive y de aquells se a vist haverli entrat 2 ll., 12 s., 8 d. y, en repa-rar dita yglésia y en pagar las missas que se an celebrat en las festasde dita yglésia dende la visita en sá ha gastat 6 ll., 1 s. y del quedemés ha gastat, que són 3 ll., 8 s., 4d., ne a fet un present a ditayglésia.

Santa Lússia:

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Antoni Stante, Joan Farina, Pere Ángel Farre, obrers de la yglésiade Santa Lússia de dita vila, an dat llurs comptes de lo per ellsadministrat dende la festa de april del present any 1602 fins vuydía present inclusive y se a trobat haverlis entrat en poder 7 ll., 2s., 4 d., de les quals ne an gastat per reparar dita yglésia 6 ll., 14s.; restan deutors a dita yglésia de 8 s. quals se són dexats en poderde dits obrers perquè los restituescan als obrers que suseiran; diuseque deven dits 8 s.Hieroni Manno prevera y sos compagnons Martini de Jana yMiquel Ángel Cara, obrers que eran de la sus dita yglésia quantera visitant en la present vila sa senyoria reverendíssima /3/ fins enlo abril pròxim passat quant són entrats los nous, an dat llurscomptes de lo per ells administrat en lo temps de la dita llur obre-ria y se a trobat haverlis entrat en poder 25 ll., 18 s. y deduits deaquellas 4 ll., 10 s., que diuen haver gastat en benefissi de ditayglésia, són restats deutors a dita yglésia 21 ll., 8 s., quals se sónintregadas en poder del procurador de las yglésias, segons peraquell sen lis ha firmat àpoca y axí se treuen en blanch 21 ll. 8 s.

Santa Anna:Pere Gasole, prevera y obrer de la yglésia de Santa Anna de ditavila, ha dat sos comtes y en ells se a vist haverli entrat <a partiredal>la visita dessa senyoria reverendíssima fins la present jornadainclusive 2 ll., 9 s., 6 d. y ell ne a gastat en reparos són estatsnecessaris per la sus dita yglésia 13 ll. y del demés que a bestret desos bens ne a fet un present a dita yglésia y axí sen fa la presentnota.

Santa Maria Ture [così per Dure]:Larentu Apprione y sos compagnons obrers de la yglésia de SantaMaria Ture, an dat llurs comptes y per aquells se a vist que, de lavisita dessa senyoria reverendíssima fins vuy día present que hantingut dit càrrech, se ha trobat haverlis entrat en poder 1 ll., 5 s.,6 d.; ells diuen haverne gastat en los reparos neçessaris de ditayglésia 4 ll., 4 s. y del demés per ells gastat ne an fet present a ditayglésia y voluntariament se són ad aquella fets deutors de 9 s. pre-sents del tros de terra te dita yglésia de lloguer an pres per aquel-la y axì se nota perqué ne donen compte; diuse 9 s.

Santa Creu:

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Antoni Ángel Casu, obrer de la yglésia de Santa Creu, ha dat soscomtes y en ells se a vist haver rebut de Sebastià Sini, obrer queera al temps fonch en la present vila visitant /4/ sa senyoria reve-rendíssima, 14 ll., 4 s. y se <constata che> ha entrat en poder dedit Casu durant lo temps dessa obraria fins la present jornadainclusive 12 ll., 7 […] que, ajuntadas ab la partida demunt dita,fa suma lo que reposa en poder de dit Casu 26 ll., 11 s., 8 d., lesquals se són dexadas en poder del dit Casu perquè las buide quantsia mester y en esta partida no se comprenen 28 ll. quals AntoniHieroni Satta deu a dita confraria y 4 ll., 9 s. que també deu a ditaconfraria mestre Antoni Gasole; y per esser partidas anotadas enla visita dessa senyoria reverendíssima se dexan en lo matex modofins que sa senyoria ordene si aquellas se an de buidar en la caxa;sols se treu en blanch la partida de ditas 26 ll., 11 s., 8 d.

Sant Antiogo:Antoni Hieroni Satta, obrer de la yglésia de Sant Antiogo, ha datsos comtes de lo que ha entrat en son poder après la visita de sasenyoria reverendíssima fins la present jornada inclusive que hatingut dit càrrech com axibé de la exida y se a trobat haverli entrat3 ll., 2 s., de les quals ne a gastat en reparos necessaris de dita yglé-sia 2 ll., 15s.; resta deutor a la sus dita yglésia de 7 s., los quals sesón dexats en poder de dit obrer perquè ne done comte 7 s.

Santa Juliana:Bernardí Satta, rector de Lulla obrer de la yglésia de Santa Julia-na, ha dat sos comtes de tot lo que ha proseit en dita obraria axíde entradas com de exidas y per aquells se a vist haver entrat enpoder de dit rector dende aprés la visita dessa senyoria reve-rendíssima fins la present jornada inclusive 16 ll., 14 s. y ell diuhaver gastat per un retaulo nou que segons diu ha fet per ordedessa senyoria reverendíssima en dita yglésia 40 ll. y per teula qualserví en reparar dita yglésia 1 ll., 16 s. y als capellans que an cele-brat las missas de las tres festas que an sobrevingut aprés de la dita/5/ visita ha dat 1 ll., 16 s. que en tot ha guastat [così] 43 ll., 12s., que fet lo comte resta cobrador de la sus dita yglésia de 26 ll.y perçò sen fa la present nota.

Santa [così] Elias:Sebastià Desini, obrer de la yglésia de Santa Elias, ha dat sos

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comptes de tot lo que li a entrat en poder aprés la visita feta persa senyoria reverendíssima fins la present jornada y se a trobathaverli entrat en poder 3 ll., 15 s., 8 d. (= diners] que ab los 13 s.resta deutor en los comptes donats devant la senyoria illustríssimay reverendíssima segons estan anotats en dits comptes, resta deu-tor a dita yglésia de 4 ll., 8 s., 8 d., les quals se són dexades enpoder del sus dit obrer perquè repare dita yglésia en las cosas serànnecessarias; diuse que li restan dites 4 ll. 8 s.

Sant Jordi de Ture [così per Dure]:Joanne Pitale, obrer de la yglésia de Sant Jordi de Ture, a dat soscomptes y per aquells consta haverli entrat 3 ll. y ell diu havernegastat en reparos necessaris a dita yglésia 7 ll., 3 s., que restacobrador de aquella 4 ll., 3 s. y perçò sen fa la present nota.

Santa Anatoria:Joanni Moreddu e Antoni Manca, obrers de la yglésia de SantaAnatoria, an dat sos comptes de tot lo que lis ha entrat en poderaprés la visita de sa senyoria reverendíssima fins la present jorna-da inclusive com axibé de la exida y se a trobat que la entrada és1 ll., 6 s. y la exida 3 ll., 15 s. y perçò sen fa la present nota.

Santa [così] Bonaventura:Pere Gasole, obrer de la yglésia de Santa Bonaventura de dita vila,a dat sos comptes y per aquells se a vist haverli entrat de aprés lavisita dessa senyoria reverendíssima fins la present jornada 1 ll., 8s., 10 d. /6/ y ell diu haverne gastat per reparos de dita yglésia 3ll., 10 s., 6 d., que resta cobrador de dita yglésia de 2 ll., 2 s., 4 d.y perçò sen fa la present nota.

Sanctíssima Trinitat:Estevani Murro, Thomaso Frau y Gavì Pira, obrers de la yglésiade la Sanctíssima Trinitat, han dat llurs comptes y en ells se ha vistque las 26 ll., 10 s. que sa senyoria reverendíssima los feu deutorsen la visita feta lo any 1601, aquellas lo plebà Joan Gallego per-què tenia orde dessa senyoria reverendíssima las prengue de ditsobrers, segon ne an produit pòlissa feta de mans de dit plebà, yiunctamente ab dita partida prengue axibé lo sus dit plebà als susdits obrers set carretas de forment y sis de ordi que an proseit deles portadigues de las terras te la sus dita yglésia, de manera que

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en llur poder no ha restat sino lo que proseí de offertas y és stattant poch que no ha bastat a pagar las missas que se an çelebraten las festas de dita yglésia que an sobrevingut aprés de la visitadessa senyoria reverendíssima y axí sen fa la present nota, 26 ll.,10 s.

Sant Thomàs:Joanni Solinas, obrer de la yglésia de Sant Thomàs de la dita vila,ha dat sos comptes de lo per ell administrat de aprés la visita dessasenyoria reverendíssima fins la present jornada inclusive y per ellse ha vist que la entrada a.ssumat 12 s., proseit de offerta en lafesta y la exida ha sumat 1 ll., 16 s., de manera que resta cobra-dor de la sus dita yglésia dit obrer 1 ll. y perçò sen fa la presentnotta /7/.

Sant Pere:Joan Gallego, plebà de la vila de Bitti obrer de la yglésia de SantPere de dita vila y porrochia, se ha dat sos comptes de lo per elladministrat de aprés la visita dessa senyoria reverendíssima fins lapresent jornada inclusive y per ells se ha vist haver agut de entra-da 9 ll., 5 s. y més 16 quarts de forment qual diu haver dat a sem-brar per benefissi de dita yglésia en las terras que aquella te comsia que del fruct proseirà ne darà compte en lo venidor y de ditas9 ll., 5 s. diu haverne gastat en reparar dita yglésia y en pagar lasmissas que se an çelebrat en las festas de aquella 6 ll., 3 s. y desfal-cadas aquellas de las ditas 9 ll., 4 s. resta deutor lo sus dit plebàde 3 ll., 2 s., les quals són restadas en son poder; diuse 3 ll., 2 s.

Sant Esteve,lo plebà te esta partida:Francisco Leordado, obrer de la yglésia de Sant Esteve de dita vila,ha dat sos comptes y per ells se ha vist que aprés de la visita dessasenyoria reverendíssima fins la present jornada, llevat lo que a datper pagar las missas que se an çelebrat en las festas que han sobre-vingut aprés de dita visita, li a restat net 11 ll., 7 s., quals diu hapres lo plebà Joan Gallego, perqué segons aquela deia tenia ordedessa senyoria reverendíssima de manera que en poder de lo susdit obrer no resta cosa alguna de la sus dita yglésia y perçò sen fala present nota, 11 ll. 7 s.

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Sant Agustí, altar de Santa Elena,esta partida te lo peblà:Joanne Corda, obrer que ha declarat ser de Sant Jordi y altar deSanta Elena, ha dat sos contos y per ells se a vist haverli entrat deulliuras de un bou <que> dexa a dita yglésia tal Joanne Minore deBitti, les quals 10 ll., axí com li intraren, las /8/ prengue lo plebàJoan Gallego perquè deia tenia orde de sa senyoria reverendíssimapendre-las axí que altra cosa no te ni ha dispès cosa alguna perdita yglésia; diuse que lo plebà te ditas 10 ll.Se fa nota que, de totas las partidas tretas en blanch en estos com-tes presos de las obrerias de Bitti, no ha entrat en poder del pro-curador y caxa que se a comprat sino la partida de 21 ll., 8 s. quean buidat los obrers de Santa Lússia y 1 ll., 5 s. que una devota hadat per Sant Ángel que fa 22 ll., 13 s.; diuse 22 ll., 13 s.

Totas las demés partidas an entrat en poder del plebà Joan Galle-go qu.el diu haver pres de dits obrers per cert orde que diu tenirde sa senyoria reverendíssima; perçò sa senyoria lo vegia si és axíy si no provehesca lo faedor; també ne an restat algunas en poderdells matexos obrers que per ser cosa de poch no han paregut pen-dre-las y la partida de 21 ll., 11 s. que a restat en poder de JoanSolinas, obrer de Sant Joan, per ser aquel pobre te temps de unmes de buidarlas en poder del procurador passat, lo qual sea exe-cutat segons en dita nota.

Antonio Sanna vicari visitadorSebastianus Sanna notarius et

pro [?] Joannes Spada notarius et secretarius scriba

15a/9/ 18 novembre 1602, Bitti.[Il visitatore Antonio Sanna ricorda la mancata osservanza dialcune dispozioni – qui vengono menzionate solo quelle relativealle chiese – emanate dall’arcivescovo durante la sua ultima visitae di quelle lasciate dal commissario Gessa, confermate dallo stes-so arcivescovo; esse erano state trascritte nel liber quinque libro-rum; vengono ora elencate affinchè l’arcivescovo le sanzioni conle pene congrue:

la prima delle disposizioni lasciate dall’arcivescovo consisteva

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nella licenza data agli obrieri delle chiese di fare questua [«captarostiatim»] nella diocesi e nelle altre da lui dipendenti e di usarneil ricavato per la riparazione delle stesse, riservando invece lesomme derivanti dalla rendita del «bestiar, terras y alias» dellestesse per procacciare loro altri arredi utili; siccome ciò non erastato osservato, si ordina che d’ora in avanti non si riparino ledette chiese se non con il ricavato delle questue, senza mai tocca-re /10/ le altre entrate «de ditas terras, bestiar et alias», se nondopo avere ottenuto l’espressa licenza dell’arcivescovo;la seconda ordinava che, entro 30 giorni e sotto pena di dieciducati, il pievano, i curati e i procuratori delle chiese comprasse-ro una cassa fornita di tre serrature per tenervi i denari delle stes-se; finora è stata comprata una buona cassa, ma con una sola ser-ratura; sotto la stessa pena ed entro 15 giorni si ordina a PereAntoni Farre, procuratore delle stesse, che vi apponga le altre dueserrature, le cui chiavi saranno tenute una dal pievano, l’altre dal«oficial» [forse lo stesso procuratore] e la terza dal «síndich de lavila»; /11/la terza ordinava che non si dormisse o mangiasse nelle chiese«quant van a las festas de aquellas […] ni menys ballar en lasporxadas»; il pievano e i curats facciano osservare questa normasotto le pene previste; quanto ai balli, sono permessi solo «enlloch a part, hont en las tals yglésias no hi puga suseir escandol»;/13/ gli obrers della parrocchia e delle altre chiese dovevano com-prare entro un mese «un llibre de phibra que coste de quinze finsvint sous» per annotarvi ogni anno le entrate e le uscite delle stes-se, «posant en una part la entrada y en contra la exida y de talmanera que estiga clar que ab facilitat se puga pendre los ditscomptes»; se non ci sono soldi per comprare il libro, gli «obrerscusian a quarta fulla fins una migia dozena de fulls de paper y enaquell assentar ditas entradas y exidas», per cui saranno ritenuti«fraudosos y malissiosos» i conti fatti «en paperets» …/14/ …

/15/ Reparos de la parròquia de sant Jordi:mana lo dit vicari y visitador que se repare lo semiteri perquè acausa de ser aquell baix en algunas parts, entran en aquell porchsy altres animals y submoven sepulturas y que axibé sia consertatlo portal de aquell ab tancadura;que se conserten las portas de dita yglésia y en particular la mayor,que és més maltratada que l’altra, posantli tancadura condeçent;

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que se conserten algunas goteras se an trobat en la teulada de ditayglésia si tota no se porrà capgirar per rahó del temps en que som;que se fassa un armari per posar lo dit libre de quinque librorum,axí com se mana fer en los edites del comissari Gessa;que lo plebà, curats y procurador de las yglésias tingan diligentiaque las sepulturas an submogut dins dita parròquia sian concer-tadas a gastos dels qui se són interrats en ellas.

Reparos de las yglésias rurals de dita vila:la yglésia de Sant Agustí vol retaulo nou /16/: sa senyoria reve-rendíssima provehesca, pero per ara se remedie la teulada de ditayglésia;los obrers de la yglésia de Sant Thomàs remedien lo retaulo per-què quasi non se veuen las pinturas y provehescan de tancaduraen la porta;en Santa [così] Elias vol lo retaulo nou: sa senyoria reverendíssimahi provehesca, pero per ara se mana als obrers que posen bonatancadura en la porta y remedien la teulada;que se fassa un sobreçel al retaulo de Sant Esteve y la campanaque és en terra la posen en lo campanal de dita yglésia;que se adobe la tancadura és en la porta de la yglésia de la Sanctís-sima Trinitat y la teulada de aquella com axibé de las casetas sónen ella;que se fassa porta nova en Santa Maria Dure ab tancadura per sertota rompida la que i és;en Santa [così] Bonaventura: vol lo retaulo nou y axí sa senyoriareverendíssima hi provehesca; pero per ara adoben las parets dedita yglésia que estan mal paradas;en la yglésia de Santa Anatalia [così] vol retaulo nou y axì sasenyoria reverendíssima hi provehesca; pero per ara se mana alsobrers que hi posen bona tancadura y fassan lo campanal que noés encara fet y posen en ell la campana que està en terra; /17/en Santa Anna no és encara fet lo campanal; se mana als obrersque lo fassan y posen en ell la campana que està en terra y posentancadura a la porta.Tot lo qual mana sa senyoria reverendíssima que se cumplescadins tres mesos de vuy en avant comptadors, sots pena de deuducats, sots la qual pena se mana al plebà y curats que ho notifi-quen als obrers de les yglésies perquè ho adimplescan.Datum en Bitti y en la visita, die y any sus dits

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Antoni Sanna vicari y visitadorSebastianus Salis notarius et

pro [?] Joannes Spada notarius et secretarius scriba.

1619 novembre 1602, Gorofai

Verbali della visita e dei rendiconti delle chiese della parrocchia diGorofay, redatti durante la visita delle parrocchie dell’antica dio-cesi di Galtellì condotta da Antonio Sanna, vicario e visitatoredella stessa per conto dell’arcivescovo di Cagliari Alonso LasoSedeño, tra il novembre 1602 e gennaio 1603.

O r i g i n a l e , in codice manoscritto segnalato supra al n. 15; qui si riportanosolo le parti che interessano gli edifici di culto di Gorofai, con le stesse avverten-ze segnalate supra, al n. 15; la sintesi del contenuto delle pp. 18-19, relative al ritodella visita della chiesa parrocchiale di Gorofai dà un’idea di come avvenne anchequella di Bitti, le cui pagine però mancano nel presente codice, come è stato giàdetto supra, doc. 15.

/18/ [La visita canonica della parrocchia di Gorofai da parte diAntonio Sanna, commissario e visitatore, inizia dalla chiesa par-rocchiale di San Michele dove egli viene ricevuto dal «curat JoanArca» al canto del Veni Creator e con una processione fino all’al-tare maggiore; dopo avere recitato l’orazione appropriata, inco-mincia la messa fino alla comunione quando, dopo il canto delPange lingua, viene visitato il «sanctíssim sacrament» che si trova«dins un tabernacle de llenya en lo altar de Santa Bàrbara que ésdins dita parròchia en una capseta de llenya cuberta de vellutblanc»; vi trova sei particole piccole e una grande.Il commissario Sanna domanda: quando ha consacrato l’ultimavolta e quante particole?Il curato Arca risponde: è stato lo scorso giovedì [14 novembre]ed ha consacrato solo quelle presenti;D/: lo fa anche in altri giorni? Perché non ne ha consacrato 12come prescritto?R/: lo fa solo di giovedì e solo quel numero, perché Gorofai «noés tan gran poble […] y per la grassia de Deu y a bona salut».D/: c’è stato qualcuno che nell’ultima quaresima /19/ o nelle pre-cedenti non si è confessato?

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R/: nessuno che lui sappia.D/: suole tenere «las claus del sacrari y la dels sants olis» insiemecon le altre e a chi le affida?R/: le tiene lui personalmente.D/: come fa quando porta la comunione ai malati? Lascia la chie-sa senza specie sacramentali o prende qualche particola in più?R/: si fa accompangare da «lluminaria condecent» e porta con séanche la particola grande che poi riporta in chiesa.

16a19 novembre 1602, Gorofai

Rendiconti presentati dagli obrers delle chiese di Gorofai

/21/ [Lo stesso giorno, dopo aver esaminato i conti delle chiese diGorofai, che sono contenuti «en lo llibre de ditas obrerias quereposa en poder de Joan Carta Sanna, procurador de ditas yglé-sias», il commissario e visitarore riceve i singoli obrers che gli pre-sentano i conti delle stesse]:

Sant MiquelPrimo, Antoni Carta, Joan Pedro Macreri, obrers de la yglésia deSant Miquel parròchia de dita vila, an dat llurs comptes y per ellsse a vist que, desfalcat tot lo que an gastat per benefissi de ditayglésia, se lis ha trobat tenir 33 ll., 14 s., les quals se són buidadasen la caxa de tres claus que te dit procurador; diuse 33 ll. 14 s.;més an declarat que dels 45 quarts de forment tenian en poder altemps era visitant en la present vila sa senyoria illustríssima yreverendíssima, aquells per haverne sembrat la mayor part en lasterras de dita yglésia an vingut a proseir en 84 quarts y, desfalcatde aquells lo que an despes en una coberta de tel[…] lana que hancomprat per lo altar mayor y altras cosas que diuen haver despesper necessitats de dita yglésia, an restat nets en poder de ditsobrers 61 quarts de forment; diuse 61 quarts de forment;més an declarat que de un quart de favas que axibé en dita visitadeclaran tenir ab dit forment, havent aquell sembrat, ha proseit yvuy tenen en poder líquidos de dita yglésia 8 quarts de favas;diuse 8 quarts de favas;/22/ lo dit visitador dexa en poder del sus dits obrers los ditssixanta y hun quart de forment y los 8 de favas perquè aquell sem-brat lo que acostuman sembrar lo demés vendran [così?] per dines

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y ne donen compte ab lo que proseirá del que no será sembrat.

Sant PeraPaulo de Jua, obrer de la yglésia de Sant Pera, a dat sos comptes yfet lo compte tant de entrada com de la exida és restat deutor dedita yglésia de vint sous, quals se li són dexats per los reparosnecessaris a dita yglésia; diuse 1 ll.;quinze lliuras que sa senyoria illustríssima y reverendíssima dexaen poder de Joan Carta Sanna de la dita yglésia de sant Perasegons que sen feu nota en dita visita se són trobadas en la ditacaxa de tres claus y perçò sen fa la present nota:15 ll.;y las 20 ll. que axibé de dita yglésia tenia en poder lo canongePerot Promto, per les quals sa senyoria reverendíssima dexa ordeque dins vint dias las buidás segons relassió de dits obrers no sónencara buidadas, y perçò dit visitador reserva la ex° [per execu-sión?] de aquellas fins ser en la vila de aquell, ha hont no volentpagar dit Promto, proveirá de executarlo segons l’orde dessasenyoria illustríssima y reverendíssima dexat en dita visita.

Sant AntiogoSalvador Quíguine, obrer de la yglésia de Sant Antiogo, ha dat soscomptes y en ells se a vist haver hentrat 12 ll., de les quals ne aguastat [così] en la fàbrica y faena que se va fent en dita yglésia perser com és yglésia nova y no encara acabada, las 8 ll; resta deutorde 4 ll., de les quals se li ha dat facultat de spendre-las en lo mésnecessari de dita fàbrica y ne done deschàrrech: 4 ll.

/23/ Lo altar de la MadalenaPedro Sanna, obrer del altar de la Madalena que és dins la parro-chial de Sant Miquel, ha dat sos comtes y per aquells se a visthaverli entrat 15 ll., dels quals ne a guastat per dobar la ymagen5 ll.; resta deutor de 10 ll., 9 s. les quals se són buidadas en la caxaque te dit procurador; diuse 10 ll.;[nota al margine sinistro:] Lo plebà te esta partida.Joan Carta Sanna ha comparegut dant raó que de las 20 ll. resta-va deutor al dit altar de la Madalena Cosma Gasole, de aquellasne a rebut lo plebà Joan Gallego 12 ll.; resta deutor de 8 ll.; diuseque a rebut dit plebà 12 ll.;dit Cosme Gasole ha comparegut y a ratifficat haver buidat ditas12 ll. en comte de las 20 ll. que devia en poder del sus dit plebà

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y las 8 ll. diu haver dat per la ymagen ultimament feta en lo susdit altar de la Madalena ab quaranta sous que a despès dessa caxa,tal que non resta deutor de cosa alguna de las ditas 20 ll.; diuseque a dat per dita imagen las ditas 8 ll.

Sant Cosma y sant Domià [così]Joan Antoni de Jua a dat sos comptes de la obraria de Sant Cosmay Damià y declara que no te en poder cosa alguna de la sus ditayglésia, per no tenir aquella ninguna renda certa y si en los diesde la festa se fa alguna cosa de offerta, és tant poca que no bastaa pagar la missa que se celebra lo die de la tal festa y perçò sen fala present nota.

Santa CreuThomàs Carvisi, obrer de la confraria de Santa Creu, a dat soscomtes del proseit de aprés la visita dessa /24/ senyoria illustríssi-ma y reverendíssima y se ha trobat haverli entrat 11 ll., 2 s., 6 d.,de les quals ne a gastat per reparos de la yglésia de dita confraria11 ll., 2 s.; resta a deure 6 d.;més diu haver agut de captas se an fet en dita vila 4 quarts de for-ment, dels quals ne a destribuit 1 quart per benefissi de dita con-fraria; restan en son poder les 3 quarts.

Se fa nota que en poder de Joan Carta Sanna com a procuradorde las yglésias de dita vila se an buidat per posar aquells en la caxa:la partida de 33 ll., 14 s. trobadas en poder dels obrers de SantMiquel parròchia, 15 ll. que ell dit Sanna ha declarat tenia de layglésia de Sant Pera, 10 ll., 19 s. que se són trobadas en poder delobrer del altar de la Madalena, que acumuladas ditas partidas venia fer suma de 59 ll., 4 s., les quals com dit és reposan en poder delsus dit procurador; diuse 59 ll. 4 s.Las demés partidas segon són anotadas en los sobredits comptes,llevada la de 12 ll. que Cosma Gasole a buidat en poder del plebà,restan en poder dels matexos obrers, que per no ser cosa de sumaha paregut dexarlas perqué reparen las tals yglésias y perçò sen fanota.

Antonio Sanna vicary y visitadorSebastià Salis notari

No se són buidadas en poder de Joan Carta Sanna las partidas

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demunt ditas noobstant lo que dalt se diu perqué al temps derebuda moneda [a queste 3 righe ne seguano altre quattro di dif-ficile lettura per scarso contrasto dell’inchiostro]

16b20 novembre 1602, Gorofai

/25/ [Esaminando «lo llibre intitulat quinque librorum» di Goro-fai, il visitatore ha constatato che non sono state osservate dal pie-vano, curato e procuratore delle chiese le disposizioni lasciate dal-l’arcivescovo, come del resto era avvenuto anche a Bitti; pertantosi ordina che le stesse disposizioni fatte per Bitti vengano riporta-te «en lo quinque librorum» di Gorofai, salvo alcune di cui nonc’è bisogno; /26/ inoltre, nella prossima domenica, «en lo offer-tori», si rendano note queste disposizioni; infine, si ordina al pie-vano, curato e procuratore delle chiese e «al demés poble de ladita vila de Gorofay los infrascriptos reparos»]:

Reparos de la parròchia de Gorofay:primo que reparen lo papellò del baptisteri perquè en las junturasde las taula y entra aygua y pols y que se fassa tancadura nova per-què la que i és és mala que quasi se obre sens clau y perçò la fas-san dins vuyt dias, sots pena de deu lliuras;que compren ensenser nou y una naveta ab sa cullera per posar loensens perquè lo que y és és romput;que fassan lo tabernacle nou en lo altar mayor per posar losanctíssim sacrament y lo vas de plata que sa senyoria reverendís-sima dexa en dita visita se fes y, perquè an dexat fins vuy de ferlo,se dexa en ubert /27/ la pena de 20 ll. que sa senyoria reverendís-sima imposà al plebà Joan Gallego;que compren una llàntia de aram ab sa bassina de llautó perquèla lluminaria estiga devant lo sanctíssim sacrament y no com araestà a una part ab una escudella de terra rompuda que parece unaindesensia;que se remedien los banchs de dita parròchia que són romputs ydesconsertats a despesas del poble.

Reparos de las yglésias rurals de Gorofay:Sant Antiogo,que se acabe de cubrir la yglésia nova de Sant Antiogo per la qualse ha concedit llicentia al obrer Salvador Quíguine en despendre

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quatre lliuras te la dita yglésia y per lo demés necessari, que dema-ne ostiatim en esta vila y en las demés del bisbat, sol que se acabe.

Sant Cosma y Sant Domià:Que Joan Antoni de Jua despízigue la bardixa de la sua vigna queha pizigat a la yglésia de Sant Cosma y Sant Damià perquè laentrada de la yglésia sia llíbera als que hi volràn entrar, que se poseportal al simiteri de aquella sots pena de deu lliuras.

Sant Pera y Santa Creu:Que los obrers de las demés yglésias rurals que són la de Sant Peray Santa Creu remedien las teuladas de aquellas que no i agia gote-ras;

/28/ [Sotto pena di 10 ducati ed entro tre mesi da oggi, tutto que-sto sia osservato dal pievano e curati che lo notificheranno agliobrieri e procuratore delle chiese].

1712 maggio 1618, Cagliari

Sebastiano Carta, canonico e vicario generale dell’arcivescovo diCagliari Francesco Desquivel, concede a Giovanni Gallego, pie-vano di Bitti, la licenza di edificare in territorio di Bitti, localitàdetta tancat de su Burbale presso l’antica chiesa parrocchiale diSan Pietro dello stesso villaggio, una chiesa dedicata alla Madon-na de Bon Camí.

C o p i a d i r e g i s t r o [R], in ASDCA, Registrum commune 16, 402r-v

Nos reverendus doctor Sebastianus Carta canonicus Calaritanuset in spiritualibus et temporalibus vicarius generalis in toto huiu-smodi archiepiscopatu Calaritano et unionibus pro illustrissimoet reverendo domino don Francisco Desquivell, Dei et apostoli-cae Sedis gratia archiepiscopo Calaritano et unionum, Sardiniaeprimate, sanctae Romanae Ecclesiae vexillario, priore SanctiSaturnini, domino baroniarum de Suelli et Sancti Pantaleonis acinsulae Sancti Antiochi et de consilio suae maiestatis, dilectonobis in Christo reverendo Ioanni Gallego, plebano parrochia-lium ecclesiarum villarum de Bitti et Gorova [così], Galtellinensis

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diecesis, salutem in Domino sempiternam.Tenore praesentium tibi licentiam concedimus et impartimus utpossis in territorio eiusdem villae de Bitti et loco vulgariter dictolo tancat de su Burbale, apud ecclesiam Sancti Petri quae antea eratparrochialis ecclesia dictae villae di Bitti, edifficare et fundare eterigi facere ecclesiam quamdam sub invocatione Beatae Mariesub titulo de Bon Camí et altare in eadem construere, cum hoctamen quod, completa ecclesia huiusmodi, vestris sumptibus eamsubvenias in modum decentem ut sustentari valeat absque ullaproffanitate et hoc sit etiam in tui et tuorum onus; hanc etiamconcessionem facimus, citra tamen ecclesiae parrochialis dictaevillae de Bitti, camerae dictae suae illustrissimae et reverendissi-mae dominationis praeiudicium; in qua sic aedificta ecclesia,praecedenti licentia suae illustrissimae et reverendissimae domi-nationis, celebretur missa et alia officia ad cultus divini servitium// quoque laudem et gloriam, reservata etiam suae reverendissi-mae dominationi et successoribus archiepiscopis Calaritanis etepiscopis Galtellinensis diecesis quavis subiectione inspectionisaut alias reservatis reservandis; committentes insuper tibi dictoGallego ut vice et auctoritae nostris accedas ad locum huiusmodiconstruendae et fundandae ecclesiae praedictae, ibidemque vene-randam crucem figas et lapidem in ea pro fundamento aponascum aspersione aquae benedictae et cum aliis solemnitatibusiuxta ritum sanctae Romanae Ecclesiae, in nomine Patris et Filiiet Spiritus Sancti. Amen.In quorum fidem et testimonium praesentes fieri iussimus, manunostra signatas sigilloque curiae archiescopalis Calaritane muni-tas.Datum Calari et in archiepiscopali palatio, die XII mensis madiianno a nativitate Domini MDCXVIIIDoctor Sebastianus Carta canonicus Calaritanus et vicarius gene-ralis.

182 settembre 1619, Cagliari

Francesco Desquivel, arcivescovo di Cagliari, concede a PietroGasole Meli, presbitero, a Giovanni Cosma Gasole, BernardoGasole e Antonia Gasole, tutti di Bitti, figli ed eredi della fu Gio-vanna Meli Gasole, in esecuzione del testamento di costei, la

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licenza di costruire in territorio di Bitti, località detta sa Quejadessa nugue, una chiesa in onore del titolo della Madonna del-l’Annunziata e dell’Angelo custode; ai suddetti e ai loro successo-ri in perpetuo si concede il diritto di patronato sulla stessa chiesa.Si autorizza infine il pievano di Bitti Giovanni Gallego di recarsisul posto fissato per erigervi una croce e benedirvi la prima pie-tra.

C o p i a d i r e g i s t r o [R], in ASDCA, Registrum commune 17, 45r-47r. Sic-come il doc. segue un formulario molto simile a quello precedente, qui si riporta-no solo le parti proprie.

Nons Franciscus Desquivell archiepiscopus Calaritanus et unio-num […]Dilectis nobis in Christo venerabili Petro Gasole presbitero, Ioan-ni Cosmae Gasole, Bernardino Gasole et Antoniae Gasole villaede Bitti […] filiis et heredibus hereditatis et bonorum quondamIoannae Meli Gasole: quia pro adimplemento et executione piilegati sive codisilii facti et instituti in eius ultimo testamento //condito et firmato per dictam quondam Ioannam Meli Gasole,die 2 mensis augusti proximi praeteriti infrascripti anni, in posseIoannis Eliae Sanna Carta, scribae encontratae de Bittimannu,tenore praesentium vobis et cuilibet [corretto su quilibet] vestrumlicentiam et facultatem concedimus et impartimur ut possitis etvaleatis in loco vulgariter dicto sa Queja dessa nugue, territorioeiusdem villae de Bitti fundare et erigere ac edifficari facere eccle-siam quamdam sub invocatione Annuntiationis Beatae MarieVirginis et Angeli custodis et altare in eadem construere, cum hoctamen quod completa ecclesia huiusmodi vestris propriis sumpti-bus et dictae hereditatis dictae quondam Ioannae Meli Gasoleeam subveniatis perpetuo in modum decentem ut sustentarivaleat absque ulla profanitate et hoc sit in vestri et vestrorumonus et iustam devotionem; hanc etiam concessionem facimusvobis et vestris successoribus ut habeatis ius patronatus in eademecclesia perpetuo […] Concedimus insuper reverendo Gallegoplebano dictae villae de Bitti et Gorofay ut vice et auctoritatenostris accedat ad locum huiusmodi […]Datum Calari et in archiepiscopali palatio die secunda mensisseptembris anno a nativitate Domini MDCXIX.

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194 settembre 1628, Cagliari

Ambrogio Machín, arcivescovo di Cagliari, accoglie la richiesta diPietro Lorenzo e Stefania Asproni e Giovannangelo Quiguine,rispettivamente fratelli e cognato, tutti di Bitti, che intendonoedificare con i loro beni, una chiesa in onore della Decollazionedi San Giovanni Battista in località detta Mandra de Pitales, ter-ritorio di Bitti; ai suddetti e ai loro successori in perpetuo si con-cede, secondo la loro richiesta, il diritto di patronato sulla stessachiesa.

C o p i a d i r e g i s t r o [R], in ASDCA, Registrum commune 19, 55r-v.

Nos don fray Ambrosio Machín, per la gratia de Deu y de la santaSede apostòlica, archibisbe de Càller, bisbe de les unions, etc.Per quant Pere Llorens, Estefania Asprone y Joannángel Quígui-ne hermans y cognat respectiu de la vila de Bitti nos han esposatque per la particular devotió que tenen a la invocatió de la Decol-latió de Sant Joan Bautista desigian en molta manera per edificarde llur azienda una isglésia de la dita inbocatió en salts y judictióde la dita vila de Bitti en lo lloch de dit campus de Bitti Mandrade pitales, la qual no podran fer sens tenir orde nostre esprés y nos,annuint [così?] a la dita suplicatió per ser com és lo entento deaquells dirigit al servey de nostre Senyor Deu, salut de llurs àni-mes y aument de la devotió dels fiels, pertant avem manat espe-dir les presents, per tenor de les quals, de nostra mera y líberavoluntat y serta sientia en tot lo millor modo que podem ydevem, consedim llisentia a tots los sobrescrits per que en ditlloch de campus de Bitti y Mandra de pitales, pugan y degan fer yfabricar la dita isglésia a llur gastos y despeses de la dita invocatióde la decolatió del gloriós Sant Joan Batista y, feta sia, posar-y sonretaule de la dita invocatió, campana y demés adornos nesessarisab son altar, tovallas, devant de altar, canelobres y per quant volentenir tots los sobredits hujus [così – anche in seguito – per ius]patronatus de dita isglésia la qual ab les presents li consedim a talempero que aquells sian tinguts y obligats adobar aquella alman-co en preu de dosentes lliures, las quals se ajan de carregar enlloch tut y segur, a coneguda del nostre vicari del bisbat de Gal-tellì, del qual carregament se ne aja de fer lo acte del infrascitnotari y secretari, donant llisentia y facultat a tos los sobredits que

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ells y susesors per recta línea tingan hujus patronat de dita isglé-sia gratis y sens digna contributió a nostra mensa del bisbat deGaltellì y salva sempre empero la superioritat a nos y a nostressucessors archibisbes de Càller y bisbes de les unions, de visita yalias y sen perjudisi de la parrochial isglésia de Bitti y de nostresdecrets y de qualsevol altre tercer, cometent com ab les presentscometem al dit molt reverent nostre vicari de dit bisbat // de Gal-tellì que trasferintse personalment en lo lloch campus de BittiMandra de pitales y allì de nostra part puga fixar una venerablecreu y per fonament puga posar la primera pedra in dita isglésiaab aspersió de agua beneitta y ab las demés solennitats segons ritude santa Romana Isglésia y en fe de las quals cosas fem las presentsfermadas de nostra mà, segelladas de nostre segell y referendadasper lo notari nostre y infrascrit secretary.Datum en Càller, in nostra curia archiepiscopal, a 4 de setembre1628.Frater Ambrosius archiepiscopus Calaritanus.

2012 marzo 1651, Cagliari

Bernardo de la Cabra, arcivescovo di Cagliari, al vice pievano diBitti; ha saputo che «en semanas y meses passados» è scoppiata aBitti una rissa («riña») durante la quale «ha quedado violada laiglesia de San Pedro que antes se dize haver sido parroquia dedicha villa», per cui al presente non vi si può celebrare la messa.Lo si autorizza a «riconciliarla» seguendo quanto prescrive il ritua-le romano.

C o p i a d i r e g i s t r o [R], in ASDCA, Registrum commune 20, 16r-v.

2130 marzo 1657, Cagliari-14 maggio 1657, Madrid

Dossier relativo alla fondazione del convento dei cappuccini aBitti.

O r i g i n a l i , in ARCHIVO DE LA CORONA DE ARAGÓN, Consejo de Aragón, Secra-taría de Çerdeña, legajo 1158; i pezzi sono trascritti secondo l’ordine cronologico.

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21a30 marzo 1657, Cagliari

Don Bernardino Matthías de Çervellón, presidente del regno diSardegna, indirizza al re di Sardegna Filippo IV la seguente peti-zione.

Señor,El síndico de la villa de Bitti pretende con vivas instancias fundaren aquella un convento de religiosos capuchinos por tener paraello una dexa pía y en el capítulo que çelebraron estos religiososen esta ciudad de Cáller el año passado resolvieron se hiçiese lafundaçión referida y alcançaron el beneplácito de su general (deque antes de aora tengo dada quenta a vuestra magestad) y comoha de preçeder su real liçençia non se ha puesto en execución que,siendo su magestad servido conçedérsela, será de grande provechopara aquel pueblo porque es de mucha gente y neçessitan dequien les administre los santos sacramentos y no ay otro conven-to si solo el párracho y un sacerdote y con la santa doctrina y buenexemplo de los capuchinos sacará mucho fructo para las buenascostumbres. El síndico haçe nuevos esfuerços para que solicite lagracia de vuestra magestad, cuia real perçona guarde Dios comola Cristiandad ha menester.Cáller a 30 de março 1657.

Don Bernardino Matthías de Çervellón

21b)20 aprile 1657, Cagliari

Onofrio Gerona, decano del capitolo della chiesa metropolitana eprimaziale cagliaritana e vicario generale della stessa durante la sedevacante, concede – per quanto gli compete – la «liçençia para fun-dar nuevo combento de la orden de capuchinos en la villa di Biti».

«Nos el doctor don Honofrio Gerona, deán del illustre cabildo dela santa metrópoli y primaçial Iglesia calaritana y en lo spiritual ytemporal vicario general sede vacante en todo el presente arçobi-spado de Cáller y sus uniones.Per quanto por el muy reverendo padre fray Nicolás de Ploague,provinçial de la orden de los padres capuchinos de esta provinçiade Sardeña, se nos ha representado que los vassallos y comunidadde la villa de Biti, por la grande devoçión que tienen al gloriososeráphico padre san Françisco, han tenido y tienen bivos deçeos

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[così] de fundar en dicha villa un combento de dicha orden decapuchinos con offrecimiento y obligaçión de dalles, hecha acostas de dichos vassallos y comunidad, la yglesia y combentocombiniente en que con la decencia y conveniencia necessariapuedan los religiosos çelebrar los divinos officios y bivir según losestatutos y reglas de dicha orden y que para ello tengan la neçes-saria liçençia de su magestad que Dios guarde, y en essa confor-midad nos ha supplicado le concediéramos la nuestra y más ver-daderamente la ordinaria: portanto, annuiendo a tan santo y pia-doso intento, mandamos dar y dimos las presentes, por tenor delas quales damos la licencia supplicada al dicho muy reverendopadre provincial para que teniendo la liçençia regia pueda y devafundar en dicha villa de Biti el dicho combento de dicha orden decapuchinos por mayor honra de Dios nuestro señor y del glorio-so san Françisco y consuelo de las almas de sus devotos que movi-dos de tan piadoso zelo han dezeado, la qual licencia otorgamospor la autoridad de dicho nuestro officio de vicario general sedevacante, de la // qual en esta parte usamos; en testimonio de loqual dimos estas firmadas de nuestro nombre, selladas con nue-stro sello y refferendadas por el notario y secretario infrascrito enla curia y mensa arçobispal calaritana de los 20 de abril 1657.

Don Honofrio Gerona deán y vicario general sede vacante

Por mandato de su illustre y muy reverenda paternidadDiego Pichi notario y secretario de la curia

y mensa arçobispal calaritana

RegistrataLiçençia de fundar nuevo combento de la orden de capuchinos enla villa de Biti»

21c)10 maggio 1657, Madrid

In questa data, il Consiglio della Corona d’Aragona trasmette alsovrano la lettera riportata in a) «sobre la fundación de un con-vento de capuchinos que quiere hazer la villa de Bitti», con que-sto invito:

«Consúltesse [così] a su magestad que parece se haga» e allega ildoc. riportato in e)

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21d)ante 14 maggio 1657, Madrid

Supplica al re del padre Nicola da Ploaghe, provinciale dei cap-puccini di Sardegna:

SeñorFray Nicolás de Ploague, provincial de los padres capuchinos denuestro padre san Francisco de la provincia de Cerdeña, dice quela villa de Bitti que es una de las mayores de aquel reyno se hallamuy necessitada de la doctrina evangélica para la dirección de lasalmas y del consuelo necessario para los fieles en el artículo de lamuerte por no haver en ella convento alguno ni en muchas leguasde su districto y para que sea ayudada con la predicación del evan-gelio, administración más frequente de sacramentos y asistenciade religiosos que ayuden a bien morir, dessea y ha pedido la dichavilla con grandes instancias que se funde en ella un convento dela dicha orden y para ello ha dado su licencia el hordinario ensedevacante que presenta con este memorial, con condición quevuestra magestad también la conceda; atento a lo qual pide y sup-plica humilmente a vuestra magestad sea servido de darle la licen-cia que pretende para fabricar el dicho convento en la villa deBitti, en hacimiento de gracias del nacimiento del príncipe nue-stro señor, que Dios guarde, que será obra muy digna de la pie-dad de vuestra magestad y de que se seguirá gran fruto a las almasy servicio de nuestro Señor.

21e)ante 14 maggio 1657, Madrid

Consulta del Consiglio della Corona d’Aragona al re in merito alconvento dei cappuccini a Bitti.

SeñorEn carta para vuestra magestad de 30 de março deste año escriveel presidente de Cerdeña que el syndico de la villa de Bitti, enaquel reyno, pretende con vivas instancias fundar en aquella unconvento de religiosos capuchinos por haver para ello una mandapía y que en el capítulo que celebraron estos religiosos en la ciu-dad de Cáller en año passado resolvieron se hiziesse la fundaciónreferida y para ello alcançaron el beneplácito de su general; perocomo ha de preceder la real licencia de vuestra magestad non se

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ha puesto en execución y dize que, siendo vuestra magestad ser-vido de concedérsela, sería grande provecho para aquel puebloque es de mucha gente y necessitan de quien les adiministre lossantos sacramentos por no haver otro convento ní más que el pár-rocho y otro sacerdote y con la santa doctrina y buen exemplo delos capuchinos sacarán mucho fructo para las buenas costumbres.El Consejo no halla inconveniente alguno en que se haga la fun-dación sobredicha; antes jusga que será del servicio de Dios y devuestra magestad y de mucho beneficio e consuelo espiritual paralos naturales de aquel pueblo; y assí parece que siendo vuestramagestad servido podría concederles la licencia que para ella sup-plican.Vuestra magestad mandará lo que más fuere servido.Seguono le firme autografe dei membri del Consiglio

21f )14 maggio 1657, Madrid

Il re appone il suo benestare «Está bien» sul biglietto del Consi-glio che conteneva il doc. e)

21g)14 dicembre 1657, Madrid

Il Consiglio della Corona d’Aragona dispone che si notifichi alvicerè di Sardegna la licenza regia sul convento di Bitti.

«Remítase al virrey y si le pareçiere no tiene incombeniente dé lalicençia que pide pues la tiene del hordinario».

21h)20 dicembre 1657, Madrid

Il Consiglio della Corona d’Aragona dispone che la risposta alvicerè sul convento di Bitti tenga conto della consulta presentataal re il 14 maggio u.s.

«Dése el despacho conforme la consulta que sobre esto se hiço en14 de mayo de dicho año».

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221777, Bitti

Antonio Fanari, pievano di Bitti, risponde ad un questionarioinviatogli dal vicario generale capitolare di Cagliari FrancescoMaria Corongiu sullo stato della parrocchia di Bitti.

O r i g i n a l e , in ASDNU, <Questionario inviato dal vicario generale capitolare del-l’archidiocesi di Cagliari Francesco Maria Corongiu ai parroci della diocesi unita diGaltellì e relative risposte>; viene riportata solo la parte che interessa la succitataparrocchia; insieme con la risposta al questionario erano stati trasmessi altri tredocumenti, in copia semplice, trascritti qui di seguito e contrassegnati come 22a,22b, 22c.E d i z i o n e : MICHELE CARTA, Nell’anno del Signore 1777. Risposte dei parrocidella diocesi di Galtellì al questionario di Francesco Maria Corongiu, vicario genera-le capitolare, sede vacante, dell’arcivescovato di Cagliari e unioni, Orosei, CentroStudi “G. Guiso”, 1995, pp. 119-136. La trascrizione che segue è stata riscontratasu una fotocopia dell’originale fornitami gentilmente dallo stesso Michele Carta.

Respuesta cabal y distinta a los interrogatorios propuestos del muiillustre señor vicario capitular.

§ 1Se pregunta quantas iglesias haia en la villa de Bitti a más de laparoquial; respóndesse dentro del poblado hallarse las siguientes:1. la iglesia de la Virgen santíssima de las Gracias, fundada delreverendo plebán Carta de dicha villa, cuyo patronasgo tiene laheredad de Deyna de la mesma; del tiempo a mí no me consta;tiene bienes sufficientes por su decoro y consisten en casas y tier-ras aratorias;2. otra de la Virgen santíssima de la Piedad, erigida en los años 56o 58, salvo error, por los priores de la Virgen santíssima de laAnnuciada [così, invece di Annunciada] que son la heredad de losMurrus, Pisanos, Deledda Attene, todos pastores y massayos de la<villa> de Bitti;3. otra de san Miguel arcángel, erigida por la heredad de los deCortes, Carru Contu, Asproni, Manqueddu, Leddas y otrospastores y massayos de la mesma; no consta del tiempo;4. la iglesia del Ángel de la Guardia, de derecho patronato y le tie-nen los de Compostu, los de Boo y otros vassallos de dicha villa.El titular de la paroquial es San Jorge mártyr, coajunta antes de la

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antigua paroquia de San Pedro apóstol, hoi es propriamente paro-quia por hallarse derribada la de San Pedro y por razón de la buladel beneficio espedida de Roma a favor // del presente plebán. Noconsta haver alguna consagrada.La renta de dicha paroquia consiste en algunos inquilinos de tier-ra y esto puede ascender en dos bidazonis, a escudos 12 al año.Tiene muchas limosnas, a saber es, de lana, queso, trigo, sebada ylimosna del santíssimo, que en todo puede llegar a cien escudosel año, empleándosse en el lustre de la iglesia, no gastando ni enazeite por la lámpara por haver legado particular, ni cera porponerla los priores, ni monaguillos por tener solamente lo adven-ticio. No tiene quinto y lo que tiene basta por el deçente orna-mento, supliendo el reverendo plebán lo que fuere preciso.Las iglesias sobredichas no tienen bienes, solo los priores por con-servar en sus familias el patronasgo están obligados aconcharlas ydarles el lustre deçente.Los bienes de la paroquia los administra el procurador de lamesma que lo es el venerable Quírigo Doneddu, cura de lamesma, y da sus cuentas en poder del señor vicario foráneo de lamitra de Galtellí.En la paroquia se conservan en buen estado fuente bautismal,sagrario, crismeras y otras cosas necessarias. En la paroquia neces-sita de aconche la capilla de la Virgen santíssima del Rosario, laqual está entredicha y es de derecho patronato de los Sattas.Dentro de la paroquia está la ossera; el cemiterio está bien // ser-rado con su cruz.

§ 2Las iglesias rurales que <en> la de Bitti se hallan son las siguientes:1. La yglesia de Santo Thomé, dista del poblado medio quarto,tiene por dote quatrocientas y más libras en territorios, con lacondición de administrarle los compatronos de dicha iglesia,mientras la tengan en su decente estado, como lo cumpren; esta-va proffanada por orden del illustríssimo y reverendíssimo arzo-bispo Natta y reedificada a petición de los compatronos que sonAntonio Leonardo Orunesu, hoi quondam, y sy heredad, Salva-dor y Mauro Pintus, Salvador Gasole, Jorge Delogu y su heredady otros pastores y massayos de dicha villa por decreto del illu-stríssimo y reverendíssimo don Joseph Agustín Delbequi, otteni-do salvo error en el año 1774;

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2. otra del Salvador, sita a la orilla de la villa, la qual estava entre-dicha por orden del quondam muy illustre vicario general donFrancisco Cao hasta acomodarse, y como ha sido ajustada sequitó dicho entredicho. No tiene bienes ni por razón de dotte, nide fundación ni de legado posterior; tienen el direcho de patro-nato las heredades de Lara Pala, de los Calvisis, y de Pira, todosmassayos y pastores de la mesma, quienes dan el lustre decente aesta iglesia;3. otra de Santa Anna, dista de la villa media hora, está en decen-te estado, el qual suministran los compatronos que son la heredadde // los Mossas y Pau, principales de la mesma, la eredad de losDores y Delogu massayos y pastores; ha sido proffanada pororden del illustríssimo y reverendíssimo monseñor Natta y reedi-ficada dos años ya por decretto del sobredicho illustríssimo yreverendíssimo señor don Joseph Delbequi, de cuya data no meacuerdo;4. otra de la Virgen santíssima del Buen Camino, distante de lavilla un quarto; estava proffanada por orden del illustríssimo yreverendíssimo arzobispo Natta, reedificada por decretto de mon-señor Delbequi, ottenido salvo error el año que passó de visita enessa diócesi y conqluida [così] de acomodar el año 1776; tienepatrimonio y consiste en unas pocas vacas y dos chicos sercados,el qual administran el doctor Alberto Centolani, médico, por sumujer la noble dona Josepha Fois Canadi y el noble don AntonioFois Alivesi de la mesma; tienen el derecho de patronato rationefundationis;5. está la iglesia de San Juan Evangelista, vulgo dicha del Vado,sita en la orilla de la villa; proffanada por orden del sobredichomonseñor y hoy reedificada por orden del illustríssimo reve-rendíssimo arzobispo Delbequi, ottenido el año de su visita apetición del quondam venerable Juan Calvisi Goddi, señor JuanMaria Serra, el notario Joaquín Satta, Pedro Mele y otros muchoscompatronos; no tiene otros bienes, solos un pedasso de tierra alcontorno de dicha iglesia de sembrón de cebada, un estarel ymedio, que importa // de inquilino tres reales [il real è una mone-ta che equivale a 5 sueldos] el año que se labra; los sobredichos tie-nen el derecho patronato ratione fundationis;6. hai una otra de San Buenaventura, la qual está proffanada pororden del sobredicho monseñor Natta y que no se ha buelto a ree-dificar; dista de la villa seis o siette minutos; tiene al deredor un

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pedasso de tierra que será un estarel o dos: lo possee la paroquia;7. otra de Santa Lucia, distante de la villa poco menos de sumedia hora; estava proffanada y buelta a reedificar por decreto delillustríssimo y reverendíssimo monseñor Delbequi ottenido elaño 1775, a petición de Salvador y Juan Mossa Pau, Jorge Delo-gu, Arcángel y Pablo Bandinu Gasole, la heredad de los Codias yotros muchos massayos y pastores, los quales tienen el derechopatronato por razón del dote de quatrocientas libras assignado endicha reedificación, y la administran los mesmos compatronos;8. otra de San Jorge, obispo de Suelli, distante de la villa mediahora; está entredicha y no se ha quitado el entredicho por nohaverse acomodado; es de derecho patronato de la heredad deseñora Minnía Thola; no tiene bienes;9. otra de la santíssima Trinidad, distante de la villa media hora;está bien tenida; es de derecho patronato de la heredad de losBrundus, de los de Delogu, de los Farinas, de los Codias y otrosmuchos pastores y massayos; no tiene bienes y el ornamento lesuministran los sobredichos compatronos;10. se halla la iglesia de Santa Maria distante de la villa mediahora; no está tan decente // pero los compatronos que son los dela heredad de Fadda están en acomodarla quanto antes; no tienebienes;11. otra de Santa Juliana distante un quarto y medio de la villa,la que está muchos años proffanada y está toda demolida; era dederecho patronato de la heredad del quondam Antonio Deyna yhoi está agregada a la paroquia;12. otra de San Agustín proffanada y demolida; de derecho patro-nato de señor Agustín Carta y Antonio Juan Melis; no se ha teni-do licencia de reedificarla;13. otra de San Matheo, distante de la villa sus dos horas pocomenos; ha sido entredicha por orden de monseñor Natta de felismemoria hasta acomodarse y como se ha acomodado se ha quita-do tal entredicho; es de derecho patronato de lo hermanos Mos-sas, de la heredad de los Paus, de la heredad de Antonio Casu Bul-lone y otros muchos massayos y pastores de dicha villa; no tieneningún genero de bienes;14. otra de San Juan Baptista, vulgo dita de s’Ena, distante de lavilla una hora y quarto; está en decente estado; tiene su patrimo-nio y consiste en dos pastores de vacas, las que administran loscompatronos de dicha iglesia que son la heredad de los señores de

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Fois, los Aspronis, la heredad de Só//gono Ena, y otros muchos;no dan cuenta de la administración al señor vicario foráneo amotivo de que el dador de dichas vaccas dize en su testamentoque si por ventura quisiesse tomar cuentas el superior ecclesiásti-co, entonces ni estuviessen obligados darlas sus herederos, ni quevaliesse el legado;15. finalmente hai otra de la Virgen santíssima de la Annuciada[così] distante de la villa quatro horas; está en su dencentíssimo[così] estado y no necessita de aconche; ha sido reedificada entiempo [en tiempo ripetuto] del quondam plebán Serra; es dederecho patronato de la heredad de los de Antonio Deledda Atte-ne, de los de Pisanu, de los de Murru y otros pastores y massayosde dicha villa; tiene algunos cuchinos y los administran dichoscompatronos; dan cuentas en poder del señor vicario foráneo dedicha <diocesi> de Galtellí.Ninguna de las sobredichas iglesias tiene hermitaño por no sercostumbre en dicho cabo.

§ 3Hai un convento de menores observantes capuchinos y en núme-ro son algún tiempo veinte sujetos, en otro dies y ocho y a lasvezes dies y seis, contando los donados; asisten al confessionarioen la propria iglesia de ellos y a las vexes a bien morir, según laorden que les da el reverendo padre guardián y a otras utilidadesde la villa; en ningún tiempo consta haver havido otro conventode otra religión. //

§ 4, 5No hai oratorio alguno privado, solamente hai un público de lainvocación e título de Santa Crus, en el qual está eregida conauthoridat de Roma la cofadría del Santo Cristo, de hábito blan-co. No sé en que tiempo haya sido eregida. No está sujeta alplebán, solamente al ordinario, aunque ellos digan estar sujetosimmediatamente a Roma, pero en la visita hizo monseñorRicardón de feliz memoria quitó las llaves de dicho oratorio sien-do prior de la mesma el señor Juan Maria Serra; los cofadres sejuntan por sus funciones comunes en dicho oratorio; la rentaconsiste en algunos estareles de tierra aratoria dentro del prado yen varias questuas que ellos hazen sin pedir permisso alguno porhaverlo assí conocido siempre;

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las cuentas se las toman entre ellos mismos; este réddito se gastaen conservar el oratorio bien tenido y decente y en la limosna delcapellán de todos los días festivos y otras funciones en día dehazienda; celebran los divinos officios cada día de fiesta; vieneadministrada esta renta del prior y otros sinco que ellos llamanconsejo; las hermanas suelen dar al año tres sueldos cada una.No hai otra cofadría, ni dentro ni fuera de la paroquia.

§ 6En la paroquia hai doze altares, a saber es, el altar mayor dondese conserva el venerable siempre y es altar privilegiado por haver-lo señalado monseñor Delbequi quando passó de visita; tiene suara consagrada bien tenida y no mueve por estar bien encaxada.A la parte del Evangelio son los siguientes: //primo la capilla de San Ludovico obispo, de derecho patronato,cuyo derecho possee la heredad de los de Carta, la heredad de losFois, la heredad de los de Farina y de los de Goddi y otros, el qualderecho tienen por razón de possessión, tienen el ius sepeliendipor una sola sepultura en cada heredad; no tiene bienes;secundo: la capilla de San Sebastián de derecho patronato de laheredad de los Doneddu y Goddy, Pau, Attene y otros massayosy pastores de la mesma; hai privilegio obtenido en Roma que nosea esta capilla visitada del ordinario; tiene algunos possessos yhuertas las que administran los compatronos; tienen el ius sepe-liendi dentro la dicha capilla; tiene su ara en devida forma;tercio: la capilla de San Antonio de derecho patronato rationefundationis et possessionis, de la heredad de los de Sógono Ena,los de Porcu, los de Boo, los de Doneddu y otros pastores y mas-sayos, los quales tienen también el ius sepeliendi; no tiene bienes,tiene su ara en devida forma;quarto: la capilla de la Conceptión; tienen el derecho patronatola heredad de los de Ladu, de los Fois, de los de Jua y de los Paus;tienen el ius sepeliendi; tiene su ara bien tenida; no tiene bienes;quinto: la capilla de la Virgen de las Nieves; tienen derecho patro-nato la heredad de los Ruyus, de los Serras, los de Compostu, yotros muchos pastores y massayos de la mesma; tiene su ara endevida forma; no tiene bienes; tiene el ius sepeliendi;sexto: la capilla de San Pablo; tienen el ius patronato y ius sepe-liendi la heredad de los de Cortes, de Carru Contu, de Garau, yde otras personas; tiene su ara en devida forma; tiene dos

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pasto//rillos de vacas y le administran los compatronos y dancuentas en poder del vicario foráneo.

A la parte de la Epistola están las siguientes:primo, la capilla de las almas donde se conserva la ossera; es dederecho patronato de la heredad de Deyna, de la heredad de MoreMoro, de Pira Pala, de los Compostu y otros pastores y massayosde la mesma; está bien tenida; no tiene bienes; tienen el ius sepe-liendi;secundo: la capilla de la Virgen de los Ángeles; tienen el derechopatronato y el ius sepeliendi la heredad de los Paus, los de Deyna,los de Ladu; no tiene bienes; ha sido entredicha en última visitay se ha quitado por haverse acomodado; tiene ara en devidaforma;tercio: la capilla del Rosario; está entredicha; tienen derecho laheredad de los Satta; no tiene bienes;quarto: la capilla de Santa Catherina mártyr; es de derecho patro-nato de los Melis, de los Cartas, de los de Lara Pala; no tiene bie-nes; conserva su ara en devida forma;quinto: la capilla de la Virgen de Itria; tienen derecho patronatola heredad de los Murrus, Bandinos, Orunesus, Delogu Dore,todos pastores de la mesma; tienen el ius sepeliendi; está bientenida; no tiene bienes.

La iglesia de los reverendos padres capuchinos tiene tres altares, asaber el altar mayor, la capilla de San Antonio de Padua de dere-cho patronato de la heredad de los señores cavalleros de Guiso;tienen el ius sepeliendi y no se entierran por no haver echo el car-nero según disposissión del padre provincial en su visita; otra deSan Felix de Cantalicio de derecho patronato // de los señorescavalleros de Satta; tienen el ius sepeliendi y se entierran por estarhecho el carnero.

Todas las otras iglesias, tanto de dentro de la villa como rurales,tienen solamente un altar de la invocación de la mesma iglesia aexceptión de la de Buen Camino que tiene dos capillas, a saber esuna de San Diego, otra de San Carlos Borromeo y en estos no secelebra por no estar aconchados; todos tienen la ara en devidaforma.Hai indulgencia plenaria en la iglesia de Santa Maria por la fiesta

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y octavario de la Natividad de la Virgen. Han echo venir otrobreve de indulgencia plenaria por la fiesta de la Virgen santíssimade la Annunciada que se celebra a 14 de junio en la iglesia ruralde dicho título.En la paroquia se conserva el Lignum Crucis con authéntica ysello de monseñor Ricardón por haverse perdido la de Roma ydespués de haver tomado previo juramento de los clérigos másancianos de la villa sobre la veneración ha alargado dicha authén-tica.

§ 7En la iglesia no hai sepulturas; en el cuerpo de la iglesia paroquialhai sinco carneros y en quatro de estos no tiene derecho ningúnparticular; en uno tiene derecho la heredad de los de Quígine; enlas capillas están sus carneros separados en alguna distancia de losaltares, según editto de monseñor Delbequi; en las capillas de laVirgen santíssima del Rosario y Santa Catherina mártyr no haicarneros.Los clérigos tienen su lugar destinado por // el entierro y está den-tro del presbyterio y coro.Están los carneros y sepulturas bien selladas con sus losas demanera que no transpira odor alguno.Hai un carnero destinado por los chicos y está en el cuerpo de laiglesia.El pavimento se rompe alguna ves en la iglesia de San Miguel y apocos días se buelve ajustar a gastos de la casa del difunto.En los entierros se observa lo prescripto en el Ritual romano ysynodo diocesana, a exceptión de que los más propinquos acom-pañarán a la sepultura el cadáver.Por razón del entierro variamente se corresponde, pués hai acom-pañamiento totalmente simple y se corresponde 8 reales; hai otroque se paga tres libras aplicando la missa y cantando vísperas dedifuntos; hai otro de todo el curato y officio de terno que se cor-responde 7 libras y media, incluyendo en esto las missas de losterminos, missa corpore praesenti, los officios cantados derequiem, a exceptión de la cera, que es a gasto de la casa; el entier-ro mejor puede llegar a la paroquia 6 escudos y sinco sueldos quees menos de lo determinado en la synodo por no pagar derechosparoquiales.Se observa el editto de monseñor Delbequi de 26 noviembre

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1775, respecto a la limosna de las sepulturas de los adultos, noempero respecto a la de los chicos, por estar antiguamente lacostumbre de pagar dos reales sin terno y con terno medio escu-do. //Por causa de luto no se queda ninguna día sin escuchar missa,pués los acompañan a la iglesia y suelen cantar endechas en casade los diffuntos; no suele ponerse moneda alguna sobre los cadá-veres, ni se observa otro ritu [così] supersticioso.

§ 8En la paroquia hai mucho legado para missas que ascende a lasumma de tres mil quinientos y más escudos de fondo, pero todode derecho patronato laical; en la paroquia hai dos missas quoti-dianas, una legada por el quondam venerable Joseph Maria Ena,de limosna sinco sueldos al día, y entra por via testamentaria alpariente más propinquo en el derecho passivo y, faltando de laheredad, entonces el señor plebán y procurador de causas píaspresenta a un clérigo benemérito y del gusto de ellos, otra funda-da por el quondam venerable Bauptista Casu, cuyo derecho acti-vo y passivo tienen los Casus de su línea; la primera la ápplica elvenerable Sebastián Pau Attene de dicha heredad de Ena, la otrael noble y reverendo don Felix Satta Cardona por no haver dedicha heredad de Casu.El fondo de dicha causa pía la administran los procuradores de lacausa pía particular que lo es el venerable señor Fedel Fois y de lacomunal que lo es el venerable señor Quírigo Doneddu; otramissa quotidiana fundada por el reverendo rector Azory Pau en laiglesia de San Miguel, cuyo derecho passivo tienen los de Aspronyy, en falta de estos, el ordinario presenta a quien quiere él; haiotros legados de missa semaneras, pero haora no tengo presentesy me reservo a otra // ocasión.Vienen applicados dichos legados por los clérigos de la mesmalínea y los celebrantes procuran las pensiones por no tener losprocuradores los cabisueldos.Las capellanías son de derecho laical y no ecclesiástico y no seconstituyen en patrimonio; en la sacristía no hai tabla fija, a moti-vo de estar encomendados a los celebrantes; las cuentas de pro-priedad se dan en poder del vicario foráneo; missas adventicias nohai por el cuerpo del curato, si no es cantada y essa ya está nota-da en la sacristía.

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No hai legado por limosna de pobres, dotación por donzellas demaridar, provista de los enfermos u ospital, processiones, missio-nes, exercicios espirituales, doctrina christiana y escuelas.

§ 9En orden al establecimiento del Monte granático deve saberse quese tienen las juntas locales en la sacristía de la paroquia, overo encasa del reverendo plebán, por el pároco, delegado de justicia,censores, otro cura, en las [nel manoscritto però è scritto los] que seresuelve lo que es más conveniente para la comunidad y aumen-to de dicho Monte; cada año se toman las cuentas al depositario,según rezan la regias constituciones; secretario no hai por nohaver querido venir ninguno sin salario, según ha sido enforma-da la muy illustre junta diocesana, la que determinó que el cen-sor mientras se tomava el estipendio de 20 escudos, pero ya loprocura attender el censor. //El fondo del Monte de trigo e<s> 250 estareles calaritanos y desebada 500, que es la summa determinada por tal villa y no sehaze roadía por haverlo completado los vassallos de dicha villa; sehaze la repartición sin ninguna aceptación de personas y se pro-cura recoger a su tiempo, obligando la justicia a los morosos. Nome consta presentemente de deuda alguna.No tiene el Monte almacén proprio, solos una casa locarda [cosìper locada?] en la mesma villa pagando el derecho establecido porel regio editto. Está bien custodiado, la llave la tiene el deposita-rio por no fiarse de otra persona.Los gastos que occorren al dicho Monte son salario de almasén,compra de libros, estampa y paga a esta secretaría de la muy illu-stre junta diocesana, según ordenan las cartas que cada añoembian a la junta local de la villa.

§ 10A más del plebán hai otros siette [così, anche se di fatto ne sonoelencati soltanto 6] curas, todos de la mesma villa de Bitty y dió-cesi de Galtellí. El plebán se llama el doctor Antonio Fanari de laciudad de Cáller, de edad de 33 años; uno de los curas se llamavenerable señor Gaspar Gadde Ruyu de edad 80 años, el qual esciego y por no hir a pardiosar se le passa la porción de trigo ysebada con la obligación de confessar; otro se llama AntonioFrancisco Porcu también de 80 años poco más poco menos; otro

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es el noble don Felix Satta Cardona, de edad 54 años; otro elvenerable señor Quírigo Doneddu Gadde de edad 53 años; otroel venerable señor Sebastián // Pau Attene de edad 34 años; otroAntonio Musio Delogu de edad 34 por 35.El plebán habita en las casas paroquiales y porción proprias; lafamilia que tiene consiste en la madre y dos servitoras, en el her-mano con sinco servitores a más de un hombre ochentón y otroestropiado que no tienen de donde mantenerse y un espurio de 4años.Los que fructa la renta un año con otro puede ascender a sus mily trecientos [corretto su docientos] escudos de los que al curato setoma la quinta porción, de manera que la porción de cada curacontando fructo de estola y limosna de missa puede ascender a150 escudos.

§ 11Por el plebán se applica la missa pro populo no solo los domingosy fiestas de precepto mas aun algunos días de hazienda.Se observa el proscripto [così] del Ritual romano en la formassiónde volumen Quinque librorum.Hai archivo por conservar estos libros y otros papeles o ordena-ción del superior. Hai dos libros antiguos paroquiales los que yohe hallado en la iglesia y no se han embiado al archivo de essacuria a motivo que redunda en perjuhixio de la comunidad, suce-diendo varias vezes obligarlos a las rentas baronales sin tener laedad, de las [così, ma è scritto los] quales se libra reccorriendo adichos libros sin pagar nada; el que actualmente está empiensa[così] en el año 1773.

§ 12En la villa hai otros dos clérigos, uno nativo de la mesma villa, lla-mado venerable Francisco de Jana de edad 90 años, nunca hatenido cartilla; otro es el reverendo Joseph Fanary de la ciudad deCáller de edad 36 años, tiene cartilla para confessar.Hai otros dos pretres [così] naturales de Bitti en la ciudad de Sás-ser adonde han hido por razón de estudios y uno se llama señorPedro Guisu de edad más de 60 años; es capellán de las M.M.C.C. [probabilmente per madres capuchinas] de dicha ciudad:quanto tiempo esté no lo sé. El otro es el reverendo doctor ensacra theología Miguel Guiso, de edad <de> sus 35 años: es con-

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fessor de las reverendas madres capuchinas de Sásser donde sehalla sus 14 años o más. No me consta que tengan las reverendas<letras de licencia> del ordinario, por haver hido a la de Sásserpara estudiar y no haver buelto a la villa sino por visita.

§ 13Todos los sacerdotes van vestidos de hábitos talares a la paroquiae fuera de ella van o en casaca de campaña con su collarín o codi-goño negro y redinglotre [così] y collarín. Tienen mugeres en casa,a saber es, Musio a su madre y hermana, el venerable Pau no tieneninguna, el venerable Doneddu a su prima segunda de edad desus 60 años y otra sobrina casada de edad de 30 años, el venera-ble Fois a su sobrina carnal casada, el venerable Porcu una sobri-na casada de edad sus 40 años, el venerable de Jana una sobrinaviuda de 65 años, el reverendo don Felis tiene una estraña que lesirve de criada y no me consta de la edad.No me consta que tengan ningún tracto, familiaridad, frequenciao amistad escandalosa con mugeres ní dentro ní fuera de casa. //Dizen evangelios, dan bendiciones, exorcisan a los animales, ypara esto se sirven del Ritual romano o otro libro aprobado queson prática para párocos. No somministran ni medicinas, niescrittos ni otra cosa alguna; por dichos exorcismos, qu<i>e<n>de ellos usa tiene licencia del superior.No se tratienen en negocios de ninguna suerte de merces enperjuhizio de seculares, assí bien no se divierten ni en caça ni enpesca ni en otra cosa impropria en el estado ni en tavernas; tienentodos patrimonios que consisten en tierras y casas, de los que doyrelación, pero no de todos:primo, señor de Jana tiene su patrimonio proprio, heredado de sutío el venerable quondam señor Dearca y otramente le possee;secundo, don Felix Satta Cardona tiene su patrimoni heredado desu padre viviendo y consiste en…[spazio vuoto], casa y tierras;tercio, el venerable señor Fedel Fois: tiene patrimonio, quien se lohaya echo no see [così]; lo mismo sucede con el venerable señorDoneddu, señor Gadde, señor Musio, y Porcu, pues estos posseenporción no empero todo;el venerable Pau Attene tiene su patrimonio echo de LudovicoDeledda, Quírigo Orunesu Attene, Diego Orunesu Attene, todosparientes, y del notario señor Antonio de Jua Satta extraño, ytodos están constituidos en la villa de Bitty;

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el reverendo señor Joseph Fanary tiene su patrimonio echo en lade Mandas por el reverendo rector señor Agustín Puddu, tio delmesmo y del noble // don Ferdinando Senis de Cáller y no leposse<e>.Observan las cerimonias prescriptas en la celebración de la missasin ninguna indecencia y precipitancia; dizen las missas biendistribuidas a cumodidad del pueblo haun el día de hazienda,precediendo el toque de campana a cada missa, distinguiendo eltoque de la missa mayor que consiste la distinción en tres toquesde campana.

§ 14Se tiene la conferencia de los casos morales en casa del pároco oen la iglesia de la Virgen de las Gracias por no haver lugar en lasacristía de la paroquia, en todas las semanas mientras no estánembaraçadas.Propone dichos casos el reverendo plebán, de los de BenedettoXIV y la resolución se toma del padre Antuen [si allude, proba-bilmente, a Paul-Gabriel Antoine (1678-1743), gesuita franceseautore di un fortunato testo di teologia morale che ebbe numeroseedizioni in tutta Europa; a questo proposito vedi CARTA, Nell’annodel Signore, pp. 42-42]. La forma que se observa es explanar elcaso y después argumentar los que quieren y assisten todos los clé-rigos tanto curas como los que no lo son.

§ 15Los días de precepto se celebra la missa conventual, según ordenala synodo y en ella se explica el Evangelio en idioma vulgar. Dichaexplicación se haze también a la primera missa algunas vezes,otras se les dize la doctrina christiana y actos de fe, esperança ycaridad. El pároco explica el Evangelio en la missa conventual yel cura que dize la primera missa explica el Evangelio o doctrinachristiana.A la hora de las referidas missas se hazen las denuncias de matri-monios, monitorios, órdenes del superior, vigilias y fiestas, distin-guiendo quales // obligan a no trabajar y quales les dispensan;precede a la vigilia a la Ave Maria y al toque de las almas, untoque por amonestar al pueblo de la vigilia, a más de la denunciaecha en la iglesia.Explican el plebán y curas la doctrina en la paroquia los domin-

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gos, a saber es, en el invierno a las dos y en el estío a las tres ymedia por las quatro, precediendo tres toques de campana poravisar el pueblo. Los curas explican la doctrina a los chicos de unamanera adatada a la capacidad de ellos. El plebán haze una expli-cación adatada a los grandes que concurren y en defecto del páro-co suplen los venerables curas. No hai en otra iglesia explicaciónde doctrina.En tiempo de quaresma hai predicador quaresmal y este es capu-chino siempre, le destina el deffinitorio, unidamente con el pro-vincial a petición del plebán y síndico; aloja en el convento, no sele passa limosna de missa del fondo de la causa pía; la limosna delpredicador consiste en dar la villa al convento dos panes por cadareligioso y un baril de vino, empeçando del primer día de quare-sma hasta el 3 día de Pascua; en contribuir esta limosna no haiexceptión de personas, fuera de los pobres.

§ 16Los sacramentos se administran con devida decencia, los que fre-quentan las mugeres muchas vezes con alguna religiosidad; de losvarones algunos, pero los más con poca frequencia, por hallarsebuena porción del tiempo en el campo pasturando, pero pareçenalgo inclinados a la piedad. //De las comadres se administra validamente en estado de necessi-dad el bauptismo y esta está examinada del pároco y presente-mente hay una y por haverse muerto en este año la otra a la quetodavía no ha sucedido ninguna.

§ 17Las fiestas que se suelen hazer en la paroquia son las siguientes:primo, las quarenta horas del santíssimo por carnestolendas yestas están celebrándose muchos años, de manera que es yacostumbre; otras por la semana de passión a motivo de convocarel pueblo por cumplir con el precepto pascual y celebran ya algu-nos años y sale el gasto de la cera por la comunidad;secundo, la fiesta del titular San Jorge mártyr y la celebran lospriores que suelen contribuir la cera en las funciones paroquiales;hai octavario y consiste en vísperas y missa de terno;tercio, la fiesta del Corpus Domini con octavario de vísperas ymissa de terno, echa por los priores de la paroquia, a saber es, lacontribución de la cera sin estipendio al curatto;

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la fiesta de San Pedro apóstol, la que se celebra a gastos de la paro-quia por haver sido titular de la paroquia antigua;la fiesta de la Virgen del Carmen en su proprio día, fundada porla quondam señora Catherina Pau Musio y consiste en una missade terno;la fiesta de San Ignacio de Loyola, fundada por el quondam vene-rable Arca;la fiesta de la Assumptión del la Virgen santíssima con octavariode vísperas y missa de terno y la // Salve a mañana y tarde; la cerala ponen los priores en nombre de la comunidad; el curato porestas funciones no toma ninguna limosna;la fiesta del glorioso san Narciso celebrada por varios devotos,quienes contibuyen la cera y por el curato no hai limosna;en todas las capillas que están en la paroquia se celebran todas lasfiestas de sus titulares de los compatronos nombrados en el capí-tulo donde se tracta de las capillas.

A más de dichas fiestas se celebran también en la paroquia lassiguientes:la fiesta de San Xavier con quarenta horas por el reverendo actualplebán y otra del mesmo santo por señor Agustín Carta;la fiesta de San Luys Gonzaga por un devotto llamado PedroMele;la fiesta de San Agustín en la capilla de Santa Catherina por elseñor Agustín Carta y, en la mesma capilla, la fiesta de San Anto-nio de Padua, por la heredad de Lara Pala;por San Sebastián se celebra octavario de víspera y missa de ternosin ninguna limosna al curato y esto desde tiempos antiguos;en la capilla de la Conceptión se celebra la fiesta de San Isidrolabrador por varios devotos;por el Rosario se celebran dos fiestas de la Virgen santíssima, unael primer domingo de mayo, otra el primer domingo de octubrepor los compatronos de la capilla;en el oratorio de Santa Crux se celebra la fiesta de la invención dela Crux // el día 3 de mayo y el día 14 de setiembre la exaltación,la fiesta de San Bonaventura, como fundador de la cofadría el día14 de julio, todos por dicha hermandad; la fiesta de San Vito,fundada por el señor notario Joseph Pau;en la iglesia de la Virgen santíssima de la Piedad se celebran dosfiestas de la mesma, una el lunes de Pentecostes y otra el domin-

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go segundo de noviembre por los compatronos de dicha iglesia;en la iglesia de San Miguel arcángel se celebran las siguientes: asaber el día 8 de mayo la aparición y el día 29 de setiembre ladedicación de dicho santo por los compatronos; una missa porSan Antonio y otra por los santos Macabeos por varios devottos;en la iglesia de la Virgen de las Gracias se celebra la Visitación eldía 2 de julio y el día 8 de deciembre una missa por la Concep-tión fundada por los compatronos de dicha iglesia; por la Visita-ción se celebran 8 missas cantadas, a saber, primer y último díamissa de terno; las otras simplex y a las tardes completas con lasledanías;en la iglesia del Ángel de la Guardia se haze la fiesta el día 2 deoctubre por los sobredichos compatronos de la mesma;en la iglesia rural de San Salvador se hazen dos fiestas, una el lunesinfra octavo a la Natividad de la Virgen por la Virgen santíssimade Buenayre, y la otra el día 9 de noviembre y dichas fiestas lascelebran los compatronos;se celebran dos fiesta por los compatronos en la iglesia de SantoThomé, una a tantos de // 7 de setiembre por haver sidore<e>dificada en tal día, otra el día de 21 de deciembre;en la iglesia de Santa Anna se celebran también dos fiestas por loscompatronos de dicha iglesia, una el día 26 de julio, otra a 26 o27 de octubre, en memoria de su reedificación;en la iglesia de la Virgen santíssima de Buen Camino se celebradicha fiesta en el segundo o tercer domingo del mes de mayo porsus compatronos y hai octavario en el qual se celebran por el cura-to 6 missas cantadas de terno, a saber es, quatro por la Virgen,una por San Carlos Borromeo, otra por San Diego;la fiesta de San Juan Evangelista que se celebraría en la iglesiarural de dicho santo, vulgo dicha del Vado, se celebra en la parro-quia por no estar concluida todavía dicha iglesia;la fiesta de San Bonaventura se celebra en la paroquia por allarseprofanada la iglesia de dicho sancto;en la iglesia de Santa Lucia se celebran tres fiestas a dicha santapor sus compatronos, una el último domingo de agosto porhaverse reedificado en tal día dicha iglesia, otra el día 13 dedeciembre y otra en las fiesta de la Natividad de Nuestro SeñorIesu Christo;en la iglesia de la santíssima Trinidad se celebran seis fiestas cadaaño por sus compatronos, a saber es, la primera el día proprio de

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la Trinidad, las // otras dos los domingos immediatos, las otrastres se celebran en los tres últimos domingos de novienbre enmemoria de dicha iglesia; en dicha iglesia se celebra el día 24 deabril una missa por San Jorge obispo de Suelly;en la iglesia de Santa Maria se celebra la fiesta de la Natividad dela Virgen con su novenario y consiste en nueve missas cantadas ya la tarde completas con sus ledanías y Salve; el día 12 de setiem-bre se celebra una missa cantada por San Nicolás Tolentino; estafiesta la celebran los compatronos;en la iglesia de San Matheo se celebra la fiesta de dicho santo eldía 21 de setiembre por los compatronos de dicha iglesia;en la iglesia de San Juan Baptista, vulgo dicha de sa Ena, se cele-bra la fiesta el día 28 de mayo por sus compatronos; el día tam-bién 29 de agosto se celebra una missa el día 24 de junio otra y eldía 27 de diciembre: todo el gasto lo contribuyen los sobredichoscompatronos;en la iglesia de la Virgen de la Annunciada el día 14 de junio secelebra la fiesta con esta invocación y el día del Nombre de Mariaque es el domingo infraoctavo de la Natividad de la Virgen y estasfiestas se celebran por los compatronos;en la iglesia de los reverendos padres capuchinos se celebran lasfiesta de San Felix de Cantalicio fundada por los señores Satta, lafiesta de San Antonio de Padua, fundada por los Guisos; las otrasfiestas que se celebran, a saber, la fiesta de la Virgen santíssima delos Angeles, las Estígmatas // de San Francisco, beato Bernardo aCorleone, la fiesta de la Concepción: todas son fiestas de variosdevotos;todas las sobredichas fiestas, a<l>gunas se hazen por costumbre,otras con permisso del superior y en dichas fiestas no se comettedesorden alguno, ní de día ní de noche por hallarse serradas laspuertas de las iglesias desde la Ave Maria, según prescribe el últi-mo editto;hai cursa de cavallos, a saber es en la fiesta de San Jorge Mártyr,la de San Antón, por ambas fiestas de San Miguel, por la fiesta dela Virgen santíssima de Buenayre que se celebra en la iglesia deSan Salvador el lunes infraoctavo de la Natividad de la Virgen, enla Trinidad, en Santa Lucia, en San Matheo, en la Annunciada, enSan Juan de sa Ena, en Santa Anna y todos los premios no segastan por las iglesias, sino por varios devottos.

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§ 18Se celebran las processiones siguientes: la del titular el día proprioa la tarde y el día octavo por parte de mañana; por San Sebastiánel día proprio y el día octavo a la mañana; dos por San Miguel, asaber una a ocho de mayo y la otra el día veinte y nueve de setiem-bre ambas a la mañana; dos de la Virgen santíssima del Rosario,una el primo domingo de mayo, otra el primer domingo de octu-bre y todas se hazen con la assistencia de los reverendos padrescapuchinos y cofadría del Santo Christo; se celebran con la devi-da decencia y consiste en cantar el curato los psalmos de víspera,vestido de sobrepellis y terno siguendo todo el pueblo con sepa-ración entre hombres y mugeres.// Se hazen también la processiones generales a saber es, dos delsantíssimo sacramento, una el día del Corpus a la tarde y la otrael día octavo a la mañana; la otra processión general es la de laAssumpta, una el día proprio a la tarde, otra el día octavo a lamañana.Se celebra cada terçer domingo de todos los meses la minerva,haziendo un giro al derredor de la iglesia paroquial y pone la cerael venerable Antonio Francisco Porcu por legado dexado delquondam venerable señor Delogu, cura era de la mesma, cuyamanutención tiene dicho venerable Porcu por haverlo assí dexa-do en su último testamento dicho quondam Delogu y seguida lamuerte del dicho Porcu susceda en la manutención el sacerdotede la línea de dicho Delogu.En las processiones del Corpus Domini suelen llevar las hastas delbaldoquín y la umbrella los cofrades y en los terceros domingos elpároco o curas combidan a los que están presentes, preferiendolos cavalleros a los principales, dexándosse todo a discreción delpároco. En otras funciones de quarenta horas, si está la cofadría,las suelen llevar ellos, siendo más decente por razón del vestido, sino la gente más distinta del pueblo. El síndico u otra persona notiene ninguna preminencia ní me consta haver havido dísputa enalgún tiempo; no tiene lugar distinto en la iglesia fuera el regidordel marquesado, quien acostumbra tener su assiento, si lleva sillade su casa, en el lugar superior de la iglesia fuera del presbiterio ala parte del evangelio y la paroquia no está obligada darle ningu-na preminencia.

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§ 19No me consta hallarse en dicha villa públicos usureros, adúlteros,concubinarios, escandalosamente amistados ni secretos; procuranno quebrantar la observancia de las fiestas quanto les es possiblea motivo de que los más de los hombres tienen el empleo depastores; quando sucede trabajar en día festivo, piden la licenciadel pároco o para sí o para los servidores.En orden a los ladrones, se oje haver hurtos, pero quienes sean losque hurtan a mí no me consta; assí como no me consta hallarseni mujeres públicas ni que sean libertinas ni que indusgan allibertinaje.No me costa hallarse inconfesso alguno por pascua y en los añospassados si huvo alguno se ha procurado // hazerle confessar en elmesmo año y esto ha suscedido por no tener gente alguna deencomendar el ganado [così, anche secondo Carta, benchè nelmanoscritto si legga garodo].No me costa haver blasfemos, maléficos, descomulgados vitan-dos, constituidos en pública ocasión próxima o pública enemistado entregados a enormidades contra nuestra cathólica religión yotro vicio.

§ 20Hai un divorciado llamado Antonio Sale y ella se llama MiguelaSale, por dísputa de ser nullo el matrimonio ratione impotentiae,por lo que se ha acudido con su súplica a su illustríssima y havien-do tratado varias vezes con el señor vicario foráneo ha respondi-do que no podía el proveer sobre este punto y que se havía escri-to a Cáller.Son frequentes las visitas entre los nuvios y de esto frequente-mente han sido avisados y con todo siguen en la mesma frequen-cia.A los nuvios se les executa alguna pena de las impuestas en lasínodo diocesana, a saber es, la penitencia pública a la hora de lamissa mayor y también alguna pena pecuniaria, haziéndosse todopor orden del señor vicario foráneo, pero con todo esto no dexande cohabitar; a mi parecer la pena para retraerlos sería la excomu-nión mayor tanto a los nuvios como a quienes los reciben en casa.

§ 21El número de las familias puede ascender a quatrocientos sin-

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quenta poco más poco menos, que componen el número de dosmil y trecientas almas; de los que seticientos serán poco más pocomenos de confessión, de communión sus mil y cien, si no meengaño por no tener la matrícula presente.La instrución que se suele dar a los que vienen admitidos a la pri-mera comunión [corretto su confessión] consiste en ponderarles lagrandesa del que reciben, quienes son ellos para recibir al mesmoDios, el aparejo que le previenen, el premio que ofreçe a quiendignamente le reçibe y el castigo a quien indignamente, por fincada uno se conforma a la capacidad de quien primeramentecomulga.Estos son las cabales respuestas propuestas del illustre señor vica-rio capitular el doctor en derechos Francisco Maria Corongiu,canónigo de esta primacial iglesia calaritana y por ser assí lo firmo.

Reverendo doctor y plebán Antonio Fanari.

22a1777, Bitti

Beni immobili della chiesa parrocchiale di Bitti.

Cfr. la nota al doc. 22. Molti toponimi segnalati in questo doc. sono menzionatiinfra, al n. 29.E d i z i o n e : CARTA, Nell’anno del Signore 1777, pp. 136-139.

Nota de los haveres de la paroquial iglesia de la villa de Bitti, queconsisten en unos quantos territorios aptos para labranza y soncomo siguen:Primo, un trozo de tierra de sembrón quatro estareles de trigopuesto en lugar dicho Binnènnere, prado de la dicha de Bitti, con-finante a la tanca vulgo dicha de Juanne Satta, a viña de SalvadorMannu y Baquis Pirella;otro pedasso de tierra de media carreta de trigo en el lugar dichoModdany, confina a viña del quondam Pedro Pisanu y otros con-fines;otro pedasso de tierra de media carreta de trigo en el lugar dichoMuresinu, confina a la fuente de dicho lugar y al camino;otro pedasso de tierra de una carreta de trigo en el lugar dichoIspostui, que confina a tierra de la paroquial iglesia de San Miguelarcángel de la villa de Goroffay;

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otro pedasso de tirra de un estarel de trigo en dicho lugar Ispostui,confinante a tierra del quondam Bernardo Mamely y otros;otro pedasso de tierra en el lugar dicho Siddu, de media carreta detrigo, confina a viña de Pedro Aprione y otros;otro pedasso de tierra de estarel y medio de trigo en el lugar dichoLongary, confina a tierras de Quírigo Ena Fadda, Salvador MariaSistu y Joseph Melis;otro pedasso de tierra en el lugar dicho Oloustes de un estarel detrigo, confina a tierras de Chrisanti Caray y Salvador Pala Bandi-nu;otro pedasso de tierra de dos carretas y media de trigo en el lugardicho sa Pisquina de su eligue, confina a tierras del quondam Basi-lio Pala y otros;otro pedasso de tierra de dos carretas y media de trigo en el lugardicho Argiola de rennu, confina a tierras del quondam Juan ÁngelSanna y de mestre Pedro Casu;otro pedasso de tierra en dicho lugar de una carreta de trigo, con-fina a tierras de Cosme Sistu y Pedro Ángel Contu;otro pedasso de tierra de dos embudos de trigo en el lugar dichoMattale, confina a tierra del quondam Antonio Leonardo Orune-su y otros.Todas las sobredichas tierras cultivan los sinco obreros que cadaaño vienen ternados a beneficio de ellos, en consideración delgasto que hazen a beneficio de dicha paroquia en cera por lasPasquas y días festivos de todo el año, encienso, vino diario portodas las missas y demás, según costumbre antiquíssima.

Siguen la tierras que se dan por affito o arriendo a favor de dichaparoquia, a razón de dos reales la carreta el affito, por arriendopuede tener un quartillo o más si las ditas sobrepujan:Primo, un pedasso de tierra de sembrón, una carreta de trigo pue-sto en el lugar dicho Argiola de rennu, confina a tierra del quon-dam Quírigo Ambrosio Asprone y otros;otro pedasso de tierra de selémines en circa de trigo en dicholugar, confina a tierras de los hermanos Sistu y de Agustín Solive-ras;otro pedasso de tierra que legó el maestre Juan Baptista Bo, deuna carreta de trigo, confina a viña del quondam Jayme de Jua ydel quondam Juan Maria Pala Pira;otro pedasso de tierra que legó el quondam Miguel de Monte en

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el lugar dicho Nuraque, de un estarel de trigo, confina a tierra deFrancisco Orunesu Pau y otros;otro pedasso de tierra de dos estareles y medio de trigo en el lugardicho Bosota, prado de Onanì, confina [ripetuto] a tierras delquondam Francisco Joseph Delogu y otros;otro pedasso de tierra que legó el quondam Antonio Pira Bandi-nu, de carreta y media de trigo en el lugar dicho Binnere [per Bin-nennere?], confina a viña de Maria Ladu y a tierra del venerableAntonio Francisco Porcu;otro pedasso de tierra que legó el quondam Thomàs Cossellu deun estarel de trigo en el lugar dicho Muresinu, confina a tierra desu hermano Antonio Cossellu;otro pedasso de tierra de una carreta de trigo que legó la quon-dam Maria Ángela Casu en el lugar dicho Oloustes, confina a tier-ras de mesma paroquia que cultivan los obreros;otros tres pedassos de tierra que legó la quondam Anna ElenaGarau Quíg<u>inu de sembró<n>, dos estareles en circa de trigoen los lugares dicho Mattale y Terra de frunza, confinan a tierrasdel venerable quondam Joseph Maria Ena Feliz y Carzone y delquondam Melchor Gadde;otro pedasso de tierra en el lugar dicho Mattale de seis estareles detrigo, confina a tierras del oratorio de Santa Cruz y del quondamJorge Pau y al rio;otro pedasso de tierra de media carreta de trigo en el lugar dichoErretine, confina a tierras de San Estevan y otros;otro pedasso de tierra de media carreta de trigo en el lugar dichoArgiola de rennu, confina camino de por medio a tierras de Agu-stín Soliveras y otros;otro pedasso de tierra de dos carretas y media de trigo en el lugardicho sa Pisquina de su eligue, confina a tierras del quondamBaquis Pala y otros;otro pedasso de tierra de dos carretas de trigo en dicho lugar, con-fina a tierra de la iglesia de San Estevan y de Salvador Cossellu;otro pedasso de un estarel de trigo en el lugar dicho Costa dequiargiu, confina a tierra de Quírigo Zori y de Antonio Maria deSerra y otros;otro pedasso de tierra de dos estareles en circa de trigo en el lugardicho Ovene, confinante a tierras del notario quondam NicolasAntonio Lara Pala y Nicolás Corrías;otro pedasso de tierra de dos carretas y media de trigo en dicho

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lugar Ovene, confina a tierras de Pedro Juan Piredda y de doñaMargarita Satta;otro pedasso de tierra de dos estareles y medio de trigo en lugardicho Oloustes, confina a tierras de la quandam señora MariaQuíguine y Juan Deyana;otro pedasso de tierra de un estarel y dos embudos de trigo en ellugar dicho Murere, confina a tierras del quondam FranciscoOrunesu Pau y Quírigo Serra Gadde;otro pedasso de tierra de una carreta de trigo en el lugar dichoDure, confina a la iglesia de Santa Lucia y a viña de Juan BaptistaPirella y de don Juan Gavino de Jua;otro pedasso de tierra de una carreta de trigo en el lugar dicho suAscusorgiu, confina a tierras de Antonio Maria Pinna y viña delquondam Baquis Fenu;la dicha viña de Baquis qui agora es desecha es de la mesma paro-quia por havérsela legado dicho quondam;otro pedasso de tierra de media carreta de trigo, que confina aviña de Miguel Sórigue y a tierra del notario Gáspar Carta endicho lugar de su Ascusorgiu;otro pedasso de tierra en el lugar dicho Goromuru de una carretade trigo, confina a tierras del quondam Carlos de Sógono y delnotario Nicolás Antonio Lara Pala;otro pedasso de tierra de dos estareles de trigo en el lugar dichoTocorinay, confina a tierras de dicha paroquia y a viña del quon-dam Pedro Sale;otro pedasso de tierra de tres carretas de trigo en dicho lugar queconfina a tierras del notario Agustín Carta y a tierras de la Iglesiade San Jorge obispo.Estas son las tierras que tiene actualmente <y> possehe la dichaiglesia paroquial de la villa de Bitti y no tiene otros bienes deningún género más que las limosnas que deja<n> por via de lega-do los bienhechores.

22b1777, Bitti

Legati istituiti nella chiesa parrocchiale di Bitti per la celebrazio-ne di messe per alcuni defunti.

Cfr. la nota al doc. 22.

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Subito dopo ogni nuova annotazione, alle estremità della riga, sinistra e destra,sono indicati i rispettivi valori in scudi e lire.

Nomina de los legados píos comunes instituidos en la paroquialiglesia de la villa de Bitti de algunos difuntos de la mesma:primo, el legado de las almas de purgatorio por las missa de los lunesde cada semana que se celebra parata por el curato de dicha paro-quia, de fondo quinze escudos legados: cinco por el quondam JuanMaria Satta y dies escudos el quondam Pedro Inceddu de la dichavilla de Bitti; este legado se halla fallido del año 1755 a esta parte;assí bien en le mes de agosto en sufragio de las almas de purgato-rio se celebra el trentenario con el rosario cantado, el venerableespuesto, legado por el venerable quondam Francisco JosephGadde, sacerdote de dicha villa, fondó cien escudos:escudos liras100 250.

Siguen los legados de missas resadasdel venerable quondam Ángel Bullone sacerdote de dicha villa,fondó dies escudos:10 25;de las casas ruinas de San Sebastián, fondó treinta escudos:30 75;del venerable Juan Francisco Sanna, sobre una tanca, treinta y dosmissas cada año y seis escudos en dinero por fondo:6 15;de la quondam Juana Anna Pala, fondó treinta y un escudos:31 77. 10;del quondam Sebastián Carta, fondó sessenta escudos:60 150;del reverendo quondam retor Obino Pau, cuyo nombre y patriase ignora, fondó quinze escudos:15 37.10;de la quondam Birgita Pau, fondó quarenta escudos:40 100;del quondam don Francisco Satta Apellu, fondó doze escudos:12 30;de la quondam Maria Josepha de Serra, fondó sessenta escudos:60 150;del quondam Diego Orunesu Mamely, fondó sinquenta y ochoescudos:

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58 145;----- -----422 1055; //del quondam Joseph Satta Apellu, fondó doze escudos:12 30;del venerable quondam Juan Pedro de Palmas, fondó treinta yocho escudos:38 95;del la quondam Maria Rosa Marine, fondó ocho escudos:8 20;del venerable quondam Diego Deledda Varru, fondó sessentaescudos:60 150;del venerable quondam Mauro Antonio Delogu, fondó sessentaescudos:60 150;del venerable quondam Antonio Ignacio Pinna, fondó sessentaescudos:60 150;de la quondam doña Minnía Satta Carta, fondó veinte escudos:20 50;del quondam Sebastián Pira Contu, fondó quarenta y un escudos:41 102.10;del quondam Jorge Cara Bullone, fondó sessenta escudos:60 150;de la quondam Cathalina Pau Musío, fondó sinquenta escudos:50 125;de la quondam Francisca Casu Goddi, fondó sinquenta escudos:50 125;

Legados nuevos:del quondam Pedro Turtas, fondó sinco escudos:5 12.10;del quondam Juan Maria Mayale, fondó sessenta escudos:60 150;----- -----946 2365;

Legados de missas cantadas y solemnes:del quondam Joseph Estevan y Victoria Porcu hermanos, una

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missa cantada simple al glorioso San Joseph patriarca el día de sufiesta, 19 marzo, fondó quatro escudos:4 10;del quondam Thomás Boddo, otra missa cantada simple a la Vir-gen santíssima de la Defensa en 28 de setiembre, fondó sincoescudos:5 12.10;del venerable quondam Francisco Diego Deledda Varru, unamissa parata al santíssimo sacramento, en uno del los tres días delas quarenta horas de Carnaval, fondó ocho escudos y un quartil-lo [1/4 di scudo= 2 reali (1 reale= 5 soldi), 2 soldi, 6 denari]:8. 2.2.6 20.12.06;del quondam Mauro Antonio Delogu, una missa parata a SantaMaria Mayor el día de Pasqua de Navedad, y otra cantada simplea San Juan Baptista en 24 junio y en su iglesia rural, vulgo de saEna, fondó por ambas missas dies y seis escudos:16 40;del quondam Diego Orunesu Pala, una missa parata a la Virgensantíssima de los siete dolores el día de su fiesta el viernes de Pas-sión, fondó siete escudos y medio:7. 5 18.15;----- -----986.7.2.6 2466.17.06; //

Legados nuevos:de la quondam Maria Antonia Ena, una missa cantada simple aSan Antonio de Padua el día de su fiesta en 13 de junio, fondósinco escudos:5 12.10;del venerable quondam Vincente Ena Pisanu, dos missas paratas,una a la santíssima Trinidad en su iglesia rural al tiempo de susseis fiestas, y la otra a la Virgen santíssima de la Piedad en su igle-sia al tiempo o en una de sus dos fiestas,fondó veinte escudos:20 50;del venerable Juan Calvisy un novenario a las almas de purgato-rio en el mes de setiembre con el santíssimo espuesto, cantar elrosario a la Virgen cadadía y a la conclusión missa parata y abso-luciones solemnes, fondó sessenta escudos:60 150;----- -----

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1071. 7.6.2. 2679.07.06;Estos legados comunes completan la partida de mil settenta y unescudos, siete reales y medio, que hazen en libras dos mil secien-tas settenta y nueve y siette sueldos y seis dineros, que es el fundoque actualmente existe en dicha causa pía.

Otro legado nuevoa los sobredichos legados sobrevino después de nuevo el legado demissas resadas del quondam Thomás Doneddu Ledda, de fondoquerenta y quatro escudos yy dos reales y medio:44. 2, 2. 6 110.12.06;----- -----

Total1116. 0.0.0 2790.00.00;

22ccirca 1777

Lista di legati particolari nella parrocchiale di Bitti per la celebra-zione di messe semplici, quotidiane, settimanali o con altracadenza, a seconda dell’intenzione del testatore.

Cfr. la nota al doc. 22.

Nomina de legados particulares instituidos en la parroquial igle-sia de la villa de Bitti para la celebración de missas resadas, porcapellanías quotidianas, missas semaneras y de algunas otras poralgunos días del año y son como siguen, conforme a la mente delos legantes naturales de dicha villa:

primo, la capellanía de la iglesia de San Miguel arcángel sita den-tro de poblado de dicha villa, instituida por el reverendo quon-dam Ignacio Azori Pau natural de la dicha de Bitti y rector deGonostramaza, de fondo seisientos setenta y sinco escudos, quo-tidiana:675 1687 10;capellanía quotidiana del venerable quondam Juan Baptista Casude fondo seisientos escudos, era de la villa de Bitti:600 1500;capellanía del venerable quondam Joseph Maria Ena, sacerdote de

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la villa de Bitti, cuia cappellanía es quotidiana, de fondo de sei-sientos escudos:600 1500;legado del venerable quondam Francisco Goddi Ruyu de la villade Bitti per dos missas semaneras, fondo ciento veinte escudos:120 300;legado del venerable quondam Pedro Goddi de la villa de Bitti,treinta y sinco escudos:35 87 10;legado del venerable quondam Joseph Attene Doneddu de Bitti,de fondo ciento veinte escudos:120 300;legado del venerable quondam Estevan Compostu de Bitti, defondo noventa y siete escudos y medio:97 5 243 15;legado del reverendo quondam padre Agustín de Bitti, de fondoquarenta escudos:40 100;legado de la quondam Anna Maria Manca de Gorofai, de fondosessenta escudos:60 150;legado de la quondam Battistina Gasole de Bitti, de fondo sesen-ta escudos:60 150;----- -----2527 05 6318 15; //legado de la quondam Maria Antonia Gadde Pala de Bitti, defondo sesenta escudos:60 150;legado de Nicolás Antonio Casu de Bitti, sesenta escudos:60 150;legado del quondam Nicolás Antonio Símula de Bitti, de fondodies escudos:10 25;legado del quondam Bernardino Attene, de fondo onze escudos,nueve reales, quatro sueldos y sinco dineros:11 9 4 5 29 19 5;legado del quondam Bartolomé Contu de Bitti, fondo sesentaescudos:60 150;

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legado del quondam Pedro de Ledda Orunesu de Bitti, de fondoveinte y sinco escudos:25 62 10;legado de la quondam Francisca Eredina de Bitti, de fondo sesen-ta escudos:60 150;legado del quondam Arcángel Mamely de Bitti, de fondo dies yocho escudos:18 45;legado del quondam Thomé Mele, mayor de Bitti, de fondo diesescudos:10 25;legado del quondam Miguel Ángel Mamely de Bitti, de fondosesenta escudos:60 150;legado del quondam Diego Orunesu Pala de Bitti, de fondosesenta escudos:60 150;legado de la quondam Jorgia Contu de Bitti, de fondo doze escu-dos:12 30;legado del quondam Salvador Ena Attene de Bitti, de fondosesenta escudos:60 150;legado del quondam Pedro Manca Goddi de Bitti, de fondo qua-renta escudos:40 100;legado del quondam Miguel Soliveras de Bitti, de fondo quinzeescudos:15 37 10;legado de la quondam señora Cathalina Pau Musío, sobre lamitad de una tanca en el fondo de cien escudos y medio y otroscien escudos en dinero que se hallan en la arca de dicha causa pía:100 5 251 5;legado de la quondam Maria Josepha Piredda de Bitti, fondo dozeescudos:12 30;----- -----

se dize3201 9 4 5 8004 19 15;

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otro legado del quondam Juan Francisco Mossa notario de la villade Bitti, de fondo sessenta escudos:60 150;----- -----3261 9 4 5 8154 19 5.

23<1777>, Gorofai

Il rettore di Gorofai Antonio Michele Fadda risponde ad un que-stionario inviatogli dal vicario generale capitolare di CagliariFrancesco Maria Corongiu sullo stato della parrocchia di Goro-fai.

O r i g i n a l e , in ASDNU, <Questionario inviato dal vicario generale capitolare>,cfr. nota del doc. 22; viene riportata solo la parte che interessa la succitata par-rocchia.E d i z i o n e : CARTA, Nell’anno del Signore 1777, pp. 185-196.

Se da respuesta exacta, cabal y distincta a los interrogatoriossiguientes:

§ 11. Se responde que a más de la paroquia hay tres iglesias, una delas quales, que tiene por titular San Salvador, ha sido fundada yerigida por el venerable quondam Juan Maria Murru el año 1690;la otra iglesia, que tiene por titular San Antonio de Padua, ha sidofundada y erigida por los herederos del venerable quondam Agu-stín Gasole Casu y Baquis Gasole Casu, a 7 de junio 1684;la tercera, que tiene por titular la Virgen de la Defensa, ha sidoerigida y fundada por los quondams Antonio Estevan Fadda yAnna Maria Ena de la villa de Bitty.2. Qual sea el titular de estas queda dicho en el primer número;que sean consagradas y de quien no consta.3. La paroquia tiene por titular el glorioso San Miguel arcángel;no consta de quien haya sido fundada y erigida ni [en que tiem-po ni de quien haia cancellato] sido consagrada; de renta tienecada quatro años treinta y siete escudos y un real, poco más omenos, según dieta que los vassallos suelen poner arquilando lastierras que tiene dicha paroquia en una y otra bidaçony; tiene

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sinco o seis vacas; se le tiene agregado quarenta escudos en dine-ro que eran derecho de dos capillas, una de la gloriosa Santa Sufíay otra que se piensa hazer [così; da confrontare con il § 6, infra, nelquale non si parla più di questa futura cappella di S. Ludovico] delglorioso San Ludovico, cuyo dinero está en la arca de tres llaves ysinquenta escudos que legó el muy reverendo plebán Másala hoyquondam, a dicha paroquia; esto es lo que tiene y de algunasoffertas que hazen los feligreses de esta villa de Gorofay; estádecente y adornada dicha paroquia, si bien se requieren algunosreparos por el sostre y puertas de dicha paroquia.4. Las demás iglesias no tienen más que sus patrimonios.5. Los bienes de la paroquia los aministra y tiene o govierna el pro-curador nombrado del muy reverendo vicario foráneo, quien dacuenta cada año que se entrega al nuevo procurador de la iglesiaparoquial en presencia del muy reverendo vicario foráneo o en sucuria. Las otras iglesias las goviernan los mismos // compatronossin que den cuentas a alguno, sino quando viene la santa visita.6. En la paroquia está la fuente batismal bien limpia y conserva-da aunque no es de mármol y se tiene dado la comissión para lle-varla de mármol con licencia del muy reverendo vicario foráneo.El sagrario con su llavesita de plata, cortinaje y demás está enbuena forma con el santíssimo siempre conservado dentro deldicho sagrario y lámpara ardiente delante.7. Está la ossera en el cemeterio de dicha paroquia bien cubiertay serrada.

§ 21. Iglesia rural hay una en territorio de esta de Gorofay que portitular tiene San Cosma y San Damián; los compatrones son de lavilla de Bitty; fue entredicha por el illustríssimo y reverendíssimoseñor don fray Thomás Ignacio Maria Nata de felis memoria;2. y en el presente año ha sido reconciliado [così] con licencia desu señoría illustríssima que Dios guarde; no tiene dote por lo queconsta.3. Dista del pueblo trezientos sinquenta passos poco más omenos; la goviernan los compatrones que lo son señor AntonioDeyna Satta con sus hermanos.4. No hay otra iglesia rural en territorio de dicha de Gorofay.5. Ni se sabe que haya havido jamás en esta villa elmitano [così perermitaño] por iglesia alguna.

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§ 31. Se responde al primero y segundo:2. que no hay combento de alguna religión,3. ni ha avido en dicha de Gorofay.

§ 41. Se responde al primero y segundo:2. que <no hay> oratorio más que uno; por titular tiene SantaCruz con la cofadría ni se sabe con auctoridad de quien ni en quetiempo haya sido fundado:3. y este solamente tiene los sueldos que suelen dar los hermanosy hermanas de dicho oratorio; le govierna el prior actual que cadaaño se elige tan por la admi<ni>stración de la renta, quanto porla attendencia por las missas, divinos officios y processiones. //

§ 51.No hay otra cofadría en dicha villa.2. Ni se sabe con que auctoridad haya sido fundado ni se congre-gan los hermanos en otro altro [così] <lugar>, si bien solamenteen la sacristía de dicho oratorio.3. La regla es que el prior elegido por votos de los dichos herma-nos elige los demás empleos; la renta que tiene será poco más omenos dies o doze escudos que consiste en dos catas que suelehazerse de queso, lana y grano y de los tres sueldos que cada añocobran de cada hermano.4. Esta renta se gasta en reparo de la dicha iglesia y peaje parapagar las fiestas y demás y los aministra el prior que da cuentasdel año de su priorate al nuevo <prior>, con assistencia del reve-rendo pároco y de lo muy reverendo vicario foráneo.

§ 61. En la paroquia hay quatro capillas con su altar: la primera, lainvocassión de Santa Sufia, la otra de San Bernardo, la otra de laVirgen del Remedio, otra de Santa Maria Madalena. Hay tresaltares, uno de la Virgen de Monserrate, otro del Purgatorio, otrodel Milagro, y en cadauna de las capillas está la ara afforrada detela; en dichos tres altares no hay ara. En las demás iglesias, en ladel glorioso San Salvador hay un otro altar del glorioso SanAntiogo mártir a más del altar mayor.2. No hay altar privilegiado en dichas iglesias.

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3. En la iglesia de la Virgen de la Defensa hay indulgencias de 40días concedidas por la felis memoria de monseñor Gandulfo yconfirmadas por monseñor Delbequi estando en santa visita.4. No hay reliquia alguna en dichas iglesias.5. El ius sepeliendi tienen dos capillas sitas dentro de la iglesiaparoquial, esto es de Santa Suffia, que lo son los herederos de laquondam Thomea Ángela Delogu y en la capilla del Remedio porlos heredes del venerable quondam Miguel Ángel Azory de la pre-sente villa de Gorofay. No se sabe en que tiempo hayan sido fun-dadas ni por quien se ha dado el permisso; // las demás iglesiastienen el ius patronatus y no el ius sepeliendi.

§ 71. En la iglesia paroquial se entierran los difuntos sin que hayasepultura señalada de persona alguna particular: se rompe el pisopara enterrar, profundada bien la sepultura; después con el abañilse buelven las pisarras bien consertada<s>.2. Las sepulturas están bien apartadas de la tarima y de los altaresen el cuerpo de la iglesia, bien profundadas y consertadas por elalbañil, de suerte no hay peligro de traspirar olor de los cuerposenterrados.3. Las sepulturas de los sacerdotes suelen hazerse dentro del corode dicha iglesia; suelen romper y serrar assí mismo; por los chicosno hay sepulturas notadas ni hay derecho patronato de familiasparticulares ni de la comunidad.4. En las exequias se osserva puntualmente todo lo que prescriveel Ritual romano ni hay otro uso ni abuso en contrario.5. Por entierro de niños o adultos que no son capaces de sacra-mentos se paga ocho sueldos: esto es sinco al curato y tres almonag<u>illo, con sobrepellis y estola y cruz baja; si fuere acom-pañamiento doble con diácono y subdiácono, medio escudo ycruz alta: esto es una libra al curato y sinco <sueldos> a losmonag<u>illos.6. En los entierros de adultos: se pregunta en la casa del difuntolo que piden o disponen, si quieren un parado con la cruz de platay demás acompañamiento doble, esto es, absoluciones solemnes,pausas, officios, vísperas, maitines y laudes, missa parada, absolu-ciones solennes al cadáver, absoluciones a la sepultura y demásque prescribe el Ritual romano y santa synodo, se le toma sietelibras y siete sueldos y medio por el curato y medio escudo a los

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monag<u>illos; en fin, preguntada la casa, se haze lo que piden yen orden a los pobres se entierran por Dios [M. Carta, invece, scio-glie la abbreviazione con por derechos] de óbito y sepultura.7. No está la costumbre de no hir a escuchar missa ni por causade luto ni por otro; antes bien está la costumbre de acompañar<a> dichos difuntos sus parientes y demás.8. Estava la costumbre de cantar endechas // a vistas de los cadá-veres en sus casas y llevando el defunto a la iglesia, pero han sidoprohibidas por la buena memoria del muy reverendo vicarioMásala y no se usa al presente ni se acostunbra otro rito supersti-cio<so> y contrario a la religión christiana y ritos ordenados de lasanta Iglesia.

§ 81. En la paroquia ni en las demás iglesias hay capellanía alguna, sibien en la paroquia hay legados por el lunes: esto es un pedazo detierra eo viña desecha vulgo llamada su Angeleddu y por cata dequeso y grano, por los que se dizen todos los lunes de todas lassemanas de todo el año, missa cantada, absoluciones, Miserere ydemás, en la ossera y en el cuerpo de la iglesia; legado hay de labuena memoria del plebán Serra de la cantidad de sinquentaescudos, aplicando la missa los jueves por su alma el dicho páro-co; hay otro legado de un pastor de vacas a capuchu, aunquepocas, del quondam Miguel Pinna. Hai otro legado del quondamdon Antonio, don Antonio Guisu [così], que no han queridodesbolsar el dinero sus heredes, cuya cantidad es sessenta escudos,salvo error.2, 3. Al segundo y tercero se responde que no hay ni en la paro-quia ni en las demás iglesias capellanías.4. Al quarto se responde que attiende el procurador del curato.5. No hay legados como de limosnas por pobres ni dotación dedonzellas.6. Se dan cuentas al muy reverendo vicario foráneo de la dichaiglesia purgant [ma è scritto purgart] y lámpara del santíssimo.

§ 91. El establecimiento del Monte granático: está la junta que sonel reverendo rector, censor depositario, el cura y el síndico y sesuelen congregar por qualquiera officio del Monte en casa delreverendo rector.

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2. Cada año se toman las cuentas al depositario actual por eldicho reverendo rector con el censor y demás; los libros de secre-taría, cartas y ordenaciones regias emanadas por essa illustre juntareal diocesana se conservan por el censor.3. El fondo de dicho Monte granático es de la suma de trigo // 75y de sebada 150 estareles que es el término que fue establecidopor la presente villa y al presente estado se halla de trigo 78 esta-reles y tres embudos y de sebada 156 estareles, pagados los dere-chos de almasén y depositario y sinco libras y sinco sueldos a lareal junta diocesana por los libros.4. Se reparte dicho grano a los massayos y labradores del puebloen el mes de noviembre y deziembre, sin haver distinción algunasolo a quien puede sembrar y restituirle o si fuesse pobre con fian-za sin haver réplica, llevándose con esmero este officio por dichajunta.5. No hay deudas con dicho Monte; solo que lo que se reparte serestituie por el mes de agosto.6. Roadía no se haze en esta villa por haver llegado al término delestablecimiento de trigo y sebada y es capas [così] por los feligre-ses y massayos de esta villa.7. No tiene almasén proprio, solo está alquilado por el Montegranático siendo capas para conservar trigo y sebada ottimamen-te sin perjuizio del Monte, serrado con tres llaves, divididas unael reverendo rector, otra el censor, otra el depositario.8. Hay gastos en este dicho Monte del depositario que toma unacarreta cada cien de trigo y sebada, assí mesmo el almasén.

§ 101. A más del pároco hay en esta villa un cura solamente el pre-sente año y este extradiocesano, que se ha gastado lo más del añoandando y bolviendo a su villa y a otras de modo que el párocoha hecho y servido de pároco y cura; de edad dize tener 30 añosin circa, de la villa y diócesi de Alguer. El pároco se llama reve-rendo Antonio Miguel Fadda de esta presente villa y diócesi, deedad sessenta años poco más o menos; el dicho presente cura sellama venerable Cosma Ena de la dicha de Nuly.2. No hay casas proprias retorales. El pároco habita en casa de suspadres que le han dejado; de familia tiene hermanos y hermanas,mossos y criadas que son quinze entre hombres y mugeres.3. La renta del rector importa poco más o menos duzientos escu-

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dos; comprehendido todo más o menos duzientos sinquenta,salvo error. //[Sul margine sinistro, di altra mano: Los hermanos proprios quetiene <el> reverendo rector son dos en su casa, las hermanas dos;hijos de estos tres, los mossos seis, las mossas dos, una de las qua-les de edad sinquenta años poco más o menos, la otra quarenta ysinco poco más o menos. La renta se divide en sinco porciones,quatro al rector, la quinta al cura o curas según costumbre].

§ 111-5. Se responde que no hay cámeras y por consequencia vicariosparoquiales; por fin se responde a todo el parágrafo que no hay.

§ 121. Se responde que se appllica [così] la missa paroquial cadadomingo y cada día de fiesta de escuchar missa a beneficio delpueblo y si algún día de fiesta se aplica la missa a otro por defunc-to o por otra necessidad, se suple el día immediato a favor delpueblo a tenor de las bulas y disposición sinodal.2. Se osserva puntualmente lo que manda el Ritual romano, decre-tos de la sancta Iglesia, synodo y demás, lo que es de ver en dicholibro de la iglesia de la predita villa de Gorofay, de los bautizados,chrismados, matrimonios, difunctos, confessión y comunión.3. Se responde que dicho libro <de> editos y ordinaciones delsuperior se pone en una arca bien serrada dentro de la sacristía.4. Se encuentra en esta el quinque libris [così] viejo que empiesael año 1691 y concluye el año 1751, salvo error, y el quinquelibris nuevo enpienza [così] en los 15 de noviembre del dicho año1751 y el sobredicho quinque libris viejo me lo dió el muy reve-rendo plebán Masala, buena memoria, para conservarle en dichaarca de dicha paroquia.

§ 131-2. Se responde al primero y segundo que en esta presente villano hay más que un sacerdote fuera de cura que ha venido de Cál-ler en el mes de mayo de este presente año, quien tiene edad de29 años salvo error; nació en la villa de Bitty y agora reside en estade Gorofay porque vive con su padre que está domiciliado en estadicha de Gorofay; no hay otro sacerdote fuera de cura en estavilla; no ha tenido aún cartilla.

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3. Hai dos sacerdotes de esta presente villa en la ciudad de Sásserque fueron jesuitas, uno de los quales se llama el reverendo Anto-nio Artana Fadda de edad de 30 años poco más o menos; // dizenestar empleado en el seminario por las escuelas; el otro se llamareverendo Miguel Carru, dizen estar empleado en una casa porcapellán de edad 33 poco más o menos, los que faltan 18 <años:così?> poco más o menos.

§ 141. Se responde que los sacerdotes que presentemente están en estavan con los hábitos talares decentes, esto es capa y sotana con elcollarín a la iglesia, y en campaña con el collarín, casaca o redin-gote, sombrero y bien decentes.2. Se responde que no tienen mujeres en casa; el cura hábita enuna casa de familia que es don Pedro Guiso y el fuera de cura vivecon su padre, ni se sabe que tengan tracto dichos sacerdotes conmujeres por ningún motivo ni amistad.3. Se prática decir los santos evangelios a los enfermos y muchasvezes piden sacerdotes a dezir libros a los ganados que padecen depidemía y lo que consta dicen la oración: Deus qui laboribushominum, etc., esto es lo que se puede decir. Exorcismos non sesabe que trate alguno, si bien que muchas vezes conjuran los áirespor las tempestades con el Ritual romano y no se apartan dedicho Ritual ni de lo que manda la santa madre Iglesia romana.4. Al quarto se responde: no se sabe haver sacerdotes que se hayanentretenido en alguna especie de contractos, solamente algunoque tiene alguna cosa demás de vito y vestido se lo vende y hazelimosna.5. No se exercitan en cassa clamorosa, ni en otras cosas impro-prias del estado.6. El sacerdote que presentemente es cura es forastero y dize tenersu patrimonio en su villa; el otro sacerdote fuera de cura que enesta presente se halla tiene su patrimonio hecho y donado de supadre y actualmente vive y de otros proprios suyos // y le puedefructar sessenta escudos a razón de seis por siento, poco más omenos.7. Osservan exactamente las ceremonias y sagrados ritos de larubrica del Missal romano y gracias a Dios van con la avertencia,attención, devoción, claredad y decencia en todo como manda ypide la gran dignidad de tan sagrificio.

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8. Se dizen las missas, porque hay pocas, en los días de fiesta, laprimera al amaneçer, la segunda a buena hora, la tercera - al tiem-po de la recolta - a las onze en circa et infra annum a las diez, pocomás o menos avisando en todas las missas con los toques de lascampanas bien interpolados, con la señal del primero, segundo ytercero, individuando en dichos toques la missa del pároco; en losdemás días de hazienda se dizen las missas assí mesmo a comodi-dad del pueblo que se halla satisfecho.

§ 151. Se tienen conferencias cada sábado a la tarde proponiendoalgunos casos morales de la quistión señalada el sábado antece-dente, en casa del mismo pároco.2. Dichos casos de consiencia los propone el dicho pároco y acu-den los dichos sacerdotes a casa de dicho reverendo rector.3. De los libros que se sirven presentemente para la moralidad esAntoen y otros que concuerdan con la doctrina más sana y seguray los libros espirituales suelen servirse como es Siniscalchi y otros[Su questi libri, vedi CARTA, Nell’anno del Signore 1777, pp. 42-43].

§ 161. Se responde que se celebra la missa cantada o parada en las fie-stas nobles de todo el año.2. En los domingos se explica el evangelio en la missa; la primerapor el cura y en la combentual por el pároco en lengua vulgar ynatural del pueblo.3. Se hazen las denuncias o amonestaciones de los // días festivoscon distinción y advertencia de los que obligan a escuchar missay de no trabajar y de los otros días de fiesta que obligan a escu-char missa tantum y que están dispensados para trabajar; si haymatrimonios, monitorios, editos, órdenes del superior, vigilias deprecepto y demás cosas necessarias de amonestar en la iglesia.4. Se dize y enseña la doctrina christiana al pueblo todos losdomingos a la tarde en la iglesia de la Virgen de la Defensa queestá a la orilla de la villa por el mismo pároco,5. y después se dize el santíssimo rosario con dos velas ençendi-das, cuya cera costea el mismo pároco;6. en el qual rosario se anticipan los actos de fee, esperanza y cari-dad y se dize el rosario en dicha iglesia per estar la paroquia muylejos de la villa.

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7. Se responde que cada año el reverendo rector elige un religio-so que sea hábil y se lo pide al guardián de los reverendos padrescapuchinos del combento de la villa de Bitty, el qual predica todoslos domingos de quaresma a la tarde por tener el mayor concursodel pueblo, según se ha acostumbrado y en defecto de esto algu-nos domingos suple el mismo pároco.8. Se responde que la limosna fija para dar al predicador es el pancada domingo de quaresma: esto es a mañana, medio día y a lanoche, al combento de los dichos reverendos padres capuchinos,esto es dos panes a cada sujeto de missa sea o lego y servitores dedicho combento y una mesena de vino cada domingo; esta limo-sna la da el reverendo rector con la villa; de missas dicho predica-dor no tiene solo si haze el sermón del purgarorio que suelenhazer.9. Se responde que dicho predicador capuchino elige la casa a sugusto o al pároco o al síndico y otros y este le amite en su casa yconcluida la quaresma se haze el combite a todos los religiososque pueden accudir el día del sermón de la despedida. Suelentambién las villa de Bitty y Gorofay hazer cassa clamorosa a favorde dicho predicador; esto es lo que puedo dezir.

§ 171.Los sacramentos de la santa madre Iglesia se aministran con ladecencia y decoro y orden que pide el Ritual romano, cadauno ensu forma y paramento.2. El pueblo, gracias a Dios, frequenta los sacramentos de confes-sión y comunión principalmente en las fiestas nobles del año y losterceros domingos en particular las mujeres y hermanas de SantaCruz, porque cada tercer domingo se espone el santíssimo sacra-mento y se haze la processión en el cemeterio de la iglesia con lamissa parada como pide tanto misterio; esta es la dovoción quemucho inclina dicho pueblo y el santíssimo rosario que cada díasuele cantarse como arriba está dicho.3. Se responde que por la materia, forma y intención del sacra-mento del bauptismo se explica muchas vezes al año en las díasde fiesta en la paroquia y todo lo que es necessario para bauti-zar licite et valide en alguna estrema necessidad que veierenquando no les da tiempo de llamar al pároco o bautizar selen-nemente.4. Levatrices no hay en esta villa, solo se sirven de la levatrix de la

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villa de Bitty, quien está bien examinada e instruida por esse effec-to del muy reverendo plebán de la dicha de Bitty.

§ 181. Las fiestas que se suelen celebrar en esta paroquia de Gorofay,a más de las solemnidades paschales, de la Virgen y apóstolos son:por el patrón dos vezes al año con su [ripetuto] octava en una delas dichas fiestas; octava por la fiesta del Corpus Domini; octavapor la Virgen de la Assumpta y, a más de estas fiestas, se haze fie-sta a la Virgen del Milagro con la processión, a Santa Sofía, SantaMaria Madalena, San Bernardo, San Ludovico, la Virgen delRemedio, la Virgen de Itria, la Virgen de Monserrate, la VirgenDei Genitrix, San Jerónimo, San Antonio Abbat, // que soncatorze,salvo error, en la paroquia.Se responde que de estas fiestas en las iglesias de poblado estánSan Salvador, Santa Cruz, la Virgen de la Defensa, del Consuelo,y San Joseph, en el qual oratorio de Santa Cruz están la Virgendel Consuelo y San Joseph y Santa Úrsula; San Antonio de Paduaque tiene su iglesia; San Lucífero y San Blas están en la iglesia dela Virgen de la Defensa, que son dies. Rural non se celebra másde la de San Cosma y San Damián, que entre todas son veinte ysinco.2. Se responde que de estas fiestas hay algunas que <se> celebranpor devoción y otras que vienen de catálogo.3. Se responde que, gracias a Dios, no se conoce en dichas iglesiasy fiestas delito alguno en la presente villa ni suelen hazerse fiestasen dicha villa con vigilias de noche. Cursa de cavallos hay en estavilla de Gorofay por la fiesta del patrón, por la fiesta de la Defen-sa y por la fiesta del Milagro, no más; cuyos premios costean losobreros de la paroquia y demás respective.

§ 19Se responde que no hay processiones en esta villa en particularsino es la de la Virgen del Milagro, a más de las processiones delpatrón, de la Assumpta y de Corpus Domini o quando la comu-nidad padece alguna necessidad, con la devida forma, decencia,orden y devoción; por limosna pagan un escudo <de> ocho realesal curado, dos reales a los monag<u>illos, no empero en las pro-cessiones paroquiales y de necessidad del pueblo.2. Se responde que se hazen processiones generales devidas según

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el Ritual romano y su estilo de paramentos, cántico, ledanías ydivinas preces y salmos; se lleva la processión de Corpus Dominimuy solemne, con la devida devoción y acompañamiento desacerdotes, // hermanos de Santa Crus, capuchinos de la villa deBitty, luces, etc.; la cera costean los obreros de dicha paroquia; porla octava del Señor la costea el pároco o las penciones de un lega-do pío si los dineros están cargados quando no la costea dichopároco de la dicha villa.3. Se ha acostumbrado llevar las hastas del baldoquín en dichaprocessión los hermanos de Santa Crus de esta de Gorofay. Ni elsíndico ni otra persona tiene lugar destinado para sentarse nibanco particular en la dicha paroquia ni en otra iglesia.4. En tiempos passados se pretendía por el mayor y síndico sier-to banco en la paroquia para sentarse al tiempo de los sermonesde quaresma y como estos al tiempo davan impedimiento en laiglesia, se les ha quitado el reverendo rector de la dicha de Goro-fay.

§ 201.Se responde que no hay usureros por la gracia de Dios, adúlte-ros, concubinarios, ladrones ni otros de esta suerte. En quanto alas fiestas que no vienen dispensadas de la santa madre Iglesia, seosservan puntualmente y se hazen osservar; mujeres de malafama, escandalosas, de mal nombre no hay ni para sí ni para otros.2. Se responde que los filigreses de esta han sido confessados ycomulgados y han cumplido con la oblgación de la Iglesia aquel-los que tienen obligación de confessar y comulgar y de confessartantum. Blasfemos, maléficos, descomulgados ferendos ni vitan-dos o constituidos en ocasión próxima o pública amistad o ene-mistad no se hallan en dicha villa ni vicio // público alguno.3. Se responde como arriba en el segundo número del presenteparágrafo que no hay semejantes personas de ningún estado.

§ 211. Se responde que no hay divorcio alguno al presente en la pre-sente villa de Gorofay.2. Se responde que no hay presentemente cohabitación alguna nihan sido amonestados los nuvios por haver cumplido al tiempo ycircumstancia que manda la santa madre Iglesia.3. Se responde que quando los nubios vienen con algún impedi-

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miento de habitación o visitas entre ellos mediante denuncia, elmuy reverendo vicario foráneo le suele quitar en pena quatroescudos o según la calidad de dichos nubios antes de disposar ycelebrar el santo matrimonio.

§ 221. Se responde que las familias de la presente villa de Gorofay sonel número de çiento y una; las almas de confessión y comuniónson trecientas quarenta y las de confessión tantum son sinquentay sinco salvo error y las próximas de confessión serán veinte y seispoco más o menos.2. Se responde que quando hay niños que han llegado a la edadde dies años, precediendo las preguntas necessarias de la doctrinachristiana, de los misterios más principales de nuesta santa feecathólica, de las noticias de este misterio como está el cuerpo deChristo nuestro redemptor bajo los accidentes de la ostia consa-grada y de los effectos o gracia que causa en quien le recibe enbuen estado y dignamente, instruiéndolos // quanto es necessario,haziéndoles distinguir y saber la ostia consagrada que van a reci-bir del pan usual que comen ellos cada día, y no siendo a los diesaños capazes se dejan al duodécimo y al punto instruidos secomulgan y si por acaso a los doze también no fuesse possible serinstruidos y partícipes de la gran distinción de tan alto mysteriopor ser de entendimiento flojo, se les dilata la comunión al deci-mo quarto año en el qual serán instruidos, enseñados y subidos ala perfeción de este soberano mysterio y todo esto lo haze el páro-co sin que ningún cura ni otro sacerdote se propasse [così] a dar ycomulgar a los dichos niños sin permisso del dicho pároco, puesno puede avanzar ni dilatar más de catorze años sin comulgar, alo menos per Pasqua o quando haya otra necessidad de peligro oartículo de muerte.

Rector Antonio Miguel Fadda.

24giugno 1782, Bitti.

Situazione della parrocchia di Bitti in occasione della prima visi-ta pastorale effettuata dal vescovo di Galtellì-Nuoro, GiovanniAntioco Serra Urru.

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O r i g i n a l e , in ASDNU, Libro mastro della diocesi di Galteglì [così], 1r-v; il doc.viene riportato integralmente.

Lo junio 1782 Bitti † En visita generalLa parroquia desta villa lleva el título de S. Jorge mártir.El plebán llámase reverendo Antonio Fanary, nativo de Cáller losaños 38 por 39, es plebán dies años.Sacerdotes:el plebán, el reverendo Joseph Fanary, hermano del plebán, el reve-rendo Quírigo Doneddu, el reverendo Fedel Fois, Sebastián Pau,Salvador Compostu, Juan Manca nativo de Patada, todos estoscuras; ausentes: doctor Miguel Guisu vive in Sásser, don Felis SattaCardona canónigo en Núoro, Antonio Musíu Delogu beneficiadodomero en Núoro, don Bernardino Asproni rector de Lula.Renta: escudos 1018.Maestro de escuela: el sobredicho reverendo Juan Manca.Iglesias:la parroquia de San Jorge, el oratorio de Santa Cruz, la Virgensantíssima de las Gracias, la Virgen de la Piedad, San Miguelarcángel, el Ángelo de la Guardia, San Salvador, Santo Thomé,Santa Maria de Duri, la Trinidad, Santa Lucía, San Estefan, SanJuan dess’Ena, San Matheo, la Anunciada, la Virgen del BuenCamino, Santa Anna, San Elías: son 18;San Jorge de Duri interdicha por indecente, San Juan del Vado seestá acomodando;profanadas: San Pedro apóstol, Santa Iuliana, San Augustín, SanBonaventura;está el combento de capuchinos que lleva el título de San Franci-sco.Almas: llegan al número de 2351.Cavalleros: llegan al número de 30.Al prelado visitante pagan los alimentos la villa, el plebán y la par-roquia.Esta villa pertenece al marquesado de Orany.Almacén granático: ya establecido el lugar y este otoño estaráfabricado.Vicios: domina el hurto, la venganza, el homicidio, las parcialia-des y se ajustan esponsales en edad de impubertad; se ha dadoprova.No hay divorcios //

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El fundador del combento de Bitti fue don Carlos Satta Sotgiu,como consta de auto recibido el día 18 octubre 1658, notarioJuan Francisco Serra Pinna, en seguimiento del billete regio 21deciembre 1657 y del arzobispo del Cáller don Pedro Vico condecreto permisivo de 9 setiembre 1659, siendo plebán el reveren-do Joseph Abozzi nativo de Sásser y síndico de la villa Pablo Anto-nio Pala y oficial de justicia Francisco Gavino Corda, y provincialde la provincia de Sardeña que entonces era una sola, fray Máxi-mo de Cáller.Omnia vidi et attente legi ocasione visitationis generalis, amica-biliter tamen mihi ostensa.En esta visita han sido confirmados 815.

258 giugno 1782, Gorofay

Situazione della parrocchia di Gorofai in occasione della primavisita pastorale effettuata dal vescovo di Galtellì-Nuoro, Giovan-ni Antioco Serra Urru.

O r i g i n a l e , in ASDNU, Libro mastro della diocesi di Galteglì [così]; il doc. vieneriportato integralmente.

8 junio 1782 Garofay † En visita generalLa parroquia desta villa ha sido siempre bajo el titulo de SanMiguel.En esta visita pero general he mandado que el sacramento se cam-bie en la iglesia de San Salvador por ser más decente, más vecinaa la villa y más cómoda, siendo cosa indecente que el santo sacra-mento se conserve en la campaña, como es la iglesia de SanMiguel.El actual rector llámase Antonio Miguel Fadda, nativo desta villa,de años 54 por 55, es rector siete por ocho años.Iglesias:La de San Miguel, antes parroquia; la de San Salvador, hoy par-roquia, la Virgen de la Defensa, San Antonio de Padua, el orato-rio de Santa Cruz. Rurales: San Cosma; todas decentes.Sacerdotes:el reverendo rector, el venerable Juan Maria Pala Calvisi, nativo,el venerable Antonio Fadda Mamely, nativo, ambos curas.

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Almas son 434.Cavalleros 5.Cofadrías: la de Santa Cruz.Al prelado visitante pagan los alimentos el rector, la villa, y la par-roquia.Vicios dominantes: poco hurto, no venganzas, ni parcialidades, nidivorcios, ni contractos usurarios.Esta villa pertenece al marquisado de Orany.Por almacén granático se ha resuelto fabricarlo el otoño deste año.No hay casa rectoral.

261° maggio 1788, Gorofai-29 giugno 1850, Bitti

Conti dell’amministrazione della chiesa della Madonna dell’An-nunziata in agro di Bitti.

O r i g i n a l e , in ARCHIVIO DELLA PARROCCHIA DI GOROFAI, fascicolo mutilo di12 bifogli (mancano il 3° e il 10°); le pagine sono numerate da mano coeva finoa p. 29, in seguito dal sottoscritto; le pp. mancanti sono le 5-6 e 9-10, e le corri-spondenti 39-40 e 43-44; nella trascrizione verranno indicate le pagine; la trascri-zione è stata condotta su una fotocopia fornitami da don Sandro Dettori quand’e-ra parroco di Gorofai (1979-1987). Stando ad una notizia riportata supra, doc.22, § 2, la chiesa dell’Annunziata era stata «riedificata» dal pievano MichelangeloSerra (secondo il can. Mauro Sale, in carica tra 1724 e il 1739).Sono indicati in corsivo anche i termini mutuati probabilmente dal sardo.

[p. 1] Día primo de mayo año 1788, Goroffay.Libro de administrassión de los haveres de la iglesia rural de laVirgen santíssima de la Annunciada de la villa de Bitti, a effectode escribir y calendar de aquí en adelante en este cargo y descar-go de lo poco que avanzará de las fiestas para emplearse en repa-ro de las iglesias; tambiém [così?] en este hirán apuntadas variasalaxas y los paramentos que dicha iglesia tiene con la carta delcumón de vacas y cochinos de la sobredicha iglesia.

Este libro fue comprado por el reverendo Juan Maria Pala Calvi-si, cura de la villa de Goroffay y compatrón de la dicha iglesia,según disposissión synodal y edicto general de monseñor SerraUrru de felix memoria, primer obispo de la restablessida diócesi

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de Galtellí; cuyo libro quedará enserrado con las demás alaxasdentro de la arca a este effecto comprada y serrada con sus tresserraduras.Reverendo Juan Maria Pala Calvisi compatrón, subscripsi.[p. 2] AdvertenciaY aunque este libro haya sido comprado el primer día de mayocorriente año mil septisientos ochenta y ocho, no por esso impi-de que no vayen vasiadas las cuentas de cargo y descargo del añopassado 1787, de quanto se gastó en acomodar el tejado de laiglesia, de los altos y porchadas, fábrica y emblanquessimientode la iglesia, pués todo salió del depósito de la prioría queempenzó del día quinze de junio año mil septisientos ochenta ytres, hasta dicho día del 1784, que entonçes fueron el reveren-do Juan Maria Pala Calvisi, Juan Pala Monne, Pedronilla PalaMonne, Salvador Caray Pala, Mauro Doneddu, Diego OrunesuCaray e Ignacio Bullone, todos los quales depositaron la summade treinta y seis escudos en dinero y un buey rudi, que aún a estedía esiste a favor de la iglesia. Se hallava dicha partida en poderde tres, esto es: en poder de Salvador Caray treze escudos, enpoder de Mauro Doneddu dozze y en poder de Diego Orunesuonze escudos; y estos están desbolsando en poder del reverendoPala Calvisi, para emplear dichos dineros en la iglesia, y es comosigue:[p. 3] Cargoque yo reverendo Juan Maria Pala me hago de todo lo que tengorecibido de mis socios de prioría y de varias limosnas a favor de laiglesia de la Virgen santíssima de la Annunciada empenzando delprimer día de mayo año 1787, y es come sigue:primo, de Salvador Caray Pala 10 00 0más de Mauro Doneddu 07 10 0más de Diego Caray Orunesu 25 00 0más de Lorenzo Pinna pastor de los cochinos, de unladus de man(na)li 03 15 0más de Salvador Delogu Gadde, de limosna eorestitussión, etc. 05 00 0más de Joseph Dore el sirujano, limosna 02 10 0más de otras oblassiones en la fiesta de junio 1787,de mi industria 16 09 0

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más de un buey vendido a Antonio Marduca 16 05 0más de otro buey vendido al mosso de HeredinaBrundu en 12 10 0 más del dicho Salvador Caray, una carreta de trigo enprecio de treinta sueldos 01 10 0más del dicho Caray 03 10 0más del dicho Caray 07 10 0más de Agustín Sógono, a buena cuenta de lo quedeve 02 10 0

-----summa 113 19 0.[p. 4] Día primo de mayo año 1788, Goroffay.Sigue el cargo del mismo reverendo Pala Calvisi:primo de Diego Orunesu Caray, un escudo en cumplemento delos onze que devía y assí queda deffinido y quito: 02 10 0más Salvador Caray, a buena cuenta en trigo 02 10 0más de Mauro Doneddu, en trigo 02 10 0más del dicho Mauro Doneddu, todo en faena 04 09 6más de Salvador Caray, a buena cuenta de lo que deve 05 00 0más, el serca passado año 1787 fueron obreros mayores: BaquisThomás Brundu, Pedro Carru Sanna y los hermanos Perceques,de todos los quales y por manos del dicho Brundu tengo recibidoavanzo de dicha prioría 16 00 0más por la fiesta de junio del presente año 88 se hizo delimosna (a intuito de la fábrica) de los festejantes 05 00 0más de los novenantes en común 15 16 0más en la mesma novena dió Bernardo Saba 02 10 0más en la dicha novena dió el doctor Centolani 02 10 0más limosna de Maria Ángela Pau 00 10 0más de una piel de sacayo cabruno que lo dió LorenzoSechi 00 11 0más limosna de Diosa 00 02 6más de Antonio Deledda Brunengo, a cuenta de loque deve 02 10 0más de Pedro Desógono, a buena cuenta de lo que deve 02 16 0más de Nanni Sanna, a buena cuenta de lo que deve 02 10 0más de Salvador Caray, un escudo residuo de los trezeque devía, unde nihil debet y queda deffinido y quito 02 10 0más de Pedro Carru Sanna, a cuenta de lo que deve 02 10 0

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más de Mauro Doneddu, a cuenta de lo que deve 07 11 0más de Agustín Sógono, a cuenta de lo que deve 02 10 0más de Nanni Sanna, tres escudos y queda quitoy deffinido de su deuda 07 10 0más de Mauro Doneddu, a cuenta de lo que deve 00 12 0

-----90 18 6.

[mancano le pp. 5-6][p. 7] Descargoque yo reverendo Juan Maria Pala Calvisi doy de todo lo quetengo gastado a favor de la Iglesia de la Virgen santíssima de laAnnunciada y es como sigue:primo, doy en descargo nueve reales y medio por unaindulgencia plenaria 02 07 6más por el presente libro de seis hilos, seis reales 01 10 0más unu picu ozieresu que quedará siempre en la iglesia 01 02 6más ochenta y ocho carretas de cal para emblanquesser la Iglesia,para acomodar los lagos [così] del tejado y los campanarios y fuecomprada dicha cal ochenta carretas de Oliena a 2 y medio y 8 deBaronía a 2 sueldos 10 16 0más Nanni Arriddone arbañil sirvió siette jornadas y dejó mediajornada 03 05 0más Pedro Corrodda sirvió siette y dejó dos jornadas 02 10 0más Pedro Mare Moro sirvió siette y dejó tres jornadas 02 00 0más Salvador Mare Moro sirvió siette y dejó dos jornadas 02 10 0más siette carretas de trigo a seis reales por la fábricade 1787 10 10 0más en tossino 02 10 0más en azeite 00 15 0más en algodón 00 01 0más por dos escopas 00 01 0más en restes 00 11 0más por la cadenilla de la campana 00 12 6más por vino 01 00 0más en clavos 00 11 0más por una arca tonaresa que va con sus tres serraduras 06 00 0más por dichas tres serraduras 01 17 6más al mestro [così] para poner dichas serraduras 00 07 6más en clavos por dichas serraduras 00 01 6

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más en media dozena de candeleros de Genova dorados,de mediocre calidad por la Piedad 09 00 0más por una tassa de cristal 00 03 0más por una dezena de platos de peltre chicos ottangulados y dosgrandes, uno liso y uno ottangulado 16 17 0más por dos platos grandes de tierra roja a tres sueldosel uno 00 06 0más por capparras de teja a Lodé 12 10 0

-----summa 8915 0[p. 8]Día primo de mayo año 1788, sigue el descargo:summa de la página antecedente del descargo [la cifra corrispon-dente è però cancellata: 89 15 0]:primo, veinte quatro carretas, digo veinte y quatro carretas de calcomprada en Bitti a razón de sinco sueldos la carreta por la igle-sia de la Piedad 06 00 0más un marrone que quedará siempre en la iglesia de la Annun-ciada 00 15 0más en juncos [così] marino 00 07 6más por tres dozenas de tablas de olmo blanco de Patada a razónde tres libras y un quarto la dozena, en todo 10 17 6más en quatro restes a medio real la una 00 10 0más seis a razón de nueve callareses y dejó una Mundanu 00 07 6más siette carretas y media de trigo por la fábrica de este año, delas quales se han pagado sinco por haver dado las otras dos ymedia de la llega de este año Thomás Juan Ena, Pedro Mare Moroy sus socios de prioría 08 15 0más quatro cropos, sinco correas, quatro por las puertas nuevas desu muristene y una al armallo y una frontissa a la arca 01 02 0más por una pala de hierro 00 12 6más en clavos 01 12 0más por dos clavos grandes de las trabes 00 10 0más tres ganchos, clavos y cropos 00 10 6más dos correas con sus cropos g(ran)de<s> por [?] puerta 00 07 6más dos correas con sus cropos por ventana 00 05 0más en dies clavos por el tejado 01 04 6más Pedro Mare Moro arbañil sirvió siette jornadas y media ydejó de limosna tres y media y se pagó de quatro 02 00 0más su hijo Salvador sirvió siette y media y se pagó

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de seys 03 00 0más Thomás Corrodda sirvió siette y media y se pagóde tres 01 10 0

-----[cifra cancellata: 30 01 6] 40 06 6

[mancano le pp. 9-10][p. 11] Cargo de la sagristía:día 15 junio año 1791 tengo dejado la nueva sacristía de la Vir-gen santíssima de la Nunziada cuncluida en paredes y en leñadaen seis días precisos en la novena del presente año y tengo recibi-do las siguientes partidas a effecto de la fábrica de la mesma:Primo, don Juan Deyna, los notarios Quírigo Antonio Pirella,Jochín Satta y Félix Deyna Satta, de la llega de los novenantes meentregaron ocho escudos y tres sueldos y medio 20 03 6más los mismos, según recibo, de uno y otro me dieron 01 01 0más Antonio Manca Mayale 05 00 0más don Juan Guisu Satta y Sebastián Depalmas Sorucedieron una piel de ciervo que tenían en dísputa 03 15 0más los festejantes del presente año en todos ofrecieron 15 10 0

-----summa total 45 09 6más Lucía Nieddu 00 03 6más de Francisco Orunesu por porción de una vaca de los deToroddu urtada en su baranchelería, que fue en el 89por el 90 05 00 0.

Día 16 agosto 1791 tiene dado el muy reverendo señor SalvadorBandi, rector de la villa de Lodé y por manos delsirujano Dore 07 10 0.

Día 4 diciembre 1791 de la deja pía del quondam Pedro AntonioFarina 05 00 0más de la baranchelería de Quírigo Bandino del 1790 por el 91tengo cobrado tres libras por haverse biscontado dos libras desal(ari)o [o sal(d)o?] <que> pertenecía a la iglesia, de las vacas deZoroddu y por haver faltado una vaca biscontaron el tang(en)te?del sal(ari)o? de los dos escudos de la iglesia y por essoquedan: 03 00 0más Francisco Demonte me dió por promissión de las egua [così]

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que en lià[?] de Joachín Satta le faltó y bolvió al rebañosuyo 02 10 0

-----68 13 0

[p. 12]Día 21 agosto 1792 tiene pagado Salvador Ligios la partida dequatro escudos proceden de la deuda del priorate de la iglesia de laVirgen de la Nunciada el año que fue con Nanni Sanna, Pedro deSógono, Pedro Carru Sanna y Agustín de Sógono y, por no deverotra cosa dicho Ligios, se marca en el presente libro 10 00 0.

Día 14 junio año 1793 fue concluida y perfecionada la nuevasagristía con la paradora de revestirse los sacerdotes, según que allíse revistieron por esta fiesta y tengo cobrado las siguientes parti-das:primo, por manos del nottario Joachín Satta, el doctor Centola-ni, el noble don Gavino Deyna y Félix Deyna Satta, tengo reci-bido de la acata de los demás novenantes, comprehendido lo quedieron los sobredichos, la partida de quinze libras y ocho sueldosy medio 15 08 6más Baquis Pala Biancu 11 10 0más la señora Maria Ángela Pau 05 05 0más doña Gracia Pala 02 10 0más el sirujano Peppi Dore 01 05 0más Lucía Ruyu, muger de Miguel Doneddu 01 05 0más Thomasa Asprone 00 03 6más los festejantes en común 20 01 6más Francisco Mossa 00 07 6más Baquis Ragalla 00 07 0más don Alosso Satta 00 05 0

-----68 08 0

más tengo recibido quatro escudos de Cathalina Pala Caray quedejó su quondam madre Juliana Caray, dos a la Piedad y los otrosdos a la Annunciada por la fábrica 10 00 0más de un cochino de los de Lorenzo Pinna en el año 1794 06 00 0más de Pedro de Sógono por cumplimiento de lo que devía porhaver pagado dies y siette sueldos y medio por tejos a la iglesia dela Piedad y no deve otra cosa de dicha prioría 02 18 0

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más de Juana Soru por legado del quondam su hijo Sebastián Pal-mas Soru 05 00 0

-----92 06 0

[p. 13]Día 15 junio año 1791, Goroffay.Descargo de lo que tengo gastado por la fábrica de la nuevasagristía de la iglesia de la Virgen santíssima de la Nunciada y escomo sigue:primo, dies carretas de trigo a razón de seis reales 15 00 0más en vino y en agua ardiente por los arbañiles 05 12 6más en queso 02 10 0más en queso fresco 00 03 0más en tossino 5 libras en peso, por haver tenido otrode limosna 00 15 0más en hazeite 00 07 6más en guevos por los días de magro 00 07 6más en restes 00 18 0más en pimienta 00 01 6más Pedro Corrodda arbañil sirvió 6 jornadas y 4 se pagó y dospor limosna 02 00 0más Miguel Compostu sirvió 6 jornadas yse pagó de quatro 02 00 0más Ramón Contu arbañil, qui sirvió seis yse pagó de tres 01 10 0más se expressa que Salvador Antonio Depalmas arbañil sirvióseis jornadas de limosna, una y media Fedel Manqueddu y dosNarciso Guisu carpintero y no [segue parola cancellata] han toma-do nada;más en clavos por currentes, ventana y varios aconches en puertas 00 19 0más en sal por el pan y por el tiempo de la fábrica 00 07 6

-----32 11 6

más, día 5 de junio 1792, tengo dado a Lorenzo Usay de Lodépor caparras de la teja por dicha sagrestía, dos escudos y un realpor la jornada que vino para veer la tierra de la teja en dicha igle-sia 05 05 0más para completar de pagar al dicho Usay de la teja a más de dosdoblicas de tres escudos y 9 callareses la una, en las que faltaron

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una libra que se sacaron de la arca; lè [per le e?] dado también porla venida de dicho maestro y por la teja que en todo fue dos milciento sinquenta 11 03 6

-----49 00 0

[p. 14] sigue el descargo en el tiempo de la novena del año 1793:summa antecedente 49 00 0primo, trigo dies carretas y ladus; de esto se ha pagado siette car-retas a dos libras cada carreta, dos carretas y media a dos libras ysinco y quatro embudos tiene dado Lorenzo Asprone de limosnay dos embudos Juliana Caray y summa lo comprado 19 12 6más vino a más de una carga que dió de limosna Juan Soru Com-postu 07 10 0más tossino 20 libras en peso a 3 sueldos 03 00 0más clavos por el sostre, paradora, ventana, puerta, mesilla de tra-bajar pasta, etc. 04 12 0más al herrero por cropos y cancaros, crica, manilla,ganzu, etc. 01 00 0más cal 150 carretas a razón de dos sueldos la carreta y de estasumma tiene pagado Pedro de Sógono dozze y media y dozze ymedia Thomás Juan Ena por sus trepines [?], a cuenta de lo quedevían y yo pagué 12 10 0.[Advertencia cancellato] Se expressa que 25 libras en peso dequeso seco y 10 o 12 fresco lo puso Thomás Juan Ena a cuenta delo que devía;más pescado por el sábado a los que ayunavan y porlos maestros 00 14 0.(Advertentia: se expressa que el año passado tengo comprado seisdozenas de tablas de pino por la sacristía en Santa Lucía de Marey las tengo pagadas del dinero de la arca procedía de lo que devíaAntonio Deledda Brunengo, esto es sinco escudos de un buey demi priorate y seis escudos y medio que se aproprió de BaingiuDeledda de Buddusò; el precio, a 4 libras y media y medio escu-do al carro para condusirlas a Torpé, que summa en todo 28 050)más maestre Narciso Guisu carpintero, sirvió 9 jornadas y dejóuna 05 00 0más maestre Pedro Guisu sirvió 9 jornadas entre por carpintero y

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por arbañil 04 12 6más maestre Juan Burray sirvió 9 jornadas, 5 de carpintero y 4 dearbañil y le pagué 02 12 6más maestre Miguel Compostu sirvió 8 jornadas y media y dejó15 sueldos y le pagué 04 00 0más sal por el pan y tiempo de faena, dos embudos 00 10 0.(Advertencia: se expressa que la carne fue toda de limosna)summa total 114 13 6[p. 15]summa antecedente del descargo 114 13 6por dos arneros 000 05 0por una frissonera nueva 006 00 0.

Día 25 de marzo 1795por nueve dozenas de tablas de pino en Siniscola 036 00 0por un apagador de velas por la iglesia de la Piedad 000 05 0más en la ocasión que se trabajaron las pisarras in su Inzamu porla nueva sagrestía una carreta de trigo 002 10 0más un sacayo cabruno 001 05 0más vino, una pinta 000 14 0más queso 000 05 0más a los maestros arbañiles 002 10 0más por el día que se anduvo para llevar la caña, pizarras y tablas,otro sacayo cabruno y en vino en Siniscola 001 15 0más en juncos para encañar la nueva lonja 000 03 0más para dar la leche a la nueva sagristía 8 carretas de cal y lademás sirvió por la puerta vieja de la sagristía y demás 000 12 0más por la bestia que ha condusido dicha cal de Siniscola001 05 0más por el hombre 000 12 6.(En la novena de junio del 1795 se ha trabajado la nueva puertagrande, se ha hecho el piso de la nueva sagristía, se ha emblan-quessido la mesma, se ha echo un banco, se ha dado principio ala nueva calajaría, se serró la puerta de la sagristía vieja y se haecho la nueva lonja dentro la corte a la mano derecha de la entra-da y se ha gastado lo siguiente:)primo, nueve carretas de trigo, esto es seys y media, a razón de unescudo cada una que suman 016 05 0más una carreta y media 003 00 0más una carreta 002 02 6más seis cargas de caña de señor Francisco Ángel Musio,

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dejó una 002 10 0-----

192 12 6[p. 16]summa antecedente del descargo 192 12 6más en clavos, entre gastados y avanzados por la calajaría 004 04 0más en un serrojo por la puerta de la nueva sagristía 000 17 0más en una tassa de cobre eo ramene por la lámpara 000 17 6más en una cuerda por dicha lámpara 000 07 6más en hazeite entre lux, comida y por la lámpara 001 10 0más en sal por el pan y tiempo de la faena 000 10 0más en tossino 003 16 6más en queso seco, a más de lo que puso Thomás Juan Ena acuenta de lo que deve 002 05 0más en restes, ocho a nueve callareses 000 12 0más en algodón 000 01 0más en un embudo de lama de llenar botillas, sirve por la Annun-ciada 000 07 0más maestre Narciso Guisu, sirvió siette jornadas y media de car-pintero y se pagó de las siette 004 07 0más por arquiler del cavallo por la ida y por bolver 000 12 0más maestre Ramón Gasily, Juan Burray, Antonio Uras, PedroCorrodda y Miguel Compostu sirvieron ocho jornadas entre decarpinteros y arbañiles y han tomado quatro libras cada uno, areserva de Ramón Gasily que por dever a la iglesia tres libras hatomado solamente una libra que assí haze 017 00 0más por arquiler del cavallo del dicho Uras por la idasolamente 000 06 0.(Advertentia: se expressa que la carne ha sido toda de limosna ytambién el vino que dió una carga Juan Boo [così] y otra MariaInceddu, ambos de Bitty;más se expressa que para comprar la cucina eo domo de vogu delquondam Antonio Asprone de Bitty en donde se hará la sagristíanueva por la Virgen de la Piedad se gastó el residuo de la prioríade Antonio Deledda, Nanni Sanna y Antonio Corras, que fue lasuma de onze escudos y siette sueldos que, con tres quartitos, losque añadió Nanni Sanna, haze la total de 29 libras y 4 sueldos ymedio; y a más de esto se gastaron quatro escudos y [p. 17] dosreales del priorate de Pedro Carru Sanna e Nanni Rusta y MatheoZovoddu [così] que pagaron por manos del señor delegado Anto-

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nio Pau, y siette escudos del priorate del dicho Carru Sanna,Matheo Mucuca [o Musuca?] y Antonio Asprone de Goroffay y,para completar la partida de veinte y sinco escudos en que fuevendida, gastó el dicho reverendo Pala la partida de sinco libras ysinco sueldos y medio 005 05 6más en aconche de su marrone 000 07 6más por una indulgensia plenaria por la Annunciada ad septen-nium, que imp(iessa) [o imp(etró)?] ensetiembre 1795 002 05 0.

Día 24 setiembre 1795, Bitti.Haviendo calculado yo infrascritto cargo y descargo de la entraday gastos de la yglesia de la Virgen de la Annunciada y yglesia dela Piedat, ambas sitas en territorios de la villa de Bitti, echos porel reverendo Juan Maria Calvisi, cura de la villa de Gorofay yprior de dichas yglesias, lo que la yglesia deve al dicho Calvisi unalibra, tres sueldos y ocho dineros: lib. 1. 03. 8, comprehendidosdoze escudos y seis sueldos que recibió de dicha administración,quales doze escudos y seis sueldos se sacaron de la arca de tres lla-ves de dicha yglesia y proceden de los cuchinos; y por haver dadocabales cuentas viene definido dicho Calvisi, quien no haze cuen-ta de esse chico alcanze.Día y año ut supra

Reverendo doctor y plebán Antonio Fanari.[p. 18]Día 14 de junio del año 1796, Goroffay.En la novena de este presente año 96 y fiesta de junio, se tienehecho de la acata en dinero en la iglesia la partida de dies y ochoescudos y dies y nueve sueldos y medio, según recibo tiene en supoder el noble don Félix Satta, rector de la villa de Goroffay, y seha hecho la faena en dicha novena consistente en perfecionar lalonga [così probabilmente per lonja] nueva de la mano derechaentrando en la corte, en encañar de nuevo las demás lonjas, reme-diar en leña las mesmas en serrarlas a pared, alzar la corte y ponerel tecto al portón eo portal, etc. En cuya faena se gastó en todotreinta y dos libras y quinze sueldos y lo demás de la entrada seenserró dentro la arca de tres llaves propria de la dicha iglesia queestá en poder de Antonio Deledda Brunengo en Bitty.Reverendo Juan Maria Pala Calvisy.Día 14 de junio año 1797, Goroffay.

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En la acata hecha en la iglesia de la Annunziada por los devotosnovenantes y festejantes en prioría de Thomás Juan Ena, PedroCarru Sanna, y Ramón Gasili se ha cobrado la partida de dies yseis escudos y seis sueldo y medio; de la qual partida se ha paga-do a maestre Narciso Guisu de Bitty dorador, para renovar diez ynueve candeleros, cartas de gloria, nueve escudos y quinze sueldosy también se ha gastado dos libras en provisión de clavos y doscíngulos tres reales y lo demás se ha depositado dentro de la arca.Reverendo Juan Maria Pala Calvisy.[p. 19]Día 27 junio 1798, Goroffay.He pagado al dicho Guisu tres escudos por haver renovado a orozechía los dos ángeles del altar, el Santo Christo y dos candelerosy esto por la sola factura.Pala Calvisy.

Día 16 de febrero 1798: haviendo numerado los dineros de lasiglesias de las Vírgines santíssimas de la Annunziada y de la Pie-dad que a hoy día arriba dicho tienen la arca, a presencia deMiguel Asprone y muger de Antonio Deledda hallo yo infra-scripto que tienen la siguientes partidas:primo 47 10 0más 35 05 0más 09 09 6más 09 09 6más de la prioría de los Asprones 72 12 4

-----174 03 4

Rector Pala Calvisy.

Día 28 marzo 1798: se han encaxado de la prioría de SalvadorCaray onze libras y dies libras de la quondam Lucia Puzzone. Entodo 195 03 04Rector Pala Calvisy numeró dichos dineros.[p. 20: in bianco][p. 21]Gorofai, li 30 aprile 1800.Notta del nuovo calice fatto in Sassari dall’argentiere Alfanonapolitano, che si soscrive, per uso delle chiese della Madon-ne della Pietà e dell’Annunziata, ed è come siegue:

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Primo, oncie d’argento 26, a lire 3 l’oncia, importa 79 lire e 10soldi 79 10 0doratura, lire ondici 11 15 0fattura 42 10 0

-----totale 133 15 0Ricevo io sottoscritto la detta somma di lire centotrentatre e soldiquindici dal rettore Pala per il detto calice e nuova patenna ed infede mi sottoscrivoPaolo Alfani [firma autografa].[p. 22]Día 14 junio del año 1800, Goroffay.Nota de lo que se me entregó para gastar en la faena se hizo en laiglesia de la Virgen santíssima de la Annunciada en la novena delpresente año 1800, consistente en la lesena formada en la puertade la segrestía vieja, en haver hecho más alto el portón de la cortecon la puerta nueva de tablas de pino, en una mesa grande parauso de comer, en dos bancos de una tabla cada uno para sentarselos cantores en el coro y esta faena fue attendida por mi rector JuanMaria Pala Calvisy y travajada por maestro Narciso Guisu carpin-tero y su aprendis Luis Iscorda en nueve jornadas y media, sién-dose pagados de las nueve solamente cada uno, esto es el dichoGuisu a razón de tres reales y nada otro y el dicho Iscorda a razónde un quarto y tres reales por arquiler de su cavallo y se han paga-do por mi dicho rector de los dineros de la arca, de donde se paga-ron clavos, hierro, herrero etc., no empero los víveres, por tener yoinfrascripto rector las siguientes partidas de los siguientes:cargoprimo de Thomás Juan Ena de residuo de su últimaprioría 20 00 0más de Pedro Farina tres escudos 07 10 0más de las novenantes de Onany un escudo 02 10 0de Diego Calvisy un escudo 02 10 0de Vissenta Doddu 00 05 0

-----32 15 0

Descargo:primo, en trigo 10 00 0en vino con lo que he dado al reverendo Pinna porla fábrica 05 00 0

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en queso seco tres libras 03 00 0en tossino 03 00 0en pescado 01 00 0

-----22 10 0

[p. 23]Suma antecedente del descargo 22 10 0en hazeite 00 12 6en sal 00 07 6en guevos 00 06 0en pimienta 00 03 0más por un ced[?] cit[?] al plebán por la depend[?] de los altos,etc. 01 05 0

-----25 04 0.

Cargo 32 15 0Descargo 25 04 0

-----Devo 07 11 0Pago 07 11 0SaldoCuya partida de siete libras y onze sueldos ensierro en la arca dedicha iglesia según consta de la nota en los 29 de junio de este año1800, presentes el reverendo Sebastián Pinna compatrón y Anto-nio Deledda y su muger.Rector Pala.

Día 12 mayo 1801. Se han extrahido de la arca para gastar en lafábrica del nuevo alto de la iglesia de la Virgen santíssima de laAnnunciada por el reverendo señor Sebastián Pinna, según bille-te de proprio puño del mismo enserrado en dicha arca las treintay sinco libras y sinco sueldos procedían de los cuchinos de AndrésPinna con otros nueve reales que haze en todo quinze escudos.Presentes Antonio Deledda, su muger y yo rector infrascripto;días y año ut supra.Rector Pala Calvisy.[p. 24]Día 12 junio 1803, etc. Se han extrahido de la arca de la Virgen santíssima de la Annun-ciada:

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por una dozena de candeleros de Génova, a sueldos treinta y sincocada uno 21 00 0por un Santo Cristo eo crucifixo 02 15 0por un juego de cartas de Gloria 03 05 0por una sopera de peltre (todo esto de la tienda de HiacinthoFilippi) 03 03 0

-----30 03 0

Rector Pala testigo

Día 3 novembre 1803.Se han encaxado siette escudos por la muger de Miguel AsproniGadde por tangente [siete escudos cancellato] de la iglesia de unbuey compró el mismo del pastor Pinnone; testigos Lucia Farre yla muger de Antonio Deledda y el infrascripto rector, dicha día yaño 17 10 0Se han encaxado por Lucia Farre de la obrería fenecida en junio,presente año 1803 18 13 4

-----36 03 4

Testigos, dicha depositaria muger del dicho Deledda Brunengo yel infrascripto rector, etc.Dicho día y año, hago fe de todo por ser assí la pura verdad.Por lo que, etc.Rector Pala Calvisi compatrón

[p. 25]Día 29 abril año 1810, Gorofay.Hoy día presente se han conducido de su Inzamu las pisarras a laiglesia de laVirgen santíssima de la Annunziada y se ha gastado carreta ymedia de trigo 02 05 0Quatro sacayos cabrunos a razón de 6 reales, pero se expressa quelas pieles se han vendido a 3 reales 03 00 0queso y tossino 00 12 6

El día 13 de mayo se anduvo para emplear en la iglesia dichaspizarras con maestre Cappay y Antonio Sebastiano [segue spazioin bianco] alias Longone de Bitti y se quedó allí con toda la fami-lia hasta el día y se gastó trigo seis carretas 09 00 0

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tossino 00 15 0vino 02 10 0hazeite 01 10 0queso seco 00 15 0queso fresco no se ha pagado por haver puesto Antonio Pala Cal-visi a cuenta de lo que devía, como y quatro pintas de vino por eldía de la condución de las pisarras. Carne, a más de una cabra quedieron de limosna los hermanos Calvisis, hijos del quondam Joa-chín, y un cabrón dió dicho Antonio Pala a cuenta de su prioríaque devía, se han comprado una cabra y un cabrón y estos hansido pagados de sus proprias pieles y de las pieles de los otros dospegus, id est de Antonio y hermanos Calvisis;guevos por los días de magro 00 15 0pescado 00 07 6

-----21 10 0

A maestre Cappay tengo pagado, a más de los doze escudos ymedio del ajuste que quedava la iglesia deviendo por haverle ante-cipado, otro y tanto le he pagado por las pisarras;[26]de retro 21 10 0avanzadas del contractado y para ponerlas tres escudos, a más deun escudo que dejó por haverle dado la segrestía vieja por la nove-na, etc. 07 10 0más a Longone para endressar las pizarras que eran avanzadas enla Piedad, a uso también de laAnnunciada 00 17 6más tengo pagado para poner quatro trabas a los bancos de la Pie-dad a maestre Succu tonarés 00 10 0

-----30 07 6

más en sal y por las ayudas de hazer el pan 01 10 0más al dicho Cappai por cumplimento del ajuste [vedi supra: 12scudi e mezzo!] 31 05 0

-----63 01 6

más en legna por el pan y una escoba 01 03 6-----

64 05 0sigue otro descargo

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más a maestre Cappai para acomodar el tejado de la Annunciaday ajustar el piso con las pisarras de laPiedad 01 05 0más por una estola negra a uso de la Annunciada, por quando secanta la Libera eo De profundis a las almas en la novena y fiestas,vellutino negro, 1 palmo y 3 quartas 01 06 0tela ginestra negra, un palmo a sueldos 00 10 0trineta de plata a sueldos 2 el palmo, seis palmosy medio 00 13 0factura, seda e hilo 00 05 0en cal comprada de Santa Suffía por accomodar el tejado de laAnnunciada 02 00 0en una dozena de servilletas de supramare 10 16 0

-----16 15 0

[seguono numerose cancellature illeggibili][p. 27]Día 27 mayo 1810Nota de lo que he cobrado por dicha faenaPrimo, tengo extrahido de la arca dies escudos y medio segúnassiento reposa en dicha arca 26 05 0más dos saboyardas y una doblica 35 11 0más de Pasqual Carameri de un legado de la quondamsu madre 02 10 0más de Merchaor Barone 02 10 0más de Francisco Demonte de un carnero residuode su prioría 02 10 0más del sirujano Dore, porción de un marrano vendido 04 07 6más de Antonio Mele Calvisi porción de una truya urtada 02 00 0

-----Summa del primer cargo 75 13 6

-----saldo 00 00 0Rector Pala Calvisi.[prima di «saldo» ci sono tre righe cancellate; si legge comunque:descargo 64 05 0devo 11 08 0pago a la arca 11 08 0]

Día primo julio 1810.

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Siguen otras oblaciones:primo en la novena de este año se hizo de limosna 10 17 6más de los festejantes 05 06 2de los hermanos Calvisis Monnes residuo de la prioríade Zola 05 00 0de Maria Adda por limosna 03 01 10de Juan Ena, Quírigo Poscianu, Juan Joseph Pala yde penales 01 17 6de Diego Deledda por su porción de la sobredicha truya con eldicho Mele 02 10 0de Mauro Deledda por la misma porción de dicha truya 02 10 0de una pisarra de las avanzadas en la Piedad vendida al notarioLiberato Satta 00 18 10de Juan Pala Pinna, de porción de la dicha truya 00 10 0de un voto hizo Antonio Doneddu otro año que sus obejas erancon empidemía 02 10 0

-----35 01 10

[seguono una riga e mezza di scrittura cancellata e illeggibile][p. 28]Summa del primer cargo de la oja antecedente 75 13 6Summa del segundo cargo de la mesma oja 35 01 10

-----summa total del cargo 110 15 4Descargo según la oja antecedente 081 00 0

-----Devo 029 15 4En los 12 octubre 1810; pago a la arca 029 15 4

-----saldo 000 00 0Rector Pala.

Día 13 junio 1811, se ha hecho de las oblaciones de los devotosnovenantes treze escudos y dos sueldos según quirógrafa firmadadel muy reverendo plebán de Bitti y de mi infrascripto 32 12 0más de Maria Bandinu lulesa 01 05 0más de la mesma 00 05 0más de Rosanna de Bertu 00 03 6más por dona Lia como a novenante 00 02 6

-----

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cargo 34 08 0se ha gastado: descargo 02 15 0

-----queda: 31 13 0primo por 7 quartos de cal se ha bajado a la Annunciada paraemplearla allí 02 02 0más por un arnero 00 03 0más por junco marino 00 10 0

-----02 15 0

cuya partida de treinta y una libra y treze sueldos que queda enlimpio se insierra dentro su arca por mi infrascripto y en fe,hoy día presente, 17 junio 1811 Rector Pala.[p. 29]Día 12 setiembre 1811.Se han extrahido de la arca seis escudos por 10 centenares de tejasen la Annunciada que trabajaron los lodeines Juan Yácanu, Anto-nio Sanna y dos socios de ellos.

Día 4 febrero 1812: se hizo el contracto con mastro Cappay desacar las pisarras por el presbyterio de la Annunciada in su Inza-mu a sus gastos y ponerlas en la iglesia en donde deve ser susten-tado, dándole cavallo a hida y buelta y dies escudos en dinero quede la arca se sacaron, etc.Rector Pala.

El día 30 marzo 1812. Se han condusido dichas pisarras a la igle-sia con otras pisarras accomodadas para uso de dicha iglesia y segastó:primo, trigo dos carretas 09 00 0vino 01 05 0carne, dos sacayos cabrunos 02 00 0tossino y grasso 01 10 0queso 00 12 0

-----14 07 0.

El día 15 abril se anduvo a la faena con Cappai y Longone y seisde familia fixos, sin los adventicios y se quedó allí hasta el día 23

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y se gastó primo, trigo seis carretas 27 00 0vino 04 07 6tossino y grasso 03 15 0queso 02 00 0hazeite 01 05 0

-----52 14 6

[30]de retro 52 14 6carne a más de una obeja que dió Luis Sanna, un sacayo cabrunolos hermanos Pinnas Murru y otro el rector Pala; se gastó 02 02 0en tres escobas 00 03 0en junco marino 00 10 0más a Cappay por 4 jornadas que empleó en encañar e interrizarel alto de medio, retejar los otros dos altos y hazer el piano de lacucina a pisarras y acomodar la mesa de piedra con haver hechotejado de dicha lonja toda de nuevo y bien acomodado el sótanode la entrada de la iglesia;se pagó 03 10 0más por otras 4 jornadas a maestre Longone por dicha faena 02 10 0

-----summa total del gasto 61 09 6

Día 28 abril 1812, etc.Cuya partida de sessenta y una libra, nueve sueldos y seis dinerostengo recibido yo infrascripto de la arca di dicha y iglesia y nume-rada por Antonio Deledda y su muger, etc.Rector Pala Calvisi.Dicho día, queda en dinero en la arca onze escudos y 48 sueldosy un callarés.Idem Pala testigo.

Día 4 dicembre 1813.Después del decesso del sobredicho reverendo rector se me haentregado dies y siete escudos de los quales se ha pagado por caldos escudos entregados a Mateo de Chercu y Antonio Calvisi,dies escudos a Luis Asprone según consta en el presente libro y vanotado a parte, ut infra, y lo restante va comprendido en losnueve escudos encajados de los priores hermanos Juan, Luis y Sal-

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vador Asprone Monne, en los últimos de julio 1813.Doctor Carta, plebán.[p. 31]En la prioría de los hermanos Luis, Salvador y Juan AsproniMonne fenecida en los últimos del mes de junio 1813 se haencajado en la arca de la Virgen de la Annunciada la suma denueve escudos y dos sueldos; para que etc.Doctor y plebán Francisco Carta.Luis Asproni Monne sobredicho, en año de su prioría con sushermanos thomó a préstito la suma de dies escudos moneda sardaque se extrahieron de dicha arca en los últimos de julio sobredi-cho año 1813; y para que conste, etc.Dottore e pievano Francesco Carta.

[p.32]Li 20 marzo 1822, Bitti.Per scansare disgusti e confusione nella nomina che ogni anno,secondo costume antico, si suol fare dei priori che devono servirenella chiesa rurale di questo detto villagio sotto l’invocazionedella Vergine santissima dell’Annunziata, s’abbia presente che sontre i rami dei compatroni di detta chiesa: cioè li Bria, Perzeche,Asproni e Carai che formano un ramo, gli Sogono che formanoun altro ramo, e gli Brunengo che formano il terzo ramo. Questirami devon servire alternativamente.In fede, etc.Il pievano don Diego Meloni.

[p. 33]Conti che danno Francesco Alà, Angelo Sprone ed Ignazio Spro-ne per l’anno 1814 come amministratori della chiesa rurale del-l’Annunciata in detto anno.Carico:limosine ed oblazioni come in nota presentata £ 26 04 6discaricopagiuolo comprato a favore di detta chiesa, scudi nove:£ 22 10 0una tovaglia 02 12 6congi due 00 12 0ampolline due 00 10 0

-----£ 26 04 6

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Computato il carico col discarico, resta niente. In fede, etc.Bitti, li 20 marzo 1822 don Diego Meloni pievano.

Conti che presenta Mauro Busa per l’anno 1815, era ammini-stratore della chiesa rurale della Madonna dell’Annunciata:caricod’offerte ricevute in detto anno £ 15 07 6discaricoincassò detta somma 15 07 6.Bitti li 20 marzo 1822. Avendo dati fedeli conti, detto Busa restadeffinito; di che, etc.Meloni pievano.

Nell’anno 1816, nel quale fu amministratora Luigia Sanna didetta chiesa rurale dell’Annunciata non vi fu cosa da notare incarico e discarico, perché non vi fu offerta alcuna, secondo èpronta a giurare, etc.Bitti li 21 marzo 1822.Meloni pievano.[p. 34]Conti che danno Francesco Alà e Battista Calia per l’anno 1817,nel quale erano administratori della chiesa rurale dell’Annunziatadi Bitti:caricoofferte a favore di detta chiesa, scudi otto e soldi sette mezzo £ 20 07 6discaricos’incassò detta somma nella cassa di detta chiesa £ 20 07 6Veduti li conti presentati da detti Alà e Calia si deffiniscono asaldo; in fede, etc.Bitti, li 21 marzo 1822.Meloni pievano.

Conti che dà Maria Chercu amministratora della chiesa ruraledella Madonnadell’Annunciata di questo luogo di Bitti nell’anno 1818:caricoofferte, mezzo scudo £ 01 05 0discarico

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incassò detto mezzo scudo £ 01 05 0Veduti gli anzidetti conti presentati da Maria Chercu si deffini-sce; in fede, etc.Bitti, li 21 marzo 1822.Meloni pievano.

Nell’anno 1819, nel quale fu amministratore della suddetta chie-sa del’Annunziata Sebastiano Pinna, non vi fu offerta alcuna,onde non si nota carico né discarico; in fede, etc.Bitti, li 21 marzo 1822.Meloni pievano.[p. 35]Conti che presenta il sacerdote Salvatore Bullone amministratoreera nell’anno 1820 della chiesa rurale della Madonna dell’An-nunciata di Bitti:carico[segue uno spazio in bianco – una decina di righe – dove avrebberodovuto essere registrati i conti del 1820]

Conti che presenta Francesco Alà amministratore era della Vergi-ne santissima dell’Annunziata nell’anno 1821:caricoavuto d’offerte scudi ventidue e soldi quattro £ 55 04 2discaricoincassate dal predetto Alà £ 55 04 2[mancano la data e la firma del pievano]

Conti che presenta Sebastiana Carai e compagni che servirono dipriori nell’anno 1822: [segue spazio in bianco, dove avrebberodovuto essere registrati i conti del 1822][p. 36]Conti che presenta Giuseppe Marreri e compagni, priori del1823: tra carico e discarico resta a favore della Annunciata e siincassa scudi otto e mezzo.Bitti, li 8 giugno 1829.Sacerdote Sebastiano Cannas vicario provisionale.Più altri scudi tre a favore della santissima AnnunciataCannas vicario provisionale.

Conti che presentano Diego e Salvatore Bandinu e figli di Die-

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guza e reverendo Gasole, erano tutti amministratori della santis-sima Annunziata nell’anno 1824:carico e discaricoavanzano scudi otto e soldi ventisette e mezzo, li quali s’incassa-no ora di presente e restano difiniti.Bitti, li 8 giugno 1829.Sacerdote Sebastiano Cannas vicario provisionale.

Conti che presentano Franco Alai e suoi compagni nel 1825: cal-colato il carico e discarico, avanza a favore della santissimaAnnunciata e si incassa di presente scudi otto e trenta due soldi emezzo e resta definito.Bitti, li 8 giugno 1829.Sacerdote Sebastiano Cannas vicario provisionale.Bitti, li 8 giugno 1829.

Bitti, li 8 giugno 1829: si espressa che detto Marreri coi compa-gni ha datto in uno i conti nel venticinque, assieme unitamente eperciò resta del tutto definito; ed in fede etc.Sacerdote Sebastiano Cannas vicario provisionale.

Conti che presentano Francesco Alà, Batista Calia, Andrea Sogo-no nel 1827:carico e discarico;calcolato carico e discarico, avanza a favore della santissimaAnnunciata, scudi dieci meno nove soldi e di presente s’incassa edin fede restano definiti, et in fede etc.Bitti, li 8 giugno 1829.Sacerdote Sebastiano Cannas vicario provisionale.[p. 37]Giorno 23 ottobre 1829, BittiPietro Maria Calvisi Gadda ha restituitto alla cassa della Verginedell’Annunciata scudi dodici che doveva per il carico che se li fecedelle vache e per averlo restituitto e pagato se li distende la pre-sente quitanza nel presente libro ed in fede etc.: tuti presentiBachisio Doneddu.Sacerdote Sebastiano Cannas vicario provisionale.

Giorno 11 settembre 1833, Bitti.Sebastiano Sanna, Luigi Sanna ed altri priori compagni danno i

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loro conti e calcolato il carico e discarico incassano scudi sette, diche etc.Sacerdote Crissanto Asproni.Sebastiano Cannas vicario provisionale.

Nello stesso giorno 1833Al priore e procuratore Francesco d’Alà se li è consegnato lasomma di scudi cinquantadue, cioè in oro scudi trentadue, 5soldi [così?] ed in argento venti, li quali se li sono stati consegna-ti e messi nella cassa e per suo riguardo se li fa la presente, nonessendo in carico d’altro che di questi suddetti scudi, e che etc.Sacerdote Crissanto AsproniSacerdote Sebastiano Cannas vicario provisionale.

Bitti, li 3 aprile 1836In detto giorno, a presenza dei sottoscritti testi se li è nuovamen-te calcolato il denaro che esisteva in cassa al procuratore France-sco de Alà, scudi in oro, scudi 32. 5 ed in argento scudi diecino-ve e reali due, li quali oggi li sono statti nuovamente consegnati emessi in cassa a presenza dei sottoscritti testi, etc. In fede, etc.Sebastiano Cannas vicario provisionale 32 05 00

19 00 10Chirurgo Salvatore Mele compriore -------------

51 07 00.

[p. 38][Día: cancellato] Giorno 20 maggio 1834, Bitti.Pietro e Giovanni Ligios di questo villaggio restituiscono scudi treche dovevano alla chiesa della santissima Annunciata, ora di pre-sente, con averne anche datto altri scudi quatro al sacerdote Sal-vatore Bullone nell’anno della sua prioria che non diede conti,come pure detti fratelli Ligios ne consegnarono altri scudi tre aIgnazio Asproni l’anno della sua prioria. Di modo che hannopagato scudi dieci a saldo ed a compimento e, per non esser piùmolestati, si difiniscono per aver pagato ed in fede etc.Sacerdote Sebastiano Cannas vicario provisionale.

Bitti, li 30 aprile 1836.Il chirurgo Salvatore Mele di questo villaggio, compatrono e prio-re era della santissima Annunciata coi suoi altri compagni nel

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1830 per trenta due, dà in carico:libre 13 di cera £ 19 10 0tela, canne sette 08 15 0due giochi di carte di gloria 12 10 0randa di un camice 02 10 0dozena una e due grandi di piati di stagno 25 00 0panni due di lavabi 00 05 0in denaro, lire £ 04 06 6

-----72 16 6

Calcolato il carico e discarico, fatte tutte le spese, avanza lire quat-tro. 6. 6, li quali si incassano nella presente cassa; ed in fede, etc.resta definito.Sebastiano Cannas vicario provisionale[mancano le pp. 39-40][p. 41]Bitti, li 6 giugno 1838Spese fatte per la riatazione della chiesa della Vergine Annunziata:primo, scudi dodici e soldi diecidoto [così] per sostentamento dimuratori e manovali;secondo, quarti grano dodici, a reali sei e mezzo per lo stessooggetto;terzo, scudi dodici e reali sei per paga dei muratori; i manovaliservirono gratis;quarto, scudi otto come consta da pofila [così per polizza?] rice-vuta per rinfrescate ambe le statue coll’angelo in scudi dieci, soldicinque e mezzo.dottor Diana pievanonobile Antonio Satta viceparrocoSacerdote Michele Busa viceparroco.

Bitti, 19 marzo 1840.Sono scudi sardi nove che Maoro Calvisi Casu del presente vil-laggio mette nella cassa della Vergine Annunziata, somma prove-niente da una scrofa dal medesimo assegnata alla detta Vergine eperché consti si distende il presente, etc.Diana pievano.

Scudi quattro che Raimondo [seguono altre tre righe illeggibili perinsufficiente contrasto della fotocopia]

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Bitti, 16 febbraio 1840.Sono scudi trentuno moneta sarda che Giuseppe Busa [così?], inqualità di capo priore della Vergine Annunziata, incassa nellacassa della amministrazione di detta chiesa il giorno sopra notato.Diana pievano.[p. 42]Bitti, li 30 aprile 1843.Si sono estratti scudi sardi dieciotto per riatamento del palazo afavore della chiesa rurale della Vergine dell’Annunziata dai prioriCiriaco Deledda, Pietro Pitalis e Salvatore Virdis Casu per ordinedel molto reverendo signor pievano Domenico Diana; in fede diche, etc.Sacerdote Pietro Pala viceparroco teste.

Bitti, li 27 maggio 1843.Si sono estratti scudi sardi trentacinque per spese del riatamentodel palazzo della chiesa rurale della Vergine dell’Annunziata dalpriore Pietro Pitalis per ordine del moltoreverendo signor pievano Domenico Diana; in fede, etc.Sacerdote Antonio Pirella viceparroco.

Bitti, li 19 novembre 1845.Sono scudi sei sardi che Antonio Bullone Porcu mi consegna econfesso ricevere io infrascritto per totale luizione di detta sommache il medesimo restava in debito alla santissima Vergine dell’An-nunziata fin dal 25 novembre 1833, secondo scrittura che retro sivede calendata dal fu sacerdote Sebastiano Cannas, allora vicarioparrocchiale, la quale detta somma si è incassata; di che, etc.Sacerdote Francesco Bandinu priore.

Bitti, li sette maggio 1846.Sono scudi ventisei moneta sarda meno due soldi che SalvatoreNieddu, Ciriaco Doneddu e Saverio Iridau, in qualità di prioridella santissima Vergine dell’Annunziata nel 1844, rimettono edincassano in questa amministrazione essendo procuratore il sot-toscritto; di che, etc.Sacerdote Francesco Bandinu.[mancano le pp. 43-44][p. 45]Nota degli attrezzi od uttensili esistenti nella cassa della Vergine

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dell’Annunziata che sul contesto consegna al procuratore Gio.Asproni Demurtas, l’es [così per ex?] priore signor Salvatore Melechirurgo coll’assistenza del sottoscritto nella qualità di delegato adid(em) dal signor vicario provvisionale sacerdote Antonio DoreSechi come segue, etc.1 cera bianca lib. n° 562 sacconi vechi n° 23 involti di tela, vulgo sàvanos, n° 1, tra tutti 54 un terno composto del pluviale, due dalmatiche e pianeta, stolee manipoli necessari 15 altra pianeta colla sua stola e manipolo 16 due veli, uno del terno e l’altro della pianetta 27 un calice argenteo, una patena 28 corporali, n° 39 purificatori, n° 310 palle, n° 211 panni di lavabo, n° 612 tendina, ossia cortina di setta, n° 113 prospetto d’altare, n° 114 camici coi rispettivi amiti, n° 315 tovaglie d’altare, n° 616 tovaglie di tavola, n° 217 tovaglioli per tavola, n° 1918 missali, n° 219 un cassettino con vari ornam(en)ti della Vergine 120 un involto contenente il vestito del simulacro vechio della Ver-gine e dell’Angelo 121 piati grandi di stagno, n° 522 piati usuali di stagno per tavola, n° 24

[p. 46]23 posate d’ottone col cuchiarone, n° 1524 coltelli da tavola, n° 23 dico 2325 bandiere, n° 326 gratole, n° 227 chiavi, n° 1828 fiasco d’oglio, n° 129 sartagini, n° 1 130 cassaruole, n° 2, una col rispettivo coperchio 231 marche due, una per vache e l’altra per capre 2

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32 una borsa di tela con mezzo reale, mezza mista?, e mezzosoldo: totale n° 49più 3 cassaruole nuove marcate [una M sormontata da una +] nelmanico, n° 3Che è quanto è stato incassato e consegnato al procuratore, allapresenza dei sottoscritti e si soscrive il med(esi)mo; in fede delche, etc.Bitti, li 29 giugno 1850.Giovanni Asproni Demurtas, procuratoreChirurgo Salvatore Mele, ex prioreSacerdote Michele Delogu per il viccario Dore.

2716 ottobre 1803, Bitti

Relazione mutila sulla parrocchia di Bitti presentata dal pievanodon Salvatore Satta.

Fotocopia conservata in ASDN ed eseguita su un originale che al momento era giàmutilo, nel senso che ne era stata strappata uniformemente la parte superiore ditutte le carte per circa 1/3 dell’intera superficie. Le parti mancanti vengono quiindicate o con tre puntini ove non sia possibile quantificare la dimensione dellalacuna o con altrettanti puntini che corrispondano al probabile numero delle let-tere mancanti o avvertendo, in corsivo, quante righe mancano.Le risposte ai vari paragrafi si riferiscono ad un questionario simile a quello segui-to supra, per i docc. 22 e 23.

<§ 1>… mancano almeno tre righe1. Quante chiese… manca tutto il resto della rigadella parrocchia sedici chiese… come sopraDa quanto tempo e da chi furono ciascuna… come sopra:la chiesa delle Grazie è stata eretta l’anno 1682 dal pievanoGabriele Carta e dottata dallo stesso;la chiesa di San Michele è stata fondata dal quondam rettoreAzori Pau, rettore fu di Gonostramaza;la Vergine della Pietà ed Annunziata dai Musuca [così?], Brunen-go, Corrias Calvisi, Barrau [così?];la Vergine di Buon Camino è stata fondata e dottata dal plevanoGaglielo [così] al tempo di monsignor Eschivel;

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Le altre, come sono del Salvatore,di Santa Giuliana,di Sant’Elia,di Santa Maria di Duri,della santissima Trinità,di Santa Lucia, di Santo Stefano,di San Toma,di Santa Anna,di San Mateo,di San Giovanni Battista,dell’Angelo della Guardia: s’ignorano da chi e quando siano stateerete e dottate; ci sono però compatroni in ciascuna di esse e sihanno documenti di esistere dall’anno 1601.2. Qual sia il titolare?R/: è San Giorgio martire. Le chiese figlie sono: l’oratorio diSanta Croce, la Vergine della Grazie, San Michele // … // …Perceve… annue di inquilino di terre; quanto da censi: niente peresser povera; dai frutti di aia niente per esser le terre le ha sempreacostumate pienare il procuratore di detta chiesa pagandone l’in-quilino; dal bestiame niente, se non è che qualched’uno ci daqualche limosina; da porzione decimale sui frutti: cinquantascudi annui; armenti non ne <ha> di veruna specie; starelli diterre sono tra l’una e l’altre bidoni [così per bidazzoni?] in nume-ro quaranta tra grano e orzo ed in terreno aperto.6. Qual reddito annuo perceva ciascuna delle chiese figlie, etc.?R/: a riserva delle chiese rurali dell’Annunziata, di San GiovanniBattista e Buon Camino che hanno poche vache e queste non sisanno quanto diano annualmente, per essere che danno conti equando li danno agli operai tra di loro, le altre chiese non perce-vono niente per non posseder niente, che la manutenzione escedai compatroni.7. La mia parochia non ha beni, solo quei pochi starelli di terre-no // …8. …9. Se la paroc… il sacrario etc. … di veruna cosa. Se nella paro-chia o in qualche… vi sia cap… per riporre e collocare in buonaforma le ossa esumate dei fedeli defonti?R/ Non essercene per essere la parochia a tombe e se sucede qual-che volta vuotare per la pienezza delle tombe, si sepellicono leossa dei defonti nel cemeterio, il quale è in aperto per averlo tan-

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tissime volte dirocato per metterselo a passaggio quei che vivonodietro della chiesa.

§ 21. Se vi sono chiese rurali?R/: Essercene e sono in numero dodici senza quelle che sonodistrute e dirocate che sono tre.2. Qual dote possiede ciascuna di queste sia per titolo di fonda-zione sia di legato posteriore oppure per questua o per contribu-zione di qualche gremio o società detta obreria?R/: Ce ne sono alcune che hanno la dotte e la posseggono i com-patroni ed alcune se l’hanno s’ignora.3. Quanto ciascuna delle chiese rurali dista dalla popolazione? …// …mancano circa una decina di righe dov’erano i nomi di quelle chie-se; lo si deduce da qualche brandello di scrittura come S. Gio. evan-

<§ 3>1. <Se ci> sono conve<nti di re>golari etc.R/: Ci è un convento di cappuccini e sono quatro sacerdoti, uncorista, quatro laici e quatro terziari.2. Se detti religiosi, etc.?R/: servono il popolo giusta il loro instituto, aiutano il clero seco-lare quando ci è abbisogno, dicono messa a ore proporzionate ecommode al popolo, amministrano il sagramento della penitenzaa quei che vi vanno con assiduità, aiutano a ben morire quandovengono richiesti e si esercitano in altri simili ministeri secondola loro religiosa vocazione a pro’ e beneficio dei fedeli.3. Non si ha che rispondere.

§ 41.Se vi sono oratori in case particolari, etc.?R/: a tutti i quali quesiti si risponde negative.

§ 5Se vi sono confraternite e quante e con qual titolo ed invocazio-ne?R/: essercene una del Confalone fondata con autorità pontifi-cia… // …

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§ 61. Quanti altari vi sono nella parrochia ed in ciascun oratorio?R/: nella parrochia ce ne sono tredici e nell’oratorio uno e man-cano negli altri della parrochia; sei are di pietra consegrate neglialtri altari vi sono e ben tenuti in sua dovuta forma.2. Se vi sia qualche altare privilegiato, etc.?R/: non essercene veruno.3. Se in alcuno degli altari o chiesa vi è qualche particolare indul-genza per ragione di qualche festa o per qualche visita e stazione,etc.?R/: non essercene veruna a riserva della chiesa dei cappuccini.4. Se nella parrochia o in qualche oratorio vi è qualche reliquiainsigne?R/: esserci solamente il Lignum Crucis riconosciuto da monsignorSerra di felice memoria e si espone alla publica venerazione deifedeli.Al quinto e sesto paragrafo si risponde essere tutte le capelle dellaparrochia come ancora una tomba situata nel corpo della parro-chia di diritto patronato // …

<§7><1> … per almeno 8 righe; alla nona: … che ci è il costume dirompere il pavimento per sepellire i cadaveri.Al numero 2: In qual luogo siano destinate le sepolture?R/: nel corpo della chiesa matrice e delle chiese figlie si sepelli-scono i cadaveri, per esser le sepolture che si rompe il terreno etombe fuori del presbiterio, nelle capelle ancora nel corpo [così].3. Se le sepolture sieno ben coperte e ben sigillate, in guisa chenon tramandino fettore alcuno.R/: quando si sepellisce nella parochia non si può officiare del fet-tore e puza che tramandano i cadaveri quantunque siano sigillatele tombe per non essere dette tombe a volta ma a travi e lastrica-te a pietra.Al 4° numero si risponde essere tutte le sepolture essere [così] sog-gette a diritto patronato particolare di famiglia, a riserva di qual-che forastiere che ci viene a dimorare e se qualched’uno non lodimostra è fondato nella prescrizione immemorabile degli ante-nati aprovato dalla felice <me>moria di monsignor Serra e con-fermato dal fu Craveri.[è stato dimenticato il numero 5]

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6. Si osserva nelle esequie che si fanno ai defonti le rubriche // …7. … il suono delle campane, questo s’intende per gli adulti; pergli impuberi, se è con cota due reali, se è il terno mezzo scudo equesto sia nella parrochia od in altra chiesa.8. Se per la morte di uno vi sia consuetudine di non andare amotivo di duolo e di scorrucio i parenti ad ascoltar messa neigiorni di precetto e per quanti giorni dura questa irreligiosa eti-chetta?R/: secondo in chi muore la notte o la mattina prima che abbia-no ascoltato messa, restano il giorno; secondo in chi è timorato diDio la sentono lo stesso giorno; secondo in chi niente cura di Dioné di anima ne di legge ci resta dei mesi.9. Se in occasione della morte di alcuno persiste la pagana con-suetudine di cantare o in sua casa o nel portarlo in chiesa strofein lode del deffonto od altro lugubre argomento, qual cantilenadicesi volgarmente attitidu?R/: si accostuma in casa del deffonto messe a sedere all’intornodel cadavere, non però si fa portandolo in chiesa // …

§ 8<1> … parrochia un’altra messa quotidiana fondata del reveren-do Ena al sacerdote della linea, celebrante il reverendo Codias,altra fondata dal reverendo Casu quotidiana al sacerdote dellalinea, e moltissimi altri legati di messe eddomadarie, mensili,come è da vedere nel catalogo che trovasi nella sacristia della par-rochia ed al libro della causa pia; le penzioni per non essere inpoderi [così] le esige il procuratore dei legati pii.In quanto al secondo, non si ha che rispondere per non esserciveruna capellania di si fatta maniera.3. Se le capellanie e legati, etc.?Al quale si risponde adempirsi quanto [ripetuto] dai testatorileganti viene ordinato di tutto ciò che consta e di essere il catalo-go apeso nella sacristia di tutti i legati fondati nei quali esata-mente si vedono notati i giorni nei quali si debbono adempier edinsieme i nomi e cognomi dei rispettivi leganti e testatori.4. Chi sono i soggetti che attendono alla cobranza, etc.?R/: il procuratore // …5. …

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<§ 9>1. … con intervenzione del sindaco e… iustizia.2. Se ogni anno si rendono i conti a tenore del vegliantepred.[così] regioR/: Si rendono annualmente i conti al censore diocesano. I librisi conservano nella cassa di tre chiavi; per portarsi bene o no ilsegretario: non ce ne ha avuto in nissun tempo.3. Qual sia il fondo attuale di granaglia e di danaro che hanno ilmonte granatico e numario?R/: Del grano è la somma attuale di centonovantasei starelli edimbuti dieci del grano; dell’orzo quatrocento dodici starelli etimbuti uno; del numario, lire cinquecentocinquantadue e soldidieci. La dotte però fissata da sua maestà si è dell’orzo starelli cin-quecento, del grano duecentocinquanta, del denaro setticentono-vanta lire, soldi dieci e denari dieci: di maniera che mancanoall’orzo ottantasette starelli e imbuti quindici, al grano cinquan-taquattro starelli e imbuti sei, al denaro lire ducentotrentotto esoldi dieci // …5. …6. … stabilita… si faccia con zelo ecc.R/: Quantunque siassi tantissime volte ammonestato per faredette roadie non mai si è accostumato al popol di Bitti già pernon esserci luogo a proposito e tutte montagne, già perché se sisemina antecipato lo distrugge il bestiame.7. Se vi sia magazino publico per il monte granatico.R/: Esserci, e quantunque sia capace per contenere il grano e l’or-zo, è talmente umido che, se si racoglie tutto il fondo, è sottopo-sto a perdersi ancora l’estate. Vi sono tre chiavi nella porta le qualiriposano in potere del parroco una, altra in potere del censorelocale, la terza in potere del depositario dei monti.8. Quali siano le spese ordinarie e comuni alle quali soggiacieannualmente ciascuno dei soddeti monti ed a qual somma cia-scuna di queste rilevi?R/: Le spese ordinarie e comuni sono paga di depositario, starellidue e mezzo grano e cinque d’orzo le centesime // …

§ 10Viceparrochi

1. Se oltre il rettore, vicario parrochiale vi sieno vice parrochi equanto ve ne sono ed in numero?

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R/: Sono sette, chiamati, il pievano, nobile e della patria chiama-to don Salvatore Satta, bacalaureato in leggi nella regia Universitàdi Sassari; i vice parrochi si chiamano: reverendo Fedele Fois,reverendo Sebastiano Pau, reverendo Antonio Musio Delogu,reverendo Sebastiano Pinna, reverendo Mauro Bo, reverendoBaquisio Codias, reverendo Giuseppe Gasole, e tutti patrizi e dio-cesani; il viceparroco più antico ha di età settantacinque anniincirca che lo è il Fois, Pau e Delogu sessanta anni, Pinna qua-rantatre anni, Bo, Codias e Gasole trentadue o trentatre anniincirca.2. Se il rettore o vicari etc.?R/: Vive il pievano nelle case plebanizie e sono di famiglia sei, treservi maschi, una donna di età poco più poco meno quarantacin-que anni, di Nuoro, nubile ed un ragazo di sette anni. // … man-cano quasi integralmente circa 10 righein picol numero hanno di più che sendo molti; di aventizio insette possono avere venti scudi per uno e si divide in uguali por-zioni col pievano il frutto di stola e di altare.Riguardo poi al numero terzo [così?] del paragrafo 10: non si hache rispondere perché quanti più ce ne sono, sendo in volontàdell’illustrissimo monsignore, resta più servita la chiesa, piùadempiti i legati ed il pievano da la presentata a tutti i patrizi chese la domandano, venendo aprovati.In quanto all’articolo quarto, in qual guisa viva ciascuno dei vice-parrochi, etc.?R/: Il signor Fois vive colla nipote, figlia di sorella ed una piccolaserva; il signor Pau colla cugina in quarto grado e questa vedovadi età trenta o trentaun anno di Oruni ed un piccolo ragazzino diquatro anni; il reverendo Delogu colla nipote figlia di sorella; ilreverendo Pinna colla madre, sorella, nipote ed un servo; il reve-rendo Bo col padre, sorella, cognato e nipoti; Codias colla madre,fratelli, cugnata, nipote, serva di ventiquatro o venticinque anni edue servi; il reverendo Gasole col padre, fratello e sorella.

§ 111. Se del parroco, a sì fatto obligo tenuto, si aplica la messa par-rochiale pro populo a // …2. …3. …4. …

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§ <12>1. Se oltre i viceparrochi vi sono altri sacerdoti, diacono o sud-diacono o minori, etc.?R/: Esservene due nel paese e son il reverendo Giuseppe Fanari ereverendo Salvatore Deledda ed hanno l’età, il Fanari di sessantaed un anno ed è nativo di Cagliari ed ha avuto sempre la licenzadi confessare, ad eccezione di adesso che gli è stata tolta da vostrasignoria illustrissima e reverendissima ed il Deledda che ha di etàtrenta anni e fa il mestiere di maestro di scuole e non ce ne sonoaltri extradiocesani.2. Se i preti naturali di quel popolo vivano fuori della nostra dio-cesi e dove commorino, etc.?R/: Ve ne sono tre, uno dei quali è il dottore in sacra teologiaMichele Guisu, capellano e confessore delle monache cappuccine diSassari, avrà i suoi cinqantacinque anni, l’altro è il reverendo pro-dottore Quirico Mameli studiando in Sassari, il terzo è il reverendoMannu prefetto di rettorica nella regia Università di Cagliari.// …

<§ 13>3. … meno ci è che vedere, sopra tutto questo numero.4. Qual famiglia tenga ciascun sacerdote in sua casa, etc.?R/: Ce ne sono due che non <sono> viceparrochi e sono il reve-rendo Deledda e vive solo e il reverendo Fanari che vive collamadre, coll’aiuto di Sebastiano Cannas, un servo, ed una servanubile di trenta nove anni.5. Se fra sacerdoti ve ne sia alcuno aplicato a dire li evangeli e darloro delle benedizioni, etc.?R/: In quanto a questo numero non ci ha verun sacerdote che siaaplicato a questo solo; sì, se qualche ragazo infermo portano acasa di qualche prete, ci dice gli evangeli che sono al sacerdoteproveduto, né si intrigano a fare breves o altri scritti, anzi ne sonotutti aversi.6. Quanto agli esorcismi e benedizioni, non ci è verun sacerdoteche si esercita in tali cose né benedizioni; ma se qualche voltasucede benedire pane per qualche invocazione si serve del ritualeo messale romano.7. Se vi è qualche sacerdote che non osservi esattamente le ceri-monie e sagri riti prescritti da santa Chiesa nella celebrazione delsanto sagrificio della messa o se celebri la santa <messa> con inde-cenza e precipitazione?

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R/: Si osservano apuntino le sagre cerimonie, i sagri riti; si cele-bra colla dovuta decensa e modestia e restano tutti nel santo sagri-ficio l’ora competente e necessaria. // …

<§ 14>2. Chi persone i casi di coscienza…?R/: vengono tutti i sacerdoti anche non viceparrochi… vi è inter-venuto veruno.3.Quali sono gli auttori de libri morali de quali generaliter [così?]si servono i viceparochi?R/: i piu si servono dell’Antoine.

§ 151. Se nei giorni di festa si canta la messa conventuale, previodistinto suono delle publiche campane che dia tutt’agio di poterdecentemente accudire?R/: non solo si fa un suono ma tre e dal primo insino al terzo, cioèil divario di mezz’ora avanzata;<2>. ed il vangelo si spiega non nella messa <conventuale?> maalla prima per esserci più concorso di gente e si spiega da un vice-parroco, per averlo provocato a vomiti tre o quatro volte che l’haspiegato il parroco per patire questa molestia.3. In quanto al terzo quesito di questo paragrafo, tutto ciò cheviene ordinato ed interrogato si è sempre praticato.4. Se a tenore del sagro concilio di Trento s’insegni ed al medesi-mo tempo distintamente si spieghi la dottrina christiana a fedeliin tutte le domeniche // …6. In qual maniera si porti e con qual pompa si porti il santissi-mo viatico agli infermi?R/: Dal sacerdote con cota, copilla, stola colla borsa e dentro unascatola d’argento dorata o la sagra pisside, due sacrista [così] collacimarra e cotta, coll’ombrella o baldachino e torcie.7. Se si amministrino i sagramenti con tutta quella decenza edecoro che dalla divina loro istituzione si richiede?R/: Affirmative.8. Se i parochiani sogliono frequentare i sagramenti della peni-tenza e dell’eucaristia e se generalmente parlando siano propensialla pietà e devozione cristiana?R/: affirmative.9. Se specialmente riguardo al sagramento del battesimo si ha

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ogni possibilità acciochè nei casi di bisongo, come sono i partidificili e pericolosi, etc. venga ai bambini nascenti in dovutaforma amministrato il sagramento dalle levatrici?R/: A tutto affirmative.

§ 161.Quali e quante sieno le feste, novene ed altre divozioni popola-ri che si celebrano nella parrochia e in altre chiese entro popolatoo fuori, etc.? // …2.Se in queste feste, novene, … campagna, soglia comettersi qual-che disordine come sarebbe dormire, mangiare, giuocare, etc.dentro chiesa?R/: Negative; solo si sogliono divertirsi ballando in alcune feste enovene davanti la chiesa, in vicinanza di due o tre passi, in altrelontano più di quaranta o cinquanta passi e non servono didisturbo alle sagre funzioni né di messa né di vespro né di rosarioné di altre sagre funzioni per esser che a quel tempo si lascia intutto anche il travaglio necessario.3. Se in alcuna di queste feste vi è corsa di cavalli e chi spende perla compra dei premi?R/: Quantunque in qualche festa vi sia corsa di cavalli, non sispende dalla chiesa ma tutti li corrono per offerte e sono qualchemontone o qualche seddalito di vaca.

§ 171. Se in circostanza di queste feste vi sono processioni e con qualforma e decenza queste processioni si faciano?R/: ci sono in qualcuna delle feste processioni in altre no; in quel-le che ve ne sono si portano con tutta decenza e modestia; prece-de prima la confradia, poi il clero // …3. Se sieno soliti… portare il baldachino?R/: Se ci sono cavalieri, i cavalieri; se mancassero questi, i princi-pali, e se ci sono confratelli abbastanza, i confratelli, né si fa veru-na rissa.4. Se il sindaco e il consiglio communitativo o qualche altra perso-na secolare per costume o per speciale concessione abbiano postoseparato e distinto in questa o in altre funzioni ecclesiastiche?R/: In tute le domante [così] del quarto quesito non ci è cherispondere a motivo che tutti vanno nel posto che è ad ognuno dipiacere, senza questione alcuna.

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5. Casomai alcuna persona secolare non abbia in questa funzioneposto distinto, etc.?R/: In quanto a questo, né mai si è preteso né mai ci è stata talcontroversia.

§ 181.Se nel tempo di quaresima o di avvento vi sia predicatore spe-cialmente destinato per annunciare ai fedeli la divina parola nellaparrochia, etc.?R/: si è sempre accostumato predicare per la quaresima dai padricapucini nella quaresima tantum, non però nell’avvento e sifanno tre prediche le dominiche, alla mattina al tempo dellamessa conventuale, alle dieci ore, il mercoledì alla sera verso le //…2. … paese, e durante la quaresima se gli suole dare la limosinadella messa dalle pensioni della causa pia.3. Chi sia solito dar l’allogio al predicatore quaresimale, etc.?R/: Vive nello stesso convento ed i frati ci danno un tutto quan-to ci abbisogna.

§ 191. Se vi sieno nel popolo secreti o publici usurari, se vi sieno adul-teri publici, concubinari scandalosi, etc. ?R/ In quanto a tutti questi articoli, non ci predomina veruno diquesti vizi per quanto si sapia nè in publico né in oculto. Se ce nesiano o no ladri insigni, in quanto a questo non posso certificarniente per non constarmi; si dice che ce ne siano; quali, tutti l’i-gnorano. Profanatori notabili delle domeniche ed altre feste delSignore, etc. Cosa notabile ed abbituati, se non è per necessità eche si perdano e non diano tempo le facende non ce ne sono; nédonne di cativa vita e fama né di pregiudizio e rovina dei fedeli,etc.: non ce ne sono, anzi da tutti si abborrisce questo cativo vizioe si ha per disonore prima per l’anima indi per scorno della paren-tela e gli stessi parenti sarebbero capaci dar la morte a questa // …e ci sia ancora il vizio del gioco delle carte e abbandonato si è deltutto dalle sante missioni.5. Quei poi che sono in publica inimicizia sono la casa del fu Gio-vanni Bandinu che è la moglie chiamata Grazia Calvisi ed i figliSalvatore e Pietro Bandinu, ma sono risoluti a far le paci collaparte aversa.

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§ 201. Se vi sieno e quali sieno che attualmente vivono in divorziosenza licenza o tolleranza dell’ordinario?R/: Bene, sono tre e sono Mauro Farina e la signora Vittoria Sattae sono in littigio nella curia di vostra signoria illustrissima, i qualimotivi li avranno addotti nella causa quali sieno; Andrea Orune-su Canetti [così?] e Giuliana Athene Pala per essersene andata acasa del padre senza consenso del marito <che> non l’ha cercatapiù e sono così in due anni; e Giovanni Baquis di Gorofai e MariaAngela Carzedda di questo paese, la quale vuol tornare e il mari-to non la vuole ed è così in un anno e mezzo.2. Se sia frequente la coabitazione e comunicazione per visita trasposi de futuro?R/: Ce ne sono alcuni i quali per esser privi di padre e madrerestano in casa del suocero e per mancanza dell’età della donnanon possono sposare e son Francesco Deledda, Salvatore Athene,Domenico Dore e Raimondo Dore. // …

<§ 21>1. …2.Qual regola si pratica dal parroco o viceparroco o confessori adamettere di nuovo qualche adulto alla prima sacra comunione equale istruzione sono soliti dare a costoro?R/: si esami<na>no sopra la dottrina cristiana, sopra quello chericevono, che sia quel che ricevono e le disposizioni che ci voglio-no.3. Quanti sono i capi di famiglia che esercitano e fanno profes-sione della agricoltura seminando grano e legumi o lino con l’a-ratro?R/: regolarmente parlando, professione veruna ma tutti quasi icapi di famiglia seminano grano ed orzo in poca quantità però,ma secondo le forze di ciascuno; fave non tutti ne seminano,fagiuoli in poca quantità ed in qualche orticello, ceci niente e linoqualche anno qualche persona per non averlo giammai praticato;a zappa però non si è mai acostumato né si semina.4. Quanti sono i capi di famiglia nella professione pastorile, spe-cificando distintamente quanti armenti volgarmente detti cumo-nes vi sono di pecore, quanti di vache, quanti di capre e quanti diporci vi sono in tutto il popolo.R/: Come tutti quasi lavorano in poca quantità la terra, della stes-

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sa // …per essercene allo stesso tempo opportuno porci, pecore,vache e capre e fanno di lavoratori di terra né ci predomina l’o-zio, che son tutti i popolani laboriosi; che è quanto ho l’onore dirispondere in quanto ho potuto e conosciuto alla circolare divostra signoria illustrissima, in data 12 luglio 1803 e sono contutto rispetto e riverenza

Di vostra signoria illustrissima reverendissimaBitti, 16 ottobre 1803

Divotissimo obbedientissimo servoPievano don Salvatore Satta.

281861, Bitti

Offerte raccolte a Bitti per la costruzione della nuova chiesa par-rocchiale di S. Giorgio martire

Non essendomi stato possibile consultare personalmente l’Archivio parrocchialedi Bitti a motivo dei continui rimandi opposti alle mie richieste (dall’aprile aldicembre 2004) da parte dei suoi responsabili, sono stato costretto a utilizzarealcuni articoli del prof. Pippo Rusta, che qui ringrazio cordialmente; erano statipubblicati in «Il Miracolo. Giornale di Bitti», in seguito a ricerche condotte nellostesso Archivio dal citato professore. Il doc. che segue è stato tratto dall’articolo SaCreja ‘e Santu Jorgi. Un manoscritto del pievano Marras risalente al 1861, compar-so nel giornale citato, V, 1 (gennaio-aprile 1998), pp. 8-9; si riportano solo le partiche interessano, ma senza altri interventi salvo le parentesi quadre per indicare gliomissis.

Giovanni Spanu, nei suoi Emendamenti e Aggiunte all’Itinerariodell’Isola di Sardegna del Lamarmora, stampato nel 1874, allavoce «Bitti», scriveva: «La parrocchia è stata innalzata sulla vec-chia col disegno dell’Ing. Galfrè fin dal 1864, a cura e zelo del’at-tual pievano teol. Cav. Giovanni Marras. Si può dire d’esser stataeretta a spese del popolo. Uomini e donne si prestarono a gara pertrasportare i materiali. Ha una bella facciata, l’interno è pulito,ma la volta si nota d’essere un poco bassa» (pp. 158-159, op. cit.).Queste scarne considerazioni […] trovano riscontro in un docu-mento inedito dell’Archivio parrocchiale, […] di 12 fogli aventeper titolo «Nota delle offerte fatte alla fabbrica della parrocchia diSan Giorgio martire in Bitti nell’anno 1861».

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Il Marras, dorgalese, che fu pievano dal 1852 al 1893, trovò lachiesa parrocchiale in brutte condizioni e per di più angusta perun paese la cui popolazione era in aumento.Si decise, pertanto, di ricostruirla ab imis fundamentis (dalle fon-damenta) alla fine degli anni Cinquanta, su disegno dell’ingegne-re Galfrè, lo stesso che aveva progettato la cattedrale di Nuoro,secondo i canoni dello stile neoclassico.[…] Nel 1861 l’opera era a buon punto ma occorreva un note-vole impegno economico e i bittesi risposero con entusiasmo allesollecitazioni del Marras […]. Non fu una questua isolata […]ma una sottoscrizione che doveva durare fino al 1863.Il registro infatti fu impiantato nel seguente modo: in una primacolonna è riportato il nome ed il cognome dell’offerente; nellaseconda la specie delle offerte; infine alle altre tre è riservato lospazio per gli anni 1861, 1862, 1863. Noi possediamo i dati del1861 […].Scorrendo l’elenco dei nomi, troviamo persone di ogni ceto econdizione: dai maggiorenti del paese ai più umili massaios e arti-giani, molti dei quali registrati con il soprannome.Apre l’elenco, com’è ovvio, il pievano, che sottoscrive la somma,per quei tempi notevole, di 100 lire «in due rate». Segue un ano-nimo che offre lire 1000 per costruire la cappella, con quadro,della Madonna della salute. Da altra fonte ho dedotto che si trat-tava del signor Efisio Mele. E come lui furono munifici sosteni-tori il pretore Farina col fratello sacerdote Maoro, che assieme alsacerdote Giorgio Bulloni, «a loro spese fornirono il pavimento inmarmo, l’altare e il pulpito».Massiccia fu la partecipazione dei preti bittesi: oltre ai già citati,consistenti furono le offerte in denaro (e bestiame soprattutto)dei sacerdoti Antonio Luigi Satta, Francesco Bandinu, AntonioDore e altri.[…]Ma le famiglie dei «signori» non furono da meno: i Naytana, iTola-Musio, i Tola-Dejua, i Guisu, i Minutili (cognome ormaiestinto) a più riprese versarono sostanziose offerte: e a gare conloro il medico Giovanni Antonio Codias, il chirurgo SalvatoreMele (che fu anche priore dell’Annunziata), il professor Giovan-ni Mossa.[…]. Ma chi in particolare si diede da fare fu il popolo. Scorren-do il lungo elenco degli oltre 400 nominativi, i cognomi più dif-

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fusi si mescolano ad altri meno noti; [oltre a questi] compare unvasto campionario di soprannomi, che ancora oggi sopravvivonoper indicare diverse casate o parentele […]. Trascrivo i piùnoti[…]: Rumbosu, Piliesse, Madeo, Massaiu, Bettedda, Retran-ca, Dumbu, Frascheddu, Longone, Panedda, Ganzu, Busa, Bun-tana, Pajore, Corroddu, Brachettone, Carrone, Poju, Chesseddu,Bailone.Che dire poi de sos improeglios? Mi limito ai più espressivi: Pun-zita, Pinnoneddu, Palone, Dentone, Priamedda, Mazziollu, But-tichi, Pizzolu, Cherveddu Ventosu, Estrale, Frunirgiu, Troccu,Bussottu, Banchittu, Pespereddu. Due poi sono singolari perchéin italiano: il signor Casa Nova (scritto proprio così, il quale perònon dà niente) e il signor Antonio Sotto Sopra!Infine […] oltre che dai bittesi pervennero offerte anche da per-sone di altri comuni: da Osidda, Lula, Orune, Posada.[…]. Dall’esame della seconda colonna del manoscritto, quellariguardante la «specie delle offerte», emerge un quadro interes-sante della realtà economica del paese. Un primo dato evidente èche la disponibilità di denaro era assai limitata […] Pur tuttavia,nella questua che si svolse dal 9 al 12 giugno (in quattro giorni!)si raccolse la somma di lire 446, 61, così ripartite: giorno 9, lire208, 37; giorno 10, lire 92, 00; giorno 11, lire 91, 68; giorno 12,lire 54, 56 […]. A questo si deve aggiungere la somma di altre 67,60 portate nei giorni successivi fino al 25, a casa del pievano. Intotale lire 514, 21 […]Ma il buon cuore dei bittesi si manifestò soprattutto con le offertein natura […]. I pastori […] offrono buoi, seddalitos, tentorgios, perun totale di 33 capi vaccini; e poi 40 agnelli, 10 maiali, 3 pecore, 2montoni e anche una capra. Ovviamente molti di questi sono gros-si proprietari, spesso «signori» o ecclesiastici, che avevano maggioripossibilità economiche e qualcuno, come ad esempio, Vito TolaMusio, fa scegliere un bue o un tentorgiu o un cavallo […]Più consistente è la voce «formaggio»: si arriva ad una cinquanti-na di forme e spesso vi si aggiunge «una lana», cioè almeno unvello di pecora dopo la tosatura. Queste offerte in natura […]venivano vendute […] e il ricavato fu di gran lunga superiore allacifra raccolta in denaro.Talvolta erano gli stessi pastori che, dopo aver dato la bestia, se lariscattavano dando un corrispettivo in denaro, oppure alcuni capivenivano macellati per i motivi più disparati[…]

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Non furono da meno sor massaios. Tantissimi quelli che contri-buirono con la voce «granaglie» e di molti si specifica se è granood orzo e ancora se è un quarto (unu cartu) o tre quarti (tres car-tos) o anche una carra (equivalente a battos cartos). [… Non ven-gono però riferiti né la quantità né il valore].Non dimentichiamo infine gli artigiani. A dire il vero sono pochi:qualche falegname, alcuni muratori […].Insomma, ciascuno dà o fa quel che può. Come un certo Chu-cheddu che porta n. 25 pietre dalla Matta (dae sa Matta), la zonavicino al paese da cui provengono sos contones di granito con iquali è stata costruita per buona parte la chiesa […].

291862, 1869, Bitti.

Vendita dei fondi rustici appartenenti alla chiesa parrocchiale diBitti; il ricavato è destinato alla costruzione della nuova chiesaparrocchiale dedicata a San Giorgio martire dello stesso villaggio.

Vedi quanto detto nella nota relativa al documento precedente; il contenuto diquesto è tratto da PIPPO RUSTA, Sas terras de Santu Jorgi, in «Il Miracolo. Giorna-le di Bitti», VIII, 1 (gennaio aprile 2001), pp. 10-11. Alcuni dei fondi qui men-zionati si ritrovano enumerati, supra, nel doc. 22a. Si riportano solo le parti cheinteressano seguendo gli stessi criteri indicati nella nota del doc. 28. Molti topo-nimi segnalati in questo documento sono menzionati anche supra, nel doc. 22a.

[Le notizie qui riportate sono tratte da alcuni inediti] giacenti nel-l’Archivio della pievania di San Giorgio Martire.Si tratta di due manoscritti: uno consta di 12 fogli ed è datato 30luglio 1862, l’altro di 5 fogli ed è datato 9 luglio 1869. Quest’ul-timo, sebbene sia successivo all’altro di sette anni, ne rappresentala conclusione.Il primo reca sul frontespizio la seguente dicitura «Elenco delleterre della parrocchia di San Giorgio martire estimate dai peritiBattista Mameli e Antonio Bisi coi rispettivi lotti per la vendita».Ad esso è allegata la richiesta del pievano Marras al giudice man-damentale affinché «voglia esaminare e deferire al giuramento deiperiti Battista Mameli, Antonio Bisi e Giovanni Ledda Pizzolulasciandone opportuno testimone a calce». Questo adempimentoviene eseguito dal giudice Salvatore Angelo Arangino (segretario

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Chelo) e sottoscritto anche dai periti Mameli e Bisi, mentre il Piz-zolu «per essere illeterato» appone il segno-croce.Il secondo è il verbale dell’aggiudicamento ai migliori offerenti dialcuni lotti descritti nella nota precedente ed è sottoscritto, inqualità di testi, da Vito Tola Musio, sindaco, dal sacerdote Anto-nio Satta e da Giovanni Mossa Tola.[…]. Il pievano Marras, che si attenne scrupolosamente alle supe-riori direttive ricevute, ci informa che, in base alla normativa, ilconsiglio «di questo Municipio (di Bitti) nel 26 novembre 1860e consecutiva del 22 febbraio 1861» deliberava «la vendita degliappezzamenti di terra che possiede questa chiesa parrocchiale perapplicargli (cioè utilizzarli) alla fabbrica della medesima in corso».Lo zelante pievano, in parole povere, e con lui anche gli ammini-stratori comunali, considerato che era in corso la costruzionedella chiesa, hanno ritenuto opportuno investire il ricavato dellavendita dei terreni per l’esecuzione della suddetta opera.Anche la Deputazione provinciale approvò le delibere consiliari il25 aprile 1861.Completato l’iter burocratico, si giunse alla stima e alla periziagiurata dei terreni che furono divisi in 26 lotti, formati ciascunoda diverse particelle situate spesso in zone diverse. Anche la loroconsistenza era limitata: il più esteso, il lotto n. 9, era di 3,10 etta-ri e costituito da 4 particelle (una di ettari 2,8 e le altre 3 di appe-na ettari 0,10 ciascuna). Avevano il vantaggio di essere contigue,nella stessa zona di Mattale. Il più piccolo, il lotto 24, era costi-tuito da una sola particella di ettari 0, 15 e si trovava in regioneMonte Turulia. A parte questi estremi, che ho voluto indicare atitolo di curiosità, la dimensione media dei lotti era di ettari 1,5circa e per la maggior parte estremamente particellati. Come illotto n. 12 formato da sei appezzamenti, il più grande dei qualidi ettari 0, 40 e tutti ubicati in zone diverse: da sa Preta ruja(entro la tanca di Antonio Tola Dejua) e Aitu de ventu (entro latanca di Grazia Delogu).[…] Emerge comunque dalla minuziosa descrizione dei siti unestremo frazionamento del territorio e della proprietà.Anche i nomi dei confinanti sono riportati con precisione. Cisono signori come i Tola, i Musio, i Naytana i Dejua, i Satta e gliecclesiastici come il reverendo Mauro Farina, il sacerdote AntonioDore, il reverendo Cannas fino al dottor Codias.Nessun titolo era riservato alle persone del popolo che pure sono

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citate in gran numero, Di un confinante addirittura si riporta ilsoprannome: Pilos de erru. […].Così pure viene messa in risalto la contiguità con le pertinenze dialtre chiese: sappiamo che a Siddu aveva terreni la chiesa di SanMichele di Gorofai, mentre ad Ovene e a sa Pischina de s’elighequella di Santa Croce.[…] Interessante è notare anche come i periti hanno stimato ilvalore delle singole particelle. Una di queste, in regione SantaLuchia, di ettari 0,40, vale L. 144, altra di uguale estensione inArgiola de rennu L. 17,20, mentre altre due, sempre di ettari 0,40,situate entrambe nella zona Crastu ‘e Jacone una vale L. 28, 80 el’altra L. 48. L’unico lotto ( il n. 26) ubicato «nel campo di Bitti»,regione Sauccu, in verità assai piccolo, appena ettari 0,60, vienestimato L. 33,60. Ben poca cosa rispetto ad uno di uguale esten-sione a sa Pischina de s’elighe (L. 115,20) o a Ovene (L. 100, 80).Tutte queste differenze di prezzo ovviamente dipendono da varifattori: fertilità, posizione, colture ecc. Chi conosce le nostre cam-pagne sa bene quali sono i parametri di valutazione del terreno.E i periti, «tutti agricoltori residenti a Bitti», così certifica il giu-dice mandamentale, hanno assolto scrupolosamente al loro com-pito.La vendita dei lotti avvenne in un arco di tempo abbastanzalungo.Nel secondo documento abbiamo il verbale della vendita di n. 8lotti. La seduta si svolge in due tempi: «il primo incanto» con l’of-ferta del 20° in aumento del prezzo base e il «secondo incanto» inaumento «deliberandosi (i singoli lotti) al miglior offerente adestinzione della candela vergine». A proposito di quest’ultimaespressione, chi ha una certa età ricorda bene la frase bittese «acannela ‘e kera virgine» che era la prassi usata nelle vendite all’asta.In parole povere, si accendeva una candela e i contendenti pote-vano rilanciare fino alla sua estinzione, dopo di che si aggiudica-va al miglior offerente.Vi presero parte (e trascrivo fedelmente dal manoscritto): Gio-vanni Doneddu per il lotto n. 2, Icos de idda; sig. Giovanni SattaMossa per il lotto 3, Argiola de rennu, sig. Mossa Tola Agostinoper il lotto n. 4, Argiola de rennu, Salvatore Delogu Morgia (=Murgia) per il lotto n. 6, su Monte de sa ficu, sig. Tola Musio Seba-stiano per il lotto n. 8, sa Pischina de s’elighe, sig. Mossa Tola Gio-vanni, per il lotto n. 10, Tuccurinnai, sig. Mossa Tola Giovanni

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per il lotto n. 14, su Tuntunnargiu (agro di Onanì); sig. MossaTola Giovanni, per il lotto n. 12, Aitu de ventu. Come si vede, fraotto partecipanti ben sei erano «signori» e i loro cognomi diconotutto a chi conosce poco poco le vicende del paese!Stabiliti i prezzi base, si passa al secondo incanto quello definiti-vo. Il lotto n. 2 (prezzo base L. 183,40) se lo aggiudica GiovanniDoneddu che offre la somma di L. 202, 40 superando i conten-denti Tola Musio Vito e Tola Musio Sebastiano. Il lotto n. 3(prezzo base L. 271, 00) va a Mossa Tola Agostino per la sommadi L. 283 su Tola Musio Vito. Il lotto n. 5 (prezzo base L. 550,00) va a Salvatore Delogu Morgia per la somma di l. 705. Singo-lare questo incanto: Tola Musio Sebastiano, il contendente, lan-cia subito L. 600, Delogu Salvatore L. 625, il Tola 650, Delogu675, Tola L. 700. Alla fine, come si è detto per L. 705 la spuntaDelogu Salvatore. Sembra proprio di vederci su puntigliu vitzike-su! Oppure si è spenta la candela.Il lotto n. 8 (prezzo base L. 375, 00) se lo aggiudica Tola MusioSebastiano «per non esserci stata miglior offerta». O era tuttoconcordato?Il lotto n. 10 (prezzo base L. 200, 00) se lo aggiudica GiovanniBrundu con l’aumento di L. 1. Mossa Tola Giovanni non rilan-cia. Anche qui è tutto chiaro.Il lotto n. 14 (prezzo base L. 50) va a Mossa Tola Giovanni per L.69, 00, dopo che Tola Mossa Vito era partito da l. 60, 00. Il lotton. 12 (prezzo base L. 25, 00) vede in lizza Tola Ciriaco e MossaTola Giovanni. Il primo offre L. 1, il Mossa Tola rilancia L. 60,Tola Ciriaco L. 61, Mossa Tola Giovanni L, 80! Ci teneva pro-prio!

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Cenni sull’attività edilizia e amministrativa del pievano Sebastia-no Respano (1908-1962) per gli edifici di culto presenti a Bitti sianell’abitato che nell’agro.

Stante la situazione denunciata supra, nota del doc. 28, ho dovuto servirmi anco-ra di un altro articolo di PIPPO RUSTA, Sagace amministratore dei beni ecclesiastici,in Su Probanu. Il canonico Sebastiano Respano nel novantesimo anniversario del suoingresso a Bitti, Parrocchia di San Giorgio Martire, Bitti, 1998. Nonostante l’in-

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dole celebrativa dal saggio, vi si trovano numerose informazioni sul tema di que-sto libro. Si riportano le parti che interessano seguendo gli stessi criteri indicatialla nota del doc. 28.

Uno degli aspetti meno noti del pievano Respano penso sia quel-lo riguardante la cura da lui profusa nel seguire anche la chiesamateriale di Bitti. E per chiesa materiale intendo l’amministra-zione della parrocchia e delle sue pertinenze. Non era cosa dapoco curarsi delle numerose chiese urbane ed extraurbane delpaese con i vari problemi connessi: manutenzione dei fabbricati,coordinamento dell’opera dei priori, spesso in urto fra loro, con-tratti di locazione dei terreni, «atterzamento», cioè affidamento aterzi del bestiame e tante altre incombenze che richiedevanotempo, competenza, oculatezza.Dalle carte, numerose e che meritano uno studio dettagliato chepurtroppo non è possibile esaurire in questa sede, emergono laconcretezza e la fermezza di su Probanu. Dopo avere preso pos-sesso della pievania, nei primi anni, dedicò, com’era giusto, le sueenergie alla cura delle anime e ben presto intuì che, per attirare ifedeli, soprattutto gli uomini, era necessario valorizzare in sensoreligioso le chiese rurali. Così si chiamavano allora le chiese dicampagna.Infatti, non sempre le «feste» che si svolgevano erano consone allasacralità dei luoghi e conformi al magistero della Chiesa: talicomunque dovettero apparire al dotto teologo che non transige-va di fronte agli abusi e agli eccessi soprattutto se commessi innome della religione.Eccessi che avvenivano anche nella chiesa parrocchiale in certeoccasioni: vedasi sa Missa in puddu, al punto che si giunse o adanticipare l’ora del rito o, addirittura, nel 1922, a sistemare i cara-binieri nelle navate laterali con il compito di mantenere l’ordinepubblico. Per non parlare de su Vitzatogliu che avveniva la nottedella festa di Santa Maria nella chiesa omonima in una promi-scuità discutibile; o sar brullas de s’Annossata, che talvolta diventa-vano scherzi di cattivo gusto.Tali manifestazioni, che oggi ci vengono spiegate dall’antropolo-go, ieri all’uomo di chiesa potevano apparire assurde, o peggio,blasfeme.Il pievano Respano, in parole povere, si trovava di fronte ad unasituazione estremamente delicata, a causa del tessuto sociale e reli-

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gioso assai precario. Egli conosceva senz’altro la realtà del paese siaperché, se pure per breve tempo, nel 1901, aveva retto la pieva-nia, sia perché, in curia, aveva ricoperto, fra gli altri, l’incarico dicontadore generale della Diocesi e quindi gli era ben noto l’a-spetto amministrativo delle varie chiese.Deve aver osservato, studiato, meditato e sofferto molto in queiprimi anni: il conflitto interiore fra l’uomo e il prete deve esserestato notevole.Raccoglieva un’eredità di 15 anni (dalla morte del pievano Mar-ras, 1893, alla sua nomina) durante i quali la società bittese erarimasta senza una guida spirituale sicura: si erano alternati nellareggenza diversi parrochi che non hanno avuto il tempo o il polsodi guidare un popolo forte e allo stesso tempo rude di carattere.E conservatore. Un conservatorismo che difendeva privilegi socia-li e soprattutto materiali in tutti i modi.Da qui l’arroganza e la prepotenza di alcuni che pretendevano dispadroneggiare nei vari campi della realtà bittese, ivi compresoquello religioso. Per renderci conto del clima che regnava in paesesi pensi all’uccisione del sindaco Mossa nel 1906.Per rimanere nell’ambito religioso, i priorati delle varie chiesecreavano non pochi problemi: le continue diatribe, i dispetti, ipettegolezzi di molti priori rendevano i priorati, per dirla alla bit-tese, tanar de ghespes.Non era, a dire il vero, una situazione tipica del periodo: già daitempi del pievano Marras le cose andavano piuttosto male, tantoche nel decennio 1870-80 questi intervenne energicamenteimponendo dei regolamenti alle varie priorie, fra le quali quelledell’Annunziata, del Miracolo, di San Giovanni, tanto per citar-ne alcune.Nel primo Novecento, come si è accennato, si rese indispensabi-le porre freno agli abusi e all’illegalità.Il pievano Respano non si tirò indietro e numerose furono le riu-nioni dei vari priorati: riunioni burrascose dove volavano parolegrosse e ci furono anche gesti di intemperanza. Per dare un’ideacito la scarna notizia del Liber chronicon all’anno 1913: «Agitazio-ni per la sistemazione delle amministrazioni della SS.ma Annun-ziata e San Giovanni: e conseguenti dispiaceri del parroco».Espressione amara e pesante che rende bene lo stato d’animo diRespano come uomo e come pastore e che sintetizza tutta la ten-sione di quegli anni.

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Tensione culminata con l’attentato, dai risvolti per certi versiinquietanti e misteriosi, subito dal Pievano che ebbe modo, intale circostanza, di dimostrare il suo carattere e la sua personalità.E venne la Grande Guerra. Questo evento dissanguò in tutti isensi anche il nostro paese.E fu proprio in questo frangente che il pievano ebbe modo dientrare realmente nelle case e nelle anime dei bittesi: furono annidi sofferenza, di lutti familiari, lutti gravi conseguenti a figli e amariti morti in guerra, giovani vedove e madri disperate alle qualiportava la parola del conforto umano e cristiano: da qui alla con-fidenza e all’abbandono liberatore il passo è stato breve.Partecipe sincero della sofferenza del suo gregge, è a questo puntoche il pievano ha costruito in forma solida e duratura le basi delsuo ministero pastorale e per i bittesi è diventato su Probanu.Ha vinto in tal modo la riservatezza delle donne, la diffidenza dimolti uomini, si è preso cura particolare dei giovani. Nascono igrandi progetti: l’asilo per i bambini, l’incremento delle associa-zioni cattoliche e quella società «Religione, Civiltà, Lavoro» che,in campo sociale, mirava a diffondere lo spirito della solidarietà.Il ventennio fra le due guerre è, dal punto di vista operativo, il piùproficuo. Conclusa la fase di studio sia dell’ambiente sia dellenecessità, bisognava agire. Si incominciò dalla chiesa parrocchia-le. Costruita dal pievano Marras (seconda metà dell’Ottocento),questa doveva essere completata con diverse cappelle laterali, conl’arredamento (negli anni Venti ancora non c’erano i banchi e ifedeli si accovacciavano nella navata centrale) e col campanile che,iniziato ai primi del secolo, verrà concluso nel 1924 dall’impresaDebernardi, su progetto dell’ingegnere Carlo Sanna di Sassari efornito di campane.Contribuirono tutti: fedeli, confraternite, enti, il Comune, loStato, il pievano che personalmente mise a disposizione la consi-derevole somma di 5.000 lire! La chiesa di San Giorgio, per dirlain breve, divenne un cantiere e gli interventi si conclusero nell’e-state-autunno del 1939 con la pittura dell’interno, ivi compresigli altari laterali e il restauro delle statue ad opera del decoratoreGavino Branca.Altrettanta cura prodigò alle chiese di campagna. Molte di esse sitrovavano in evidente stato di abbandono dovuto all’incuria deipriori che per le beghe personali paralizzavano qualsiasi iniziati-va. A mala pena e non sempre vi si celebravano le feste annuali

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relegando in secondo piano i riti religiosi. Singolare fu il fatto diSantu Giorgeddu ‘e Dure. «Messo su un comitato di volonterosi,non badando a spese e sacrifizi, con l’aiuto del popolo, sempregeneroso quando si tratte delle cose di Religione, l’ha rifatta abimis, su un bel disegno, bella, linda, spaziosa». Con queste paro-le Respano esprimeva nel luglio del 1929 tutta la soddisfazioneper la realizzazione dell’opera. E descrive la cerimonia della bene-dizione, cui parteciparono «oltre 3.000 persone», che con gran-de fede si accostarono alla Comunione, durante le numerosemesse all’aperto celebrate dal clero della forania. Nell’omelia,estremamente significativa, il pievano, dicono le cronache deltempo, «ebbe parole di incondizionato elogio per lo spirito vera-mente religioso del comitato». Né mancò il richiamo polemicocontro coloro che si ostinavano in un comportamento ribelleverso l’autorità ecclesiastica e che egli definisce «inconsci presun-tuosi».[…] Questa inflessibilità diede i suoi frutti: con tale spirito siripararono le chiese di Babbu Mannu, di Santa Maria, di BuonCammino, di Sant’Elia, di San Giovanni.Non mi soffermo sui dettagli: in genere si procedette al rifaci-mento dei tetti, dei pavimenti, degli intonaci o, come nel caso diSan Giovanni, «per opera di bravi muratori ed a spese dell’ammi-nistrazione tenuta dal pievano (da sottolineare! ndr) si sono spese18.000 lire e si ha una chiesa ampia, piena d’aria e di luce chediverrà tale da essere tra le migliori tra le tante di questa parroc-chia…».E quando il primo giugno 1932 ebbe luogo la benedizione, sisvolse un devoto pellegrinaggio dal paese alla chiesa. E notava ilcronista (Respano): «La festa riuscì molto bene, nessun disordine,ridotte le consuetudinarie baldorie che hanno nulla da vedere conle feste in onore dei Santi». Più chiaro di così!Ma le migliori premure le riservò al santuario dell’Annunziata, lacui amministrazione assai complessa per via dei molteplici inte-ressi: i terreni, i fabbricati, il bestiame. I priori spesso non davanoi conti e la sua gestione per alcuni era diventata una faccenda pri-vata. Si era arrivati al punto che un cassiere aveva intestato a séalcuni terreni del santuario. Tutto ciò era, per un Respano, intol-lerabile.Ecco perché, rischiando l’impopolarità, avocò a sé l’amministra-zione dell’Annunziata e programmò, coadiuvato da un cassiere

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fidato, Salvatore Ligios, una serie di iniziative che andavano dallacura del complesso edilizio al riordino della proprietà, tutto infunzione del ripristino e dell’incremento dei valori religiosi. Ildiritto consuetudinario, spesso interpretato arbitrariamente, ten-deva a scavalcare l’autorità della Chiesa e le tripides avevano presoil sopravvento.Cominciò quindi il riordino della proprietà che, da quando erastata istituita la colonia di Mamone, aveva subito dei vincoli edelle restrizioni.Con l’autorità [nel testo c’è un refuso: Con l’attività] carceraria econ il Comune furono stabiliti obblighi precisi a tutela delle partie dal demanio dello Stato acquistò nel 1925 una estensione disette ettari di terreno per cui sa tanca ‘e s’Annossata venne amplia-ta e recintata con muro a secco.Addirittura pare che il pievano avesse un progetto singolare: fon-dare nell’Annunziata un eremo di clausura dato che il luogo bensi prestava al raccoglimento, alla preghiera e alla meditazione. Poinon se ne fece niente. I motivi non si conoscono.Di altrettanta consistenza fu l’intervento sul complesso edilizio.L’8 settembre del 1926 si riunì la «commissione della SS. Annun-ziata al completo sotto la presidenza del pievano per deliberarecirca l’andamento dell’amministrazione che, da quando è statariconosciuta l’autorità ecclesiastica e si è sottomessa alla sua diret-tiva e controllo, accenna a migliorare in ogni sua manifestazione,e non poteva essere altrimenti».Con questo spirito si realizzarono numerosi lavori: nella chiesa sifece il pavimento, la balaustra, l’altare e furono acquistati para-menti e arredi sacri. Furono altresì costruite nuove case «decentie moderne per appagare le esigenze della devozione secolare sem-pre in aumento presso tutto il popolo». E con lo stesso entusia-smo si intervenne sulla chiesa della Pietà che, dipendendo diret-tamente dall’amministrazione dell’Annunziata, fu ristrutturataradicalmente nel 1936. Per l’esecuzione di tutte queste opere leentrate non mancarono e ciò a causa dell’oculata amministrazio-ne dei beni del santuario.Questo suo impegno scaturì senza dubbio da una fede profondae da una spiccata devozione per la Madonna dell’Annunziata,Eppure non era certo un assiduo frequentatore della novena. Aciò delegava i viceparroci. Chi non ricorda la figura di SegnosTomas? Era lui che all’Annunziata aberiat sor ballos, akiat sar brul-

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las e le subiva. Ma quando alla festa abbassaiat su Probanu eracome se ci fosse il vescovo!A partire dal secondo dopoguerra, accettata ormai da tutti i prio-rati l’autorità e la legalità, l’amministrazione delle varie chiese sisvolse all’insegna di un maggiore spirito religioso. E ciò fu senz’al-tro un grande merito del pievano Respano.

31Bitti, 1968-1970

Notizie sul restauro della chiesa parrocchiale di S. Giorgio intra-preso durante il governo plebaniale di don Francesco Lai (pieva-no di Bitti dal 1962 al 1971).

Il brano qui riportato è tratto da PIPPO RUSTA, Un cammino di fede, in «Il Mira-colo. Giornale di Bitti», settembre-dicembre 1999, N. S., anno VI, n. 3, pp. 19-20.

Nel novembre 1962, dopo appena due mesi dall’arrivo a Bitti, «ilnuovo pievano manda una circolare invitando tutti i bittesi a col-laborare per il restauro della chiesa parrocchiale, che si presenta incondizioni pietose» [aveva poco meno di 100 anni; è la stessa di cuisi parla supra, nei docc. 28 e 29]. Ciò diventerà il suo chiodo fisso.Alla fine dell’aprile ’63 si fa una questua che frutta un milione e284.191 lire. Passano gli anni e il pievano non demorde: solleci-ta i fedeli, il Comune, la Regione, finché non arriva al 6 agosto1968. Nel Liber Chronicon [che lui stesso aveva «impiantato exnovo»: ibidem]c’è una pagina assai eloquente. «Dopo tanto inte-ressamento e insistenze presso l’assessorato regionale ai Lavoripubblici sono stati oggi appaltati i lavori di restauro della chiesaparrocchiale, aggiudicati all’impresa Putzu Antonio di Pattada.Fin dal primo anno il pievano sottoscritto si era interessato per unrestauro provvisorio e aveva speso una forte somma. In seguitoaveva fatto redigere dall’architetto Vico Mossa, oriundo di Bitti,un magnifico progetto per la chiesa parrocchiale nuova che com-prendeva anche i locali per il catechismo e l’Azione cattolica. Ilvescovo, essendo impegnato per l’approvazione di altri progetti dichiese parrocchiali, non volle firmare la domanda al ministero deiLavori pubblici, il quale avrebbe dovuto finanziare il rustico dellanuova chiesa. Il progetto era costato 3 milioni di lire. Fu ripresa

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la pratica del 1968, quando diventò assessore ai Lavori pubblici ildottor Salvatore Campus di Bitti. Il parroco, messo nell’alternati-va di un restauro della vecchia costruzione o nulla, scelse il restau-ro con nuovo progetto del dott. Pier Luigi Monni. Speriamotutto bene».Il 20 gennaio 1969 iniziano i lavori «con grande gioia del clero edei fedeli». Le funzioni religiose, «col beneplacito del vescovo», sisvolgeranno nella chiesa delle Grazie e, nei giorni festivi, nel salo-ne parrocchiale. «Intanto il piccone, la pala meccanica (purtrop-po! n.d.a) e gli operai iniziavano la loro opera. In dieci mesi ilrestauro dovrebbe essere terminato. La Divina Provvidenza ciaiuti a rientrare in parrocchia almeno per il S. Natale». Non sfug-gono il condizionale e la fiducia nella Provvidenza! Nel mese diaprile erano stati demoliti gli altari laterali e l’altare maggiore.Quest’ultimo, con le colonne di granito della facciata, fu destina-to a Babbu Mannu, l’altare del Rosario fu collocato nella chiesadella Pietà e quello di San Giuseppe e di Sant’Antonio da Pado-va, col coro ligneo, finirono nella chiesa di Convento. Purtroppoil Natale passò e soltanto «dopo 14 mesi, anche se in via provvi-soria (!), siamo rientrati nella chiesa parrocchiale restaurata… Ilavori sono venuti a costare 27 milioni di lire col ribasso del 9 percento… Purtroppo si ha l’impressione che tutto il progetto nonverrà realizzato per l’aumento dei materiali. Speriamo di ottenerequalche perizia suppletiva per il restauro del sagrato e del campa-nile [un’aggiunta in calce al Liber serve a datare queste riflessioni delpievono Lai: «Nota del 26 marzo 1970, giovedì santo»]». Come sivede, non sono mancati contrattempi e qualche perplessità ancheda parte del pievano che pure era partito con tanto entusiasmo.Ci si è voluti soffermare sul restauro della chiesa di San Giorgioperché in paese non sono mancati pareri discordi sulla realizza-zione dell’opera, soprattutto da parte di chi rimpiangeva la carat-teristica facciata in stile neoclassico […] Era oltre tutto moltosensibile, e quelle opinioni discordi sul restauro della chiesa diSan Giorgio lo demoralizzarono e provò forte dispiacere. Per dipiù non era questa la chiesa che voleva lui. […]

32Gorofai, 1961-2002

Tappe del nuovo santuario della Madonna del Miracolo

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32a1986

Don Salvatore Bussu, già parroco di Gorofai (1956-1965), rac-conta come si arrivò alla decisione della costruzione del nuovosantuario e alla demolizione del precedente costruito nel 1889.

Il brano è tratto da Salvatore Bussu, Il Miracolo. Linee di storia della devozione edel santuario di N. S. del Miracolo di Gorofai (Bitti), prefazione di Bachisio Ban-dinu, (Dorgali 1986), pp. 113 ss. Si riportano solo le parti che interessano.

«Nel gennaio 1961 si costituì il “Comitato permanente per lacostruzione del nuovo Santuario, formato da un centianio di bit-tesi” […] Il primo Consiglio Direttivo era così formato:Presidente: don Salvatore BussuVicepresidenti: dr. Mauro Delogu e dr. Proto BuffoniCassiere: don Salvatore Bussu [seguono i nomi di 4 revisori dicassa, di 11 consiglieri e di alcune decine di aderenti al Comita-to] Il progetto venne affidato in un primo tempo al sacerdotearchitetto don Angelo Verri […] In seguito, su suggerimento delConsiglio Direttivo del Comitato, venne incaricato il giovanissi-mo ingegner Pier Luigi Monni. Ed è il progetto che, pur conqualche modifica, è stato attuato. Oggi, a cose fatte, non pochi,soprattutto dei giovani, l’hanno criticato; ma allora venne pacifi-camente adottato da tutti e non ci fu recriminazione alcuna. Pole-miche vennero semmai dal di fuori, da gente che non era al cor-rente delle cose. [Tra gli altri, vedi l’intervento del dottor PietroMugoni, futuro primo prefetto della provincia di Oristano nella«Nuova Sardegna del 3 ottobre 1963»] Ci fu anche una nota anchedel Sovrintendente alle Gallerie e ai Monumenti antichi, dott.Roberto Carità che terminava con queste parole: “La chiesa delMiracolo non sarà toccata e rimarrà qual è ora”.Ma una volta che il dottor Carità, invitato espressamente a Goro-fai a rendersi conto di persona di quello che era il vecchio san-tuario, vide come stavano le cose, il responso fu immediato e ine-quivocabile: “Lo potete demolire da domani!”. Non trovandoveramente nulla di interessante dal lato storico e tantomeno arti-stico, l’autorizzazione per la demolizione venne data per leseguenti ragioni: 1) si trattava di una chiesa pericolante; 2) era deltutto insufficiente per i fedeli che vi affluivano; 3) non era fun-zionale perché tutta quella gente che si trovava nelle due navate

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laterali non vedeva nulla di quello che avveniva all’altare maggio-re a causa dei quattro enormi pilastroni; 4) era un’esigenza senti-ta da tutti.Dopo l’autorizzazione del Sovrintendente, il 9 giungo 1964mons. Giuseppe Melas celebrò l’ultima messa nel vecchio santua-rio prima di procedere alla demolizione…»

32bante 2002

Una voce di dissenso e di rimpianto per la demolizione del vec-chio santuario della Madonna del Miracolo.

Il brano è tratto da NATALINO PIRAS, Tibi: Pakes nelle terre di confine. Viaggio neiluoghi deleddiani, s. l. e s. d., p. 22. Si riportano le parti che interessano.La datazione è determinata dal fatto che nel pezzo si nomina don Giuliano Cal-visi «ancora in carica» come parroco di Gorofai; ora, don Giuliano morì nel 2002.

«A datare dal 1965, a don Bussu nella parrocchia del Salvatore diGorofai succedettero nell’ordine don Giovanni Carta, don Salvato-re Ticca, don Giuseppe Piu, don Sandro Dettori, don Nicola Porcu,don Antonio Mula e, ancora in carica, don Giuliano Calvisi.La storia del loro rettorato è la storia, più che ventennale dellafabbrica del nuovo santuario che come abbiamo già detto fu con-sacrato il 23 settembre 1984 dal vescovo di Nuoro monsignorGiuseppe Melis.Una storia contrastata specie per quanto riguarda la demolizionedel vecchio santuario e la costruzione del nuovo. Leggendo illibro di don Bussu, che tra l’altro fu nominato nel 1977 ammini-stratore della “fabbrica” del Miracolo, ci si rende conto di alcunecontraddizioni. Coscienze separate, quelle dei vari mastru Pittalis,giudice Buffoni, mastru Gerolamo, Michelli Sanna, dottor Protoe altri, tra tradizione e rinnovamento. C’è una coscienza dellademolizione (il fatto che la chiesa così come è esistita da secolinon ci sarà più) e un’altra coscienza che spinge per la demolizio-ne giustificandola ad ogni costo. Questa coscienza, che è un sen-tire profondo e perciò rispettabile, dice che vi sia necessità di untempio molto più vasto per farci stare molte più anime. All’altrainvece rimorde l’abolizione di una memoria quasi millenaria, isuoi riti, le sue visioni. Un rimorso impotente di fronte alleruspe…».

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33Bitti, gennaio 2005

Inventario del materiale documentario relativo all’amministrazio-ne delle chiese di Bitti, conservato nell’Archivio dell’omonimaparrocchia.

In seguito a quanto scritto supra, nella nota al doc. 28, è stato possibile procede-re almeno ad una rapida inventariazione del materiale; ad essa ha collaboratoanche il dott. Mauro Sanna (gennaio 2005).

I. Cartella rigida intitolata: «Parrocchia S. Giorgio 1814-1904»,«SS. Trinità 1771-1929», «S. Paolo 1641-1831» contenente:1. Volume rilegato mancante di copertina con i conti (di carico ediscarico) del legato pio di Bitti (1848-1900) col timbro: «Con-tadoria generale della curia vescovile di Nuoro».2. Fogli sciolti degli anni seguenti fino al 1919.3. Tre fascicoli di fogli sciolti sull’amministrazione della chiesadella SS. Trinità, alle date suindicate, relative per quasi la metàdelle carte alla gestione del pievano Respano.4. In questa cartella non ci sono tracce dell’amministrazione dellacappella di S. Paolo.

II. Cartella rigida intitolata «SS. Annunziata» contenente:1. Libro razionale dell’amministrazione della SS. Vergine Annun-ziata dal 1855 al 22 giugno 1919 (volume con coperta in carta-pecora).2. Fascicolo con fogli sciolti: continuazione del precedente.3. Altro fascicolo con fogli sciolti fino agli anni Novanta del XXsecolo.

III. Cartella rigida intitolata «SS. Annunziata» contenente:1. Fascicolo contenente carte sciolte della gestione del pievanoRespano.2.Volume rilegato con copertina rigida intitolato: Libro di ammi-nistrazione della Vergine Annunziata e Pietà di Bitti dal 22 mag-gio 1866 al 29 ottobre 1913.

IV. Cartella rigida intitolata: «Chronicon Parrocchia 1900…» e«Documenti vari della Parrocchia dal 1600» contenente:1. Registro questue, 1925-1936.

138 Fonti documentarie

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2. Elenco dei pievani elaborato dal can. Mauro Sale con noteautografe del pievano don Francesco Lai.3. Fotocopie delle schede di alcuni arredi presenti nella parroc-chia elaborate dalla Sovrintendenza ai Beni culturali.4. Registro ss. messe con indicazione delle offerte, 1966-1969.5. Permessi per effettuare questue, 1961-1964.6. Corrispondenza e amministrazione della parrocchia, 1926-1960.7-10: Tre cartelle relative alla costruzione della nuova chiesa di S.Giorgio, 1858-1861 e carte sciolte fino ai primi del ‘900.

V. Cartella rigida contenente registri di amministrazione:1. B. V. di Bonaria (1935-1949), 2 registri.2. B. V. del Buoncammino (1927-1946), 2 registri.3. B. V. del Rosario (1896-1951), 1 registro.4. S. Maria (1925-1948) 1 registro.5. S. Michele (1930-1957), 1 registro.Non segnalato 1 registro amministrazione Oratorio B. V. del Rosa-rio.

VI. Cartella rigida contenente documenti relativi alla ammini-strazione di:1. Confraternita B. Vergine del Rosario, registro rilegato rigido,28 pagine, elenchi delle consorelle aa. 1909-1915.2. B. Vergine di Bonaria, registro rilegato, copertina morbida, 4pagine, aa. 1935-1946.3. B. Vergine di Bonaria, registro rilegato, copertina morbida, 4pagine aa. 1935-1949 + 5 fogli sciolti di ricevute.4. B. Vergine del Buon Cammino, registro rilegato, copertinamorbida, 5 pagine di amministrazione aa. 1927-1947 + 3 foglisparsi (1 fattura e 2 dichiarazioni personali).5. B. Vergine del Buoncammino, registro rilegato, copertina mor-bida, 7 pagine di amministrazione aa. 1927-1954 + 8 fogli sparsidi conti e fatture.6. Oratorio B. Vergine del Rosario, registro rilegato copertinarigida, 24 fogli aa. 1896-1951.7. S. Maria, registro d’amministrazione rilegato, copertina mor-bida, 1 foglio 1925-1949 + 3 fogli sciolti di conti + 1 foglio pre-ventivo lavori alla chiesa del 28 gennaio 1990.8. S. Michele di Bitti, registro di amministrazione rilegato, coper-

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tina rigida, 6 pagine aa. 1930-1957, + 1 quaderno a righe di contivari aa. 1944-1953 + 1 foglio di conti.

VII. Cartella rigida contenente documenti relativi alla ammini-strazione di:1. S. Stefano (1924-1959), 2 registri.2. S. Elia (1921-1953), 1 registro.3. S. Lucia 1 registro.+ 1 registro bianco con un protocollo spese (1929-1931) per rifa-cimento della chiesa di S. Giorgio vescovo di Suelli (Santu Jor-geddu), non segnalato nel frontespizio.

VIII, Cartella rigida contenente documenti di amministrazione:1. S. Elia, registro amministrazione della chiesa, volume rilegatocon coperta rigida, + 7 pagine con elenco priori, regolamento,conti aa. 1921; 1939-1946; 1951-53; foglio sciolto, datato mag-gio 1921: ricostituzione del priorato di S. Elia; foglio protocollocon contratto per la riparazione della chiesa del 20 marzo 1939,contiene ricevute di spesa per i materiali; 4 ricevute di spese pergli aa. ’52-’53; 4 fogli con elenco dei priori s.d.2. volume rilegato, coperta rigida, bianco, all’interno un foglioprotocollo nota spese chiesa di S. Giorgio vescovo aa. 1929-31.3. amministrazione di S. Stefano, volume rilegato, copertina mor-bida, 5 pagine aa. 1924-1949, + 8 fogli sparsi con conti e cifrevarie, + 1 protocollo con contratto per lavori nella chiesa di S.Stefano nel 1942.4. amministrazione di S. Stefano, volume rilegato copertina mor-bida 5 pagine, aa. 1924-1950.5. amministrazione di S. Lucia, volume rilegato coperta morbida,3 pagine aa. 1924-1931; 1939-1949; + 6 fogli sparsi di conti aa.1946-1951.

IX. Cartella rigida intitolata «S. Giovanni (1863-1959)» e «S.Antonio Abate (1965-1989)», contenente documenti di ammini-strazione:1. Libro razionale amministrazione di S. Giovanni Battista, volu-me rilegato copertina rigida, 10 pagine aa. 1863-1872.2. amministrazione di S. Giovanni Battista, rilegato copertinarigida, 22 pagine conti aa. 1863-1889 + 1 foglio protocollo diconti dal 21 maggio 1888 al 27 maggio 1893.

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3. amministrazione di S. Giovanni Battista, volume rilegatocoperta rigida, 17 pagine aa. 1880-1914; + 4 fogli protocollo aa.1863, 1867, 1880, 1904.4. amministrazione S. Giovanni Battista, volume rilegato copertarigida, 33 pagine aa. 1886-1955; + 1 foglio imposte di S. Gio-vanni aa. 1953-1959; + foglio incarico rifacimento chiesa a taleGiovannetti a. 1949.5. Nuova istituzione della festa di S. Antonio Abate, rilegato,coperta rigida; a. 1965; elenco dei priori organizzatori della festaaggiornato al 1989; 10 carte sparse con elenchi di priori anni varidella seconda metà del XX secolo.

NOTA BENE. Nell’Archivio non ci sono tracce di un codicecontenente dati sull’amministrazione della chiesa di S. GiovanniBattista durante i secoli XVII-XVIII, che chi scrive ricorda diavere personalmente consultato, negli Anni Settanta-Ottanta delNovecento.

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GOSOS

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A Santa Zigliana (16 febbraio)

I(Testo presente nella raccolta Bulloni)

Martire in tenera edade,de sa lughe eterna isposa,Santa pro nois pregadeGiuliana gloriosa.

S’imperatore romanuresistende in sos intentosde barbaros sentimentos,s’impiu Massimianu,cun martiriu istranubos dat morte orrorosa.

Santa pro nois pregade…

In una prejone oscuramentre pregas fervorosauna lughe luminosabos rendet tottu securachi bois virgine purasuperades vittoriosa.

Santa pro nois pregade…

Evilasio su prefettoa isposa bos giamadama bois rifiutadasa manu cun disonore,bois mansueta anzonepregades meda affettuosa.

Santa pro nois pregade…

Su prefetto coraggiosuponet sa caldaia in fogude ozu bugliende in logu,bos decollat crudelmente:bois dades finalmentes’anima a Deus dizzosa.

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Santa pro nois pregade…

Azzottada aspramentecun faras de ferru forte,de s’inferru e de sa mortetriunfestis giustamente,de Gesus divinamentein cuss’ ora laboriosa.

Santa pro nois pregade…

Babbu ‘ostru africanucontinu bos turmentesite bastonadas bos desitsenz’ alcuna piedadecun grande crudelidadein aria pius furiosa.

Santa pro nois pregade…

In Nicomedia naschidaamazzone celestialecorona e palma triunfaleaccuistades cun ispantue de s’eternu piantusalvadenos amorosa.

Santa pro nois pregadeGiuliana gloriosa.

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II(Testo presente nella raccolta Calvisi)

De su chelu bella auroranaschis de grazias lughente,sias de sa devota gente,Giuliana, intercessora.

Pizzinna de pagos annos,plena de santa dottrina,fuis s’eterna ruina,gelosa imparas sos mannos,pubblicas sos disingannosfatta celeste dottora.

Sias de sa devota gente…

Sa romana podestadeardente d’ira e furorecumandat chi adoressas falsas divinidades,ma de tale voluntadeses valente binchidora.

Sias de sa devota gente…

Su tiranu cun lamentoscumpatit sa malasorte,pro evitare sa mortepromittit vanos cuntentos:disprezias sos turmentos,de Deus ses servidora.

Sias de sa devota gente…

D’adorare idolos vanoscun astuzia meda vilesu presidente gentilesollicitat sos cristianos:sos consizos inumanosdisprezias superiora.

Sias de sa devota gente…

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De candore angelicaleses dotada e de bellesa,persighit tanta puresacudd’ inimigu infernale:bois su mostru ligadescun sa cadena in cuss’ ora.

Sias de sa devota gente…

In prejone maltrattadasuffris pesantes cadenascun angustias e penas,moris a filu d’ispada:pro cussu ses nominadade sa fide difensora.

Sias de sa devota gente…

Su gentile furibunduoccultat su corpus santu,s’incontrat cun mannu ispantuin unu logu profundu;occulta fis a su mundu,sa fama bivet ancora.

Sias de sa devota gente,Giuliana, intercessora.

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A Nostra Segnora ‘e s’Annossata (25 marzo)

I(Testo presente nelle raccolte Calvisi, Bulloni e in fogli sciolti)

De Cristos, lughe increada,sezis dorada aurora,amparadenos, Segnora,Virgo de s’Annunziada.

Ab eternu fit previstuin sa corte celestialeesser bois mama talede su fizu Gesu Cristupro tenner s’omine tristureparu a sa prima errada.

Amparadenos, Segnora…

Profetizat Danielesu tempus chi det restaresenz’ ancora s’incarnaresu divinu Emmanuelee, compridu, Grabielebos benit cun s’imbasciada.

Amparadenos, Segnora…

«Ave – bos narat – Maria,tottu de grassias piena,casta e candid’ assussenade chelu e terra allegria,de Cristos, veru Messia,sezis mama signalada».

Amparadenos, Segnora…

Comente podet restaremama senz’ aer consorte,si de sa celeste cortenon benit pro fecundarerestende virgine e darelughe tantu antizipada?

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Amparadenos, Segnora…

Su Ispiritu divinuin bois det operarecustu partu singularee misteriu peregrinu!restende de Deus trinusacradu templu e morada.

Amparadenos, Segnora…

Su celeste ambasciadorecusta nova bos portesit;abbenes chi bos turbesit,su peregrinu favoreaccettades cun amoreumilmente rassegnada.

Amparadenos, Segnora…

«Ecce – nades accettande –de Mama sa dignidade!»E vestit s’Immensu e Grandesa mortale umanidade,e restat sa magestadeinfinita abbreviada.

Amparadenos, Segnora…

Operadu est su misteriu,umanadu est su Divinu,restat s’omine mischinuliberu de cattiveriu:in bois at refrigerius’alma afflitta isconsolada.

Amparadenos, Segnora…

Tantu a Deus aggradesitsa umilidade ‘ostra,chi custa natura nostracun Isse s’imparentesit,ei s’omine logresitsorte e diccia mezorada.

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Amparadenos, Segnora…

Sezis de grassias mare,sezis de grassias mina,sezis cura e meighinain portentos singulare,sezis norte pro ghiares’anima ch’ andat errada.

Amparadenos, Segnora…

In custu templu sacradude probatica pischinaincontrat sa meighinasu afflittu, su bardadu;su tristu e necessitaduconsighit diccia colmada.

Amparadenos, Segnora…

In custas valles remotasdispensade sos favoresa sos tristos peccadoreschi cun supplicas e votosbenin umiles, devotos,pro esser da tottu adorada.

In chelu e terra esaltadasoverana imperadora,amparadenos, Segnora,Virgo de s’Annunziada.

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A Santu Jorgi (23 aprile)

I(Testo presente nelle raccolte Calvisi e Bulloni)

In su chelu cun onoreses de gloria laureadu,Giorgi martire sacraduprega pro su peccadore.

In Cappadoccia naschidude nobile discendenzia,cando cun impertinenziasu cristianu est pessighidu,introduende s’olvidude Cristos s’imperadore.

Giorgi martire sacradu…

Fattu de truppas tribunuin sas battaglias de Marte,militas bassu s’istendartede su Re ch’ est trinu e unua su tempus chi nessunulu cunfessat pro timore.

Giorgi martire sacradu…

Faghes santu disperdissiudande a poveros sos benes,rinunzias a cantu tenespro esser esente de viziu,cunfessas in su giudiziua Cristos veru Segnore.

Giorgi martire sacradu…

Surpresu Dioclezianua s’intender nominaresu nomen de cristianuch’ isse at mandadu a burrare,ti procurat allettarecun dativos e onores.

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Giorgi martire sacradu…

Persuadet de adorareidulos chene sentidu,ma Giorgi meda attrividudetestat s’idolatrare,neghende a sos deos darelatria, incensu e onore.

Giorgi martire sacradu…

Pro custa risoluzioneinconclusa e permanentefustes, rodas, fogu ardentet’applican in sa persone,o vittrice passioned’azzottas, rabbia e furore.

Giorgi martire sacradu…

S’imperadore insolentepro non poder triunfareti cumandat degogliarein sas partes de oriente,ue che sole lughentemustras nou risplendore.

Giorgi martire sacradu…

Pustis d’esser degogliadue ottentu sa vittoria,in tronu d’eccelsa glorias’ispiritu as collocadu,su corpus santu adoraduin terra cun grande onore.

Giorgi martire sacradu…

E già chi cun Deus tantuses in chelu poderosu,de su dragone orgogliosudefendenos, Giorgi Santu,e de s’eternu piantuchi nos dat custu timore.

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Giorgi martire sacradu…

Cun cultu particularesos votos ti tributamuse pro cussu t’invocamusche patronu titulare:cherzas pro Bitti alcansarealliviu in ogni dolore.

De sos martires fioresezis su pius esaltadu,Giorgi martire sacraduprega pro su peccadore.

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II(Testo presente nella raccolta Bulloni)

Martire isterminadorede su serpente infernale,salvanos de ogni male,Santu Giorgi protettore.

Fizu bene avventuradude illustres cristianos,postu istestis in bonas manose santamente educadu,pro ca fis predestinadude Cappadocia isplendore.

Salvanos de ogni male…

In sas truppas imperialescolonellu meda ornaduchirchestis cun prus coidadusos benes celestiales,sende de sos temporalesnobile dispreziadore.

Salvanos de ogni male…

Non potende tollerares’ingiusta persecuzionechi contr’ a sa religionesighiat a infuriare,andestis a ti presentarea s’inicu imperadore.

Salvanos de ogni male…

Ma innantis liberestissos isciaos chi teniase sas rendas chi aiasa poveros distribuestise gai ti preparestisa cumbatter cun valore.

Salvanos de ogni male…

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A s’intenderti restesitattonitu Dioclezianue a ti fagher paganucun lusingas t’esortesit,riccas rendas t’offerzesite gradu de pius onore.

Salvanos de ogni male…

Cun lusinga astuziosanon potendet’ ingannareti fattesit inserrarein prejone tenebrosa,trattendet’ in ogni cosacund’ un’estremu rigore.

Salvanos de ogni male…

Non logrende su chi bramatcun sas penas de prejone,cust’ infernale dragonea gherra aperta ti giamate sos membros t’infiamatcun ozu accesu de ardore.

Salvanos de ogni male…

Pro fagher su corpus tou,si podet, a biculeddos,inventat rodas e ‘urteddossu barbaru inzeniu sou,e unu turmentu noubinchet s’ateru in orrore.

Salvanos de ogni male…

Tue però pius costante,grande Giorgi, in tanta pena,cun sa facce tua serena,cun s’aspettu giubilante,confundestis triunfantes’inicu persecutore.

Salvanos de ogni male…

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Non potende raffrenarede su coro s’allegria,intonas suave armoniae cominzas a cantare:«chie mi det separaredae su meu Signore?»

Salvanos de ogni male…

Sos anghelos chi t’idiana su triunfu applaudesin,a sas penas ti animesinch’ ancora ti restaian,mentras ti preparaiancorona de isplendore.

Salvanos de ogni male…

Tando varios paganosconnoschesin a Gesùs,e costantes meda piùsrestesin sos cristianos,a sos benes soveranosaspirende cun fervore.

Salvanos de ogni male…

Ma su principe inumanu,privu de sapidoria,nerzesit chi fit magiasu podere soveranu:già s’impiu Dioclezianusi ostinesit in s’errore!

Salvanos de ogni male…

Finalmente cun s’ispadasa sacra testa trunchesitei s’anima ‘olesita sa patria disizada:o amina avventurada,o Giorgi triunfadore!

Salvanos de ogni male…

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O martire gloriosu,onore de s’orientee de su nostru occidenteispantu meravigliosu,amparanos amorosu,sias nostru intercessore.

Salvanos de ogni male…

Pro te mezoret s’istadu,pro te triunfet su Re:custu populu pro tesiat sempre prosperadu,unidu e pacificaduin ispiritu de amore.

Salvanos de ogni male…

Cun sa lanza fulminantech’ in manos t’at dadu Deusfaghe a s’inimigu reuperpetua gherra incessante:de sa ecclesia militantesias sempre difensore.

Martire isterminadorede su serpente infernale,salvanos de ogni male,Santu Giorgi protettore.

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III(Testo presente nella raccolta Bulloni)

Cavaglieri valorosu,de s’ecclesia santa onore,Giorgi martire gloriosusias nostru intercessore.

Cappadocia t’at donaduillustres riccos natales,de fide ardente signalesdae minore as dimustradu,cresches de grazia adornaduinnantis de su Segnore.

Giorgi martire gloriosu…

Appenas ses in edadede faghere su soldadua s’esercitu aggregaduti ses cun vera amistade,e a grande dignidadet’elevat s’imperadore.

Giorgi martire gloriosu…

Cun s’ispada coraggiosu,cun brazzu forte e valentepersighis unu serpentea Silena luttuosu:de tale mostru orrorosurestadu ses binchidore.

Giorgi martire gloriosu…

Su serpente superadude su brazzu tou potente,respirat tottu sa zentechi tantu aiat penadu,chi lacrimas an versaduatterridos de timore.

Giorgi martire gloriosu…

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Su populu silenianubidende tantu valorecun fide viva e ardoresi rendet cun te cristianu,ti pigat pro capitanue ti tenet protettore.

Giorgi martire gloriosu…

Bidende tanta cunversione,Dioclezianu imperadore,pienu d’ira e furoree d’infernale passione,de ti ponner in prejonecumandat cun rigore.

Giorgi martire gloriosu…

Chi benzat istraziadusu corpus tou innocentecumandat su presidentee pro mortu t’at lassadu,ma prestu t’at risanadusu divinu Redentore.

Giorgi martire gloriosu…

Pustis tanta resistenziaa su tempiu ses andaduue Apollo veneradufit chin meda frequenzia:li abbattis sa potenziaa su deus impostore.

Giorgi martire gloriosu…

De sa grazia fortificadusuffris atteros tormentospro ch’ in eternos cuntentosbenzas prestu trasportadu,e in ultimu degogliaduses dae s’imperadore.

Giorgi martire gloriosu…

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A su chelu ses boladuue bives gloriosugosende cussu reposuchi su samben t’est costadu:pro chie t’at invocaducunserva perenne amore.

Cavaglieri valorosu,de s’ecclesia santa onore,Giorgi martire gloriosusias nostru intercessore.

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A Sant’ Elias (I maggio)(Testo presente nelle raccolte Calvisi, Bulloni e in fogli sciolti)

Ses claru in sa profeziaa dogni sacru iscrittore,defende su peccadore,patriarca Sant’ Elias.

Dae Aron discendente,in Tesbite ses naschidu,su chelu t’at favoriduca fis castu e innozente,cun incensu, coro e mentea Deus adoraias.

Defende su peccadore…

Cando fis in s’orientee vicinu a su Giordanusos corvos sero e manzanucheret Deus ti alimenten,declaras in su torrentechi s’abba solu bivias.

Defende su peccadore…

Comente l’as minettadunon pioer in tres annos,Israele est in affannos,Acabu est arrabiadue Deus ti at mandadude Saretta sa gattia.

Defende su peccadore…

E pro chi pane t’at daducussa gattia mischina,l’aumentas sa farina,s’ozu l’as multiplicadu,su fizu est risuscitaducando tue pregaias.

Defende su peccadore…

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Tue isfidas sos profetase de Bal sos sacerdotes,ca superare non poteschi los degoglias minettas,dae chelu fogu ispettas,sas vittimas brujaias.

Defende su peccadore…

Cumandas sian portadosin su de Cissan riu,manc’ unu ‘nde lassas biu,tottu los as degogliadossos sacerdotes malvadoschi a Bal adoraian.

Defende su peccadore…

Giurat de ti massacrareJezabele infuriada,intendende s’ambasciadafuis, bramas ispirare,istraccu a riposaresutt’ a s’albore sedias.

Defende su peccadore…

Su sonnu ti opprimesite ti creden derelittu,s’anghelu cun cibu e vittuduas boltas t’ischidesit:“surge et comede” ti nesit,“grazias tibi” rispondias.

Defende su peccadore…

Pustis chi l’an lapidadua Nabot in Israele,de s’impia Jezabelesu maritu at allegradue tue l’as minettaduin sa cittade de Samaria.

Defende su peccadore…

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Su re cando idolatresitprofetas in su Carmelu,fogu e pedras dae chelu,pius de chentu ‘nde brujesitchi pro ti tenner mandesits’impiu re Ocozia.

Defende su peccadore…

Moisè est celebraduchi passesit s’Eritreu;tue, presente Eliseu,su Giordanu as siccadu,cun su mantu l’as toccadue s’abba si dividiat.

Defende su peccadore…

De malizia secundus’Anticristu det naschire,s’isforzat a pervertirea tottu cantu su mundu,sende perversu e furibundu,de prestigios iscriviat.

Defende su peccadore…

Pustis chi t’at trasportaduin carru de fogu fulgente,de nues gloria lughentedae anghelos formaduest fama t’appat portaduue Adamu abitaiat.

Defende su peccadore…

In custu altare sacradutue asculta sos devotos,ti ringrazian cun votosa chie as esaltadu:favoridu e amparaduchie t’invocat ‘nde siat.

Defende su peccadorepatriarca Sant’ Elias.

164 Gosos

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A Santa Ruche (3 maggio e 14 settembre)(Testo presente nelle raccolte Calvisi, Bulloni e in fogli sciolti)

O viv’ arbore fioridae misteriosa pianta,preziosa Rughe santa,arbore d’eterna vida.

Mistica arca de Noècontr’ a sa tempesta amara,alta, prodigiosa e rarade su misticu Moisè,iscettru de s’eternu Re,bandera in altu estendida.

Preziosa Rughe santa…

Preziosa rocca forte,dizzosu monte sacraduch’ appas supra te piantadusa bandera d’altu nortepro riscattare de mortee dare a s’omine vida.

Preziosa Rughe santa…

Monte prenu de tristura,de lagrimas e piantu,monte gloriosu tantue pro s’anima dulzura,faghe in cudda die oscuraghia a s’anima perdida.

Preziosa Rughe santa…

O monte ch’ as mereschiduportare cuddu altu Re,o monte sacru fioridu,o diccia appida in te,ue at patidu pro mesa morte non mereschida.

Preziosa Rughe santa…

165Gosos

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Tronu eccelsu singularede s’altu re Salomone,ue de sa redenzionesas tribù det giudicare,signu chi si det mustrarein cudd’ ultima bennida.

Preziosa Rughe santa…

Vessillu d’alta miliziade cuddu divinu Marte,bandera d’altu istendartecontr’ a s’umana malizia,vara d’eterna giustiziacontr’ a sa culpa omicida.

Preziosa Rughe santa…

Crae chi sola apperzesitsas portas de s’altu chelu,de su tempiu sacru veludae testa a pes lompesit,libru inue s’iscriesitsa littera pius legida.

Preziosa Rughe santa…

Cattedra d’alta lezione,suprema iscola divina,cattedra d’alta dottrina,via de salvazione,portu de consolazione,d’ogni bonidade unida.

Preziosa Rughe santa…

Scala de Jacob sacradatra chelu e terra suspesa,scala de anghelos mantesa,dae Deus a pala portada,de Davide arpa sonadacun tres craos guarnida.

Preziosa Rughe santa…

166 Gosos

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Lettu inue s’est dormiducudd’ anzone immaculadu,arbore su pius notadude su pius fruttu notidu,arbore ue at fattu nidus’ave de chelu bennida.

Preziosa Rughe santa…

Triunfu bellu gloriosude tartarea ischiavitudee pro s’eterna saludeastru singulare ermosu,nave de suave riposuin cudda estrema partida.

Preziosa Rughe santa…

Pianta eccelsa singulare,pianta preziosa e pia,tene custa cunfrariasutt’ a s’umbra tua sacrada,tenela pro incumandadacuncorda e sempre unida.

Pianta vera connoschida,pianta de virtude tanta,preziosa rughe santa,arbore de eterna vida.

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A Santu Michelli (8 maggio e 29 settembre)(Testo presente nelle raccolte Calvisi, Bulloni e in fogli sciolti)

Contr’ a Lusbèl ambiziosutenzestis valore tantu,Michelli Arcanzelu Santu,principe vittoriosu.

Gherra in campu de battagliacontrariu a Lusbèl formesite a foras lu bettesitdae sa celeste muraglia,de sas de pius canaglia,cun impulsu poderosu.

Michelli Arcanzelu Santu…

Ti desit Deus podere,forza, valore e potenziaa tale s’inobbedienziacun pena atroce moderese chi lu sepultes cheretin s’inferru tenebrosu.

Michelli Arcanzelu Santu…

Arrogante presumesitessere a Deus uguale:essende s’offesa tale,zegu de chelu ruesite in s’istante perdesitsu felicissimu gosu.

Michelli Arcanzelu Santu…

Nonostante s’osadiade cuddu superbu Marte,lu sighesit sa terza partede ognuna gerarchia,cando dognunu podiattenner s’eternu reposu.

Michelli Arcanzelu Santu…

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In cuss’ altiva invenzionecale unu Marte operestis,in generale lis destiss’eterna cundennazione,a sa tartara prejonelos imbias fervorosu.

Michelli Arcanzelu Santu…

Fin tantos sos chi sighesina cuddu Lusbèl superbu,chi de su divinu Verbusos isplendores perdesin,e sos inferros cogliesins’esercitu numerosu.

Michelli Arcanzelu Santu…

In cussu centru de penaspro sos perversos intentosistan patinde tormentos,fogu, fiammas e cadenas,pius chi non b’at arenain su mare procellosu.

Michelli Arcanzelu Santu…

Arcanzelu soveranu,pustis ch’ as tantos onoresfaghe grazias e favoresa su fidele cristianu,supostu ch’ azis in manu,che principe generosu.

Già ch’ in cussu chelu ermosudestis cun sa gherra ispantu,Michelli Arcanzelu Santu,principe vittoriosu.

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A Sant’ Antoni ‘e Padua (13 giugno)

I(Testo presente nella raccolta Calvisi e in fogli sciolti)

Sole de doradu mantubestidu de risplendore,Antoni de Padua Santusias nostru intercessore.

Pianta bella fruttuosa,pianta de s’altu oriente,pianta celeste vivente,pianta fecunda odorosa,viva istella luminosade divinu risplendore.

Antoni de Padua Santu…

Altu cipressu divinuin Lusitania piantaduin su giardinu sacradude Franziscu serafinu,altu, bellu, virde pinude dulche e suave odore.

Antoni de Padua Santu…

Postu in sa religionede Franziscu patriarca,navighende in tale barcacun velas de orazionesu portu de salvazionealcansestis cun amore.

Antoni de Padua Santu…

In cussa barca assentadunavighende de continu,de s’altu Verbu divinusezis bois visitadu:supra su libru doradubenzesit su Redentore.

Antoni de Padua Santu…

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Benin tottu a sa marinasos pisches de s’altu mare,pro t’intender preicaresa cattolica dottrinacun tanta grazia divinacuncessa de su Segnore.

Antoni de Padua Santu…

Tale donu singularebos desit s’Onnipotente:ogni limba differenteischire in su preicare!Tottu bos den acclamaredivinu predicatore.

Antoni de Padua Santu…

Cando bos giaman de verascun boghes duras penadasin cuddas penas sobradassas lastimosas parteras,accudides a sas pregheras,succurrides sos dolores.

Antoni de Padua Santu…

Cando benit a mancareprenda alcuna de valore,o Antoni intercessore,dades lughe a l’incontrare:tale donu singularebos desit su Criadore.

Antoni de Padua Santu…

Cando sos peregrinantespassan cun avversidade,e cando in sas tempestadesbos giaman sos navigantes,faghidelos partecipantesde su celeste favore.

Antoni de Padua Santu…

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Cando alcunu est accusadude falsu crimen dolente,e cando alcunu innozenteest a morte cundennadu,servides de avvocadue valente difensore.

Antoni de Padua Santu…

De s’altu amore infiammadusa dottrina difendides,ereticos cunvertidesde portentu secundadu:sezis semper acclamadumarteddu contr’ a s’errore.

Antoni de Padua Santu…

Ite pius mannu portentu,cale ispantu de ammirare,de aer fattu adorarea sa mula su Sacramentu!Su tiranu intendimentuconfusu at cun terrore.

Antoni de Padua Santu…

Cun tale doradu mantue cun tantu risplendoreghiades su peccadorein custa valle de piantu:alleviadelu cun ispantude ogni pena e dolore.

Antoni de Padua Santu…

Binchet sa forza divinas’ereticu impostore,favores de tantu in tantudimandan sos peccadores,de sa ecclesia gloria e vantu,portentu de su Segnore.

Antoni de Padua Santusias nostru intercessore.

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II(Testo presente nelle raccolte Calvisi e Bulloni)

O cherubinu infiammadu,o Santu su pius famosu,Antoni meraculosude Padua intituladu.

In Santos su pius santu,in prodigios e signalesbene ti distinghes tantuchi t’ammiran sos mortales:remedia tottu sos malescando tue ses giamadu.

Antoni meraculosu…

Un’anghelu in forma umanat’avvisesit de repentechi a babbu tou portanaa sa morte ingiustamente,ponzendeli falsamentes’omicidiu non pensadu.

Antoni meraculosu…

E a s’istante bolestispro lu poder liberare,tue su mortu fattestissubitu in vida torrare,fattendeli cunfessarech’ isse già non fit istadu.

Antoni meraculosu…

Ite pius mannu portentupodias mai operarefachende su Sacramentude una mula adorare,........................................................................

Antoni meraculosu…

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Ses de su mundu lugore,anghelu in su preicare,cun tanta grazia e favorechi sos pisches de su marebessian pro t’iscultarepostos dae gradu in gradu.

Antoni meraculosu…

Sos pisches de sa marinacumparian tottu imparepro t’intender preicares’evangelica dottrinacun cudda grazia divinachi Deus t’aiat dadu.

Antoni meraculosu…

Pro esser tantu divinuDeus tantu t’istimesitch’ in figura de bambinudae su chelu falesite cun tegus s’abbrazzesitsu Deus fizu umanadu.

Antoni meraculosu…

Cantu pius ti umiliestisin sa terra pellegrinuchi a su chelu bolestissupra d’ogni serafinu,ue istas de continudae Deus esaltadu.

Antoni meraculosu…

De cantos t’an invocaduin ogni zittade e terrasu rimediu ses istadue sa paghe in ogni gherra:in su coro nostru inserrasu nomen tou sacradu.

Antoni meraculosu…

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Gemma de tottu sos Santos,corona de franziscanosue accudin tottu cantossos devotos cristianos,sos malaidos restan sanoscomente an bidu e proadu.

Antoni meraculosu…

Su fogu, terra e mare,s’aera e dogni elementubastat tue cumandare:t’obbidin a su momentue t’ammirat cun portentusu mundu meravigliadu.

Antoni meraculosu…

Ispettamus alcansarecun sa tua protezionesu favore singularede sa nostra salvazione,lassende ogni occasione,ogni viziu, ogni peccadu.

Antoni meraculosude Padua intituladu.

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A Santu Juanne ‘e s’Ena (24 giugno)

I(Testo presente nelle raccolte Calvisi, Bulloni e in fogli sciolti)

Indice de su DivinuVerbu in sa terra umanadu,mustradenos su caminude su chelu, Santu amadu.

Cale divinu curreua su mundu precurrezis,e primu sas novas dezisa su populu giudeuchi s’altu fizu de Deufit a sa terra abbassadu.

Mustradenos su caminu…

A bois Deus imbiesitcurreu de su Messia,e tambene a Zaccariaun’anghelu anticipesit,su cale li rivelesits’avventu ‘ostru sacradu.

Mustradenos su caminu…

E pro ch’ in custa imbasciadaponzesit alcuna duda,sa limba restesit mudade babbu ‘ostru e ligada,ma bi l’azis isnodadaappenas chi sezis nadu.

Mustradenos su caminu…

Mama ‘ostra bos giamesitGiuanne cun nomen nou;Giuanne est su nomen souZaccaria l’iscriesit,pro chi s’anghelu bos desitcustu nomen sublimadu.

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Mustradenos su caminu…

De su divinu pianetasezis lughe anticipadapro preparare imbiadasa plebe santa e perfetta,profeta e pius de profeta,o Santu privilegiadu.

Mustradenos su caminu…

Senza nascher abburrezisde gustare cosa immunda,a mama ‘ostra fecundasende isterile fatezis,in su sinu salutezissu Re celeste incarnadu.

Mustradenos su caminu…

Sende in su corpus maternureclusu e ancora inserradu,bos at tando visitadusu matessi Verbu eternu,e cun risplendore internurestezis illuminadu.

Mustradenos su caminu…

Tres meses continuadosDeus bos desit visitas,dendebos grazias infinitase donos senza contados,paris paris battizadosin su Giordanu sacradu.

Mustradenos su caminu…

Sende de edade minore,però no in pizzinnia,de sacra teologiabos dimustrezis dottore,connoschende su Segnorede umana carre occultadu.

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Mustradenos su caminu…

Inter tottu sos naschidosbois sezis su mazore,connoschezis su Segnorecun tottu sa manu e didos,tottu sos donos unidosbos at Deus regaladu.

Mustradenos su caminu…

Appenas sezis naschidue a su mundu iscobertu,tando prestu a su desertucun presse sezis fuidu,ca su mundu azis timidu,pro cussu l’azis lassadu.

Mustradenos su caminu…

O profeta soveranu,martire tantu potente,boghe de s’Onnipotente,veru giustu eremitanu,dadenos bois sa manuin custu mundu intrincadu.

Mustradenos su caminu…

Bidende tantos favoreschi Deus faghet a bois,bos amus elettu noispro perpetu difensore,poderosu protettore,nostru celeste avvocadu.

Già chi sezis istimadude s’altu Verbu divinu,mustradenos su caminude su chelu, Santu amadu.

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II(Testo presente nella raccolta Calvisi)

Già chi luches in s’arvorechin venerabile vista,Santu Giuanne Battistacherzas pro nois precare.

Sende in su sinu maternu,visitendebos Maria,destis cantos d’allegria,de gosu, giubilu e vernu,mirende su Verbu eternude ‘enner a ti visitare.

Santu Giuanne Battista…

Naschezis senza peccaduintro de su populu ebreue battizesis unu Deugià fattu Verbu incarnadu:tantu tue as meritadu,pro portentu singulare.

Santu Giuanne Battista…

Mama tua ti giamesitGiuanne ch’ est nomen nou;Giuanne est su nomen souZaccaria iscriesit,pro chi s’anghelu cherzesitsu nomen tou esaltare.

Santu Giuanne Battista…

Tue ch’ a su mundu as dadulughe de sa lughe vera,chin boghe santa e sinceraas a tottu annunziaduchi su Messia isettadufit in terra pro abitare.

Santu Giuanne Battista…

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De sos Santos su mazorein grandesa e dignidade,portentu de santidade,de sa fide difensore,tue istezis precursorepro gloria particulare.

Santu Giuanne Battista…

Appena istesis creschidue a sa terra iscobertu,ti ‘nch’ andas a su desertudae Erode pesseghiduca s’incestu proebiduli fis narende a lassare.

Santu Giuanne Battista…

Ma fattu poi pius fortee caminende in tottuenon ti miras pius tuesa pius barbara sorte,esponendeti a sa mortechin su tou predicare.

Santu Giuanne Battista…

Ind’ una prejone oscuraGiuanne fit inserradu,crudu Erode affeminadu,pro soggezione durad’una Erodiade ermosurati fachet decapitare.

Santu Giuanne Battista…

Ses de su santu giardinuluna radiante e bella,ses astru, sole e istellachi lughes dogni manzanu,in prodigios soveranue dignu de celebrare.

Santu Giuanne Battista…

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Luminosu pianeta,a tie imploramus tottu,custu populu divotucun benignidade accetta,profeta de pius profeta,santidade de ammirare.

Santu Giuanne Battista…

Che patronu e protettoremustranos sa bella cara,defendenos e amparae bocanos dae s’errore,mirendenos chin amoree zelu particulare.

Faghe de nos liberarede s’infernale conchista,Santu Giuanne Battistacherzas pro nois precare.

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A Santu Pretu (29 giugno)

I(Testo presente nelle raccolte Calvisi e Bulloni)

Finissimu diamantede celeste fortilesa,preda de fundamentu estesade s’ecclesia militante.

Bessaida patria oscura,cittade de Galilea,zente de sa fide zega,dae su mare bivesine inie connoschesina Gesu Cristu regnante.

Preda de fundamentu estesa…

In sos discipulos tottuprimu e caru confidente,in su Tabor assistente,in corte su primu votue in s’ultimu abbolottucumpagnu su pius costante.

Preda de fundamentu estesa…

Lassadu azis su piscarepro sighire su Segnore,bos fattesit piscadorede animas in su mare,cun grazia particulare,de tottu su mundu errante.

Preda de fundamentu estesa…

Tantu fit su ‘ostru ardorede bider su ‘ostru amadu,chi bonche sezis bettaduin s’abba senza timore,bolende in alas de amoresupra su mare incostante.

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Preda de fundamentu estesa…

Cun poderes duplicadoss’ecclesia santa regides,ligades e isolvidess’omine isoltu o ligadu,sende in chelu confirmaducun sentenzia simizante.

Preda de fundamentu estesa…

S’esempiu ‘ostru e dottrina,chi su mundu at illustradu,sos chelos at pienaducun sa grazia divinade sa natura mischinachi fit zega e ignorante.

Preda de fundamentu estesa…

A Gesu Cristu imitendemorzestis ind’ una rughe,siazis a nois lughein custu mundu vivente,infine, sende morzende,avvocadu in cuss’ istante.

Preda de fundamentu estesa…

In sa testa de su mareRoma cattedra ponzesit,in Antiochia desitgherra pro s’idolatria,sa fide isse prantaiatde cristianu zelante.

Che in terra vigilantesiades in cuss’ altesa,preda de fundamentu estesade s’ecclesia militante.

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II(Testo presente nella raccolta Calvisi)

Grande mastru avventurosude sa fide e de su zelu,abberidenos su cheluPedru apostulu gloriosu.

Fogu ses de santu amorepro Gesus tottu infiammadu,bives pro isse apparizzadua morrer cun onorein su monte cun valorede su tristu ortu penosu.

Abberidenos su chelu…

In sa notte desoladade sas tenebras infernalesnegas cun faeddu mortalea Gesus una mirada:format s’anima turbadalongu piantu dolorosu.

Abberidenos su chelu…

Maccari chi appas negadusu Segnore pro tres bortas,cun tottu sa forza raccoltaamore l’as protestadu:su gregge a tie donaduprontu pasches amorosu.

Abberidenos su chelu…

Te’ sas craes, aberi e serrade su chelu tue sas portas,ravviva s’anima morta,liga, isolve in chelu e terrade tottu s’imperiu afferra,lu faghet Deus poderosu.

Abberidenos su cheluPedru apostulu gloriosu.

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III(Testo presente nella raccolta Calvisi)

Fundamentu assecuradude sa cattolica fide,sos chelos nos abberidePedru apostulu sacradu.

Su lumene de Simones’est in Cefas cambiadu,dae mare giuliadusighis sa vocazione,senza de dilazionetottu azis prestu lassadu.

Sos chelos nos abberide…

In manos bostras sas craesde su chelu at intregadu,est in chelu perdonadusu ch’ in terra perdonades,ei su ch’ in terra ligadesin chelu ancora est ligadu.

Sos chelos nos abberide…

Pro divina illustrazionesu Messia connottu azis,credizis e cunfessaziss’ipostatica unione,supra cussa cunfessioneDeus sa fide at piantadu.

Sos chelos nos abberide…

Pro difender su Segnores’ispada in s’ortu tirades,pagu a pustis lu negadespro effettu de timore,cun lagrimas de dolorepianghides custu peccadu.

Sos chelos nos abberide…

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In prejone orrenda oscuraErode bos at ligadu,un anghelu bos at salvaduabbassende dae s’altura,secande cadena dural’at de prontu liberadu.

Sos chelos nos abberide…

Cunvertidu at sa Somaliapustis de sa Galilea,gasi tottu sa Giudeae parte de s’Antiochia,abbattis s’idolatriaei sa fide bi as piantadu.

Sos chelos nos abberide…

Sos gentiles, sos paganosnon podende prus soffriresa conchista prosighirede miliones de cristianos,bos intregan in sas manosde s’inimigu magistradu.

Sos chelos nos abberide…

A Gesu Cristu imitendemorgezis ind’ una rughe,siazis a nois lughein custu mundu vivente,a nois sende morentesprotettore e avvocadu.

Sos chelos nos abberidePedru apostulu sacradu.

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A Santa Luchia (quarta domenica di giugno)

I(Testo presente nelle raccolte Calvisi, Bulloni e in fogli sciolti)

Santa sa pius esaltadasupra d’ogni gerarchia,Virgine Santa Luchiasiades nostra avvocada.

Luchia ch’ istesis talemartire pro sa vittoria,a treichi de nadalegosas sa festa in sa gloria:pro chie t’at in memoriadaeli grazia sublimada.

Virgine Santa Luchia…

Cando a Sant’ Agata andestis,amorosa in sos affannos,a mama tua giutestisinfirma pro battor annos:prodigios sos pius mannoschi subitu l’as sanada.

Virgine Santa Luchia…

Dae sende criaturaosservestis sa puresapro tenner sempre securade su chelu sa bellesa:naschida in nobilesae morta martirizada.

Virgine Santa Luchia…

Barbaru Massiminianu,su crudele imperadore,a Pascasiu desit manupro destruer dogni frore,e pro su tou candorea isposa t’at giamada.

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Virgine Santa Luchia…

Cale prodigiu potentefattestis a sos cristianospreighende a sos tiranosin mesu a su fogu ardente,ligada in pes e in manose tue senza brujada.

Virgine Santa Luchia…

Su ministru coraggiosus’arrischesit a su fogu,fattende in sa braja logupro l’istruer animosa,cun s’ispada velenosasa gula t’at trapassada.

Virgine Santa Luchia…

Inutilmente restesit,tottu s’operare est vanu,pro chi sa potente manude male ti liberesit;limpia e pura restesita sa sede disizada.

Virgine Santa Luchia…

Tue ses veru portentu,insigne in fortilesa,contr’ a s’umana fralesaappidu as cumbattimentu:cun sa vittoria as tentusa palma santa sacrada.

Virgine Santa Luchia…

Luchia ses vera lugheei su titulu ‘nd’ asa,luche ch’ a sos zegos dasa,veru portu de salude:a sa patria nos giughede sa vida avventurada.

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Virgine Santa Luchia…

Luchia ch’ istesis cussachi turmentos suffristis tantu,sa zittade de Siracusasi consumat in piantuei s’Ispiritu Santut’at cun isse collocada.

Virgine Santa Luchia…

Cuddos chi t’an invocaduin sas fortes maladias,istesis tue, o Luchia,ch’ a tottu salude as dadu,pro chi semper t’an portaduin su pettus preservada.

Virgine Santa Luchia…

Già chi potenzia tantatenes in s’eccelsa gloria,tene a nois in memoria,Luchia Virgine Santa:ogni grazia nos alcansacando tue ses giamada.

Già chi tantu coronadases in sa sacra gloria,Virgine Santa Luchiasiadenos avvocada.

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II(Testo presente nella raccolta Calvisi)

Cale istella luminosach’ illuminat sos mortales,dona remediu a sos males,Lughia Santa gloriosa.

Siracusa de Siciliaest sa patria tua dizzosaue naschistis, bella rosa,d’illustrissima famiglia,cun ispantu e meravigliaistas pura e virtuosa.

Dona remediu a sos males…

De bellesa singularet’at dotadu su Segnore,pro eccessu de amoree donu particulare,de grazias unu maret’at fattu prodigiosa.

Dona remediu a sos males…

Dae sa minore edade,a Gesus dae minoreti sacrificas, o frore,lizu de virginidade,in affettu e caridadeallegra e meda gustosa.

Dona remediu a sos males…

Ses colunna meda fortein sa fide, in sa puresa,no at potiu sa fieresade tormentos ne sa mortecambiareti sa sorte,o Santa vittoriosa.

Dona remediu a sos males…

190 Gosos

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Dae Pascaziu presidenteses istada cundennadae isse ti at portadaa logu d’infame zente:Deus t’at fattu potente,immobile, poderosa.

Dona remediu a sos males…

E de fogu circundadati ‘ides, o portentosa,cantas allegra e festosa,da isse no ses toccada,ti trapassat un’ispadain su collu furiosa.

Dona remediu a sos males…

Ispeciale protettorade sa vista corporale,de su logu celestialesias nostra protettora,in vida e in s’ultim’ oranos soccurre piedosa.

Ses in chelu poderosapro sos poveros mortales,dona remediu a sos males,Lughia Santa gloriosa.

191Gosos

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A Santu Bonaventura (14 luglio)(Testo presente nella raccolta Calvisi e in fogli sciolti)

Già chi sezis invocaducun pregarias e votos,favoride sos devotosBonaventura sacradu.

Bidende tantu favorechi Deus faghet a boisbos amus elettu noispro perfettu difensore,poderosu protettore,nostru celeste avvocadu.

Favoride sos devotos…

Dottore pius eminentenon podimus agattarede dottrina singulare,dae pizzinnu de nientein virtudes eccellentedae Deus signaladu.

Favoride sos devotos…

Una criatura mortasenza gosare sa lughecun su signu de sa rughela torrezis a sa portain sa vida certas ‘ortas,sende cun fide invocadu.

Favoride sos devotos…

Non b’at forte calentura,non b’at male nen dolorechi non siat a onorede Santu Bonaventura:sa meighina securaDeus a bois at lassadu.

Favoride sos devotos…

192 Gosos

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Sende pizzinnu minore,però mannu in santidade,cun profunda umilidadeapestis vanu timorede rezzire su Segnorein bois sacramentadu.

Favoride sos devotos…

Ma cussu timore vanubos lesit in cuss’ istantesu fidelissimu amante,Cristos bostru soveranu,istendendebos sa manus’anghelu santificadu.

Favoride sos devotos…

Prudente, saviu e dottu,umile, mansu e modestu,anghelu terrestre onestu,castissimu, puru e dottu,caritativu e devotude Maria signaladu.

Favoride sos devotosBonaventura sacradu.

193Gosos

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A Sant’ Anna (26 luglio)

I(Testo presente nella raccolta Calvisi)

Pro cudda bella aurorachi ti naschesit in sinu,cun Gesus, sole divinu,sias Anna intercessora.

Cun prodigiu imperialed’esser mama consighesit,a Maria cuncepesitsenza culpa originale,de su serpente infernalevalente triunfadora.

Cun Gesus, sole divinu…

Cale istella mattutinain te naschesit ridente,pura, bella e innozente,che rosa dae s’ispinaMaria mama divina,de sas segnoras Segnora.

Cun Gesus, sole divinu…

Dae tottu sospiradasa fiza tua Maria,ch’ est mama de su Messiadae chelu decretada,nos siat sempre avvocadae mama consoladora.

Cun Gesus, sole divinu…

Isprecu de sapienzia,de sas mamas esemplare,vera mastra singularede castidade e puresa,siat arca de difesa,de ognunu protettora.

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Cun Gesus, sole divinu…

Ses puru e candidu lizu,de bell’ anima adornada,pro Maria ses istadade sa grazia tesoro:a nois sa grazia insorodae mama e fizu implora.

Cun Gesus, sole divinu…

O cale celeste donuti donat s’Onnipotente,cando tottu obbedienteti li prostas a su tronu:oh cantu Deus est bonupro s’anima peccadora!

Cun Gesus, sole divinu…

Pro sas tantas allegriaschi persistin esser una,asculta a chie digiunatin sas duras agonias:cun Gesus e cun Mariaassistidenos in cuss’ ora.

Cun Gesus, sole divinu…

Minore ancora in edadetottu a Deus dedicadae subitu praticadagrazia de sa divinidade,un’adulta santidadebos faghet superiora.

Cun Gesus, sole divinu…

Sa corte celestialea sa morte ‘ostra dizzosatott’ assistit carignosa,festa format principalecun musica angelicalesa patria triunfadora.

195Gosos

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Cun Gesus, sole divinu…

Un’anghelu ambasciadoreannunziat de presenteuna fiza veramentemama de su Redentore,piena de perfettu amore,de grazias dispensadora.

Cun Gesus, sole divinu…

In su chelu collocadabos imploran sos mortalesin sos partos e prus malesde custa vida penada:a su chelu ses alzadapro nos esser difensora.

Ue est naschidu su Messiain Betlem bella aurora,cun Gesus, sole divinu,sias Anna intercessora.

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II(Testo presente nella raccolta Calvisi)

Mama tottu ispeciosapiena de ardente zelu,prega pro nois in chelu,Anna Santa gloriosa.

Sezis Anna in nobilesade sa prus eletta zente,ses che sole risplendentein soverana bellesa,adornada de puresa,casta, bella e virtuosa.

Prega pro nois in chelu…

Isplendente aurora serena,sende in edade minorecresches cun grande fervoreca ses de grazias piena,ses de donos ricca vena,ses in numen graziosa.

Prega pro nois in chelu…

Ses pro cunsizu divinua isposa destinadaa sa virtude acclamadade s’amabile Giuachinu,de sa vida in su caminuses istella luminosa.

Prega pro nois in chelu…

Ses isterile affligidae in edade avanzada,ma pro esser attiradaa s’eternu tottu unidat’at formadu de Mariamama tottu ispeciosa.

Prega pro nois in chelu…

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Oh cale celeste donuti donat s’Onnipotente,cando tottu obbidienteti li prostas a su tronu!Oh cantu Deus est bonucun s’anima virtuosa!

Prega pro nois in chelu,Anna Santa gloriosa.

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A Santu Jorgeddu ‘e Dure (prima domenica di luglio)(Testo presente nelle raccolte Calvisi, Bulloni e in fogli sciolti)

Mirabile protettorechi cun Deus podes tantu,o Giorgi Piscamu Santude Sardigna risplendore.

In Casteddu ses cumparsua sa lughe de su mundu,lizu candidu e giocunduchi tant’ odore as ispartu,acclamadu, oh cale partu!,de santu celeste amore.

O Giorgi Piscamu Santu…

Celestiale cherubinuchi cumparis risplendente,ti declaras surprendentede sa vida in su caminue ti giaman serafinusende in terra viadore.

O Giorgi Piscamu Santu…

In sa prima gioventudeses dae tottu ammiradu,anghelu in terra mandadupro modellu de virtude,meigu de sa salude,fonte de ogni favore.

O Giorgi Piscamu Santu…

Preicadore famosu,dottore in divinidade,giovaneddu in frisca edadefattu piscamu prodigiosu,tottu pro babbu amorosuti giamana cun fervore.

O Giorgi Piscamu Santu…

199Gosos

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Sa probatica pischinadae tottu est ammirada,mirat sa zente ispantadatanta virtude divina,incontrat sa meighinaa s’affannu, a su dolore.

O Giorgi Piscanu Santu…

Ses sempre accumpagnadude mirabiles portentos,t’obbidin sos elementos,sa morte t’at rispettadu,de s’inferru iscadenaduses flagellu e ses terrore.

O Giorgi Piscamu Santu…

Fit su populu atturdidu,appianadu s’altu monte,aperinos ogni fontepro sulleviu a su sidiu,su mortu as torradu a biu,su debile a su vigore.

O Giorgi Piscamu Santu…

Piantu cun confusioneopprimit tottu sa zente,infestada crudelmented’un’orribile dragone:bocchis cun s’orazionesu mostru devastadore.

O Giorgi Piscamu Santu…

Ue est ruttu su serpenteerba e terra est rubicunda,pro memoria de s’immundabestia morta de repente:ancora ammirat sa zentesu portentosu colore.

O Giorgi Piscamu Santu…

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Cun portentu istrepitosugrande paghe as concluidu,creschet s’albore floridu,su bastone prodigiosu,a s’errante, a su dudosudepones prontu s’errore.

O Giorgi Piscamu Santu…

Pregas cun clamore fortechi una vittima immoladain vida siat torrada,e pronta obbidit sa morte,tantu in sa celeste corteses potente intercessore.

O Giorgi Piscamu Santu…

Turchitoriu t’at giamaduin pranzu siat o chena,cun insoffribile pena;sende de pedra assaltadu,cun sa rughe as dissipadus’esercitu infestadore.

O Giorgi Piscamu Santu…

Pro cussu riconnoschentecun beneditta Reinacelebrende sa divinaforza de s’Onnipotentea sa ecclesia prontamentedonas ricchesa e onore.

O Giorgi Piscamu Santu…

Aronne sacrifichende,Mosè ses in sa potenzia,Geremia in s’eloquenzia,unu Paulu predichende,terribile riprendendecuddu duru peccadore.

O Giorgi Piscamu Santu…

201Gosos

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O Santu tantu ammiradude su populu cristianu,de su tronu soveranuue regnas sublimadua chie t’at invocadudona s’eternu risplendore.

Mirabile protettorechi cun Deus podes tantu,o Giorgi Piscamu Santude Sardigna risplendore.

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A su Sarvatore (6 agosto)(Testo presente nelle raccolte Calvisi, Bulloni e in fogli sciolti)

Dulce Gesus Salvatorepienu de benignidade,sos peccados perdonadea su tristu peccadore.

Deus d’immensa bonidade,de piedade e clemenzia,Deus eternu in essenzia,d’infinita bonidade,a sos peccadores dadesu perdonu a dogni errore.

Sos peccados perdonade…

Indignos azis amaducun coro allegru e giocundu,deh! cunvertide in su mundus’omine ch’ est traviadu,deh! chi siat accettaduin su ‘ostru santu amore.

Sos peccados perdonade…

Re supremu soveranude tottu sas criaturas,collide in cussas alturasogni fidele cristianu,supostu ch’ azis in manuogni grazia, ogni favore.

Sos peccados perdonade…

Babbu eternu poderosude sa corte celestiale,liberadenos de male,dadenos veru reposu,in su regnu luminosuaccettadenos Segnore.

Sos peccados perdonade…

203Gosos

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Deus in chelu adoradu,omine in terra naschidu,pro redimere bennidus’omine ch’ est traviadu,cun custu nos azis daduprovas de su ‘ostru amore.

Sos peccados perdonade…

Sende Deus immortale,in chelu e terra adoradu,pro amore nostru umanadubos sezis fattu mortalee de su serpe infernalevalente triunfadore.

Sos peccados perdonade…

Suspendide, eternu Deus,sa ira ‘ostra e giustiziacontr’ a s’umana maliziade su peccadore feu:chi si cunfesset pro reu,confusu e cun disonore.

Sos peccados perdonade…

Sa ‘ostra eterna grandesamustrade in nos perdonare,pius che in castigaretanta nostra debilesa,e fachide chi difesanos siat su ‘ostru amore.

Sos peccados perdonade…

Immensu Deus in essenzia,immensu in suavidade,immensu in felicidade,immensu in sa clemenzia,immensu in sa presenzia,immensu in su lugore.

Sos peccados perdonade…

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Già chi tantu nos amadessenza chi lu mereschimus,su perdonu bos pedimusde sas nostras impiedades,pro chi de sas maledadessezis veru sanadore.

Cun prodigiu e amore,pienu de benignidade,sos peccados perdonadedulce Gesu Salvatore.

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A Sant’ Austinu (28 agosto)(Testo presente nella raccolta Calvisi)

Infiammadu serafinude sa ecclesia difensore,gloriosu Sant’ Austinulughe de su peccadore.

Su divinu intendimentuchi ti disponet sa mentein mesu a barbara zenteti cuncedit naschimentu,ses de s’Africa ornamentu,de Tagarta ses s’onore.

Gloriosu Sant’ Austinu…

De Patriziu paganu,de Monica mama pianaschis tue, o vera ghiade su populu africanu,in sa zittade ‘e Milanughettas nou risplendore.

Gloriosu Sant’ Austinu…

De penitenzia modellu,de orazione su tempiu,de penitentes esempiu,vera ghia de su chelu,senza maschera ne veluimitas su Salvatore.

Gloriosu Sant’ Austinu…

De ferrea voluntadeligadu fina a trint’ annos,connosches sos disingannosde su mundu, falsidade,abbrazzas cun voluntadesa rughe de su Segnore.

Gloriosu Sant’ Austinu…

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Abbrazzas sa religionede su verdaderu Messia,depones sa frenesiamanichea opinione,veru sustentu e bastonede s’ecclesia de su Redentore.

Gloriosu Sant’ Austinulughe de su peccadore.

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A Sant’ Istevene (quarta domenica di agosto)1

(Testo presente nella raccolta Calvisi)

Dae Deus istimaduses in Chelu poderosu,ses martire gloriosuSant’ Istevene sacradu.

Sende in edade minorea Deus ti ses offertu,‘idias su chelu apertucun su divinu Segnorede celeste risplendore,de sos Santos esaltadu.

Ses martire gloriosu…

Su martiriu affannosuas suffritu cun passenzia,cun docilesa e prudenzia,cumpassivu e amorosu,su pius santu dizzosude Gesus sacramentadu.

Ses martire gloriosu…

Sacru de grande letturain su santu ministeriuses martire de s’imperiupro regnares in s’alturain sa lapide pius durachi t’ana martirizadu.

Ses martire gloriosu…

De ricchesas portentosu,de sa fide pius sinzeru,a destra a su Deus verusacrariu maestosu,cun allegria e cun gosuin s’universu adoradu.

208 Gosos

1 Autrice Efisia Monni di Bitti.

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Ses martire gloriosu…

De affannos consumiduprimu martire celesteDeus dadu t’at sa ‘estein su regnu benedittu,de virtudes arrichidu,de anghelos coronadu.

Ses martire gloriosu…

Sas grazias virtuosastenes, de sa piedadet’at dadu sa Trinidadesa palma vittoriosa,de sa mente luminosade patriarcas ornadu.

Ses martire gloriosu…

Sa divina Trinidadet’at premiadu in sa gloria,cun Gesus in sa memoriae Maria in castidade,in s’altura in santidades’anima t’at collocadu.

Ses martire gloriosu…

Anima e corpus dizzosu,de sos martires recreu,lughente senza unu neu,de donos vittoriosu,protettore valorosudae tottu ses bramadu.

Ses martire gloriosu…

Valorosu protettoresias in vida e in mortee in sa celeste cortenos difende difensore,accettanos cun amorea su postu disizadu.

209Gosos

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Ses martire gloriosu…

Accettanos cun primurachi devotos t’invocamuse de t’ider ispettamuscun sa Reina de s’altura:dogn’ anima siat pura,libera senza peccadu.

Ses martire gloriosu…

Sas precheras nos accettachi devotos t’imploramuse pro cussu ti giamamusmartire de sos profetas:sos peccadores ispettaa su regnu tantu amadu.

Ses martire gloriosu…

Martire tantu amadude virtudes e puresa,de tottu sias difesain sa valle de piantu;ti supplicamus intantucun su coro umiliadu.

Ses martire gloriosu…

A Gesus e a Mariaas offertu sa pessone,moveti a cumpassionein s’affannosa agonia,daenos perdonu e ghiacomente t’amus precadu.

Nostru celeste avvoccadumustradi piaedosu,ses martire gloriosuSant’ Istevene sacradu.

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A Santa Maria (8 settembre)2

I(Testo presente nelle raccolte Calvisi, Bulloni e in fogli sciolti)

Celeste vera allegria,bella e rara criatura,a sas supremas alturasincaminanos, Maria.

Dae sos primos momentoschi Deus tottu criesite santamente formesitsos diversos elementos,in mesu a tantos portentosin mente eterna bivias.

A sas supremas alturas…

Mentras chi s’Onnipotentedat sa fatale sentenziapro sa disobbedienziad’Adamu primu parente,declaresit solamentein custa mama sa ghia.

A sas supremas alturas…

Pro si poder avverarecust’ opera surprendenteunit Deus santamenteJuacchinu e Anna impare,e gasi procurat darefine a dogni profezia.

A sas supremas alturas…

De capidanni a s’ottonaschesit s’alta Reina,salutare meighina,amparu de sos devotos:

211Gosos

2 Di Ciriaco Mundanu, 1890.

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accettadenos sos votosfattos cun pregadoria.

A sas supremas alturas…

Appena appena naschidasos anghelos l’adoranae cun pompas la portanaa s’immensidade unida,pro ch’ istesit elegidaa mama de su Messia.

A sas supremas alturas…

De discendenzia realenaschit custa verginella,lughente polare istella,cunfortu a dogni mortale:danos remediu a sos males,o dulce, benigna e pia.

A sas supremas alturas…

Fin’ a tres annos d’edadesa mama la guvernesite de pustis l’offerzesita Deus cun santidade,cumprinde cun umiltadesu votu chi fattu aiat.

A sas supremas alturas…

Fiza de s’eternidade,de Cristos mama dizzosa,de su veru amore isposa,fonte de benignidade,ispregu de santidade,de sos Chelos allegria.

A sas supremas alturas…

Virgine tantu amorosa,Reina sa pius potente,consola s’afflitta zente,in sa vida procellosa

212 Gosos

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un’ojada piedosabos dimandamus ebbia.

In sa die de agonia,die sa pius oscura,a sas supremas alturasincaminanos, Maria.

213Gosos

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II(Testo presente nelle raccolte Calvisi, Bulloni e in fogli sciolti)

Grazias a s’altu Segnorecantat dogni gerarchiapro chi est naschida Maria,mama de su Redentore.

Naschit lughes ostendendes’aurora misteriosa,cale vara prodigiosaportentos pronostichende,benefizios derramendea s’afflittu peccadore.

Pro chi est naschida Maria…

Naschit giocunda e uffanaformende in rajos donososcrepuscolos luminososa sa redenzione umana,e cun grazia soveranaa s’anima offerit favores.

Pro chi est naschida Maria…

Naschit sa femina fortechi Salomone chirchesit,naschit sa chi reparesitsos istrazios de sa morte,naschit de sa eterna cortesu doradu risplendore.

Pro chi est naschida Maria…

Naschit sa fiza istimadade s’eternu Creadore,de su veru Redentorenaschit sa mama ispettada,e naschit s’isposa amadade s’altu Consoladore.

Pro chi est naschida Maria…

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Naschit sa vara sagradade s’istirpe de Jessè,naschit de s’eternu Reesa prenda pius preziada,Sunamitis trasformadacun disfrassos de amore.

Pro chi est naschida Maria…

Naschit s’aquila realechi cun modos peregrinosponet sos fizos bighinosa su Sole celestiale,naschende su manansialede donos de su Segnore.

Pro chi est naschida Maria…

Naschit sa Rachele ermosa,e naschit Lia fecunda,e naschit Sara giocunda,naschit sa Jael donosa,sa Debora poderosa,sa Giuditta de pius valore.

Pro chi est naschida Maria…

Naschit Ester figurada,naschit Rut ossequiosa,e naschit sa mezus rosach’ est in Gerico piantada,e naschit predestinadaReina de ogni fiore.

Pro chi est naschida Maria…

Arrivat a portu sa navede su mezus mercaderich’ in movimentu ligerinos portat pane suavecottu cun misteriu gravein fiamma de divinu amore.

Pro chi est naschida Maria,mama de su Redentore.

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A Nostra Segnora ‘e sa Pietate (15 settembre)(Testo presente nelle raccolte Calvisi, Bulloni e in fogli sciolti)

Cun materna caridadesas supplicas ammittide,sos devotos favoride,Mama de sa Piedade.

Pro sas penas chi senteziscando cun sa rughe a palain mesu de zente malaa fizu ‘ostru incontrezis,ue tantu lu ‘idezistrattadu cun crudeltade.

Sos devotos favoride…

Cantu dolore bos desit,affannu, pena e fastizu,cando a Giuanne pro fizuCristos bos incumandesite a isse consignesitsa nostra fragilidade.

Sos devotos favoride…

A su Calvariu sichidul’azis pro l’accumpagnare,inie crucificarecrudelmente l’azis bidu:pro nois meda at patidusa divina Majestade.

Sos devotos favoride…

Cun tanta pena e marguracando in brazzos boll’ an dadu,cando boll’ ana leadue postu in sa sepoltura,e bois, Virgine pura,restezis cun soledade.

Sos devotos favoride…

216 Gosos

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Pro cudda pena e dolorech’ in su coro azis leaducando mortu e inclavadu‘idezis su Redentore,a sos tristos peccadoressu perdonu l’alcansade.

Sos devotos favoride…

Pro tanta pena e dolorede su coro ‘ostru amantefavoride a ogni istantecuddos tristos peccadores,a mannos e a minorestottu cantos perdonade.

Sos devotos favoride…

Mamas chi fizos tenidese cun su coro istimades,affligida mi miradesca motivu no ischides:benide, ca l’intendides,e su lamentu iscultade.

Sos devotos favoride…

Dogni cuntentu teniacun mirare solamentefizu tantu obbidiente,fizu causa d’allegria,fizu chi sa tiranniasola at pottidu sepultare.

Sos devotos favoride…

Fizu tantu maltrattadu,fizu tantu pessighidu,nara populu attrividuite dannu at causadu,o, ca ti at illuminadu,l’as cherfidu azzottare.

Sos devotos favoride…

217Gosos

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Iss’ est ch’ at restituidua tantos turpos sa vista,o ch’ a fagher sa conchistade animas est bessidu,de purpura l’as bestidupro tinde cherrer beffare.

Sos devotos favoride…

Isse sustentu at donadud’abbundanzia a sos famidos,cuddos meda cunsumidosde maladias at curadue mortos resuscitadu,e lu cheres cundennare.

Sos devotos favoride…

Mortales chi caminadesperi sas mattas e bias,comente sas penas miassimizantes ‘nd’ incontrades?Nade chi no ‘nd’ agatades,custa est sa veridade.

Meda liberalidadein bois nos promittide,sos devotos favoride,Mama de sa Pietade.

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A Santu Mazzeu (21 settembre)(Testo presente nella raccolta Calvisi e in fogli sciolti)

Santu su pius signaladuin sas clemenzias de Deu,Sant’ apostulu Matteu,evangelista sagradu.

De nazione galileu,in officiu pubblicanu,però mudesit sa manus’onnipotenzia de Deu,cando a divinu impleubos tenzesit destinadu.

Sant’ apostulu Matteu…

Su Segnore poderosupiedosu bos at giamadu,cando pius imbarazzaduin custu mundu ingannosucun pius prestesa e gosul’azis tottu repudiadu.

Sant’ apostulu Matteu…

Sas funes de vanidadede ogni umanu tesorochi tenen presu su coroin furias de iniquidadepro s’eterna veridadeazis in breve truncadu.

Sant’ apostulu Matteu…

Cumbidu e festa parestispro su divinu Segnore,de su ‘ostru grande amoregagliardas proas destis,pro Gesus tottu lassestis,a Gesus tottu intregadu.

Sant’ apostulu Matteu…

219Gosos

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Lassestis senza rezelusas ricchesas de su mundu,però logrestis giocundusos tesoros de su chelu,pro chi su ‘ostru desvelufit a su chelu intregadu.

Sant’ apostulu Matteu…

Pro s’animosu valorecun chi su mundu lassestis,pro chi ardente vibrestisrajos de divinu amore,bos elegit su Segnorea su sou apostoladu.

Sant’ apostulu Matteu…

Sa lughe azis rezzidude cuddu sole increadu,e de su fonte sagraduabba abbundante azis bidu,fistis de virtude bestidu,ramalettu preziadu.

Sant’ apostulu Matteu…

Aquila d’aguda vista,cherubinu addelentadu,in su mundu as molinadupro fagher d’almas conchista,sezis primu evangelistae cronista sublimadu.

Sant’ apostulu Matteu…

S’evangeliu iscriestiscun Giuanne, Marcu e Luca,de sa zega zente turcaaspros turmentos suffrestispro chi sa gloria tenzestisde su Deus ch’ azis amadu.

Sant’ apostulu Matteu…

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S’evangeliu predichestisin Egittu ed Etiopia,dande lughe e vera ghiasos zegos illuminestis,cun portentos chi operestisazis sa fide piantadu.

Sant’ apostulu Matteu…

In religiosa clausuradestis a Cristos isposaschi sun in chelu rosasde singulare ermosura,pro sas cales Deus in s’alturabos dat sogliu sublimadu.

Sant’ apostulu Matteu…

Cun sos egizios desertossu paradisu formanasos anghelos chi cantanacun mirabiles cuncertos,tottu sos chelos abertost’ana tantu esaltadu.

Sant’ apostulu Matteu…

Cun mirabile portentucuncurrin tott’ a porfiasas aves cun melodia,sos colvos cun su sustentude Lusbèl forte turmentue de s’inferru infuriadu.

Sant’ apostulu Matteu…

Cun mirabile tersuracoraggiosu che leonein cussas tetras presoneschi veras fin sepolturasfistis ritrattu e figurade su Verbu incarnadu.

Sant’ apostulu Matteu…

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Unu Battista, unu Eliati depesin acclamare,fistis ispregu singularede celestes gerarchias,inter sas operas piasmeritestis su primu gradu.

Sant’ apostulu Matteu…

In s’altare bos privesitde sa vida unu buzzinu,cun furore serpentinuvinti lanzadas bos desit,mortu su corpus restesit,s’altare in samben bagnadu.

Sant’ apostulu Matteu…

Cando a su chelu bolesits’anima ‘ostra dizzosa,Maria mama amorosacun sa fide t’abbrazzesit,pius de su sole ti desitgloria in summu gradu.

Sant’ apostulu Matteu…

Pro cudd’ illustre vittoriach’ in su mundu azis logradu,pro su ch’ azis alcansaduin su chelu eterna gloria,tenidenos in memoriapro non ruer in peccadu.

Sant’ apostulu Matteuevangelista sagradu.

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A Santu Gorme e Santu Tomeanu (26 settembre)(Testo presente nella raccolta Calvisi)

Bois tenides sa manusupra d’ogni infermidade,sos males nostros sanade,Santos Cosomo e Damianu.

In s’incostante elementude sas abbas de su marebos cherfesin annegare,ma cun insigne portentubos ponet in salvamentuun’anghelu soveranu.

Sos males nostros sanade…

Cuddas fiammas tantu ardentesd’unu furibundu fogucontr’ a bois non an isfogu,sezis salvos reverentes,ma brujesin sos presentesministros de su tiranu.

Sos males nostros sanade…

A sas falsas deidadesbos cumandesin d’amare,basciu pena de passareimmensas barbaridades,penas e crudelidadesch’ inventesit su paganu.

Sos males nostros sanade…

Lissia pienu de furore,zegu privu de sa lughe,bos ponzesit tando in rughepro odiu de su Segnore,e bois su disonoresuffrezis cun coro uffanu.

Sos males nostros sanade…

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Sende in sa rughe incravados,pedras, frizzas bos pioian,però a bois non ferianprite fizis preservados,dae su chelu amparados,de s’onnipotente manu.

Sos males nostros sanade…

Finalmente degogliadoscund’ una crudele ispada,sa corona suspiradalogrezis, affortunados,e in chelu collocadosfavorides su cristianu.

Sos males nostros sanade…

A bois tottu accudimuspro dogni necessidade,Santos mios remediadetantos males chi patimusei su prus chi timimus,perder a Deus soveranu.

Sos males nostros sanade…

Alta lughe preziosade risplendore divinuchi dimustras su caminuin notte pius oscurosa,sa meighina sanadorasezis d’ogni cristianu.

Sos males nostros sanade…

Custos frades luminososdonat a su mundu Egea,sa forte gherra e pelealos coronat virtuosos,sos tormentos prus penososLissia proponet invanu.

Sos males nostros sanade…

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Professione de meighinain Arabia esercitades,anima e corpus curadescun virtude alta divina,ponides tottu in ruinas’infernale capitanu.

Sos males nostros sanade…

De calenturas mortales,de partos disisperados,moribundos, doloradosde incurabiles males,remedios celestialesa dognunu faghen sanu.

Sos males nostros sanade…

Su presidente odiosude Gesus altu Segnorebos arrestat cun rigoree cun modu lastimosu,interrogat maliziosucun modu su prus insanu.

Sos males nostros sanade…

Bois però francamentesa ecclesia predichezis,sos tormentos disprezzieziscun furia prus ardente;sezis fertos prontamentecun modu su pius tiranu.

Oh rimediu soveranude su mundu tottu cantu,meicos de grande vantu,Santos Cosomo e Damianu.

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A Nostra Segnora ‘e su Meraculu (30 settembre)3

I(Testo presente nelle raccolte Calvisi e Bulloni)

Subra d’ogni gerarchiadae Deus esaltada,siadenos avvocada,miraculosa Maria.

Fiza, mama, isposa amadade sa Santa Trinidade,piena de benignidade,dae Deus preservadadae ogni culpa malvadade custa umana genia.

Siadenos avvocada…

Funtana celestialede signalados favores,inue sos peccadoresan cunfortu a dogni male,prite chi ogni mortalesuccurrides, mama pia.

Siadenos avvocada…

Palma in Cades esaltada,rosa in Gerico naschida,pro dare a nois sa vidadae s’Eternu ordinada,in bois solu est serradaogni ricca poderia.

Siadenos avvocada…

De Sionne porta eletta,dae Deus prezziada,porta continu serrada,senza macula cuncetta,

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3 Autore Sac. Francesco Loriga rettore di Gorofai, 1880.

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sede de amore perfettade su divinu Messia.

Siadenos avvocada…

Portu de salvazione,cittade de sicuresacontr’ a sa nostra fralesa;tenet consolazionechie cun devozionesos sospiros bos inviat.

Siadenos avvocada…

De sa vida e de sa mortesas giaes azis in manu,pro cussu ogni cristianubos giamat cun coro fortee li mudades sa sorte,lu colmades de allegria.

Siadenos avvocada…

Cando in mortale fastizubos giamat cuddu affligidu,già prontamente s’at biduresuscitadu su fizu,appaghende ogni disizu,iscansende ogni agonia.

Siadenos avvocada…

Cun su coro umiliadubos supplicat fervorosa,muda cudda trist’ isposachi devota s’est portadaa sos pes bostros prostada:sana in s’istante s’idiat.

Siadenos avvocada…

Benignamente iscultadeschie bos at invocadu,e prontamente sanadudae sas infermidades

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afflittu lu consoladespro sa sua pregadoria.

Siadenos avvocada…

Nessunu bos at giamaduin custa valle de piantuchi non siat cun ispantudae bois consoladu,sentendesi aggrassiadude cantu a bois pediat.

Siadenos avvocada…

Annos sunu già treghentoschi bos mustrezis Segnora,benefichende a dogn’ oracun mirabiles portentos,faghende tottu cuntentossos zittadinos de Andria.

Siadenos avvocada…

Titulu de grand’ onorebos desit s’Onnipotente,ca dae bois prontamentes’alcansat ogni favore,s’iscansat ogni dolore,s’ottenet ogni grassia.

Siadenos avvocada…

Bos supplicamus Segnoracun profunda umilidadepro ch’ in dogni avversidadenos siedas protettora,in vida e morte ancorasiedas clemente e pia.

Siadenos avvocada…

Sutta su mantu sacraduaccoglide custa zentechi bos donat pro presentecustu coro umiliadu,

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cun giubilu cunsertadue suave melodia.

Siadenos avvocada,miraculosa Maria.

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II4

(Testo presente nelle raccolte Calvisi, Bulloni e in fogli sciolti)

De Cristos mistica isposa,celestiale Segnora,siadenos protettora,Virgine miraculosa.

Nada d’istirpe reale,de David fiza diletta,mirabilmente cuncettasenza culpa originale,de Cades palma immortale,de Gerico eterna rosa.

Siadenos protettora…

De donos senza misuras’Eternu a bois dotesit,chi suprema bos criesitsubra d’ogni criatura,che virgine sa pius pura,che mama sa pius dizzosa.

Siadenos protettora…

Sezis divinu abitaculu,de ogni grassia funtanae cun rejone bos nanaReina de su Meraculu,d’Aronne floridu bacculu,de virtude portentosa.

Siadenos protettora…

Sezis desizadu portuin s’agitadu oceanu,ue dogni cristianuincontrat solu accunortu,ue bastante cunfortutenet ogn’ alma penosa.

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4 Autore Ciriaco Mundanu, 1890.

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Siadenos protettora…

Già dae seculos remotossun immensos sos favoresfattos a sos peccadoreschi bos acclaman devotos,esaudinde sos votoscun forza misteriosa.

Siadenos protettora…

Muda cudda mama afflittafit già su decimu mesee bos benit fin’ a pesecun s’isposu, poveritta,dimandendebos cuntrittauna grassia piedosa.

Siadenos protettora…

Costante sempre che roccanon lassat de bos giamare,non potende faeddarecun su coro bos invocat:appenas s’altare toccatfaeddat, sana e festosa.

Siadenos protettora…

Cuddu babbu isfortunaduchi fizos no li campana,da una terra lontanaat a Bois supplicadu,e bidu s’est circundadud’una prole numerosa.

Siadenos protettora…

Mirade benignamente,taumaturga Reina,canta perversa dottrinaturbat s’edade presente:mustrade maternamentesa via pius luminosa.

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Siadenos protettora…

Dae s’amenu orizontemustrade s’alta potenzia,abbattide s’insolenziade su superbu Acheronte,tales chi s’infame frontecurvet bassa e birgonzosa.

Siadenos protettora…

Cun astuzia disumanaSatanassu iradu tentat,e cun mill’ artes tormentatcusta frale istirpe umana:fachide chi siat vanaogn’ arte sua ingannosa.

Siadenos protettora…

Contritos, umiliadosbos pregamus cun fervore:dissipade ogni errorechi nos tenet traviados,guidadenos salvadosin sa vida vittoriosa.

Siadenos protettora…

In s’altu soliu divinude sa mistica zittadesas preces nostras portadea su Deus unu e trinu,donade a dogni mischinus’alta patria gloriosa.

In custa valle affannosade sa vida in s’ultim’ ora,siadenos protettora,Virgine miraculosa.

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III(Testo presente nella raccolta Bulloni)

Viva istella luminosade s’universu allegria,preca pro nois, Maria,Virgine miraculosa.

In custa bella collinases de grazias ricca fonte,tra chelu e terra ponteregnas in Bitti Reina,da su monte a sa marinat’invocamus portentosa.

Preca pro nois, Maria…

De sos profetas disizu,de sos patriarcas brama,salve, affettuosa mama!fragrante candidu lizu,de Gesus, s’eternu fizu,mama, fiza amada isposa.

Preca pro nois, Maria…

In su diluviu fatalearca de Noè sicura,figurada in s’iscritturain cudda Ester regale,de s’Oloferne infernaleGiuditta vittoriosa.

Preca pro nois, Maria…

Cand’ ispuntat s’auroracantat sa soverania,cun suave melodiati ripetit a dogn’ ora:«O suprema imperadora,de Gerico bella rosa».

Preca pro nois, Maria…

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Cando su sole brillantedeclinat a tramuntana,a tie, gemma galana,preziosu diamante,ti saludat esultante:«Palma de Cades maestosa!»

Preca pro nois, Maria…

Perla fine orientale,de sas virgines oraculu,Reina de su meraculu,rimediu in dogni male,virga forte celestialed’Aronne e Mosè famosa.

Preca pro nois, Maria…

De David arpa dilettachi sanas ogni tristesa,sempre a chelu protesade Giacob iscala eretta,Immaculada Cuncetta,de Anna fiza dizzosa.

Preca pro nois, Maria…

De Iesse planta fioridain custa valle de piantusutta su maternu mantudifendenos in sa vidae in s’ultima partidanos accumpagna a sa losa.

Preca pro nois, Maria…

Comente sa peregrinaprontamente as risanaducando s’altare at toccaducun sa fiducia divina,s’anima nostra mischinanos salva, mama piedosa.

Preca pro nois, Maria…

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A su celeste bambinuchi tantu benigna mostrassas affliziones nostraspresentali de continue a su portu divinunos ghia, columba ermosa.

Preca pro nois, Maria…

In sa virginale mentecunserva custos devotoschi cun generosos votost’an fattu templu eminente,pro ch’ in su tempus venientet’onorent, mama amorosa.

Preca pro nois, Maria…

Prostrados ti supplicamuspro tottu sos peccadores,in sos umanos errores,mama pia, t’invocamus,sa patria suspiramuspro ti ‘ider gloriosa.

Cantemus sa prodigiosatottus cantos a porfia,preca pro nois, Maria,Virgine miraculosa.

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A Nostra Segnora ‘e Bonu Caminu (terza domenica di settembre)

I(Testo presente nelle raccolte Calvisi, Bulloni e in fogli sciolti)

Cun celeste risplendoreses in soliu divinu,Virgin’ e Bonu Caminughia de su peccadore.

Ses mama pia e clemente,de sas virgines Reina,efficace meighinapro s’afflittu paziente,Virgine dulce e potentepro su tristu viadore.

Virgin’ e Bonu Caminu…

Ses cunfortu poderosude s’anima traviada,dae ognunu invocadacontr’ a Satana orgogliosu,chi solet invidiosupervertire ogni candore.

Virgin’ e Bonu Caminu…

S’infelice navigantechi bramat su caru portubidendesi mesu mortuin s’unda tumultuante,tenet salvesa in s’istantesi t’invocat cun fervore.

Virgin’ e Bonu Caminu…

Ses s’astru pius lughentein su mundu burrascosu,ses su faru luminosughia de s’afflitta zente,cun manu dulce e potentecalmas tue ogni dolore.

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Virgin’ e Bonu Caminu…

S’affannosu peregrinu,in aspra via penende,a tie sola invochendetorrat a bellu caminu,disposta a dare continubrazzu a mannos e minores.

Virgin’ e Bonu Caminu…

Ses tue fiza dilettade sa Santa Trinidade,mama de s’Immensidade,isposa sa pius perfetta,de su Re de sos profetasdivinu lustru e onore.

Virgin’ e Bonu Caminu…

In s’alta protezionenois fidamus, Segnora:liberanos a dogn’ orad’ogni mala tentazionee in dogni occasionedifendenos cun amore.

Virgin’ e Bonu Caminu…

Mira, Segnora, sos malesde custa ispinosa terra,ue terribile gherramovet su serpe infernale:faghe tue in modu talechi perdat briu e valore.

Virgin’ e Bonu Caminu…

Ave Segnora, ti namuscun coro umile e devotu,de sos peccadores tottuprotettora ti giamamus,faghe chi bincher potamussu satanicu furore.

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Virgin’ e Bonu Caminu…

Già chi nois como tantupotente ti connoschimus,una grazia ti pedimus:accoglinos in su mantu,raccumandanos intantua su divinu favore.

Tene luntanu s’erroredae s’omine mischinu,Virgin’ e Bonu Caminughia de su peccadore.

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II(Testo presente nelle raccolte Calvisi e Bulloni)

Già chi ses miraculosamama de su Verbu divinu,attendenos piedosaMaria de Bonu Caminu.

Ses mama consoladorachi disterrat sa tristura,in sa notte pius oscurases bella, clara aurora,d’affliggidos protettorain dogni malu destinu.

Attendenos piedosa…

Ses istella de su mare,de Gesus mama divina,de chelu e terra Reinasupra tottu singulare,mama digna de laudarecun cantigu peregrinu.

Attendenos piedosa…

Bos invocat, o Segnora,su poveru navigante,su dudosu, su errantechi bos giamat protettora,bos invocat difensorasu poveru peregrinu.

Attendenos piedosa…

Dogni generazionechi bos acclamat, dizzosa,sende sa prus portentosa,digna d’ammirazione,digna d’adorazionedae ogni serafinu.

Attendidenos Segnora,Maria de bonu caminu.

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A Santu Franziscu (4 ottobre)

I(Testo presente nelle raccolte Calvisi, Bulloni e in fogli sciolti)

Padre de esemplu tantuch’ a tantos fizos as dadu,umile Franziscu Santusiades nostru avvocadu.

Sezis caminu divinude s’afflittu peccadore,in forma de serafinubos apparet su Segnore,de celeste risplendorebos lassesit infiammadu.

Umile Franziscu Santu…

Sezis verdaderu sole,istella lughente e luna,sezis veru risplendorede tottu umana natura,sezis pura criaturade Cristos crucificadu.

Umile Franziscu Santu…

Padre de riccos favores,de minores fundamentu,amparu de peccadores,de sos demonios tormentu,de sos anghelos cuntentu,de Cristos innammoradu.

Umile Franziscu Santu…

Sas chimbe piagas sacradasde su Re de s’alta gloriain bois sun rinnovadasa perpetua memoriapro sa vida transitoria:sezis in chelu esaltadu.

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Umile Franziscu Santu…

Sos chi bos ana serviduin sa santa religionetenzan a Cristos uniducun tottu sa passionepro lis dare remissionede ogni culpa e peccadu.

Umile Franziscu Santu…

Cun sos benujos in terrabos pregan, padre eccellente:liberadenos de gherrae de morte de repente,de pustis eternamentedadenos gosu sobradu.

Umile Franziscu Santu…

Sos marineris chi passanin su mare in tempestadein bois sempre alcansanportu de sicuridade:dade ghia e libertadea s’isclavu e tribuladu.

Umile Franziscu Santu…

Assistide sas parterasin cuddu estremu dolore,isolvide sas cadenasde sos chi son in prejone,dade consolazionea su ch’ est isconsoladu.

Umile Franziscu Santu…

Sos de custa cunfrariachi bos portan su cordonebos pregan pro amore ebbiachi appan santisfazionesu chi santu padre ponetde su peccadu attaccadu.

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Umile Franziscu Santu…

Pienu de divinu amore,padre de benignidade,de su peccadu ed erroreperdonu nos alcansade,a sos devotos lis dadesu chi bos ana pregadu.

Sezis su veru retrattude Cristos crucificadu,umile Franziscu Santusiades nostru avvocadu.

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(Testo presente nella raccolta Bulloni)

Dessu misticu Arbòrefruttuosa e ricca nae:Santu Franziscu, nor dae“paghe e bene” e santu amore.

Pro mustrare su caminuchi Gristos at inzolau,Franziscu ses mandaudae Deus unu e trinu,de Gristos in su zardinuses naschidu elettu frore.

Santu Franziscu, nor dae…

Fit tempus de tribuliachi t’at dadu su natale,pro sanare tantu malebenis, secundu Messia;chei s’ozu de s’oliatue das luche e calore.

Santu Franziscu, nor dae…

Dae su primu mamentua Zesusu ses simile,ind’ una istalla umileas appiu naschimentu,ti pones pro fundamentusa vida de su Segnore.

Santu Franziscu, nor dae…

Ma in Santu Damianuti faveddat Zesù Gristu:«lassa custu mundu tristu,salva su genere umanu».Ass’amore soberanu

243Gosos

5 Gosos in limbazu nugoresu, fattor dae su pride Franziscu Lostia de Oroteddi.2/8/1956, festa de su perdonu de Assisi.

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ti cussacras chin ardore.Santu Franziscu, nor dae…

Pro sa santa relizioneabbandonas cumpanzias,ricchesas e allegriaschin sas vanas passiones;contr’ a babbu Bernardonesu piscamu ar defessore.

Santu Franziscu, nor dae…

Er Zesusu chi t’imbiatpro ti fagher sos balanzos,muttir doichi cumpanzosassa bida santa e pia:fundas una cunfrariad’umiles frader minores.

Santu Franziscu, nor dae…

Su pontifice romanuin su sonnu ti bidiatsor muros de sa cresiamantenende in Lateranu;su chelu t’at dadu manupro ‘nche benner binchidore.

Santu Franziscu, nor dae…

Sos puzones dess’agherat’iscurtana preicande,e andas ammasetandede su buscu cudda fera;sa ruche mustras panderacontr’ ass’infernale errore.

Santu Franziscu, nor dae…

Assu mundu facher gherra,Gristos amande a deliriu;pro rezzire su martiriuchircas sas paganas terras,ma assas nadias serras

244 Gosos

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‘nche ghiras preicadore.Santu Franziscu, nor dae…

Dae sa nobilidadesi ‘nche fughit Santa Crara,chircande sa prenda rarat’addobiat comente frade,tue de sa Trinidademustras s’eternu lucore.

Santu Franziscu, nor dae…

Nostra Segnora Mariat’at meritau, pro donu,“de Assisi su perdonu”assa tua cufraria,e ghirat da s’inganniapentiu su peccadore.

Santu Franziscu, nor dae…

De Cristos sichis s’orminatra montes e roccas rudes,sar framas de gioventudedomas in mesu de ispinas,pro sas grassias divinassu rubu bestis de frores.

Santu Franziscu, nor dae…

In sor buscos e canalesde s’Alvernia in sas alturaspedis eterna pasturapro sos poveros mortales,e de Cristos sos sinzalesrezzis tra milli lampores.

Santu Franziscu, nor dae…

E crumpis sa passionecantande in puntu e morteat Assisi in bona sortesa tua orassione;como custa nassione

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ti connoschet protettore.Santu Franziscu, nor dae…

De sa terra ‘e sos nurachesfache a Cristos su sacrariue da custu santuariutra sos montes e fundachesassos sardos dias pache,o Santu mereschidore.

Santu Franziscu, nor dae…

O prus santu tra sos Santostene a contu sos devotoschi ti battini sor votoso t’offerini sos prantos,remedia a tottu cantossa margura e su dolore.

Santu Franziscu, nor dae…

Tene allargu sas tempestas,sor dannosos temporales,sar rughinas e sor males,tottu sar gherras funestas,d’abbundanzia facan festassu massaju e su pastore.

Santu Franziscu, nor dae…

Tottu potana lograresu chi juchene in su coro,ch’ in sa bidda de Nugorotottur benzana a pregare:a sar festas tott’ imparetorren fachendeti onore.

Santu Franziscu, nor dae…

Su cumandu a nos amare,su saludu “pache e bene”da mont’ Arbu a s’Ortobenee su monte de Gonare,dae sa terra e dae su mare

246 Gosos

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bolen assu Redentore.Ser de Gristos bandidore,de sa cresia forte trae:Santu Franziscu, nor dae“paghe e bene” e santu amore.

247Gosos

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A Santa Soffia (seconda domenica di ottobre)(Testo presente nella raccolta Calvisi)

Ses a sa ‘oghe divinafidele e corrispondente,Soffia pro nois imploragrazias de s’onnipotente.

Nere est innamoradude tue candida rosa,onores de vera isposat’at offertu e presentadu,pattu unicu dimandadupro una paghe permanente.

Soffia pro nois implora…

Ca sa manu l’as negadut’at in prejone portadae suffris umiliada;pro s’eternu Redentoresu terrenu imperadorericusas costantemente.

Soffia pro nois implora…

Custa eroica firmesati costat sambene e vida,ti presentas a s’isfidacun coraggiu e fortilesa,virginidade e puresadifendes mirabilmente.

Soffia pro nois implora…

E non t’ispantan sas cadenase fragellos inumanos,sas freccias de sos tiranosdivinamente refrenas:ind’ unu mare de penasispiras, columba innozente.

Soffia pro nois implora…

248 Gosos

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Appenas t’an interraducun segreta diligenzia,pro divina providenziasu corpus s’est incontradu,su sambene at dimustraduvariedade surprendente.

Soffia pro nois implora…

Su nomen tuo famosuin breve s’est dilatadu,t’invocat s’isconsoladu,ti consultat su dutosu,cunvertis in veru gosusu prus funestu accidente.

De s’inimigu infernaledifendenos fortemente,Soffia pro nois imploragrassias de s’onnipotente.

249Gosos

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A sa Beata Vergine ‘e Bonaera (seconda domenica di ottobre)(Testo presente nelle raccolte Calvisi, Bulloni e in fogli sciolti)

In su divinu tribunalesiadenos protettora,de Bonaera Segnoraremediade sos males.

Maria, fiza dilettade s’Onnipotete trinue de su Verbu divinu,ses pura mama concetta,ses casta virgine nettade sa culpa originale.

De Bonaera Segnora…

Ses casta virgine purad’originale peccatu,sa potenzia t’at datusu Supremu de s’altura,grazias senza misuratenes cun donos totales.

De Bonaera Segnora…

Sa celeste imperadoras’incaminat a su marecun su fizu a liberareogn’ anima peccadorache rutilante aurorachi ghiat ogni mortale.

De Bonaera Segnora…

A mesanotte isportadas’onnipotente Reinas’aera at mutadu grima,sa tempesta est reparada,sas undas sun applacadasde su grande temporale.

De Bonaera Segnora…

250 Gosos

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In s’abba naufraganteapplacada est sa tempesta,reparas cun manu destrasas undas esorbitantesca a dogni naviganteses mama ispirituale.

De Bonaera Segnora…

Ghias dogni bastimentusende su mare agitadu,sos chelos as istelladudae s’altu firmamentu,reparadu as d’ogni ventude sa tempesta fatale.

De Bonaera Segnora…

Miraculos evidentesas fattu in terra e in mare,accudit a t’incontrareinnumerabile gente,ma sa grazia solamentea sos padres mercediales.

De Bonaera Segnora…

No appende iscrizionesu nomen tou assentadu,a su celeste retrattuBonaera li disponen,portada in devozionea su cumbentu reale.

De Bonaera Segnora…

Mutadu at grima s’aeradae cattiva esaladae pro cussu ses giamadaReina de Bonaera,capitana e marinerade barca fundamentale.

De Bonaera Segnora…

251Gosos

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Remediu pro lis daret’invocan ogni mamentu,mudos senza intendimentufaghes in s’attu faeddare,toppos senza caminarecuras senza ispeziale.

De Bonaera Segnora…

In necessidade estremat’invocan sas partorentes,sun salvadas prontamentede sas affannosas penassas prus preziosas gemmasde su Re celestiale.

De Bonaera Segnora…

Reina tantu eccellenteinter tottu sas reinas,de sos males meighinachi curas perfettamente,imperatrice potentede sa corte celestiale.

De Bonaera Segnora…

Mama de sos affligidos,s’universale barchera,dimandan ghia liberaparaliticos, bandidos,sos prus coros induridosaccudin pro t’adorare.

De Bonaera Segnora…

Su nomen tou reclamatin terra ogni passizerie ses de sos marinerissa potente soverana,ses cale guida, mama,portentos misteriales.

De Bonaera Segnora…

252 Gosos

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Ses cale, mama, guida,de sos fizos vigilanzia,in Maria est s’isperanziade nos consolare in vidae de s’eterna partida:tuta su fogu infernale.

De Bonaera Segnora…

Tuta s’infernale gherra,mama de summu regeluin s’altura e in su chelu,in s’altura e in sa terra,porta Maria non serrata s’anima liberale.

In s’altura celestialesu perdonu nos implora,de Bonaera Segnoraremediade sos males.

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A Babbu Mannu (terza domenica di ottobre)6

(Testo presente nella raccolta Calvisi e in fogli sciolti)

Cun fideles intenzionese cun tottu su esser meu,credo ind’ unu solu Deuin tres distintas persones.

Est unu Deus in essenzia,trinu in personalidade,uguale in majestadee gasi in s’onnipotenzia,uguale in s’eminenzia,uguales perfessiones.

Credo ind’ unu solu Deu…

Non tenet prioridadede tempus nen de naturapro chi est Deus in s’alturaente pro aseidade,a se e per se deidadedigna de adorassione.

Credo ind’ unu solu Deu…

Su Babbu est prinzipiu eternude sas atteras persones,sun uguales perfessiones,unu Deus sempiternu,causa prima e guvernude sas nostras aziones.

Credo ind’ unu solu Deu…

Istat su Babbu mirendesas suas perfessiones,sa segunda in sas personessemper istat ingendrende

254 Gosos

6 Custos gosos sunt istados cumpostos dae su dottu teologo Giuanne Arca de Bittie inoghe probanu dae s’annu 1545 a su 1588.

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transustanziales formendedivinas relaziones.

Credo ind’ unu solu Deu…

Ab eternu cun ispantusu Babbu ingendrat su Fizu,ambos cun summu cunsizuispiran s’Ispiritu Santu,dulce visu, suave incantud’increadas perfessiones.

Credo ind’ unu solu Deu…

Individua Trinidade,individu esser divinu,veru Deus unu e trinue trinu in summa unidade,semplicissima entidadein diversas cunceziones.

Credo ind’ unu solu Deu…

Infocados serafinos,rajos d’alta caridade,celebrade, celebradesos misterios divinos,sos portentos peregrinoscun mutuas acclamassiones.

Credo ind’ unu solu Deu…

Già chi cattolicu sesecree senza imbargu nessunusu Deus ch’ est trinu e unu,est tambene ind’ unu tres,sa cattolica fide et lesmandat custas professiones.

Credo ind’ unu solu Deu…

Padre trinu onnipotente,Verbu eternu salvadore,Ispiritu Santu d’amore,fiamma accesa perpetuamente,

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dade a custa ‘ostra zentedivinas ispirassiones.

Credo ind’ unu solu Deu…

Alta, divina potenzia,profundamente t’adoro,a tie do mente e corocun firmissima credenzia,indivisibile essenzia,o summa perfessione.

Credo ind’ unu solu Deu…

Già chi cun devotu cantuclamat su nostru disizu,in nomen de Babbu e Fizue de s’Ispiritu Santumandadenos intertantudivinas consolassiones.

De tottu sas nazionessezis consolu e recreu,credo ind’ unu solu Deuin tres distintas persones.

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A Nostra Segnora ‘e sa Defessa (quarta domenica di ottobre)

I(Testo presente nelle raccolte Calvisi e Bulloni)

De su chelu sos favoresliberale nos dispensa:Reina de sa Defensaampara su peccadore.

Ses Reina de piedade,ghia de sos afflittos, mama,in su chelu eterna famati pubblican generale:a tottu de ogni maledefende cun vivu amore.

Reina de sa Defensa…

Mama de vida e dulzurae d’isperanzia piena,de sa culpa e de sa penaperdonu nos assicura,pro ch’ in sa gloria venturagosemus su Criadore.

Reina de sa Defensa…

A sos tristos disterradosin custa valle de piantugrazias nos cuncedi tantuchi restemus consoladose de pustis collocadosin sa patria superiore.

Reina de sa Defensa…

Ave Giuditta valorosa,de sas animas amparu,de su Oloferne avarudestriera vittoriosa:salva s’anima dizzosade s’infernale furore.

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Reina de sa Defensa…

In su tempestosu marede su peccadu annegadossupplicamus umiliadossa manu nos cherzas daree in postu assicurarede perdonu cun fervore.

Reina de sa Defensa…

Mira, benigna Segnora,sos peccadores cuntrittos,alleviu de sos afflittosses mama consoladora:cuncede, bella aurora,de sas grassias su lugore.

Reina de sa defensa…

Mama vera de piedade,a s’anima senza fruttudali su salvaconduttude virtude e santidade,dali segura amistadecun su amante Redentore.

Reina de sa Defensaampara su peccadore.

258 Gosos

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II(Testo presente nella raccolta Bulloni)

In s’ora de s’agoniamira a nois cun amore:ampara a nois, Maria,difende su peccadore.

Virgine privilegiadade s’altu Verbu divinu,vera ghia, lughe e caminude s’anima tribuladases Virgine immaculadamama de su Redentore.

Ampara a nois, Maria…

De sos Santos ornamentu,de sos anghelos patrona,de! cun fervore matrona,gloria de su firmamentu,de patriarcas cuntentu,gloria de sos cunfessores.

Ampara a nois, Maria…

De sos anghelos Reinae de sos Santos Segnora,de omines protettora,de tesoros ricca mina,dispensadora divinade grazias e favores.

Ampara a nois, Maria…

De s’anima penitenteses consolu e allegria,ses caminu e beadiade sa prus confusa mente,mama piedosa e clementeses tue digna de amore.

Ampara a nois, Maria…

259Gosos

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Est mama de Deus Mariasa Defessa intituladapro esser issa avvocada:difende s’anima miain s’ora de s’agoniade s’inimigu traitore.

Ampara a nois, Maria…

Ses sa nostra intercessora,de su chelu sa bellesa,celestiale princesade su mundu regnadora,de sa morte in s’ultim’ oracuncedinos su favore.

Ampara a nois, Maria…

O Virgine prodigiosa,a sos divotos alcansafirma fide e isperanza,caridade fervorosa,penitenzia fruttuosade sas culpas ed errores.

De su chelu s’ermosura,de su mundu su primore,ampara a nois, Maria,difende su peccadore.

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A Nostra Segnora ‘e sas Grassas (21 novembre)

I(Testo presente nelle raccolte Calvisi e Bulloni)

Benner, mama, bos bidimuslughente cale aurora:grazias damus e pedimus,grazias, de Grazias Segnora.

Tesoro occultu e sacradubos veneran e predicats’iscrittura, bos pubblicanchi sezis mare pienadude ogni bene ch’ azis dadue nos dades a dogn’ ora.

Grazias damus e pedimus…

Cussu retrattu divinuest fattu senza ugualepro su mundu universaledae pinzellu peregrinu,ammiradu est su pius finude arte superiora.

Grazias damus e pedimus…

In annos calamitosospienos de grande agoniabenides, vera allegria,cun ojos bellos piedosos:a sos chi benin ghesciosossiades consoladora.

Grazias damus e pedimus…

Ligades sas voluntades,innamorades sa zente,sempre pia e clementea dogn’ ora nos mirades,cun grazias cumpensadessas visitas, o amadora.

261Gosos

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Grazias damus e pedimus…

Tue ses portu securuin su tempestosu mare,ses porta celestialee centru d’amore puru,ti figurat forte murusa sapienzia ancora.

Grazias damus e pedimus…

In cussu ermosu sacrariu,sutta cristallu e cortina,cun assistenzia divinarestas de grazias summariu,singulare santuariue de Bitti protettora.

Grazias damus e pedimus…

Grazias rezzin sos dolentes,grazias rezzin sos sanos,sas grazias t’andan in manoscun prodigios evidentes,mannos, pizzinnos, ausentesfavoris, bella aurora.

Grazias damus e pedimus…

Sa divina onnipotenziacontr’ a nois indignadala placas, l’as disarmadacun sollecita frequenzia:ses mama de sa clemenziain sa patria triunfadora.

Grazias damus e pedimus…

Dae tottu sa Sardignat’offerin riccos tesoros,chie non podet sos corosti raccumandat o impignat:o mama dulce e benigna,perdonu dona e implora.

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Grazias damus e pedimus…

Bidimus, Segnora amada,chi benides novamentee miraculosamenterestades bene agattada,dae tottus veneradapro unica difensora.

Grazias damus e pedimus…

Custos maternos affettosch’ in su pettus inserradescun nois los dimustrades,fizos vostros predilettos:pro chi siamus perfettos,su coro nostru infervora.

Grazias damus e pedimus…

Già chi tantu nos amadese gasi nos favorides,sos devotos accoglidesutta su mantu e salvade,e pustis los trasportadea su Sion, coronadora.

A bois sempre accudimus,o de grazias dispensadora,grazias damus e pedimus,grazias, de Grazias Segnora.

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A Sant’ Antiocu (seconda domenica di novembre)

I(Testo presente nella raccolta Calvisi e in fogli sciolti)

Palma de tantu valorede firma fide cumprida,meicu santu de vida,Sant’ Antiocu dottore.

In Calabria abitendefis perfettu cristianu,s’imperadore regnendecrudele Dioclezianu,chi fit su pius tiranucontr’ a Cristos Redentore.

Meicu santu de vida…

Fistis de sas meighinasmeicu in tottu sos males,fachende curas divinas,sanende piagas mortales,curende infirmidadescun caridade e amore.

Meicu santu de vida…

S’imperadore crudeles’idolatru Adrianu,rabbiosu e infidelepersighit su cristianu,forzende in modu inumanuchi neghet su Criadore.

Meicu santu de vida…

Medas tormentos ti desitpro ti fagher idolatrare,a su fogu ti bettesitpro ti fagher brujare:restas, in tantu penare,illesu senza dolore.

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Meicu santu de vida…

Sos idolos ti mustresinpro los poder adorare,dispressiados istesinsenza los cherrer miraree los fattestis istareconfusos cun disonore.

Meicu santu de vida…

Tottu allegros e cuntentossos inimigos ti desinsos pius crudeles tormentos:a leones ti bettesin,ma custos ti rispettesinpro grazia de su Segnore.

Meicu santu de vida…

Pustis chi tantos turmentoscun costanzia as superadu,sos barbaros, non cuntentos,in esiliu t’an mandadu,ind’ un’ischiffu bettaduti an a mare cun furore.

Meicu santu de vida…

Senza aiutu e forza umanapartis allegru e festosupro defender coraggiosus’alma fide cristiana:in s’isula Sulcitanati portesit su Segnore.

Meicu santu de vida…

Zegos e istroppiadosd’ogni male differentet’invocan continuamentea sos pes umiliadose sinde partin sanadospro singulare favore.

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Meicu santu de vida…

Già ch’ in sa corte celesteses Antiocu potente,de famene, abbas e pestelibera tottu sa zente,faghe chi su penitentelu perdonet su Segnore.

Meicu santu de vida,Sant’ Antiocu dottore.

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II(Testo presente nelle raccolte Calvisi e Bulloni)

Terrore de su paganu,de s’ecclesia santa onore,meicu santu de vida,Sant’ Antiocu dottore.

Ses naschidu in s’orientedae mama cristianach’ affrontat s’ira pagana,bos educat santamente,comente sole lughentepienu de isplendore.

Meicu santu de vida…

Pro medas ch’ an abbrazzadusa cristiana religione,crudele persicuzionecontr’ a tie at decretadue cumandat ch’ arrestadubenzas dae s’imperadore.

Meicu santu de vida…

Bidendebos meda fortee in sa fide costante,preparat su dominanteduros tormentos e morte,però non tenet sa sortede essire binchidore.

Meicu santu de vida…

Pro offerrer incensu impuruin tempiu de sos paganosportan, ma non son seguros,idolos meda ma vanos:cun medios soveranosdestrues, pienu de orrore.

Meicu santu de vida…

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Adrianu atterrizadude tantos bostros portentoscambiat luego pensamentos,bos mandat esiliadu:ind’ un’ischiffu bettadut’an a mare cun fervore.

Meicu santu de vida…

S’inicuu presidentede Casteddu relazionetenet de sa religionech’ imparades a sa zentee cheret chi prontamentebos arresten cun furore.

Meicu santu de vida…

Cando sa turba insolentebides in sa grutta intrare,bos ponides a pregarea Deus onnipotente,grazias pro sa sarda zentedimandades cun fervore.

Meicu santu de vida…

In s’istante azis intesuuna ‘oghe dae chelu,ei sa turba cun regelubos incontrat ispiradu,pianghet e bos at abbrazzadu,li cambiat s’ira in amore.

Meicu santu de vida…

Cun miraculu plausibileazis sa vida agabadu,azis a Cristos guadagnadusa turba tantu terribilech’ in furia tantu orribilemandat su guvernadore.

Meicu santu de vida…

268 Gosos

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O martire sulcitanutant’ onoradu in sa terra,pustis in s’ultima gherranon bos invochen invanu,dae Deus soveranuimpretade su favore.

Terrore de su paganu,de s’ecclesia santa onore,meicu santu de vidaSant’ Antiocu dottore.

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A Santu Nicola (6 dicembre)(Testo presente nelle raccolte Calvisi e Bulloni)

Già chi sezis tantu amadudae Deus onnipotente,Santu Nicola avvocadusuccurride custa zente.

In Licia sezis naschidudae zente cristiana,azis bois abburridutottu sas ricchesas vanas,bellesa e pompas mundanasistimezis pro niente.

Santu Nicola avvocadu…

Esempiu de vida santamustrezis dae minoresicundu esplicat e cantats’iscrittura cun amore;sezis palma de valorech’ est naschida in s’oriente.

Santu Nicola avvocadu…

Una grande tempestadesusseghezis in su mare,passezis cun libertadesu golfu in su navigare,fatezis resuscitareunu mortu de repente.

Santu Nicola avvocadu…

A Palestina arribestisallegru e cuntentu tantue inie visitestissu Calvariu e logu santu,causestis meda ispantua tottu sos de occidente.

Santu Nicola avvocadu…

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De sa santa domeriafistis a Licia torradu,inie cun allegriabos an rezzidu e onoradu,bois bos sezis mustradusu piedosu e clemente.

Santu Nicola avvocadu…

Non cuntentu in cuss’ istantebi andezis cun amoreca Deus bos at giamadupro pontifice e pastore,l’at fattu s’altu Segnorepro miraculu evidente.

Santu Nicola avvocadu…

Movidu a furia tantasu re Dioclezianu,pro ‘ider sa vida santachi fattezis fittianu,cun modu tantu inumanubos arrestat prontamente.

Santu Nicola avvocadusuccurride custa zente.

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A Nostra Segnora ‘e sa Defessa che si venera in Gorofai (18 dicembre)

(Testo presente nelle raccolte Calvisi, Bulloni e in fogli sciolti)

Celestiale aurorade chelu e terra allegria,prega pro nois, Maria,de sa Defessa Segnora.

Arca inue s’inserresits’anzone divinu e puru,postu tranquillu e securuue Cristos s’incarnesit,arca chi pura restesitde sa culpa manzadora.

Prega pro nois, Maria…

Ite donu pellegrinu,ite grazias pius istragnasintrare in cussas intragnas,allattare in cussu sinus’eternu Verbu divinued esserli genitora.

Prega pro nois, Maria…

Ses cipressu virde, pinuin su Sionne esaltadu,ses cedru altu piantaduin su Libanu divinupro mustrare su caminua s’anima peccadora.

Prega pro nois, Maria…

Sende tantu sublimadain su celeste emisferiucun rajos de sant’ imperiuses Reina coronada,da s’Eternu preservadapura Virgine e decora.

Prega pro nois, Maria…

272 Gosos

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Ses funtana de piedade,de grazias rodeada,vasu celeste naradade s’eterna majestade,ses de s’alta Trinidadefiza, isposa e genitora.

Prega pro nois, Maria…

Palma cale pellegrina,de sos martires corona,deh! cun fervore matrona,de sas virgines Reina,sias de s’anima mischinaavvocada e defensora.

Prega pro nois, Maria…

Ses rosa cun meravigliain Gerico piantada,crede agonia dotadade su babbu eterna fiza,de grazias virde lizasos devotos a dogn’ ora.

Prega pro nois, Maria,de sa Defessa Segnora.

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A Santu Tomas (21 dicembre)(Testo presente nelle raccolte Calvisi e Bulloni)

Dae Cristos cun amoreelegidu e acclamadu,Toma apostulu sacradusias nostru intercessore.

De divinu amore azzesuin su sacru apostoladusu Nazarenu istimaducun valore azis difesu,de sos barbaros in mesulu sighis senza timore.

Toma apostulu sacradu…

Contr’ a s’ereticu feuintimas aspra battaglia,cando che forte muragliat’oppones arreu arreude sa fide cun recreu,de s’apostoladu onore.

Toma apostulu sacradu…

Manos, pedes e costadumustresit Cristos a tiepro fagher credere a miech’ isse fit resuscitadu:dubitende as colloccadusa fide senza timore.

Toma apostulu sacradu…

Armadu de fieru zelupro sa fide cristianasa provincia indianati destinesit su chelu,inie senza rezelupreigas su Redentore.

Toma apostulu sacradu…

274 Gosos

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Cun divina eloquenziasa fide b’as piantadu,a ischire lis as dadude Cristos s’eterna essenzia,mustrendebos a evidenziacun prodigios e favore.

Toma apostulu sacradu…

Partos, Medios e Ircanosti biden e ti rispettan,sos idulos tottu bettanpro si fagher cristianos,neghende a sos deos vanosincensu, cultu e onore.

Toma apostulu sacradu…

Dae tottus acclamadugiustu, saviu e prudente,in Calamina su reea morte t’at cundennadue pro cussu coronaduses in chelu cumprensore.

Toma apostulu sacradusias nostru intercessore.

275Gosos

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INDICE

RAIMONDO TURTAS

Le chiese di Bitti e Gorofai.Storia e documenti dal Medioevo fino ai nostri giorni pag. VII

GIOVANNI LUPINU

Lingua sarda e gosos LXXXVII

Nota al testo dei gosos CXVII

Chiese esistenti nel comune di Bitti CXIX

Chiese scomparse nel comune di Bitti CXLIII

Fonti documentarie pag. 3

Gosos 143

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Volumi pubblicati

SCRITTORI SARDI

1) Domenico Simon, Le piante, a cura di Giuseppe Marci2) Francesco Ignazio Mannu, Su patriota sardu a sos feudatarios, a cura

di Luciano Carta 3) Antonio Cano, Sa Vitta et sa Morte, et Passione de sanctu Gavinu,

Prothu et Januariu, a cura di Dino Manca4) Giuseppe Cossu, La coltivazione de’ gelsi e propagazione de’ filugelli in

Sardegna, a cura di Giuseppe Marci5) Proto Arca Sardo, De bello et interitu marchionis Oristanei, a cura di

Maria Teresa Laneri6) Salvatore Satta, L’autografo de Il giorno del giudizio, edizione critica

a cura di Giuseppe Marci7) Giuseppe Manno, Note sarde e ricordi, a cura di Aldo Accardo e

Giuseppe Ricuperati, edizione del testo di Eleonora Frongia8) Antonio Mura, Poesia ininterrompia e Campusantu marinu, a cura di

Duilio Caocci9) Giovanni Saragat, Guido Rey, Alpinismo a quattro mani, a cura di

Giuseppe Marci10) Giuseppe Todde, Scritti economici sulla Sardegna, edizione delle

opere a cura di Pietro Maurandi, testo a cura di Tiziana Deonette11) Giovanni Delogu Ibba, Index libri vitae, a cura di Giuseppe Marci12) Predu Mura, Sas poesias d’una bida, nuova edizione critica a cura di

Nicola Tanda con la collaborazione di Raffaella Lai13) Francisco de Vico, Historia general de la Isla y Reyno de Sardeña (7

voll.), a cura di Francesco Manconi, edizione di Marta GaliñanesGallén

14) Vincenzo Sulis, Autobiografia, edizione critica a cura di GiuseppeMarci, introduzione e note storiche di Leopoldo Ortu

15) Antonio Purqueddu, De su tesoru de sa Sardigna, a cura di Giusep-pe Marci

16) Sardus Fontana, Battesimo di fuoco, prefazione di Aldo Accardo,introduzione di Giuseppina Fois, edizione del testo a cura di Eleo-nora Frongia

17) Andrea Manca Dell’Arca, Agricoltura di Sardegna, a cura di Giusep-pe Marci

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18) Pietro Antonio Leo, Di alcuni antichi pregiudizii sulla così dettasarda intemperie e sulla malattia conosciuta con questo nome lezionefisico-medica, a cura di Giuseppe Marci, presentazione di AlessandroRiva e Giuseppe Dodero, profilo biografico di Pietro Leo Porcu

19) Sebastiano Satta, Leggendo ed annotando, edizione critica a cura diSimona Pilia

20) Il carteggio Farina - De Gubernatis (1870-1913), edizione critica acura di Dino Manca

21) Giovanni Arca, Barbaricinorum libelli, a cura di Maria Teresa Lane-ri, saggio introduttivo di Raimondo Turtas

22) Antonio Baccaredda, Vincenzo Sulis. Bozzetto storico, a cura di Simo-na Pilia, introduzione di Giuseppe Marci

23) Giovanni Saragat, Guido Rey, Famiglia alpinistica. Tipi e paesaggi,a cura di Giuseppe Marci, introduzione di Giuseppe Garimoldi

24) Efisio Marcialis, Vocabolari, a cura di Eleonora Frongia25) Grazia Deledda, Il ritorno del figlio, edizione critica a cura di Dino

Manca

TESTI E DOCUMENTI

1) Il libro sardo della confraternita dei disciplinati di Santa Croce diNuoro (XVI sec.), a cura di Giovanni Lupinu

2) Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, a cura di Maurizio Virdis3) Il Condaghe di San Michele di Salvennor, a cura di Paolo Manin-

chedda e Antonello Murtas4) Il Registro di San Pietro di Sorres, introduzione storica di Raimondo

Turtas, edizione critica a cura di Sara Silvia Piras e Gisa Dessì5) Innocenzo III e la Sardegna, a cura di Mauro G. Sanna6) Il Vangelo di San Matteo voltato in logudorese e cagliaritano, a cura di

Brigitta Petrovszki Lajszki e Giovanni Lupinu7) Il Condaghe di San Gavino, a cura di Giuseppe Meloni8) I Malaspina e la Sardegna, a cura di Alessandro Soddu

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