Testi e accordi di Kabaré Voltaire · PDF file(Io) mi piace ... blues insomma: quella...

13
Testi e accordi di Kabaré Voltaire (2003)

Transcript of Testi e accordi di Kabaré Voltaire · PDF file(Io) mi piace ... blues insomma: quella...

Testi e accordi

di

Kabaré Voltaire

(2003)

©www.kabarevoltaire.it album Kabaré Voltaire (2003)

2

I brani riportati provengono dall’album Kabaré Voltaire del 2003, scritto,

musicato e autoprodotto dai Kabaré Voltaire.

Potete ascoltare gratuitamente questi brani nella nostra pagina SoundCloud

(https://soundcloud.com/kabar-voltaire)

I brani, nel lontano 2003, erano stati eseguiti da questa formazione:

Andrea Bersellini: Voce

Marco Bersellini: chitarra

Maria Cristina Bonati: violino

Filippo Gardoni: Basso

Luca Maccanelli: batteria e cori

Tutte le canzoni erano state registrate e mixate da Enrico Bizzi.

Le pagine che seguono non costituiscono gli spartiti musicali depositati e sono da

considerarsi un’indicazione (per quanto approssimativa e piena di errori) che

permetta di suonare e accompagnare le nostre canzoni. Dopo il titolo di ogni

brano sono riportati gli autori di testo e musica ma il risultato finale di ogni brano

è frutto di un lavoro di arrangiamento che aveva coinvolto tutti i membri del

gruppo.

Tutti i diritti sono riservati ai Kabaré Voltaire e se copiate queste canzoni andate

all’inferno.

Indice

Volevo suonare la chitarra...........................3

1. Marì.........................................................5

2. Tango per te.............................................6

3. (le ultime pagine del) Don Chisciotte........7

4. L’orecchio di Van Gogh.............................8

5. Le lumache di Prévert...............................9

6. (Io) mi piace.............................................9

7. Cosa sei per me......................................10

8. Sherazade..............................................11

Quello che c’è dietro...................................12

©www.kabarevoltaire.it album Kabaré Voltaire (2003)

3

Volevo suonare la chitarra Scrivo questo libretto soprattutto per me.

Capisco che essere il principale destinatario di una cosa che stai scrivendo sia un po’ – come dire – autoreferenziale. Be’: intanto non sono l’unico in Italia a scrivere per sé, poi c’è una ragione precisa per questa scelta.

Prendiamola un po’ alla larga…

Quando avevo circa vent’anni e volevo diventare un chitarrista elettrico mi capitò di incontrare ad una festina un tale Alessandro che, armato di Gibson Les Paul, aveva la capacità, ai miei occhi di inesperto musicista, di improvvisare su qualsiasi base musicale. Al termine della festina mi gettai ai suoi piedi implorandolo di “insegnarmi la chitarra elettrica” (capirete: io suonavo da autodidatta la chitarra classica di mio fratello e riuscivo ad accompagnare Lebiondetreccegliocchiazzurreppoi e Lunghedirittacorrevalastrada e tutto quello che girava attorno al giro di do…).

Egli rispose che l’avrebbe fatto. In cambio di numerose birre naturalmente.

Nel giro di breve tempo Alessandro mi fece entrare nel meraviglioso mondo delle scale pentatoniche, dei riffettini buoni per tutte le stagioni, dell’improvvisazione blues insomma: quella che con tre accordi permette ai musicisti di suonare ore ed ore.

Imparai Sweet home Alabama, Sweet Home Chicago e tutta una serie di canzoni molto simili fra loro: la sensazione era un po’ quella di suonare sempre la solita roba ma io cominciavo a sentirmi un chitarrista elettrico.

Alessandro mi prestò anche una serie di libri che parlavano di tecnica musicale, che insegnavano i grandi brani della storia del rock.

Uno di questi libri aveva una dedica un po’ particolare: l’autore era un amico fraterno di Pat Metheny e, come dire, si vergognava un po’ di essersi dedicato alla didattica musicale invece di suonare e basta come l’amico. Il libro aveva questa dedica:

a Pat, che non ha mai avuto bisogno di un libro del genere

Improvvisamente mi resi conto che i musicisti suonano e basta e che lo sanno fare. Io invece leggevo o ripetevo meccanicamente una serie di movimenti sempre uguali.

Tutto il blues non mi serviva: quando mi trovavo a una festa la gente mi chiedeva di suonare Poster di Baglioni o Io vagabondo o Notte prima degli esami e io non ero in grado di accompagnarli. Avevo sempre bisogno di leggere gli accordi da qualche parte, avevo sempre bisogno di un libro.

Il massimo dell’imbarazzo capita quando la gente mi chiede di suonare una mia canzone. Anche in quel caso non mi ricordo gli accordi: i musicisti veri dicono che sono le mani a ricordarsi le posizioni, non la testa. Le mie mani, evidentemente, sono state troppo abituate a sfogliare.

Be’, tornando ai miei destini di chitarrista, era abbastanza evidente che non ero il solo ad avere la consapevolezza di non essere granché. Dopo che Alessandro mi sentì canticchiare una canzoncina per riscaldarmi un po’, mi mise davanti un microfono per cantare Sweet Home Alabama, Sweet Home Chicago etc. etc.

Gradualmente mi sfilarono di dosso la chitarra e mi piazzarono fisso al microfono: il resto lo sapete.

Quello che non sapete è che io sono un chitarrista. Un chitarrista un po’ particolare magari: uno che ha bisogno di un libro.

Ecco: come dicevo all’inizio, questo libro è soprattutto per me e per tutti quelli che hanno bisogno di leggere gli accordi per suonare le canzoni.

A me questo libriccino eviterà figure del tipo “ma non sai neanche suonare le tue canzoni?!?” e tutti i sospetti successivi: dal plagio (giustificatissimo) all’autore-ombra che scrive al posto mio.

A voi darà la possibilità di sfogliare un po’ dell’attività dei Kabaré Voltaire e, se volete, anche l’opportunità di sostituire ogni tanto La canzone del sole o Canzone per un’amica o Poster etc. etc. con qualcuno dei nostri brani.

Come vedrete, se escludiamo i brani scritti da mio fratello o quelli pesantemente ri-arrangiati dalla band, ruotano tutti attorno a tre-quattro accordi. Quando uno è un musicista limitato, in effetti, lo rimane per tutta la vita. Non è questa però la cosa

©www.kabarevoltaire.it album Kabaré Voltaire (2003)

4

importante: alla fine quei tre accordi mi servivano per dire alcune cose e, più o meno, credo di avercela fatta.

Spero che anche voi, suonando questi brani, possiate sentire quelle due o tre cose che dicevo: anche se, come me, avete bisogno di leggere per suonare; anche se, come me, non avete un minimo di orecchio per accompagnare una canzone; anche se, come me, ogni volta che suonate dentro di voi mandate a quel paese Pat Metheny.

A me rimane, come ultima cosa, quella di dedicare a qualcuno questo libretto. Allora anch’io posso fare come quell’autore sfigato e rendermi conto che, se ho cominciato a suonare e se mi sono dedicato a queste cose, è stato grazie ad una persona che ha condiviso con me questo percorso per molto tempo, sopportando il sottoscritto e le sue smanie autoriali, riuscendo ad ogni festa ad accompagnare qualsiasi tipo di canzone:

A Marco, che non ha mai avuto bisogno di questo libretto

Andrea

©www.kabarevoltaire.it album Kabaré Voltaire (2003)

5

Marì (testo A.Bersellini – musica M.Bersellini)

Intro: Sol- / Fa (Mi) / Do- / Re Fa Marì, Do- non sai che pena averti accanto Do-7 e già pensare a quante volte poi Re t'avrei rimpianto Fa Cherie, Do- amarsi è un gioco di passioni Do-7 bastava prendersi ogni colpa e darti Re tutte le ragioni Sol- 'ma passano – mi dissi – passano Fa Mi certi momenti di tristezza Do- sorvolano le nuvole Re come la brezza Sol- libero sentirsi libero Fa Mi è in fondo un po' saper giocare, Do- è piangersi un po' addosso Re#7 per poi farsi consolare...'

Marì, mi conto in tasca quel che resta fra le illusioni, le bottiglie e questo forte mal di testa eh sì, forse son quello che ha sbagliato ma avevo amore in abbondanza e trattenerlo era un peccato 'ma passano – mi dissi – passano anche le nuvole nel cielo si rompono di luce a volte anche in mezzo al nero e libero sentirsi libero le mani in tasca e passeggiare con la speranza assurda di evitare il temporale Marì, sai, t'ho cercato anche stasera la tua vicina poi mi ha detto che eri fuori ma rideva così, resto a aspettarti sconsolato come in quel disco di Bongusto, sai che non mi hai più ridato... 'ma passano – mi dissi – passano certi momenti di tristezza che spettinano testa e cuore come la brezza e libero sentirsi libero è un po' voler sottilizzare distinguere fra merda e semplice letame

©www.kabarevoltaire.it album Kabaré Voltaire (2003)

6

Tango per te (testo e musica di A.Bersellini)

Intro: Si- Mi- La Ho scritto un tango per te perché Si- Fa#- Mi- perché è la musica che ha più calore La quella che più di tutte si adatta Fa# alle stagioni del cuore Mi- La Tu che piangi di pioggia Si- Fa#- e ridi di raggi di sole Mi- La se ti sbuffa la gonna Fa# un sospiro di vento d'aprile Ho scritto un tango per te perché perché è la musica che ha più dolore quella che sola sa spargere sale sulle ferite del cuore E nei nostri silenzi tu restavi perplessa e pensosa con le labbra forate dalla spina di un gambo di rosa Mi- La Ho scritto un tango per te nella stanca illusione Si- che quest'ultimo giro di danza Sol potesse darmi la sensazione Fa# di riavvolgere il tempo che avanza

Mi- La fra tutti i passi intrecciati e sbagliati Si- fra piedi pestati a vicenda Sol Fa# Si- fosse nascosto alla fine il segreto del nostro casqué Mi- La Ho scritto un tango per te perché Si- Fa#- Mi- perché è la musica che ha più rancore La l'unica che fa flettere il corpo Fa# ai movimenti del cuore Mi- La Tu che guardi nel vuoto Si- Fa#- mentre scivoli e scarti di lato Mi- La poi ti lasci cadere Fa# fra le braccia di chi ti ha guidato Ho scritto un tango per te per lo sciocco motivo che quest'ultimo giro di danza potesse farmi sentire più vivo perché forse non vivo abbastanza fra tutti i passi imparati intrecciati e sbagliati fra cuori incrociati a vicenda fosse nascosto alla fine il segreto del nostro casqué La Ho scritto un tango per te Si- Sol perché più di tutte è la musica adatta Fa# Si- ai movimenti del nostro amor

©www.kabarevoltaire.it album Kabaré Voltaire (2003)

7

(Le ultime pagine del) Don Chisciotte (testo di A.Bersellini – musica di M.Bersellini)

Intro: Fa#- / Mi / Re / Mi Fa#- Mi Re Mi Ho combattuto i grattacieli come fossero mulini a vento Fa#- Mi Re Mi e adesso che sto per morire finalmente mi sento contento Fa#- Mi Re Mi perchè vi ho visto sparire dal viso quel sorriso che rassicura Fa#- Mi Re Mi ho capito che quando ero matto – forse – facevo meno paura Fa#- / Mi / Re / Do# (2x) Fa#- Mi Re Mi Ho combattuto il “sistema” armato solo della fantasia Fa#- Mi Re Mi personaggio d’un poema che ho trasformato nella vita mia Fa#- Mi Re Mi forse è più facile controllare chi, pazzo di vita, schiuma di rabbia Fa#- Mi Re Mi chi crede d’essere libero e invece ha solamente allargato la gabbia Fa#- Mi Re Do# Sancho mio Sancho – demone viaggiatore cos’è questa storia “mollare tutto e fare il pastore”? Sancho mio Sancho – con tutto quello che resta da fare vorrei avere il mio Ronzinante e come un tempo ancora gridare: Son Don Chisciotte il Re della Mancia e statevi attenti perché la mia Dulcinea non sa di guerre passioni dolori duelli di sangue che ho vinto per lei mentre da solo son qua a fare cabaret

El ingenioso hidalgo Don Quijote de la Mancha è giunto all’ultimo atto del suo spettacolo viaggiante, ai margini del letto sta il fedele Sancho Panza col quale ha condiviso le risate della gente... Matto è il nome di chi – gli dice – succhia alla vita come da un fiore matto è il nome di chi accende un fuoco scagliando un estintore Ho combattuto le strade, i volti falsi di mille cassieri taglienti come le spade, come gli assalti dei cavalieri matto è il nome di chi cede all'inganno del proprio cuore matto è il nome di chi ritorna savio nel giorno che muore Sancho mio Sancho demone viaggiatore hai proprio ragione il vero inganno è lasciarsi morire Sancho mio Sancho con tutto quello che resta da fare vorrei aprire ancora i miei occhi e come un tempo ancora sognare... Son Don Chisciotte...

©www.kabarevoltaire.it album Kabaré Voltaire (2003)

8

L’orecchio di Van Gogh (testo e musica di A.Bersellini)

intro: La Mi- Sol Re (2x) Mi- Guarda, che strana meraviglia Sol sembra una conchiglia Re ma non puoi sentirci il mare La Mi- anzi, se vorrai tenerla Sol lì vicino al cuore Si- Do Do Si (stop) ti potrà ascoltare lei quando vorrai La Mi- Guarda, questo panno rosso Sol Re è il colore più bello che posso mai fare La Mi- perché viene da me davvero Sol Si- Do Do Si (stop) stavolta ti giuro viene da dentro di me Mi Si- Fa#- Sol Perché stai urlando? Stai guardando il regalo più bello del mondo Mi Si- Fa#- Sol La perché stai piangendo? Non ti accorgi che sto sorridendo soltanto per te? Strum: La / Fa / Sol / La Mi- Guarda, sono come un magio Sol Re La questo sole è cometa impazzita nel cielo Mi- e un regalo è un ricordo soltanto Sol Si- è un modo un po' assurdo per dirti

Do Do Si che sono con te… Mi Si- Fa#- Sol Perché stai urlando? Stai guardando il regalo più bello del mondo Mi Si- Fa#- Sol perché stai piangendo? Non ti accorgi che sto sanguinando, svenendo, morendo La soltanto per te? Strum: La / Mi- / Sol / Re (2x) La Si Do Re Vincent che corre davanti alla porta La Si Do Re del bordello una donna lo guarda La Si Do Re Vincent a terra farfuglia parole La Si Do Re dalla testa gli escono i raggi del sole. (ad libitum)

©www.kabarevoltaire.it album Kabaré Voltaire (2003)

9

Le lumache di Prévert testo e musica di A.Bersellini

Re- sib fa sol Due lumache si misero in marcia per andare al funerale Re- sib fa la di una foglia amica morta durante un temporale Re- fa sib sol e partirono ch’era d’autunno e arrivarono ch’era di marzo Re- sib fa la che la morte era già più lontana e il dolore era scomparso Foglie nuove colori nuovi riempirono loro gli occhi e i cuori capirono in un istante che la vita va sempre avanti comunque fecero un sorriso largo come tutta una stagione quando riaprirono gli occhi autunno aveva già coperto il sole Le lumache guardarono il cielo nero sopra tutta la radura videro sbuffi di lampi ed ebbero paura le uccise una goccia di pioggia che cadde proprio su di loro da un albero scese una foglia come una coperta d’oro

(Io) Mi piace (testo di A.Bersellini – musica di M.Bersellini)

intro: Do#- / Mi / Sol# / Do#- Do#- Mi Sol# Do#- Mi piace rigirarmi dentro il letto la mattina Do#- Mi Sol# Do#- Come i bambini quando si ricordano che non c'è scuola Do#- Mi Fa# Sol# E stare a un raggio di finestra ad osservare Do#- Mi Sol# Do#- La danza multiforme della polvere che vola Mi piace constatare come l'erba si dia pena Di ricamar di crepe tutti i giorni il marciapiede E poi mi piace rifugiarmi nel consenso della gente Soprattutto quando proprio non capisco cosa chiede Mi piace, a me mi piace, io mi piace, mi piace a me mi pia (4x seguendo gli accordi della strofa) Mi piace al ristorante stare zitto ad ascoltare Il trillo tritonale dei nostri telefonini E poi mi piace ogni mattina alzarmi e bere un uovo crudo Pensando al fato triste e misterioso dei pulcini Mi piace ad ogni incontro fare in fretta ad arrivare Per poi trovare il modo d'annoiarmi nell'attesa Mi piace far notare a voi la tragica ironia Dei bimbi accoccolati nel carrello della spesa Mi piace, a me mi piace, io mi piace, mi piace a me mi pia (4x seguendo gli accordi della strofa)

©www.kabarevoltaire.it album Kabaré Voltaire (2003)

10

Cosa sei per me

(testo e musica di A.Bersellini) intro e riff: La- Mi- Do Si7 La- Mi- Do Si7 mi- si7 mi- Cosa sei per me non te lo posso dire si7 mi- e anche ammesso che possa non credo potresti capire la- sei troppo difficile da raccontare mi- è spiegare coi gesti l'odore del mare do si7 mi- cosa sei per me cosa sei per me Cosa sei per me, sei un giorno d'estate passato col naso puntato a annusare le margherite s'impiglia una nuvola sopra le ciglia poi scivola lungo la tua meraviglia cosa sei per me cosa sei per me Cosa sei per me, sei la pioggia sottile che lenta titilla con punte di spillo la terra d'aprile ed io dietro al vetro rimango a pensare al pianto di tanti colori colare cosa sei per me cosa sei per me Cosa sei per me, sei la musica strana che mi ronza e rimbomba le orecchie fin dalla mattina ti fischio fra i denti seduto in cucina comunque non riesco a tenerti lontana cosa sei per me, cosa sei per me si7 Cosa sei per me...

mi- si7 sei l'ultimo appello, la pioggia e l'ombrello, la carne e il coltello che taglia mi- sei la sveglia che suona al mattino la- sei il cammino e la fine del viaggio, mi- do si7 mi- il coraggio che manca alle sere di maggio cosa sei per me si7 cosa sei per me mi- non ce la posso fare si7 non te lo so spiegare (no chord) e poi non credo potresti capire la- sei tutte le cose che avevo da dire mi- sei l'unica cosa che avevo da fare do si7 mi- ecco cosa sei per me sei l'unica cosa che ho sempre da dire sei tutte le cose che ho ancora da fare ecco cosa sei per me Oči čёrnye, oči strastnye, (accordi della strofa) oči žgučie i prekrasnye, kak ljublju ja vas, kak bojus' ja vas, znat' uvidel vas ja v nedobryj čas. Och nie darom Ya, V'glubini očey Vižu traur v nich po duše moej, Ni vstretchalis bi, nie vlubilis bi, nie stra dalibi, nie razstalis bi.

©www.kabarevoltaire.it album Kabaré Voltaire (2003)

11

Sherazade testo e musica* di A.Bersellini

(riadattamento del valzer Benassù del m.° De Martino) Intro: Do- / Sol- / Do-/ Fa- / Do- / Fa- / La# /Do- / Fa- / Fa#-/ Sol- (2v.) Do- Sol- Do- Fa- Do- Fa- Le storie che racconti han qualcosa che non va La# Do- Fa- Fa# Sol- non finiscono, non concludono, mai con una verità Do- Sol- Do- Fa- Do- Fa- Son notti e notti insonni che io resto sempre qua La# Do- Fa- Fa# Sol- Questa favola, quella di noi due, dimmi come finirà La# Sol# Sol Sherazade Sherazade Sherazade Strum: Do- Sol Do- Sol Sib Sol# Sol Do- Fa- Sol# Sol Ascoltami, concedimi di dormire almeno un po’ Do- Fa- Sol# Sol come un gatto col muso nel sole al suono delle tue parole Do- Fa- Sol# Sol Ascoltami, raccontami questa notte che verrà Do- Sib Sol# Sol e le mille passate aggrappate all’attesa di quello che sarà Do- La# Sol# Sol Ah, Sherazade Sherazade Sherazade (2v.) Strum: Do La# Sol# Sol Do La# Sol# Sol Do- Sol ….(2 volte) poi Intro

©www.kabarevoltaire.it album Kabaré Voltaire (2003)

12

Quello che c’è dietro Alla fine poi, mettersi lì e trascrivere tutte le canzoni, mettere sopra le parole gli accordi belli in ordine, è un modo di riattraversare quei momenti strani in cui le canzoni nascono. Una nascita è sempre una nascita: una piccola sorpresa, qualcosa che non ti aspettavi e che prima non c’era. Scrivere queste canzoni per qualcun altro che forse le suonerà dovrebbe diventare anche un modo di condividere questa sorpresa.

Dirò allora che Tango per te è probabilmente una canzone antichissima che mi canticchiavo in macchina prima di mettermi sul serio a scrivere canzoni... Non so perché me la immaginavo in stile Paolo Conte, con un bel pianoforte sotto, e mentre me la cantavo pensavo che non sarei mai riuscito a scriverla e nessuno l’avrebbe ascoltata.

Le lumache invece sono nate davvero per caso, aprendo un libro di Prévert e trovandomi davanti alla Canzone delle lumache che vanno al funerale; quello che forse però nessuno sa è che pure L’orecchio di Van Gogh è tratta da una poesia di Prévert che – se non ricordo male – viene dallo stesso libro, che dovrebbe essere Parole. Io ero fermo lì sul balcone e continuavo a sfogliare questo libro cercando, ancora una volta, di rubare qualcosa perché era un sacco di tempo che non riuscivo più a scrivere canzoni. Anzi, per essere precisi, credevo che non sarei più riuscito a scriverne e che quello che avevo combinato era legato solo ad una serie di eventi fortunosi oppure al fatto che, dato che in macchina non avevo ancora l’autoradio, mi toccava canticchiarmi canzoni inventate. Adesso invece avevo l’autoradio e me ne stavo sul balcone e pensavo che non riuscivo a scrivere più niente di decente... Ecco: forse dentro all’Orecchio ci sono un po’ tutte queste cose, oltre alla scopiazzatura di Prévert, e la frustrazione di Vincent è un po’ anche la mia.

Le idee invece di Marì, Don Chisciotte e (Io) mi piace vengono da mio fratello Marco.

La più antica delle 3 è proprio l’ultima, che era un testo sul quale stavo lavorando per un brano in stile Bluvertigo o Soerba, per darvi un’idea (erano comunque gli anni ’90 del secolo scorso): Marco mi fece sentire il giro di Mi piace e io ci appiccicai sopra quelle parole là. Lui aveva un’idea molto precisa del folk che dovevamo fare e alla fine la cosa funzionava. Appena dopo venne Don Chisciotte, che era un giro abbastanza spagnoleggiante (ché i giri armonici spagnoleggianti alla fine son sempre quelli e a seconda di come li suoni sembrano flamenchi o Innuendo dei

Queen) sul quale lui cantava il ritornello (che è più o meno rimasto quello). Io, per scrivere un testo su Don Chisciotte, mi ero sfogliato il librone di Cervantes ed ero rimasto molto colpito dalla morte del protagonista, proprio nelle ultime pagine. Nella morte dell’hidalgo ci avevamo fatto finire dentro tutta la rabbia che girava nell’aria in quei mesi: la canzone era stata scritta poco tempo dopo i fatti di Genova del 2001 (è rimasto ancora il riferimento a Giuliani che “accende un fuoco scagliando un estintore”) e risultò invece sinistramente profetica del disastro delle Twin Towers l’11 settembre di quello stesso anno, tanto che per un po’ siamo stati incerti se cambiare o lasciare il primo verso della canzone.

Per Marì invece avevo dovuto scrivere tre versioni diverse. Marco, che aveva composto il brano e ne canticchiava dei pezzi che gli giravano in testa (ad esempio, il primo verso, oppure “passano, ti dissi passano” e la cosa di distinguere merda e letame...), voleva un pezzo leggero e io continuavo a presentare robe strappalacrime e angoscianti. Credo che buona parte della leggerezza di quel primo disco venisse proprio da questo salutare controllo di Marco nel non prendersi troppo sul serio, mentre io e Luca ci scambiavamo telefonate quotidiane sul senso dell’essere artisti e sul fondamentale compito che avevamo nella società.

Scrivere canzoni invece è un’attività come tutte le altre, come fare una pizza o un comodino. Quello che fa la differenza è l’amore che ci metti nella canzone, nella pizza o nel comodino. Il resto è tecnica, pratica, capacità di compromesso e lavoro. Sherazade dimostrò tutte queste cose: dovevamo scrivere un pezzo per un concorso che consisteva nel rielaborare un valzer tradizionale interpretato dai Violini di Santa Vittoria: Maria Cristina scelse il valzer, Marco ne trascrisse gli accordi e me li passò (è inutile sottolineare ancora che sono un disastro nel trovare gli accordi...) e io scrissi il pezzo in un’ora e mezza. Non so come è venuto fuori ma è uno dei pezzi a cui sono più affezionato... è una pizza ben riuscita o un comodino ben lavorato e quando la riascolto sono ancora contento per quel tempo che non c’è più e per quella “catena” che ci faceva produrre un brano nuovo a settimana.

Da quando l’abbiamo messa in piedi, abbiamo chiuso quasi tutti i nostri concerti con Cosa sei per me.

Ormai il gioco delle scopiazzature è abbastanza scoperto ed è forse inutile sottolineare che viene dritta dritta da Dark Eyes suonata da Bireli Lagréne, un disco che mi aveva prestato Luca. Dentro ci finirono citazioni dagli Aristogatti (Tutti quanti voglion fare jazz) e anche un pezzetto in russo dell’originale per mia moglie, che però ha gli occhi chiari e al massimo capisce il polacco. Vabbé, come si diceva,

©www.kabarevoltaire.it album Kabaré Voltaire (2003)

13

l’importante è che ci fosse dentro il cuore, no? E ognuno di noi lo aveva messo in quella come in tutte le altre canzoni.

E’ giusto quindi che chiuda anche qui con quel pezzo, dedicandolo a voi che avete avuto la forza di arrivare fino a queste righe... Mentre le scrivo, mi ricordo della sera in cui mi sono trovato con Luca per redigere i testi del libretto di quel cd, mi ricordo della nostra prima sala prove da Alfonso, dell’odore terribile che c’era dentro, dell’amplificatore di Pippo che usavamo a sua insaputa.

Non so e non posso sapere quali siano i vostri pensieri mentre ascoltate o suonate queste canzoni. Io sono attraversato da tutta questa sere di ricordi e, certamente, come diceva una canzone, è difficile dire che cosa sono tutte queste cose per me.

Parma, 26 dicembre 2015

I Kabarè Voltaire suonano da un po' di anni, fanno attività professionale in maniera amatoriale o - viceversa - attività amatoriale con serietà da professionisti: sempre un po' così, a metà strada insomma, fra la musica "alta" e cantautorale e il pop, fra i riferimenti letterari e quelli ironici.

Schizofrenici fin dal nome, si dividono fra l'impegno sociale e quello, altrettanto serio, di non prendersi troppo sul serio. Fanno canzoni, scrivono testi e pensieri vari: hanno un loro mondo, possiamo dire, che compensa la poca gloria e gli ancor meno soldi che hanno avuto dalla musica.

Per visitare quel mondo:

Sito internet: www.kabarevoltaire.it

Info: [email protected]

Blog: http://kabarevoltaire.wordpress.com/

Facebook: https://www.facebook.com/KabareVoltaire

Twitter: https://twitter.com/KabareVoltaire

Soundcloud: https://soundcloud.com/kabar-voltaire