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IV LA PROVINCIA MARTEDÌ 1 OTTOBRE 2019 «Siamo musica, anche se spesso non ce lo ricordiamo». Il pianto di un bambino appena nato è la sua dichiarazione di es- sere venuto al mondo. “Io esi- sto, perché ho voce, perché con il mio corpo posso esprimere me stesso ed entrare in relazio- ne con il mondo che mi circon- da”. La relazione sonora è il cen- tro dello sviluppo umano e la musica è linguaggio per defini- zione. Antonio Elia, musicista, musicologo e musicoterapeuta, lo ribadisce: «È musica il nostro battito cardiaco, il nostro respi- ro, lo stesso movimento, la pro- sodia con cui ci raccontiamo. Sono tutti aspetti che creano un’armonia cinetica e musicale allo stesso tempo e che vanno presi in considerazione quando si lavora soprattutto con perso- ne che convivono con una disa- bilità psichica o motoria». Fiducia e condivisione Antonio Elia lavora a Sim-patia a Valmorea, dove tiene attività sia con gli utenti della struttura, dai 18 ai 65 anni, sia con bambi- ni che da esterni partecipano al- le sue lezioni. Qui si trovano in particolare disabili motori gravi e gravissi- mi. Elia da anni conduce gruppi che tramite la produzione so- nora, il canto o il suonare un semplice strumento, creano momenti di fiducia, condivisio- ne ed espressione. Di solito si parte da una canzone che il ma- Musica che fa bene «Curo le disabilità con note e canto» Il progetto. A Sim-patia un laboratorio di musicoterapia «Negli anni ho assistito a cambiamenti straordinari» motivetto mentre si lavora, di fischiettare andando in bici. Esistono corsi per insegnare al- le mamme come cantare una ninna nanna ai propri figli. E gli stessi giovani fanno i conti con un tipo di musica spesso parla- ta, a cui manca una melodia profonda, che rimanga indele- bile e tocchi corde intime. Il silenzio è malessere «Tutto questo si trasforma in un grande malessere per la so- cietà, che si trova a essere senza voce, a non riconoscersi più - Elia fa un esempio preciso - So- no sempre più frequenti i casi in cui ragazzi esplodono in atti di violenza gratuita, o in cui i bam- bini non sanno riconoscere e gestire le proprie emozioni. La musica e il canto aiutano molto in questo lavoro di riduzione dello stress e di insegnamento di un linguaggio che ci permette di portare fuori chi siamo». In musicoterapia conta tan- tissimo il mettere al centro la persona. «Prendersi cura tra- mite la musica significa proprio dare uno strumento di espres- sione a chi vive un disagio. In anni di attività ho potuto assi- stere a cambiamenti straordi- nari, gente che aveva perso completamente l’uso della pa- rola è tornata a cantare, ha di- mostrato di avere la forza e la voglia di non farsi mettere a ta- cere nemmeno dalla malattia». L.Mos. estro suona alla chitarra, si chiede agli utenti di intervenire in battute precise suonando lo strumento assegnato, o si canta insieme. Durante queste lezio- ni sono nate anche delle vere e proprie canzoni, stese a più ma- ni dai partecipanti, e intonate anche in occasioni di restituzio- ne alla collettività di questa esperienza. «La voce è nutrimento del corpo - continua Elia - ci riporta alla relazione affettiva con la madre, quando ci allattava al se- no e ci smuove nel profondo. Durante le lezioni c’è chi urla, chi sta in silenzio, chi emette vo- calizzi, chi prova una fonazione, chi canta e ancora chi suona un tamburo. Non importa il cosa si fa, importa il vivere un’espe- rienza che ci porta fuori dal no- stro corpo, ci permette di espri- mere delle emozioni che spesso rimangono represse e di fare lo- ro trovare un canale per venire a galla. La voce in tutto questa è un mediatore incredibile». Oggi non si canta più, si è per- sa l’abitudine di intonare un Il progetto Il centro di musicoterapia si anglosassone sulle prime fasi di vita dell’individuo, quando cioè si stringe il rapporto con il genitore o, più genericamente, con il care giver. «Si nota se un bambino è riuscito a consolida- re legami con persone care tali da sentirsi sicuro nella vita di avere rapporti stabili e crearne di simili». Qualcosa che si perde, quindi, nel disturbo di persona- lità borderline, che è un fenome- no prevalentemente femminile e in crescita. La sintomatologia si può manifestare in maniera anche veemente, con ideazione e condotte suicidarie, disturbi alimentari, disregolazione emo- tiva e disregolazione degli im- pulsi, con abuso di alcool e so- stanze, o ancora con condotte sessuali disordinate. L.Mos. operativa Sim-Patia di Como. In secondo luogo, le donne giovani e le ragazze madri che vivono si- tuazioni di disagio, con cui ha sempre fatto un grande lavoro di accompagnamento “Il Sentie- ro” di Merate. E infine, le giovani con diagnosi di disturbo border- line di personalità». In che cosa consiste tale di- sturbo? La sua genesi sta, anzi- tutto, nell’angoscia abbandoni- ca. «Parte dal timore di non es- sere riusciti a costruire legami stabili con figure di riferimen- to», spiega Luigi Campagner, Direttore Generale della Coope- rativa Sociale “Il Sentiero” di Merate, tra i partner di “Young Inclusion”. Si fa riferimento alla teoria dell’attaccamento di Fo- nagy e agli studi della psicoanali- elvetici (la capofila “AiepAvven- ture in elicottero”, ma anche la Scuola universitaria professio- nale Svizzera italiana e la Clinica Santa Croce di Orselina). «Il progetto corre a cavallo tra ambito sociale e ambito sanita- rio, e anzitutto si rivolge a tre target giovanili - spiega Alcide Gazzoli, project manager di “Young Inclusion” - Le persone che hanno subito gravi disabilità fisiche da incidente stradale, che da sempre sono aiutate dalla co- sione sociale di categorie a ri- schio. Si chiama “Young Inclu- sion” e la sua particolarità è an- zitutto nella rete che si è costrui- ta per sostenerla, coinvolgendo cooperative lombarde (come la comasca “SimPatia”, la merate- se “Il Sentiero” e “La Clessidra” di Castellanza), partner istitu- zionali (comune di Monza e Se- regno), sanitari (Ospedale San Raffaele e Ats Brianza), culturali (l’associazione dell’artista Ariel- la Vidach) e, ancora, interpreti Un progetto che per tre anni coinvolgerà le province di Lecco, Como, Monza e Varese, stringendo una stretta collabo- razione tra cooperative lombar- de e interpreti svizzeri. Una strategia di aiuto per giovani in difficoltà che ha ricevuto un co- spicuo finanziamento nell’am- bito del programma Interreg Italia-Svizzera, Asse 4 Integra- zione, ovvero 1 milione e 200mila euro che andranno ad alimentare iniziative di inclu- Quattro province alleate Per includere e aiutare Alcide Gazzoli «Diamo strumenti di espressione a chi vive un disagio» Il laboratorio di musicoterapia realizzato a Sim-Patia rientra in un più ampio progetto a supporto delle fragilità, grazie a Young Inclusion Arianna, 9 anni di coraggio «Tetraplegica, ma tiene il ritmo» Sono tante le storie di rinascita legate alla musica che hanno trovato casa in Sim-patia, struttura socio-sanitaria a Val- morea dove sono seguiti disabili motori gravi e gravissimi, in conseguenza di malattie geneti- che o traumi o incidenti. Hanno dai 18 ai 65 anni. Pres- so la residenza ci sono una pale- stra e una piscina, un centro di studio tecnologico, vi lavorano circa 50 dipendenti tra infer- mieri, educatori, tecnici e fisio- terapisti. Quest’anno Sim-patia è entrata a far parte del progetto Young Inclusion. «Come centro lavoriamo in particolare sull’au- tonomia dei nostri utenti - spie- ga Nicola Liboni, a capo dell’area tecnologica di Sim- patia - E ab- biamo voluto investire nella musicoterapia, perché abbiamo visto, in chi partecipa a queste attività, dei notevoli progressi». È stato il caso di Arianna (nome di fantasia), oggi una ragazza di 15 anni, che è arrivata al centro diurno di Sim-patia da esterna, per seguire il progetto del mae- stro Antonio Elia. «Aveva 9 anni quando l’ho conosciuta - inizia Elia - Una ragazzina tetraplegi- ca, costretta sulla carrozzina, che faticava a muovere anche le braccia. I suoi genitori l’avevano È musica il nostro battito cardiaco, il nostro respiro, lo stesso movimento, il modo in cui ci raccontiamo La voce è nutrimento del corpo ci riporta alla relazione con la madre, quando ci allattava e ci smuove nel profondo In anni di attività ho potuto assistere a cambiamenti straordinari grazie alla musicoterapiaLa musica e il canto riducono lo stress e ci insegnano un linguaggio che ci permette di portare fuori chi siamo VkVSIyMjVm9sb0Vhc3lSZWFkZXJfU2VzYWFiIyMjNjk4MDA3ZGItMmI4OS00NTc0LTgwNDktZjYxYWU0ZTM0OTY0IyMjMjAxOS0xMC0wMVQxODozNDoyOSMjI1ZFUg==

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IV LA PROVINCIA

MARTEDÌ 1 OTTOBRE 2019

«Siamo musica, anchese spesso non ce lo ricordiamo».Il pianto di un bambino appenanato è la sua dichiarazione di es-sere venuto al mondo. “Io esi-sto, perché ho voce, perché con il mio corpo posso esprimere me stesso ed entrare in relazio-ne con il mondo che mi circon-da”. La relazione sonora è il cen-tro dello sviluppo umano e la musica è linguaggio per defini-zione. Antonio Elia, musicista, musicologo e musicoterapeuta,lo ribadisce: «È musica il nostrobattito cardiaco, il nostro respi-ro, lo stesso movimento, la pro-sodia con cui ci raccontiamo. Sono tutti aspetti che creano un’armonia cinetica e musicale allo stesso tempo e che vanno presi in considerazione quandosi lavora soprattutto con perso-ne che convivono con una disa-bilità psichica o motoria».

Fiducia e condivisione

Antonio Elia lavora a Sim-patiaa Valmorea, dove tiene attività sia con gli utenti della struttura,dai 18 ai 65 anni, sia con bambi-ni che da esterni partecipano al-le sue lezioni.

Qui si trovano in particolaredisabili motori gravi e gravissi-mi. Elia da anni conduce gruppiche tramite la produzione so-nora, il canto o il suonare un semplice strumento, creano momenti di fiducia, condivisio-ne ed espressione. Di solito si parte da una canzone che il ma-

Musica che fa bene«Curo le disabilitàcon note e canto»Il progetto. A Sim-patia un laboratorio di musicoterapia«Negli anni ho assistito a cambiamenti straordinari»

motivetto mentre si lavora, di fischiettare andando in bici. Esistono corsi per insegnare al-le mamme come cantare una ninna nanna ai propri figli. E glistessi giovani fanno i conti con un tipo di musica spesso parla-ta, a cui manca una melodia profonda, che rimanga indele-bile e tocchi corde intime.

Il silenzio è malessere

«Tutto questo si trasforma in un grande malessere per la so-cietà, che si trova a essere senzavoce, a non riconoscersi più - Elia fa un esempio preciso - So-no sempre più frequenti i casi incui ragazzi esplodono in atti di violenza gratuita, o in cui i bam-bini non sanno riconoscere e gestire le proprie emozioni. La musica e il canto aiutano moltoin questo lavoro di riduzione dello stress e di insegnamento di un linguaggio che ci permettedi portare fuori chi siamo».

In musicoterapia conta tan-tissimo il mettere al centro la persona. «Prendersi cura tra-mite la musica significa propriodare uno strumento di espres-sione a chi vive un disagio. In anni di attività ho potuto assi-stere a cambiamenti straordi-nari, gente che aveva perso completamente l’uso della pa-rola è tornata a cantare, ha di-mostrato di avere la forza e la voglia di non farsi mettere a ta-cere nemmeno dalla malattia». L.Mos.

estro suona alla chitarra, si chiede agli utenti di intervenirein battute precise suonando lo strumento assegnato, o si cantainsieme. Durante queste lezio-ni sono nate anche delle vere e proprie canzoni, stese a più ma-ni dai partecipanti, e intonate anche in occasioni di restituzio-ne alla collettività di questa esperienza.

«La voce è nutrimento delcorpo - continua Elia - ci riportaalla relazione affettiva con la madre, quando ci allattava al se-no e ci smuove nel profondo. Durante le lezioni c’è chi urla, chi sta in silenzio, chi emette vo-calizzi, chi prova una fonazione,chi canta e ancora chi suona un tamburo. Non importa il cosa sifa, importa il vivere un’espe-rienza che ci porta fuori dal no-stro corpo, ci permette di espri-mere delle emozioni che spessorimangono represse e di fare lo-ro trovare un canale per venire agalla. La voce in tutto questa è un mediatore incredibile».

Oggi non si canta più, si è per-sa l’abitudine di intonare un

Il progetto Il centro di musicoterapia

si anglosassone sulle prime fasi di vita dell’individuo, quando cioè si stringe il rapporto con il genitore o, più genericamente, con il care giver. «Si nota se un bambino è riuscito a consolida-re legami con persone care tali da sentirsi sicuro nella vita di avere rapporti stabili e crearne di simili». Qualcosa che si perde,quindi, nel disturbo di persona-lità borderline, che è un fenome-no prevalentemente femminile e in crescita. La sintomatologia si può manifestare in maniera anche veemente, con ideazione e condotte suicidarie, disturbi alimentari, disregolazione emo-tiva e disregolazione degli im-pulsi, con abuso di alcool e so-stanze, o ancora con condotte sessuali disordinate. L.Mos.

operativa Sim-Patia di Como. Insecondo luogo, le donne giovani e le ragazze madri che vivono si-tuazioni di disagio, con cui ha sempre fatto un grande lavoro diaccompagnamento “Il Sentie-ro” di Merate. E infine, le giovanicon diagnosi di disturbo border-line di personalità».

In che cosa consiste tale di-sturbo? La sua genesi sta, anzi-tutto, nell’angoscia abbandoni-ca. «Parte dal timore di non es-sere riusciti a costruire legami stabili con figure di riferimen-to», spiega Luigi Campagner, Direttore Generale della Coope-rativa Sociale “Il Sentiero” di Merate, tra i partner di “Young Inclusion”. Si fa riferimento allateoria dell’attaccamento di Fo-nagy e agli studi della psicoanali-

elvetici (la capofila “AiepAvven-ture in elicottero”, ma anche la Scuola universitaria professio-nale Svizzera italiana e la ClinicaSanta Croce di Orselina).

«Il progetto corre a cavallo traambito sociale e ambito sanita-rio, e anzitutto si rivolge a tre target giovanili - spiega Alcide Gazzoli, project manager di “Young Inclusion” - Le persone che hanno subito gravi disabilitàfisiche da incidente stradale, cheda sempre sono aiutate dalla co-

sione sociale di categorie a ri-schio. Si chiama “Young Inclu-sion” e la sua particolarità è an-zitutto nella rete che si è costrui-ta per sostenerla, coinvolgendo cooperative lombarde (come la comasca “SimPatia”, la merate-se “Il Sentiero” e “La Clessidra” di Castellanza), partner istitu-zionali (comune di Monza e Se-regno), sanitari (Ospedale San Raffaele e Ats Brianza), culturali(l’associazione dell’artista Ariel-la Vidach) e, ancora, interpreti

Un progetto che per tre anni coinvolgerà le province di Lecco, Como, Monza e Varese,stringendo una stretta collabo-razione tra cooperative lombar-de e interpreti svizzeri. Una strategia di aiuto per giovani in difficoltà che ha ricevuto un co-spicuo finanziamento nell’am-bito del programma Interreg Italia-Svizzera, Asse 4 Integra-zione, ovvero 1 milione e 200mila euro che andranno ad alimentare iniziative di inclu-

Quattro province alleatePer includere e aiutare

Alcide Gazzoli

«Diamo strumentidi espressionea chi viveun disagio»

Il laboratorio di musicoterapia

realizzato a Sim-Patia rientra in

un più ampio progetto a supporto

delle fragilità, grazie a Young

Inclusion

Arianna, 9 anni di coraggio«Tetraplegica, ma tiene il ritmo»

Sono tante le storie di rinascita legate alla musica che hanno trovato casa in Sim-patia,struttura socio-sanitaria a Val-morea dove sono seguiti disabilimotori gravi e gravissimi, in conseguenza di malattie geneti-che o traumi o incidenti.

Hanno dai 18 ai 65 anni. Pres-so la residenza ci sono una pale-stra e una piscina, un centro di studio tecnologico, vi lavorano

circa 50 dipendenti tra infer-mieri, educatori, tecnici e fisio-terapisti. Quest’anno Sim-patia è entrata a far parte del progettoYoung Inclusion. «Come centro lavoriamo in particolare sull’au-tonomia dei nostri utenti - spie-ga Nicola Liboni, a capo dell’areatecnologica di Sim- patia - E ab-biamo voluto investire nella musicoterapia, perché abbiamo visto, in chi partecipa a queste

attività, dei notevoli progressi». È stato il caso di Arianna (nome di fantasia), oggi una ragazza di 15 anni, che è arrivata al centro diurno di Sim-patia da esterna, per seguire il progetto del mae-stro Antonio Elia. «Aveva 9 anniquando l’ho conosciuta - inizia Elia - Una ragazzina tetraplegi-ca, costretta sulla carrozzina, che faticava a muovere anche le braccia. I suoi genitori l’avevano

“È musica il nostro battito cardiaco, il nostro respiro, lo stesso movimento, il modo in cui ci raccontiamo„

“La voce è nutrimento del corpoci riporta alla relazione con la madre, quando ci allattava e ci smuove nel profondo„

“In anni di attività ho potuto assistere a cambiamenti straordinari grazie alla musicoterapia„

“La musica e il canto riduconolo stress e ci insegnano un linguaggio che ci permette di portare fuori chi siamo„

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LA PROVINCIA VMARTEDÌ 1 OTTOBRE 2019

LAURA MOSCA

«Quando canto misento forte e felice, come sefossi più luminosa, raggiante èla parole giusta».

Miriam Guarisco ha 39 anni.Circa 5 anni fa ha vissuto untrauma importante che le hacausato problemi motori e in-taccato il centro del linguaggio.«Sono arrivata a non riuscirenon solo nemmeno più a parla-re, ma anche a non essere piùin grado di leggere» racconta.Oggi Miriam canta, si è esibitaanche davanti a una platea ditutto rispetto, lo scorso anno aSan Francesco a Como. Canta-re le ha ridato quella fiducia inse stessa e nella vita che la ma-lattia aveva provato a sottrarle.

La cosa che sorprende è che,se nel discorso quotidiano leparole di Miriam non si succe-dono ancora fluide, spesso fan-no fatica a venire a galla, hannoancora bisogno di ritrovare illoro ritmo, nel canto formanoun’armonia straordinaria.Cantare le libera da ogni resi-stenza e le parole si lascianotrasportare dalle note, la vocedi Miriam esplode in tutta lasua bellezza.

Sull’onda del rock

«Quando l’ho conosciuta - in-terviene il musicoterapeutaAntonio Elia – Miriam eramolto chiusa in se stessa, nonaveva nessuna voglia di parte-cipare alle attività, anzi spessosi rifiutava proprio di seguirele lezioni. Poi pian piano la mu-sica l’ha conquistata». Sentirela sua voce è stato emozionan-te. «Le ho subito detto che ave-va una intonazione fantastica -continua Elia - Miriam cono-

Antonio Elia, Miriam Guarisco e l’educatore Federico Capitanio

«Avevo perso l’uso della parolaIl canto mi ha restituito la voce»La storia. Miriam ha subito un trauma che le ha intaccato il linguaggio«Quando canto mi sento forte e felice, come se fossi più luminosa»

sce un sacco di canzoni, dicia-molo pure è una rockettara chepredilige gruppi come i Ra-diohead, insomma la musicaha sempre avuto per lei un ruo-lo importante. Avere scopertodi poter essere lei stessa musi-ca ha stravolto completamentela sua prospettiva».

Nel gruppo di musicotera-pia con i partecipanti si scrivo-no anche canzoni . È in fase diideazione la produzione di uncd. L’obiettivo è far sì che gliutenti siano sempre più parteattiva di una relazione sonoraconsolidata che li arricchisca eche faccia da cassa di risonanzaper l’intero gruppo. Ogni anno,a progetto concluso, gli educa-tori di Sim-patia organizzanoun momento conclusivo con

concerto. «A San Francesco, loscorso anno, ho cantato “LaNinna Nanna di Ester”, unodei brani che abbiamo realiz-zato con il maestro - dice Mi-riam - Era una serata conclusi-va del progetto di musicotera-pia e mi è stato chiesto di into-narla in un assolo, senza ilgruppo. Quando sono salita sulpalco, sola con davanti il mi-crofono, ero molto emozionatae tesa». Poi rotto il ghiaccio,l’esibizione è stata un successo.«Le parole mi sono uscite dasole e ho provato una gioa im-mensa».

Il contagio della musica

Oggi Miriam continua le suelezioni in Sim-patia. «Da timi-da qual era - chiude Elia - ades-

so è lei a coinvolgere gli altri. Latrovo anche più bella, quasi vi-vesse una seconda vita, in gra-do di emanare una luce nuova.E credo che la musica sia statala chiave per aiutarla a cono-scersi e a riscoprire chi è vera-mente».

«Ho capito che quando sicanta insieme l’energia si mol-tiplica - conclude Miriam - e mipiace passare questo messag-gio a chi è ancora all’inizio delsuo percorso. Se mi siedo vici-no a una ragazza del gruppoche proprio non vuole cantare,mi basta intonare io la primaparola della canzone che poi leimi segue». È quel contagio po-sitivo che solo chi ha scopertola luce che porta con sè riesce ainnescare.

operatori dei versanti italianoe svizzero, che collaborerannoin sinergia per la cura psicolo-gica di donne in strutture nellecchese e nel varesotto; lacondivisione dei Gruppi Espe-rienziali Terapeutici (GET),metodo rivoluzionario per lacura del disturbo border lineideato dal dottor Raffaele Vi-sintini, medico psichiatra del-l’Ospedale San Raffaele di Mi-lano; l’avvio di un centro dimusicoterapia a ValmoreaQuesti i partner italiani coin-volti: “Cooperativa socialeSim-Patia - Società cooperati-

partner, di cui 3 svizzeri e 9italiani, operanti nel CantonTicino e nelle cinque provincedi Como, Varese, Lecco, Mon-za e Brianza, Milano, tre annidi durata, circa 1 milione e 200mila euro il valore del finan-ziamento. Con tali risorse ilprogetto vuole coinvolgere al-meno 110 soggetti in situazio-ne di fragilità e facilitarne l’in-clusione con percorsi tera-peutici, educativi, culturali esociali.

Tra le modalità operative di“Young Inclusion” ci sono l’at-tività di equipe integrate di

“Young Inclusion” èun progetto innovativo sortoallo scopo di recuperare e pre-venire situazioni di gravemarginalizzazione di giovaniattraverso la costruzione e ilconsolidamento di communi-ty care per disabili fisici da in-cidente, donne in situazionedi disagio e ragazzi con distur-bo di personalità borderline.Sostenuto da alcune coopera-tive lombarde, è parte del pro-gramma Interreg Italia-Sviz-zera, Asse 4 Integrazione. PerYoung Inclusion parlano alcu-ni numeri significativi: 12

Giovani ai margini, a sostenerli c’è Young Inclusion

Un laboratorio a Sim-Patia, a Valmorea BUTTI

va” (Como), “Il Sentiero So-cietà Cooperativa Sociale”(Merate - Lecco), “La Clessi-dra Società Cooperativa So-ciale” (Castellanza - Varese),“Ariella Vidach - Aiep” (Mila-no), “Ospedale San RaffaeleSrl” (Milano), Ats della Brian-za, Comune di Castellanza,Comune di Seregno, Comunedi Monza. Partner svizzericoinvolti: “Aiep - Avventure inElicottero Prodotti”, “ClinicaSanta Croce Sa”, “Scuola Uni-versitaria Professionale dellaSvizzera Italiana”. L.Mos.

tro confine. «Arianna non parla ancora oggi - prosegue Elia - ma abbiamo trovato nella musica un ponte per entrare in relazio-ne. Ormai riconosce la mia voce,anzi la mia voce la tranquilliz-za». Un episodio su tutti lo con-ferma.

«Di recente si è dovuta sotto-porre a un esame molto invasi-vo. La mamma di Arianna allora mi ha chiamato e mi ha chiesto di registrare un file con la mia voce mentre cantavo una canzo-ne che anche Arianna conosce “Il grillo John”. Mi è stato rac-contato che per tutto l’esame Arianna non ha mai smesso di ascoltare questo vocale». L.Mos.

da sempre seguita con molta at-tenzione, cercando di stimolarlain ogni modo. Mi aveva subito colpito come Arianna reagisse all’ascolto della musica».

Ormai sono sei anni che la ra-gazza segue le attività di musico-terapia. «Ogni volta che partiva la musica Arianna letteralmen-te esplodeva, si muoveva, cerca-va di tenere il ritmo, ero davverosorpreso dalla sua risposta e ab-biamo iniziato a lavorare insie-me». La musica ti coinvolge a li-vello cognitivo, corporeo ed emozionale. Sta qui la sua gran-de forza, nel rompere ogni resi-stenza e nell’insinuarsi in tutto l’essere di una persona, trasbor-dando la parola stessa e ogni al-

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