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ARTASERSE Dramma per musica. testi di Pietro Metastasio musiche di Leonardo Vinci Prima esecuzione: 4 febbraio 1730, Roma. www.librettidopera.it 1 / 63

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ARTASERSE

Dramma per musica.

testi di

Pietro Metastasiomusiche di

Leonardo Vinci

Prima esecuzione: 4 febbraio 1730, Roma.

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Informazioni Artaserse

Cara lettrice, caro lettore, il sito internet www.librettidopera.it è dedicato ai librettid'opera in lingua italiana. Non c'è un intento filologico, troppo complesso per essere

trattato con le mie risorse: vi è invece un intento divulgativo, la volontà di farconoscere i vari aspetti di una parte della nostra cultura.

Motivazioni per scrivere note di ringraziamento non mancano. Contributi esuggerimenti sono giunti da ogni dove, vien da dire «dagli Appennini alle Ande».

Tutto questo aiuto mi ha dato e mi sta dando entusiasmo per continuare a migliorare eampliare gli orizzonti di quest'impresa. Ringrazio quindi:

chi mi ha dato consigli su grafica e impostazione del sito, chi ha svolto le operazionidi aggiornamento sul portale, tutti coloro che mettono a disposizione testi e materialiche riguardano la lirica, chi ha donato tempo, chi mi ha prestato hardware, chi mette a

disposizione software di qualità a prezzi più che contenuti.Infine ringrazio la mia famiglia, per il tempo rubatole e dedicato a questa

attività.

I titoli vengono scelti in base a una serie di criteri: disponibilità del materiale, datadella prima rappresentazione, autori di testi e musiche, importanza del testo nella

storia della lirica, difficoltà di reperimento.A questo punto viene ampliata la varietà del materiale, e la sua affidabilità, tramite

acquisti, ricerche in biblioteca, su internet, donazione di materiali da parte diappassionati. Il materiale raccolto viene analizzato e messo a confronto: viene

eseguita una trascrizione in formato elettronico.Quindi viene eseguita una revisione del testo tramite rilettura, e con un sistema

automatico di rilevazione sia delle anomalie strutturali, sia della validità dei lemmi.Vengono integrati se disponibili i numeri musicali, e individuati i brani più

significativi secondo la critica.Viene quindi eseguita una conversione in formato stampabile, che state leggendo.

Grazie ancora.

Dario Zanotti

Libretto n. 41, prima stesura per www.librettidopera.it: ottobre 2003.Ultimo aggiornamento: 06/11/2015.

In particolare per questo titolo si ringrazia il sitoMETASTASIO, drammi per musica

per la gentile collaborazione.

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Personaggi

P E R S O N A G G I

ARTASERSE, principe e poi re di Persia amicod'Arbace ed amante di Semira .......... SOPRANO

MANDANE, sorella di Artaserse ed amanted'Arbace .......... SOPRANO

ARTABANO, prefetto delle guardie reali, padredi Arbace e di Semira .......... TENORE

ARBACE, amico d'Artaserse ed amante diMandane .......... SOPRANO

SEMIRA, sorella d'Arbace ed amanted'Artaserse .......... SOPRANO

MEGABISE, generale dell'armi e confidented'Artabano .......... CONTRALTO

L'azione del dramma si rappresenta nella città di Susa reggia de' monarchi persiani.

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Argomento Artaserse

Argomento

Artabano  prefetto  delle   guardie   reali   di  Serse  vedendo  ogni   giorno  diminuirsi   lapotenza del suo re dopo le disfatte ricevute da' Greci, sperò di poter sacrificare allapropria ambizione col suddetto Serse tutta la famiglia reale e salire sul trono dellaPersia. Valendosi perciò del commodo che gli prestava la famigliarità ed amicizia delsuo signore, entrò di notte nelle stanze di Serse e l'uccise. Irritò quindi i principi realifigli  di Serse l'uno contro l'altro in modo che Artaserse uno de'  suddetti  figli  feceuccidere il proprio fratello Dario, credendolo parricida per insinuazione d'Artabano.Mancava solo a compire i disegni del traditore la morte d'Artaserse, la quale da luipreparata   e   per   vari   accidenti,   i   quali   prestano   al   presente   drama   gli   ornamentiepisodici, differita, finalmente non può eseguirsi, essendo scoperto il tradimento edassicurato Artaserse, quale scoprimento e sicurezza è l'azione principale del dramma(Giustino, libro III, capitolo I).Le   parole   numi,   fato,   eccetera   non   hanno   cosa   alcuna   di   comune   cogl'internisentimenti dell'autore che si protesta vero cattolico.

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Mutazioni di scene

Mutazioni di scene

Nell'atto primo: giardino interno nel palazzo de' re di Persia corrispondente a diversiappartamenti, vista della reggia, notte con luna; reggia.

Nell'atto secondo: appartamenti reali; gran sala del real consiglio con trono da un lato,sedili dall'altro per i grandi del regno, tavolino e sedia alla destra del suddetto trono.

Nell'atto terzo: parte interna della fortezza,  nella  quale è  ritenuto prigione Arbace,cancelli in prospetto, picciola porta a mano destra, per la quale si ascende alla reggia;gabinetto   negli   appartamenti   di   Mandane;   luogo   magnifico   destinato   per   lacoronazione d'Artaserse, trono da un lato con sopra scettro e corona, ara nel mezzocon simulacro del sole.

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Atto primo Artaserse

A T T O   P R I M O

Scena primaGiardino interno nel palazzo de' re di Persia corrispondente a diversi

appartamenti. Vista della reggia, notte con luna.

Mandane e Arbace.

ARBACE Addio.

MANDANE Sentimi Arbace.

ARBACE Ah che l'auroraadorata Mandane è già vicinae se mai noto a Sersefosse ch'io venni in questa reggia ad ontadel barbaro suo cenno, in mia difesaa me non basterebbeun trasporto d'amor che mi consiglia;non bastarebbe a te d'essergli figlia.

MANDANE Saggio è il timor. Questo real soggiornoperiglioso è per te. Ma puoi di Susafra le mura restar. Serse ti vuoleesule dalla reggiama non dalla città. Non è perdutaogni speranza ancor. Sai che Artabanoil tuo gran genitoreregola a voglia sua di Serse il core,che a lui di penetrar sempre è permessoogni interno recessodell'albergo real, che il mio germanoArtaserse si vantadell'amicizia tua. Cresceste insiemedi fama e di virtù. Voi sempre unitivide la Persia alle più dubbie impresee l'un dall'altro ad emularsi apprese.Ti ammirano le schiere,il popolo t'adora e nel tuo braccioil più saldo riparo aspetta il regno;avrai fra tanti amici alcun sostegno.

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto primo

ARBACE Ci lusinghiamo o cara. Il tuo germanovorrà giovarmi invano; ove si trattala difesa d'Arbace, egli è sospettonon men del padre mio; qualunque scusarende dubbiosa alla credenza altruinel padre il sangue e l'amicizia in lui.L'altra turba incostantemanca de' falsi amici, allor che mancail favor del monarca. Oh quanti sguardi,che mirai rispettosi, or soffro alteri!Onde che vuoi ch'io speri? Il mio soggiornoserve a te di periglio, a me di pena,a te perché di Sersei sospetti fomenta, a me che deggiovicino a' tuoi bei raitrovarmi sempre e non vederti mai.Giacché il nascer vassallocolpevole mi fa, voglio ben mio,voglio morire o meritarti. Addio.

(in atto di partire)

MANDANE Crudel! Come hai costanzadi lasciarmi così?

ARBACE Non sono o carail crudel non son io. Serse è il tiranno,l'ingiusto è il padre tuo.

MANDANE Di qualche scusaegli è degno però, quando ti niegale richieste mie nozze. Il grado... Il mondo...La distanza fra noi... Chi sa che a forzanon simuli fierezza e che in segretopietoso il genitoreforse non disapprovi il suo rigore.

ARBACE Potea senza oltraggiarminiegarti a me; ma non dovea da luidiscacciarmi così, come s'io fossiun rifiuto del volgo, e dirmi vile,temerario chiamarmi. Ah principessa,questo disprezzo io sentonel più vivo del cor. Se gli avi mieinon distinse un diadema, in fronte almenolo sostennero a' suoi. Se in queste venenon scorre un regio sangue, ebbi valoredi serbarlo al suo figlio. I suoi produca,

Continua nella pagina seguente.

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Atto primo Artaserse

ARBACE non i merti degli avi. Il nascer grandeè caso e non virtù, che se ragioneregolasse i natali e desse i regnisolo a colui ch'è di regnar capace,forse Arbace era Serse e Serse Arbace.

MANDANE Con più rispetto, in faccia a chi t'adora,parla del genitor.

ARBACE Ma quando soffroun'ingiuria sì grande e che m'è toltala libertà d'un innocente affetto,se non fo che lagnarmi, ho gran rispetto.

MANDANE Perdonami; io comincioa dubitar dell'amor tuo. Tant'irami desta a meraviglia.Non spero che il tuo coreodiando il genitore ami la figlia.

ARBACE Ma quest'odio o Mandaneè argomento d'amor; troppo mi sdegno,perché troppo t'adoro e perché pensoche costretto a lasciartiforse mai più ti rivedrò, che questafors'è l'ultima volta... Oh dio tu piangi!Ah non pianger ben mio, senza quel piantoson debole abbastanza; in questo casoio ti voglio crudel; soffri che io parta;la crudeltà del genitore imita.

(come sopra)

MANDANE Ferma, aspetta. Ah mia vita!Io non ho cor che bastia vedermi lasciar; partir vogl'io;addio mio ben.

ARBACE Mia principessa addio.

MANDANE

Conservati fedele,pensa ch'io resto e penoe qualche volta almenoricordati di me.

Ch'io per virtù d'amoreparlando col mio coreragionerò con te.

(parte)

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto primo

Scena secondaArbace, poi Artabano con spada nuda insanguinata.

ARBACE O comando! O partenza!O momento crudel che mi divideda colei per cui vivo e non m'uccide!

ARTABANO Figlio, Arbace.

ARBACE Signor.

ARTABANO Dammi il tuo ferro.

ARBACE Eccolo.

ARTABANO Prendi il mio; fuggi, nascondiquel sangue ad ogni sguardo.

ARBACE (guardando la spada)

Oh dèi! Qual senoquesto sangue versò?

ARTABANO Parti; sapraitutto da me.

ARBACE Ma quel pallore o padre,quei sospettosi sguardim'empiono di terror. Gelo in udirticosì con pena articolar gli accenti;parla; dimmi, che fu?

ARTABANO Sei vendicato,Serse morì per questa man.

ARBACE Che dici!Che sento! Che facesti!

ARTABANO Amato figlio,l'ingiuria tua mi punse,son reo per te.

ARBACE Per me sei reo? Mancavaquesta alle mie sventure. Ed or che speri?

ARTABANO Una gran tela ordisco,forse tu regnerai. Parti, al disegnonecessario è ch'io resti.

ARBACE Io mi confondo in questiorribili momenti.

ARTABANO E tardi ancora?

ARBACE Oh dio!...

ARTABANO Parti, non più, lasciami in pace.

ARBACE Che giorno è questo, o disperato Arbace.

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Atto primo Artaserse

ARBACE

Fra cento affanni e centopalpito, tremo e sentoche freddo dalle venefugge il mio sangue al cor.

Prevedo del mio beneil barbaro martiroe la virtù sospiroche perse il genitor.

(parte)

Scena terzaArtabano, poi Artaserse e Megabise con Guardie.

ARTABANO Coraggio o miei pensieri. Il primo passov'obbliga agli altri; il trattener la manosu la metà del colpoè un farsi reo senza sperarne il frutto.Tutto si versi, tuttofino all'ultima stilla il regio sangue;né vi sgomenti un vanostimolo di virtù; di lode indegnonon è, come altri crede, un grande eccesso;contrastar con sé stesso,resistere a' rimorsi, in mezzo a tantioggetti di timor serbarsi invittoson virtù necessarie a un gran delitto.

ARTABANO

Ecco il principe! All'arte.Qual insolite voci!Qual tumulto! Ah signor tu in questo luogoprima del dì? Chi ti destò nel senoquell'ira che lampeggia in mezzo al pianto.

ARTASERSE Caro Artabano, o quantonecessario mi sei! Consiglio, aiuto,vendetta, fedeltà.

ARTABANO Principe io tremoal confuso comando;spiegati meglio.

ARTASERSE Oh dio!Svenato il padre miogiace colà su le tradite piume.

ARTABANO Come!

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto primo

ARTASERSE No 'l so; di questanotte funesta infra i silenzi e l'ombreassicurò la colpa un'alma ingrata.

ARTABANO O insana, o sceleratasete di regno! E qual pietà, qual santovincolo di natura è mai bastantea frenar le tue furie!

ARTASERSE Amico intendo.È l'infedel germano,è Dario il reo.

ARTABANO Chi mai potea la reggianotturno penetrar? Chi avvicinarsial talamo real? Gli antichi sdegni,il suo torbido genio avido tantodello scettro paterno... Ah ch'io prevedoin periglio i tuoi giorni.Guardati per pietà. Serve di gradoun eccesso talvolta all'altro eccesso.Vendica il padre tuo, salva te stesso.

ARTASERSE Ah se v'è alcun che sentapietà d'un re trafitto,orror del gran delitto,amicizia per me, vada, puniscail parricida, il traditor.

ARTABANO Custodi,vi parla in Artaserseun prence, un figlio e se volete in luivi parla il vostro re. Compite il cenno,punite il reo. Son vostro duce, io stessoreggerò l'ire vostre, i vostri sdegni.(Favorisce fortuna i miei disegni.)

ARTASERSE Ferma, ove corri? Ascolta;chi sa che la vendettanon turbi il genitor più che l'offesa?Dario è figlio di Serse.

ARTABANO Empio sarebbeun pietoso consiglio;chi uccise il genitor non è più figlio.

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Atto primo Artaserse

ARTABANO

Su le sponde del torbido Lete,mentre aspetta riposo e vendetta,freme l'ombra d'un padre e d'un re.

Fiera in volto la miro, l'ascoltoche t'addita l'aperta feritain quel seno che vita ti diè.

(parte)

Scena quartaArtaserse e Megabise.

ARTASERSE Qual vittima si svena! Ah Megabise...

MEGABISE Sgombra le tue dubbiezze; un colpo solopunisce un empio e t'assicura il regno.

ARTASERSE Ma potrebbe il mio sdegnoal mondo comparir desio d'impero;questo, questo pensierosaria bastante a funestar la pacedi tutti i giorni miei. No no, si vadail cenno a rivocar...

(in atto di partire)

MEGABISE Signor, che fai?È tempo, è tempo ormaidi rammentar le tue private offese;il barbaro germanoad essere inumanopiù volte t'insegnò.

ARTASERSE Ma non degg'ioimitarlo ne' falli. Il suo delittonon giustifica il mio; qual colpa al mondoun esempio non ha? Nessuno è reo,se basta a' falli suiper difesa portar l'esempio altrui.

MEGABISE Ma ragion di naturaè il difender sé stesso. Egli t'uccide,se non l'uccidi.

ARTASERSE Il mio periglio appuntoimpegnarà tutto il favor di Giovedel reo germano ad involarmi all'ira.

(come sopra)

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto primo

Scena quintaSemira e detti.

SEMIRA Dove, principe, dove?

ARTASERSE Addio Semira.

SEMIRA Tu mi fuggi Artaserse?Sentimi, non partir.

ARTASERSE Lascia ch'io vada;non arrestarmi.

SEMIRA In questa guisa accoglichi sospira per te?

ARTASERSE Se più t'ascolto,troppo, o Semira, il mio dovere offendo.

SEMIRA Va' pure ingrato, il tuo disprezzo intendo.

ARTASERSE

Per pietà, bell'idol mio,non mi dir ch'io sono ingrato,infelice e sventuratoabbastanza il ciel mi fa.

Se fedele a te son io,se mi struggo a' tuoi bei lumi,sallo amor, lo sanno i numi,il mio core, il tuo lo sa.

(parte)

Scena sestaSemira e Megabise.

SEMIRA Gran cose io temo. Il mio germano Arbaceparte pria dell'aurora. Il padre armatoincontro e non mi parla. Accusa il cieloagitato Artaserse e m'abbandona.Megabise, che fu? Se tu lo sai,determina il mio corefra tanti suoi timori a un sol timore.

MEGABISE E tu sola non sai che Serse uccisofu poc'anzi nel sonno?Che Dario è l'uccisore? E che la reggiafra le gare fraterne arde divisa?

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Atto primo Artaserse

SEMIRA Che ascolto! Or tutto intendo.Miseri noi, misera Persia...

MEGABISE Eh lasciad'affliggerti, o Semira. Hai forse partefra l'ire ambiziose e fra i delittidella stirpe real? Forse paventiche un re manchi alla Persia? Avremo, avremopurtroppo a chi servir. Si versi il sanguede' rivali germani; inondi il trono;qualunque vinca, indifferente io sono.

SEMIRA Ne' disastri d'un regnociascuno ha parte; e nel fedel vassallol'indifferenza è rea. Sento che immondoè del sangue paterno un empio figlio,che Artaserse è in periglio; e vuoi ch'io miriquesta vera tragedia,spettatrice indolente e senza pena,come i casi d'Oreste in finta scena?

MEGABISE So che parla in Semirad'Artaserse l'amor. Ma senti; o questodel germano trionfa e asceso in tronodi te non avrà cura; o resta oppressoe l'oppressor vorrà vederlo estinto;onde lo perdi o vincitore o vinto.Vuoi d'un labro fedeleil consiglio ascoltar? Scegli un amanteuguale al grado tuo. Sai che l'amored'uguaglianza si nutre. E se mai porrevolessi in opra il mio consiglio, alloraricordati, ben mio, di chi t'adora.

SEMIRA Veramente il consigliodegno è di te; ma vogliorenderne un altro in ricompensa e parmipiù opportuno del tuo; lascia d'amarmi.

MEGABISE È impossibile, o cara,vederti e non amarti.

SEMIRA E chi ti sforzail mio volto a mirar? Fuggimi e un'altradi me più grata all'amor tuo ritrova.

MEGABISE Ah che il fuggir non giova. Io porto in senol'immagine di te; quest'alma avvezzadappresso a vagheggiarti ancor da lungiti vagheggia ben mio. Quando il costumesi converte in natura,l'alma quel che non ha sogna e figura.

MEGABISE

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto primo

Sogna il guerrier le schiere,le selve il cacciatore sogna il pescatorle reti e l'amo.

Sopito in dolce obliosogno pur io cosìcolei che tutto il dìsospiro e chiamo.

(parte)

Scena settimaSemira.

SEMIRA

Voi della Persia, voideità protettrici, a questo imperoconservate Artaserse. Ah, ch'io lo perdo,se trionfa di Dario. Ei questa manobramò vassallo e sdegnarà sovrano.Ma che! Sì degna vitaforse non vale il mio dolor? Si perdapur che regni il mio bene e pur che viva.Per non esserne priva,se lo bramassi estinto empia sarei.No, del mio voto io non mi pento o dèi.

SEMIRA

Bramar di perdereper troppo affettoparte dell'animanel caro oggettoè il duol più barbarod'ogni dolor.

Pur fra le penesarò felice,se il caro benesospira e dice:«Troppo a Semirafu ingrato amor».

(parte)

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Atto primo Artaserse

Scena ottavaReggia.

Mandane, poi Artaserse.

MANDANE Dove fuggo? Ove corro? E chi da questaempia reggia funestam'invola per pietà, chi mi consiglia?Germana, amante e figliamisera in un istanteperdo i germani, il genitor, l'amante.

ARTASERSE Ah, Mandane...

MANDANE Artaserse,Dario respira? O nel fraterno sanguecominciasti tu ancora a farti reo?

ARTASERSE Io bramo, o principessa,di serbarmi innocente. Il zelo, oh dio!mi svelse dalle labraun comando crudel; ma dato appenam'inorridì. Per impedirlo io scorrosollecito la reggia e cerco invanod'Artabano e di Dario.

MANDANE Ecco Artabano.

Scena nonaArtabano e detti.

ARTABANO Signore.

ARTASERSE Amico.

ARTABANO Io di te cerco.

ARTASERSE Ed iovengo in traccia di te.

ARTABANO Forse paventi?

ARTASERSE Sì temo...

ARTABANO Eh non temer; tutto è compito.Artaserse è il mio re, Dario è punito.

ARTASERSE Numi!

MANDANE O sventura!

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto primo

ARTABANO Il parricida offerseincauto il petto alle ferite.

ARTASERSE Oh dio!

ARTABANO Tu sospiri! Ubbiditofu il cenno tuo.

ARTASERSE Ma tu dovevi il cennopiù saggiamente interpetar.

MANDANE L'orrore,il pentimento suodovevi preveder.

ARTASERSE Dovevi alfinecompatire in un figlio,che perde il genitore,ne' primi moti un violento ardore.

ARTABANO Inutile accortezzasarebbe stata in me. Furo i custodisì pronti ad ubbidir che Dario estintovidi pria che assalito.

ARTASERSE Ah questi indegninon avranno macchiatodel regio sangue impunemente il brando.

ARTABANO Signor, ma il tuo comandogli rese audaci e sei l'autor primierotu sol di questo colpo.

ARTASERSE È vero, è vero;conosco il fallo mio,lo confesso Artabano, il reo son io.

ARTABANO Sei reo! Di che? D'una giustizia illustreche un eccesso punì? D'una vendettadovuta a Serse? Eh ti consola e pensache nel fraterno scempiopunisti alfine un parricida, un empio.

Scena decimaSemira e detti.

SEMIRA Artaserse respira.

ARTASERSE Qual mai ragion Semirain sì lieto sembiante a noi ti guida?

SEMIRA Dario non è di Serse il parricida.

MANDANE Che sento!

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Atto primo Artaserse

ARTASERSE E donde il sai?

SEMIRA Certo è l'arrestodell'indegno uccisor. Presso alle muradel giardino real fra le tue squadrerimase prigionier. Reo lo scopersela fuga, il loco, il ragionar confuso,il pallido sembiantee il suo ferro di sangue ancor fumante.

ARTABANO Ma il nome?

SEMIRA Ognun lo tace,abbassa ognuno a mie richieste il ciglio.

MANDANE (Ah fosse Arbace!)

ARTABANO (È prigioniero il figlio!)

ARTASERSE Dunque un empio son io. Dunque Artasersesalir dovrà sul tronod'un innocente sangue ancora immondo,orribile alla Persia, in odio al mondo.

SEMIRA Forse Dario morì?

ARTASERSE Morì, Semira.Lo scelerato cennouscì da' labri miei. Finch'io respiripiù pace non avrò. Del mio rimorsola voce ognor mi suonerà nel core.Vedrò del genitore,del germano vedrò l'ombre sdegnatei miei torbidi giorni, i sonni mieifunestar minacciando e l'inquietefurie vendicatrici in ogni locoagitarmi sugli occhi,in pena, oh dio, della fraterna offesa,la nera face in Flegetonte accesa.

MANDANE Troppo eccede Artaserse il tuo dolore.L'involontario erroreo non è colpa o è lieve.

SEMIRA Abbia il tuo sdegnoun oggetto più giusto; in faccia al mondogiustifica te stessoco' la strage del reo.

ARTASERSE Dov'è l'indegno?Conducetelo a me.

ARTABANO Del prigionierovado l'arrivo ad affrettar.

(in atto di partire)

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto primo

ARTASERSE T'arresta;Artabano, Semira,Mandane per pietà nessun mi lasci.Assistetemi adesso; adesso intornotutti vorrei gli amici. Il caro ArbaceArtabano dov'è? Quest'è l'amoreche mi giurò fin dalla cuna? Ei solom'abbandona così?

MANDANE Non sai che esclusofu dalla reggia in penadel richiesto imeneo?

ARTASERSE Venga Arbace, io l'assolvo.

Scena undicesimaMegabise, poi Arbace disarmato fra le Guardie e detti.

MEGABISE Arbace è il reo.

ARTASERSE E SEMIRA Come?

MEGABISE (accennando Arbace che esce confuso)

Osserva il delitto in quel sembiante.

ARTASERSE L'amico!

ARTABANO Il figlio!

SEMIRA Il mio german!

MANDANE L'amante!

ARTASERSE In questa guisa Arbacemi torni innanzi? Ed hai potuto in mentetanta colpa nudrir?

ARBACE Sono innocente.

MANDANE (Volesse il ciel.)

ARTASERSE Ma se innocente sei,difenditi, dileguai sospetti, gl'indizi; e la ragionedell'innocenza tua sia manifesta.

ARBACE Io non son reo, la mia difesa è questa.

ARTABANO (Seguitasse a tacer.)

MANDANE Ma i sdegni tuoicontro Serse?

ARBACE Eran giusti.

ARTASERSE La tua fuga?

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Atto primo Artaserse

ARBACE Fu vera.

MANDANE Il tuo silenzio?

ARBACE È necessario.

ARTASERSE Il tuo confuso aspetto?

ARBACE Lo merita il mio stato.

MANDANE E il ferro aspersodi caldo sangue?

ARBACE Era in mia mano, è vero.

ARTASERSE E non sei delinquente?

MANDANE E l'uccisor non sei?

ARBACE Sono innocente.

ARTASERSE Ma l'apparenza, o Arbace,ti accusa, ti condanna.

ARBACE Lo veggo anch'io ma l'apparenza inganna.

ARTASERSE Tu non parli, o Semira?

SEMIRA Io son confusa.

ARTASERSE Parli Artabano.

ARTABANO Oh dio!Mi perdo anch'io nel meditar la scusa.

ARTASERSE Misero, che farò! Punire io deggionell'amico più caro il più crudeleorribile nemico! A che mostrarmicosì gran fedeltà barbaro Arbace?Quei soavi costumi,quell'amor, quelle proved'incorrotta virtude erano ingannidunque d'un'alma rea? Potessi almenoquel momento obliar che in mezzo all'armime da' nemici oppressocadente sollevasti e col tuo sanguegeneroso serbasti i giorni miei,che adesso non avreidel padre mio nel vendicare il fatola pena, oh dio, di divenirti ingrato.

ARBACE I primi affetti tuisignor non perda un innocente oppresso;se mai degno ne fui, lo sono adesso.

ARTABANO Audace, e con qual frontepuoi domandargli amor? Perfido figlio,il mio rossor, la pena mia tu sei.

ARBACE Anche il padre congiura a' danni miei!

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto primo

ARTABANO Che vorresti da me? Ch'io fossi a partede' falli tuoi nel compatirti?

(ad Artaserse)

Eh provi,provi o signor la tua giustizia. Io stessosollecito la pena. In sua difesanon gli giovi Artabano aver per padre;scordati la mia fede; oblia quel sanguedi cui per questo regnotante volte pugnando i campi aspersi;coll'altro ch'io versai, questo si versi.

ARTASERSE O fedeltà!

ARTABANO Risolvi e qualche affetto,se ti resta per lui, vada in oblio.

ARTASERSE Risolverò; ma con qual core... Oh dio!

ARTASERSE

Deh respirar lasciatemiqualche momento in pace;capace di risolverela mia ragion non è.

Mi trovo in un istantegiudice, amico, amantee delinquente e re.

(parte)

Scena dodicesimaMandane, Semira, Arbace, Artabano, Megabise e Guardie.

ARBACE (E innocente dovraitanti oltraggi soffrir, misero Arbace!)

MEGABISE (Che avvenne mai!)

SEMIRA (Quante sventure io temo.)

MANDANE (Io non spero più pace.)

ARTABANO (Io fingo e tremo.)

ARBACE Tu non mi guardi o padre! Ogn'altro avreisofferto accusator senza lagnarmi;ma che possa accusarmi,che chieder possa il mio morir coluiche il viver mi donò m'empie d'orrore,stupido il cor mi fa gelar nel seno.Senta pietà del figlio il padre almeno.

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Atto primo Artaserse

ARTABANO

Non ti son padre,non mi sei figlio,pietà non sentod'un traditor.

Tu sei cagionedel tuo periglio,tu sei tormentodel genitor.

(parte)

Scena tredicesimaArbace, Semira, Mandane e Megabise e Guardie.

ARBACE Ma per qual fallo maitanto, o barbari dèi, vi sono in ira.M'ascolti, mi compianga almen Semira.

SEMIRA

Torna innocente e poit'ascolterò, se vuoi,tutto per te farò.

Ma finché reo ti veggio,compiangerti non deggio,difenderti non so.

(parte)

Scena quattordicesimaArbace, Mandane e Megabise e Guardie.

ARBACE E non v'è chi m'uccida! Ah Megabises'hai pietà...

MEGABISE Non parlarmi.

ARBACE Ah principessa!

MANDANE Involati da me.

ARBACE Ma senti amico.

MEGABISE Non odo un traditore.(parte)

ARBACE Oda un momentoMandane almeno...

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto primo

MANDANE Un traditor non sento.(in atto di partire)

ARBACE (trattenendola)

Mio ben, mia vita...

MANDANE Ah scelerato! Ardiscidi chiamarmi tuo bene?Quella man mi trattieneche uccise il genitore?

ARBACE Io non l'uccisi.

MANDANE Dunque chi fu? Parla.

ARBACE Non posso. Il labro...

MANDANE Il labro è menzognero.

ARBACE Il core...

MANDANE Il coreno che del suo delitto orror non sente.

ARBACE Son io...

MANDANE Sei traditor.

ARBACE Sono innocente.

MANDANE Innocente!

ARBACE Io lo giuro.

MANDANE Alma infedele.

ARBACE (Quanto mi costa un genitor crudele!)Cara se tu sapessi...

MANDANE Eh che mi sonogli odi tuoi contro Serse assai palesi.

ARBACE Ma non intendi...

MANDANE Intesile tue minacce.

ARBACE E pur t'inganni.

MANDANE Alloraperfido m'ingannaiche fedel mi sembrasti e ch'io t'amai.

ARBACE Dunque adesso...

MANDANE T'aborro.

ARBACE E sei...

MANDANE La tua nemica.

ARBACE E vuoi...

MANDANE La morte tua.

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Atto primo Artaserse

ARBACE Quel primo affetto...

MANDANE Tutto è cangiato in sdegno.

ARBACE E non mi credi?

MANDANE E non ti credo, indegno.

MANDANE

Dimmi che un empio sei,ch'hai di macigno il core,perfido, traditore,e allor ti crederò.

(Vorrei di lui scordarmi,odiarlo oh dio vorreima sento che sdegnarmiquanto dovrei non so.)

Dimmi che un empio seie allor ti crederò.

(Odiarlo, oh dio, vorreima odiarlo, oh dio, non so.)

(parte)

Scena quindicesimaArbace con Guardie.

ARBACE No che non ha la sortepiù sventure per me. Tutte in un giornotutte, oh dio, le provai. Perdo l'amico,m'insulta la germana,m'accusa il genitor, piange il mio benee tacer mi conviene!E non posso parlar! Dove si trovaun'anima che siatormentata così come la mia.Ma giusti dèi pietà. Se a questo passolo sdegno vostro a danno mio s'avanza,pretendete da me troppa costanza.

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto primo

ARBACE

Vo solcando un mar crudele,senza vele e senza sarte;freme l'onda, il ciel s'imbruna,cresce il vento e manca l'artee il voler della fortunason costretto a seguitar.

Infelice, in questo statoson da tutti abbandonato;meco sola è l'innocenzache mi porta a naufragar.

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Atto secondo Artaserse

A T T O   S E C O N D O

Scena primaAppartamenti reali.

Artaserse ed Artabano.

ARTASERSE (nell'uscire verso la scena)

Dal carcere o custodiqui si conduca Arbace. Ecco adempitele tue richieste; ah voglia il ciel che gioviquesto incontro a salvarlo.

ARTABANO Io non vorreiche credessi, o signor, la mia domandapietà di padre o mal fondata spemedi trovarlo innocente. È troppo chiarala colpa sua, deve morir. Non altromi muove a rivederloche la tua sicurezza. Ancor del falloè ignota la cagione,sono i complici ignoti, ogni segretotenterò discoprir.

ARTASERSE La tua fortezzaquanto invidio Artabano. Io mi sgomentod'un amico al periglio;tu non ti perdi e si condanna il figlio.

ARTABANO La fermezza del voltoquanto costa al mio core. Intesi anch'iole voci di natura. Anch'io provaile comuni di padredeboli tenerezze;ma fra le mie dubiezzeil dover trionfò. Non è mio figliochi mi porta il rossor di sì gran fallo;prima ch'io fossi padre, ero vassallo.

ARTASERSE La tua virtude istessami parla per Arbace. Io più ti deggioquanto meno il difendi. Ah rendereitroppo ingrata mercede a' merti tui,senza dolor s'io ti punissi in lui.

Continua nella pagina seguente.

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto secondo

ARTASERSE Deh cerchiamo Artabanouna via di salvarlo, una ragionech'io possa dubitar del suo delitto;unisci, io te ne priego,le tue cure alle mie.

ARTABANO Che far poss'io,s'ogni evento l'accusa e intanto Arbacesi vede reo, non si difende e tace?

ARTASERSE Ma innocente si chiama. I labri suoinon son usi a mentir. Come in un puntocangiò natura! Ah l'infelice ha forsequalche ragion del suo silenzio. A luiparla Artabano; ei svelerà col padrequanto al giudice tace. Io m'allontano.In libertà seco ragiona; osserva,esamina il suo cor. Trova, se puoi,un'ombra di difesa. Accorda insiemela salvezza del figlio,la pace del tuo re, l'onor del trono;ingannami, se puoi, ch'io ti perdono.

ARTASERSE

Rendimi il caro amico,parte dell'alma mia,fa' ch'innocente siacome l'amai finor.

Compagni dalla cunatu ci vedesti e saiche in ogni mia fortunaseco finor provaiogni piacer diviso,diviso ogni dolor.

(parte)

Scena secondaArtabano, poi Arbace con alcune Guardie.

ARTABANO Son quasi in porto. Arbaceavvicinati.

ARTABANO

(alle guardie)

E voinelle prossime stanzepronti attendete ad ogni cenno.

(partono)

ARBACE Il padresolo con me!

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Atto secondo Artaserse

ARTABANO Pur mi riesce o figliodi salvar la tua vita. Io chiesi ad arteall'incauto Artasersela libertà di favellarti. Andiamo.Per una via che ignotasempre gli fu, scorgendo i passi tuideluder posso i suoi custodi e lui.

ARBACE Mi proponi una fugache saria prova al mio delitto.

ARTABANO Ah vieni,folle che sei; la libertà ti rendo,t'involo al regio sdegno,agli applausi ti guido e forse al regno.

ARBACE Che dici! Al regno?

ARTABANO È da gran tempo, il sai,a tutti in odio il regio sangue. Andiamo,alle commosse squadrebasta mostrarti. Ho già la fede in pegnode' primi duci.

ARBACE Io divenir ribelle!Solo in pensarlo inorridisco! Ah padrelasciami l'innocenza.

ARTABANO È già perdutanella credenza altrui. Sei prigionieroe comparisci reo.

ARBACE Ma non è vero.

ARTABANO Questo non giova. È l'innocenza, Arbace,un pregio che consistenel credulo consensodi chi l'ammira; e se le togli questo,in nulla si risolve. Il giusto è solochi sa fingerlo meglio e chi nascondecon più destro artificio i sensi suinel teatro del mondo agli occhi altrui.

ARBACE T'inganni. Un'alma grandeè teatro a sé stessa. Ella in segretos'approva e si condanna;e placida e sicuradel volgo spettator l'aura non cura.

ARTABANO Sia ver; ma l'innocenzasi dovrà preferir forse alla vitaper conservarla?

ARBACE E questa vita, o padre,che mai la credi?

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto secondo

ARTABANO Il maggior dono, o figlio,che dar possan gli dèi.

ARBACE La vita è un beneche usandone si scema; ogni momentoch'altri ne gode è un passoche al termine avvicina e dalle fasciesi comincia a morir, quando si nasce.

ARTABANO E dovrò per salvarticontender teco? Altra ragion per oranon ricercar che il cenno mio. T'affretta.

ARBACE No, perdona; sia questoil tuo cenno primierotrasgredito da me.

ARTABANO Vinca la forzale resistenze tue. Sieguimi.

(va per prenderlo)

ARBACE (si scosta)

In pacelasciami o padre. A troppo gran cimentoriduci il mio rispetto. Ah se mi sforzifarò...

ARTABANO Minacci ingrato!Parla, di', che farai?

ARBACE No 'l so; ma tuttofarò per non seguirti.

ARTABANO E ben vediamochi di noi vincerà. Sieguimi, andiamo.

(lo prende per la mano)

ARBACE Custodi, olà?

ARTABANO T'accheta.

ARBACE Olà custodi?(Artabano lascia Arbace vedendo li custodi)

ARBACE Rendetemi i miei lacci. Al carcer mioguidatemi di nuovo.

ARTABANO (Ardo di sdegno.)

ARBACE Padre, un addio.

ARTABANO Va', non t'ascolto, indegno.

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Atto secondo Artaserse

ARBACE

Mi scacci sdegnato!Mi sgridi severo!Pietoso placatovederti non spero,se in questi momentinon senti pietà.

Che ingiusto rigore!Che fiero consiglio!Scordarsi l'amored'un misero figlio,d'un figlio infeliceche colpa non ha.

(parte con le guardie)

Scena terzaArtabano, poi Megabise.

ARTABANO I tuoi deboli affettivinci Artabano. Un temerario figlios'abbandoni al suo fato. Ah che nel corecondannarlo non posso. Io l'amo appuntoperché non mi somiglia. A un tempo istessoe mi sdegno e l'ammiroe d'ira e di pietà fremo e sospiro.

MEGABISE Che fai? Che pensi? Irresoluto e lentosignor così ti stai? Non è più tempodi meditar ma d'eseguir. Si adunade' satrapi il consiglio; ecco raccoltemolte vittime insieme. I tuoi rivalilà troveremo uniti. Uccisi questi,piana è per te la via del trono. Arbacea liberar si voli.

ARTABANO Ah Megabise,che sventura è la mia! Ricusa il figlioe regno e libertà. De' giorni suoicura non ha, perde sé stesso e noi.

MEGABISE Che dici?

ARTABANO Invan finoracon lui contesi.

MEGABISE A liberarlo a forzaal carcere corriamo.

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto secondo

ARTABANO Il tempo istesso,che perderemo in superar la fedee il valor de' custodi, agio bastanteal re sarà di preparar difese.

MEGABISE È ver. Dunque Artaserseprima si sveni e poi si salvi Arbace.

ARTABANO Ma rimane in ostaggiola vita d'un mio figlio.

MEGABISE Ecco il riparo.Dividiamo i seguaci. Assaliremonell'istesso momentotu il carcere, io la reggia.

ARTABANO Ah che divisisiamo deboli entrambi.

MEGABISE Ad un partitoconvien pure appigliarsi.

ARTABANO Il più sicuroè il non prenderne alcuno. Agio bisognaa ricompor le sconcertate filadella trama impedita.

MEGABISE E se frattantoArbace si condanna?

ARTABANO Il caso estremoal più pronto rimediorisolver ne farà. Basta per orache a simular tu siegua e che de' tuoimi conservi la fede. Io cauto intantoa sedurre i custodim'applicherò. Non m'avvisai finorad'abbisognarne e reputai folliamoltiplicare i rischisenza necessità.

MEGABISE Di me disponicome più vuoi.

ARTABANO Deh non tradirmi amico.

MEGABISE Io tradirti! Ah signor, che mai dicesti?Tanto ingrato mi credi? Io mi rammentode' miei bassi principi; alla tua manodeggio quanto possiedo; a' primi gradidal fango popolar tu mi traesti.Io tradirti! Ah signor, che mai dicesti?

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Atto secondo Artaserse

ARTABANO È poco, o Megabise,quanto feci per te; vedrai s'io t'amo,se m'arride il destin. So per Semiragli affetti tuoi, non gli condanno e penso...Eccola. Un mio comandol'amor suo t'assicuri e noi congiungacon più saldi legami.

MEGABISE O qual contento!

Scena quartaSemira e detti.

ARTABANO Figlia, è questi il tuo sposo.

SEMIRA (Ahimè, che sento).E ti par tempo o padredi stringere imenei, quando il germano...

ARTABANO Non più. Può la tua manomolto giovargli.

SEMIRA Il sacrificio è grande;signor meglio rifletti. Io son...

ARTABANO Tu seifolle, se mi contrasti;ecco il tuo sposo; io così voglio e basti.

ARTABANO

Amalo e se al tuo sguardoamabile non è,la man che te lo dièrispetta e taci.

Poi nell'amar men tardoforse il tuo cor sarà,quando fumar vedràle sacre faci.

(parte)

Scena quintaSemira e Megabise.

SEMIRA Ascolta o Megabise; io mi lusingoalfin dell'amor tuo. Posso una provasperarne a mio favor?

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto secondo

MEGABISE Che non fareicara per ubbidirti!

SEMIRA E pure io temole ripugnanze tue.

MEGABISE Questo timoredilegui un tuo comando.

SEMIRA Ah se tu m'ami,questi imenei disciogli.

MEGABISE Io!

SEMIRA Sì. Salvarmidel genitor così potrai dall'ira.

MEGABISE T'ubbidirei ma parmich'ora meco scherzar voglia Semira!

SEMIRA Io non parlo da scherzo.

MEGABISE Eh non ti credo;vuoi così tormentarmi, io me n'avvedo.

SEMIRA Tu mi deridi. Io ti credei finorapiù generoso amante.

MEGABISE Ed io più saggiafinora ti credei.

SEMIRA D'un'alma grandeche bella prova è questa!

MEGABISE Che discreta richiestada farsi a un amator!

SEMIRA T'apersi un campoove potevi esercitar con lodela tua virtù, senz'essermi molesto.

MEGABISE La voglio esercitar ma non in questo.

SEMIRA Dunque invano sperai?

MEGABISE Sperasti invano.

SEMIRA Dunque il pianto...

MEGABISE Non giova.

SEMIRA Queste preghiere mie...

MEGABISE Son sparse a' venti.

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Atto secondo Artaserse

SEMIRA E bene, al padre ubbidirò ma senti;non lusingarti maich'io voglia amarti. Aborrirò costantequel funesto legameche a te mi stringerà. Sarai, lo giuro,oggetto agli occhi miei sempre d'orrore;la mano avrai ma non sperare il core.

MEGABISE Non lo chiedo o Semira. Io mi contentodi vederti mia sposa; e per vendetta,se ti basta d'odiarmi,odiami pur, ch'io non saprò lagnarmi.

MEGABISE

Non temer ch'io mai ti dicaalma infida, ingrato core;possederti ancor nemicachiamerò felicità.

Io detesto la folliad'un incomodo amatoreche a' pensieri ancor vorrialimitar la libertà.

(parte)

Scena sestaSemira, poi Mandane.

SEMIRA Qual serie di sventure un giorno solounisce a' danni miei!

SEMIRA Mandane, ah senti.

MANDANE Non m'arrestar Semira.

SEMIRA Ove t'affretti?

MANDANE Vado al real consiglio.

SEMIRA Io tua seguacesarò, se giova all'infelice Arbace.

MANDANE L'interesse è distinto;tu salvo il brami ed io lo voglio estinto.

SEMIRA E un'amante d'Arbaceparla così?

MANDANE Parla così, Semira,una figlia di Serse.

SEMIRA Il mio germanoo non ha colpa o per tua colpa è reo,perché troppo t'amò...

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto secondo

MANDANE Questo è il maggiorede' falli suoi. Col suo morir degg'iogiustificar me stessa e vendicarmidi quel rossor che soffreil mio genio real che a lui donatodovea destarlo a generose impresee per mia pena un traditor lo rese.

SEMIRA E non basta a punirlodelle leggi il rigor che a lui sovrasta,senza gl'impulsi tuoi?

MANDANE No che non basta.Io temo in Artasersela tenera amistà; temo l'affettone' satrapi e ne' grandi; e temo in luiquell'ignoto poter, quell'astro amicoche in fronte gli risplende,che degli animi altrui signor lo rende.

SEMIRA Va', sollecita il colpo,accusalo, spietata,riducilo a morir. Però misuraprima la tua costanza. Hai da scordartile speranze, gli affetti,la data fé, le tenerezze, i primiscambievoli sospiri, i primi sguardie l'idea di quel voltodove apprese il tuo corela prima volta a sospirar d'amore.

MANDANE Ah barbara Semira,io che ti feci mai! Perché risvegliquella al dover ribellecolpevole pietà che opprimo in senoa forza di virtù? Perché ritornicon questa idea che il mio coraggio atterrafra' miei pensieri a rinovar la guerra.

MANDANE

Se d'un amor tirannocredei di trionfar,lasciami nell'inganno,lasciami lusingarche più non amo.

Se l'odio è il mio dover,barbara, e tu lo sai,perché avveder mi faiche invan lo bramo.

(parte)

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Atto secondo Artaserse

Scena settimaSemira.

SEMIRA

A qual di tanti maliprima oppormi degg'io? Mandane, Arbace,Megabise, Artaserse, il genitore,tutti son miei nemici. Ognun m'assalein alcuna del cor tenera parte;mentre ad uno m'oppongo, io resto agli altrisenza difesa esposta; ed il contrastosola di tutti a sostener non basto.

SEMIRA

Se del fiume altera l'ondatenta uscir dal letto usato,corre a questa, a quella spondal'affannato agricoltor.

Ma disperde in su l'areneil sudor, le cure e l'arti,che se in una ei lo trattiene,si fa strada in cento partiil torrente vincitor.

(parte)

Scena ottavaGran sala del real consiglio con trono da un lato, sedili dall'altro per i

Grandi del regno. Tavolino e sedia alla destra del suddetto trono.

Artaserse preceduto da una parte delle Guardie e da' Grandi del regno,seguìto dal restante delle Guardie, poi Megabise.

ARTASERSE Eccomi, o della Persiafidi sostegni, del paterno sogliole cure a tolerar. Son del mio regnosì torbidi i principi e sì funestiche l'inesperta manoteme di questo avvicinarsi al freno.Voi che nudrite in senozelo, valore, esperienza e fede,dell'affetto in mercede,che il mio gran genitor vi diede in dono,siatemi scorta in su le vie del trono.

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto secondo

MEGABISE Mio re, chiedono a garae Mandane e Semira a te l'ingresso.

ARTASERSE Oh dèi! Vengano. Io vedoqual diversa cagione entrambe affretta.

(parte Megabise)

Scena nonaMandane, Semira, Megabise e detto.

SEMIRA Artaserse pietà.

MANDANE Signor vendetta;d'un reo chiedo la morte.

SEMIRA Ed io la vitachiedo d'un innocente.

MANDANE Il fallo è certo.

SEMIRA Incerto è il traditor.

MANDANE Condanna Arbaceogni apparenza.

SEMIRA AssolveArbace ogni ragion.

MANDANE L'amor l'accusa.

SEMIRA L'amicizia il difende.

MANDANE Il sangue sparsodalle vene del padrechiede un castigo.

SEMIRA E il conservato sanguenelle vene del figlio un premio chiede.

MANDANE Ricordati...

SEMIRA Rammenta...

MANDANE Che sostegno del tronosolo è il rigor.

SEMIRA Che la clemenza è base.

MANDANE D'una misera figliadeh t'irriti il dolor.

SEMIRA Ti plachi il piantod'una afflitta germana.

MANDANE Ognun che vedi,fuor che Semira, il sacrificio aspetta.

(s'inginocchiano)

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Atto secondo Artaserse

SEMIRA Artaserse pietà.

MANDANE Signor vendetta.

ARTASERSE Sorgete; oh dio, sorgete. Il vostro affannoquanto è minor del mio. Teme Semirail mio rigor, Mandaneteme la mia clemenza. E amico e figlioArtaserse sospiranel timor di Mandane e di Semira.Solo d'entrambe io così provo... Ah vieni.

ARTASERSE

(vedendo Artabano)

Consolami Artabano. Hai per Arbacedifesa alcuna? Ei si discolpa?

Scena decimaArtabano e detti.

ARTABANO È vanala tua, la mia pietà. La sua salvezzao non cura o dispera.

ARTASERSE E vuol ridurmil'ingrato a condannarlo?

SEMIRA Condannarlo? Ah crudel! Dunque vedrassisotto un'infame scuredi Semira il germano,della Persia l'onore,l'amico d'Artaserse, il difensore?Misero Arbace! Inutile mio pianto!Vilipeso dolor!

ARTASERSE Semira a tortom'accusi di crudel. Che far poss'io,se difesa non ha? Tu che faresti?Che farebbe Artabano? Olà custodi,Arbace a me si guidi. Il padre istessosia giudice del figlio. Egli l'ascolti,ei l'assolva se può. Tutta in sua manola mia depongo autorità reale.

ARTABANO Come!

MANDANE E tanto prevalel'amicizia al dover? Punir no 'l vuoi,se la pena del reo commetti al padre.

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto secondo

ARTASERSE A un padre io la commettodi cui nota è la fé, che un figlio accusach'io difender vorrei, che di punirloha più ragion di me.

MANDANE Ma sempre è padre.

ARTASERSE Perciò doppia ragioneha di punirlo. Io vendicar di Sersela morte sol deggio in Arbace. Ei devenel figlio vendicar con più rigoree di Serse la morte e il suo rossore.

MANDANE Dunque così...

ARTASERSE Così, se Arbace è il reo,la vittima assicuro al re svenatoed al mio difensor non sono ingrato.

ARTABANO Ah signor, qual cimento...

ARTASERSE Degno di tua virtù.

ARTABANO Di questa sceltache si dirà?

ARTASERSE Che si può dir?(a' grandi)

Parlate,se v'è ragion che a dubitar vi muova.

MEGABISE Il silenzio d'ognun la scelta approva.

SEMIRA Ecco il germano.

MANDANE (Ahimè!)

ARTASERSE S'ascolti.(va in trono e i grandi siedono)

ARTABANO (nell'andare e sedere al tavolino)

(Affetti,ah tolerate il freno.)

MANDANE (Povero cor non palpitarmi in seno.)

Scena undicesimaArbace, con catene fra alcune Guardie, e detti.

ARBACE Tanto in odio alla Persiadunque son io che di mia rea fortunal'ingiustizie a mirar tutta s'aduna!Mio re.

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Atto secondo Artaserse

ARTASERSE Chiamami amico. Infin ch'io possadubitar del tuo fallo, esser lo voglio.E perché sì bel nomein un giudice è colpa, ad Artabanoil giudizio è commesso.

ARBACE Al padre!

ARTASERSE A lui.

ARBACE (Gelo d'orror.)

ARTABANO Che pensi? Ammiri forsela mia costanza?

ARBACE Inorridisco, o padre,nel mirarti in quel luogo. E ripensandoquale io son, qual tu sei, come potestifarti giudice mio? Come conservicosì intrepido il volto? E non ti sentil'anima lacerar?

ARTABANO Quei moti interni,ch'io provo in me, tu ricercar non deviné quale intelligenzaabbia col volto il cor. Qualunque io sialo son per colpa tua. Se a' miei consiglitu davi orecchio e seguitar sapevil'orme d'un padre amante, in faccia a questigiudice non sarei, reo non saresti.

ARTASERSE Misero genitor!

MANDANE Qui non si vennei vostri ad ascoltar privati affanni.O Arbace si difenda o si condanni.

ARBACE (Quanto rigor!)

ARTABANO Dunque alle mie richiesterisponda il reo. Tu comparisci, Arbace,di Serse l'uccisor. Ne sei convinto;ecco le prove. Un temerario amore,uno sdegno ribelle...

ARBACE Il ferro, il sangue,il tempo, il luogo, il mio timor, la fugaso che la colpa mia fanno evidente.E pur vera non è, sono innocente.

ARTABANO Dimostralo se puoi; placa lo sdegnodell'offesa Mandane.

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto secondo

ARBACE Ah se mi vuoicostante nel soffrir, non assalirmiin sì tenera parte. Al nome amatobarbaro genitor...

ARTABANO Taci, e non vedinella tua cieca intoleranza e stoltadove sei, con chi parli e chi t'ascolta?

ARBACE Ma padre...

ARTABANO (Affetti, ah tolerate il freno!)

MANDANE (Povero cor non palpitarmi in seno.)

SEMIRA Chiede pur la tua colpadifesa o pentimento.

ARTASERSE Ah porgi aitaalla nostra pietà.

ARBACE Mio re non trovoné colpa né difesané motivo a pentirmi; e se mi chiedimille volte ragion di questo eccesso,tornarò mille volte a dir l'istesso.

ARTABANO (O amor di figlio!)

MANDANE Egli ugualmente è reo,o se parla o se tace. Or che si pensa?Il giudice che fa? Questo è quel padreche vendicar doveva un doppio oltraggio?

ARBACE Mi vuoi morto, o Mandane?

MANDANE (Alma, coraggio.)

ARTABANO Principessa, è il tuo sdegnosprone alla mia virtù. Resti alla Persianel rigor d'Artabano un grand'esempiodi giustizia e di fé non visto ancora.Io condanno il mio figlio. Arbace mora.

(sottoscrive il foglio)

MANDANE (Oh dio!)

ARTASERSE Sospendi amicoil decreto fatal.

ARTABANO Segnato è il foglio,ho compito il dover.

(s'alza e dà il foglio ad Artaserse)

ARTASERSE Barbaro vanto!(scende dal trono e i grandi si levano da sedere)

SEMIRA Padre inumano!

MANDANE (Ah mi tradisce il pianto!)

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Atto secondo Artaserse

ARBACE Piange Mandane! E pur sentisti alfinequalche pietà del mio destin tiranno?

MANDANE Si piange di piacer come d'affanno.

ARTABANO Di giudice severoadempite ho le parti. Ah si permettaagli affetti di padreuno sfogo o signor. Figlio perdonaalla barbara legged'un tiranno dover. Soffri, che pocoti rimane a soffrir. Non ti spaventil'aspetto della pena; il mal peggioreè de' mali il timor.

ARBACE Vacilla o padrela sofferenza mia. Trovarmi espostoin faccia al mondo interoin sembianza di reo, veder recisesul verdeggiar le mie speranze, estintisu l'aurora i miei dì, vedermi in odioalla Persia, all'amico, a lei che adoro,saper che il padre mio...Barbaro padre... (Ah, ch'io mi perdo!) Addio.

(in atto di partire, poi si ferma)

ARTABANO (Io gelo.)

MANDANE (Io moro.)

ARBACE O temerario Arbace,dove trascorri? Ah genitor, perdono.Eccomi a' piedi tuoi. Scusa i trasportid'un insano dolor. Tutto il mio sanguesi versi pur, non me ne lagno; e invecedi chiamarla tiranna,io bacio quella man che mi condanna.

ARTABANO Basta, sorgi, purtroppohai ragion di lagnarti;ma sappi... (Oh dèi!) Prendi un abbraccio e parti.

ARBACE

Per quel paterno amplesso,per questo estremo addio,conservami te stesso,placami l'idol mio,difendimi il mio re.

Vado a morir beato,se della Persia il fatotutto si sfoga in me.

(parte fra le guardie seguìto da Megabise e partono i grandi)

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto secondo

Scena dodicesimaMandane, Artaserse, Semira ed Artabano.

MANDANE Ah, che al partir d'Arbaceio comincio a provar che sia la morte!

ARTABANO A prezzo del mio sangue ecco, o Mandane,soddisfatto il tuo sdegno.

MANDANE Ah scelerato!Fuggi dagli occhi miei, fuggi la lucedelle stelle e del sol; celati indegnonelle più cupe e ciecheviscere della terra,se pur la terra istessa a un empio padre,così d'umanità privo e d'affetto,nelle viscere sue darà ricetto.

ARTABANO Dunque la mia virtù...

MANDANE Taci inumano;di qual virtù ti vanti?Ha questa i suoi confini; e quando eccede,cangiata in vizio ogni virtù si vede.

ARTABANO Ma non sei quella istessache finor m'irritò?

MANDANE Son quella e sonodegna di lode. E se dovesse Arbacegiudicarsi di nuovo, io la sua mortedi nuovo chiederei. Dovea Mandaneun padre vendicar; salvare un figlioArtabano dovea. A te l'affetto,l'odio a me conveniva. Io l'interessed'una tenera amantenon dovevo ascoltar. Ma tu dovevidi giudice il rigor porre in oblio;questo era il tuo dover, questo era il mio.

MANDANE

Va' tra le selve ircanebarbaro genitore;fiera di te peggiore,mostro peggior non v'è.

Quanto di reo producel'Africa al sol vicina,l'inospita marina,tutto s'aduna in te.

(parte)

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Atto secondo Artaserse

Scena tredicesimaArtaserse, Semira ed Artabano.

ARTASERSE Quanto, amata Semira,congiura il ciel del nostro Arbace a danno.

SEMIRA Inumano, tiranno!Così presto ti cangi?Prima uccidi l'amico e poi lo piangi?

ARTASERSE All'arbitrio del padrela sua vita commisied io sono il tiranno? Ed io l'uccisi?

SEMIRA Questa è la più ingegnosabarbara crudeltà. Giudice il padreera servo alla legge. A te sovranola legge era vassalla. Ei non potevaesser pietoso. E tu dovevi. Eh dimmiche godi di veder svenato un figlioper man del genitore,che amicizia non hai, non senti amore.

ARTASERSE Parli la Persia e dicase ad Arbace son grato,se ho pietà del tuo duol, se t'amo ancora.

SEMIRA Ben ti credei finora,lusingata ancor io dal genio antico,pietoso amante e generoso amico;ma ti scopre un istanteperfido amico e dispietato amante.

SEMIRA

Per quell'affettoche l'incatena,l'ira deponela tigre armena,lascia il leonela crudeltà.

Tu delle fierepiù fiero ancoraalle preghieredi chi t'adoraspogli il tuo pettod'ogni pietà.

(parte)

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto secondo

Scena quattordicesimaArtaserse ed Artabano.

ARTASERSE Dell'ingrata Semirai rimproveri udisti?

ARTABANO Udisti i sdegnidell'ingiusta Mandane?

ARTASERSE Io son pietosoe tiranno mi chiama.

ARTABANO Io giusto sonoe mi chiama crudel.

ARTASERSE Di mia clemenzaè questo il prezzo!

ARTABANO La mercede è questad'un'austera virtù!

ARTASERSE Quanto in un giorno,quanto perdo Artabano!

ARTABANO Ah non lagnarti;lascia a me le querele. Oggi d'ogn'altropiù misero son io.

ARTASERSE Grande è il tuo duol ma non è lieve il mio.

ARTASERSE

Non conosco in tal momentose l'amico o il genitoresia più degno di pietà.

So però per mio tormentoch'era scelta in me l'amore,ch'era in te necessità.

(parte)

Scena quindicesimaArtabano.

ARTABANO

Son pur solo una volta e dall'affannorespiro in libertà; quasi mi persinel sentirmi d'Arbacegiudice destinar. Ma superatonon si pensi il periglio;salvai me stesso, or si difenda il figlio.

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Atto secondo ArtaserseARTABANO

Così stupisce e cadepallido e smorto in visoal fulmine improvisol'attonito pastor.

Ma quando poi s'avvededel vano suo spavento,sorge, respira e riedea numerar l'armentodisperso dal timor.

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto terzo

A T T O   T E R Z O

Scena primaParte interna della fortezza, nella quale è ritenuto prigione Arbace.Cancelli in prospetto. Picciola porta a mano destra, per la quale si

ascende alla reggia.

Arbace, poi Artaserse.

ARBACE

Perché tarda è mai la morte,quando è termine al martir?

A chi vive in lieta sorteè sollecito il morir.

ARTASERSE Arbace.

ARBACE Oh dèi, che miro! In questo albergodi mestizia e d'orror chi mai ti guida?

ARTASERSE La pietà, l'amicizia.

ARBACE A funestartiperché vieni o signor?

ARTASERSE Vengo a salvarti.

ARBACE A salvarmi!

ARTASERSE Non più. Per questa via,che in solitaria partetermina della reggia, i passi affretta;fuggi cauto da questoin altro regno e quivirammentati Artaserse, amalo e vivi.

ARBACE Mio re, se reo mi credi,perché vieni a salvarmi? E se innocente,perché debbo fuggir?

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Atto terzo Artaserse

ARTASERSE Se reo tu sei,io ti rendo una vitache a me donasti. E se innocente, io t'offroquello scampo che solopuoi tacendo ottener. Fuggi, risparmiad'un amico all'affettod'ucciderti il dolor. Placa i tumultidi quest'alma agitata. O sia che ciecol'amicizia mi renda o sia che un numeprotegga l'innocenza, io non ho pace,se tu salvo non sei. Parmi nel senouna voce ascoltar che ognor mi dica,qualor bilancio e la tua colpa e il merto,che il fallo è dubbio, il beneficio è certo.

ARBACE Signor lascia che io mora. In faccia al mondocolpevole apparisco ed a punirmit'obbliga l'onor tuo. Morrò felice,se a l'amico conservo e al mio signoreuna volta la vita, una l'onore.

ARTASERSE Sensi non anco intesisu le labra d'un reo! Diletto Arbacenon perdiamo i momenti. All'onor miobasterà che si spargache un segreto castigogià ti punì. Che funestar non vollidi questo dì la pompa, in cui mirarmil'Asia dovrà la prima volta in trono.

ARBACE Ma potrebbe il tuo donoun giorno esser palese. E allora...

ARTASERSE Ah parti;amico io te ne priego e se pregandonulla ottener poss'io, re te 'l comando.

ARBACE Ubbidisco al mio re. Possa una voltaesserti grato Arbace. Ascolti intantoil cielo i voti miei;regni Artaserse e gli annidel suo regno felicedistinguano i trionfi. Allori e palmetutto il mondo vassallo a lui raccolga,lentamente ravvolgai suoi giorni la parca e resti a luiquella pace ch'io perdo,che non spero trovar fino a quel giornoche alla patria e all'amico io non ritorno.

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto terzo

ARBACE

L'onda dal mar divisabagna la valle, il monte,va passaggiera in fiume;va prigioniera in fonte.Mormora sempre e gemefin che non torna al mar.

Al mar dov'ella nacque,dove acquistò gli umori,dove dai lunghi errorispera di riposar.

(parte)

Scena secondaArtaserse.

ARTASERSE

Quella fronte sicura e quel sembiantenon l'accusano reo. L'esterna spogliatutta d'un'alma grandela luce non ricopree in gran parte dal volto il cor si scopre.

ARTASERSE

Nuvoletta opposta al solespesso il giorno adombra e velama non cela il suo splendor.

Copre invan le basse arenepicciol rio col velo ondoso,che rivela il fondo algosola chiarezza dell'umor.

(parte)

Scena terzaArtabano con séguito di Congiurati, poi Megabise, tutti da' cancelli, a

guardia de' quali restano i Congiurati.

ARTABANO Figlio, Arbace, ove sei? Dovrebbe pureascoltar le mie voci. Arbace? O stelle!Dove mai si celò? Compagni intantoch'io ritrovo il mio figlio,custodite l'ingresso.

(entra fra le scene a mano destra)

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Atto terzo Artaserse

MEGABISE

(alli congiurati)E ancor si tarda?

Ormai tempo saria... Ma qui non vedoné Artabano né Arbace!Che si fa? Che si pensa, in tanta impresache lentezza è mai questa?Artabano, signore.

(entrando fra le scene a mano sinistra)

ARTABANO (uscendo dall'istesso lato per il quale entrò ma da strada diversa)

O me perduto!Non trovo il figlio mio. Gelar mi sento;temo... Dubito... Ascosoforse in quest'altra parte io non invano...Megabise!

(incontrandosi in Megabise, quale esce dall'istesso lato per il quale entrò ma da strada diversa)

MEGABISE Artabano!

ARTABANO Trovasti Arbace?

MEGABISE E non è teco?

ARTABANO O dèi!Crescono i dubbi miei.

MEGABISE Spiegati, parla,che fu d'Arbace?

ARTABANO E chi può dirlo. Ondeggiofra mille affanni e milleorribili sospetti. Il mio timorequante funeste idee forma e descrive!Chi sa che fu di lui! Chi sa se vive!

MEGABISE Troppo presto a l'estremoprecipiti i sospetti. E non potrebbeArtaserse, Mandane, amico, amanteaver del prigionieroprocurata la fuga? Ecco la viache alla reggia conduce.

ARTABANO E per qual finela sua fuga celarmi? Ah Megabiseno più non vive Arbacee ognun pietoso al genitor lo tace.

MEGABISE Cessin gli dèi l'augurio. Ah ricomponii tumulti del cor. Sia la tua mentemen torbida e più pronta,che l'impresa il richiede.

ARTABANO E quale impresavuoi ch'io pensi a compir, perduto il figlio?

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto terzo

MEGABISE Signor che dici? Avrem sedotti invanotu i reali custodi ed io le schiere?Risolviti; a momentiva del regno le leggiArtaserse a giurar. La sacra tazzagià per tuo cenno avvelenai. Vogliamoperder così vilmentetanto sudor, cure sì grandi?

ARTABANO Amico,se Arbace io non ritrovo,per chi deggio affannarmi? Era il mio figliola tenerezza mia. Per dargli un regnodivenni traditor; per lui mi resiorribile a me stesso; e lui perdutotutto dispero e tuttoveggo de' falli miei rapirmi il frutto.

MEGABISE Arbace estinto o vivodalla tua mano aspettail regno o la vendetta.

ARTABANO Ah questa solain vita mi trattien, sì Megabiseguidami dove vuoi, di te mi fido.

MEGABISE Fidati pur, che a trionfar ti guido.

MEGABISE

Ardito ti renda,t'accenda di sdegnod'un figlio il periglio,d'un regno l'amor.

È dolce ad un'almache aspetta vendettail perder la calmafra l'ire del cor.

(parte)

Scena quartaArtabano.

ARTABANO

Trovaste avversi dèil'unica via d'indebolirmi; al solodubbio che più non viva il figlio amato,timido, disperatovincer non posso il turbamento internoche a me stesso di me toglie il governo.

ARTABANO

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Atto terzo Artaserse

Figlio se più non vivi,morrò; ma del mio fatofarò che un re svenatopreceda messaggier.

Infin che il padre arrivifa' che sospenda il remocolà sul guado estremoil pallido nocchier.

(parte)

Scena quintaGabinetto negli appartamenti di Mandane.

Mandane, poi Semira.

MANDANE O che all'uso de' maliistupidisca il senso o ch'abbian l'almequalche parte di luceche presaghe le renda, io per Arbacequanto dovrei non so dolermi. Ancoral'infelice vivrà. Se fosse estintogià purtroppo il saprei. Porta i disastrisollecita la fama.

SEMIRA Alfin potraiconsolarti Mandane. Il ciel t'arrise.

MANDANE Forse il re sciolse Arbace?

SEMIRA Anzi l'uccise.

MANDANE Come!

SEMIRA È noto a ciascun; benché in segretoei terminò la sua dolente sorte.

MANDANE (O presagi fallaci! O giorno! O morte!)

SEMIRA Eccoti vendicata, ecco adempitoil tuo genio crudel. Ti basta? O vuoialtre vittime ancor? Parla.

MANDANE Ah Semira,soglion le cure lievi esser loquacima stupide le grandi.

SEMIRA Alma non vididella tua più inumana. Al caso atrocenon v'è ciglio che sappiaserbarsi asciutto e tu non piangi intanto.

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto terzo

MANDANE Picciolo è il duol, quando permette il pianto.

SEMIRA Va' se paga non sei; pasci i tuoi sguardisu la trafitta spogliadel mio caro germano. Osserva il seno,numera le ferite e lieta in faccia...

MANDANE Taci, parti da me.

SEMIRA Che io parta e taccia!Fin che vita ti restasempre intorno m'avrai. Sempre importunarender i giorni tuoi voglio infelici.

MANDANE E quando io meritai tanti nemici!

MANDANE

Mi credi spietata?Mi chiami crudele?Non tanto furore,non tante querele,che basta il doloreper farmi morir.

Quell'odio, quell'irad'un'alma sdegnata,ingrata Semira,non posso soffrir.

(parte)

Scena sestaSemira.

SEMIRA

Forsennata, che feci! Io mi credeicondivider l'affanno,a me scemarlo e pur l'accrebbi. Allorache insultando Mandanequalche ristoro a questo cor desio,il suo trafiggo e non risano il mio.

SEMIRA

Non è ver che sia contentoil veder nel suo tormentopiù d'un ciglio lagrimar.

Che l'esempio del doloreè uno stimolo maggioreche richiama a sospirar.

(parte)

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Atto terzo Artaserse

Scena settimaArbace, poi Mandane.

ARBACE Né pur qui la ritrovo. Almen vorreidell'amata Mandanecalmar gli sdegni e l'ire,rivederla una volta e poi partire.In più segreta parteforse potrò... Ma dovetemerario m'inoltro? Eccola, o dèi!Ardir non ho di presentarmi a lei.

(si ritira in disparte inosservato)

MANDANE Olà, non si permetta in queste stanzea veruno l'ingresso.

(ad un paggio, il quale ricevuto l'ordine rientra dalla scena donde è uscito Arbace)MANDANE

Eccovi alfine,miei disperati affettieccovi in libertà. Del caro amanteversai barbara il sangue. Il sangue mio

(impugna uno stile in atto d'uccidersi)

è tempo di versar.

ARBACE Fermati.

MANDANE Oh dio!(vedendo Arbace le cade lo stile)

ARBACE Quale ingiusto furor...

MANDANE Tu in questo luogo!Tu libero! Tu vivo!

ARBACE Amica destrai miei lacci disciolse.

MANDANE Ah fuggi, ah parti;misera me! Che si dirà, se alcunoqui ti ritrova? Ingratolasciami la mia gloria.

ARBACE E chi potevamio ben senza vedertila patria abbandonar?

MANDANE Da me che vuoiperfido traditor?

ARBACE No, principessa,non dir così. So ch'hai più bello il coredi quel che voi mostrarmi; è a me palese;tu parlasti, o Mandane, e Arbace intese.

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto terzo

MANDANE O mentisci o t'inganni o questo labrosenza il voto dell'almaper uso favellò.

ARBACE Ma pur son ioancor la fiamma tua.

MANDANE Sei l'odio mio.

ARBACE Dunque crudel t'appaga,ecco il ferro, ecco il sen, prendi e mi svena.

(presentandole la spada nuda)

MANDANE Saria la morte tua premio e non pena.

ARBACE È ver, perdona, errai;ma questa mano emenderà...

(in atto d'uccidersi)

MANDANE Che fai?Credi forse che bastiil sangue tuo per appagarmi? Io voglioche pubblica, che infamesia la tua morte e che non abbia un segno,un'ombra di valor.

ARBACE Barbara, ingrata,morrò come a te piace,

(getta la spada)

torno al carcere mio.(in atto di partire)

MANDANE Sentimi Arbace.

ARBACE Che vuoi dirmi?

MANDANE Ah no 'l so.

ARBACE Sarebbe maiquello che mi trattienequalche resto d'amor?

MANDANE Crudel che brami,vuoi vedermi arrossir? Salvati, fuggi,non affliggermi più.

ARBACE Tu m'ami ancora,se a questo segno a compatirmi arrivi.

MANDANE No, non crederlo amor ma fuggi e vivi.

ARBACE Tu vuoi ch'io viva o carama se mi nieghi amorecara mi fai morir.

MANDANE Oh dio, che pena amara!Ti basti il mio rossore;più non ti posso dir.

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Atto terzo Artaserse

ARBACE Sentimi...

MANDANE No.

ARBACE Tu sei...

MANDANE Parti dagli occhi miei,lasciami per pietà.

MANDANE E ARBACE Quando finisce, o dèi,la vostra crudeltà!

Se in così gran dolored'affanno non si muore,qual pena ucciderà?

(partono)

Scena ottavaLuogo magnifico destinato per la coronazione di Artaserse. Trono da

un lato con sopra scettro e corona. Ara nel mezzo accesa con simulacrodel sole.

Artaserse ed Artabano con numeroso Séguito e Popolo.

ARTASERSE A voi popoli io m'offronon men padre che re. Siatemi voipiù figli che vassalli. Il vostro sangue,la gloria vostra e quantoè di guerra o di pace acquisto o donovi serberò; voi mi serbate il tronoe faccia il nostro corequesto di fedeltà cambio e d'amore.Sarà del regno miosoave il freno. Esecutor gelosodelle leggi io sarò. Perché sicurone sia ciascun, solennemente il giuro.

(una comparsa reca una sottocoppa con la tazza)

ARTABANO Ecco la sacra tazza. Il giuramentoabbia nodo più forte;

(porge la tazza ad Artaserse)

compisci il rito. (E beverai la morte.)

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto terzo

ARTASERSE «Lucido dio per cui l'april fiorisce,per cui tutto nel mondo e nasce e muore,volgiti a me; se il labro mio mentiscepiombi sopra il mio capo il tuo furore,languisca il viver mio, come languiscequesta fiamma al cader del sacro umore,

(versa sul foco parte del liquore)

e si cangi, or che bevo, entro il mio senola bevanda vital tutta in veleno».

(in atto di bevere)

Scena nonaSemira e detti.

SEMIRA Al riparo signor. Cinta la reggiada un popolo infedel, tutta risuonadi grida sediziose e la tua mortesi procura, si chiede.

ARTASERSE Numi!(posa la tazza su l'ara)

ARTABANO Qual alma rea mancò di fede?

ARTASERSE Ah, che tardi il conosco,Arbace è il traditore.

SEMIRA Arbace estinto!

ARTASERSE Vive, vive l'ingrato. Io lo disciolsi,empio con Serse, e meritai la penache il cielo or mi destina.Io stesso fabricai la mia ruina.

ARTABANO Di che temi o mio re? Per tua difesabasta solo Artabano.

ARTASERSE Sì corriamo a punir...(in atto di partire)

Scena decimaMandane e detti.

MANDANE Ferma o germano;gran novelle io ti reco;il tumulto svanì.

ARTASERSE Fia ver? E come?

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Atto terzo Artaserse

MANDANE Già la turba ribelleseguendo Megabise era trascorsafino all'atrio maggior. Quando chiamatodallo strepito insano accorse Arbace.Che non fe', che non disse in tua difesaquell'anima fedel! Mostrò l'orroredell'infame attentato. Espresse i pregidi chi serba la fede. I merti tuoi,le tue glorie narrò. Molti riprese,molti pregò, cangiando aspetto e voceor placido, or severo ed or feroce.Ciascun depose l'armi e sol restaval'indegno Megabisema l'assalì, ti vendicò, l'uccise.

ARTABANO (Incauto figlio!)

ARTASERSE Un numem'inspirò di salvarlo. È Megabised'ogni delitto autor.

ARTABANO (Felice inganno!)

ARTASERSE Il mio diletto Arbacedov'è? Si trovi e si conduca a noi.

Scena undicesimaArbace e detti.

ARBACE Ecco Arbace, o monarca, a' piedi tuoi.

ARTASERSE Vieni, vieni al mio sen; perdona amicos'io dubitai di te. Troppo è palesela tua bella innocenza; ah fa' ch'io possacon franchezza premiarti. Ogni sospettonel popolo diliegua e rendi a noiqualche ragion del sanguinoso acciaroche in tua man si trovò, della tua fuga,del tuo tacer, di quantoti fece reo.

ARBACE S'io meritai signorequalche premio da te, lascia ch'io taccia;il mio labro non mente;credi a chi ti salvò. Sono innocente.

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto terzo

ARTASERSE Giuralo almeno. E l'attoterribile e solennefaccia fede del vero. Ecco la tazzaal rito necessaria. Or seguitandodella Persia il costume,vindice chiama e testimonio un nume.

ARBACE Son pronto.(prende in mano la tazza)

MANDANE (Ecco il mio ben fuor di periglio.)

ARTABANO (Che fo? Se giura, avvelenato è il figlio.)

ARBACE «Lucido dio per cui l'april fiorisce,per cui tutto nel mondo e nasce e muore...»

ARTABANO (Misero me!)

ARBACE «Se il labro mio mentisce,si cangi entro il mio senola bevanda vital...»

(in atto di voler bere)

ARTABANO Ferma; è veleno.

ARTASERSE Che sento!

ARBACE Oh dèi!

ARTASERSE Perché finor tacerlo?

ARTABANO Perché a te l'apprestai.

ARTASERSE Ma qual furorecontro di me?

ARTABANO Dissimular non giova;già mi tradì l'amor di padre. Io fuidi Serse l'uccisore. Il regio sanguetutto versar volevo. È mia la colpa,non è d'Arbace. Il sanguinoso acciaroper celarlo io gli diedi. Il suo palloreera orror del mio fallo. Il suo silenziopietà di figlio. Ah se minore in luila virtù fosse stata o in me l'amore,compivo il mio disegnoe involata t'avrei la vita e il regno.

ARBACE Che dice!

ARTASERSE Anima rea! M'uccidi il padre;della morte di Dariocolpevole mi rendi; a quanti eccessit'indusse mai la scelerata speme.Empio morrai.

ARTABANO Noi moriremo insieme.(snuda la spada e seco Artaserse in atto di difesa)

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Atto terzo Artaserse

ARBACE Stelle!

ARTABANO Amici, non restach'un disperato ardir. Mora il tiranno.

(le guardie sedotte si pongono in atto d'assalire)

ARBACE Padre che fai?

ARTABANO Voglio morir da forte.

ARBACE Deponi il ferro o beverò la morte.(in atto di bere)

ARTABANO Folle che dici?

ARBACE Se Artaserse uccidi,no, più viver non devo.

ARTABANO Eh lasciami compir.(come sopra)

ARBACE Guardami, io bevo.(come sopra)

ARTABANO Fermati figlio ingrato.Confuso, disperatovuoi che per troppo amarti un padre cada?Vincesti ingrato figlio, ecco la spada.(getta la spada e le guardie sollevate si ritirano fuggendo)

MANDANE O fede!

SEMIRA O tradimento!

ARTASERSE Olà seguitei fugaci ribelli ed Artabanoa morir si conduca.

ARBACE Oh dio! Fermate;signor, pietà.

ARTASERSE Non la sperar per lui.Troppo enorme è il delitto. Io non confondoil reo coll'innocente. A te Mandanesarà sposa, se vuoi; sarà Semiraa parte del mio trono;ma per quel traditor non v'è perdono.

ARBACE Toglimi ancor la vita. Io non la voglio,se per esserti fido,se per salvarti il genitore uccido.

ARTASERSE O virtù che innamora!

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Atto terzo

ARBACE Ah non domandoda te clemenza; usa rigor; ma cambiala sua nella mia morte. Al regio piedechi ti salvò ti chiede

(s'inginocchia)

di morir per un padre. In questa guisas'appaghi il tuo desio;è sangue d'Artabano il sangue mio.

ARTASERSE Sorgi, non più. Rasciugaquel generoso pianto anima bella.Chi resister ti può? Viva Artabanoma viva almeno in doloroso esiglio;e doni il tuo sovranol'error d'un padre alla virtù d'un figlio.

CORO

Giusto re, la Persia adorala clemenza assisa in trono,quando premia col perdonod'un eroe la fedeltà.

La giustizia è bella allorache compagna ha la pietà.

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Indice Artaserse

I N D I C E

Personaggi...............................................3

Argomento..............................................4

Mutazioni di scene..................................5

Atto primo...............................................6Scena prima........................................6Scena seconda....................................9Scena terza.......................................10Scena quarta.....................................12Scena quinta.....................................13Scena sesta.......................................13Scena settima....................................15Scena ottava.....................................16Scena nona.......................................16Scena decima....................................17Scena undicesima.............................19Scena dodicesima.............................21Scena tredicesima.............................22Scena quattordicesima......................22Scena quindicesima..........................24

Atto secondo.........................................26Scena prima......................................26Scena seconda..................................27Scena terza.......................................30

Scena quarta.....................................32Scena quinta.....................................32Scena sesta.......................................34Scena settima....................................36Scena ottava.....................................36Scena nona.......................................37Scena decima....................................38Scena undicesima.............................39Scena dodicesima.............................43Scena tredicesima.............................44Scena quattordicesima......................45Scena quindicesima..........................45

Atto terzo..............................................47Scena prima......................................47Scena seconda..................................49Scena terza.......................................49Scena quarta.....................................51Scena quinta.....................................52Scena sesta.......................................53Scena settima....................................54Scena ottava.....................................56Scena nona.......................................57Scena decima....................................57Scena undicesima.............................58

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P. Metastasio / L. Vinci, 1730 Brani significativi

B R A N I   S I G N I F I C A T I V I

Fra cento affanni e cento (Arbace) ............................................................................. 10

L'onda dal mar divisa (Arbace) .................................................................................. 49

Vo solcando un mar crudele (Arbace) ........................................................................ 25

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