Tesi congressuale di Dario Chilovi

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UNO SGUARDO IN AVANTI L’esperienza politica che sto vivendo in questi giorni, quella di candidato alla segreteria del PATT, attraverso una interessante fase di avvicinamento al Congresso del 13 marzo prossimo, e le riunioni sul territorio a spiegare una tesi congressuale condivisa da centinaia di persone e guidata dal cons. Walter Kaswalder, è un fatto di grande fatica ma di altrettanta gratifica. Il ringraziamento che riservo agli altri miei competitori, Corona, Ottobre e Panizza, è totale perché senza di loro il confronto politico negli ambiti non avrebbe avuto modo di maturare impedendo così a masse davvero importanti di gente di partecipare ad un dibattito coinvolgente. Il PATT è ancora capace di attrarre interesse forse perché, in questa fase, si è capito che al di là delle differenze non vi è alcun nemico da abbattere ma solo avversari da contendere, sulla base di idee e prospettive di futuro del Trentino e del partito. La mia ambizione è quella di riuscire a trovare una sintesi, la più condivisa possibile, tra le varie tesi politiche rappresentate dagli altri tre candidati, su due direttrici principali: una interna al partito, l’altra programmatica.

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UNO SGUARDO IN AVANTI

L’esperienza politica che sto vivendo in questi giorni, quella di candidato alla segreteria del PATT, attraverso una interessante fase di avvicinamento al Congresso del 13 marzo prossimo, e le riunioni sul territorio a spiegare una tesi congressuale condivisa da centinaia di persone e guidata dal cons. Walter Kaswalder, è un fatto di grande fatica ma di altrettanta gratifica. Il ringraziamento che riservo agli altri miei competitori, Corona, Ottobre e Panizza, è totale perché senza di loro il confronto politico negli ambiti non avrebbe avuto modo di maturare impedendo così a masse davvero importanti di gente di partecipare ad un dibattito coinvolgente. Il PATT è ancora capace di attrarre interesse forse perché, in questa fase, si è capito che al di là delle differenze non vi è alcun nemico da abbattere ma solo avversari da contendere, sulla base di idee e prospettive di futuro del Trentino e del partito.

La mia ambizione è quella di riuscire a trovare una sintesi, la più condivisa possibile, tra le varie tesi politiche rappresentate dagli altri tre candidati, su due direttrici principali: una interna al partito, l’altra programmatica.

Per quanto riguarda il partito il richiamo è ad una struttura più funzionale e snella che passi, per quanto attiene agli organi, da un Parlamentino attuale di più di cento membri ad uno di 45, che salvaguardi rappresentanza territoriale e capacità di penetrare i problemi in forma approfondita ma anche efficace. Alla Giunta del Partito andrà assicurata invece maggiore terzietà nei confronti degli Amministratori del Partito, garantendovi una maggioritaria componente di iscritti rispetto a quella attuale di rappresentanti istituzionali quali Consiglieri e Parlamentari.

Ma non sono gli aspetti di architettura interna al Partito quelli che riverberano direttamente sull’esterno, anche se costituiscono strumenti imprescindibili di snellimento ed efficienza.

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Alcuni temi chiave non trasudano colore politico ma solo urgenza di essere tradotti in azioni politiche concrete; e su questi solo un pregiudizio autonomista può dichiararli irricevibili. Pregiudizio che mi auguro non prevalga. Si tratta di appoggio a contenuti per i quali chiedo un supplemento inclusivo, uno sforzo ai miei concorrenti alla Segreteria del Partito a superare diffidenze preventive. Anteporre i contenuti alla loro paternità offre la grande, unica occasione, di uscire dal fastidioso limite oggi rappresentato dalla personalizzazione della politica. Ed in questo senso il concreto passo indietro del Presidente Kaswalder in favore di una primavera autonomista è lì a dimostrare, coi fatti, che si può spezzare la logica del finto cambiamento.

E’ anche attraverso il recupero di una nuova centralità del Partito rispetto alla guida unica al comando, che ogni successivo sbocco sulla scelta del Segretario, capace di meglio sintetizzare le urgenze programmatiche può diventare, a questo punto, il più qualificato, qualunque esso sia.

Sugli indici ICEF è indispensabile tutelare coloro i quali si vedono esclusi da contributi casa, sanitari, o da interventi come il Progettone, oggi paradossalmente esclusi da questi sussidi a causa di coefficienti ingiusti ed obsoleti. Bastano infatti minimi presidi economici raggiunti con fatica e risparmio, per escludere indigenti e decorose famiglie trentine da aiuti pubblici fondamentali.

E’ necessario ripartire in due gli aiuti destinati al welfare che oggi cubano svariate decine di milioni: l’uno destinato all’aiuto indifferenziato, l’altro finalizzato esplicitamente a chi ha perso il lavoro, trentino o non trentino.

Non possiamo dimenticarci delle storiche derive ambientaliste, che resero epiche le battaglie autonomiste. Declinate all’ oggi impongono investimenti nella green economy, puntando sul riacquisto di tutte le centrali elettriche, anche a debito, e sulla elettrificazione della mobilità interna con ferrovia infra valle.

Urgono azioni pesanti di contrasto, anche attraverso un mirato intervento legislativo, contro il gioco d’azzardo che vale un miliardo di euro l’anno in Trentino e provoca danni incalcolabili, sotto il profilo del dissesto

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finanziario delle famiglie, ricadute sanitarie individuali da ludopatie e conseguenti costi al sistema pubblico.

Occorre una certificazione del sistema lavoro per garantire, primi in Italia, pari dignità ed equiparazione salariale tra uomo e donna, e controllo a monte della qualità aziendale, nel rispetto dei diritti oggi sempre più virtuali che riguardano turni massacranti, straordinario obbligatorio non retribuito, e che rappresentano il progressivo restringimento e graduale costante contrazione dei diritti dei lavoratori.

Bisogna recuperare un preciso progetto regionecentrico di cui farsi carico, attraverso l’adozione di nuove competenze alla Regione, oggi sempre più a rischio di diventare un contenitore vuoto.

Il differenziale, la forbice tra l’Autonomia che abbiamo e quella cui possiamo tendere ritengo passi anche attraverso un contributo congressuale di un Partito che deve gestire un giro di boa importante: è la scommessa tra la conservazione di un plastico modello coalizionale quale fine politico, o l’assunzione di una ben più impegnativa, ma ritengo doverosa, voglia di recepimento di problematiche che comportano rischi al consenso, ma riportano gli interessi della gente al centro dell’agenda politica. Una leadership pienamente esercitata deve, a mio parere, passare attraverso quest’ultimo principio attivo di responsabilità.