TESEO E ROMOLO: NON E’ ANCORA STORIA e Romolo.pdf · Quello che Plutarco riferisce di Teseo...

4

Click here to load reader

Transcript of TESEO E ROMOLO: NON E’ ANCORA STORIA e Romolo.pdf · Quello che Plutarco riferisce di Teseo...

Page 1: TESEO E ROMOLO: NON E’ ANCORA STORIA e Romolo.pdf · Quello che Plutarco riferisce di Teseo quanto di Romolo contiene buona parte degli elementi sopra indicati. I due personaggi

TESEO E ROMOLO: NON E’ ANCORA STORIA. Mi ricordo un libro illustrato di bambina: è stato da quello che ho imparato a conoscere certi miti che, poi, sarebbero rimasti ad accompagnare gli anni seguenti di studi classici – e poi scientifici – come riferimenti, paletti stabilmente fissati a dare un senso alla cultura, ad integrarla con la vita. I miti: evergreen. Pezzi di vita trasfigurata e resa luminosa, eterna; inarrivabile quanto vicina. Pietrificata e scolpita quanto mobile e carnale. Il viaggio lungo un percorso di articoli dedicati all’epoca classica inizia da Teseo e Romolo, già accomunati nelle Vite Parallele di Plutarco. Non si comincia, infatti, se non dall’inizio e l’inizio della storia dell’umanità è il mito, perché le dà un significato, tende un filo lungo i suoi labirinti – come Arianna nel labirinto del Minotauro – e l’allatta - consentendole di sopravvivere e divenire - come la lupa di Romolo. Freud ci avverte che “... si compirebbe un’ingiustizia [se si] respingesse a cuor leggero il complesso di leggende, tradizioni ed interpretazioni fiorite nella preistoria di un popolo. Nonostante tutte le deformazioni e tutti i fraintendimenti esse rappresentano tuttavia la realtà del passato, sono ciò cui il popolo ha dato forma e vita traendolo dalle vicende della sua vita primitiva, sotto il dominio di passioni che una volta erano dominanti e che si fanno valere ancor oggi; e se attraverso la conoscenza di tutte le forze allora operanti potessimo eliminare queste deformazioni, scopriremmo dietro questo materiale leggendario la verità storica”.1

Teseo e Romolo sono il simbolo della potenza dei re quando ancora non c’erano diritto e istituzioni, quando non esisteva stato ma solo terra da difendere e preservare, quando non c’erano che uomini e donne. E la comunità umana era un gregge da condurre, contare e controllare. Quando i re erano dei. E quando gli dei erano ancora fra gli uomini. Quali caratteri “tipici” incarnano i due eroi, collocati all’origine delle grandi culture occidentali? A quali bisogni fondamentali obbediscono, nel condurre le loro azioni? Si tratta infatti di personaggi accomunati innanzi tutto da una nascita “avvolta dall’incertezza più oscura”. E qui abbiamo già a che fare con qualcosa che ha un notevole impatto emotivo ontogeneticamente e filogeneticamente inteso: il tema della nascita. I natali eroici sono costellati di ipotesi di concepimenti divini, oracoli minacciosi, ceste abbandonate, sulle rive dei fiumi o tra i canneti; di genitori ostili o fatti oggetto di ostilità, spesso d’altissimo lignaggio; di semplici servi o contadini amorevoli, di salvataggi miracolosi. Risale al 1909 il lavoro di Otto Rank - citato da Freud nel suo primo saggio sull’uomo Mosè, Mosè egizio - nel quale si scrive:

[…] Quasi tutti i principali popoli civili … fin da tempi molto remoti hanno celebrato nella poesia e nella leggenda i loro campioni, re e principi mitici, fondatori di religioni, di dinastie, di imperi, di città, in breve i loro eroi nazionali. In particolar modo la storia della nascita e dei primi anni di queste persone fu arricchita da peculiarità fantastiche, la cui stupefacente somiglianza, talvolta l’accordo

1 Op. cit., p. 231

Page 2: TESEO E ROMOLO: NON E’ ANCORA STORIA e Romolo.pdf · Quello che Plutarco riferisce di Teseo quanto di Romolo contiene buona parte degli elementi sopra indicati. I due personaggi

letterario, in popoli diversi, separati da grandi distanze e totalmente indipendenti tra loro, è nota da tempo e ha colpito numerosi studiosi.2

Dal saggio citato, Freud estrapola una sorta di “leggenda mediana”, nella quale include le diverse caratteristiche comuni in tutto o in parte nelle varie storie eroiche. Gli elementi cardine di tale estrapolazione possono essere riassunti in alcune brevi considerazioni. L’eroe è figlio di genitori d’altissimo rango, per lo più sovrani; il suo concepimento è preceduto da difficoltà o impedimenti e seguito da oracoli che presagiscono come il figlio che nascerà costituirà una minaccia per il padre; per questo motivo il piccolo appena nato è condannato a morire o ad essere esposto, per volontà del padre o di chi lo rappresenta e, di norma, viene abbandonato alle acque in una cesta; il salvataggio avviene ad opera di umili personaggi (spesso pastori) e la sopravvivenza è assicurata dall’allattamento del piccolo ad opera di una nutrice – animale femmina o donna di bassa estrazione; una volta diventato adulto, l’eroe si trova al centro di vicende complicate al termine delle quali ritrova i genitori e, vendicatosi del padre, viene riconosciuto e portato agli onori della fama e della gloria. In conclusione, la interpretazione psicoanalitica del mito dell’eroe è tutta nella lotta per l’affrancamento dalla potenza soverchiante del padre che sola consente l’autoaffermazione. Quello che Plutarco riferisce di Teseo quanto di Romolo contiene buona parte degli elementi sopra indicati. I due personaggi vengono descritti all’inizio della narrazione plutarchea attraverso la similarità dei destini:

[…] Anzitutto, poiché la loro nascita era avvolta dall’incertezza più oscura, ebbero ambedue fama d’essere stati generati da dèi; poi furono guerrieri ambedue e ciò tutti sappiamo3. Tutt’e due accoppiarono la forza al senno. Fondarono le città più illustri del mondo, Roma e Atene, e per popolarle rapirono delle donne. Non sfuggirono né l’uno né l’altro a sventure familiari e all’odio dei parenti, e verso la fine della vita si urtarono anche coi propri cittadini.

Non sfuggono, in sintesi, alla loro qualità di eroi a cominciare, appunto, dalla nascita. Teseo è concepito con l’inganno e contro il volere dell’oracolo fatto dalla Pizia ad Egeo. Romolo è concepito in circostanze misteriose e, secondo la tradizione, è figlio di Ares. La natura di eroi di entrambi i personaggi ha loro imposto e consentito, ad un tempo, di farsi largo attraverso il parricidio, malgrado né per Teseo né per Romolo questo sia esplicito nella leggenda. Infatti, Teseo non uccide il padre ma compie quello che Freud annovera tra gli atti mancati: la sua “dimenticanza” determina il suicidio di Egeo. Per quanto riguarda Romolo, poi, che ufficialmente si fa discendere dal dio Marte, in realtà era, secondo la tradizione riferita da Plutarco, figlio di Amulio, l’odiato zio usurpatore ucciso per restituire il trono di Albalonga al nonno, re illegittimamente destituito dal fratello. 2 Rank, O. (1909): Der Mythus von der Geburt des Helden (Lipsia e Vienna) Cit. in Freud, Opere, Torino, Boringhieri, Vol. 11, pag. 340 3 In corsivo nel testo originale: cit. dall’Iliade 7, 281

Page 3: TESEO E ROMOLO: NON E’ ANCORA STORIA e Romolo.pdf · Quello che Plutarco riferisce di Teseo quanto di Romolo contiene buona parte degli elementi sopra indicati. I due personaggi

[…] non fu difficile per la loro madre [dei gemelli Romolo e Remo, N.d.R.] far credere di aver avuto i due gemelli da Ares. Alcuni suppongono però che fu malvagiamente ingannata, perché a sverginarla e possederla fu Amulio, che le si presentò in armi.4

A questo punto è più che evidente come entrambi i personaggi compiano il proprio destino passando attraverso l’eliminazione del padre. L’autorealizzazione dei due, tuttavia, si compie in maniera affatto diversa. La liberazione dalla soggezione paterna è il primo passo di un atto di crescita che potremmo assimilare alla evoluzione dall’adolescenza all’età adulta. Gli altri passi sono atti costruttivi e di lotta contro gli impedimenti alla crescita, che vediamo concretizzati nella vita dei due personaggi. Il mito narra delle gesta di Teseo, compiute prima ch’egli diventasse l’eroe celebrato come fondatore di Atene e ci porta a considerarlo in una luce affatto romantica di avventuroso idealista, in odore di salvare il mondo. Ecco, quindi, il percorso di Teseo da leggere come impeto adolescenziale, idealismo, sturm und drang della crescita. Teseo così idealista è facilmente contrapponibile alla concretezza di Romolo, in qualche modo costretto ad esercitare la propria virtù piuttosto che spontaneamente attivo nel prodigarsi per la propria realizzazione; soggetto a un’ira omicida dettata da interesse; così poco nobile, se paragonata a quella che spinse Teseo ad invocare maledizioni contro il figlio Ippolito che, pure, non uccise di propria mano come Romolo fece con Remo. Eppure, sicuramente egli diede prova di maggiore saldezza, creando dal nulla e partendo dal basso. Fa pensare, questo ritratto di Romolo, a certi personaggi pasoliniani, privi del tutto di elevate aspirazioni, di velleità filodrammatiche; immediati, oltre qualunque costruzione artificiosa, oltre qualunque ricostruzione ‘a posteriori’. E se scendiamo su un terreno interpretativo psicoanalitico, constatiamo che i due personaggi incarnano, ciascuno a proprio modo - il ‘romanzo familiare’ tipico dell’adolescenza. Per ‘romanzo familiare’ in psicoanalisi si intende quella fase di crescita nella quale il fanciullo passa dalla condizione di subordinazione emotiva rispetto alla propria famiglia – nella quale i genitori sono indiscutibili e inattaccabili, tenuti in altissima considerazione – ai primi tentativi di affrancamento da essa, fantasticando di dover cercare altrove la propria origine. Così, per Teseo abbiamo la crescita in un contesto familiare – quello materno – di rispettabilissima levatura sociale il quale, però, sta stretto al nostro eroe che se ne parte “da solo alla realizzazione di grandi cose”5, che in realtà si riassumono nella ricerca di un padre sconosciuto con cui confrontarsi e del quale, poi, vendicarsi, per essere stato da quello abbandonato prima ancora della nascita. Per Romolo, invece, abbiamo una famiglia di povera gente che viene sostituita da una d’alto lignaggio tramite l’evento catartico di uccisione dello zio-padre Amulio, la restituzione del trono al nonno Numitore, il salvataggio la riabilitazione completa della madre, Rea; il che ricolloca l’eroe nella propria legittima posizione nella scala sociale e gli permette, poi, di rivolgersi altrove per realizzare se stesso. Romolo non vuole il trono d’Alba così come Teseo non vuole quello di Trezene.

4 Plutarco, op. cit., pagg. 69-70 5 Plutarco, op. cit., pag. 107

Page 4: TESEO E ROMOLO: NON E’ ANCORA STORIA e Romolo.pdf · Quello che Plutarco riferisce di Teseo quanto di Romolo contiene buona parte degli elementi sopra indicati. I due personaggi

I due eroi conquistano fama e gloria in virtù della spinta ad agire che entrambi manifestano, attraverso modi e imprese differenti, lungo un arco temporale che li conduce alla presa di potere e alla costruzione dello Stato. Tuttavia Romolo – contrariamente a Teseo - finisce per consolidare gli esiti del proprio operato. Come dire che la ‘concretezza’ di Romolo, pur agita a svantaggio degli alti ideali che avevano animato l’agire di Teseo, era riuscita nell’intento di dare seguito e continuità all’opera politica dell’uomo, favorendo il congiungimento tra i popoli che era stata alla base del ratto delle sabine. Come dire che Teseo era rimasto bruciato dal fuoco delle sue passioni. Come dire che all’adolescenza deve seguire la maturità fondata sull’adattamento alla realtà: diversamente, il rischio è quello di non soltanto vanificare tutti gli sforzi e i risultati raggiunti precedentemente ma anche di tirarsi dietro, nella tragedia del fallimento, le persone che si amano.